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Storia dell’architettura

Lezione 12

Ville palladiane – importante considerazione delle caratteristiche della fabbrica (funzioni del complesso,
casa del padrone con annessi rustici e importanza del sito -> importanti e determinanti per il decoro della
fabbrica – il livello).

In Villa Badoèr nobilita la casa del padrone sull’esempio degli antichi (usa gli annessi per nobilitare
ulteriormente la casa del padrone) – secondo la ricostruzione di Vitruvio di Barbaro e Palladio: timpano
modesto – cosa sconvolgente al tempo. Studia con cura la distribuzione interna degli edifici, vi sono tante
varianti negli impianti e utilizza elementi desunti dall’antico. Il tipo di impianto e forma delle sale e degli
ambienti in una ars combinatoria (combinazione di spazi diversi dal forte sapore antiquario).
Immagine 3 – in alto a sinistra, pennacchi sferici che salgono in una volta e cupola piccola;
raffinatezze all’antica che adotta anche per altre fabbriche.

La Malcontenta

Vi sono anche fabbriche dal sapore marcatamente archeologico, come la Malcontenta (villa Foscari), che ha
impianto di tempio molto pulito (senza scala davanti), loggia sopraelevata con scale laterali (ingresso alla
cella tempio). Anche in soluzioni improntate sull’archeologia vi sono cose come il prospetto posteriore, che
fanno vedere un Palladio moderno. Trova soluzioni estremamente aggiornate e allo stesso tempo molto
ben calibrate ed esplicitamente riportate al linguaggio e forme dell’antico – mescolanza di due novità, una
dell’antico e una del linguaggio 500esco. Vi sono elementi di analogia con il Tempietto delle foci del
Clitunno.
La facciata è coperta internamente di bugnato liscio, il timpano spezzato, una finestra termale (citazione
antiquaria) piazzata in modo da rompe la trabeazione (tipologia di finestra usata anche a Villa Madama –
che di solito si usa nelle grandi sale coperte a crociera oppure nelle grandi volte a botte – meno comune –
dove vi sono inserite finestre – come nel Redentore).

Villa Barbaro, Maser

È un’ottima sintesi di questi due aspetti: è all’antica ma contiene tante citazioni al moderno. Ci interessa per
la committenza di Marcantonio e Daniele Barbaro (commentatore di Vitruvio, mentre Marcantonio è
coinvolto nella gestione della “cosa pubblica” e responsabile della fase di aggiornamento dell’edilizia dei
luoghi di potere veneziani del 500, come i grandi cantieri delle Procuratie Nuove e nella vicenda della,
costruzione, posizione e scelta del Redentore) – persone erudite, colte e potenti, fanno sì che l’opera venga
accolta positivamente anche da un più ampio gruppo di committenti (sono i committenti ideali).
Ha tante soluzioni strane rispetto altre ville più semplici (Villa Emo, Malcontenta o Villa Badoèr): la fronte
templare non introduce a una loggia ma è proiettata sulla parete della facciata principale, è una villa senza
una loggia, è più propriamente un palazzo – non vi è una soluzione tipica della residenza veneziana, ha una
sala principale a croce che occupa tutto il piano nobile che in facciata ha solo una finestra (non ha una
grande apertura centrale e ha un affaccio anche sul lato) – vi è un interruzione della trabeazione. Corpo di
fabbrica principale molto avanzato rispetto alle fabbriche rurali che non stanno a circondare la villa, ma
dietro alla villa. Ai lati nelle parti terminali due grandi meridiane. Nela pianta si vede uno strano elemento
sul retro affacciato sulla corte interna, ovvero un ninfeo con acqua, statue e ampia gamma di decorazioni.
L’acqua ha funzione ornamentale e ricreativa (otium) ma anche utilitaria per le funzioni più prosaiche della
vita quotidiana.

Il ninfeo e il cortiletto sopraelevato sono in corrispondenza con il piano nobile e la degradazione del terreno
viene sfruttata per la collocazione della villa. Prospettiva molto lunga, la presenza della villa si estende fino
alla campagna (per la presenza del padrone).

Il ninfeo e la villa Giulia di Jacopo Barozzi per il pontefice a Roma – presenza in luoghi e anni coevi di
elementi così particolari.

Villa Sarego

Molto criticato dalla critica 700esca che idealizza Palladio. Fa vedere un palladio molto disinvolto nella
ricerca di nuove soluzioni.

Colonne giganti con bugnato che riveste il fusto della colonna. Inserisce il secondo livello della fabbrica
comprimendo e invadendo con il solaio le colonne – gamma varia di soluzioni (fabbriche semplici, modeste,
antiquarie e moderne- mai ripetizione fedele dell’antico).

