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Prof. Santi Roman explains why the modern state has got to fall down deeply into a crisis and how the history is somehow shaped by the force of the state.
Prof. Santi Roman explains why the modern state has got to fall down deeply into a crisis and how the history is somehow shaped by the force of the state.
Prof. Santi Roman explains why the modern state has got to fall down deeply into a crisis and how the history is somehow shaped by the force of the state.
Ogni scienza trova nella sua stessa natura e nei proce dimenti che le son propri, qualche causa particolare e speci fica di errori. Ma forse nessuna sfera della conoscenza umana somma in s cosi copiose e perenni fonti di illusioni, come quella che ha per oggetto lo studio delle istituzioni politiche. Si tratta di fenomeni, di cui anche la semplice descrizione difficilissima, sia perch la forma spesso ne cela e travisa la sostanza, sia perch, risultando dalla lotta, continua e mai composta di princpi irreconciliabili, si presentano sotto aspetti nello stesso tempo molteplici e fuggenti. Le previsioni poi, che sembrerebbero pi ragionevoli, sono non di rado turbate dal rivelarsi di elementi nuovi, che, anche quando son pre parati da processi secolari, si manifestano di improvviso; dall'incontro e dalla fusione di correnti gi fra di loro lontanis sime; da ricorsi storici insospettabili; da miraggi ingannevoli, per cui ci si imbatte di frequente in istituzioni, la cui vita soltanto fittizia o la cui morte, viceversa, soltanto apparente. Eppure anche tali fenomeni sono governati da leggi a capo delle quali sta quella, per cui il diritto e la costituzione di un po polo rappresentano sempre il genuino prodotto della sua vita e della sua intima natura. Formulava, com' noto, tale legge il fondatore della scuola storica del diritto, proprio nel tempo in cui, dall'improvviso sovvertimento di tutti i rapporti politici e dal formidabile urto, che aveva mandato in frantumi un mondo intero, sorgeva, come divelto dal passato, quasi come creazione ex m,"hilo, lo Stato moderno. Lo schianto vio lento della rivoluzione francese e i suoi contraccolpi avevano distrutto istituzioni che, senza dubbio, erano state elaborate dallo spirito secolare delle varie nazioni, e le istituzioni nuove, che sorgevano sulle loro rovine, sembravano piuttosto chia mate a vita dalla bacchetta magica di capricciosi legislatori, non meno divino, dj fantasia. Un ingegno non cos pr come quello del Savigny, sarebbe stato sviato dall'o zione, che recentissimamente ha costituito oggetto di alla sua teoria: che, cio, assai spesso il diritto pub talvolta, anche quello privato, non gi il prodotto sp dell'evoluzione di un popolo, ma deriva da una lotta, esito decide soltanto la forza materiale, sia che ques si combatta nell'interno di uno Stato, sia che s'impe pi Stati, dei quali il vittorioso imponga all'altro, in m o meno mascherato, il proprio diritto. La dottrina del S affermata quando il contingente e il casuale cele con una serie di avvenimenti i loro trionfi pi tipi avrebbe, secondo tali vedute, che la base di un sen romantico, il desiderio di trovare nel generale sfacelo u d'appoggio, che permettesse agli animi sgonlenti la f non tutta vana era stata la sapienza del passato, e che i potesse riallacciarsi all'antico, urvato, ma non sradica tempesta. Avrebbe cosi il Savigny provato ancora un che gli uomini non vedono mai ci che sta ad essi v cade sotto i loro occhi, o piuttosto non vogliono vede non distrarre il loro sguardo dal pi seducente sp delle stelle. Il Rousseau rimproverava al Grozio di appoggiato ai poeti; al Savigny si potrebbe rimpr di essere stato poeta egli stesso. Eppure nessuna a stata mai pi immeritata di questa e il rilevarlo pu gi un momento in cui essa potrebbe assumere uno spec lore e aggiungere un nuovo argomento a quelli sia d che pratici, con cui da pi parti si muove all' assalto ficio costituito dallo Stato moderno. Se fosse possibile scomporre ne' loro vari element tuzioni politiche, da cui risulta quello che pu ben diritto pubblico comune della maggior parte degli Stati civili, essi sarebbero da classificarsi in tre dist tegorie. In queste si dovrebhe certamente far posto in massima parte teoriche. Ma la prima delle dette categorie dovrebbe comprendere tutti quei principi e quegli istituti, che sono un'immediata e diretta emanazione delle nuove forme di stmttura sociale, che, se si manifestarono e s'imposero con le vie rivoluzionarie, non , ci nondimeno, dubbio, che ven nero maturandosi con un lento e secolare processo, di cui la rivoluzione non fu che il momento culminante e decisivo. La caratteristica maggiore, e speriamo pi duratura, dello Stato moderno, per cui esso appare l'unica fonte, se non l'unico subbietto, di ogni potere pubblico, ha precisamente quest'ori gine; e l'art. 3 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, proclamandone e formulandone il principio, in verit non faceva che delineare una situazione giuridica, che oramai emergeva evidente e s'imponeva in modo catego rico. Era gi lontano lo Stato medioevale, le cui diverse parti, com' noto, spesso lottanti fra di loro, non avevano mai po tuto fondersi in una completa unit, in modo che ciascuna si riteneva depositaria per virt propria e per diritto originario di almeno una frazione della sovranit pubblica. Mediante una lunga serie di avvenimenti e attraverso infinite e sottil modificazioni nella compagine intima della societ, cosi d'ori dine economico come d'ordine morale, venne consolidandosi e imponendosi il principio, che doveva prima apparire gi vigoroso, ma non pienamente maturo, nel cosiddetto Stato di polizia, e culminare poi nella figura dello Stato moderno. Il principio cio, che lo Stato, rispetto agli individui che lo compongono e alle comunit cha vi si comprendono, un ente
