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SITUAZIONE STORICA E FILOSOFIA POLITICA

A partire dal XV-XVI secolo si verificano/assiste in tutta l’Europa una serie di grandi
cambiamenti a livello nazionale ed internazionale che modificheranno/
condizioneranno la storia dei secoli successivi. Infatti a seguito della guerra dei
trent’anni caddero i poteri universali poiché il Papa perse la sua influenza politica
mentre il potere dell’imperatore fu limitato alla sola area Germanica . inoltre furono
poste le basi per gli stati nazionali moderni, ad esempio in Inghilterra si consolida un
modello di monarchia parlamentare su cui si basa tuttora lo stato inglese, in Francia
invece si sviluppa un modello di monarchia assoluta che prevedeva l’accentramento
di tutti e tre i poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) nelle mani del re il quale era
totalmente libero di esercitarli a proprio piacimento, questo modello affascinò a tal
punto gli altri sovrani che molti tentarono di imitarlo poiché una monarchia assoluta
si presentava come la forma più solida per il mantenimento dello stato, in Italia infine
si mantiene la frammentazione statale che la caratterizzerà anche nei secoli a
venire, proprio questa debolezza rispetto agli stati nazionali permetterà la nascita
della filosofia del diritto in quanto si ricercava una maggior autonomia rispetto agli
altri stati. Gli studiosi ricercarono nel diritto antico e nelle imprese del passato una
conoscenza andata perduta, venne così riscoperta la politica come scienza oggettiva
e nacquero nuove teorie rinascimentali come il contrattualismo.

MACHIAVELLI
Il principe, cioè l’opera più importante di Machiavelli, fondò il pensiero politico
moderno durante la laicizzazione innesacata dalla cultura umanistica.
Alla base del suo pensiero c’è l’autonomia della politica dalla religione e dalla
morale. Porta così una visione laica della politica, e introduce il concetto di pllitica
come scienza, con la natura umana, lo storicismo, il realismo politico e la verità
effettuale come princip fondanti di essa.
Per Machiavelli un progetto politico deve fondarsi sull’analisi della situazione storica,
in modo che le azioni siano adatte alla realtà e che quindi il politico agisca in base a
come è lo Stato e non a come vorrebbe che fosse, infatti la politica si basa sulla
concezione naturalistica dell’uomo, cioè che l’uomo non è come dovrebbe essere.
Machiavelli basa la sua visione sull’idea dell’immutabulità della natura umana. Infatti
gli uomini, tendendo alla competizione, sono egoisti, ingannatori, inaffidabili, avidi e
così via. Quindi Machiavelli ha una visione pessimistica della realtà. Solo la forza del
potere pubblico, cioè il desiderio di sicurezza della massa, impedisce l’anarchia.

Secondo Machiavelli lo Stato è come un organismo naturale, che cresce, a volte


soffre di patologie interne come guerre civili, si sviluppa e in fine declina.
Il principe per poter costruire uno Stato deve considerare la realtà effettuale, anche
se Machiavelli sa che nella realtà ci sono dei limiti, infatti l’azione umana è
sovrastata dalla fortuna, vista però come casualità e non come volere divino
(concezione laica).
Quindi il successo di un principe dipende molto dal caso, infatti un principe deve
saper cogliere le occasioni e prevenire gli eventi sfavorevoli.
Questo agire politico consapevole è la più alta forma di razionalità, nonchè la vera
cirù di un principe.
E’ importante che un principe agisca nell’interesse dello Stato, anche se per farlo
deve andae contro la morale. Per Machiavelli le virtù di un pricnipe non sono
l’equilibrio e la sagezza, perchè esse non bastano per difendere uno Stato, bensì la
forza e la capacità di ottenere il consenso.
La frase “il fine giustifica i mezzi” viene attribuita a Machiavelli, anche se non la usò
mai esplicitamente, perchè esprime il suo pensiero. Con questa frase però non si
vuole negare la validità della morale in tutte le cose, ma si vuole rendere indipente la
politica da essa, infatti un fine superiore, cioè il bene dello stato e quindi di molte
persone, consente al principe di trascurare la morale.L’azione del principe è
a-morale, infatti il rpicnipe non deve preoccuparsi del bene e del male, ma solo di ciò
che fa bene alla comunità.
Il politico è quindi finalmente libero da dagli obblighi morali e non è più responsabile
davanti a Dio, perchè il solo scopo della sua azione deve essere il bene mondano.
Tutto, compresa la religione, deve essere subordinato alla salute dello Stato.
Machiavelli inoltre critica il cristianesimo, che secondo lui orienta le energie
dell’uomo verso un cielo inesistente, e appreza invece la religione pagana deli
antichi Greci e Romani che incoraggiavano la partecipazione dei cittadini alla vita
religiosa

