Sei sulla pagina 1di 5

I sette contro Tebe Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I sette contro Tebe Tragedia Autore Eschilo Titolo originale Lingua originale Ambientazione Greco antico Acropoli di Tebe, Grecia

Prima assoluta 467 a.C. Teatro di Dioniso, Atene Premi Vittoria alle Grandi Dionisie del 467 a.C. Personaggi Eteocle, re di Tebe Messaggero Antigone,[1] sorella di Eteocle Ismene,[1] sorella di Eteocle Araldo[1] Coro di giovani tebane

Capo contro capo, fratello contro fratello, nemico contro nemico (Eteocle prima dello scontro con Polinice, vv. 674-675) I sette contro Tebe, o I sette a Tebe (in greco antico / Hept ep Thbas), una tragedia di Eschilo, rappresentata per la prima volta ad Atene alle Grandi Dionisie del 467 a.C. L'opera si inserisce all'interno del cosiddetto Ciclo tebano, la storia mitologica della citt di Tebe, ed la terza ed ultima parte di una trilogia legata, ossia di una sequenza di tre tragedie che raccontavano ununica lunga vicenda. La prima e seconda parte della trilogia, le tragedie Laio ed Edipo, sono andate perdute. Alla fine della trilogia venne inoltre messo in scena il dramma satiresco Sfinge, anchesso perduto. Indice 1 Trama 2 Commento 2.1 I tratti di arcaismo 2.2 Il personaggio principale 2.3 La colpa di Eteocle 2.4 La trilogia 2.5 Il finale 3 Note 4 Bibliografia 5 Voci correlate 6 Altri progetti

7 Collegamenti esterni Trama Antefatto della vicenda: Eteocle e Polinice, figli di Edipo, si erano accordati per spartirsi il potere sulla citt di Tebe; avrebbero regnato un anno a testa, alternandosi sul trono. Eteocle tuttavia allo scadere del proprio anno non aveva voluto lasciare il proprio posto, sicch Polinice, con lappoggio del re di Argo Adrasto, aveva dichiarato guerra al proprio fratello ed alla propria patria. Allinizio del dramma, Eteocle appare impegnato a rincuorare la popolazione preoccupata per limminente arrivo dellesercito nemico. Giunge un messaggero, che informa che gli uomini di Polinice sono nei pressi della citt, ed hanno deciso di presidiare le sette porte della citt di Tebe con sette dei loro pi forti guerrieri. quindi necessario che Eteocle scelga a sua volta sette guerrieri da contrapporre a quelli nemici, ognuno a difendere una porta. Assegnazione delle porte Porte Guerriero di Eteocle Guerriero di Polinice Porta di Preto Melanippo Tideo Porta Elettra Polifonte[2] Capaneo Porta Nuova Megareo[3] Eteoclo Porta Atena Onca Iperbio Ippomedonte Porta Nord Attore[4] Partenopeo Porta Omoloide Lastene Anfiarao Settima Porta Eteocle Polinice Ricevuta la notizia, il coro di giovani tebane reagisce con paura, ma Eteocle le rimprovera aspramente per questo. Torna il messaggero e riferisce che i sette guerrieri nemici, tirando a sorte, hanno deciso a quale porta essere assegnati. Eteocle viene informato sul nome e le caratteristiche principali di ognuno, e ad essi contrappone un proprio guerriero. Quando il messaggero nomina il settimo guerriero, che il fratello Polinice, Eteocle capisce di essere predestinato allo scontro con lui, e che probabilmente nessuno dei due ne uscir vivo. Tuttavia non si tira indietro, nonostante i tentativi del coro di dissuaderlo. Le giovani donne del coro, in attesa di notizie sullesito della battaglia, intonano un canto pieno di paura, al termine del quale arriva il messaggero. Questi informa che sei delle sette porte di Tebe hanno tenuto, dunque lattacco stato respinto. Alla settima porta per i due fratelli Eteocle e Polinice si sono dati la morte l'un l'altro, com'era timore di tutti. Di fronte a questa notizia, la felicit per la battaglia vinta passa in secondo piano: vengono portati in scena i cadaveri dei due fratelli, ed il coro piange la loro triste sorte. Qui con ogni probabilit terminava lopera scritta da Eschilo. In unultima scena (aggiunta probabilmente dopo la morte dellautore) entrano in scena le sorelle di Eteocle e Polinice, Antigone e Ismene, ed un araldo. Questultimo annuncia che il nuovo re di Tebe, Creonte, ha deciso di dare sepoltura al corpo di Eteocle, ma, per sfregio, non a quello di Polinice. Antigone, sentita la notizia, sfidando le parole dellaraldo dichiara che far di tutto perch anche laltro fratello abbia degna sepoltura.

