Sei sulla pagina 1di 43

Manfredo Tafuri

Strategie di sviluppo urbano nell'Italia del Rinascimento


In: D'une ville l'autre. Structures matrielles et organisation de l'espace dans les villes europennes (XIIIe-XVIe
sicle). Actes du colloque de Rome (1er-4 dcembre 1986). Rome : cole Franaise de Rome, 1989. pp. 323-364.
(Publications de l'cole franaise de Rome, 122)

Riassunto
Manfredo Tafuri, Strategie di sviluppo urbano nell'Italia del Rinascimento, p. 323-364.
L'autore esamina alcuni esempi di sviluppo urbano programmato, fra il '400 e la fine del '500, in Firenze, Roma e Venezia,
paragonabili a iniziative prese nella Milano sforzesca e a Genova. Viene messo in luce uno stile mediceo : le iniziative di
Lorenzo il Magnifico e quelle del figlio, Leone X, investono Firenze e Roma con analoghe finalit politiche. Tuttavia, l'alto profilo
formale della Roma leonina rimane isolato rispetto alla mediocritas che caratterizza gli interventi in Firenze e in Venezia, non a
caso capitali di repubbliche. Il caso veneziano preso in esame a partire dal '300, con l'interramento della punta di S. Antonio
di Castello; segue l'analisi delle espansioni ottenute con i nuovi terreni di S. Maria Mazor e delle Fondamenta Nuove, nel secolo
XVI. Tali interventi - viene dimostrato - sono strettamente integrati sia al sistema istituzionale veneziano che all'immagine ideale
della citt costruita dal patriziato sin dal 1297: la differenza rispetto alla Signoria dissimulata del Magnifico a Firenze e al
potere accentrato che condiziona la Roma pontificia si cala pertanto nel vivo della realt urbana lagunare.

Citer ce document / Cite this document :

Tafuri Manfredo. Strategie di sviluppo urbano nell'Italia del Rinascimento. In: D'une ville l'autre. Structures matrielles et
organisation de l'espace dans les villes europennes (XIIIe-XVIe sicle). Actes du colloque de Rome (1er-4 dcembre 1986).
Rome : cole Franaise de Rome, 1989. pp. 323-364. (Publications de l'cole franaise de Rome, 122)

http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1989_act_122_1_4601
MANFREDO TAFURI

STRATEGIE DI SVILUPPO URBANO


NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO

Fra i termini usati nel titolo del presente saggio, il pi problemati


co quello riferito a una periodizzazione divenuta ambigua : il Rinasci
mento. Taglieremo corto sull'argomento. L'intero titolo implica infatti
un interrogativo storiografico : esistono - e gestiti da quali protagonisti,
e con quali conflitti interni - riconoscibili modi di usare la citt a fini
politici, in quel frammento del lungo Medioevo italiano che vede
affermarsi Signorie territoriali ed esperimenti assolutisti? E come si
riflettono tali strategie nel contesto delle superstiti Repubbliche oligar-
chiche? L'interrogativo ammette alcuni corollari. L'eliminazione del
termine urbanistica, dall'analisi urbana relativa al lungo periodo
dell' ancien rgime, tende a ridurre il peccato mortale dell'anacroni
smo, per usare un concetto caro a Bloch e a Febvre. Tale eliminazione
- polemica nei confronti delle manipolazioni alla moda dei fenomeni
storici - non intende affatto ignorare che gi le citt medievali erano
disciplinate da statuti, regolamenti, magistrature, convenzioni, tenden
ze di gruppo disegni di ceti dominanti. Il nostro problema indivi
duare, nel breve periodo compreso fra il tardo XV secolo e i primi
decenni del secolo successivo, i modi in cui quel complesso di strument
i gestionali si modifica, una volta che nuovi protagonisti, nuove attrez
zature mentali, nuovi temi politici siano entrati in campo. E tale analisi
non potr trascurare la portata delle resistenze i cui effetti modificano
le ipotesi vincenti.
necessario far emergere, come protagonista, un lento movimento
di trasformazione. Sar opportuno, al proposito, evitare astratte tipolo
gie, sottoponendo ad analisi situazioni concrete, una volta precisati i
possibili parametri di confronto; vale a dire, i differenti significati pol
itico-economici, i gruppi di potere protagonisti e quelli contro cui le
varie operazioni si dirigono, gli strumenti e le istituzioni chiamate in
causa, i valori attribuiti agli interventi in relazione alle rappresentazio-
324 MANFREDO TAFURI

ni ideali consolidate. Tre casi saranno i soggetti principali del presente


saggio : la Firenze di Lorenzo il Magnifico, la Roma di Leone X, Venez
ia fra il XIV e il XVI secolo. Il perch di tale campionatura emerger
dalla narrazione stessa. Per ora, vogliamo soltanto far notare che i pri
mi due test sono stati scelti per ragioni analogiche; il terzo - la Venezia
tardomedievale e umanistica - per introdurre una diversit dagli esi
ti storicamente significativi. Comunque, analogie e differenze fanno
parte di un diffrangersi delle strategie urbane tipico del frammento
temporale considerato. I confronti che proporremo non costituiscono
che un invito a moltipllcare le analisi comparate, onde evitare, insieme
alle generalizzazioni, la chiusura in studi localistici.

La Firenze laurenziana

Nell'esporre le articolazioni della nostra indagine abbiamo in parte


scoperto le nostre carte. L'interrogativo generale si gi scisso in due
sottotemi, il primo dei quali potrebbe essere cos formulato : possibile
riconoscere una strategia medicea in qualche modo tramandata da
Lorenzo il Magnifico al figlio che salir al soglio pontificio nel marzo
del 1513? I possibili equivoci impliciti in tale interrogativo saranno dis-
solti nel corso dell'analisi, che trae spunto, per il caso fiorentino, pi
che dai pionieristici saggi di Chastel e di Gombrich, dagli studi di Gold-
thwaite e da un fondamentale saggio di Caroline Elam, cui ci riferir
emo in modo particolare1.
Con una penetrante analisi, la Elam ha individuato una precisa
relazione fra la febbre edilizia del tardo '400 fiorentino e un inter
vento pianificato e parzialmente realizzato dal Magnifico : l'urbanizza
zione dell'area compresa fra le vie Laura e del Rosario, non lontana dal
sito occupato dal palazzo di Bartolomeo Scala.

1 Cfr. i saggi ormai classici di A. Chastel, Art et humanisme Florence au temps de


Laurent le Magnifique, Parigi, 1959, trad. it. Torino, 1964, e di E. Gombrich, The Early
Medici as Patrons of Art : a Survey of Primary Sources, in E. F. Jacob (editor), Italian
Renaissance Studies. A Tribute to the late Cecilia M. Ady, Londra, 1960, p. 279-311, ora in
Id., Norm and Form, Londra, 1966, p. 35-67, trad. it. Torino, 1973, p. 51-83. Per i lavori del
Goldthwaite cfr. la nota seguente. Del tutto innovatore il saggio di C. Elam, Lorenzo de
Medici and the Urban Development of Renaissance Florence, in Art History, I, 1978, n. 1,
p. 43-66.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 325

Sul boom edilizio fiorentino della fine del secolo XV testimonia


il Landucci, e pi volte si insistito sulla direzione dei suoi sviluppi da
parte governativa2. La provvisione del 1489 prevede - com' noto -
un'esenzione per quaranta anni dalle tasse per le case costruite inizia
te entro cinque anni; palese la preoccupazione di incrementare le
case d'affitto, per far fronte alla nuova spinta demografica. Il fatto che
Landucci esemplifichi il boom con la costruzione dei palazzi Strozzi
e Gondi offusca il significato reale della legge; anzi, si potrebbe soste
nere che la logica che guida quegli interventi da signori si innesta
paradossalmente sulla direttrice segnata dalla provvisione, battendo
una linea totalmente divergente rispetto allo spirito che la anima. Acu
tamente, Caroline Elam pone il problema delle responsabilit di Loren
zo de Medici nel varo del provvedimento del 1489, convocando a test
imone un osservatore non sospetto come Nicolo Machiavelli :
Volsesi - scrive Machiavelli nelle Istorie fiorentine, alludendo al Magnif
ico3-(...) a far pi bella e maggiore la sua citt : e perci sendo in
quella molti spazi senza abitazioni, in essi nuove strade da empiersi di
nuovi edifizi ordin; ondech quella citt ne divenne pi bella e maggior
e.

Machiavelli attribuisce dunque a Lorenzo gli effetti della provvisio


ne; rimane da precisare il significato delle parole bella e maggiore rife
rite alla citt, anche se l'accoppiamento indica gi una complementa-
riet. A tale interrogativo da una risposta l'operazione che il Valori e il
Cambi attribuiscono, con dovizia di particolari, al Magnifico :

2 L. Landucci, Diario fiorentino, a cura di I. del Badia, Firenze, 1883, p. 59. Cfr. inoltre
R. Goldthwaite, The Florentine palace as domestic architecture, in American Historical
Review, 77, 1972, n. 4, p. 977-1012; Id., The Building of Renaissance Florence : An Econo
mic and Social History, Baltimora, 1980, trad. it. Bologna, 1984; Id., The Renaissance Eco
nomy : The Preconditions for Luxury Consumption, in Aa.Vv., Aspetti della vita economica
medievale, Firenze, 1985, p. 659-675; Id., The Medici Bank and the World of Florentine
Capitalism, in Past and Present, 114, 1987, p. 3-31. Sulla storia del Banco Mediceo, cfr.
R. De Roover, The Rise and Decline of the Medici Bank, 1397-1494, Cambridge (Mass.),
1963, trad. it. Firenze, 1970 (su cui cfr. Goldthwaite, The Medici Bank, cit., p. 4-5 nota 1 e
passim). Sulla provvisione del 1489 e il boom edilizio che ne consegue cfr. anche
V. Franchetti Pardo, Culture brunelleschienne et construction dans la Florence du XVe sie
de, in Aa.Vv., Filippo Brunelleschi 1377-1446, Parigi, s.d., p. 50-55, e C. Romby, Norme e
consuetudini per costruire nella Firenze del Quattrocento, in Aa.Vv., La citt del Brunelles
chi, Firenze, 1979, p. 93-99.
3 N. Machiavelli, Istorie fiorentine, 1. Vili, cap. XXXVI.
326 MANFREDO TAFURI

Dal mese daghosto di detto anno [1941] - scrive Giovanni Cambi4 -


Lorenzo di Piero di Choximo de Medici chompr dall'Arte del Chambio
cierti tereni hovero dallo Spedale de Nocienti, e chominci, e fecie una
via che si muove dallo Spedale de Nocienti di sulla piazza di S. Maria de
Servi e va insino Ciestello et chominci affarvi murare chase e le prime 4
si feciono a mezzo detta strada ins 4 chanti, che uno verso Horbatello e
l'altro verso la Porta a pinti e missevisi larme del Arte del Chambio, di
che detto Lorenzo voleva chelle fussino, e finivansi a suo tempo, e appig-
gionolle, e beato a quello che stava per le chase a pigione, vi pot tornare
per fare piaciere a Lorenzo detto, e dipoi voleva quella entrata di quelle
pigione darla all'Arte, cio le chase, e pigliarne aitante possessioni di
beni immobili che aveva detta arte, che venera parecchi erano state
lasciate da sua antinati della caxa de Medici per fare cierti leghati di
limoxine et altro.

Si tratta, come abbiamo anticipato, di via Laura, aperta fra la piaz


zadell'Annunziata a il monastero del Cestello, e di case realizzate non
soltanto per formare un quadrivio, ma anche per creare un incentivo
finalizzato ad ulteriori interventi. Le parole del Cambi indicano il senso
economico dell'operazione : era intenzione del Magnifico utilizzare il
gettito dei fitti per acquistare immobili di propriet dell'Arte del Camb
io. Ma ulteriori chiavi di lettura sono implicite nelle parole successive
del cronista :
Di che su bello disegnio, e facevansi tre bene chontenti; prima lui [Lo
renzo], secondo il popolo, che stava a pigione, terzo, l'arte, charebbe
auto denari per fare lasci, e non sutogli tolte da Ciptadini come sono,
ed era adornamento della Cipt. Di che morte vi sinterpose honde non-
ff, ma la via rimasta, e tereno s' poi venduto, e chi a comprato l'a
fatte a suo modo5.

