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MACHIAVELLI E ‘’IL PRINCIPE’’

La genesi del Principe è da porre nel 1513, quando Machiavelli dopo essere stato arrestato per l'accusa di aver preso parte
ad una congiura antimedicea ed essere stato torturato per 15 giorni, venne confinato nella sua proprietà di Sant'Andrea in
Percussina.
Secondo la ricostruzione fatta da Federico Chabod, Machiavelli durante il confinamento si dilettò nella lettura attualizzante
delle prime opere liviane che si scontrarono con il problema di una repubblica corrotta la cui soluzione individuata da
Machiavelli fu agire come gli antichi Romani: instaurare una magistratura straordinaria al di sopra delle leggi: i decemviri
legislatori Romani che per i moderni stati italiani coincidevano con un principe.
VITA
Machiavelli nacque da famiglia borghese nel 1469 a Firenze, ricevette una formazione umanistica con un'impronta
materialistica (nel 1496 trascrisse tutto il de rerum natura di Lucrezio, massimo esempio materialistico).
Si affiancò all'idea dell'umanesimo civile per cui gli intellettuali devono essere parte attiva della vita politica, così nel 1498
ricevette il suo primo incarico: fu nominato responsabile della 2a cancelleria, e poche settimane dopo gli fu imposto di
adempiere al proprio ruolo sotto il controllo dei 9 di Bàlia.
Due incontri sono degni di menzione nella vita di Machiavelli: con Pier Soderini (quando nel 1502 divenne gonfaloniere a
vita, sul modello del dogato veneziano con nomina vitalizia che arbitra al di sopra delle parti tra gli umori, Machiavelli divenne
suo fedele compagno, guadagnandosi l'amicizia del cardinale Francesco Soderini, guadagnando sempre maggiore
autorevolezza; il decennio Soderiniano fu ricco per Machiavelli di successi politici coronati con l'istituzione nel 1506
dell'ordinanza fiorentina, cioè un esercito cittadino fortemente voluto da Machiavelli che era stato nominato cancelliere della
magistratura dei 9 dell'ordinanza della milizia militare, nuovo ordinamento per gli affari militari; di tale frenetica attività resta
un ampia testimonianza negli scritti politici minori ufficiali- legazioni, commissarie ) e con Bonaccorsi a cui si devono 3
manoscritti del Principe di cui una è dedicata a Pandolfo Bellacci che ne doveva divenire "acerrimo difensore", ciò suggerisce
che ci fosse qualcuno pronto ad additare i contenuti del Principe
Dopo il ritorno dei Medici nel 1512 (Firenze incapace di godere dell'appoggio della Francia si trovò stretta in una morsa tra
Lega santa e Luigi XIi e per di più dilaniata dai conflitti interni e dall'incapacità di instaurare un rapporto pacifico tra
aristocratici e forze popolari, Firenze fu assediata da un esercito di truppe spagnole e pontificie), nel 1513 Machiavelli fu
arrestato e torturato per 15 giorni, con l'accusa di aver preso parte ad una congiura antimedicea organizzata dagli orti
Oricellari che aveva frequentato durante il ritiro ad Albergaccio.
Di ciò si trova testimonianza nelle istorie d'Italia di Francesco Vettori.
Machiavelli fu liberato solo grazie all'amnistia del papa.
L'opera del Principe non è da confondere con un'opera politica, in quanto nasce con l'obiettivo da parte dell'autore di essere
riabilitato politicamente e quindi ottenere l'appoggio dei Medici per vedere riabilitata la propria competenza di amministratore
della cosa pubblica, dunque l'esemplarità della storia, la natura dello stato e gli stanchi topoi della tradizione dottrinale
politica sono solo degli accessori ricavati dalle letture del Segretario che designa l'immagine di un principe perfetto, perfetto
agli occhi del funzionario che deve affiancarlo assicurandone l'efficacia delle decisioni, sotto questo profilo appare efficace la
lettera di Machiavelli a Francesco Vettori del 31 gennaio 1515 dove comunica di aver ricevuto la visita di Paolo de' Medici
che gli aveva comunicato di essere in procinto di diventare governatore di un nuovo territorio, così Machiavelli (conoscendo i
territori che Giuliano stava per conquistare) ne approfitta per trasformare la lettera in un trattato di tecnica politica in cui
espone i rischi di una nuova signoria e presentando i rimedi:
1) Stabilirsi personalmente nel nuovo principato
2) Designare un luogotenente
Attende quindi di poter ricevere qualche incarico da parte dei Medici (pag. 17)
I riferimenti storici contenuti nel testo non sono mai storiografia in senso stretto, essi mirano soltanto a evidenziare un evento
chiave che l'autore vuole lodare o disprezzare sotto il profilo dell'amministrazione statale. Ciò a cui Machiavelli è interessato
è l'uomo nell'atto dell'agire politico che può giudicare in relazione a realtà più o meno presenti per la concezione naturalistica
dell'uomo che resta uguale a sé stesso già presente nei "dialoghi sulla 1a decade di Tito Livio".
STRUTTURA
Il principe si configura come un'opera che nega costantemente le proprie premesse già partendo dal fatto che il principe è un
libro per il politico scritto da chi politico non era, un libro ricco di storia da chi alla storia oppone l'imprevedibilità della fortuna
di cui parla negli scritti politici minori dei Ghiribizzi.
Si tratta di un trattato, della forma di tale genere gli unici aspetti fedeli alla tradizione sono esteriori tra cui:
- Titolo generalizzato= de principatibus;
- In apertura di ciascun capitolo un titolo in latino;
- All'inizio l'elenco delle forme di governo e delle qualità del principe
L'opera è formata da 26 capitoli ma dopo la frase dedicatoria iniziale "MAGNIFICO LAURENTIO MEDICI IUNIORI
SALUTEM" è possibile individuare 4 nuclei tematici impliciti:
1. Dal capitolo I al capitolo XI: tratta le forme di principato in generale e la forma di principato di nuova acquisizione in
particolare
2. Dal capitolo XII al capitolo XIV: riguarda i problemi delle milizie militari e proprie
3. Dal capitolo XV al capitolo XXIII: riguarda virtù e comportamenti che devono essere propri di un buon principe
4. Dal capitolo XXIV al capitolo XXVI tratta la situazione italiana ed il problema della fortuna e del suo potere sull'uomo
Gli aspetti strutturali propri del trattato classico servono per dare vigore al messaggio proposto da Machiavelli, per
convincere i lettori di un'idea totalmente nuova.
CONTENUTI
Lettera dedicatoria) è discostata dal contenuto degli altri capitoli, si può parlare di essa con il termine moderno di "premessa"
poiché contiene il quadro generale dell'opera di cui Machiavelli designa esplicitamente il suo obiettivo "acquistare grazia
appresso un principe".
Particolare è anche il riferirsi in maniera diretta ad un interlocutore sociale potente, nonché il dedicatario dell'opera che è in
grado di apprezzare il messaggio dell'opera e proteggere l'autore.
Riguardo al contenuto dell'opera Machiavelli anticipa il lettore, avvisandolo della decisione di aver voluto omaggiare il
dedicatario di un "piccolo dono" privo di eccessivi ausili retorici per permettere di capire in breve ciò che l'autore ha imparato
in tanti anni di studi dalle letture (continua lezione delle antique) e dall'esperienza attiva data dalla partecipazione politica
(lunga esperienza delle cose moderne), il sottolineare le fonti del proprio sapere è anche un pretesto per rivendicare la
propria lunga esperienza, così facendo evita di esibirsi in modo opportunistico, piuttosto offre il proprio servizio al sovrano
nella speranza che ciò induca quest'ultimo a prenderlo in considerazione.
Nel parlare dei fatti esposti si fa riferimento al metodo storiografico di Machiavelli secondo cui ad essere degni di nota sono i
fatti compiuti dai grandi uomini, conoscibili solo tramite l du metodologia usate da Niccolò.
La brevità del testo è anche sfoggio delle capacità di Machiavelli, rifacendoci ad un concetto della classicità, infatti, la
capacità di sintesi è propria solo di chi possiede grande diligenza e pratica
Machiavelli chiede inoltre che la sua azione di intromettersi discorrendo di questioni politiche, nonostante non ne abbia le
competenze, non venga intesa come presunzione, a supporto di ciò si paragona al disegnatore che per ritrarre la montagna
deve osservare la stessa dalla pianura, attraverso questo ausili retorico Machiavelli si riveste di falsa modestia identificandosi
tra i populares, dice infatti che per conoscere la natura dei principi bisogna essere populares, al contrario per conoscere la
natura dei populares bisogna essere principi.
1) Nel titolo latino si fa riferimento alla logica categoriale aristotelico-tomista che fa la distinzione tra genere e specie: il
titolo sarà dedicato prima ai generi di stato e poi alle specie di principati.
Si tratta di un'elencazione dei soggetti occupanti i primi 8 capitoli narrativi, è inoltre costituito dall'elenco delle
tipologie di principati accompagnata da esempi lampanti per ciascuno di essi.
Il principato o è ereditario o nuovo, i principati nuovi si dividono poi in tutti nuovi (es. ducato di Milano per Francesco
Sforza) e in elementi aggiunti allo stato del principe che li conquista (es. Regno di Napoli per il r di Spagna).
Bisogna ricordarsi che a partire da questo fino al capitolo XI si parla delle forme di principato in quanto appartenenti
al primo nucleo narrativo.
2) Chiarisce il nucleo argomentativo base dell'intero opuscolo: i principati, spiegando che non sarà trattata la materia
delle repubbliche di cui "altra volta" Machiavelli ne avrebbe già ragionato.
Sono diverse le interpretazioni di queste altre volte, secondo Chabod Niccolò si starebbe riferendo ai capitoli 17-18
dei discorsi secondo cui ai disordini ordinamentali è possibile rimediare attraverso un intento extra ordine: un
principio ordinatore di cui si parla nel cap. IX del principe. Secondo la seconda interpretazione di Francesco Bausi
tutto indurrebbe a pensare ad un'opera diversa di discorsi sull'argomento delle Repubbliche poi perduta e confluita
nei Discorsi. Secondo Hans Baron infine il riferimento ad un'altra opera sarebbe stato aggiunto dopo la stesura di
una parte dei discorsi, ma si tratta ancora una volta di qualcosa non ancora pubblicato.
In conclusione bisogna parlare di un'opera diversa dai discorsi non giunta a noi, ma che fosse all'epoca nota ai
destinatari del principe.
La forma di principato a cui machiavelli si riferisce in questo capitolo è il principato inerziale di conservazione, parla
infatti di "temporeggiare con gli accidenti" come spesso lui stesso ha fatto.
Dice che un principe ereditario godendo gli ordinamenti per tradizione a lui favorevoli non ha bisogno di offendere i
propri sudditi.
E presentata la teoria delle rivoluzioni (grazie ad dominio vengono dimenticate le ragioni delle rivoluzioni
3) Vengono esemplificate le caratteristiche del principato nuovo attraverso il caso generale dei principato misti e per
fare ciò si riprende la teoria delle rivoluzioni già presentata nel capitolo precedente: si muta signore volentieri
credendo in delle migliorie ma si finisce per scoprire che la rivoluzione tanto voluta è stata inutile per cui si vorrà una
nuova rivoluzione. Il nuovo signore troverà per nemici colore che sono rimasti scontenti dalla delusione delle
aspettative, inoltre il principe sarà impossibilitato nel reagire per le promesse fatte ai suoi sostenitori, ma quando
dopo una sconfitta, conquista per la seconda volta lo stesso territorio può reagire con la violenza avendo pr scusa
l'aver subito le armi da parte dei cittadini.
A sostegno di tale tesi porta come esempio quello delle lotta tra Francia e Milano.
Per mantenere il controllo di uno stato misto, in presenza di conformità nei costumi e nella lingua basterà solo
eliminare il legame con il principe preesistente, ma in assenza di tale conformità sarà necessario che il principe si
trasferisca nei territori acquistati o che il territorio conquistato venga controllato mediante colonie.
Il principe non può che comportarsi in due modi: vezzeggiare o uccidere
4) Machiavelli inizia facendo la distinzione tra le 2 modalità con cui i principati di cui si ha memoria vengono governati:
un principe e tutti gli altri schiavi tranne alcuni che per concessione sono stati fatti ministri dal principe o da un
principe e ministri che hanno tale nomina per linea di sangue. Mentre nel primo caso nessuno riconosce qualcuno al
di sopra del Principe, nel secondo caso i baroni hanno terre di loro proprietà e sudditi propri.
gli esempi che vengono riportati sono quelli del Turco e quello del re di Francia: il primo, controllato solo da un
principe, sarà difficile da conquistare perché tutti sono fedeli al principe quindi difficilmente si lasciano corrompere
ma facile da mantenere, il secondo che è ricco di signori vari oltre il principe sarà al contrario facile da conquistare
ma difficile da mantenere.
Il regno di Davide rientra nella categoria del regno del Turco.
5) Si presentano le modalità per mantenere sotto il proprio controllo gli Stati che prima di essere controllati avevano
delle loro leggi, tali modalità sono 3: rovinarli, andarci a vivere personalmente, lasciarli vivere secondo le loro leggi
ma crearvi all'interno uno "stato per pochi" che faccia sì che lo stato conquistato sia amico del principe.
Gli esempi riportati sono quelli degli Spartani che agirono creando in Sparta e Atene uno stato per pochi ripetendole,
e dei Romani che per tenere Capua Cartagine e la Numanzia le distrussero riuscendo a mantenerle, quando questi
tentarono poi di tenere la Grecia alla maniera degli Spartani fallirono e finirono per agire nuovamente alla 1a
maniera, cioè distruggendola.
Machiavelli giunge alla conclusione per cui non esiste altra maniera per mantenere uno stato che aveva già proprie
leggi e costumi se non la "ruina" e " chi diviene padrone di una città consueta a vivere libera, e non la disfaccia,
aspetti di essere disfatto da quella perché sempre ha per refugio nella ribellione nel nome della libertà"
6) A partire da questo capitolo l'attenzione si sposta dalle forme di principato alle modalità per mantenere nelle proprie
mani i principati nuovi, qui si parla nello specifico dei principati ottenuti grazie alle virtù del principe e alle sue proprie
armi.
In questa parte viene introdotto il binomio virtù- fortuna, bisogna porre particolare attenzione al termine virtù il quale,
così come molti altri, deriva dalla cultura latina (virtus, virtus) il cui significato originale da riferimento alla virtù
militare, ma nella rivisitazione cristiana che l'ha investita di un significato cristiano per virtù si intende il rispetto dei
comandamenti e della buona condotta cristiana, in Machiavelli la virtù ha tutt'altro significato, per virtù si intende una
capacità operativa e dinamica del principe di prepararsi per non farsi cogliere impreparato dalla fortuna quando
questa lo metterà spalle al muro aizzando contro di lui.
Riguardo a questo binomio Machiavelli dice che per divenire principe sono necessarie virtù o fortuna che mitigano
molti problemi, ma tra le due la virtù è certamente quella che permette di mantenere per più tempo il principato e a
proposito di ciò riporta i nomi degli uomini che meglio di altri sono stati principi per virtù e non per fortuna: Moisé,
Ciro, Teseo, Romulo.
A proposito di ciò altro concetto fondamentale è quello dell'occasione nella storia che è un concetto annesso a quello
di fortuna che ha permesso all'occasione di manifestarsi permettendo alla virtù di non spegnersi "danza quella
occasione la virtù dello animo loro si sarebbe spenta, e sanza quella virtù la loro occasione sarebbe venuta invano"z
si ha quindi anche l'esempio pratico delle funzioni della virtù.
Aggiunge inoltre che "queste occasioni per tanto decidono questi uomini felici e la eccellente virtù loro fé quella
occasione essere conosciuta: donde la loro patria ne fu nobilitata e diventò felicissima"
altro concetto molto importante che si ritrova in questo capitolo è quello dell'imitazione dei grandi uomini del passato
come necessità "debbe un uomo prudente intrare sempre per vie battute da uomini grandi e da quelli che sono stati
eccellentissime imitare", il concetto di imitazione viene però rivisitato attraverso un paragone molto efficace, quello
dell'arciere, perché l'imitazione non deve essere mera emulazione, ma bisogna imitare i grandi uomini per ottenere
successi personali sulla base di obiettivi propri, tale distacco evidenzia anche la presa di coscienza dell'impossibilità
di imitare a pieno gli uomini antichi, evidenzia quindicina sorta di distacco dal tentativo imitativo.
Ultimo importante concetto contenuto in questo importante capitolo è quello dei profeti armati che contano sulle loro
forze e dei profeti disarmati che hanno bisogno del consenso altrui: chiaramente i primi avranno maggiori probabilità
di vittoria rispetto ai secondi; tale distinzione è inserita nell'ambito delle difficoltà che lo stato può.
Tra gli esempi citati Machiavelli decide di inserire un esempio minore, quello di Ierone Siracusano che da privato
divenne principe per combinazione tra fortuna è virtù.
Una critica molto importante che Machiavelli fa è quella a Savonarola, uno dei profeti disarmati preso ad esempio
per dimostrare che sono solo i principi armati capaci a mantenere il loro principato, Savonarola è moralmente
virtuoso ma non lo è politicamente per la sua determinazione a non usare la forza.
7)
8) Colo che giunsero al principato per mezzo di scelleratezze. Machiavelli inizia con il dire che un principe privato può
ottenere il potere o attraverso scelleratezze o attraverso il consenso degli altri cittadini, la prima modalità è proprio
quella trattata in questo capitolo attraverso semplici esempi giocando sul valore dell'esempio che permette a
Machiavelli di non esprimere alcun giudizio se non considerazioni metodologiche intorno alle crudeltà usate
Il primo esempio è quello di Agatocle divenuto sovrano di Siracusa come privato e con molta fortuna, nacque da un
vasaio e visse scelleratamente con prestanza fisica e tenacia. Avendo ottenuto il potere militare grazie all'appoggio
dei cartaginesi decise di divenire signore supremo di Siracusa con la mediazione di Amilcare attraversi le violenze,
sempre con l'appoggio di Amilcare organizzò un colpo di stato dove uccise tutti i senatori ed i membri più ricchi del
popolo. Avendo ricevuto l'appoggio dei Cartaginesi combatté contro gli stessi per assicurare la preminenza di
Siracusa nella Sicilia greca e fu tanto abile da spostare la guerra in Africa, avendo lasciato solo una delle truppe a
difesa di Siracusa liberò la città mettendo i Cartaginesi in difficoltà fino ad arrivare ad una pace a lui favorevole.
Un importante concetto è quello espresso dal parallelismo tra gli eccellenti uomini e gli eccellenti capitani: la virtù del
coraggio nell'affrontare i problemi rendono Agatocle un eccellente capitano ma la scellerezza non lo rende un grande
uomo.
Il secondo esempio è quello di Liverotto, sotto il regno di Alessandro VI: egli rimasto orfano fu dato allo zio materno
Giovanni Folignani e li diede a militare a Paulo Vitor Gli ottenendo eccellenti gradi, ma alla morte di questo militò
sotto Vitellozzo con cui diventò il primo uomo della milizia, sembrando gli servile lo stare con gli altri decise di
