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Fondata nel 1064 e consacrata con grande solennità il 26 settembre del 1118, la costruzione della

Cattedrale conobbe due fasi, legate rispettivamente agli architetti Buscheto, cui si deve l’impianto originario
con corpo basilicale a cinque navate, transetto a tre navate e cupola sulla crociera, e Rainaldo, responsabile
del prolungamento dell’edificio e della facciata. La costruzione fu definitivamente conclusa soltanto
nell’ultimo quarto del XII secolo, quando, nel portale centrale, furono collocati i battenti bronzei di
Bonanno, andati poi perduti nel devastante incendio del 1595, a seguito del quale furono effettuate
numerose sostituzioni di opere distrutte e avviato un vasto programma decorativo.

Il progetto ha avuto inizio a settembre 2015. Il restauro completato è stato presentato il 20 maggio 2018, in
occasione della celebrazione della messa di Pentecoste. I lavori hanno interessato la completa verifica dello
stato di manutenzione e conservazione degli intonaci della cupola e dei paramenti laterali del presbiterio e
del sottocupola. In particolare sono stati realizzati: il consolidamento degli intonaci distaccati, restauro degli
apparati pittorici della cupola del Riminaldi e dei paramenti laterali, l’intervento sul degrado degli intonaci
con decoro a finto marmo della navata centrale per porzioni successive. La chiesa è tornata così al suo
massimo splendore, in tempo per il 900° anniversario della consacrazione (26 settembre 2018).

L'edificio, come la torre campanaria, è sprofondato percettibilmente nel suolo, e alcuni dissesti nella
costruzione sono ben visibili, come le differenze di livello tra la navata di Buscheto e il prolungamento ad
opera di Rainaldo (le campate verso ovest e la facciata).

STILE ROMANICO PISANO:

Come a Venezia, l’architettura pisana fu quindi influenzata da Costantinopoli e bizantina in generale, grazie
alle fiorenti rotte commerciali di Pisa, che favorirono gli scambi culturali con altre aree del Mediterraneo. In
realtà, all’inizio la cattedrale era simile a una croce greca (si possono ancora vedere pietre di colori diversi
sul lato esterno della navata in corrispondenza dell’aggiunta della metà del XII secolo) e altri elementi
bizantini sono il matroneo e il cupola a cupola coronata, posta in modo “lombardo” all’incrocio delle
braccia, ancor più che a Venezia, gli elementi orientali furono reinterpretati secondo il gusto occidentale,
arrivando a forme artistiche di notevole originalità, ad esempio la configurazione dell’interno ha una
spazialità tipicamente paleocristiana.

PIANTA:

L'edificio, che in origine era a croce greca con all'incrocio dei bracci una grande cupola, oggi è a croce latina
immissa.

Il corpo longitudinale, diviso in cinque navate, si sviluppa su dieci campate. Questa pianta continua nel coro
con altre due campate ed un'abside finale a coronamento della sola navata centrale. Il transetto ha 4
campate per lato (oppure sei se si includono le due in comune col corpo longitudinale) ed è a tre navate
con absidi terminanti sui due lati. Al centro quattro grossi pilastri delimitano la crociera rettangolare
terminante in alto con una grossa cupola ellittica.
ESTERNO:

La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo provenienti
dal bottino di guerra, fra cui il Grifo utilizzato come est del tetto, forse preso a Palermo nel 1061 (oggi sul
tetto si trova una copia, l'originale è nel Museo dell'Opera del Duomo. Gli archi a profilo acuto fanno
riferimento a influenze musulmane e del meridione d'Italia. Le arcate cieche con losanghe richiamano le
analoghe strutture delle chiese dell'Armenia. La facciata di marmo grigio e bianco, decorata con inserti di
marmo colorato, fu edificata da mastro Rainaldo. I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise
da cornici con tarsie marmoree, dietro i quali si aprono monofore, bifore e trifore.

Le porte della facciata in bronzo massiccio furono realizzate da diversi artisti fiorentini nel XVII secolo, dopo
l'incendio del 1595. Sopra le porte ci sono quattro file di gallerie aperte, con, in cima, la Madonna con
Bambino e, negli angoli, i quattro evangelisti. La tomba di Buscheto si trova a sinistra della porta nord della
facciata.

