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RAIMONDO CATANZARO E MARCO SANTORO

PIZZO E PIZZINI. ORGANIZZAZIONE E CULTURA NELLANALISI DELLA MAFIA

1. Aspetti del recente dibattito sulla mafia Negli ultimi quarantanni, cio da quando ha preso avvio in Italia lanalisi empirica e sistematica delle organizzazioni mafiose1, si cercato in pi modi di cogliere la complessit della mafia come forma di criminalit organizzata e ancor prima come sistema sociale e/o culturale: dallidea di mafia e mafiosi come mediatori culturali violenti che colmano gap di comunicazione tra stato e classi subalterne (Blok 1974; Boissevain 1974; Schneider e Schneider 1976), alla concezione dei mafiosi come imprenditori innovatori nel senso schumpeteriano del termine (Arlacchi 1983), ovvero come imprenditori della protezione/estorsione violenta (Catanzaro 1988a; 1988b), o ancora come garanti della fiducia nelle transazioni economiche (Gambetta 1992). In poco pi di ventanni si realizzato un completo rovesciamento dellimmagine della mafia promossa e accettata dagli studiosi; si passati dallidea che la mafia fosse il prodotto culturale di una societ caratterizzata da arretratezza a una visione della mafia come effetto e anzi agente di modernit per quanto secondo modalit devianti o atipiche, e soprattutto violente e disfunzionali per la collettivit. In quello stesso periodo non sono mancate altre, anche parzialmente diverse, interpretazioni o analisi della mafia, analisi che nel loro insieme hanno contribuito a evidenziarne la complessit e multiformit. I vari tentativi di cogliere gli aspetti di volta in volta di gruppo o istituzione politica (Sabetti 1984; Santino 1994; Santoro 1995; 1998; Armao 2000) o di razionale organizzazione dimpresa capace di interferire con il funzionamento del mercato e di incidere pesantemente sullo sviluppo locale (Santino e La Fiura 1990; Zama1 Peraltro tale analisi aveva ampiamente caratterizzato tutta la prima fase di dibattito sulla criminalit mafiosa, a partire dallemergere stesso della questione allindomani del processo di unificazione nazionale e fino al primo decennio del Novecento. Si noti la coincidenza con la stagione del positivismo, di cui le scienze sociali e la sociologia tra queste sono in gran parte figlie, anche nella cultura italiana (Barbano e Sola 1985).

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gni 1993; Centorrino et al. 1999), o di ripensarne e rileggerne gli aspetti simbolico-culturali (Siebert 1994; Santoro 1998; 2007a; Dino 2002) o lazione strategica come effetto e ingrediente di strutture flessibili di reti sociali (Sciarrone 1998) ovvero di gruppi corporati multifunzionali (Paoli 2000), hanno tuttavia avuto meno risonanza di fronte alla crescente diffusione dellimmagine offerta dalle indagini della magistratura e amplificata dai media di ununica organizzazione pi o meno centralizzata, comunque segreta, con proprie regole e rituali, e soprattutto una gerarchia di comando e decisione capace di funzionare come metagoverno della criminalit organizzata. Da visioni culturaliste alla Hess (esistono i mafiosi e la loro subcultura normativa ma non la mafia come organizzazione chiusa e segreta) ancora dominanti negli anni settanta (il libro di Hess, pubblicato nel 1970, stato tradotto nel 1973 e ripubblicato con una nuova appendice nel 1984), si cos arrivati, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, al prevalere dellidea che la mafia fosse in effetti unorganizzazione unica (Cosa Nostra), con una struttura verticistica e piramidale di comando (secondo il cosiddetto teorema Buscetta elaborato attraverso le indagini giudiziarie del pool antimafia di Palermo: si vedano Galluzzo et al. 1986; Catanzaro 1986). Dallidea che esistono i mafiosi e i loro instabili raggruppamenti si cos passati in breve tempo allidea che esiste effettivamente unorganizzazione mafiosa tendenzialmente unica, governata verticisticamente da una cupola o commissione, con struttura rigidamente piramidale, al cui interno si tenta di incorporare tutti i clan territoriali e tutte le famiglie. Variamente elaborata, inserita in paradigmi concettuali anche molto diversificati (da quello strutturale a quello razionalista, da quello economico a quello conflittuale Catanzaro 1994; Santino 1995), lidea della mafia come organizzazione segreta e criminale riprendeva peraltro una linea interpretativa che come quella a essa considerata antitetica (la tradizione cosiddetta culturalista, in particolare su base psicologica-individuale, autorevolmente avanzata e promossa dalletnologo siciliano Giuseppe Pitr)2 ha attraversato da
2 La distinzione tra una tradizione di analisi culturale basata sulla nozione di carattere regionale, sedimentato dalla storia e dallambiente geografico, che si presume caratterizzi stabilmente e organicamente una certa popolazione nel caso specifico quella siciliana trovando la sua massima espressione appunto nel tipo del mafioso, da una parte, e dallaltra uninterpretazione della mafia che muove dal concetto di cultura come rete di significati incarnati in simboli pubblicamente disponibili distinzione cruciale ancorch quasi mai esplicitata nella letteratura sulla mafia chiaramente uno dei pilastri analitici di questo

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sempre il dibattito sulla criminalit organizzata siciliana fin dalla sua genesi con la formazione dello stato unitario. Si tratta di una linea interpretativa che prende le mosse dalle grandi inchieste sulla mafia condotte nella seconda met dellOttocento (lindustria della violenza di Franchetti, i tenebrosi sodalizi delle varie relazioni prefettizie) e che si sarebbe tradotta in politica di contrasto durante il regime fascista con loperazione del prefetto Mori (Lupo 1996). Si potrebbe dunque sostenere che non c nulla di nuovo se non fosse per alcuni elementi che caratterizzano in maniera specifica la nuova interpretazione della mafia come fenomeno organizzativo che si afferma alla fine del Novecento. Non soltanto la mafia viene configurata come unorganizzazione con procedure di affiliazione, rituali, simbolismi, ma si scoprono livelli meta-organizzativi di coordinamento centralizzato fra i vari gruppi (le cosiddette famiglie) a base territoriale (chiamati mandamenti). Questa analisi della mafia, resa possibile dalle molte e tendenzialmente convergenti testimonianze dei cosiddetti pentiti (Paoli 1998; Gruppo Abele 2005) ha costituito il fondamento per unazione di contrasto, basata su una ridefinizione giuridica della criminalit organizzata, che ha condotto a grandi successi e allo smantellamento di buona parte di Cosa Nostra a partire dagli anni ottanta. Ma proprio questi successi, cio lo smantellamento dellorganizzazione tendenzialmente unica e verticisticamente organizzata, hanno determinato una risposta da parte dei gruppi mafiosi che si sono riorganizzati in modi differenti. Si tratta di processi dinamici che sono emersi con tutta evidenza quando, nel 2006, stato catturato Bernardo Provenzano, il padrino latitante da parecchi decenni, e si scoperto che la sua organizzazione era parecchio differente da quella che gli investigatori conoscevano, del cosiddetto gruppo corleonese di comando di cosa Nostra (esemplificato dai padrini Riina e Bagarella). E, elemento ancora pi significativo, lo stesso Provenzano aveva fatto parte in passato, e ancora faceva parte di quel gruppo storico di comando, anzi si era caratterizzato da giovane per
articolo. Mentre la prima presuppone stabilit e continua riproduzione (evocando quindi lidea di destino), la seconda considera la cultura come un repertorio storicamente mutevole, a partire dal quale gli attori sociali costruiscono le proprie interpretazioni di senso e le proprie strategie di azione in funzione di un contesto in movimento, e mutamento (Swidler 1986; DiMaggio 1990; 1997; Hannerz 1992; Santoro 2007c). Questo secondo concetto di cultura quello su cui si basano non solo gran parte dellantropologia contemporanea ma anche quelle recenti specializzazioni disciplinari che sono la sociologia culturale e la storia culturale: si vedano per tutti Spillman (2002) e Sewell (2005).

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la sua vocazione di killer spietato e senza scrupoli, perfettamente in linea con quella del gruppo a cui apparteneva (Oliva e Palazzolo 2006). Si pu dunque ritenere plausibile lipotesi che le sue strategie di governo e comando siano variate nel tempo proprio in relazione al successo dellazione di contrasto oltre che, a quanto risulta da testimonianze di pentiti, di una personalit comunque pi orientata alla mediazione che alla decisione3. E oggi sono in parecchi a ritenere che proprio lo smantellamento di buona parte dellorganizzazione chiamata Cosa Nostra ha indotto i gruppi mafiosi a riorganizzarsi in forme diverse, meno verticistiche e con modalit relazionali differenti da quelle rigidamente gerarchiche. Questi cambiamenti inducono a ritenere che esistano non una, ma molteplici forme organizzative dei gruppi mafiosi, che sono in grado di adeguarsi ai cambiamenti ambientali. Ma non soltanto questa la novit indotta dalla cattura di Provenzano (e successivamente da quella di altri boss, e non soltanto della mafia siciliana). Un altro elemento altrettanto rilevante dato dalla scoperta di modalit di comunicazione e flussi informativi veicolati attraverso la scrittura. I cosiddetti pizzini (termine siciliano per pezzettini) scoperti dopo la cattura di Provenzano mettono in luce la molteplicit delle strategie adottate a seconda delle situazioni e dei contesti ed evidenziano lesistenza di una cultura comunicativa e in particolare di una cultura scritta come terreno comune agli appartenenti a una stessa organizzazione, attraverso la quale metodi, procedure, strategie vengono concepite, comunicate, interpretate e naturalmente legittimate. Queste recenti acquisizioni documentarie consentono di riprendere impostandolo su nuove basi un classico interrogativo mai compiutamente risolto nellanalisi della mafia, e cio analizzare e comprendere i gruppi mafiosi allo stesso tempo come organizzazioni e come sistemi culturali, possibilmente combinando analisi culturale e analisi organizzativa. 2. Mafia e mafiosi. Gli individui, lorganizzazione e la cultura Per procedere in questa direzione, dapprima sul piano dellanalisi organizzativa, conviene riprendere le due immagini della mafia cui
3 Si veda, oltre alla biografia citata (a partire dal significativo sottotitolo), la testimonianza del pentito Giovanni Brusca, raccolta in Lodato (1999, 65), in cui si definisce Provenzano, proprio contrapponendolo a Riina, come filosofo, nel senso che non prende mai posizione.

