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Istituto di ricerca su economia e societ in Sicilia
Rapporto 2010
Collana diretta da
Pier Francesco Asso e Carlo Trigilia
Comitato scientifico
Giovanni Puglisi (presidente), Aurelio Angelini, Maurice Aymard,
Arnaldo Bagnasco, Aldo Bonomi, Salvatore Butera, Giuseppe Campione,
Guido Corso, Leandra DAntone, Carlo Dominici, Alberto Quadrio Curzio,
Pierluigi Sacco, Luca Maria Scarantino, Elita Schillaci, Gianfranco Viesti
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ALLEANZE NELLOMBRA
Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno
DONZELLI EDITORE
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Indice
p.
XI
Ringraziamenti
Introduzioni
Mafie ed economie locali. Obiettivi, risultati
e interrogativi di una ricerca
XIII
XXXIII
di Rocco Sciarrone
Parte prima
I.
3
6
10
17
32
43
II.
49
51
57
64
III.
67
70
73
76
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Pagina vi
80
86
92
IV.
95
96
110
112
Parte seconda
V.
127
132
145
168
VI.
189
216
VII.
255
259
175
179
223
228
237
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Indice
VIII.
di Rita Palidda
1. Introduzione
2. La doppia carriera di un imprenditore dei trasporti
3. Amministrare al posto della mafia?
4. Un patto tra mafie per laltra Sicilia
5. Logiche di mercato e costi dellillegalit
265
270
277
284
298
IX.
332
X.
351
355
378
XI.
401
423
339
343
397
305
313
323
385
386
393
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431
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441
445
452
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Appendici
475
479
493 Fonti
501 Bibliografia
525 Indice dei nomi
535 Gli autori
VIII
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ALLEANZE NELLOMBRA
V.
1. Introduzione.
Il radicamento del fenomeno mafioso profondo e di lunga durata uno degli aspetti che contribuiscono a rendere larea palermitana uno degli scenari pi rilevanti, ma anche pi difficili da interpretare1. sempre alto il rischio, da un lato, di alimentare stereotipi cristallizzati in immagini sganciate dalla realt; dallaltro, di reificare gli
stessi concetti elaborati nel tentativo di definire i contorni delle organizzazioni criminali.
La mafia palermitana costituita da un fitto intreccio di rapporti
trasversali che non conosce confini di classe, di ceto o di partito. una
trama articolata di relazioni che coinvolge esponenti delle istituzioni,
della politica e delleconomia, dei colletti bianchi e delle classi popolari, un tessuto criminale eterogeneo che sfugge ai modelli teorici astratti e alle rigide classificazioni.
Per esaminare il fenomeno mafioso nel capoluogo siciliano, occorre operare alcune semplificazioni e concepire in prima battuta almeno
due possibili livelli di analisi. Da un lato, possiamo fare riferimento al
livello del controllo del territorio da parte delle famiglie mafiose che,
* La ricerca sul campo e lanalisi della documentazione empirica sono state pienamente
condivise dagli autori. Per quanto riguarda la stesura sono attribuibili a R. Sciarrone la prima parte del paragrafo 2 (pp. 133-9); ad A. Scaglione la seconda e la terza parte del paragrafo 3 (pp. 151-68); ad A. Federico la seconda parte del paragrafo 2 (pp. 139-45); ad A. Vesco
la prima parte del paragrafo 3 (pp. 145-50); i paragrafi 1 e 4 sono stati scritti congiuntamente da A. Scaglione e R. Sciarrone.
1
Per lanalisi di alcune dinamiche della mafia nellarea di Palermo si vedano, ad esempio,
Santino - La Fiura 1990; Lupo 1996 e Dino 2002, 2011. Mancano tuttavia studi sistematici e
specificamente orientati allanalisi dei processi di radicamento di Cosa nostra nel capoluogo
siciliano. Sono quindi importanti al riguardo le recenti ricerche in prospettiva storica di Patti 2008; Blando 2009 e Coco 2009, 2010.
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la cattura dei pi importanti boss mafiosi4. Lassenza di figure di vertice a cui demandare la risoluzione delle controversie e il coordinamento delle attivit illecite ha reso sempre pi problematici i rapporti tra le
famiglie e i mandamenti mafiosi5. A mettere in crisi il tradizionale sistema di approvvigionamento delle risorse economiche delle cosche,
hanno poi contributo in maniera decisiva i giovani del movimento Addiopizzo e le associazioni di categoria, in particolare Confindustria, la
cui forte presa di posizione contro il racket delle estorsioni ha avuto
una risonanza straordinaria.
Meno netti appaiono, invece, i successi delle istituzioni nei confronti di quel sistema criminale fondato sullaccordo silenzioso tra uomini donore, imprenditori, politici e professionisti. I protagonisti di
questo vasto e ramificato reticolo affaristico-mafioso sono stati disvelati soltanto parzialmente e spesso sono riusciti a sfuggire alle maglie
della giustizia. Dai pochi fotogrammi apparsi tra i pizzini rinvenuti nei
covi dei latitanti o carpiti da fugaci conversazioni intercettate, emerge
unimmagine per certi versi sconfortante, uno scenario in cui trovano
collocazione grandi imprenditori alle dipendenze di Cosa nostra, politici eletti con i voti di intere famiglie palermitane, professionisti al
servizio dei boss, e anche alcuni servitori infedeli dello Stato. Come
peraltro ha dichiarato ai magistrati un importante imprenditore palermitano, ex vicepresidente di Confindustria nazionale, Ettore Artioli:
sempre pi complesso in questa terra sapere con chi hai a che fare e
come ti devi muovere; [] alla fine non sai mai come ti devi muovere (Tribunale di Palermo 2010e, p. 54).
Per quanto riguarda Cosa nostra, gli investigatori, se da un lato rilevano un allentamento dei caratteri storici di unitariet correlati al
modello architetturale palermitano (Dia 2009b, p. 12), dallaltro mettono in luce la scelta di farsi impresa, avvalendosi direttamente di
attivit imprenditoriali proprie, in una logica che va oltre i consolidati
schemi di coinvolgimento di strutture aziendali meramente vittime
o solo contigue (Dia 2009a, p. 10).
In proposito il magistrato Roberto Scarpinato ha richiamato lattenzione sullimprenditoria mafiosa, che costituirebbe il vero nerbo della mafia, soprattutto a Palermo:
4
Senza andare troppo indietro nel tempo, limitandoci ai nomi pi eclatanti, baster ricordare gli arresti di Antonino Rotolo (2006), Bernardo Provenzano (2006), Salvatore e Sandro Lo Piccolo (2007), Domenico Raccuglia (2009) e Giovanni Nicchi (2009).
5
Nel dicembre del 2008, le indagini della magistratura hanno anche bloccato sul nascere il tentativo di ripristinare listituzione della commissione provinciale che, nelle intenzioni
dei capifamiglia palermitani, avrebbe consentito di ricompattare lorganizzazione.
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sinonimo di variabilit ed eterogeneit. pi questo secondo significato che interessa la nostra analisi. Lobiettivo andare a guardare
dentro larea grigia, mettendo a fuoco aspetti rilevanti della sua articolazione interna. Si tratta infatti di unarea composta da attori diversi e di diversa levatura, tutti per funzionali al sistema relazionale della mafia e agli interessi economici non solo dei mafiosi ma degli stessi soggetti collusi. Il riferimento ai professionisti vuole invece focalizzare lattenzione sulle competenze e risorse che questi
soggetti esterni mettono al servizio di Cosa nostra, perseguendo
Figura 1. Beni sequestrati e/o confiscati alle organizzazioni mafiose
palermitane (2005-2010)*.
Legenda
Agenzia di scommesse
Azienda di trasporti
Azienda manifatturiera
Bar/Ristorante
Centro commerciale
Centro medico/clinica
Esercizio commerciale
Impresa edile
Societ di servizi
Societ energetica
Supermercato
* Lelenco dei beni in amministrazione giudiziaria stato ricostruito attraverso unattenta lettura di fonti darchivio e materiale giudiziario. La disposizione dei punti sulla cartina, estratta dal sito internet Google maps, rispecchia la reale posizione delle attivit
economiche sottratte alla mafia. Pur avendo cercato di collocare sulla figura la totalit dei
beni sequestrati e/o confiscati, la rappresentazione realizzata da ritenersi soltanto unapprossimazione della realt indagata.