INTERNO:

L'interno a cinque navate è rivestito di marmi bianchi e neri, con colonne monolitiche di marmo grigio e
capitelli di ordine corinzio. Gli archi delle dieci campate sono a tutto sesto (quelli della navata centrale)
oppure a sesto rialzato nello stile moresco del tempo (quelli delle navate laterali). L'interno suggerisce un
effetto spaziale che qualche analogia con quello delle moschee, per l'uso di archi a sesto rialzato nelle
navate laterali più esterne, per l'alternanza di fasce in marmo bianco e verde e per l'inconsueta cupola
ellittica, di ispirazione orientale. La presenza dei matronei, con le solide colonne monolitiche di granito nelle
bifore, è un chiaro segno di influenza bizantina. L'architetto Buscheto aveva accolto stimoli dal Levante
islamico e dall'Armenia.

La navata centrale ha un soffitto a cassettoni dorati seicenteschi, in legno dorato e dipinto, dei fiorentini
Domenico e Bartolomeo Atticciati; reca dorato lo stemma dei Medici. Presumibilmente l'antico soffitto
presentava una struttura con capriate lignee a vista. Le quattro navate laterali hanno una copertura
intonacata a crociera. La copertura a cassettoni è presente anche nel coro e nella navata centrale del
transetto, mentre una copertura a botte intonacata è presente nelle navate laterali del transetto. Curiosa è
la copertura delle navate laterali del transetto al livello delle due campate in comune con le navate laterali
del corpo longitudinale: queste sono a crociera (come nelle navate laterali del corpo longitudinale), ma
sono più alte (come nelle navate laterali del transetto). È inoltre presente un matroneo di origine bizantina
che corre lungo tutta la chiesa, compreso coro e transetto e che presenta una copertura a cassettoni (corpo
centrale) o a travi lignee (transetto). Ancora più in alto sottili e profonde finestrine permettono
l'illuminazione della chiesa.

Solo una parte degli interventi decorativi medievali sono sopravvissuti all'incendio del 1595. Tra queste è
l'affresco con la Madonna con Bambino del pisano Maestro di San Torpè nell'arco trionfale, e sotto di esso il
pavimento cosmatesco, di una certa rarità fuori dai confini del Lazio. Fu realizzato in tarsie marmoree con
motivi geometrici ad "opus alexandrinum" (metà del XII secolo). Altri frammenti di affreschi tardo
medioevali sono sopravvissuti, tra i quali San Girolamo su uno dei quattro pilastri centrali e San Giovanni
Battista, un Crocifisso e San Cosimo e Damiano sul pilastro vicino alla porta di ingresso, parzialmente
nascosto dalla bussola.
La porta di San Ranieri è decorata con ventiquattro formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento.
Questa porta è una delle prime prodotte in Italia nel Medioevo, dopo l'importazione di numerosi esempi da
Costantinopoli, (ad Amalfi, a Salerno, a Roma, a Montecassino, a Venezia...) e vi si ammira una sensibilità
tutta occidentale, che si stacca dalla tradizione bizantina. Gli antichi entravano da questa porta.

Il pergamo di Giovanni Pisano, sopravvissuto all'incendio, fu smontato durante dei lavori di restauro e non
fu rimontato fino al 1926. Con la sua articolata struttura architettonica e la complessa decorazione
scultorea, l'opera è una delle più vaste narrazioni per immagini trecentesche che riflette il rinnovamento ed
il fervore religioso dell'epoca. Nelle formelle, leggermente ricurve, sono scolpiti con un linguaggio
espressivo gli episodi della Vita di Cristo. La struttura è poligonale, come negli analoghi esempi precedenti,
nel battistero di Pisa, nel duomo di Siena e nella chiesa di Sant'Andrea di Pistoia, ma per la prima volta i
pannelli sono leggermente incurvati, dando un'idea di circolarità nuova nel suo genere. Altrettanto originali
sono: la presenza di cariatidi, figure scolpite al posto delle semplici colonne, che simboleggiano le Virtù;
l'adozione di mensole a volute in luogo degli archetti per sostenere il piano rialzato; il senso di movimento,
dato dalle numerosissime figure che riempiono ogni spazio vuoto.

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