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si fatto riferimento sopra: quella del mafioso come singolo individuo e quella della mafia come organizzazione unica. Sotto il profilo analitico e per meglio sviluppare il nostro ragionamento, proviamo a estremizzare le due concezioni e considerarle come i due poli di un continuum che va dal singolo individuo atomizzato (con la sua personalit individuale) allorganizzazione verticalizzata (con il prevalere della personalit organizzativa). In altri termini, contrapponiamo relazioni sociali atomistiche (per analogia quelle del mercato) a relazioni sociali organizzate (per analogia quelle della gerarchia). Se applicata alla contrapposizione idealtipica tra mafiosi e Cosa Nostra questa distinzione sconta un paradosso. Quando si pensa alle concezioni atomistiche dellindividuo lidea sottostante quella di una natura umana non socialmente plasmata; viceversa quando si pensa allorganizzazione o alla cooperazione lidea sottostante quella di relazioni sociali e personalit fortemente plasmate dalla sociabilit. Se andiamo a vedere quali sono i presupposti delle due concezioni polari che abbiamo contrapposto, ci accorgiamo che la linea culturalistica (quella per intenderci che va da Pitr a Hess), secondo la quale esistono soltanto individui mafiosi e non la mafia, si caratterizza per una visione ipersocializzata dellattore. Secondo questa interpretazione i mafiosi sono il prodotto di una cultura e di una societ che suggeriscono modelli di comportamento adeguati e conformi al contesto: quelli basati sullonore, sul non subire torti, sul farsi giustizia da s. Al contrario la linea dellorganizzazione unica e centralizzata (quella che vede la mafia come Cosa Nostra) tende ad analizzare i mafiosi come soggetti strettamente razionali, che agiscono sulla base di un calcolo costi-benefici e che elaborano strategie strumentali rivolte al successo. In altri termini, in questa raffigurazione prevale unimmagine iposocializzata dellattore. Ora, questo apparente paradosso ha un suo rilievo. Cercheremo di dimostrarlo ponendo laccento sulle trasformazioni organizzative e quindi su quei processi di mutamento sociale che devono caratterizzare, pena lincomprensione, la nostra analisi della mafia. Quali conseguenze comporta considerare la mafia come organizzazione4? E considerarla come un'organizzazione nel senso in cui, nel campo degli studi organizzativi, le organizzazioni sono definite?
4 Lanalisi organizzativa della mafia , per varie ragioni, un campo ancora in gran parte scoperto. Si vedano per alcune delle prime esplorazioni in questa direzione Lupani e Monzini (1990), Catino (1997) e, con specifico riferimento alla variante professionale dellorganizzazione, La Spina (2005).

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Le organizzazioni ci dicono i manuali sono gruppi di soggetti (individui) coordinati per il perseguimento di scopi comuni. E in quanto tale, ciascuna organizzazione si distingue da unaltra, e dunque ciascuna organizzazione ha dei suoi confini. Si sta dentro lorganizzazione o si sta fuori dallorganizzazione. Inoltre le organizzazioni offrono beni e servizi, non soltanto a utenti esterni, ma anche a coloro che ne fanno parte. Tutto ci si pu applicare alla mafia. La mafia offre beni e servizi, normalmente non previsti dalle leggi dello stato ovvero sanzionati negativamente da queste (protezione, mediazione, mercato dei beni illegali, governo del territorio), caratterizzata da forti vincoli associativi (lassociazione mafiosa), e per definizione dunque caratterizzata anche da confini netti: si appartiene o non si appartiene. Si entra con rituali di affiliazione oppure non si entra. Per noi sappiamo che oltre a esser questo, la mafia anche qualcosa daltro: la mafia, possiamo dire, embedded (Granovetter 1985) cio incorporata, inserita, radicata, nelle relazioni sociali, nel contesto sociale. Non la stessa cosa del contesto sociale: un aspetto del contesto sociale. Ma vi incorporata: non funziona senza relazioni di scambio corrotto con istituzioni e soggetti nel campo della politica, delleconomia e della societ. Allora, se da un lato lidea dellorganizzazione mafiosa, come organizzazione tradizionale (cio ente o istituzione che offre beni e servizi, e quindi con dei propri confini), ha portato dei grossi vantaggi sul piano del contrasto, dallaltro lato probabilmente ci ha un po fatto perdere questa idea del radicamento. In altri termini ci ha indotto a trascurare lidea che i gruppi mafiosi sono al contempo prodotto di un contesto e di un ambiente e si pongono in un rapporto di interazione, di processualit dinamica con esso. In questo quadro il riferimento a concetti come quello di capitale sociale o il ricorso alla network analysis (Sciarrone 1999) possono certo rivelarsi utili. Tuttavia il nostro primo interrogativo di carattere pi generale e pu essere formulato nel modo seguente: possiamo trovare una definizione della mafia e descrivere le sue modalit di azione in un modo che ci consenta di cogliere il fatto che si tratta di una struttura organizzativa con una sua certa stabilit nel tempo, e contemporaneamente che ci renda conto del suo essere radicata e incorporata in un contesto in continua trasformazione? La scoperta della modalit di comunicazione dei pizzini, e del loro ricco contenuto, la fine, almeno temporanea, delle strategie di centralizzazione organizzativa, la prevalenza della mediazione e della mimetizzazione rispetto alla gestione violenta dei conflitti, impongono 176

un ripensamento sulle strategie organizzative e sui modelli comunicativi delle organizzazioni mafiose. Lo impongono, inoltre, alla luce della considerazione puramente analitica per varie ragioni quasi mai presente nella letteratura sulla mafia che il radicamento, lembeddedness dellorganizzazione mafiosa nel contesto locale non mai solo sociale, vale a dire relazionale (o strutturale), ma anche culturale e cognitiva (DiMaggio 1990; Zukin e DiMaggio 1990)5. Lorganizzazione esiste cio, e si sviluppa, in relazione dinamica non solo con un sistema di rapporti sociali concreti di interscambio, ma anche entro un certo sistema culturale, un quadro normativo e forse soprattutto cognitivo, che offre e garantisce a quel sistema di relazioni concrete una base simbolica, una legittimazione, un riferimento di senso, e soprattutto un contenuto. Le relazioni sociali non sono tutte uguali, e la loro variet difficilmente pu catturarsi con la semplice dicotomia forte vs. debole. Non solo ci sono diversi gradi di forza o intensit relazionale, ma anche diverse definizioni dei rapporti sociali, che danno a esse contenuti diversi. Per fare un esempio, lamicizia o la parentela di sangue presuppongono definizioni e repertori di diritti e doveri variabili nel tempo e nello spazio. Non avrebbe molto senso considerare una relazione definita come amicale in un paese di mafia alla stregua di una relazione di amicizia in una metropoli americana. Lamicizia una categoria culturale, un codice6, le cui variazioni di significato influenzano sia le strutture sociali sia le strategie che entro queste possono concepirsi. Come ha osservato White, che della network analysis in campo sociologico considerato da molti padre fondatore, un sistema di relazioni sociali non pu non essere un sistema di relazioni di significato (White 1992), che a quelle reti d forma e
5 In termini analitici, oltre che strutturale, culturale e cognitivo, lembeddedness pu essere come notano sempre Zukin e DiMaggio (1990, 20-21) anche politico, con riferimento sia ai sistemi di regolazione normativa stabiliti dalle istituzioni politiche, alle politiche pubbliche e alle congiunture politiche e partitiche in cui le organizzazioni (economiche e non solo) operano. Per quanto chiaramente interessante anche per il campo degli studi sulla mafia, questa pista non verr qui seguita. 6 Sullamicizia come codice culturale e il suo utilizzo in aree mafiose vedi Schneider e Schneider (1976). Con la sua proposta di concettualizzare i gruppi di mafia come fratellanze un modello istituzionale tipico di molte societ premoderne e particolarmente diffuso nellarea mediterranea anche Letizia Paoli (2000) ha indirizzato gli studi di mafia verso una pi accorta comprensione dellimportanza del contenuto oltre che della forma (struttura) delle reti sociali mafiose. Per una discussione dellimportanza dellamicizia come codice culturale, politicamente rilevante, del mondo mafioso vedi anche infra.

