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ART NOUVEAU

Durante la “Belle Epoque" il progresso tese ad annullare l’individuo, facendo emergere un turbamento umano
generale (solo apparentemente era un momento di gioia). Gli oggetti sfornati dall’industria manifatturiera, tutti uguali
e sempre rispondenti a precisi standard di finitura, persero qualsiasi personalità. In essi non si poteva riconoscere la
mano dell’uomo che li aveva prodotti. La quantità e la conseguente economicità sopraffecero la qualità. I prodotti
industriali prodotti a basso costo e in tempi rapidi sacrificarono l’estetica. L’innalzamento del livello estetico dei
prodotti ebbe per conseguenza l’apertura di un nuovo mercato, quello della media e piccola borghesia. Gli
appartenenti a questa nuova classe erano stati, fino a questo momento, esclusi sia dai prodotti di alto artigianato (per
loro troppo costosi), sia dai prodotti industriali a larga diffusione (la cui mediocrità li ha relegati a un uso popolare).
Le decorazioni si fondono con la struttura e danno l’idea di spontaneità. L’ispirazione proviene dagli elementi naturali
e domina la linea a “colpo di frusta”, che non segue nessuna regola. Si diffuse sempre più il concetto di “opera d’arte
totale”, in cui venivano coinvolti anche fabbri, addetti alla pavimentazione, falegnami e decoratori. Le opere di questo
periodo non sono adatte a tutta la popolazione, ma sono rivolte solo alla borghesia. C’era l’esigenza di porre le basi
per un’arte diversa e moderna, in linea con il progresso dei tempi. In ogni Paese d’Europa l’Art Nouveau si sviluppa in
modo diverso e anche i nomi cambiano. “Art Nouveau” è quello francese; in Inghilterra prende il nome di “Modern
Style” o “Glasgow Style”; in Italia viene chiamato “Stile floreale” o Stile Liberty”, dalla ditta di arredamenti moderni
attiva a Londra, i cui oggetti ebbero ampia diffusione presso la nascente borghesia; in Germania si diffonde lo
“Jugendstil” (“stile giovane”) in riferimento alla rivista “Jugend”; in Austria e Ungheria si parla di “Secessione”, dal
nome del movimento artistico formatosi a Vienna in netta contrapposizione alle regole delle accademie di arte; in
Spagna si parla di “Arte Jòven” o “Modernismo”. La presenza di tanti nomi per identificare uno stesso movimento dà
il senso della dimensione e della diffusione del fenomeno.

HOTEL SOLVAY
La ringhiera di ferro e legno che l'architetto belga Victor Horta realizza per la scala principale
dell'Hotel Solvay di Bruxelles interpreta appieno la volontà di applicare ovunque le forme
ispiratrici. Horta modella il metallo piegandolo in plastiche e sinuose forme riprese dal mondo
vegetale. La struttura in cemento permette di aprire finestre arcuate, dette “bow window”, tipiche
inglesi. La parte centrale dell’edificio è adibita agli ambienti di servizio e alla scala, illuminata dal
soffitto. La decorazione fiorita del portone è ripresa anche dal pavimento. La struttura dell'edificio
è stretta e lunga, con una dimensione frontale di 9 m e 30 m di profondità.

HOTEL TASSEL

Sebbene la facciata in pietra dell’Hotel Tassel di Horta fosse piuttosto tradizionale, in modo da
non contrastare con le case vicine, il design degli interni del palazzo era davvero innovativo per i
suoi tempi. L'elemento centrale del palazzo era una scala frontale aperta, la cui ringhiera era
decorata con eleganti elementi curvi che ricordavano viti e steli di fiori. Nonostante siano fatti di
ghisa, le forme naturali creano una sensazione di leggerezza e ariosità. Motivi simili sono stati
ripetuti nei disegni sulle pareti e sui mosaici sul pavimento, sui vetri delle porte e sulle finestre
del soffitto. Horta in realtà costruì una casa composta da tre parti diverse: 2 edifici piuttosto
tradizionali in pietra e mattoni, uno dei quali si affacciava sulla strada, e il 2^ sul giardino, che ha
combinato con una struttura in acciaio e vetro. Questa parte della casa, la più luminosa e la più
aperta, serviva principalmente come elemento di collegamento tra diversi piani e stanze
gbyuinuio biu bui usando scale e aree aperte.