Un interesse privato che coincide con il bene dei ceti medi, dun
que : questo il bello disegnio attribuito al Magnifico, che di tale coor-

4 G. Cambi, Istorie, in F. Ildefonso di S. Luigi, Delizie degli eruditi toscani, voi. XXI,
p. 61, cit. in Elam, Lorenzo de Medici, cit., p. 59 nota 10.
5 Ibidem. Viae quoque novae - scrive il Valori - quam plurimae in extremis urbis
partibus eodem tempore factae sunt, in quibus una ampia et commodissima eius expen-
sis, quae Laurea etiam nunc appelatur, constructa fuit. . Valori, Laurentii Medicei
Vita, a cura di L. Mehus, Firenze, 1749, p. 63-64. Cfr. anche le testimonianze di F. Baldo-
vinetti e di un manoscritto dell'Archivio di Stato di Firenze (ms. 117, f. 54 v), citati in
Elam, Lorenzo de Medici, cit., p. 59 nota 11.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 327

Fig. 1 - Le aree acquistate da Lorenzo il Magnifico a Firenze, fra il 1477 e il 1492, secon
do la ricostruzione di C. Elam (Disegno di Demus Dalpozzo). 1 : chiesa dell'Annunziata ;
2 : portico degli Innocenti ; 3 : rotonda degli Angeli ; 4 : oratorio del Cestello.
328 MANFREDO TAFURI

dinamento di benefici fa strumento di adornamento della citt. La


Firenze fatta bella e migliore da Lorenzo si concreta in un amplia
mento previsto per ceti medi e artigianali in un'area periferica, con
interventi edilizi modesti, in armonia con il programma complessivo.
Proviamo ad ampliare le nostre considerazioni, inquadrando l'i
ntervento laurenziano in una storia di medio periodo. Le due strade
parallele, le vie Ventura e Laura, e quella perpendicolare, via della Per
gola, formano l'inizio di una scacchiera virtualmente estensibile nel tra
pezio irregolare limitato da via di S. Sebastiano, da Borgo Pinti e dalle
mura trecentesche. L'area su cui si concentra l'attenzione del Magnifi
co un settore della vasta riserva di terreni inedificati compresa fra
l'abitato e l'ultima cinta di mura, completata nel 1333 circa. Una riser
va che tuttavia non era stata concepita come tale. La costruzione di
quelle mura, infatti, raddoppiando le aree costruibili di Firenze, aveva
espresso un ottimistico atto di fede nello sviluppo della citt, presuppo
nendo - come stato ricordato anche nel corso del presente convengo
- uno sconvolgimento radicale della morfologia urbana e dell'uso poli
tico dello spazio cittadino. I nuovi ampliamenti, infatti, erano destinati
a creare sfoghi per un'aristocrazia concentrata in un cuore urbano
divenuto pericoloso, sovrappopolato e caratterizzato dalla mescolanza
dei ceti. Inoltre, essi avrebbero potuto disincentivare le faide fomentate
dalla promiscuit dei clan familiari : una situazione che aveva reso
Firenze teatro di lotte tese alla conquista all'allargamento di spazi di
potere.
Ma gli eventi della seconda met del '300 e lo spopolamento conse
guente avevano frustrato tale fede nello sviluppo cittadino. N quanto
nota Richard Goldthwaite, che vede nella costruzione dei grandi palazzi
quattrocenteschi un sintomo di incrinamento delle antiche aggregazion
i per clan, intacca la precedente osservazione.
Mutiamo l'angolo di osservazione, e consideriamo le operazioni su
cui ha insistito Balestracci nella sua analisi delle espansioni guidate da
comuni e vescovadi nella Toscana del XIII e del XIV secolo. Le aggre
gazioni secondo provenienze e mestieri, disciplinate da Firenze nel '200
e nel '300, esprimono una notevole attenzione per il decoro delle nuo
veespansioni. La regolarit dei lotti e gli allineamenti sulle nuove stra
de- a Firenze, a Siena, a Volterra, a Prato - sono indici di controllo
sociale e di disciplina urbana. Anche in tale settore, la peste del 1348
segna una crisi che si risolve in anarchia insediativa : in tal senso agi
sce, per lo pi, l'inflazione degli spazi residenziali venutasi a creare.
Torniamo a considerare, allo specchio di tali precedenti, l'operazio-
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 329

ne iniziata da Lorenzo il Magnifico. Nel 1489-91 la tendenza demografi


ca e l'inurbamento sono in rialzo : Firenze ha superato la crisi perdu
rante nei primi tre decenni del secolo. Scegliendo di investire, con case
per ceti medi e artigianali, in un'area rimasta inutilizzata, Lorenzo sem
bra indicare ai fiorentini che il grande ottimismo che aveva guidato la
realizzazione delle mura trecentesche di nuovo attuale. Tuttavia ora
un singolo, attento ad ogni occasione che possa confermare il suo ruolo
politico-ideologico, a ridare corpo all'antico atto di fede nello sviluppo
cittadino. Uno sviluppo, per di pi, disciplinato, specializzato e deco
roso : esattamente come lo legge Nicolo Machiavelli.
Il fatto che il decoro non coincida con l'aristocratico sforzo archi
tettonico esibito dai Gondi e dagli Strozzi oltremodo significativo6.
Lorenzo oppone in modo palese la propria iniziativa, di basso profilo
formale, alle celebrazioni familiari. In tal modo, egli appare disinteres
sato a grandi interventi finalizzati alla riaffermazione di casa Medici, e
sollecito piuttosto del bene pubblico. La sua Signoria dissimulata tro
va, anche nel settore dello sviluppo urbano, un modo adeguato di
mersiir 7

6 Su Palazzo Gondi, sui programmi della committenza e sulle vicende del sito, cfr. il
volume di A. Tnnesmann, Der palazzo Gondi in Florenz, Worms, 1983. Sul Palazzo Strozz
i, cfr. R. Goldthwaite, The Building of Strozzi Palace : The Construction Industry in
Renaissance Florence, in Studies in Medieval and Renaissance History, X, 1973, e F. W.
Kent, Pi superba de quella de Lorenzo. Courtly and Family Interest in the Building of
Filippo Strozzi's Palace, in Renaissance Quarterly, XXX, 1977, p. 311-323. Cfr. anche l'ott
imosaggio di C. Elam, Piazza Strozzi- Two Drawings of Baccio d'Agnolo and the Problems
of a Private Renaissance Square, in / Tatti Studies. Essays in the Renaissance, I, 1985,
p. 105-135. La Elam dimostra che i disegni Uffizi 132A e 156 , con piante ed elevati di
piazza Strozzi, sono di Baccio d'Agnolo, datando il primo al 1533. L'autrice ricostruisce
inoltre il progetto per la piazza del 1533, confrontando tale significativa platea privata
con il progetto di piazza Medici, attribuito a Brunelleschi dal manoscritto derivato da
Antonio Billi, e con le piazze Rucellai e Pitti. L'autrice delinea infine una suggestiva sto
ria di piazza Strozzi, e dei conflitti provocati dalla sua privatizzazione, fino all'et con
temporanea. Il confronto fra l'operazione laurenziana, indirizzata ostentamente al bene
pubblico, e l'autocelebrazione strozzesca, altamente significativa all'interno della nostra
analisi.
7 Caroline Elam offre un'interpretazione leggermente diversa da quella qui data, per
spiegare la scelta ubicazionale compiuta dal Magnifico. Essa nota, giustamente, che la
chiesa dell'Annunziata fortemente connotata in senso mediceo e che il chiostro ionico
progettato da Giuliano da Sangallo per la chiesa del Cestello (il cui modello risulta finito
nel 1491) era stato pagato da Jacopo Salviati, genero di Lorenzo. Inoltre, l'oratorio a
pianta centrale - forse anch'esso di Giuliano da Sangallo - sito accanto al Cestello e
330 MANFREDO TAFURI

La ricostruzione della strategia urbana del Magnifico compiuta dal


Caroline Elam apporta ulteriori dati, da considerare con attenzione. La
studiosa inglese accerta che Lorenzo, poco dopo una legge emanata nel
1474 - anch'essa a favore della nuova edilizia, anche se in termini
meno favorevoli di quelli stabiliti dalla provvisione del 1489 - aveva
acquistato aree site in via dei Servi e sulla piazza dell'Annunziata (fine
del 1477-1 478) 8. Considerando nel loro insieme le propriet del Magnif
ico,si ottiene qualcosa che, con evidente forzatura, si potrebbe consi
derare una sorta di piano per la ristrutturazione di Firenze; due
direttrici disposte ad L fra di loro, dall'Annunziata verso il Duomo e
verso il Cestello, sono incernierate dalla piazza antistante la chiesa dei
Serviti. Infatti, verosimile che Lorenzo avesse intenzione di creare
una platea regolare, con un portico fronteggiante quello brunelleschia-
no degli Innocenti, dato che nel documento del 3 gennaio 1477
(mi. = 1478) scritto :
et quod huiusmodi alienatio et venditio fieret in evidente diete domus et
conventus utilitate et hornatu maxime quia platea prope dieta hedifitia et
quadraretur et fieret pulcrior et hornatior9.

L'entusiasmo della Elam, nel sottolineare la precocit dell'idea lau-


renziana dalla piazza, pi che giustificato. Si tratta non soltanto di
una regolarizzazione di evidente sapore umanistico, ma anche di una
cerniera urbana atta a costituire un polo secondario rispetto al Duomo,
con via dei Servi ristrutturata e regolarizzata. La ratio urbana come
esempio di buon governo emerge di nuovo come idea portante dei
progetti laurenziani. comunque possibile avanzare qualche nutazione
problematica. La Elam si chiede come mai agli acquisti del 1477-78 e
agli intenti dichiarati da Lorenzo nel 1480, per l'area fra via dei Servi e
via di Castellacelo, non siano seguite realizzazioni : la sua ipotesi che
il progetto sia stato bloccato a causa degli eventi seguiti alla congiura
dei Pazzi. Ma allora, perch, dopo il 1491, il programma laurenziano

distrutto nell'800, chiudeva il cannocchiale prospettico di via Laura. Cfr. Elam, Lorenzo
de Medici, cit., p. 48-49. Gli argomenti dell'autrice sono indubbiamente validi, anche per
le considerazioni che seguono, ma possono essere letti come complementari alle osserva
zioni da noi esposte nel testo.
8 Elam, op. cit., p. 49.
9 Cfr. il documento dell'Archivio di Stato di Firenze, Notarile, G. 425, f. 239 r.-245 r.,
cit. in Elam, op. cit., p. 62 nota 46. Testimoni all'atto sono Giuliano da Maiano e Francio-
ne.
I
' Lttirifnt,
'un*S L'tefatu
m
m
ft' v.'J
m'-
Fig. 2 - Baceio d'Agnolo, Pianta ed elevati di piazza Strozzi a Firenze,
332 MANFREDO TAFURI

non riprende le linee ideate nel 1477-80, e viene invece varato il piano
relativo a via Laura? In altre parole : non si pu negare la suggestione
della ricostruzione di un progetto complessivo cos come tracciato dalla
Elam; ma viene da dubitare circa la liceit di sovrapporre fra loro pro
getti concepiti in tempi diversi, di cui uno soltanto posto in esecuzione.
Per ora, il dubbio rimane soltanto tale : ma per pi versi il piano di
espansione sembra concepito in alternativa a quello di ristrutturazione.
F. W. Kent ha infatti dimostrato che parte dei possedimenti di Giovanni
Rucellai a Poggio a Caiano vengono ceduti a Lorenzo de Medici a parti
re dal 16 giugno 1474, con perfezionamento finale del giugno 147910.
Lorenzo risiede per brevi periodi, nel 1476 e nel 1477, nei nuovi posse
dimenti da lui strappati ai Rucellai, e nell'estate 1477 vi costruisce una
cascina11. Inoltre, il 4 il 5 giugno 1474, Bernardo di Giovanni Rucellai
scrive a Lorenzo una lettera relativa a ringhiere e ballatoi insieme con
qu giardini in su le loggie, per le quali egli invia un disegno12 : un
documento che Kent valuta come indizio circa il ruolo di arbiter
dell'eleganza artistica, che il Magnifico inizierebbe a rivestire alla
data13.
Sulle conoscenze architettoniche e sul gusto albertiano del Mag
nifico gli studi si sono moltipllcati, permettendo di leggere influenze
laurenziane su alcuni progetti di Giuliano da Sangallo14. La modestia