a s che riduce ad unit gli svariati elementi di cui consta,
ma non si confonde con nessuno di essi, di fronte ai quali si erge con una personalit propria, dotato di un potere, che non ripete se non dalla sua stessa natura e dalla sua forza, che la forza del diritto. Soltanto cosi esso sorpassa la caduca esi stenza degl'individui, pure essendo composto di uomini; si eleva al di sopra degli interessi non generali, contemperandoli gando in un'intima e ininterrotta continuit di tempo, di fini, momenti ed energie diverse, di cui esso com e tipica espressione. Il Comune del nostro risorgimen bensi accentuato, in una serie di istituzioni e col suo m nome, il fine di rappresentare gli interessi della co largamente intesa, ma non era pervenuto al conc afIennato dai romanisti e dai canonisti del medioevo, c potesse essere qualche cosa di diverso dai singoli suo nenti, e non aveva per conseguenza dato vita ad un periore alla stessa collettivit, in senso concreto e con Lo Stato di polizia non era neppure esso arrivato a tal concezione e, nonostante che la sua fusione fosse gi pur rimaneva una specie di dualismo fra esso e il prin a volta a volta si proclamava padrone o servitore de medesimo, secondo che nel fatto predominava l'antico o quello che doveva definitivamente affennarsi. L nalit del potere pubblico o, meglio, la personifica potere per mezzo dello Stato, concepito esso stesso c sona: ecco il principio fondamentale del diritto pubb derno: una persona immateriale, ma pur reale; un' e fittizia e immaginaria, ma che, pur non avendo cor per mezzo di delicati e meravigliosi congegni giuridi marsi, manifestare e imporre una propria volont; n o spettro, ma vero principio di vita, operante, se non p di un organismo, nel senso vero e stretto della parola sidio di un insieme di istituzioni atteggiate ed anno questo scopo. Stupenda creazione del diritto, che a cile critica sembrato che non abbia altra consis quella di una fantasia poetica, ma che invece, frutto d e sicuro processo storico, ha dato vita ad una gran ciale, per esprimerci alla meno peggio, maggiore di e pi di ogni altra attiva e potente. Si deve ad essa dividui e i collegi che di fatto esercitano la sovranit portano in quest'esercizio, non come titolari di un d non ha piedi, osservava il Mirabeau, alludendo per l'appunto a tale impersonalit, quando l'Assemblea costituente voleva umiliare un indirizzo ai piedi del re. N il monarca n alcuna assemblea - sia pure traente la sua origine dal popolo potrebbe pi ripetere la famosa frase di Luigi XIV: Lo Stato son'io, e tanto meno ci sono pi persone o comunit, che stiano al di sopra e al di fuori dello Stato. Il quale cosi appare e vuoI essere non oggetto di dominio, non l'organo di una classe, di un partito, di una fazione, dominante per diritto di vittoria o di potenza, ma una compiuta sintesi delle varie forze sociali; l'espressione pi alta di quella cooperazione fra gli individui e i gruppi di individui, senza la quale non c' societ ben or dinata; supremo potere regolatore e perci poderoso mezzo di equilibrio. Anche quando nella pratica i suoi istituti si corrom pono e degenerano, e l'inevitabile, permanente contrasto tra la forza oggettiva del diritto e la potenza arbitraria di chi de tiene il potere tende a risolversi a favore di quest'ultima, rap presenta sempre un grande vantaggio e un grande progresso il fatto che tutto ci non pu considerarsi che come uno stato di cose che, lungi dall' essere consacrato e riconosciuto dall' or dinamento giuridico, si rivela a questo contrario. Senonch questa luminosa concezione dello Stato, della quale qui non ci consentito di seguire gli sviluppi e mostrare le applicazioni, sembra che, da qualche tempo in qua, subisca un' eclissi, che di giorno in giorno diviene pi intensa, in modo che potrebbe essere non del tutto superstizioso il trame non lieti presagi. E anzi tutto, si potrebbe qui far cenno di quelle dottrine, che, pur prescindendo da ogni finalit politica, e non mirando a mutare l'attuale assetto delle istituzioni, che vogliono sol tanto esattamente descrivere e definire, negano che lo Stato, anche cosi come adesso costituito, possa considerarsi quell'ente astratto, fornito di una propria individualit e personalit, che noi abbiamo in esso ravvisata. Ouesta ,'''' non sarebbe che governati e governanti, e il pubblico potere si accentrer non solo di fatto, ma anche giuridicamente, in un nu pi o meno grande di persone fisiche: nel principe, negli tori, negli eletti, e cosi via. L'ente Stato, vero Briareo cento