Palladio usa l’antico per trovare un proprio linguaggio e non ha paura di usare elementi contrari alle regole
della buna architettura.

Questo aspetto di un Palladio innovativo viene fuori meglio nella Rotonda.

Vicenza, La Rotonda, 1566 – 70 (troppo vicino alla città per essere una villa)
Il più noto di Palladio per motivi sbagliati, non è la più importante ed egli dice nel suo trattato che questa
non è una villa, è un luogo suburbano. Fabbrica destinata a ozio e contemplazione. Siamo in cima a un
monte e Palladio si inventa un edificio simmetrico che gira 360 gradi all’orizzonte. Questa equipollenza ed
equivalenza delle facciate è legata a sito e funzione del sito.

Modelli antichi aulici – tempio della Fortuna primigenia di Palestrina, famoso per la sua struttura digradante
sul territorio rivestendo la collina fino alla sommità con tempio con cupola e pronai su tutte le facciate.
Ripropone lo schema anche in complessi di ville non realizzate come Villa Trissino a Meledo. Fabbrica
centrale cupolata con logge e pronao su tutti i lati – diventa emblema di perfezione e sintesi di una ricerca
di semplicità e equilibrio.

In realtà è un padiglione (invenzione grandiosa ma alla fine è un padiglione).

L’unico fatto degno di nota è he la cupola come è disegnata nei 4 libri è diversa da quella realizzata (che ha
un tamburo), venne terminata da Scamozzi dopo la morte di Palladio, perché la vera questione è la
simmetria della pianta strettamente legata alla funzione della fabbrica, fungendo da conclusione delle
architetture civili di Palladio.

Venezia, Redentore, 1576-7


Problemi con la committenza pubblica. È un edificio di stato, una chiesa pubblica decretata dal senato e
finanziata dallo stato per celebrare la fine della peste (data poi a religiosi). Si occupa del progetto della
chiesa e fornisce diversi progetti diversi (oggi è a pianta longitudinale, progetti anche a pianta centrale) e
anche per quanto riguarda il sito, non in Giudecca ma vicino all’Accademia. Sono edifici che non si adattano
benissimo alle cerimonie pubbliche e di stato che si devono fare qui. Ogni anno alla terza domenica di luglio
c’è festa del Redentore – il doge va in processione alla chiesa e ad altri luoghi con processioni dogali e
questa cerimonia si compie con rito collettivo con i massimi organi istituzionali della Repubblica (senato e
maggior consiglio) e tutta la popolazione e quegli istituti che fanno tramite il pubblico e il privato, ovvero le
scuole (tramite rappresentanze).

Il progetto finale è ben riuscito proprio perché mete insieme spazi diversi per funzioni diverse. Grande
navata che accoglie il pubblico, zona del presbiterio sotto la grande cupola (risolta in modo da fare scuola –
transetto con grandi absidi dove stanno doge, senatori e massime dell’autorità); soluzione innovativa:
inserimento di serie di colonne (un filtro) che separa l’ambiente del presbiterio da coro (per i monaci e il
clero) – schermo di colonne dietro all’altare maggiore.

Componente importante della pianta sono le cappelle laterali tra loro comunicanti (in totale 6) per
prevedere celebrazioni simultanee sui vari altari e per creare percorsi separati e propri per fedeli e clero.

Le cappelle laterali si aprono ad arco sulla navata, sopra vi è trabeazione dove si poggia la volta a botte di
copertura con finestre termali – i pilastri presentano anche nicchie (come quelli di Raffaello e Bramante).
Navata coerente e unitaria con unica copertura e trabeazione che chiude, ordine che prosegue nella
controfacciata e che si piega a costruire un arco di ingresso al presbiterio (si chiude in pianta) perché nella
cupola usa il pilastro diagonale di Bramante (soluzione per cupole importanti). Questo tipo di chiesa (che ha
requisiti molto simili a quelli del redentore) è quella celebre del Gesù (chiesa del Gesù – Roma) (la
principale della compagnia di Gesù, cioè la chiesa principale della compagnia di Gesù fondata da Ignazio di
Loyola nel 1540, una compagnia dal successo planetario – chiesa espressione del modo gesuitico i cui
principi in parte corrispondono a quelli che dopo il concilio di Trento (fine nel 1563) cambieranno l’assetto
delle chiese, privilegiando aspetti predicativi – chiese più aperte per diffondere la parola – coinvolgimento
maggiore del pubblico) I gesuiti danno molta attenzione ai percorsi interni della chiesa, infatti tutte le
cappelle sono collegate e vanno nel transetto fino all’altare maggiore (per il clero) – ma vi sono anche
percorsi nascosti e interni legati alla presenza degli allievi (novizi) che devono stare separati dal pubblico.