10 F. W. Kent, Lorenzo de Medici's Acquisition of Poggio a Caiano in 1474 and an Early


Reference to his Architectural Expertise, in Journal of the Warburg and Courtauld Institut
es, 42, 1979, p. 250-257. In una lettera del 29 maggio 1474, Bernardo di Giovanni Rucellai
notifica a Lorenzo de' Medici che il padre aveva accettato di cedergli la villa e l'area
annessa. (Firenze, Archivio Mediceo avanti il Principato, XXX, 373, cit. in Kent, op. cit.,
p. 251-252). Per i documenti del 1477 e del 1479, cfr. Kent, Lorenzo de Medici's, cit.,
p. 252, note 17 et 18.
11 Cfr. P. E. Foster, Lorenzo de Medici's Cascina at Poggio a Caiano, in Mitteillungen
des Kunsthistorischen Instituts in Florenz, XIV, 1969, p. 47-56.
12 Trascritta in Kent, Lorenzo de Medici's, cit., p. 254.
13 Ibidem, p. 256. Cfr. anche Gombrich, The Early Medici as Patrons of Art, cit.
14 Cfr. M. Martelli, / pensieri architettonici del Magnifico, in Commentari, XVII,
1966, p. 107-111 ; P. E. Foster, Alberti, Lorenzo de Medici and Santa Maria delle Carceri in
Prato, in Journal of the Society of Architectural Historians, XXX, 1971, p. 238-239; Id., A
study of Lorenzo de Medici's Villa at Poggio a Caiano (Garland Series), New York-Londra,
1978, I, p. 91 e ss.; Kent, Lorenzo de Medici's Acquisition, cit.; P. E. Foster, Lorenzo de
Medici and the Florence Cathedral Faade, in The Art Bulletin, LXIII, 1981, p. 495-500;
P. Morselli e G. Corti, La chiesa di Santa Maria delle Carceri a Prato. Contributo di Loren
zo de Medici e Giuliano da Sangallo alla progettazione, Firenze, 1982, p. 23 e ss.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 333

formale dell'intervento in via Laura diviene, di conseguenza, ancor pi


sintomatica dell'eventuale progetto per la piazza dell'Annunziata. Le
date di acquisto dei possedimenti di Poggio a Caiano precisate da Kent
inducono a chiedersi se non vi sia stato uno spostamento di interesse e
di capitali dal progetto di ristrutturazione di via de Servi alla villa pro
gettata dal Sangallo.
Il monumento aWotium umanistico - la villa - sembra sostituire un
intervento di ristrutturazione urbana, negli anni successivi alla congiu
ra dei Pazzi e alla confisca dei beni medicei a Roma operata da Sisto
IV. Tale celebrazione di Lorenzo come umanista, fuori del contesto
urbano, pu assumere un significato nuovo se messa in relazione con
l'operazione di via Laura.
Tenendo presente il pluralismo del sistema commerciale fiorentino
analizzato da Goldthwaite15, la strategia urbana del Magnifico appare
estremamente conseguente. Come primus inter pares, egli indica modi
di investimento tesi a mediare benefici privati e pubblici; per autorap-
presentarsi, egli esce di citt, dando vita all'eloquente villa-tempio di
Poggio a Caiano16.

Un princeps christianus : Leone X e la nuova Roma

1513 : Giuliano da Sangallo progetta, su istanza di Leone X, pontef


ice neoeletto, un grandioso palazzo mediceo, testimoniato dal foglio U
7949 A. Elemento clamoroso del progetto l'aggancio del palazzo a
Piazza Navona, tramite un portico con ordine gigante. Pochi anni dopo,
Antonio da Sangallo il Giovane offre un progetto alternativo, a due cort
ili, precisando le relazioni con l'intorno urbano (U 1259 Ar. e v.).
L'enorme residenza medicea avrebbe assunto, in entrambi i casi,
piazza Navona come proprio vestibulum, collegandosi allo Studium
urbis e ad un secondo palazzo mediceo : quello di Alfonsina Orsini,
madre di Lorenzo di Piero, iniziato nel 1514 circa. Altrove, abbiamo
sostenuto che fra gli intenti iniziali di Leone X fosse l'installazione, nel
cuore antico di Roma, di un'articolata urbs medicea, emblematica
mente connessa alla Sapienza e conclusa da una piazza della Dogana

15 Cfr. Goldthwaite, The Medici Bank, cit.


16 Cfr. Foster, A Study of Lorenzo de Medici's Villa, cit.
334 MANFREDO TAFURI

regolarizzata17. A tale ipotesi si possono aggiungere ulteriori consideraz


ioni. L'associazione Palazzo-piazza rinvia al palatium constatiniano di
Bisanzio studiato dallo stesso Antonio il Giovane nel foglio U 900 A. Nel
testo vergato dall'architetto, il palazzo imperiale e la piazza-ippodromo
dell'antica Bisanzio vengono paragonati a situazioni romane : piazza
Navona e la terrazza di San Pietro in Montorio18.
Non si tratta di un'associazione casuale. Come hanno dimostrato
Alfred Frazer e Salvatore Settis, sin dall'et tardoantica l'abbinamento
Palazzo-Circo viene caricato di valenze simboliche altamente pregnanti
19. Il modello, logicamente, il Palatium romano sul Palatino, con il
Circo Massimo ai suoi piedi : un modello evocato, gi a Bisanzio, a
significare una translatio. E proprio in quanto simbolo di translatio
imperii l'associazione del circo al palazzo diviene un topos : le Romae
secundae - Bisanzio, Treviri, Salonicco, Antiochia, Venezia - assumono

17 Sui progetti di Giuliano e di Antonio da Sangallo per palazzo Medici a piazza Navon
a,cfr. G. Giovannoni, Disegni sangalleschi per palazzo Medici in Roma, in Architettura e
arti decorative, IV, 1925, p. 193-200; G. Marchini, Giuliano da Sangallo, Firenze, 1942,
p. 63-64 e 99; E. Bentivoglio, // progetto per palazzo Medici in piazza Navona di Giuliano
da Sangallo, in L'architettura cronache e storia, XVIII, 1972, n. 3, p. 196-204; C. L From-
mel, Der rmische Palastbau der Hochrenaissance, Tbingen, 1973, I, p. 17 e ss.; G. Mia-
RELLi, // palazzo Medici a piazza Navona : un'utopia urbana di Giuliano da Sangallo, in
Aa.Vv., Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del '500, IH. Relazioni artistiche. Il
linguaggio architettonico europeo, Firenze, 1983, p. 977-993. Sul ruolo urbano dei progetti
sangalleschi per palazzo Medici, e in particolare di quelli di Antonio il Giovane (U 12 59 A
r. e v.), cfr. L. Spezzaferro, Piace Farnese : urbanisme et politique, In Aa.Vv., Le Palais
Farnese, Roma, 1981, 1/1, p. 85-123; M. Tafuri, Roma instaurata. Strategie urbane e poli
tiche pontificie nella Roma del primo '500, in C. L. Frommel, S. Ray, M. Tafuri, Raffaello
architetto, Milano, 1984, p. 85 e ss.; C. L. Frommel, L'urbanistica della Roma rinascimental
e, in Aa.Vv., Le citt capitali, a cura di C. De Seta, Roma-Bari 1985, p. 95-110; Id., Raffael
und Antonio da Sangallo der Jngere, in Aa.Vv., Raffaello a Roma. Il convegno del 1983,
Roma,, 1986, p. 273 e fig. 19.
18 In Chostantinopoli - scrive Sangallo nell'U 900 A - una piaza lunga quanto /
navona, dove sono Colonne intorno a due a due / chme apare in disegno, grosse quanto
quelle di santo / pietro, (. . .) ed anno sopra li architravi e chornicie / e fatto uno piano
cholli parapetti da ogni banda / in mezo elio [o]belischo, e questa piaza inanzi al palatio
dello imperatore / e sta in una chosta come sta a roma / S. pier a montorio, quale piaza
/ e palatio vede tutto Costantinopoli / chme san pietro a montorio vede roma .
19 Cfr. A. Frazer, The Iconography of the Emperor's Maxentius Buildings in Via Appia,
in The Art Bulletin, XL VIII, 1966, p. 385 e ss.; S. Settis, Continuit, distanza, conoscenza.
Tre usi dell'antico, in Aa.Vv., Memoria dell'antico nell'arte italiana, HI. Dalla tradizione
all'archeologia, Torino, 1986, p. 429-430.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 335

SI J

Fig. 3 - Ricostruzione del progetto urbano di Leone X per Roma (1513-1521).


A : piazza del Popolo ; : piazza medicea ; C : piazza Navona ; 2 : palazzo mediceo ;
8 : ospedale di S. Giacomo; 9 : S. Giovanni dei Fiorentini; 10 : S. Marcello al Corso;
11 : San Pietro, secondo il progetto di Raffaello (1518 circa).

la piazza-circo come luogo privilegiato di esibizione del potere imperial


e, di contatto fra imperatore e popolo20.
I progetti dei due Sangallo, zio e nipote, rispondono quindi a una
simbolica instaurano imperii, forse balenata nella mente del nuovo
papa nei primi anni del suo pontificato. L'associazione Palazzo-Circo,

20 Settis, Continuit, cit., p. 430.


336 MANFREDO TAFURI

0 t> * * * c

* ,, j

1- .
,

^
;r - rS

^^,

Fig. 4 - Antonio da Sangallo il Giovane, Schizzo planimetrico del palazzo imperiale


di Costantinopoli (in alto). U 900 A.

del resto, era gi stata ripresa, in forma emblematica, dal Belvedere


bramantesco, come ha notato Ackerman sin dal 1951 21. L'ambizioso
progetto leonino, in tal senso, elimina il carattere privato, introverso e
chiuso in se stesso, del nuovo teatro-ippodromo-xisto ideato da Bra
mante per Giulio IL II circo leonino una piazza pubblica sorta su
un autentico circo antico, non artificium allusivo, impermeabile all'i
ntorno urbano.
E anche se l'abbandono del progetto fosse stato provocato in prima
istanza dalla morte del Magnifico Giuliano - probabile destinatario del

21 Cfr. J. S. Ackerman, The Belvedere as a Classical Villa, in Journal of the Warburg


and Courtauld Institutes, XIV, 1951, p. 70-91; Idem, The Cortile del Belvedere, Citt del
Vaticano, 1954.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 337

Fig. 5 - Giuliano da Sangallo, Progetto di palazzo mediceo aperto su piazza Navona


a Roma, 1513. U 7949 Ar.
338 MANFREDO TAFURI

palazzo insieme forse, al Magnifico Lorenzo - necessario pensare che


un intero programma neo-imperiale viene con esso cancellato. Il che
coerente con l'immagine del papa-medicus, pacifista, virtuoso, capace
di riconquistare la fiducia e l'amicizia di Erasmo da Rotterdam, attento
ai bisogni pubblici e al bene dei cittadini, che ben presto Leone X inizia
a costruire per se stesso. La nuova espansione di Roma, le attrezzature
assistenziali di nuovo impianto, la politica di ostentata amicizia con il
popolo romano (in realt subdola e a doppio taglio), costituiscono
tappe di avvicinamento all'ideale del princeps christianus delineato da
Erasmo nella sua Institutio22 .
Fermiamoci sull'espansione di Roma verso piazza del Popolo, spes
so letta come operazione alternativa al sistema urbano pensato da Giul
io IL
Fino a che punto lecito sostenere che l'apertura di via Ripetta e il
progetto per palazzo Medici fossero collegati fra loro? Le date e i docu
menti relativi all'esecuzione della strada dicono poco al proposito,
anche se non credibile che per l'enorme volume del palazzo sangalle-
sco non sia stato pensato un accesso viario di qualche importanza. Nei
disegni di Antonio da Sangallo il Giovane U 1259 Ar. e v., databili al
1514-1515 circa23, appare, oltre all'allargamento di via della Scrofa,
una strada in asse con il palazzo mediceo : si tratta della salita dei Cre-
scenzi, che adduce al Pantheon proseguendo fino a via Lata. probabil
e, pertanto, che il complesso palazzo-piazza sia stato concepito in orga
nica connessione con il Pantheon, tramite un'arteria destinata a chiu
dere il triangolo avente come lati lunghi via Ripetta e il Corso. Tale
ipotesi si connette a un ulteriore interrogativo : possibile scorgere
pensieri per quella che sar la via Leonina nelle strategie dei due papi
Della Rovere? L'apertura di via Ripetta, in sostanza, davvero frutto di