braccia, anzi dagli innumerevoli organi, non e rebbe che nella fantasia di giuristi pi o meno filosofi, m una dottrina veramente positiva non potrebbe amm altra realt all'infuori degli uomini. Strano modo di conc la realt che, per ripetere un famoso paragone, potrebbe rispondere al ragionamento di chi negasse resistenza Vi. sol perch nel mondo dei fenomeni naturali non c' che vi corrisponda, o della Trasfigurazione del Raffaello ch il fisico non pu in essa scorgere che un pezzo di tela colori. Comunque, qui non si potrebbe, senza far uso di menti troppo tecnici, mostrare l'inanit di siffatte teo che si dicono empiriche e sono soltanto ingenue; ma non inutile r osservazione che chi volesse guardarvi in potrebbe probabilmente scorgervi l'infiltrazione inavv e incosciente di tendenze, che non sono puramente specu e rispecchiano qualche corrente che agita la vita sociale od Poich avviene spesso che il giurista anche esperto, c propone di descrivere soltanto il diritto positivo qual esso sia, veda le istituzioni, attraverso il prisma che le def del fermento di idee e di energie che premono su di esse Senonch giova mettersi su un terreno meno ince meno formale, e accennare a tutto un movimento, che m scalzare non la formula scientifica che definisce lo Stat derno, ma le basi stesse su cui poggia il suo principio s ziale: movimento dunque pi pratico, almeno nei suo che dottrinario, sebbene dalla dottrina prenda qualche le mosse. Probabilmente, il movimento cui alludiamo costitu molteplici e svariate energie, alcune delle quali son tenui che SI discernono appena, ma esse, forse appun fenomeno. Alimenta la corrente o, almeno, senza concorrere n a costituirla n ad accelerarla, le conferisce un certo aspetto quel rinnovato sentimento di imperialismo, che ora nega la stessa ragion d'essere del diritto e quindi dello Stato moderno, il quale si afferma, innanzi tutto, come Stato giuridico, ora so stiene esser giusto che l'ordinamento istituzionale si traduca in una specie di codice della forza. ( lo dico in verit che il giusto ci che conferisce al pi potente: son parole del :;ofista Trasimaco che si potrebbero porre come epigrafe agli scritti di ben noti filosofi e politici moderni. Lo Stato attuale pareggia innanzi al diritto - ed una sua nota tipica ~ i tlcholi e i forti, gli umili e i potenti, mentre dovrebbe secondare e rispecchiare gl'istinti della conquista, dell'eroismo, della lotta fra gl'individui, fra le diverse classi e fra le diverse razze. Traviamento il fine che si propongono le vigenti istituzioni di cercare il benessere collettivo a favore di un gregge che non ne sarebbe degno; traviamento, per conseguenza, ogni costi tuzione che non sia rigorosamente ed esclusivamente aristo cratica, anzi, pi esattamente oligarchica. E se queste dottrine abbiamo qui nchiamate nella loro estrema e, possiamo ben dire, mostruosa formulazione, non bisogna dImenticare che esse, non soltanto hanno ispirato i filosofi dionisiasti, ma si rinvengono, larvate sotto apparenze pi positive, e con ca ratteri pi attenuati, in concezioni sociologiche, in verit molto pedestri ma non perci poco diffuse. E indipendente mente poi da ogni influenza teorica, il sentimento di esagerato egoismo e il mancato concetto di giustizia, che sta a base di esse, si palesa in alcune manifestazioni della moderna vita sociale .- inconscio, ma non perci meno pericoloso - co sicch pu essere non inutile l'additarlo. Se i tempi nostri infatti hanno accentuato quei sentimenti di equit, di umanit, di solidariet, cui guardano con disprezzo i sostenitori della morale eroica, non mcn vero che questi sentimenti corron nell' ora presente. Intanto precisamente da questi contrasti 0 , me uno speciale atteggiamento da essi assunto, che ricev maggior forza il movimento che determina una s crisi nello Stato moderno. In seno ad esso, e soven vedremo, contro di esso, si moltiplicano e fioriscono rigogliosa ed effettiva potenza, una serie di organ ed associazioni, che, alla loro volta, tendono ad unir legarsi fra loro. Esse si propongono gli scopi special sparati, ma tutte hanno un carattere comune: quello gruppare gl'individui col criterio della loro profes meglio, del loro interesse economico. Sono federazion dacati di operai, sindacati patronali, industriali, m di agrari, di funzionari, sono societ cooperative, is di mutualit, camere di lavor~, leghe di resistenza o denza, tutte costituite sul principio indicato, dal q cavano la loro collettiva fisionomia. Giustamente, in risorgere di tendenze corporative a base professionale rono gi cosi fiorenti prima che col sorgere dello Stato venissero quasi del tutto meno, si visto il maggior f ret contemporanea: esso , per lo meno, quello che si il pi generale di tutti, il pi sicuro e il pi facilmente tabile. Non si tratta di un movimento artificiale, galv da dottrine pi o meno seducenti: queste hanno in parte del tutto secondaria, e la sua fonte principale st sogno di una pi salda e pi organica compagine soc sogno generalmente avvertito, che prende natu consistenza e colore diverso, secondo l'indirizzo co cerca di soddisfarlo, ma che viene stimolato da tutte e secondato da tutti i partiti. Lo promuovono e l'a coloro che