RAGION DI STATO
Il primo a parlare di ragion di Stato è stato Giovanni Botero, che afferma che questa
è la conoscenza dei mezzi che servono a conservare e ad ampliare uno Stato.
Ogni Stato tende a decadere se non si è sviluppata sulla base di valori forti, che
devono essere adatti alle esigenze del popolo.
Machiavelli spiega come ogni popolo abbia un carattere diverso derivante dalla sua
storia e che in base a questo bisogna avvalersi delle virtù più adatte ad ognuno di
essi.
Nei “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio” scrive che i mezzi usati per fondare lo
stato NON possono essere usati per mantenerlo perchè la violenza del potere
minaccerebbe le basi del consenso. Per conservare lo Stato bisogna ottenere il più
possibile il consenso, attraverso un governo fondato sulla libertà e sui buoni costumi.
Machiavelli individua nel principe un uomo capace di unificare l’Italia, ma anche
l’incarnazione del processo che consente a una moltitudine dispersa di unirsi in uno
Stato

BODIN: IL PRINCIPIO DI SOVRANITA


LE ORIGINI DELL’AUTORTIA SOVRANA
Bodin è il più importante giursita e scrittore della seconda metà del Cinquecento,
nonchè consigliere di Enrico III. Scrive “I sei libri dello Stato”, cioè la sua opera più
importante, durante il periodo caratterizzato dalle violente guerre di religione tra
cattolici e protestanti in Francia, guerre che minacciano la stabilià del regno.
Con quest’opera Bodin sostiene la necessità di una monarchia che riesca ad imporsi
sulla fazioni, salvando così lo Stato.
Il motivo di questi disordini, secondo lo scrittore, è la continua contestazione del
potere sovrano da parte di fazioni che rivendicano i propri interessi.
Da qui nasce il principio di sovranità, secondo cui il sovrano non deriva il suo potere
da Dio o dal Papa, bensì ha in se stesso il motivo della propria legittimazione. Il
potere politico essendo un’autorità sovrana può sovrastare ogni altro potere umano
per ristabilire la pace.
La sovranità è assoluta e perpetua perchè illimitata, infatti il potere è illimitato nel
tempo perchè non può essere revocato in quanto supremo.
E’ illmitata poi anche nell’esercizio, perchè non c’è un potere superiore a limitarla.
Essendo illimitata essa è anche inalienabile, cioè non può essere trasferita perchè
smetterebbe di essere principio supremo.
La sovranità giustifica la centralizzazione del potere statale, l’autonomia della sfera
pubblica da quella privata e della politica dalla religione.
Essa deriva anche dall’assorbimento di poteri locali e dalla liberazione dal potere
della Chiesa (cioè che la Chiesa non ha più un potere superiore a quello cvilie)
Questi due processi giustificano i due caratteri della sovranità: l’originarietà, cioè che
non deriva da nessun potere superiore, e l’indivisibilità, cioè che non può essere
divisa con altri poteri. Tuttavia il sovrano può affidare le cariche interne ad altri.
Il sovrano esercita il potere legislativo, esecutivo e giudiziario, ma non vuol dire che
ha un potere illimitato; infatti deve rispettare la legge divina e la legge della natura,
cioè una serie di norme la cui osservanza distingue il potere legittimo dal semplice
esercizio della forza.
Tra queste norme c’è l’obbligo di mantenere i patti verso i suoi sudditi e l’obbligo di
sottostare alle leggi scritte. Infatti, dopo aver emanato le leggi, non ci può essere una
libera interpretazione di esse, queste devono essere rispettate da tutti, compresi le
autorità e il sovrano stesso: questò è il principio della certezza del diritto.

IL GIUSNATURALISMO
Attraverso il giusnaturalismo si cerca il fondamento di uno Stato, la sua sostanza.
Il giusnaturalismo studia l’origine e i limiti del potere di uno Stato, è un pensiero che
sostiene l’esistenza di un diritto naturale, cioè delle norme universali legate alla
natura dell’uomo.
I giusnaturalisti immaginano una condizione umana originaria, che stabiliscono
eliminando tutte le leggi e i processi di civilizzazione, anche se probabilmente non è
mai esistita. In questa condizione gli uomini attuano naturalmente delle forme di vita
associata in cui ci sono i diritti naturali come quello alla vita e alla libertà. Questi diritti
vengono “imposti” all’uomo dalla sua natura razionale.
Nello stato di natura però non vi è alcuna cosa che garantisca questi dirtti, è proprio
l’esigenza di tutelarli che porta alla formazione dello Stato. Gli uomini attraverso il
pacto unionis si uniscono in una società, mentre con il pacto subiectionis si
sottomettono a un sovrano.
La cessione dei diritti a un sovrano non è però totale, perchè anche il sovrano deve
rispettarli, nè definitiva, perchè i sudditi possono revocare il potere al sovrano.