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spesso direzione7. Da qui loggetto di questo contributo, e il senso del suo titolo: prendere le mosse dal linguaggio dei pizzini per ricostruire unimmagine pi articolata e onnicomprensiva, in una parola multidimensionale, della mafia. In altri termini studiare lorganizzazione tramite il linguaggio, e dimostrane lintrinseca complessit. Il che non pu che voler dire studiare la cultura e la comunicazione (i pizzini) per comprendere le condizioni di possibilit delle stesse strategie economiche (fra le quali assume rilievo quella dellesazione del pizzo). 3. Dalla struttura alla scrittura: la mafia come comunicazione e il linguaggio dei pizzini La mafia non solo una forma organizzativa, una struttura di relazioni sociali retta da un sistema di norme e regole: anche un sistema di comunicazione, fatto di messaggi, reti informative, segni, scambi simbolici. Che la mafia debba la sua identit anche ad alcune modalit comunicative sistematicamente privilegiate in effetti argomento ricorrente nella letteratura specializzata. Limportanza di questa dimensione comunicativa nella vita sociale del mafioso, delluomo donore, stata segnalata con enfasi da un osservatore esperto come Giovanni Falcone: linterpretazione dei segni, dei gesti, dei messaggi e dei silenzi costituisce una delle attivit principali delluomo donore Tutto messaggio, tutto carico di significato nel mondo di Cosa Nostra (Falcone 1991, 49 e 51). Gi secondo fonti del secolo scorso, i mafiosi si riconoscevano anche per un tal qual gergo... un linguaggio alquanto metaforico, ma che da un certo accento, dalla intonazione, dallatteggiamento burbanzoso e rigido, dallinsieme della persona, rivela il maffioso a primo acchito (Alongi 1977, 53; anche Mosca 1980, 21). A distanza di un secolo, il pentito Buscetta poteva ancora mettere in evidenza questa caratteristico stile comunicativo del mafioso:
Il fatto che gli uomini donore molto difficilmente sono loquaci. Parlano una loro lingua, fatta di discorsi molto sintetici, di brevi espressioni che condensano lunghi discorsi. Linterlocutore, se bravo o se anche lui uomo donore, capisce esattamente cosa vuole dire laltro. Il linguaggio
7 Sui rapporti tra network analysis e analisi culturale si vedano Emirbayer e Goodwin (1994) e con riferimento alla sociologia strutturale di White e del suo allievo Granovetter, e in particolare ai significati nascosti e alle classificazioni culturali che questa sociologia presuppone Santoro (2007b).

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omertoso si basa sullessenza delle cose. I particolari, i dettagli non interessano, non piacciono alluomo donore. Io stesso sono fatto in questo modo. Non sono abituato a parlare pi di quanto necessario per dire quello che devo dire. Nel corso della vita ho sviluppato una psicologia che non mi fa comunicare facilmente e in modo spontaneo con gli altri. E che mi fa detestare chi si esprime in modo prolisso e sopra le righe (Arlacchi 1994, 67-68)8.

Che la mafia sia comunicazione, messaggio, insomma cosa da tempo nota. Ma la scoperta del pizzino come strumento di comunicazione ha evidentemente introdotto elementi di novit, contribuendo a gettare ombra su alcune posizioni acquisite. Perch se vero che uno studio approfondito dei modi di comunicazione mafiosa resta ancora da fare, un suo aspetto tradizionalmente considerato comunque essenziale stata la volatilit, il suo carattere effimero. La sua resistenza a lasciar tracce di s. In quanto organizzazione criminale e segreta, la mafia Cosa Nostra in particolare stata perlopi concepita, pi o meno esplicitamente, e anche contro levidenza empirica portata da documenti come le lettere di scrocco citate da Cutrera (1900)9, come una strut8 Vale la pena in questo contesto notare che le testimonianze raccolte da Arlacchi sono state editate per la pubblicazione. Quello che si legge nelle due autobiografie raccolte dal sociologo calabrese (Arlacchi 1992; 1994), rispettivamente di Antonino Calderone e Tommaso Buscetta, non quindi il loro linguaggio ma una trascrizione di conversazioni: il linguaggio orale (e subculturale) stato dunque successivamente trasformato in linguaggio scritto, e in corretto italiano (purtroppo secondo criteri non esplicitati). 9 Come ogni altro agente della modernit, in effetti, il mafioso sa usare e sfrutta i mezzi della comunicazione a distanza. La lettera, ad esempio: uno strumento la cui diffusione anche nel repertorio mafioso sembra procedere di pari passo con le trasformazioni culturali che hanno modernizzato lItalia postunitaria, con la diffusione dellalfabetismo e la scolarizzazione di massa (Barbagli 1974). Basti dire che Antonino Cutrera, funzionario della polizia di Palermo e autore di uno degli studi classici sulla mafia, segnala la presenza di questa forma mediatica nel mondo della mafia palermitana di fine Ottocento (quella in particolare che allora operava nelle zone coltivate ad agrumeto della Conca dOro, a ridosso di Palermo): Al capo mafia tocca di dritto fare le lettere di scrocco. Che cosa la lettera di scrocco? una lettera anonima, che arriva per la posta a qualche ricco proprietario di fondi, ove con tono dimesso, quasi di chi domanda perdono dellimportunit, o con estrema arroganza e tono di minaccia, e quasi sempre con la minaccia di commettere gravi danni sulla sua propriet o persona, si chiede a quel tale proprietario di giardino, una data somma, perch i picciotti (intendendosi gli affiliati) hanno bisogno di essere sovvenzionati, perch lannata stata cattiva, e i bisogni delle famiglie sono imperiosi (Cutrera 1900, 64). Diligentemente riportate dalla nostra fonte nella loro struttura sintattica e nel loro vocabolario dialettale originale, e ricavate dallarchivio della questura di Palermo, queste lettere mostrano chiaramente come anche la richiesta di denaro, lestorsione, il comportamento economicamente rilevante, siano mediati da una precisa strategia comunicativa.

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tura organizzativa e sociale sostanzialmente fondata sulla comunicazione orale, inevitabilmente segnata dalle caratteristiche strutturali di questa forma di comunicazione, superbamente messe in luce da studiosi del linguaggio come Basil Bernstein e Walter Ong. Quella mafiosa, si spesso sostenuto, una comunicazione basata sulla interazione personale in situazioni di copresenza, faccia a faccia, secondo un modello tipico dei gruppi sociali di piccole dimensioni, modello che le societ segrete spesso (anche se non necessariamente) ricalcano. Questa caratteristica strutturale dellorganizzazione mafiosa stata ancora recentemente ribadita, con riferimento non solo a Cosa Nostra siciliana ma anche alla ndrangheta calabrese, da Letizia Paoli: in entrambe le organizzazioni vige, poi, la proibizione di mettere per iscritto notizie relative al sodalizio mafioso e ai suoi membri. In Cosa Nostra questo divieto rispettato categoricamente, tanto che finora non sono note eccezioni (Paoli 2000,146). Leffetto di arcaismo che questo produceva nella rappresentazione della mafia piuttosto evidente10. I pizzini scoperti e raccolti dagli inquirenti dopo la cattura di Bernardo Provenzano11 mettono in crisi questa rappresentazione, aprendo le porte a una riconsiderazione della struttura del dominio mafioso alla luce dei suoi prima sconosciuti se non impensabili modelli di comunicazione scritta. Non era la prima volta a dire il vero che le inchieste giudiziarie portavano allo scoperto un sistema di scritture. Il collaboratore di giustizia Antonino Calvaruso, autista del capomafia Leoluca Bagarella, ha ad esempio ricordato che tra i suoi compiti vi era anche quello di consegnare brevi manoscritti sigillati con nastro adesivo, chiamati in gergo palummedde (colombine), ad altri uomini donore, per fissare appuntamenti o dare indicazioni su eventi (omicidi, ad esempio) che non potevano trasmettersi telefonicamente per motivi di sicurezza. Ma si trattava in quel caso di messaggi brevi scritti su pezzi di carta da distruggere subito dopo la lettura (Dino 2002a,
10 Assenza di scrittura ed economia di sussistenza sono, come noto, i criteri usuali con cui anche gli antropologi definiscono larcaismo: si veda ad esempio Clastres (1974, 12) che, per quanto possa avere riserve sul secondo criterio, non ha nulla da eccepire sul primo. 11 In effetti, dal 1994 almeno che gli inquirenti sono a conoscenza dellesistenza dei pizzini, grazie alle confessioni e alla collaborazione di Luigi Ilardo, rappresentante della famiglia di Caltanissetta da tempo in contatto diretto con Provenzano. Solo dopo la cattura di questultimo e il ritrovamento di numerosi altri nel casolare in cui era nascosto per emerso quanto questo semplice strumento di comunicazione fosse centrale nellorganizzazione e nel funzionamento di Cosa Nostra.

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149), strumenti di un potere che si reggeva comunque su altre basi e funzionava secondo altre modalit. Ben diversi, e dalle implicazioni anche sociologiche ben pi profonde sono i pizzini usati da Provenzano per mantenere i contatti dalla latitanza con gli altri capi ed esponenti di Cosa Nostra, scritti tipicamente a macchina e seguendo formule retoriche standardizzate, distribuiti da una fitta rete di messaggeri e postini accuratamente scelti e fidati che operavano secondo una serie di regole semplici ma efficaci, conservati in archivi preziosi per quanto rudimentali. In termini sociologici, potremmo dire che i pizzini di Provenzano non solo mettono in luce la molteplicit delle strategie adottate a seconda delle situazioni e dei contesti come si vedr nella seconda parte di questo saggio ma restano a testimonianza dellesistenza e dellutilizzo di una cultura comunicativa e in particolare di una cultura scritta nellorganizzazione mafiosa. I pizzini di Provenzano aprono insomma la via a una riconsiderazione della struttura e della cultura del dominio mafioso, alla luce dei suoi modelli di comunicazione. In particolare, ci aprono a quella che potremmo chiamare unetnografia della scrittura mafiosa12. Meglio ancora: un etnografia politica della scrittura mafiosa, dal momento che i pizzini costituiscono la rappresentazione scritta, grafica, di relazioni di potere, colte nel momento della loro enunciazione. Rendono anche possibile imbastire una sociologia cognitiva della mafia, focalizzata sulle implicazioni che ladozione della scrittura e dei frame culturali che essa incorpora e trasmette ha nel funzionamento pratico dellorganizzazione mafiosa in quanto organizzazione politica13. Vediamo un esempio concreto di pizzino, che ci possa dare unidea di come funzioni questa forma di comunicazione e in che
12 Sul significato di unetnografia della scrittura attenta anche alle dimensioni del potere si rimanda a Basso (1974). 13 Si veda McLean (1998) per uno studio delle strategie di scrittura delle lettere di patronato della Firenze rinascimentale che ne mette in luce i sottostanti frame politici e culturali. Come nota McLean, la nozione di frame la cui origine, per questo tipo di analisi, goffmaniana utile perch congiunge connotazioni strumentali e interpretativiste della cultura, implicando sia (il/un?) significato negoziato sia la definizione strategica di somiglianze ed esempi rilevanti per la costruzione di un particolare contesto dazione. I frame organizzano lesperienza, ma non lungo una semplice linea unidirezionale tra azioni predefinite, n in termini di semplici opposizioni binarie (Alexander e Smith 1993). Piuttosto, la cultura meglio compresa come uno spazio cognitivo multidimensionale in cui sono utilizzabili una variet di frame. Per unanalisi del discorso sulla mafia e della mafia nei termini di un codice di opposizioni binarie si veda Santoro (2007a, cap. 6).

