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Cap. 1 – Introduzione
Nascita del diritto comparato = congresso di Parigi del 1900. finalità del debito pubblico comparato
è organizzare sistematicamente la conoscenza nel settore che gli compete. Funzioni sussidiarie della
comparazione:
1) i risultati degli studi comparatistici sono utili in sede di elaborazione legislativa, raramente un
progetto di legge viene redatto senza tener conto le esperienze maturate altrove. Solide conoscenze
comparatistiche sono necessarie per capire le affinità e le differenze, per evitare trapianti inefficaci.
Si è assistito ad un intenso scambio di esperienze e conoscenze, rivelatosi utile per la codificazione
di nuovi testi costituzionali in ordinamenti usciti da decenni di dittatura.
2) Uniformizzazione del materiale normativo: l'opera dei comparatisti è preziosa anche per la
predisposizione dei trattati e convenzioni internazionali.
3) Aiuto in sede interpretativa.
Per perseguire le sue finalità di diritto comparato si vale del metodo giuridico, che ha per oggetto di
studio le norme e gli ordinamenti da esse composte. La comparazione può essere sincronica =
quando si propone di confrontare due o più ordinamenti di una stessa epoca; o diacronica= quando
il confronto è esteso ad istituti ed ordinamenti appartenenti a periodi diversi.
La microcomparazione ha per oggetto singoli istituti, atti, procedimenti, funzioni, eventi, diritti,
poteri, che operano o sono previsti in due o più ordinamenti giuridici diversi.
Lo studio macrocomparativo ha diversi presupposti: qui, il dato di partenza è l'esistenza delle
diversità che non escludono la comparazione, anzi ne costituiscono la stessa ragion d'essere.
Uno degli scopi della comparazione è quello di classificare, raggruppare, secondo le somiglianze-
differenze, famiglie, sistemi e ordinamenti giuridici.
Cap. 2 – La costituzione
1. Cos'è la Costituzione
Costituzione = complesso delle regole fondamentali di una determinata organizzazione sociale, ogni
organizzazione ha una propria costituzione. Il termine costituzione viene impiegato con riguardo
alle regole fondamentali della organizzazione originaria e sovrana, cioè dello Stato; quindi è più
corretto dire che la costituzione è la legge fondamentale dello Stato, che costituisce quel particolare
tipo di Stato, dettandone le regole essenziali sia di convivenza, che di esercizio di pubblici poteri.
3. costituzione e costituzionalismo.
Costituzionalismo= complesso di istituzioni e principi che, sviluppatisi in via consuetudinaria in
Inghilterra, sono stati ripresi dalla costituzione degli Stati Uniti, dalle costruzioni della evolute
francese: istituzioni e principi:
1) separazione dei poteri;
2) tutela dei diritti fondamentali dell'uomo.
Il così socialismo è il risultato di un processo dialettico tra costituzione inglese e costituzioni scritte
da un lato, e teorie politiche e giuridiche dall'altro. Il costituzionalismo è sinonimo di libertà
costituzionali→ affermazione dei principi di solidarietà, eguaglianza e libertà.
La costituzione secondo il costituzionalismo:
A) da un lato ha trovato collocazione nella storia;
B) dall'altro ha dietro di sé teorie giuridiche, politiche e filosofiche.
Il costituzionalismo, con riferimento al principio di superiorità della costituzione, tardò a lungo ad
affermarsi in Europa anche a causa di una lettura totalizzante del principio di sovranità del
Parlamento, alternativo cioè al potere costituente.
La luce del costituzionalismo rimase sempre accesa negli Usa, in ciò aiutata da una forte fiducia
dell'opinione pubblica nei valori della costituzione. Dopo la restaurazione, la vecchia esperienza
inglese della rivoluzione gloriosa (che esprimeva la sovranità compartecipata di sovrano e
Parlamento rappresentativo) e quella francese della costituzione rivoluzionaria monarchica del 1791
diventeranno il modello dominante nel costituzionalismo liberale moderato, i cui testi costituzionali
(carta francese del 1830) seguiranno lo schema dualista Re (Governo) – Parlamento, riflesso
istituzionale della alleanza politica tra monarchia e classi borghesi che caratterizzò le rivoluzioni
liberali dell'ottocento europeo.
Due pilastri del costituzionalismo = la garanzia dei diritti e la separazione dei poteri, è il secondo ad
attirare l'attenzione dei redattori di questi testi costituzionali, poiché il problema politico immanente
è quello di delimitare i poteri del Parlamento (se la costruzione è ottriata), o di limitare i poteri del
sovrano (se la costituzione è frutto di una costituente elettiva).
In Europa, la trasformazione dello Stato liberale censitario nello Stato liberaldemocratico avviene
attraverso:
1) la progressiva estensione del suffragio;
2) il consolidamento della base rappresentativa del Parlamento: quando ciò si realizzava, le vecchie
costituzioni dualiste (cioè con il potere diviso tra Parlamento e corona) si trasformano in
costituzioni moniste, a prevalenza del Parlamento con la conseguenza che i poteri del sovrano
diventano sempre più cerimoniali e il governo è, di fatto, scelto dalla maggioranza parlamentare,
anche se nel testo formale della costituzione si descrive una monarchia costituzionale.
Quando la base dello stato si allarga definitivamente (inizio XX sec. Il suffragio universale maschile
è ormai una conquista generalizzata), la crisi dello Stato liberale diventa irreversibile poiché le forti
tensioni politiche, ormai dominate dai conflitti tra classi, difficilmente possono trovare soluzione ed
equilibrio nella vecchia organizzazione del potere cui le costituzioni dell'ottocento si ispiravano.
Il costituzionalismo repubblicano del primo dopoguerra (con la costituzione di Weimar) costituisce
la prima vera rappresentazione costituzionale dello stato pluriclasse, il cui principale compito è non
solo quello di delimitare il potere, quanto piuttosto quello di integrare i gruppi sociali, ormai
organizzati in partiti, nello stato. Ed i diritti, ormai non più solo le classiche libertà negative, ma
anche i diritti politici e i diritti sociali, divengono lo strumento principale di questa integrazione.
Lo stato, grazie a queste costituzioni, non è più libero nei fini ma ha come finalità fondamentali da
raggiungere l'eguaglianza anche sostanziale dei cittadini, il loro benessere. Questo nuovo stato non
è più neutrale in campo economico-sociale, ma è interventista poiché le generali finalità di
benessere impongono un intervento deciso nella sfera delle relazioni economiche e sociali, rispetto
alle quali invece, i liberali moderati predicavano l'astensione dello Stato. Questo Stato lascia molto
più spazio ai partiti e sindacati, alle autonomie collettive, che costituiscono nelle democrazie di
massa, indispensabili strumenti di mediazione tra cittadini e il potere.
L'idea di stato dei partiti e di stato sociale, sono concettualizzazioni del costituzionalismo del 20º
secolo, che trovano la loro definitiva consacrazione nei testi costituzionali del secondo dopoguerra,
soprattutto in quelli sorti da precedenti esperienze dittatoriali. I testi costituzionali del secondo
dopoguerra sono accomunati da grande sforzo garantista e neogiusnaturalista che spinge i rispettivi
costituenti a perfezionare il sistema di tutela dei diritti e a costituzionalizzare i diritti dei cittadini,
nonché a determinarne le relative garanzie.
È in atto un processo di omogeneizzazione attorno ai principi comuni riconducibili al
costituzionalismo. È in atto una europeizzazione delle teorie costituzionalistiche. Il
costituzionalismo ha un'aspirazione universalistica. Vi è un'osmosi, per cui principi ed istituti sorti
nell'ambito degli ordinamenti interni per frenare i poteri dei governanti, passano nell'ambito
internazionale per poi tornare nuovamente ad operare nell'ambito interno.
Particolarmente importante è la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata
dall'assemblea ONU 1948. Essa fonda la legittimazione della stessa sovranità degli Stati-nazione in
un modo che rompe decisamente con la tradizione giuridico-culturale precedente: al centro della
dichiarazione sta l'uomo in quanto tale e per ciò stesso titolare di diritti umani fondamentali.
Nozione che, per la prima volta, viene ad assumere valore universale, il cui rispetto diviene
formalmente condizione per l'ingresso di uno stato nel novero delle nazioni civili.
Le costituzioni occidentali rispondono a principi comuni, che investono non solo istituti come la
rigidità costituzionale o la rappresentanza o il controllo di costituzionalità, ma anche il dispiegarsi
concreto dei diritti di libertà e dei diritti sociali.