mirano ad un sovvertimento generale deg ordinamenti; lo guardano con simpatia, come poten mazione di vitalit democratica, coloro che, pur ri da vie incostituzionali, vagheggiano riforme profond favorevole al sistema corporativo. Cosicch, se vogliamo adoperare la parola sindacalismo per accennare a siffatto fenomeno; tale parola da usare in senso molto largo, e non per designare soltanto le organizzazioni operaie e, tanto meno, quelle, fra tali organizzazioni, che hanno carattere pi o meno rivoluzionario. Il movimento, comunque sia prima apparso, oramai si esteso e generalizzato, e se ritiene qualcuno dei suoi atteggiamenti originari, ci, con ogni probabilit, non che del tutto contingente. in altri termini, il cosiddetto sin dacalismo integrale, che pur conservand) propriamente o meno l'antico nome, e ricollegandosi, per alcuni caratteri, alle antiche sue manifestazioni, acquista movenze e forme sempre pi larghe e complesse. Non nostra intenzione rintracciare n le origini storiche n il fondamento economico - che certo il preponderante - del fenomeno medesimo, che a noi interessa solo per le sue conseguenze dirette sulla struttura costituzionale dello Stato. Intanto nella sua stessa affermazione, implicito per neces. sit logica un presupposto: r odi(;ma organizzazione statuale, pel fatto che si sente il bisogno di organizzaziol nuove, com plementari ad essa, se pure non contrarie, si dimostra per ci stesso insufficiente. Infatti constatazione oramai antica e del tutto ovvia, che r ordinamento politico che segui alla rivoluzione francese - come del resto ogni altro che sia il prodotto di un rivolgimento catastrofico - porti ancora con s il suo peccato di origine: quello, cio, di essere ecces sivamente semplice. Frutto di una reazione portata alle ultime conseguenze, esso credette di poter trascurare una quantit di forze sociali, che o s'illuse fossero venute meno, o alle quali non diede importanza, considerandole come semplici sopravvivenze storiche, destinate a scomparire in brevissimo tempo. Peggio an cora: spesso non volle riconoscere ci che dimostrava di avere ancora un'indistruttibile vitalit, solo per timore che con tale rit:onoscimento potesse dare adito e pretesto alla ricostruzione di fronte allo Stato che l'individuo: l'individuo in app armato di una serie infinita di diritti enfaticamente proc e con non costosa generosit largiti, ma nel fatto non s protetto nei suoi legittimi interessi. Mentre l'organizz dello Stato moderno, in quanto concerne il suo affe come unico potere sovrano, non dubbio che abbia fedel rispecchiato la nuova struttura sociale, essa si pales del tutto deficiente, nel regolare, anzi spesso nel non ricon gli aggruppamenti degli individui, pur cos necessari i societ pervenuta ad un altro grado di sviluppo. Si ca che la vita sociale, che non mai dominata dalle rego ridiche, ha contInuato ad evolversi per suo conto e si in contraddizione con un sistema non consono ad essa, m accentuando oltre il necessario, come suole avvenire, la traddizione e la lotta che ne la conseguenza. Intanto, se in questa breve ora ci fosse consentito, sa interessante mettere in vista come a poco a poco, e senza neppure accorgersene, il diritto moderno abbi e l ceduto, ora modificandosi, ora cercando, quando disposizioni erano un po' dubbie, di favorire l'interpreta che, nlagari a costo dell' esattezza, poteva servire a no pegnarlo maggiormente in una lotta per esso svantag Si potrebbe a questo proposito ricordare le dispute che attinendo al campo del diritto privato, sono state or da motivi d'ordine pubblico, circa la legittimit dei sin industriali, dispute che ormai vanno componendosi in della legittimit medesima. E si potrebbe anche rilevare in Italia si costituiscano, e vivano indisturbate le assoc dei pubblici funzionari, anche quelle, per esempio, dei strati, per cui potrebbero esser giustificati dei dubbi. A modo tipico e caratteristico l'atteggiamento assunto dine al sindacalismo dal diritto positivo francese. Esso, noto, ha tenuto fermo, sino a pochi anni addietro, i p per cui gi nel 1791 aveva proceduto allo sciogliment nerale e vitale delle organizzazioni operaie l'ha indotto ad attenuare quelle disposizioni restrittive, che non avrebbe potuto materialmente applicare, senza ricorrere a delle san zioni penali contro un numero grandissimo di persone. E dove non ha provveduto il legislatore, viene mano mano provve dendo la giurisprudenza con delle larghe, ma dubbie interpre tazioni. Cosi, mentre un'autorevole opinione dottrinale nega che i sindacati di funzionari siano stati permessi dalla legge I luglio IgoI, tali sindacati fioriscono in grandissimo numero, il Governo ne proclama la legalit in seno alle Camere, e il Con siglio di Stato si spinge sino al punto di affermare la capacit delle associazioni medesime a stare in giudizio contro un prov vedimento dell'aatorit relativo allo stato giuridico di un loro membro. Il diritto pubblico moderno dunque non domina, ma dominato da un movimento sociale, al quale si viene stenta tamente adattando, e che intanto si governa con delle leggi proprie. E mentre gli scrittori politici si abbandonano secondo i diversi temperamenti alle visioni o alle