METROPOLITANA DI PARIGI

L’architetto Hector Guimard venne incaricato dal 1900 al 1912 di realizzare gli ingressi della
metropolitana di Parigi. L’architetto realizzò una serie di edicole di ghisa ottenute da una
combinazione di elementi componibili prefabbricati. La conformazione dei singoli elementi è
ispirata alla forma naturale. Le membrature verticali in ghisa sono percorse da nervature che le
rendono simili a gambi di fiori sulla cui sommità affiorano lampioni simili a un grosso bocciolo
colorato. L’insieme è animato da figure fitomorfe, cioè che ricordano le forme delle piante, mentre
la struttura in vetro aggiunge un senso di leggerezza alla struttura e facilitano l’idea di un ingresso
sotterraneo. L’opera lasciò una traccia profonda nel paesaggio urbano della capitale francese, tanto da dare origine
alla definizione di Style Métro per indicare questa nuova versione parigina dell’Art Nouveau.

SCUOLA D’ARTE A GLASGOW

La principale opera di Mackintosh è la Scuola d’arte di Glasgow, da lui stesso


frequentata nel corso della sua formazione, di cui è stato incaricato di progettare la
nuova sede (gravemente danneggiata da un incendio nel 2018). Costituito da una
solida muratura, l’edificio presenta caratteri lineari. La facciata principale è
caratterizzata da conci di pietra squadrata a formare lisce superfici e una parte di
essa è “a getto”, ovvero non poggia su altre strutture. Sulla facciata emergono grandi vetrate con bow window. Un
corpo centrale si inserisce nella facciata in senso verticale. Il torrino richiama l’architettura tradizionale dei castelli
scozzesi. Nella progettazione di Mackintosh prevalgono la purezza e la linearità delle forme, senza decorazioni
floreali.

SAGRADA FAMILIA

L’opera più significativa di Gaudì è la Sagrada Familia, la più importante chiesa di Barcellona.
Davanti al cantiere Gaudì morì investito da un autobus e rimase incompiuta. La famiglia
dell’architetto organizzò un po’ di soldi e venne fondata un’associazione per terminare il progetto.
La struttura è di una straordinaria complessità e arditezza strutturale che, sulla base di un iniziale
progetto neogotico, si è poi progressivamente evoluta attraverso l’Art Nouveau e il Modernismo
catalano. La pianta è una classica croce latina, ripartita in 5 alte navate con un ampio transetto
tripartito. All’esterno si contano 18 torri: 12 sono per gli apostoli, 4 per gli evangelisti, 1 per Maria, 1
per Gesù. Per ogni ingresso sono presenti 4 torri. Nel complesso appare come un grande castello di
sabbia. L’interno sembra una foresta di cemento, con una ripresa delle architetture gotiche e l’uso
di elementi industriali per realizzare qualcosa di unico. Le vetrate colorate servono a filtrare la luce e a rendere l’idea
di un paesaggio incantato.

PARC GÜELL
Parc Güell, realizzato da Gaudì, è quanto resta del grandioso ma inattuato
progetto per una città-giardino alle porte di Barcellona, commissionato dal
ricco imprenditore catalano Eusebi Güell. Si sviluppa in altezza con 60 m di
dislivello, originariamente doveva essere un percorso di rinascita spirituale
familiare e la salita doveva servire a riflettere sulla propria vita e ai peccati per
arrivare a una cappella. Al parco si accede, una volta oltrepassate 2 palazzine
d’ingresso dalle architetture fiabesche, attraverso una scalinata presidiata da
una fontana a forma di salamandra (simbolo di Barcellona), rivestita di colorati frammenti di vetro. Successivamente
si accede una gigantesca sala gremita di colonne doriche dai capitelli volutamente deformati, ironica ripresa
dell’ordine architettonico. Da un ulteriore spazio porticato, dalle sembianze di una foresta pietrificata, si accede alla
terrazza superiore e a tutte le altre strutture del parco. Si tratta di una terrazza non pavimentata, sabbiosa, decorata
con una serie di balconi curvilinei con la tecnica della trencadis (tecnica che consiste nell'assemblaggio di cocci di
ceramica ottenuti dalla frantumazione di piastrelle).

