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FACOLTA DI ARCHITETTURA
Corso di Laurea in Scienze dellArchitettura_L17
Alfredo DAndrade
Alfonso Rubbiani
Emilio De Fabris
G. Sacconi
Federico Travaglini
Errico Alvino
G. Raimondi
Dionogi Scano
Emmanuele Palazzotto
Giuseppe Patricolo
Il restauro in Italia nel XIX secolo
La prassi
2. Progetti stilistici
interventi di F. Travaglini
interventi di A. Rubbiani
FEDERICO TRAVAGLINI
Santa Trofimena - Minori (SA)
San Domenico Maggiore - Napoli
L'attuale edificio, con la maestosa facciata rivolta verso il mare, a croce latina, con l'interno
articolato su tre navate. Limponente facciata enfatizzata dal sagrato, sopraelevato rispetto
alla quota stradale, a cui tuttora si accede attraverso una scala centrale.
Navata principale:
volta a botte lunettata, decorata con stucchi bicromi.
Navate laterali:
volte a scodella che in corrispondenza delle cappelle Nella navata centrale
accennano ad un ovale per adattarsi ad esse. spiccano gli stucchi
Bracci del transetto: volta a botte. settecenteschi, che si
Presbiterio: volta a botte e catino emisferico. distinguono da quelli
Incrocio dei bracci: cupola su tamburo. ottocenteschi della zona
presbiteriale.
S. Trofimena - Minori (SA) | 1818-44 Lista - Valente - Travaglini
La perizia per stabilire il costo dei nuovi lavori, previsti nel 1818 dal Decurionato, fu affidata
a Giuseppe Lista, il quale produsse un dettagliato elenco dei lavori approvato nellagosto
dello stesso anno.
La relazione molto esplicativa, sia per quanto riguarda lo stato di fatto, sia per lidea
progettuale, che riguardava due aspetti: il prospetto della chiesa e il presbiterio.
Tralasciando il progetto inerente la facciata, che il Decurionato decise di rimandare, si diede
priorit ai lavori del presbiterio.
In generale, lassenza di un piano di lavoro globale ed unitario, in base al quale affrontare
tutte le problematiche della fabbrica fece procedere il cantiere in maniera disorganica con
tempi esecutivi molto lunghi e seguendo criteri incoerenti, basati sulla quantit di denaro di
volta in volta disponibili.
Nel 1830 poich la campana grande sistente sul campanile di questa chiesa stava prossima
per crollare a motivo di essersi infraciditi i travi che la sostengono si pens di realizzare un
vero e proprio campanile, la cui mancanza era reclamata dal 1818. In tale occasione si
decise di riprendere anche il completamento della facciata.
Questa fu oggetto di lunghe discussioni, che videro il coinvolgimento anche di Pietro
Valente e Federico Travaglini, tanto che fu necessario aggiornare pi volte il progetto
iniziale, redatto dal Lista.
Insieme al grafico egli stil anche la perizia nella quale spiegava le motivazioni su cui si
fondava la sua scelta caratterizzata da un incerto linguaggio formale estremamente sobrio
nellornamentazione, adattandosi, per ragioni economiche, al rustico esistente secondo un
disegno di ispirazione classica.
Santa Trofimena - Minori (SA) | Lista - Valente - Travaglini (1818-44)
Stato di conservazione
della facciata in un disegno
firmato da Federico Travaglini,
del 1844.
Le pareti della navata centrale mostrano i finestroni gotici della chiesa angioina, riproposti dal
Travaglini, collocati al di sopra degli archi acuti della navata.
Inserisce, inoltre, medaglioni dipinti in asse con i pilastri, raffiguranti dodici santi dellordine
dei domenicani.
San Domenico Maggiore - Napoli | (1850-53)
Particolari di capitelli.
In alto a sinistra: capitelli posti in corrispondenza dei
piloni della nave centrale.
In basso a sinistra capitelli creati per larco maggiore
che divide la navata dal transetto.
A destra: vedute dinsieme.
San Domenico Maggiore - Napoli | (1850-53)
Guglielmo Raimondi
Architetto, allievo di Errico Alvino.
Duomo di Amalfi | 1872-91
Veduta della piazza di Amalfi (A. Senape, 1835 ca.) Amalifi, la cattedrale (P. Benoist,
1850 ca.)
