L’Art Nouveau
Quello che va sotto il nome di Art Nouveau è un movimento che nasce in Belgio intorno agli
anni ’80 dell’Ottocento. In architettura questa corrente si esprime con il rifiuto di stili storici
appartenenti a epoche diverse: gli architetti si ispirano direttamente alla natura; preferiscono la linea
continua che deve però essere curva e ondulata; credono che l’architettura non deve essere
dissociata dalle altre arti. Comincia, inoltre, a nascere la concezione che l’architetto non deve
disegnare solo la struttura dell’edificio ma anche l’arredamento, deve gestire, insomma, tutto il
processo di creazione. Lo scopo di quest’ideologia è quello di dare vita a edifici di alta qualità
applicando le tecniche della nascente produzione industriale.
Art Nouveau è il termine usato per caratterizzare il movimento in Francia, ma questa corrente
assunse nomi e caratteri diversi in tutti i paesi europei: Jugent Stil in Germania; Modernismo in
Spagna, Modern Style in Inghilterra, Liberty in Italia; Secessione in Austria.
Le origini dell’Art Nouveau sono da ricercare:
- Nella ricerca di molti architetti ottocenteschi dell’imitazione e ricreazione delle forme
naturali, in particolare attraverso l’uso del metallo;
- Nelle arti grafiche (soprattutto in Inghilterra), e nei caratteri usati nelle stampe;
- Nel movimento Arts & Crafts, a cui apparteneva William Morris, progettista della Casa
rossa, in cui gli elementi più importanti dovevano essere la pianta e la disposizione interna:
l’esterno ne doveva essere la conseguenza inevitabile. Morris disegnò tutti gli elementi della
casa, dalla carta da parati ai pavimenti, ispirandosi alle forme della natura. Gli Arts & Crafts
cercavano di recuperare l’artigianato artistico in maniera tale da contrapporsi alla recente e
dirompente industrializzazione. Già in questa esperienza si nota come non vi siano
riferimenti storici ma solo la ricerca di un buon modo di abitare, di elementi semplici;
- Nell’arte orientale, riproposta in molte esposizioni londinesi della seconda metà dell’800.
Prima della data ufficiale della nascita dell’Art Nouveau (1893) vi sono degli architetti i quali già
sembrano applicare questo nuovo gusto: si ricorda ad esempio il frontespizio del libro sulle chiese
di Londra di Mackmurdo del 1883, con delle rappresentazioni floreali, in particolare tulipani, che
anticipò le espressioni artistiche più compiute della fine del secolo.
Per definire l’Art Nouveau è possibile elencare una serie di temi molto vicini a quella che è la
sensibilità di questo movimento: l’Art Nouveau è un movimento romantico che rifiuta il dominio
della ragione prediligendo il sentimento; è una corrente che esalta l’individualismo, ed è infatti
caratterizzata da espressioni architettoniche uniche per ogni città e diverse all’interno della carriera
di uno stesso architetto; è un movimento antistorico,perché rifiuta il riferimento agli stili del
passato, e sociale perché è un tipo di arte rivolta al popolo. Inoltre è una cultura che accetta
fortemente il progresso e fa ricorso alle tecniche industriali più moderne, facendo uso dei nuovi
materiali: sarà molto utilizzato il metallo, spesso lasciato a vista e modellato secondo forme curve e
sinuose.
Sia in Francia che in Belgio si tratta di un’arte che si ispira alla natura e agli elementi vegetali e
floreali. Nei paesi anglosassoni, le forme sono più geometriche e rettilinee e perdono l’organicità
dei disegni francesi e belgi: gli elementi sono più stilizzati e astratti. In Spagna è l’aspetto scultoreo
a prendere il sopravvento sulla bidimensionalità. In Italia è un’architettura più storicista e molto
floreale dal momento che il fiore è la matrice degli elementi decorativi.
Victor Horta
Victor Horta è un architetto belga che studio all’Accademia delle Belle Arti di Bruxelles e
che ebbe il merito di realizzare l’opera considerata il primo esempio di architettura Art Nouveau.