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cap. I). Si tratta in effetti di unarea per molti aspetti indefinita, al cui
interno possibile scorgere profili di complicit e contiguit con le organizzazioni criminali di intensit differente. Da questo punto di vista,
la provincia palermitana offre uno spaccato assai significativo della
forte disomogeneit delle condotte collusive e del livello di penetrazione delle cosche mafiose nei diversi settori delleconomia legale. Pu
essere pertanto utile ripercorrere alcune delle principali vicende che
hanno avuto come sfondo il capoluogo siciliano.
Imprenditori dal volto pulito in settori tradizionali
Una recente indagine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha puntato lattenzione su una serie di imprenditori contigui o
collusi con Cosa nostra che costituirebbero il volto pulito degli interessi mafiosi nelleconomia legale, in particolar modo nel campo delledilizia. Si tratterebbe di operatori economici che hanno deliberatamente ricercato lalleanza con uomini donore investiti di funzioni apicali in seno al sodalizio e hanno fruito, consapevoli dei metodi dei loro diretti interlocutori, di una condizione di assoluto privilegio nella
conduzione di trattative e nella aggiudicazione di appalti sia pubblici
sia privati (Tribunale di Palermo 2010d, pp. 17-8). stata infatti svelata la presenza di un connubio tra imprenditori e mafiosi che mirava
a realizzare affari intervenendo in diverse fasi del ciclo delledilizia a
Palermo e provincia: dallacquisto dei terreni alla gestione delle cave,
allimposizione delle imprese fino allo smaltimento dei materiali di risulta. I boss palermitani avrebbero persino chiesto ad alcuni studi professionali di consegnare lelenco dei pi importanti lavori in fase di
progettazione, con lobiettivo di selezionare a monte quelli pi appetibili per lorganizzazione criminale. In unintercettazione, riferendosi
a un ingegnere10, il boss Antonino Cin dice: gli portano i lavori, questi li deve portare tutti da noi e noi facciamo la cernita (ibid., p. 18).
Linchiesta ha fatto emergere la variet di figure che popolano la
vasta area grigia che si dispiega tra economia lecita e illecita, e che sono legate ai mafiosi da rapporti molteplici e di intensit variabile. Si va
dallimprenditore organico, direttamente inserito e identificato nel
sodalizio mafioso, a quello colluso, che coopera attivamente con il
gruppo criminale per perseguire obiettivi comuni, allinsegna di uno
scambio reciprocamente vantaggioso. In non pochi casi, i mafiosi
sembrano costituire i titolari ombra delle stesse aziende colluse: si
10
Si tratta di Salvatore Mandarano, sul quale si veda: R. Lo Verso, Occhi puntati su un
ingegnere, in S, 2010, 30, pp. 114-7.
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avvalgono delle competenze degli imprenditori, ma gestiscono di fatto le attivit economiche11. Come dice un boss in unintercettazione,
riferendosi al ruolo svolto da un imprenditore nel portare avanti gli
interessi economici di Cosa nostra: con il suo cervello, per noi messi avanti (ibid., p. 18). Dal canto loro, questi imprenditori non ricoprono un mero ruolo di prestanome, ma tendono a realizzare con i
mafiosi una convergenza di interessi, che pu facilmente sfociare in
una vera e propria forma di condivisione e di compartecipazione economica. Sarebbe il caso secondo laccusa dei magistrati di Francesco Bonura e dei fratelli Sbeglia, che sono impegnati direttamente in
attivit imprenditoriali e costituiscono, al tempo stesso, il tramite di
altri imprenditori collusi con lorganizzazione mafiosa. Dalle indagini emerge che il costruttore Francesco Bonura avrebbe imposto a
unazienda di cedere il 50% dei lavori per la realizzazione di 69 villette, cos come avrebbe suggerito il nome della ditta che doveva
svolgere i lavori di costruzione della nuova sede di una grossa concessionaria di automobili di Palermo. Alcune vicende relative a questultima azienda sono peraltro emblematiche del tipo di rapporti che
tendono a instaurarsi tra mafiosi e imprenditori. Risulta infatti che il
titolare della concessionaria che avrebbe pagato per circa trentanni
il pizzo (quantificabile in seimila euro annui) ad Antonino Rotolo,
capomandamento di Pagliarelli a un certo punto si ammala gravemente e va a trovare il boss per raccomandare la figlia, destinata a succedergli alla guida dellazienda. Lo stesso Rotolo parla in unintercettazione dellincontro in cui limprenditore avrebbe fatto un testamento, chiedendogli di stare vicino alla figlia: io non ci sar ma
mia figlia sa che deve parlare con te (ibid., p. 65). Per la costruzione
della nuova sede della ditta viene dato incarico a un architetto di curare la licitazione privata, per un importo complessivo di circa due
milioni di euro: nonostante siano state invitate formalmente diverse
imprese, la decisione ultima sarebbe spettata a Rotolo, che si sarebbe
avvalso dei consigli di Bonura.
Un altro imprenditore, di cui gli inquirenti avrebbero accertato
lappartenenza strutturale a Cosa nostra, Antonino Maranzano, collegato allo stesso Bonura. I due parlano dei lavori relativi al progetto
di costruzione di un termovalorizzatore. Maranzano sembra essere il
11
Come ha dichiarato il magistrato Roberto Scarpinato, che ha coordinato le indagini, i
nomi dei soggetti per conto dei quali questi imprenditori operavano erano ben noti alla citt: chi trattava con loro era perfettamente cosciente del calibro delle persone con cui aveva
a che fare tanto che bypassava i prestanome (S. Palazzolo, I colletti bianchi del gotha mafioso, in la Repubblica, edizione di Palermo, 11 giugno 2010, p. 2).
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Nel 2008 Rizzacasa, accompagnato proprio da Ettore Artioli, aveva incontrato i referenti del comitato Addiopizzo, manifestando la volont di prendere parte al movimento antiracket. stato ipotizzato che
in realt limprenditore avrebbe seguito la strategia suggerita dal boss
16
V. Marannano, Nel giro tanti insospettabili. Indagato pure il re dei marmi, in Giornale di Sicilia, 12 giugno 2010, p. 7. Settipani un imprenditore di Alcamo (TP) che in passato ha denunciato decine di estorsioni e ha subito persino il sequestro lampo di una nipotina di otto anni.
17
A. Cottone - E. Marino, Vincenzo Rizzacasa. Il preside-imprenditore che faceva affari con la mafia, in S, 2010, 29, p. 44. Sulla vicenda si veda anche Petrozzi - Loi 2010.
18
V. Marannano, LAedilia e il Gruppo Venti. Artioli: non si poteva escluderli, in
Giornale di Sicilia, 13 giugno 2010, p. 6.
19
Anche se non indagato, Artioli ha lasciato il Gruppo Venti e si autosospeso da Confindustria.
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soprattutto in qualit di proprietario del feudo Santa Anastasia, ubicato nel comune di Castelbuono in provincia di Palermo, dove ha realizzato unazienda vinicola di qualit e un resort di lusso22. Il collaboratore di giustizia Calogero Ganci lo aveva indicato gi in passato come prestanome di beni riconducibili ai fratelli Sbeglia e a esponenti di
Cosa nostra: Lena aveva, infatti, un debito di riconoscenza con gli
Sbeglia, che erano intervenuti finanziariamente per aiutare limprenditore quando questi aveva avuto problemi bancari (ibid., p. 135).
In particolare, i fratelli Sbeglia avrebbero convinto Raffaele Ganci,
capomandamento della Noce, a investire nelle societ di Lena che erano a rischio di fallimento. Nel settore edilizio gli Sbeglia e i Ganci avevano costituito una societ complessiva al 50%. Questi rapporti risalirebbero alla fine degli anni ottanta e linizio degli anni novanta,
quando i Ganci conferiscono a Salvatore Sbeglia un capitale finanziario di circa quattro miliardi e mezzo di lire (ibid., p. 137).
