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MICHELE SORICE
Sociologia Della Comunicazione
Università degli Studi di Bergamo
26 pag.
CAPITOLO 1: LE DEMOCRAZIE
Non esiste una definizione univoca di democrazia. Una prima definizione è quella che connette la
democrazia al ruolo dei cittadini che svolgono una funzione legittimante e solo attraverso di essi e
per essi, infatti, la democrazia trova possibilità di espressione e realizzazione.
La democrazia è potere dal popolo, del popolo e per il popolo: esso deriva dal popolo, appartiene
al popolo e deve essere usato per il popolo. Il potere dei governanti deriva dunque dall’investitura
popolare.
La variabile rappresentata dalla funzione dei governi e dei governanti introduce un elemento
normativo, la capacità della democrazia risiederebbe nella “capacità dei governi a soddisfare, in
misura continuativa, le preferenze dei cittadini, in un quadro di eguaglianza politica” (nota di Dahl).
Morlino (politico italiano del 1900) si chiedeva come fosse possibile fornire risposte ai bisogni
dei cittadini. Dahl (scrittore britannico del 1900) si affida a una definizione procedurale, in cui cioè
la garanzia di congruenza è affidata a procedure stabili e certificate, capaci di permettere ai cittadini
di dare voce alle proprie preferenze (continua capacità di risposta del governo alle preferenze dei
suoi cittadini). Un regime democratico è un regime in cui chiunque può:
• formulare liberamente le proprie preferenze
• essere libero di presentare agli altri cittadini e al governo le proprie istanze (Richiesta
fatta pervenire a una pubblica autorità, allo scopo di provocarne l'intervento o
l'interessamento nei limiti e nei modi prescritti dalla legge).
• vedere riconosciuto il diritto affinchè le proprie proposte abbiano lo stesso peso
sull’esecutivo, senza che vi siano discriminazioni.
Ma affinchè queste condizioni si realizzino è necessario che siano poste in essere otto garanzie
istituzionali:
• libertà di associazione e organizzazione
• libertà di pensiero ed espressione
• diritto di voto
• diritto di competere per il sostegno elettorale
• fonti alternative di informazioni
• possibilità di essere eletti a pubblici uffici
• elezioni libere e correte
• istituzioni che rendono le politiche governative dipendenti dal voto.
Possiamo definire un regime come democratico quando esso è caratterizzato dal almeno quattro
variabili:
• suffragio universale maschile e femminile
• elezioni libere, competitive, ricorrenti, corrette
• pluralità di partiti
• diverse e alternative fonti di informazione.
La definizione minima di democrazia si fonda sulla centralità della forma elettorale come modalità
di selezione della classe politica e dei governanti, non è l’unica forma possibile cmq, ci sono altre
forme di selezione, come per esempio il sorteggio.
La centralità della selezione elettorale costituisce l’elemento dirigente di una definizione di
democrazia che individua proprio nella pratica elettiva il suo dato caratterizzante, esso
rappresenta uno dei cardini della democrazia liberale.
La democrazia liberale è una forma di Stato che si fonda sul principio della separazione dei
poteri: legislativo (parlamento: crea le leggi), esecutivo (governo: applica le leggi) e giudiziario
(magistratura: si giudica un cittadino in base alle leggi – fa rispettare la legge).
Deriva dalla stato liberale (forma di Stato che si pone come obiettivo la tutela delle libertà o diritti
inviolabili dei cittadini, assicurata dalla legge).
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La postdemocrazia non è costituita da una svolta antidemocratica ma, si radica proprio dentro una
cornice formale pienamente democratica: mentre le forme della democrazia rimangono pienamente
in vigore, la politica e i governi cedono progressivamente terreno cadendo in mano alle élite
privilegiate, come accadeva tipicamente prima dell’avvento della fase democratica. Lo
spostamento complessivo dell’azione di government a quella di governance tende a svuotare di
senso il ruolo dei parlamenti, a enfatizzare il valore della leadership esecutiva e a provocare una
caduta di centralità del valore dell’eguaglianza.
Colin Crouch individua diversi snodi importanti della delineazione del concetto di postdemocrazia.
Il primo risiede nella relazione fra liberalismo e democrazia, Courch (sociologo e politico
britannico) individua qui un primo cortocircuito: la tendenza all’uguaglianza (tipica della
democrazia) e le libere opportunità del liberalismo tendono a entrare in conflitto, spesso a
vantaggio delle seconde sulla prima.
Crouch insiste molto sulle reazioni fra perdita di centralità del welfare state e ruolo dei partiti,
questo è il secondo snodo.( Lo stato sociale (anche detto dall'inglese welfare state) è una
caratteristica dei moderni stati di diritto che si fonda sul principio di uguaglianza.)
I partiti hanno perduto la loro base di militanza (partecipazione diretta all’attività) a favore di una
crescente professionalizzazione della politica, quest’ultima richiede sempre più denaro (che può
essere assicurato solo con ricorso a capitali privati).
Terzo snodo: l’azienda diventa il modello istituzionale per eccellenza (processo di privatizzazione)
Il quarto snodo riguarda quella che Crouch chiama commercializzazione della cittadinanza, il
processo di mercificazione (commodification) ha portato dentro la sfera del mercato anche attività
sociali che ne erano tradizionalmente tenute fuori. Col risultato di trasformare il mercato da mezzo
a fine assoluto. Il processo di privatizzazione tende a trasformare le attività delle amministrazioni
secondo logiche acquirente – fornitore, più si ha privatizzazione e applicazione del modello
mercantile per l’erogazione del servizio pubblico più si deve imporre il modello giacobino di
democrazia centralizzata e una cittadinanza senza livelli intermedi di azione politica.
