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INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA E TEORIA POLITICA

LE IDEOLOGIE

IL LIBERALISMO
Il liberalismo è una dottrina economica politica ed etica che nasce nel XVII secolo in Inghilterra e poi siffonde negli altri paesi europei;
ma nel XIX secolo la dottrina liberale subisce una notevole battutta d’arresto che durò fino alla seconda metà del XX secolo a causa
dell’affermazione delle ideologie come comunismo socialismo fascismo etc..
Il liberalismo si presenta in generale come una dottrina della limitazione del potere, profondamente influenzato dalla cultura e dal
modello sociale all’interno del quale si sviluppa e soprattutto il termine può indicare un’ideologia politica ed economica e allo stesso
tempo un atteggiamento di ordine etico e morale.
In Francia il liberalismo assume un carattere radicale in rivendicazione al desiderio degli strati più colti della classe borghese di
partecipare ai processi decisionali a fronte di una politica autoritaria.
In Inghilterra al contrario esso si configura da subito come una dottrina attraverso cui l’azione della borghesia è legittimata all’interno
della società, esso è considerato il liberalismo classico.
Per la costruzione della dotrina liberale furono particolarmente influenti Adam Smith, John Locke, John Stuart-Mill, Alexis de
Toqueville, Luigi Einaudi, Milton Friedman.

In senso economico il liberalismo presenta i suoi esordi come liberismo o dottrina del lassez-faire ovvero con l’affermazione del
principio secondo cui lo Stato non deve intervenire nel regolare il libero mercato.
Tale modello sarà successivamente oggetto di sostanziali modifiche relative all’interazione tra potere politico ed economia —> opera
dei teorici del neoliberalismo con la teoria della “mano invisibile” del mercato elaborata da Adam Smith per cui per giungere al
benessere gli individui puntando a ciò che è buono per sè, fanno qualcosa che ha poi utilità nella collettività.
In campo economico il liberismo difende la libertà di impresa e di commercio ma tra i suoi interpreti vi sono alcune divergenze
riguardo
• Lo stato sociale
• Il potere politico
• Il rapporto pubblico privato
E’ possibile affermare che il liberalismo in senso proprio si diffonde nel corso del XX secolo configurando forme di gestione
dell’economia, gestione affidata agli stati sul controllo indiretto del libero mercato.

In senso politico il liberalismo è una dottrina che fin dai suoi esordi ha avuto tra i suoi più impotanti obiettivi a difesa dei diritti
individuali e l’affermazione della dottrina dell’equilibrio e della separazione dei poteri .
Per quanto riguarda la difesa dei diritti individuali è fondamentale inquadrare il contesto, ossia che in ogni tipo di ideologia liberale i
punti fondamentali sono
• Diritto alla vita
• Diritto alla proprietà e alla libertà
• Habeas corpus.
A questo proposito John Locke con il giusnaturalismo fu uno dei primi liberali ad ancorare l’idea che i diritti naturali fossero inviolabili
ed in particolare il diritto naturale, o meglio, “Jus naturale” fosse dondato sulla ragione, le cui norme sono universali, razionali e
indipendenti dalle leggi positive .
Il liberalismo considera quindi come fondamento della società e dello stato l’individuo.

Con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (ONU 1948)


1. Nessuno può arbitrariamente essere privato della propria vita (diritto alla vita)
2. Nessuno può arbitrariamente essere privato dei suoi beni (diritto alla proprietà)
3. Ogni individuo ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, credo religioso .. (diritto alla libertà)
4. Nessun individuo può essere arrestato senza il benestare dell’autorità giudiziaria competente che dovrà sottoporlo a un regolare
processo e comunicarglii motivi della sia eventuale detenzione (HABEAS CORPUS)
A questi diritti si affianca la teoria della pratica della Separazione dei poteri eunciata da Montesquieu nel suo trattato “Lo spirito delle
leggi”; secondo tale dottrina i tre poteri fondamentali dello stato : legislativ, esecutivo, giudiziario devono essere rigidamente separati
e non possono essere esercitati dallo stesso corpo politico —> sta infatti alla base della dottrina liberale un ordine politico estraneo a
qualsiasi abuso di potere.

Eticamente il liberalismo basa la propria teorizzazione della politica sul riconosciemnto dell’individuo e dei suoi diritti inalienabili.
A questo proposito il grande mito liberale del contratto sociale che permette la nascita dello stato, pone infatti a fondamento
dell’ordine politico un patto originario, stipulato tra uomini liberi, i quali hanno la possibilità di abbandonare lo stato di natura in cui
non erano soggetti ad alcun potere costituito.
In poche parole l’etica liberale ha come fondamento la òibertà individuale, la reponsabilità e l’autonomia della decisione morale —>
proprio perchè la società esiste allo scopo di tutelare tutti i suoi membri, per i pensiero liberale ognuno ha il diritto di vivere secondo
le proprie convinzioni , il proprio credo religioso, la propria personale morale, nella misura a cui ciò non rechi danno ai suoi simili .
L’individuo infatti precede ogni ordinamento politico ed è già allo stato di natura un soggetto razionale ed autonomo. Ed è per questo
che il liberalismo in effetti teorizza l’egoismo individualistico stimolato da libera concorrenza e libere responsabilità personali.
LE TEORIE DEMOCRATICHE
Il termine democrazia = demos (popolo) e kratia (potere) fu introdotto originariemnte in Grecia nel V secolo per indicare una specifica
forma di governo e di organizzazione della Polis.
Dopo il XIX secolo tende a designare un ordine politico percepito come giusto e legittimo.
Le prime teorie democratiche dopo Platone, Aristotele, S.Tommaso, sono tutte di epoca moderna e riguardano specificatamente la
democrazia rappresentativa; va a questo punto sottolineato che la democazia come la vedevano gli antichi era uan forma di governo
che poteva prescindere dalla legittimazione del potere esclusiva (popolo sovrano), oggi invece si parla di una dottrina politica che
individua nel popolo l’unico legittimo detentore del potere e nella democrazia rappresentativa la forma di governo più adatta alla
concezione di sovranità popolare.
Nella democrazia rappresentativa moderna il principale assioma ideologico e teorico riguarda il fatto che il potere deriva dal popolo,
cui spetta sovranità politica.
Da ciò discende che è legittimo solo quel potere che si costituisce sulla base della volontà popolare —> il potere viene esercitato
attraverso
• Democarzia diretta (referendum)
• Democrazia rappresentativa (potere costituito per i rappresentanti del popolo)
Nella maggior parte degli stati democratici queste forme sono combinate

Il connubio democrazia-liberalismo presuppone in genere un sistema politico che sintetizza il principio di sovranità popolare e il
rispetto dei diritti individuali considerati come inviolabili.
Tutte le liberal-democrazie si ergono dunque su tre fondamnetali postulati:
1. Il potere appartiene al popolo
2. L’unica possibile forma di governo è la democrazia rappresentativa che a volte ammette il ricorso alla democrazia diretta
(referendum)
3. Tale potere ha dei limiti espressi dai diritti individuali fondamentali , dalla dottrina della separazione dei poteri e della libertà
economica.
Il sistema liberal-democratico consiste in una concezione dell’origine del potere basata sull’idea di popolo sovrano e in un ordine di
tipo costituzionale individuante la democrazia rappresentativa come unica legittima.
Il popolo è indefinibile in senso univoco e universale, è comunque un insieme di uomini… nonostante ciò nel corso della storia ci sono
state più concezioni di popolo riassumibili nell’idea romantica di Volk ( popolo ècondivisione della medesima lingua, cultura, identità) e
in quella pragmatica e liberale derivante da un vincolo giuridico (lingua prevalete in un territorio).
Gli esiti tipici della liberal-democrazia sono
• Le uniche forme di governo legittime sono relative alla democrazia rappresentativa
• La liberal-democrazia in cui i potere è detenuto dal popolo si presenta in un orizzonte secolarizzato come il miglior regime possibile,
nato nel migliore dei modi possibili.
• L’ordine politico è sostenuto da un’ideologia del progresso —>il potere del popolo si coniuga con il diritto individuale di agire ed
esprimersi liberamente.
E’ a partire da questi punti che la liberal-democrazia chiaramente presuppone dei buoni cittadini , in costante preocupazione per la
salvaguardia del proprio potere politico e per la salvaguardia della libertà individuale presa in analisi da John Stuart Mill che la
riassume in tre punti fondamentali:
1. L’individuo è considerato arbitro di sè stesso in senso fisico e morale e ha diritto alla libertà di pensiero e di opinione—-> la sua
libertà può essere limitata solo nel caso in cui le sua azioni nuocciano ad altri
2. Ciascuno ha il diritto di scegliere liberamente la propria condotta di vita e la propria attività lavorativa
3. Deve sempre essere garantita libertà di associazione per perseguiri scopi socialmente inoffensivi.

TRADIZIONI SOCIALISTE E COMUNISMO


L’inizio della lunga avventura del socialismo è l’Ottocento, secolo in cui si afferma anche il capitalismo e ciò che ha reso possibile la
rivoluzione industriale e il costituirsi della classe borghese come dominante.
In tale contesto si determinò un ordine sociale fondato sulla razionalizzazione della produzione e massimizzazione dei profitti, questo
nuovo sistema sociale e produttivo provocò un radicale mutamento delle modalità con cui la civiltà occidentale si era organizzata.
In queso nuovo contesto il lavoratore non solo non è più proprietario degli strumenti con cui lavora, ma anche il prodotto della sua
attività viene alienato al possessore dei mezzi di produzione in cambio di denario (salario) —> l’effetto di questo sistema è l’offerta di
un impiego con però condizioni minime di sussitenza a vantaggio del profitto determinato dal capitale .
Era evidente che alla base del processo di industrializzazione il lavoratore non aveva più possibilità di migliorare le proprie condizioni
di vita mentre l’ambiente natuarale andava incontro a un processo di sfruttamento che lo avrebbe progressivamente impoverito.
E’ in questo contesto che si svilupparono grandi insediamenti urbani intesi come veri e propri ghetti dove una massa indistinta di
uomini-operai si trovarono a vivere in condizioni di degrado
—> fu perciò inevitabile che da perte di questi stessi lavoratori nascessero pressioni e proteste per maggiori diritti,
uguaglianza,miglioramento sociale.
Contro il capitalismo e in nome di uan società più umana nacque il SOCIALISMO, in Inghilterra,intorno al 1826-1830 e poi
rapidamente diffusosi nel resto d’Europa.

Socialismo utopistico
Lo scopo principale del socialismo era una rigorma radicale della società, con la nascita di una comunità i cui membri avrebbero
potuto godere di pari diriti, doveri,opportunità.
Le prime forme di socialismo cercarono di dare voce alla protesta dei lavoriatori in ricordo degli ideali della Rivoluzione Francese
espressi con il trinomio “Libertè, Egalitè, Fraternitè” mentre la disapprovazione del modello economico borghese non superò mai il
livello della solidarietà umana..in questo periodo storico nacque quello che è stato chiamato Socialismo Utopistico.
I socialisti utopisti tra i quali ricordiamo Charles Fourier e Robert Owen, Pierre Joseph Proudhon, si radunavano in piccoli gruppi.
Proudhon lontano da ogni suggestione utopica, sostenne l’importanza di perseguire la lbertà e la giustizia come elementi
fondamentali di una società più giusta e socialmente avanzata —> su questa base egli avanzò una critica allo stato borghese che
considerò opposto alla sua precedente espressione.
Il suo sforzo fu rivolto al conciliare due aspetti non facilmente assimilabili e cioè:
• Interesse borghese di accentuare la priorità della società sullo Stato
• Tendenza antiborghese e contadina di fondare lo sviluppo economico e culturale sulla famiglia, motore produttivo e luogo autentico
di aggregazione sociale.
Ciò rende la teoria proudhoniana particolarmente ambigua, e allo stesso modo Proudhon contrappose al Capitalismo e alla
produzione delle grandi industrie l’associazionismo mutualistico fondato sul libero mercato dei produttori e sorretto da un sistema
bancario di credito.
Quest’ultimo avrebbe infatti dovuto garantire il capitale necessario a far funzionare il mercato grazie a crediti a ridotto interesse.
In poche parole Proudhon avrebbe abolito il Capitalismo solo per abolire i suoi effetti (divisione sociale del lavoro).. quindi era una
rivoluzione dell’economia borghese confermando e approvando però alcuni suoi parametri.
Proudhon è l’esempio stolico di un Socialismo Riformista venato di utopismo che manteneva a sua volta alcuni principi del
conservatorimo tradizionale.
Il socialismo proudhoniano ebbe un ruolo di notevole rilievo nella costruzione della tradizione socalista, soprattutto di quella anarco-
socialista che ad esso si ispirerà.

Il socialismo scientifico o Comunismo


Un tentativo di superamento del socialismo utopistico fu perseguito da Karl Marx e da Friedrich Engels ideatori del cosiddetto
socialismo scientfico che ebbe come esito la teorizzazione del Comunismo, della società senza classi e della rivoluzione pcome mezzo
per ottenere tali scopi.
Il fondamneto di tale dottrina politica consiste in un interpretazione materialista della società (materialismo storico) e una dialettica
della realtà 8materialismo dialettico). Secondo tale concezione, le forme che la società assume nel corso della storia, sono determinate
dalle relazioni economiche dominanti intese come rapporti di lavoro e di produzione (struttura) che condizionano il più generale
orizzonte spirituale e valoriale di ogni società (sovrastruttura).
La struttura economica genera allora classi sociali, le quali entrano in conflitto tra loro —> lotta di classe!
Secondo Marx le classi maggiormente in lotta sono borghesia e proletariato, a causa del Plusvalore = differenza tra valore della merce
e il salario corrisposto alla forza lavoro che determina concretamente il guadagno dell’imprenditore.
L’opposizione tra borghesi e proletari determina a sua volta la possibilità di una costruzione del proletariato rivoluzionario —> lotta
intesa come rivoluzione proletaria —> essa secondo Marx avrebbe dovuto condurre a
• instaurazione di una società senza classi
• Abolizione della proprietà privata
• Scomparsa dello Satato
• Scomaparsa di ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo producendo una sostanziale fine della storia
Si tratta di un progetto piuttosto ambizioso grazie all’idea di realizzare uan società autenticamente giusta.
Pur avendo rappresentato un potente modello politico durante tutto il XX secolo, con la caduta del muro di Berlino e con l’avvento
della globalizzazione, il comunismo, pare aver esaurito la propria forza propulsiva sicchè dopo essere stato quasi ovunque
abbandonato (anche in Russia e Cina) o comunque in parte modificato, ha ceduto il posto al capistalismo nel XXI secolo.

