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ILLUMINISMO E POLITICA

INTRODUZIONE
L’illuminismo fu un grande movimento culturale e politico che attraversò l’Europa nel Settecento, si parla
infatti di “età dei Lumi”. Nacque in Inghilterra ed ebbe il suo massimo sviluppo in Francia, ma si diffuse in
tutti i principali paesi europei.
L'Illuminismo vuole aprire la mente e quindi "liberare l'uomo dalle tenebre dell'ignoranza". Gli intellettuali
francesi, in questo secolo, partoriscono idee che influenzeranno il pensiero di tutti gli altri intellettuali
europei, con ripercussioni che non si limitano solamente alle opere letterarie. Infatti, l’ideologia degli
illuministi riesce a stimolare anche un cambiamento politico.
I principi dell’illuminismo erano:
● il diritto alla felicità,intesa come situazione di pace fra gli uomini
● la finalità pratica del sapere, basata sull’esperienza e sul metodo scientifico
● l’uguaglianza dei diritti
● il diritto alla critica
● l’autonomia della ragione umana. Infatti, secondo gli illuministi, è la ragione la facoltà che consente
all’uomo di pensare, discutere e decidere in autonomia, ovvero avere la capacità critica.
L’illuminismo portò inoltre:
● all’emancipazione dell’uomo
● alla diffusione della cultura, del sapere e della tolleranza religiosa
● alla riforma dell’educazione, dell’istruzione e dei sistemi politici.

LA POLITICA
Per quanto riguarda la politica, la cultura dei Lumi ha restituito a essa la sua dimensione ideale, ovvero al
di fuori del pensiero religioso. La politica ebbe un’importanza fondamentale nella costruzione delle
concezioni e delle istituzioni pubbliche occidentali. Presero, infatti, forma le idee alla base dello stato laico
e moderno legittimato dal diritto degli uomini e dalla ragione e non più dal diritto divino, in base al quale il
potere politico e il monarca che lo incarna sono legittimati nella loro autorità da Dio e dalla sua volontà.
Gli illuministi erano accomunati dall’idea che la politica fosse lo strumento fondamentale per cambiare la
società. Però, il pensiero politico si differenziava tra gli illuministi, talora con impostazioni divergenti.

VOLTAIRE
Un primo pensiero era quello di Voltaire, un filosofo francese. Voltaire aveva fatto conoscere in Francia il
sistema parlamentare inglese, rendendosi conto che la società civile francese era più arretrata di quella
inglese e che l’eccessivo indebolimento della monarchia poteva degenerare in anarchia. Voltaire, inoltre,
riponeva scarsa fiducia nelle masse popolari, poiché riteneva fosse soggette al dominio dell’ignoranza e
della superstizione. Per questo motivo pensava che un monarca assoluto, ma illuminato, potesse essere il
migliore garante del rinnovamento della società. Quindi Voltaire propone come forma di governo
l’assolutismo illuminato.

ASSOLUTISMO ILLUMINATO
L’assolutismo illuminato era il modello politico dominante nel 700. Per assolutismo illuminato, si intende
una tipologia di governo monarchico nella quale il sovrano, chiamato monarca illuminato, attuava una
serie di riforme ispirate alla cultura illuminista: la sua opera è quindi indirizzata a far trionfare i principi
della ragione.
Sotto l’influenza dell’idea dei Lumi e per modernizzare lo Stato, i monarchi assoluti avviarono un’intensa
politica di riforme, il cui obiettivo era razionalizzare e modernizzare la società dal punto di vista giuridico,
economico e amministrativo. Le riforme riguardavano 4 ambiti principali:
●l’economia= in particolare l’agricoltura, infatti puntavano a eliminare gli antichi vincoli giuridici, per
esempio il fidecommesso, ovvero l’istituzione che impediva di dividere la proprietà tra gli eredi,
assegnando tutto al primogenito, e la manomorta, ovvero il divieto di compravendita delle proprietà
ecclesiastiche.
●il fisco= infatti volevano ridurre le esenzioni di cui godevano nobiltà e clero e migliorare la riscossione
delle imposte.
●le istituzioni civili= infatti volevano rendere più efficiente la pubblica amministrazione, sviluppare il
sistema dell’istruzione e riformare la giustizia.
●la laicizzazione dello stato= imporre il giurisdizionalismo, riducendo le immunità del clero, ovvero le
esenzioni dalla giurisdizione dello stato, e quindi sottomettendo la chiesa alle leggi dello stato.