22 Cfr. Erasmo da Rotterdam, Institutio principis christiani (1516), trad. it. Napoli,
1977, con introduzione di M. Isnardi Parente. Cfr. al proposito Tafuri, Roma instaurat
a, cit., p. 76.
23 Nell'U 1259 Ar., le scritte che compaiono nei fregi delle porte schizzate sulla sini
stra sono state riferite dal sottoscritto e da Frommel a progetti per la cappella dei SS. Co-
sma e Damiano in Castel Sant'Angelo (cfr. le opere cit. nella nota 17). Non pu essere
tuttavia escluso che quelle porte siano state pensate per la cappella voluta da Leone X
nello Studium urbis.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 339

Fig. 6 - Antonio da Sangallo il Giovane, Schizzo di sistemazione urbana di piazza della


Dogana e di palazzo Medici su piazza Navona, 1514-15. U 1259 Av.

una strategia alternativa a quella di Giulio , non piuttosto realizza


zione di pensieri gi formulati e parzialmente messi in cantiere?24.
Va intanto registrato che il collegamento fra via Ripetta e via della
Scrofa non viene intrapreso da Leone X, bens da Paolo III. stato

24 Sulle strategie urbane di Leone X, cfr. R. Fregna e S. Polito, Fonti di archivio per
una storia edilizia di Roma. Primi dati sull'urbanizzazione del Tridente, in Controspazio,
IV, 1972, n. 7, p. 2-18; F. Bilancia e S. Polito, Via Ripetta, ibidem, V, 1973, n. 5, p. 18-47;
Frommel, Der rmische Palastbau, cit., I, p. 17 e ss., G. Ciucci, Piazza del Popolo, Roma,
1974, p. 17 e ss. ; G. Spagnesi, // centro storico di Roma. Il Rione Campo Marzio, Roma,
1979; Tafuri, Roma instaurata*, cit.; Frommel, L'urbanistica, cit.; H. Gnther, Die Stras-
senplanung unter den Medici-Ppsten in Rom (1513-1534), in Jahrbuch des Zentralinstituts
fr Kunstgeschichte, I, 1985, p. 237-293.
Fig. 7-11 palazzo mediceo su piazza Navona e piazza delle Dogana secondo il progetto
di Antonio da Sangallo il Giovane (U 1259 Ar. e v.), nella situazione urbana intorno al
1515. (Disegno di Demus Dalpozzo). 1, palazzo Medici secondo la ricostruzione di From-
mel; 2, palazzo Medici-Lante ; 3, Sapienza; 4, sito poi occupato dalla chiesa di S. Luigi dei
Francesi; 5, piazza Navona; 6 e 7?, 8, palazzo delle due torri; 9, palazzo Baldassini; 10,
Sant'Agostino.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 341

infatti recentemente dimostrato che la via recta si imbatteva nel cosid


detto palazzo delle due torri, di propriet del Collegio Capranica,
esteso all'incirca fra palazzo Baldassini e la chiesa di Sant'Agostino25 :
si tratta del palazzo ottenuto in eufiteusi perpetua da Giovanni Mango-
ne nel 152726. Il che non esclude l'esistenza di un progetto di colleg
amento di et leonina, forse osteggiato dal potente Collegio.
Il precedente pi significativo della via Leonina comunque la
strada aperta da Sisto IV, da piazza di Ponte a piazza Nicosia : la via
Sistina era indubbiamente concepita come arteria di collegamento con
il porto di Ripetta, formando un pendant di via della Lungara, che
negli intenti di Giulio II (ma forse gi di Sisto IV) doveva raggiungere il
porto di Ripa Grande. dunque probabile che gi per Sisto IV la stra
dacollegante piazza di Ponte a piazza Nicosia dovesse proseguire, to
ccando il porto di Ripetta e raggiungendo piazza del Popolo : vale a dire
il sito su cui sorgeva la chiesa agostiniana cara a papa Della Rovere. Il
fatto che Giulio II, nel risistemare la Lungara, completasse un'opera
zione iniziata dallo zio, lascia sospettare che fra i suoi intenti fosse
anche quello di aprire la via che sar Leonina. Le due strade comunq
ue, sono complementari, in quanto pensate per raggiungere i porti
fluviali di Roma localizzati agli estremi opposti della citt. Si noti inol
tre, che gi nel 1451 Nicolo V aveva affidato alla Compagnia di Santa
Maria del Popolo il governo e l'amministrazione dell'Ospedale di San
Giacomo. Da parte sua, Alessandro VI aveva contribuito a incrementare
10 sviluppo edilizio del piccolo quartiere dei dalmati, anche per risana
re la malfamata zona dell'Ortaccio27. Per completare il quadro dei
precedenti che condizionano la creazione di via Ripetta, va ricordato
che ancora sotto Giulio II - fra il 1509 e il 1513 - l'Ospedale di San
Giacomo vende alcuni terreni di sua propriet, sul fronte fra Ripetta e
11 Tevere, e fra Ripetta, via delle Colonnelle, via della Frezza e via dei
Pontefici28.

25 Cfr. E. Bentivoglio, Brevi note per la storia, la topografia, l'architettura di Roma nel
XVI secolo, con aggiunto il Testamento dell'Elefante Annone, Roma, 1986, p. 6 e ss.
26 Ibidem, p. 9.
27 Cfr. Tafuri, Roma instaurata, cit., p. 82.
28 Archivio di Stato di Roma (ASR), Catasto delli canoni perpetui della Venerabile
Compagnia et Archiospedale di San Giacomo degli Incurabili di Roma, 1661, p. 1 bis. Cfr.
la trascrizione del documento in R. Fregna e S. Polito, Analisi tipologica, in P. Portoghes
i, Roma del Rinascimento, Milano, 1971, II, p. 589 (VII).
342 MANFREDO TAFURI

Ve n' abbastanza per affermare che l'operazione cui si riferisce il


motu proprio di Leone X del 1517 riprende idee e iniziative favorite dai
papi precedenti, che vedono l'Ospedale di San Giacomo e la Compagnia
di Santa Maria del Popolo protagoniste di imprese speculative non tra
scurabili.
La via Leonina non dunque, in s, una novit; come via Lata del
resto. Nuova la forma che le due strade danno alla nuova espansione
di Roma, convergendo su piazza del Popolo regolarizzata da Raffaello
e da Antonio il Giovane : dopo gli studi di Frommel e di Gnther, risul
ta accertato che la nuova Roma leonina era compresa in un bivium
progettato come tale29.
La zona settentrionale del bivium caratterizzata, subito dopo
piazza del popolo, dall'Ospedale di San Giacomo degli Incurabili, il cui
rinnovamento decretato dalla bolla papale del 19 luglio 151530. Il
finale della via Leonina, considerando via della Scrofa come suo pro
lungamento, invece segnato - anche dopo la rinuncia al palazzo medi
ceoe alla regolarizzazione di piazza dei Caprettari - dallo Studium
urbis, valorizzato e ristrutturato da Leone X. In definitiva, il nuovo asse
urbano risulta caratterizzato, ai suoi estremi, da attrezzature urbane di
primaria importanza : la chantas e la Sapientia sono le emblematiche
testate dell'arteria. Non basta: il buon governo si estende alle aree
comprese entro il grande triangolo planimetrico. Poco dopo la sua
ascesa al soglio pontificio, Leone X impone un calmiere ai prezzi dei
materiali da costruzione. il primo segno di una strategia che prose
guecon la bolla del 2 novembre 1516 (Inter curas multiplies) e con
facilitazioni edilizie concesse ai curiam sequentes. La riconoscenza di
questi ultimi viene espressa il 2 settembre 1517, tramite le parole del
primo conservatore Mario de Peruschi, che esalta le conseguenze della
bolla del 1516 in favorem curialum aedificantium in Urbe, e aggiun-

29 Cfr. la nota 24. A conferma ulteriore dell'ipotesi, vedi il foglio U915A, di Antonio da
Sangallo il Giovane, in cui sono anche rilievi degli Horti Aciliorum. Cfr. Gnther, Die
Strassenplannung, cit., p. 277 nota 110.
30 Sulle vicende dell'Ospedale di San Giacomo in Augusta, cfr. M. Heinz, Das Hospital
S. Giacomo in Augusta in Rom : Peruzzi und Antonio da Sangallo i.G. zum Hospitalbau der
Hochrenaissance, in Storia dell'arte, 1981, . 41, p. 31-48. Meno persuasivo l'articolo di
S. Benvenuto e D. Di Cioccio, L'urbanizzazione del Campo Marzio. Considerazioni sui dise
gni di progetto dell'ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, in Aa.Vv., Antonio da Sangallo
il Giovane. La vita e l'opera, a cura di G. Spagnesi, Roma, 1986, p. 145-153.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 343

J

r C

& t.

Fig. 8 - Antonio da Sangallo il Giovane, Rilievo degli Horti Aciliorum e schizzo


planimetrico di un settore del bivium leonino. U 915 A.
344 MANFREDO TAFURI

g : etiam videtur ut animus sedificantium et volentium aedificare cre-


scat ad effectum quod Urbs Roma augeatur et nobilitetur aedificiis et
hominibus31. Con strumenti diversificati Leone X avvia una politica
urbana che sembra contrapporre, alla volont di potenza di papa Della
Rovere, un buon governo pacificatore e paterno. Eppure, le strategie
di Giulio II e quelle di Leone X non mancano, come s' visto, di element
i di continuit.

Soffermiamoci sul dispositivo formale del bivium. In altra occasio


ne, abbiamo tentato di dimostrare che l'asse di via Giulia, dominato dal
forum costituito dal nuovo palazzo dei Tribunali e dalla sua piazza, era
destinato a congiungersi, tramite una platea, a una seconda dorsale. La
via recta dei Coronari era stata individuata dagli statuti nicolini del
1452 come uno dei tre assi portanti della Roma laica, ed era stata suc
cessivamente risistemata da Sisto IV32. Con l'abbattimento di poche
casette, essa avrebbe potuto sfociare quasi in asse con il pons Triump
halis, il cui ripristino l'Albertini fa rientrare negli intenti di Giulio II;
via Giulia, al contrario, forma un angolo ottuso rispetto all'allineament
o del ponte stesso. Bramante, secondo tale ipotesi, avrebbe introdotto a
Roma, in forma monumentale, un bivium formato da assi entrambi
allacciati ad iniziative del primo papa della Rovere (ponte Sisto e via
dei Coronari).