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senso e misura abbia natura politica anche quando tratta di affari economici. Quello che abbiamo scelto, a titolo illustrativo, una lettera dattiloscritta che il collaboratore di giustizia Giuseppe Maniscalco ha dichiarato essere stata inviata da Provenzano al latitante mafioso Salvatore Genovese di San Giuseppe Jato14. La riportiamo nella sua forma originaria.
Carissimo, con gioia ho ricevuto, tuoi notizie, mi compiaccio tanto, nel sentire, che godeti tutti di ottima salute. Lo stesso posso assicurarvi di me. 1) Sento i motivi, che ti spingono, ha scrivermi, Grazie della fiducia. E spiacenti dove, ti possa deludere. 2) Ora sento quando, mi dici che sei ha mia disposizzione, e tu gradiesti, che ti consigliassi se c qualcuno amico, che tu ti ci potesse rivolgere, per alcuni bisogni ancora grazie per la fiducia : Potre dirti, che non ti capisco ? m non mia abitudine : E ti preciso, che io ti posso essere, sempre daiuto, l dove le miei possibilit me lo permettono, m a patto solo come mia veduta ? personale ? senza responzabilit, ha scanzo di quando ci fanno dire ad alcuni disgrazziati, io non s niente ? di tutto, quello che alcuni anno fatto, e per questa ragione ? non s come veramente stanno le cose : E quindi se come vecchia amici, ci volessimo tenere ha condatto, felicissimo, ma inaltra posizione, n ; non mi sento ? e non lo posso, Ti posso solo dire ? come io le penso ? o possa pensare, quando mi si chiedi, con questi condizione sono ha tua completa disposizzione, e la mia porta aperta. 3) Ora mi informi, che hai un condatto Politico di buon livello, che permetterebbe di gestire, molti e grandi lavori, e prima di continuare tu volessi sapere cosa ne penzo io: M non conoscento non posso dirti niente, ci vorrebbe conoscere i nomi ? e sapere come sono loro combitat? Perch oggi come oggi, non c da fidarsi di nessuno, possono essere Truffardini ? possono essere sbirri? possono essere infiltrati ? e possono essere dei sprovveduti ? e possono essere dei grandi calcolatori, m se uno non s la via che deve fare, non pu camminare, come io non posso dirti niente. 4) Il piacere sarebbe pure mio, di vedere n solo te, ma pure ha tuo Padre, che ti prego, se lo puoi fare darci i miei saluti, da parte mia dacci unaffettuoso abbraccio. M come tu sai abbiamo molti difficolt, anche perch, non siamo vicini, io sono ump lontano, e tutto si pu fare quando c il volere di Dio, m al momento, se puoi, e lo ritieni opportuno scrivi, e se fosse possibile a macchina, e se non possibile a macchina scrivere il pi chiaro possibile, perch stento a capire la callegrafia, poi del tuo paese, si rente responzabile questo certo Vitale che io fisicamente non conosco, in eredit di un tuo paesano, m non s come, ne cosa, ne con chi di voi accondatto.

14 Datata 1 ottobre 1997, la lettera stata acquisita nellambito del Procedimento Penale nr. 1687/96 Rgnr. Dda allatto dellarresto del Maniscalco, avvenuto il 10 ottobre successivo. Pizzini come questi sono rintracciabili sul web allindirizzo www.bernardoprovenzano.it. Degli stessi curatori del sito da vedere Palazzolo e Prestipino (2007), che include unabbondante selezione di estratti da pizzini oltre a un loro tentativo di lettura anche stilistica.

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Proviamo ad analizzare brevemente questo testo cercando di metterne in luce le implicite forme e strategie di comunicazione politica oltre che le dimensioni letterarie, partendo comunque da queste. In primo luogo, si tratta di una scrittura che non presuppone il pieno controllo della lingua italiana, e soprattutto della sua grammatica e sintassi. Quella di Provenzano e con lui dellorganizzazione che controlla si presenta cos come una cultura semialfabeta, che tradisce la sua origine popolare. Bernstein la chiamerebbe senza esitare una cultura comunicativa da codice ristretto15. Tradisce, per chi colto, ma conferma, per chi di origini altrettanto popolari, lappartenenza a uno stesso milieu, rafforzandolo nella sua rappresentazione e nella sua capacit di produrre identit. Tanto che gli interlocutori di Provenzano hanno finito spesso per seguirlo anche nella scrittura, nello stile letterario, nelle formule di rito infarcite di deferenza, di rispettoso affetto e di riferimenti religiosi persino nelle stesse sgrammaticature. Si confronti lesordio del pizzino citato (scritto da Provenzano) con quelli che seguono, scritti da suoi seguaci:
Zio mio carissimo, augurandomi sempre che lei, ed i suoi state bene, le scrivo questo breve biglietto, per augurarle di cuore, di trascorrere serenamente e nei migliori dei modi questa santa pasqua Carissimo zio, la prego di scusarmi, se non mi faccio sentire spesso, ma le assicuro che costantemente nei miei pensieri!!! In qualsiasi momento sono a sua completa disposizione Le voglio un bene immenso!!! E che Dio, laiuti sempre!!! Auguri di buona pasqua a tutti. A presto16. Carissimo zio, spero tanto di trovarla bene in salute ed in tutto il resto assieme ai suoi cari, cos come le dico di me

15 Bernstein (1971) come noto distingue tra due codici linguistici, quello ristretto o pubblico basato su frasi semplici, e spesso interrotte, uso di congiunzioni semplici e ripetitive, aggettivi e avverbi rigidi, poco uso di pronomi personali, simbolismo ad un basso livello di generalit, ecc. e quello elaborato o formale diametralmente opposto. Il primo sarebbe tipico delle classi popolari e sostanzialmente legato a modelli comunicativi di tipo orale, mentre il secondo definisce la cultura delle classi medie e, bench sul punto Bernstein sia poco esplicito, anche il linguaggio della comunicazione scritta, perlomeno quella che viene trasmessa e garantita dalle istituzioni scolastiche. Su questo punto si veda soprattutto Ong (1982). 16 A scrivere Sandro Lo Piccolo, condannato allergastolo e latitante. Le due citazioni che seguono sono da pizzini rispettivamente di Matteo Messina Denaro, di Trapani, alias Alessio ex fedele di Tot Riina, ma dopo la cattura di questultimo uno dei pi fedeli aiutanti di Provenzano e di Francesco Grizzari, mafioso di Corleone (Palazzolo e Prestipino 2007, 57, 256, 58).

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Carissimo zio come stai spero bene cos ti posso dire di me, e che la qui presente lettera ginca a te trovandoti in buona salute.

Si tratta, probabilmente, di unomogeneit stilistica ricercata anche per motivi di sicurezza. Ma laspetto strumentale non rende meno plausibile sostenere che nei pizzini, nel loro linguaggio e vocabolario, nel ritualismo che li connota, sia possibile riconoscersi come parti di una medesima struttura di appartenenza, e, riconoscendosi, reciprocamente legittimarsi. In secondo luogo, si tratta di una scrittura che presuppone sempre un non detto, uno spazio vuoto, unassenza. La mafia fatta di queste assenze, di questi vuoti, di questo non detto anche pi che del segreto (di fatto minoritario nel sistema di comunicazione complessivo) che la scrittura di Provenzano esibisce e quasi celebra. Ogni pizzino contiene molto pi di ci che il segno grafico dice, e questo non solo perch agisce anche sul piano della connotazione (con luso di termini come amici, consigli, ecc.), ma perch sfrutta tenacemente il carattere indessicale della comunicazione pubblica sempre nei termini di Bernstein. Paradossalmente, i segreti si conservano meglio usando i codici pubblici, cio quelli delloralit quotidiana, che presuppongono sempre molto pi di quanto non dicano17. I messaggi vanno decifrati non solo perch scritti in un italiano approssimativo e parzialmente in codice, ma perch danno per scontata una comunicazione pregressa, se non un vero e proprio repertorio condiviso di cognizioni. Quella della mafia una scrittura basata sul codice ristretto, un codice basato sulloralit come lha ribattezzato Ong (1982, 151), che pu essere per espressivo e preciso quanto quello elaborato se il contesto di riferimento familiare e condiviso come il caso del contesto mafioso (anche in senso letterale: molti dei corrispondenti di Provenzano sono suoi familiari). Strettamente connesso a questo aspetto quello dellambivalenza, dellambiguit del messaggio, che la scrittura esalta e al contempo consente di piegare a proprio vantaggio. Provenzano usa sempre espressioni allusive, parole sfumate, non dichiara ma suggerisce, non impone ma consiglia, spesso sottolineando che lui non conosce abbastanza, che le questioni (e la natura umana) sono complicate, che la sua non una posizione di superiorit voluta o cerca17 Con la sua insistenza sul carattere indessicale della vita quotidiana, quella corrente di analisi sociologica nota come etnometodologia (Garfinkel 1967) avrebbe molto da insegnare allo studio della mafia su questo fronte.