CASA MILÀ
Casa Milà viene anche detta “la pedrera”, ovvero “la cava” dal suo aspetto roccioso e
ondulatorio. L’edificio è composto da più appartamenti, tutti diversi tra loro. In ogni piano è
presente un balcone con elementi fitomorfi (alghe, piante) in ferro battuto. Gaudì nel suo
progetto aveva messo anche 4 angeli e 1 Madonna alta 25 m ma non vennero realizzati perchè
la famiglia non era d’accordo. L’ingresso ha un portone trattato in modo grezzo, come una
vera e propria caverna e la luce viene filtrata con un colore acqua marina; anche il
marciapiedi è decorato con elementi ripresi dagli esseri marini. La soffitta sembra
un’ossatura di dinosauro, in parte di pietra a vista, in parte tinteggiata di bianco. Gli archi
parabolici (tipici di Gaudì) sono impiegati per sorreggere la struttura. Quest’ultimi non sono propriamente formati da
una parabola, perché secondo l’artista non era la forma statica migliore. Gaudì nella realizzazione della soffitta adottò
un’ingegnosa soluzione architettonica basata sull'utilizzo dell’arco catenario, che consente un’omogenea distribuzione
dei carichi eliminando la necessità di colonne, muri e contrafforti. Il risultato è un ambiente che richiama una
caverna. La terrazza è su più livelli con sotto una serie di archi di varia altezza, che determinano l’andamento
superiore. Il tetto è praticabile e coperto da piastrelle variopinte. I camini sono trattati come elementi fantastici, con
forme non naturali, alcuni sembrano riprendere le maschere di guerrieri.

CASA BATLLÒ

Gaudì ristrutturò Casa Batllò trasformando la facciata da tradizionale a simbolica. L’edificio ruota
attorno alla storia di San Giorgio, che per salvare la principessa e il popolo dalla furia del drago uccise
l’animale. Il tetto richiama le squame dell’animale, il comignolo una spada. La facciata è decorata con
la tecnica del trencadis. I balconi sembrano maschere o teschi, prodotti industrialmente ma che danno
l’idea di artigianato. Il cortile centrale è interamente rivestito di ceramiche di diverse sfumature di
azzurro ed è chiuso in alto da grande lucernario, attorno al quale si snodano le rampe della scala
comuni ed in cui è collocato un ascensore. Al piano terra le finestre decorate con vetrate azzurre
danno l’idea di essere all’interno di una grotta marina.

SECESSIONE

Si indica con il termine “Secessione” il gruppo di giovani artisti con a capo Gustav Klimt che si distacca radicalmente
dall'ambiente intellettuale ancora vicino a quello accademico. Organo ufficiale del neonato movimento è la rivista “Ver
Sacrum” a cadenza mensile e poi bimestrale. Il comune di Vienna cede un terreno dove poter costruire la loro sede, il
“Palazzo della Secessione”, dove si impartivano le regole delle arti maggiori da applicare alle arti minori.

PALAZZO DELLA SECESSIONE

Il Palazzo della Secessione di Otto Wagner a Vienna era un luogo d’incontro di artisti per
mostrare al pubblico i caratteri della nuova arte. Dall’esterno si ha l’impressione di essere
davanti ad un tempio. La struttura è formata da più parallelepipedi con decorazioni solo alle
pareti centrali. La cupola è decorata con foglie dorate che riprendono quelle dell’alloro,
come a voler sottolineare l’importanza dell’arte. Sopra la porta d’ingresso c’è scritto “Al
tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”, come a dire che non ci sono regole per fare l’arte,
criticando apertamente l’accademia. Ogni tempo deve avere una propria arte, diversa dalle altre. L’altra scritta è “Ver
sacrum", ovvero “arte che rinasce”, che scardina le caratteristiche dell’arte passata. Sono inseriti 3 gorgoni
rappresentanti la pittura, la scultura e l’architettura. Nella cultura greca esse erano simbolo di perversione.
Inserendole all’ingresso voleva dire che tutto ciò che c’è di negativo nella società può essere nobilitato attraverso
l’arte. L’edificio costituisce uno spazio espositivo alternativo a quelli dei quali poteva disporre l’arte accademica e in
breve diviene il centro dei più importanti e innovativi avvenimenti artistico-culturali di Vienna. La pianta quadrata dà
origine a un semplice contenitore dalle pareti lisce disadorne nelle quali porte e finestre si aprono con tagli netti e
decisi, senza cornici. L’interno, essendo destinato fin dall’inizio a spazio espositivo (funzione alla quale è ancora oggi
adibito) può essere modificato a seconda delle varie necessità di allestimento. La luce migliore è quella zenitale,
proveniente dall’alto. La 1^ esposizione ad essere allestita è dedicata a Beethoven.