Commento I tratti di arcaismo Come tutte le tragedie pi antiche (in particolare I persiani e Le supplici dello stesso Eschilo), anche I sette contro Tebe sono caratterizzati da una trama relativamente semplice, da una parte assai estesa attribuita al coro e da un basso numero di personaggi. In effetti questi ultimi, se si escludono le interpolazioni aggiunte dopo la morte dellautore, sono soltanto due: Eteocle ed il messaggero. Tuttavia tali personaggi dialogano anche col coro, o pi precisamente col corifeo

che ne rappresenta la voce. Tali dialoghi sono frequenti nelle tragedie pi antiche, ed anzi rappresentano probabilmente il nucleo attorno al quale si svilupparono le prime opere teatrali. Il personaggio principale Domina la tragedia la straripante personalit di Eteocle, un personaggio che si dimostra una guida molto sicura per la propria citt, ma anche un sovrano molto solo. Allinizio dellopera egli appare come un buon re, prodigato per rincuorare la cittadinanza preoccupata, e pronto a rimproverare senza indugi le donne del coro che appaiono eccessivamente spaventate. Il popolo appare profondamente legato al suo re, ed il sentimento reciproco. Il personaggio ha poi un forte mutamento di atteggiamento: quando vede che ad attaccare la settima porta della citt ci sar suo fratello Polinice, Eteocle comprende che i due sono predestinati a scontrarsi. Il loro duello, insomma, volont degli dei e sarebbe inutile cercare di evitarlo. Viene allora colto da una furia incontenibile e si avvia verso il proprio destino senza alcun indugio. A nulla valgono le argomentazioni del coro, che per dissuaderlo gli prospetta subito la possibilit che i due fratelli si uccidano a vicenda; Eteocle non ha bisogno di tali ammonimenti, poich ha gi capito che evidentemente questo ci che il fato ha deciso per la sua famiglia. Si propone insomma il tema di una stirpe maledetta, condannata a dare e a subire la morte generazione dopo generazione (e sicuramente le precedenti tragedie della trilogia aiutavano ad evidenziare questo aspetto). La colpa di Eteocle C un aspetto del rapporto tra i due fratelli che non viene quasi messo in luce allinterno dellopera: nonostante allinizio della tragedia Eteocle appaia come un buon sovrano, la responsabilit dello scoppio della guerra da imputare proprio a lui. stato infatti proprio il rifiuto di Eteocle di lasciare temporaneamente il trono al fratello ad originare la guerra. A tale colpa viene fatto solo un fugace accenno nel canto corale che chiude la tragedia (v. 881), ma comunque possibile che essa risaltasse maggiormente nella tragedia precedente, lEdipo. Questa responsabilit, bench non evidenziata, gravida di conseguenze. Con una tale macchia, infatti, Eteocle non potr uscire vittorioso dalla battaglia che lo attende, poich chi porta su di s una colpa nei miti greci raramente esce indenne dalle vicende che gli accadono. La trilogia Come gi accennato, la prima e la seconda parte della trilogia erano le tragedie Laio ed Edipo, andate perdute. Purtroppo nulla sappiamo di queste opere, e sarebbe azzardato ipotizzarne la trama solo a partire dal titolo, sia perch Eschilo potrebbe aver modificato il mito originale, sia perch il nostro giudizio sarebbe certamente influenzato dallEdipo re di Sofocle, anchesso non completamente scevro da rimaneggiamenti rispetto al mito (raccontato nell'Edipodia e, probabilmente, nella Tebaide, poemi epici oggi perduti).[5] Possiamo per fare una riflessione: le tre tragedie raccontavano le vicende di tre generazioni successive della famiglia di Edipo (la cosiddetta Saga dei Labdacidi). Laio era infatti padre di Edipo, che a sua volta era padre di Eteocle e Polinice. In questo modo veniva evidentemente messa in luce la predestinazione negativa, la maledizione che colpiva, generazione dopo generazione, i Labdacidi. Non sappiamo per, in mancanza delle prime due tragedie, se Eschilo intendesse evidenziare lorrenda sorte di una famiglia contaminata da una colpa originaria, o se piuttosto volesse porre lattenzione sui comportamenti individuali, sempre riaffermati, di violenza e delitto. Capaneo tenta di scalare le mura di Tebe (anfora a figure rosse, Campania, 340 a.C. circa) Il finale La parte finale dellopera (in particolare i vv. 861-874 e 1011-1084), in cui vengono introdotti i personaggi di Antigone, Ismene e dellaraldo, ritenuta non originale, ossia non scritta da