Nella concezione di fondo del costituzionalismo, i diritti vengono prima della costituzione,
costituiscono un patrimonio soggettivo proprio e inalienabile dei cittadini e da tali diritti nasce l'atto
di delega ai rappresentanti, titolari del potere legislativo. Le costituzioni non stabiliscono i diritti
bensì gli riconoscono; tra i diritti oggetto di garanzie costituzionali vi sono:
A) libertà negative = assenza di imposizioni, limitazioni o divieti da parte dello Stato: imposizioni
che, ove vi siano, sono eccezionali e devono essere previste da leggi (riserva di legge), e nei casi in
cui sono più intense, devono essere applicate dall'autorità giudiziaria (riserva di giurisdizione). Es.
libertà personale, alla vita e all'integrità della persona, divieto di tortura e di lavoro forzato, libertà
di stampa, di proprietà = sono i diritti del Bill of Rights della costituzione federale americana che ha
largamente influenzato il costituzionalismo classico.
Alcune costituzioni definiscono tali diritti inviolabili.
L'inviolabilità:
1) sono diritti di fronte ai quali si arresta la possibilità di svuotamento o di eliminazione da parte dei
poteri pubblici = inviolabilità negativa;
2) sono diritti che hanno un'immediata efficacia erga omnes= inviolabilità positiva.
B) le libertà positive comprendono l'insieme di quei valori diretti a garantire l'autonomia individuale
nella vita di relazione, cioè lo svolgimento della personalità nei rapporti politici e in quelli
economico-sociali. Sono:
a) diritti politici;
b) diritti sociali = questi vennero affermati con vigore dalla costituzione di Weimar e da questa
ripresi nelle costituzioni del secondo dopoguerra.
C) diritti della terza generazione: all'ambiente, all'informazione, alla tutela della privacy. Diritti
questi che in Occidente si sono affermati perlopiù in via giurisprudenziale.
I diritti fondamentali sono gli elementi costitutivi del quadro costituzionale e rappresentano le
categorie a priori della democrazia pluralistica. Senza di essi la democrazia non solo non può
funzionare, ma non può nemmeno essere concepita. Il riconoscimento dei diritti dell'uomo si
proietta sul piano internazionale e contribuisce ad una democratizzazione del sistema internazionale
e dunque pone le condizioni per la risoluzione dei conflitti e il perseguimento degli obiettivi di
pace.
Ciò che più conta sono le garanzie di tutela ed effettività di tali diritti. → Sotto questo profilo le
moderne costituzioni si distaccano notevolmente dalle costituzioni ottocentesche: in quest'ultime le
garanzie dei diritti dell'uomo erano riassunte nella formula dello Stato di diritto: formula che
consisteva in cinque principi:
a) lo Stato deve limitarsi a garantire i cittadini da abusi e torti, che prevarichino le libertà
individuali;
b) tuttavia le libertà individuali non possono essere illimitate e senza freni;
c) i limiti alle libertà individuali possono essere posti solo attraverso la legge (principio di legalità);
d) i poteri pubblici devono essere tra loro divisi, in modo che da legislativo, esecutivo e giudiziario,
vi sia reciproca indipendenza e reciproche forme di controllo e bilanciamento (divisione dei poteri);
e) il rispetto del principio di legalità viene garantito attraverso la possibilità dei singoli di ricorrere a
giudici indipendenti (garanzia giurisdizionale dei diritti).
Lo stato delle democrazie pluralistiche è invece uno stato costituzionale, in esso i principi del
costituzionalismo tradizionale sono sottoposti a rafforzamenti:
1) i diritti fondamentali possono essere limitati solo dalla legge = principio della riserva di legge.
2) la divisione dei poteri diviene razionalizzazione dei poteri, gli stessi poteri originari si
frantumano, si arricchiscono, si completano. Vi è un largo sviluppo delle posizioni soggettive
garantite dalla costituzione.
3) nello stato costituzionale viene instaurata una giurisdizione costituzionale dei diritti
fondamentali, l'attività legislativa di limitazione dei diritti e l'applicazione di tali limiti ad opera dei
giudici, sono sottoposte alla possibile verifica di un giudizio di legittimità costituzionale.
La differenza tra lo stato parlamentare di diritto e lo stato costituzionale di diritto, ha grande rilievo
dal punto di vista delle garanzie dei diritti fondamentali. Lo stato di diritto ottocentesco era un
concetto formale = la garanzia delle libertà individuali riposava sull'esigenza che per limitarle si
dovessero seguire determinate procedure.
Le libertà potevano così essere sempre limitate purché si seguisse una determinata procedura, in
virtù della sovranità del Parlamento. → Definizione di Stato di diritto formale. Al contrario, lo stato
costituzionale di diritto è un concetto che si commisura alla tutela dei valori materiali; si parla
perciò di Stato di diritto materiale. Emerge il ruolo primario, nella garanzia dei diritti, svolto dalla
interpretazione giurisprudenziale.
L'affermazione dei diritti dell'uomo è espressione di un ideale, ma la effettività di tali diritti postula
la collaborazione e l'efficienza di tutto lo Stato-comunità. Corti costituzionali= ambienti che
formano e indirizzano le libertà.
Rilevanza, ai fini della tutela dei diritti fondamentali, di istituti di garanzia quali la riserva di
giurisdizione, a cui le costituzioni fanno ricorso a difesa delle libertà personali→ restrizioni
all'esercizio di tali diritti sono ammesse non solo nei casi previsti dalla legge (riserva di legge), ma
ove intercorra una previa autorizzazione del giudice (riserva di giurisdizione).
nazionale, con i poteri e il titolo di costituente. Può anche avvenire che gli organi del precedente
ordinamento costituzionale decidano di convocare un'assemblea costituente: es. Chavez 1999 in
Venezuela ha indetto un referendum consultivo per la convocazione di una assemblea costituente,
non prevista dalla costituzione.
La funzione dell'autorità straordinaria che assume l'iniziativa costituente è di norma finalizzata alla
preparazione dell'assemblea costituente. Di solito l'assemblea ha solo la funzione costituente. Nel
frattempo i titolari del potere di iniziativa si auto politica: governo provvisorio e, nella sua qualità,
svolge sia le funzioni di governo sia, in base al principio di necessità e di urgenza, le funzioni
legislative.
Non sempre la approvazione da parte di un'assemblea rappresentativa conclude il procedimento
costituente. È molto diffusa la ratifica della costituzione a mezzo di referendum popolare in
applicazione del principio per cui il popolo non delega il diritto di accettare o di rifiutare la
costituzione. Es. l'approvazione per referendum ha contribuito al procedimento di formazione della
costituzione di Spagna; mentre in Italia il popolo, con il referendum istituzionale del 2 giugno 46,
ha deciso la forma repubblicana.
condizione della sua unità politica, in virtù della quale vi è un ordine. Questa nozione che ravvisa
nella costituzione il principio di unità e di ordine politico e la decisione politica fondamentale,
risponde al fine di comprendere le finalità ultime ed essenziali attorno cui si impernia e si regge la
comunità politica. La nozione di costituzione materiale si identifica con i fini politici fondamentali
di una comunità e/o delle forze sociali e politiche in esso dominanti. La costituzione materiale
esprime l'ordine di una società che è caratterizzata secondo una particolare visione politica
sostenuta da un insieme di forze collettive che sono portatrici della visione stessa e riescono a farla
prevalere. La costituzione materiale è quella costituzione che, partendo dalla costituzione formale (e
dunque non disattendendola), la integra con le decisioni politiche fondamentali in cui si riconoscono
le forze della comunità. La costituzione materiale non è una fonte del diritto, ma inerisce al metodo
di indagine del diritto costituzionale. La costituzione materiale non può prevaricare la costituzione
formale, essa non può che avere una corretta funzione di carattere interpretativo, rappresenta un
canone interpretativo della costituzione aderente all'evoluzione sociale. Il ricorso alla costituzione
materiale facilità cioè un'interpretazione evolutiva del dettato costituzionale, consentendo al giurista
di raccordare le norme desunte da un approccio logico al testo con quelle desumibili dal suo
collegamento con la base sociale che l'ha originato e con quella in cui si situa la sua attuazione
storica.
La teoria della costituzione materiale serve ad individuare i valori dominanti, o i super-principi,
della costituzione. La costituzione materiale diventa il fattore ordinante di una gerarchia nell'interno
della stessa costituzione.
La costituzione materiale non è un qualcosa di diverso dalla costituzione formale e tanto meno un
qualcosa che passa sopra di essa schiaccia sotto il peso di regole di forza o della mera convenienza
politica.