I mafiosi parlano dellimprenditore come di una persona in realt
non molto affidabile: si riferiscono al fatto che Lena si sarebbe intestato fittiziamente in qualit di prestanome beni riconducibili a Nino
Madonia, che per poi avrebbe trattenuto per s. In unintercettazione tra i boss Cin e Rotolo si dice: il Lena ha cose intestate di Nino
che le deve ritornare indietro, ora questo ha palliato quattro appartamenti [] Lena ha fottuto, si fottuto un miliardo (ibid., pp. 1489). Dalle indagini emergerebbero dunque legami non solo con i gi citati Salvatore Sbeglia e Francesco Bonura, ma anche con soggetti di
prima grandezza nellambito di Cosa Nostra, come Salvatore Lo
Piccolo e appunto Nino Madonia.
In unaltra intercettazione si parla della cortesia del feudo per indicare lacquisto di un vasto appezzamento di terreno che Lena avrebbe fatto per conto di Bernardo Provenzano. Questultimo avrebbe
chiesto un favore ai Lo Piccolo un favore grosso di cose di soldi
(ibid., p. 153) che gli avrebbero messo a disposizione il nome pulito
di Lena. Il boss Rotolo precisa per che un favore che non fatto
bene: gli ha fatto il favore, secondo lui, ma con la persona sbagliata
[]. Questo uno che ha fottuto cose di altri, per lui non che lo
sa! (ibid.).
22
Lazienda di Lena impiega circa 70 dipendenti e produce 700 000 bottiglie di vino lanno, a cui si era da ultimo aggiunta la produzione di ulteriori 100 000 bottiglie di vino biodinamico. Lalta qualit del prodotto riconosciuta su alcune prestigiose guide del settore (A.
Romano, Dalla polvere dei cantieri ai relais dei vip, in la Repubblica, edizione di Palermo,
11 giugno 2010, p. IV).
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co-reggente, insieme a Massimo Giuseppe Troia, della famiglia mafiosa di San Lorenzo, costituendo pertanto il punto di riferimento di Cosa nostra per il controllo dei lavori pubblici e per lattivit estorsiva nei
confronti delle aziende operanti allinterno del territorio del pi vasto
mandamento di Tommaso Natale (Tribunale di Palermo 2007d, p.
346). Limprenditore palermitano per soprattutto il plenipotenziario dei Lo Piccolo nel settore della grande distribuzione. Per questo
motivo, nel dicembre del 2009, ha subito il sequestro di beni per un valore di circa 300 milioni di euro, un vero e proprio impero costituito
da 17 supermercati, di cui 13 nel capoluogo, con insegne Mio Discount, Eurospin e Sigma, e altre aziende operanti nel settore della distribuzione alimentare. Dalle indagini inoltre emerso che Giacalone
stava pianificando lapertura di numerosi altri supermercati in tutta la
regione per un totale di oltre 40 punti vendita. Gli inquirenti hanno
anche scoperto che diversi dipendenti del gruppo commerciale erano
parenti o amici di affiliati mafiosi, come la moglie di Giovanni Bonanno, ucciso per ordine dei Lo Piccolo, e assunta presso un negozio della catena a titolo di risarcimento per il lutto patito.
Se nella grande distribuzione il coinvolgimento delle organizzazioni criminali stato accertato soltanto negli ultimi anni, ben pi consolidato appare lintervento mafioso nel settore della sanit27. Un caso
paradigmatico dellinfiltrazione di Cosa nostra nelleconomia legale
costituito dalla carriera professionale dellingegnere Michele Aiello,
condannato in secondo grado a 15 anni e sei mesi di reclusione per associazione mafiosa, il cui immenso patrimonio stimato in circa 800 milioni di euro stato definitivamente confiscato nellagosto del 201028.
La vicenda del professionista bagherese ormai ampiamente nota e qui
ci limitiamo soltanto a riassumerne i punti pi significativi. La figura
di Aiello balza alle cronache alla fine degli anni novanta, quando limprenditore edile, specializzato nella costruzione di strade interpoderali, diventa improvvisamente uno dei protagonisti della sanit siciliana:
27
Sugli interessi di Cosa nostra nella sanit si vedano: Bianchi - Nerazzini 2005; Paci
2006, 2009; Cordella 2009; Costa 2009; Minerva 2009, cap. IV. Il settore della sanit oggetto di specifico approfondimento in un altro studio di caso con riferimento alla Calabria (cfr.
cap. IX).
28
Il provvedimento di confisca riguarda, oltre al polo oncologico di eccellenza Villa Santa Teresa di Bagheria e altre sei societ attive nel settore sanitario, otto imprese edili; la societ che gestisce la squadra di calcio di Bagheria; una societ di informatica; due stabilimenti industriali di circa 6000 metri quadrati; un impianto di calcestruzzi; quattro edifici adibiti
a uffici, 14 appartamenti, tre ville, 22 magazzini, 22 terreni edificabili, 24 auto; 22 veicoli industriali, 2 imbarcazioni da diporto; 145 rapporti bancari per 250 milioni di euro in contanti e due polizze vita.
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dellarea grigia, al fine di mettere meglio a fuoco lo spettro dei processi e dei meccanismi che ne caratterizzano il funzionamento.
3. Tre variazioni sul tema.
Le storie che presentiamo riguardano tre differenti casi di broker
che, muovendosi allinterno di ampi contesti relazionali, occupano posizioni pi o meno contigue agli ambienti criminali, ma sono accomunati dal fatto di svolgere una funzione di collegamento tra reti sociali
distinte. Sullo sfondo troviamo alcuni processi di differenziazione e di
finanziarizzazione degli affari di Cosa nostra, che rappresentano al
tempo stesso unopportunit per valorizzare il ruolo di intermediazione svolto dai diversi broker.
Una carriera multipla: da professionista a imprenditore,
politico e mafioso
Il 22 marzo 2010 la guardia di finanza di Palermo arresta Giuseppe
(Pippo) Liga, architetto, con laccusa di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Secondo i magistrati, Liga avrebbe
ereditato dalla famiglia Lo Piccolo la reggenza del mandamento di San
Lorenzo-Tommaso Natale, la cui influenza si estende su tutta larea
occidentale della citt di Palermo34. Per conto di Cosa nostra Liga
avrebbe gestito soprattutto le estorsioni, fiancheggiato da un fidato
collaboratore, Giuseppe Provenzano35, titolare di un negozio di ferramenta ubicato a due passi dallo studio dellarchitetto.
Gi nel 1998, il pentito Isidoro Cracolici indicava larchitetto come
la mente finanziaria dei Lo Piccolo, mentre oggi un altro collaboratore di giustizia, Manuel Pasta, lo definisce il nuovo Papa: ci sono
tante parrocchie e poi c il Papa. Ogni parrocchia ha un parroco e
poi c il Papa che gestisce tutte le parrocchie. Liga era stato messo l
dai Lo Piccolo quando erano ancora liberi. Se fosse successo qualcosa,
larchitetto era la persona incaricata (Pettinari 2010, p. 28). Pippo
Liga sarebbe dunque passato dalla gestione delle attivit finanziarie dei
Lo Piccolo a un ruolo di vertice in seguito al loro arresto.
34
A partire dalla reggenza di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, la famiglia di Tommaso Natale fa mandamento anche rispetto alle famiglie di San Lorenzo, Partanna Mondello, Carini, Isola delle Femmine (Tribunale di Palermo 2010a, p. 18, corsivo nelloriginale).
35
Provenzano stato arrestato qualche mese prima di Liga.
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Il primo dato interessante che allindomani del suo arresto, giornali e media in genere esprimono, allunisono, una certa sorpresa. Liga considerato un insospettabile, un rappresentante del mondo
delle professioni, un politico di lungo corso e in un certo senso un uomo pubblico dal volto pulito. Il secondo elemento di riflessione dato dallinterpretazione che organi dinformazione ed esponenti della
magistratura hanno dato del suo ruolo allinterno di Cosa nostra. Liga sarebbe un colletto bianco, rappresentante di quella borghesia
mafiosa di cui la nuova mafia finanziaria sembra non poter fare a
meno. Secondo il magistrato Antonio Ingroia, che ha seguito le indagini, la mafia ormai entrata nei salotti buoni, al comando ci sono
personaggi che un tempo erano consulenti finanziari dei boss e ora li
hanno sostituiti alla guida delle cosche36.