occupare Fermo con l'appoggio di chi era pronto a rinunciare alla propria libertà.
La scelleratezza, nonché 'omcidio di Giovanni e di ogni invitato al banchetto, si tennero nella casa dello zio, dopo ciò
Oliverotto fece delle scorrerie per intimorire il popolo.
A proposito di ciò Machiavelli fa la distinzione tra le due diverse forme di male: quello ben usato (per la necessità di
assicurarsi, sono mali che poi si convertono nel maggior numero di supporti al popolo) e quello male usato.
Machiavelli quindi anche se a introduzione del capitolo voleva limitarsi a due esempi, non si esime da un intervento
personale ulteriore oltre a quello riguardo le forme di male, dice infatti che le ingiurie sono da fare tutte insieme
mentre i favori sono da dividere nel tempo.
9) Si parla dei principati civili, in cui il principe è tale per un'astuzia fortunata rappresentata dall'avere ricevuto
l'appoggio del popolo che non vuole essere governato o di sovrani che vogliono schiacciare i popoli, opposizione che
può portare a: formazione del principato, alla libertà o alla licenza.
Tutto è dettato dall'occasione, cioè dalla necessaria.
I primi facilmente si mantengono mentre i secondi difficilmente riescono a resistere.
Il fine del popolo è inoltre più onesto di quello dei grandi che deve temere come nemici perché abituati ad agire con
anticipo per schierarsi dalla parte di ci credono possa uscire più facilmente vincitore.
I grandi sono da considerare in due modi:1= chi si lega al principe per manifestare un pieno legame alle sue fortune,
2= chi non si lega agli averi del principe, mentre i primi sono da amare i secondi devono essere analizzati in due
modi: I. O lo fanno per mancanza di coraggio, II. o lo fanno per. Malizia, quindi i primi sono da tenere amici al
contrario di quanto bisogna fare con i secondi.
Chi diventa principe per favore del popolo deve tenerselo per amico, mentre chi lo diventa per favore dei grandi deve
riuscire ad ottenere l'appoggio del popolo e una volta ottenuto sarà più legato al popolo che sarà riuscito a far
diventare amico chi prima vedeva come nemico.
L'esempio che Machiavelli riporta è quello di Nabide principe degli Spartani che non sconfisse i romani e non fu
amato dai cittadini, ma poté resistere perché aveva l'appoggio dei più grazie ad una riforma agraria che aveva
causato il malcontento dei possidenti.
I principi di questo genere possono governare o per conto loro o per mezzo di magistrati che potrebbero opporsi
rendendo debole il potere del principe.
"uno principe savio debbe pensare un modo per il quale è sua cittadini, sempre e in ogni qualità di tempo, abbino
bisogno dello stato e di lui; e sempre di poi gli saranno fedeli"
10) La riflessione contenuta in questo capitolo si estende a tutte le forme di principato e propone le modalità valutative
delle forze dei principati.
Bisogna chiedersi se un principato ha abbastanza forze per reggersi da solo. Cioè se ha abbondanza di uomini e di
ricchezza per difendersi da ogni nemico. C’è chi ha un fortissimo esercito e può fare guerra a chi vuole e chi invece
deve puntare su una tattica difensiva, far costruire delle grandi mura. Chi è ben fortificato, sarà sempre ascoltato con
rispetto perché gli uomini sono nemici delle imprese ardue.
Le città della Magna sono libere perché sono molto fortificate e ubbidiscono all’imperatore. La regola è che un
principe ben fortificato e che non si fa odiare, difficilmente sarà conquistato.
Attraverso la tecnica della questio scolastica Machiavelli risponde ad un'ipotetica opposizione a quanto detto: un
principe deve avere anche prudenza e animo affinché si tenga amico il popolo.
11) L'ultima forma di principato che Machiavelli analizza è quella del principato ecclesiastico il cui principe può non
comportarsi in maniera adeguata in quanto sarà ugualmente mantenuto dalle istituzioni consolidate dalla fede
religiosa sin dai tempi antichissimi. Questi principati hanno regni e si possono permettere di non difenderli, hanno
sudditi e si possono permettere di non governare; perché si reggono sulla religione. Questi principati sono sicuri e
felici, e ci porta all’esempio di Alessandro VI: Alessandro VI, lo Stato della Chiesa lo ha potuto cacciare dall’Italia ed
è riuscito a distruggere anche la potenza di Venezia.
Prima che Carlo VIII re di Francia passasse in Italia questa provincia era sotto il potere politico del papa, dei
veneziani, del re di Napoli, del duca di Milano e dei fiorentini. Questi potentati dovevano avere due preoccupazioni
principali: che un forestiero non entrasse in Italia con le armi e che nessuno di loro occupasse il territorio di altri Stati.
Quelli che davano più preoccupazioni erano il Papa contro cui servivano i baroni di Roma e i veneziani contro le cui
mire espansive , occorreva l’unione di tutti gli altri Stati.
I baroni di Roma erano divisi in Orsini e Colonna, in armi davanti agli occhi del pontefice, mantenendo debole il
pontificato che non riusciva a liberarsene nonostante alcuni papi animosi per via della loro vita breve, ma Alessandro
VI, mostrò quanto un papa, aiutato dal denaro e dalle forze militari, poteva prevalere.
Alla sua morte Giulio II senza aver fatto nulla si trovò le cose fatte e portò avanti il progetto di Alessandro.
12) A partire dal capitolo 12 fino al capitolo 14 l'attenzione si sposta sul tema militare la cui anticipazione è preceduta da
una sommaria sintesi di ciò che è stato trattato fino ad ora.
Le armi sono, così come le buone leggi, i fondamenti principali di ogni forma di governo: l'uno ha bisogno dell'altro.
Così come nel capitolo primo Machiavelli presenta un binomio (repubblica - principato per il primo capitolo) operando
poi un processo di esclusione: come nel primo capitolo non tratta delle repubbliche, allo stesso modo qui non tratterà
delle leggi.
La novità sta nel rapporto di compresenza e consequenzialità tra armi e leggi che già era stato presentato nel testo
dell'arte della guerra "le buone armi sono prodotte da buoni ordinamenti e dove sono buone armi le leggi sono
necessariamente buone".
Anche le armi si dividono in più categorie: proprie, mercenarie, ausiliarie e miste.
Mercenarie e ausiliarie sono inutili, le prime perché sono disunite, ambiziose, infedeli, senza disciplina, non hanno
timore in dio né rispetto per gli impegni presi, il tutti perché agiscono solo per uno stipendio.
Alle truppe mercenarie da la colpa della rovina d'Italia.
Machiavelli a sostegno della sua tesi decide di dimostrare meglio la sua tesi: i capitani mercenari possono essere
uomini eccellenti o no, ma in ogni caso il loro obiettivo sarà la loro grandezza che tenteranno di ottenere o con azioni
straordinarie o con azioni ordinarie, a seconda della loro straordinarietà, a ciò non accetta obiezioni e risponde ad
eventuale parere contrario, spiegando le modalità di uso delle armi: la repubblica manda i suoi cittadini e se non
vanno vene de cambiali, il principe deve andare di persona, entrambi se ben armati possono vincere al contrario dei
mercenari capace solo di fare danno.
L'esempio scelto è quello di Roma e Sparta armate e libere, gli svizzeri armatissimi e liberissimi ed i cartaginesi che
finita la prima guerra con roma furono oppressi dai loro stessi mercenari nonostante ancora avessero per capitani
loro cittadini, dei veneziani e dei fiorentini.
Machiavelli sa bene l'importanza di questo argomento per cui vuole discuterne "più da alto" affinché vedendone
nascita e progressi le si possa meglio correggere, delinea così i punti chiave della vita delle milizie a partire dalla
perdita di potere dell'impero del 300 con la presa di potere del papa, così si ebbe la divisio in più stati.
L'italia era in mano alla Chiesa non solita all'uso delle armi, così i primi a soldare furono forestieri, Alberico di Conio
fondò la prima compagnia di ventura, dopo di lui molti altri. Per mantenere alta la loro reputazione i capitani
mercenari diminuirono la fanteria accrescendo la cavalleria, anche se restituivano i prigionieri senza chiedere
pagamento nel loro addestramento c'erano molte pecche. Machiavelli conclude con il principio dell'occasione.
13) Il capitolo è dedicato alle armi ausiliarie, miste e proprie.
Le armi ausiliarie sono le armi in cui si chiama un principe per ricevere difesa con le sue proprie armi come fece
papa Iulio chiedendo aiuto a Ferrando re di Spagna. L'utilità di queste armi sta in chi viene chiamato, il danno lo
riceve sempre chi le chiama perché o perdi o resti loro prigioniero, l'esempio è Iulio II che mise ferrara in mano ad un
forestiero ma grazie alla fortuna non subì le conseguenze della sua cattiva scelta, ma la riconquista di Pisa
effettivamente non avvenne e Firenze corse un grave pericolo politico perché si rifiutò di pagare le armi
inconcludenti.
Quindi le armi ausiliarie sono adatte a chi non vuole essere in grado di vincere perché sono più pericolose delle
milizie perché il loro problema sta nell'obbedienza ad un'altro quindi "nelle milizie è periculosa l'ignavia, nelle
ausiliarie la virtù".
Altro esempio è quello di Cesare Borgia entrato in Romagna con le ausiliarie che sostituì con le mercenarie che
ritenne più sicure, per poi scegliere delle armi proprie, stesso comportamento fu assunto da Ierone siracusano che
però non combatté mai con le armi aliene.
"le arme di l'altri o ti cagano addosso, o le ti pesano o le ti stringono".
La categoria delle armi miste è introdotta dall'esempio di Carlo VII che senti il bisogno di armi proprie che poi il figlio
portò ad. Unire con le truppe Svizzere poiché senza queste non provano a combattere, le armi sono miste tra
mercenarie e proprie e quindi migliori delle sole mercenarie o ausiliarie ma inferiori alle proprie che dovevano essere
preservate.
Alla fine Machiavelli ribadisce che le armi proprie fatte da cittadini o sudditi sono le uniche funzionali e buone.
14) Un principe deve necessariamente interessarsi della guerra e di ogni argomento ad essa annessa in quanto "quella
è sola arme che si aspetta a chi comanda" perché mantiene i principi e fa salire di grado gli uomini che non lo sono.
Ciò che fa perdere il grado ai principi è il "negligere" questa arte, ciò che li mantiene è i conoscerla come Francesco
Sforza che salí al contrario dei figli che negligenti.
Essere disarmato rende dimezzabile e il principe deve guardarsi da ciò : non è ragionevole che un armato obbedisca
ad un disarmato così come un armato non può stare tra disarmati: nel primo caso è sdegno nell'altro sospetto, inoltre
un principe che non conosce nulla delle milizie non ha rispetto dei dei suoi soldati.
L'argomento della guerra un principe può conoscerlo con la mente o con le opere, tra le opere la prima è la caccia
che permette di conoscere il territorio per 2 motivi: conoscerne meglio le difese del suo paese e riuscire ad orientare
in un nuovo sito poiché la geografia sarà simile, esempio di uomo che conosce con le opere è Filopemene, principe
degli Achei.
Per conoscere con la mente il principe deve leggere le istorie seguendo il criterio imitativo dei grandi uomini.
Quindi un principe savio deve esercitarsi nell'arte della guerra con mente e opere e in periodi di pace non deve
iniziare ma lavorare laboriosamente per essere pronto a resistere al mutare della fortuna.
15) A partire da questo capitolo si parla delle qualità che un buon principe deve avere per essere tale infatti Machiavelli
dice che non resta altro che '' vedere quali debbono essere e modi e governi di un principe", un argomento già
trattato in altri testi da cui Machiavelli chiarisce di prendere le distanze nella forma sperando di non essere
ugualmente accusato di peccare di presunzione.
Per la prim volta machiavelli introduce il concetto di verità effettuale scelta per perseguire lo scopo prefissato nella
lettera dedicatoria: piuttosto che l'alterazione sceglie ciò che è in atto secondo una metodologia conoscitiva
aristotelica di cui critica le forme di stato da egli immaginate.
Il binomio verità effettuale-immaginazione è nuovo ed anticipa la forma del trattato successiva a Machiavelli.
Un principe piuttosto che buono o cattivo deve imparare ad essere buono o cattivo a seconda della situazione.
Ogni uomo per essere posto più in alto ha una delle qualità che Machiaveli elenca, qualità che generano biasimo o
laude, queste sono: avaro o misero (di cui oarla operando una distinzione tra toscano e volgare italiano), crudele o
pietoso, fredifrago o fedele, effeminato e pusillanime o feroce e animoso, umano o superbo, lascivo e casto, intero
ed astuto, duro e facile, grave leggero, religioso ed incredulo.
Non le si possono né avere tutte né osservare tutte in contemporanea, ma bisogna essere prudenti per fuggire
dall'infamia che i vizi gli causerebbero ma bisogna guardarsi da quelli che non gliene toglierebbero, perché "se si
considerasse bene tutto, si troverà qualche cosa che parrà virtù e seguendola sarebbe la ruina sua"
16) le prime qualità analizzate sono liberalità e parsimonia. Per Machiavelli un principe deve essere liberale in maniera
discreta in quanto essendo nell’eccesso rischia di sperperare ogni sua ricchezza finendo per gravare sul popolo
causando subire i primi disagi e quando vorrà ritirarsi sarà additato come misero, ma se un principe vuole godere del
suo titolo di liberale dovrà accettare ed ignorare il titolo di taccagno perchè sarà ritenuto tirchio da chi avrebbe
dovuto premiare ma garantirà il bene dei più senza intaccarli economicamente per mantenere lo stato, questo
perché (come nel re di Francia) le numerose spese superflue hanno sviluppato in lui la parsimonia.
altro esempio è quello di Cesare che conquistò Roma, di papa Giulio II e del re di Spagna.
Un principe deve stimare poco di incorrere nel nome di taccagno, per non dover derubare i sudditi, per potersi
difendere, per non diventare povero e disprezzato, per non essere costretto a diventare rapace, questo è uno di quei
vizi che lo fanno regnare.
Non c’è cosa che consumi se stessa quanto la liberalità. Mentre tu la pratichi, perdi la capacità di usarla. Così diventi
povero e disprezzato oppure, per fuggire la povertà, diventi rapace e odioso. E tra tutte le cose di cui un principe si
deve guardare, è quella di essere disprezzato e odiato. La liberalità lo conduce all’una e l’altra cosa. Pertanto è più
saggio tenersi il nome di taccagno, che genera un’infamia senza odio, che, per volere il nome di liberale, essere
costretto a incorrere nel nome di rapace, che partorisce una infamia accompagnata da odio.
Secondo Machiavelli, anche se la fama di generosità gioca a favore del principe, è bene che essa non sia troppo
appariscente ed è preferibile che egli sia parsimonioso piuttosto che munifico. Infatti, un principe che spenda
generosamente il proprio denaro rischia di finirlo e di essere conseguentemente costretto a procurarselo attraverso
le tasse imposte ai propri sudditi. Se invece non si preoccuperà eccessivamente della fama di essere avaro, prima o
poi la sua reputazione migliorerà, perché non sarà costretto a vessare i sudditi con imposte straordinarie. È ben
possibile e ragionevole – sostiene Machiavelli – che un aspirante al potere, pur di conquistarlo, si mostri generoso,
ma una volta giuntovi deve immediatamente cambiare politica, pena la perdita del potere stesso.
17) per Machiavelli ogni principe deve essere considerato pietoso piuttosto che crudele, ma deve ben usare la sua pietà
infatti non deve curarsi del titolo di crudele per essere meno pietoso di chi non interviene causando disordini.
Deve saper conciliare prudenza e umanità, affinché la troppa confidenza in sé non lo renda imprudente, e la troppa
diffidenza negli altri non lo renda intollerabile.
Sarebbe opportuno che il principe sia amato e contemporaneamente temuto ; ma, poiché è difficile mettere insieme
amore e timore, è molto più sicuro per il principe essere temuto che amato perché gli uomini mentre fai loro del
bene, sono tutti tuoi, ti offrono il sangue, la roba, la vita, i figli, quando il bisogno che tu hai di loro è lontano; ma,
quando esso si avvicina, essi si rifiutano e si ribellano, perché le amicizie, che si acquistano dando benefici e non
con la propria grandezza e nobiltà d’animo, si comprano, ma non si hanno effettivamente, e al momento del bisogno
non si possono spendere e gli uomini si preoccupano meno di offendere uno che si fa amare che uno che si fa
temere, perché l’amore si fonda su un vincolo morale infranto ogni volta che contrasta con il proprio interesse,
mentre il timore è tenuto ben saldo dalla paura della pena, che non abbandona mai.
il timore non deve essere tale da sfociare in odio evitando le cose altrui e giustificando ogni azione di sangue.
18) è uno dei capitoli più importanti dell’opera del principe e forse anche uno dei più diretti.
il testo è suddiviso in 5 sequenze: introduzione in cui viene presentata in maniera universale la superiorità di virtù e
integrità sull’astuzia, l’introduzione viene poi smentita dalla sequenza successiva in cui la politica viene definita come
come lo strumento per modificare la realtà, in questa sequenza si dice infatti che le esperienze hanno mostrato come
le modalità con cui la politica agisce sono due: leggi o armi che derivano la prima dalla parte umana e la seconda
dalla parte bestiale dell’individuo.
In questo capitolo si introduce il binomio uomo- animale, l’uno non può esistere senza l’altra così come le specifiche
componenti animali (leone che rappresenta la forza ma non è in grado di combattere contro i lacci e golpe che non è
in grado di difendersi dai lupi), si rifiuta quindi l’uomo come individuo unitario e perfetto ma è definito come un
binomio le cui componenti sono state trasmesse ai principi dagli antichi scrittori con il centauro.
è accettata l’indipendenza della parte animalesca che però è relazionata alla componente razionale che permette la
distinzione tra savio e pazzo.
successivamente si passa a parlare della necessità che il principe deve avere di simulare e dissimulare, come
dimostrano i numerosi patti a cui molti principi sono venuti meno con mere scuse e tutto per la semplicità degli
uomini: chi inganna troverà sempre chi ingannare.
un principe non deve per forza avere ogni qualità, deve piuttosto mostrare di averle perchè i molti vedono, solo pochi
ascoltano e sanno chi realmente sei.
ricorre nuovamente il concetto di flessibilità e di adattamento alle situazioni per cui il principe decide se agire bene o
male.
nella conclusione Machiavelli presenta il fine della politica cioè guardare al fine, inteso come obiettivo già raggiunto:
mantenere lo stato.
19) Il principe deve fuggire dalle azioni che lo rendano odioso e lo fanno disprezzare. Cioè che lo rende odioso sono
l'essere rapace e usurpatore della roba e delle donne dei sudditi, cose che se evita di fare rende gli uomini felici.
ll disprezzo lo fa ritenere volubile, leggero, effeminato, pusillanime, irresoluto. Da tutto ciò un principe si deve
guardare come da uno scoglio, deve preoccuparsi che nelle sue
azioni si riconosca grandezza, animosità, gravità,
fortezza e, circa i conflitti privati dei sudditi, deve volere che le sue decisioni siano irrevocabili così che nessuno lo
ritenga ingannabile.

