Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Tematiche e stile
Il parallelismo tra la tormentata ricerca amorosa del poeta, che, rifiutato da Laura,
spera di trovare la “disïata [...] forma vera” (v. 14) dell’amata in altre figure femminili, e
il pellegrino, che desidera contemplare la reliquia di Cristo spinto ad un ardente
desiderio di fede (vv. 5-8: “[...] trahendo poi l’antiquo fianco per l’extreme giornate di
sua vita, quanto piú pò, col buon voler s’aita, rotto dagli anni, e dal camino stanco”) ha
precise conseguenze sia sul piano contenutistico sia su quello stilistico e strutturale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, il confronto tra se stesso e il “vecchierel” devoto e
religioso sviluppa un tema tipico di tutto il Canzoniere, ovvero quella
della contrapposizione (spesso nelle forme di una antitesi) tra vita e passioni terrene e
realtà sovramondana. Il poeta riconosce con tormento ed amarezza la propria
imperfezione morale, confessandosi incapace di spiritualizzare i propri superficiali
desideri, che sono nulla di fronte alla possibilità della Grazia eterna. Il sonetto è allora
un altro esempio del lungo itinerario di maturazione personale che Petrarca nella sua
opera principale costruisce dal testo proemiale, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono,
fino alla conclusiva Canzone alla Vergine.
Tuttavia, l’autoanalisi psicologica del poeta (che scava narcisisticamente in se stesso
per trovare le cause che los pingono ad agire in un determinato modo) influisce anche
sulla forma e lo stile del testo. All’interno della struttura del sonetto, l’argomento della
poesia viene distribuito in maniera asimmetrica: la descrizione del “veccheirel” occupa
ben undici versi (le due quartine e la prima terzina), mentre il secondo termine di
paragone (l’io del v. 12) viene inserito solo nell’ultima terzina. Si crea cosìun’atmosfera
di suspense e attesa, che punta a sorprendere il lettore. Dal punto di vista stilistico, il
testo si caratterizza per la particolare ricerca stilistica, come si vede dalla frequenza di
latinismi e di figure retoriche, come la climax (v. 8), la dittologia sinonimica (v. 1),
la perifrasi per indicare Dio (vv. 10-11).
Metro: sonetto con schema ABBA ABBA CDE CDE.
SOLO E PENSOSO …
In questo sonetto (il trentacinquesimo del Canzoniere) scritto da Petrarca prima
del 1337, la solitudine è descritta come la situazione più congeniale al tormento
amoroso del poeta: egli rifugge lo sguardo altrui, al quale il proprio sentimento
risulterebbe manifesto, e, prediligendo l’immensità della natura, cerca invano un riparo
alla propria passione.
Metro: sonetto con schema ABBA ABBA CDE CDE.
1 Solo e pensoso: la poesia si apre con una dittologia che esprime efficacemente lo stato
d’animo del poeta, e spiega bene come, anche in questo caso, la dominante del testo
sia quella della riflessione egocentrica su se stesso; l’esperienza amorosa diventa
motore per ragionare sui propri tormenti, e per proiettarli sullo spazio circostante.
2 vo mesurando: la sfumatura continuativa del verbo indica che la ricerca della
solitudine e il tormento amoroso sono due costanti dell'esistenza del poeta, e che la
sua ricerca di pace nella Natura è sempre insoddisfatta.
3 la rena stampi: e cioè, dove la sabbia (che rimanda ai "diserti campi" del v. 1) porti su
di sé indizi e tracce di quella presenza umana che Petrarca, preso dalle sue angosce di
cuore, dice di voler evitare.
4 Altro schermo non trovo che mi scampi: espressione che richiama la dantesca Così nel
mio parlar voglio esser aspro (“non trovo scudo ch’ella non mi spezzi”, v. 14).
5 L’opposizione tra gli avverbi di luogo “fuor” e “dentro” non potrebbe essere più netta:
rimarca, come spesso accade nelCanzoniere, il timore che il sentimento amoroso,
vicenda tutta interiore, possa essere scoperto e reso manifesto. È questaun’antitesi che
attraverserà tutta l’opera petrarchesca.
6 Si noti come la catena di referenti fisici che ospitano la confessione del poeta siano
spezzati dall'enjambement tra i vv. 9-10, che sottolinea ulteriormente la vastità degli
spazi naturali attraversati dal poeta "solo et pensoso".
7 La natura è personificata e ad essa si attribuisce un ruolo almeno in parte
consolatorio, determinato non tanto da un autentico alleviamento della pena amorosa,
quanto dal suo occultamento: il remedium amoris si rivela pertanto del tutto inefficace.
8 La reciprocità espressa attraverso il parallelismo finale (“et io co·llui”) ribadisce
quanto la fuga dal sentimento amoroso sia sì ricercata, ma mai veramente voluta fino
in fondo, come se Petrarca, alla fine, si compiacesse narcisisticamente del proprio
tormento interiore.