Daltra parte, appare difficile definire Liga un mafioso nel senso
corrente del termine. La lontana parentela con una famiglia mafiosa
della zona di San Lorenzo i Liga, appunto non sembra sufficiente
a spiegare la genesi dei suoi rapporti con Cosa nostra37. Eppure Manuel
Pasta, numero due della cosca di Resuttana, indica Liga come lamministratore di quel mandamento dopo larresto dei Lo Piccolo. Gli uomini di Santa Maria di Ges e alcuni componenti della famiglia di Resuttana rappresentavano il braccio armato dellarchitetto. Secondo Pasta, Gioacchino (Ino) Corso, di Santa Maria di Ges, in virt del suo
passato in Cosa nostra e del suo potere di intimidazione, esercitava
una certa influenza su Liga, ma questultimo si trovava formalmente in
una posizione di vertice (Tribunale di Palermo 2010b, pp. 13-4). Daltra parte, nel corso di un incontro per la riorganizzazione di Cosa nostra nel territorio del capoluogo, alcuni boss (come Sandro Capizzi,
Giuseppe Scaduto, Giovanni Adelfio e Antonino Spera)38 parlano di
Liga riconoscendone s il potere acquisito nella propria area di competenza (Tommaso Natale), ma mostrando di non sapere con precisione la posizione da lui occupata allinterno di Cosa nostra.
La dichiarazione di Ingroia in Pettinari 2010, p. 20.
Lordinanza di custodia cautelare mette in evidenza il coinvolgimento di alcuni esponenti della famiglia Liga, tra i quali lo stesso Giuseppe, nellambito di alcune estorsioni effettuate nella zona di viale Regione Siciliana a Palermo (Tribunale di Palermo 2010a). Giuseppe Liga dichiara al settimanale S di essere lontano parente dei gi noti mafiosi (R. Lo
Verso, Larchitetto sono io, in S, 2010, 26, pp. 96-101).
38
Sandro Capizzi un esponente del mandamento di Villagrazia di Palermo, figlio di
Benedetto, indicato dagli inquirenti come guida della riorganizzazione di Cosa nostra palermitana nel progetto che avrebbe coltivato insieme a Scaduto (reggente della famiglia mafiosa di Bagheria) e Adelfio. Spera invece reggente del mandamento di Belmonte Mezzagno
(Tribunale di Palermo, 2010b).
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tetto (e direttore dei lavori) svolta nel territorio in cui esercita il proprio potere mafioso; in secondo luogo la sua attivit parallela di imprenditore edile, attraverso i due prestanome Carollo e Sorvillo; in terzo luogo il suo ruolo di consulente finanziario per i Lo Piccolo; infine
lattivit politica allinterno di Mcl. Sebbene a una prima analisi le diverse vite dellarchitetto sembrino scorrere parallele, senza convergenze, appare piuttosto improbabile che ognuna delle posizioni rivestite nei vari universi sociali nei quali si trovava a operare non abbiano
influito sulla centralit che egli ha assunto nel corso degli anni anche
allinterno dellassociazione mafiosa.
I settori di attivit descritti costituiscono il terreno a partire dal
quale Liga intesse rapporti e sviluppa affari in diverse sfere, facendo
emergere un variegato tessuto relazionale. Le attivit in cui egli coinvolto interagiscono, incrociandosi tra differenti traiettorie di vita (professionale, amicale, familiare, politica, imprenditoriale) e creando le
condizioni favorevoli per occupare posizioni rilevanti allinterno di
network diversi. In questo modo, Liga riesce ad accumulare un ricco
serbatoio di capitale sociale, mostrando la capacit di renderlo appropriabile e spendibile in reticoli distinti. probabilmente da imputare a
questa sua capacit di costruire relazioni anche la sua carriera mafiosa.
Liga passa effettivamente dalla posizione di consulente finanziario della famiglia Lo Piccolo a quella di guida di Cosa nostra in unarea estesa e nevralgica del capoluogo siciliano. Le ragioni della sua ascesa sembrano per da rintracciare, pi che nelle sue (presunte) competenze in
campo finanziario, nella sua capacit relazionale e nel capitale sociale
di cui dispone. Riuscendo a muoversi con disinvoltura in differenti
sfere di attivit economica e politica, si trova nella condizione di svolgere la funzione di ponte tra reticoli di varia natura. In virt di questa posizione strategica, appare probabile che egli abbia avuto una notevole possibilit di voice anche nei confronti dellassociazione mafiosa. Del resto, il suo potere dipende dal riconoscimento del suo ruolo
da parte di attori provenienti da network diversi, e dalla sua capacit
di mediare tra i differenti interessi in gioco.
In definitiva, le ragioni del successo sociale ed economico di Liga non sono riconducibili alla sua appartenenza a Cosa nostra, ma
sono piuttosto il frutto di una carriera costruita su pi binari. Il suo
operato non meramente al servizio di Cosa nostra: egli riesce semmai a utilizzare le relazioni con la mafia per accrescere il proprio prestigio e potere, arrivando a conquistare una posizione di rilievo nella
struttura dellorganizzazione.
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lanciato nel settore assicurativo, assumendo alcuni incarichi di collaborazione come intermediario finanziario. I rapporti con i rappresentanti
mafiosi di Villabate non si erano per interrotti nel corso degli anni. Il
legame affettivo tra Notaro e Mandal era molto forte, e i due avevano
continuato a incontrarsi nonostante la lontananza e i nuovi impegni. La
frequentazione dellamico, ancor prima della laurea in legge e del master in commercio internazionale, rappresentava infatti la migliore credenziale per laffermazione professionale di Nicola. Nel 1998, racconta Campanella, fu proprio Nicola Mandal a chiedermi di poter aiutare Nicola Notaro a inserirsi nel mondo lavorativo (ibid., p. 138). Lattuale collaboratore di giustizia aveva allora messo in piedi una societ
di servizi per le imprese, la Management Service s.r.l., che, in quel periodo, aveva appena ottenuto un importante appalto di consulenza nei
confronti di Sviluppo Italia attraverso lIstituto Tagliacarne. La societ
di Campanella si doveva occupare del servizio di tutoraggio a favore dei
beneficiari dei prestiti donore, e Nicola fu prontamente inserito allinterno della struttura. Tra Notaro e Campanella, tuttavia, sorsero subito gravi incomprensioni e il suo incarico con la Management Service fu
revocato prima della scadenza del contratto.
Nicola Mandal si era allora nuovamente interessato della situazione occupazionale dellamico. Il boss mafioso aveva convinto lex sindaco di Villabate, Giuseppe Navetta, promotore finanziario per conto
della Banca Mediolanum, a instaurare una collaborazione con Notaro.
Anche in questa occasione, tra il giovane manager e lex amministratore comunale si era creata ben presto una forte tensione che aveva
portato rapidamente allinterruzione del rapporto professionale.
sempre Francesco Campanella a raccontare lepisodio nei dettagli:
anche l furono Nicola Mandal e Antonino Mandal a chiedere al Navetta di
poter fare questa operazione con Notaro e quindi questa societ, proprio perch
dovevano aiutare Notaro ad avere una situazione lavorativa. Quindi fu svolta
tutta una attivit di mediazione da Mandal nei confronti di Navetta per creare
questo tipo di rapporto societario, mediazione che poi and avanti quando il
rapporto non and a buon fine, nel senso che loro aprirono la banca, insomma
cominciarono questa attivit, ma nacquero tutta una serie di contrasti, di dissidi,
di equivoci sulle spese, sulle commissioni, sul tipo di lavoro (ibid., pp. 150-1)48.
48
Giuseppe Navetta ha ammesso di aver collaborato per qualche tempo con Nicola Notaro, ma ha negato sia di aver ricevuto la segnalazione da parte di terzi soggetti per lassunzione del Notaro, sia di avere avuto motivi di astio con lo stesso, specificando invece che il
rapporto si era concluso perch il Notaro non era riuscito a superare lesame di promotore
finanziario, condizione necessaria per proseguire i rapporti di collaborazione con listituto
di credito (Tribunale di Palermo 2010f, p. 154).