Socialdemocrazia
Nace nella seconda metà dell’Ottocento nella ormai unita e industrializzata Germania; essa infatti promulga la trasformazione delle
modalità produttive e il mutamento dei rapporti sociali di produzione (Capitalismo) tendendo a realizzare una società che si ispira
proprio ai principi del socialismo.
Chiaramente questo entrò in collisione con la classe dirigente e per questo fu una delle cause scatenanti della lotta di classe.
Con lo sviluppo in Germania della socialdemocrazia, essa aveva duenque maggiori adesioni da parte del proletariato e ottenne la
maggioranza in parlamento.
Eduard Bernstein sviluppò il suo pensiero in questo periodo, accogliendo da un lato la teoria marxista, ma ritenendo comunque che il
Capitalismo non sarebbe stato comunque facilmente sconfitto; per questo rifiutò ogni utopia rivoluzionaria, ma impiegò invece una
lenta trasformazione della società in senso socialista —> per arrivare poi successivamente all’emancipazione sociale.
Il socialismo comincia quindi a diventare un vero e proprio socialismo riformista a cui si oppose fortemente Karl Kautsky, considerato
un seguace del marxismo ortodosso.. come Bernstein comunque sosteneva che il socialismo si sarebbe sviluppato lentamente, in
forma piuttosto graduale.
I punti deboli della socialdemocrazia riguardano l’opposizione di marxisto ortodossi come Kautsky, ma non solo, fu infatti un duro
colpo la Grande Guerra, persa dalla Germania e la vittoria interna dello stato imperialista sulla socialdemocrazia —> piena rinuncia
all’internazionalismo socialista che era inizialmente uno dei fondamenti del movimento operaio.
Fu anche la linea luxemburghiana a rompere con il partito, con a capo Rosa Luxemburg che rifiutava ogni logica parlameentarista. A
conclusione della fase imperialista, sarebbero poi scoppiate le contraddizione interne, che non potendosi proiettare verso l’esterno
avrebbero fatto implodere il sistema; bisognava combattere i nazionalismi e dare più spazio nel partito al proletariato —> la tesi della
Luxemburg però non si realizzò.
Un altro opinione fu quella dei leninisti capeggiati dallo stesso Lenin il quale come anticipato fu portavoce del marxismo più ortodosso
e mise al primo posto la rivoluzione proletaria, lo stato come strumento coercitivo per garantire i rapporti sociali prodotti dal
Capitalismo, e uno sguardo alla Russia aristocratica.
Però la dittatura del proletariato (dittatura del partito leninista) avrebbe avuto così il compito di difendere il nuovo Stato da ogni
tentativo contro-rivoluzionario e avrebbe dovuto creare un nuovo modello di democrazia fondato sui consigli di base: i Soviet. In
Russia Lenin realizzò il suo progetto con la RIVOLUZIONE RUSSA e poi la Prima Guerra Mondiale.. però ebbe eco in tutti gli altri stati,
ma senza realizzarsi pienamente come Lenin invece si aspettava.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il socialismo affrontò un ulteriore ostacolo: la Guerra Fredda (1945-1989) il cui simbolo fu il muro di
Berlino edificato il 13 agosto 1961; qui il comunismo fu fortemente sviluppato e ebbe il sopravvento sul socialismo.
Con il modello di stato a Socialismo Reale soprattutto negli stati dell’Est, fu dominante la socializzazione dei mezzi di produzione, ma si
sviluppò fortemente il social-comunismo.
Come sappiamo con la caduta del socialismo, avvenuta ufficialmente nel 1989 con la caduta del Muro, ma anticipata dalla Primavera di
Praga e la rivoluzione in Ungheria, era già da tempo in forte bilico.

STALINISMO E MAOISMO
Lo stalisnismo, nasce da J.Stalin e fuun’ideologia politica della Russia post-rivoluzionaria mirante alla costruzione di un ordine politico
dichiaratamente comunista. Dalla morte di Lenin del 1924 lo stalinismo rappresentò il modello di organizzazione comunista della
società e da cui presero vita i partiti comunisti rivoluzionari.
Stalin aveva intenzione di realizzare un processo di modernizzazione della Russia ormai socialmente e politicamente arretrata, oltre ai
disagi per la sua economia puramente agricola, isolata dal contesto internazionale e caratterizzata dalla divisone tra proletariato e
massa contadina.
Era dunque necessario escogitare un sistema che unificasse, modernizzasse il paese, fedeli sempre al Comunismo.
Stalin si pose come un dittatore, limitò la libertà dei cittadini e punì ogni opposizione e criminalizzazione con la morte nei Gulag. Il
fondamento della sua dottrina era determinato dalla concentrazione del socialismo in un unico paese perciò andavano rafforzate le
strutture del nuovo Stato che si andava creando —> la Russia divenne sempre più un potenza industriale e militare.
Fu però abolita la proprietà privata del singolo a cui si sotituì quella dello Stato (Nomenklatura); questo intervanto esautorò
completamente la classe borghese creando una pseudo classe sociale fondata suòl ruolo dei funzionari e una cultura di massa
esclusivamente finalizzata alla propaganda del regime.
Stalin realizzò il socialismo in un solo paese(ossia il Comunismo) e fu visto dal popolo come salvatore, padre, uomo semplice e degno
di fiducia e rispetto.
Con la morte di Stalin finì definitivamente questo sogno nazional-comunista e negli anni successivi l’unione Sovietica incominciò la sua
decadenza e con lei il socialismo.
Con la caduta del muro di Berlino finisce definitivamente il comunismo e anche l’ideologia socialista, ma fu un’eccezione il maoismo in
Cina con Mao-tse-Tung.

Il Maoismo si centra sulla massa contadina che nella realtà agraria e scarsamente industrializzata della Cina fu spinta ad aderire allo
Stato di tipo comunista. L’obiettivo di Mao era infatti quello di stimolare l’unione delle masse popolari ponendo un modello di società
fondato su saggezza e moderazione.
Mao si rifece all’esperienza stalinista basata sulla centralità del partito e degli apparati burocratici; come Stalin, Mao fu considerato dal
popolo cinese come garante ultimo della saggezza del governo e fu ritenuta di fondamentale importanza la propaganda in quanto
ebbe il compito di selezionare l’élite di potere e i quadri dirigenti.
La rivoluzione cultura che si verificò in Cina favorì un arresto del processo di burocratizzazione nell’edificazione della società comunista.
Il Libro Rosso di Mao è considerato una “miracolistica silloge di saggezza politica e pratica”, ma con la fine della rivoluzione culturalee
la morte di Mao si ebbe un notevole sviluppo tecnologico della Cina che l’ha portata ad essere oggi uno dei poli produttivi maggiori
in assoluto

ANARCHISMO
L’Anarchismo si afferma con la Rivoluzione Francese e con l’egemonia della classe borghese, infatti i temi tipici di tale dottrina come la
libertà, la lotta contro l’autoritarismo,il rifiuto della relisione, la tolleranza, la centralità della società civile, sono anche caratteristici della
società borghese illuminista.
L’anarchismo nel tempo mantenne sempre il suo imprinting borghese e individualista, che lo indusse a rifiutare l’analisi dei meccanismi
strutturali della riproduzione sociale, privilegiando il rapporto tra individuo,Stato,società.
Nel Settecento nasce l’Anarchismo Filosofico influenzato dalla tradizione razionalista il cui principale esponente è William Godwin il
quale si schierò cotro la società inglese che giudicò liberale solo formalmente, ma intrinsecamente repressiva —> l’uomo per lui può
essere diverso da quello che è solo in una società non dominata dalla Stato; egli considera la rivoluzione francese tirannica e la
condannò priviegiando invece nel suo pensiero la società come luogo di sviluppo dell’individuo, che nella colletività trova pace.
Opposto a Godwin troviamo invece il maggiore rappresentante dell’Anarchismo Individualista di Max Stirner il cui centro di
gravitazione ideologica è rappresentato dal singolo individuo; per Stirner, l’unico modo di superare le influenze filosofihe di pensatori
come Feuerbach e Hegel in cui il Cristianesimo si è mimetizzato, idealizzandosi, è quello di stabilire l’identità dell’IO con se stesso e
con la concretezza con la realtà contingente ed empirica.
Ne consegue la rivolta dell’individuo contro ogni tipo di autorità in nome dell’affermazione della propria individualità fine a se stessa.
Abbiamo poi un altro tipo di anarchismo: l’Anarchismo Comunista in cui è centrale il rapporto tra individuo e società; i suoi maggiori
esponenti furono Bakunin e Kropotkin, allo stato e alla religione è opposto il progresso dell’umanitàattuato attraverso stadi come
affermava August Comte il cui termine ultimo è la scienza che coincide coll’infinita creatività dell’uomo e con la sua libertà sociale . A
livello economico tale esito coincide con la cooperazione tra i lavoratori, per il bene comune.
Ciò fu fortemente polemizzato da Marx e Engels.
Nel Novecento si sviluppa l’Anarchismo Sindacalista che perseguì come proprio generico obiettivo il miglioramento delle condizioni di
vita della classe operaia nel quadro di una società sovra-nazionale e federata dei lavoratori. Questo modello di lotta di classe piuttosto
romantica tendeva però a perdere di vista gli obiettivi reali della lotta.

Fascismo
Il fascismo nasce in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale.
Socialmente rappresentò la risposta violenta alla crescita del movimento operaio;ricollegandosi al Socialismo e al Nazionalismo, si
propose di lottare sia contro l’individualismo borghese sia contro quelli che erano gli obittivi formali del Socialismo.
Il fascismo si costituì attraverso un approccio emotivo e identitario all’insicurezza delle masse popolari, nacque così il mito del guerriro,
il culto della romanità, il sogno dell’impero, incarnati dal capo, duce Benito Mussolini.
L’impostazione iniziale fu traslata anche in ambito economico dove alla mitizzazione dle popolo corrispose il mito dell’autarchia ossia
l’esaltazione della nazione oposta alla volontà capitalistica del mercato.

Nazismo
Il Nazismo nasce in Germania weimariana, uscita stremata dal disastro bellico della Prima Guerra Mondiale.
Nacque come alternativa all’ideologia aristocratica e borghese e al marxismo di cui condannò la lontananza dallo spirito popolare.
Come il Fascismo, il Nazismo pur essendo un movimento di massa,disprezzava le masse popolari che giudica amorfe, esaltando invece
un’identità nazionale incentrata sul concetto di Volk (popolo), inteso in senso razziale e fondato sulla purezza di sangue —> tale
concezione trae origine dall’idea di nazione come ciò che conferisce all’individuo forza,identità,potenzialità.
La questione della razza superiore: quella ariana, nasce qui, con l’obiettivo di ricostruire un’identità individuale e collettiva in senso ad
un regime totalitario il cui scopo maggiore era penetrare in profondità di ogni coscienza individuale assorbendola e ricostruendola a
propria immagine e somiglianza.
Dunque razza e Volk-nazione sono aluni degli elementi che caratterizzano il Nazismo, e il capo politico era incarnato dal Fuhrer.
Come primaria razza da eliminare vi erano gli ebrei, si diffuse infatti in Germania un forte antisemismo il cui esito produsse un inaudita
violenza ed un inimmaginabile genocidio.
Inoltre tramite i mezzi di comunicazione di massa, in Nanzismo diffuse le sue idee e convinzioni tra cui la completa eliminazione di
forme d’arte come cultura, medicina, letteratura.
Scopo ultimo del Nazismo e del Fuhrer Adolf Hitler era quello di costruire prima in Germania e poi nel mondo un impero millenario ( il
Terzo Reich) in grado di esercitare su tutte le altre il dominio della razza ariana.
Da questa visione derivò una macabra simbologia di violenza e di morte e la ricerca continua del cosidetto “spazio
individuale” (Lebensraum) che diventò una necessità economica imprescindibile sostenuta dal credo razziale.