Larcivescovo Filippo Augustariccio, fece completare il campanile nel 1276, facendovi aggiungere
la cella campanaria. Lo stesso arcivescovo, tra il 1266 ed il 1268, aveva fatto edificare il Chiostro
Paradiso.
Ulteriori ampliamenti e ricostruzioni avvennero tra il XVI secolo e il XVIII secolo che gli hanno
conferito la veste attuale.
Duomo di Amalfi | 1872-91
Lintervento si configura in un periodo in cui si nutrivano pregiudizi per il barocco
espressione delleclettismo architettonico, raggiungendo un risultato molto
lontano dal primitivo.
Ad avviare il processo di ricerca della facciata medievale fu un crollo avvenuto
nel 1861 causato da forte vento, che fu linput per effettuare drastiche demolizioni
di parti ritenute pericolanti, ma che in realt, una volta eliminate, avrebbero
consentito una pi chiara lettura delle parti sottostanti, al punto che si giunse a
demolire completamente il pronao.
I lavori ebbero inizio nel 1872, ad opera di Enrico Alvino, a cui subentr, nel
1880, Guglielmo Raimondi, che port a compimento lidea del suo predecessore.
In facciata, nel 1862, sotto la crosta barocca si individuarono frammenti della
fascia decorativa in mosaico e di alcuni archi, che Alvino riprese accuratamente,
purtroppo rifacendoli ex-novo, unitamente ad estesi tratti di facciata e delle
strutture sottostanti al piano di calpestio del portico, rifacendosi alla cultura della
conservazione del suo tempo.
Scelse come materiali di progetto la pietra da taglio, calcare e trachitica, e
mosaici, in luogo delloriginario e pi economico intonaco colorato e affrescato.
Duomo di Amalfi | 1872-91
Il duomo in una cartolina del 1862-71. Il duomo in una foto del 1872.
Tali documenti mostrano la facciata subito
dopo la demolizione degli stucchi barocchi e
dellatrio, perpetrati, nel 1862, dallarch.
Lorenzo Casalbore.
Nellimmagine in alto a destra emerge
loriginario motivo delle due fasce sovrapposte
di archi intrecciati, poi ripreso da Alvino nel suo
progetto.
Frammento dellantico mosaico distaccato, nel 1872
dalla sommit della facciata originaria del duomo
Duomo di Amalfi | 1872-91
A sinistra
In alto: Vorhalle der Cathedrale zu Amalfi, (H.W. Schulz,
1860).
Particolare della facciata con le figure Particolare della facciata con i Particolare della facciata con
dei dodici apostoli e lApocalisse di S. medaglioni di terracotta, le il rivestimento di calcare e
Giovanni, Domenico Morelli. borchie smaltate rosse e verdi, trachite messoin opera tra
I mosaici, confezionati dal maestro le riggiole di rivetsimento degli 1885 e il 1887 da Raimondi
veneziano Antonio Salviati tra il 1884 archi intrecciati sorretti da
e il 1885 e dai suoi figli nel 1890, binati di colonnine .
furono messi in opera dai maestri
veneziani Antonio Gobbo e Antonio
Foscato nel 1891.
Duomo di Amalfi | 1872-91
EMILIA ROMAGNA
ALFONSO RUBBIANI
Bologna
Chiesa di San Francesco
Palazzo di re Enzo e Palazzo del Podest
Alfonso Rubbiani | 1848-1913
Passione per larchitettura medievale
Influenza di Ruskin estetica e filosofia morale sono inscindibili; larte una delle pi
alte forme di profezia sociale
Il palazzo prima dei lavori di restauro ed il complesso costituito dal palazzo stesso e da quello del Podest
secondo il progetto di restauro di A. Rubbiani, ben rispondente ai criteri stilistici dorigine francese.
Nel palazzo del Podest (1887) ripristina le decorazioni in cotto, nel palazzo di Re Enzo (1905-
13), dopo tante dimostrazioni storiche e artistiche, sostituisce le finestre architravate con
trifore, che poi si dimostreranno diverse da quelle originarie (bifore e non trifore).