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Nel 2000, conclusa senza fortuna la carriera di consulente finanziario, Notaro si era allora dedicato con ben altri risultati allattivit politica. A Villabate aveva assunto limportante ruolo di coordinatore della sezione locale del Cdu, diventando lanello di congiunzione tra Cosa nostra e i rappresentati locali del partito di centro-destra. Secondo
Campanella, Notaro costituiva il tramite tra il boss Antonino Mandal e lonorevole Saverio Romano, rappresentante regionale dello stesso partito. Poco tempo prima, il giovane manager era stato anche componente della segreteria dellonorevole Salvatore Cuffaro, che allora
aveva appena iniziato la sua marcia trionfale verso la presidenza della
Regione Siciliana, e dunque poteva vantare solide referenze nel panorama politico siciliano.
La rilevanza strategica della posizione di Notaro emergeva in tutta
la sua portata con lavvicinarsi delle elezioni regionali del 2001. In tale
circostanza, che avrebbe sancito il grande successo della coalizione
della Casa delle Libert in Sicilia e quello personale di Cuffaro, limprenditore originario di Villabate assumeva un ruolo di primo piano
per linserimento del commercialista Giuseppe Acanto nella lista Biancofiore, collegata al Cdu nelle consultazioni per il rinnovo del parlamento regionale. Secondo quanto riferisce lo stesso Campanella, Notaro fu incaricato di contattare Saverio Romano per discutere il problema personalmente. Allincontro, fissato presso la sede politica di
Cuffaro, si recarono i due rappresentanti della cosca di Villabate. In tale occasione, seguendo il racconto del collaboratore di giustizia, Romano dopo aver appreso che la richiesta proveniva direttamente da
Antonino Mandal non mostr alcun problema sulla possibilit di
fare candidare lAcanto (ibid., p. 324). Lo stesso Cuffaro si sarebbe
inoltre espresso favorevolmente in relazione a tale candidatura nella lista Biancofiore, in quanto avrebbe potuto far eleggere tale Borzachelli, soggetto in quel momento a lui sconosciuto, ma alla cui elezione era interessato il Cuffaro (ibid.)49.
E in effetti, alla chiusura dei seggi, Antonio Borzachelli risultava
eletto proprio grazie ai voti portati dalluomo di fiducia di Antonino
Mandal, che aveva consentito alla lista Biancofiore di guadagnare un
49
Vale la pena ricordare che tra i capi di imputazione contestati allex presidente della
Regione Siciliana Salvatore Cuffaro (come gi ricordato, condannato a sette anni con laccusa di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra) vi sarebbe proprio il sostegno fornito alle
candidature alle elezioni regionali di Domenico Miceli e Giuseppe Acanto, frutto in entrambi i casi dellaccordo preventivo con i boss mafiosi delle cosche rispettivamente di Brancaccio e di Villabate (S. Natoli, I pm chiedono 10 anni per Cuffaro, il senatore non merita attenuanti, in www.ilsole24ore.com, 27 giugno 2010).
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seggio sul territorio di Palermo. Acanto era per risultato il primo dei
non eletti50. Al neogovernatore, pertanto, fu chiesto di premiare il prezioso contributo del commercialista, concedendogli in cambio un paio di posti di sottogoverno. La richiesta venne formulata al presidente
Cuffaro nel corso di un incontro presso il mercato ortofrutticolo del
capoluogo siciliano, al quale parteciparono anche Nicol Notaro e
Antonino Vitale, noto esponente della famiglia di Villabate, e in quella occasione Acanto chiese e ottenne lincarico di commissario straordinario di due cooperative in stato di liquidazione51.
Il profilo culturale e le competenze professionali acquisite, nonch
la provenienza da una famiglia benestante, consentirono dunque a Nicola Notaro di ricoprire un importante ruolo politico di intermediazione per conto e nellinteresse della cosca di Villabate.
Nello stesso periodo in cui si concludeva positivamente laccordo
per lelezione del candidato politico della famiglia mafiosa palermitana, Notaro forniva il suo fondamentale contributo in quella che si prospettava come la pi grande speculazione affaristica della cosca di Villabate, ovvero la realizzazione di un grande centro commerciale alle
porte del capoluogo siciliano.
Era questo un progetto che stava particolarmente a cuore ai vertici
dellorganizzazione criminale. Nel paese, del resto, i Mandal, oltre a
detenere il controllo del territorio, esercitato attraverso limposizione
del pizzo agli operatori economici, si erano impossessati ormai da tempo dellintera gestione politico-amministrativa del comune, allinterno
del quale erano riusciti a collocare stabilmente i propri referenti52.
Nella seconda met degli anni novanta, Antonino Mandal aveva avviato dei contatti con il gruppo imprenditoriale La Rinascente, finaliz50
Acanto subentrer allo stesso Borzachelli, dopo il suo arresto avvenuto nel 2004, e rester in carica fino alla fine della legislatura, il 28 giugno 2006.
51
Per queste dichiarazioni Saverio Romano ha querelato Francesco Campanella. Salvatore Cuffaro ha invece preferito rispondere attraverso le pagine del libro intervista Cuffaro
di Francesco Foresta (2006). A proposito della candidatura di Acanto, lex governatore ha
cos potuto spiegare che si trattava di una presenza utile per la lista Biancofiore, in quanto
avrebbe consentito di sottrarre voti allo schieramento di centro-sinistra. Gli incarichi attribuiti al commercialista di Villabate inoltre gli sarebbero stati conferiti non in segno di riconoscenza ma pi semplicemente in virt della presenza dello stesso Acanto nellalbo dei professionisti ai quali poteva attingere lassessorato alla Cooperazione (V. Marannano, Pasta
connection, dai maccheroni ai traffici di droga, in S, 2008, 4, p. 63).
52
Nel 1994, era stato eletto sindaco di Villabate Giuseppe Navetta, candidato dello schieramento politico di Forza Italia, la cui nomina era stata rinnovata quattro anni dopo. Navetta, parente lontano di Antonino Mandal, poteva contare sul sostegno del boss mafioso e
su quello di Francesco Campanella, presidente del consiglio comunale. Mandal era per nei
fatti il vero sindaco del paese, tanto da occupare anche fisicamente i locali del comune e lufficio del primo cittadino al posto dello stesso Navetta.
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zati a realizzare un grosso centro commerciale alle porte dellinsediamento urbano. Loriginario progetto imprenditoriale fu tuttavia bocciato dallassessorato regionale competente, nonostante Mandal potesse
contare sullappoggio di personaggi politici influenti. Nel 1999, laffare
sembrava naufragare definitivamente: Mandal veniva tratto in arresto e
il consiglio comunale sciolto per mafia.
Liniziativa imprenditoriale criminale era per rinviata soltanto di
un paio di anni. Nel 2001, le elezioni cittadine consegnavano nuovamente il controllo dellamministrazione alla cosca mafiosa. A indossare la fascia tricolore era Lorenzo Carandino, anchegli ritenuto vicino
allanziano boss di Villabate. Il nuovo sindaco nominava immediatamente Francesco Campanella suo consulente personale e lo incaricava
della redazione del nuovo piano commerciale del paese. Lidea imprenditoriale del gruppo mafioso aveva trovato nuova linfa e un valido interlocutore nella societ romana Assett s.r.l., e in particolare nel
suo amministratore delegato Paolo Marussig53.
Per lorganizzazione mafiosa, il centro commerciale rappresentava
una rilevante opportunit di arricchimento. La realizzazione del progetto avrebbe comportato una molteplicit di vantaggi: dallimmediato
guadagno di quasi tre miliardi di lire per lintermediazione nella compravendita dei terreni da destinare alla realizzazione del progetto commerciale, alla gestione dei lavori in subappalto per la creazione delle
strutture del centro; dalla garanzia in ordine alla futura imposizione
estorsiva degli esercizi commerciali che avrebbero operato al suo interno, alla gestione diretta di attivit quali la ristorazione e i servizi di pulizia. Si trattava in definitiva di un affare che, a regime, avrebbe fatto entrare nelle casse della famiglia mafiosa svariate decine di milioni di euro.
