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Venti agli anni Cinquanta
Linea novecentista Riferimenti al Simbolismo e
-Ungaretti ed uso delle analogie;
ermetici-
linguaggio alto
Linea antinovecentista
-Saba-
Poesia anti-simbolista e
realistica; linguaggio
semplice e quotidiano
Linea antinovecentista
-Montale-
Soluzioni alternative
p. 410
L’Ermetismo
Nasce negli anni Trenta a Firenze
quando le condizioni imposte dal regime fascista
spingono molti poeti a rifiutare qualsiasi impegno
sociale o politico… quindi parlano di se stessi
Ungaretti è il punto di riferimento anche se egli non
si definì mai poeta ermetico
Il termine viene usato per la prima volta nel 1936 da
un critico per indicare una nuova poesia: difficile,
oscura, tutta basata sulle analogie, aristocratica,
chiusa…
Infanzia p. 571
1883: nasce a Trieste.
Madre ebrea e padre veneziano che abbandona la
moglie prima della nascita del bambino.
La “triestinità”…
p. 572
Nel 1954 la malattia nervosa peggiora
I temi
Il vero significato della vita si nasconde nelle situazioni e nelle persone
più umili e quotidiane. La verità e l’autenticità dell’esistenza sono nella
gente all’osteria, al lupanare, nelle creature più umili e oscure, nei
marinai, nelle prostitute…
Motivo dell’ “infinito nell’umiltà” (concetto nietzchiano di coincidenza tra
quotidianità e infinito): il poeta riscopre le ragioni della vita nel rapporto
con gli altri
L’infinito nell’umiltà
E’ una dichiarazione forte, in polemica con la ricerca simbolista ma anche
delle avanguardie (ermetismo) di una poesia che cerca il senso
profondo, religioso (il Signore) attraverso arditi accostamenti analogici.
Saba invece trova tutto ciò (il senso religioso dell’esistere e la fratellanza
tra gli uomini) a contatto con la realtà più semplice e quotidiana.
Saba e De Andrè
Entrambi i testi descrivono i quartieri più
degradati di una città portuale (Trieste-
Genova), caratterizzati dall’assenza di luce.
In entrambi i testi si fa riferimento a
un’umanità degradata a cui, però, si guarda
senza condanna.
In De Andrè c’è un certo distacco ironico nei
confronti della vita e della morte invece Saba
si immerge totalmente nel mondo senza
alcun giudizio morale.
De Andrè
Prostitute e pensionati sono descritti con evidente
simpatia, perché raffigurano la schiettezza contro
l'ipocrisia del vecchio professore dall'ambiguo
comportamento.
Le ultime due strofe delineano con maggiori
particolari la zona dell'angiporto e i personaggi che
lo abitano: ladri, assassini, approfittatori senza
scrupoli. Ed è proprio qui che De André chiede di
non giudicare con il metro della legalità e della
mentalità borghese, bensì di provare per quei poveri
esseri un forte senso di pietà, poiché essi non sono
null'altro che vittime della società e della storia.
Il tema del calcio, nella letteratura italiana, non è un argomento che ha
interessato molti autori o poeti; del resto il calcio italiano è diventato importante
solo quando, nel 1934 e nel 1938, l’Italia vinse il campionato del mondo.
Saba era un tifoso della Triestina, squadra che seguiva anche in trasferta e
considerava il calcio un mix tra tenacia e sensibilità, uno sport che insegna a
rispettare gli avversari battuti, pieno di emozioni e sentimenti. Le "Cinque poesie
sul gioco del calcio" sono da molti ritenute il vertice della poesia di Umberto Saba.
E in effetti incarnano al meglio la sua idea di "pratica quotidiana" come tratto
peculiare dello scrivere poesie. Le "trite parole" che palesemente Saba prediligeva
significavano anche triti gesti, triti rituali. E tali sono quelli della squadra e dei
tifosi descritti nelle "Cinque poesie": l'ingresso in campo, l'attesa del portiere, il
momento del goal, l'esultanza dei tifosi. Semplici momenti di quotidianità
domenicale. Eppure si ha la sensazione immediata, leggendole, che l'autore operi
regolarmente uno scarto impercettibile dalla prosa all'epica. Il gioco del calcio
diventa il gioco della vita.