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ta, tanto meno ambita, e quindi nemmeno di responsabilit, che per se pu essere daiuto date queste premesse lui non mancher di darlo. Il potere di comando, di ordinare, non mai esibito e tanto meno enfatizzato, n viene mai presentato allinterlocutore nella sua nudit, ma sempre inserito in una cornice, un frame che ne enfatizzi lo spirito di servizio e di disponibilit, e che ne chiarisca lesercizio in vista del bene un bene naturalmente mai chiaramente definito nella sua natura e i cui stessi beneficiari restano generici. Il dialogo, la mediazione, il consiglio sono le forme attraverso cui Provenzano presenta e presumibilmente esercita quella che chiaramente una sua autorit personale, offerta solo perch richiesta, e legittimata dal riconoscimento di un valore intrinseco, di una superiorit che innanzitutto umana, interiore, morale. In quarto luogo, il linguaggio adottato nella composizione del messaggio che trasuda politica. Basti qui segnalare alcune delle parole tipicamente usate da Provenzano, che rimandano immediatamente al vocabolario classico della politica (europea e non solo)18: fiducia, consiglio, amico, aiuto, responsabilit. Sono frame politici come questi a strutturare la comunicazione mafiosa, e a fare della cultura mafiosa una cultura eminentemente politica, anche al di l della consapevolezza che gli attori sociali possono averne19. Il pizzino che segue, non di Provenzano ma di un suo fedele messaggero che a lui si rivolge, illustra in modo cristallino la struttura dei sentimenti (Williams 1977) su cui si regge il rapporto mafioso, il vo18 Sullidea di un vocabolario della politica europea si vedano gli studi di Otto Brunner e Reinhart Koselleck, e in generale lintera tradizione della cosiddetta Begriffsgeschichte. Si veda anche lormai classico Benveniste (1969), specificamente dedicato al vocabolario delle istituzioni indoeuropee, incluse quelle politiche. 19 N Provenzano n i suoi interlocutori identificano come politiche le loro comunicazioni, e riservano laggettivo politico a quanto pare (anche dal pizzino riportato, che parla di condatto politico) per identificare unicamente quelle relazioni con personaggi della vita politica ufficiale, sanzionata istituzionalmente dallo stato o dagli enti pubblici locali (come il Comune, per esempio). Al di l della loro consapevolezza, tuttavia, il loro linguaggio e il tipo di attivit che i pizzini descrivono (o performativamente mettono in atto) rimandano a quella che la storiografia, lantropologia e la sociologia meno segnate dal peso storico e morale dellistituzione statale identificano come sfera politica. La connessione linguistica e strutturale tra politica e concetti come amicizia e inimicizia come noto al centro della teoria del politico di Schmitt (1972), da cui ha preso le mosse anche uno storico politico sociale di grande influenza come il gi citato Brunner (di cui si veda in particolare Brunner 1938), che ha messo in luce limportanza di nozioni e ideali come aiuto, fiducia, onore e consiglio nel cosmo politico medievale. La dimensione politica dellonore anche ma non solo nelle societ mediterranee sottolineata anche da Bourdieu (1994).

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cabolario di motivi (Mills 1971) che struttura il linguaggio mafioso informando di s le visioni dei rapporti umani:
Io mi rivolgo a lei come garante di tutti e di tutto quindi i suoi contatti sono gli unici che a me stanno bene, cio di altri non riconosco a nessuno, chi amico suo amico mio, chi non amico suo non solo non amico mio ma sar un nemico mio, su questo non c alcun dubbio La ringrazio per adoperarsi per larmonia e la pace per tutti noi

E in un altro messaggio:
Ora io mi affido completamente nelle sue mani e nelle sue decisioni, tutto ci che lei decider io laccetter senza problemi e senza creare problemi, questa per me lonest. (1) Perch io ho fiducia in lei e solo in lei; (2) perch io ho cercato lei per risolvere questa faccenda ed ora non vedo il motivo per cui si deve interessare qualcun altro; (3) perch io riconosco soltanto a lei lautorit che le spetta; (4) perch noi due ci capiamo anche se non ci vediamo20.

una concezione della vita sociale e politica, ancora una volta, fondata sulla valorizzazione del carattere personale dei legami, sulla presunzione di unicit delle persone in quanto soggetti non intercambiabili, tra loro non equivalenti, definiti dalle loro qualit emozionali pi che dai loro ruoli. Garante di tutti e di tutto, Provenzano gode di una fiducia e di unautorit che a lui sono personalmente attribuite, e che nella sua rete personale di relazioni (fatta di amici di cui fidarsi e da aiutare ma anche di nemici da cui guardarsi e da combattere, oltre che di figure dallo status incerto la cui identit va comunque accertata e non pu lasciarsi a lungo indefinita) si esprimono e si risolvono. 4. La logica della scrittura e lorganizzazione sociale della mafia Ma poi la scrittura in quanto tale come tecnologia specifica di comunicazione che preme sottolineare. Come hanno dimostrato non solo studiosi della comunicazione (Walter Ong, ad esempio) e filosofi (come Jacques Derrida) ma anche storici e antropologi (Jack Goody, Marshall Sahlins, Peter Burke, e anche altri), la scrittura non una forma comunicativa neutra, ma possiede e mette in atto logiche sue proprie. Ha inoltre delle conseguenze specificamente
20 Si veda per entrambe le citazioni Palazzolo e Prestipino (2007, 186). A scrivere il gi citato Matteo Messina Denaro, alias Alessio.

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politiche oltre che psicologiche, cognitive e in senso lato culturali. Come ha notato Goody in un libro illuminante21, luso della scrittura da parte di una organizzazione politica (che sia in forma di stato o altra forma istituzionale) ha molteplici ripercussioni sullagire sociale in quanto consente il controllo sulle relazioni spazio-temporali. Esso rende cos possibile unestensione della scala a cui lorganizzazione politica opera. Incide poi sui sistemi di stratificazione ( evidente che scrivere e leggere diventano condizioni necessarie per essere soggetti capaci di agire e ricoprire quindi ruoli organizzativi). in questo senso, come accennato, che i pizzini possono intendersi come la rappresentazione scritta, grafica, di relazioni di potere, colte nel momento della loro enunciazione. Indubbiamente, questa fitta rete di corrispondenza presuppone un certo tipo di organizzazione e di mediazione delle relazioni sociali sul territorio, e ladozione di specifiche strategie organizzative (ad esempio, linserimento periodico di nuovi filtri, o anelli, cio nuovi soggetti di fiducia, fra il Provenzano stesso e gli incaricati dellultima consegna di pizzini, cos da vanificare eventuali progressi nelle indagini). Ma c dellaltro dietro questo sistema di messaggi scritti, questi pizzini, che vale la pena ancora esplorare, qualcosa che ha a che fare pi direttamente con limpatto che sullorganizzazione di Cosa Nostra pu avere lo stile, il modo, la forma della comunicazione, e lo specifico mezzo di comunicazione. Consideriamo innanzitutto le implicazioni di questo sistema di comunicazione per ci che esso deve alladozione della scrittura. Una modalit comunicativa resa banalmente necessaria dallo stato di latitanza in cui Provenzano a lungo vissuto (oltre 30 anni) e che lo ha messo in condizione di esercitare a distanza il suo controllo dellorganizzazione mafiosa nel periodo successivo alla cattura di Riina, ma anche un modo e mezzo di comunicazione al contempo produttivo di specifici effetti istituzionali, se cos si pu dire. Dobbiamo pensare che i pizzini non erano solo lo strumento principale di comunicazione del latitante Provenzano, ma di tutti i membri dellorganizzazione da lui gestita: come si visto, pizzini arrivavano da lui ma arrivavano anche a lui, e in continuazione. E arrivavano da e a lui passando attraverso una serie di anelli e di filtri, cio di mediatori e di messi, tutti per definizione uomini di fiducia. Non era solo un flusso di comunicazione ma un sistema di comunicazione che potremmo chiamare (con Jacques Derrida) grafo-centrico. Quali
21 Si veda Goody (1986), uno studio affascinante e pionieristico dei legami tra scrittura e organizzazione del potere politico nel tempo e nello spazio.