Cattolicesimo Politico
La comparsa di quello che si può definire Cattolicesimo Politico data i primi anni dell’Ottocento e si può considerare come frutto
dell’operazione romantica al razionalismo illuminista.
Parimenti alla storia concepita alla maniera di Hegel come macchina logica delle grandi trasformazioni epocali, si sostituì
un’interpretazione del divenire storico inteso come luogo della misteriosa rappresentazione dei disegni della Divina Provvidenza
capace di muovere uomini e popoli.
A seguito della rivoluzione francese, la Chiesa perde con il tempo il potere che da sempre l’aveva caratterizzata, si dovette perciò
pensare ad un modo per riuscire a riottenerlo, e fu proprio il Cattolicesimo ad avere in un certo senso la meglio. Ma doveva essere un
ascesa lenta e poco evidente.
I due pensatoriche meglio incarnarono questa idea furono Joseph de Maistre e Louis de Bonald che si batterono per un cattolicesiomo
reazionario visto come unica possibilità per riaffermare legittimità politica, ordine morale e pace sociale.
Su questo modello nasce il Cattolicesimo Liberale il cui scopo è quello di relazionarsi efficacemente con la civiltà borghese senza
mettere in discussione le prerogative della Chiesa. I suoi punti di forza furono libertà civili e forma di governo; l’esponente maggiore
della corrente fu Robert de Lamennais il quale credeva nella necessità di emancipare la Chiesa allo Stato e introdurre le libertà
borghesi di associazione insegnamento e pensiero. Anche Vincenzo Gioberti in Italia sostenne il cattolicesimo liberale proponendo una
confederazione di Stati con a capo il Papa.
Tuttavia il cattolicesimo liberale non raggiunse il suo scopo e rimase confinato in ristretti gruppi di intellettuali; la causa di questo
insuccesso era sicuramente l’ostilità di questo progetto da parte dell’Alto Clero e la poca fiducia del popolo nei borghesi, questi ultimi
erano ancora piuttosto ostili alla Chiesa.
Cercando di risollevarsi la Chiesa sostenne le masse deluse e disperate, i contadini poveri con opere di carità e associazioni che
dessero aiuti medici ed economici. Inoltre Papa Leone III si pose in difesa dei lavoratori sfruttati.
In Francia nel 1893 nacque il Cattolicesimo Democratico, guidato da religiosi.
Il suo programma prevedeva il governo popolare, le organizzazioni sindacali e il decentramento amministrativo.
Sulla base di questi presupposti nacque in Italia la Democrazia Cristiana e in Germania il partito di centro del cancelliere Otton Von
Bismarck.
Nel 1919 nacque poi il Partito Popolare di don Luigi Sturzo che si schierò in difesa della piccola proprietà, dei diritti dei lavoratori, della
riforma amministrativa e degli interventi nel Mezzogiorno.
Il Partito Popolare fu sciolto nel 1926 e con esso venne meno la possibilità di un’alleanza tra riformismo cattolico e forze progressiste
del paese (che forse avrebbe anche arginato l’ascesa fascista).
Un’analoga situazione si verificò in Germania.
Nel secondo dopoguerra con la DC si ebbe una sorta di ripresa del potere della Chiesa con personaggi noti come DeGasperi,Cossiga,
Colombo,Rumor,Andreotti che però finì nell’espoca di Tangentopoli (1992)
In Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale nacque l’Unione Cristiano Democratica di Germania (CDU) con personalità come
Adenauer che permise ai protestanti di governare —> ottenne straordinari risultati come la riunificazione della Germania; è ancora
oggi al governo proseguendo una politica moderata per difendere ‘ecologia e i diritti umani.

LE FORME SIMBOLICHE

Immaginario politico
In senso ampio l’immaginario politico comprende
• Produzione di immagini con lo scopo di rappresentare concetti ed idee astratte
• Contenuti psichici autonomi cui non corrispondono necessariamente oggetti o dati empirici osservabili
• Forme archetipiche o schemi universali verso cui vengono creati miti o simboli
L’iimaginario pertanto è un insieme stratificat di elementi eterogenei prodotti dall’immaginazione tra loro correlati ed uniti da
meccanismi non riconducibili semplicemente nè alla linearità dei rapporti nè a schemi puramente logico-razionali.
Stiamo parlando di un prodotto collettivo e condiviso la cui posizione è sempre sospesa tra reale e virtuale.
L’immaginario influenza la forma mentis (struttura mentale)di ciascun individuo determinandone spesso i convincimenti più profondi,
valori di riferimento,identità —> esso nasce dall’interazione tra ambiente e dimensione psicofisica dell’essere umano (anche la sua
esperienza percettiva primaria).
In questo senso l’immaginario collettivo si forma in base ad una complessa interazione tra elementi oggettivi esterni (ambiente) e la
diade mente corpo.
Parlando di immaginario politico, consiste nell’insieme delle narrazioni di carattere simbolico e ideologico sulla base delle queli si
legittima socialmente l’ordie costituito e l’esercizio del potere da parte della classe politica che lo detiene.
Il suo linguaggio è determinato da simboli, i quali devono essere accuratamente distinti da segni e cioè
- Simbolo = dal greco symbolon = significato non separabile dal significante.
- Segno = al contrario del simbolo esso è arbitrario e convenzionale

Immaginario e simbolismo politico della civiltà occidentale moderna e post-moderna


Luce e tenebre sono le due polarità simboliche costitutive dell’immaginario occidentale in senso generale e politico, la loro
costituzione affonda nel passato preistorico antecedente la nascita della scrittura.
Dietro tale dicotomia si struttura un insieme di valori,ideologie,meccanismi di costruzione identitaria, geografie simboliche,sistemi di
intrpretazione dle mondo..accumunati da una tendenza che generalmente associa il bene alla luce e le tenebre al male.
Simbolismo della luce:
Secondo il mito della luce, essa è un eroe che annienta i mostri delle tenebre; così il sorgere della luce afferma la sua vittoria sulle
tenebre.
Lucifero:
Una volta Lucifero era luce, ma poi cadde in un luogo e la sua gioia tramutò in polvere; egli esercita dominio su coloro che esercitano
malvagità come lo fece lui.
Titani:
Da lungo tempo essi combattevano contro gli dei perchè Rea dalla bella chioma si era unita a Crono proveniente dall’Olimpo.

La modernità e in particolare l’illuminismo inaugurarono dal canto loro, coerentemente con le più antiche narrazioni,la loro ascesa
storica sotto gli auspici di un rinnovato simbolismo della luce.
Lo stesso nome: Illuminismo nella varie lingue veicola sempre un significato che rimanda alla luce; dove essa tente a simboleggiare i
lumi dell’intelletto che rischiarano il mondo delle tenebre di una superstiziosa ignoranza, fondata su una concezione dogmatica della
tradizione e su una verità che va compresa solo attraverso l’intelletto.
Kant
Immanuel Kant disse “ l’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità al quale è da imputare lui stesso”
Minorità e incapacità di servirsi del proprio intelletto senza guida di un altro
“Sapere aude!”
Cioè abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza; per questo nel periodo illuminista il soprannaturale era rifiutato o
comunque messo fortemente in discussione
Dupuis
“l’uomo poichè non è che un effetto, ha voluto che lo fosse anche il mondo; e nel delirio della sua metafisica ha immaginato un essere
astratto chiamato Dio, separato dal caos del mondo, ma suo creatore”
Charles Depuis con questa affermazione ha innescato una sorta di processo di desacralizzazione della natura e un ritrarsi del divino
della realtà visibile. Il politico, meglio, colui che si presenta come capo politico è nel XX secolo visto come colui che arriva portando
luce, ordine nel caos delle tenebre; per questo capi come Hitler, Stalin Lenin si presentvano dicendo di voler portare luce, benessere,
pace al popolo, perchè questa idea che la luce sia bene è sempre stata fortemente accettata.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il simbolismo della luce è stato reinterpretato in virtù di un rinnovato progressimo tecnologico e
scientifico; in quest senso tuttavia la civiltà globalizzata prende le distanze dalla posizione originaria della modernità che culmina nel
Positivismo ottocentesco.
Non si tratta più della glorificazione della potenza della ragione strumentale e della sua capacità di trasformare il mondo, ma di un
modo nuovodi intendere la realtà nell’era elettronica delle macchine intelligenti.
Atraverso l’imporsi dello schermo come dimansione elettiva di esibizione della realtà nasce un nuovo immaginario che si erge su un
tessuto informazionale ancora più libero e manipolabile di quanto non fosse la nuda materialità della natura —> lo schermo diventa il
centro organizzativo e costitutivo del potere.
Narrazioni e mitisono adesso quindi immagini in movimento,azioni che si riverberano direttamente sull’esistenza quotidiana di miliardi
di individui.La civiltà tecnologica si organizza quindi lungo due assi fondamentali : quelo materiale pesante e corporeo e quello
virtuale,leggero e incorporeo.
Allo stesso modo in politica spesso stati tra di loro si sono scontrati sull’idea che l’uono o l’antro rappresentassero il male, come disse
Bush nei confronti di Iraq Iran e Corea del Nord, tanto che li definì “l’asse del male”.. a loro volta gli Usa furono definiti “Grande
Satana”
E’ chiaro qui il tentativo di divinizzare in senso pagano oggetti e uomini che, come dei mortali, si comportano da attori psicoemotivi,
su cui migliardi di individui proiettano immagini di ogni genere.
Il potere politico, nella specificità di questo contesto ipertecnologico, riprende le strategie di consenso tipiche dei regimi totalitari
all’nterno eprò di una generale concezione liberale che si afferma con il “Soft power”, democraticamente basata sulla legittimazione
ottenuta attraverso l’abile uso dei mezzi di comunicazione di massa che preparano i cittadini alla competizione elettorale.
Come anticipato, gli uomini politici si presentano sulla scena politica come salvatori, uomini di luce,divinità mortali che di volta in volta
proteggono il loro popolo dai demoni e cioè dalle minacce come terrorismo,inquinamento,crisi finanziaria..

Comportamento politico
In senso molto generale il comportamentoumano può essere definito come l’interazione tra individuo o gruppo con l’ambiente
circostante. In senso politico si tratta più specificatamente dell’atteggiamento e della condotta che un individuo o un gruppo hanno in
relazione al sistema politico di riferimento , al potere e ai loro processi di legittimazione.
Storicamente si può considerareil comportamento politico come il modo attravero cui gli individui e i gruppi umani interagiscono con
l’ordinamento politico-istituzionale in cui vivono.
Si tratta di un fenomeno connesso all’esistena stessa del genere umano che fin dalle origini si è caratterizzato per la sua natura
gregaria; tale necessità di tipo psicobiologico determina da sempre delle relazioni asimmetriche e gerarchiche tra gli individui.
Parlando di comportamento politico, in questo caso si intendono la condotta e l’atteggiamento individuale e collettivo all’interno della
sfera pubblica, in relazione ai processi di legittimazione e stabilizzazione del potere e del sistema politico di riferimento.
L’educazione dei figli ad esempio è un comportamento che ha una natura puramente etica, mentre il voto in una competizione
elettorale o l’adesione ad un movimento o ad un partito sono interpretabili come comportamenti politici in senso stretto.
—> quello che ci fa capire se parliamo di comportamento pubblico è la sua relazione con una collettività e non l’individualità.

Il comportamento politico in generale è deterinato da tre elementi fondamentali


1. Condizioni materiali dell’esistenza
2. Immaginario politico di riferimento
3. Sapere e opinioni di ordine ideologico e valoriale
Tali fattori contribuiscono sincronicamente a orientare le scelte e le opzioni politiche degli individui, delle clasi sociali e dei gruppi che
si formano all’interno dei sistemi politici.
Nel corso della storia della filosofia e della teoria politica per un certo periodo ha prevalso un’interpretazione di stampo marxiano del
comportamento politico per cui le logiche economiche erano considerate le cause ultime di ogni comportamento politico, in quanto si
riteneva che da esse derivassero non solo ideologia e immaginario comune, ma la spinta pe rogni atto umano dotato di senso.
Tale impostazione, ancotra dominante nell’Italia degli anni ’70 è stata progressivamente abbandonata dalla maggior parte degli
studiosi a vantaggio di un’interpretazione dei fenomeni politici, in cui gli elementi di carattere ideologico assumono un ruolo
determinante al pari delle condizioni materiali nell’orinetare il comportamento umano.
Comportamenti politici e fenomeni ad essi connessi vanno interpretati necessariemnte con una logica di tipo circolare!!

Sistemi politici, Istituzioni,gruppi,individui


In questo capitolo prenderemo in esame i comportamenti politici, le organizzazioni e istituzioni politiche ed in particolare la forma e la
natura dei legami che sulla base degli elementi di ordine empirico,simbolico e ideologico,contribuiscono a determinare i
comportamenti della concretezza del sistema di interazioni collettive all’interno del quale si iscrivono.
Tradizionalemente tutte le attività indoeuropee da cui discende la civiltà occidentale, si sono basate su una relazione gerarchica tra i
propri membri di tipo piramidale —> fondata su una più o meno rigida separazione in classi; ciò implica sempre l’esistenza di un
binomio protezione-obbedienza.
La cultura moderna muta profondamente l’ordine piramidale, tanto dal punto di vista formale, quanto dal punto di vista sostanziale. La
diffusione progressiva del rispetto dei diritti individuali, una maggiore retribuzione della ricchezza,l’ordinamento politico.. infatti con lo
sviluppo della liberaldemocrazia le gerarchie sociali cambiarono sviluppandosi in forma ovoidale,dove la linea di demarcazione tra
classe dirigente e popolazione governata tende a essere più porosa,consentendo una maggiore fluidità tanto in senso
ascendente,quanto in senso discendente.
In altri termini ogni cittadino ha la possibilità di ricoprire ruoli politici di rilievo senza obbedire più a schemi prefissati, ma con
l’obiettivo di ottenere consensi da parte della classe dirigente.
In ultimo la rivoluzione tecnologica prodotta dallo sviluppo dell’informatica e di un sistema sempre più interconnesso a livelllo globale,
sta, a sua volta,cambiando ogni possibile ordine politico-sociale —> anche la forma ovoidale trasformandosi in una struttura gerarchica
modellata su morfologia reticolare di tipo aristocratico.
Ora secondo la storia delle reti sviluppatasi in ambito scientifico sperimentale, nel corso della seconda metà del XX secolo, esistono
due tipi di strutture sociali reticolari
• Egualitarie —> connessioni equamente distribuite tra i punti che compongono la rete
• Aristocratiche —> la maggior prte delle connessioni esisitenti vengono monopolizzate da pochi elementi chiamati hub
Se consideriamo gli Stati Uniti, cioè l’hub che attualmente esorime la maggior potenza complessiva, possiamo osservare come il suo
stesso comportamento politico possa essere interpretato in relazione alla grande capacità connettiva della forza militare,finanziara e
comunicazionale di cui è dotato. Infatti militarmente parlando tale hub politico-amministrativo è in grado di colpire qualsiasi altro
aggregato politico, senza necessariemente temere di dover subire danni o contraccolpi materiali diretti.
In senso comunicazionale è sufficente pensare all’enorme influenza che l’industria dei media statunitense esercita a livello planetario;
esso può decidere di intervenire in qualsiasi zona del pianeta.

