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Saggi. Storia e scienze sociali

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Fondazione Res
Istituto di ricerca su economia e societ in Sicilia
Rapporto 2010
Collana diretta da
Pier Francesco Asso e Carlo Trigilia

Comitato scientifico
Giovanni Puglisi (presidente), Aurelio Angelini, Maurice Aymard,
Arnaldo Bagnasco, Aldo Bonomi, Salvatore Butera, Giuseppe Campione,
Guido Corso, Leandra DAntone, Carlo Dominici, Alberto Quadrio Curzio,
Pierluigi Sacco, Luca Maria Scarantino, Elita Schillaci, Gianfranco Viesti

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Fondazione Res

ALLEANZE NELLOMBRA
Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno

A cura di Rocco Sciarrone

DONZELLI EDITORE

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2011 Donzelli editore, Roma


Via Mentana 2b
INTERNET www.donzelli.it
E-MAIL editore@donzelli.it
ISBN 978-88-6036-579-8

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ALLEANZE NELLOMBRA

Indice
p.

XI

Ringraziamenti

Introduzioni
Mafie ed economie locali. Obiettivi, risultati
e interrogativi di una ricerca

XIII

di Pier Francesco Asso e Carlo Trigilia

Il piano della ricerca

XXXIII

di Rocco Sciarrone

Parte prima
I.

3
6
10
17
32
43
II.

Indicatori e costi della criminalit mafiosa


di Adam Asmundo
1. Introduzione
2. Indicatori di power syndicate e di enterprise syndicate
3. Costi diretti e indiretti della criminalit organizzata
4. Sintesi conclusiva

49
51
57
64
III.

67
70
73
76

Mafie, relazioni e affari nellarea grigia


di Rocco Sciarrone
1. Introduzione
2. Il capitale sociale delle mafie
3. Dentro larea grigia
4. Radicamento territoriale, dimensione organizzativa e settori
di attivit
5. Reti e campo organizzativo: attori e meccanismi delle aree grigie
6. Sul versante dellantimafia

I contesti ad alta densit mafiosa: un quadro socio-economico


di Sandro Busso e Luca Storti
1. Introduzione
2. Lo sviluppo economico
3. Il dinamismo economico
4. Il tessuto produttivo
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Sciarrone, Alleanze nellombra


5. Il tessuto sociale
6. Le province high power syndicate
7. Conclusioni: dai dati aggregati ai meccanismi

80
86
92
IV.

Le statistiche giudiziarie sulla criminalit organizzata.


Unanalisi temporale e spaziale
di Riccardo Abbate e Anna Pia M. Mirto
1. Introduzione
2. Andamento diacronico dei delitti denunciati
3. Quadro di sintesi a livello regionale
4. Analisi spaziale a livello provinciale

95
96
110
112

Parte seconda
V.

di Rocco Sciarrone, Attilio Scaglione, Alida Federico,


Antonio Vesco
1. Introduzione
2. Attori e attivit a diversa scala di grigi
3. Tre variazioni sul tema
4. Rapporti di collusione e reti di intermediazione

127
132
145
168
VI.

189
216
VII.

255
259

Mafia e comitati di affari. Edilizia, appalti


ed energie rinnovabili in provincia di Trapani
di Rocco Sciarrone, Attilio Scaglione, Alida Federico,
Antonio Vesco
1. Introduzione
2. Controllo e regolazione mafiosa dei contratti
e degli appalti pubblici
3. Il campo organizzativo dei comitati di affari
4. Reti sociali e governance mafiosa

175
179

223
228
237

Lo spettro dellarea grigia. I professionisti


di Cosa nostra a Palermo

Le relazioni pericolose di un imprenditore di successo.


La grande distribuzione commerciale a Catania
di Davide Arcidiacono e Maurizio Avola
1. Introduzione
2. La GDO in Sicilia orientale tra espansione e anomalie
3. Con Dio e con Mammona: la carriera del re
dei supermercati catanesi
4. Un caso grigio
5. Scoperchiato il verminaio?
VI

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Indice
VIII.

di Rita Palidda
1. Introduzione
2. La doppia carriera di un imprenditore dei trasporti
3. Amministrare al posto della mafia?
4. Un patto tra mafie per laltra Sicilia
5. Logiche di mercato e costi dellillegalit

265
270
277
284
298
IX.

332
X.

351
355
378
XI.

401
423

I lavori di ammodernamento dellautostrada


Salerno-Reggio Calabria. Il ruolo delle grandi imprese
nazionali
di Vittorio Mete
1. Introduzione
2. Unautostrada infinita e i diversi contesti criminali
che attraversa
3. La costellazione degli attori in campo
4. Incentivi allazione e violenza
5. La grande impresa tra mafia e antimafia

339
343

397

Lo spergiuro di Ippocrate. Mafia, politica e carriere


nel campo della sanit in provincia di Reggio Calabria
di Vittorio Mete
1. Introduzione
2. Lomicidio Fortugno e lo scioglimento della Asl di Locri
3. Il commissariamento e il ritorno alla normalit della Asp
di Reggio Calabria
4. La ndrangheta oscurata dalle aree grigie?

305
313
323

385
386
393

Lungo le rotte dei camion. Criminalit organizzata


e trasporti nella Sicilia orientale

La camorra nelle societ miste. Gestione dei rifiuti


e governo del territorio in provincia di Caserta
di Vittorio Martone
1. Introduzione
2. Terra di lavoro, di cemento e di discariche
3. Lemergenza infinita: i rifiuti tra commissari di governo
e gestione straordinaria
4. Dalle commerciali mafiose alla penetrazione nei Consorzi
di bacino
5. Laffare Ecoquattro S.p.A.
6. La regolazione camorristica del mercato: territorio, impresa
e area grigia
VII

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Sciarrone, Alleanze nellombra


XII.

Magliari, imprenditori e camorristi:


il mercato del falso a Napoli
di Luciano Brancaccio
1. Introduzione
2. Mercati e camorristi
3. La tradizione dei magliari
4. I clan della cintura periferica
5. La filiera camorrista del falso
6. Mercati, gerarchie, famiglie

431
436
441
445
452
467

Appendici
475

A. Lista delle interviste

479

B. Costi della criminalit: fonti, dati e metodi di calcolo


di Adam Asmundo

493 Fonti
501 Bibliografia
525 Indice dei nomi
535 Gli autori

VIII

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ALLEANZE NELLOMBRA

V.

Lo spettro dellarea grigia.


I professionisti di Cosa nostra a Palermo
di Rocco Sciarrone, Attilio Scaglione, Alida Federico, Antonio Vesco*

1. Introduzione.
Il radicamento del fenomeno mafioso profondo e di lunga durata uno degli aspetti che contribuiscono a rendere larea palermitana uno degli scenari pi rilevanti, ma anche pi difficili da interpretare1. sempre alto il rischio, da un lato, di alimentare stereotipi cristallizzati in immagini sganciate dalla realt; dallaltro, di reificare gli
stessi concetti elaborati nel tentativo di definire i contorni delle organizzazioni criminali.
La mafia palermitana costituita da un fitto intreccio di rapporti
trasversali che non conosce confini di classe, di ceto o di partito. una
trama articolata di relazioni che coinvolge esponenti delle istituzioni,
della politica e delleconomia, dei colletti bianchi e delle classi popolari, un tessuto criminale eterogeneo che sfugge ai modelli teorici astratti e alle rigide classificazioni.
Per esaminare il fenomeno mafioso nel capoluogo siciliano, occorre operare alcune semplificazioni e concepire in prima battuta almeno
due possibili livelli di analisi. Da un lato, possiamo fare riferimento al
livello del controllo del territorio da parte delle famiglie mafiose che,
* La ricerca sul campo e lanalisi della documentazione empirica sono state pienamente
condivise dagli autori. Per quanto riguarda la stesura sono attribuibili a R. Sciarrone la prima parte del paragrafo 2 (pp. 133-9); ad A. Scaglione la seconda e la terza parte del paragrafo 3 (pp. 151-68); ad A. Federico la seconda parte del paragrafo 2 (pp. 139-45); ad A. Vesco
la prima parte del paragrafo 3 (pp. 145-50); i paragrafi 1 e 4 sono stati scritti congiuntamente da A. Scaglione e R. Sciarrone.
1
Per lanalisi di alcune dinamiche della mafia nellarea di Palermo si vedano, ad esempio,
Santino - La Fiura 1990; Lupo 1996 e Dino 2002, 2011. Mancano tuttavia studi sistematici e
specificamente orientati allanalisi dei processi di radicamento di Cosa nostra nel capoluogo
siciliano. Sono quindi importanti al riguardo le recenti ricerche in prospettiva storica di Patti 2008; Blando 2009 e Coco 2009, 2010.

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Rocco Sciarrone, Attilio Scaglione, Alida Federico, Antonio Vesco

fedeli alla tradizione, ancora oggi si spartiscono il potere allinterno dei


quartieri cittadini e dei paesi della provincia. Dallaltro, possiamo
guardare al livello delle relazioni esterne, vale a dire ai rapporti che i
gruppi mafiosi instaurano, di volta in volta, con esponenti delle classi
dirigenti: imprenditori, politici, rappresentanti delle istituzioni e della
cosiddetta societ civile.
Il primo livello individua la struttura organizzativa di base di Cosa
nostra, ovvero gli uomini donore impegnati prevalentemente nella gestione di affari illeciti e nel controllo di attivit economiche attraverso
il meccanismo dellestorsione-protezione. Il secondo livello, pi complesso e difficile da circoscrivere, coinvolge i colletti bianchi e i vertici
dellorganizzazione. questo lambito in cui si definiscono i rapporti
di collusione e di contiguit. qui che gli imprenditori mafiosi investono in attivit legali o formalmente legali.
Questi due livelli ovviamente non sono isolati luno dallaltro, ma si
compenetrano reciprocamente in maniera variabile e secondo differenti
gradazioni di intensit. Accade anzi sempre pi spesso che, dallinterazione tra questi differenti campi di azione, emergano figure per cos dire ibride, che occupano posizioni strategiche rispetto allintermediazione e ai collegamenti con i gruppi mafiosi: esponenti dellalta societ
palermitana che si calano senza alcun imbarazzo nel ruolo di capimafia2
o, allopposto, soggetti organici al sodalizio criminale che indossano i
panni di insospettabili e irreprensibili colletti bianchi, talvolta facendosi
finanche portatori di una legalit di facciata3. In taluni casi, come vedremo, risulta persino difficile distinguere con precisione tra i due profili.
Alla luce di queste considerazioni, verrebbe dunque da chiedersi in
che misura le indagini giudiziarie sono state in grado di penetrare allinterno di entrambe le sfere di influenza mafiosa. Negli ultimi anni,
il livello militare stato ripetutamente aggredito da efficaci operazioni
antimafia. I blitz delle forze dellordine hanno letteralmente smantellato intere cosche specializzate nellimposizione estorsiva. La disarticolazione organizzativa delle strutture criminali stata accelerata dal2
Pensiamo, ad esempio, a Giuseppe Guttaduaro, primario dellospedale civico di Palermo, arrestato nel 2002 con laccusa di essere il capo mandamento di Brancaccio, o ancora a
Giuseppe Liga uno dei casi analizzati in questo capitolo , architetto e presidente del
Movimento cristiano lavoratori di Palermo, tratto in arresto nel 2010 per avere diretto la cosca di San Lorenzo dopo la cattura dei Lo Piccolo.
3
Basti ricordare i casi di Giovan Battista Giacalone, co-reggente della famiglia di San Lorenzo fino al 2009, divenuto imprenditore di successo nel settore della grande distribuzione,
o dellattuale collaboratore di giustizia Francesco Campanella, organico alla famiglia Mandal di Villabate, protagonista di una carriera politica lampo nelle file dellUdc, interrotta soltanto dal suo arresto nel 2002.

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I professionisti di Cosa nostra a Palermo

la cattura dei pi importanti boss mafiosi4. Lassenza di figure di vertice a cui demandare la risoluzione delle controversie e il coordinamento delle attivit illecite ha reso sempre pi problematici i rapporti tra le
famiglie e i mandamenti mafiosi5. A mettere in crisi il tradizionale sistema di approvvigionamento delle risorse economiche delle cosche,
hanno poi contributo in maniera decisiva i giovani del movimento Addiopizzo e le associazioni di categoria, in particolare Confindustria, la
cui forte presa di posizione contro il racket delle estorsioni ha avuto
una risonanza straordinaria.
Meno netti appaiono, invece, i successi delle istituzioni nei confronti di quel sistema criminale fondato sullaccordo silenzioso tra uomini donore, imprenditori, politici e professionisti. I protagonisti di
questo vasto e ramificato reticolo affaristico-mafioso sono stati disvelati soltanto parzialmente e spesso sono riusciti a sfuggire alle maglie
della giustizia. Dai pochi fotogrammi apparsi tra i pizzini rinvenuti nei
covi dei latitanti o carpiti da fugaci conversazioni intercettate, emerge
unimmagine per certi versi sconfortante, uno scenario in cui trovano
collocazione grandi imprenditori alle dipendenze di Cosa nostra, politici eletti con i voti di intere famiglie palermitane, professionisti al
servizio dei boss, e anche alcuni servitori infedeli dello Stato. Come
peraltro ha dichiarato ai magistrati un importante imprenditore palermitano, ex vicepresidente di Confindustria nazionale, Ettore Artioli:
sempre pi complesso in questa terra sapere con chi hai a che fare e
come ti devi muovere; [] alla fine non sai mai come ti devi muovere (Tribunale di Palermo 2010e, p. 54).
Per quanto riguarda Cosa nostra, gli investigatori, se da un lato rilevano un allentamento dei caratteri storici di unitariet correlati al
modello architetturale palermitano (Dia 2009b, p. 12), dallaltro mettono in luce la scelta di farsi impresa, avvalendosi direttamente di
attivit imprenditoriali proprie, in una logica che va oltre i consolidati
schemi di coinvolgimento di strutture aziendali meramente vittime
o solo contigue (Dia 2009a, p. 10).
In proposito il magistrato Roberto Scarpinato ha richiamato lattenzione sullimprenditoria mafiosa, che costituirebbe il vero nerbo della mafia, soprattutto a Palermo:
4
Senza andare troppo indietro nel tempo, limitandoci ai nomi pi eclatanti, baster ricordare gli arresti di Antonino Rotolo (2006), Bernardo Provenzano (2006), Salvatore e Sandro Lo Piccolo (2007), Domenico Raccuglia (2009) e Giovanni Nicchi (2009).
5
Nel dicembre del 2008, le indagini della magistratura hanno anche bloccato sul nascere il tentativo di ripristinare listituzione della commissione provinciale che, nelle intenzioni
dei capifamiglia palermitani, avrebbe consentito di ricompattare lorganizzazione.

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Rocco Sciarrone, Attilio Scaglione, Alida Federico, Antonio Vesco


mi riferisco ad una moltitudine di colletti bianchi, di imprenditori con al seguito uno stuolo di professionisti e consulenti che ha conquistato il mercato
costruendo posizioni di oligopolio e dettando le regole con metodo mafioso.
Costoro non pagano il pizzo, n lo pretendono. Hanno monopolizzato interi
settori ricorrendo allintimidazione e alla violenza. Il risultato che oggi qui a
Palermo [] abbiamo arrestato tutti i capi militari e molti estortori, ma il mercato edilizio, per fare un esempio, ancora completamente assoggettato al sistema mafioso.
In questo settore, che trainante, non esiste il libero mercato se non negli
spazi residuali che non sono occupati dagli oligopoli mafiosi. Perch dagli appalti pubblici, alle ristrutturazioni private, anche degli appartamenti di 300
metri quadrati, tutto il settore monopolizzato da imprenditori mafiosi. E si
tratta di un ciclo globale che va dal momento della vendita del terreno da edificare a quello della costruzione e poi a scendere ai vari rami merceologici collegati: la rubinetteria, gli infissi, la vetreria, la tinteggiatura, tutti vengono puntualmente imposti da imprenditori mafiosi.
Ci determina un conseguente aumento dei costi che nella sola Palermo si
aggira, secondo le nostre stime, attorno ad un 35-40% e che viene scaricato sul
consumatore finale. Questo mercato drogato, nelle fette pi cospicue e significative, nelle mani dei mafiosi che utilizzano gli uomini della mafia militare
solo quando indispensabile per rimuovere qualche ostacolo.
La cosa straordinaria che tutto questo avviene alla luce del sole6.

Limprenditoria mafiosa prende forma allinterno dellarea grigia


grazie ai rapporti intrattenuti con operatori economici dal volto pulito, ma anche con professionisti, politici e amministratori pubblici7.
In questo capitolo la nostra ricerca esamina con particolare riferimento al contesto palermitano i legami di complicit, di collusione
e, in alcuni casi, di vera e propria compenetrazione tra questi soggetti
ed esponenti di Cosa nostra8. cos possibile mettere in luce alcuni peculiari meccanismi attraverso i quali funziona un pezzo importante
di economia, lontana tanto dalle regole e dalla logica del mercato
quanto dalla tradizionale violenza mafiosa. Una modalit di condurre
affari basata piuttosto su accordi e negoziazioni, cementati da convergenze di interessi ai confini del lecito e dellillecito.
Il termine spettro inserito nel titolo del capitolo allude ai due
significati che pu sottintendere: da un lato, spettro come fantasma, larea grigia come qualcosa che viene continuamente evocato
ma che difficile da vedere; dallaltro, ovviamente lo spettro come
Intervista a Roberto Scarpinato di A. Petrozzi e L. Baldo (2010, pp. 61-2).
Rapporti che vantano a Palermo una lunga continuit storica, come documentato ad
esempio da Santino e La Fiura (1990).
8
Lanalisi basata su materiale giudiziario e su interviste rivolte a testimoni qualificati,
in particolare a magistrati (Int. 7SicOc; Int. 8SicOc; Int. 19SicOc; Int. 28SicOc), giornalisti
(Int. 4SicOc; Int. 26SicOc; Int. 27SicOc) e studiosi (Int. 29SicOc; Int. 30SicOc).
6
7

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sinonimo di variabilit ed eterogeneit. pi questo secondo significato che interessa la nostra analisi. Lobiettivo andare a guardare
dentro larea grigia, mettendo a fuoco aspetti rilevanti della sua articolazione interna. Si tratta infatti di unarea composta da attori diversi e di diversa levatura, tutti per funzionali al sistema relazionale della mafia e agli interessi economici non solo dei mafiosi ma degli stessi soggetti collusi. Il riferimento ai professionisti vuole invece focalizzare lattenzione sulle competenze e risorse che questi
soggetti esterni mettono al servizio di Cosa nostra, perseguendo
Figura 1. Beni sequestrati e/o confiscati alle organizzazioni mafiose
palermitane (2005-2010)*.
Legenda
Agenzia di scommesse
Azienda di trasporti
Azienda manifatturiera
Bar/Ristorante
Centro commerciale
Centro medico/clinica
Esercizio commerciale
Impresa edile
Societ di servizi
Societ energetica
Supermercato

* Lelenco dei beni in amministrazione giudiziaria stato ricostruito attraverso unattenta lettura di fonti darchivio e materiale giudiziario. La disposizione dei punti sulla cartina, estratta dal sito internet Google maps, rispecchia la reale posizione delle attivit
economiche sottratte alla mafia. Pur avendo cercato di collocare sulla figura la totalit dei
beni sequestrati e/o confiscati, la rappresentazione realizzata da ritenersi soltanto unapprossimazione della realt indagata.