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conseguenze pu avere avuto la scrittura di Provenzano per lorganizzazione sociale della mafia? Quali implicazioni ha ora e quali possiamo prevedere abbia in futuro (conseguenze di lungo periodo)? Al momento, possiamo solo avanzare alcune ipotesi, che richiederanno un pi attento lavoro di scavo e di interpretazione (testuale ed etnografica) dei messaggi, qui non possibile. Conviene tornare appunto alle ricerche di Jack Goody sulla logica della scrittura e lorganizzazione della societ, titolo di un suo libro degli anni ottanta che sviluppava considerazioni originariamente avanzate in un articolo seminale degli anni sessanta sulle conseguenze sociali dellalfabetizzazione (Goody 1986; Goody e Watt 1963). Questo significa riportare lo studio e la comprensione del fenomeno mafioso su un terreno capace di riconoscere e valorizzare anche il contributo della ricerca antropologica e limportanza delle dimensioni culturali e simboliche dellagire e dellorganizzazione mafiosa per quanto Goody sia poi molto pi antropologo sociale che culturale. Ma la ricerca di Goody sulle conseguenze sociali dellalfabetizzazione e sugli effetti della logica della scrittura sullorganizzazione sociale presuppone evidentemente lidea che la cultura conta, dove per cultura possiamo intendere senza troppi giri di parole il sistema di simboli e significati pubblici attraverso cui gli attori sociali comunicano e trasmettono le loro idee e concezioni del mondo (Geertz 1973; Swidler 1986; DiMaggio 1990). Non si tratta quindi soltanto di un sistema di comunicazione che segue certe forme rituali (inizio standard con saluti e auguri di buona salute seguiti da rassicurazione sullo stato di salute del mittente, cio perlopi lo stesso Provenzano), utilizza un certo codice, per quanto elementare (lettere e numeri al posto di nomi propri), presuppone una certa tecnologia di produzione (la macchina da scrivere, che Provenzano abitualmente usa e che dichiara di preferire e anzi raccomanda per evitare confusione e fraintendimenti) e una certa organizzazione di diffusione e smistamento (un sistema di messi affidabili), ma che nella sua stessa forma scritta introduce logiche istituzionali22 sinora non considerate come caratteristiche della mafia.
22 Si veda per questo concetto Friedland e Alford (1991), che lo definiscono come un insieme di pratiche materiali e di costruzioni simboliche su cui si fonda, ricavandone specificit, un dato ordine istituzionale come il capitalismo, la famiglia o lo stato burocratico. Cos, per fare qualche esempio, la logica istituzionale del capitalismo sarebbe laccumulazione e la mercificazione dellattivit umana, mentre quella dello stato la razionalizzazione e regolamentazione dellattivit umana tramite gerarchie giuridiche e burocratiche, e quello della famiglia la comunit e la spinta ad agire derivante dalla fedelt incon-

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Naturalmente, gi si sapeva dopo i maxiprocessi degli anni ottanta e novanta dellesistenza di statuti, di organigrammi, di documenti relativi allassetto organizzativo e allamministrazione contabile di Cosa Nostra (Catanzaro 1988b; 1992; Paoli 2000). Ma la scoperta dei pizzini ha rivelato in effetti qualcosa di molto pi profondo e potenzialmente in grado di modificare la nostra idea della mafia, e cio ladozione della scrittura e della sua logica come risorsa di comunicazione politica e quindi di governo oltre che di organizzazione nella pratica quotidiana, nella gestione ordinaria delle attivit mafiose. La scrittura non un medium neutro. Fa differenza comunicare oralmente o tramite messaggi e documenti scritti. Le conseguenze della scrittura sono anzi ampiamente cumulative (Goody 1986), portando ad esempio alla formazione di veri e propri archivi della memoria. A differenza degli scambi verbali, i pizzini possono essere conservati, e lo sono, come dimostra il fatto che sono stati ritrovati a centinaia sia nel casolare di Provenzano sia nelle case dei mafiosi che erano con lui in contatto epistolare. In altre parole, il fatto che esistano documenti scritti nellorganizzazione mafiosa rivela qualcosa che la ricerca precedente non ha considerato, e cio un tipo di organizzazione che conoscendo la scrittura e anzi sfruttandola come strumento di amministrazione se non di governo produce una serie di effetti istituzionali che fanno della mafia un tipo istituzionale differente da quello che emerge dalla tesi a lunga accreditata di una mafia come sistema di relazioni interpersonali e/o come struttura organizzata di potere fondata sulla consuetudine e sulla comunicazione orale. Ci che ci sembra pi importante nel caso della mafia che la scrittura comporta un cambiamento nella natura, o nella cultura, della responsabilit. Ladozione della scrittura ha notato ancora Goody comporta una maggior precisione degli ordini provenienti dallalto e delle spiegazioni fornite dal basso. in ogni caso pi difficile non ottemperare a un ordine impartito per scritto e corredato di firma autorevole. Un simile impegno personalizzato per scritto significa anche che la responsabilit connessa allimpartire e al ricevere ordini diventa marcatamente individuale.
dizionata ai suoi membri (trad. it. 2000, 337-338). Tra queste logiche istituzionali vi sono interdipendenze ma anche contraddizioni, che compito dello studioso rilevare, senza privilegiare luna a scapito dellaltra. Quali logiche istituzionali siano allopera nel caso della mafia e come le loro interdipendenze e contraddizioni si siano strutturate e cambiate nel tempo questione che varrebbe la pena indagare. Per una prima esplorazione, focalizzata sulla dimensione personale di queste logiche istituzionali, si veda intanto Santoro (2008).

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questo uno degli effetti della scrittura sullorganizzazione sociale: lo sviluppo di una maggiore oggettivazione e quindi per anche di una maggiore riflessivit. Come ha osservato Ong, le tecnologie della comunicazione non sono semplici aiuti esterni, ma comportano trasformazioni delle strutture mentali: ad esempio, la scrittura innalza il livello della consapevolezza, dellintrospezione, essa crea inoltre una distanza che potenzia la riflessione, e la pianificazione, decontestualizzando la comunicazione. Consente inoltre di pensare in modo retrospettivo, molto pi di quanto non sia possibile in una cultura solo orale. Se questo vero, c da aspettarsi un potenziamento delle capacit organizzative della mafia, della sua capacit di espandere il suo controllo secondo logiche non pi necessariamente legate alla personalizzazione dei legami e al radicamento locale, ma orientate allastrazione e alloggettivazione, o razionalizzazione, delle pratiche e delle responsabilit. 5. N mercato n gerarchia: la mafia come organizzazione istituzionalizzata reticolare Si tratta, come chiaro, di una proiezione ipotetica, tutta da verificare. Restando invece al presente, che cosa si desume dallanalisi dei pizzini per ci che riguarda il profilo organizzativo? Possiamo dire che vi sono almeno tre elementi di interesse. Innanzitutto, come si visto, c uninnovazione organizzativa: si introducono i pizzini come strumento sistematico di comunicazione. Dunque si introduce un elemento importante di cui non eravamo a conoscenza (quanto meno in forma cos estesa), e cio la presenza di una forma di cultura organizzativa scritta della mafia. La cattura di altri boss mafiosi dopo quella di Provenzano conferma la diffusione di queste forme comunicative scritte attraverso le quali lorganizzazione tende a darsi una forma stabile nel tempo. Il secondo punto la differente rilevanza (rispetto alla Cosa Nostra di Riina e Bagarella) dellorganizzazione (lorganizzazione del Provenzano seconda maniera, un tempo killer spietato che adesso si dimostra maestro della mediazione), allinterno delle reti di relazioni fra gruppi mafiosi dislocati in differenti territori regionali. Il terzo punto lo stile di governo dellorganizzazione. Nonostante non sia unorganizzazione fortemente centralizzata come quella di Riina e Bagarella, basta analizzare pochi pizzini (noi ne abbiamo esaminati 15) per far emergere una considerevole gamma di attivit e una rilevante ampiezza nellestensione territoriale 190

della rete organizzativa oltre che (come s gi visto) una significativa organizzazione semiotica, fatta di codici, frame e parole-chiave. Abbiamo riscontrato riferimento ad affari in sei province siciliane e in ben 35 comuni. Le imprese economiche con cui si intrattengono affari sono, soltanto in questi 15 documenti, ben 17. La gamma delle attivit cui si fa riferimento amplissima: appalti per gasdotti, dighe, viadotti; transazioni monetarie e investimenti finanziari; mediazioni per lassunzione di amministratori di fondi agricoli e per restituzioni di merce rubata (Tir, macchine agricole); compravendite di terreni e immobili; protezione/estorsione nei confronti di imprese; raccomandazioni per assunzioni lavorative; tentativi di infiltrazioni in grandi aziende. Ma quello che interessa ancora di pi ci che traspare degli orientamenti, degli stili, delle forme organizzative con cui viene governata questa molteplicit di interessi. Come si visto nel primo dei pizzini citati in precedenza (ma anche in moltissimi degli altri) non sempre Provenzano si fa propugnatore di un intervento diretto della sua organizzazione. Spesso fa riferimento a gruppi locali con i quali occorre definire alleanze, contrattare circa la competenza territoriale; in alcune occasioni consiglia di non intervenire perch non conosce bene la situazione; in altre interviene come mediatore proponendo strategie di pacificazione; in altre ancora suggerisce di fare ricorso ai servizi di altri soggetti; infine in alcune occasioni dichiara di essere disponibile a dare consigli, ma come amico, personalmente, e non in qualit di capo dellorganizzazione. In alcuni casi, addirittura, per dirimere delle questioni si fa riferimento a questioni di competenza territoriale Si tratta di modalit di comportamento tipiche del capomafia affermato, cio di chi, superata la fase della legittimazione del proprio potere attraverso luso della forza, tende a presentarsi come colui che risolve i problemi, il mediatore capace di volta in volta di definire quale sia la strategia pi appropriata per risolvere i problemi (Catanzaro 1992). Daltra parte vero che non sappiamo se questa immagine di Provenzano, ricostruita attraverso i pizzini, sia congruente con altri ordini che effettivamente poteva impartire in altra forma e che potrebbero smentire il quadro che si ricostruisce attraverso questa base documentaria. Cos come non possiamo sapere se limmagine sanguinaria di Riina e Bagarella, ricostruita attraverso le carte dei processi a loro carico, non sia pi complessa, cio non possiamo escludere che anchessi, nelle loro comunicazioni verbali, potessero suggerire ai loro accoliti prudenza, attenzione, inviti a risolvere i conflitti in forma non violenta, cio le stesse cose che riscontriamo 191

