La lunga e travagliata storia dei diritti umani comincia con l’idea di libertà e si afferma con l’idea di
uguaglianza. La rivendicazione della libertà trova antecedenti in un passato lontano, il riferimento più
tradizionale lo si trova nella storia inglese, nella Magna Charta Libertatum del 1215, che enuncia il principio
dell’habeas corpus, e che troverà nel ‘600 il suo sviluppo con l’Habeas Corpus Act e con il Bill of Rights,
frutto di lotte civili, fino a giungere alla Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America del 4 luglio
17761, con la quale i diritti umani vengono affermati come universali, cioè spettanti ad ogni uomo. Le lotte
per la tutela della libertà hanno conosciuto varie fasi, la prima fase definita della libertà negativa, ossia
quella rivendicata dalla nascente borghesia non più disposta a tollerare i privilegi, ancora di natura feudale.
Il manifesto di tale movimento è la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino approvata
dall’Assemblea nazionale francese il 26 agosto 1789 2. La seconda fase definita della libertà positiva, in
quanto caratterizzata dal concorso attivo nelle pratiche della democrazia, una vera e propria cittadinanza
attiva. La terza fase definita delle libertà sociali, ovvero l’esplodere della cosiddetta questione sociale, con
la quale i diritti del lavoratore nascono come rivendicazione di classe per l’emancipazione e la liberazione
dallo sfruttamento. Infine la quarta fase definita dello Stato Sociale, ossia la scoperta e la tutela di ulteriori
diritti che tendono a liberare l’uomo dalla miseria e dall’insicurezza sociale. La seconda guerra mondiale
scatenata dal nazismo, sostenuto dal fascismo, travolge l’intera Europa e sconvolge il mondo, proprio a
seguito di ciò ha luogo una silenziosa ma profonda rivoluzione dei diritti umani. Il peso degli orrori della
guerra, la scoperta delle dimensioni dell’olocausto e insieme la speranza di poter costruire un diverso
futuro producono un grande cambiamento nella concezione del diritto, che trasforma progressivamente la
cultura giuridica e le stesse istituzioni internazionali. I diritti fondamentali riconosciuti negli ordinamenti
costituzionali delle moderne democrazie inglobano generalmente i diritti umani, ne ampliano il catalogo e
prevedono ulteriori diritti inviolabili, che spettano soltanto a coloro che sono soggetti a quell’ ordinamento,
i cittadini. La libertà deve essere intesa come l’assoluta possibilità di determinarsi indipendentemente da
qualsiasi movente di carattere empirico, sensibile, materiale. La libertà si riferisce alla volontà che ha per
oggetto la legge morale che è il fondamento dell’agire pratico, ciò che lo rende intellegibile come un tutto
coerente e sistematico e funge da premessa delle considerazioni che attengono al comportamento
dell’individuo volto a conseguire la felicità. Distingue il bene morale dalla felicità e il primo deve avere
l’assoluto primato sulla seconda. La felicità è il godimento durevole delle vere gioie della vita.
Nell’ordinamento costituzionale italiano la libertà rappresenta il primo dei diritti espressamente connotati
dal carattere dell’inviolabilità e si inserisce nell’alveo dei “diritti dell’uomo” che costituiscono i valori
fondamentali della personalità umana e quindi condizioni indispensabili per la democrazia (Art 2). La carta
costituzionale riconosce vari tipi di libertà, la libertà personale, sancita dall’art. 13 che dispone la tutela
della libertà personale dell’individuo contro ogni costrizione o limitazione fisica, insomma, le guarentigie
supreme dell’habeas corpus che sono una delle pietre angolari della convivenza civile in un regime
democratico. Oltre alla libertà personale altri diritti inviolabili, costituzionalmente garantiti, sono la libertà
del domicilio, sancita dall’art 14, che definisce la libertà di domicilio strettamente connessa alla libertà
personale; il diritto alla riservatezza delle comunicazioni, sancito dall’art 15, tale diritto può definirsi come
parte necessaria di quello spazio vitale che circonda l’individui e senza la quale questi non può esistere e
svilupparsi in armonia con i postulati della dignità umana. La libertà di circolazione, disciplinata dall’art. 16
che dispone la libertà dell’individuo di circolare liberamente, salvo limitazioni per ragioni di sicurezza o
sanità pubblica, cosa che purtroppo viviamo in questo periodo. La libertà di riunione, disciplinata dall’art.
17 che definisce tale principio come uno degli strumenti necessari per la soddisfazione di quell’interesse
1
“Consideriamo verità evidenti in se stesse che tutti gli uomini sono creati uguali: che sono dotati dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili;
che tra questi diritti vi sono la vita, la libertà ed il perseguimento della felicità”.
2
“Gli uomini nascono e restano liberi e uguali nei loro diritti” (…) “lo scopo di ogni società politica è la conservazione dei diritti naturali e
imprescrittibili di ogni uomo”.
fondamentale dell’uomo vivente in società, di scambiare con gli altri le proprie conoscenze, opinioni e
convinzioni. La libertà di associazione, disciplinata dall’art. 18, va intesa come diritto inviolabile quale
“libertà sociale dei cittadini”. La libertà religiosa, disciplinata dall’art. 19, tale diritto, sotto il profilo
giuridico costituzionale, rappresenta un aspetto della dignità della persona umana riconosciuta e dichiarata
inviolabile. La libertà di manifestazione del pensiero, disciplinata dall’art. 21, garantisce ad ogni individuo
la libertà di manifestare il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, rispettando alcuni limiti (buon
costume – ordine pubblico, rispetto delle leggi). Vi sono poi alcuni diritti che concorrono con le libertà
fondamentali, quali: il diritto alla tutela giurisdizionale e il diritto alla difesa, disciplinati dall’art. 24, il
diritto alla salute, disciplinato dall’art. 32.