31 Cfr. E. Rodocanachi, La premire Renaissance Rome au temps de Jules II et de


Lon X, Parigi, 1912, p. 413. Vedi anche P. Soavizzi, Le condizioni per lo sviluppo dell'atti
vit edilizia a Roma nel secolo XVII : la legislazione, in Studi romani, XVIII, 1969, n. 2,
p. 160-171.
32 Sulla politica urbana di Sisto IV, cfr. L. Spezzaferro, La politica urbanistica dei
papi e le origini di via Giulia, in L. Salerno, L. Spezzaferro, M. Tafuri, Via Giulia. Un'uto
pia urbanistica del '500, Roma, 19752, p. 15 e ss. Per la comprensione dei conflitti urbani
del XV e del XVI secolo in Roma, sono fondamentali i saggi di C. Gennaro, Mercanti e
bovattieri nella Roma della seconda met del Trecento (da una ricerca su registri notarili),
in Bullettino dell'Ist. storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, 1967, n. 78,
p. 155-203; Id., La Pax Romana del 1511, in Archivio della Societ romana di storia
patria, XC, 1967, n. 1/4, p. 17-60; J.-Cl. Maire Vigueur, Classe dominante et classes dir
igeantes Rome la fin du Moyen ge, in Storia della citt, I, 1976, n. 1, p. 4-26. Si veda,
infine, il magistrale saggio di H. Broise e J.-Cl. Maire Vigueur, Strutture familiari, spazio
domestico e architettura civile a Roma alla fine del Medioevo, in Storia dell'arte italiana.
XII. Momenti di architettura, Torino, 1982, p. 99 e ss. L'ipotesi relativa a un bivium bra
mantesco, formato da via Giulia e via dei Coronari in Tafuri, .Roma instaurata, cit.,
p. 71-72.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 345

E avrebbe fornito un precedente per i nuovi piani di et leonina : la


convergenza su piazza del Popolo delle vie Lata e di Ripetta riprende,
ribaltando il dispositivo verso il nord della citt, il disegno urbano bra
mantesco.
A questo punto, assume particolare significato l'ipotesi relativa a
un'idea sistina e giuliana anche per via Ripetta : la continuit delle stra
tegie urbane pontificie ne acquista un risalto da non sottovalutare. Tant
opi, che quanto ha osservato Hubertus Gnther sul disegno U 1013
Ar e sui documenti relativi alle imposte del 1524-25 per la ruina della
ponta della zecca nuova e della scala di Pandolfo della Casa, dimostra
che Antonio da Sangallo il Giovane progetta, per Clemente VII, un
secondo bivium : quello formato dal Canale di Ponte e dalla via poi
Paola, chiuso a triangolo da una strada che mette in relazione visiva
San Giovanni dei Fiorentini e la nuova Zecca33.
Si osservi : sia il bivium convergente su piazza del Popolo, che
quello pensato in et clementina vengono trasformati in tridenti da
Paolo III, con le aggiunte di via del Babbuino e di via di Panico. Anche
a tale proposito, le analisi filologiche del Gnther non sono facilmente
falsificabili34.
Che esista inoltre uno stile mediceo teso a dar forma agli spazi
su cui convergono gli assi viari, dimostrato dall'attenzione riservata
alle testate degli edifici posti alla confluenza delle strade. La configura
zione della facciata minore del palazzo di Jacopo da Brescia - ispirato
alla fronte obliqua della Cancelleria -, il progetto per la casa di Raf-
faello a via Giulia (U 310 e 311 A), la facciata ricurva della Zecca, la
soluzione angolare di palazzo Balami-Galitzin35, vedono Raffaello, An
tonio il Giovane, forse Giovan Francesco da Sangallo, impegnati a defi
nire architettonicamente le cerniere dei nuovi interventi urbani.
N di poco conto che anche per il bivium sfociante in piazza del
Popolo fosse prevista una testata monumentale, con un angulum ex
lapidibus tiburtinis usque ad primum solare ad effectum ut possit in

33 Cfr. H. Gnther, // prisma stradale davanti al ponte di Sant'Angelo, in Raffaello


architetto, cit., p. 232-234 ; Id., Das Trivium vor Ponte S. Angelo. Ein Beitrag zur Urbanistik
der Renaissance in Rom, in Rmisches Jahrbuch fr Kunstgeschichte, XXI, 1984, p. 161-
251.
34 Cfr. Gnther, Die Strassenplanung, cit., p. 254-255.
35 Cfr. C. L. Frommel, Giovanfrancesco da Sangallo, architetto di palazzo Balami-Galitz
in, in Aa.Vv., Antonio da Sangallo il Giovane, cit., p. 63-69.
346 MANFREDO TAFURI

dicto angulo apponi et murari arma sanctissimi nostri pape . . .36. Altri
documenti testimoniano circa la forma assunta dalla piazza prevista da
Raffaello e da Antonio da Sangallo il Giovane : non rimane che rimand
are,sull'argomento, alla ricostruzione di Gnther37.
appena il caso di notare che una ricca messe di materiale archi
vistico e di studi smentisce l'ipotesi di un tridente leonino desunto dai
trivii medievali di Bologna e Firenze, dagli schemi ideali di citt
radiocentriche 38.
Fatto sta, che il bivium introduce nelle espansioni nelle ristruttu
razioniurbane del primo '500 romano bifocalit dotate di ricchezze
visive congrue alle raffinatezze favorite dagli ambienti papali e curiali.
Nello stesso tempo, va notato un fenomeno, che ha anch'esso un prelu
dio nelle strategie urbane di Sisto IV, come stato recentemente dimos
trato da un'eccellente analisi archivistica relativa al rione Parione nel
tardo '400 39. Il progetto politico che persegue la riduzione a corte del
Senato cardinalizio ha riflessi nel comportamento dei ceti borghesi e
dei curiam sequentes. Si faccia caso ad alcuni personaggi che inserisco
no nella Roma instauranda i propri palazzetti, ricorrendo ai pi pre
stigiosi architetti della citt medicea. Con il precedente del viterbese
Adriano de Caprinis, protonotario apostolico, si tratta di medici papali,
come Jacopo da Brescia e del siciliano Fernando Baiami, di un avvocat
o concistoriale, come Melchiorre Baldassini, di un datario pontificio
come Baldassarre Turini da Pescia, di artisti come Raffaello, Giuliano
da Sangallo e Antonio il Giovane, tanto per citare i casi pi appariscenti
. Un nuovo e raffinato gusto dell'abitare, dentro scenari rievocanti
atmosfere antichizzanti paraclassiche, si estende ai ceti intermedi,
denotando la riuscita del disegno denunciato a suo tempo da Marcanton
io Altieri come manovra tesa all'atterramento politico ed economico
del popolo romano40.

36 ASR, Notai Cap., Stefanus de Ammanis, voi. 65, e. 237 r. Cfr. Frommel, Der rmische
Palastbau, cit., I, p. 20 nota 40.
37 Gnther, Die Strassenplanung, cit., p. 250, fig. 7.
38 Cfr. E. Guidoni, Antonio da Sangallo il Giovane e l'urbanistica del '500, in Aa.Vv.,
Antonio da Sangallo, cit., p. 217-230.
39 Cfr. G. CuRCio, // rione Parione durante il pontificato sistino : analisi di un'area cam
pione. I processi di trasformazione edilizia, in Aa.Vv., Un pontificato ed una citt. Sisto IV
(1471-1484), Roma, 1986, p. 706-732, volume prezioso per il rinnovamento degli studi sul
XV secolo e sul papato sistino.
40 M. Altieri, Li Nuptiali, a cura di E. Narducci, Roma, 1873, p. 17. Cfr. anche, sul
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 347

Riprendiamo in esame l'accantonamento del grandioso progetto


sangallesco U1259 A per il palazzo mediceo e la regolarizzazione di
piazza della Dogana. Colpisce che a tale rinuncia corrispondano analo
gherinuncie nella Firenze riconquistata dai Medici. Oltre al progetto di
Leonardo da Vinci su via Larga, riconosciuto dal Pedretti, ci riferiamo
a un progetto di dimensioni imperiali dovuto a Giuliano da Sangallo e
datato dalla Elam al 1512-13, sulla base di inoppugnabili prove filologi
che41.Non escluso che tale secondo progetto sia stato commissionato
da Lorenzo di Piero, come segno eloquente del ritorno mediceo. Ma
noto che lo zio pontefice, proprio ne quadro della fratellanza ideale
Roma-Firenze (i due poli, ancora instabili, delle rinnovate fortune famil
iari), raccomandava a Lorenzo una politica moderata. Le opere cui lo
stesso Leone X interessato a Firenze sono la facciata della chiesa di
San Lorenzo e la Sacrestia nuova di Michelangelo, mentre nel 1516 vie
ne iniziata la loggia fronteggiante il portico brunelleschiano degli Innoc
enti. Un segno di continuit con l'opera di Lorenzo il Magnifico inol
trela ripresa dei lavori nella villa di Poggio a Caiano.
Proviamo, riassumento, a trarre delle conclusioni. A Roma : un
ampliamento che mette a disposizione della speculazione fondiaria va
ste aree libere, con incentivi all'edilizia anche sotto forma di abbassa
mentodel prezzo dei materiali; una via Leonina che ha come poli due
opere di pubblica utilit, l'Ospedale di San Giacomo e lo Studium urbis ;
una forma viaria eloquente e una piazza che valorizza la chiesa di Sant
aMaria del Popolo; un'esaltazione della communitas fiorentina con
l'avvio della chiesa sita all'estremit sud di via Giulia. Infine, la rinun-

tema, M. Miglio, Roma dopo Avignone. La rinascita politica dell'antico, in Aa.Vv., Memoria
dell'antico nell'arte italiana, I. L'uso dei classici, a cura di S. Settis, Torino, 1984, p. 98 e
ss.
41 Cfr. Elam, Lorenzo de Medici, cit., che contesta le ipotesi contenute nel saggio di
G. Miarelli, // disegno per il complesso mediceo di via Laura in Firenze, in Palladio, XXII,
1972, n. 1/4, p. 127-162, che aveva proposto una datazione del foglio U282A al 1490-1492
circa. (Cfr. anche la recensione di G. Marchini, in Antichit viva, XII, 1973, n. 6, p. 66-68).
Una datazione per via stilistica dei disegni di progetto di Giuliano da Sangallo pericolo
sa : come stato dimostrato per i progetti per la facciata di San Lorenzo a Firenze, Giu
liano non sembra avere scrupoli nel riadattare per nuove occasioni vecchi disegni elabor
atiper temi diversi. Nel caso del progetto per il palazzo mediceo a via Laura possibile
che Giuliano abbia chiesto al fratello di rielaborare uno dei progetti (perduti) presentati a
Ludovico il Moro e a Francesco I. Sul progetto di Leonardo, per un palazzo Medici a
Firenze (Cod. Atl., f. 315r-b), cfr. C. Predetti, Leonardo architetto, Milano, 19812, p. 251.
348 MANFREDO TAFURI

eia a segnare trionfalmente la presenza medicea in citt : invece del


palazzo, villa Madama, isolata su Monte Mario, che guarda, distaccata,
i conflitti mondani e ripropone - come Poggio a Caiano - l'immagine
deM'otium umanistico e della tradizione culturale medicea. A Firenze :
una serie di opere di alta qualit, che propongano - specie dopo l'i
ngresso del 151542 - un'immagine umanistica, pia e antitirannica di casa
Medici. Soltanto a questo punto emergono affinit fra le strategie urba
ne del Magnifico e quelle di Leone X. All'ampliamento di via Laura
corrisponde il bivium leonino, i ceti favoriti nelle due citt sono analog
hi,alla rinuncia ad esibizioni edilizie nei cuori urbani di Firenze e
Roma corrispondono due ville extraurbane. Con una differenza, dovuta
al gusto personale di Leone X e alla sua politica di trasformazione in
corte della Curia e dei ceti medio-alti : le architetture e le sistemazion
i urbane affidate a Raffaello e ad Antonio da Sangallo il Giovane pro
pongono una instauratio Romae di alto profilo formale. In armonia, del
resto, con il lontano testamento spirituale di Nicolo V, che rimane
ben presente a tutti i papi del '400 e del '50043.
Non era dunque azzardato parlare di stile mediceo nell'ambito
delle strategie di sviluppo di Firenze e di Roma, anche se la particolari-
t del caso romano obbliga Leone X ad affrontare conflitti interni e
problemi economici su cui si eserciteranno i tentativi di riforma solleci
tati da Clemente VII44.