MAJOLIKAHAUS

Majolikahaus di Otto Wagner è chiamata così per il rivestimento di variopinte piastrelle di


grès che ne caratterizza la facciata. Una decorazione floreale molto raffinata, nei toni del rosa,
verde e blu, simile a un rampicante, sale fino all’imposta del tetto, dando così movimento
all’intera facciata. Questo motivo risulta sempre più fitto e circonda la zona sotto il
cornicione. I balconi laterali sono ricavati dall’incavo del prospetto, il contrario del bow
window. Il palazzo conta 6 piani, di cui 2 profilati da eleganti balconate in ferro battuto con le
ringhiere traforate e decorate da fogliami. Le finestre si aprono senza cornice e l’uniformità
delle aperture indica che non c’è un piano nobile e che quindi tutti gli appartamenti sono uguali.
BANCO POSTALE DI VIENNA

La parte centrale della Banca Postale di Vienna (realizzata da Otto Wagner) è più scura rispetto
a quelle laterali. Le decorazioni sono realizzate con lastra di pietra e borchie che servivano a
reggere la struttura. Il disegno è fortemente geometrico prodotto con elementi industriali.
Questo edificio è stato realizzato attraverso l'uso di materiali moderni come il marmo, il
granito e rivestimenti in vetro nero o bianco le cui lastre sono fissate alle pareti con una fitta
trama di chiodi con le teste in alluminio. Allo stesso modo anche il soffitto è completamente
vetrato ed è sospeso tramite cavi di acciaio a una struttura metallica esterna. Sopra il tetto sono
situate 2 statue che stanno a simboleggiare il consumo e il risparmio. La realizzazione di questa
sede bancaria risponde così ai canoni moderni di funzionalità, economicità, flessibilità e luminosità.

PALAZZO STOCLET

Nel Palazzo Stoclet di Hoffmann a Bruxelles vengono evidenziati i bordi delle facciate, tutte
impersonali e a pianta libera. Ogni lato è trattato allo stesso modo. Tra le altezze dei vari
parallelepipedi, svetta una torre a gradoni culminante con 4 statue di atlanti che circondano una
cupola traforata con foglie di alloro, una citazione della copertura del palazzo della Secessione a
Vienna.

STEINER HAUS

In Steiner Haus dell’architetto Adolf Loos vengono tolte tutte le decorazioni e ci si avvale solo
della geometria dei volumi. Questo tipo di costruzione ha un impatto economico molto
contenuto. La casa Steiner ha la facciata in stucco. Loos costruì i suoi edifici con muri
intonacati e usò lo stucco per formare una pelle protettiva sui mattoni. L’architetto non voleva
usare lo stucco come imitazione di roccia a buon mercato e condannava quella pratica; in
generale usava lo stucco per la sua funzionalità. Le facciate in stucco hanno un altro vantaggio:
creano una superficie liscia, disadorna e bianca. Questa superficie rappresenta la natura del
materiale e inoltre non allude a cosa c'è all'interno dell'edificio.

GUSTAV KLIMT

Gustav Klimt, uno dei maggiori promotori della Secessione viennese, scelse di non iscriversi all’Accademia di Belle
Arti, ma frequentò la meno prestigiosa “Kunstgewerbeschule”, dove erano importanti soprattutto lo studio della forma
e la copia dell’Antico. Visitò Ravenna, riportando una suggestione talmente profonda da avere notevoli ripercussioni
anche sullo stile.

FAGGETA
Klimt si ispira molto al divisionismo di fine ‘800, con elementi naturali o paesi con tante
pennellate molto piene e con decorazioni. I colori sono studiati in modo da rendere più ricca
visivamente l’opera. Quasi tutte le tele erano di dimensioni quadrate, realizzate attraverso il suo
“trova immagini” o “mirino”, un cartoncino rettangolare in una parte del quale aveva ritagliato
una superficie quadrata. Il formato quadrato trasmetteva anche un senso di pace e armonia.
“Faggeta I” è una tela quadrata che racchiude uno spazio limitato di un bosco d’autunno. Le foglie
cadute colorate di toni caldi, ricoprono lo strato vegetale superficiale. I fusti sono sottili e
lievemente ondulati, dalle cortecce grigie.