discussioni critiche; mentre si domanda se si verifica una specie di ricorso storico alle corporazioni medioevali; mentre si dubita se i moderni sindacati faranno divampare la lotta sociale e si questiona sulle loro possibili conseguenze circa renergia del carattere individuale, il funzionamento dei pubblici poteri, l'avvenire del collettivismo e revoluzione in genere del mondo econo mico, le organizzazioni delle varie classi si moltiplicano in maniera prodigiosa. E moltissime assumono, ora in modo larvato, ora apertamente, un atteggiamento antagonistico di fronte allo Stato. La corrente pi moderata e conservatrice, nel medesimo tempo che afferma che i corpi professionali debbono svolgersi sotto la garanzia e il controllo di quest'ul bmo, avverte che essi non devono mai divenire strumenti suoi ufficiali, accentuandone cosi, se non il carattere di oppo sizione, quello di indipendenza. Sotto altri punti di vista esempio in quelle dei funzionari, insita l'idea di acqu una potenza materiale, che possa premere sui pubblic teri, in modo da ottenere con la forza che deriva dall'un ci che lo Stato, ascoltando la voce della semplice giu si teme che non concederebbe. Talvolta poi, senza rise senza sottintesi. la sostituzione dell' attivit del sind a quella statuale, che si reclama. precisamente il progra nella sua forma pi radicale e rivoluzionaria, questo cui il sindacalismo operaio in senso stretto. E in Francia i sind dei pubblici funzionari insistentemente reclamano di p cipare alla federazione generale del lavoro, appunto pe nonostante abbiano interessi divergenti da quelli delle lavoratrici, che potrebbero meglio difendere con un'organ zione autonoma, ne dividono gli intendimenti antista Basti ricordare il famoso manifesto degli istitutori sindac del 24 novembre 1905, in cui si dichiara che i sindacat bono prepararsi a costituire i q uadri delle future organizz autonome alle quali lo Stato rimetter la cura di assic J
sotto il suo controllo e sotto il loro controllo recipr(h;o, i s
progressivamente socializzati. Senonch, se giova rilevare i punti in cui il vario movim corporativo tende a coincidere, sarebbe assolutamente in il non differenziare il movimento medesimo in due distint renti: ambedue sono alimentate, come gi ebbe a notar fattori economici, nla l'una li accentua e li esagera oltre misura e ne trae estreme conseguenze; l'altra invece si app ad un sano ici~smo e non dimentica che altri elementi, quelli economici, determinano e consolidano ogni con dell'umanit. La prima di tali correnti, , com' natura pi semplice, anzi la pi semplicistica e, nella sua logica bada al precetto cave a consequentiariis. , in altri te la concezione del diritto economico del Proudhon, sovrappone a quella del diritto politico , su cui rive una specie di primogenitura, che sarebbe stata inavv riguardo alle esigenze di essa sarebbe non solo necessario il che niuno contesta - ma anche sufficiente. In modo che da tal punto di vista si arriva - e lo si afferma senza reticenze alla decomposizione dello Stato moderno. L'unit e la sovra nit di quest'ultimo non avrebbero ragione di esistere e sareb bero destinate a scomparire: tutto un coro di voci che, spe cie in Francia, si eleva in questo senso e riprende il grido che aveva gi lanciato il Proudhon. Invece dell'astratta sovranit dello Stato, aveva preconizzato quest'ultimo una sovranit effettiva delle masse lavoratrici regnanti, governanti, dapprima nelle riunioni di beneficenza, nelle camere di commercio, nelle corporazioni d'arti e mestieri, nelle compagnie di lavo ratori, nelle borse, nei mercati, nelle scuole, nei comizi agricoli, e finalmente nei comitati elettorali, nelle assemblee parlamentari e nei consigli di Stato, nelle guardie nazionali e persino nelle chiese e nei templi,.. L'organizzazione sociale sarebbe data dalla federazione di questi gruppi mutualisti e, accanto ad essi, dai Comuni e dalle Province. Senonch adesso si va an cora pi in l e dalla demolizione non si vorrebbe salva re neppure il Comune, l'associazione politica elementare, che istintivamente abbiamo sempre considerata come neces saria e alla quale ci legano i vincoH pi naturali e pi saldi. Essa, secondo il Duguit, avrebbe cessato di essere un gruppo sociale coerente . Cosicch le associazioni professionali dovreb bero non gi svolgersi accanto e assieme a quelle determinate dai vincoli del territorio, della nazionalit, in altri term~ni, a quelle politiche, nel senso stretto ed etimologico della parola, ma potrebbero, anzi dovrebbero fare a meno di esse, il cui valore non sarebbe che geografico. Non il caso della nascita, un fiume o una montagna dovrebbe determinare la coesione dei singoli individui, che meglio resterebbe fondata sulla forza produttiva, sul mestiere, sull'attivit economica. Il potere centrale, se pure di esso ci sar bisogno, ridurrebbe, in un avvenire prossimo, la sua azione ad una semplice parte di di perturbamenti e forse di violenze, darebbe alla so politica ed economica di domani una coesione che da s la nostra societ non ha conosciuto. Queste, si noti son vedute non soltanto di chi restringe il fenomeno del dacalismo alle classi operaie, ma anche di chi perve alla concezione di un