GOAL p. 588
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela Tre strofe di sei versi
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce, endecasillabi
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La poesia descrive una partita di
La folla – unita ebbrezza – par trabocchi calcio durante la quale sono
nel campo. Intorno al vincitore stanno, focalizzate in particolar modo le
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli, emozioni e gli stati d'animo nei
a quanti l’odio consuma e l’amore, momenti successivi a un goal: il goal
è dato, sotto il cielo, di vedere.
dal punto di vista del portiere che lo
Presso la rete inviolata il portiere ha subito è fonte di tristezza e di
- l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
dolore, per i giocatori dell’altra
La sua gioia si fa una capriola, squadra e per i tifosi è gioia allo stato
si fa baci che manda di lontano. puro.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.
Alla gioia della folla citata nella
seconda strofa si unisce quella dei
calciatori, soprattutto del portiere che,
nonostante fisicamente si trovi lontano
dalla squadra, gioisce con i compagni.
In questa strofa l'attenzione
Il portiere caduto alla difesa è rivolta al portiere sconfitto
ultima vana, contro terra cela che, dopo essersi slanciato
la faccia, a non veder l’amara in un'ultima inutile difesa,
luce. nasconde per la rabbia e
Il compagno in ginocchio che l'umiliazione la faccia a terra
l’induce che viene messa in
con parole e con mano, a rilevarsi, evidenza dall'enjambement
scopre pieni di lacrime i suoi che collega i versi due e tre
(contro terra cela/ la faccia).
occhi.
Tra le figure di significato è
presente una sinestesia
(amara luce) ed è anche
importante l'iperbato al
verso 6 (scopre pieni di
lacrime i suoi occhi)
mettendo in evidenza il
dolore del portiere sconfitto.
Nella seconda strofa
l'attenzione viene invece
La folla- unita ebrezza - par trabocchi rivolta alla folla la cui
nel campo. Intorno al vincitore stanno, ebbrezza sembra
al suo collo si gettano i fratelli. traboccare nel campo.
Pochi momenti come questo belli, Il testo è un inversione
a quanti l’odio consuma e l’amore, con la presenza di
è dato, sotto il cielo, di vedere. un'anastrofe (intorno al
vincitore stanno al suo
collo si gettano i fratelli) e
un iperbato al verso 4.
Il poeta per rendere
evidenti i sentimenti
contrapposti delle due
squadre si serve di
un'antitesi (a quanti l'odio
consuma e l'amore è
dato).
Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola. La terza strofa inizia con
un’ anastrofe (presso la
La sua gioia si fa una capriola,
rete inviolata il portiere-
si fa baci che manda di lontano. l'altro-è rimasto).
Della festa - egli dice - anch’io son parte. La gioia viene espressa
con un rapporto
analogico nel verso 16 (la
sua gioia si fa una
capriola), e la lirica si
conclude con un iperbato
(della festa egli dice
anch'io son parte).
STORIA…
Riconosciuto da Mussolini come “gioco fascista” il calcio fu usato dal regime quale
strumento per la costruzione di un’identità nazionale e arma diplomatica per
imporre l’Italia alla ribalta della scena internazionale. Non è un caso che proprio gli
anni ’30 segnarono il trionfo del calcio italiano.
Nel periodo tra le due guerre, grazie ai mezzi di comunicazione di massa – stampa,
cinema e radio – lo sport divenne il terreno sul quale potevano essere idealizzate le
tensioni tra i gruppi e le nazioni, che si affrontavano in scontri simbolici sui campi di
calcio o di rugby. Le competizioni sportive internazionali diventarono così
l’occasione per diffondere sentimenti nazionali anche tra individui scarsamente
interessati alla vita politica: il semplice tifoso, identificandosi con gli atleti che
rappresentavano il suo paese, diventava egli stesso un simbolo della propria
nazione.
Nel clima confuso e disorientato degli anni in mezzo alle due guerre, caratterizzati
da una grave crisi economica mondiale e da un diffuso timore nei confronti della
modernizzazione della società, lo sport acquistò rilievo come valore sociale e il
campione sportivo diventò un modello da imitare. Inoltre lo sport si prestava a
sviluppi propagandistici in senso nazionalistico e militaristico, consentendo
l’esaltazione della giovinezza, della prestanza fisica, della razza. La stampa sportiva,
dichiaratamente fascista, arrivò ad affermare nel 1940, un mese prima dell’entrata
in guerra dell’Italia, che “lo sport è un’arma. È un modo di essere e di divenire di un
popolo guerriero”.