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comunque anche propri obiettivi, ovvero muovendosi con margini


di autonomia rispetto alla mafia9.
In via preliminare, pu essere utile offrire unimmagine dinsieme
delle attivit economiche che caratterizzano larea grigia a Palermo e
dintorni (figura 1). Com noto, si tratta di attivit molto variegate e
molteplici, che spesso si collocano a cavallo tra mercati legali e illegali e che hanno proprio nellarea grigia il loro centro di propulsione e
attrazione.
Al fine di rappresentare il grado di diffusione delleconomia mafiosa nella citt di Palermo, abbiamo riprodotto, attraverso lutilizzo di
una mappa georeferenziata, la distribuzione delle attivit produttive
che sono state interessate da provvedimenti di sequestro o di confisca
per infiltrazioni mafiose negli ultimi cinque anni.
Gi questa ricostruzione parziale del fenomeno rivela lampia
estensione della presenza di Cosa nostra nel capoluogo palermitano.
Accanto alla mafia parassitaria che si alimenta quotidianamente del
racket delle estorsioni, si sviluppata nel corso del tempo una mafia a
forte vocazione imprenditoriale, in grado di diversificare i suoi investimenti nei pi remunerativi settori economici. A Palermo le imprese
mafiose, molto efficienti nel riciclaggio di denaro sporco, hanno inquinato leconomia legale con i soldi del pizzo e della droga, e oggi
controllano una larga fetta dei mercati della grande distribuzione, delledilizia, della sanit, del gioco e delle scommesse, della ristorazione,
del commercio, dellenergia, dei trasporti e dei servizi.
Nel seguito del capitolo lattenzione sar focalizzata sugli attori
dellarea grigia, proponendo prima una galleria di personaggi significativi rispetto al contesto palermitano degli ultimi anni, e approfondendo poi tre casi specifici, ciascuno dei quali pu essere ritenuto emblematico del tipo di figure che si muovono in questarea.
2. Attori e attivit a diversa scala di grigi.
In questo paragrafo presentiamo, senza alcuna pretesa di esaustivit, un breve repertorio delle azioni e dei personaggi che popolano
quello spazio dilatato e multiforme rappresentato dallarea grigia (cfr.
9
Il nostro riferimento dunque diverso, anche se non incompatibile, con lipotesi della
mafia come professione. Non qui possibile sviluppare la questione, per la quale rinviamo a La Spina 2005 e Santoro 2007.

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I professionisti di Cosa nostra a Palermo

cap. I). Si tratta in effetti di unarea per molti aspetti indefinita, al cui
interno possibile scorgere profili di complicit e contiguit con le organizzazioni criminali di intensit differente. Da questo punto di vista,
la provincia palermitana offre uno spaccato assai significativo della
forte disomogeneit delle condotte collusive e del livello di penetrazione delle cosche mafiose nei diversi settori delleconomia legale. Pu
essere pertanto utile ripercorrere alcune delle principali vicende che
hanno avuto come sfondo il capoluogo siciliano.
Imprenditori dal volto pulito in settori tradizionali
Una recente indagine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha puntato lattenzione su una serie di imprenditori contigui o
collusi con Cosa nostra che costituirebbero il volto pulito degli interessi mafiosi nelleconomia legale, in particolar modo nel campo delledilizia. Si tratterebbe di operatori economici che hanno deliberatamente ricercato lalleanza con uomini donore investiti di funzioni apicali in seno al sodalizio e hanno fruito, consapevoli dei metodi dei loro diretti interlocutori, di una condizione di assoluto privilegio nella
conduzione di trattative e nella aggiudicazione di appalti sia pubblici
sia privati (Tribunale di Palermo 2010d, pp. 17-8). stata infatti svelata la presenza di un connubio tra imprenditori e mafiosi che mirava
a realizzare affari intervenendo in diverse fasi del ciclo delledilizia a
Palermo e provincia: dallacquisto dei terreni alla gestione delle cave,
allimposizione delle imprese fino allo smaltimento dei materiali di risulta. I boss palermitani avrebbero persino chiesto ad alcuni studi professionali di consegnare lelenco dei pi importanti lavori in fase di
progettazione, con lobiettivo di selezionare a monte quelli pi appetibili per lorganizzazione criminale. In unintercettazione, riferendosi
a un ingegnere10, il boss Antonino Cin dice: gli portano i lavori, questi li deve portare tutti da noi e noi facciamo la cernita (ibid., p. 18).
Linchiesta ha fatto emergere la variet di figure che popolano la
vasta area grigia che si dispiega tra economia lecita e illecita, e che sono legate ai mafiosi da rapporti molteplici e di intensit variabile. Si va
dallimprenditore organico, direttamente inserito e identificato nel
sodalizio mafioso, a quello colluso, che coopera attivamente con il
gruppo criminale per perseguire obiettivi comuni, allinsegna di uno
scambio reciprocamente vantaggioso. In non pochi casi, i mafiosi
sembrano costituire i titolari ombra delle stesse aziende colluse: si
10
Si tratta di Salvatore Mandarano, sul quale si veda: R. Lo Verso, Occhi puntati su un
ingegnere, in S, 2010, 30, pp. 114-7.

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avvalgono delle competenze degli imprenditori, ma gestiscono di fatto le attivit economiche11. Come dice un boss in unintercettazione,
riferendosi al ruolo svolto da un imprenditore nel portare avanti gli
interessi economici di Cosa nostra: con il suo cervello, per noi messi avanti (ibid., p. 18). Dal canto loro, questi imprenditori non ricoprono un mero ruolo di prestanome, ma tendono a realizzare con i
mafiosi una convergenza di interessi, che pu facilmente sfociare in
una vera e propria forma di condivisione e di compartecipazione economica. Sarebbe il caso secondo laccusa dei magistrati di Francesco Bonura e dei fratelli Sbeglia, che sono impegnati direttamente in
attivit imprenditoriali e costituiscono, al tempo stesso, il tramite di
altri imprenditori collusi con lorganizzazione mafiosa. Dalle indagini emerge che il costruttore Francesco Bonura avrebbe imposto a
unazienda di cedere il 50% dei lavori per la realizzazione di 69 villette, cos come avrebbe suggerito il nome della ditta che doveva
svolgere i lavori di costruzione della nuova sede di una grossa concessionaria di automobili di Palermo. Alcune vicende relative a questultima azienda sono peraltro emblematiche del tipo di rapporti che
tendono a instaurarsi tra mafiosi e imprenditori. Risulta infatti che il
titolare della concessionaria che avrebbe pagato per circa trentanni
il pizzo (quantificabile in seimila euro annui) ad Antonino Rotolo,
capomandamento di Pagliarelli a un certo punto si ammala gravemente e va a trovare il boss per raccomandare la figlia, destinata a succedergli alla guida dellazienda. Lo stesso Rotolo parla in unintercettazione dellincontro in cui limprenditore avrebbe fatto un testamento, chiedendogli di stare vicino alla figlia: io non ci sar ma
mia figlia sa che deve parlare con te (ibid., p. 65). Per la costruzione
della nuova sede della ditta viene dato incarico a un architetto di curare la licitazione privata, per un importo complessivo di circa due
milioni di euro: nonostante siano state invitate formalmente diverse
imprese, la decisione ultima sarebbe spettata a Rotolo, che si sarebbe
avvalso dei consigli di Bonura.
Un altro imprenditore, di cui gli inquirenti avrebbero accertato
lappartenenza strutturale a Cosa nostra, Antonino Maranzano, collegato allo stesso Bonura. I due parlano dei lavori relativi al progetto
di costruzione di un termovalorizzatore. Maranzano sembra essere il
11
Come ha dichiarato il magistrato Roberto Scarpinato, che ha coordinato le indagini, i
nomi dei soggetti per conto dei quali questi imprenditori operavano erano ben noti alla citt: chi trattava con loro era perfettamente cosciente del calibro delle persone con cui aveva
a che fare tanto che bypassava i prestanome (S. Palazzolo, I colletti bianchi del gotha mafioso, in la Repubblica, edizione di Palermo, 11 giugno 2010, p. 2).

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I professionisti di Cosa nostra a Palermo

referente delle cosche per le messe a posto12, ovvero per individuare


le imprese disponibili. In unintercettazione, lo stesso imprenditore
racconta di essere stato contattato da un intermediario di unazienda
che si dichiarava disponibile a fare i lavori pagando il pizzo e concedendo i subappalti: per quanto riguarda gli scavi e tutti i lavori che ci
sono da fare, che sono importanti, sono disposti a darli a chi gli dicono, sono disposti a pagare su questo lavoro quello che c da pagare,
va bene? (ibid., p. 27). Limpresa interessata ha messo davanti dice Maranzano un picciotto serio, che ha il compito di prendere i
contatti e trovare laccordo con i mafiosi. La ditta che deve eseguire i
lavori fa questo discorso: a noi qua poi ci dicono chi e come e
quanto, noi siamo a disposizione!.
Al centro della stessa inchiesta troviamo poi gli imprenditori Sbeglia, considerati fra le famiglie di costruttori legati a doppio filo con
Cosa nostra13. Francesco Paolo Sbeglia era di fatto in societ con limprenditore Filippo Chiazzese: come riferito da un collaboratore di
giustizia, i due lavoravano dove volevano in virt del legame privilegiato instaurato con il boss Antonino Cin (ibid., p. 91). Chiazzese
si era aggiudicato con altre due ditte lappalto di 11 milioni di euro per la ristrutturazione del Parco dOrlans nel comune di Palermo.
Sempre in societ con Sbeglia, limprenditore avrebbe partecipato alla
costruzione di alcuni padiglioni dellistituto zooprofilattico della stessa citt. Egli sembra godere della protezione attiva dei boss: quando riceve unintimidazione da parte della famiglia mafiosa di Partanna
Mondello, i boss a lui vicini corrono in suo aiuto e lo rassicurano: Filippo vai a dormire tranquillo non ce n problemi (ibid., p. 88).
Chiazzese risulta anche socio del raggruppamento nazionale di imprese Generale Appalti Pubblici Consorzio Stabile, con sede a Firenze,
di cui stato presidente del consiglio di amministrazione14 e di cui faceva parte pure Sbeglia. Allinterno dello stesso Consorzio di particolare rilevanza la figura di Vincenzo Rizzacasa uno degli imprenditori edili pi noti in citt15 a capo dellimpresa Aedilia Venusta, impegnata nellultimo periodo soprattutto in ristrutturazioni immobiliari
nel centro di Palermo. Rizzacasa un architetto che, dopo aver fatto il
preside negli anni ottanta in una scuola di un piccolo comune in proR. Lo Verso, Gli occhi sullaffare rifiuti, in S, 2010, 29, p. 58.
A. Cottone, Chi Sbeglia paga (quasi sempre), ivi, p. 54.
14
Il Consorzio metteva insieme circa 30 societ, anche di altre regioni meridionali e del
Centro-nord.
15
Rizzacasa e Confindustria lite giuridica sullespulsione, in la Repubblica, edizione di
Palermo, 11 giugno 2010, p. 4.
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vincia di Palermo, compie il grande salto nelledilizia, costituendo una


serie di societ, tra le quali oltre allAedilia Venusta Abitalia, societ per azioni con sede a Roma, e Arbolandia, di cui socio anche limprenditore Giuseppe Settipani, definito il re del marmo16. Risulta far
parte anche del Gruppo Venti, una holding immobiliare costituita nel
2004 che associa diversi imprenditori appartenenti al nocciolo duro
di Confindustria Palermo17 che decidono di partecipare ai bandi per
la riqualificazione urbanistica del centro storico di Palermo, guidata
dallex vicepresidente di Confindustria nazionale, Ettore Artioli.
Uno dei primi affari del Gruppo Venti stata la rilevazione di alcuni immobili appartenuti ai Monopoli di Stato. Il Gruppo bandisce
una gara di circa quattro milioni e mezzo di euro da assegnare con il
criterio del massimo ribasso, alla quale vengono presentate una decina
di buste. Alla fine risulta vincitrice lAedilia Venusta, ma con il metodo della media ponderata, vale a dire sulla base di un criterio diverso
da quello deciso in un primo tempo18. La presenza degli Sbeglia allinterno dellAedilia Venusta stata confermata dallo stesso Artioli19, che
ha dichiarato quanto segue ai magistrati:
lo Sbeglia Salvatore era, nelle fasi dei lavori iniziali, presente in cantiere, a che
fare non lo so, ecco, detto cio era una sorta di referente credo degli
operai, che controllasse gli operai, che lavorassero, questo genere di cose qua
[]. Lui mi sembrava, come dire, il vecchio uomo di cantiere, che sapeva dare le indicazioni tecniche agli operai []. Aveva, come dire, questa posizione
di colui che allingresso del cantiere sta a controllare gli operai e a dargli indicazioni. Il responsabile di cantiere era il figlio Francesco, che si vedeva altrettante volte l e che devo dire, per la verit, quello che poi, passata quella che
io, appunto, chiamo fase hard, cio delle lavorazioni pi dure, demolizioni, cose ecc., era quello che ha continuato a seguire il cantiere, poi il padre mi pare
che and via via scemando la presenza (ibid., p. 132).

Nel 2008 Rizzacasa, accompagnato proprio da Ettore Artioli, aveva incontrato i referenti del comitato Addiopizzo, manifestando la volont di prendere parte al movimento antiracket. stato ipotizzato che
in realt limprenditore avrebbe seguito la strategia suggerita dal boss
16
V. Marannano, Nel giro tanti insospettabili. Indagato pure il re dei marmi, in Giornale di Sicilia, 12 giugno 2010, p. 7. Settipani un imprenditore di Alcamo (TP) che in passato ha denunciato decine di estorsioni e ha subito persino il sequestro lampo di una nipotina di otto anni.
17
A. Cottone - E. Marino, Vincenzo Rizzacasa. Il preside-imprenditore che faceva affari con la mafia, in S, 2010, 29, p. 44. Sulla vicenda si veda anche Petrozzi - Loi 2010.
18
V. Marannano, LAedilia e il Gruppo Venti. Artioli: non si poteva escluderli, in
Giornale di Sicilia, 13 giugno 2010, p. 6.
19
Anche se non indagato, Artioli ha lasciato il Gruppo Venti e si autosospeso da Confindustria.

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Nino Rotolo, che consigliava di aderire allantimafia per allontanare


ogni sospetto di collusione20. Questa ipotesi potrebbe trovare conferma nel fatto che, poco tempo dopo, Silvana Pecora moglie di Francesco Sbeglia, figlio di Salvatore decide di devolvere ad Addiopizzo
ottomila euro frutto di un risarcimento ottenuto in una causa intentata contro lo scrittore Andrea Camilleri.
Quando i dettagli della vicenda diventano noti, Addiopizzo restituisce la somma ricevuta e, nel giugno 2009, sospende lAedilia Venusta dal comitato, a causa della presenza allinterno dellazienda di Salvatore e Francesco Sbeglia. Successivamente limpresa viene sospesa
anche da Confindustria.
Lanello di congiunzione tra Rizzacasa e Cosa nostra sarebbe dunque rappresentato secondo la ricostruzione dei magistrati proprio
dalla famiglia Sbeglia: in una conversazione intercettata egli viene infatti definito larchitetto, il titolare socio di Sbeglia (ibid., pp. 124-5).
Limprenditore ha ribattuto allaccusa dichiarando che non era il solo
ad avere rapporti con Francesco Sbeglia:
quasi tutti quelli di Confindustria hanno avuto a che fare con Francesco Sbeglia, cos come poi il Gruppo Venti, perch lui era quello che materialmente rispondeva ai clienti quando era nella possibilit di farlo. Per esempio agli ex
monopoli, la commessa pi grossa del Gruppo Venti, il direttore era Sbeglia
e molti del gruppo, che hanno preso per s un appartamento, ci hanno avuto
a che fare (ibid., p. 45).

Dopo lespulsione da Confindustria, Rizzacasa ricorre al giudice


civile ottenendo una sentenza che impone la reintegrazione della sua
azienda nellassociazione degli industriali. Questultima, dopo larresto dellimprenditore nel giugno 2010, ne ha disposto per nuovamente lespulsione21.
Sempre dalledilizia proviene un altro imprenditore coinvolto nella stessa inchiesta, lingegnere Francesco Lena, che per conosciuto
20
A. Cottone - E. Marino, Vincenzo Rizzacasa. Il preside-imprenditore che faceva affari con la mafia, in S, 2010, 29, p. 43.
21
Rizzacasa ha dichiarato di aver fatto diverse denunce contro il racket, ribadendo la sua
estraneit ai fatti (S. Figliuolo, Rizzacasa dice ai PM: io vittima del racket del pizzo, in Giornale di Sicilia, 13 giugno 2010, p. 4). Sul punto i magistrati hanno annotato che la determinazione alla denuncia da parte del Rizzacasa deve fondatamente ritenersi concepita e studiata nel tentativo di preservarsi dagli sviluppi, prevedibili e temuti, della intensa e articolata attivit di indagine (Tribunale di Palermo 2010d, p. 133). A Rizzacasa sono stati concessi gli arresti domiciliari, in quanto dal reato contestato lintestazione fittizia di beni caduta laggravante di aver favorito Cosa nostra. Nellottobre 2010, le forze dellordine hanno
eseguito un provvedimento di sequestro a carico di Salvatore Sbeglia. In tale circostanza, allimprenditore sono stati sequestrati beni per un valore complessivo stimato di oltre 30 milioni di euro (Tribunale di Palermo 2010g).