nei pizzini di Provenzano. Ma, anche ammettendo questa nostra carenza informativa, resta il fatto che, come sottolineava Franchetti (1925, 98), al capomafia spetta il giudicare dalle circostanze se convenga sospendere per un momento le violenze, oppure moltiplicarle e dar loro un carattere pi feroce. Le circostanze sono le condizioni che permettono da una parte, obbligano dallaltra (come vedremo pi avanti) a optare per una o unaltra o unaltra ancora strategia organizzativa. E possiamo aggiungere tra le circostanze, non ultima quella del rapporto con lazione di contrasto e la sua efficacia, e la considerazione circa le modalit migliori di persistenza nel tempo dellorganizzazione. Nel caso di Provenzano ci ha portato alluso dei pizzini come strumento di comunicazione. Come si gi osservato in precedenza, lintroduzione dei pizzini da un parte un accidente, cio dipende dal fatto che, per poter governare unorganizzazione in una situazione di latitanza molto lunga nel tempo, non possibile o comunque molto difficile una comunicazione diretta faccia a faccia con i propri fedelissimi e portaordini. Ma daltra parte lintroduzione dei pizzini una necessit, perch ogni forma di comunicazione orale comporta dei rischi. Rischi di fraintendimento, rischi di opportunismo; qualcuno pu dire che aveva inteso una cosa piuttosto che unaltra, e cos via. Quindi serve a ridurre i margini di ambiguit nei flussi comunicativi. In definitiva a garantire che non vengano messi in discussione gli ordini. Ci tanto pi rilevante in quanto, sotto il profilo dei tipi organizzativi la mafia di Provenzano sembra essere una combinazione tra un network criminale, e un sistema di gerarchie a grappolo (Uited Nation 2002). In altri termini, un network criminale costituito da vari cluster, o grappoli appunto, di organizzazioni che fanno parte sia dello stesso network, sia di altri network, in cui c una gerarchia. Ma questa gerarchia, al cui vertice c Provenzano, deve da un lato governare direttamente i propri affiliati, dallaltro trattare con altre organizzazioni criminali. Da qui uno stile di governo che (per usare termini convenzionali) pi orientato alla mediazione a scapito dellintervento diretto. Ovvero per il Provenzano dei pizzini, il ricorso al sourcing out era molto pi accentuato che per la Cosa Nostra di Riina e Bagarella (anche se forse possiamo assumere che nessuno dei tre conosce questa terminologia). Se infatti proviamo a collocare la strategia organizzativa del Provenzano seconda maniera a un estremo e quella di Riina e Bagarella di Cosa Nostra allaltro ci accorgiamo che si tratta di due tipi organizzativi molto diversi e in una certa misura contrapposti. Riina e Bagarella avevano optato per una struttura organizzativa verticale e centralizzata, laddove Pro192

venzano ha favorito unorganizzazione non verticistica, bens di tipo reticolare (Powell 1990). Il sistema di governo dei primi era basato sulla costruzione e la gestione di catene di gerarchie verticali, quello del secondo sul governo di una rete mobile di relazioni tra unit organizzative, che potevano coincidere anche con singoli individui. Considerare lorganizzazione come un sistema di controllo di reti di relazioni non esclude che da parte degli attori si possano scegliere in situazioni favorevoli o rese opportune da una particolare congiuntura politica e sociale forme organizzative gerarchicamente organizzate in modo forte, con confini ben precisi nei confronti dellesterno e che facciano poco ricorso a relazioni di rete basate su legami laschi. Ma ci aiuta a capire perch la scelta verticistica abbia sempre rappresentato una strategia di breve periodo e sempre problematica per Cosa Nostra. La mafia unorganizzazione criminale che non soltanto ha bisogno di mimetizzarsi, ma ha bisogno di legittimarsi, di ricevere consenso, e di poterlo scambiare (sotto forma ad esempio di voti) con i centri del potere politico istituzionalizzato nello stato. Deve governare il territorio, possibilmente riducendo i conflitti che su di esso hanno luogo, e deve contemporaneamente svolgere attivit illegali, con la conseguenza di avere le necessarie coperture politico-istituzionali. Ci che rende pi efficace unorganizzazione di tipo reticolare, ci che in particolare la rende pi adattiva e meglio attrezzata ad affrontare le richieste, gli umori, gli spostamenti dellambiente circostante, la sua capacit di raccogliere, disseminare e interpretare nuove informazioni muovendo da sempre nuove interpretazioni (anche delle stesse unit informative). questa capacit ci che rende le forme reticolari di organizzazione particolarmente dinamiche, e in grado di generare nuovi legami, dentro e fuori i confini delle singole unit. Come ha osservato Powell (1990, 325):
i networks sono basati su complessi canali di comunicazione Questo vantaggio si coglie pi chiaramente quando si contrappongono le reti ai mercati e alle gerarchie. Passare informazione lungo una gerarchia aziendale o acquistare informazione sul mercato sono soltanto modi di processare informazioni o acquistare una merce. In entrambi i casi il flusso informativo controllato. Non si generano n nuovi significati n nuove interpretazioni. Al contrario, le reti offrono un contesto per apprendere nella pratica. Quando linformazione passa attraverso una rete, essa sia pi ricca che pi libera; nuove connessioni e nuovi significati vengono generati, discussi e valutati.

Ancor pi che specialisti in transazioni (di scambio economico o politico), i mafiosi in effetti emergono dai documenti esaminati nei 193

paragrafi precedenti come esperti o comunque, come soggetti spesso impegnati nella gestione di rapporti interpersonali, gravidi di emozioni e di rischi ma anche, potenzialmente, di nuove informazioni e di sempre nuovi significati. Non sempre lorganizzazione mafiosa pu attenersi per a questo modello reticolare. Come abbiamo accennato, proprio prima di Provenzano il tipo organizzativo dominante quello praticato da Riina e in seguito da Bagarella era gerarchico. Lopzione fra i due tipi di organizzazione deve tener conto dei vantaggi e degli svantaggi di ciascuna. Vediamo quali possono essere23. Vi sono nella verticalizzazione/centralizzazione e nellaumento di dimensioni dirette dellorganizzazione, due difficolt. La prima: tanto maggiore, pi ampia, pi centralizzata, pi omnicomprensiva lorganizzazione criminale, tanto pi vasto il territorio che si deve controllare, tanto maggiore la necessit di un apparato militare di controllo. E, come in tutti i casi in cui prevalgono gli apparati militari, pu verificarsi nel tempo una trasposizione delle mete per cui lapparato militare diventa il fine in s dellorganizzazione. Inoltre negli apparati militari sorgono spesso tendenze individuali di carriera non soddisfatte che portano al rischio di insubordinazione. Il secondo svantaggio che tanto maggiore la centralizzazione e la verticalizzazione, tanto maggiore il rischio che la defezione di qualcuno porti allo smantellamento dellorganizzazione se questa non compartimentata (ma ovviamente la compartimentazione comporterebbe un messa in discussione della centralizzazione e verticalizzazione). La storia dellazione di contrasto a Cosa Nostra mette in luce questo dilemma ed evidenzia lelemento di crisi delle organizzazioni criminali centralizzate. Si tratta, nei termini ormai classici di Williamson (1975), di un tipico caso di crisi di gerarchia. La strategia fondata sul governo delle relazioni, quindi unorganizzazione che, pur ponendosi come impresa-madre riconosce margini di autonomia alle altre organizzazioni criminali che appartengono alla sua stessa rete, che si pone con esse in una posizione a un tempo di superiorit ma anche di scambio di beni e servizi, che non
23 Per ragioni euristiche, si assume in quanto segue la validit ipotetica di un modello o teoria di scelta razionale. Naturalmente, siamo ben consapevoli che questo modello si presta a molte critiche, e soprattutto che la sua applicazione presuppone logicamente (anche se ci viene tipicamente dimenticato dai seguaci di questo modello o teoria) la previa soluzione di una questione a monte, quella dellidentificazione del soggetto calcolatore in altre parole, la questione dellidentit. Rimandiamo, per una discussione generale di questo tema, a Pizzorno (2007).

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gestisce direttamente e in proprio tutte le sfere di attivit illegale, ma in parte le subappalta sulla base di ambiti di specializzazione funzionale o territoriale, ha il vantaggio che deriva dal paradosso secondo cui talvolta i legami organizzativi forti sono fragili e che legami organizzativi laschi siano preferibili e pi utili (Granovetter 1974; 1985) oltre che pi stabili e duraturi nel tempo. Ma anchessa presenta i suoi rischi. Il primo e pi importante costituito dalla inaffidabilit dei fornitori. per questo motivo, e per evitare opportunismi e tradimenti che, come si messo prima in evidenza, lintroduzione dei pizzini si dimostra uno strumento efficace di innovazione nella cultura organizzativa. Inoltre, come tutte le organizzazioni che privilegiano una strategia di governo delle transazioni, e in particolar modo se si tratta di organizzazioni criminali, un elemento di crisi costituito dal venir meno della fiducia nei rapporti interpersonali. Da qui dunque la particolare attenzione nei confronti di questo tema che traspare dalla lettura dei pizzini. Questi elementi configurano aspetti di crisi delle transazioni o del mercato di scambio di beni e servizi tra organizzazioni criminali inserite in network sia pure gerarchicamente strutturati. Se vero che entrambe le strategie presentano vantaggi e svantaggi, allora dobbiamo abituarci ad analizzare i fenomeni organizzativi della mafia e della criminalit organizzata su un periodo pi lungo rispetto a quello, breve, dellultimo trentennio, al quale siamo abituati a pensare. In altri termini le opzioni organizzative sono sempre aperte, e se guardiamo alla storia della mafia possiamo notare che esiste un continuo pendolo fra unopzione e laltra. Questo pendolo determinato dal fatto che nessuna opzione organizzativa fra le due collocate ai poli di un continuum la migliore in assoluto. Ad esempio si pu avanzare lipotesi che la prospettiva di centralizzazione scelta da Riina e dal gruppo dei corleonesi deriv da una crisi nel governo delle transazioni. Perch cominciarono a venire meno in quel periodo tutti i punti di riferimento e le coperture politico-istituzionali che avevano i gruppi mafiosi. Allo stesso modo, e di converso, la modifica cui abbiamo assistito con Provenzano e con gli altri boss successivamente arrestati pu essere interpretata come una crisi di gerarchia, derivante dallo smantellamento di Cosa Nostra a causa del successo dellazione di contrasto nei suoi confronti. Svariati possono essere i motivi per i quali si pu passare da un modello a un altro, da una forma organizzativa a unaltra; ad esempio se entrano in crisi i rapporti fiduciari, oppure se si manifestano forme di opportunismo elevato nelle organizzazioni, per cui non si riesce pi a governare le transazioni, si sceglie il sistema forte della 195