20) uno dei compiti del principe è eleggere i ministri che possono essere o no buoni, il primo passo è osservare da chi si
è circondati perchè se si fa una buona scelta il principe sarà detto savio mentre se avrà fatto una cattiva scelta verrrà
additato.
le forme di governo esistenti sono 3: chi governa da sè ed è quindi eccellentissimo, chi intende dagli altri ed è quindi
eccellente e chi non intende nessuno dei due ed è quindi inutile. Ogni volta che un principe ritiene di conoscere il
bene o il male che un ministro fa e dice (anche se non ha un’intelligenza originale), deve saper valutare le opere tristi
e le opere buone del ministro. Deve saper esaltare le prime e correggere le seconde.
Quando un ministro pensa più a sé che al principe e in tutte le azioni ricerca il suo utile non sarà un buon ministro,
perché un ministro, non deve pensare mai a se stesso, ma sempre al principe, né gli deve ricordare mai cosa che
non lo riguardi, ma per evitare che desideri altri onori il principe deve onorarlo, solo se in questa relazione possono
fidarsi l’uno dell’altro.
21) l’argomento chiave è la difesa dagli adulatori che può rendere oggetto di disprezzo. il modo di difesa è far capire agli
uomini che non offendono quando dicono il vero, per fare ciò il principe deve scegliere dei saggi per farsi dire il vero
solo sugli argomenti chiesti, dovrà ascoltare e scegliere da sé rimanendo fermo nella propria idea, facendo capire
che maggiore sarà l'onestà e maggiore l’opinione sarà accettata.
L’esempio scelto è quello di Pre Luca imperatore di Germania: un imperatore è un uomo segreto, quando i suoi
progetti diventano noti sarà additato e da uomo superficiale li abbandona disfando ciò che aveva fatto il giorno prima.
Pertanto un principe deve chiedere sempre consigli, ma quando vuole lui. La conclusione è questa: i buoni consigli,
da chiunque vengano, devono necessariamente nascere dalla prudenza del principe. Non deve mai succedere che
la prudenza del principe nasca dai buoni consigli.
22) Un principe nuovo è osservato nelle sue azioni molto più che un principe ereditario.
Gli uomini sono molto più presi dalle cose presenti che dalle passate; e, quando nelle presenti trovano il bene, vi si
godono e non cercano altro, anzi lo difenderanno.
la causa della perdita dello stato da parte di molti principi è: un errore nelle armi, avere avuto il popolo o i grandi
nemici, esempio contrario fu Filippo macedone che evitò questi errori mantenendo lo stato, pertanto chi perde il
proprio principato,non devono accusare la fortuna ma la loro ignavia, perchè nei tempi tranquilli essi non hanno mai
pensato che ci possono essere dei rivolgimenti (è un difetto comune degli uomini, quello di non fare conto nella
bonaccia della tempesta). Poi, quando vennero i tempi avversi, pensarono di fuggirsi e non di difendersi
23) si tratta del penultimo capitolo e rientra nei capitoli che riguardano i concetti di virtù e fortuna che vengono qui
presentati aderendo alla verità effettuale attraverso trattazioni logiche concrete e dimostrative, a partire dalle
metafore scelte in cui si paragona la fortuna ad un fiume che distrugge mentre la virtù è assimilata a degli argini
costruiti in momenti di pace in via preventiva.
il capitolo si apre con la presentazione dell'opinione dei più per cui fortuna e volontà di Dio governano la vita
dell’uomo senza che questo possa intervenire, passa poi allo smentire poichè per Machiavelli una percentuale della
vita umana è governata da fortuna mentre l’altra metà è determinata dall’uomo che può reagire alle avversità in
maniere diverse: respetto, impeto, violenza, arte e pazienza.
A determinare successo o ruina non sono solo le metodologie utilizzate, ma la relazione degli stessi con il
procedere del tempo infatti ‘’il che non nasce da altro se non da la qualità de tempi che si conformano o no col
procedere del tempo’’, inoltre se fino ad ora si è parlato di capacità del principe di adattarsi ora Machiavelli presenta
l’incapacità degli uomini che sono sempre andati lungo una strada di mutare strada proprio per abitudine.
L’esempio scelto è quello di Papa Iulio II che ebbe successo per la ferocia e l’impero conformi al tempo in
cui agì ma che lo avrebbero portato alla ruina se fossero sopravvenuti i tempi che necessitano il
procedere con rispetti.
la conclusione sta nel dire che la fortuna essendo donna può essere vinta dall’impeto che può tenerla
sotto, batterla ed urtarla.
PROF
L'argomento delle armi era presente anche in Ludovico Ariosto: in tutte le guerre l'abitudine era arruolare milizie
mercenarie, le armi proprie sono le milizie costituite dai cittadini che combattono per una questione personale
mentre le milizie mercenarie sono quelle formate dai soldati di mestiere che combattono per soldi.
FORTUNA E VIRTÙ
Sono due componenti importantissime nella riflessione storica e politica di Machiavelli.
La fortuna l'abbiamo vista con Ariosto.
La fortuna è capricciosa, può favoriti oltre i tuoi meriti ma in un momento qualsiasi può travolgerti. L'uomo
sapendolo non deve affidarsi troppo ad essa, e nei momenti di buona sorte deve prepararsi in maniera tale da
non arrivare impreparato quando la fortuna assesterà i suoi colpi.
Per i latini del mod maiorum la virtus, virtus era il valore militare, tale concetto è stato accolto dai cristiani
venendo investito di concetti cristiani. Come la fiera Catulliana, il rapporto contratto tra due, per i cristiani è la fede
in due.
La virtus per i cristiani è la virtù morale che coincide con il rispetto dei comandamenti, per Machiavelli questo
concetto è modificato: la virtù che deve avere il principe che vuole mantenere il proprio principato coincide con la
capacità dinamica e operativa di sostenere il contrasto con la fortuna o con l'avversità dei tempi.
L'esperienza ha fatto capire a Macchiavelli che quando necessario non bisogna sempre attenersi alle regole, ma
ci si può affidare anche alla violenza.

il nesso temporale

05_MACHIAVELLI_Principe_in_italiano.pdf (mcurie.edu.it)
LA CORTIGIANA
la donna deve conoscere l'arte, la cultura, deve saper danzare e possedere un affabilità capace di intrattenere
ogni tipo di uomo e in base all'uomo con cui si trova deve regolare il suo comportamento.
Le virtù della conversazione onesta sono la convenienza ed il ritegno.
Il motivo del "servitium amoris" cadde nel 1500, si sviluppò l'idea di amore platonico fatto di sole idee elettive e
non di corporeità.
Le cortigiane dovevano soddisfare i giovani rampolli ancora celibi che necessitano di sfogarsi.
La cortigiana deve essere graziosa, ma poi, con una produzione nuova i canoni vennero rovesciati, come
nell'opera di Pietro Arentino che scrisse i ragionamenti nei quali, con grande spregiudicatezza ed espressività
comica, la donna (nanna) spiega alla figlia (pippa), 'arte del diventare una brava prostituta, con tutti gli effetti
dissacratori che ciò comporta.
Riprese la forma del trattato pedagogico di cui rovescia contenuti e finalità, voleva suscitare proprio contestazioni
ed inoltre fa parlare una donna che "stupisce la figlia con l'arte" puttanesca", dove, la prostituzione sta nella
maestria dell'inganno, una di quelle arti che vengono dalle necessità e dettata dalla visione pessimistica della
figura umana: c'è la necessità della messa i scena.
Continua a resistere però la lezione di Petrarca (es. Mentre la nanna si affacciava sotto c'era una serie di
spasimanti che consulgavano il petrarchino) del laudismo alla donna amata, Petrarca diventa il modello di
riferimento, grazie anche al trattato di Bembo "le prose della volgar lingua" in cui si affronta il problema della
lingua italiana e si ha la proposta del volgare di Petrarca come lingua per cantare veri d'amore.
Il problema di Petrarca come modello è il "manierismo", gli unici poeti petrarchisti originali sono:
1. Michelangelo Bonarroti-> la sua maniera di imitare Petrarca è temperata dalla drammaticità esemplificata
anche nel suo stile artistico.
Nel suo sonetto è presente come già era Petrarca lacerato dal dissidio dal desiderio di fama e il dovere ad
allontanare i desideri terreni.
Il tema è quello della morte, egli si rende conto di come i valori dell'arte in cui si è sentito un'eccellenza
sono quelli a cui bisognerebbe aspirare, come già Petrarca, sa che l'arte è causa di piacere ma anche di
dolore perché temporanea.
I sogni d'amore lo hanno solo allontanato dalle cose vetamente utili per salvare la sua anima dalla morte e
in questo si legge il dramma dell'uomo davanti la miseria della sua anima dul finire della vita.
La risoluzione del petrarchismo la si ha nel calare la propria esperienza nel dissidio interiore già
petrarchesco.
v. Pag. 471 Michelangelo
Anche se i moduli e i codici sono maschili, tra gli altri petrarchisti a scrivere sono due donne:
2. Gaspara Stampa: pag. 480. Nel sonetto si rivolge con un dialogo immaginario al suo amante lontano. Si
capovolge il ruole con la ripetizione del servitium amoris.
Poi viene fuori la condizione della donna: canoni maschili con qualcosa di suo: è giovane, donna e fuor
d'ogni ragione (quel che deriva dal destino di chi ama).
La donna pronuncia le sue parole di esaltazione, ma anche di condanna e accusa, poi però è colei che
non può vivere senza la protezione maschile accanto (primo ed ultimo verso sono tra loro stridenti), non è
un topos nuovo.
L'interesse sta nell'adesione al petrarchismo, ma anche ribellione.

3. Vittoria Colonna
il petrarchismo è la forma più eclatante di poesia di Maniera.
TRATTATO
Genere letterario che risponde alle nuove esigenze dei nuovi costumi che si devono riconoscere in modelli certi e
norme sicure.
Gli autori che consegnarono le opere trattatistiche educative più eclatanti furono: Castiglione (il cortigiano) ,
Giovanni della Casa (il galateo).
Trattato amoroso: sostituisce al concetto di servitium amoris con una riproposizione cattolica dell'amore platonico.
Nelle opere europee si nota uno spiccato interesse per le vicende politiche, come in Erasmo da Rotterdam
nell'elogio della follia, Thomas More con il suo Utopia.

TASSO
Le opere di sso sono un insieme inquietante di contraddizioni e misteri.
La psiche irrompe sulla scena in cui la dimensione della follia diventa possibilità di esperienza ed espressione.
Il rapporto intellettuale-potere si fa più complesso e il conflitto con l'autorità è più evidente
Lo scontro con le condizioni date si insinua nell'autore lacerandolo.
Il potere assume i tratti di un'autorità politica, religiosa e letteraria che causa un conflitto al quale non c'è
soluzione poiché non è limitata all'esterno dell'io ma ne fa parte.
Nell'epoca in cui visse Tasso il potere si opera con il controllo sulle coscienze, come potere culturale ed
ideologico.
Tasso si ribella in nome della libertà di pensiero della cultura umanistico rinascimentale.
La ribellione è vissuta come una colpa per cui bisogna punirsi.

VITA
11-03-1544 a Sorrento per motivi casuali => senso di continuo sradicamento (nascita in ''esilio'', scrittore senza
patria)
Fanciullezza= dolore
Il padre (Bernardo, nobile bergamasco, cortigiano e militare) alla nascita del figlio è in Piemonte al servizio di
Ferrante Sanseverino principe di Salerno che nel 1552 con l'esilio segue in Francia.
Nel 1551 si trasferì a Napoli dove frequentò la scuola dei gesuiti.
1554 si ricongiunge al padre a Roma abbandonando la madre che nel 1556 morì.
La famiglia era sotto confisca dei beni e a Bernardo era negata la concessione della figlia Cornelia.
Iniziano una serie di spostamenti: Bergamo, Urbino ('57) sotto Guidobaldo dove ricevette una raffinata
educazione umanistica, Venezia ('59) dove si dedica alla Gerusalemme liberata.
Tra il 1560 e '65 si dedicò agli studi.
A Padova studiò diritto, filosofia ed eloquenza.
Nel '62 si trasferì a Bologna presso l'università da cui venne espulso per aver composto una satira contro alunni e
professori.
Tornato a Padova fece le prime esperienze amorose, ad esempio con Lucrezia Bendidio damigella di Eleonora
d'Este+ Laura Peperara a Ferrara.
Nel 1565 entra al servizio del cardinale Luigi d'Este, con il trasferimento a Ferrara la sua attività letteraria viene
stimolata soprattutto dalla tradizione cittadina e dall'esistenza di un qualificato pubblico di corte. (Goffredo)
Nel '69 morì il padre.
Tra il '70-'71 partí per la Francia con il cardinale da cui prese congedo una volta rientrato.
Di ritorno da Roma entrò al servizio del duca Alfonso II a Ferrara, libero di dedicarsi alla locale vita culturale e
stipendiato.
Nel '76 riceve la nomina a storiografo di corte.
L'equilibrio raggiunto però sì iniziò a sgretolare per diversi motivi, uno dei quali proprio la sua opera di cui è tanto
insoddisfatto da sottoporla al giudizio di diversi letterati che la ritennero largamente sufficiente.
Nel '77 sottopose la sua opera all'inquisizione di Ferrara che assolse l'opera con il dissenso dell'autore.
Secondo motivo di crisi furono i rapporti con la corte estense di Ferrara poiché tentò di passare alla corte dei
Medici.
Nel '79 fu rinchiuso nell'ospedale di sant'Anna per 7 anni durante i quali gli sono concesse brevi passeggiate, si
dedicò alla stesura di diverse lettere che dimostrano la necessità di contatto con la realtà esterna.
Dopo che il 12-07-1586 fu liberato seguì Vincenzo Gonzaga a Mantova ma è costretto a cercare sempre nuove
destinazioni per via della sua irrequietezza: Roma, Firenze, Mantova .
Nel '92 si dedica alla composizione di opere devote sotto la protezione di papà Clemente VIII per poi pubblicarle
nel '93 (le lacrime di Maria Vergine, le lacrime di Gesù Cristo, le sette giornate del mondo creato).
Il 25-04-1595 morì nel convento di Sant'Onofrio sul Gianicolo.