sindacalismo pi complesso e integ esteso a tutte le classi) cio a tutti i gruppi di individui a tenenti ad una data societ fra cui esiste una interdipend particolarmente stretta, pel fatto che servono ad una fun del medesimo ordine nella divisione del lavoro sociale. E si potrebbe agevolmente continuare in questa rass non priva d'interesse, delle previsioni che per opera di fan pi o meno fervide, si accumulano giorno per giorno sull ganizzazione corporativa della societ futura. Che se ta pi prudente, dichiara di non volere spingersi troppo nel precisare i dettagli di siffatta organizzazione, non av voglia di ricostruire a suo modo la citt di Utopia, altri di tica la ripetuta esperienza che ogni movimento sociale percorre mai una via compiutamente tracciata sin da prin ma va aprendosi a mano a mano il cammino, di cui non prevedere l'estensione e il punto d'arrivo. Senonch bis pur riconoscere chc la verit una dea assai capricciosa ama spesso celarsi sotto le parvenze pi fantastiche e manca mai di far capolino, sia pure per un attimo, die fantasmi e le chimere. Sar bene per conseguenza tener anche di queste e tentare di vedere ci che si nasconde di esse. Il nucleo di verit pi indiscutibile che anima le mo tendenze al sistema corporativo sta nel rilievo molto sem che i rapporti sociali che direttamente interessano il d pubblico non si esauriscono in quelli che hanno per te l'individuo, da una parte, lo Stato e le comunit territ minori, dall'altra. Come sarebbe del tutto contrario a evidente e sicuro processo storico da cui la nostra civ zazioni sociali derivanti da vincoli diversi da quelli territoriali. I~ fra queste le pi salde e le pi spontanee, anzi le pi neces sarie sono, almeno nell'ora presente, determinate dall'interesse economico degli individui che le compongono. La distinzione in classi della societ , del resto, un fenomeno, che solo in periodi transitori pu attenuarsi, senza che comunque venga mai meno. Essa pu esser sembrata pericolosa e contraria all'ordine pubblico in momenti in cui da una parte si delineava viva la lotta fra le diverse classi e, dall'altra, si poteva rite I!t're distrutto o antiquato il fondamento d (iascuna di esse. ~";,'nonch si tratta per l'appunto di uno di 'luci fenomeni I lt'cessari , che, cessata una delle loro manifestazioni, ne tro
vano immancabilmente un'altra. Le esigenze economiche
della societ moderna hanno potuto cos far rinascere una di stribuzione e un'organizzazione dei singoli, che prima aveva caratteri e finalit diverse, ma che in sostanza una fase nuova di un'antica e perenne esigenza sociale. Da questo punto di vista, il sistema corporativo, considerato nel suo svolgimento normale e non nelle sue degenerazioni, appare naturale, pu :;ervre a mitigare le dannose conseguenze dell' eccessivo in dividualismo, fonte di contrasti e di lotte, a sviluppare il sen t imento di solidariet fra i singoli, e il sentimento di reciproco rispetto fra i diversi gnlppi di individui, contribuendo cos ;ul una pi1'.t completa e compatta organizzazione sociale. E per quanto rignarda la costituzione politica, si pw'> anche spe rare che il movimento corporativo, sia diretto, non gi a tra \"olgere lo Stato, nella figura che, per diritto moderno, ve nuto assumendo, ma a completarne le deficienze e le lacune, che, come si visto, presenta per necessario effetto della sua ongine. Non si pu infatti disconoscere che mia :-;erie di princpi dt'll'attuale diritto pubhlico non :-.i (leve ad Iln'esatta tradn /.mle nel suo sistema <l'imp(>riose c chiare psigenze sociali, ma l'H'('isamente al maIlcato rilievo di quest'ultime, che o non ,I vollero riconoscere o non si p(herOnO far valere in un momento a completare l'edificio dello Stato moderno, in parte si all'adozione di istituti stranieri, nella credenza di pote piantare o imitare il diritto pubblico inglese, in parte si al fragile sostegno di quei principi dottrinari, che appa allora assiomi della pi indiscutibile ragion naturale fortuna, anzi in virt della legge, per cui non c' vero che non rispecchi un'effettiva condizione sociale - legg anche in tal caso non venuta meno, come superficial si potrebbe credere - la conseguenza di ci non fu creato istituzioni contrarie alle nuove esigenze e ai bisogni, ma solo l'illusione di aver dato vita a delle com istituzioni giuridiche, quando non si erano in realt ot che fonne prive di contenuto, schemi che erano e sono a da riempirsi. Le costituzioni moderne hanno avuto la pretesa di consacrare nel loro testo tutti i principi fond tali del diritto pubblico, ma il pi delle volte non hanno che accennare istituti, che poi non hanno regolato, e sc le intestazioni di capitoli, che non sono nemmeno abbo Esse per conseguenza presentano una serie di lacune maggiori di quanto generalmente non si creda. Ci fu un bene, giacch in tal modo possibile che la lotta che s dirigersi, nell'attuale momento, contro di esse, assuma d carattere, quando potr constatare di svolgersi in un in cui non ci son trincee da abbattere, ma solo difese nalzare. Costruire e non distruggere: questo, pi che il compito che pu e deve proporsi, rispetto all' ordina politico, l'evolversi dell'attuale vita sociale e, quando costruito, probabilmente