Organizzazione politica
E’ la modalità attraveros cui ogni sistema politico gestisce e struttura al proprio interno i suoi elementi dondativi e cioè
• Forza = forma di dominio attraveroso la pressione, la violenza, la costrizione —> organizza nel sistema politico le parti che lo
compongono secondo precise relazioni coercitive.
Queste relazioni in funzione della loro solidità cementano il sistema nel suo complesso che risulta essere dotato di una potenza
direttamente propozionale alla solidità del legame che vi si instaura.
A riguardo è emblematico l’esempio del famoso apologo Menenio Agrippa con cui il console romano secondo quanto narra la
tradizione convinse i plebei che si erano ritorati per protesta sull’Aventino a tornare a Roma. Il tema dell’apologo consiste nel
paragonare l’organizzazione politica della cittò a un organismo la cui forza necessaria per prosperare e difendersi dai propri nemici
dipende dall’armonia tra le singole parti che lo compongono.
• Potere =natura asimmetrica e gerarchica della distribuzione dei poteri
Esso dev’essere interpretato come un modo per regolare i rapporti di forza secondo schemi ordinati che tendenzialemnte
obbediscono a un complesso ben organizzato di relazioni tra individui che si qualificano come forza legale.
Il potere è sempre definito comunque come forza sottoposta al diritto, non a acaso l’imperatore bizantino, come disse Cicerone è lex
animata, ossia legge vivente.
Oggi i sistemi politici tendono per quanto possibile a trasformare il potere nel governo impersonale delle leggi,interpretate all’intern
della relazione di comando e obbedienza che lega tra di loro gli individui.

• Autorità = modalità attraverso cui un ordinamento politico e gli attori che lo costituiscono, legittimano la propria esistenza e le
relazioni di potere che vi hanno luogo
Con il termine “sistema politico” si intende ogni possibilie ordinamento all’interno del quale si costituiscono processi decisionali
riguardanti tutti i membri che lo compongono e si determinano interazioni tra gruppi, individui,strutture.
Per questo motivo l’autorità consiste in una sorta di giustificazione del sistema politico in se stesso e nella legittimazione delle relazioni
di comando e obbedienza che vi si intaurano. Lo Stato viene spesso giustificat in funzione dell’ordine che esso realizza, invece l’impero
in epoca medievale la sua stessa esistenza fondandola sulla presunta necessità di una guida , di una protezione, di un’organizzazione
politica di tutti i cristiani.

In conclusione ogni organizzazione politica dipende, come si è cisto, dall’articolazione specifica di tre elementi: forza, potere, autorità
che la qualificano come tale.

I SISTEMI POLITICI :UN’ANALISI STORICO-TIPOLOGICA

LA CITTA’
La città come forma politica nuova e originale appare in Grecia all’incirca intorno al VIII secolo a.C.
Essa rappresenta l’esperienza politica fondante della civiltà mediterranea antica, nonchè uno dei modelli di riferimento più rilevanti
dell’intero Occidente. La polis rappresentò l’orizzonte politico di riferimento, poichè contribuì alla fondazione di quelle categorie
politiche della civiltà occidentale.
Come insegna lo storico greco Erodoto la città rappresenta anche un tipico modello politico capace di superare il dispotismo
monarchico.
La città come sistema politico autonomo ebbe un’importante fioritura nel corso del Medioevo, soprattutto dopo l’anno mille con la
civiltà greca e quella fenicia nel Peloponneso ; le poleis conservarono in Grecia la loro indipendenza e autonomia fino all’espansione a
opera di FilippoII di macedonia e di suo figlio Alessandro Magno…fino all’espansione romana del II secolo a.C.che ovviamente dopo
le guerre puniche coinvolse anche le civiltà fenice.
Dopo tali eventi, il modello politico fondato sulla città ebbe un rapido declino a vantaggio di sistemi politici come
Regni,Repubbliche,Imperi. La rinascita di tale paradigma politico si ebbe nel Medioevo intorno al XI secolo con il fenomeno comunale
in Italia settentrionale e successivamente con la fondazione di Genova,Pisa,Firenze,Milano,Venezia. Celebre inoltre è la lotta che i
comuni della lega lombarda ingaggiarono contro l’imperatore Federico Barbarossa che si concluse a loro favore con la vittoria nel 1776
nella battaglia di Legnano.
Tuttavia verso la fine del Medioevo le città italiane diedero vita alla formazione di compagini politiche più ampie che ridussero in parte
al frammentazione comunale. Emersero così le città egemoni che ricostruirono i territori in termini di Ducati e Repubbliche.
Da allorala città come unità politica autonoma sostanzialemente scomparve cedendo il passo al costituirsi della nuova entità politica
dominante: lo Stato-nazione.

Definizione e analisi tipologica della città


Città etimologicamente deriva dal latino civitas, ma la sua sostanza più profonda è di tipo greco, infatti corrisponde alla polis da cui si
origina il concetto stesso di politica.
Essa designa una comunità politica costituitasi come unità minima del tutto indipendente, alla quale fa riferimento un territorio i cui
abitanti sono riconosciuti come cittadini,
Tale modello ha caraterizato l’esperienza politica greca e romana ai suoi albori, nonchè quella dei comuni medievali e delle
repubbliche marinare.La città inoltre si qualifica come un sistema politico originario, i cui tratti essenziali derivano da una percezione
del reale ordine simbolico, narrativo e sacrale ampiamente condivisa da parte della comunità che la abita.
Per esempio nell’antica roma il Collegio Sacerdotale presieduto dal Pontefice Massimo esercitava non solo il controllo pubblico e
privato del culto, ma aveva anche compiti giuridici connessi con la tutela della tradizione.
Per quanto concerne la polis greca è significativo a tal riguardo l’Areopago di Atene la cui origine ha un carattere mitico sacrale ma
anche una natura giuridica in quanto vengono giudicati i delitti di sangue.
La cittò è stata determinante per l’identità culturale dei popoli del mediterraneo e per l’elaborazione storica di alcune categorie
politiche più importanti della cultura occidentale.
Pur avendo conosciuto forme di governo assai eterogenee, furono elaborati concetti politici ad Atene come l’idea di partecipazione
collettiva dei cittasini alle scelte politiche (democrazia diretta) per cui gli uguali o pari condividono il potere praticando libertà di parola
all’interno delle assemblee pubbliche e gestiscono i rapporti giuridicisecondo l’idea per cui i cittadini sono tutti uguali davanti alla
legge e ne sono allo stesso tempo artefici.
Storicamente possiamo distinguere l’esistenza del sistema della città in alcuni modelli dominanti, quello tirannico,aristocratico-
oligarchico, democratico tipico di poleis come Siracusa,Sparta,Atene.

Modello democratico ateniese


Nel 508 a.C. clistene fondò la democrazia ateniese abbandonando il modello oligarchico timocratico basato sul censo; il nuovo
sistema si caratterizzava per l’esercizio sostanziale della democrazia diretta basata su una nuova unità politica e amministrativa: il
demos.
Il territorio dell’attica su cui insisteva Atene fu infatti diviso in 100 diversi demi organizzati in 10 tribù composte a loro volta da tre
sottoinsiemi in ognuno dei quali prevaleva una delle classi= aristocrazia, piccoli contadini,certo commerciale in modo che il demo
fosse in equilibrio.
Le funzioni amministrative erano svolte dal Concilio dei Cinquecento, e quelle giuridiche dall’Eliea, ossia 6000 cittadini scelti
annualmente per sorteggio e divisi in sezioni cui si affiancava lìAreopago ossia il consiglio degli anziani che giudicava i reati di omicidio
in cui erano coinvolti i cittadini ateniesi.
Il perno della Costituzione ateniese era l’Ecclesia, l’assemblea popolare cui di diritto potevano partecipare tutti i cittadini maschi adulti
e liberi. Essa aveva funzioni legislative e giudiziarie.
Un altro importante istituto giuridico era l’Ostracismo = permetteva di esiliare per 10 anni chiunque fosse sospettato di rappresentare
un pericolo per la democrazia.

L’oligarchia spartana
A Sparta, gli abitanti erano divisi in spartiati, perieci, iloti.
- Spartiati :rappresentavano la classe dominante per nascita, godevano del diritto alla cittadinanza, si consideravano uguali tra loro, si
dedicavano esclusivamente alla guerra e alle attvità ad essa connesse. Già da piccoli venivano addestrati al combattimentoe. A 19
diventavano combattenti. Ognuno aveva diritto ad un appezzamento di terra che dava loro una reddita.
- Perieci: il nome deriva da peri oiko = abito intorno, erano gli abitanti delle altre comunità cittadine sottomesse a Sparte, obbligati a
combattere a fianco degli spartiati dovevano sottostare alle loro decisioni amministrativ.
- Iloti: discendenti delle popolazioni autoctone che gli spartiati avevano conquistato, erano privi di diritti ed erano obbligati a
coltivere le terre degli spartiati.
Al vertice delle città spartane vi erano due Re che si aggiungevano all’Apella (assemblea degli spartiati ) e la Gherusia (assemblea
anziani). L’apella eleggeva i magistrati, dcideva la successione al trono dava la cittadinanza; mentre la gherusia giudicava i delitti.
L’eforato poi era un assemblea di 5 uomini con il compito di creare leggi che sarebbero poi state approvate da apella e gherusia.

Roma, Regnum e Res publica


L’età più arcaica dell’ordinamento politico di Roma fu caratterizzata da una particolare forma di monarchia non ereditaria sostanziatasi
nella figura del Rex. Dalla fondazione per opera del mitico Romolo nel VIII secolo, alla definitiva cacciata dei Re e all’instaurazione della
forma repubblicana fu tale figura a dominare la scena politica di Roma e 7 furono i Re (Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco
Marzio,Tarquinio Prisco, Servio Tullio,Tarquinio il Superbo) che si succedettero fino alla trasformazione del Regnum in Res publica.
Il Rex romano era un capo religioso, politico e militare eletto a vita dal senato e dal popolo e:
• La sua carica era monocratica
• Non doveva necessariamente appartenere alla città, poteva essere eletto anche uno straniero
• Il suo potere concerneva le direzioni della vita pubblica , era interprete della volontà divina,esercitava le più alte funzioni
amministrative, era capo supremo e militare.
Alla figura del Rex era associato il consesso dei patres detto senatus —> composto all’epoca di Tarquinio Prisco da 300 membri scelti
tra i patrizi e esercitavano l’interregnum (costituzione in caso di mancanza del Rex di un collegio di 10 senatori che a rotazione
governavano la città) e l’auctoritas (approvazione delle deliberazini dei comitia)
Poi c’era il comitia curia ossia l’assemblea di tutti gli uomini maschi adulti, i quali avevano la funzione di eleggere il Rex e votare le
proposte ad essi sottoposte e deliberare la pena capitale.

RES PUBLICA
Quando nel 509 a.C ebbe fine il regnum, iniziò la Res publica che apportò notevoli cambiamenti; in primo luogo al Rex si sostituì il senato format
da 300 membri che appartenevano sia alla classe dei patrizi che ai plebei.
Il Senato romano era formato da 300 membri appartenenti a entrambe le clasi sociali —> il Senato dirigeva la Res publica attraverso lo
strumento del consultum ossia un parere rilasciato al magistrato che lo richiedeva; in questo modo il senato aveva l apossibilità di
dirigere ogni affare di interesse pubblico.
Nel sistema romano, al senato si aggiungevano i magistrati ordinari: consoli (con competenze illimitate,erano due), questori (si
occupavano del censimento della popolazione),censori(con funzioni di controllo della condotta dei cittadini)pretori,(sovraintendenti
all’amministrazione della giustizia) edili curuli (funzioni di polizia) e la magistratura straordinaria del dictator,( esercitava pienezza dei
poteri e si imponeva su tutti gli altri magistrati) tribuni della plebe (potevano impedire qualsiasi atto di governo o dei pubblici poteri) e
assemblee popolari.

REGNO
Il sovrano della tradizione medievale era il simbolo del legame misterioso che univa terra e cielo (re +Dio/dei); il monarca era perciò vicario del
potere divino e garanzia della pax deorum intesa come armonia tra la comunità umana e la divnità.
Il sovrano,essendo rappresentante del divino sulla terra, spesso infatti i sovrani più anziani venivano sacrificati simbolicamente e si
diceva :”il re è morto, viva il re”.
Il regno si identifica con il regime politico monarchico che si caratterizza per essere un sistema fondato sulla singola persona, che
assorbe nella propria funzione una serie più o meno vasta di poteri,in relazione ai quali si possono avere monarchie
feudali,assolute,parlamentari,costituzionali.
I regni, relegati in ruoli secondari a seconda dell’epoca, come ad esempio in epoca dei grandi Imperi quello Romano, acquisirono un
ruolo notevole alla fine del mondo antico; questi, sempre in lotta tra loro ebbero un ruolo abbastanza secondario per tutto il Medioevo
per cui i loro capi acquisivano il privilegiato titolo di vassalli dell’imperatore.
Per quanto riguarda il contesto europeo, i regni, ad eccezione di quello francese e inglese,mantennero un ruolo sostanzialmente
subordinato e marginale fino a che l’impero ebbe potenza.
La Riforma Protestante afflisse un durissimo colpo all’autorità imperiale, infatti con le 95 tesi di Lutero (1517) e poi con l’editto del re di
Francia,l’orizzonte politico cambiò radicalmente lasciando spazio al nascente individualismo borghese e alla sua conciliazione
religione-società.
I cardinali come Richelieu e Mazzarino in Francia infatti si servirono della borghesia per riaffermare il potere del re.
L’età moderna è comunque stata dominata dal sistema monarchico e in alcuni casi continua a sussistere ancora oggi (Regno Unito)

Monarchia feudale
Nasce come istituto militare per cui il re non è nient’altro che un capo militare che tende ad assumere alcune funzioni politiche.
E’ tipica dei primi regni romano-germanici ed è fortemente limitata dai poteri del senato.
Il monarca feudale tende a costituirsi come una sorta di primus inter pares (primo tra i pari) il cui potere effettivo è ridotto non solo dal
senato, ma anche dall’aristocrazia.
Questo modello fu fortemente praticato in epoca medievale, dopo l’incoronazione di Carlo Magno, in una forma di potere che se da
un lato sottraeva legittimazione del monarca all’approvazione del popolo, dall’altro costituiva le basi effettive del comando sulla
costruzione di una società fondata sul possesso della terra e su profonde distinzioni di classe.
Da questo è possibile comprendere come la monarchia feudale sia un fatto puramente rappresentativo, all’interno di un sistema
fortemente dominato da un’aristocrazia potente.
Tale esperienza terminò intorno al VIII secolo.