LE RIME
Si tratta di un canzoniere di argomentazioni vaste a cui non poté dare un'organizzazione soddisfacente.
L'opera iniziò a circolare come edizione pirata durante la sua reclusione.
EDIZIONI??????
L'ordine scelto dall'autore per l'ultima edizione seguì criteri molto selettivi per cui gli studiosi si rifanno anche alla
tradizione manoscritta non approvata dall'autore.
TASSO accompagna all'opera la riflessione letteraria in cui dice che la scrittura deve essere chiara, pulita e facile
per cui la poesia deve essere fusione tra altezza espressiva e colloquialità, ricercatezza e naturalezza, sublime e
comune la cui anima è la musica.
La composizione tassesca è dotata di trasparenza espressiva e concettuale inserite in un impianto formale,
complesso e raffinato.
La metrica è caratterizzata da cantabilità e rotture, alternarsi di simmetria e asimmetria, riprese di parole anche a
distanza nel testo.
La lirica di Tasso rinnova il petrarchismo del Canzoniere, introduce: tendenza centrifuga, arricchisce il vocabolario
petrarchesco di latinismi e termini settentrionali che era molto preciso e regolare.

DIALOGHI.
26 dialoghi composti tra il 1578 e il 1595.
genere: prevede un incontro di punti diversi affidati a diversi personaggi, basato sulla massima socievolezza
Temi: da filosofici a morali con alla base il bisogno psicologico di legittimazione e autodifesa.
Permettono di ricostruire l'itinerario intellettuale tassesco.
Stile: prosa caratterizzata dalla ricercatezza costruttiva accresciuta da citazioni colte.
È come una rappresentazione pubblica sontuosa con alle spalle una verità umana semplice ma indicibile.
Si legge in essi il bisogno tassesco di disegnare la rappresentazione ideale di tipi umani e sociali: estrema
proposta di aspirazione alla bellezza legata al classicismo che Tasso sente più forte perché debole e a rischio.
ESEMPI

LE LETTERE
insieme sostanzialmente caotico e incontrollato di lettere prive del bisogno di presentare un'immagine idealizzata
bensì umile e quotidiana insistente sulle proprie sventure mirando ad un eroismo nella sventura e di grandezza
nella miseria.
La pubblicazione avvenne in un secondo tempo, quindi si tratta di una scrittura condotta da esigenze pratiche
composte con la volontà di dare pregio dell'autenticità e dell'immediatezza piuttosto che della cura letteraria.
Si qualifica come uno strumento di intervento e di comunicazione.
2000 lettere.
Edizioni:
1. Lettere poetiche: apologia della Gerusalemme liberata, discorsi dell'arte poetica,
2. 2 familiari
Stile: prosa armoniosa ed avvolgente che unisce bisogno comunicativo all'investigazione di un'identità:nfa
dell'autoanalisi il mezzo del rapporto con gli altri.
Ricercato con periodi complessi e raffinatezza di citazioni volte che sembrano avere una funzione di controllo.
L'effetto che ne deriva è di accerchiamento e di angustia entro cui si svolge la lotta per l'autenticità entro strutture
sociali tarlate dall'inautenticità.
Le epistole rivelano la sensazione di un'inibizione al dire, di una necessità autorepressiva

L'AMINTA
''favola boschereccia'' (azione teatrale con ambientazione pastorale)
5 atti secondo le norme aristoteliche, tutto preceduto da un prologo e ogni atto concluso con un coro come nella
tragedia greca.
Rappresentazioni: presso Ferrara sull'isola del Belvedere sul Po('73) alla presenza della città estense, questa
venne poi modificata con l'aggiunta deincori.
L'azione: il pastore Aminta ama la ninfa Silvia, entrambi sono inesperti in amore.
Aminta viene aiutato da Tirsi, cerca di convincere Silvia, e Dafne che dà consigli al giovane indotto a recarsi dove
la giovane è solita fare il bagno nuda, qui lamtrova legata a un albero da un satiro da cui la salva. La giovane
sfugge non mostrando riconoscente.
La soluzione ha luogo tramite una serie di malintesi: Aminta crede che un lupo abbia sbranato Silvia che invece
crede che Aminta si sia ucciso per il dolore, motivo per cui vince le sue resistenze, ma il suicidio è stato scampato
perché gettandosi da una rupe è stato bloccato da un cespuglio che salvandolo ha permesso il lieto fine.
Modelli: Egle di Giraldi, Tasso rompe ogni legame con l'egloga pastorale poiché prevale la dimensione
drammatica e teatrale sull'abbandono lirico-sentimentale.
Fonde teatro e lirica d'amore nella dimensione scenica e dialogica.
Segue modelli classici, greci e latini con Virgilio, Ovidio,Lucrezio e Catullo.
L'Aminta è sempre apparsa come una straordinaria parentesi di serenità nella turbata carriera di Tasso, bisogna
però ricordare che oltre alla tendenza verso il piacere la conclusione è raggiunta in seguito ad una duplice
estrema sfida, quindi il mondompastorale senza turbamento viene scosso dalla passione violenta dall'amore.
L'amore ha una natura ambivalente, si tratta infatti di un'opera polifonica .
Tipi di amore:
- Amore saggio di chi vede il positivo ma conosce anche gli effetti distruttivi dell'amore = Tirsi e Dafne;
- Amore-passione che causa la crisi profonda dell'individuo= Aminta
Posizione ideologica dell'opera: il proemio è recitato da Amore che definisce l'amore come forza motrice
dell'azione, inoltre, presenta una riqualifica culturle e artistica del mondo umile promosso al rango di quello
raffinato.

LA GERUSALEMME LIBERATA
L'argomento è quello della 1a crociata bandita nel 1095 da papa Urbano II e svoltasi tra il 1096-1099.
All'epoca di Tasso l'argomento fu riportato alla luce per la minaccia turca e saracena, nel 1558 Tasso rimase
turbato dalle scorrerie del 1558 a Sorrento da cui la sorella riuscì miracolosamente a salvarsi, in più la vista alla
tomba di Urbano è vista come movente biografico dell'ispirazione tassesca.
Datazione: 1558-1561 iniziò abbandonando la composizione di cui ci restano 116 stanze del 1o canto della
GERUSALEMME dedicata al duca di Urbino: Guidobaldo II della Rovere.
Si dedicò quindi alla composizione del ''Rinaldo'' di 12 canti in ottave pubblicato nel 1562.
La rinuncia alla prima composizione di voluta per rafforzare la propria competenza storica e definire sul piano
teorico le caratteristiche del poema epico.
Nel 1565 riprese il suo progetto ultimato nel 1575 il cui titolo fu ''Gottifredo'' .
I primi ascoltatori furono Alfonso II e la sorella Lucrezia, nonostante il dedicatario ne voleva la pubblicazione
immediata il poeta ne era insoddisfatto perché preoccupato della riuscita stilistica e della correttezza religiosa, per
questo pose l'opera al giudizio di diversi intellettuali e accolse le critiche dei censori con accondiscenda o furiosa
insofferenza.
L'opera iniziò a circolare durante la reclusione a sant'Anna in copie pirata non utilizzare causando squilibri
psichici in Tasso che così non aveva possibilità di controllo.
Nell'81 furono pubblicate le prime due edizioni integrali
Struttura: 20 canti della lunghezza media di 100 ottave.
Segue il modello della tragedia classica descritta nella Poetica di Aristotele: I canti sono raggruppabili in 5 gruppi,
il centro drammatico corrisponde con la città di Gerusalemme alla quale l'esercito cristiano stringe l'assedio, si
formano numerose forze centrifughe messe in moto da interventi diabolici finché il bene non fa nuovamente
convergere l'azione sulla città assediata. Tecnica della peripezia.
Trama: fase conclusiva della prima crociata, i crociati sono già partiti da 6 anni, come dice nella 6a ottava del 1o
canto, in realtà nella realtà storica dei fatti sono 3 anni.
1. Proemio+ dedica= Dio manda l'arcangelo Gabriele per nominare Goffredo capo dell'esercito che si
trovava in Libano, dopo aver accettato i cristiani si misero in marcia verso Gerusalemme dove Aladino
preparava le difese.
2. Il mago Ismeno prepara inganni. Olindo e Sofronia si propongono come capri espiatori ma vengono
salvati dal rogo dall' maga Clorinda. Alette e Argante si recano al campo cristiano come ambasciatori per
offrire l'alleanza del re d'Egitto rifiutata da Goffredo.
3. I crociati arrivati a Gerusalemme ingaggiano i primi scontri con i difensori, Erminia mostra ad Aladino le
truppe cristiane. Tancredi e Clorinda si battono brevemente. Argante, unitosi ai musulmani uccide Didone,
cui Goffredo fa tributare alti onori funebri.
4. Il concilio delle forze infernali presieduto da Plutone decide di aiutare i difensori della città. Il mago Idraote
invia la maga Armida presso il campo cristiano causando tensioni.
5. I paladini, ingannati da Armida, si battono: Rinaldo uccide Gernando allontanandosi quindi. Dal campo in
gruppo di cavalieri segue Armi da e nel campo cristiano mancano i rifornimenti.
6. Argante sfida i cristiani e intraprende un duello, interrotto al tramonto, con Tancredi distratto dalla vista di
Clorinda. Erminia, innamorata di Tancredi si avvia al campo cristiano con le vesti di Clorinda, ma fugge
perché avvistata dalle sentinelle.
7. Erminia finisce Trani pastori inseguita da Tancredi che la crede Clorinda, egli finisce prigioniero nel
castello di Armida, non potendo riprendere il duello con Argante è sostituito da Raimondo. I demoni
trasformano lo scontro in battaglia generale, scatenando una tempesta che si abbatte sui crociati.
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Fonti: il tema eroico+valorizzazione del passato storico+ruotare intorno allo spazio d'azione= Iliade
Legame paeaggio-personaggi-azione+ virtù incarnata in Goffredo+ tema eroico= Eneide
Riprende i modelli della tradizione lirica, sia nella variante volgare “moderna” e classica.
Rompe il tradizionale rapporto con il petrarchismo , ma riprende da Petrarca la razione tra dovere morale e
pulsione del desiderio che generano una personalità scissa.
Attraverso Machiavelli e Guicciardini risale alla storiografia umanistica.
Personaggi: i pagani possono aprirsi alla salvezza del verbo cristiano, al contrario i cristiani sono continuamente
minacciati dalle forze infernali che si annidano nell'intimo del loro animo complicando l'adesione ai valori morali e
militari.
Si tratta di eroi complessi dominati da un'interiorità inquieta e contraddittoria entro cui finisce per prevalere la luce
della Grazia, solo nei cristiani.
L'intreccio di registro lirico-sentimentale è legato alla complessità dei personaggi la cui interiorità è la molla e il
terreno principale dello sviluppo narrativo.
Fa eccezione Goffredo: perfetto eroe controriformistico portatore d'ordine che rappresenta il desiderio di bellezza
ideale realizzata nella pienezza della moralità.
È confinato in una dimensione di malinconica inadeguatezza.
Rinaldo: incarna il motivo encomiastico, si configura come il personaggio più strettamente connesso alla
tradizione cavalleresca e cortese, in lui il desiderio di gloria ed onore rappresenta la sola minaccia morale, ma
manca dell'ambivalenza e della contraddittorietà interiore.
Catturato da Armida può recuperare la propria purezza e compiere l'azione decisiva di vincere l'incanto della
selva di Saron rendendo possibile la vittoria cristiana finale.
Tancredi: è l'antitesi di Rinaldo, vive infatti suggestionato dalla propria interiorità malinconica e lacerata: l'amore
per Clorinda ne decreta la sorte sfortunata: dopo aver posposto gli obblighi militari alla ricerca di un contatto con
l'amata non la riconosce e la uccide. Sensi di colpa e dolore.
Pagani: sono espressione di un eroismo primitivo e barbarico il cui impegno risponde alle norme cavalleresche
che non mancano di nobiltà e generosità.
Le figure femminili sono portatrici di disordine, sono inoltre legate ai personaggi cristiani da vincoli sentimentali e
dalla conversione.
Armida: rappresenta la minaccia dell'eroismo, ella ammalia Rinaldo catturandolo per impedire la sconfitta dei
suoi, ma amandolo risponde al suo abbandono dicendosi disposta a mutare campo per ricongiungersi a lui.
Rappresenta anche la conclusiva sottomissione della componente eroica e la sua ricomposizione entro una
struttura armoniosa ed equilibrata coincidente con la vittoria cristiana finale.
Clorinda: unisce alla bellezza e seduzione il rifiuto della tipologia femminile tradizionale, appare e scompare
lasciando solo l'eco del suo valore militare finché l'amore di Tancredi non sollecita le intime contraddizioni fino a
svelarle: uccisa a morte porta a compimento la propria carica eroico-sentimentale chiedendo il battesimo,
memore delle origini cristiane.
Erminia: ritrosa principessa pagana innamorata di Tancredi, risponde ad una logica disperatamente passionale
che la costringe a una continua simulazione.
Temi= fonda la propria struttura narrativa sui caratteri dei personaggi di cui segue e rappresenta minuziosamente
i pensieri affondando lo sguardo sugli aspetti più irrisolti, problemtici e conflittuali.
La dimensione della coscienza non si esaurisce in una prospettiva morale ed edificante, ma è lo spazio di una
tensione tra forze e valori moralmente positivi e forze connotate negativamente.
Questa zona oscura dell'interiorità si oppone all'eroismo dei combattenti.
L'eroismo è come una lotta contro l;'insensatezza, sfida alla casualità e all'irrazionalità dei rapporti umani.
La zona d'ombra interiore è anche esterna all'individuo, infatti, la magia rappresenta il ricorso alla dimensione
sovrannaturale, è esercitata per lo più da agenti diabolici per unire la zona d'ombra intorno l'individuo e quella
interna allo stesso es selva di Saron.
Solo la religione è un itinerario di salvezza entro cui preservare indentità ed equilibrio individuale.
Solo dall'unione tra eroismo e religiosità si può realizzare un'attribuzione di senso.
L'eroismo è un modo per forzare la realtà vincendone l'insensatezza; la religiosità è un modo per entrare in
contatto con le forze misteriose e inquietanti della realtà senza esserne divorati, l'unione garantiscono la
possibilità di scavare un valore solido ed autentico.