Nella II metà del 500 la chiesa diventa un luogo più complicato: l’attenzione ai percorsi, la propagazione del
suono e ambienti riservati a specifiche categorie di persone diventano elementi costitutivi di qualsiasi
edificio religioso, il Gesù quindi è un esempio importante che racchiude una serie di problematiche risolte
in tutta Italia.

La facciata del Redentore:

è una facciata molto famosa – è il punto di arrivo (perfezionamento di un esercizio di un progetto iniziato
da Bramante e completato da Palladio) – basato su intersezione degli ordini (sovrapposizione degli ordini
per mettere insieme il colmo del tetto della navata centrale e le ali più basse – come in prospetto di S
Francesco della Villa, qui a compimento). La letteratura trova 5 timpani sulla facciata (uno sulla porta, uno
quasi del tutto nascosto sostenuto da un ordine minore che entra sotto l’ordine minore e si allinea a quello
del portale, un altro, quello più ben visibile con attico, uno (il più strano e più nascosto) che si trova in
corrispondenza con i contrafforti che escono dai muri che separano le cappelle che servono a
controventare la grande volta della navata maggiore, il quinto è la falda del tetto perché in proiezione
ortogonale è un triangolo). Tutti questi timpani e ordini hanno corrispondenza precisa con gli elementi
costruttivi della chiesa. Vediamo l’ordine interno delle cappelle laterali. È come se fosse la proiezione sterna
di tutta la struttura architettonica dell’interno.

(semicolonne ordine minore sulla fronte sono in asse con le “paraste laterali”)
Francia e Inghilterra tra Cinquecento e Seicento

Le novità italiane arrivano molto presto in Francia e poi in Inghilterra (sfasamento nell’interesse
dell’Europa).

Francia e Inghilterra recepiscono bene queste novità con obbiettivi diversi: la Francia deve elaborare un
proprio autonomo percorso (vicina all’Italia e la studia, cercando una propria strada autonoma), un
esempio principale Philibert De l’Orne, che vinee a Roma e studia antico e moderno, rappresentando la
nuova modernità francese. Molti artisti italiani in Francia (Serlio). L’Inghilterra vive nel suo isolamento
insulare e si vede nel modo in cui arriva tardi l’interesse per la modernità, paese molto legato alla
tradizione. In Inghilterra non esiste nel 500 non esiste un architetto come Philibert o gli italiani (o che
pubblichi un trattato con architettura come scienza o di derivazione vitruviana). In Inghilterra sono i
committenti (aristocratici e corona) che per questioni politiche si allineano alla nobiltà europea. Verso la
fine del 500 esce dal suo isolamento (di carattere politico-religioso) e cerca interlocutori – l’architettura
diventa una lingua comune a tutta Europa e si adegua. Indigo Jones è il fondatore della nuova architettura
in Inghilterra, che fa un’operazione sulla scorta delle architetture di Palladio. Architettura inglese e Palladio
si realizza alla nascita dell’architettura inglese moderna con Jones. Nel 600 inglese il punto focale diventa la
Francia e non più l’Italia.

Due nazioni che si confrontano in maniera e tempi diversi con il 500 italiano (questioni politiche culturali).

Philibert (insegnamento di Serlio) si allinea con l’Italia; mentre per l’Inghilterra è Palladio.

Francesco I, il padre delle lettere (re dal 1515 a 1547) – consolidamento della monarchia in uno stato
elitario che diventa più forte con Enrico IV a Parigi capitale e le sue grandi opere a fine del secolo.

Regno di Francesco I:
Fontainebleau, una delle residenze del Re in cui vengono realizzate le prime opere moderne
(all’antica) grazie a un cambiamento di politica – scrive lettera su come la cultura deve essere il legante
nella corte. Il complesso vede la parte più antica (Porte Doree – porta nuova centrata su una sorta di arco
trionfale a più livelli) con una parte nuova più regolare fatta di giardini (importante nelle residenze reali)
con una galleria.

Grande galleria (un ambiente che non esiste in Italia) dove Francesco I espone un elogio delle lettere
fondato sulla retorica legata alla cultura, dove vi lavorano Giovanni Battista Rosso e Primaticcio (grandi
stucchi e pitture all’antica). Nella zona del giardino vi è Serlio (la grotta dei pini) – presenza fondamentale
nella corte. La Francia vuole trovare una propria strada del linguaggio antico in chiave francese – e Serlio li
aiuta (ne è la prova il VI libro sulle abitazioni scritto in Francia e mai pubblicato). Serlio disegna la stessa
tipologia di casa sia alla francese che all’italiana (alla moderna), sia con tetti aguzzi che finestre a mansarda
(requisiti di consuetudine e funzione locale) ma all’antica (tavola sinottica dei 5 ordini adattati a cotesti
radicalmente diversi). Disegna delle tipologie di casa sia alla francese che all’italiana (moderna), inizia con la
casa del contadino, palazzi cardinalizi fino alla casa del sovrano - tiranno. Ricerca tipologica sostenuta dalla
particolarità della situazione francese, dove vi è molto forte (più che in Italia) la distinzione tra ranghi, città
e campagna, tra abitazione e commercio, legata alla professione del committente. Operazione
essenzialissima.