Un ruolo attivo nellintera vicenda era stato assunto proprio da Nicola Notaro, il quale tra i mesi di maggio e settembre del 2000 aveva
partecipato ad alcuni incontri organizzati insieme ai rappresentanti della Assett54. In quelle riunioni tra gli esponenti del clan mafioso e i dele53
Il 13 febbraio del 2010, la Corte dAppello di Palermo ha in parte riformato la sentenza emessa in primo grado al processo sui rapporti tra imprenditoria, politica e la cosca mafiosa di Villabate. I magistrati hanno dichiarato prescritte le accuse a carico dellimprenditore romano Francesco Paolo Marussig (accusato di corruzione aggravata, il reato stato poi
derubricato in corruzione semplice) e del socio Giuseppe Daghino (corruzione semplice), e
hanno assolto lex sindaco di Catania Francesco Lo Presti (imputato di riciclaggio). Sono state invece confermate le pene inflitte agli altri quattro imputati. Lex sindaco di Villabate Lorenzo Carandino stato condannato a otto anni e sei mesi di carcere per concorso esterno
in associazione mafiosa.
54
Nicola Notaro avrebbe inoltre dovuto contattare i proprietari dei terreni da acquisire
per convincerli rapidamente a sottoscrivere lopzione di vendita.
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La speculazione edilizia si sarebbe ben presto rivelata pi complessa del previsto. Era necessario battere la concorrenza della vicina cosca
palermitana di Brancaccio, guidata dal boss Giuseppe Guttadauro, che
portava avanti in quei mesi un progetto imprenditoriale analogo e che
poteva ugualmente contare sullappoggio di esponenti politici di un
certo spessore. A far accantonare definitivamente loperazione era per lintervento del ministero dellInterno, che nel 2003 scioglieva nuovamente per mafia il comune palermitano.
Larresto di Nicola Notaro era soltanto rimandato di qualche anno.
Nel 2003, smessi i panni del politico e rindossati quelli dellimprenditore, era tornato negli Stati Uniti. A New York si era lanciato, in societ con un investitore italo-americano esperto del settore, Edmondo Catalfamo, nel business della distribuzione di prodotti alimentari italiani.
Il signor Notaro era interessato a investire in una societ negli Stati Uniti
per un business nel food ha ricordato il consulente escusso in tribunale lui
aveva delle referenze, era un avvocato diplomato alluniversit, alla Food University a New York e in commercial trade, commercio internazionale, quindi
avrebbe apportato un valore aggiunto alla societ. E aveva dei fondi a disposizione perch la famiglia a quanto pare era abbastanza benestante, quindi mi ha
detto: mi piacerebbe partecipare con un investor negli Stati Uniti. E io gli ho
detto: ok, andiamo un po in giro per i fancy food a New York e cerchiamo dei
distributori. E cos abbiamo fatto. Io conosco bene il business dellimport-export, e avevo delle conoscenze come consulente di varie multinazionali, lui invece aveva solo dei soldi da investire, con suo padre che glieli dava e io ho detto: ok non c problema (ibid., pp. 182-3).
Secondo il pentito Mario Cusimano, i soldi da investire provenivano proprio dalla cosca di Villabate, che aveva interesse a diversificare il gi ricco portafoglio di attivit:
poi se ne andato in America e stavano facendo una societ di import-export,
di importare prodotti italiani in America a fare rifornire i magazzini america157
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Gli investigatori sono riusciti a ricostruire una serie di passaggi di denaro che testimonierebbe il coinvolgimento delluomo donore newyorkese nelloperazione finanziaria. In particolare, nellestate del 2003, la
Bontel avrebbe effettuato dei bonifici a favore della Haskell per un importo complessivo di circa 300 000 dollari, equivalente alla cifra corrisposta dalla societ di Notaro alla Nestl per la fornitura di trecento
tonnellate di pasta Buitoni (Forgione 2009, pp. 176-8). Queste transazioni indicherebbero linteressamento della mafia newyorkese, unitamente a quello della cosca di Villabate, nel nascente business della distribuzione di prodotti alimentari. A sostegno di questa ipotesi, vi sarebbero anche i due viaggi compiuti da Nicola Mandal, in unoccasione in compagnia del latitante Gianni Nicchi, negli Stati Uniti tra il
2003 e il 2004. Durante la sua permanenza nella Grande Mela, il giovane boss si era intrattenuto nei locali pi esclusivi della metropoli insieme a Nicola Notaro e a Frank Cal, servendosi per i suoi spostamenti di unautomobile nelle disponibilit della Haskell. Tuttavia, i
magistrati non hanno ritenuto sufficienti gli indizi raccolti58 e hanno
dovuto escludere limpiego di soldi illeciti nella realizzazione dellinvestimento. Un investimento che si concluder inaspettatamente e improvvisamente nel settembre del 2005 con la cessione delle quote societarie di Notaro e il conseguente accredito della somma di circa
200 000 dollari in un conto del Banco di Sicilia. Di quella operazione
commerciale restano oggi le transazioni finanziarie, le dichiarazioni
dei pentiti, le relazioni sospette e labilit del manager siciliano nel lanciarsi in unattivit imprenditoriale inedita e rischiosa.
In definitiva, ci troviamo di fronte a un personaggio versatile e dal
notevole spessore professionale, che svolge un ruolo rilevante per lesito complessivo delle iniziative criminali. Notaro un soggetto capace
di collegare fra loro mondi sociali altrimenti non comunicanti e di
riempire quei buchi strutturali che segnano il punto di svolta delle
condotte mafiose; al tempo stesso dotato di competenze tecnicoprofessionali in base alle quali in grado di esplorare diversi campi
di affari e di vedersi cos riconosciuto un ruolo di consulente da parte delle organizzazioni criminali.
58
I magistrati italiani avevano chiesto una documentazione pi dettagliata sulle tre societ americane riconducibili a Notaro. Sul conto della Leon Holding e della Santica Usa, ad
esempio, sarebbero emersi passaggi di denaro per alcune centinaia di migliaia di dollari. La
ricostruzione di questi movimenti ha portato a individuare la partecipazione nellaffare dei
fratelli Carmelo, Tony e Giovanni Di Maggio, nati negli Stati Uniti ma originari di Torretta,
nipoti di Antonino Di Maggio, ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Carini, arrestato nelloperazione Gotha del giugno 2006.
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to immobiliare e nel settore della ristorazione62. Secondo gli inquirenti, egli diventato il proprietario del Sopranos caf, dal nome della celebre serie tv che ha come protagonisti i boss della mafia italo-americana, e del ristorante Carpaccio, uno dei locali pi esclusivi e raffinati
della citt di Miami.
La rispettabilit e la visibilit acquisita gli hanno gradualmente consentito di penetrare negli ambienti pi influenti della comunit italiana
della Florida e in quelli della citt di Palermo. Nella metropoli americana, secondo il quotidiano locale Gente dItalia, Settineri avrebbe partecipato agli eventi organizzati dal consolato per la festa della Repubblica del 2 giugno 2009. Sarebbe stato inoltre invitato alla cena esclusiva organizzata presso il noto ristorante The Forge a Miami Beach e, in unaltra occasione, avrebbe fatto da autista-accompagnatore al sindaco di Palermo Diego Cammarata, in una visita ufficiale del primo cittadino palermitano nella citt statunitense63.
E proprio al telefono con il sindaco del capoluogo siciliano, Settineri stato poi intercettato dagli investigatori, in quella che da Palazzo
delle Aquile stata definita una banalissima discussione fatta di convenevoli e saluti con un personaggio incontrato casualmente al circolo
del tennis64. Pochi giorni dopo la pubblicazione della conversazione
incriminata, il sindaco ha ammesso di conoscere Roberto Settineri, gli
sarebbe stato presentato qualche anno prima al Circolo del tennis di
Palermo, frequentato da una clientela selezionata. Per il sindaco, lattuale imputato era soltanto un imprenditore conosciuto casualmente.
Una conoscenza pi approfondita, il rappresentante di vini deve
averla avuta con il consigliere provinciale del Pdl Giuseppe Federico.
