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DIRITTO COSTITUZIONALE:

Testi: privilegiato-diritto pubblico di franco modugno. NO cap.7; 8; 9; 11.


Diritto pubblico e costituzionale sono raggruppati perché strettamente collegati. Nell’ambito del
diritto pubblico entrano tutte quelle relazioni tra i pubblici poteri e privati cittadini, in quello
costituzionale avremo lo studio degli organi che ci amministrano. Tuttavia non tutto il diritto
pubblico non si trova nella costituzione, ne prenderemo in considerazione una buona parte.
I parte del corso
La costituzione è un atto normativo che è rigido, anche se si può modificare a seconda delle attuali
problematiche. Questa è un atto storico, deriva da ciò che ci è capitato durante il corso della
storia, ne è il risultato. È costituita da enunciati che sono soggetti di interpretazione. In questo
diritto sono importanti le prassi degli organi pubblici, in quanto le fondamenta sono contenute
nella costituzione. La forma di stato: l’idea di stato è molto recente, si collega in senso strettissimo
alla costituzione; le persone si organizzano in comunità distinte, ognuna di queste costituisce uno
stato con delle proprie norme, sopra l’insieme di queste comunità statuali vi è la costituzione.
All’interno delle organizzazioni statuali, abbiamo storicamente avuto diverse forme di stato e
governo (f. di stato, si sono organizzati in forma verticale, organizzazione tra cittadini e pubblici
poteri. F. di governo, come si relazionano fra loro i pubblici poteri, quando una si evolve, si evolve
anche l’altra).
II parte del corso
Riguarda gli argomenti più classici, gli organi costituzionali, come si comportano e cosa possono
fare, limiti obblighi ecc. Parlamento, governo, presidente della repubblica. Tutte le fonti del diritto.
III parte del corso
Diritti sanciti nella costituzione.
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Il diritto è un’ esigenza sociale ed è una maniera per risolvere il conflitto senza l’uso della forza. Le
persone generano di comune accordo delle regole, per non ricorrere alla forza per relazionarsi tra
loro. Le prime forme di diritto nascono dagli usi, che diventano consuetudini, che implicano la
condizione soggettiva di essere soggetti ad una regola, si è vincolati giuridicamente. Questa forma
di diritto non può ovviamente regolare rapporti complessi. Più le relazioni sociali si intensificano e
più le società si allargano, più c’è bisogno di regole che arrivano dall’alto, da un’autorità, a
regolare il basso. Ci sono due modi in cui si è evoluta la relazione giuridica dall’alto ai cittadini: una
è quella delle codificazioni: a un certo punto per creare ordine nelle consuetudini, si viene a creare
un diritto scritto, con codici scritti che si evolvono nel tempo, sistematicamente. Negli altri
ordinamenti, nei sistemi di common law, si afferma la decisione giudiziale che regola i rapporti tra
cittadini, qua il giudice non ha la base di diritto positivo, è lui stesso a giudicare la prassi
consuetudinaria. Quando egli individua il fatto e la giudica, la pone nella sentenza e questa diventa
regola, vincolante per gli altri giudici in futuro. Pian piano questi fatti diventano poi diritto tramite
la risoluzione di casi concreti.
Potere carismatico
Inizialmente il potere sovrano di legittimazione viene riconosciuto a un soggetto con delle
particolari qualità che ha sul piano autoritario e sulla capacità di governare. Non vi è uno scambio
tra sudditi e potere pubblico, dove i sudditi subiscono le regole e non partecipano, non hanno
possibilità di incidere in questo meccanismo. Questa maniera è stata di gran lunga dominante in
tutta la storia del mondo, solo a partire dalle rivoluzioni americana e francese abbiamo avuto un
sovvertimento del sistema. Tuttavia è ancora presente in alcune arie geografiche.