Nuovi approcci neoistituzionalisti e, in particolare, quelli che riconosco alla politica un ruolo
specifico nell’elaborazione di norme e valori con i quali gli individui si identificano. L’identità
collettiva è considerata come presupposto per le utilità individuali e l’ideologia risulta come
collante della solidarietà di gruppo. Approccio identitario. La democrazia presenta problemi di
definizione ma le sue diverse definizioni riguardano l’essenza stessa della democrazia.
DEMOCRAZIA LIBERALE:
la democrazia liberale si appoggia anche sull’estensione dei diritti civili, politici e sociali. I diritti
più importanti sono:
• diritti civili: necessari alla libertà personali del soggetto
• diritti politici: possibilità della partecipazione politica
• diritti sociali: possesso di un sufficiente benessere economico nonché la garanzia a uno
standard minimi di vita, i diritto sociali sono fondamentali per godere anche dei diritti
politici.
Gli studi sui processi di democratizzazione si concentrano sull’estensione sociale dei diritti
politici. Rokkan (sociologo norvegese del 1900) ha elaborato un processo di affermazione dei
diritti politici, “soglie istituzionali” che tutti i movimenti politici-sociali devono superare e che
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Hanna Pitkin gli da una duplice valenza alla parole “rappresentanza”: “parlare a nome di” (standing
for) è una rappresentanza descrittiva e simbolica, “agire per conto di” (acting for) è un
autorizzazione con responsabilità.
Il self interest non rappresenta solo un’istanza personale ma è utilizzabile nelle dinamiche
comunicative. Il self interest può non intaccare la natura eminentemente dialogica della democrazia
deliberativa, a patto ovviamente che esso sia inquadrato in un processo di reason giving, in cui i
diversi soggetti non delegittimano le prospettive degli altri e non procedono a forme di
negativizzazione delle posizioni diverse.
I processi deliberativi qui implicati sono di due tipi. Nel primo, la deliberazione presume l’esistenza
dell’intenzionalità deliberativa e stabilisce una chiara distinzione tra azione comunicativa e azione
strategica. Lo scopo è di raggiungere la comprensione delle diverse posizioni e/o il consenso. Nel
secondo tipo, invece, la deliberazione riguarda tutte le attività che funzionano come influenza
comunicativa in condizioni di conflitto. In questo caso il processo di deliberazione ingloba lo
storytelling e le forme della comunicazione politica che, quindi, può non essere considerata solo
come strumento di propaganda e/o costruzione del consenso. Al contrario, essa può assumere un
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Democrazia rappresentativa una forma di governo nella quale gli aventi diritto al voto eleggono
dei rappresentanti per essere governati (in contrapposizione alla democrazia diretta).
Democrazia deliberativa una forma di governo democratica, nella quale la volontà del
popolo non viene espressa tramite l'elezione di rappresentanti (democrazia rappresentativa),
ma direttamente dal popolo stesso, tramite la cosiddetta deliberazione. La teoria della
democrazia deliberativa dice che, per la soluzione dei problemi di decisione politico-
amministrativa, si devono creare delle assemblee alle quali possa partecipare ogni singolo
cittadino, nelle quali i cittadini vengano informati da esperti riguardo al problema in gioco, e nelle
quali i cittadini possano discutere tra di loro, difendendo le proprie posizioni. La caratteristica
veramente importante è che, almeno nella teoria, la decisione può essere presa solo quando tutti
i partecipanti alle arene trovano un accordo. Dal punto di vista teorico anche solo un dissenso
dovrebbe far continuare la discussione.
Ovviamente nei casi reali non ci si può permettere, per problemi di tempo, di aspettare una
soluzione che sia condivisa da tutti, a meno che non si tratti di assemblee con pochissimi
partecipanti. Si trovano quindi delle soluzioni pratiche approssimate. Esistono comunque dei
paesi, specialmente in Sudamerica, dove questo tipo di democrazia viene regolarmente
utilizzata per la gestione delle amministrazioni locali.
Democrazia liberale forma di Stato che si fonda sul principio della separazione dei poteri:
legislativo, esecutivo e giudiziario.
Repubblica parlamentare (italiana) gli elettori italiani votano i rappresentanti del parlamento che
riuniti in seduta comune eleggono il presidente della repubblica.
Il capo del governo viene nominato dal presidente della repubblica.
Le elezioni parlamentari avvengono ogni 5 anni, mentre il presidente della repubblica ogni 7.
Repubblica presidenziale (americana) gli Stati uniti gli elettori eleggono direttamente il
presidente della repubblica, il quale diventa sia capo di stato che di governo.
in questo paese si vota ogni 4 anni.
Repubblica semi-presidenziale (francese) gli elettori francesi eleggono sia il presidente della
repubblica sia il parlamento. il presidente non è capo del governo, ma nomina un altro.
si vota ogni 5 anni
Repubblica federale Unione di stati che sono autonomi che devono sottostare a delle leggi prese
democraticamente. (Modello federale di Australia, Canada e India)
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Monarchia forma di governo in cui la carica di capo di Stato è esercitata da una sola persona. Può
succedersi per dinastia oppure per elezioni.
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