In numerose conversazioni registrate dagli inquirenti, i due mostrano
di avere una certa familiarit e di incontrarsi personalmente anche in
presenza di altri soggetti ritenuti vicini a Cosa nostra65.
62
In alcuni colloqui registrati dagli investigatori sono emersi riferimenti a investimenti
immobiliari da realizzare a Palermo, Miami, Dubai e New York (A. Rossitto, Reality mafia,
in Panorama, 18 marzo 2010, 12).
63
Quando Settineri, era inviato speciale alle feste organizzate dal Comites e dal Consolato di Miami, in Gente dItalia, 12 marzo 2010.
64
S. Palazzolo, Cammarata intercettato col boss Per me era un manager dei vini, in la
Repubblica, edizione di Palermo, 13 marzo 2010, p. 13. La conversazione rivela comunque
una certa confidenza nella relazione intrattenuta tra i due interlocutori: Come sta? Tutto bene? La sua signora? Ma guardi un po che tempaccio! Quando la smette di piovere che non
ci si pu fare nemmeno una partitina? Ci vediamo stasera per un aperitivo alla Cuba? (G.
Modica, Diego Cammarata intercettato al telefono con Roberto Settineri, in www.blogsicilia.it,
14 marzo 2010).
65
S. Palazzolo, Lambasciatore dei padrini salut Diego da Miami, in la Repubblica,
edizione di Palermo, 12 marzo 2010, p. 9.
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la famiglia dei Gambino di New York. Anche in questo caso, pu essere interessante ripercorrere rapidamente lintera vicenda nei suoi
punti salienti.
Le intercettazioni degli investigatori hanno registrato una serie di
conversazioni con lanziano boss newyorkese Gaetano Napoli. I colloqui riguardano un episodio nel quale a seguito di alcuni dissidi sorti in Miami con rappresentanti della famiglia mafiosa dei Colombo,
questi ultimi avrebbero convocato un soggetto vicinissimo a Settineri Roberto per valutare una questione riconducibile ad attivit illecite compiute da questultimo e da altri soggetti in quel Paese (Tribunale di Palermo 2009c, p. 21). I dialoghi consentono di ricostruire il
ruolo e la posizione ricoperta dai due interlocutori. Il punto centrale
della discussione ruota intorno alla preoccupazione dellimprenditore
palermitano di non essere legittimato a presenziare alla riunione indetta su iniziativa dei Colombo, per lassenza di un soggetto che, in
quel momento, si trova in vacanza (ibid.). Il riferimento in questo caso a uno dei capi storici della famiglia newyorkese Nicholas Corozzo, detto Little Nick, che era detenuto e per conto del quale Settineri si era impegnato nellattivit illecita. proprio limprenditore
palermitano a suggerire al suo interlocutore la linea da seguire per risolvere la questione: tu gli devi far sapere solo che io sono un amico
(ibid., p. 24).
Roberto Settineri dunque un vero e proprio broker di relazioni.
Egli occupa una posizione di confine tra il mondo criminale e quello
legale, e se talvolta costretto a richiedere protezione e a ottenere autorizzazioni particolari per poter svolgere alcune attivit, il pi delle
volte lui a intervenire per risolvere le questioni pi complesse.
Nel corso dellestate 2008, ad esempio, organizza un viaggio della speranza in Sudamerica per un amico palermitano affetto da Hiv,
che doveva essere operato durgenza per un doppio trapianto di fegato e di reni. Carmelo Costanzo, la cui famiglia era pienamente inserita
nel contesto della cosca di Pagliarelli, era in lista di attesa da oltre due
anni presso lIsmett, listituto medico di trapianti pi allavanguardia
della citt di Palermo. Le sue condizioni di salute negli ultimi tempi
erano per peggiorate ed egli aveva contattato alcune cliniche colombiane che garantivano lintervento chirurgico. Si trattava adesso di trovare il modo di trasportare allestero il denaro contante, circa 75 000
euro, necessario per loperazione. Per questa ragione si era rivolto a
Roberto Settineri, ritenuto in grado di garantire la buona riuscita delliniziativa. Linteressamento del broker palermitano era stato imme164
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fratelli Corso, si era rivolto immediatamente a Settineri, riuscendo cos a ottenere una riduzione dellimporto da corrispondere. Il broker
aveva infatti rassicurato lamico estorto, invitandolo a consegnare soltanto una cifra simbolica.
La posizione di Settineri appare dunque strategica per gli esponenti
mafiosi che gravitano attorno allasse Palermo-Miami. Limprenditore
siciliano del resto ben consapevole della sua funzione di cerniera tra
differenti contesti sociali. lui stesso anzi ad autorappresentarsi in questi termini. Particolarmente significativa, a questo proposito, risulta una
vicenda riguardante una lite intercorsa con lamico Roberto Russo, il
quale, ai suoi occhi, era colpevole di non essersi interessato alla sua situazione, quando nel gennaio del 2010 era stato tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale76. Russo, in quella occasione, non soltanto
si era dimostrato indifferente nei confronti di Settineri, ma aveva perfino stigmatizzato il suo comportamento, che aveva determinato lintervento delle forze dellordine. In tale circostanza Settineri, amareggiato
e deluso dalla condotta dellamico, da lui sempre aiutato nel momento
del bisogno, abbandonava ogni cautela e raccontava lepisodio a numerosi soggetti palermitani vicini agli ambienti di Cosa nostra. Il manager
palermitano si lasciava andare ad una serie di considerazioni sulla propria vita e sul proprio operato, descrivendo il proprio ambiente di appartenenza in Palermo, contrapposto a quello legale (ibid., p. 260).
Una delle intercettazioni pi interessanti, a tal proposito, quella
intercorsa con un soggetto vicino alla famiglia di Brancaccio, al quale
limprenditore palermitano offriva una lucida e consapevole descrizione di se stesso e del proprio ruolo. Confermando la sua appartenenza
a un preciso sistema criminale, Settineri contestava il comportamento
ipocrita di Russo, che pur avendo spesso beneficiato dei favori dellamico, ne prendeva adesso improvvisamente le distanze: mi devi
spiegare una cosa, quando hanno un problema, perch vanno dal dottore amico in mezzo alla strada, anzich andarsene allospedale a farsi
curare? Visto che sono tutti cos, Ah! quando hanno bisogno, sono
buoni i dottori, questi privati, e quando un dottore ha un problema e
non serve pi? (ibid., p. 264).
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Settineri, trovandosi al bar con degli amici e un revolver nascosto sotto la giacca,
apostrof a quanto pare per unocchiata di troppo una security guard in servizio a Miami Beach con queste parole: I will put this gun in your fucking mouth. I know where you
live. Ill go to your house and kill you and your family (B. Hamacher, Rothsteins Mobster Flashed Gun at Guard, in Nbc Miami, 19 marzo 2010, www.nbcmiami.com). Lepisodio rivela come egli sia vittima del suo stesso personaggio e come la sua autorappresentazione finisca a tratti per travolgerlo.
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In talune circostanze, Settineri appare perfino suggestionato dallambiente e dalle regole di Cosa nostra. In una conversazione con il noto
imprenditore Giuseppe Moscarello77, il manager siciliano racconta di
trovarsi a una festa in compagnia di un amico comune e di altre persone, precisando che se fosse stato presente avrebbe avuto la possibilit di
vedere un pezzo di storia (ibid., p. 29). La festa non era altro che un
summit di mafia, al quale avevano partecipato gli esponenti delle principali famiglie mafiose americane. In un altro colloquio Settineri, nuovamente al telefono con il ristoratore, commenta la situazione della citt di
Palermo, contraddistinta da numerosi e ripetuti arresti, paragonandola a
un cimitero (ibid., p. 258). Ma quando le forze dellordine colpiscono
duramente la cosca dello schieramento avverso di San Lorenzo, Settineri e il suo interlocutore non hanno alcun dubbio: quaranta monnezze
si sono portati via, speriamo che continuino (ibid., p. 272).