GALILEO

Vita

DIALOGHI SOPRA I DUE MASSIMI


1623= speranza: elezione al pontificato di Maffeo Barberini estimatore di Galileo già favorevole al Saggiatore
Per gradi
1. 1624= lettera a Francesco Ignoli risposta epistolare a un intervento vs moto della derra del 1616
Polemica = pretesto per coinvolgere Urbano VIII estimatore della verità a cui presenta brevemente i temi che
intendeva riprendere nei dialoghi
2. Progettò un'opera complessiva: dialogo vs peipatetici+ oppositori moto della terra
3. 1630= fine
titolo= dialogo sopra i flusso e reflusso del mare (moto mare= dimostrazione inconfutabile moto Terra)
Polemica chiesa=> modifche, es "dialogo di Galileo Galilei da Licia,...." =discussione accademica
=> imprimatur del papa
Febbraio 1632 a Firenze
Volontà polemica= 2 non 3
FORMA
Forma obbligata= trattato in latino
Ma
Dialogo (Platone + Cicero= legato alla dialettica della ricerca dall'ibrreccio delle voci degli interlocutori) in italiano
Innovazione: 3 personaggi
2 parlano dei modelli, 1= intendente di scienza non soecialista con affermazioni colloquiali
Scelta del genere stratehica: per introdurre argomenti atti a catturare l'attenzione dei colti+ prove della sua teoria
senza apparirne direttamente coinvolto

CONDANNA

Struttura:
A Filippo Salviati, al veneziano Giovanni Sagredo (persona curiosa non specializzata)= deducatario ideale,
aristocratico Simplicio
Si riuniscono 4 giorni a Venezia nel palazzo Sagrado del Canale Grande

LINGUA

Per raggiungere un maghior numero di pubblico => volgare più adatto a divulgare e difesa
Terminologia: parole usuai adibendole a nozione specidica
Distinzione cose e nomi chiara=> nomi= strumenti
Per combattere l'indeterminatezza a lui importa l'esattezza del fenomeno l
I nomi possono essere di uso comune purché riducano arbitrsrieta s confusione

Vs Stile dilemmYico e disgiunto =Princips

Obbiettivi:
1. Aumentare l'impressione che si tratti di un trattato
2. Intrattenere i lettori, vedi libro)

IDEOLOGIA
ILLUMINISMO

Il periodo compreso tra la Controriforma ed il 700 può essere diviso in 2 fasi:


1. 1545-1690= Manierismo+Barocco, trionfo società di corte organizzata intorno le grandi monarchie
assolute. La società è organizzata secondo una divisione di classi con aristocrazia al vertice e
strettamente controllata= Ancien Régime.
Crisi economica=> rifeudalizzazione che vede la terra come rifugio+ carestie+ epidemie.
N.B. la situazione varia di paese in paese: Inghilterra (vince l'invincibile armata di Filippo II di Spagna
rafforzando il ceto borghese, dal 1689 sviluppa un modello istituzionale moderno basato su una forma
costituzionale e parlamentare, la propria egemonia commerciale sui mari si estese imponendosi come
prima potenza coloniale europea)+ Olanda (popolata da borghesia dedita ai traffici)= affermazione
Francia= regime assoluto di Luigi XIV che vede la corte come centro politico e lo Stato+ potere accentrati
nelle mani del sovrano
Spagna= Decade per via della struttura organizzativa legata al modello feudale, l'esaurimento delle
miniere, politica di lusso e spreco della nobiltà, entra poi in una crisi irreversibile dopo una serie di terribili
sconfitte contro Inghilterra, Olanda e Francia. Dopo la morte di Filippo II, sotto Carlo II la Spagna, pur
disponendo di un vasto impero coloniale, è già in ginocchio.
La pace di Wstfalia pone fine ai conflitti religiosi in Germania imponendo la convivenza tra stati cattolici e
luterani, dando però il via al disfacimento economico della Germania.
l'Italia che è parte della Spagna partecipa della sua decadenza diventando provincia periferica, la pace di
Cateau Cambreasis segna l'inizio dell'egemonia spagnola sull'Italia: gli spagnoli amministrano
direttamente il Regno di Napoli, Sardegna, Ducato di Milano, stato dei Presidi sulla costa toscana. Solo la
repubblica di Venezia riesce a sviluppare una politica autonoma, ruolo importante ha anche il ducato di
Savoia.
Roma diviene sede della politica Controriformistica conoscendo un notevole sviluppo artistico e
architettonico grazie soprattutto a Bernini.
Nel 1545 fu indetto il concilio di Trento indetto da papa Paolo III, per volere di ecca.\lesiastici che volevano
rinnovare i costumi religiosi, vi parteciparono delegati italiani e spagnoli per poi concludersi nel 1563.
Le forze tradizionaliste presero il sopravvento escludendo la possibilità di una riconciliazione cristiana con
la conferma dell'autorità della Chiesa nell'interpretazione delle sacre scritture.
Da questo momento la Chiesa avvia un controllo ideologico della società secondo una strategia
organizzata in tre punti:
1. Normalizzazione o esclusione del diverso= gli stessi aiuti ai mendicanti o agli orfani servono a
creare istituzioni chiuse che controllino ed escludano la marginalità, i diversi che non possono
essere controllati vengono puniti (es. Ebrei, moriscos, caccia alle streghe, processi ai liberi
pensatori) per questo la Chiesa si avvale del tribunale dell'Inquisizione Che dal 1542nè sotto il
controllo della Congregazione del Sant'Uffizio, solo Venezia tenta di mantenere immutata la
propria indipendenza.
2. Uniformazione e omologazione della cultura popolare e la sua distinzione da quella delle classi
volte= azione di catechizzazione attraverso l'eliminazione di residui di cultura pagana con il
controllo dei parroci sull'educazione popolare e l'incoraggiamento al culto dei santi, per cui la
religione viene ridotta al catechismo riducendola a pochi concetti elementari: catechismo= Bolgare;
liturgia+Vangelo= latino
3. Formazione culturale dei ceti dirigenti= deriva dalla distinzione tra cultura di massa e cultura delle
élits, consiste in una serie di misure riconducibili alla repressione (censura+ Indice il primo nel
1559 e nel 1571 fu fondata la sacra congregazione dell'Indice che mise all'indice le opere di
Machiavelli ed il de Monarchia di Dante+ alcune opere furono emendate dei passi ritenuti
inopportuni) e alla riconquista dell'egemonia in campo culturale ed educativo.
Importante nell'ambito educativo è l'azione dei gesuiti, ordine fondato da Ignazio di Loyola per dotare la chiesa di
una milizia con ordinamento militare: il fondatore era capo delle truppe spagnole, obbedivano solo al papà, la
validità dell'azione era determinata dal successo e miravano non all'ascetismo ma al controllo della società.
Inizialmente i loro collegi erano indirizzati ai futuri membri dell'ordine.
Nel 1559 furono fissate le leggi dell'ordine che si affermò a livello mondiale con la fondazione delle Accademie.
Il 1690 è l'anno della fondazione dell'Accademia dell'Acrcadia identificato come inizio del nuovo momento storico
che si concluse con la pace di Acquisgrana del 1748.
Tale periodo è caratterizzato dalla ripresa economica che prosegue in Inghilterra e Olanda, inizia in Francia con
lo sfruttamento delle colonie che pose le basi per la rivoluzione industriale e ;e basi culturali dell'Illuminismo.
l'Italia continuava a perdere centralità senza mai sottrarsi dal controllo spagnolo.
Questo periodo è segnato dalle guerre di successione:
1. Spagnola= 1704-1712
2. Polacca= 1733-1735
3. Austriaca= 1740-48
cambiò l'assetto italiano, infatti, la pace di Urtrech (1713) e di Rastadt (1714) la Lombardia passò agli Asburgo.
Con la pace di Vienna (1738) il meridione passò a Carlo Borbone.
Il granducato di Toscana passa nel 1737 a Francesco di Lorena, figlio di Maria d'Austria.
La Sardegna passa ai Savoia.
Il 1748 è anche l'anno in cui la Francia inizia a lavorare a l'enciclopedia e Montesquieu pobbluca ''lo spirito delle
leggi''.

CONDIZIONE DEGLI INTELLETTUALI

Dopo il sacco di Roma (1527) e il congresso di Trento (1545) l'intellettuale-cortigiano non esiste più, la corte
cessa di essere centro culturale, si conclude anche la fase del mecenatismo , infatti è necessaria un'altra attività
specifica che garantisca uno stipendio.
La carriera ecclesiastica non 4siste più, nasce il libero intellettuale laico, infatti la chiesa cerca uomini da
arruolare, ma questi devono essere ecclesiastici che vogliono impegnarsi nell'attività di propaganda ideologica o
nella burocrazia della curia ecclesiastica.
Le nuove virtù dell'intellettuale sono quindi pasienza, dissimulazione e la capacità di adattamento a ruoli
subalterni.
Anche l'editoria cala, soprattutto per il controllo oppressivo da parte della Chiesa: l'attività letteraria necessaria a
garantirsi da vivere e l'interesse letterario si scindono.
Libertini= deriva dal latino libertinus, da libertus cioè lo schiavo affrancato, nel medioevo indica tutti i dissidenti
della morale religiosa tradizionale, il termine liberino è coniato da Calvino per indicare i dissidenti della riforma e
passa poi ad indicare i liberi intellettuali che lottano per una maggiore libertà intellettuale. Nel XVII in Francia si
usa il termine libertinage per indicare gli oppositori dell'assolutismo monarchico anche sul piano dei costumi. Oggi
serve per parlare di chi ha un comportamento dissoluto.
Si diffonde la pratica del servilismo e dell'opportunismo rispetto le corti.
Dagli anni 30 di diffonde il trasformismo che si divide in più piani: morale, politico ed intellettuale (sostenere l'idea
del ceto dominante per ottenerne l'appoggio).
La condizione dell'intellettuale è presentata in due importanti opere:
1. Trattato del privato politico cristiano (Virgilio Malvezzi)
2. Dissimulazione onesta (Torquato Accetto)
Si assisttteva 3 fenomeni:
I. Spostamento dei maggiori centri intellettuali a Roma e Napoli
II. Egemonia della cultura religiosa su quella laica
III. Ripiegamento municipalistico
Le prime Accademie nascono come vere e proprie corporazioni, scelgono nomi scherzosi ed emblemi che
simboleggiano quello di cui intendono occuparsi, sono ben lontane dal dialogo aperto dei cenacoli e riflettono il
generale irrigidimento sociale.
Importanti sono anche le organizzazioni scientifiche come l'accademia dei Lincei a Roma e quella degli Oziosi a
Napoli.
Nel 1583 a Firenze nasce l'Accademia della Crusca che mira a vagliare la lingua per creare un vocabolario della
lingua fiorentina sul modello trecentesco.
Nascono le prime pubblicazioni giornalistiche, in Francia con l'accademia reale delle scienze ed in Inghilterra con
la Royal society.
L'intellettuale entra a far parte della classe emergente della borghesia.
L'ascesa borghese incrementa l'informazione favorendo quindi la nascita del giornalismo che si pone per
obbiettivo informare fornendo tutte le nozioni che permettono al lettore di comprendere le notizie.
A Londra nel 1711 e il 1714 viene pubblicato il the spectator, un giornale aperto alla saggistica editoriale.
In Italia ritorna il mito di una repubblica delle lettere con il ritorno di uno spirito di corpo.
Tra gli ecclesiastici nasce la figura dell'abate= da Abbas, abbatis formato sul greco biblico, sull'aramaico ab=
padre e per antonomasia Dio, nasce come supervisore di un monastero e diventa poi in Francia nel '600/'700 un
titolo onorifico per chi indossando la veste sacra si distingue per le doti intellettuali.
Mentre in Francia l'intellettuale si sviluppa in contraddizione con l'autorità, in Italia si hanno rapporti molto più
moderati con l'autorità politica.
Nasce l'erudito, filologo, storiografo e spesso amministratore di biblioteche.
Nel 700 in Francia ed Inghilterra si diffondono i cafè mentre in Italia nascono associazioni segrete di seguaci del
libero pensiero chiamate massonerie

Arcadia= fondata a Roma nel 1690 da 14 intellettuali, il nome è di ispirazione greca, dalla regione resa nota dal
romanzo di Sannazzaro, qui il presidente ha il titolo di custode generale mentre i membri assumono nomi
pastorali: il travestimento è d'obbligo e implica la trasposizione in uno spazio mitico d'esaltazione della poesia
essa unisce santo una coscienza di ceto agli intellettuali.

Nasce così la moderna figura dell'intellettuale che prende sempre più coscienza di sé in un ceto sociale, si hanno
due tendenza: una classicheggiante che mira ancora all'uso del latino, una libertina

POLITICA

Bisogna mettere in relazione la società antiriformista con l'idea politica che Machiavelli aveva esposto nel
''principe'' creando uno strumento della politica e dividendo politica da religione.
Con la Controriforma nasce una forma di antimevenatismo, a questa opposizione tenta di dar fine Tacito che nei
suoi Annales paragona Tiberio a un campione del potere assoluto di cui condanna moralmente i comportamenti
tirannici.
I gesuiti tentarono di conciliare ad un idea di politica assoluta i principi morali della religione, secondo il loro
realismo i comportamenti politici dovevano essere spregiudicati perché espressione della ragion di Stato il cui
scopo era il bene dello stato fatto coincidere con il bene comune e quindi con quello voluto da Dio e quindi in
un'istanza etico-religiosa.
Botero: nella sua Della ragion di Stato che identifica la conciliazione tra politica e religione nel principe che deve
essere abile politicamente e deve garantire il bene pubblico, deve quindi essere anche un buon cattolico.
Jean Bodin: la borghesia in Francia cercava una politica che garantisse l'uguaglianza.
I sei libri della Repubblica riflettente tendenze della sovranità assoluta e le necessità della borghesia, concilia
stato di diritto e stato assoluto.
Il potere del sovrano è assoluto ma non arbitrario.
Bacone: la nuova Atlantide: è un'isola abitata da tecnici e scienziati in cui la vita errgoladalle scienze, lo stato di
natura e lo stato di governo coincidono.
Ugo Grozio: pone le basi del giusnaturalismo che prevede l'esistenza di leggi naturali e la prevalenza del diritto
naturale sulle norme positive.
Hobbes: l'uomo è naturalmente cattivo, ma può rinunciare alle spinte di dominio e affidare al potere politico la
gestione della società, alla base del potere c'è un contratto che delega il dominio ad un sovrano
Spinoza: l'uomo è in uno stato di natura dominato dalle passioni e da sanguinosi conflitti che possono essere
superati con la ragione che consiglia un patto sociale. Lo Stato assume valenza etica

ILLUMINISMO

Il periodo compreso tra la Pace di Acquisgrana (1748) e il congresso di Vienna (1845) si pone in un rapporto di
continuità con l'epoca precedente , la tendenza Resta infatti quella dello sviluppo demografico ed economico.
Il ceto borghese è riuscito ad arrivare al potere grazie alla Rivoluzione americana (1766) e francese (1789).
In Francia si supera il sistema feudale che viene sostituito con un sistema governativo capitalistici; in America si
sviluppa un governo parlamentare come era già successo in Inghilterra nel '600.
Tale periodo può essere diviso in due parti:
1. 1748-1795: periodo delle riforme e rivoluzioni;
2. 1795-1845: periodo di crisi dell'Illuminismo e di affermazione di concetti dall'età precedente.
L'illuminismo è l'età della prevalenza del lume della ragione sul buio dell'ignoranza, l'uomo esce dall'eta minorile
in cui fino ad ora era stato costretto a rimanere, e comprende il prevalere della ragione umana senza dover
sottostare a nessun dogma prestabilito.

L'INTELLETTUALE ILLUMINISTA

muore l'immagine dell'intellettuale cortigiano, liberandosi dalla dipendenza nobiliare l'intellettuale diventa
manifesto dei concetti di uguaglianza e libertà rivelandosi quindi interprete dei bisogni del ceto borghese da cui
provengono sempre più intellettuali (solo in Francia il 70% degli intellettuali proviene dal ceto medio).
L'intellettuale diventa legislatore della società e agitatore di idee che è in grado di agire in ogni campo al fine di
creare un'opinione pubblica.
L'intellettuale diventa poligrafo, giornalista e phampletista capace di comporre opere non sistematiche su
argomenti vari, autore di brevi trattati in cui ad un problema trova una soluzione.
Il letterato è visto con disprezzo in quanto è chi si occupa esclusivamente di letteratura disinteressata.
Si diventa autonomi intellettuali complessivi (philosophers o ideologies), ma questa tendenza si scontra con due
problemi:
I. Stato assoluto=> per influenzare anche il sovrano bisogna trovare un compromesso con questo
rinunciando anche a una parte della sua libertà;
II. Si sviluppa in un periodo caratterizzato dalla divisione del lavoro e dalla settorializzazione del sapere
La soluzione fu fornita dalla pubblicazione dell'encyclopedie.
L'Encyclopédie riesce a conciliare un sapere universale ad uno specializzato.
Da qua nascono le principali organizzazioni intellettuali prevalentemente non istituzionali.
A Parigi ci si organizza in gruppi di lavoro e di discussione che si riunivano in salotti e case private, dal 1750 gli
idéologique si riunirono nel salotto di madame Helvetius creando una vera e propria Società come a Milano a
casa Verri dove nacque l'accademia dei Pugni attenta ai problemi concreti dell'attualità e a problemi di utilità.
L'accademia dei Pugni si poneva l'obiettivo di creare un partito di intellettuali.
Altre corrispondono all'esigenza di specializzazione come ad esempio l'accademia dei Geroglifici.
Un'altra forma di associazione è quella delle riviste e dei giornali.
Si ha un aumento dei lettori dovuto al cambiamento degli argomenti trattati.
I modelli usati sono due:
1. Spectator= uno spettatore riporta i dibattiti intercettati un un caffè o salotto ed espone pareri riguardo
opere moderne
2. Encyclopédie= da conto del dibattito di idee
Il café è un esempio di rivista, pubblicata ogni 10 giorni dal 1764 al 1766, che concilia a entrambi i modelli.
Vi è anche una riforma degli studi con il prediligere di materie legate all'attualità e la differenziazione della
formazione popolare, che avviava al lavoro, dalla nobiliare.
Con il regime napoleonico gli intellettuali si dividono in due differenti gruppi:
1) Sostenitori degli ideali giacobini
2) Sostenitori della cultura ufficiale del regime che agiva sulla tendenza alla specializzazione scientifica
contro ogni principio di università.
Gli aspetti positivi del regime napoleonico furono l'aumento dei borghesi nella classe di intellettuali.