UGO GROZIO
Fu il primo a sostenere la natura razionale e sociale dell’uomo (nel de iure bellis ac
pacis) inoltre tratta in particolare del diritto internazionale e si domanda se esistono
delle leggi valide anche in guerra perciò si distanzia da Machiavelli il quale
sosteneva che qualsiasi mezzo sarebbe stato accettato pur di mantenere lo stato.
Così individua tre tipologie di diritto: il diritto naturale (una serie di norme che la
ragione consiglia di seguire), divino e delle genti (consenso del popolo a
sottomettersi ad un’autorità maggiore), per Grozio quindi l’uomo tende alla vita
sociale e pacifica senza la necessità di un principio utilitaristico o del timore. Inoltre
l’uomo, essendo guidato dalla ragione, può portare solo cose buone e convenienti
perciò stabilisce delle regole sociali a cui uniformarsi (l’esistenza di Dio potrebbe
anche essere omessa poiché l’uomo nella sua razionalità è autonomo), il diritto
naturale (identificato anche come diritto razionale) è considerato superiore alla
ragion di stato. I rapporti tra i vari stati autonomi sono regolati da vari tipi di accordi
(trattati, patti e convenzioni) i quali permettono il mantenimento della pace situazione
vantaggiosa per tutti gli stati, la guerra invece secondo Grozio se non fosse possibile
eliminarla sarebbe comunque necessario umanizzarla, infine la guerra dovrebbe
essere esclusivamente un modo per reagire alla violazione del diritto internazionale
(e quindi ad una mancanza di rispetto e collaborazione) ed i privilegi del vincitore
dovrebbero essere limitati dal diritto.

HOBBES
Thomas Hobbes visse in inghilterra nel periodo contemporaneo alle guerre civili
inglesi e questo lo porterà a sostenere la causa dell’assolutismo. Hobbes, come
Machiavelli, crede che lo stato nasca da una ricerca di garanzie da parte delle
persone poiché queste allo stato di natura rivolgono i propri interessi esclusivamente
al proprio bene diventando dunque “homo homini lupo” ossia lupo per l’uomo in una
condizione di conflitto perpetua detta “bellum omnium contra omnes” l’utilitarismo
caratteristico dell’uomo quindi lo spinge a rinunciare ai propri diritti naturali attraverso
il pactum unionis e a sottomettersi ad un sovrano assoluto tramite il pactum
subiectionis . Per Hobbes dunque l’uomo è solo un corpo mosso da desideri e
passioni perciò le funzioni psichiche entrerebbero in funzione esclusivamente a
contatto con corpi esterni. Inoltre una forza detta “movimento vitale” spinge l’uomo
all’autoconservazione e quindi a ricercare garanzie per un fine esclusivamente
egoistico. Lo stato di natura è una condizione generalmente svantaggiosa poiché
l’uguaglianza genera la paura che l’altro possa uccidere e (mancando le risorse)
sarebbe causa di conflitto per il possedimento dei beni senza poter distinguere tra
ciò che è bene e ciò che è sbagliato (vivendo nel timore), per questo Hobbes crede
che non sia mai realmente esistita poiché fin dal principio gli uomini sono riusciti ad
organizzarsi in clan e tribù o nuclei familiari ma può presentarsi durante le guerre
civili (in cui regna l’anarchia) e nei rapporti internazionali. Vede quindi il diritto
naturale come un istinto egoistico insopprimibile e “giustificabile” dato che ognuno è
spinto dal movimento vitale quindi un’azione non può essere giusta o sbagliata bensì
necessaria in assenza di garanzie allontanandosi quindi dal giusnaturalismo e da
tutti quei diritti naturali inviolabili. Nonostante ciò esiste una legge naturale ossia una
serie di norme necessarie per sopravvivere (diverso dal diritto naturale di Grozio): 1)
pax quaerenda est (bisogna cercare la pace) 2) Ius in omnia est retinendum (il diritto
a tutto va limitato) 3) Pacta servanda sunt (bisogna rispettare i patti); le leggi naturali
quindi esistono ma non hanno alcuna efficacia o implicazione sulla vita umana (a
meno che il sovrano le legittimi stabilendone il contenuto), lo stato quindi è l’unico
potere che può imporsi per far rispettare le leggi, inoltre tutti i vari diritti naturali
vengono quindi trasferiti al sovrano/ assemblea il quale rappresenta la volontà
comune ed ha potere assoluto indipendentemente se è un sovrano o un parlamento
basta che sappia mantenere la pace. L’assolutismo di Hobbes è caratterizzato da 6
tratti caratteristici:
1. Irreversibilità e unilateralità del patto, una volta creato lo stato non si può più
revocare il proprio consenso inoltre il patto è stipulato tra i sudditi quindi il
sovrano ne è sciolto;
2. Indivisibilità del potere poiché poteri particolari si limiterebbero a vicenda;
3. Legge civile regola il bene e il male, un comportamento può essere
considerato positivo o meno in base esclusivamente alla legge perciò la legge
fonda la morale (principio del giuspositivismo)
4. Obbedienza assoluta al sovrano
5. Proibizione del tirannicidio poiché il sovrano rappresenta lo stato
6. Lo stato non è soggetto alle sue stesse leggi dato che non ha alcun obbligo
verso i cittadini ha perciò diritto di vita su tutto e non può essere contestato
Nonostante questi 6 punti cardine Hobbes pone un unico limite all’assolutismo ossia
il diritto alla vita il quale non può essere in alcun modo violato.

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