La costituzione materiale parte da quella formale e da essa diverge perché la riempie dei significati
desunti dai valori, dai fini, dagli ideali, positivizzati o presupposti dalle forze sociali e politiche
dominanti, che si riconoscono nella scelta costituzionale sempre però in modo tale da non
stravolgere la costituzione formale. È la costituzione formale che abbandona la finzione della
assoluta separazione tra diritto e politica.
equilibrato e solido assetto dei poteri pubblici. La flessibilità era consona al principio della
sovranità del Parlamento: la rigidità impone vincoli e limitazioni al potere delle assemblee
legislative. La costituzione flessibile non è perciò un sistema diretto da una legge superiore e
pertanto modificabile solo a seguito di procedure complesse, ma un sistema sempre in movimento,
sotto la spinta delle leggi ordinarie e delle consuetudini.
3. La divisione nelle costituzioni rigide: i limiti sostanziali (di tempo, circostanza e contenuto).
Nelle costituzioni rigide la revisione è sottoposta sia a limiti procedurali, sia a limiti sostanziali. I
limiti sostanziali sono di tre tipi: di tempo, di circostanza e di contenuto.
A) i limiti temporali all'esercizio del potere di revisionare sono quelli per cui in un determinato
periodo di tempo è vietata la revisione della costituzione. Es. la costituzione francese del 1791
prevedeva che essa non fosse modificabile prima di 10 anni. Scaduti tali termini, riemerge la piena
revisionabilità.
B) i limiti circostanziali= quelle disposizioni costituzionali che vietano la revisione in situazioni di
emergenza e di tensione, es. stato di guerra e d'assedio, o che comunque sono suscettibili di tradursi
in alterazioni della necessaria serenità ed autonomia del potere costituente.
C) Se le costituzioni non sono modificabili in ogni loro parte, ci sono determinati punti delle
costituzioni che non sono passibili di revisione = la revisione costituzionale incontra dei limiti di
contenuto; tali limiti possono essere espliciti o impliciti. Sono espliciti quando il divieto di revisione
è esplicitamente sancito dalla costituzione stessa, es. art 139 della nostra costituzione stabilisce che
la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
Si ritiene che la costituzione includa anche dei limiti impliciti a meno che la stessa costituzione
espressamente non dichiari che non c'è alcun limite al potere del Parlamento di modificare qualsiasi
disposizione costituzionale (es. Pakistan). Pur in assenza di previsioni espresse di immodificabilità
o di previsioni di immodificabilità circoscritta a specifiche disposizioni, da parte della maggioranza
degli studiosi si ritiene che la costituzione non sia comunque emendabile nelle sue norme chiave,
quelle che cioè contengono i principi di struttura dell'ordinamento.
Tale teoria viene giustificata sulla base delle rilievo che la costituzione ha al suo interno principi
caratterizzanti o valori supremi, attorno a cui si è sviluppato il processo costituente. Modifiche di
questo genere costituirebbero un fatto rivoluzionario perché varierebbero sostanzialmente l'identità
dell'ordinamento costituzionale.
Nell'ordinamento italiano, la teoria dei limiti impliciti ha anche dei riferimenti formali, es. art 2-
Cost stabilisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo. La Corte ha
affermato→ i principi che, pur non essendo espressamente menzionati tra quelli non assoggettabili
al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si
fonda la costituzione italiana. Il potere di revisione non può toccare il cuore, l'essenza della
costituzione; se lo facesse, sarebbe esercizio di potere costituente e non si potrebbe più parlare di
potere costituito. Non va trascurata la difficoltà di individuare in concreto i limiti massimi di
vulnerabilità dei diritti fondamentali.
C) potere di revisione ancora affidato alla ordinaria assemblea legislativa, in cui l'aggravamento
consiste nella necessità di dure approvazioni ad intervallo di tempo ad opera della stessa assemblea.
D) potere di revisione affidato ad un organo formato nel contesto di organi già esistenti. Es. Francia
della terza Repubblica= revisione alle due camere riunite in assemblea nazionale.
E) potere di revisione affidato nella fase di iniziativa alla ordinaria assemblea legislativa cui segue
lo scioglimento dell'assemblea stessa, dopodiché l'approvazione della riforma è affidata alla nuova
assemblea. Tale iter è diffusissimo, es. Francia 1691 che prevedeva tre voti conformi espressi in tre
distinte legislature e poi il voto definitivo nella quarta legislatura. Il procedimento di revisione viene
scisso in due fasi: legislatura di proposta e legislatura di decisione (sicché le elezioni che vengono
tenute dopo la proposta di revisione costituiscono uno strumento di verifica popolare semidiretta
della proposta).
F) revisione con partecipazione degli stati membri, ricorrente nelle costituzioni federali. È
necessaria l'approvazione da parte di un certo numero degli stati membri. Cost Usa, Cost Svizzera e
Australia. In queste ultime due intervengono non i legislatori degli stati, ma i relativi corpi elettorali
attraverso referendum. Tale procedura costituisce espressione del principio per cui la sovranità è
ripartita tra il popolo e gli stati. Procedura di revisione della costituzione Usa:
1) l'iniziativa o proposta di emendamento può partire o dal voto favorevole di 2/3 di ciascuna
camera del congresso, ovvero dal voto della maggioranza di una apposita convenzione nazionale,
convocata dal congresso su proposta di 2/3 dei legislativi statali;
2) la ratifica dell'emendamento può avvenire o ad opera degli organi legislativi di almeno ¾ degli
stati membri, ovvero ad opera di apposite convenzioni, formate su base statale, i manifestanti il
proprio consenso in almeno ¾ degli stati. Questa procedura non è una costante delle costituzioni
federali: altre volte la partecipazione degli stati membri alla revisione avviene attraverso la seconda
camera, rappresentativa degli stati.
G) revisione affidata alle assemblee legislative ma sanzionata da referendum obbligatorio. Es.
Francia, Spagna e Svizzera. Secondo la costituzione elvetica lo scioglimento e la rielezione dei due
consigli (consiglio degli Stati e consiglio nazionale) avviene automaticamente nei casi in cui, a
seguito di referendum popolare, l'elettorato si sia espresso favorevolmente sulla proposta di
revisione totale della costituzione avanzata da 100,000 elettori, o sulla decisione adottata da un
ramo dell'assemblea federale nello stesso senso. Anche tutti gli stati Usa prevedono il referendum
obbligatorio per le revisioni delle loro costituzioni.
Talvolta il referendum viene saltato se la revisione è stata approvata con una maggioranza ultra
qualificata.
H) revisione affidata alle assemblee legislative ma sanzionata con referendum eventuale. Cost Italia:
Ove non vi sia la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti delle camere alla seconda
votazione, e vi sia la richiesta di referendum da parte di 1/5 dei membri di una camera con i cinque
consigli regionali o di 500,000 elettori. Se il referendum non viene attivato, si ritiene che il popolo
esprima un consenso tacito.
I) revisione effettuabile con procedure diverse, non vi è una via unica ma procedure diverse ab
origine. Es. Estonia, che prevede tre vie alternative di revisione (con referendum; attraverso dure
approvazioni successive ad intervallo di tempo; con una sola approvazione in caso di urgenza a
maggioranza dei 2/3).
Queste grandi famiglie di tipologie di revisione possono intersecarsi e combinarsi tra di loro o
comunque sono passibili di specifici aggravamenti: così la costituzione svizzera prevede che la
revisione debba essere accettata sia dalla maggioranza dei cantoni, sia dalla maggioranza dei
cittadini che partecipano alla consultazione referendaria. La I Cost italiana 1993 prevedeva sia il
referendum approvativo, sia la maggioranza qualificata, di due distinte approvazioni da parte di
ciascuna camera con intervallo non minore di tre mesi. Comunissima è la richiesta di maggioranza
qualificata, in combinato con uno o più degli aggravamenti già visti (referendum, a intervalli
temporali, scioglimento delle camere...).
Sovente la revisione si differenzia dalla legislazione ordinaria sotto il profilo della titolarità del
potere di iniziativa. Vi sono costituzioni tipo Brasile e Messico, che escludono le revisioni
costituzionali dal potere di sanzione del capo dello Stato: questo sul presupposto che si tratti di una
decisione sovrana del congresso che esercita nella specie la rappresentanza sia del popolo sia degli
stati.
La macchinosità di queste procedure ha la funzione di assicurare il rispetto dei principi di cui la
costituzione è portatrice e la loro protezione nei confronti di maggioranze occasionali.