Il Grande Ferrare: progetto di Serlio inculo nel libro per il cardinale Ippolito d’Este (rappresentante
pontificio in Francia).

Philibert de l’Orne e le tavole sul buono e cattivo architetto:


Serpente - animale ctonio e mantico (sapienza) – trattati principali ed elogio a Serlio (esempio del buon
architetto per Philibert de l’Orne). Serlio è colui che adatta i paradigmi e i sistemi all’antica nel nuovo
linguaggio francese.

La maniera antica qui non è estremamente evidente, passa però anche attraverso elementi non espliciti,
come la forma della pianta, o il modo di usare il bugnato in alcuni punti, vi è un timpano nascosto e una
loggia nascosa da un corpo di fabbrica che sporge sulla facciata; quindi, vi è volontà di organizzare un
prospetto con una simmetria bel ponderata e rispettando gli elementi funzionali. Non rinunciano alle
finestre nel tetto, che però diventano quasi finestre a edicola. Il cornicione diventa una cornice con
mensole e presenza di fregio. Piccoli elementi riorganizzati.

Capisce come funziona il linguaggio all’antica anche se lo colloca in un contesto che allontana questi esempi
dall’architettura moderna all’antica, ma per la Francia questa è la soluzione ideale.
La Francia non rinuncia alla stereotomia, tecnica di taglio della pietra che poi crea strutture anche
complesse – il taglio della pietra che compone struttura, muratura e aspetto della fabbrica (uso della pietra
fin dalle grandi cattedrali, costruite tenendo conto di questo sistema (da un singolo blocco di marmo
possono derivare diversi elementi sia strutturali che decorativi poi piazzati con la dovuta analisi) – molto
meno i mattoni). I singoli blocchi compongono strutture complesse anche a vista.

Il disegno architettonico francese è sempre tridimensionale, perché la stereometria permette di pensare in


maniera diversa, che però crea difficoltà nella rappresentazione.

Castello di Anet:

Il complesso in origine era molto diverso, molti pezzi sono stati demoliti ed è la sua opera principale,
costruita per Diana di Poitiers, amante di Enrico IV (è quindi solo un pezzo del complesso principale).

Ingresso:

È una residenza che ha tutti gli elementi caratteristici del castello (che in Francia non per forza deve essere
fortificata, ma è una residenza di campagna) che ha una corte d’onore al torno alla quale si dispongono gli
ambienti principali, vi è una cappella e una sorta di delimitazione dello spazio del complesso dal territorio
fatta con un accenno di fortificazioni per questioni di sicurezza (una sorta di fossato con acqua).
Sono architetture che a loro modo sono all’antica. Un sarcofago è stato reinventato per essere un camino.
Vi è un arco di trionfo e ordini, ma declinati in maniera ancora differente.

Il pezzo forte è la cappella, che si affaccia sulla corte. È una chiesa “doppia” con accesso privilegiato e uno
più basso. A segnare la presenza della chiesa vi sono dei campanili.

La cupola è strana, presenta elementi a gradoni ben visibili in sezione. La cupola e l’abside sono sovrapposti
e intrecciati tra loro. La lanterna è molto grande rispetto alla cupola.
Importanza della stereometria quando bisogna gestire una pianta di questo tipo. La cappella di Anet è a
pianta centrale inscritta in un quadrato, con 4 cappelle angolari, due delle quali servono da scala per i
grandi campanili. La pianta è risolta con 4 bracci che si innestano nell’aula circolare, di cui 3 sono curvi e
uno è rettilineo. La volta non è dritta ma piegata (ovvero con doppia curvatura), la pianta sfrutta un
modello antico e moderno impiegano le specificità del sapere costruttivo francese. Il disegno a cassettoni in
diagonale della cupola si proietta sul pavimento (gioco geometrico-prospettico – proiezione sul pavimento
della copertura).

Gli ordini in sequenza escono nel trattato di Serlio, e poco dopo, nel 1567 de l’Orne disegna e pubblica gli
ordini alla francese (nel premier tome), dove inserisce foglie, piume e tutto ciò che definisce la specificità
dell’architettura francese.

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