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soprattutto in qualit di proprietario del feudo Santa Anastasia, ubicato nel comune di Castelbuono in provincia di Palermo, dove ha realizzato unazienda vinicola di qualit e un resort di lusso22. Il collaboratore di giustizia Calogero Ganci lo aveva indicato gi in passato come prestanome di beni riconducibili ai fratelli Sbeglia e a esponenti di
Cosa nostra: Lena aveva, infatti, un debito di riconoscenza con gli
Sbeglia, che erano intervenuti finanziariamente per aiutare limprenditore quando questi aveva avuto problemi bancari (ibid., p. 135).
In particolare, i fratelli Sbeglia avrebbero convinto Raffaele Ganci,
capomandamento della Noce, a investire nelle societ di Lena che erano a rischio di fallimento. Nel settore edilizio gli Sbeglia e i Ganci avevano costituito una societ complessiva al 50%. Questi rapporti risalirebbero alla fine degli anni ottanta e linizio degli anni novanta,
quando i Ganci conferiscono a Salvatore Sbeglia un capitale finanziario di circa quattro miliardi e mezzo di lire (ibid., p. 137).
I mafiosi parlano dellimprenditore come di una persona in realt
non molto affidabile: si riferiscono al fatto che Lena si sarebbe intestato fittiziamente in qualit di prestanome beni riconducibili a Nino
Madonia, che per poi avrebbe trattenuto per s. In unintercettazione tra i boss Cin e Rotolo si dice: il Lena ha cose intestate di Nino
che le deve ritornare indietro, ora questo ha palliato quattro appartamenti [] Lena ha fottuto, si fottuto un miliardo (ibid., pp. 1489). Dalle indagini emergerebbero dunque legami non solo con i gi citati Salvatore Sbeglia e Francesco Bonura, ma anche con soggetti di
prima grandezza nellambito di Cosa Nostra, come Salvatore Lo
Piccolo e appunto Nino Madonia.
In unaltra intercettazione si parla della cortesia del feudo per indicare lacquisto di un vasto appezzamento di terreno che Lena avrebbe fatto per conto di Bernardo Provenzano. Questultimo avrebbe
chiesto un favore ai Lo Piccolo un favore grosso di cose di soldi
(ibid., p. 153) che gli avrebbero messo a disposizione il nome pulito
di Lena. Il boss Rotolo precisa per che un favore che non fatto
bene: gli ha fatto il favore, secondo lui, ma con la persona sbagliata
[]. Questo uno che ha fottuto cose di altri, per lui non che lo
sa! (ibid.).
22
Lazienda di Lena impiega circa 70 dipendenti e produce 700 000 bottiglie di vino lanno, a cui si era da ultimo aggiunta la produzione di ulteriori 100 000 bottiglie di vino biodinamico. Lalta qualit del prodotto riconosciuta su alcune prestigiose guide del settore (A.
Romano, Dalla polvere dei cantieri ai relais dei vip, in la Repubblica, edizione di Palermo,
11 giugno 2010, p. IV).

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Le indagini avrebbero comunque messo in luce il legame tra Lena


e Lo Piccolo: nel 2005 la L.E.N.A. s.r.l. (Linea Enoagricola Nuove
Aziende), oltre ad acquistare una vasta estensione di terreno in Contrada Zurrica nel comune di Pollina (PA), variava la denominazione sociale nellodierna Abbazia Santa Anastasia S.p.A., aumentando altres
il capitale sociale (pari a un milione di euro). Gli inquirenti rilevano
che alcuni componenti del consiglio di amministrazione della nuova
societ ricoprivano cariche equivalenti nella G.I.A.C. s.r.l., azienda riconducibile al nucleo familiare di Giacalone Giovanni, soggetto organico alla famiglia mafiosa di San Lorenzo e, pertanto, strettamente legato ai Lo Piccolo (ibid., p. 165). Queste le conclusioni a cui giungono i magistrati nel loro atto di accusa: deve ritenersi, dunque, che sin
dallinizio della sua attivit Lena Francesco sia stato socio di uomini
donore, immettendo con regolarit denaro di provenienza illecita nelle sue societ. In definitiva, la stessa propriet del feudo citato, dove
ubicata lAbbazia Santa Anastasia, sarebbe da ricondurre a Bernardo
Provenzano (ibid.).
Le vicende sin qui analizzate mostrano un forte intreccio di relazioni e di interessi tra imprenditori e mafiosi, che mettono in atto
scambi reciprocamente vantaggiosi, arrivando spesso a costituire vere
e proprie forme di compartecipazione economica. Non siamo di fronte a soggetti che sono costretti a subire le imposizioni mafiose, bens a
imprenditori che ricercano attivamente la protezione di Cosa nostra e
accettano con disinvoltura capitali di provenienza illecita. Dal canto
loro, i mafiosi ricavano vantaggi non solo di tipo economico, in quanto le relazioni intrattenute forniscono capitale sociale spendibile in
molteplici direzioni, una risorsa fondamentale per continuare a ottenere riconoscimento, prestigio e potere.
Interessi e attivit in settori emergenti
Pur essendo tradizionalmente uno dei campi privilegiati di affermazione degli interessi imprenditoriali mafiosi, ledilizia non certo
lunico canale di riciclaggio impiegato dalle cosche palermitane. Nellultimo decennio, gli investimenti delle organizzazioni criminali si sono anzi indirizzati in misura crescente verso altri settori, molto remunerativi, come la grande distribuzione, la sanit, il turismo, lo smaltimento dei rifiuti o la produzione di energia.
Nel comparto della grande distribuzione in particolare sono
emersi ripetutamente, nel corso delle pi recenti indagini, i molteplici interessi dei pi autorevoli esponenti di Cosa nostra, da Bernardo
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Provenzano a Salvatore Lo Piccolo, da Matteo Messina Denaro a


Giuseppe Falsone23 (Dia 2008, p. 9).
Quanto al capoluogo siciliano, le vicende pi significative riguardano innanzitutto limprenditore palermitano Paolo Sgroi. Nel dicembre del 2008, i giudici hanno sequestrato agli eredi del commerciante, nel frattempo deceduto, un patrimonio del valore stimato di
circa 250 milioni di euro24. Secondo gli inquirenti, Sgroi avrebbe reinvestito nelle sue societ il denaro accumulato illecitamente dallorganizzazione criminale, attraverso il racket delle estorsioni e il traffico
di stupefacenti. Il nome di Sgroi, in effetti, contenuto allinterno di
alcuni pizzini ritrovati nel famoso rifugio di Montagna dei Cavalli di
Bernardo Provenzano. Dietro di lui vi sarebbe perfino il noto latitante Vito Roberto Palazzolo, rifugiato in Sudafrica alla fine degli
anni novanta e divenuto in poco tempo uno degli uomini pi ricchi
del continente africano25. Dalla documentazione scoperta dai magistrati si evince anche che Sgroi, su richiesta di Salvatore Lo Piccolo,
aveva assunto un nipote dei Madonia della famiglia di Resuttana e
aveva, inoltre, ricevuto pressioni da parte dello stesso Lo Piccolo affinch accreditasse una ditta riconducibile al genero di Tot Riina
come unica fornitrice di detersivi dei punti Sisa da lui gestiti: con il
nostro amico Sgroi scriveva il padrino di San Lorenzo mi devi fare questo favore26.
Un altro soggetto operante nel settore della grande distribuzione,
ritenuto dai magistrati organico a Cosa nostra, il manager palermitano Giovanni Battista Giacalone, 36 anni, arrestato nellambito delloperazione Addiopizzo nel gennaio del 2008. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, dopo la cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, avvenuta nel novembre 2007, Giacalone avrebbe assunto il ruolo di
23
Il settore della grande distribuzione loggetto specifico di un altro studio di caso, al
quale si rimanda (cfr. cap. VII).
24
Si tratta di quattro societ (Essepi s.r.l., Eredi beneficiati Sgroi, Supermercati Sgroi Autonoma s.r.l., Sg s.r.l.), cinque supermercati del gruppo Sisa-Sgroi, 36 conti correnti, 11 appartamenti fra Palermo, Carini e Milano, un milione e 700 000 euro depositati su un conto
corrente presso la Unicredit Suisse di Lugano.
25
Sulla figura di Palazzolo si veda: Veltri - Laudati 2009, cap. I. Negli anni Ottanta Palazzolo riciclava in Svizzera milioni di dollari sporchi di eroina. Oggi residente in Sudafrica dove possiede le miniere di diamanti della Rbc Corporation; fornisce, grazie ai buoni rapporti con lAfrican National Congress, la propria acqua minerale, La Vie, agli aerei della
compagnia di bandiera; e ha fatto affari, attraverso la Banca del Gottardo di Montecarlo, con
un celebre amico, il conte Rocky Agusta (P. Gomez, Supermarket mafia, in LEspresso,
15 novembre 2007, 46, pp. 38-41).
26
S. Palazzolo, Allo Stato cinque supermarket. Lavanderie di soldi sporchi, in la Repubblica, edizione di Palermo, 5 dicembre 2008, p. 2.

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co-reggente, insieme a Massimo Giuseppe Troia, della famiglia mafiosa di San Lorenzo, costituendo pertanto il punto di riferimento di Cosa nostra per il controllo dei lavori pubblici e per lattivit estorsiva nei
confronti delle aziende operanti allinterno del territorio del pi vasto
mandamento di Tommaso Natale (Tribunale di Palermo 2007d, p.
346). Limprenditore palermitano per soprattutto il plenipotenziario dei Lo Piccolo nel settore della grande distribuzione. Per questo
motivo, nel dicembre del 2009, ha subito il sequestro di beni per un valore di circa 300 milioni di euro, un vero e proprio impero costituito
da 17 supermercati, di cui 13 nel capoluogo, con insegne Mio Discount, Eurospin e Sigma, e altre aziende operanti nel settore della distribuzione alimentare. Dalle indagini inoltre emerso che Giacalone
stava pianificando lapertura di numerosi altri supermercati in tutta la
regione per un totale di oltre 40 punti vendita. Gli inquirenti hanno
anche scoperto che diversi dipendenti del gruppo commerciale erano
parenti o amici di affiliati mafiosi, come la moglie di Giovanni Bonanno, ucciso per ordine dei Lo Piccolo, e assunta presso un negozio della catena a titolo di risarcimento per il lutto patito.
Se nella grande distribuzione il coinvolgimento delle organizzazioni criminali stato accertato soltanto negli ultimi anni, ben pi consolidato appare lintervento mafioso nel settore della sanit27. Un caso
paradigmatico dellinfiltrazione di Cosa nostra nelleconomia legale
costituito dalla carriera professionale dellingegnere Michele Aiello,
condannato in secondo grado a 15 anni e sei mesi di reclusione per associazione mafiosa, il cui immenso patrimonio stimato in circa 800 milioni di euro stato definitivamente confiscato nellagosto del 201028.
La vicenda del professionista bagherese ormai ampiamente nota e qui
ci limitiamo soltanto a riassumerne i punti pi significativi. La figura
di Aiello balza alle cronache alla fine degli anni novanta, quando limprenditore edile, specializzato nella costruzione di strade interpoderali, diventa improvvisamente uno dei protagonisti della sanit siciliana:
27
Sugli interessi di Cosa nostra nella sanit si vedano: Bianchi - Nerazzini 2005; Paci
2006, 2009; Cordella 2009; Costa 2009; Minerva 2009, cap. IV. Il settore della sanit oggetto di specifico approfondimento in un altro studio di caso con riferimento alla Calabria (cfr.
cap. IX).
28
Il provvedimento di confisca riguarda, oltre al polo oncologico di eccellenza Villa Santa Teresa di Bagheria e altre sei societ attive nel settore sanitario, otto imprese edili; la societ che gestisce la squadra di calcio di Bagheria; una societ di informatica; due stabilimenti industriali di circa 6000 metri quadrati; un impianto di calcestruzzi; quattro edifici adibiti
a uffici, 14 appartamenti, tre ville, 22 magazzini, 22 terreni edificabili, 24 auto; 22 veicoli industriali, 2 imbarcazioni da diporto; 145 rapporti bancari per 250 milioni di euro in contanti e due polizze vita.

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in un primo momento, acquista le quote di alcune societ attive nel


settore della sanit privata, creandone al contempo di nuove; successivamente rileva una grossa struttura alberghiera, trasformandola in un
polo oncologico allavanguardia, specializzato nella diagnostica e nella cura dei tumori, lattuale Villa Santa Teresa. Dietro gli investimenti
di Aiello, come stato accertato dalla magistratura, vi erano i soldi di
Cosa nostra e in particolare di Bernardo Provenzano, di cui lingegnere bagherese era uno dei pi affidabili prestanome. Le indagini hanno
permesso di ricostruire la fitta trama di connivenze e collusioni che
hanno contribuito a far lievitare in maniera esponenziale i ricavi della
struttura ospedaliera privata29. La vasta rete di relazioni intessuta da
Aiello nellesercizio e nellinteresse della sua professione ha peraltro
coinvolto anche esponenti delle forze dellordine e personale degli uffici giudiziari30.
Per concludere questa rapida rassegna su alcune delle principali vicende che riguardano rapporti di collusione tra mafia ed economia legale, forse opportuno soffermarsi ancora su un caso significativo, anche se paradossalmente rimasto in ombra a livello di opinione pubblica. Facciamo riferimento alle indagini che hanno avuto come protagonisti gli imprenditori Giuseppe Costanzo e Fabio Cascio Ingurgio, rispettivamente ex presidente di Confindustria Sicilia ed ex presidente di
Confindustria Palermo.
Nel 2005, i due rappresentanti del mondo industriale siciliano si sono dimessi dalle rispettive cariche associative perch condividevano la
loro societ imprenditoriale, la Centralgas, attiva nel settore della distribuzione di gas metano in bombole, con gli eredi dei boss mafiosi di
29
A partire dalla seconda met del 1999, i fatturati della Villa Santa Teresa. Diagnostica
per immagini e Radioterapia S.r.l. e A.T.M. Alte Tecnologie Medicali S.r.l. registrano un eccezionale aumento dei ricavi grazie ai rimborsi gonfiati concessi dallAsl 6, sia in regime di
prestazione indiretta, prima, che in quello di prestazione diretta, poi. Nel caso delle terapie
antitumorali, i rimborsi potevano essere gonfiati anche del 2000%: si spiega cos perch,
quando intervenuta la sezione Misure di prevenzione del tribunale, il budget annuo stanziato dalla Regione per pagare le prestazioni di radioterapia oncologica passato da 50 a 6
milioni e mezzo (Uccello - Amadore 2009, p. 58).
30
Il riferimento va a Giuseppe Ciuro, sottufficiale della guardia di finanza in servizio negli uffici della Procura della Repubblica di Palermo; Giorgio Riolo, sottufficiale dellarma dei
carabinieri; Antonio Borzacchelli, anchegli sottoufficiale dei carabinieri e deputato dellAssemblea regionale siciliana, eletto nelle liste del Biancofiore. I tre, in virt dei ruoli ricoperti,
hanno costantemente tenuto informato Aiello e quindi, tramite lui, lintera organizzazione
mafiosa sulle indagini condotte dagli organi competenti. La stessa condotta stata tenuta dallonorevole Salvatore Cuffaro, condannato in appello a sette anni per favoreggiamento aggravato nellambito del processo Talpe. A seguito di questa sentenza, Cuffaro si dimesso da
presidente della Regione Siciliana; stato poi eletto al Senato della Repubblica. La pena a sette anni di reclusione stata confermata definitivamente in Cassazione nel gennaio 2011.

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importanti famiglie dello schieramento dei cosiddetti perdenti della


guerra di mafia degli anni ottanta31. Ai due imprenditori palermitani
sono state contestate le accuse di truffa, falso in bilancio e riciclaggio
di denaro sporco.
In passato le azioni della Centralgas appartenevano a Margherita
Teresi, moglie del capomandamento della famiglia mafiosa di Santa
Maria di Ges, Stefano Bontate. Tra i soci vi era anche lavvocato Pietro Cascio Ingurgio, padre dellex presidente di Confindustria Palermo, considerato un fiancheggiatore di Bontate. Alla fine degli anni novanta nel consiglio di amministrazione compaiono Francesco Paolo
Bontate, figlio di Stefano, che successivamente acquister le azioni della madre, Fabio Cascio Ingurgio, figlio di Pietro, e Giuseppe Costanzo. stato dunque possibile ricostruire
una vera e propria successione generazionale allinterno delle imprese, in relazione alla quale pu dirsi che oggi operano, agiscono o comunque sono presenti nelle imprese oggetto della presente richiesta di confisca i figli e, comunque, i discendenti delle famiglie Bontate, Teresi e Cascio Ingurgio che
hanno gestito le societ in oggetto sin dalla loro costituzione (Tribunale di
Palermo 2006, p. 6).

Lapprodo di Costanzo nella compagine sociale della Centralgas,


divenuto titolare delle quote intestate a Pietro Teresi, stato voluto dai
soci che rinunciavano al relativo diritto di prelazione per le eventuali azioni inoptate del Ministero delle Finanze; ci a condizione tuttavia che le azioni in parola venissero sottoscritte dal sig. Costanzo Giuseppe (ibid., p. 11). La cooptazione di Costanzo si spiegherebbe alla
luce del ruolo istituzionale da questi allora ricoperto che, di fatto, ha
facilitato il rapporto del gruppo societario con il sistema bancario. Da
tempo egli operava inoltre nel settore della distribuzione del gas ed era
pertanto in contatto con la Centralgas: ci costituisce una conferma
in relazione allingresso non certo casuale del Costanzo allinterno
della Centralgas e dei suoi rapporti datati nel tempo con le famiglie Teresi, Bontate e Cascio Ingurgio (ibid., p. 13). Anche la carica ricoperta da Fabio Cascio Ingurgio ha agevolato laccesso al credito bancario
da parte delle societ da lui amministrate. La sua presenza nel consi31
Sempre con riferimento al settore della distribuzione del gas, si pu ricordare la ben
nota vicenda che ha coinvolto parte della famiglia Ciancimino (il figlio e la moglie di don Vito), insieme a noti esponenti del mondo delle professioni, in una operazione di riciclaggio
in grande stile che, partendo dalla Sicilia, arrivata fino in Ucraina con lambizione di smerciare in Italia il gas russo, passando attraverso un intreccio di conti e societ: dalla Svizzera
alla Spagna, dagli Stati Uniti al Portogallo (Amadore - Uccello 2009, p. 163). Su questo caso, cfr. Sisti 2007; Macaluso 2009.

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glio di amministrazione della societ ha un carattere, per cos dire,


ereditario, dal momento che il padre, Pietro, era stato amministratore unico e socio della stessa societ e ritenuto fiancheggiatore del
sodalizio mafioso riconducibile a Bontate Stefano [] con specifiche
finalit di ripulitura del denaro di provenienza illecita (ibid., p. 6).
La vicenda ha suscitato non poco imbarazzo32. Cascio e Costanzo
erano saliti ai vertici dellassociazione degli industriali siciliani da appena pochi mesi e avevano cercato di dare una forte immagine di legalit, partecipando a incontri e convegni antimafia e stringendo accordi
con le prefetture. Pur non essendo accusati di mafia, i due imprenditori hanno subito una confisca che ha messo in luce la straordinaria capacit di inquinamento delleconomia legale da parte delle cosche. E
infatti, nonostante larchiviazione dellinchiesta a carico dei vertici di
Confindustria, poich secondo il giudice, mancherebbe la prova del
dolo, cio della coscienza e volont di Cascio e Costanzo di commettere i reati33, il gruppo imprenditoriale stato confiscato.
Il quadro ricostruito restituisce limmagine di uneconomia inquinata o contaminata. Anche quando non emergono complicit
conclamate, che pure come si visto sono ampiamente diffuse, si
manifestano legami e affari ben lontani dalle dinamiche del mercato.
Si tratta di uneconomia che sarebbe fuorviante considerare meramente criminale, ovvero basata esclusivamente su logiche predatorie,
in quanto funziona secondo regole di intermediazione e accordi collusivi che, favorendo cooperazione e adattamento, permettono di
realizzare profitti in condizioni protette. Nellarea grigia troviamo
cos situazioni in cui i diversi attori possono perseguire interessi
complementari, che per restano distinti, oppure situazioni in cui si
realizza una commistione di intenti e di obiettivi. Le relazioni tendono a essere pi di tipo simmetrico che gerarchico, e i mafiosi non
sono necessariamente i soggetti dotati di maggiore influenza. La distribuzione del potere dipende dalla configurazione relazionale tra
gli attori in gioco e dalle risorse di cui dispongono, ma soprattutto da
chi riesce a controllare i nodi che connettono individui appartenenti
a reticoli diversi.
Nelle pagine seguenti approfondiamo tre casi specifici che riguardano soggetti caratterizzati da peculiari percorsi e carriere nella sfera
32
Si vedano al riguardo le dichiarazioni di Ettore Artioli, ex vicepresidente di Confindustria nazionale (Tribunale di Palermo 2010e).
33
Archiviata linchiesta a carico dei vertici di Assindustria. Cascio e Costanzo erano indagati per riciclaggio e truffa, www.siciliainformazioni.com, 14 ottobre 2008.