5. Le procedure di revisione nelle costituzioni a rigidità variabile.
All'interno della stessa costituzione vi possono essere vari gradi di rigidità, nel senso che, fermo
restando l'aggravamento delle procedure per modificare la costituzione, alcune revisioni richiedono
un aggravamento ancora più intenso. Es. Cost Italia art 132: la fusione di regioni esistenti o la
creazione di nuove regioni richiede, oltre alla legge costituzionale, l'iniziativa da parte di tanti
consigli comunali che rappresentino 1/3 della popolazione interessata. Inoltre tale proposta va
approvata con referendum da parte della maggioranza delle popolazioni interessate.
Le rigidità aggravate = forme di super-aggravamento, sono finalizzate alla tutela del patto federale
che ha dato luogo alla istituzione dell'ordinamento federale: così l'articolo V della costituzione Usa
stabilisce che:”Nessuno Stato senza il proprio consenso potrà essere privato della parità di
rappresentanza nel Senato”, sicché una eventuale modifica all'articolo I sez.3 di quella costituzione
volta a cambiare, per uno o più stati, la regola per cui il Senato degli Usa è composto di due senatori
per ogni stato, richiede, oltre alla complessa procedura di revisione ordinaria, il consenso degli Stati
interessati.
La procedura di super-aggravamento talvolta è riferita all'importanza delle materie. Quasi tutte le
più recenti costituzioni sono caratterizzate da rigidità variabile, es. Malta e Estonia, che prevede per
certe materie il referendum obbligatorio.
Costituzione canadese = legge costituzionale del 1982 che, da un lato, ha operato il rimpatrio totale
del potere di revisione costituzionale ma, dall'altro ha previsto tra diverse procedure di revisione:
1) in via generale, la costituzione canadese è modificabile con deliberazione del Parlamento
federale (Senato e camera dei comuni), nonché dai legislativi di almeno 2/3 delle province
rappresentanti almeno il 50% dell'intera popolazione.
2) se la modifica riguarda materie ritenute particolarmente rilevanti, quindi super-protette, quali la
corona, il governatore generale, l'aumento della rappresentanza provinciale alla camera dei comuni
e l'uso delle due lingue ufficiali, è necessaria la deliberazione sia delle due camere federali che di
tutte le province.
3) se la modificazione costituzionale concerne solo certe province, è sufficiente l'accordo del
Parlamento federale e del legislativo della provincia interessata.
4)
6. Le revisioni totali.
Le revisioni totali= investono l'intera costruzione. Secondo una parte della dottrina, le revisioni
costituzionali totali non sarebbero ammissibili, perché saremmo di fronte all'esercizio di potere
costituente che non può per definizione svolgersi come potere costituito→ una revisione totale
compiuta secondo le regole giuridiche in vigore sarebbe una contraddizione.
Si è parlato in proposito di teoria evoluzionistica del potere costituente, e si tratta di un'aspirazione
razionale a prevenire rotture rivoluzionarie ed a consentire una continuità di garanzie. È innegabile
che il modello delle revisioni totali della costituzione incontra una crescente e rapida diffusione
pratica, soprattutto nell'Occidente. La stessa nascita di una costituzione europea avviene nell'ambito
di poteri costituiti.
Se si concepisce la costituzione nel suo aspetto formale di norma sull'enorme, e si vede il potere
costituente solo come forza politica svincolata dal diritto, è chiaro che la revisione totale non è
potere costituente. Se invece per costituzione si intende quella materiale, cioè sistema ordinato
attraverso un complesso di valori in cui si riconoscono le forze politiche e sociali prevalenti, è
evidente che ove tale sistema venga alterato, siamo di fronte ad un procedimento costituente.
Vi sono costituzioni che prevedono la revisione totale, es. le nuove costituzioni dei paesi
dell'Europa dell'est sono state poste attraverso procedure costituite, ma hanno dato luogo a
procedimenti costituente. È indubbio che di fronte a previsioni costituzionali di un procedimento
idoneo alla instaurazione legale di un nuovo ordinamento, ci si trova di fronte ad una vicenda
normativa che è ben difficile ricondurre negli schemi tradizionali ovvero quelle che siamo abituati a
utilizzare nel ricostruire il sistema delle fonti degli ordinamenti costituzionali contemporanei. Il
potere costituente originario non si limita a disciplinare il potere costituito ma giunge a disciplinare
anche le modalità legali di formazione e di esercizio del potere costituente.
La revisione totale è prevista dalla costituzione in Svizzera, Romania e Austria. Si può parlare di
revisione totale anche a proposito della costituzione della federazione russa, laddove prevede la
modificabilità dei capitoli primo, sesto e nono (riguardanti le basic features della costituzione)
attraverso la decisione dei 3/5 dei membri del consiglio della federazione e della duma, che convoca
un'assemblea costituente, la quale può approvare una nuova costituzione con il voto dei 2/3 dei
membri di tale assemblea.
Ancor più complessa la procedura stabilita dalla costituzione spagnola, la quale prevede:
a) l'approvazione della decisione di procedere alla riforma a maggioranza dei 2/3 di ciascuna
camera,
b) lo scioglimento delle camere,
c) le camere elette devono ratificare la decisione di revisione e procedere alla stesura del nuovo
testo costituzionale, che dovrà essere approvato a maggioranza dei 2/3 da entrambe le camere,
d) dopo l'approvazione da parte delle camere la revisione dovrà essere approvata con referendum.
La revisione totale incontra limiti impliciti? Si accosta al potere costituente la revisione totale,
sostiene che limiti non venne possono essere. Molti autori sostengono che la revisione totale
incontra i limiti dei principi fondamentali.
Si distingue tra: 1) revisioni in senso proprio e 2) riforme:
1) sono quelle che riguardano aspetti limitati,
2) sono quelle che per la vastità, completezza e organicità producono una rottura dell'equilibrio
originario della costituzione e pertanto sarebbero da ritenersi illegittime. Assenza di una disciplina
costituzionale sulla revisione totale nella normativa italiana.
7. Le revisioni tacite.
Le modifiche della costituzione possono avvenire anche in via tacita= avvengono in via di
evoluzione interpretativa. La costituzione della sua tendenziale stabilità, è inevitabilmente
sottoposta all'interpretazione evolutiva, dovendo essere in grado di assorbire l'evoluzione del
costume.
È fortissimo il rapporto di interscambio tra le disposizioni costituzionali e i fatti storici-sociali che
reagiscono sulla interpretazione. Es. notissima è l'evoluzione del 14º emendamento della
costituzione Usa: l'emendamento, approvato dopo la fine della guerra civile, vietava agli stati di
privare ogni persona della vita, della libertà e della proprietà, senza procedura legittima (due
process of law). Questo emendamento faceva parte di un complesso normativo che aveva come
scopo di garantire i diritti degli ex schiavi. Il due process of law venne invece adoperato per tutelare
gli interessi produttivi contro regolamentazioni adesso sfavorevoli e è divenuto caratteristico
strumento di tutela anche delle società commerciali.
Quanto più il sistema è disomogeneo, frammentato, inefficiente, instabile, paralizzato e tanto più la
politicità= avere campo aperto, delle corti diviene marcata: ed esse si trasformano in vere e proprie
mediatrici fra interessi non soddisfatti dalle istituzioni rappresentative tradizionali, a tal punto da
entrare in veste autonoma nella dialettica tra gli operatori politici.
Le costituzioni si modificano anche per effetto della legislazione ordinaria, laddove questa
modifichi i termini di riferimento della legislazione positiva su cui si è fondato il costituente. La
modificazione della legislazione ordinaria finisce per agire sugli stessi significati delle norme
costituzionali e non sono da ritenersi cristallizzati nel significato del momento in cui furono posti.
Le norme costituzionali sono state definite= a fattispecie aperta, in quanto risultanti dal combinarsi
tra norme costituzionali e altre fonti legislative e consuetudinarie: quest'ultime con riferimento ai
rapporti tra gli organi di governo.
Altre ipotesi di modifiche tacite sono quelle che trovano la loro origine in consuetudini e
convenzioni. A fronte di costituzioni lunghe e rigide, lo spazio per la consuetudine è limitato: sono
ammesse solo consuetudini integrative, cioè legislative della costituzione o che colmano spazi
mira a ricostruire l'effettività dei principi caratterizzanti l'ordinamento dello Stato, mentre la
rivoluzione intende togliere legittimazione al potere costituito, sostituendo l'ordine vigente con uno
nuovo, ispirato a principi contrapposti. Il diritto di resistenza si distingue dalla disobbedienza civile,
che si ha quando cittadini singoli o in gruppo, danno luogo a comportamenti disobbedienti verso
obblighi discendenti dalla legge legittimamente posti dall'autorità, ma ritenuti non aderenti alla
coscienza sociale.