Monarchia assoluta
L’assolutismo è un modello tipicamente moderno, si tratta di un regie politico in cui il sovrano non è soggetto alle leggi positive, il suo
potere non è limitato da nessuna assemblea o parlamento, non subisce condizionamenti da parte degli altri poteri.
Le monarchie assolute tendono ad organizzare i regni secondo i caratteri tipici dello stato moderno che possiede la Sovranità intesa
come summa potestas, come potere non subordinato ad alttri poteri che sis ostanzia del monopolio della forza nel promulgare e
abrogare le leggi.
Il Re ha potere legislativo,esecutivo,giudiziario.

Monarchia costituzionale
La monarchia costituzionale segna il passaggio dall’assolutismo a forme sostanzialmente liberali di gestione della cosa pubblica e del
potere; il sovrano qui regna, ma accetta che il proprio potere venga limitato da una costituzione.
Comuqnue detiene il potere esecutivo, ma condivide quello legilativo con il parlamento.
Nonostante ciò, la costituzione può esercitare l Habeas Corpus = un cittadino non può essere detenuto, se non per ordine di un
tribunale legittimamente costituito, inoltre si definiscono chiaramente alcuni fondamentali diritti liberali come l’uguaglianza di tutti i
sudditi davanti alla legge e la libertà di parola, associazione, impresa,stampa,religione.
Nel corso del XIX secolo, le monarchie costituzionali furono in Europa forme privilegiate che segnaronomil passaggio dall’assolutismo
a forme di governo più liberali e democratiche. In particolare in Inghilterra il Bill of Rights (1689) anticipò quanto poi accadde in
Europa.
La monarchia costituzionale, rappresentò quindi il compromesso raggiunto nel XIX in Europa tra la nascente borghesia e l’ordine
gerarchico tradizionale

Monarchia parlamentare
La monarchia parlamentare è un ordinamento politico tipico di un regno il cui potere legislativo,esecutico,giudiziario non
appartengono esclusivamente alla corona ma vengono esercitati autonomamente dal parlamento dal governo e dalle corti di giustizia
secondo il principio moderno della separazione dei poteri.
La corona è quindi simbolo dell’unità della nazione, ne è un esempio la monarchia britannica, in cui il sovrano oltre a rappresentare il
vertice del potere è anche a capo della Chiesa anglicana e delle forze armate, ha il potere di convocare e sciogliere il parlamento,
nominare i ministri.
Tuttavia le leggi non possono essere promulgate o abrogate senza il consenso della Camera dei Comuni.
IMPERO
Tradizionalemente e sin dai tempi antichi, l’impero, dal latino imperium, che significa comando si è posto come una forma di potere al di sopra di
ogni gruppo etnico e politico.
Le sue origini sono collocabili in oriente in cui la sua principale fonte di legittimazione è stata il fatto di concepire sè stesso come la
copia in terra del potere divino.
Ogni legge dell’impero si configuarava quindi in origine come la stessa legge divina; quasi ovunque, ad esempio in Persia e
Mesopotamia, in Giappone, l’imperatore era considerato “figlio del cielo”—> egli congiungendo insieme potere politico e autorità
sacerdotale garantiva con la sua presenza la legittimità la correttezza e la riuscita di ogni forma rituale e ogni retto governo.
Fin dal medioevo, in occidente la carica dell’imperatore non fu ereditaria ma elettiva ed egli era spesso affiancato nell’esercizio dei
suoi poteri da un Senato.
I Cristiani, se per un verso accettavano l’autorità dell’imperatore, dall’altro non accettarono mai di adorarlo come un dio, tuttavia tale
situazione mutò con l’editto di Costantino(313 a.C.) che concedendo piena libertà di culto ai cristiani permise al cristianesimo di
affermarsi progressivamente come la principale religione dell’Impero.
Intorno al 742 d.C l’impero fu rifondato dopo la sua caduta da Carlo Magno, il quale creò un vero e proprio sistema imperiale secondo
la concezione tipica della Repubblica Christiana. Naturalmente il vero potere era quello del Cristo Pantocratore, vero Imperator totius
orbis terrarum e solo in via subordinata all’uomo che ne era il rappresentante sulla terra … ma l’Imperatore perse nel corso del tempo
il suo potere in seguito al crescente rafforzamento dei Signori locali e della Grande Chiesa con la sua gerarchia incentrata sulla figura
del Pontefice che oltre al potere religioso deteneva in parte anche quello temporale.
Ugo Fleury vede i due poteri (imperiale e sacerdotale) come la carne che compone l’unità stessa della persona di Cristo; iniziò con il
tempo una vera e propria lotta tra papato e impero con la lotta alle investiture.
Con il Dictatus Papae di Gregorio VII (1075) venne sancito ufficialmente il potere papale di essere eletto senza ingerenze imperiali,
nominare e deporre i vescovi,ordinare i sacerdoti, portare insegne imperiali,non essere giudicato da alcuno, deporre gli imperatori,
scomunicare chiunque non fosse in comunione con il papato.
Sia Gregorio che i pontefici che gli succedettero entrarono in conflitto con l’impero e in particolare e in particolare con Enrico IV; il
conflitto ebbe fine con il Concordato di Worms stretto tra Papa CallistoII e Enrico V —> veniva affermata l’indipendenza dell’elezione
del Papa, la possibilità dell’Imperatore di influenzare la nomina dei vescovi in Germania ma non in Italia e borgogna.
Su questa linea antimperiale si colloca anche, mezzo secolo dopo, Bonifacio VIII con la bolla Unam Sanctam (1302) in cui si affermò la
supremazia della Chiesa e del papa stesso su tutti i regnanti della terra —> Federico barbarossa, alllora imperatore, decise di
rinominare l’impero con l’appellativo di SACRO ROMANO IMPERO attribuendo all’imperatore il titolo di Maestà, in passato riservato
solo a dio; in tal modo si sottolineava per l’imperatore lo status particolare di Cristo Signore.. il nipote di barbarossa, Federico II
Hohenstaufen proseguì la lotta contro i papi, ma in maniera più diretta tentando di riaffermare ,e in parte anche riuscendovi, la
supremazia imperiale —> riorganizzò l’impero ed è stato considerato infatti dopo Carlo Magno, l’imperatore per antonomasia.

Inizia dunque nel XIII secolo il tramonto della concezione medioevale dell’impero infatti come sostenne ad esempio Guglielmo da
Ockam “il contrasto tra papato e impero non è altro che un inseme di controversie terrene, fondate sulla capacità politiche e
diplomatiche dei due contendenti: vince, come sosteneva Machiavelli, chi è più capace politicamente e strategicamente.
Solo a metà Cinquecento con Carlo V si ebbe un tentativo di ripristino dell’autorità iperiele, egli infatti dopo il sacco di Roma
(1527)consolidò la sua autorità e divenne arbitro sia dei destini francesi che del papato —> ma Carlo V non riuscì a riunficia
Care il suo impero e infatti dopo aver abdicato si rifugiò in un convento.
Con la rinuncia di Federico II d’Asburgo (1768-1835) alle prerpgative imperiali il Sacro Romani Impero cessò definitivamente di
esistere.
Questo tuttavia non significò la scomparsa dell’idea imperiale, al dilà degli imperi orientali incominciò a prendere corspo l’mpero russo
intorno al 1453 che divenne in un certo senso l’erede dell’impero romeno e di quello bizantino.
Ad ogni modo l’asprirazione ad un potere che allarghi i suoi spazi d’intervento, se non all’interno del mondo, a buona parte di esso, fu
la costante che caratterizzò comunque l’idea d’impero sin dalla scomparsa del sacro romano impero (1800)
Questa idea non subì alcuna contaminazione religiosa, ma ebbe come suo ambito l’idea della territorialità; giungendo alla storia
recente l’impero inglese ebbe il predominio diretto o indiretto di buona parte del mondo fino al 1950 circa,ma il mito imperiale non
finì, trovò infatti spazio nei totalitarisminovecenteschi, a partire dal nazismo e fascismo.

Attualmente la parola impero è spesso usata in senso metaforico e spesso impropriamente, per esprimere una generica volontà di
espansione territoriale, economica, finanziaria, industriale, tecnologica, nonostante sia ancora presente l’idea di un potere globale al di
sopra dei singoli stati, in grado di poter governare democraticamente il mondo, di cui l’ONU è un debole interprete, wuasi sempre
sostituito dai veri accordi ultilaterali tra le potenze dominanti.

Definizione e analisi. Impero


L’impero è un sistema politico fondato sull’esercizio del potere politico militare e religioso da parte di un imperatore
leader,capo,principe o da una classe politica coesa e organizzata.
E’ possibile individuare due forme principali di impero
• Orientale —> totale accentramento del potere nelle mani dell’imperatore che diviene monarca assolito soggetto a divinizzazione. Es
faraone
• Occidentale —> trova il suo modello nella tradizione romana. Si tratta in questo caso di un sistema politico in cui il potere
dell’Imperatore è in qualche misura limitato da altri soggetti o gruppi organizzati (senato ad esempio)
L’autorità imperiale si sovrappone così ai due elemei principali sui qualis si fondava la repubblica oligarchica fin dai suoi esordi: il
Senato e il Tribunato della plebe, il primo rappresentava il fulcro dell’intero sistema e aveva il compito di dirigere attraverso il prorpio
parere il governo della repubblica; iltribunale della plebe invece aveva un enorme potere di interndizione nei confronti di tutti gli atti o
sentenze ritenuti lesivi degli interessi della stessa plebe.
In tal contesto, all’imperatore sono attribuiti due poteri che stanno alla base del sistema imperiale:tribunicia protestas (potere
tribunizia) a vita e l’imperium proconsulare maius et infinitum (potere proconsolare superiore e ilimitato). Con il primo egli acquisisce la
facoltà di coordinare il senato le magistrature e il tribunato della plebe così da eliminare il dualismo tra patrizi e plebei; con il secondo,
consegue il controllo del’esercito —> l’imperatore è autorità ultima di riferimento, in quanto guida politica, militare, religiosa, ma non
esercita direttamente nè un potere assoluto, nè una funzione di ordine dittatoriale.

Modello Medievale
L’impero medievale fondato da Carlo magno nell’800 d.c. ha come sua fonte principale di legittimazione la religione cristiana e con la
repubblica cristiana sostanzialmente si identifica. Nonostante il forte richiamo ideologico e simbolico al modello romano e
all’esperienza di governo degli antichi cesari, tale potere politico se ne discosta sensibilmente.
1. Esso è soggetto a una sostanziale diarchia tra Papa e Imperatore
2. Insiste su una struttura sociale fondata su una rigida ripartizione di classi:Clero Aristocrazia e Popolo (terzo stato)
3. Il potere dell’imperatore dipende dalla forza del proprio esercito ed è sostanzialmente limitato dal potere dei signori feudali e dei
liberi comuni che ne popolano il territorio.
Il sistema imperiale medievale si configura così come un insieme molto articolato su cui il potere imperiale esercita un dominio di
natura prevalentemente etica, con una sovranità indiretta che lascia pieni poteri alle entità politiche locali quali regni, comuni, feudi

Modello moderno
La civiltà moderna si costituisce politicamente sul sistema Statonazionale che rappresenta l’antitesi del modello imperiale; si è
configurato come un sistema di potere piramidale.
E’ il caso tipico dell’espansione coloniale britannica e francese o della leadership politica militare e culturale esercitata dagli Stati Uniti
sulla civiltà occidentale e dell’Unione Sovietica sui paesi del blocco comunista fino al 1989.
L’Impero Britannico realizza un sistema piramidale fondato su una monarchia parlamentare che estende il proprio dominio a popoli e
nazioni fortemente eterogenei sul piano culturale e linguistico.
Nel caso degli USA si tratta invece di un un’Unione Federale si Stati con un ordinamento repubblicano e presidenziale che stende la
propria egemonia a una parte consistente del globo attraverso un sistema di alleanze che riconoscono alla sua stessa cultura, lingua e
forma politica un ruolo preminente, conferendo al capo dell’esecutivo (Presidente) un’autorità morale etica e politica che per molti
versi ricorda le logiche tipiche del modello romano.
In ogni cas, l’emergere dello Stato-nazione e delle sue logiche etniche e linguistiche in senso alla modernità non ha mai veramente
permesso la trasformazione dei sistemi federali o coloniali in veri e propri Imperi, anche se vi è una tendenza storica per il XXI secolo s
costituire agglomerati politici continentali che in futuro potrebbero anche acquisire le caratteristiche tipiche di un sistema imperiale.

LO STATO
Introduzione
Il termine Stato, introdotto nel lessico politico da Machiavelli con il significato che ancora possiede, individua il sistema politico tipico
dell’età moderna, suscettibile di interpretazioni tra loro assai eterogenee come quella contrattualistica di Hobbes e Locke, organicistica
di Hegel o giuridico formale di Kelsen.
Lo stato è un fenomeno politico moderno, che compare sulla scena storica del XV secolo quando in Europa entrarono in crisi il papato
e l’impero, ovvero i due grandi poteri universali.. in seguito a tale crisi, si formarono i primi grandi stati, dapprima configuratisi come
regni a base dinastica: Francia,Inghilterra,Spagna. I conflitti per il dominio dell’Europa e del mondo che ne seguirono, spindero
progressivamente tali nuove entità politiche a un rafforzamento del potere centrale e sovrano a discapito dell’organizzazione feudale
medievale. Tra XVI e XVII secolo si affermò il modello di Monarchia Assoluta che ebbe fortuna nell’Europa continentale e fu strumento
di neutralizzazione di conflitti religiosi.
Nel XX secolo l’irrompere sulla scena storica delle masse popolari e dei partiti che pretendevano rappresentarle determinò la definitiva
trasformazione dello Stato modernoin un sistema politico impersonale fondato sulla rappresentanza. Tale modello è in parte entrato in
crisi nella seconda metà del XX secolo con la nascita di confederazioni o strutture politiche multietniche di base continentale.

