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2021-22
NOME COGNOME DELLO STUDENTE, MATRICOLA
L'opera è costituita da due parti: la preesistente cappella campestre (Madonna della neve) con nuova
destinazione di sacrestia e il santuario di Antonio Vittone. La pianta del santuario è circolare in cui al suo
interno è inscritto un esagono. Le cappelle radiali disegnano nello spazio un asse che dall’ingresso porta
all’altare. A raccordare i pilastri ci sono sei grandi archi portanti: l’aula esalta i ricami degli spazi interni
grazie alle cosiddette “camere di luce”, un espediente architettonico che utilizza uno studiato gioco di
riflessioni ottenuta dalle grandi finestre invisibili al pubblico (tutte le aperture sono nascoste da una
struttura che prepara la scenografia generale) creando così un’atmosfera quasi Divina. L’impressione è di
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Scheda di lettura - Laboratorio di Storia dell’architettura 1 – a.a. 2021-22
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una compenetrazione spaziale luminosa che gradualmente conduce all’elemento focale dell’edificio che
è la cupola . Scomponendo la pianta è possibile individuare l’intreccio di due triangoli equilateri (sempre
inscritti nel cerchio perfetto della cupola): evoca quasi inconsciamente l’Esagramma, la Stella di David,
continuando rimandi genealogici tra Maria e Davide, tra Cristo e a storia ebraica. Al di sopra di questa, è
impostato il tamburo della lanterna, conclusa da un ulteriore capolino.
La decorazione interna comprende un ciclo di affreschi di Pier Francesco Guala: che raffigurano i
maggiori protagonisti della Controriforma; sulla base del tamburo della cupola sono invece affrescati i
dodici apostoli e, salendo con lo sguardo, si può notare il gruppo di soggetti divini della Chiesa costituito
da schiere di angeli, la Vergine e la Trinità, gli affreschi perimetrali invece raffigurano i sacramenti. Sono
opera sempre di Pier Francesco Guala il paliotto e la pala della visitazione in origine collocati sull'altare
maggiore, mentre è attribuito al Piffetti il tronetto e la coppia di confessionali lignei.
La sacrestia, parte dell'edificio preesistente, conserva invece l'affresco della Madonna del Latte, risalente
al XVI secolo attribuito a Jacopino Longo, intorno a cui l'attuale santuario fu costruito, La cappella quindi
è stata congiunta e inglobata a questo antico tempietto.
Esternamente si individuano la preesistente cappella (divenuta sacrestia del santuario) e il santuario: che
si presenta a tre piani digradanti, tre cupole (di cui due traforate), sovrapposte e realizzate con un
sapiente uso dei pennacchi: ciò richiama il mistero della Trinità che infatti appare dipinta sul cupolino
della lanterna.
Ciascuno dei tre livelli della costruzione presenta curve e contro curve opposte a quella del livello
precedente, particolarmente geometrica per l'alternanza di curve convesse e concave, questi poi
sonosormontati dalla cupola caleidoscopica a pianta matrice esagonale. A una prima calotta diafana e
stellare, si sovrappone una seconda volta, svuotata al centro. Ciascuno dei “vuoti” generati dalla “stella”
inferiore, inquadra una piccola finestra nascosta, creando all'interno giochi di luce (derivanti dalle
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ricerche di Vittone sul tema della luce appresa dal Bernini e dallo Juvarra). Il prospetto quindi è prodotto
di una grande considerazione del rapporto dei volumi, caratterizzata da una sobria eleganza esterna
quanto ricca di affreschi all'interno.
Altri elementi del prospetto è la presenza del campanile e di finestre cieche presso la sacrestia dove la
copertura, come nei tre piani che compongono il santuario è in tegole di mattone.
Le pareti esterne della chiesa in sé sono bianche intonacate e lisce, dotate di lesene appena accennate al
primo livello in corrispondenza dell'estremità delle curve che denunciano all'interno le cappelle. Le
aperture sono rettangoli per la sacrestia, mentre al secondo livello del santuario sono curvate ai lati corti
del rettangolo, invece per il primo e il terzo livello sono presenti una serie di oculi.
Si trattò di un recupero di uno di quegli edifici di culto tipici del XVII e del XVIII secolo annessi a grandi
cascinali o posti al centro di borgate rurali: chiese o cappelle che offrivano alla comunità locale un luogo
fisico e un simbolo di aggregazione e di identità, ancora sentiti nel XXI secolo,
infatti la struttura ideata da Vittone e la presenza di determinati affreschi e la cupola stessa vogliono
invogliare alla preghiera, un forte senso di religiosità la pervade e, in essa, tutto è pensato e sistemato
per proporre, a chi vi entra, una sorta di cammino di fede. La luce che proviene dall’alto, dalla cupola che
si apre sopra le teste dei visitatori ed attira il loro sguardo verso l’alto, viene usata e diventa metafora del
divino.
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Il santuario è situata nel cuore della campagna a circa 5 km da Carignano in frazione Valinotto, sorge su
un latifondo che prima di Antonio Faccio era appartenuta ai padri Agostiniani di Carignano, i quali nel XVI
secolo avevano costruito la chiesetta (Madonna della Neve) inglobata poi nel nuovo santuario. Fa parte
anche di un complesso architettonico ancora più antico rappresentata dalla presenza della Cascina
Valinotto di origine medievali.
La chiesa che sorge in posizione isolata, non ha lo stile delle chiese di campagna, ha una linea più sobria
ed elegante, spicca con il bianco del suo intonaco nel verde della campagna circostante, il Monviso e le
cime delle Alpi Cozie fanno da scenografia naturale che ne valorizza le linee architettoniche,
permettendo alla natura e il paesaggio di diventare parte integrante dell'architettura dell'opera.
Carignano rappresenta il centro più vicino al santuario e propone un repertorio artistico e architettonico
che spazia da Medioevo al Tardo Novecento.
5. Analisi dello stato attuale (effettuare una descrizione sulla base delle foto attuali dell’edificio)
Lo stato attuale del santuario è opera di una recente restaurazione e da poco aperta nuovamente al
pubblico, resa possibile grazie agli interventi effettuati dai beni culturali dell'associazione progetto
cultura e turismo di Carignano, finanziati dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.
A causa del degrado le operazioni condotte hanno coinvolto gli intonaci esterni e la superficie affrescata
interna, dove il paliotto e la Pala della Visitazione che in origine erano conservati sull'altare maggiore
della chiesa ,oggi sono custoditi presso l'Opera Pia Faccio e Fricheri di Carignano.
I restauri hanno restituito sicurezza, fascino e colori alla struttura valorizzando nuovamente questo
patrimonio architettonico piemontese.
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Bibliografia Andreina Griseri e Rosanna Roccia (a cura di), Torino: i percorsi della
religiosità, Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 1998
http://web.tiscali.it/enricoforasacco/Vallinotto.htm
Fonti di riferimento per le Illustrazione 1:
immagini che appaiono nella https://www.ilcarmagnolese.it/domenica-13-giugni-apre-il-santuario-del-
scheda valinotto-di-carignano/
illustrazione2:
https://ita.archinform.net/projekte/4575.htm
illustrazione3:
https://www.ilcarmagnolese.it/citta-e-cattedrali-2019-tappa-carignano-
virle-piemonte/
illustrazione4:
https://www.carignanoturismo.org/2021/06/10/domenica-13-giugno-
apertura-straordinaria-della-cappella-del-valinotto/
illustrazione5:
illustrazione6:
http://www.piemonteis.org/?p=5466 ph: Marinella Piola
illustrazione7:
google earth