I monarchi illuminati si distinguevano dai precedenti nel modo in cui governavano. Infatti, i monarchi
illuminati governavano in maniera assolutista in base ai principi dell'Illuminismo. Questo significa che
governavano con lo scopo di sviluppo di tutti i loro sudditi e non solo per compiacere la nobiltà.
Però, anche se i loro regni erano basati sulle idee dell'Illuminismo, il loro pensiero circa i poteri reali era
simile a quello dei loro predecessori. Infatti, i monarchi illuminati credevano di avere ottenuto per nascita il
diritto di governare.

MONTESQUIEU
Un altro pensiero politico era quello di Montesquieu, un filosofo francese. Montesquieu fece un esame
comparativo delle diverse forme di Governo, ovvero repubblica, monarchia e assolutismo. Inoltre, voleva
capire se in Francia fossero in atto processi che stavano trasformando la monarchia in assolutismo, per
poterli fermare il prima possibile. Infatti, per Montesquieu, impedire l’assolutismo era fondamentale per
garantire una giusta organizzazione politica. Egli propone, infatti, una monarchia costituzionale.

MONARCHIA COSTITUZIONALE
Nella monarchia costituzionale il potere del monarca deve essere limitato e moderato da leggi e organismi
costituzionali. È da qui che deriva la necessità della divisione dei poteri. I tre poteri dello Stato devono
essere separati al fine di controllarsi ed equilibrarsi reciprocamente. Sono:
●il potere legislativo, ovvero quello di emanare le leggi, che spetta al Parlamento
●il potere esecutivo, ovvero quello di governare, che spetta al Governo
●il potere giudiziario, ovvero quello di amministrare la giustizia, che spetta anch’esso a un corpo specifico,
la cui indipendenza è garantita dal sovrano stesso.
Questi poteri devono, quindi, spettare a persone diverse, senza che nessuno dei tre cerchi di impadronirsi
delle funzioni altrui. ma

ROUSSEAU
Infine, un altro pensiero politico era quello di Rousseau, un filosofo di Ginevra. Rousseau nel 1762
pubblicò la sua opera politica più celebre e discussa, ovvero “il contratto sociale”. Il contratto sociale è un
accordo fra gli individui che da vita a uno Stato in cui la sovranità sia espressione della volontà generale,
cioè della volontà di tutto il popolo. Rousseau aveva una visione della civiltà e della storia molto diversa
da quella della maggior parte degli altri illuministi. Infatti, per lui c’era una continua e crescente
sopraffazione del forte sul debole, del ricco sul povero. Per Rousseau, quindi, il problema principale non è
la libertà, ma l’uguaglianza e senza uguaglianza non c’è neppure la libertà. Rousseau propone, quindi,
uno Stato democratico.

STATO DEMOCRATICO
Lo stato democratco, che presenta nella sua opera, è un modello di Stato in cui il sovrano è tutto il popolo
e le leggi derivano dalla volontà generale di esso. Inoltre Rousseau elabora il concetto di sovranità
popolare che si riferiva alla capacità degli individui di cogliere l’unico interesse generale, liberandosi
quindi dei loro egoismi. In uno Stato di questo tipo gli organi del Governo sono al servizio dell’intera
comunità. In questo Stato le differenze economiche e sociali possono esistere, ma solo finché non
mettano in pericolo la libertà.
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