Sei sulla pagina 1di 6

Jacopo Sansovino

Biografia

Iniziò il suo apprendistato artistico nella bottega di Andrea Contucci, detto Il Sansovino, dal
quale ereditò anche il soprannome.
Nel 1515 partecipa al concorso per la facciata della Basilica di San Lorenzo a Firenze, dove
viene in contatto diretto con Michelangelo dal quale attinse irrobustendo i volumi delle sue
successive opere architettoniche, con maggiori effetti di chiaroscuro dati dal contrasto tra spazi
pieni e vuoti.
Il suo secondo periodo romano è caratterizzato da uno sviluppo del suo stile verso una maggiore
grandiosità, come nella Madonna del Parto nella Basilica di Sant'Agostino.
Fuggì da Roma in seguito al Sacco del 1527, riparando a Venezia, dove avrebbe voluto solo
transitare, diretto verso la Francia. Fu invece trattenuto in città dopo essere stato presentato al
Andrea Gritti, ricevendo un'immediata commissione per il restauro delle cupole della Basilica di
San Marco. A Venezia si stabilì poi in via definitiva e lasciò la città lagunare solo per un viaggio
nella sua città natale, nel 1540. Qui lavorò come scultore e, soprattutto, come architetto.
Fu il primo architetto nella città dei canali ad introdurre lo stile monumentale del Rinascimento
maturo, sebbene adattato alle caratteristiche architettoniche della città, fino ad allora dominata
dallo stile ornato e minuzioso di Condussi e dei Lombardo
Per quanto riguarda la sua attività di scultore a Venezia, numerose furono le commissione per
marmi e bronzi, come la Madonna con Bambino, il Miracolo del fanciullo Parrasio e la
Guarigione della giovane Carilla.
Grazie all'amicizia con Pietro Aretino e Tiziano, fu ammesso al patrimonio veneziano. Alla sua
morte, fu celebrato come uno dei più notevoli e influenti architetti della Repubblica.

Gli interventi in piazza San Marco


La ristrutturazione di piazza San Marco rappresenta l’impresa più impegnativa e certo più
significativa di Sansovino.
Perseguendo l’intento di conferire nuova dignità al centro politico, religioso e culturale della
città, il proto di San Marco diventa il regista assoluto del riassetto urbanistico della piazza. Per
quanto dilazionati nel tempo e ultimati solo dopo la sua morte, i singoli interventi fanno parte di
un unico progetto di riqualificazione. Il difficile compito di armonizzare il vecchio e il nuovo
viene risolto da Jacopo Sansovino mediante la regolarizzazione geometrica degli spazi. Dopo
aver smantellato le rivendite commerciali che ingombravano la piazza, egli predispone
l’arretramento degli edifici che ne delimitavano il perimetro. Mediante un procedimento già
sperimentato a Pienza e utilizzato negli stessi anni da Michelangelo.
Oltre alla valorizzazione delle architetture preesistenti, il programma prevede anche
l’inserimento di nuove strutture pubbliche. Dal 1537 l’architetto è infatti impegnato nella
realizzazione di un edificio di grande valore culturale. Destinata a custodire il ricco patrimonio
bibliografico che il cardinal Bessarione aveva donato alla città di Venezia, la Libreria Marciana
segna una tappa di grande importanza nella produzione artistica di Jacopo Sansovino.
Dotato di una non comune competenza progettuale, l’architetto adatta il rigoroso classicismo di
matrice bramantesca alle esigenze lagunari; così il plasticismo delle architetture è arricchito da
un fitto apparato scultoreo che media gradualmente il passaggio chiaroscurale tra i pieni degli
edifici e le profonde aperture dei loggiati.
Nel 1554 egli interviene anche sul quartiere di Rialto, il polo commerciale di Venezia, devastato
da un incendio quattro decenni prima. Incaricato di trovare una sistemazione per i negozi
distrutti, l’architetto progetta un edificio articolato su tre piani in cui, oltre alle botteghe da
cedere ai privati, sono presenti diversi ambienti da affittare. Al classicismo "di rappresentanza"
utilizzato in piazza San Marco, l’architetto sostituisce in questo caso un linguaggio austero e
semplificato, evidentemente più consono a una architettura utilitaristica.
Probabilmente condizionato dalla scarsa disponibilità economica, nei progetti per le chiese
parrocchiali Jacopo Sansovino realizza una mediazione fra linguaggio moderno e tradizione
locale. Sia la chiesa di San Martino (1540) che quella di San Giuliano (1553) si
contraddistinguono per una semplicità strutturale.