IL CITTADINO
Nasce una nuova figura: il cittadino, l'individuo infatti non accetta più di essere semplice suddito in quanto
consapevole del proprio posto nella società vuole diventarne parte attiva.
L'ENCYCLOPÉDIE

BECCARIA

GIUSEPPE PARINI
nacque il 23-05-1729 in Brianza vicino Como.
Poiché la famiglia non poteva permettergli una formazione adeguata si trasferì a Milano da una prozia che morì
nel 41 lasciandogli una prole che avrebbe potuto usare solo divento prete.
Nel 51 esordì poeticamente nei modi del petrarchismo e dell'Arcadia.
Nel 53 entrò a far parte dell'Accademia dei trasformati dove acquisì prestigio per il vigore con cui partecipava ai
dibattiti, caratteristica dell'accademia era il progressismo pragmatico e moderato.
Nel 54 prese gli ordini ed entrò al servizio del duca Serbelloni come precettore: secondo la leggenda fu cacciato
dalla duchessa Vittoria perché difese della figlia del maestro di musica che era stata schiaffeggiata dalla
duchessa.
Questo evento gli offrì lo spunto per comporre due libretti polemici: il Mattino (1763) e il Mezzogiorno (1765).
Il contatto con la famigliari Serbelloni gli permise di osservare i vizi della decadente aristocrazia seicentesca e gli
diede la prospettiva per rifiutarne il mondo.
Ottenne posto come precettore del figlio del conte Giuseppe Maria Imbonati, al figlio Carlo dedicò l'Ode
l'Educazione (64).
Alla morte di Imbonati ricevette diversi incarichi pubblici, gli austriaci ne apprezzano il progressismo moderato e
fedele alla tradizione.
Allo scoppio della rivoluzione francese (89) reagì in due differenti modi: con il timore di risvolti violenti della
rivoluzione e in maniera fiduciosa verso la realizzazione più giusta dei principi della rivoluzione.
Accettò di collaborare con i francesi ma per il suo agire in maniera moderata venne licenziato presto, si concluse
anche l'attività creativa dell'autore che compose l'ultima ode alla musa.
Turbati a Milano gli austriaci Parini fuggì dalla condanna riservata a chiunque avesse collaborato con i Francesi e
morì nell'agosto del 1799.
Era seguace del principio della moderazione che regolava i suoi diversi e contrastanti atteggiamenti influenzati
dalle idee contrastanti della sua epoca: contro fanatismo e dogmatismo ma respinge posizioni atee e
materialistiche di alcuni; critica i vizi della decadente aristocrazia ma ne lavora al servizio.
Vuole trasformare radicalmente i contenuti senza alterare le strutture letterarie e sociali vigenti.
Crea una critica antinobiliare (dialoghi sopra la nobiltà) ma: la nobiltà non deve essere soppiantata ,a solo
perdere i propri vizi per diventare una classe propositiva e moderna capace di guidare le necessarie riforme.
Riconosce la validità della scienza ma si rifiuta di sottomettere alle sue ragioni ogni aspetto della realtà.
Rifiutava la tradizione letteraria dell'utile: la poesia nasce dal difficile incontro tra finalità e bellezza, tra utilità e
genuinità.

LE ODI
1757-1795.
La prima pubblicazione omogenea risale al 1791 (22 testi) cui ne seguì una successiva nel 1795 (25 testi).
Si individuano tre fasi compositive:
1. 1757-1777, è caratterizzata da temi sociali e civili che rendono il poeta impegnato in una dimensione
pubblica.
2. 1777-1785 caratterizzata da una seconda fase civile con attenzione non più alla collettività ma
all'individualità: si concentra sula funzione sociale della cultura e dell'educazione.
Se ne trova anticipazione nell'ode ''l'educazione'' in cui si traccia un modello educativo impegnato ed
aristocratico fondato sul valore delle doti individuali e sulla giustizia, sotto la guida della ragione.
3. 1785-1795, caratterizzata dal ripiegamento malinconico e nostalgico sui temi dell'interiorità esistenziale . Il
tema amoroso è movente del rimpianto per la vita che trascorre e per la giovinezza che si è allontanata,
nonché il risarcimento per la delusione ideale e civile.
Sono anticipate da ''la caduta'' in cui Parini si presenta come esempio sventurato di coerenza e dignità.

IL GIORNO

Incompiuto, in endecasillabi sciolti unisce genere didascalico e satirico.


Rcconta dal punto di vista di un Precettore la giornata esemplare della vita di un giovane nobile di cui si fa guida,
tutto attraverso una prospettiva critica.
La giornata è scandita in quattro momenti che corrispondono alle 4 farti dell'opera:
1. Il Mattino: Preceduto da una dedica in prosa alla Moda, eliminata nella redazione successiva.
viene esposto l'argomento e presentati i personaggi: un Giovin signore e un precettore d'amabil rito che
istruirà il signore nelle sue vane occupazioni.
Segue la descrizione dell'alba: i comuni uomini si svegliano quando il giovane signore si corica dopo una
serata passata a giocare e festeggiare. Appena sveglio riceve le prime visite e viene vestito alla moda dai
servi riserva un pensiero alla sua Dama di cui è cicisbeo.
2. IL Meriggio: il narratore diventa Umile Cantore e non più suggeritore. La scena è il pranzo dalla Fama per
descrivere vezzi e miserie dell'aristocrazia contro i poveri che circondano il palazzo attirati dall'odore del
cibo.
è inserita la favola mitologica del Piacere (inviato sulla terra dagli dèi per distingue nobili da rozzi), e il
ricordo della Dama di quando un servo diede un calcio alla sua cagnolina e venne licenziato, introdotto
dalle motivazioni di un vegetaria che spiega perché non mangia carne.
3. Il Vespro: incompiuto (350 versi) racconto di una passeggiata in carrozza del Giovin nobile con la Dama+
visita a una donna che ha appena partorito come satira ai poeti che hanno celebrato l'evento.
4. La Notte: 700 versi continuato e frammentati, il poeta rincontra il Giovin Signore e la sua Dama che
annoiati vanno a un ricevimento.
LA struttura portante è la parodia: la materia è indegna ma è investita di uno stile alto e sublime che per
contrapposto ne risalta la vuotezza, l'effetto è di satira. Impegno formale della poesia+ denuncia della realtà
contemporanea.
La vuotezza del mondo nobiliare caratterizza la figura del Giovin signore che è privo di personalità, attitudini o
interessi reali, così come la Dama.
Il Precettore è un dissimulato castigatore di costumi corrotti. Ha una funzione di complicità con ciò che descrive,
vuole rendere possibile lo smascheramento dell'assurda vuotezza del mondo rappresentato attraverso il punto di
vista straniato che rivela miseria e pochezza celebrando ed esaltando.
L'ironia è più amara con personaggi non nobili.
Muovendosi tra interni ed esterni il Giovin signore è imprigionato nella gabbia delle convenzioni sociali, la
scansione temporale fissa offre il senso di una vita che si consuma per inerzia senza scelta: mondo chiuso
dominato dalla ripetività dell'insensatezza.
La moda degrada la realtà della storia a una serie di riti estetici.

La solibrita dell'aria

Il vaiolo

Il risveglio

La vergine cuccia
Durante un pranzo un commensale vegetazioni pronuncia un atto d'accusa contro chi uccide gli animali, a queste
parole la Dama racconta lo strazio patito dalla vergine cuccia per il calcio ricevuto da un servo, questo ricordo
segue uno stravolgimento: la cagnetta vale più di un uomo, della sua ventennale fedeltà e della sua famiglia.
La narrazione segue un punto di vista dell'aristocrazia secondo il procedimento dello straniamento: ottica della
Dama.
Ella spiega la criminalizzazione del servo, definisce la cagnetta come una dea e quindi colui che la colpisce è un
sacrilego.
Dal punto di vista del potere e dall'ipocrisia disumanità emerge dal verso 542 un punto di vista alternativo: mentre
lo schiavo è definito empio si hanno segnali di un atteggiamento pietoso e indignato verso gli esecutori del servo:
è come se la posizione del poeta sentisse il bisogno di emergere in primo piano piuttosto che rimanere limitata
all'antifeasi.
In tal modo affiora eccezionalmente il tono della tragedia: la vana commedia della scena aristocratica ha partorito
del dolore umano.
È Parini che parla.
GOLDONI
Il libro del mondo lo invitava a riportare fatti veri piuttosto che scomodare il mito.
Il realismo di Goldoni è psicologico e sociale che riguarda sì le vicende ma soprattutto i personaggi che studia nel
concreto, c'è la messa a nudo della classe borghese, oltre che di quella aristocratica messa alla berlina
soprattutto nella seconda fase di attività di Goldoni.
Parini usava la satira, il precettore insegnante di amabile rito, quindi la critica di un'esistenza dedita solo al
consumo , d'altra parte Goldoni usa la costruzione del personaggio mettendo in ridicolo alcuni elementi (es. Chi
acquista il titolo per soldi, chi accetta il titolo per protezione ma per il resto è incapace di vivere secondo il titolo
che ha ereditato).
Nelle prime commedie la borghesia è lodata per le qualità che sono lacrita, capacità di costruire e portare avanti il
progresso civile, ma nell'ultima parte della sua vita emerge un atteggiamento più critico verso una classe sempre
più legata al guadagno, quindi è quasi la nostalgia di una vecchia classe aristocratica.
Nell'impegnativo percorso alla riforma del teatro Attraverso momenti di crisi, dovette accontentate il pubblico in
richieste che non coincidevano al suo obbiettivo, quindi dovette comporre testi alla vecchia maniera.

Fase Commedie Caratteristiche

1730-1738 2 intermezzi Impianto tradizionale


Prima della
riforma

1738-1748 -momolo cortesan Sperimentazione: nel momolo


Verso la riforma - la donna di garbo cortesan c'è ancora il canovaccio,
ma la parte del protagonista è
scritta integralmente;
La donna di garbo è la prima
commedia scritta per intero

1748-1753 - La vedova scaltra ● Collaborazione con il teatro


Realizzazione - Il padre di famiglia sant'Angelo
della riforma - La famiglia dell'antiquario ● Primato del testo scritto e
- Il teatro comico rifiuto dell'improvvisazione
- La bottega del caffè ● Realismo: confronto con i
- I pettegolezzi delle donne temi borghesi e con la
- La locandiera vitalità popolare

1753-1762 - Il campiello ● Collaborazione con il teatro


Oltre la riforma - Gl'innamorati San Luca
- I rusteghi ● Disarmonia tra personaggi e
- La casa nova mondo
- Trilogia della villeggiatura ● Valorizzazione del popolo e
- Sior Tòdero brontolon del dialetto
- Le baruffe chiozzotte ● Critica della borghesia
- Una delle ultime sere di
carnovale

Dal 1762 - Il ventaglio ● Trasferimento in Francia


Involuzione e - Il burbero benefico ● Commedie in francese
ripiegamento ● Crisi d'ispirazione
● Malinconia

Atto 2 scena 1 da ''le trilogia della villeggiatura''


L'apparato delle didascalie nel testo teatrale è essenziale, la scena è sempre abbastanza lineare.
C'è un baule da fare, la signora presa dai preparativi e il servo che si lamenta.
Si stanno delineando i personaggi, Antonia ha preso per offesa che il sarto non le ha fatto credito, evidentemente
non si fida più della parola di questa famiglia forte di dire di essere sempre stata capace di rimediare al credito
ma ora non è più in condizione.
Da un lato ci sono mercanti e artigiani, dall'altra i nobili che sentono come impertinenza la legittima richiesta di
essere pagati.
La villeggiatura rappresenta uno status symbol: lo potevano fare solo i privilegiati, la buona società. Il cameriere
dice ''ma voi pensate di tornare dalla villeggiatura con dei quattrini?” e la donna con estrema superficialità, che
mostra irragionevolezza, cinta di guadagnare con i giochi in cui lei è fortunata.
Pur di apparire la signora ha l'ardire di chiedere denaro al servo che ha già 6 mensilità arretrate.
Il servo gode della fiducia del padrone, è anche amministratore dei conti di casa e fa un discorso
particolareggiato, ma la signora reagisce con estrema superficialità, non si coinvolge in maniera consapevole ed
adeguata, ma in modo egoistico.
Paolo arriva a fare una proposta indecente per lei: di abbandonare la villeggiatura.
La signora fa presto a dimenticare i problemi che la famiglia ha, la sua priorità è mantenere le apparenze.
La stoltezza della donna crea un effetto di straniamento, è contrapposta al buon senso dello schiavo.
In questa ultima fase della produzione di Goldoni la borghesia è criticata e non lodata.
Villeggiatura: status symbol ma anche motivo di consumo a cui si dovrebbe rinunciare ma non si può perché
risponde al bisogno di mantenere uno status.

LA LOCANDIERA
Già il titolo fa capire che la protagonista (Mirandolina) è una donna, tanti hanno interpretato la protagonista donna
come prototipo delle femministe, come la rivendicazione della donna capace di farsi da sola senza bisogno di
uomini.
Nei ¾ della commedia sembra essere così, è preso di mira il cavaliere di ripafratta Misogino che odia il genere
femminile di cui disprezza la falsità di scopi e animo, dice che mai e poi mai proverà nei confronti di una donna un
sentimento di devozione.
Mirandolina si definisce non ragazza, non nella e non intelligente, ma in questa professione di modestia noi lettori
sappiamo che: pur se non è ragazza è giovane, non è bella ma è aggrazia che conosce tutte le tecniche della
seduzione, non intelligente perché non ha una formazione classica ma è parecchio perspicace e lungimirante ma
alla fine sarà lei la grande manipolatrice dei sentimenti degli uomini che avranno a che fare con lei.
Farà una recita )anche Goldoni sfrutta la tecnica del teatro nel teatro).
La figlia del proprietario della locanda è orfana, ha una locanda da gestire e clienti fedelissimi che si tiene stretto:
sono 2 nobili molto diversi e il marchese di Forlimpopoli, conte di albafiorita.
Mirandolina viene aiutata da un servo (Fabrizio), un dipendente (personaggio secondario) con qualità che in
punto di morte il padre di Mirandolina ha indicato dicendo che sarebbe stato felice di averlo come marito per la
figlia: no sentimenti MA matrimonio conveniente.
Più che avere un ruolo fondamentale nella concatenazione dei fatti hanno funzione di dar vita a delle divagazioni.
Unità di luogo: si ha cambiamento di unità di luogo, nella locanda ,a nei suoi diversi ambienti, quindi non si
rispetta l'unità di luogo.

Il marchese e il Conte nobili manifestano la loro superiorità con la loro liberalità, il marchese assicura la sua
protezione e questo deve bastare per rassicurare Mirandolina.
Ci sono 2 didascalie, una per la prossemica della scena, l'altra è un pensiero che deve però essere sentito anche
dagli spettatori.
Il marchese esibisce una retorica vuota.
È da un lato simile al miles gloriosus ma anche comico perché il suo status sociale lo porta a dover difendere il
salvabile.
È fatto un richiamo all'attualità con la satira dei Barnabiti appartenenti alla nobiltà veneziana.
Certo di avere potere perché possedeva denaro era il tipico parvenu, l'arricchito.
C'è un riferimento all'ideologia politica di Goldoni che è di tipo moderato: gli piacerebbe la concordia ordinum.
Simile a Parini: la società può essere riformata grazie al contributo delle classi sociali che avevano una
tradizione, non si ha una messa in discussione delle classi sociali perché non si parla di matrimonio, quindi i
valori non vengono mai sovvertiti.

LA LOCANDIERA L' <<ETERNO FEMMININO>>


Il fascino della donna sta nella sua capacità di travolgere e catturare la vita dell'uomo che le si fa cavalier
servente, ma allo stesso tempo è anche fragile.