LIGURIA
PIEMONTE
VALLE DAOSTA
ALFREDO DANDRADE
Sacra di S. Michele S.Ambrogio di Susa
Borgo medievale del Valentino - Torino
Porta Soprana - Genova
Castello di Fnis - Aosta
Alfredo DAndrade | 1839-1915
Sul finire del X secolo San Giovanni Vincenzo, un discepolo di San Romualdo, inizi in questo
luogo la vita eremitica. Alle soglie dell'anno mille (983-987 ) il conte Ugo (Ugone) di
Montboissier, ricco e nobile signore dell'Alvernia, inizia l'edificazione del monastero, affidato
poi a cinque monaci benedettini. Fino alla prima met del 300 il monastero visse la sua
stagione pi favorevole sotto la guida degli abati benedettini, alla quale segu mezzo secolo di
decadenza e che culminer, nel 1622, con la soppressione del monastero.
La Sacra resta quasi abbandonata per oltre due secoli, finch, nel 1836, Re Carlo Alberto di
Savoia, desideroso di far risorgere il monumento che era stato lonore della Chiesa
piemontese e del suo casato, pens di collocare, stabile, una congregazione religiosa,
Offrendo lopera ad Antonio Rosmini.
Sacra di San Michele - SantAmbrogio di Susa | 1889
Viste dellesterno.
Particolare.
Porta Soprana - Genova | fine XIX sec.
Cesare Nava
VENEZIA
FEDERICO BERCHET
Fondaco dei Turchi
Federico Berchet | 1830-1909
A partire dal 1858 diventa di propriet del comune, che lo restaura, su progetto di Federico
Berchet, per poi adibirlo a museo.
Dal 1923 ospita il Museo civico di storia naturale di Venezia.
Fondaco dei Turchi - Venezia | 1858-60
Il fronte della facciata prima della costruzione. La facciato allo stato attuale.
La basilica, edificata a partire dal 1294 su progetto di Arnolfo di Cambio, fu consacrata nel
1443, anche se ancora incompiuta nel prospetto.
Nel 1476 viene effettuata una prima fascia di paramento marmoreo, poi smantellato nel 1854
per realizzare il nuovo disegno.
Nel 1837 larchitetto Matas e lo scultore Lorenzo Bartolini progettano varie soluzioni, tra cui
fu scelta quella del modello, replicante forme e stilemi gotici, con elementi scultorei ridotti al
minimo e linearit ravvivata dalla policromia dei marmi.
Il progetto conclusivo fu approvato nel 1854.
Chiesa di S. Maria del Fiore - Firenze | 1867 Emilio De Fabris
Nel 1472, quando la fabbrica si conclude
con la cupola brunelleschiana, la facciata,
realizzata solo per met della sua altezza,
presenta un portale centrale a forma di
tabernacolo e due parti laterali.
Nel 1490 viene bandito un concorso e nel
1587 Lorenzo de Medici fa demolire quel
che era stato realizzato dellantica facciata.
COME INTERVENIRE?
Alla maniera di Arnolfo o di Brunelleschi?
Con facciata tricuspidale o monocuspidata?
Emilio De Fabris
Stato attuale
Chiesa di S. Maria in Cosmedin - Roma | 1892-99 G.B. Giovenale
Nel 1899 fu oggetto di un nuovo intervento a firma di G.B. Giovenale che elimin questi elementi
per riportare la chiesa alloriginario aspetto romanico, che ancora oggi conserva.
Lintervento di Giovenale stato eseguito in applicazione dei criteri storico-stilistici, attraverso
un intervento di liberazione e reintegrazione.
DIONIGI SCANO
Cattedrale di Santa Maria
Torre di S. Pancrazio
Torre dellElefante
Basilica di S. Saturnino
Restauro in stile
Demolizione
Torre di San Pancrazio
Cattedrale
Torre dellElefante
Chiesa di S.Francesco
Basilica di S.Saturnino
Foto della chiesa di San Francesco, ripresa dallattuale piazza Yenne e incisione del secolo scorso (da
Almanacco di Cagliari-1985, Roberto Porr).
Pianta della chiesa e del chiostro. Sezione con ricostruzione della facciata laterale della chiesa.
Attraverso lampia sagrestia si raggiungeva il chiostro a pianta quadrata con il pozzo
centrale. Il complesso religioso ebbe per molti secoli grande importanza sia sociale che
economica per lo sviluppo del quartiere.