Il diritto di resistenza costituisce il leit motiv della famosa dichiarazione di indipendenza del 1776
Usa. Nell'ipotesi in cui i titolari degli organi costituzionali vengano meno ai doveri di correttezza,
commettendo “a long trial of abuses”, si giustifica da parte dei cittadini politicamente attivi una
posizione che, pur essendo proceduralmente anticostituzionale, e tuttavia rivolta al ristabilimento
della legalità costituzionale.
Il diritto di resistenza passa nelle costituzioni degli stati del Nord America e rimbalza nelle prime
costituzioni francesi. Dopo il periodo aureo dell'evoluzione, caratterizzato dall'instabilità, il diritto
di resistenza entra in una fase di involuzione: contrastato da Kant, dalla reazione, dal positivismo e
dai controlli anche giurisdizionali di costituzionalità. Oggi sono una netta minoranza delle
costituzioni lo prevede, es. Germania.
La nostra costituzione, malgrado il diritto di resistenza fosse stato inserito nel progetto di
costituzione, non lo prevede, per la difficoltà di disciplinare giuridicamente le condizioni che fanno
nascere tale diritto e le sue modalità di esercizio. Mancano i mezzi per accertare se la reazione
popolare contro i titolari degli organi supremi sia effettivamente la conseguenza di un illecito
costituzionale compiuto dei titolari stessi, nonché per valutare il grado di illecito che giustifica la
resistenza.
Il diritto di resistenza comincia laddove ogni rimedio giuridico non è più consentito; e la sua
affermazione come diritto richiede la cessazione del comportamento anticostituzionale. La
resistenza in tanto è lecita, un piano del diritto positivo, in quanto sia vittoriosa: se sconfitta, viene
considerata una attività antigiuridica dall'ordinamento. Seppur non espressamente previsto nella
costituzione, il diritto di resistenza prova molti riconoscimenti sul piano ordinamentale.
pubbliche ritenute suscettibili di minacciare la public peace, incidendo così sul libero diritto di
riunione.
La prevalenza della sicurezza dello Stato rispetto ai principi liberali ha in Usa una lunga tradizione,
già durante la prima guerra mondiale si era diffusa una legislazione di repressione delle
manifestazioni di pensiero e dei movimenti politici ritenuti sovversivi; e la corte suprema aveva
teorizzato che anche la pura manifestazione del pensiero poteva ritenersi incostituzionale ove
ritenuta in astratto foriera di disordini e di sovversione.Se ogni ordinamento giuridico possiede
strumenti per la repressione delle azioni politiche eversive, di delitti politici, ecc.., Con la citata
legislazione l'ordinamento statunitense ha avuto di mira la prevenzione di tali attività, che si
identifica con la persecuzione delle associazioni politiche, nel momento in cui iniziano la loro opera
di propaganda e di proselitismo.Vi sono ordinamenti che hanno disciplinato tale problema proprio
già nella stessa costituzione, prevedendo espresse norme volte a predisporre un sistema di difesa
dell'ordine costituzionale. Questa disciplina di difesa è presente nel Grundesegetz tedesco: secondo
l'art 18, il tribunale costituzionale federale può dichiarare la perdita dei principali diritti pubblici
soggettivi nei confronti di quei cittadini che ne abbiano abusato al fine di combattere l'ordinamento
fondamentale democratico e liberale.
L'art.19 GG proibisce le associazioni anticostituzionali= quelle i cui scopi e le cui attività
contrastino con le leggi penali o siano dirette contro l'ordinamento costituzionale= quelli che si
prefiggono di danneggiare o eliminare l'ordinamento fondamentale democratico e liberale.
L'art.21 GG, viene interpretato nel senso che all'opposizione ideologica si deve aggiungere un
comportamento attivamente combattivo ed aggressivo nei confronti dell'ordinamento giuridico
vigente. Un partito cioè è da considerare incostituzionale quando dimostra una vera intenzione di
danneggiare o eliminare il sistema di valori instaurato dal Grundgesetz. Tale normativa fa si che
l'ordinamento tedesco sia classificabile tra le democrazie che si difendono, le quali si caratterizzano
per il difetto di legittimazione del dissenso che si manifesti rispetto a norme fondamentali della
costituzione. Spagna → sono vietati i partiti che svolgono attività suscettibili di mettere a
repentaglio principi democratici e i diritti dell'uomo, o che approvino anche in maniera tacita il
terrorismo. La relativa valutazione è rimessa ai giudici.
Italia → La costituzione italiana conosce uno specifico esempio di democrazia protetta: le libertà
fondamentali vengono limitate o annullate in funzione della tutela di interessi ritenuti vitali per la
tenuta della costituzione. Ciò avviene attraverso la XII disp. trans e fin., che vieta la
riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. La disposizione a carattere
costituzionale o addirittura super costituzionale, in quanto identifica la fondamentale decisione
politica sulla quale i costituenti basavano il nuovo assetto politico in via di instaurazione .Al di fuori
della normativa sul divieto di ricostruzione del partito fascista, il conflitto tra il valore della difesa
della costituzione e la tutela dei diritti fondamentali di manifestazione del pensiero politico in
genere, viene risolto dalla giurisprudenza. Art. 49 Cost. Prevede che i partiti devono concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale. La costituzione italiana non consente di
visitare i partiti anti-sistema, quelli cioè che non ispirano al complesso dei valori che pervadono
l'attuale ordinamento = ordine pubblico ideale, e rinvia perciò all'opinione pubblica la loro
emarginazione. Essa impone però l'assoluta osservanza delle regole del gioco, escludendo il ricorso
alla violenza-intimidazione-minacce = ordine pubblico materiale. Le associazioni vietate dall'art
270, sono quelle caratterizzate dal programma di violenza: questa consiste in qualsiasi illegittima
forza morale o fisica, contro le persone o sulle cose. Il requisito della sovversività sussiste quando
l'associazione non si limiti a propagandare o a perseguire trasformazioni dell'ordinamento, ma mira
a realizzazioni pratiche di un programma di azione politica, realizzazioni da conseguirsi usando
concretamente un metodo di lotta violenta. È una interpretazione adeguatrice ai principi
costituzionali, perché nella intenzione dei redattori del codice penale, erano ritenute sovversive
anche quelle associazioni che si limitassero alla diffusione delle idee. Nozione di “clear and present
danger” = requisito di concretezza del pericolo elaborato dalla giurisprudenza americana, in base al
quale possono essere perseguite quelle manifestazioni del pensiero idonee a determinare in modo
diretto ed immediato un'azione pienamente illecita.
Capitolo 3
FONTI DEL DIRITTO
SEZ.1 FAMIGLIE,SISTEMI E SOTTOSISTEMI
1.Le parole fonti del diritto hanno più significati, ma la definizione più in voga in Italia è quella di
atti o fatti idonei a produrre diritto L'indagine comparatistica da un lato ci dimostra la relatività del
concetto di fonte e dall'altro concorre a tratteggiarne un'area di significato ben preciso. Dall'analisi
dei vari ordinamenti si ricava dunque un concetto logico, che consente di identificare le fonti nel
multiforme insieme dei processi dai quali deriva il diritto oggettivamente inteso. Il diritto può
essere prodotto da a) fonti legali b) fonti extraordinem ovvero, negli ordinamenti moderni, il solo
potere costituente.Si suggerisce poi una attenuazione della distinzione fra a) fonti di produzione b)
fonti di cognizione e tra a) fonti atto con orgine in una manifestazione di volontà b) fonti fatto
fondate su un comportamento
Principali macrofamiglie di diritto sono quella anglosassone e quella romano-germanica;
questa è la distinzione della costitzionalistica novecentiana tradizionale. Delle più recenti
ibridazioni è ormai evidente la nascita che mette in crisi tale classificazione: in un mondo
globalizzato è ormai dato di fatto il riscontro di altre macrofamiglie diverse da quelle di tradizione
giuridica occidentale.