ALL'AMICARISANATA
Versi bevi e abbastanza cantabili 6 versi settenari e un endecasillabo finale, in occasione della guarigione di una
nobildonna a lui molto cara.
Le prime due strofe costituiscono una similitudine.
La similitudine ha per primo elemento il sorgere del pianeta Venere che sorge quasi vicino il sorgere del sole, i
crimini sono ancora rugiadosi, con questa stessa bellezza che si valorizzerà sempre più allo stesso modo
''sorgono le tue dive membra'' cioè il tuo corpo divino. È tipico nel ricorso al mito la divinizzazione.
Il letto malato=enallage
Proprio perché beltà è un termine chiave, termine supremo del neoclassicismo erioreso per en……
La bellezza è l'unica cosa da cui si può riscuotere un ristoro, quasi una medicina, per i mali , qui si coglie il
pessimismo di Foscolo in riferimento alle menti degli uomini atte per generare illusioni.
Prosa sul viso è riferimento al petrarchismo, gli occhi della donna servono a sedurre.
Proprio perché la donna è bella, per colpa sua non trovano sonno trepide madri e amanti sospettose.
Dino a ;occhi giorni prima le giornate erano scandite dalle medicine da prendere, ora invece le oe portano la
veste di seta, gioielli impreziositi da lavori di intarsio molto raffinati c'è è un lavoro di importazione che viene
direttamente dalla Grecia.
Tu solleciti tanto desiderio e batticuore che qualcuno prova desiderio e trepidazione.
La donna in a modulare le corde dell'arpa e con le armonie nuove e con le forme messe in evidenza da un
tessuto come il video, intanto il suo canto si libera e metaforicamente vola mentre gli altri intorno sospirano.
Intanto si insinua un pensiero nesto: il pensiero che la bellezza sia un bene fugac, tu sei la dea della bellezza,
quindi le grazie devono inbidiare chi ti ricorda che la bellezza è fugace e chi i ricorda che si muove, è un pensiero
da cui fuggire che va allontanato.
Perifrasi morte: rapporto di Foscolo con la morte!!
Se con la more conoscerti aloe finiscono soprattutto le pene
La Grecia è quella che ha dato i natali a Saffo che rappresenta la poesia d'amore più bella.
È come se i litorali facessero suonare ancora il lamento di Saffo per il suo Fano.
Partecipe della grande ispirazione delle altre poesie greche, come Orazio nelle odia aveva trasformato dal greco
al latino, allo stesso modo lui trascrive le corde eoliche nei versi e nelle modalità espressive linguistiche della
poesia italica.
La lingua italiana però non ha ;a musicalità pari alla poesia greca.
Visto che sta celebrando la vita di lei vivrà nella memoroaogni volta che i suoi successori leggersnno questi
versi.
La sintassi è abbastanza elaborata

UGO FOSCOLO
Fu una personalità molto contraddittoria: ricerca di perfezione vs incapacità a concludere le sue opere
Nato nel 1778 a Zante da madre greca e padre medico, a Zante.
L'essere nato in un'isola greca da madre greca lo ha molto avvicinato alla cultura classica.
Nel 1785 si trasferì con la madre e i fratelli in Danimarca.
Nel 1788 il padre morì e Foscolo fu affidato ad una zia a Zante e solo nel 1793 poté ricongiungersi con la madre
a Venezia.
Fu un adolescente precoce e originale.
Studiò italiano, latino e greco e sviluppò la passione per i classici attraverso la loro lettura accanita.
Fu ammesso al salotto di Isabella Teotochi moglie del conte Albrizzi di cui divenne amante.

Foscolo vedeva l'intellettuale come una coscienza collettiva e non come un operatore sociale.
Caratteristico del pensiero foscoliano è la sfiducia nel progresso e nella scienza e il pessimismo sociale.
La colonizzazione della poesia è parte della concezione pessimistica della storia: la poesia non può riscattare la
fatale negatività ma può gestire i grandi valori della civiltà di cui essa deve essere interprete capace di estenderle
ad un valore universale.
Nella poesia di Foscolo ci sono 2 tendenze: una porta al confronto diretto e appassionato con il presente, l'altra
alla fuga verso un'idea astorica e assoluta dell'arte
L'io muove guerra al mondo e se il mondo gli resiste muove guerra a sé stesso, si lascerà, si tormenta e si
compiange.
EPISTOLARIO
si tratta di uno dei più ricchi della letteratura italiana, contiene lettere rivolte a vari interlocutori: amanti, fa,Ilaria,
amici ed editori.
Sono espressione dell'essenza di Foscolo che nell'epistolario inserisce un'intenzione di rappresentarsi quasi
esibizionisticamente esprimendo la propria soggettivit attraverso la costruzione di personaggi.
Falso e vero sono indissolubili.
Vuole penetrare attraverso le lettere la vita e non accogliere la vita nelle lettere
Dalle lettere d'amore emerge l'espressione di un narcisismo rovinoso .
Le lettere concentrate sulla sua fisionomia pubblica contento la volontà di Foscolo di rivendicare integrità e
decoro.

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS


Si fa per la prima volta menzione dell'opera nello scritto Laura, lettere.
La prima pubblicazione risale al '98 a Bologna.
Dovette interrompere la stesura del romanzo per l'impegno militare , per questo fu completato a sua insaputa da
Angelo Sassoli, è a questa versione apocrifa che si rifanno le versioni successive anche se tra il 1801 e il 1802
Foscolo si rimise a lavoro fornendo due copie successive. La versione definitiva venne pubblicata nel '17 a
Londra.
È una raccolta ordinata delle lettere scritte da Jacopo Ortis all'amico Lorenzo Alderani tra l'11 ottobre 1797 e il 25
marzo 1799.
La vicenda ha inizio con la pubblicazione del Trattato di Campoformio per la cui delusione Jacopo si ritirò sui colli
Euganei dove si innamorò di Teresa che nonostante ricambiasse era già stata promessa in sposa ad Odoardo
dal padre e per senso del dovere lei accettò le disposizioni del padre.
L'Ortis lasciò i colli Euganei, così la seconda parte della narrazione è incentrata sul viaggio di Jacopo le cui tappe
fondamentali furono Londra e Ventimiglia, dopo di che egli ritornò sui colli Euganei dove dopo un ultimo incontro
e bacio con Teresa si tolse la vita.
L'Ortis è caratterizzato da un originale taglio autobiografico, in esso Foscolo Orietta il proprio carattere impetuoso
e passionale.
Intensa è l'influenza del modello alfieriano:Jacopo è incapace di ogni compromesso o meditazione, voltato a
colori assoluti destinati ad essere frustrati dalla quotidianità.
La storia è vissuta come trionfo della forza e mancanza di ogni predestinazione o disegno.
Sulla condizione dell'Ortiw grava costantemente il senso della vanità e la mancanza di significato, tale forza
irrazionale prende forma negli Stati d'animo eccessivi del personaggio.
Tema del sacrificio: il suicidio dell'Ortis assume i connotati cristologici del sacrificio che porta ad una mancata
redenzione che non può essere raggiunta, porta piuttosto al passaggondal mito della giovinezza (rifiuto della
realtà storica ed esistenziale) a quello della morte/ futuro che si proiettano 2uindi sulla componente autobiografica
foscoliana
Illusioni: sono 2 le illusioni presenti nel romanzo, la promessa di un futuro felice incarnato in Teresa e il mancato
tentativo della poesia di donare consolazione e offrire possibilità di riscatto.
Lorenzo Alderani offre una possibilità di equilibrio.

I SONETTI
Canzoniere= 12 sonetti+2 odi
1798= primi 7 sonetti
1802= 8 sonetti+ ode a Luigia Pallavicini caduta da cavallo
1803=8+ alla sera+a zacinto+alla musa+ ode all'amica risanata
1803=+ in morte del fratello Giovanni
Ode a Luigia Pallavicini caduta da cavallo: caratterizzate dal gusto galante del 700 arcadico trasfigurando in un
ideale di pura bellezza la destinataria e l'occasione dell'ode
Ode all'amica risanata: per Antonietta Fagnano Arese, la bellezza della donna sprigiona un indefinibile
turbamento sensuale, il lettore percepisce però l'esistenza di una realtà materiale
È come se la rappresentazione potesse espandersi solo nell'analisi, ma senza possibilità/ volontà di sintesi.
Il significato della scrittura si dà capacità non descrittiva, ma al canto del poeta.
I sonetti ci portano nel vivo del mondo sentimentale del romanzo giovanile, è Alfieri il modello di essi.
I motivi dominanti sono: motivo amoroso, tematiche politico-culturali, decisiva tendenza all'autoritratto.
ALLA SERA
Accosta i due motivi fondamentali della personalità foscoliana: tendenza all'equilibrio e tempestoso spirito
guerriero mostrando sospesa la carica dell'autore.
Il tema centrale è la morte considerata come quiete contrapposta alla tempesta della vita.
La morte è definita anche ''nullaneterno'' secondo una definizione materialistica, come estinzione definitiva e
irreparabile dalla vita.
La sera è guardata in termini materialistico , il suo potere si esercita nell'interiorità umana e psicologico del poeta
attraverso un meccanismo che egli si impegna a rendere comprensibile.
Il sentimento della caducità è capace di dare un senso di limitatezza all'esperienza individuale.
Le due quartine sono nettamente separate dalle due terzine, infatti il punto è solo al verso 8. Il concetto ha
bisogno di essere espresso con un pensiero con un'articolazione lunga.
Fatale= non dipende dalla provvidenza divina ma dal fato che non può essere controllato.
Quiete è una delle parole semanticamente importanti per Foscolo in antitesi con altre leateallaempesta interiore.
Foscolo si sta rivolgendo alla sera le sta dicendo che risulta particolarmente gradita perché la sera è immagine
della notte.
Seguono una serie di sempi in polisindeto
La corrispondenza tra cola sintattico e verso non sono immediati, ci sono molto enjambement ad esempio.
Gli aggettivi con funzione decisiva, per opposizione o similarità, sono in evidenza e la pausa neevidenzia il valore.
Il soggetto lirico si sta come confessando al suo confessore letto: la sera che conosce i suoi segreti più intimi.
La sera è rappresentazione della sensibilità romantica perché rappresenta il momento di raccoglimento
checoncilia larif;rssoone, mail soggetto lirico è una fase di pessimismo pe cui alla sera concepisce quei pensiero
che lo conducono al senso della morehd pe una persona materialsta non c'è.
Le riflessioni sulla,orte sono accompagnate dalla consapevolezza dell'incalzante del tempo il cui ritengo è tenuto
dalla quantità di pensieri cupi.
Vi è la partecipazione totale dellacomponete psicologica al passare del tempo, ladra gli permeerà di liberarsi di
tutto questo.
Disincantato per aver ato uerra alle illusioni, solo la sera riesce a quietaeil suo animo.
Pag 300 n. 2-6

A ZACINTO
Già nel 1o verso l'esordio è al negativo, perciò la prospettiva da cui il poeta inizia ad esprimere o propri sentimenti
è negativa.
Per colpa di quel rei tempo in cui si era riconosciuto vittima sa che il suo destino lo condannerà a morire lontano
dalla patria.
Uno dei temi è l'amore per la terra natale, ''sacra'', anche nella lettera da Ventimiglia alla fine. Sacra perché è
stata celebrata dal mito e nella visione nel lasdica il mito serve ad elevare e impreziosire la realtà.
Il verbo a conclusione del secondo verso implica una fissità nel modo di giacere che richiama la tematica della
tomba dove egli invece avrebbe desiderato che le sue ossa venissero sepolte.
Sul piano sintattico è molto elaborato: il ;rimo periodo si prolunga e occupa anche la prima terzina. La seconda
parte interessa h;i ultimi 3 versi, anche la seconda parte inizia con un elemento di negazione: anche questa
seconda parte dove la/ il destinatario del canto è la terra, anche nell'uso del possessivo è messo in risalto il
legame viscerale con la patria, che vuole celebrare.
È una terra nobile, di suo già sacra e famosa per aver dato i natali a Omero, in questo sonetto Foscolo si
identifica in 2 personaggi: Ulisse (come lui è nato belle isole Jonie , ha sofferto ed è stato condannato ad un
peregrinare tortuoso e laborioso alla fine del quale però Ulisse riuscì a ritornare, il destino del soggetto lirico è
ancora aperto ma Foscolo crede che non avrà questa fortuna. Innanzitutto fu Omero a dare fama a Ulisse
descritto come l'uomo dal grande ingegno ecc… ma è diverso dall'ulisse rappresentato da Foscolo: bello di fama
ma soprattutto per le sue disgrazie, è una reinterpretazione romantica fatta dalla prospettiva di Foscolo
guardando a quanto di più vicino c'è alla sua personale esperienza).
Foscolo sente che non avrà la stessa fortuna di Ulisse, ma vuole comunque cantare la sua terra, per questo si
avvicina a Omero che cantò le acque del Mar Mediterraneo dove si trovano queste isole, dove nacque la dea
Venere che con il suo sorriso le rese feconde.
Non tacque= litote per riferire le tante occasioni in cui Omero nell'Iliade nelle digressioni celebrava la bellezza del
mare.
Dove troviamo Omero? Non è nominato ma riferito attraverso una ;erifrasi. Più che Omero è celebrato ''l'inclito
verso''.
Omero è detto colui che cantò le acque fatali, fatali per aver segnato il destino, non solo di Ulisse a altri celebrato
dalla poesia. Ma fatali anche per lui.
Molte subordinate
Nellaterzin si ribadisce l'amore per la terra natia che diventa terra madre.
''noi''
Ritmo= coincidenza unità metrica e sintattica (la coincidenza da regolarità e quindi lentezza).

LE GRAZIE
1812-1813 con l'obiettivo inizialmente di comporre un unico inno che poi suddivise in 3 parti, l'opera rimase
incompleta e secondo alcuni la frammentarietà del testo farebbe parte del progetto strutturale dell'autore.
Si ha la definitiva conferma della visione pessimistica della storia .
Ognuno dei 3 inni rappresenta 3 momenti emblematici per la storia della civiltà umana.
1. La creazione di Venere nel mare greco equivale alla nascita della civiltànella Grecia classica;
2. Le Grazie si spostano dalla Grecia classica al territorio italiano dove nella villa del Bellosguardo sono
raggruppate 3 donne di diversa bellezza per compiere un rito in onore delle Grazie. La diversa bellezza
delle donne è associata alla forza unificatrice della bellezza che resta uguale anche nelle sue molteplici
forme.
3. In seguito ad un imbarbarimento degli uomini le Grazie hanno lasciato il mondo in preda al terrore, è per
questo che Pallade invia nuovamente sulla terra le Grazie dotandole di un velo che le rende visibili sono ai
degni, questa parte contiene il valore insostituibile della poesia e della bellezza.
Si sottolinea un'ingiusta marginalità di poesia e bellezza denunciando il tramonto del prestigio sociale dei
poeti.
Le grazie proprio lì hanno ritrovato culto, passione e rispetto grazie all'umanesimo italiano, poi vi è un periodo di
tendenza alla decadenza che coincide con il presente di Foscolo che coincide con la sua visione pessimistica
perché gli uomini hanno chiuso le porte alla bellezza e alla speranza.
L'opera non venne composta organicamente ma in maniera frammentaria ma paradossalmente più lavora
all'opera maggiore è la frammentarietà dell'opera sempre più lontana da una struttura organica.
L'obbiettivo è di definire le coordinate di una civiltà per poi designarne l'inesorabile perdita: la bellezza scomparsa
può ancora esistere solo in quanto nominata, ma la sua è un'esistenza malinconica fatta di suggestioni ed
atmosfere.
Oltre che l'esaltazione della bellezza emerge la precarietà della condizione umana