Potere tradizionale

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Relazione univoca dall’alto verso il basso, c’è il sovrano che viene legittimato in virtù di una
tradizione. Il potere passa da una parte all’altra in maniera tradizionale per eredità ad esempio.
Può anche essere fondato su una relazione che al capo di una comunità legato a qualcosa di
importante o soprannaturali, viene affidata così la legittimazione. Le persone si sentono vincolate
da costui e quindi anche questa legittimazione ha effetto.
Potere razionale
Il tipo di potere nella nostra area geografica, è razionale, perché abbiamo una serie di regole che
non riguardano solo i consociati, ma riguardano anche i poteri pubblici. Questi sono tali perché
esistono delle regole che riguardano anche loro, e quindi sono razionalmente portati al potere che
viene riconosciuto solo se fatto in maniera procedurale, seguendo le regole comuni che ci siamo
dati. Le regole che sono nate sono regole di condotta pubbliche, una serie di norme che limitano il
potere e che riconoscono i poteri legittimi. Potere razionale è intrinsecamente limitato, è infatti
anche regolato dal basso, che ha riconosciuto prima che salissero, quei determinati poteri e gli ha
permesso di legittimare.
I parlamenti all’inizio della loro storia erano degli organi all’interno dei quali sedevano oltre
all’aristocrazia, vari rappresentanti di diversi ceti e classi, che erano lì per iniziare a condividere la
realizzazione delle regole. Per la prima volta si limita il potere del sovrano. Il re però ha sempre
l’ultima parola, quella decisiva. Questo avviene prima in Inghilterra, dove pian piano il parlamento
ha preso potere e il sovrano ha avuto solo una funzione rappresentativa, poi dopo in Francia.
La rivoluzione francese è importante poiché ha portato a una serie di passaggi: 1. Il parlamento
diventa l’unico soggetto di sovranità (l’unico che può fare le regole per i consociati) 2. Si vengono a
creare delle persone che non sono più rappresentanti di casta, di ceti sociali o di interessi specifici,
sono rappresentanti di tutti, della NAZIONE. 3. I governi poi vengono assoggettati al parlamento,
viene messo sotto. Prima ancora affiancavano i sovrani nelle loro decisioni, con la rivoluzione
finiscono sotto e diventano fonti secondarie.
Il ceto borghese e l’economia necessitano nuove riforme, più veloci fluide e sicure, meno lente.
Con l’industria i tempi iniziano ad essere molto più veloci, gli scambi commerciali cambiano e
quindi cambiano le esigenze del diritto: le regole giuridiche devono essere certe, poiché c’è
bisogno di un diritto sicuro sul quale si può fondare l’attività economica. Emerge una domanda di
certezza del diritto. alle regole giuridiche si ascrive oggi una nuova funzione: quella di assicurare la
velocità e la certezza del diritto. La codificazione diventa l’unica vera forma di fonte certe di diritto,
le consuetudini non possono più essere delle buone fonti di diritto perché troppo lente. I nuovi
ordinamenti giuridici si strutturano su livelli, mettendo la fonte di consuetudine alla fine della scala
gerarchica. C’è una nuova organizzazione delle fonti, legge 1, fonti del governo 2, infondo le
consuetudini 3, subordinate. Si vengono così a strutturare altri meccanismi e atti legislativi più
sistematici e imponenti.
Le costituzioni in un primo passaggio non erano una fonte sovraordinata alla legge poiché il
principio di base era quello per cui il parlamento è sovrano, poi il parlamento fa e disfa le regole
come vuole. Ogni popolo con il suo parlamento si da tutte le sue regole nel corso del tempo e
diacronicamente. Tutto poteva essere cambiato. Il parlamento tuttavia non può avere potere
illimitato, perché chi se ne impossessa può fare poi ciò che vuole, di conseguenza la costituzione
ha avuto una vocazione a durare nel tempo, identificano gli ordinamenti e pongono limiti a tutti i
poteri, incluso il parlamento e tutto il diritto sovrano.