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dellarea grigia, al fine di mettere meglio a fuoco lo spettro dei processi e dei meccanismi che ne caratterizzano il funzionamento.
3. Tre variazioni sul tema.
Le storie che presentiamo riguardano tre differenti casi di broker
che, muovendosi allinterno di ampi contesti relazionali, occupano posizioni pi o meno contigue agli ambienti criminali, ma sono accomunati dal fatto di svolgere una funzione di collegamento tra reti sociali
distinte. Sullo sfondo troviamo alcuni processi di differenziazione e di
finanziarizzazione degli affari di Cosa nostra, che rappresentano al
tempo stesso unopportunit per valorizzare il ruolo di intermediazione svolto dai diversi broker.
Una carriera multipla: da professionista a imprenditore,
politico e mafioso
Il 22 marzo 2010 la guardia di finanza di Palermo arresta Giuseppe
(Pippo) Liga, architetto, con laccusa di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Secondo i magistrati, Liga avrebbe
ereditato dalla famiglia Lo Piccolo la reggenza del mandamento di San
Lorenzo-Tommaso Natale, la cui influenza si estende su tutta larea
occidentale della citt di Palermo34. Per conto di Cosa nostra Liga
avrebbe gestito soprattutto le estorsioni, fiancheggiato da un fidato
collaboratore, Giuseppe Provenzano35, titolare di un negozio di ferramenta ubicato a due passi dallo studio dellarchitetto.
Gi nel 1998, il pentito Isidoro Cracolici indicava larchitetto come
la mente finanziaria dei Lo Piccolo, mentre oggi un altro collaboratore di giustizia, Manuel Pasta, lo definisce il nuovo Papa: ci sono
tante parrocchie e poi c il Papa. Ogni parrocchia ha un parroco e
poi c il Papa che gestisce tutte le parrocchie. Liga era stato messo l
dai Lo Piccolo quando erano ancora liberi. Se fosse successo qualcosa,
larchitetto era la persona incaricata (Pettinari 2010, p. 28). Pippo
Liga sarebbe dunque passato dalla gestione delle attivit finanziarie dei
Lo Piccolo a un ruolo di vertice in seguito al loro arresto.
34
A partire dalla reggenza di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, la famiglia di Tommaso Natale fa mandamento anche rispetto alle famiglie di San Lorenzo, Partanna Mondello, Carini, Isola delle Femmine (Tribunale di Palermo 2010a, p. 18, corsivo nelloriginale).
35
Provenzano stato arrestato qualche mese prima di Liga.

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Il primo dato interessante che allindomani del suo arresto, giornali e media in genere esprimono, allunisono, una certa sorpresa. Liga considerato un insospettabile, un rappresentante del mondo
delle professioni, un politico di lungo corso e in un certo senso un uomo pubblico dal volto pulito. Il secondo elemento di riflessione dato dallinterpretazione che organi dinformazione ed esponenti della
magistratura hanno dato del suo ruolo allinterno di Cosa nostra. Liga sarebbe un colletto bianco, rappresentante di quella borghesia
mafiosa di cui la nuova mafia finanziaria sembra non poter fare a
meno. Secondo il magistrato Antonio Ingroia, che ha seguito le indagini, la mafia ormai entrata nei salotti buoni, al comando ci sono
personaggi che un tempo erano consulenti finanziari dei boss e ora li
hanno sostituiti alla guida delle cosche36.
Daltra parte, appare difficile definire Liga un mafioso nel senso
corrente del termine. La lontana parentela con una famiglia mafiosa
della zona di San Lorenzo i Liga, appunto non sembra sufficiente
a spiegare la genesi dei suoi rapporti con Cosa nostra37. Eppure Manuel
Pasta, numero due della cosca di Resuttana, indica Liga come lamministratore di quel mandamento dopo larresto dei Lo Piccolo. Gli uomini di Santa Maria di Ges e alcuni componenti della famiglia di Resuttana rappresentavano il braccio armato dellarchitetto. Secondo Pasta, Gioacchino (Ino) Corso, di Santa Maria di Ges, in virt del suo
passato in Cosa nostra e del suo potere di intimidazione, esercitava
una certa influenza su Liga, ma questultimo si trovava formalmente in
una posizione di vertice (Tribunale di Palermo 2010b, pp. 13-4). Daltra parte, nel corso di un incontro per la riorganizzazione di Cosa nostra nel territorio del capoluogo, alcuni boss (come Sandro Capizzi,
Giuseppe Scaduto, Giovanni Adelfio e Antonino Spera)38 parlano di
Liga riconoscendone s il potere acquisito nella propria area di competenza (Tommaso Natale), ma mostrando di non sapere con precisione la posizione da lui occupata allinterno di Cosa nostra.
La dichiarazione di Ingroia in Pettinari 2010, p. 20.
Lordinanza di custodia cautelare mette in evidenza il coinvolgimento di alcuni esponenti della famiglia Liga, tra i quali lo stesso Giuseppe, nellambito di alcune estorsioni effettuate nella zona di viale Regione Siciliana a Palermo (Tribunale di Palermo 2010a). Giuseppe Liga dichiara al settimanale S di essere lontano parente dei gi noti mafiosi (R. Lo
Verso, Larchitetto sono io, in S, 2010, 26, pp. 96-101).
38
Sandro Capizzi un esponente del mandamento di Villagrazia di Palermo, figlio di
Benedetto, indicato dagli inquirenti come guida della riorganizzazione di Cosa nostra palermitana nel progetto che avrebbe coltivato insieme a Scaduto (reggente della famiglia mafiosa di Bagheria) e Adelfio. Spera invece reggente del mandamento di Belmonte Mezzagno
(Tribunale di Palermo, 2010b).
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Al di l del suo ruolo in Cosa nostra (o in continuit con esso), nel


corso della propria carriera Liga si dedicato a una serie di attivit
piuttosto eterogenee: verosimilmente tutte hanno contribuito ad accrescere il suo capitale sociale, ampliando il raggio dazione nel quale
egli operava. Ai fini della nostra analisi, dunque importante ricostruire non tanto la sua ascesa allinterno di Cosa nostra, quanto la sua
collocazione in diverse reti di relazioni.
Figlio di un dirigente provinciale della Coldiretti, Giuseppe Liga
(classe 1951) cresce a Palermo, nel quartiere di San Lorenzo, lo stesso
in cui viveva la famiglia di Salvatore Lo Piccolo39. Dopo la laurea in architettura, nel 1978 si iscrive allalbo degli architetti. Una curiosit
emersa nei giorni successivi allarresto riguarda il fratello di Liga, laureato in giurisprudenza, militante e dirigente di diverse associazioni
cattoliche e attivo in alcune realt note per il loro impegno antimafia,
da Addiopizzo a Libera ai cantieri di Unaltra storia40. Intervistato dalla stampa, Pietro Liga si dice sorpreso dalla notizia che riguarda il fratello che vede raramente e fa riferimento alla formazione ricevuta
da entrambi, fondata su unetica ben diversa da quella mafiosa. Probabilmente continua le specificit del territorio e dellambiente in cui
il fratello stato costretto a vivere e lavorare lo hanno condizionato,
costringendolo ad adeguarsi41. Rispetto alle attivit imprenditoriali
dellarchitetto, il pentito Manuel Pasta, interrogato dai pubblici ministeri di Palermo, ha dichiarato di non saper rispondere con esattezza:
non era una persona che era molto loquace. Sicuramente aveva interessi nelle costruzioni, nei grossi cantieri e nei grossi appalti. Per queste non sono dove potevamo entrare noi come famiglia, noi pensiamo al nostro territorio. Domande non se ne fanno (Tribunale di Palermo 2010c, p. 90).
Stando alle intercettazioni telefoniche e ambientali, Liga dedicava
molto tempo alla gestione della Eu.te.co. (Euro tecnica delle costruzioni s.r.l.), impresa intestata a Agostino Carollo e Amedeo Sorvillo,
ma di cui egli era socio di fatto42. I due soci rendevano conto allarchi39
Liga, riferendosi ai Lo Piccolo, ha affermato: il pap lho conosciuto quando era ragazzo. Nel quartiere dove anche io sono cresciuto. I figli li ho visti quando erano bambini
(R. Lo Verso, Larchitetto sono io, in S, 2010, 26, pp. 95-101).
40
Unaltra storia il gruppo politico creato nel 2006 a sostegno della candidatura di
Rita Borsellino, sorella di Paolo, alla presidenza della Regione Sicilia.
41
A. Ziniti, Dal volontariato allantimafia la vita parallela dellaltro Liga, in la Repubblica, edizione di Palermo, 25 marzo 2010, p. 3.
42
In unintercettazione Liga sostiene di essere il titolare del 50% delle azioni, mentre
in unaltra afferma di detenerne il 60% (Tribunale di Palermo 2010a, pp. 207 e 220).

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tetto di ogni aspetto della gestione dellimpresa, rendendolo partecipe


anche delle controversie che sorgevano con un altro dei proprietari occulti, Rosario DAgostino. Altre conversazioni intercettate rivelano la
disinvoltura con cui Liga affronta lo smaltimento di alcuni rifiuti speciali dellazienda, ordinando che vengano ricoperti con uno strato di
cemento, per il timore di incorrere in controlli (Tribunale di Palermo
2010a, p. 256).
In unintervista a un noto settimanale palermitano, alcuni giorni
prima del suo arresto, Liga aveva dichiarato di aver lavorato come direttore dei lavori in alcuni appalti pubblici per conto della Sip nel
93/94, di aver progettato due centrali ad Agrigento e di aver eseguito lavori di ristrutturazione degli impianti tecnologici, elettrici e di
condizionamento in quaranta centrali in tutta la Sicilia43. Secondo le indagini, Liga stato direttore dei lavori anche in diversi cantieri per la
costruzione di immobili cui erano interessati i Lo Piccolo, in particolare nellarea di Tommaso Natale.
La sua vita professionale non era per legata esclusivamente alle sue
attivit di architetto e di imprenditore. Dalle indagini emerge un episodio significativo. Risulta che Liga, la mattina del 2 giugno 2009, abbia ricevuto una telefonata dalla segreteria della presidenza della Regione. Lintercettazione ha registrato un invito per un incontro con il
presidente Raffaele Lombardo. Nel pomeriggio dello stesso giorno,
Liga gli fece visita e, subito dopo, telefon a Marco Belluardo, assessore comunale a Catania, consigliere nazionale del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), al quale raccont dellaccordo appena preso con il
presidente per le imminenti elezioni europee.
Liga non ha incontrato Lombardo in qualit di capomandamento
di San Lorenzo, ma nella sua veste di reggente regionale di Mcl. I legami tra il Movimento per lAutonomia di Lombardo e soggetti di
area cattolica di diretta provenienza democristiana rappresentano
una pratica consolidata. Il movimento guidato da Liga include nella
propria area di influenza una serie di associazioni, centri di assistenza e patronati che garantiscono una forte presenza sul territorio. A
Palermo un numero notevole di queste istituzioni consente a movimenti come Mcl di convogliare una rilevante quantit di consensi
elettorali da indirizzare alle diverse formazioni politiche con cui man
mano vengono stretti accordi. Una prova della contropartita ricevuta fornita dallentit del finanziamento regionale ottenuto nel 2010
43

R. Lo Verso, Larchitetto sono io, in S, 2010, 26, pp. 96-101.

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dallEfal, il centro di formazione che fa capo al movimento cattolico,


che ammonta a 6 milioni 336 000 euro. Nel corso degli ultimi anni,
lEfal si visto finanziare progetti di formazione per quasi 30 milioni di euro44.
Rispondendo alle domande dei giornalisti in seguito alla notizia
dellarresto di Liga, i dipendenti del centro di assistenza fiscale affiliato a Mcl di via San Lorenzo, nel quartiere in cui Liga operava, dichiarano di non averlo mai conosciuto. Eppure il ruolo di Liga allinterno
di Mcl risale alla sua fondazione. Per otto anni, dal 1989 al 1997, ne
stato il segretario nazionale. Nel 1997 avrebbe rinunciato alla carica,
non senza qualche resistenza, in seguito a una decisione di Salvatore
Lo Piccolo, interessato a sostituirlo con un altro soggetto45. Il suo ruolo politico gli aveva comunque consentito di intrattenere, negli anni,
importanti relazioni con la Conferenza episcopale italiana, con il Consiglio generale degli italiani allestero e con la Consulta nazionale dellemigrazione. Prima della reggenza regionale ad interim, Liga aveva
ricoperto le cariche di presidente provinciale a Palermo e di rappresentante legale di alcuni circoli siciliani del Movimento.
La carriera politica di Liga legata indissolubilmente alla Democrazia cristiana. I numerosi consensi ottenuti in occasione delle candidature a diverse competizioni elettorali (dalle regionali alle europee)
non gli sono per mai valsi lelezione. Nel corso degli anni ottanta, la
voce di Liga era spesso presente nei dibattiti interni alle forze politiche
cattoliche. Allindomani dellomicidio di Pier Santi Mattarella, Liga fece parte di coloro che reagirono scagliandosi contro la vecchia Democrazia cristiana e reclamando un rinnovamento del partito. Nel 1982,
dopo lomicidio Dalla Chiesa, chiedeva dalle pagine del quotidiano
LOra un profondo rinnovamento della classe politica.
La storia personale di Liga appare dunque molto complessa. Linterpretazione delle vicende di cui si reso protagonista va ben al di l
della figura di mafioso insospettabile, inserito anche in ambiti economici e sociali legali. La sua carriera, cos come sta emergendo, si sviluppa lungo diverse direttrici: innanzitutto la sua professione di archi44
Fonte: Assessorato regionale dellIstruzione e della Formazione professionale, Dipartimento dellIstruzione e della Formazione professionale. Avviso pubblico n. 12 del 4 novembre 2009, PR.O.F. 2010, progetti finanziati. Cfr. anche D. Carlucci - A. Fraschilla, Tangenti, truffe, poco lavoro. La formazione una fabbrica di precari e disoccupati cronici, in la
Repubblica, 20 agosto 2010, pp. 24-5.
45
Su questa vicenda, si veda la testimonianza di Isidoro Cracolici (Tribunale di Palermo
2010a, p. 24). Cracolici non ha tuttavia rivelato lidentit della persona che avrebbe dovuto
sostituire Liga alla segreteria di Mcl, n stato in grado di precisare se il progetto dei Lo Piccolo sia effettivamente andato in porto.

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tetto (e direttore dei lavori) svolta nel territorio in cui esercita il proprio potere mafioso; in secondo luogo la sua attivit parallela di imprenditore edile, attraverso i due prestanome Carollo e Sorvillo; in terzo luogo il suo ruolo di consulente finanziario per i Lo Piccolo; infine
lattivit politica allinterno di Mcl. Sebbene a una prima analisi le diverse vite dellarchitetto sembrino scorrere parallele, senza convergenze, appare piuttosto improbabile che ognuna delle posizioni rivestite nei vari universi sociali nei quali si trovava a operare non abbiano
influito sulla centralit che egli ha assunto nel corso degli anni anche
allinterno dellassociazione mafiosa.
I settori di attivit descritti costituiscono il terreno a partire dal
quale Liga intesse rapporti e sviluppa affari in diverse sfere, facendo
emergere un variegato tessuto relazionale. Le attivit in cui egli coinvolto interagiscono, incrociandosi tra differenti traiettorie di vita (professionale, amicale, familiare, politica, imprenditoriale) e creando le
condizioni favorevoli per occupare posizioni rilevanti allinterno di
network diversi. In questo modo, Liga riesce ad accumulare un ricco
serbatoio di capitale sociale, mostrando la capacit di renderlo appropriabile e spendibile in reticoli distinti. probabilmente da imputare a
questa sua capacit di costruire relazioni anche la sua carriera mafiosa.
Liga passa effettivamente dalla posizione di consulente finanziario della famiglia Lo Piccolo a quella di guida di Cosa nostra in unarea estesa e nevralgica del capoluogo siciliano. Le ragioni della sua ascesa sembrano per da rintracciare, pi che nelle sue (presunte) competenze in
campo finanziario, nella sua capacit relazionale e nel capitale sociale
di cui dispone. Riuscendo a muoversi con disinvoltura in differenti
sfere di attivit economica e politica, si trova nella condizione di svolgere la funzione di ponte tra reticoli di varia natura. In virt di questa posizione strategica, appare probabile che egli abbia avuto una notevole possibilit di voice anche nei confronti dellassociazione mafiosa. Del resto, il suo potere dipende dal riconoscimento del suo ruolo
da parte di attori provenienti da network diversi, e dalla sua capacit
di mediare tra i differenti interessi in gioco.
In definitiva, le ragioni del successo sociale ed economico di Liga non sono riconducibili alla sua appartenenza a Cosa nostra, ma
sono piuttosto il frutto di una carriera costruita su pi binari. Il suo
operato non meramente al servizio di Cosa nostra: egli riesce semmai a utilizzare le relazioni con la mafia per accrescere il proprio prestigio e potere, arrivando a conquistare una posizione di rilievo nella
struttura dellorganizzazione.
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Traiettorie criminali di un imprenditore di provincia


Quello di Nicola Notaro, classe 1968, giovane manager siciliano,
condannato in primo grado a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa (Tribunale di Palermo 2010f), potrebbe
rappresentare il tipico caso dellimprenditore colluso che, al fine di
perseguire il proprio tornaconto personale, reputa estremamente vantaggioso intrattenere rapporti di collaborazione con esponenti di Cosa nostra. Ci troveremmo di fronte, in altre parole, alla classica figura
della testa di legno: un personaggio dal volto allapparenza pulito
che investe e ricicla, in attivit lecite particolarmente remunerative, il
denaro accumulato dalle organizzazioni mafiose. Ripercorrere semplicemente le tappe della sua carriera criminale non per sufficiente a
cogliere il reale significato delle relazioni che egli intrattiene con gli
esponenti dei clan e che non si esauriscono in un tipo di scambio puramente strumentale.
Per comprendere lo spessore della figura di Notaro, occorre tener
conto sia del contesto socio-culturale che fa da sfondo alle vicende di
cui protagonista, sia del background culturale che influenza la sua
scelta di cooperare con lorganizzazione mafiosa. Per ricostruire la trama dei rapporti di collusione, dunque opportuno partire dal paese di
Villabate, piccolo centro agricolo alle porte di Palermo, dominato da
oltre un ventennio da Antonino e Nicola Mandal, rispettivamente padre e figlio, esponenti di spicco di una delle famiglie pi autorevoli e
potenti di Cosa nostra46.
Notaro, figlio di un ricco costruttore edile della zona, nato proprio
a Villabate, e qui ha trascorso gli anni dellinfanzia e delladolescenza,
crescendo insieme ai coetanei Nicola Mandal, Francesco Cottone e
Francesco Montalto (anche questi ultimi successivamente legati a Cosa
nostra). Un quartetto inseparabile a detta del noto collaboratore di
46
Antonino e Nicola Mandal hanno esteso il proprio potere e la propria influenza sullintero comune: Antonino Mandal si presenta come una figura carismatica della realt locale di Villabate che, anche dopo larresto e la successiva scarcerazione, non rinuncia ad esercitare il proprio potere, coordinandosi con la gestione operativa del figlio Nicola []. Antonino Mandal colui che intrattiene i rapporti con i politici e con gli amministratori ed
colui che, a dire di Campanella Francesco, per primo intravede il grande affare economico
realizzabile attraverso loperazione avente ad oggetto lapprovazione del piano commerciale e la costruzione di una grande struttura di vendita da insediare nel comune di Villabate
(Tribunale di Palermo 2010f, p. 68). Non un caso che il consiglio comunale di Villabate sia
stato sciolto per mafia per ben due volte, nel 1999 e nel 2003. Ed significativo che a gestire
la latitanza di Bernardo Provenzano e il suo trasferimento a Marsiglia sia stata proprio la cosca dei Mandal: quando nella primavera del 2003 i problemi alla prostata del capo corleonese si aggravano sempre pi e richiedono un intervento immediato, sono loro che organizzano il viaggio in Francia e il ricovero in una clinica di La Ciotat (Forgione 2009, p. 161).