Definizione e analisi tipologica


Lo Stato moderno è definibile come l’esercizio della sovranità su un determinato territorio e sulla popolazione che vi insiste, fondato su
un sistema di poteri indipendente, preminente su ogni altro, gerarchicamente ordinato e chiaramente riconoscibile.
Esso si compone principalmente di tre elementi: forza, potere,autorità.
• Forza: consiste nella capacità ed efficacia al comando,lo stato dal punto di vista emirico, rappresenta un’entità politica in grado di
imporre la propria volontà a ogni individuo che vi è assoggettato.
• Potere: rappresenta l’esercizio della forza secondo regole, proedure e norme qualificate in senso giuridico.
• Autorità è l’esercizio di un potere legittimo, qualificatosi come tale in funzione di una narrazione simboica fondativa dotata di senso,
che giustifica l’esistenza stessa delle leggi.
Non va dimenticato però un altro elemento fondativo dello stato, ossia la Sovranità, che è definibile come indipendenza dello stato da
ogni sistema politico e come assoluta preminenza su ogni altra persona fisica e giuridica che appartengono al suo territorio.
Tale concetto non va tuttavia confuso con quello di assoluta libertà di azione poichè di fatto vi possono essere molte circostanze in cui
lo stato stesso si trova di fronte a scelte obbligate da rapporti di forza contingenti.
I concetto giuridico-politico di sovranità si è stabilmente affermato con la pace di Westfalia del 1648, che ha condizionato le sorti
dell’Europa e che è alla base dell’ordine mondiale scaturito in epoca moderna, ma che ha subito una crisi sistematica con la divisine
del mondo in due blocchi durante la Guerra Fredda.

La sovranità rimane in se stessa anche a prescindere dallo Stato moderno un concetto assai rilevante per ogni sistema politico. Essa ne
misura infatti a forza, la stabilità e la capacità di legittimarsi.
Lo stato-nazione moderno, intes come artefice della propria esistenza è entrato definitivamente in crisi, emergono piutosto sistemi
complessi di ordine reticolare che interagendo tra loro, tendono a influenzarsi vicendevolmente consegnandoci l’immagine di un
ordine globale di cui tutti i principalei attori esercitano di fatto una sovranità limitata.

LA SOCIETA’ CIVILE
In origine il termine appare sostanzialmente come una variazione lessicale della parola stato.
Essa tende a contrapporsi a una dimensione primitiva e anarchoca dell’esistenza, poichè qualificata da pensatori come Hobbes Locke
e Kant, l’uscita dall’umanità di stato di naturra allo scopo di associarsi con i proprisimili istituendo un ordine politico coincidente con lo
Stato, che in questi autori viene spesso denominato società civile.
Rousseau —>la società civile implica un processo di civilizzazione non ancpra segnato dall’e,mergere di associazioni politiche.
Hegel —> la società ci vile viene considerata neiLineamenti di Filosofia del Diritto come un elemento intermedio tra lo stato e la
famiglia, costituendo lo spazio simbolico degli scambi economici, della libertà individuale regolata dal diritto e dalla repressione
poliziesca dell’illecito.
Marx—> mantiene ferma la distinzione tra società civile e stato, qualificando la prima come socuietà borghese dove doinano
incontrastate le leggi economichederivanti da rappporti di produzione. Lo stato invece non è altro che il riflesso dei rappporti di forza
tra borghesia e proletariato (sovrastruttura) la cui forma deriva da tali relazioni strutturali.
Gramsci—> considera la società civile e lo stato come forme sovrastrutturali, entrambe qualificate dall’essere riflesso di precisi rapporti
economici di dominio.In tal senso la società civile si consider come insieme di tutti gli organismi privati che determinano l’egemonia
della classe al potere, mentre lo stato ne rappresenta il comando pubblico diretto.

In terini molto generali si può definire la società civile come l’insieme di questi rapporti tra individui gruppi e classi, che si svolgono
svolgono tanto sul piano virtuale e reale, quanto sul piano possibile e dell’attuale, al di fuori delle istituzioni dello stato o più in
generale di ogni sistema politico.
Tali relazioni sociali determinano dinamiche di dominio, potere, egemonia e dè piuttosto chiara la separazione tra società civil e stato
accettata dalla modernità nel momento in cui ogni epoca storica ha raggiunto la sua maturità.
Dal punto di vista morfologico, che serve a meglio considerare la società nel suo insieme si possono individuare diversi modelli:
Piramidale : società divisa in classi, la cui appartenenza segue regole abbastanza rigide legate alla nascita e alla funzione svolta, quindi
la società si rganizza seguendo uno schema tripartito.
Lineare: la società è divisa in due classi (borghesia e proletariato), la prima classe detiene la ricchezza economica, i secondi solo la
capacità di lavoro e la prole.
Reticolare: schema reticolare di tipo aristocratico dove la posizione di ciascuno è determinata dalle connessioni che possiede
individualemente e in funzione della propria appartenenza al gruppo
Tali valori hanno un valore sostanzalmente teorico e non si presentano mai nella loro purezza ideale e totalizzante, ma servono
piuttosto a orientare la comprensione della società stessa in relazione alla forma dominante che non necessariamente esclude tutte le
altre quanto piuttosto le organizza e dirige

LA CONFEDERAZIONE
Introduzione
La confederazione come forma di aggregazione politica ha un’antica tradizione. La polis ne è già un esempio, poiche ogni polis
stringeva relazioni e alleanze con le altre.. ne è un’esempio l’allenaza di Sparta con le altre polis del Peloponneso per scontrarsi poi con
i Persiani. Ma a causa del tentativo egemonico di Sparta, essa fu sconfitta dalla confederazione achea , che poi si dovette scontrare
con un’altra confederazione, qualla etolica. Con il dominio romano del mediterraneo però le confederazioni greche furono inglobate
all’interno del’impero con rpporti di reciproco aiuto e fiducia.
Con la caduta dell’impero romano, il concetto di confederazione si eclissò, ma riapparve già in epoca medievale in relazione al sorgere
di realtà territoriali insofferenti dei restrittivi legami feudali (es Lega Lombarda che fu creta per impedire che Federico I Barbarossa
ottenesse il controllo dei comuni dell’Italia settentrionale.. e infatti il risultato fu ottenuto con la battaglia di Legnano del 1776 in cui fu
sconfitto.

Definizioe e analisi tipologica


Il termine deriva dal latino confoederatio, a sua vota derivato da cum(insieme) e foedus(aleanza).
In generale la confederazione o lega è dunque un patto o un’alleanza paritaria stretta da Stati sovrani che, senza abdicare alla loro
stessa sovranità intendono conferire ad organi comuni specifiche cometenze di polica interna o estera.
Il motivo di questa parziale abdicazione a mole prerogative da parte degli Stati va cista come risposta a situazioni di particolare
gravità,estrna o interna.
La confederazione, a differenza di quanto accade con le federazioni in cui vi è una chiara ipartizione dei poteri tra Stati membri e
governo federale, è dotata di organi comuni che convivono con una sostanziale indipendenza degli Stati membri,sicch tali organi più
che controllare il sistema ne rispecchiano invece le tensioni e le contraddizioni.
Il fondamento politico su cui si ergono le confederazioni è rappresentato dalla subordinazione degli organi confederali agli interessi
dei singoli Stati tra loro associati, agiscono quindi nell’interesse di questi stati e non a vantaggio della confederazione nel suo insieme.
In ogni confederazione tutte le leggi e decisioni vengono formulate a maggioranza qualificata e soggette al veto da parte dei singoli
stati —> quindi le uniche decisioni che certamente saranno eseguite sono quelle prese all’unanimità.
Ogni confederazione dunque si qualificano unicamente con un sistema altamente instabile che tende a risolversi o consolidarsi
trasformandosi più o meno velocemente una federazione dove le spinte centripete sono maggiori di quelle centrifughe.
Unione Europea
L'Unione Europea si articola su due livelli istituzionali distinti che spesso, sviluppatesi armoniosamente, entro in conflitto tra loro. S
infatti appare come un aggregato di Stati nazione se per un verso riconoscono alcune fondamentali istituzioni comuni, per un altro
disattendere spesso le decisioni, riservandosi il diritto di difendere i propri interessi nazionali. Riunione stessa di fatto priva di una
politica comune, Infatti nonostante essa preveda la figura di un capo per gli affari esteri e la politica di sicurezza, spesso i singoli Stati
nazioni che la compongono non rispettano l’opinione altrui.
Caso l'unione proprio esercito, ma fin dall'difesa relazione singoli Stati membri che si devono coordinare tra loro.
Le principali situazioni che la compongono sono
• Parlamento europeo
• Consiglio europeo
• Consiglio dell'Unione Europea
• Commissione europea
• Corte di giustizia dell'Unione Europea
• Banca centrale europea
• Corte dei conti europea

Parlamento europeo è l’organo legislativo dell'unione, viene eletto a suffragio universale da tutti cittadini , secondo quote assegnate a
ciascuno Stato direttamente proporzionali alla sua popolazione. Esso determina la legislazione dell'unione europea insieme al consiglio
dell'Unione Europea E in base alle proposte della commissione europea, decide sugli accordi internazionali e sulle proposte di
allargamento.

Consiglio europeo composto dai capi di Stato e dal governo dell’unione, dal presidente della commissione europea e dall'alto
rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Il consiglio definisce l'indirizzo politico generale dell'unione, ma non ha potere legislativo.

Consiglio dell’unione europea non a membri permanenti, ma si riunisce secondo diverse configurazioni. Ogni stato in via di volta in
volta I ministri competenti. Il consiglio del mio europea al compito di negoziare e adottare le leggi dell'Unione Europea insieme al
Parlamento dell'Unione Europea, coordinare le politiche dell'unione, siglare accordi internazionali e approvare insieme al Parlamento il
bilancio dell’unione.

Commissione europea ordine di potere esecutivo dell'unione, attua le decisioni del Parlamento E del consiglio dell'Unione Europea.
Presenta al Parlamento e al consiglio le proposte di legge da adottare. Gestisce le politiche comuni e i finanziamenti, garantisce il
rispetto della legislazione dell'unione europea rappresenta l’UE a livello internazionale, negoziandogli accordi.
La commissione è composta da un numero di commissari pari agli stati membri, il presidente viene eletto dal consiglio europeo, ma
deve ottenere la maggioranza dei voti in Parlamento.

Corte di giustizia dell'Unione Europea interpreta la nomina dell'Unione Europea e giudica sulle controversie tra I governi degli Stati
membri E le istituzioni dell'unione. Essa è divisa in due sezioni: la corte di giustizia e il tribunale con diverse competenze. I giudici e gli
avvocati che ne fanno parte vengono nominati dai governi degli Stati membri con un mandato di sei anni.

La Banca centrale europea gestisce l'euro, la moneta comune alla maggior parte degli Stati membri dell'unione, definendo e
attribuendo la politica monetaria ed economica dell'intera unione. Essa è composta dal presidente e dal vice presidente che presidono
il comitato esecutivo.

La corte dei conti europea ha funzioni di controllo sulla gestione e l'utilizzo dei fondi a disposizione dell'unione. I suoi membri sono
nominati in ragione di uno per ciascuno Stato per un periodo di sei anni dal consiglio dell'unione europea, sentito il Parlamento. Essi
scelgono tra di loro il presidente.

Come si capisce facilmente da questa breve disamina, Tutti gli organi e le istituzioni principali dell'unione, a eccezione del parlamento
eletto direttamente dai cittadini, sono controllati dagli stati membri e ne rispecchiano inevitabilmente la forza e gli interessi.

UNIONE FEDERALE
Introduzione
Storicamente i sistemi federali possono essere considerati come un fenomeno tipico dell'età moderna attraverso cui si è tentato di
superare lo stato nazione come paradigma politico dominante. I primi sistemi federali si costituirono nel XVII-XIX secolo sulla base di
esigenze non risolvibili esclusivamente attraverso il modello politico promosso dallo Stato nazione.
La prima espressione compiuta e significativa del sistema federale fu rappresentata dagli Stati Uniti d'America che nel 1787 dopo la
guerra di indipendenza contro la Gran Bretagna si dotarono di una costituzione federale la cui ratificazione da parte dei singoli Stati
dell'unione si concluse nell'anno 1788.
Nel corso delle 19º secolo, sorsero anche altre strutture politiche federali come quella canadese che riunisce in un unica entità politica
l'area francofona e l'area anglofona. Dopo la seconda guerra mondiale molti altri stati come Germania Belgio e Spagna si sono dotati
di un assetto federale.
Definizione e analisi tipologica
L'unione federale può essere definita come un sistema che si fonda su un vasto insieme di entità politiche sovrani che si coordinano tra
loro al fine di creare un'entità sovraordinata, dotata di una minima quantità di competenze tali da garantire l'unità politica della
federazione e della sua stessa sovranità.
In particolare vengono attribuite alla federazione e al governo federale, il monopolio delle competenze riguardanti la politica estera, la
difesa, la gestione della politica economica e della moneta circolante al suo interno.
La peculiarità di tale sistema consiste nel fatto che ogni cittadino ogni parte del territorio sono soggette a due distinti ordini sovrani:
Quello relativo all'entità o stato federato e quello concernente l'unione federale nel suo insieme, questo da luogo a tre possibili esiti:
• il federalismo duale , che si fonda su una netta separazione tra Stato o sistema federale ed entità federale Stati membri —> ciò
accade quando i stati membri o entità federate accettano una limitazione della propria sovranità su una serie di materie
costituzionalmente enumerate.
• Il federalismo cooperativo: si basa su un sistema che tende a superare la netta separazione delle competenze ripartite tra unione
federale e i suoi membri. Ciò determina una sostanziale asimmetria politica , poiché concede all'unione un inevitabile supremazia
rispetto ai singoli membri della federazione
• Il federalismo organico: vi è una sostanziale centralizzazione dei poteri che lascia pochissima autonomia all’ entità federale.