Chiesa di San Francesco | 1875
Torre dellElefante
Torri di S. Pancrazio e dellElefante | 1906 Dionigi Scano
Nei primi anni del Trecento, paventando l'imminente attacco catalano a seguito della
concessione del "Regnum Sardiniae" a Giacomo II re d'Aragona, i Pisani rafforzarono la
cinta muraria sotto la direzione dell'architetto Giovanni Capula. Le possenti mura furono
costruite in cantoni provenienti dal colle di Bonaria e dotate di torri con pianta a L o
circolare. Sopravvivono integre la torre di San Pancrazio a NE, con epigrafe che la dice
edificata nel 1305, e la torre dell'Elefante a SO, datata epigraficamente 1307.
Il complesso delle mura urbiche del Castello (). Era difeso, oltre che dalle tre torri maggiori, in
corrispondenza degli ingressi (Leone, Elefante; S. Pancrazio), anche da una ventina di torri secondarie,
poste ad intervalli irregolari ogni 70-80 metri, pari alla gittata utile di un arco .
(M. RASSU, Baluardi di pietra: storia delle fortificazioni di Cagliari, Aipsa, Cagliari 2003, pp. 236 P.17).
Torri di S. Pancrazio e dellElefante | 1906 Dionigi Scano
Erette sotto richiesta da parte dei Pisani, dallarchitetto sardo Giovanni Capula, rispettivamente nel 1305 e
1307, <<(), avevano il lato interno (verso il Castello) aperto e con i soppalchi lignei in vista, secondo
modelli della Toscana e dellItalia centrale ().>> (M. RASSU, Baluardi di pietra: storia delle fortificazioni di Cagliari,
Aipsa, Cagliari 2003, pp. 236 P.17).
Nel XVII secolo, con l'apertura del passaggio nell'attiguo Palazzo delle Seziate,
la torre di S. Pancrazio perde la funzione d'ingresso alla citt ed adibita a
carcere sino alla fine del XIX secolo. Nel tempo le si addossa unedilizia
disordinata, formata prevalentemente di casupole.
Nel 1906, ad opera dell'ingegnere Dionigi Scano, vi fu un restauro mirato a
riportare la torre all'aspetto originario, abbattendo le costruzioni addossate e
soprattutto attraverso la liberazione del lato murato nel periodo aragonese e
rafforzando i ballatoi in legno, ripristinati recuperando in piccola parte quelli
originari ed inserendo parti nuove ricostruite fedelmente sulla base degli
elementi rinvenuti durante lopera di restauro.
Torri di S. Pancrazio e dellElefante | 1906 Dionigi Scano
Preesistenze bizantine.
Nel 1089 il complesso monumentale fu donato dal giudice cagliaritano ai Vittorini di
Marsiglia, che la rifecero con modi protoromanici, conservando il corpo centrale cupolato
corredandolo con quattro bracci a tre navate ciascuno e costruendo una nuova abside
semicircolare di pi ampia luce.
Chiesa di San Saturnino | 1898-1923 Dionigi Scano
Dellimpianto vittorino persistono il braccio orientale, labside e i muri perimetrali del
braccio occidentale.
Preesistenze medievali.
Nel 1324, larea viene inclusa nella cittadella aragonese dassedio di Bonaria e subisce gravi
danni da parte dei pisani durante il conflitto: furono quasi completamente demoliti i due
bracci laterali e quello frontale.
Nel 1484, viene effettuato un parziale restauro.
Nel XVII secolo, vengono condotti dei restauri e dellespoliazioni per la ristrutturazione
barocca della Cattedrale.
Chiesa di San Saturnino | 1898-1923 Dionigi Scano
Nel 1714, i resti della chiesa passano alla Corporazione dei Medici e Speziali che la
intitolarono ai loro santi protettori Cosma e Damiano. A questo periodo risalgono il
tamponamento dei tre arconi, la chiusura dellabside, su cui appoggiava il grande altare
settecentesco dedicato ai SS. Cosma e Damiano, il tamponamento delle archeggiature tra la
navata principale e le navatelle laterali, laggiunta di una sacrestia, costruita in aderenza al
lato sud ed il rivestimento della cupola a squame di cotto maiolicato.
La chiesa di S. Bardilio, demolita a fine Ottocento. Progetto di ripristino di Scano, non realizzato.