42 Cfr. J. Shearman, The Fiorentine Entrata of Leo X, 1515, in Journal of the War
burg and Courtauld Institutes, XXXVIII, 1975, p. 136-154.
43 Sul tema cfr. C. W. Westfall, In this Most Perfect Paradise. Alberti, Nicholas V and
the Invention of Conscious Urban Planning in Rome, 1447-1455, The Penn. Univ. Press,
1974, (e la recensione di E. . Macdougall, in The Art Bulletin, LXI, 1979, n. 2, p. 311-
312). Una revisione critica della ipotesi di Westfall stata compiuta in M. Taf uri, Cives
esse non licere. La Roma di Nicolo V e Leon Battista Alberti : elementi per una revisione
storiografica, introduzione all'ed. it. del volume dello stesso Westfall {L'invenzione della
citt, Roma, 1984, p. 13-39). Cfr. la recensione di L. Onofri, in Roma del Rinascimento, I,
1985, p. 103-106. Cesare De Seta ha tentato di criticare l'impostazione del nostro saggio
mediante un incongruo riferimento al Libro Vili del De re aedificatoria. Cfr. C. De Seta,
Come in uno specchio. La citt rinascimentale nel De re aedificatoria e nelle tarsie, in
Aa.Vv., Imago urbis. Dalla citt reale alla citt ideale, Milano, 1986, p. 35 nota 39.
44 Per un'analisi delle politiche urbane dei due papi Medici, cfr. Gnther, Die Stras-
senplanung, cit. Cfr., per altre nutazioni, M. Tafuri, // Sacco di Roma : fratture e continuit
, in Roma del Rinascimento, I, 1985, p. 23-35.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 349

Venezia : continuit urbana e problemi idrogeografici

L'analisi del caso veneziano implica l'adozione di un diverso meto


do di approccio. I protagonisti e gli operatori emergenti a Firenze e a
Roma sono assenti, come figure istituzionali, nella Repubblica che dal
laserrata del Maggior Consiglio (1297) e dal consolidamento costituzio
nale trecentesco esce rinnovata nelle sue mitologie, nei suoi obbiettivi,
nelle sue strutture interne. I concetti portanti dello Stato misto e
dell' uguaglianza patrizia, riaffermati dopo l'emarginazione dei po-
pulari dalle maggiori cariche politiche, giocano a Venezia ruoli parti
colari. Il continuo scambio fra fede religiosa e identit civica - cos
bene analizzato da Cervelli, da Tenenti, da Muir, da Gaeta, da Cozzi45 -
consacra una singolarit lagunare giocata nel sottile tentativo di por
re la Repubblica in posizione indipendente sia sall'Impero che da
Roma. Cos, che in nessun altro centro italiano appare cos politic
amentedeterminante, come a Venezia, la costanza dell'imago urbis. Sot
tolineando di continuo l'identificazione metaforica della citt lagunare
con la Vergine - immacolata e immortale, ma anche paradossale e mi
racolosa - gli apologeti e i coniatori del mito di Venezia sottolineano
la perfezione della citt posta nello impossibile, e soprattutto la sua
unicit46.

45 Cfr. I. Cervelli, Storiografia e problemi intorno alla vita religiosa e spirituale a


Venezia nella prima met del '500, in Studi veneziani, Vili, 1965, p. 447-476; A. Tenenti,
The sense of Space and Time in the Venetian World, in Aa.Vv., Renaissance Venice, a cura
di John R. Hale, Londra, 1973, p. 17-46 (ora in Tenenti, Credenze, ideologie, libertinismi
tra Medioevo ed et moderna, Bologna, 1978, p. 75-118); F. Gaeta, L'idea di Venezia, in
Aa.Vv., Storia della cultura veneta. Dal primo Quattrocento al concilio di Trento, a cura di
G. Arnaldi e M. Pastore Stocchi, 3/III, Vicenza, 1981, p. 565-641 ; E. Mum, Civic Ritual in
Renaissance Venice, Princeton (N.J.), 1981 ; G. Cozzi, Politica, cultura e religione, in Aa.Vv.,
Cultura e societ nel Rinascimento fra riforme e manierismi, a cura di V. Branca e C. Ossol
a, Firenze, 1984, p. 21-42. Cfr. inoltre alcune osservazioni contenute in J. Le Goff, L'im
maginario urbano nell'Italia medievale (secoli V-XV), in Storia d'Italia. Annali. 5. Il paesagg
io, a cura di C. De Seta, Torino, 1982, p. 5-43, e M. Tafuri, Venezia e il Rinascimento.
Religione, scienza, architettura, Torino, 19862. Fondamentale, come sintesi di eccezionale
acutezza, il volume di G. Cozzi e M. Knapton, Storia della Repubblica di Venezia. Dalla
guerra di Chioggia alla riconquista della Terraferma, Torino, 1986.
46 Cfr. Gaeta, L'idea di Venezia, cit., e L. Puppi, Verso Gerusalemme. Immagini e temi
di urbanistica e di architettura simboliche, Roma-Reggio Calabria, 1982, passim; Tafuri,
Venezia, cit., in particolare alle p. 212 e ss. La frase su Venezia come impossibilit e di
350 MANFREDO TAFURI

Sia nel periodo del tentativo egemonico in Italia, sia nella fase di
ripiegamento seguita al 1530, la santit deW'urbs marciana radicata
nell'immaginario patrizio e popolare. Nessuna instaurano pensabile l
dove l'utopia considerata gi realizzata; soltanto frammenti di reno-
vatio sono pensabili all'interno del suo contesto, e limitatamente ai luo
ghi in cui appare opportuno un rito di rifondazione47.
La costanza delle magistrature preposte al controllo urbano, quasi
tutte di formazione medievale, un sintomo di tale culto della conti
nuit. L'attivit dei Provveditor di Comun, delle magistrature del Pio-
vego e del Sai, dei Provveditori de supra e de citra, pi tardi dei Savi ed
Esecutori alle Acque, forma una rete dalle cui maglie filtrano le volont
di un patriziato tutt'altro che immune da interni conflitti, ma intento a
salvaguardare il mito della concordia su cui si fonda l'esemplarit dello
Stato armonico. Nulla di pi lontano dalla conflittuale Firenze, e, ancor
pi, dalla Roma che di continuo sconvolge il proprio assetto. I muta
menti di senso, che i nuovi ampliamenti e le ristrutturazioni di Giul
ioII, Leone X, Giulio III e Gregorio XIII inducono nel corpo della citt
eterna, sono impensabili a Venezia : qui, operazioni simili sarebbero
state considerate sacrileghe. Lo dimostra l'isolamento delle idee espres
se in un trattato - rimasto peraltro inedito - come il De bene instituta re
publica di Domenico Morosini48; ma lo dimostra anche il fallimento di
una nuova magistratura istituita nel 1535, espressione dei tentativi di
modernizzazione del doge Andrea Gritti, intento a promuovere una
radicale renovatio49.
Sarebbe ingenuo e semplicistico valutare il culto veneziano della
continuit come conservatorismo ad oltranza. La memoria dell'origi
ne, cui si richiamano i pontefici romani del '400 e del '500, si fonda su
un mandato interpretato come absolutus, specie dopo la Laetentur coeli

conseguenza posta nello impossibile , in F. Sansovino, Delle cose notabili che sono a
Venezia, Venezia, 1561, e. lv. M. Luisa Doglio ha notato che si tratta di una citazione del
leggendario detto di Mariano Sozzini al papa. Cfr. M. L. Doglio, La letteratura ufficiale e
l'oratoria politica, in Storia della cultura veneta. Il Seicento, 4/1, Vicenza, 1983, p. 166.
47 Cfr. Tafuri, Venezia, cit., cap. II.
48 D. Morosini, Be bene instituta re publica, a cura di Claudio Finzi, Milano, 1969, su
cui cfr. G. Cozzi, Domenico Morosini e il De bene instituta re publica, in Studi veneziani,
XII, 1970, p. 405-458, e C. Vivanti, Pace e libert in un'opera di Domenico Morosini, in
Rivista storica italiana, LXXXIV, 1972, n. 3, p. 617-624.
49 Cfr. i saggi raccolti nel volume di Aa.Vv., Renovatio urbis. Venezia nell'et di
Andrea Gritti (1523-1538), Roma, 1984.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 351

promulgata da Eugenio IV. V instaurano Romae, di conseguenza, as


solta dal dovere di rispettare forme : soltanto i luoghi sono venerand
i, disponibili peraltro ad assumere significati e configurazioni conse
guenti alla nuova politica dei papi-re. La resistenza nell'origine, per
seguita dai sostenitori dell'autonomia della Repubblica, assume invece
connotati tragici, che avvolgono di problematicit le espressioni
dell'umanesimo veneziano e si riflettono sull'intera et della messa in
immagine del mondo.
Cosa significa, in tale contesto, un ampliamento urbano? Frutto di
decisioni delle magistrature maggiori, ogni ampliamento comporta im
bonimenti che insistono sull'equilibrio idrogeografico. Inoltre, si pone
il problema delle funzioni da attribuire a tali operazioni che rischiano
di alterare un'imago complessiva considerata perfetta : non a caso, le
nuove aree sono destinate a strutture assistenziali caritative. E sem
pre con una modesta qualit formale, che ha come contraltare una
stretta regolamentazione. Come nel caso dell'ampliamento laurenziano
di Firenze, anche se con altre motivazioni, la mediocritas edilizia conse
gue al carattere paternallstico speculativo degli interventi. Al contrar
io di quanto accade nella Roma del primo '500, alla novitas non con
sentito parlare.
Un primo caso concreto : l'imbonimento della punta di Sant'Anto
nio di Castello. L'operazione avviene tramite una concessione a privati :
nel 1334, il Maggior Consiglio da in concessione a due cittadini, Marco
Catapan e Cristoforo Istrigo, una propaggine di terreno all'estremo
sud-est del sestiere di Castello, autorizzandoli a imbonire il terreno
paludoso50. Costruita una casa lignea sul terreno bonificato, il Catapan
e l'Istrigo vendono il tutto alla congregazione dei canonici regolari di
Sant'Antonio di Vienna; nel 1346 viene posta la prima pietra della chie
sa51. Una speculazione privata autorizzata dal potere pubblico innesca
operazioni destinate a caratterizzare in senso religioso il lungo lembo di
terreno proteso nel Bacino. Alcuni rari documenti grafici, in cui vengo
no appuntate le vicende proprietarie dei lotti, permettono di seguire le
vicende successive, che vedono protagonista il solo Istrigo52. Dopo la
costruzione di una strada e di un ponte, su ordine del Maggior Consig
lio,nel 1359 e nel 1364 il monastero procede a una ricomposizione

50 F. L. Corner, Ecclesiae Venetae Antiquis Monumentis, VI, Venezia, 1749, p. 294.


51 Ibidem, p. 295.
52 Archivio di Stato di Venezia (ASV), S. Antonio di Castello, t. LXVI, cc. 4r. e 5r.
352 MANFREDO TAFURI

"
*4

r 3

Fig. 9-10 - La punta di Sant'Antonio di Castello a Venezia, in due disegni planimetrici


dell'ASV, S. Antonio di Castello, t. LXVI, e. 4r. e 5r.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 353

fondiaria che gli assicura la punta dell'estrema propaggine del sestie


re,divenendo imprescindibile riferimento per l'accesso marittimo
all'emporio veneziano53.
Nel 1471, le aree adiacenti al monastero sono investite da precise
qualificazioni funzionali. Il 28 dicembre di quell'anno, il Senato proibi
sce ai poveri di dormire sotto i portici del Palazzo Ducale e della chiesa
di San Marco, e decide di edificare all'uopo un cohopertum, ricono
scendo che, in quanto alla sua localizzazione, nullus est aptior, et con-
venentior (. . .) quam campus Sancii Antonii54. Un progetto, per quanto
modesto, di ripulitura della platea marciana si risolve in un tentativo
di emarginazione dei mendicanti, mentre la generica destinazione ini
ziale della punta di Sant'Antonio sottoposta a revisione : il cenobio e il
sito vengono coinvolti in programmi sociali e di pubblico decoro. Da
ora in poi, le decisioni successive puntano sulla specializzazione carita
tiva e assistenziale dell'area. Il 3 agosto 1472 viene elargito un sussidio
alimentare per i poveri ricoverati in Sant'Antonio di Castello - indizio,
forse, di una comprensibile resistenza, da parte dei mendicanti, ad
abbandonare l'area marciana; il 4 settembre 1474 si decide di costruire,
presso il convento, un ospedale destinato a celebrare l'eroica difesa di
Scutari da parte di Antonio Loredan55. Tale ultima scelta rappresenta
qualcosa di eccezionale per le forme dell'assistenza veneziana. Si tratta,
infatti, di un luogo di piet, e ricetto de Poveri e Infermi, digno et
ampio in nome de Jesu Christo fuori del corpo della Terra; dunque, di
una struttura accentrata, ispirata all'Ospedale Maggiore di Milano, de
stinata a spezzare la tradizionale assistenza frammentata fino ad allora
privilegiata come capillare strumento di controllo dei ceti bisognos
i56. Fra il settembre 1474 e il maggio 1475, i provveditori consultano
maistri et intendenti de simel edificii, imponendo ad essi che hauta
informatione de simel luoghi degni de Italia, debbano partire et dispor-