i nuovi edifici non contraste con la solida e severa architettura dello Stato modern poggeranno sulle stesse sue basi e ne costituiranno pa tegranti. C', per esempio, nel diritto pubblico comune agli Stati, un istituto al quale si guarda con un assai curios timento: con la credenza, dB una. parte, che esso sia nec manga raggiunto. Nessun partito, o quasi, ne farebbe a meno, ma tutti ne sono ugualmente scontenti. l'istituto della rap presentanza politica, che qui conviene menzionare, come quello che per pi rispetti ha nessi indiscutibili col nostro tema, briacch si propone per 1'appunto il fine di mettere in immediato contatto la costituzione dello Stato e quella della societ, le istituzioni con gli elementi mobili e fluttuanti della vita pub blica: i sostenitori infatti del sistema corporativo hanno costantemente rivolto ~u di esso la loro attenzione. Ma non sem pre si son resi conto di ci che quel sentimento generale cui :tbbiamo alluso potrebbe significare: che si tratta di un isti mto, che non ha bisogno di esser divelto dai princpi fonda tnentali su cui poggia, ma che deve ancora acquistare un po :-:;itivo contenuto, in quanto si propone uno scopo, che , e dev'essere il suo, ma non lo raggiunge, l'affermazione di un giusto principio, ma non ha un regolamento pratico ed effi cace. Forse non inutile ricordare che la rappresentanza politica nacque ed acquist la sua fisionomia caratteristica in Inghilterra, cio in un ordinamento, che non prescindette, ~ino ad un tempo assai prossimo, dalla distinzione della so ciet in classi, distinzione che vi lascia tuttavia delle orme profonde. Senonch, trasportati in un diverso clima politico, i suoi caratteri, prima cosi decisi, si sono scoloriti e quasi can cellati. Com' noto, 1'opinione pi diffusa afferma adesso che ci che si dice rappresentanza politica solo inesattamente o, tutt'al pi, per finzione giuridica conserva siffatto nome, poich, essa, cosi com' regolata, non d vita a nessun rapporto fra eletti ed elettori, che sia un vero rapporto di rappresentanza. Saranno teoriche esagerate e inesatte, ma ci non toglie che nna gran parte di verit in esse non si contenga. In sostanza, al principio democratico rappresentativo non si attribuito che un valore negativo: cio lo si contrapposto al principio regio e aristocratico, per negare che il popolo possa essere soggetto ad un solo o a pochi. Ma il suo lato positivo rimasto sempre nell' ombra, e bisogna convenire nella giusta osserva tato da qualche antica democrazia, per esempio, da ateniese, ma pur sempre di molto inferiori allo scop vorrebbero proporsi. La cosiddetta volont popolare ha poche probabilit di trovare nei parlamenti il suo fedele or quando l'eletto , per il tempo che intercede fra un'el e l'altra, indipendente dai suoi elettori; quando ad una or rappresentanza delle minoranze non riescono n i vari m nismi all'uopo poco fruttuosamente escogitati, n il pi plice, ma pi empirico sistema della specializzazione d polo in collegi; infine quando i rappresentanti son m di persone casualmente raggruppate, ma distinte per di pensare, per interessi, per cultura e quindi per dive volont. Ed senza dubbio vera l'osservazione di un scrittore, che pi aumentano gli elettori illuminati, sviluppa la coscienza civile e politica de' singoli, pi aum in altri termini, la civilt, e meno possibile diventa che l rappresenti gruppi cos poco omogenei e numerosi di ind La composizione delle camere elettive ha cos qualche c estremamente artificiale e fittizio. E intanto non pu n che tutto un complesso di cause, le pi svariate, hanno buito al popolo una forza politica, che va sempre pi a tando: le migliorate condizioni economiche, il diffo della pubblica opinione e dello spirito critico e indag l'allargarsi della cultura, la stampa quotidiana, la f di riunirsi e di associarsi, i contatti provocati dal industriale moderno che raccoglie attorno alle macch operai, la rapidit dei mezzi di comunicazione, che ha a la vita sedentaria ed potente mezzo di avvicinamento molte volte avviene che la stampa e altre manifestazion giche delle forze sociali prevengono la tribuna parlam e l'opera dei partiti, esercitando sul lavoro legislativo be giore influenza che non questi. Ed vero che, accan forme di responsabilit giuridica e politica del Governo pendentemente da esse e con maggiore efficacia prat popolo e Governo .. La stessa esistenza di una stampa ufficiosa un fatto che si potr deplorare, ma che pu precisamente servire a mettere in evidenza questo lato extragiuridico del- 1'odierna vita pubblica. La crisi dunque dello Stato attuale si pu ritenere che sia caratterizzata dalla convergenza di questi due fenomeni, l'uno dei quali aggrava necessariamente l'altro: il progressivo organizzarsi sulla base di particolari interessi della societ dle va sempre pi perdendo il suo carattere atomistico, e la (leficienza dei illezzi giuridici e istituzionali, che la societ medesima possiede per fare rispecchiare e valere la sua strut tura in seno a quella dello Stato. E tale deficienza pu spie gare il perch anche quelle associazioni e aggnlppamenti d'individui che, per la loro natura e per i loro interessi, dovreb hero non schierarsi contro lo