Hector Guimard
L’architetto più famoso dell’Art Nouveau francese è senza dubbio Hector Guimard. Fu
allievo della Scuola delle Arti decorative e poi di quella delle Belle Arti e fu discepolo di Viollet-le-
Duc (nella Scuola del Sacro Cuore del 1855 aveva progettato, come sostegni per i piani alti, dei
supporti a V ripresi dalle illustrazioni degli Entretiens di Viollet-le-Duc, depurati dai problemi
strutturali che i progetti di quest’ultimo presentavano).
Guimard diventò ben presto il rappresentante dell’Art Nouveau francese e divenne celeberrimo per
il progetto delle entrate delle stazioni della nascente metropolitana parigina.
unica, e per far ciò realizzò, all’interno dello stesso edificio, piani diversi l’uno dall’altro, nelle
finestre e nelle decorazioni. Contemporaneamente si nota la volontà, abbastanza razionalista, di
mostrare, già a partire dalla facciata, la disposizione interna, come nelle finestre che illuminano la
scala, disposte obliquamente. Guimard gestì tutto il processo di creazione dell’edificio, progettando
anche gli arredi. Celebre è l’entrata principale, in metallo, in cui si ritrova il cosiddetto “colpo di
frusta”, ovvero il passaggio repentino della decorazione dalla forma rettilinea a quella curva.
È un edificio che si oppone profondamente al regolamento edilizio dell’epoca precedente che
imponeva costruzioni tutte uguali e piatte.
L’esperienza del Castel Berangèr condurrà Guimard a pubblicare un libro che farà da
manuale e da repertorio per il disegno di questo nuovo tipo di decorazioni e di arredi.
Ma l’apice della carriera Guimard lo tocca quando viene incaricato del progetto delle entrate della
metropolitana. Vi erano tre categorie diverse: il modello semplice, il modello semplice coperto, e il
modello chiuso con spazi adibiti a biglietteria e sala d’aspetto. Il modello semplice e le sue forme
evocanti le ali di una libellula poteva essere l’elemento simbolico che rimandava alla velocità del
nuovo mezzo di trasporto.
Negli ultimi edifici realizzati, Guimard abbandonò le forme curvilinee prediligendo quelle
geometriche.
Nel progetto per la sua casa, che sorge su di un lotto triangolare con la vista su due lati, gli spazi
disegnati, anche in pianta, sono curvilinei (come la sala da pranzo e il salotto), cercando di sfruttare
l’irregolarità del lotto. Egli riuscì anche a ricavare due entrate, una per i proprietari e una per la
servitù, differenti per dimensioni. L’edificio è realizzato con dei mattoni bianchi e la facciata è
caratterizzata da una certa dinamicità. Nella strada laterale trovavano luogo la stanza della signora
Guimard e il suo atelier: si nota come le aperture siano differenti da un piano all’altro per
assecondare la volontà dell’architetto di creare qualcosa di unico
Nel suo ultimo edificio progettato, la sinagoga a Rue Pavèe (1913), sia per la destinazione
dell’edificio, sia perché era alla fine della sua carriera, Guimard pose un freno alla sua sconfinata
fantasia e si orientò verso una maggiore geometrizzazione e astrazione delle forme.
In Francia lo stile e il gusto Art Nouveau divenne sempre più carico e decorativo e sempre
più orientato ad una dissociazione tra struttura e decorazione. Si ricorda il palazzo a 29 avenue
Rapp a Parigi (1899-1901) di Jules Lavirotte, sulla cui facciata trova luogo un grande portale in stile
floreale con dei fusti che partono dal basamento e arrivano quasi alla metà delle finestre del primo
piano.
monumentalità, e presentano delle finestre collocate in maniera irregolare sui sette piani di altezza.