I SEPOLCRI
L'opera venne composta in breve tempo.
L'opera astratta lo stesso argomento affrontato da Pindemonte nell'opera a cui si stava dedicando (i cimiteri),
probabilmente l'opera sarebbe nata in seguito alla discussione tenuta con Pindemonte e l'Albrizzi riguardo
l'argomento dei sepolcri: Pintemonti e l'Albrizzi si erano lamentati dell'eccessiva rigidità della legislazione
francese che non guardava all'aspetto umano mentre Foscolo rifiutava, teoricamente, le loro posizioni anche se
scrivendo i Sepolcri ritratta tutte quelle posizioni senza ricredersi della sua posizione materialistica e laica.
Importante sarà anche l'estensione dell'editto di Saint-Cloud all'Italia il 5 settembre 1806, esso vietava di
seppellire i morti all'interno delle zone abitate.
Mandato a Monti i Sepolcri nel 1807 i primi di aprile è compiuta la prima stampa e già il 7 di quello stesso mese
ne invia le prime copie al Pindemonte.
Nello stesso anno il carme è ristampato a Verona insieme alla prima edizione dei Cimiteri.
Struttura: l'opera è definita carme nel senso di poesia impegnata e solenne, Foscolo lo chiama epistola , il genere
dell'epistola in versi è infatti evocato dalla presenza del destinatario esplicito, potrebbe essere un poemetto
filosofico se non fosse per l'assenza della componente narrativa.
Ciò che rende originale il carme sta nell'intento dimostrativo e nella forte carica attualizzante che lo costituisce.
I Sepolcri sono costituiti da 295 endecasillabi sciolti ed è suddiviso in 4 parti:
I. 1-90: si apre una riflessione sull'utilità delle tombe che materialistica non hanno alcuna utilità ma
costituiscono un'illusione per chi resta in terra.
all'inizio il poeta presenta il problema: le tombe sono o no utili? In un primo momento sembra sposare la
tesi dell'inutilità delle tombe attraverso una serie di domande con risposta negativa.
La risposta alla prima domanda è ovvia secondo una visione atea e materialistica.
Il discorso del tempo è presentato con l'immagine delle ore che danzano.
Si rivolge direttamente a Pindemonte perché non potrà più sentire i suoi versi d'amore. Non potrà più
godere dell'amore. Quale sarà il ristoro per ricompensa della vita che una volta morto non avrà più?
La morte diventa la ''longa manus'', quella che ha potere su tutto. Ma rientra tutto nel normale ciclo di
trasformazione della materia.
Nel ribadire la sua tesi ricorre all'immagine della dea speranza ultima a morire.
Anche nel buio in cui sono precluse una forma le fa mutare, il tempo cambia tutto, della tomba finirà per
distruggersi, rovinarsi.
In questa prima parte c'è la constatazione che l'amore è altro sul tentativo dell'uomo di illudersi di
continuare a sopravvivere perché tutto sarà rimesso in circolo e destinato ad un'altra forma di
aggregazione di atomi.
Le tombe sono materialisticamente inutili ma sono invece necessarie per la sfera sociale dell'uomo.
Si apre una riflessione sul differente valore che la morte assume tra gli uomini: gli uomini che giorno
grandi in vita verranno ricordati anche dopo la morte, agli indegni verrà offerta solo la possibilità del
perdono divino, in questi termini è ingiusta la nuova legge che ha fatto sì che il grande autore Parini
venisse seppellito in una fossa comune.
II. 91-150: si stabilisce l'inscindibilità tra culto dei morti e civiltà riflette sui diversi culti dei morti attraverso un
disprezzo dei riti cristiani che danno alla morte valenza negativa,si ha invece l'elogio dei culti classici che
sono relegati alla sfera dell'intimità, così si ha il motivo della continuità con il presente rappresentato dagli
Orti inglesi, è così che inizia la condanna alla civiltà italiana perché quando viene a mancare ogni senso
collettivo di virtù e ogni prospettiva comune il lusso delle tombe serve solo a ricordare angosciosamente la
morte.
Si ha la consapevolezza che si tratti solo di un'illusione che però è benefica e positiva.
III. 151-212: si riprende il legame tra significato privato e pubblico della morte. Le tombe dei grandi
comunicano ai virtuosi il loro esempio così come dimostrato dalle tombe di Santa Croce a Firenze dove è
contenuta la tomba di Alfieri esempio di grandezza recente e contemporanea affiancato a quello di Primo.
valorizzando la storia umana e i suoi esempi più alti di virtù si esprime un sentimento della sacralità che
può essere accettato anche da un punto di vista laico.
Si riporta l'esempio dei Greci mossi dallo stesso sentimento durante la battaglia di Maratona
IV. 213-295: è introdotta da un esempio translato dal mondo classico: la leggenda per cui sulla tomba
dell'eroe Ajace le armi di Achille che Ulisse aveva ottenuto in eredità con l'inganno spingendo Ajace al
suicidio, ciò Serbia riflettere il valore morale della morte che compensa le ingiustizie della vita.
V. Si introduce la necessità che qualcuno si dedichi a onorare la memoria dei grandi, funzione centrale è
assegnata alla poesia che ha valore celebrativo e assume poi lo steso valore delle tombe, anzi, esse a
differenza delle tombe non sono soggette all'azione del tempo così come testimoniato dalle vicende di
Troua.
Temi: il tema centrale è quello dei sepolcri che è in Foscolo tema strategico, all'incrocio di altri temi importanti:
materialismo, civiltà, poesia, condizione storica italiana.
Il materialismo è un'acquisizione solida e precoce dell'ideologia foscoliana che già condiziona le lettere dell'Ortis,
esso è nutrito dalla cultura razionalistica settecentesca e dal modello classico lucreziano, ne consegue un rifiuto
della religione anche se lui persegue una forma originale e diversa di sacralità, quasi una religiosità laica, civile,
militante e fondata su valori tolti dalla società.
Le tombe sogno segno di civiltà, per questo possono essere parametro di verifica della civiltà stessa.
La civiltà diventa una difesa dalla insensatezza verso cui la vita umana sarebbe avviata, grazie ai valori della
civiltà si può gettare lo sguardo al di là della morte , il premio al valore degli estinti, sottratto al giudizio di ogni
divinità, è attribuito dagli eredi superstiti.
Si fonda una sorta di religione umanistica caratterizzata dalla sacralità della funzione poetica.
Il tema patriottico è un'altra degli elementi fondamentali del carme.
È importante il nesso del tema civile e politico con quello filosofico generale: se la durata e i valori della civiltà
umana si fondano sulla memoria e dunque sono affidati al luogo- simbolo dei sepolcri è da qui che deve partire il
riscatto nazionale.
Fondamentale è la ricerca intorno al proprio destino.
Concezione della civiltà:

Componente autobiografica:
Scritto in pochissimi mesi, dopo che vennero pubblicati non furono più ritoccati, perciò si deve constatare
l'urgenza di una tesi da difendere che una volta che ha preso forma è stata considerata dall'autore perfetta.
Il punto di partenza, abbiamo già visto che il tema della morte stava a cuore al pota, ma in più si aggiunse il gusto
per la poesia sepolcrale (riferimenti con la poesia inglese) la tematica aveva preso anche un suo amico= Ippolito
Pindemonte a cui il carme è dedicato.
Ippolito stava componendo un poemetto intitolato i cimiteri, la riflessione è attuale, poi si è aggiunto un dibattito
pubblico legato al regime Napoleonico: la monarchia francese aveva preso provvedimenti riguardo la modalità
con cui seppellire i corpi, il principio dell'uguaglianza prescriveva che le tombe dei defunti non si differenziasse e
le tombe dovevano essere al di fuori del recinto cittadino per motivi di igiene.
Pindemonte era cattolico mentre Foscolo nella sua idea materialista era su una posizione opposta, poi Foscolo
ritornò sulla sua tesi rivedendo alcuni aspetti e compose il carme dei sepolcri.

La vita prende senso se vissuta in una prospettiva più ampia e anche Pindemonte seguiva questa visione
cristiana, per chi è ateo come si dà senso ad un eventuale culto dei morti?
Inizialmente le posizioni di Foscolo erano antitetiche ma poi mutano.
Foscolo dà ai sepolcri il nome di epistole, è una lunga epistola in versi endecasillabi sciolti.
Si chiama carme, ideologicamente è più impegnata, è dotta perché di tipo argomentativo,si una il termine per far
riferimento ad una tradizione letteraria più assodata, il contenuto va articolato in 4 parti

''celesti..'' si tratta della parte assertiva, celeste è legato al campo cristiano ma Foscolo sta proponendo una
nuova religione.
Prima si parlava di tutte le forme di vita, ma questo continuo illudersi è una prerogativa umana, quindi il carme dei
sepolcri è tra le tante cose celebrazione della civiltà umana che si differenzia dagli animali per l'ordine che si
traduce in società: religione, leggi, famiglia, rispetto dei morti/ abitudine di seppellire i morti.

Nel romanzo di Stern la chiave di interpretazione : ironia, distacco, disincanto.


Le vicende sono raccontate da un personaggio con caratteristiche che Foscolo riprende e per cui quando
pubblica la traduzione attribuisce a un certo Didimo chierico la responsabilità di tale traduzione=> costruisce un
altro alter ego.
Didimo= significa doppio/ gemello di Foscolo o di Ortis, però è unOrtis cresciuto e diventato adulto, quindi tutta la
passione e il misto di intransigenza e quindi propensione all'avvilimento tipico di un ragazzo sono stati superati e
al loro posto c'è: rassegnazione e disincanto, ha rinunciato alla realizzazione delle passioni giovanili perché
capisce che sono irrealizzabili.

ROMANTICISMO

Si raccoglie intorno ad una serie di elementi altamente alternativi se non contrapposti alla generazione
precedente dell'Illuminismo.
Sul piano religioso l'illuminismo era fortemente intriso di ateismo, adesso si contrappone il ritorno alle religioni
rivelate in particolare il cristianesimo.
Sul piano politico il romanticismo contrappone al cosmopolitismo la creazione di una coscienza nazionale.
Se noi ci sentiamo nazione vuol dire che abbiamo una storia in comune, una storia nel passato e il passato di
questa nazione si trovava nel Medioevo.
In Italia romanticismo e Risorgimento sono contestuali.
??
Voleva ristabilire lo status Quo rispetto ai cambiamenti seguiti alla rivoluzione.
Seconda generazione romantica= stagione del patetismo, dell'eccesso del sentimentale
Ultima fase= di reazione all'eccesso del sentimentalismo e un ritorno al romanticismo che in Italia è in realtà una
costante come ad esempio Manzoni che è romantico ma è anche scrittore realista.
Nella terza generazione romantica già si manifestano elementi più simbolici, rappresentazione come quella della
scapigliatura francese
LA poesia viene celebrata nella filosofia tedesca soprattutto, ma nelle altre nazione, oltre che le forme della lirica
che non si incasella più nei canoni tradizionali.
Il pubblico a cui si rivolgono è il pubblico
Non esisteva protezione dei diritti di'autore, quindi girarono molte edizioni pirata.
Un pubblico nuovo aveva bisogno anche di un genere letterario più moderno.
Il romanzo sostituisce l'epos della classicità, la grande letteratura era quella dell'epica, ma l'epos si costruiva su
dei vincoli: verso, esametro, repertorio simbolico del mito, stile altro/ sublime e viveva di trasmissione orale.
Nel 1800 alle forme tradizionali del teatro, della trattatistica, si sostituì e divenne sempre più apprezzata la forma
del romanzo che vedeva come protagonisti gli uomini nuovi e moderni. Il romanzo intriga per la propria
permeabilità.
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Elementi di modernità: poesia del passato= arroccata su principi di canoni, principi, dall'altro lato c'era la poesia
che doveva seguire la libertà del soggetto rigettando ogni vincolo di verso, rima e vincolo che ricordasse il canone
passato.
La poesia degli antichi era la poesia dell'immaginazione, l'uomo ha visto le trasfoperate dalla tecnica,
dall'industria, dalla produzione più seriale, ha visto trasformarsi il paesaggio ed accorciarsi le distanze (ferrovia=
più importante, non solo modifica il paesaggio ma accorcia le distanze)
L'uomo è diventato cultura.

12-05
Il confronto con il reale deve essere storico= se l'uomo non riesce a trovare le proprie aspirazione è perché il
periodo storico non glielo permette, ma se coltiva le proprie passioni ecc con un cambiamento delle congiunture
storiche si potrebbero realizzare.
Es. Fra Cristoforo= l'ideale che non si è potuto inviarle nel relè della vicenda di Renzo e Lucia perché il male
prevaleva, ma il suo pensiero in un'altra epoca sarebbe potuto essere preso a modello
Adelchi
Lamlirica, la poesia soggettiva di sentimento è quella che per definizione si presta a questa definizione
Le poesie classicistiche si basavano sul canone, la poesia moderna invece rigetta le regole, rigetta il canone.

Forma dell'inno sacro in cui vuole fare vedere la nuova visione della vita con gli occhi di colui che si è convertito
di nuovo e riesce a dare un senso alle cose, poi approfondisce quei generi letterari della tradizione, rinnovandoli
in nome di quell'esigenza di libertà romantica che non vuole più la costrizione del canone, in particolare il genere
della tragedia.
Alfieri rispetta ancora i canoni classici, in particolare la tragedia deve avere stile elevato personaggi di un certo
rango e le 3 unità aristoteliche di tempo, spazio e azione.
I romantici fanno capire che l'artista ha bisogno di libertà e la rappresentazione del reale, o per lo meno del
verosimile, non può costringere la rappresentazione sul palcoscenico di una vicenda che deve avvenire in 12 ore,
quindi, le unità aristoteliche di tempo e luogo sono delle limitazioni.
Manzoni che vuole cimentarsi nella scrittura del romanzo sceglie la variante del dramma.
Per Manzoni è inammissibile un testo che dia un piacere fine a sé stesso quindi l'estetica dell'arte per l'arte per
Manzoni è inammissibile, un intellettuale che vuole fare letteratura deve avere come scopo tornare utile, dare
qualcosa ai propri lettori. Si tratta di un fine utilitaristico e pedagogico che si deve coniugare ad un argomento che
si presti, deve quindi scegliere una pagina della storia che non solo sia avvincente ma che permetta anche al
lettore di trovarvi degli aspetti che sono traducibili in una correzione della loro condotta di vita.
Nella tragedia classica il coro esprimeva ad alta voce la maturazione progressiva della coscienza degli spettatori
fino alla catarsi finale, invece, nel dramma storico di Manzoni è uno spazio che Manzoni voleva riservare a sé
stesso: commento dei fatti dal punto di vista dell'autore. Tanto che lo pensava come un momento da leggersi, era
il cantuccio dell'autore, come uno spazio meditativo.
Non esisteva la lingua italiana unica per questo usò il francese.
I dibattiti culturali erano ormai di dimensione europea, tanti contestavano la libertà che Manzoni si era preso con
la violazione delle regole, ma lui ribadì e continuò a sostenere le proprie regole.
Lui propone il modello di Shakespeare.
Distinzione tra vero storico e vero poetico: se il letterato deve documentarsi scrupolosamente e restare fedele al
vero della storia qual'è la differenza?
La storia ci dà ciò che gli uomini hanno fatto.
Secondo Manzoni c'è differenza: il poeta rincorre, ricostruisce ed espone tt ciò che c'è dentro i fatti storici; il
dramma storico deve manifestare quel che gli uomini realmente esistiti hanno sentito, fatto e meditato.
La storia dell'Adelchi diventa utile per il poeta che ne manifesta l'interiorità per il dramma.
Manzoni decide di mescolare reale e verosimile, ha scelto come protagoniste persone umili quindi chi legge vede
le vicende storiche fare da tessuto connettivo, ma tutto viene contaminato dalla fantasia.
I personaggi vengono influenzati dalle vicende storiche quindi sono da costruire in maniera verosimile.

Il romanticismo della lettera a. È incentrato sul bisogno di intervenire sulla causa liberale e privo dei valori mistici
e simbolici propri del romanticismo tedesco.
In Italia più che il romanticismo tedesco la tendenza era rimanere fedeli alle tradizioni: neoclassicismo (Pietro
Giordani, Vincenzo Monti) . Il romanticismo per lui continua a proporre favole pagane, quelle della mitologia.
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Ribadisce che il bisogno di essere ancorati a qualcosa di reale, sentito come una verità che non possa essere
messa in discussione, è una verità imprendiscibile e da qua si può ottenere un'utilità.
I protagonisti per lui sono gli umili, gente comune e semplice, ovviamente i protagonisti hanno nomi scelti dalla
fantasia ma la loro psicologia è realisticamente costruita secondo il processo della verosimiglianza.
È cambiato il pubblico

È una sorta di ammonimento, considerò Carlo come un padre adottivo, egli aveva da insegnargli una concezione
della vita come profondamente controllata sul piano delle dipendenze morali.
Se è vero che la storia è fondamentale affinché gli uomini ne traggano insegnamenti.
Le tue parole devono avere una validità morale, per la prima volta c'è la professione di poeta dell'utile per iscopo.
L'ultimo maestro è Eustachio tegola, il frate di formazione giansenista che Manzoni frequentò per sollecitazione
della moglie.
INNI SACRI
Abbandon all'idea di un genere classico.
Neofita= chi si è convertito da poco alle gioie delle promesse di salvezza
Progetto dei 5 inni sacri+ pentecoste

MARZO 1821
VV 29 si definisce il concetto di nazione= un popolo con un passato in comune. l'Italia rispetto d altre storie
nazionali era nazione NC prima di avere una delimitazione territoriale
Condividere .
Mancava un esercito comune che poteva essere dto da Carlo Alberto se avesse superato i propri interessi
partigiani e avesse abbracciato la causa del risorgimento italiano.
La condizione che stava a cuore ai patrioti torinesi che organizzarono i moti era di liberare la lombardia
Può essere inserita nella produzione della lirica patriottica

La terra è incredula perché si rende che è andato via un uomo che aveva dato prova di essere eccezionale

Oregna della consapevolezza che la vita sulla terra è spesso stata sporcata ed imbrattata di sangue
Il giudizio è difficile, per poter guardare con equanimità la vicenda bisogna che si raffreddi

Essere sopraffatti dall'onta dei ricordi ha un rischio: la depressione ma proprio nel frangente più delicato il
momento del trapasso, si inserisce la fede, il cristianesimo di Manzoni, per cui la vita e l sofferenza dell'uomo non
sono fini a sé stesse, per cui lui muore m nell'ultimo momento della vita ebbe il dono di pentirsi di tutto quello che
di male aveva fatto e di affidarsi al perdono di Dio.
Manzoni immagina che l'anima di Napoleone sia stata salvata dal perdono divino.
Si nota l'anima del neofita che ha la gioia, l'entusiasmo di annunciare quanto la fede possa darci.
Alla fine c'è la celebrazione del vero vincitore: Dio, la fede ricevendo il oensimento in estremis di Napoleone
perché nessun altro più grande e superbo di Napoleone era mai stato capace di inchinarsi e umiliarsi davanti alla
croce.

LA FOLLA
Folla=gregge perché senza cervello, il gregge è caratterizzato da chi non ha capacità decisionale, sono massa di
manovra
Gli animi della folla sono incarnato in simboli
Spesso nominata con termini del mondo naturale/ animale
Nel momento stesso in cui critica apre lomsquacio sull'elogio del lavorato individuale
La scintilla che ha provocato il tumulto è stata la vista del garzone con il sacco di pane
Inizialmente la folla si manifesta attraverso il discorso diretto.
Inizialmente c'è la mediazione degli uomini di legge, poi

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