Escludendo quest'ultima tipologia, che tende a somigliare ad uno Stato unitario, per le altre due si tratta di un sistema pensato allo
scopo di garantire due esigenze tra loro divergenti: una di ordine locale e periferico che riguarda l'esistenza della comunità, l'altra di
carattere centralistico per armonizzare le istanze locali e perseguire gli interessi dell'unione sul piano internazionale.
Rispetto allo Stato nazione, il sistema federale permette un maggior rispetto delle diversità, poiché Evita tanto gli eccessi del
centralismo politico amministrativo della tradizione statuale moderna, quanto la decentralizzazione conflittuale tipica delle
confederazioni. I sistemi federali presentano comunque alcune ambiguità, in primo luogo essi spesso esistono di fatto su territori e
culture estremamente disomogenee da generare risposte assai diverse; di conseguenza quindi in casi di questo tipo, le federazioni
risultano Meno efficaci dello stato nazione per promuovere l'interesse delle singole parti che compongono
In ultimo , le federazioni tendono spesso ad avere un approccio prevalentemente teorico e formale, che lascia in ombra le concrete
possibilità di applicazione della dottrina nei vari contesti culturali e politici; È quindi necessario osservare che spesso l'affermarsi del
federalismo È il frutto non tanto di una decisione condivisa per il bene comune, ma di un processo politico di tipo empirico, al fine di
evitare la secessione di una parte all'interno di un'entità politica unitaria.

, È rappresentato dagli stati uniti d'America che hanno scelto tale sistema fin dalla loro stessa fondazione. Il sistema Americano quindi
si configura da sempre come un'unione federale con valore paradigmatico che nel corso dei secoli ha mostrato di avere una solida
stabilità e un notevole efficienza amministrativa. Gli Stati Uniti d'America sono una Repubblica federale di tipo presidenziale le cui
principali istituzioni sono:
• Il congresso
• Il governo federale
• La corte suprema
• Gli Stati
Il congresso è composto da una camera e dal Senato, esercita la funzione legislativa secondo la forma del bicameralismo; le leggi che
esso prova hanno validità per tutto ciò che concerne l'ambito federale, in particolare per le materie relative alla difesa, alla moneta, al
commercio internazionale, ai dazi, all'istituzione degli uffici delle Indie postali. I membri della camera sono eletti nei singoli Stati
dell'unione in misura direttamente proporzionale alla popolazione che insiste, quelli del Senato invece sono due per ciascuno Stato
indipendentemente dalla numerosità dei suoi abitanti.
Il governo federale è composto dal presidente, dal vicepresidente, e dal gabinetto di governo formato da 15 membri nominati al
presidente del Senato a maggioranza semplice.
Il presidente è il capo dell'esecutivo, le sue competenze sono molto ampie poiché egli è il capo del governo e dell'unione federale, ha
il potere di grazia e la massima autorità diplomatica, comanda le forze armate e pronuncia periodicamente il discorso sullo stato
dell’unione.
Il presidente insieme al vice presidente viene eletto secondo il sistema dei grandi elettori per cui ogni Stato viene assegnato un
numero di elettori pari alla somma dei senatori dei deputati da esso inviato il congresso, direttore sono votati direttamente dal popolo,
ed essi poi eleggeranno il presidente e il vicepresidente.
La corte suprema il massimo organo giudiziario degli Stati Uniti, composta da nove giudici nominati a vita dal presidente e confermati
dal Senato. Essa giudica su questioni di competenza del governo federale, Sulle controversie tra gli Stati l'interprete ultimo della
costituzione.
Singoli Stati che rappresentano le entità politiche su cui si fonda l'intera unione ed esercitano competenze in via esclusiva su tutto ciò
che avviene all'interno in particolare per quanto riguarda la sanità pubblica, l'istruzione, i trasporti, industria, l'ordine pubblico E le
competenze in ambito penale.

ORGANIZZAZIONI E PRATICHE DI GOVERNO


Tipologie
In una prospettiva storica si può far risalire la dottrina sulle forme di governo a Erodoto che distingueva in tre tipologie fondamentali: il
governo di uno, di pochi e di tutti. Nel primo caso la monarchia poteva trasformarsi in tirannide, Mentre la democrazia poteva
facilmente degenerare in una sorta di dermatologia.
Platone riprese tale classificazione nella Repubblica, aggiungendo altre quattro forme possibili di governo: Latino pazzia, l'oligarchia, la
democrazia e la tirannide; lo stesso Platone nel Politico, sistematizzare tale suddivisione in:
- Monarchia
- Aristocrazia
- Democrazia
Le tre, Riprendono la classificazione delle tre tipologie fondamentali di governo proposte da Erodoto e quando questi generano, per il
mancato rispetto delle leggi, danno rispettivamente luogo alla tirannide, all'oligarchia E ha una forma corrotta di democrazia in cui la
moltitudine comanda in modo arbitrario attraverso l'esercizio della violenza.
Aristotele nella politica, riprendete taleclassificazione, ma ripartisce le forme di governo in due soli tipologie: democrazia come
governo dei liberi oligarchia come governo dei ricchi; tale classificazione è stata pienamente accolta dal medioevo fino all'epoca
moderna. Nel 16º secolo in particolare Hobbes, dopo aver teorizzato come uomo allo stato di natura viva in una condizione di radicale
egoismo e sopraffazione che conduce alle terme delle grandi se con i propri simili, individua nello Stato, inteso come persona
artificiale denominata Leviatano, Il soggetto politico cui ciascun individuo trasferisce proprio diritto di autogovernarsi. Il leviatano
acquisisce così la sovranità e di conseguenza tinca Natale persona artificiale che potere sovrano. Sono in quest'ottica ha senso però
stato trina classica delle forme di governo talvolta definiscono la forma dello Stato: Monarchia aristocrazia democrazia; per quanto
concerne invece le degenerazioni tali governi come la tirannide oligarchia e d'anarchia, l'autore del leviatano si limita a considerare
che se non sono altro che mi rinomina peggiorative da coloro i quali non condividendo rispettivamente il governo monarchico
aristocratico e democratico.
Successivamente Montesquieu modificò ulteriormente lo schema individuato dalla tradizione classica dividendi governi in
repubblicano in cui coesistono democrazia e aristocrazia, Monarchico e dispotico.; Dopo la rivoluzione francese il principe della
sovranità popolare per cui potere appartiene al popolo che le esercita attraverso i propri rappresentanti, la dottrina classica della
tripartizione di governi, perde di significato.

È importante distinguere prima di tutto tra la forma che assume sistemi politici relazione numero tre elementi costitutivi:
- territorio
- popolo
- Governo
E le loro forme di governo propriamente dette. È importante fare una distinzione tra regime e forma di governo, il primo indica il
modo in cui la forma di governo interagisce con il sistema politico, la forma di governo invece interazione tra il potere legislativo e
potere esecutivo, nonché allora distribuzione all'interno del sistema politico di riferimento.

Il governo misto
Il governo misto è una forma di governo e di regime al tempo stesso che contender al suo interno elementi tipici della monarchia,
dell'aristocrazia e della democrazia. Platone per esempio nelle Leggi propende per una forma di governo misto frutto di una fusione
del principio monarchico con la forma di governo democratico di Atene, Aristotele individua a tal proposito nel modello spartano un
sistema efficiente di realizzazione dello schema di governo misto.
Sono però Polibio e Cicerone I veri sostenitori del governo misto e la Repubblica oligarchica romana. Polibio legge infatti
nell'ordinamento nell'antica Roma il potere dei consoli come espressione del principio monarchico, quello del Senato come
manifestazione di un fondamento aristocratico quello del popolo riunito in comitia, connesso con il potere di veto concesse ai tribuni
della plebe, come presupposto di tipo democratico.
Cicerone allo stesso modo tesse le lodi del governo misto E lo qualifica come il migliore perché armonico e temperato.
Nella pubblicistica politica moderna, il governo misto È tenuto in grande considerazione tanto che gli Stati che paiono in qualche
modo ispirarsi a tale dottrina vengono considerati come modelli di stabilità ed equilibrio armonico tra le parti —> tra i fautori del
governo misto si può annoverare Machiavelli il quale, considera deleteri I modelli semplici di governo ereditati dalla partizione
platonica aristotelica, assegni invece che è la forma mista a garantire maggiore stabilità.
Il suo modello però fu a sua volta combattuto da fautori dell'assolutismo come Bodin e Hobbes e poi anche dal Vico in nome dell'unità
della sovranità o della distinzione tra la titolarità della sovranità e il suo esercito.
Come sostiene Norberto Bobbio, non si deve tuttavia confondere il governo misto con la dottrina della separazione dei poteri —> il
primo almeno nella versione originaria infatti come obiettivo quello di distinguere il potere tra le varie componenti della popolazione
ed è pensato per società E comunità in cui è chiaramente riconoscibile una divisione verticale in classi secondo uno schema
piramidale; nel secondo invece l'accento si posa sulla separazione dei poteri nei diversi organi, Senza che se necessaria una loro
distribuzione tra varie classi sociali.
L'unica possibile sovrapposizione tra governo misto e separazione dei poteri si deve avere in linea teorica sono quando ogni classe
venisse associato l'esercizio di una particolare funzione come nel caso in cui il re sia titolare del potere esecutivo, l'aristocrazia di quello
giudiziario, le assemblee popolari di quella legislativa, ma si tratta in questo caso di uno schema del tutto concettuale.
In realtà il governo misto mira a realizzare un equilibrio delle forze sociali, mentre la separazione dei poteri al solo scopo di evitare il
monopolio dell'esecutivo del legislativo e del giudiziario da parte di un solo organo politico, un solo gruppo, una sola persona.
Hegel ad esempio leggeva la macchia come ciò che incarna il potere di uno e la funzione governativa come potere di pochi ……
infatti affermò “l'antica suddivisione delle costituzioni in monarchia aristocrazia democrazia ha per sua base l'unità sostanziale ancora
inseparata, la quale non è ancora giunta alla propria differenziazione interna E quindi alla profondità razionalità concreta”
In ultimo anche Carl Schmitt e Gaetano Mosca forniscono un'interpretazione del governo misto. Il primo ritiene infatti che nello stato
di diritto borghese tre principi di governi puri vadano mescolati, mentre il secondo Loggia in molteplici pregi di questa forma di
governo considerandola come un'idea comune più grandi pensatori politici che garantisce di fatto la stabilità degli ordinamenti.
In definitiva il gommista fare quindi come un ideale regolativo orientato la distribuzione del potere all'interno di un qualsiasi sistema
politico, al fine di garantire il proseguimento non solo della stabilità complessiva delle sue parti dell'insieme che si compongono,
manche ideale di giustizia fondato sull'equilibrio dove nessuna classe, gruppo organizzato con leader carismatico possa prevaricare
sugli altri.
Dittatura
L'antica Repubblica romana, prevedeva l'istituto della dittatura e consisteva nomina da parte di uno dei due consoli di uno speciale
magistrato dotato di poteri straordinari detto Dictator.
Costui esercitava decade funzioni per il tempo necessario e non oltre sei mesi, ad assolvere alle esigenze che ne avevano ritirato la
creazione, ossia esercitata con Summum Imperium che si imponeva su quello di ogni altro magistrato E non era soggetto all’intercessio
tribuzia. Egli aveva potere assai ampi tra cui il pieno comando militare e civile, la sua nomina avveniva di solito in circostanze
eccezionali determinata dal sopravvenire di uno stato di emergenza, comune tra V e III secolo a.C.: coincideva con le brevi guerre
condotte contro la città dei popoli vicini ho con disordini interni provocati da lotte intestine tra le parti.
Come si capisce facilmente la letteratura romana non è minimamente assimilabile alla dittatura moderna infatti quest'ultima tende a
configurarsi come forma di governo permanente e non transitoria.

Forme di governo nei regimi liberaldemocratici


Nei regimi liberal-democratici si possono avere forme di governo tra loro diverse e definite in funzione della relazione che intercorre
tra legislativo ed esecutivo, storicamente i due modelli sono da ricondurre al sistema parlamentare britannico( cabinet di governo) E a
quello presidenziale statunitense.
E diverse forme di governo negli ordinamenti liberal-democratici, Sulla base di due prototipi originari, si possono classificare secondo
quattro diverse tipologie: parlamentare, semipresidenziale, Presidenziale, direttoriale.

Governo parlamentare
I modelli parlamentari il governo si forma in Parlamento da cui emerge e verso cui responsabile; il governo a sua volta di solito il
potere di sciogliere le camere o di chiedere lo scioglimento al Capo dello Stato. Normalmente tale forma di governo poggia su
un'organizzazione del consenso popolare determinato dall'esistenza dei partiti da cui si formano le maggioranze parlamentari che
sostengono l'esecutivo. In tal modo, in tutti i modelli dove prevale indeciso bipartitismo o dove un solo partito ottiene la maggioranza
assoluta dei seggi parlamentari, i governi appaiono tendenzialmente dotati di stabilità e di una notevole autonomia che ne caratterizza
l’azione.
In Inghilterra ad esempio questa forma di governo parlamentare è condizionata dal bipartitismo e da ruolo centrale È predominante
del primo ministro, esiste però all'interno delle democrazie parlamentari europee anche una forma che si affianca a questa: il governo
di coalizione, il cui schema multipartitico è determinato in parte anche da sistemi elettorali proporzionali misti E favorisce l'emergere
dell'esecutivo all'interno di una coalizione parlamentare più frammentata che rende potenzialmente molto più incerta la sua duratura e
meno incisiva l’azione del governo.