Le facciate vogliono riprendere i modelli delle fortezze scozzesi e riproporre le torrette e gli
avancorpi di questa tipologia. Le tre facciate che danno sulla strada sono tutte in granito locale
mentre la quarta è in mattoni intonacati. La differenza tra prospetto est e prospetto ovest, realizzato
dieci anni più tardi rispetto al primo, è notevole soprattutto per la presenza di elementi aggettanti e
di bow window che corrispondono allo spazio della biblioteca.
La facciata principale è quella che presenta maggiormente gli elementi che caratterizzano l’Art
Nouveau. Nel prospetto della facciata si nota una certa asimmetria per la collocazione defilata della
porta. Tutto il lavoro sugli elementi metallici, le balaustre, i terrazzi, rimanda a quelle figure ispirate
alla natura proprie della corrente, anche se piuttosto tendenti alla geometrizzazione e all’astrazione.
All’interno le aule da disegno erano separate da dei tramezzi spostabili, il che permetteva di
modificare agilmente gli spazi interni, anticipando la pianta flessibile dell’architettura razionalista:
l’idea dell’astrazione che smaterializza le forme della natura è riproposta nella disposizione interna.
Ciò che differenzia Mackintosh dagli altri architetti che accettavano di buon grado il progresso e
l’industrializzazione è che lui si sentiva ancora legato alla produzione artigianale dell’elemento
unico, all’ideologia di Ruskin dell’opposizione alle nuove tecniche costruttive. Il lavoro di
Mackintosh tende ad accentuare la bidimensionalità nei disegni e nelle facciate. Questa tendenza si
troverà poi nell’architettura del movimento austriaco della Secessione mentre si contrapporrà alla
modernismo scultoreo e volumico catalano.
Si può dire che le idee e il modo di concepire l’architettura di Mackintosh accompagneranno e
favoriranno la transizione, in Scozia e in Austria, verso l’architettura moderna.
L’altro grande architetto che partecipa inizialmente alla Secessione viennese è Otto Wagner,
il quale nella stazione della metropolitana di Karlsplaz (1898-99) riproduce gli stessi temi dell’Art
Nouveau della decorazione floreale, dell’uso del metallo lasciato a vista, della linea curva. Si nota
tuttavia una maggiore propensione alla bidimensionalità e alla geometrizzazione.
I balconi, in metallo, sono lavorati in maniera esuberante. Gaudí fu influenzato qui, come, del resto,
nel corso di tutta la sua carriera, dalla natura, la sua più grande fonte di ispirazione. Anche la
facciata retrostante, visibile solo dai palazzi confinanti, è scolpita ed è espressione di una volontà di
creare un effetto plastico. L’architettura dei cortili è estremamente qualificata. L’entrata principale,
costituita da una griglia in metallo, irregolare e organica, divide lo spazio esterno dai cortili dove vi
sono due scaloni per accedere all’appartamento dei Milà (1600 mq). La distribuzione interna è
molto flessibile: attorno ad ogni cortile, per ogni piano erano progettati due appartamenti. Tutti gli
appartamenti hanno in comune solo il corridoio lungo il cortile.
Gaudí decise che il metodo ascensionale prediletto sarebbe stato l’ascensore anche se nelle scale di
servizio si ritrova la linea curva e il movimento. Gaudí si inventò per la copertura la terrazza, per
costruire la quale furono realizzati una serie di archi di sostegno, si compone di elementi abbastanza
insoliti che ricoprono i camini, i vani scala, gli ascensori. Proprio per l’uso degli archi di sostegno,
la terrazza non è perfettamente piatta.
I picchi e i camini della casa Milà si levano sulla scacchiera razionale di Barcellona come la
sommità di una rupe dai fianchi ondulati, con un gesto ciclopico, il cui schiacciante senso di
pesantezza sembra contraddire la libertà e la finezza della distribuzione, attorno alle coorti di forma
irregolare.
A parte qualche paese in cui l’Art Nouveau assunse un carattere essenzialmente decorativo,
e anche se l’Art Nouveau è stato considerato un movimento chiuso in sé, è innegabile che essa, in
alcune sue manifestazioni, abbia permesso o comunque spianato la strada alla nascita delle
avanguardie e di un certo razionalismo in architettura.