Quello di Roberto Settineri, in conclusione, soltanto uno dei tanti percorsi di collusione e di complicit che possibile tracciare nella
zona grigia. Il suo, come abbiamo visto, il profilo di un broker, non
certamente quello di un boss mafioso. Settineri privo delle doti carismatiche e dellautorevolezza del leader. Se da un lato deve costantemente richiedere aiuto e protezione ai mafiosi, dallaltro anche un loro intermediario prezioso: un soggetto in grado di collegare fra loro
cerchie sociali distanti e differenti, apparentemente inconciliabili, quindi di creare e accumulare risorse relazionali utili al perseguimento di interessi criminali.
4. Rapporti di collusione e reti di intermediazione.
Al termine di questa riflessione, proviamo brevemente a descrivere
i network relazionali dei protagonisti dellarea grigia che abbiamo presentato nel paragrafo precedente. Attraverso la lettura del materiale
giudiziario e delle fonti di archivio raccolte infatti possibile ricostruire, seppure in maniera approssimativa, linsieme delle relazioni intrattenute dagli attori al centro della nostra indagine78. Ci, in definitiva, ci
77
Proprietario del ristorante Lo Strascino, della sala trattenimenti Lo sceicco e del locale Il Gattopardo, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come soggetto vicino a uomini
donore di Pagliarelli come Nino Rotolo e Giovanni Motisi.
78
I network relazionali (figure 2-4) dei tre soggetti presi in considerazione nelle pagine
precedenti sono stati ricostruiti sulla base del materiale giudiziario, conteggiando i legami intercorsi tra essi e gli altri attori presenti nelle vicende narrate. I dati cos raccolti sono stati
elaborati con il software di analisi delle reti Netminer versione 3.4.1. Per la rappresentazione grafica, ci siamo limitati unicamente a considerare lesistenza di un legame tra due nodi,
senza alcuna distinzione di sorta per quanto riguarda il contenuto veicolato allinterno di cia-
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Il network dellarchitetto palermitano non pu che riflettere la pluralit dei suoi contatti. Ritroviamo cos, da un lato, i boss mafiosi, i latitanti e gli altri uomini donore; dallaltro, invece, scorgiamo i politici,
gli imprenditori, i professionisti. Lelemento costante di queste molteplici e differenti interazioni costituito dallassenza di legami laterali:
quanti meno legami di questo tipo sono presenti tanto pi cresce la capacit di intermediazione di ego, vale a dire la sua capacit di connettere soggetti non comunicanti. Il risultato definitivo una trama relazionale centralizzata nel senso che non ci sono altre figure di rilievo ed eterogenea nel senso che si dipana in ambiti differenziati.
A differenza del network di Giuseppa Liga, quello di Nicola Notaro appare meno equilibrato e centralizzato, in quanto rivela la presenza di altre figure ricche di legami, che in parte si sovrappongono tra
loro (figura 3). Rispetto alla posizione occupata dallarchitetto palermitano, limprenditore originario di Villabate risulta, infatti, essere al
Figura 3. Il network di Nicola Notaro.
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centro di un fascio relazionale di pi ridotte dimensioni e la sua capacit di intermediazione appare relativamente pi contenuta, dal momento che sono presenti altri soggetti che svolgono la stessa funzione.
In effetti Notaro, pur rivestendo una funzione rilevante per il perseguimento delle finalit criminali, non sembra ricoprire un ruolo strategico e decisionale. La sua figura inoltre si sovrappone a quella di altri soggetti che partecipano alle condotte illecite. Il network appare comunque articolato e variegato nella composizione dei personaggi. La
versatilit di Notaro lo porta infatti a relazionarsi, come abbiamo detto, con imprenditori, politici e professionisti, oltre che con numerosi
esponenti della famiglia mafiosa di Villabate.
Da un punto di vista morfologico, il network di Roberto Settineri
risulta simile a quello elaborato per la figura di Giuseppe Liga (figura
4). Il manager palermitano residente negli Stati Uniti al centro di un
fascio di relazioni numerose ed eterogenee. In questo caso, del resto,
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siamo di fronte a un vero e proprio broker di relazioni, in grado di collegare fra loro attori diversi e ambienti differenti e distanti. La posizione di ponte tra le famiglie mafiose palermitane e quelle americane,
il ruolo di intermediario tra gli uomini donore, da una parte, il mondo politico ed economico, dallaltra, ne fanno a tutti gli effetti una figura emblematica di quella vasta zona grigia che abbiamo qui cercato
di mettere a fuoco.
In tutte le vicende analizzate in questo capitolo si ravvisano catene di intermediazione che collegano in modo variabile mafiosi e imprenditori caratterizzati da differenti tonalit di grigio. I ruoli degli
attori coinvolti non sono sempre chiaramente definiti, ma appaiono
mutevoli e ambivalenti, oscillando tra rapporti di dipendenza e di autonomia. interessante osservare sulla base di quanto rivelato dalle
indagini giudiziarie il caso dellimprenditore che, pur trovandosi sotto lombrello protettivo di Cosa nostra, cerca di mantenere un profilo
autonomo, ovvero margini di azione indipendenti dai legami mafiosi.
Ad esempio, quando il gi citato imprenditore Rizzacasa subisce una
rapina, in un pizzino il mafioso Andrea Gio riferisce dellepisodio e
scrive mi hanno cercato subito: bisognava accertare chi fossero i
responsabili e affrontare la situazione per rendere effettiva la protezione mafiosa, come peraltro era accaduto altre volte dicono i mafiosi quando si erano verificati dei furti nei cantieri delle sue imprese. Al tempo stesso, Francesco Paolo Sbeglia dice a Bonura, riferendosi sempre a Rizzacasa: una testa di cazzo, si muove in autonomia
(Tribunale di Palermo 2010d, p. 125). Come abbiamo visto, anche per
altri imprenditori si verificano situazioni simili: il caso del soggetto
che fa da prestanome, ma poi non rispetta i patti badando solo al proprio tornaconto personale. Evidentemente in possesso di un patrimonio relazionale che gli garantisce margini di manovra e di negoziazione, e che lo preserva da eventuali sanzioni mafiose.
Al di l dei casi specifici di cui si parlato, importante sottolineare come questa ambivalenza dei legami insieme di dipendenza e di
autonomia sia spesso una caratteristica dei rapporti di collusione tra
mafiosi e imprenditori. Il mafioso cerca di porre dei vincoli allagire
dellimprenditore a cui offre la sua protezione attiva, con lobiettivo di
massimizzare i vantaggi che pu ricavare dal legame. Dal canto suo,
limprenditore fa attenzione a non restare del tutto intrappolato nella
rete mafiosa, ponendo a sua volta condizioni per linstaurarsi dello
scambio e cercando di conservare uno spazio autonomo di azione. La
cooperazione soggetta a progressive negoziazioni e continui aggiu172
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stamenti: per funzionare ha bisogno di figure di raccordo impersonate da attori diversi che permettono larticolazione della rete di
relazioni e di transazioni. In alcuni casi limprenditore pu entrare a
far parte organicamente dellassociazione mafiosa, ma nella maggioranza dei casi pu mantenere una posizione esterna, in virt della
quale pu riuscire a ottenere paradossalmente maggiori benefici. peraltro una posizione privilegiata anche perch meno esposta allazione delle agenzie di controllo.
Larea grigia presenta per definizione una configurazione sfumata,
che agevola gli accordi collusivi e la costituzione di cartelli criminali:
ha confini permeabili e porosi, ma al tempo stesso funziona attraverso
pratiche e modelli di comportamento riconosciuti, che permettono
lidentificazione delle regole del gioco e la valutazione dellaffidabilit
degli attori coinvolti. Osservato dallesterno, il quadro che emerge appare caratterizzato da sovrapposizioni e compenetrazioni, nel senso
che si trovano aggregati e mescolati insieme interessi e soggetti diversi. Questo rende estremamente difficile tracciare linee nette di demarcazione, ma il fatto di non poter distinguere chiaramente tra condotte
lecite e illecite in una situazione caratterizzata peraltro dalla compresenza di differenti criteri di legittimit79 riproduce la stessa area
grigia e ne amplifica la sua capacit di attrazione.
79
Gli attori devono tenere presenti contemporaneamente regole che derivano da ordinamenti diversi (legale, mafioso, di mercato ecc.) e le loro peculiari combinazioni.
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Fonti
ASP
n. 5 di Reggio
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