Le convenzioni costituzionali
.Molte fonti non scritte continuano a disciplinare modalità importanti del diritto costituzionale. In
particolare l'area del c.d. Government,ovvero i rapporti reciproci fra i titolari di organi
costituzionali detentori dell'indirizzo politico, sfugge alla possibilità di una dettagliata disciplina e si
trova regolata da una fonte cosi denominata nella cultura giuridica anglosassone:conventions of the
constitution.Il più importante dei collegamenti tra presupposti legislativi e convenzione avviene
quando una convenzione prende il posto di una norma giuridica, riducendola nel tempo a mero
elemento di forma. Molto spesso intorno ad una medesima fattispecie o istituto si intrecciano
consuetudini e covenzioni, mentre appare oltremodo frequente la trasformazione in regole
consuetudinarie di normative sorte su base convenzionale. Le conventions possono essere
definite come delle massime di comportamento costituzionale attraverso le quali gli operatori
politici di grado supremo misurano il potere, ma che tuttavia non vengono fatte valere da organi
giudiziari. E' da tenere presente che la dottrina collocava tendenzialmente le convenzioni nella sfera
della pura fattualità e proprio in ragione del loro carattere non giustiziabile, le assimilava alle
mere regole di correttezza costituzionale, le quali non si impongono come mero dovere
giuridico, ma soltanto per motivi di lealtà e di educazione politica, se no di cerimoniale e di
etichetta. Ma col tempo si è riconosciuta alle convenzioni un efficacia prescrittiva, ammettendo la
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Ius commune
(il modo di organizzare il diritto romano che ha caratterizzato la storia giuridica del continente
europeo).Ius commune e common law sembrano antitetici. Lo sviluppo della lex commune in
Europa fu diretto da un ceto di giuristi, i quali interpretavano evolutivamente il Corpus Iuris di
Giustiniano. Le due grandi scuole del periodo medievale furono quelle dei glossatori e dei
commentatori. In Inghilterra invece esistevano tutta una serie di organi giudiziari: corti di centena,
corti di contea e corti dei signori locali. Proprio per controbilanciare le spinte del feudalesimo,
l'organizzazione giudiziaria dei normanni venne articolata intorno alla Curia Regis o King's
Council, che sovraintendeva all'alta amministrazione ed alla giustizia dell'intero regno. La common
law era quindi la giursprudenza dei giudici regi, che amministravano la giustizia nel territorio,
applicando le norme del “diritto comune”. Ius commune europeo e common law esprimono
pertanto due diverse e parallele esperienze giuridiche. La conseguenza tipica delle particolari
esperienze politiche d'Inghilterra fu il processo di progressiva nazionalizzazione del diritto e
l'accentramento delle sue modalità elaborative presso l'amminstrazione giudiziaria che faceva
capo alla Curia Regis: l'attività di amministrazione normativa fu cosi monopolio di un corpo di
giudici, dotati di ampi poteri e autonomia. Il diritto si presentava come un insieme di principi e di
tecniche contenuti non in un testo legislativo, ma nella massa dei casi decisi giudizialmente: la
common law nasceva e si evolveva dal diritto giurisprudenziale. Nella common law,
diversamente dalla civil law, ad elaborare il diritto e le sue categorie non furono dotti accademici
ma operatori educati nelle aule di giustizia e provvisti di formazione pratica più che teorica.
La codificazione
.La codificazione ottocentesca fu il momento culminante della contrapposizione tra civil law e
common law. Siffatto processo culturale ha prodotto i codici (o codex), ovvero corpi di leggi
organizzati; si accoprano in vari codici tutte le branchie del diritto. Affatto diversi furono invece gli
sviluppi del mondo inglese di common law che respingendo l'identificazione fra il concetto di
diritto e quello di diritto positivo, ha sempre tenuto in scarsa considerazione le teoriche correlative
del positivismo giuridico. Questa medievalizzazione del diritto,ignorando le novità illuministiche
che invece sublimò la razionalità della legge scritta, espressione della volontà generale, diede
cosi luogo ad una complessa e grandiosa giurisprudenza. Ma vi furono importanti raccolte scritte di
casi decisi nelle Corti: è la tecnica del law reporting affiancata ai book of authority.
Il costituzionalismo.
La codificazione di fine 1700 ha coinvolto anche e sopratutto le fonti costituzionali il cui prototipo
fu la costituzione federale USA del 1787.Il diffondersi delle costituzioni scritte e rigide ha
progressivamente attenuato la distanza tra macrofamiglie anche per l'accoglimento di comuni
modalità organizzative quali la forma stato federale o regionale.Dal mondo di common law (USA)
è rifluito verso l'Europa l'istituto del judicial review of legislation. Inoltre è da notare che gli
ordinamenti costituzionali hanno accolto valori comuni tradotti in categorie attraverso le quali si
esprime il concetto occidentale di legalità: giusto processo, rappresentanza politica, libertà
economiche ecc. Per questi motivi la contrapposizione tra common law e civil law conserva
attualmente un significato piuttosto relativo nell'area delle fonti costituzionali, pur sottolineate le
relative differenze.
Recezioni e circolazioni dei modelli continentali.I territori restaurati dopo la caduta di Napoleone
assistetero quasi tutte alla momentanea ripristinazione del diritto comune.Ma la sua inadeguatezza
indussero i vari principi a procedere a nuove codificazioni o si conservò il Code Civil francese. I
codici francesi vennero esportati in tutto il mondo. Immuni dall'influsso del common law, nel corso
del XIX secolo tutti gli stati latino americani che avevano appena raggiunto l'indipendenza si
dotarono di codici, guardando al modello francese. Dopo il mezzo secolo ai codici francesi
guardarono anche, in Nord America, nella Louisiana il Quebec e California e Nord Dakota.Nei
territori mussulmani l'impianto di codici francesi fu più complesso che in America latina, per il
baratro che continua a separare le concezioni politiche,sociali religiose e filosofiche dell'Occidente
e del mondo islamico.Riguardo alla circolazione dei codici tedeschi – in particolare del BGB – la
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La riserva di legge.
Con l'avvento delle costituzioni rigide le riserve costituzionalmente disposte rappresentano un
vincolo per il Parlamento, sul quale pesa l'obbligo di attuare la disciplina solo attraverso la legge,
senza possibilità di deroga alcuna per un regolamento, anche se esiste una distinzione tra riserve
assolute e riserve relative. Un riserva di legge ordinaria comporta il fatto di sottrarre la disciplina di
una determinata materia al regime normale della legge, a favore di fonti munite di forza maggiore o
diversa.Occorre poi distinguere tra a)riserve materiali:occorre proprio una legge vera e propria,non
essendo sufficente che la materia sia regolata da atti aventi forza di legge b)riserve formali: basta la
regolamentazione con atti aventi forza di legge.
Già abbiamo osservato che le leggi munite delle caratteristiche di generalità ed astrattezza non
rappresentano più l'unico tipo storico. Ad esse si sono aggiunte, ad esempio, le leggi provvedimento
e cioè le leggi il cui contenuto è un concreto provvedimento amministrativo; esse sono tipiche dello
Stato sociale.Nell'ambito delle leggi meramente formali meritano particolare attenzione le leggi di
bilancio: l'esigenza di coordinare la finanza locale e di controllare la spesa pubblica determina
l'assicurazione al Governo della supremazia nella predisposizione dei documenti contabili, ma
anche nella fase approvativa, ha determinato l'introduzione di normative ad hoc in numerosi testi
costituzionali. In particolare la costituzione francese e spagnola indicano anche che le proposte di
legge e gli emendamenti formulati dai membri del parlamento non sono ricevibili qualora la loro
adozione comporti una diminuzione delle risorse pubbliche.
costituzionalmente previsti, attentando all’unitarietà della legge. Spesso nell’iter legis si innestano
uno o più subprocedimenti al fine di acquisire pareri da organi, costituzionali o meno, che possono
essere obbligatori o facoltativi e che assumono rilievo giuridico oltre che politico.Può accadere che
il parere sia richiesto al popolo attraverso un referendum per approvare il progetto di legge.Il
regime normale di formazione delle leggi viene talora derogato, ma quale sia il criterio per derogare
al regime ordinario è da rinvenire in una preventiva delimitazione delle materie affidate a fonti
differenti dalle leggi ordinarie. Il criterio materiale è adottato nei seguenti casi:qualche ordinamento
bicamerale o pluricamerale stabilisce un regime differenziato per distinti gruppi di materie oggetti
di legiferazione, alcune possono essere adottata da una sola Camera altre necessitano il voto
dell’intero Parlamento;talora è richiesta la maggioranza qualificata per leggi su determinati
settori;la costituzione belga stabilisce che alcune leggi vengano approvate a maggioranza di voti di
ciascun gruppo linguistico di entrambe le Camere;procedimenti speciali sono richiesti in materia
di concordato con la Santa Sede e intese con organizzazioni religiose.Legge organica:atto-fonte
del Parlamento assunto con procedimento aggravato in materie che prevalentemente riguardano i
pubblici poteri.
legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della costituzione, nonché dei vincoli
derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali; l’art.117 enumera le materie
di esclusiva competenza statale (politica estera, rapporti internazionali,mercati
finanziari,ordine pubblico e sicurezza, previdenza sociale, etc) e le materie concorrenti (commercio
con l’estero, grandi reti di trasporto e navigazione, tutela della salute, casse di risparmio e rurali,
protezione civile, etc).