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giustizia Francesco Campanella47, cugino di Cottone, al quale capitava


spesso da bambino di scorgere il gruppetto di amici intrattenersi attorno al tavolino di un bar o andare a spasso tra le anguste e tortuose viuzze del paese: io ero pi piccolino, ma fin da ragazzini erano sempre insieme, insomma erano proprio cresciuti insieme (Tribunale di Palermo
2010f, p. 147). stato lo stesso Notaro, del resto, a raccontare ai magistrati il suo stretto legame col boss di Villabate: s, io conosco benissimo Nicola Mandal, siamo amici di infanzia [] abitavamo a poche decine di metri a Villabate e siamo coetanei, quindi ci conosciamo da quando avevamo sette anni ciascuno circa (ibid., pp. 125-6).
La famiglia di Nicola si era poi trasferita a Palermo, dove egli aveva conseguito la maturit classica. Successivamente, si era iscritto alla
Facolt di Giurisprudenza di Camerino, ottenendo in pochi anni la
laurea in legge. Per completare la sua formazione, nel 1994, era poi volato negli Stati Uniti e qui per un intero anno aveva frequentato un master presso la Cambridge Schools.
Conclusi gli studi, Notaro aveva fatto ritorno in Sicilia. A Palermo
egli aveva infatti la possibilit di lavorare nellazienda di famiglia, la
Notaro 2000 s.r.l., di cui peraltro era socio di maggioranza insieme al
padre. Lattivit di imprenditore edile comunque non lo entusiasmava
particolarmente: mio pap faceva il costruttore, ha fatto sempre il costruttore in modo privato, nel senso di abitazioni civili, io non ho mai
fatto questo mestiere. Ho studiato e poi volevo intraprendere unaltra
strada, ci sono riuscito a met (ibid., p. 291).
Per valorizzare il suo bagaglio formativo, ricco di conoscenze teoriche e titoli di studio ma povero di esperienze lavorative, Notaro si era
47
Francesco Campanella, ex funzionario bancario, ha svolto un ruolo decisivo allinterno
della famiglia mafiosa di Villabate. Indicato come il referente politico del gruppo Mandal, ha
ricoperto lincarico di presidente del consiglio comunale durante lamministrazione Navetta
(1994-1999) e quello di consulente speciale del sindaco durante lamministrazione Carandino
(2001-2003), fornendo un fondamentale apporto tanto nella pianificazione delle iniziative illecite quanto nella gestione finanziaria delle attivit imprenditoriali riconducibili al sodalizio mafioso. Ma soprattutto la sua carriera politica a essere estremamente interessante: entra nel
mondo della politica nel 1991, e precisamente quando unitamente allo zio, Vitale Giuseppe,
partecipa attivamente alla campagna elettorale (regionale 1991) dellon. Cuffaro; grazie alla rete allargata di conoscenze veicolata dallo stesso Cuffaro, conosce il segretario regionale del movimento giovanile della D.C., Saverio Romano e lallora ministro Calogero Mannino; sempre
grazie allon. Cuffaro, viene nominato segretario responsabile del movimento giovanile D.C. di
Villabate; tale qualit determina automaticamente la sua candidatura nelle elezioni comunali
del 1994 [] dopo approda allUdeur di Mastella ove ha ricoperto la carica di Presidente Nazionale dei Giovani fino al 2001; lon. Cuffaro e lon. Mastella furono testimoni di nozze del
Campanella l11 luglio del 2002 (Tribunale di Palermo 2010f, pp. 20-1). Francesco Saverio Romano stato nominato dal governo Berlusconi ministro per le Politiche agricole nel marzo
2011. Il presidente della Repubblica ha espresso riserve politico-istituzionali su questa nomina, in quanto Romano risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

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lanciato nel settore assicurativo, assumendo alcuni incarichi di collaborazione come intermediario finanziario. I rapporti con i rappresentanti
mafiosi di Villabate non si erano per interrotti nel corso degli anni. Il
legame affettivo tra Notaro e Mandal era molto forte, e i due avevano
continuato a incontrarsi nonostante la lontananza e i nuovi impegni. La
frequentazione dellamico, ancor prima della laurea in legge e del master in commercio internazionale, rappresentava infatti la migliore credenziale per laffermazione professionale di Nicola. Nel 1998, racconta Campanella, fu proprio Nicola Mandal a chiedermi di poter aiutare Nicola Notaro a inserirsi nel mondo lavorativo (ibid., p. 138). Lattuale collaboratore di giustizia aveva allora messo in piedi una societ
di servizi per le imprese, la Management Service s.r.l., che, in quel periodo, aveva appena ottenuto un importante appalto di consulenza nei
confronti di Sviluppo Italia attraverso lIstituto Tagliacarne. La societ
di Campanella si doveva occupare del servizio di tutoraggio a favore dei
beneficiari dei prestiti donore, e Nicola fu prontamente inserito allinterno della struttura. Tra Notaro e Campanella, tuttavia, sorsero subito gravi incomprensioni e il suo incarico con la Management Service fu
revocato prima della scadenza del contratto.
Nicola Mandal si era allora nuovamente interessato della situazione occupazionale dellamico. Il boss mafioso aveva convinto lex sindaco di Villabate, Giuseppe Navetta, promotore finanziario per conto
della Banca Mediolanum, a instaurare una collaborazione con Notaro.
Anche in questa occasione, tra il giovane manager e lex amministratore comunale si era creata ben presto una forte tensione che aveva
portato rapidamente allinterruzione del rapporto professionale.
sempre Francesco Campanella a raccontare lepisodio nei dettagli:
anche l furono Nicola Mandal e Antonino Mandal a chiedere al Navetta di
poter fare questa operazione con Notaro e quindi questa societ, proprio perch
dovevano aiutare Notaro ad avere una situazione lavorativa. Quindi fu svolta
tutta una attivit di mediazione da Mandal nei confronti di Navetta per creare
questo tipo di rapporto societario, mediazione che poi and avanti quando il
rapporto non and a buon fine, nel senso che loro aprirono la banca, insomma
cominciarono questa attivit, ma nacquero tutta una serie di contrasti, di dissidi,
di equivoci sulle spese, sulle commissioni, sul tipo di lavoro (ibid., pp. 150-1)48.
48
Giuseppe Navetta ha ammesso di aver collaborato per qualche tempo con Nicola Notaro, ma ha negato sia di aver ricevuto la segnalazione da parte di terzi soggetti per lassunzione del Notaro, sia di avere avuto motivi di astio con lo stesso, specificando invece che il
rapporto si era concluso perch il Notaro non era riuscito a superare lesame di promotore
finanziario, condizione necessaria per proseguire i rapporti di collaborazione con listituto
di credito (Tribunale di Palermo 2010f, p. 154).

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Nel 2000, conclusa senza fortuna la carriera di consulente finanziario, Notaro si era allora dedicato con ben altri risultati allattivit politica. A Villabate aveva assunto limportante ruolo di coordinatore della sezione locale del Cdu, diventando lanello di congiunzione tra Cosa nostra e i rappresentati locali del partito di centro-destra. Secondo
Campanella, Notaro costituiva il tramite tra il boss Antonino Mandal e lonorevole Saverio Romano, rappresentante regionale dello stesso partito. Poco tempo prima, il giovane manager era stato anche componente della segreteria dellonorevole Salvatore Cuffaro, che allora
aveva appena iniziato la sua marcia trionfale verso la presidenza della
Regione Siciliana, e dunque poteva vantare solide referenze nel panorama politico siciliano.
La rilevanza strategica della posizione di Notaro emergeva in tutta
la sua portata con lavvicinarsi delle elezioni regionali del 2001. In tale
circostanza, che avrebbe sancito il grande successo della coalizione
della Casa delle Libert in Sicilia e quello personale di Cuffaro, limprenditore originario di Villabate assumeva un ruolo di primo piano
per linserimento del commercialista Giuseppe Acanto nella lista Biancofiore, collegata al Cdu nelle consultazioni per il rinnovo del parlamento regionale. Secondo quanto riferisce lo stesso Campanella, Notaro fu incaricato di contattare Saverio Romano per discutere il problema personalmente. Allincontro, fissato presso la sede politica di
Cuffaro, si recarono i due rappresentanti della cosca di Villabate. In tale occasione, seguendo il racconto del collaboratore di giustizia, Romano dopo aver appreso che la richiesta proveniva direttamente da
Antonino Mandal non mostr alcun problema sulla possibilit di
fare candidare lAcanto (ibid., p. 324). Lo stesso Cuffaro si sarebbe
inoltre espresso favorevolmente in relazione a tale candidatura nella lista Biancofiore, in quanto avrebbe potuto far eleggere tale Borzachelli, soggetto in quel momento a lui sconosciuto, ma alla cui elezione era interessato il Cuffaro (ibid.)49.
E in effetti, alla chiusura dei seggi, Antonio Borzachelli risultava
eletto proprio grazie ai voti portati dalluomo di fiducia di Antonino
Mandal, che aveva consentito alla lista Biancofiore di guadagnare un
49
Vale la pena ricordare che tra i capi di imputazione contestati allex presidente della
Regione Siciliana Salvatore Cuffaro (come gi ricordato, condannato a sette anni con laccusa di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra) vi sarebbe proprio il sostegno fornito alle
candidature alle elezioni regionali di Domenico Miceli e Giuseppe Acanto, frutto in entrambi i casi dellaccordo preventivo con i boss mafiosi delle cosche rispettivamente di Brancaccio e di Villabate (S. Natoli, I pm chiedono 10 anni per Cuffaro, il senatore non merita attenuanti, in www.ilsole24ore.com, 27 giugno 2010).

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seggio sul territorio di Palermo. Acanto era per risultato il primo dei
non eletti50. Al neogovernatore, pertanto, fu chiesto di premiare il prezioso contributo del commercialista, concedendogli in cambio un paio di posti di sottogoverno. La richiesta venne formulata al presidente
Cuffaro nel corso di un incontro presso il mercato ortofrutticolo del
capoluogo siciliano, al quale parteciparono anche Nicol Notaro e
Antonino Vitale, noto esponente della famiglia di Villabate, e in quella occasione Acanto chiese e ottenne lincarico di commissario straordinario di due cooperative in stato di liquidazione51.
Il profilo culturale e le competenze professionali acquisite, nonch
la provenienza da una famiglia benestante, consentirono dunque a Nicola Notaro di ricoprire un importante ruolo politico di intermediazione per conto e nellinteresse della cosca di Villabate.
Nello stesso periodo in cui si concludeva positivamente laccordo
per lelezione del candidato politico della famiglia mafiosa palermitana, Notaro forniva il suo fondamentale contributo in quella che si prospettava come la pi grande speculazione affaristica della cosca di Villabate, ovvero la realizzazione di un grande centro commerciale alle
porte del capoluogo siciliano.
Era questo un progetto che stava particolarmente a cuore ai vertici
dellorganizzazione criminale. Nel paese, del resto, i Mandal, oltre a
detenere il controllo del territorio, esercitato attraverso limposizione
del pizzo agli operatori economici, si erano impossessati ormai da tempo dellintera gestione politico-amministrativa del comune, allinterno
del quale erano riusciti a collocare stabilmente i propri referenti52.
Nella seconda met degli anni novanta, Antonino Mandal aveva avviato dei contatti con il gruppo imprenditoriale La Rinascente, finaliz50
Acanto subentrer allo stesso Borzachelli, dopo il suo arresto avvenuto nel 2004, e rester in carica fino alla fine della legislatura, il 28 giugno 2006.
51
Per queste dichiarazioni Saverio Romano ha querelato Francesco Campanella. Salvatore Cuffaro ha invece preferito rispondere attraverso le pagine del libro intervista Cuffaro
di Francesco Foresta (2006). A proposito della candidatura di Acanto, lex governatore ha
cos potuto spiegare che si trattava di una presenza utile per la lista Biancofiore, in quanto
avrebbe consentito di sottrarre voti allo schieramento di centro-sinistra. Gli incarichi attribuiti al commercialista di Villabate inoltre gli sarebbero stati conferiti non in segno di riconoscenza ma pi semplicemente in virt della presenza dello stesso Acanto nellalbo dei professionisti ai quali poteva attingere lassessorato alla Cooperazione (V. Marannano, Pasta
connection, dai maccheroni ai traffici di droga, in S, 2008, 4, p. 63).
52
Nel 1994, era stato eletto sindaco di Villabate Giuseppe Navetta, candidato dello schieramento politico di Forza Italia, la cui nomina era stata rinnovata quattro anni dopo. Navetta, parente lontano di Antonino Mandal, poteva contare sul sostegno del boss mafioso e
su quello di Francesco Campanella, presidente del consiglio comunale. Mandal era per nei
fatti il vero sindaco del paese, tanto da occupare anche fisicamente i locali del comune e lufficio del primo cittadino al posto dello stesso Navetta.

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zati a realizzare un grosso centro commerciale alle porte dellinsediamento urbano. Loriginario progetto imprenditoriale fu tuttavia bocciato dallassessorato regionale competente, nonostante Mandal potesse
contare sullappoggio di personaggi politici influenti. Nel 1999, laffare
sembrava naufragare definitivamente: Mandal veniva tratto in arresto e
il consiglio comunale sciolto per mafia.
Liniziativa imprenditoriale criminale era per rinviata soltanto di
un paio di anni. Nel 2001, le elezioni cittadine consegnavano nuovamente il controllo dellamministrazione alla cosca mafiosa. A indossare la fascia tricolore era Lorenzo Carandino, anchegli ritenuto vicino
allanziano boss di Villabate. Il nuovo sindaco nominava immediatamente Francesco Campanella suo consulente personale e lo incaricava
della redazione del nuovo piano commerciale del paese. Lidea imprenditoriale del gruppo mafioso aveva trovato nuova linfa e un valido interlocutore nella societ romana Assett s.r.l., e in particolare nel
suo amministratore delegato Paolo Marussig53.
Per lorganizzazione mafiosa, il centro commerciale rappresentava
una rilevante opportunit di arricchimento. La realizzazione del progetto avrebbe comportato una molteplicit di vantaggi: dallimmediato
guadagno di quasi tre miliardi di lire per lintermediazione nella compravendita dei terreni da destinare alla realizzazione del progetto commerciale, alla gestione dei lavori in subappalto per la creazione delle
strutture del centro; dalla garanzia in ordine alla futura imposizione
estorsiva degli esercizi commerciali che avrebbero operato al suo interno, alla gestione diretta di attivit quali la ristorazione e i servizi di pulizia. Si trattava in definitiva di un affare che, a regime, avrebbe fatto entrare nelle casse della famiglia mafiosa svariate decine di milioni di euro.
Un ruolo attivo nellintera vicenda era stato assunto proprio da Nicola Notaro, il quale tra i mesi di maggio e settembre del 2000 aveva
partecipato ad alcuni incontri organizzati insieme ai rappresentanti della Assett54. In quelle riunioni tra gli esponenti del clan mafioso e i dele53
Il 13 febbraio del 2010, la Corte dAppello di Palermo ha in parte riformato la sentenza emessa in primo grado al processo sui rapporti tra imprenditoria, politica e la cosca mafiosa di Villabate. I magistrati hanno dichiarato prescritte le accuse a carico dellimprenditore romano Francesco Paolo Marussig (accusato di corruzione aggravata, il reato stato poi
derubricato in corruzione semplice) e del socio Giuseppe Daghino (corruzione semplice), e
hanno assolto lex sindaco di Catania Francesco Lo Presti (imputato di riciclaggio). Sono state invece confermate le pene inflitte agli altri quattro imputati. Lex sindaco di Villabate Lorenzo Carandino stato condannato a otto anni e sei mesi di carcere per concorso esterno
in associazione mafiosa.
54
Nicola Notaro avrebbe inoltre dovuto contattare i proprietari dei terreni da acquisire
per convincerli rapidamente a sottoscrivere lopzione di vendita.

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gati della societ romana, a detta di Campanella, furono raggiunti gli


accordi riguardanti sia il prezzo della compravendita che i compensi e
gli impegni assunti dalla societ compratrice in ordine agli appalti, ai
posti di lavoro e alla gestione dei negozi della galleria (ibid., p. 274).
In una circostanza, fu organizzato perfino un incontro preliminare
a casa di Notaro:
era il momento in cui affrontavamo queste prime riunioni e parlammo appunto
della possibilit di fare questo mega affare che avrebbe portato un sacco di soldi, sia a livello di tangenti, di richiesta di pizzo, di insediamento di attivit produttive, di mediazione immobiliare nella acquisizione dei terreni, di possibilit
di inserire attivit economiche direttamente gestite da noi (ibid., pp. 278-9).