Governo semipresidenziale
Il semipresidenzialismo è quella forma di governo che prevede l'elezione popolare del presidente della Repubblica con specifiche
competenze e prerogative legate all'esercizio del potere esecutivo da esso promana. Al presidente si affianca il Primo Ministro, al
quale spetta il compito di coordinare l'azione di governo sulla base della maggioranza parlamentare.
Il modello per eccellenza è rappresentato dalla VRepubblica francese adottato fin dal 1958.
Maurice Duverger ha sintetizzato le caratteristiche dei governi semipresidenziali in tre punti:
1. Il presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini
2. Il presidente ha ampi poteri
3. Bilanciano la forza politica e il dominio sull’esecutivo del presidente il primo ministro e gli altri memebri del governo che allora
volta dipendono da un rapporto fiduciario con il Parlamento.
Tale assetto dà luogo a un esecutivo duale poiché tale potere è condiviso tanto dal presidente quanto dal Primo Ministro; In tal modo
il presidente, la quelle si che proprio male, Non dipende dal Parlamento ma non può governare direttamente.
Primo ministro E gabinetto sono nominati dal presidente ma legati da un rapporto fiduciario con il Parlamento.
Il modello semipresidenziale quindi oscilla costantemente tra Presidente e Primo ministro, di conseguenza È possibile che entrambi
siano sostenuti da una stessa maggioranza oppure si formi divisione, dunque è necessario ricorrere alla coabitazione … in questo caso
l'azione del governo È soggetta a maggiori impedimenti che ne deduco dell'efficacia e lo predispongono a una maggiore instabilità.

Governo presidenziale
La forma di governo presidenziale si costituisce sulla base di un organo esecutivo il cui titolare è un solo individuo che congiunge in sè
le funzioni tipiche del capo dello Stato ho presidente E quelle del capo di governo ho Primo Ministro, come si aggiunge l'assenza di un
rapporto fiduciario con il potere legislativo.
Il prototipo di tale sistema rappresentato dal governo presidenziale degli Stati Uniti d'America. Il presidente in questo caso è eletto a
suffragio universale dei cittadini attraverso il meccanismo dei grandi elettori; la sua carica la durata di quattro anni e può essere rieletto
solo per un altro mandato. E’ il capo dell’esecutivo, detto administration , a ministri e segretari dei vari dipartimenti, rappresenta
l'unione nelle relazioni internazionali, stipula trattati con gli altri paesi e, di fatto, Assumere l'iniziativa legislativa per ciò che concerne
gli aspetti più importanti della vita politica a livello federale. Tale modello è soggetto il principe del ceck and balance per cui tutti i
poteri (esecutivo, legislativo il giudiziario) sono indotti a coordinarsi e controllarsi vicendevolmente.
In ultimo, il congresso è responsabile di giudicare il presidente nel caso di tradimento, corruzione, gravi crimini, tale sistema realizza
pienamente la dottrina della separazione dei poteri e attraverso il sistema del “check and balance” argina ogni possibile deriva
autoritaria. Moltissime critiche centrate sull'idea che tale sistema dipende eccessivamente dalla capacità di selezionare dei leader
capaci e autorevoli, in realtà appare viziata da un pregiudizio parlamentaristico, secondo cui questi ultimi sistemi dovrebbero maggiori
garanzie di buon governo attraverso procedure decisionali di tipo collegiale… in realtà il sistema presidenziale garantisce sempre e
comunque la governabilità e anche nel caso in cui si abbiano presidenti mediocri È sempre possibile da parte dello staff di cui essi si
circondano orientare il giudizio dell’azione.
Governo direttoriale
Tale forma di governo praticato dalla confederazione elvetica e consiste in un governo federale detto consiglio federale non se lo
stabile dell'assemblea per legge È composto da sette membri eletti dal Parlamento. Il presidente del consiglio È assoggettata al
sistema di rotazione periodica.

CONSENSO
La parola consenso deriva dal latino consensus che significa concordare, essere d'accordo. Nel pensiero politico si traduce
nell'appoggio volontaristico una determinata linea politica ho terminato governo. Il consenso al suo posto speculare nel dissenso.
Il consenso alla formazione di porsi come il fondamento di un retto governo e di un retto agire finanziamenti comuni.
Il principio della maggioranza, come datrice di consenso fu ampiamente accettato a Roma che gli diede una compiuta forma giuridica,
senza preoccuparsi minimamente di quelli che si potrebbero definire i diritti di coloro che dissentono… questa pubblicità tra
maggioranza e totalità caratterizza l'intera storia della Chiesa: acclamazione come espressione del consenso era una pratica altamente
diffusa anche nelle assemblee decisionali. In tutto il medioevo il principe di maggioranza, indipendentemente da ogni indice di tipo
morale, divenne il modello manifestazione del consenso.
Nel Rinascimento tale visione non mutò, ma in epoca giusnaturalistica Veneto rizzato che il contratto e quali stava alla base dell'uscita
dell'uomo dallo stato di natura e dell'edificazione della società e dello stato, non poteva essere fondato su un consenso ottenuto a
maggioranza, ma doveva essere unanime.
Anche Hobbes riteneva che modello maggioritario nella produzione del consenso avessi un importante valore empirico, lo stesso
ritenne Rousseau; questa posizione però si discosto e romantico Fichte il quale attraversò il consenso maggioritario in nome
dell’unanimità lasciando ai pochi che dissentono la possibilità di adeguarsi o di andarsene.
Anche per Kant, il consenso che si esprime nella volontà legislativa dev'essere unanime a meno che l'accordo di tutti non rechi danno
qualcuno; dopo la Rivoluzione Francese, il consenso assunse come proprio fondamento il principio maggioritario.
A differenza di ciò che accadde in Francia, all’epoca della Rivoluzione Americana, il filosofo e fiurista Calhoun si schierò in posizione
contraria allo schema magioritario, la maggioranza era in posizione contrapposta a quella che lui chiamò “concurrent majority” ossia
l’acordo tra tutti i gruppi portatori di interesse all’interno della nazione e dotati di diritto di veto. Con l'affermarsi del parlamentarismo
ottocentesco e in seguito novecentesco, prevalse maniera indiscutibile, il consenso inteso secondo il principio maggioritario che
permetteva anche le opposizioni diventare a loro volta maggioranza… tuttavia questo modello mutò radicalmente con la comparsa
dell'opinione pubblica e successivamente delle grandi masse —> il numero di coloro ai quali era richiesto consenso aumento
esponenzialmente. Il dissenso fu quindi finalmente considerato, incoraggiando una politica fondata su coalizioni sempre più ampie
all'interno delle quali i dissenzienti possono ottenere un loro spazio di espressione e di proposta.
Attualmente le decisioni politiche, è convinzione che debbano essere il frutto di un consenso che tenga conto anche delle obiezioni
coloro che mi sento; va da sè che lo sviluppo della tecnologia dell'informatizzazione hanno consentito e consentono di indirizzare a
tutta popolazione notizie informazioni per ottenere un consenso sempre più allargato e per limitare il più possibile il dissenso.

Secondo la metodologia liberale moderna, per acquisire consenso sono indispensabili i seguenti punti
1. Diretto coinvolgimento nel processo decisionale tutti coloro a cui è rivolto
2. Sforzo di tutti partecipanti al processo decisionale è per venire a decisione corretta
3. La convenzione che un vero processo per costituire consenso debba garantire giusta informazione e parità delle opzioni decisionali
4. La ricerca di posizioni comuni basate sulla pratica dell'inclusione piuttosto che su quella dell’esclusione
È evidente come ci si adoperi per riuscire ad ottenere sempre più consensi anche a costo di scendere a compromessi… È infatti
impossibile che si raggiunga sempre l'unanimità.
Il consenso in generale individua delle credenze diffuse che si dispongono su tre livelli fondamentali di Interpretazione: ideologia,
immaginario collettivo, esistenza empirica.
Per ciò che concerne il consenso in senso politico, l'ideologia, l’immaginario e l’orizzonte fatturale, intervengono a loro volta su diversi
livelli: uno relativo all'insieme di regole che presidiano e organizzano il funzionamento del sistema in senso generale e l’altro invece
relativo all'acquisizione dell'adesione a determinati fini fissati di volta in volta tra cui la lotta per l'acquisizione del consenso da parte
the leader E partiti politici.
Un ultimo aspetto piuttosto rilevante nei processi del costruire il consenso l'uso deliberato delle tecniche di manipolazione che stanno
pericolosamente mettendo in discussione l'essenza stessa della democrazia.
Tale rischio grazie al Web appena diventare una pericolosa costante da cui la liberal- democrazia deve guardarsi e porre delle serie
limitazioni evitare di trasformarsi in un regime autoritario —> una sorta di tirannide nella rete. Tale problema sta emergendo
drammaticamente nella società occidentale globalizzata per un'esposizione di narrazioni di ogni sorta provenienti dal Web E non
mediante il sapere gli esperti nei vari settori, come accade invece per il media tradizionali, ciao come conseguenza il fatto che
ciascuno si sente in diritto di formare una propria verità soggettiva e indiscutibile su ogni questione.
Pertanto, una grande opera di educazione collettiva alla corretta gestione delle informazioni un'attenta separazione dei linguaggi che
individuano per ogni area disciplinare precise spiegazioni, si rende di fatto sempre più necessaria e urgente all'interno dei sistemi
politici occidentali.

Potere organizzato
È necessario focalizzare la propria attenzione Sulla natura del potere in senso politico che può essere definito come una forma
specifica di relazione tra gli uomini. Il potere è ineliminabile poiché garantisce la sussistenza dell'orizzonte politico necessario alla
sopravvivenza della specie umano video soggetto autocosciente.
Quest'associazione svilupparsi delle tecniche a te la sopravvivenza implica necessariamente estroversi di rapporti simmetrici e cioè
l'origine di una forma embrionale di potere.
Il potere necessità sempre e comunque di una legittimazione che deve avere un carattere narrativo che a sua volta può essere di
ordine mitico,utopico,ideologico.
In altri termini, se il potere è coessenziale alla natura umana, la sua stabilità in quanto forma costituita non lo è altrettanto. Il potere
infatti presuppone sempre un certo consenso diffuso una decisione qualche sistema di valori che regole rapporto tra gli individui per
rendere legittima l’asimmetria che necessariamente si determina tre governanti e governati. A tale scopo ogni potere costituito, Deve
necessariamente adottare ma dimensione autoritativa qualche forma narrativa che possa permettere la sua stessa stabilità.
Qualsiasi forma di potere organizzato, senza legittimità e consenso, è destinata soccombere rapidamente alla forza numerica delle
masse che pretende di governare con il solo uso della forza della legge.

Il termine regime liberaldemocratico individua un assetto politico fondato sull'ideologia liberaldemocratica che prevede l'istituzione
pluralistica con lo scopo di favorire dialogo, dibattito pubblico, competizione nonviolenta tra gruppi sociali per il controllo del
Parlamento del governo E anche per la costituzione di una classe politica eterogenea e potenzialmente mutevole.
Tali regimi si basano sull’idea di sovranità popolare per cui potere appartiene al popolo che la esercita attraverso propri rappresentanti.
Il regime ha le seguenti caratteristiche
1. Si vota periodicamente attraverso il suffragio maschile e femminile
2. Vigono libertà d'espressione opinione e pensiero
3. Vige il diritto alla proprietà privata
4. Le elezioni sono libere e vedono la competizione tra i vari partiti e gruppi
5. Esiste la libertà di associazione che determina l’esistenza di partiti, movimenti, organizzazioni sindacali.
6. Esiste il pluralismo delle fonti informative
7. I poteri sono separati: legislativo,esecutivo,giudiziario.
8. Esistono istituzioni che garantiscono che i poteri siano bilanciati e coerenti al voto dei cittadini
9. Può essere esercitata la democrazia diretta con la pratica refrattaria

I regimi autoritari configuro generalmente un assetto politico contrasta nettamente con l'ideologia liberaldemocratica con i suoi
principi di importanti come la separazione dei poteri, il pluralismo politico, la libertà individuale il fatto che si indicano libere elezioni
da cui dipende direttamente o indirettamente la formazione dell’esecutivo. Tali regimi di solito sono condizionati dall'esercizio del
potere, entro i limiti non ben definiti, da parte di un leader o di un ristretto gruppo dove tendenzialmente l'esecutivo e il legislativo si
sovrappongono e confondono. Vi si possono annoverare le città stato dell'antica Grecia, l'antica Repubblica romana, gli imperi, le
monarchie assolute eccetera.
Le caratteristiche salienti dei regimi autoritari riguardano
1. Un pluralismo molto lontano in cui vari attori istituzionali godono di scarsa autonomia per il culto pubblico E sono controllati dal
potere politico in modo impositivo
2. Non non vi sono libere elezioni e se si ricorre ad essere vengono orientate da chi detiene il potere
3. Vi è la presenza di credenze singoli e narrazioni con un'impronta collettivistica e comunità eristica a cui ciascuno deve aderire
4. Uno scarso livello di autonomia nella partecipazione alla vita pubblica e politica delle regine reprime la possibilità di manifestazioni
spontanee
5. Si tende a personalizzare il potere con la figura di un leader carismatico
6. Una scarsa attenzione ai diritti umani più elementari ossia vita, libertà, proprietà
Tre regimi autoritari moderni si possono annoverare il regime fascista, I regimi di base teocratica, regimi nazionalisti, regime comunisti
di vario genere.

I regimi totalitari sono quei regimi che esasperano le caratteristiche tipiche di ogni autoritarismo, cui aggiungono alcuni elementi
peculiari al tentativo di allentare ogni legame sociale individuale con lo scopo di risolvere l'intera esistenza di ciascuno all'interno di
una dimensione pubblica, controllata in senso ideologico, cui è estranea la separazione tra pubblico e privato.
Le caratteristiche peculiari sono
1. Presenza di un partito unico di massa alla cui guida vi è un leader considerato infallibile
2. Sovrapposizione del partito con il sistema politico di riferimento
3. Presenza di immigrati a forte assoluta con una visione del mondo univoca indiscutibile
4. Ricorso massiccio alla mobilitazione di massa con adunate e manifestazioni
5. Completo monopolio dei sistemi di informazione comunicazione da parte del partito unico e del suo leader
6. Assenza di limiti di qualsiasi tipo posti al potere esercitato dal leader
Gli esempi storicamente più importanti di tali regimi sono nella Germania nazista con Hitler e l’URSS all'epoca di Stalin.

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