53 ASV, S. Antonio di Castello, t. LXVI, e. 5r. Su tali vicende, cfr. A. Foscari e M. Tafu-
ri, Sebastiano da Lugano, i Grimant e Jacopo Sansovino. Artisti e committenti in Sant'An
tonio di Castello, in Arte veneta, XXXVI, 1982, p. 100 e ss.
54 Corner, Ecclesiae Venetae, cit., XII, Venezia, 1749, p. 404.
55 Ibidem, p. 404-405 e p. 402.
56 Sulla vicenda dell'ospedale di Ges Cristo, cfr. B. Pullan, Rich and Poor in Renais
sanceVenice, Oxford, 1971, p. 212-215 (ora in trad, it., La politica sociale della Repubblica
di Venezia 1500-1620, Roma, 1982, I, p. 226-230). Cfr. anche I. Cervelli, Machiavelli e la
crisi dello Stato veneziano, Napoli, 1974, p. 137-139.
354 MANFREDO TAFURI

re quel spazio, come giudicheranno convenire ad honor de Dio, et alla


condition de questa terra57. C' di pi. In una nota del Libro delle ordi
nanze dell'Ospedale Maggiore di Milano, sotto la data 16 settembre
1485 annotato un credito a favore di Bramanti depictori, pro desi-
gnio hosp. dato ambaxatori venetorum58. Il rilievo bramantesco
dell'organismo iniziato dal Filarete dunque certamente a Venezia,
poco dopo l'incarico attribuito al proto Bartolomeo Gonella, che dal
dicembre 1483 segue i lavori per l'ospedale de messer Jesu X59.
Anche la presenza a Venezia del milanese osservante Michele Carcano,
proprio negli anni in cui si pone la prima pietra dell'edificio, ha un
significato, come nota Brian Pullan60. Ed lo stesso Pullan a concluder
e che, negli anni 1470-1480, Venezia sembra elaborare una riforma
radicale della propria politica assistenziale, varando una struttura indi
rizzata a far fronte al problema della povert a scala urbana e in forma
accentrata61. La posizione del nuovo ospedale - probabilmente concepit
o a pi cortili - sulla penisola di Sant'Antonio di Castello, assume un
significato emblematico. Pur fuori del corpo della terra, esso avrebbe
dominato l'orizzonte del bacino marciano, divenendo emblema visivo di
una charitas di Stato ostentata nel suo carattere innovativo.
Di tale struttura, per cui lavora anche Giorgio Spavento62, viene
realizzato soltanto un corpo a cortile chiuso e una chiesetta, singola
rmenteisolata; l'opera, terminata nel 1503, chiaramente riconoscibile
nella mappa del De' Barbari. Era accaduto qualcosa, nel frattempo,
ben messo in chiaro da Pullan. Il grande progetto di accentramento era

57 Corner, Ecclesiae Venetae, cit., XII, p. 403.


58 Cfr. L. Beltrami, Bramante a Milano. La cappella di San Teodoro, il monastero di
S. Ambrogio (nozze Dubini-Gavazzi), Milano, 1912, p. 19-20.
59 Documento del 12 gennaio 1490, in P. Paoletti, L'architettura e la scultura del Rina
scimento a Venezia, II, Venezia, 1893, p. 118.
60 Nel 1497, osserva Pullan, Ludovico Sforza chiede a Battista Sfondrato, ambasciator
e milanese presso la Serenissima, di descrivergli le istituzioni religiose e caritative di
Venezia. Lo Sfondrato, dopo aver assicurato che in citt non esistevano edifici paragonab
ili all'Ospedale Maggiore di Milano, aggiunge che era per in costruzione un ospedale la
cui fondazione era dovuta al francescano osservante milanese Michele Carcano, che da
altre fonti sappiamo essere nelle lagune nel 1476-77. Cfr. Pullan, La politica sociale, cit.,
I, p. 226.
61 Ibidem, p. 228-229.
62 Paoletti, L'architettura e la scultura, cit., Il, p. 117. Cfr. anche Foscari e Tafuri,
Sebastiano da Lugano, cit., p. 103 e p. 121 nota 25.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 355

stato accantonato, a favore di un recupero della concezione tradizional


e dell'assistenza : un sistema frazionato, come s' detto, funzionale a
una prassi risalente all'istituzione dei Poveri al Pevere (1362)63. L'Ospe
dale di Ges Cristo viene ridotto, da ospedale generale, a struttura assi
stenziale destinata a un particolare gruppo di poveri : gli ex marinai e i
lavoratori dell'Arsenale. Viene cos riaffermata una politica discriminat
oria, attenta a favorire ceti meritevoli e particolarmente interessanti
per il governo, lasciando alle Scuole Grandi, in particolare, compiti
assistenziali e di controllo di raggio limitato.
L'esperienza milanese - anch'essa contrastata dai portatori di inte
ressi particolari e dagli amministratori dei piccoli ospedali64 - viene in
tal modo respinta a Venezia, dopo un tentativo di assumerla come
modello. Sulla punta di Sant'Antonio di Castello rimane il framment
o di una riforma inattuata, fino alle demolizioni napoleoniche. Rimane
inoltre il collegamento con il cantiere di Stato, stabilito con le decisioni
del Maggior Consiglio a proposito delle nuove e ridotte funzioni
dell'Ospedale. Non a caso, fra le carte del convento di Sant'Antonio di
Castello sono conservati alcuni disegni planimetrici per case popolari
in serie, disposte intorno a un campo di forma rettangolare : la localiz
zazione prevista per tale complesso, che segue una tipologia tradizional
e per l'edilizia assistenziale veneziana, fra il rio della Tana e il rio di
San Daniele65. Il confronto fra tale vicenda e quella relativa alle espan-
zioni della Firenze laurenziana e della Roma medicea significativo.
Anche a Venezia, il motivo della chantas associato a quello del buon
governo. Ma in luogo di strategie definite, assistiamo ad un accavallars
i di progetti e ad un oscillare fra volont innovative e ripiegamenti su
politiche collaudate e tradizionali; in luogo di protagonisti tesi a lascia
re il proprio segno sull'intervento, un intreccio di interessi pubblici e
privati; in luogo di forme urbane destinate a rendere eloquenti i nuov
i episodi, empiriche addizioni, informate a un'edilizia modesta e serial
e. L'avevamo del resto avvertito. L'addizione, a Venezia, non pu n
deve rinnovare - come a Roma - un contesto investito di ruoli che ride-

63 Pullan, La politica sociale, cit., I, p. 229-230.


64 Cfr. A. Pastore, Strutture assistenziali fra Chiesa e Stati nell'Italia della Controrifor
ma, in Storia d'Italia. Annali. 9. La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all'et contem
poranea, a cura di G. Chittolini e G. Miccoli, Torino, 1986, p. 435-437.
65 ASV, S. Antonio di Castello, t. XLIII, e. 3r et 4r.
356 MANFREDO TAFURI

- i ,

r*-

r00
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 357

finiscano il significato globale della citt. Essi debbono piuttosto inse


rirsi silenziosamente nelle maglie di un organismo valutato come eredi
t da trasmettere con il minimo di alterazioni.
Il che confermato da una seconda addizione, quella che investe
i nuovi terreni di Santa Maria Mazor, all'estremit orientale della citt,
adiacenti al quartiere dei Nicolotti66. Il sistema con cui vengono realiz
zatigli insediamenti nelle nuove aree stato studiato dalla Pavanini e
da Gianighian67, per cui possibile limitarsi a considerazioni generali.
Anzitutto, va osservato che il modo in cui viene imbonita la punta di
Sant'Antonio riflette modi non pi attuali nel XV e nel XVI secolo. I
privati - favoriti, come s' visto, nelle atterrationi del '300 - vengono
ora esclusi da simili operazioni : lo Stato si assume progressivamente il
compito di controllare argini, palificate, fondamenta, in tutta la citt e
in particular modo ai suoi margini. Emerge una nuova responsabilit
collettiva relativa alle relazioni fra il delicato equilibrio idrogeologico e
le iniziative edilizie : i confini terra-acqua assumono un particolare
rilievo, mentre da pi documenti traspare che le antiche libert concess
e ai privati hanno lasciato forti vischiosit : i provvedimenti relativi
alle atterrationi e alle fondamenta incontrano resistenze striscianti
palesi. Si tratta di un conflitto fra Stato e privati - ceti particolari del
patriziato - che si manifester, per tutto il corso del XVI secolo, anche
a proposito delle leggi suntuarie, delle bonifiche, del controllo sulla
qualit edilizia nel cuore urbano68.
Tuttavia, la decisione presa in Senato nel 1494 relativamente all'i
mbonimento dell'area di Santa Maria Mazor assume un particolare rilie
vo.A differenza del caso di Sant'Antonio di Castello - che vede i privati
costretti a limitare le loro mire speculative, a causa della crisi demograf
ica che incalza la citt dal 1348 - ora l'espansione urbana risponde a

66 Sul quartiere dei Nicolotti, sulla sua storia e sulla sua particolare struttura istit
uzionale, cfr. l'eccellente volume di R. Zago, / Nicolotti. Storia di una comunit di pescatori
a Venezia nell'et moderna, Abano Terme, 1982.
67 Cfr. P. Pavanini, Abitazioni popolari e borghesi nella Venezia cinquecentesca, in Stu
diveneziani, n.s. V, 1981, p. 63-126; G. Gianighian e P. Pavanini, / terreni nuovi di Santa
Maria Mazor, in Aa.Vv., Dietro i palazzi. Tre secoli di architettura minore a Venezia 1492-
1805, Venezia, 1984, p. 45 e ss. Il primo acquirente della prima isola di Santa Maria
Mazor Alvise Pisani quondam Giovanni, che rivende i terreni alla Procuratia de supra.
Sull'edilizia assistenziale a Venezia cfr. anche B. Pullan, Abitazioni al servizio dei poveri
nella Repubblica di Venezia, in Dietro i palazzi, cit., p. 39-44.
68 Cfr. Tafuri, Venezia e il Rinascimento, cit., p. 1 1 e ss., e passim.
358 MANFREDO TAFURI

una rinnovata domanda residenziale69. Inoltre, gli scavi e le sistemazion


i lagunari pongono il problema dell'utilizzo dei fanghi. Le ragioni per
la creazione delle nuove isole, regolate da un disegno di lottizzazione
presentato al doge, sono cos precisate. Nella mappa del De' Barbari i
nuovi terreni, ancora sgombri, sono chiaramente delineati. L'amplia
mento sembra costituire motivo di orgoglio per Venezia, dato che il 6
agosto 1502 Anna di Francia, promessa al re d'Ungheria, and a Santa
Maria Mazor, a veder il monasterio si far, e il terren per il qual
sgrandito Venecia70.
I protagonisti della elementare urbanizzazione sono enti pubblici -
i Procuratori di S. Marco, la Scuola Grande di San Rocco, la Scuola
Grande di San Marco - con case e complessi per i ceti inferiori addi
rittura amore Dei. Soltanto dagli anni '40 del XVI secolo la speculazio
ne privata si innesta all'intervento pubblico. E in ogni caso, soltanto
un'elementare maglia viaria regola complessi - come corte San Rocco
- dal volto anonimo, configurati secondo canoni collaudati per l'edilizia
minore, espressivi unicamente nell'ambito della chantas repubblican
a. Ma appunto questo che un ampliamento come quello di Santa
Maria Mazor intende esibire, almeno per quanto riguarda la prima iso
la. Il basso profilo formale funzionale a un decorum che ha come
parametro la funzione assistenziale dell'intervento : si pi vicini agli
obiettivi laurenziani che a quelli di Leone X, anche se a Venezia sono lo
Stato e le Scuole Grandi i protagonisti71.
Un ultimo caso di ampliamento, anch'esso ben documentato in sag
gicui rimandiamo il lettore per l'analisi filologica : quello delle Fonda
menta Nuove72. Il problema relativo all'utilizzo dei fanghi residui si col-