La speculazione edilizia si sarebbe ben presto rivelata pi complessa del previsto. Era necessario battere la concorrenza della vicina cosca
palermitana di Brancaccio, guidata dal boss Giuseppe Guttadauro, che
portava avanti in quei mesi un progetto imprenditoriale analogo e che
poteva ugualmente contare sullappoggio di esponenti politici di un
certo spessore. A far accantonare definitivamente loperazione era per lintervento del ministero dellInterno, che nel 2003 scioglieva nuovamente per mafia il comune palermitano.
Larresto di Nicola Notaro era soltanto rimandato di qualche anno.
Nel 2003, smessi i panni del politico e rindossati quelli dellimprenditore, era tornato negli Stati Uniti. A New York si era lanciato, in societ con un investitore italo-americano esperto del settore, Edmondo Catalfamo, nel business della distribuzione di prodotti alimentari italiani.
Il signor Notaro era interessato a investire in una societ negli Stati Uniti
per un business nel food ha ricordato il consulente escusso in tribunale lui
aveva delle referenze, era un avvocato diplomato alluniversit, alla Food University a New York e in commercial trade, commercio internazionale, quindi
avrebbe apportato un valore aggiunto alla societ. E aveva dei fondi a disposizione perch la famiglia a quanto pare era abbastanza benestante, quindi mi ha
detto: mi piacerebbe partecipare con un investor negli Stati Uniti. E io gli ho
detto: ok, andiamo un po in giro per i fancy food a New York e cerchiamo dei
distributori. E cos abbiamo fatto. Io conosco bene il business dellimport-export, e avevo delle conoscenze come consulente di varie multinazionali, lui invece aveva solo dei soldi da investire, con suo padre che glieli dava e io ho detto: ok non c problema (ibid., pp. 182-3).

Secondo il pentito Mario Cusimano, i soldi da investire provenivano proprio dalla cosca di Villabate, che aveva interesse a diversificare il gi ricco portafoglio di attivit:
poi se ne andato in America e stavano facendo una societ di import-export,
di importare prodotti italiani in America a fare rifornire i magazzini america157

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ni, infatti, noi avevamo gi dato 100 mila euro a lui [] Nicola Notaro mi diceva che ci dovevamo dare 300 o 400 mila, non mi ricordo, gli abbiamo dato
100 mila euro fino a quando mi ricordo io (ibid., p. 168).

Per prima cosa, Notaro aveva cos acquisito il controllo di alcune


societ americane specializzate nellimport-export. Era diventato officer-director della Leon Holding Corporation e vicepresidente della
Haskell International Trading Incorporated e della Santica Usa, tutte
con sede legale a Staten Island a sud-ovest di Manhattan, nella contea
di Richmond, un agglomerato urbano popolato da circa 460 000 abitanti, il 44% dei quali di origine italiana.
Grazie alle conoscenze del suo socio, aveva poi acquistato una
grossa partita di pasta Buitoni dalla Nestl Italiana S.p.A. (ibid., p.
174). Lobiettivo era quello di inserirsi nel mercato e ottenere gradualmente lesclusiva della distribuzione negli Stati Uniti di numerosi prodotti alimentari italiani commercializzati dalla multinazionale svizzera. Per ottenere questo risultato, era necessario accreditare la propria
immagine agli occhi dellopinione pubblica:
al punto che per fare un lancio in grande stile nella Grande Mela, avevano fatto una corposa donazione di pasta alla nuova caserma dei vigili del fuoco di Liberty Street, proprio davanti alle macerie di Ground Zero. Nelloccasione, era
il 5 dicembre 2003, il governatore dello Stato di New York aveva ringraziato
pubblicamente i benefattori italiani della Haskell International Trading55.

Tra la Nestl e la Haskell risulta stipulato un contratto in base al


quale a questultima veniva assegnato il ruolo di importatore e distributore esclusivo nel territorio americano dei prodotti della prima (Tribunale di Palermo 2010f, p. 185)56. Nellinvestimento era coinvolta anche unaltra azienda americana, la Bontel Usa Corporation riconducibile al noto Frank Cal, boss americano appartenente alla famiglia mafiosa dei Gambino di New York arrestato nellinchiesta Old Bridge57.
A. Cottone, Le mani in pasta, in S, 2009, 16, p. 34.
Nel biennio 2003-2004, tra le due societ si registravano tre operazioni commerciali:
la prima dellimporto di circa 250 000 euro, relativa a panettoni a marchio Perugina; la seconda per un valore di poco inferiore a 300 000 euro, relativa alla pasta a marchio Buitoni;
una terza dellimporto di circa 60 000 euro relativa a sughi a marchio Sasso.
57
Francesco Paolo Augusto Cal nato a New York il 26 marzo del 1965. Suo padre
un commerciante palermitano del quartiere Ballar, emigrato negli Stati Uniti allinizio degli anni sessanta. Nella metropoli americana, Franky Boy ha sposato Rosaria Inzerillo, sorella di Pietro, esponente di una delle storiche famiglie degli scappati (A. Bolzoni, Franky
Boy, il boss invisibile che voleva riprendersi Palermo, in www.repubblica.it, 8 febbraio 2008).
Ancor prima che ripercorrere la sua biografia, per chiarire la figura di Frank Cal risulta illuminante un brano tratto da una conversazione tra Nino Rotolo e il suo delfino Giovanni
Nicchi: Frank Cal, chiddu americano, amico nostro, u tuttu ri dda [lui tutto di l]
(Tribunale di Palermo 2010f, p. 180).
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Gli investigatori sono riusciti a ricostruire una serie di passaggi di denaro che testimonierebbe il coinvolgimento delluomo donore newyorkese nelloperazione finanziaria. In particolare, nellestate del 2003, la
Bontel avrebbe effettuato dei bonifici a favore della Haskell per un importo complessivo di circa 300 000 dollari, equivalente alla cifra corrisposta dalla societ di Notaro alla Nestl per la fornitura di trecento
tonnellate di pasta Buitoni (Forgione 2009, pp. 176-8). Queste transazioni indicherebbero linteressamento della mafia newyorkese, unitamente a quello della cosca di Villabate, nel nascente business della distribuzione di prodotti alimentari. A sostegno di questa ipotesi, vi sarebbero anche i due viaggi compiuti da Nicola Mandal, in unoccasione in compagnia del latitante Gianni Nicchi, negli Stati Uniti tra il
2003 e il 2004. Durante la sua permanenza nella Grande Mela, il giovane boss si era intrattenuto nei locali pi esclusivi della metropoli insieme a Nicola Notaro e a Frank Cal, servendosi per i suoi spostamenti di unautomobile nelle disponibilit della Haskell. Tuttavia, i
magistrati non hanno ritenuto sufficienti gli indizi raccolti58 e hanno
dovuto escludere limpiego di soldi illeciti nella realizzazione dellinvestimento. Un investimento che si concluder inaspettatamente e improvvisamente nel settembre del 2005 con la cessione delle quote societarie di Notaro e il conseguente accredito della somma di circa
200 000 dollari in un conto del Banco di Sicilia. Di quella operazione
commerciale restano oggi le transazioni finanziarie, le dichiarazioni
dei pentiti, le relazioni sospette e labilit del manager siciliano nel lanciarsi in unattivit imprenditoriale inedita e rischiosa.
In definitiva, ci troviamo di fronte a un personaggio versatile e dal
notevole spessore professionale, che svolge un ruolo rilevante per lesito complessivo delle iniziative criminali. Notaro un soggetto capace
di collegare fra loro mondi sociali altrimenti non comunicanti e di
riempire quei buchi strutturali che segnano il punto di svolta delle
condotte mafiose; al tempo stesso dotato di competenze tecnicoprofessionali in base alle quali in grado di esplorare diversi campi
di affari e di vedersi cos riconosciuto un ruolo di consulente da parte delle organizzazioni criminali.
58
I magistrati italiani avevano chiesto una documentazione pi dettagliata sulle tre societ americane riconducibili a Notaro. Sul conto della Leon Holding e della Santica Usa, ad
esempio, sarebbero emersi passaggi di denaro per alcune centinaia di migliaia di dollari. La
ricostruzione di questi movimenti ha portato a individuare la partecipazione nellaffare dei
fratelli Carmelo, Tony e Giovanni Di Maggio, nati negli Stati Uniti ma originari di Torretta,
nipoti di Antonino Di Maggio, ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Carini, arrestato nelloperazione Gotha del giugno 2006.

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Ascesa e declino di un mobster siciliano


L11 dicembre del 2009, il servizio di intercettazione telefonica predisposto dalle autorit investigative americane registrava una conversazione tra un imprenditore palermitano residente a Miami, Roberto
Settineri, presunto ambasciatore di Cosa nostra negli Stati Uniti, e un
individuo ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Pagliarelli del capoluogo siciliano: vedi che nella vita per potere fare parte del circolo ristretto bisogna avere le qualit e le caratteristiche, esordiva il primo.
Certo, assolutamente s, e bisogna ritagliarsi una storia, se no una persona non nessuno, senza storia non nessuno, rispondeva il secondo (Tribunale di Palermo 2009c, p. 30).
Mai avrebbe immaginato, il giovane manager siciliano che inseguiva il mito del self made man, che da l a pochi mesi la sua brillante ascesa sarebbe stata bruscamente interrotta. La notte del 10 marzo
2010, infatti, unoperazione congiunta tra la procura della Repubblica di Palermo e il Federal Bureau of Investigation poneva fine al sogno americano del rampollo palermitano, interrompendo il solido
asse criminale che si era costituito sulla rotta Sicilia-Florida59. E cos,
nelle stesse ore in cui a Miami gli agenti federali arrestavano Roberto Settineri e alcuni suoi complici, con laccusa di riciclaggio di denaro sporco60 e associazione mafiosa, a Palermo i poliziotti della
squadra mobile catturavano una ventina di soggetti, tra boss e gregari, riconducibili alla locale cosca mafiosa dello storico mandamento
di Santa Maria del Ges.
59
Loperazione denominata Paesan blues costituisce un ulteriore sviluppo di una prolungata attivit di indagine che gi nel 2008 ha rivelato i rinnovati rapporti di collaborazione tra Cosa nostra siciliana e la Nuova Cosa nostra americana (operazione Old Bridge).
Le indagini, che in quella circostanza hanno portato allarresto di oltre 90 persone, sono state svolte dintesa tra gli organi investigativi italiani e americani nellambito del progetto di
collaborazione denominato Pantheon.
60
In America, Roberto Settineri stato condannato per riciclaggio a quattro anni di carcere (avendo riconosciuto la sua colpevolezza, ha evitato il rischio di incorrere nella pena inizialmente richiesta dallaccusa, pari a venti anni di detenzione). A incastrare il broker palermitano stato Scott Rothstein, avvocato di grande fama, artefice di una truffa milionaria ai
danni di decine di suoi clienti, considerato dagli agenti federali alla stregua di un piccolo
Maddoff con grandi ambizioni personali (T. Padgett, Floridas Mini-Madoff: Scott Rothsteins Fall, in www.time.com, 18 gennaio 2010). Dopo il suo arresto, avvenuto nel dicembre del 2009, Rothstein ha deciso di collaborare ed stato utilizzato come testa di ponte per
incastrare Settineri, su cui si concentravano da tempo gli sforzi degli investigatori americani
e italiani: Scott andato dal boss si conoscevano da tempo e gli ha chiesto un aiuto per
riciclare del denaro. Settineri ha accettato. Peccato per lui che lavvocato avesse un registratore nascosto sotto la camicia candida (G. Olimpio, Casa Versace e 24 supercar. I lussi del
Maddoff della mafia, in Corriere della Sera, 21 marzo 2010, p. 25).

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Lanello di congiunzione tra il capoluogo siciliano e la metropoli


statunitense era costituito proprio dalla figura dellimprenditore palermitano, il quale secondo gli investigatori italiani rappresentava
lelemento di raccordo tra le cosche della provincia di Palermo e le famiglie newyorkesi.
A Miami, Roberto Settineri, 42 anni appena compiuti e due matrimoni alle spalle, aveva fatto carriera. In poco tempo aveva accumulato
soldi, potere e relazioni influenti. Significativa al riguardo anche lattenzione alla costruzione della sua immagine: occhiali da sole fum,
grosso sigaro in bocca, abiti eleganti, auto di lusso, fisico palestrato.
Eppure, negli Stati Uniti il manager siciliano era sbarcato da pochi
anni. Nel 1998, appena giunto in America, si era dato subito da fare
iniziando a collaborare con alcune societ dai nomi suggestivi: Seven
Business Consulting, Italian Wines Collection, Centro Sociologico
Italiano, Next Entertainment Group, Blue Oceans International. Ufficialmente si occupava di distribuzione di vini come direttore, per
larea della Florida e per la regione dei Caraibi, della societ Vias Imports Ltd Inc., ed era anche impegnato nella commercializzazione di
prodotti enologici per molte aziende vinicole siciliane.
La professione di commerciante ha una tradizione consolidata nella sua famiglia di origine: il padre era infatti rappresentante di liquori
in Sicilia per lazienda veronese Montresor. Insieme a questa attivit,
Giovanni Settineri ha poi lasciato al figlio anche qualcosaltro, se gi
nel lontano 1987 il pentito Antonino Calderone, interrogato dal giudice Falcone, riferiva dellaiuto ricevuto nel corso della sua latitanza da
un palermitano di nome Settineri (ibid., pp. 238-9).
in Sicilia del resto che Roberto cresciuto e ha costruito il proprio capitale sociale fatto di relazioni importanti. Qui, ancora ventenne, muoveva i primi passi nel vischioso ambiente cittadino, mostrando
di trovarsi a proprio agio negli ipocriti salotti bene di una Palermo sfigurata dalle stragi di Capaci e di via DAmelio. Partecipava alle feste
del momento e frequentava le zone pi eleganti e i posti pi alla moda
della citt, come la Cuba, il pub immerso nel giardino di Villa Sperlinga, punto di ritrovo della borghesia palermitana61.
Settineri si dunque ritrovato a Miami con un bagaglio di competenze costituito da una spiccata indole per gli affari e, soprattutto, da
buone relazioni. E cos, negli ultimi anni, le attivit economiche hanno cominciato a decollare, grazie a importanti investimenti nel merca61
S. Palazzolo, Settineri il broker dei padrini, in la Repubblica, edizione di Palermo,
11 marzo 2010, p. 1.

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to immobiliare e nel settore della ristorazione62. Secondo gli inquirenti, egli diventato il proprietario del Sopranos caf, dal nome della celebre serie tv che ha come protagonisti i boss della mafia italo-americana, e del ristorante Carpaccio, uno dei locali pi esclusivi e raffinati
della citt di Miami.
La rispettabilit e la visibilit acquisita gli hanno gradualmente consentito di penetrare negli ambienti pi influenti della comunit italiana
della Florida e in quelli della citt di Palermo. Nella metropoli americana, secondo il quotidiano locale Gente dItalia, Settineri avrebbe partecipato agli eventi organizzati dal consolato per la festa della Repubblica del 2 giugno 2009. Sarebbe stato inoltre invitato alla cena esclusiva organizzata presso il noto ristorante The Forge a Miami Beach e, in unaltra occasione, avrebbe fatto da autista-accompagnatore al sindaco di Palermo Diego Cammarata, in una visita ufficiale del primo cittadino palermitano nella citt statunitense63.
E proprio al telefono con il sindaco del capoluogo siciliano, Settineri stato poi intercettato dagli investigatori, in quella che da Palazzo
delle Aquile stata definita una banalissima discussione fatta di convenevoli e saluti con un personaggio incontrato casualmente al circolo
del tennis64. Pochi giorni dopo la pubblicazione della conversazione
incriminata, il sindaco ha ammesso di conoscere Roberto Settineri, gli
sarebbe stato presentato qualche anno prima al Circolo del tennis di
Palermo, frequentato da una clientela selezionata. Per il sindaco, lattuale imputato era soltanto un imprenditore conosciuto casualmente.
Una conoscenza pi approfondita, il rappresentante di vini deve
averla avuta con il consigliere provinciale del Pdl Giuseppe Federico.
In numerose conversazioni registrate dagli inquirenti, i due mostrano
di avere una certa familiarit e di incontrarsi personalmente anche in
presenza di altri soggetti ritenuti vicini a Cosa nostra65.
62
In alcuni colloqui registrati dagli investigatori sono emersi riferimenti a investimenti
immobiliari da realizzare a Palermo, Miami, Dubai e New York (A. Rossitto, Reality mafia,
in Panorama, 18 marzo 2010, 12).
63
Quando Settineri, era inviato speciale alle feste organizzate dal Comites e dal Consolato di Miami, in Gente dItalia, 12 marzo 2010.
64
S. Palazzolo, Cammarata intercettato col boss Per me era un manager dei vini, in la
Repubblica, edizione di Palermo, 13 marzo 2010, p. 13. La conversazione rivela comunque
una certa confidenza nella relazione intrattenuta tra i due interlocutori: Come sta? Tutto bene? La sua signora? Ma guardi un po che tempaccio! Quando la smette di piovere che non
ci si pu fare nemmeno una partitina? Ci vediamo stasera per un aperitivo alla Cuba? (G.
Modica, Diego Cammarata intercettato al telefono con Roberto Settineri, in www.blogsicilia.it,
14 marzo 2010).
65
S. Palazzolo, Lambasciatore dei padrini salut Diego da Miami, in la Repubblica,
edizione di Palermo, 12 marzo 2010, p. 9.

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Di esponenti delle famiglie mafiose, limprenditore palermitano ne


conosce e ne ha conosciuti parecchi. Nel capoluogo siciliano, del resto,
dopo il suo spostamento negli Stati Uniti, Settineri tornato periodicamente fino a pochi mesi prima dellarresto. Il profondo legame con
Palermo dimostrato dalle numerose relazioni di amicizia che egli intrattiene nelle borgate di Brancaccio, Santa Maria del Ges e Pagliarelli. Suo padrino di battesimo , ad esempio, Salvatore Fiore, figlio e
fratello di indiziati mafiosi e indicato quale uomo donore della famiglia di Pagliarelli da diversi collaboratori di giustizia (Tribunale di
Palermo 2009c, p. 237). Fiore il titolare del noto bar ristorante Baby
Luna, indicato come luogo deputato a incontri tra mafiosi66. Settineri stesso a raccontare, in alcune conversazioni intercettate dalle forze
dellordine, la sua intima vicinanza al proprietario del locale. Ed proprio a Salvatore Fiore che il manager si rivolge per sollecitarlo a recarsi insieme al padre negli Stati Uniti. Il motivo del viaggio costituito
da una controversia esplosa tra il giovane Settineri e alcuni esponenti
delle famiglie mafiose americane67. Limprenditore palermitano si sarebbe tirato fuori allultimo momento da un affare, un investimento
nellambito di unattivit di telemarketing di contratti assicurativi per
autovetture, in cui era coinvolto tra gli altri il noto boss Frank Di Stefano, detto The Hat. La defezione di Settineri avrebbe alimentato
forti dissapori tra le parti, interrotti tempestivamente dallintervento
pacificatore di Salvatore Fiore.
Dal punto di vista della nostra analisi, importante sottolineare che
Roberto Settineri nonostante i numerosi rapporti con uomini donore delle cosche palermitane e americane non un soggetto organico
a Cosa nostra. Il manager siciliano si muove con una certa autonomia,
pur operando spesso in combinazione e per conto di soggetti mafiosi
italiani e statunitensi. questa inevitabilmente una posizione delicata,
che richiede capacit di mediazione ma anche legami forti e protezioni di un certo livello. Si spiega in questi termini lintervento del parrino Salvatore Fiore. E trova la medesima giustificazione la richiesta di
sostegno avanzata in unaltra occasione a un soggetto appartenente al66
Nellordinanza dei magistrati si evidenzia inoltre che ancora di recente, il collaboratore di giustizia Iannolino Fabrizio, sentito il 17 febbraio 2010, ha riferito che i proprietari
del Baby Luna sono soggetti attivi in Cosa Nostra e che anche in ragione di ci tale luogo
veniva spesso prescelto per gli appuntamenti tra uomini donore (Tribunale di Palermo
2009c, p. 237).
67
Scrivono i magistrati: sotto questo profilo, il viaggio risulta essere quasi una spedizione, funzionale a risolvere i problemi insorti a Miami ed a proteggere gli interessi di Settineri Roberto, garantendo a questultimo luscita da una situazione di difficolt asseritamene descritta [] ai propri familiari come pericolosa (ibid., p. 240).