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Un ordinamento giuridico è un insieme di norme ordinate, strutturate e ben organizzate. Questo
ha sia un ordine interno, sia uno esterno. Fra tanti ordinamenti giuridici possibili, abbiamo uno in
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particolare, che nel corso del tempo ha assunto una forma predominante, quello dello stato. Un
ordinamento giuridico statale è caratterizzato da: territorio, popolo e sovranità, che coesistono
insieme. Dal momento che questi tre elementi sono strettamente connessi, al cambiare di uno,
cambiano anche gli altri. La sovranità è un’espressione di potere sia verso l’esterno, che verso
l’interno. È un potere esclusivo e pieno.
Un altro elemento che compone lo stato è il popolo, è l’insieme di persone, circoscritte in un
determinato territorio, che sono soggette alle norme dell’ordinamento giuridico. Dal punto di vista
storico, l’insieme delle persone che si riunivano, costituivano un insieme abbastanza statico, le
migrazioni erano molto limitate. Infatti il concetto di popolo nasce come “chi fa parte del
territorio”. Oggi la situazione è chiaramente diversa, infatti il popolo è costituito l’insieme dei
cittadini dello stato (che hanno cittadinanza). Le norme sulla cittadinanza devono rispettare alcuni
criteri, che rendono le norme di essere neutrali. (La cittadinanza nasce nell’antica Grecia, dove per
prendere le decisioni nell’agorà venivano messi insieme tutti i cittadini interessati a migliorare la
propria comunità.) Gli ordinamenti giuridici devono cercare di individuare quelle persone che
hanno questo stesso “idem sentire”, coloro che abbiano comune interesse per il proprio territorio.
Ci sono due criteri per acquisire la cittadinanza: ius sanguinis, diventare cittadino per diritto di
sangue (nasco da due genitori italiani); ius soli, diventare cittadino per diritto di suolo (nasco sul
territorio italiano). Gli stati possono scegliere quale criterio utilizzare in base alla loro cultura e
storia. Questi due criteri formali sono importanti poiché vanno ad identificare chi e in base a che
cosa possa o meno far parte dello stato. Abbiamo poi il concetto di cittadinanza sostanziale: un
cittadino è colui che è soggetto a tutte le garanzie e a tutti i doveri imposti dallo stato. Oggi essere
cittadino significa cercare di capire quali sono quelle specifiche relazioni giuridiche che sono
collegati alla cittadinanza. Nella costituzione vengono tutelati gli italiani all’estero. Art.10 esplica
come devono essere trattati e quali diritti hanno gli stranieri in Italia. Art.2 nessuno può essere
privato della cittadinanza. La repubblica riconosce i diritti fondamentali dell’uomo. Art.16 ogni
cittadino può circolare liberamente sul territorio, gli stranieri no perché. Art.17 I cittadini inoltre
hanno il diritto di associarsi. Art.48 sono elettori tutti i cittadini e così via tutti gli articoli che fanno
capo ai rapporti politici. A tutte questi diritti gli stranieri sono esenti poiché non si ammette un loro
possibile interesse a contribuire allo stato italiano (anche se ciò sta cambiando ultimamente).
La cittadinanza è costituita da un criterio formale (come si acquisisce), e da un sostanziale
(riconoscimento della cittadinanza solo ai cittadini e non agli stranieri, diritti esclusivi per i
cittadini). Chi nasce da genitori sconosciuti non ha cittadinanza, non ha politica alla nascita. Per
questa situazione lo stato cerca di prevenire ciò, avendo aderito alla convenzione di New York. In
questo caso si acquista la cittadinanza iure sole, ovvero quella del luogo dove si nasce.