I regolamenti.
Sotto influenza della rivoluzione francese, le costituzioni approvate a cavallo dei due secoli
espressero il principio per cui al Governo competesse la sola esecuzione delle leggi, con il passare
del tempo tale rigorosità si dimostrò impraticabile. Oggi al Governo viene assegnato un potere
regolamentare, che però sembrerebbe impraticabile se sganciato da una previa legge secondo il
principio di legalità.Bisogna però sempre operare un attento esame per ammettere o escludere la
costituzionalità dei regolamenti, che pur operando nell’ambito della legge,essendo ad essa
subordinati tuttavia dispongano in materie non toccate dall’attività legislativa. Una potestà
regolamentare con efficacia esterna viene talvolta conferita ai singoli Ministri, ad amministrazioni
separate dallo Stato, ad agenzie,ad autorità indipendenti e a enti territoriali.
Fonti-atto residuali: -
i regolamenti parlamentari: possono essere considerati fonti legali o solo regole di natura
interna.Dipende dalla qualificazione costituzionale, dalla soggezione a forme di pubblicazione
tipiche delle leggi, dalla giustiziabilità innanzi al giudice.Spesso i regolamenti parlamentari sono
chiamati dalla costituzione a disciplinare l’iter di formazione della legge.La peculiarità che li
distingue dai regolamenti governativi è che quelli parlamentari si collocano in posizione
immediatamente sottoposta alla costituzione sottraendo alla legge la competenza relativa
all’organizzazione e all’esercizio delle funzioni del Parlamento(salvo eccezioni).Perlopiù la loro
posizione viene fissata dalla giurisprudenza costituzionale.- le sentenze costituzionali: quelle aventi
efficacia erga omnes devono essere ricompresse tra le fonti del diritto. Infatti l’effetto di una
decisione quale l’abrogazione o l’annullamento di un atto normativo perché incostituzionale è
quello di espungere tali norme dall’ordinamento giuridico.- i referendum abrogativi: tipico solo
dell’Italia;l’indole di fonte è attribuita non al fatto referendario ma all’atto con cui il Capo dello
Stato recepisce la volontà del popolo di abrogare una legge.
common law si trovano in India,dove il common ha importato il diritto privato a partire dal 1600,la
stessa costituzione indiana successiva all’indipendenza ha lasciato sopravvivere gran parte del
diritto inglese inteso come quintessenza di ‘justice, equity and good conscience’.La versione
statunitense: la common law era un diritto personale che i sudditi del re d'Inghilterra affermarono
nelle numerose colonie.Mentre in Inghilterra si ebbe un lento sviluppo del sistema giuridico,il
trapianto del common law nell'America del nord, seguito alla colonizzazione,avvenne
velocemente.Gli organi giudiziari creati nelle colonie fecero propri molti istituti del diritto inglese,
le opere dei più autorevoli giuristi,in particolare i Commentaries di W.Blackstone, si diffusero
contribuendo all'evoluzione giuridica del paese.La common law,cosi radicata in ciascuna delle
colonie,costituisce il corpo principale,la fonte principale del diritto vigente in tutti gli stati
membri.Con l'atto di fondazione degli Stati Uniti materializzatosi in una costituzione scritta e
rigida,si ebbe la costituzionalizzazione della common law.Con l'entrata in vigore del testo
costituzionale,si diede vita ad uno stato federale.Questa forma istituzionale comporta la presenza di
due plessi normativi,le fonti degli stati membri e quelle dello stato centrale.Il riparto delle
competenze legislative è stato operato restringendo i poteri del congresso(stato centrale) e affidando
all'autonomia residua degli stati membri,il diritto civile e penale.La costituzione pone poi del limiti
sostanziali alla potestà legislativa del Congresso.Del resto gli Stati membri mantengono la
loro potestà normativa di rango costituzionale, organizzando direttamente il proprio
assetto mediante una costituzione statale che disciplina l’esercizio delle competenze e i loro
organi interni; in ciascun ordinamento statale opera altresì una struttura giudiziaria che si affianca a
quella centrale, e queste corti possono conoscere anche il diritto federale.
Il diritto delle due Irlande.L’applicazione del diritto inglese in Irlanda iniziò nel XII secolo,
l’originario diritto celtico, noto come Brehon, continuò ad essere utilizzato in aree dove il diritto
inglese era più blando, tuttavia a partire dal ‘600, il common law divenne il diritto vigenti in
Irlanda.La costituzione irlandese del 1937 riprende molti istituti del parlamentarismo britannico, ma
presenta, come quella nordamericana,un carattere rigido, contiene una Bill of Rights e accoglie la
costituzionalità delle leggi abbinata al controllo preventivo. Gli organi giudiziari sono organizzati in
una piramide in ordine decrescente di importanza formale: Supreme Court, Court of Criminal
Appeal,High Court, Circuit Courts, District Court; i giudici continuano comunque a seguire i
precedenti inglesi e le leggi irlandesi spesso si conformano alle soluzioni di Westminster.Per quanto
riguarda il diritto sostanziale e processuale nord-irlandese si può constatare una conformità con
quello inglese.
il federalismo canadese risultava quindi assai sbilanciato nella sua normativa costituzionale
originaria. La Corte Suprema canadese non è titolare in via esclusiva della funzione di controllo di
costituzionalità, ma assolve nondimeno a un compito nomofilattico,essendo giudice di ultimo
appello per qualsiasi tipo di controversia.
...e australiano.
Il common law fu esteso all’Australia nel 1828. Nel 1901, il Commonwealth of
Australia Constitution Act diede vita ad una Federazione autonoma sul modello nordamericano. La
costituzione federale prevede una High Court of Australia quale corte di ultima istanza competente
sia nelle materie statali, sia in quelle federali. Il testo costituzionale prevede una Camera Alta
direttamente rappresentativa dei diversi Stati e specifica le materie nelle quali può esplicarsi il
potere legislativo dello Stato centrale. Oltre alle materie specifiche, il Parlamento federale dispone
anche di poteri impliciti; gli Stati membri invece detengono poteri residui in materia civile e penale
sulla falsariga del common law.
Diritto neozelandese.
La sovranità britannica fu proclamata in NZ nel 1840. Invece che annettersi al Commonwealth
australiano, la NZ divenne un Dominion autonomo nel 1907, come Stato unitario con un’unica
assemblea legislativa.Alcune innovazioni, via via introdotte dalla giurisprudenza
neozelandese,hanno anche modificato non pochi principi tradizionali del common law, tuttavia la
struttura delle fonti è anch’essa un sottosistema di quello inglese, nonostante vi siano convenzioni
costituzionali supportate dal una costituzione scritta, manca però il controllo di costituzionalità
delle leggi.
verdetto inappellabile.
Il diritto legiferato.
Il giudice di common law è non è selezionato tramite concorso ma nomina politica.Gli statutes
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presuppongono l’esistenza del common law e hanno natura derogatoria.Common law e equity si
contrappongono alla statutory law(formule verbali che indicano la normativa posta in essere
dall’organo legislativo statale).
trasformato dapprima da stato unitario in Stato regionale 1970, infine in Stato federale, con la nuova
costituzione del 1994.
i caratteri giuridici comuni che contrassegnano lo stato federale sono:
A) l'esistenza di un ordinamento statale federale, fondato su una costituzione scritta e superiore, che
riconosce l'autonomia di enti politici territoriali collocati tra lo Stato e gli enti locali, i quali hanno
proprie costituzioni subordinate a quella federale;
B) La previsione della costituzione federale della ripartizione delle competenze tra Stato centrale e
stati membri→ eventuale modificazione di tale ripartizione solo mediante il procedimento di
revisione costituzionale;
C) l'assetto bicamerale del Parlamento, costituito da una camera espressione dell'intero corpo
elettorale nazionale e da una seconda camera rappresentativa degli stati membri. La concreta
configurazione della seconda camera varia notevolmente sia per la composizione delle funzioni
svolte. Essa può essere composta in base ad un criterio paritetico, che attribuisce ad ogni stato lo
stesso numero di rappresentanti (Usa e Svizzera) o differenziato in relazione alla popolazione degli
stati membri. I senatori possono essere eletti dal corpo elettorale (Usa), o designati dai pagamenti
statali (Austria), o nominati dai governi statali (Germania) o dall'esecutivo federale (Canada). Due
sono i modelli riscontrabili dal punto di vista funzionale: del Senato, nel quale i senatori esprimono
il loro voto individualmente e senza vincolo di mandato e quello del consiglio, tipico dell'esperienza
tedesca, nel quale i consiglieri sono delegati dei governi statali, esprimono un unico voto come
delegazione di ogni Land e sono soggetti alle direttive politiche del rispettivo governo;
D) una composizione del governo rappresentativa della natura composita dello Stato, prevista nei
testi costituzionali (Belgio e Svizzera) o affermatasi in via di prassi (Australia e Canada) o come
criterio condizionante la nomina presidenziale dei ministri (Usa);
E) la partecipazione degli stati membri al procedimento di revisione costituzionale, tramite
l'approvazione della seconda camera (con i 2/3 dei voti del Bundesrat in Germania), o direttamente
attraverso l'approvazione dei pagamenti statali (¾ degli stati membri negli USA), oppure con il voto
diretto del corpo elettorale (in Svizzera il voto favorevole deve essere maggioritario su scala
nazionale e in più della metà degli stati membri);
F) l'istituzione di un organo federale di tipo giurisdizionale, al quale è attribuito il potere di risolvere
i conflitti tra Stato federale e stati membri.