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la famiglia dei Gambino di New York. Anche in questo caso, pu essere interessante ripercorrere rapidamente lintera vicenda nei suoi
punti salienti.
Le intercettazioni degli investigatori hanno registrato una serie di
conversazioni con lanziano boss newyorkese Gaetano Napoli. I colloqui riguardano un episodio nel quale a seguito di alcuni dissidi sorti in Miami con rappresentanti della famiglia mafiosa dei Colombo,
questi ultimi avrebbero convocato un soggetto vicinissimo a Settineri Roberto per valutare una questione riconducibile ad attivit illecite compiute da questultimo e da altri soggetti in quel Paese (Tribunale di Palermo 2009c, p. 21). I dialoghi consentono di ricostruire il
ruolo e la posizione ricoperta dai due interlocutori. Il punto centrale
della discussione ruota intorno alla preoccupazione dellimprenditore
palermitano di non essere legittimato a presenziare alla riunione indetta su iniziativa dei Colombo, per lassenza di un soggetto che, in
quel momento, si trova in vacanza (ibid.). Il riferimento in questo caso a uno dei capi storici della famiglia newyorkese Nicholas Corozzo, detto Little Nick, che era detenuto e per conto del quale Settineri si era impegnato nellattivit illecita. proprio limprenditore
palermitano a suggerire al suo interlocutore la linea da seguire per risolvere la questione: tu gli devi far sapere solo che io sono un amico
(ibid., p. 24).
Roberto Settineri dunque un vero e proprio broker di relazioni.
Egli occupa una posizione di confine tra il mondo criminale e quello
legale, e se talvolta costretto a richiedere protezione e a ottenere autorizzazioni particolari per poter svolgere alcune attivit, il pi delle
volte lui a intervenire per risolvere le questioni pi complesse.
Nel corso dellestate 2008, ad esempio, organizza un viaggio della speranza in Sudamerica per un amico palermitano affetto da Hiv,
che doveva essere operato durgenza per un doppio trapianto di fegato e di reni. Carmelo Costanzo, la cui famiglia era pienamente inserita
nel contesto della cosca di Pagliarelli, era in lista di attesa da oltre due
anni presso lIsmett, listituto medico di trapianti pi allavanguardia
della citt di Palermo. Le sue condizioni di salute negli ultimi tempi
erano per peggiorate ed egli aveva contattato alcune cliniche colombiane che garantivano lintervento chirurgico. Si trattava adesso di trovare il modo di trasportare allestero il denaro contante, circa 75 000
euro, necessario per loperazione. Per questa ragione si era rivolto a
Roberto Settineri, ritenuto in grado di garantire la buona riuscita delliniziativa. Linteressamento del broker palermitano era stato imme164

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diato. In primo luogo, aveva incaricato un suo collaboratore di fiducia,


Antonio Tricamo, di sostenere personalmente Costanzo nei suoi spostamenti a Medellin; in secondo luogo, aveva contattato uno dei suoi
soci daffari americani, Paul Mike Shapiro, chiedendogli di portare
con s negli USA, di rientro da una vacanza in Italia, del danaro contante (ibid., p. 253). Nonostante il tempestivo intervento di Settineri,
Costanzo sarebbe per morto qualche mese dopo.
Ancora pi significativa una vicenda occorsa qualche anno prima. Nel 2000, il manager siciliano, giunto in America da appena un
paio danni, era dovuto intervenire per risolvere una questione per
certi aspetti pi complessa e delicata. Le indagini dellepoca68 avevano
infatti accertato la sua vicinanza allallora latitante trapanese Salvatore Miceli69, il quale era stato preso in ostaggio da un cartello di narcos
colombiani che pretendevano il pagamento di una fornitura di cocaina, che era stata sequestrata dalle autorit portuali greche durante un
regolare controllo. In una conversazione intercettata, Settineri racconta di aver trattato personalmente con i colombiani e di aver rischiato di essere catturato al posto dellamico. Di fronte alla drammaticit della situazione, aveva contattato il figlio di Miceli, Mario, e
utilizzando un linguaggio metaforico per paura di essere ascoltato
dalle forze di polizia70 lo aveva esortato a procurarsi in fretta i soldi
per il riscatto, perch se il medico non gli d le medicine adeguate
per curarsi [] non si pu curare pi (ibid., p. 18). Dopo la liberazione di Miceli, e linevitabile sacrificio economico, Settineri per ripianare lammanco patito dalle casse della cosca di Salemi aveva
proposto agli esponenti mafiosi di avviare un traffico di sostanze stupefacenti di pasticche di ecstasy.
Quello di Settineri dunque un coinvolgimento a tutto campo nelle vicende dei vari esponenti dei sodalizi mafiosi. In unaltra circostanza, gli investigatori hanno accertato la sua vicinanza nei confronti del
latitante Antonino Lo Nigro71. Nelle numerose conversazioni registra68
Facciamo riferimento allindagine Igres del 2000, che allepoca aveva permesso di
smantellare unorganizzazione dedita al traffico di cocaina tra la Colombia e la Sicilia nella
quale figurava Salvatore Miceli.
69
Miceli sar arrestato nel 2007.
70
Settineri era molto prudente e comunicava tramite il software di telefonia voip Skype,
che renderebbe pi complicate le attivit di intercettazione.
71
Lo Nigro era considerato il reggente della cosca di Brancaccio ed era latitante dal 2008.
Nellagosto dello stesso anno, i carabinieri erano stati sul punto di catturarlo a Siderno in
provincia di Reggio Calabria, ma in quella occasione era riuscito a sfuggire allultimo istante. Il 18 marzo del 2009 stato finalmente arrestato a Bagheria in un appartamento utilizzato come nascondiglio.

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te dalle forze dellordine, tra il manager e Massimiliano Codiglione, che


faceva da tramite tra i due soggetti, emerso il suo costante interessamento per le sorti del boss di Brancaccio, braccato dalla polizia e costretto alla fuga. Settineri non manca di far pervenire al mafioso i suoi
messaggi72 e si mostra perfino disponibile a fornire un aiuto logistico73,
riuscendo a incontrarlo personalmente in almeno unoccasione.
Ma Lo Nigro non lunico boss mafioso col quale Settineri si relaziona. Particolarmente stretti sono i legami tra limprenditore palermitano e alcuni esponenti apicali della famiglia di Santa Maria del Ges, i fratelli Giampaolo e Gioacchino Corso. Questi ultimi hanno rapporti con i clan newyorkesi (Giampaolo cognato di Silvestro Lo Verde, braccio destro del boss emergente Frank Cal) e spesso si recano a
Miami per affari. In una telefonata intercettata dagli investigatori, Ino
chiedeva al fratello di farsi procurare da Roberto una maglietta americana, me la devo mettere e devo sembrare americano, precisava al
suo interlocutore74. Secondo gli inquirenti, lindumento alluderebbe a
una fornitura di droga.
Dagli Stati Uniti, tramite lintermediazione di Settineri, non sarebbero arrivate soltanto partite di stupefacenti. Il rappresentante di vini
prestava la sua collaborazione per lattivit di compravendita di orologi di valore gestita dai fratelli Corso. Introdotti illegalmente attraverso alcuni fidati faccendieri, i preziosi cronografi venivano rivenduti in
Italia con notevoli margini di guadagno in ragione del favorevole cambio di valuta tra dollaro ed euro.
Roberto Settineri evidentemente una figura eclettica, un soggetto
in grado di fornire un apporto fondamentale per la conclusione di un
buon affare o per la risoluzione di un problema complesso. Le molteplici risorse relazionali possedute gli consentono di svolgere un ruolo
strategico di mediazione anche in questioni al di fuori delle sue specifiche aree di competenza.
La sua intercessione decisiva per ottenere la riduzione dellimporto di unestorsione a favore di un amico di famiglia, Gaetano Di
Franco, titolare insieme al figlio Michele di due grossi negozi di abbigliamento75 nella citt di Palermo. Il commerciante, che era stato avvicinato proprio dagli uomini della cosca di Santa Maria del Ges dei
72
Settineri invia allamico le condoglianze per la morte della nonna materna e le congratulazioni per il matrimonio che Lo Nigro riesce a celebrare con la sua consorte nonostante
lo stato di latitanza.
73
Con il mafioso pianifica un viaggio a Santo Domingo.
74
A. Rossitto, Reality mafia, in Panorama, 18 marzo 2010, 12.
75
I negozi People di via Marchese di Villabianca e Baby chic di via Notarbartolo.

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fratelli Corso, si era rivolto immediatamente a Settineri, riuscendo cos a ottenere una riduzione dellimporto da corrispondere. Il broker
aveva infatti rassicurato lamico estorto, invitandolo a consegnare soltanto una cifra simbolica.
La posizione di Settineri appare dunque strategica per gli esponenti
mafiosi che gravitano attorno allasse Palermo-Miami. Limprenditore
siciliano del resto ben consapevole della sua funzione di cerniera tra
differenti contesti sociali. lui stesso anzi ad autorappresentarsi in questi termini. Particolarmente significativa, a questo proposito, risulta una
vicenda riguardante una lite intercorsa con lamico Roberto Russo, il
quale, ai suoi occhi, era colpevole di non essersi interessato alla sua situazione, quando nel gennaio del 2010 era stato tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale76. Russo, in quella occasione, non soltanto
si era dimostrato indifferente nei confronti di Settineri, ma aveva perfino stigmatizzato il suo comportamento, che aveva determinato lintervento delle forze dellordine. In tale circostanza Settineri, amareggiato
e deluso dalla condotta dellamico, da lui sempre aiutato nel momento
del bisogno, abbandonava ogni cautela e raccontava lepisodio a numerosi soggetti palermitani vicini agli ambienti di Cosa nostra. Il manager
palermitano si lasciava andare ad una serie di considerazioni sulla propria vita e sul proprio operato, descrivendo il proprio ambiente di appartenenza in Palermo, contrapposto a quello legale (ibid., p. 260).
Una delle intercettazioni pi interessanti, a tal proposito, quella
intercorsa con un soggetto vicino alla famiglia di Brancaccio, al quale
limprenditore palermitano offriva una lucida e consapevole descrizione di se stesso e del proprio ruolo. Confermando la sua appartenenza
a un preciso sistema criminale, Settineri contestava il comportamento
ipocrita di Russo, che pur avendo spesso beneficiato dei favori dellamico, ne prendeva adesso improvvisamente le distanze: mi devi
spiegare una cosa, quando hanno un problema, perch vanno dal dottore amico in mezzo alla strada, anzich andarsene allospedale a farsi
curare? Visto che sono tutti cos, Ah! quando hanno bisogno, sono
buoni i dottori, questi privati, e quando un dottore ha un problema e
non serve pi? (ibid., p. 264).
76
Settineri, trovandosi al bar con degli amici e un revolver nascosto sotto la giacca,
apostrof a quanto pare per unocchiata di troppo una security guard in servizio a Miami Beach con queste parole: I will put this gun in your fucking mouth. I know where you
live. Ill go to your house and kill you and your family (B. Hamacher, Rothsteins Mobster Flashed Gun at Guard, in Nbc Miami, 19 marzo 2010, www.nbcmiami.com). Lepisodio rivela come egli sia vittima del suo stesso personaggio e come la sua autorappresentazione finisca a tratti per travolgerlo.

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In talune circostanze, Settineri appare perfino suggestionato dallambiente e dalle regole di Cosa nostra. In una conversazione con il noto
imprenditore Giuseppe Moscarello77, il manager siciliano racconta di
trovarsi a una festa in compagnia di un amico comune e di altre persone, precisando che se fosse stato presente avrebbe avuto la possibilit di
vedere un pezzo di storia (ibid., p. 29). La festa non era altro che un
summit di mafia, al quale avevano partecipato gli esponenti delle principali famiglie mafiose americane. In un altro colloquio Settineri, nuovamente al telefono con il ristoratore, commenta la situazione della citt di
Palermo, contraddistinta da numerosi e ripetuti arresti, paragonandola a
un cimitero (ibid., p. 258). Ma quando le forze dellordine colpiscono
duramente la cosca dello schieramento avverso di San Lorenzo, Settineri e il suo interlocutore non hanno alcun dubbio: quaranta monnezze
si sono portati via, speriamo che continuino (ibid., p. 272).
Quello di Roberto Settineri, in conclusione, soltanto uno dei tanti percorsi di collusione e di complicit che possibile tracciare nella
zona grigia. Il suo, come abbiamo visto, il profilo di un broker, non
certamente quello di un boss mafioso. Settineri privo delle doti carismatiche e dellautorevolezza del leader. Se da un lato deve costantemente richiedere aiuto e protezione ai mafiosi, dallaltro anche un loro intermediario prezioso: un soggetto in grado di collegare fra loro
cerchie sociali distanti e differenti, apparentemente inconciliabili, quindi di creare e accumulare risorse relazionali utili al perseguimento di interessi criminali.
4. Rapporti di collusione e reti di intermediazione.
Al termine di questa riflessione, proviamo brevemente a descrivere
i network relazionali dei protagonisti dellarea grigia che abbiamo presentato nel paragrafo precedente. Attraverso la lettura del materiale
giudiziario e delle fonti di archivio raccolte infatti possibile ricostruire, seppure in maniera approssimativa, linsieme delle relazioni intrattenute dagli attori al centro della nostra indagine78. Ci, in definitiva, ci
77
Proprietario del ristorante Lo Strascino, della sala trattenimenti Lo sceicco e del locale Il Gattopardo, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come soggetto vicino a uomini
donore di Pagliarelli come Nino Rotolo e Giovanni Motisi.
78
I network relazionali (figure 2-4) dei tre soggetti presi in considerazione nelle pagine
precedenti sono stati ricostruiti sulla base del materiale giudiziario, conteggiando i legami intercorsi tra essi e gli altri attori presenti nelle vicende narrate. I dati cos raccolti sono stati
elaborati con il software di analisi delle reti Netminer versione 3.4.1. Per la rappresentazione grafica, ci siamo limitati unicamente a considerare lesistenza di un legame tra due nodi,
senza alcuna distinzione di sorta per quanto riguarda il contenuto veicolato allinterno di cia-

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consente, da un lato, di mettere in luce leterogeneit delle figure che si


muovono allinterno dellarea grigia; dallaltro lato, di osservare le trame relazionali che connotano il profilo dei personaggi analizzati.
Un primo dato comune da cui possiamo partire costituito proprio dallo straordinario potenziale relazionale detenuto da ciascun attore. Da questo punto di vista, il network dellarchitetto Liga (figura
2) presenta forse la trama pi variegata e articolata, fra i tre che abbiamo preso in considerazione. Quella di Giuseppe Liga, del resto, come
abbiamo visto, una figura complessa. Egli al contempo un punto di
riferimento per la consorteria criminale, uno stimato professionista e il
responsabile di un movimento politico potente e influente.
scuna interazione. La ricostruzione dei network non pu essere ovviamente considerata una
rappresentazione esaustiva delle relazioni intrattenute dai soggetti coinvolti nei casi esaminati, in quanto fortemente vincolata alla fonte dei dati utilizzata, ovvero a quanto emerso
nelle indagini giudiziarie.

Figura 2. Il network di Giuseppe Liga.

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Il network dellarchitetto palermitano non pu che riflettere la pluralit dei suoi contatti. Ritroviamo cos, da un lato, i boss mafiosi, i latitanti e gli altri uomini donore; dallaltro, invece, scorgiamo i politici,
gli imprenditori, i professionisti. Lelemento costante di queste molteplici e differenti interazioni costituito dallassenza di legami laterali:
quanti meno legami di questo tipo sono presenti tanto pi cresce la capacit di intermediazione di ego, vale a dire la sua capacit di connettere soggetti non comunicanti. Il risultato definitivo una trama relazionale centralizzata nel senso che non ci sono altre figure di rilievo ed eterogenea nel senso che si dipana in ambiti differenziati.
A differenza del network di Giuseppa Liga, quello di Nicola Notaro appare meno equilibrato e centralizzato, in quanto rivela la presenza di altre figure ricche di legami, che in parte si sovrappongono tra
loro (figura 3). Rispetto alla posizione occupata dallarchitetto palermitano, limprenditore originario di Villabate risulta, infatti, essere al
Figura 3. Il network di Nicola Notaro.

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centro di un fascio relazionale di pi ridotte dimensioni e la sua capacit di intermediazione appare relativamente pi contenuta, dal momento che sono presenti altri soggetti che svolgono la stessa funzione.
In effetti Notaro, pur rivestendo una funzione rilevante per il perseguimento delle finalit criminali, non sembra ricoprire un ruolo strategico e decisionale. La sua figura inoltre si sovrappone a quella di altri soggetti che partecipano alle condotte illecite. Il network appare comunque articolato e variegato nella composizione dei personaggi. La
versatilit di Notaro lo porta infatti a relazionarsi, come abbiamo detto, con imprenditori, politici e professionisti, oltre che con numerosi
esponenti della famiglia mafiosa di Villabate.
Da un punto di vista morfologico, il network di Roberto Settineri
risulta simile a quello elaborato per la figura di Giuseppe Liga (figura
4). Il manager palermitano residente negli Stati Uniti al centro di un
fascio di relazioni numerose ed eterogenee. In questo caso, del resto,

Figura 4. Il network di Roberto Settineri.