Stato, tendono talvolta a far causa comune con quelle che propugnano una radicale e ri voluzionaria trasformazione dei pubblici poteri. Egli che per questo, e anche per altri motivi, si diffusa una certa sfiducia che non pu non ritenersi estremamente dannosa contro la possibilit di trovare in istituzioni create dallo Stato c inquadrate nel suo ordinamento, il rimedio eroico che si cerca. Ed curioso e interessante notare che se in un istituto, per caso raro, convergono le simpatie e le speranze di molti, si diffonde, anche quando perfettamente ingiustificata, l'opi nione, che esso sia contrario ai princpi dello Stato moderno. Cosi, per esempio, noi non sappiamo e qui non vogliamo in dagare, se la rappresentanza politica possa rinnovarsi e rag giungere il S\lO scopo, per mezzo della cosiddetta rappresentanza degli interessi: sistema che, almeno a prima vista, sembra cor rispondere alla crescente divisione in classi e corporazioni della nostra societ, e che richiamerebbe certo alle sue ori gini e al suo primitivo significato l'oramai antico istituto. Senonch assai comune il rilievo che esso importerebbe a.ttribuire una frazione della sovranit a ciascun gruppo o e mentre i suoi avversari si avvalgono di questo argome combatterlo, alcuni suoi fautori si fennano con comp su questa pretesa incompatibilit, per svolgere e con le loro idee antistatuali. La verit invece sembra che sia e, a parte la difficolt pratica di conciliare gli interess colari di ciascun gruppo con quelli generali, la rapprese dei primi non in urto con la difesa dei secondi, pi di l'attuale divisione in collegi elettorali non neghi l'unit Stato e l'organicit dei suoi interessi. Di recente, si da pi parti rivivere un'idea, che gi aveva avanzata lo Mill, l'idea cio di istituire una serie di parlamenti s per ciascun ramo della legislazione, riguardante dirett questo o quel gruppo sociale. E mentre qualcuno vo ad essi attribuire delle semplici funzioni consultive, altri crede che questi nuovi organi dovrebbero possedere un e propria competenza legislativa, dalla quale verreb turalmente limitata quella del Parlamento centrale, ufficio sarebbe pi che altro un ufficio di controllo, eserc specialmente con le fonne dell'approvazione e del veto ancora propugna che, lasciandosi sussistere la Camera che attualmente possediamo, o anche modificandola stema della rappresentanza delle minoranze, si rif Senato, facendone una Camera, i cui componenti sa eletti dai collegi professionali. Ma qualunque idea voglia accogliersi intorno a proposte che, nel fermento dell'ora attuale, fioriscon avvicendano, un principio sembra a noi che risulti sem esigente e indispensabile: il principio, cio, di un'org zione superiore che unisca, contemperi e 8.L'""Il1onizzi l nizzazioni minori in cui la prima va specificandosi. E q ganizzazione superiore potr essere e sar ancora pe tempo lo Stato moderno, che potr conservare quasi la figura che attualmente possiede. Esso per la sua sos nio di un numero pi o meno grande di persone, un'illusione davanti a cui, secondo la frase del Nietzsche, solo ai miopi sarebbe lecito di inginocchiarsi. Sorto, checch si dica in con trario, pel fine opposto, esso ha la potenzialit di affermarsi come un organismo che superi gl'interessi parziali e contingenti, che faccia valere una volont che possa ben dirsi generale, l'unico istituto, ad ogni moda, fra quelli che l'umanit ha finora conosciuto, che sia in grado di dar vita ad un ordinamento politico che impedisca alla futura societ corporativa di ri tornare ad una costituzione assai simile a quella feudale. '}Iaggiori san.nno i contrasti che dalla specificazione delle forze sociali e dalla loro cresciuta e organizzata potenza deriveranno, pi indispensabile apparir l'affermazione del principio, che il potere pubblico non potr considerarsi che come indivisibile nella sua spettanza, per quanto pi larga e pi confacente possa rendersi la partecipazione delle varie classi sociali al suo servizio. E non soltanto il simbolo, ma l'ente reale, in cui tale principio si affermer sempre maggiormente, non pu essere che lo Stato, reso ancora pi saldo nella sua potenza e pi attivo, vera personificazione di quella collettivit ampia e integrale, che una crisi momentanea pu mostrare in eclissi, ma che destinata ad acquistare coerenza e consistenza sem pre maggiore. Certo nessuno pu oggi credere che la nostra vita costituzionale abbia trovato quelle forme nelle quali possa sperare di adagiarsi per un tempo indefinito. Forme nuove nasceranno e molte delle vecchie saranno trasformate. Ma che cosa in particolare ci riserbi il futuro nessuno pu seriamente pretendere di conoscere, e dobbiamo limitarci a contemplare con occhio vigile e con sentimento di fede i germi che fin da ora sono stati seminati. Germi, che non tutti, com' naturale, fruttificheranno, ma alcuni dei quali sembra che abbiano gi messo le prime radici. E intanto, nei momenti in cui si potrebbe rimanere pi perplessi, dinanzi all'addensarsi presto o tardi, ad essere fecondato dalla paziente opera uma che, senza lasciarsi fuorviare da fallaci illusioni o da egois interessi, abbia la coscienza, o l'intuito, degli alti e puri ide cui essa chiamata a dar vita.