Lo ius solo è applicato in pochi casi, a volte c’è un conflitto giuridico per la trasmissione della
cittadinanza, infatti l’ordinamento italiano attribuisce cittadinanza al nascituro che nasce sul
territorio italiano da genitori stranieri. ABOLIDIA: mancanza di cittadinanza: ad esempio il caso in
cui alcuni ordinamenti la cittadinanza viene trasmessa solo dal padre, infatti può succedere che un
bambino nato da una donna di quei paesi, se con padre che non lo riconosce o straniero, il
bambino non acquista la cittadinanza italiana. Altro caso sono gli ordinamenti che escludono le
persone che hanno cittadinanza di uno stato particolare per via di motivi religiosi.
La cittadinanza italiana si può ottenere anche per beneficio di legge, ovvero si nasce in Italia da
genitori italiani, si trascorrono 18 anni con residenza stabile. Anche chi si sposa con un cittadino
italiano, fa famiglia, dopo due anni dal matrimonio si può richiedere la cittadinanza italiana. Si
combinano in ogni modo un elemento familiare e un elemento territoriale. La richiesta di
cittadinanza ha un esito, infatti può anche essere negata per ragioni di pubblica sicurezza.
Art.3 principio di uguaglianza, si è creato dopo la rivoluzione francese. Le persone non possono
essere discriminate per via delle loro condizioni o della loro provenienza. Il nostro principio di
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uguaglianza è diverso dagli altri, speciale. Si divide infatti in due parti, due commi: il primo è
l’uguaglianza formale, la legge deve trattare indifferentemente tutti, uomini e donne. Il secondo,
che tratta l’uguaglianza sostanziale, cosa inventata dalla nostra assemblea costituente, dice che è
compito della repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà dei cittadini. Infatti anche le
situazioni devono essere uguali davanti alla legge.
Art.10 ci dice che la condizione giuridica dello straniero deve avere alcuni diritti, come quello
d’asilo, nel paese italiano.
Dalla sentenza in cui la corte costituzionale ha detto che l’articolo 3 non deve essere letto da solo,
ma nel combinato disposto con l’art.2 e art.10, e ha detto anche che il principio di uguaglianza
rinvia alle norme internazionali e deve essere valido per tutti, la visione dello straniero e dei suoi
diritti muta.
La cittadinanza che noi abbiamo è anche europea, questa è una cittadinanza di secondo grado, che
si acquisisce con un solo requisito, basta infatti avere la cittadinanza di uno stato membro. I diritti
che si hanno con questa cittadinanza sono per lo più politici. Poi ci sono delle carte dei diritti
europee, l’ultima e più aggiornata.
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Il territorio è un terreno di confine dello stato che determina dove il potere statale ha efficacia.
Stato con potere accentrato e decentrato.
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Quando nel dopoguerra si sono generati gli stati, ci sono state diverse cesure, importante quella
dopo la seconda guerra mondiale. Dopo questo evento traumatico sotto tutti i punti di vista, con
frantumazione statale, analfabetismo e crisi di ogni tipo, bisognava ricostruire un po’ tutto sul
punto di vista sociale, economico e politico. Si è preso in considerazione il modello dello stato
assoluto, democratico, ma non bastava. Allora dopo la seconda guerra scatta una nuova stagione
che contempla l’avvento delle costituzioni rigide, ovvero che viene istituito un nuovo livello
governativo sopra alla legge e sopra al parlamento, ovvero la costituzione. Dentro di questa
vengono scritte delle regole che non possono essere infrante, insieme a valori e principi che sono
supremi. Poi accade che i nuovi stati non nascono in maniera isolata, ma in un contesto
internazionale in cui vengono fissate delle regole che valgono per tutti gli stati, per garantire che
non ci siano negli state più tendenze autoritarie e assolutistiche. Questa tendenza fa nascere una
sovranità limitata dove gli stati diventano soggetti di obblighi molto forti. Tutti gli organi degli stati
devono garantire il livello standard dei diritti ed obblighi imposti. L’ONU nasce in quegli anni come
reazione alla seconda guerra mondiale, una decisione ONU ha una dignità costituzionale,
fondamento nell’art.11 della nostra costituzione.