69 Sui processi demografici veneziani e le loro conseguenze, cfr. la sintesi stesa da


Cozzi, che fa rilevare, fra l'altro, la funzione del De re uxoria di Francesco Barbaro all'i
nterno di una situazione di pericoloso spopolamento. Lo stesso autore rileva come segno di
un nuovo clima il De coelibatu di Ermolao Barbaro. Cfr. Cozzi e Knapton, Storia della
Repubblica di Venezia, cit., p. 117-120.
70 Sanudo, Diarii, IV, 298.
71 Di grande interesse la vicenda del convento di Santa Maria Maggiore, con una
risistemazione dei canali dettata dal Senato. Cfr. M. Tafuri, La chiesa di Santa Maria Magg
iore a Venezia : un'ipotesi per Tullio Lombardo, in Arte veneta, XL, 1986, p. 38-53.
72 Per l'analisi archivistica, cfr. M. Tafuri, Documenti sulle Fondamenta Nuove, in
Architettura, storia e documenti, I, 1985, n. 1, p. 79-95. Per il significato dell'intervento nel
laVenezia del tardo '500 e del primo '600, e per il ruolo di Leonardo Dona, cfr. Id., Venez
iae il Rinascimento, cit., p. 278 e ss.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 359

lega a quello dell'irrigidimento - con fondamenta di pietra - di un deli


cato bordo lagunare. Siamo alla fine del secolo XVI : la decisione for
mulata dal Collegio il 9 febbraio 1587 (m.v.) e nel 1590 una parte dei
Savi ed Esecutori alle Acque la conferma, dando il via all'operazione,
che inizia con piani di lottizzazione disegnati da Giovanni Alvise Galesi,
viceproto della magistratura73. L'elemento da porre in risalto il
richiamo, nella parte del 1590, ai pareri a suo tempo formulati da
Cristoforo Sabbadino, il geniale proto della Magistratura alle Acque,
che nel 1557 aveva presentato un completo piano di risistemazione
urbana e idrografica per Venezia74. L'ampliamento deciso nel 1588-90
non che un frammento del dispositivo elaborato da Sabbadino. Inol
tre, la situazione complessiva della citt non pi quella degli anni a
cavallo fra XV e XVI secolo. Crisi politiche e costituzionali, conflitti
fra giovani e papalisti, tensioni crescenti con la Santa Sede, difficolt
e ritardi all'interno dell'Arsenale con conseguenze per le mercature : si
tratta di una crisi generalizzata, che - come denuncer Nicolo Dona nel
16 IO75 - si riflette in un'estenuazione delle pubbliche entrate e una
caduta in deo livello dei fitti.
I terreni realizzati alle Fondamenta Nuove non rispondono, come
le nuove isole di Santa Maria Mazor, a pressioni demografiche, n sono
finalizzati all'assistenza pubblica. In parte, l'operazione tende a procu
rareintroiti supplementari alle casse dello Stato : Leonardo Dona,
membro della zonta dei Savi alle Acque, chiede nel 1598 a Girolamo
Righetti un preciso calcolo dei costi e dei benefici relativi all'intero

73 ASV, Laguna, 28, 29, 30, 34, 35. Per la parte del 1590, cfr. ASV, Savi ed esecutori
alle Acque, reg. 347, e. 4v.-5r. Su precedenti deliberazioni del 1546, del 1569, del 1587, cfr.
C. Tentori, Della legislazione veneziana sulla preservazione della laguna. Dissertazione sto
rico- filosofico-critica, Venezia, 1792, p. 142-144. Per gli ulteriori documenti sulle Fonda
menta Nuove, cfr. ASV, Savi ed esecutori alle Acque, f. 122, 3 marzo 1592; reg. 347, e. 23r.
e 30v. Cfr. inoltre E. Concina, Structure urbaine et fonction des btiments du XVIe au XIXe
sicle. Une recherche Venise, Unesco-Save Venice Inc., Venezia, 1982.
74 Cfr., sul Sabbadino e sul piano del 1557, la bibliografia contenuta in Tafuri, Venez
ia,cit., p. 214-215 nota 3. Cfr. inoltre M. Tafuri, Humanism, Technical Knowledge and
Rhetoric. The Debate in Renaissance Venice (Walter Gropius Lecture), Harvard Universit
y, 1986.
75 Cfr. S. Romanin, Storia documentata di Venezia, vol. VII, Venezia, 19142, p. 531. Sul
lasituazione veneziana alla fine del XVI secolo, si veda anche G. Cozzi, Societ veneziana,
societ ebraica, in Aa.Vv., Gli ebrei e Venezia, secoli XIV-XVIII , Atti del Convengo interna
zionale, a cura di G. Cozzi, Milano, 1987, p. 333-374.
360 MANFREDO TAFURI

Fig. 12 - Cristoforo Sabbadino, piano di sviluppo e di sistemazione idraulica di Venezia,


1557. ASV, Laguna, 14.
Fig. 13 - Giovanni Alvise Galesi, Progetto per l'urbanizzazione delle F
fra il rio dei Santi Giovanni e Paolo e la Zecca. ASV, Lagun
362 MANFREDO TAFURI

intervento76. D'altra parte, la nuova disponibilit di terreni edificabili


tende a un rilancio dell'attivit edilizia, sperando - probabilmente - in
iniziative patrizie. Le quali, al contrario, saranno rare e modeste. L'el
ementare quadrillage progettato dal Galesi non da forma a un insedi
amento integrato al contesto settentrionale della citt : in ogni senso, il
margine rigido costituito dalle Fondamenta Nuove segna un punto di
crisi per le strategie di sviluppo urbano di Venezia.
Ci che colpisce la costante assenza, negli ampliamenti veneziani,
di istanze formali di alto profilo. Il che conferma che l'ampliamento
considerato un semplice margine. Un confronto ulteriore si impone. Le
Fondamenta Nuove avrebbero potuto costituire un'occasione, per il
patriziato veneziano, per concentrare nelle nuove aree residenze di alta
qualit : in altre parole, un'occasione per fare del nuovo sito una zona
eloquente, una concentrazione residenziale del ceto dirigente. Ci era
avvenuto a Genova, con la creazione della Strada Nuova. Decisa defin
itivamente nel 1551, essa frutto - come ha dimostrato Ennio Poleggi77
- di scelte speculative cui l'architetto camerale Bernardo Cantone ave
va dato forma con un disegno elementare di lottizzazione; ma su tale
schema urbano, si depositeranno palazzi decisamente esibizionisti. Esi
ste forse un precedente per la Strada Nuova genovese, da riconoscere
nella Milano sforzesca del tardo '400, tenendo naturalmente ben pre
senti i diversi contesti che condizionano gli interventi in questione. Car
loPedretti ha riconosciuto in alcuni schizzi di Leonardo da Vinci (Cod.
Atlant., f. 393 r.a, 377 v-a) idee di sistemazione urbana della zona di
Porta Vercellina, risalenti al 1492 e al 1 497-98 78. L'ipotesi avvalorata

76 Biblioteca del Museo Correr, Venezia, Dona delle Rose, b. 457, n. 31. Cfr. Inoltre,
per il palazzo del Dona, E. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, IV, Venezia, 1834, p. 433,
che cita le Memorie del doge.
77 Cfr. il fondamentale volume di E. Poleggi, Strada Nuova. Una lottizzazione del '500
a Genova, 1968, e il pi recente saggio, dello stesso autore e di F. Caraceni, Genova e
Strada Nuova, in Storia dell'arte italiana. IH/5. Momenti di architettura, Torino, 1983,
p. 301-361. Le ipotesi di Poleggi - che condividiamo pienamente - sono state messe in
dubbio nei saggi di L. Puppi, G. Alessi nella problematica urbanistica nel Cinquecento, e di
H. Burns, Le idee di G. Alessi sull'architettura e sugli ordini, nel volume collettaneo Gale-
azzo Alessi e l'architettura del Cinquecento, Genova, 1985, p. 69 e 151. La storia della cre
scita urbana, degli insediamenti e delle tipologie edilizie genovesi nel Medioevo nel
volume di L. Grossi Bianchi e E. Poleggi, Una citt portuale del Medioevo. Genova nei
secoli X-XVI, Genova, 1979.
78 Cfr. Pedretti, Leonardo architetto, cit., p. 71 e ss. Cfr. anche, C. Pedretti, Newly
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 363

dalla testimonianza del contemporaneo Bernardino Arluno, che cita un


progetto per un quartiere sforzesco - devastato dai francesi nel 1499
e nel 1500 - redatto con il contributo di Leonardo, di Bramante, del
Caradosso e di Jacopo Antiquario79. Si tratterebbe di un insediamento
ideato come conseguenza del rinnovamento della tribuna di Santa Mar
ia delle Grazie, pensata come mausoleo sforzesco ed emblema della
nuova Milano ducale.
Nella circostante zona di porta Vercellina, del resto, avevano pro
priet alcuni fra i principali collaboratori di Ludovico il Moro : Mar-
chesino Stanga, Galeazzo Sanseverino, gli Atellani, i Calco, i Marliani,
Mariolo de' Guiscardi (cameriere di Ludovico), Bergonzo Botta; lo stes
soLeonardo riceve in dono dal duca un terreno (24 aprile 1498) nel
territorio del monastero di San Vittore. Abbiamo molte prove relative
all'intento di concentrare, in un quartiere organico adiacente al Castell
o, intellettuali e ceto di governo : anche se del quartiere sforzesco, al
di l delle incerte testimonianze grafiche leonardesche, possibile par
lare soltanto come programma.
Risalter la differenza, a questo punto, che rende l'iniziativa sfor
zesca confrontabile solo in senso lato con l'impresa speculativa della
Strada Nuova genovese, frutto di scelte condizionate e facilitate dalla
struttura istituzionale della Repubblica oligarchica. Inutile dire che la
lettura incrociata di programmi, strategie e impianti urbani deve aver
cura di non cadere nei semplicismi degli storici abituati a ragionare
esclusivamente su mappe per analogie formali : fra l'astuta operazio
ne genovese e lo stradone farnese piacentino, ad esempio, non esistono
relazioni80.
Piuttosto, gli esempi del quartiere sforzesco e della Strada Nuov
a,messi a confronto con l'ampliamento veneziano delle Fondamenta
Nuove, possono offrire spunti relativi alla sostanziale diversit delle
strategie urbane e delle mentalit operanti in tre differenti sistemi ist
ituzionali. Ci che impedisce, a Venezia, concentrazioni speculative e

Discovered Evidence of Leonardo's Association with Bramante, in Journal of the Society of


Architectural Historians, XXXII, 1973, n. 3, p. 223-227; A. Bruschi, L'architettura, in
Aa.Vv., Santa Maria delle Grazie, Milano, 1983, p. 35-88, in particolare a p. 79.
79 Bruschi, L'architettura, cit., p. 79 e, per le vicende successive della zona, alla nota
63 a p. 88.
80 Sulla strada farnesiana a Piacenza, cfr. B. Adorni, L'architettura farnesiana a Pia
cenza 1545-1600, Parma, 1982, p. 29-31.
364 MANFREDO TAFURI

autocelebrative l'imago consolidata dell'intera citt come domus col


lettiva delle libert repubblicane. La solidit di tale rappresentazione
ideale tale da valicare le contrapposizioni politiche e i dissidi interni
al patriziato. In tal senso, le Fondamenta Nuove costituiscono, contem
poraneamente, un episodio che entra in continuit con la tradizione
veneziana e un momento di crisi nella contrastata marcia verso la mo-
dernizzazione della citt. Ed ben noto che nei momenti critici emer
gono motivi che illuminano in modo particolare mentalit, conflitti e
resistenze : si tratta di tracce e di indizi che segnano punti di flessio
ne nelle storie di lungo periodo, da considerare quindi come eventi
eloquenti.

Nel corso del presente saggio abbiamo selezionato alcuni episodi,


nel tentativo di mettere a fuoco uno pi metodi comparativi, atti a
collegare a disgiungere coacervi di scelte economicamente e politic
amentemotivate. Tale tipo di analisi soltanto uno dei molti possibili.
Altri interrogativi potrebbero integrarsi a quelli qui posti : in quale
modo le strategie urbane interagiscono con politiche territoriali, nor
mative, azioni e scelte di ceti intermedi, consuetudini, magistrature di
vecchia e nuova istituzione? Ed esistono movimenti di medio periodo
che portino a parziali uniformit di comportamento, tali da permettere
analisi aggregate della citt di ancien rgime? In altre parole : quali
parametri consentono di ampliare lo spettro delle analisi verificabili,
senza ricadere nelle ingenuit delle storie dell'urbanistica tradizional
i? Tali interrogativi sono stati qui tenuti presente soltanto in parte.
Ulteriori analisi comparate potranno affrontarli, precisandoli e molti-
plicandoli, al fine di rinnovare radicalmente gli studi sulla storia urba
na del lungo Rinascimento.

Manfredo Tafuri

Potrebbero piacerti anche