centralizzazione e della maggiore disciplina. Molto della scelta fra luna e laltra opzione dipende dalle competenze, o dai limiti cognitivi, o dalle tecniche che sono richieste per determinati tipi di prestazioni o di forniture di beni e servizi. Ad esempio, abbiamo assistito a fenomeni come il tentativo di centralizzazione di tutto il sistema degli appalti che richiedeva un particolare tipo di competenze normative (Vannucci 2006). E ci sono vari fattori che possono influenzare lalternativa tra il produrre in proprio, e quindi loffrire in proprio, protezione diretta, o loffrirla attraverso un sistema di reti, cio collegandosi ad altri soggetti e quindi governando le transazioni. 6. Conclusioni Muovendo da unanalisi del linguaggio usato nei pizzini e da una ricostruzione delle logiche dazione che in quel linguaggio erano descritte, in queste pagine abbiamo mostrato come cultura e organizzazione lungi dallindividuare modi analiticamente antitetici di concepire la mafia possano offrire congiuntamente una proficua chiave di accesso a un fenomeno sociologicamente complesso di cui si riconosce volentieri la proteiformit ma raramente se ne identificano le condizioni di possibilit. La teoria sociologica neoistituzionalista, abbiamo suggerito, offre gli strumenti per descrivere analiticamente questa proteiformit e tentare di individuarne le basi insieme organizzative e culturali. Ci parso plausibile, alla luce delle conoscenze in nostro possesso, identificare la mafia sociologicamente come unorganizzazione a rete o unorganizzazione di rete (Powell 1990) caratterizzata al contempo da vincoli forti fra gli associati ma da legami pi laschi con gruppi sociali e politici e con parti della societ, oltre che con altre organizzazioni criminali di stampo non mafioso. A tenere insieme questa rete la condivisione con diversa intensit di un ambiente istituzionale, ovvero di un comune repertorio di cognizioni, valori e regole, forme dazione, variamente interpretabili e ricomponibili nelle contingenze storico-sociali, e soprattutto variamente mobilitabili come risorse per lazione (Swidler 1986; Tilly 2006). La cultura mafiosa non un complesso conchiuso e definito una volta per tutte di norme e valori lonore, lamicizia, il silenzio, la fedelt tutti ugualmente sedimentati e interiorizzati, ma una cassetta degli attrezzi, un tool-kit di simboli, cornici interpretative, storie e rituali, un vocabolario di motivi da cui i mafiosi e i loro interlocutori (variamente padroni di quel repertorio e vocabolario) attingono per dare senso alle proprie azioni, per giustificarle 196

agli altri (ma anche a se stessi) e ancor prima per concepirle come possibili e credibili. Questa concettualizzazione apre la via anche a una considerazione della mafia alla luce della categoria di isomorfismo istituzionale (DiMaggio e Powell 1983): vale a dire della progressiva strutturazione e standardizzazione delle organizzazioni mafiose secondo forme assimilabili a quelle del loro ambiente, ambiente definito non solo dalle forme istituzionali tradizionali trasmesse dalla cultura mediterranea del comparatico, dellamicizia e della famiglia, variamente reinterpretate, ma anche dalle forme istituzionali moderne e importate dallesterno, quindi non autoctone, per quanto la Sicilia non sia del tutto estranea, storicamente, alla vicenda che ha portato alla formazione dello stato moderno24 dellimpresa capitalistica e dello stato burocratico. Il mimetismo istituzionale la tendenza cio dei gruppi mafiosi a imitarsi e copiarsi, e a imitare e copiare le forme organizzative via via diffuse negli ambienti sociali e istituzionali circostanti costituisce indubbiamente una strategia condivisa e di lungo periodo su cui varrebbe la pena soffermarsi. Qui ci limitiamo a pochi cenni, direttamente legati alloggetto di questo saggio. La scoperta dei pizzini come strumento di comunicazione ordinario nella gestione di Cosa Nostra da parte di Bernardo Provenzano non pu non riaprire la vecchia questione del grado e del tipo di organizzazione della mafia, e in particolare del suo avvicinarsi al modello della burocrazia razionale (si ricordi che la scrittura una forma di razionalizzazione), sia esso nella sfera politica (stato moderno) o in quella economica (impresa capitalistica). forte in effetti la tentazione di ipotizzare che ladozione della scrittura come strumento di comunicazione ordinario abbia introdotto nella mafia in Cosa Nostra una logica istituzionale burocratica, weberianamente intesa. Il dibattito sulla natura burocratica o meno della mafia non certo una novit. Gi per Gaetano Mosca uno dei primi scienziati sociali a occuparsene la mafia non aveva per, siamo agli albori del XX secolo, unorganizzazione burocratica, contrariamente a una tesi gi allora diffusa nei mass media, intrigati dallidea concettualmente facile da assimilare e quindi immediatamente proponibile anche al grande pubblico di una Mafia rigidamente organizzata e strutturata (Mosca 1980). La posizione di
24 Il riferimento allorganizzazione politica del periodo della dominazione normanna, che secondo certa storiografia istituzionale ha in vari elementi anticipato lo sviluppo dello stato moderno successivo (e sostanzialmente localizzato in Francia, Spagna e Inghilterra).

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Mosca sarebbe stata ribadita da uno stuolo di antropologi che negli anni sessanta e settanta hanno insistito nel negare ogni tratto di formalizzazione e anzi di organizzazione intenzionale alla mafia, pensata pi come informale e mobile rete di relazioni che come struttura organizzativa con tanto di organigrammi e statuti. La visione antropologica, labbiamo gi visto, sarebbe stata messa poi in dubbio dalle acquisizioni del maxiprocesso degli anni novanta, che hanno portato a una ridefinizione dellorganizzazione mafiosa come struttura in effetti formalmente definita e dotata di un organigramma oltre che di specifiche norme istituzionali (Catanzaro 1986; Gambetta 1992; Paoli 2000). Mancava per questo requisito cruciale del tipo burocratico che luso della scrittura, condizione necessaria per la formalizzazione delle procedure amministrative, tanto nellimpresa pubblica (lo stato) che in quella privata (limpresa capitalistica). Non sembra peraltro dallanalisi dei pizzini esaminati che di questo si tratti: se c scrittura questa non volta alla formalizzazione di procedure, bench si possa notare una certa ritualit nel contenuto delle lettere. La mafia che emerge dai pizzini non pi burocratica di quella che emerge dai libri di antropologia degli anni sessanta e settanta. Il modello mafioso continua a mostrarsi allo sguardo sociologico come caratteristicamente equidistante sia dal tipo burocratico di amministrazione, descritto classicamente da Weber, che da quello a esso opposto di tipo corporativo-artigianale (craft administration), che in un classico saggio Stinchcombe (1959) ha caratterizzato nei termini di relazioni contrattuali di breve durata, continuit di status dei lavoratori sul mercato del lavoro e non nellimpresa, e competenza tecnica professionale. Piuttosto, quella mafiosa sembrerebbe meglio classificabile almeno da una lettura dei pizzini come una forma di amministrazione di mediazione (brokerage administration), tipo di amministrazione caratterizzata da ambiguit, informalit e negoziazione25, attributi che caratterizzano a ben vedere anche i tipici prodotti o servizi della mafia (la protezione, in primis). E la scrittura comunque compatibile con questa forma di amministrazione e di organizzazione, senza che sia necessario evocare la nozione di burocrazia.
25 Lo studioso che pi ha insistito sul ruolo di mediazione della mafia e dei mafiosi senzaltro Blok (1974). Ma vedi anche Schneider e Schneider (1976), che parlano di capitalismo di mediazione. Vale la pena ricordare che le industrie culturali caratterizzate da ampia variet e da imprevedibilit dei risultati, quindi alto rischio sono uno dei settori in cui la diffusione di forme di organizzazione reticolare particolarmente alta (DiMaggio 1977; Powell 1990, 308309).

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Per quanto ci riesca difficile conciliare limmagine consueta della mafia come organizzazione criminale e violenta, radicalmente diversa dalla societ civile con quella di altri tipi di organizzazione (fra cui quelle culturali), anche a questo che la mafia di Provenzano a ben guardare assomiglia: perch i pizzini, sono testi veicolanti significati, esiti di processi di ideazione e scrittura, distribuiti tramite canali ad hoc, finalizzati alla lettura e allinterpretazione e insieme strumenti di comunicazione che servono a tenere insieme lorganizzazione e a strutturarne le modalit di articolazione e funzionamento.

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