LIBRERIA MARCIANA
IACOPO SANSOVINO

La costruzione del palazzo che doveva ospitare la collezione libraria del cardinale Bessarione e
divenire pubblica biblioteca dello Stato veneto, offrendo anche una sede agli uffici dei
Procuratori di S. Marco, fu iniziata da Jacopo Sansovino nel 1537.
L'edificio fu il cardine dell'opera di rinnovamento urbanistico dell'architetto fiorentino, nominato
nel 1529 proto dei Procuratori, ovvero soprintendente di un gran parte delle fabbriche che si
affacciavano sulla Piazza San Marco.
Sansovino intraprese la costruzione della Libreria dall'angolo del campanile, ripulendo l'area dai
banchi di vendita di vittuarie e dalle locande, creando un profilo omogeneo e di grande eleganza
formale.
Tutto ciò era necessario perché quel lato della Piazzetta potesse degnamente fronteggiare Palazzo
Ducale.
Sansovino impresse all'edificio caratteristiche stilistiche originali per la scena veneziana,
richiamandosi a modelli romani: la Libreria si presenta come un loggiato continuo su un portico
terreno, caratterizzato da arcate di ordine dorico impreziosite da una trabeazione dorica che
alterna triglifi e metope; anche l'ordine ionico del loggiato superiore mostra un ricco fregio
raffigurante putti e festoni di fiori e frutta.
Completa l'opera una balaustra con 3 obelischi angolari e una serie di statue di divinità classiche
di mano di Alessandro Vittoria e di altri noti artisti.
Inizialmente Sansovino aveva ideato una copertura a volta: il crollo, nel dicembre del 1545, a
lavori avanzati, la sua detenzione e il pagamento delle spese di ricostruzione, gli consigliarono di
realizzare invece un'ampia terrazza.
Sansovino realizzò dal 1537 al 1553 le prime sedici arcate della Libreria mentre Vincenzo
Scamozzi proseguì l'opera nel 1588 demolendo il palazzo delle Beccherie ed edificando le ultime
cinque arcate verso il molo.

La facciata
La Libreria di San Marco , in Piazzetta, è un capolavoro della scultura del 500, ideata dal
Sansovino nel 1537 dischiude le porte ad una animazione con aspetti perfino scenografici
mediante l’intervento della scultura, che ha tanta parte nell’architettura posteriore al primo
Rinascimento, che si esprimeva con la severità della decorazione degli edifici.
Il Sansovino, profondamente scultore oltre che architetto, è affascinato dall’atmosfera teatrale
della città e interpreta, da genio del Rinascimento, il nesso continuo della decorazione come
unico e vastissimo racconto, che si prolunga all’infinito. quale appare nella più antica tradizione
veneto-bizantina.

La decorazione sta alla base della biblioteca, costruita su due piani. L'ordine architettonico, che
definisce in modo significativo il decoro del manufatto, è sovrapposto, vale a dire che troviamo
al piano terra un ricco tuscanico tridimensionale che è appoggiato ai pilastri (alla romana) con
triglifi e metope evidenti e al piano superiore lo ionico. Esempio di grande innovazione sono le
serliane molto compattate che al piano primo caratterizzano l'edificio.
L'arricchimento decorativo della biblioteca è impreziosito con opere scultoree. Festoni di frutta,
un grande cornicione con statue importanti in corrispondenza delle colonne caratterizzano
l'evidente coronamento rinascimentale. Per la prima volta notiamo lo svuotamento dei parapetti
proprio sul coronamento.
Oltre all'innovazione, tutto è pensato in riferimento ai modelli romani, come ad esempio i festoni
che erano usati nelle opere funerarie romane.
Palladio definisce la biblioteca "l'edificio più ricco e più ornato che si sia mai fatto dagli antichi
fin qua".
La facciata è su due livelli:

· le arcate del piano terreno sono di ordine tuscanico. Su di esse poggia una trabeazione
dorica che alterna triglifi e metope;

· al secondo livello si trova un loggiato di ordine ionico, sovrastato a sua volta da un ricco
fregio in cui si susseguono putti e festoni di fiori e frutta. Nei sottarchi, una ricca
decorazione scultorea. Sul coronamento, una balaustra sormontata da statue di divinità
classiche
Nella facciata, leggera e chiaroscurata, i vuoti prevalgono sui pieni. Si tratta di un organismo
polivalente, il cui prospetto sulla piazza è risolto con un doppio ordine di arcate a carattere
romano, ispirate al Teatro di Marcello e ai progetti sangalleschi per il cortile di Palazzo Farnese,
ma le alterazioni delle proporzioni denunciano una volontà di interpretazione che va oltre la
citazione accademica. Il primo ordine, porticato, riprende il doppio sistema romano delle colonne
reggenti l'architrave e dei pilastri che reggono gli archi, e il secondo che presenta balaustre
discontinue, colonne sostenenti un ricchissimo fregio e serliane così contratte da annullare il loro
valore di trifore

L' INTERNO
All'interno della Libreria si accede per una nobile scala a due rampe, con soffitto a volta e ripiani
a cupola. Nei riquadri della volta e nelle cupole dei pianerottoli si alternano rilievi a stucco.
Lungo la scala sono collocate sei colonne romane di marmi rari. Al primo piano si nota
nell'andito, a sinistra, uno dei rarissimi esemplari rimasti della magnifica veduta di Venezia a
volo d'uccello di Jacopo de' Barbari.
Nella cupola del soffitto, stucchi e riquadri raffiguranti la musica, allusione all'armonia. Il
Vestibolo venne concepito dal Sansovino come sala destinata a lezioni di materie umanistiche,
rivolte a patrizi e cittadini.
Nel 1587 il patriarca di Aquileia Giovanni Grimani decise di donare alla Repubblica la sua
raccolta di statue e rilievi antichi, soprattutto greci; e il luogo prescelto per riporre la preziosa
collezione fu il Vestibolo, che venne così trasformato in Museo Statuario della Repubblica. Nella
sala trovarono una pittoresca collocazione circa duecento pezzi marmorei, sistemati in modo da
ricreare una sorta di foro antico.
Attraverso un nobile portale si accede alla sala della Libreria, il vero cuore dell'edificio, costruito
appositamente per ospitare la raccolta libraria della repubblica.
I suoi preziosissimi codici (circa mille, in buona parte greci) vennero qui collocati nel 1560.
Il soffitto venne ornato di pitture: una decorazione a grottesche, su fondo oro e ventuno tondi,
opera di sette diversi pittori.
Alle pareti vennero collocati, tra il 1562 e il 1572, numerosi ritratti di antichi Filosofi per ricreare
un ambiente simile a quello delle biblioteche dell'antichità.

SITI

https://venezia.myblog.it/2013/06/29/la-scultura-teatrale-del-cinquecento-a-
venezia-la-biblioteca/
https://marciana.venezia.sbn.it/la-biblioteca/il-patrimonio/patrimonio-
storicoartistico/il-palazzo-della-libreria-sansoviniana
https://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca_nazionale_Marciana
http://www.arte.it/guida-arte/venezia/artista/jacopo-tatti-detto-sansovino-440
https://library.weschool.com/lezione/jacopo-sansovino-19590.html
https://www.mam-e.it/dizionari/dizionario-arte/dizionario-sansovino-jacopo/

Potrebbero piacerti anche