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siamo di fronte a un vero e proprio broker di relazioni, in grado di collegare fra loro attori diversi e ambienti differenti e distanti. La posizione di ponte tra le famiglie mafiose palermitane e quelle americane,
il ruolo di intermediario tra gli uomini donore, da una parte, il mondo politico ed economico, dallaltra, ne fanno a tutti gli effetti una figura emblematica di quella vasta zona grigia che abbiamo qui cercato
di mettere a fuoco.
In tutte le vicende analizzate in questo capitolo si ravvisano catene di intermediazione che collegano in modo variabile mafiosi e imprenditori caratterizzati da differenti tonalit di grigio. I ruoli degli
attori coinvolti non sono sempre chiaramente definiti, ma appaiono
mutevoli e ambivalenti, oscillando tra rapporti di dipendenza e di autonomia. interessante osservare sulla base di quanto rivelato dalle
indagini giudiziarie il caso dellimprenditore che, pur trovandosi sotto lombrello protettivo di Cosa nostra, cerca di mantenere un profilo
autonomo, ovvero margini di azione indipendenti dai legami mafiosi.
Ad esempio, quando il gi citato imprenditore Rizzacasa subisce una
rapina, in un pizzino il mafioso Andrea Gio riferisce dellepisodio e
scrive mi hanno cercato subito: bisognava accertare chi fossero i
responsabili e affrontare la situazione per rendere effettiva la protezione mafiosa, come peraltro era accaduto altre volte dicono i mafiosi quando si erano verificati dei furti nei cantieri delle sue imprese. Al tempo stesso, Francesco Paolo Sbeglia dice a Bonura, riferendosi sempre a Rizzacasa: una testa di cazzo, si muove in autonomia
(Tribunale di Palermo 2010d, p. 125). Come abbiamo visto, anche per
altri imprenditori si verificano situazioni simili: il caso del soggetto
che fa da prestanome, ma poi non rispetta i patti badando solo al proprio tornaconto personale. Evidentemente in possesso di un patrimonio relazionale che gli garantisce margini di manovra e di negoziazione, e che lo preserva da eventuali sanzioni mafiose.
Al di l dei casi specifici di cui si parlato, importante sottolineare come questa ambivalenza dei legami insieme di dipendenza e di
autonomia sia spesso una caratteristica dei rapporti di collusione tra
mafiosi e imprenditori. Il mafioso cerca di porre dei vincoli allagire
dellimprenditore a cui offre la sua protezione attiva, con lobiettivo di
massimizzare i vantaggi che pu ricavare dal legame. Dal canto suo,
limprenditore fa attenzione a non restare del tutto intrappolato nella
rete mafiosa, ponendo a sua volta condizioni per linstaurarsi dello
scambio e cercando di conservare uno spazio autonomo di azione. La
cooperazione soggetta a progressive negoziazioni e continui aggiu172

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stamenti: per funzionare ha bisogno di figure di raccordo impersonate da attori diversi che permettono larticolazione della rete di
relazioni e di transazioni. In alcuni casi limprenditore pu entrare a
far parte organicamente dellassociazione mafiosa, ma nella maggioranza dei casi pu mantenere una posizione esterna, in virt della
quale pu riuscire a ottenere paradossalmente maggiori benefici. peraltro una posizione privilegiata anche perch meno esposta allazione delle agenzie di controllo.
Larea grigia presenta per definizione una configurazione sfumata,
che agevola gli accordi collusivi e la costituzione di cartelli criminali:
ha confini permeabili e porosi, ma al tempo stesso funziona attraverso
pratiche e modelli di comportamento riconosciuti, che permettono
lidentificazione delle regole del gioco e la valutazione dellaffidabilit
degli attori coinvolti. Osservato dallesterno, il quadro che emerge appare caratterizzato da sovrapposizioni e compenetrazioni, nel senso
che si trovano aggregati e mescolati insieme interessi e soggetti diversi. Questo rende estremamente difficile tracciare linee nette di demarcazione, ma il fatto di non poter distinguere chiaramente tra condotte
lecite e illecite in una situazione caratterizzata peraltro dalla compresenza di differenti criteri di legittimit79 riproduce la stessa area
grigia e ne amplifica la sua capacit di attrazione.

79
Gli attori devono tenere presenti contemporaneamente regole che derivano da ordinamenti diversi (legale, mafioso, di mercato ecc.) e le loro peculiari combinazioni.

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ALLEANZE NELLOMBRA

Fonti

(Cpr) Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti


e sulle attivit illecite a esso connesse
2006 Relazione territoriale sulla Campania, XIV legislatura, doc. 23, n. 17, Roma.
2007a Relazione territoriale sulla Campania, XV legislatura, doc. 23, n. 2, Roma.
2007b Relazione territoriale sulla Campania, XV legislatura, doc. 23, n. 4, Roma.
Corte dei conti
2010 Gestione dei beni confiscati alla criminalit organizzata, deliberazione n.
23/G, Roma.
Commissione straordinaria della Asp di Reggio Calabria
2010 Relazione conclusiva sulla gestione straordinaria della
Calabria, Reggio Calabria.

ASP

n. 5 di Reggio

Corte europea dei diritti delluomo


2001 Decisione sulla ricevibilit del ricorso n. 52439/99, 4 settembre.
Cpa (Commissione parlamentare dinchiesta sul fenomeno
della criminalit organizzata mafiosa o similare)
1993a Mafia e politica. Relazione del 6 aprile 1993, Laterza, Roma-Bari.
1993b Esame dei problemi connessi allo scioglimento dei consigli comunali, Verbale
della seduta n. 28, http://www.liberliber.it/.
1994 Camorra e politica. Relazione approvata alla commissione il 31 dicembre
1993, Laterza, Roma-Bari.
1998 Relazione della commissione parlamentare antimafia, XIII Legislatura - 23
giugno 1998.
2000 Relazione della commissione parlamentare antimafia sul caso Campania 24 ottobre 2000.
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Sciarrone, Alleanze nellombra


2006 Relazione conclusiva, XIV legislatura, doc. XXIII, n. 16, Roma.
2008 Relazione conclusiva, XV legislatura, doc. XXIII, n. 7, Roma.
2009a Audizione del Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, www.parlamento.it/service/PDF/PDFServer/DF/217675.pdf.
2009b Audizione del Presidente dellAnas, reperibile on line allindirizzo:
http://www.parlamento.it/service/PDF/PDFServer/ DF /217408.pdf.
2009c Il condizionamento delle mafie sulleconomia, sulla societ e sulle istituzioni nel Mezzogiorno, Roma.
2010a Documentazione tematica Beni confiscati, http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/24/schedabase.asp.
2010b Documentazione tematica Consigli comunali sciolti, http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/documentazionetematica/23/schedabase.asp#dati_statistici.
2010c Relazione della Commissione parlamentare dinchiesta sul fenomeno della
mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, sui profili del riciclaggio connessi al gioco lecito e illecito, XVI legislatura, doc. XXIII, n. 3,
Roma.
2011 Relazione sui costi economici della criminalit organizzata nelle regioni
dellItalia meridionale, XVI legislatura, doc. XXIII, n. 5, Roma.

Dia (Direzione investigativa antimafia)


2003 Informativa alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro sullesito
delle indagini nellambito delloperazione Tamburo, Sezione operativa di
Catanzaro.
2008 Relazione del Ministro dellInterno al Parlamento sullattivit svolta e sui
risultati conseguiti dalla Dia. Secondo semestre, Ministero dellInterno, Roma.
2009a Relazione del Ministro dellInterno al Parlamento sullattivit svolta e sui
risultati conseguiti dalla Dia. Primo semestre, Ministero dellInterno,
Roma.
2009b Relazione del Ministro dellInterno al Parlamento sullattivit svolta e sui
risultati conseguiti dalla Dia. Secondo semestre, Ministero dellInterno, Roma.
2010 Relazione sulla criminalit organizzata in Campania, 1 semestre 2010,
Centro operativo di Napoli.

Dna (Direzione nazionale antimafia)


2006 Relazione annuale sulle attivit svolte dal Procuratore nazionale antimafia
e dalla Direzione nazionale antimafia nonch sulle dinamiche e strategie
della criminalit organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2005-30
giugno 2006.
2007 Relazione annuale sulle attivit svolte dal Procuratore nazionale antimafia
e dalla Direzione nazionale antimafia nonch sulle dinamiche e strategie
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Fonti
della criminalit organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2006-30
giugno 2007.
2008 Relazione annuale sulle attivit svolte dal Procuratore nazionale antimafia
e dalla Direzione nazionale antimafia nonch sulle dinamiche e strategie
della criminalit organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2007-30
giugno 2008.
2009 Relazione annuale sulle attivit svolte dal Procuratore nazionale antimafia
e dalla Direzione nazionale antimafia nonch sulle dinamiche e strategie
della criminalit organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2008-30
giugno 2009.
2010 Relazione annuale sulle attivit svolte dal Procuratore nazionale antimafia
e dalla Direzione nazionale antimafia nonch sulle dinamiche e strategie
della criminalit organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2009-30
giugno 2010.
Governo italiano
2010 Beni confiscati ad organizzazioni criminali al 31.12.2009,
http://www.beniconfiscati.gov.it/dati-sui-beni-confiscati/dati-e-statistiche/aziende-e-immobili-/2009-aziende-e-immobili-31-12-2009.aspx

Ministero della Sanit


1997 Decreto ministeriale, 22 luglio 1997.
2004 Tabella prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti ordinate in regime di
ricoveri giornalieri o ordinari DRG, 2004.
2010 Annuario statistico SNN 2007, http://www.salute.gov.it/servizio/sezSis.jsp?
label=ssn&id=107.

Ministero delle Finanze


2008 Bilancio dello Stato Italiano.

Ministero della Giustizia


2004 Statistiche giudiziarie penali 2002, Roma.

Ministero dellInterno
2005 Relazione al Consiglio dei Ministri sulle presunte infiltrazioni mafiose nella
ASL Napoli 4 (Pomigliano dArco), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (serie
generale) n. 266 del 15 novembre 2005.
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Sciarrone, Alleanze nellombra


2006 Lo stato della sicurezza in Italia, Roma, http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/8/20058141464.pdf.
2007 Rapporto sulla criminalit in Italia, Roma, http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf.
2008 Attivit 2007 del Comitato di Solidariet per le vittime dellEstorsione e
dellUsura, Roma, 31 gennaio.
2010 Relazione al Consiglio dei Ministri sulle presunte infiltrazioni mafiose nella
ASP di Vibo Valentia, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (serie generale) n.
15 del 20 gennaio 2011.

Polizia di Stato
vari
anni

Relazione annuale della Direzione Centrale per i servizi Antidroga, Roma.

Prefettura di Reggio Calabria


2006 Relazione conclusiva della Commissione daccesso in ordine agli accertamenti effettuati presso la A.S.L. nr. 9 di Locri (RC).

Tribunale di Agrigento
2009 Decreto di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di Cascio Rosario Proc. nn. 66, 67, 78/2009 R.M.P.

Tribunale di Catania
2003a Sentenza N. 24/02 del 22 luglio.
2003b Procedimento n. 4581/02 N.R. promosso nei confronti di Siciliano Gaetano.
2008 Procedimento n. 176/08 N.R. per il reato p. e p. dagli artt. 110, 61 n. 7, 640 co.
1 e 2 n. 1 c.p.
2009a Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza del 17 luglio.
2009b Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza del 21 settembre.
2009c Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza del 25 settembre.
2009d Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza del 28 settembre.
2009e Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza del 1 ottobre.
2009f Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza dell8 ottobre.
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Fonti
2009g Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza del 12 ottobre.
2009h Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto
Sebastiano, udienza del 23 ottobre.
2009i Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto
Sebastiano, udienza del 5 novembre.
2009j Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto
Sebastiano, udienza del 9 novembre.
2009k Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto
Sebastiano, udienza del 12 novembre.
2009l Requisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto
Sebastiano, udienza del 13 novembre.
2009mRequisitoria del Procuratore Generale nel processo a carico di Scuto
Sebastiano, udienza del 19 novembre.
2010a Ordinanza di applicazione di misura cautelare n. 4492/10 R.G.G.I.P.
2010b Requisitoria della difesa nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza
del 20 gennaio.
2010c Requisitoria della difesa nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza
del 22 gennaio.
2010d Requisitoria della difesa nel processo a carico di Scuto Sebastiano, udienza
del 23 febbraio.
2011 Sentenza di primo grado nel procedimento penale a carico di Scuto
Sebastiano e Castro Orazio, n. 1129/10 Reg. Sent.

Tribunale di Catanzaro
2002 Richiesta per lapplicazione di misure cautelari a carico di Abbruzzese
Celestino pi 111.
2009 Ordinanza applicativa di misure cautelari nel procedimento di cui ai nn.
56/07 r.m.c. 497/05 R.G.N.R. e 619/05 r.g. gip.

Tribunale di Cosenza
2005a Sentenza di primo grado nel procedimento penale a carico di Aceto Daniele
pi 49.
2005b Verbale dibattimentale nellambito del procedimento penale a carico di
Aceto Daniele pi 49, udienza dell8 giugno 2005.
2005c Verbale dibattimentale nellambito del procedimento penale a carico di
Aceto Daniele pi 49, udienza del 31 maggio 2005.

Tribunale di Milano
2010 Ordinanza di applicazione di misura coercitiva con mandato di cattura a
carico di Agostino Fabio pi 159.
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Sciarrone, Alleanze nellombra


Tribunale di Napoli
1994 Sentenza nei confronti di Cerci Gaetano e Di Puorto Francesco.
1995 Sentenza nei confronti di Cerci Gaetano e altri.
1997 Richiesta di applicazione di misure cautelari nei confronti di Bocchetti
Gaetano pi 11.
2003 Richiesta di emissione ordinanza applicativa misure cautelari nei confronti
di Licciardi Vincenzo pi 96.
2004 Ordinanza di applicazione e di parziale rigetto di misure coercitive personali nei confronti di Licciardi Vincenzo pi 96.
2005 Ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei
confronti di Mazzarella Vincenzo pi 4.
2007a Sentenza a carico di Licciardi Vincenzo pi 48.
2007b Ordinanza Cautelare nei confronti di Andreozzi Salvatore e altri.
2007c Ordinanza Cautelare nei confronti di Conte Ugo e altri.
2009a Ordinanza Cautelare nei confronti di Alfiero Nicola e altri.
2009b Ordinanza Cautelare nei confronti Cirillo Bernardo.
2009c Sentenza nei confronti di Maria DAgostino e altri.
2009d Ordinanza Cautelare nei confronti di Cosentino Nicola.
2009e Ordinanza Cautelare nei confronti di Cipriano Chianese e altri.
2010 Ordinanza applicativa di misura cautelare N. 46565/05 R.G.N.R. e N.
32710/06 RGGIP del 17 aprile.
Tribunale di Palermo
1986 Mafia. Latto daccusa dei giudici di Palermo, a cura di C. Stajano, Editori
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1998 Ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 4081/95 R.G.G.I.P. nei confronti di Aleo Antonio pi 21.
1999 Ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 1637/99 R.G.G.I.P. nei confronti di Virga Pietro pi 24.
2000 Richiesta di ordinanza di custodia cautelare n. 14862/00 R.G.N.R. nei confronti di Coppola Leonardo pi 4.
2002 Ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 2890/99 R.G.G.I.P. nei confronti di Adamo Luigi pi 36.
2004 Ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 1647/04 R.G.G.I.P. nei confronti di Adamo Luigi pi 37.
2005a Ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 7827/05 R.G.G.I.P. nei confronti di Adamo Luigi pi 5.
2005b Richiesta di custodia cautelare in carcere n. 13957/01 R.G.N.R. nei confronti
di Aleo Antonino pi 5.
2006 Memoria del P.M. nel procedimento per la confisca Ex Artt. 3 Quater e 3
Quinquies L. 31 maggio 1965 n. 575 della Centralgas S.p.A., della Gas Sud S.r.l.,
della Vigorgas Serbatoi S.r.l. e della Italmetano S.r.l., Proc. 239/2003 R.M.P.
2007a Ordinanza di custodia cautelare in carcere e contestuale decreto di sequestro
preventivo N. 8283/2007 R.G.G.I.P. a carico di Grigoli Giuseppe.
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Fonti
2007b Ordinanza di custodia cautelare in carcere, di parziale rigetto e decreto di
sequestro preventivo n. 5886/02 R.G.G.I.P. nei confronti di Accomando
Michele pi 10.
2007c Ordinanza di custodia cautelare in carcere, di arresti domiciliari e decreto di
sequestro preventivo n. 4866/06 R.G.G.I.P. nei confronti di Pace Francesco pi 6.
2007d Ordinanza di custodia cautelare in carcere e contestuale decreto di sequestro
preventivo N. 8283/2007 R.G.G.I.P. a carico di Grigoli Giuseppe.
2007e Procedimento nr. 38/08 R.G.N.R. D.D.A., interrogatorio del 19 novembre
2007.
2008a Ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 2598/07 R.G.G.I.P. nei confronti di Accomando Michele pi 7.
2008b Ordinanza di custodia cautelare in carcere e di rigetto parziale della richiesta del P.M. n. 1979/05 R.G.G.I.P. nei confronti di Adamo Francesca pi 13.
2008c Ordinanza di custodia cautelare in carcere e decreto di sequestro preventivo n. 8997/07 R.G.G.I.P. nei confronti di Coppola Tommaso pi 10.
2009a Ordinanza di custodia cautelare in carcere e di arresti domiciliari n. 579/05
R.G.G.I.P. nei confronti di Agate Giovan Battista pi 7.
2009b Richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere e contestuale richiesta di sequestro preventivo n. 14925/07 R.G.N.R. nei confronti di Valenza
Benedetto pi 4.
2009c Fermo di indiziati di delitto n. 2590/10 R. mod. 21. D.D.A. nei confronti di
Algeri Leonardo pi 20.
2010a Richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 226/07 R.G.N.R. nei
confronti di Liga Giuseppe pi 3.
2010b Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Corso Gioacchino pi 6.
2010c Verbale di assunzione informazioni reso da Pasta Manuel.
2010d Ordinanza di custodia cautelare in carcere e contestuale decreto di sequestro
preventivo n. 3828/05 R.G.G.I.P. nei confronti di Bonura Francesco pi 18.
2010e Verbale di assunzione informazioni reso da Artioli Ettore in data 3 maggio
2010, Proc. n. 16960/2009 R.G.N.R.
2010f Sentenza n. 504/10 nei confronti di Notaro Nicol del 2 luglio 2010.
2010g Decreto di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di Sbeglia Salvatore, n. 68/2010 R.M.P.

Tribunale di Reggio Calabria


1999 Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Piromalli Giuseppe
pi 36.
2006a Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Ritorto Salvatore pi
11.
2006b Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Marcian Alessandro
pi 1.
2008 Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Asaro Salvatore pi 46.
2009a Sentenza di primo grado nel procedimento penale a carico di Bellocco
Giuseppe pi 52.
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2009b Dichiarazione e motivi di appello del P.M. avverso la sentenza nr. 460/2009
Reg. Sent. pronunciata dal GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria in
data 08.7.2009.
2009c Sentenza di primo grado nel procedimento penale a carico di Lagan
Saverio pi 2.
2010a Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Aric Massimo pi 56.
2010b Sentenza di primo grado nel procedimento penale a carico di Errante
Giuseppe pi 13.
2010c Decreto di Fermo di indiziato di delitto a carico di Agostino Anna Maria pi
155.
2010d Ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Bruzzise Carmelo pi 9.
Tribunale di Santa Maria Capua Vetere
1998
1999
2000
2006

Sentenza nei confronti di Cilindro Nicola e altri.


Sentenza nei confronti di Di Matteo Pasquale e altri.
Sentenza nei confronti di Accardi Agostino e altri.
Sentenza nei confronti di Abbate Antonio e altri.

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