FREGIO DI BEETHOVEN

Per il “Fregio di Beethoven” la 9^ Sinfonia del compositore è il criterio ispiratore del fregio
di Klimt, composto da 3 parti: "L'anelito alla felicità" si scontra con le "Forze ostili" e trionfa
con "l'Inno alla gioia". Si tratta di un fregio perchè è posizionato nella parte alta della parete,
dedicato al compositore Ludwig van Beethoven. Il fregio racconta il percorso che il cavaliere
dovrà compiere per raggiungere la donna e congiungersi a lei, durante il quale dovrà sconfiggere le forze del male e
resistere alle tentazioni di sirene malvagie. L’ultima sezione dell’opera è dedicata alla vittoria per raggiungere la
felicità. Sulle Gorgoni (che incarnano l’impudicizia, la lussuria e l’intemperanza) regna il mostro Tifeo, una scimmia
con coda di serpenti e ali che rappresenta l'ottusità materialista, mentre il cavaliere è la personificazione dell'artista.
Il cavaliere lotterà contro di esso per affermare il regno dell'arte. Dopo questa battaglia il cavaliere è spogliato della
sua corazza, visto di spalle, immerso nell'abbraccio con la poesia. La conclusione vede l’uomo abbracciare disarmato
la donna, personificazione della poesia, sotto l’albero della vita e vegliati dai medaglioni cosmici del Sole e della Luna,
il giorno e la notte.

GIUDITTA I

“Giuditta I” è la rappresentazione della “femme fatale”, cioè una personalità femminile seducente,
forte e dominatrice. Il soggetto biblico è posto in subalternità. La leggenda narra che Giuditta, per
liberare la sua città dall’assedio di Oloferne, ricorse alle armi femminili della seduzione, riuscendo a
tagliargli la testa. La donna è agghindata e vista dal basso verso l’alto, con gli occhi semichiusi (da
cui deriva un effetto di languore) e le labbra dischiuse, in atteggiamento quasi di sfida, piegando il
braccio destro e mostrando la testa mozzata di Oloferne, che si intravede in basso a destra. Il volto
della donna, dalla mascella squadrata, è incorniciato dall’alto collier tempestato di gemme di gusto
art nouveau e dalla massa vaporosa di capelli ricciuti. Non c’è linea di contorno: il corpo di Giuditta
sfuma e quasi si confonde con lo sfondo. A rendere il dipinto ancora più prezioso interviene lo
sfondo oro, sui cui è presente un disegno geometrico a elementi naturalistici stilizzati e la cornice
diventa parte integrante del dipinto,

GIUDITTA II

L’immagine slanciata della “Giuditta II” assume un’eleganza e una monumentalità che ne sottolinea il
fascino. Il viso e le parti del corpo esposte sono modellate con il chiaroscuro, invece il tessuto dell’abito e
lo sfondo sono bidimensionali e decorati con elementi astratti. Oltre che nei profili dei corpi e nelle pieghe
dei panneggi, l’andamento elegante della linea di Klimt si ritrova nelle spirali e negli altri motivi
geometrici. Il dipinto è di forma rettangolare e presenta una verticalità spiccata come molti dipinti di
Gustav Klimt. L’inquadratura slanciata rende quindi la figura di Giuditta allungata e simile a molte donne
klimtiane che assumono un aspetto monumentale. L’inquadratura valorizza poi l’immagine di Giuditta che
è rappresentata quasi a figura intera e il bordo taglia in parte l’abito in basso.

IL BACIO

La tela “Il bacio” è stata anticipata con l’opera nell’episodio finale del ”Fregio di Beethoven”. L’opera
rappresenta 2 amanti abbracciati che si stanno baciando. Inginocchiati su un prato fiorito sono
circondati da un’aura d’oro a girali che si mischia ai fiori azzurri, gialli e viola. L’uomo è piegato
verso la donna e la lunga veste che lo copre è ornata con rettangoli dorati alternati ad altri scuri. La
donna si abbandona alle braccia dell’amato socchiudendo gli occhi e cingendo le spalle dell’uomo. Il
corpo di lei è decorato con ovali di colore con ornamenti ad anelli. Tutto si concentra attorno
all’abbraccio: l’uomo e la donna che si stringono hanno le teste coronate di foglie d’edera e di fiori, a
simboleggiare uno stato primordiale.

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