Eschilo. Probabilmente tali versi furono aggiunti dopo la morte dellautore, in occasione di una replica della tragedia, con lintento di ricollegarsi ad altre tragedie, ad esempio lAntigone di Sofocle. Gli indizi, in proposito, sono i seguenti: Nel finale dellopera si fa riferimento al collegio dei Probuli, unistituzione che entr effettivamente in funzione ad Atene, ma solo nel 416 a.C. circa, mezzo secolo dopo la prima rappresentazione dellopera. Larrivo dellaraldo avrebbe implicato l'introduzione di un terzo attore. Date le nostre conoscenze storiche, la cosa non di per s impossibile,[6] ma pare improbabile che Eschilo abbia introdotto una cos grande innovazione al proprio teatro solo nella parte finale dellopera. Il terzo attore effettivamente presente in successive tragedie eschilee (la trilogia dellOrestea ed il Prometeo incatenato), ma utilizzato in maniera assai pi sapiente. Note ^ a b c Personaggio quasi sicuramente non presente nelloriginale eschileo ed introdotto successivamente con uninterpolazione al testo. ^ Da non confondersi con una donna anch'essa di nome Polifonte, figlia di Ipponoo e Trassa. ^ Eschilo chiama questo guerriero Megareo, ma il nome pi comune con cui egli noto nella mitologia Meneceo. il figlio di Creonte, da non confondersi con lomonimo Meneceo padre di Creonte (anchegli oltretutto chiamato Megareo). Esiste infine un terzo Megareo, figlio di Poseidone. ^ Da non confondersi con un altro Attore, re di Fere. ^ Un breve riassunto della storia pregressa comunque presente nel terzo stasimo, quando il coro delle fanciulle tebane spaventato dall'oramai evidente compiersi della maledizione lanciata da Edipo alla propria discendenza. ^ Lintroduzione del terzo attore viene tradizionalmente attribuita a Sofocle, la cui prima rappresentazione avvenne nel 468 a.C. Da un punto di vista cronologico non dunque impossibile che Eschilo labbia utilizzato nei Sette contro Tebe, che sono del 467 a.C. Bibliografia Eschilo, Persiani - Sette contro Tebe, a cura di Giorgio Ieran, Mondadori, 2003. ISBN 978-8804-55509-4 Eschilo, Sofocle ed Euripide, Il teatro greco - Tragedie, a cura di Guido Paduano, BUR, 2006. ISBN 978-88-17-00971-3 Giulio Guidorizzi, Letteratura greca, da Omero al secolo VI d.C., Mondadori, 2002. ISBN 97888-88242-10-1 G. Mastromarco e P. Totaro, Storia del teatro greco, Le Monnier. ISBN 978-88-00860-56-7 Vincenzo Di Benedetto ed Enrico Medda, La tragedia sulla scena, Einaudi, 2002. ISBN 97888-06-16379-2 Umberto Albini, Nel nome di Dioniso, Garzanti, 2002. ISBN 978-88-11-67420-7 Pierre Grimal, Mitologia, Garzanti, 2005. ISBN 978-88-11-50482-5 Voci correlate Storia mitologica di Tebe Altre tragedie del ciclo tebano: Edipo di Eschilo (perduta) Edipo di Euripide (perduta) Antigone di Sofocle Edipo re di Sofocle

Le fenicie di Euripide Le Baccanti di Euripide Edipo a Colono di Sofocle Edipo di Lucio Anneo Seneca

Potrebbero piacerti anche