Nell’unione europea, le prime comunità che nascono sono la comunità economica CEE, la
comunità europea del carbone e dell’acciaio CECA e l’EURATON (si occupava della gestione
dell’energia atomica e nucleare). Le prime due nascono perché il primo fine era quello economico,
del mercato, col fine di cercare di limitare l’utilizzo sovrano unicamente ad alcuni stati. Ad entrare
sono tutti stati che hanno bisogno di assicurare l’utilizzo comune delle risorse. Quando vengono
istituite queste comunità, uno dei padri fondatori, Shuman, disse che quella creazione del mercato
comune avrebbe dato origine ad una comunità più estesa che avrebbe riguardato anche altri
ambiti. Infatti poi con una serie di trattati si viene a creare l’UE. Questi trattati hanno ampliato le
competenze dell’UE, mercato comune, politica estera comune ecc… uno dei passaggi fondamentali
di questo acquisto progressivo di competenze, è il ruolo degli accordi di Shengen, che sono quelli
che prevedono la libera circolazione negli stati dell’unione europea.
La competizione tra gli ordinamenti giuridici statali riguarda la concorrenza tra questi. Gli
ordinamenti pongono in essere delle condizioni più o meno vantaggiose sul piano di vista
economico, più diritti si inseriscono, più l’economia è svantaggiosa. Lo stato non basta più, per
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tutto ciò che va al di fuori dei suoi confini non riesce a porre regole. Altri fenomeni che vanno oltre
gli ordinamenti statali, internet è un esempio, che è una rete immateriale non riconducibile ad un
luogo. Le norme giuridiche entrano così in concorrenza tra di loro. Quindi piano piano accanto alle
norme statali e sovrannazionali (UE), iniziano ad esserci delle norme globali che devono essere
adempiute dal nostro ordinamento. Tuttavia questi fenomeni sono ancora in via di sviluppo e non
esistono norme che hanno valenza mondiale, ci sono molte situazioni che sfuggono ai principi
della costituzione, ad esempio internet e i social media.
Il fenomeno ambientale si colloca a metà tra la giurisdizione statale e quella internazionale. infatti
è un fenomeno che non può esaurirsi a livello statale, in quanto un evento catastrofico ambientale
in un determinato posto va a riguardare tutti gli stati vicini. Quindi a livello statale ciò può avere
una disciplina specifica e delle norme da rispettare, ma tutto ciò non basta ovviamente.

Le relazioni tra potere e cittadini sono cambiate seguendo un percorso parallelo a quello del
cambiamento del potere statale. Si parte con una prima forma, che è l’ordinamento patrimoniale,
poi lo stato assoluto, per passare allo stato di polizia, e infine lo stato di diritto. abbiamo due
categorizzazioni: a quale cittadino era applicato, spettava, l’ordinamento giuridico; e che diritti gli
spettavano. C’era un ceto sovrano che distribuiva poterei e diritti sulla base di feudi che si
possedevano. Tutto ciò che era sulla terra era del sovrano, l’economia era tutta su base agricola. Il
sovrano può decidere su tutte le cose, ma siccome non può gestirle tutte, dà delle porzioni del suo
territorio tramite contratto a delle persone, i feudatari. I frutti del territorio sono comunque del
feudatario e non sono di chi ci lavora. Coloro che ad esempio riuscivano ad organizzarsi in
un’organizzazione di braccianti, iniziavano a far valere i propri interessi dal basso verso l’altro. Si
vennero a creare così delle corporazioni che chiedevano ad un superiore statale determinati diritti.
C’era una base di ius commune e rapporti di dipendenza che si allontanano sempre più dal potere
centrale. Il sovrano è sciolto da qualunque legame del suo potere, è tutto del sovrano, il sovrano è
lo stato. I destinatari di questo potere sono i sudditi, coloro che subiscono il potere, non possono
fare richieste e devono sottostare all’ordinamento del sovrano.
Nascono poi delle prime carte dei diritti vere e proprie, il sovrano per la prima volta riconosce
l’habeus corpus, il sovrano riconosce delle libertà, quella che attualmente viene chiamata
“personale”. Non era li sovrano ad avere potere sul corpo, ma la persona stessa. È cosi che mano a
mano nascono i poteri, diversi da quello del sovrano, che diventa sempre più autonomo fino a
diventare democrazia. In altri paesi c’è stato bisogno di riforme per arrivare a ciò, non è stato un
processo naturale.
Abbiamo poi lo stato di polizia, che è il passaggio intermedio tra lo stato assoluto e quello dei
diritti.
Il sovrano inizia a predisporre strutture per l’amministrazione comune, per cui inizia a prendersi
cura delle persone che stanno sul territorio, c’è bisogno di un apparato amministrativo che faccia
le cose che servono alla collettività. Lo stato è un terzo intermedio che amministra la cosa comune
nell’interesse del basso, si crea così lo stato burocratico dotato di infrastrutture e di personale e
amministratori. Tutto ciò ha ovviamente un costo, infatti nasce il fisco, cioè un ente dipendente dal
sovrano che raccoglie finanze dalle persone per distribuirle sul territorio. Lo stato diviene quindi
qualcosa di comune; il potere non può essere immaginato nelle mani di una singola persona. Ci
sono dei giudici indipendenti dal potere sovrano, e iniziano ad esserci i primi codici: l’ordinamento
giuridico deve essere chiaro, fungibile e con regole uguali per tutti. Il passaggio finale dopo lo stato
di polizia, è la forma di stato che conosciamo attualmente, lo stato di diritto, dove tutti sono
soggetti al diritto, compreso il sovrano; le regole di diritto disciplinano tutto, tutti e sono chiare. In
una fase iniziale tra costituzione e legge non cambiava nulla, i parlamenti inoltre erano una
monoclasse, dove vi erano solo maschi appartenenti a un certo ceto. Il potere economico quindi si
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separa da quello politico e devono entrare in relazione; lo stato di diritto deve evitare che il potere
politico non deve superare quello economico.
Le relazioni tra potere politico e potere economico.
Lo stato di diritto è il primo stato in cui sopravviene la necessità di una separazione tra i due
poteri, lo stato come potere politico inizia ad avere scontri e collisioni con il potere economico.
Iniziano a generarsi i primi problemi di economia politica. Si sviluppano diverse teorie economiche:
due quelle opposte su come interagire sulle due sfere di potere: la prima, liberista, secondo la
quale il mercato deve essere libero poiché questo è in grado di autoregolarsi al meglio, senza
essere sottoposto a regole giuridiche. Le due cose devono essere separate, il mercato è in grado di
autoregolarsi e il potere politico non si deve immischiare poiché le regole giuridiche vanno a
inclinare quell’autoregolazione. Da qui il nome liberismo. L’altra teoria, socialista, dove il potere
politico deve controllare il potere economico tramite l’appropriazione dei mezzi di produzione. Lo
stato adopera una pianificazione della distribuzione e del lavoro facendo contribuire ogni cittadino
al potere collettivo, gestito dallo stato. Queste due visioni sono incarate dai due stati rivali della
guerra fredda: USA e Russia; queste due visioni si sono scontrate in maniera netta. Nella scelta tra
questi due modelli alternativi, il nostro stato si è collocato in mezzo, inventandosi una modalità di
gestione che chiamiamo STATO SOCIALE. Abbiamo così tre grandi modelli, al centro quella di stato
sociale. Art. 3 della cost. nel momento in cui la legge deve rimuovere gli ostacoli per lo sviluppo
della persona, abbiamo un problema economico. L’art. 3 dice che se le posizioni di partenza non
sono uguali, lo stato deve rimuovere questo ostacolo. Quindi abbiamo un intervento economico
relativo su condizione economica, dove chi incontra difficoltà nei diritti, deve essere trattato dalla
legge in maniera diversa. Non bisogna fare quindi un appropriazione di tutti i mezzi di produzione,
però quando ci sono delle condizioni di partenza differenti, bisogna fare un intervento per
assicurare sul piano dei diritti uguaglianza. Es. pubblica istruzione.
I diritti sociali sono quei diritti che impongono un certo tipo di intervento statale sul piano
economico. Sono quelle misure fatte dallo stato per dare ai cittadini bisognosi aiuti economici. Es.
diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione. Abbiamo anche altri tipi di interventi, il secondo è quello
infrastrutturale, dove lo stato mette a disposizione strutture e personale con un contributo dal
cittadino minimo rispetto a quello che ci vuole per coprire tutte le reali spese, es. università e
ospedali.
La posizione dei cittadini nei confronti dello stato si pone in relazione a tutti questi fattori; tutti i
diritti, la loro tutela cambiano a seconda della fase storica. Certi diritti a seconda dello stato
cambiano e sono diversi, si hanno diversi servizi offerti in maniera diversa, a seconda della
condizione economica.
L’UE si è data nei suoi trattati una sua forma, collocandosi un po’ più vicina al polo liberista; il
cosiddetto ordoliberalismo, ossia liberalismo dentro un ordine, dove gli ordinamenti politici
devono solo stabilire un ordine entro il quale il mercato deve e può autoregolarsi.
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Fonti interne … mancano appunti-
La nostra sovranità è stata limitata in virtù delle organizzazioni tra stati e altre fonti internazionali,
art.11 della costituzione. Una di questa organizzazione tra stati è l’unione europea. È volta a
promuovere la pace tra gli stati membri. Inizialmente 6 paesi danno il via alla ceca, poi alla cee e
poi all’euraton.
Fonti esterne di rilevo costituzionale. Legge istitutiva, la legge di recepimento non è
incostituzionale perché è coperta dall’articolo 11, dalla clausola di eliminazione della sovranità.
Inoltre per evitare che leggi successive potessero prevedere qualcosa di diverso rispetto alla stessa
legge di recepimento.

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Nell’ordinamento giuridico europeo le norme dell’ordinamento europeo si collocano in posizione
primaria. Abbiamo i regolamenti e le direttive dell’unione europea. Per quanto riguarda i
regolamenti ha portata generale ed è direttamente applicabile all’interno degli stati membri. Le
direttive no. Sia regolamenti che direttive sono di rilievo para-costituzionali.
La differenza sta nel fatto che le norme di rilievo europeo sono o meno direttamente applicabili. Se
sono direttamente applicabili, se non sono dir. Appli. La norma è affidata alla corte costituzionale
per valutarne il caso, poiché questo potrebbe violare l’art.11. Nel 2001 viene aggiunta una
disposizione che valuta le norme statali e regionali sotto lo stesso profilo in quanto sono sottoposti
agli stessi vincoli costituzionali e agli obblighi internazionali e vincoli. È stata così introdotta una
gerarchia che impone allo stato di rispettare obblighi e vincoli. La corte costituzionale nei primi
casi di problematiche afferma di non aver inciso nulla sul rapporto tra fonti nazionali ed europee.
Infatti se le norme europee sono direttamente applicabili, le norme in contrasto possono essere
disapplicate. Per quanto riguarda il rapporto tra fonti, la novità dell’articolo 117 sta nel fatto che le
fonti devono tuttavia rispettare gli obblighi internazionali. Nelle fonti internazionali i trattati
continuano ad essere recepiti ed applicati, formano degli obblighi più generali, come ad esempio
cercare nei giudici un’interpretazione conforme ai trattati stessi, che diventa un meccanismo
centrale per assicurare la conformità delle leggi alla costituzione a senza far cambiare il rapporto
tra le fonti.

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