G)
4. Le teorie sulla natura giuridica dello stato federale.
Criterio dell'individuazione del soggetto titolare della sovranità, teorie statiche:
A) la teoria che sta all'origine dello stato federale ritiene che la sovranità sia ripartita tra Stato
centrale e stati membri e quindi configura lo Stato federale come stato di stato. = Una tesi
fortemente condizionata dall'origine storica dei più antichi Stati federali, che derivano da precedenti
confederazioni e quindi dalla decisione di stati originariamente sovrani di devolvere parte dei propri
poteri alla nuova entità federale.
B) seconda teoria ritiene che i titolari della sovranità siano gli stati membri.
C) la teoria oggi prevalente attribuisce la sovranità allo stato federale, sulla base di argomenti tratti
da previsioni contenute nelle costituzioni federali. Questi riguardano:
1) la superiorità della costituzione federale su quelle statali e del diritto federale su quello degli
stati;
2) l'attribuzione allo stato federale della competenza delle competenze, cioè del potere decidere la
ripartizione delle competenze tra Stato e entità federate;
3) il riconoscimento ad un organo federale del potere di revisione costituzionale, esercitabile anche
contro la volontà del singolo stato membro;
4) e ad un giudice federale del potere di decidere sui conflitti relativi alla riparto delle competenze e
di interpretare la costituzione in modo da garantire l'uniforme applicazione del diritto federale;
5) la previsione di poteri di intervento dello Stato federale sugli affari interni degli stati membri
sotto forma di attività di controllo (ispezione federale), di misure coercitive volte a garantire
l'adempimento degli obblighi federali (esecuzione federale) e di azioni militari finalizzate ad
assicurarne la sicurezza.
Gli stati membri sono da considerare enti non sovrani ma autonomi e quindi parificati alle regioni.
D) teorie basate su uno schema tripartito, che considerano lo stato federale come l'insieme di tre
diversi ordinamenti: quello degli stati membri, quello dello Stato centrale e quello totale.
Le teorie esaminate hanno in comune il riferimento ad un concetto di Stato e ad uno di sovranità e
sono oggi in crisi. La crisi dello stato nazione e delle importazioni idealistiche deriva, all'interno,
dal carattere pluralistico e complesso dello Stato democratico contemporaneo, che impone la
valorizzazione delle autonomie, all'esterno dei processi di integrazione sovranazionale. Di
conseguenza la sovranità subisce una serie crescente di limitazioni.
I principi costituzionali che regolano i rapporti tra i diversi livelli di governo vengono individuati
nel principio di autonomia costituzionale e in quello di partecipazione. L'autonomia costituzionale
estinguerebbe gli stati membri sia dalle legioni, dotate solo di autonomia legislativa, sia dagli enti
locali dotati di autarchia.
Due gli aspetti essenziali nei quali si concretizza il principio della partecipazione delle entità
distinta personalità giuridica, agiscono tramite gli organi della comunità, lo stesso non si verifica
della comunità francese e per la regione vallona. Vi è poi una asimmetria materiale, derivante dal
fatto che i trasferimenti di competenze operati in virtù delle successive revisioni costituzionali
hanno determinato nel sud del paese l'esistenza di quattro entità titolari di competenze legislative
(comunità francese, germanofona, regione vallona, commissione della comunità francese a
Bruxelles).
3) quello belga è un federalismo di dissociazione o centrifugo, che si configura come bipolare o di
tipo dualista, in quanto è basato sulla distinzione tra i due principali gruppi linguistici (francese e
olandese) nell'ambito sia del Parlamento sia del governo e sulla netta separazione delle competenze.
4) a comunità e regioni sono attribuite competenze legislative e amministrative, ma non
giurisdizionali, in quanto queste rimangono appannaggio dello stato federale. Il senato non può
essere considerato nella dottrina belga come una camera rappresentativa delle entità federate, sia per
la sua composizione mista, sia delle competenze ridotte che ne fanno una “camera di riflessione”.
Con l'affermarsi dello stato sociale, gli stati federali manifestano alcune linee di tendenza comuni:
a) si rafforza il ruolo dello Stato centrale per varie ragioni: ragioni sociali, derivanti dall'affermarsi
dei diritti sociali e di una comune cittadinanza; ragioni politiche, dipendenti dal ruolo di
unificazione della politica svolto dai partiti di massa; ragioni economico-finanziarie, attinenti ai
processi di concentrazione e al crescente intervento regolatore svolto dallo stato; ragioni militari,
consistenti nella necessità di garantire la gestione centralizzata della forza militare. Il rafforzamento
dello Stato centrale si concretizza soprattutto nell'ampliamento delle competenze esercitate a livello
federale.
b) si manifestano anche tendenze di tipo centrifugo= sono state dirompenti negli stati ex socialisti,
come conseguenza la crisi del vecchio assetto centralizzato di potere. Diverso è il caso del Canada e
quello del Belgio, dove le tendenze centrifughe affondano le proprie radici nella separazione che
intercorre tra le due principali comunità etniche (inglese e francese; vallona e fiamminga).
c) l'altra tendenza che si riscontra nei principali stati federali è l'affermarsi del federalismo
cooperativo. Si fa strada l'idea che qualsiasi attività pubblica di rilievo, deve essere oggetto
dell'intervento congiunto e coordinato dei diversi livelli di governo. Il federalismo cooperativo è
caratterizzato dall'affermarsi di tre principi fondamentali:
1) il principio di sussidiarietà = interventi del livello superiore di governo siano giustificati solo
quando non possano essere efficacemente compiuti dal livello inferiore o allorché sia in gioco
l'interesse nazionale o l'esigenza di un'uniforme disciplina della materia.
Tale principio, originariamente concepito per proteggere le competenze attribuite alle entità
federate, può anche comportare un'estensione delle funzioni dello Stato, quando questo ritenga
indispensabile il proprio intervento, anche in settori originariamente riservati agli stati membri. Ne
consegue che in pratica non esistono più competenze assolutamente esclusive degli stati membri,
ciò determina il costante ampliamento delle materie oggetto di un intervento coordinato dello stato
federale e delle entità federate.
2) il federalismo fiscale comporta che ogni livello di governo si procuri autonomamente, mediante
tributi propri, risorse adeguate all'esercizio delle proprie competenze e al volume delle spese. In
nessuno stato federale le entità federate godono di una autonomia esclusiva nella percezione delle
entrate.
3) il principio di collaborazione comporta che una gestione ottimale delle risorse renda
indispensabili forme di accordo e di cooperazione fra i diversi livelli di governo, che possono essere
orizzontali, quando riguardano le entità federate, e verticali allorché intercorrono tra il governo
centrale e quelli periferici. La cooperazione può essere istituzionalizzata o spontanea, a seconda che
si basi su strutture e procedure normativamente prefissate o sia lasciata alla libera iniziativa dei
diversi livelli di governo. Quella istituzionalizzata può essere obbligatoria o facoltativa.
Gli stati federali contemporanei sono caratterizzati dalla vigenza di una costituzione rigida, la quale
prevede, accanto ad un governo centrale imposizione preminente, l'esistenza di governi locali dotati
di autonomia politica e che partecipano in vario modo, ma per lo più in posizione subordinata, alla
determinazione dell'indirizzo politico-amministrativo nazionale. Si tratta non tanto di uno Stato
6. Lo Stato regionale.
Il regionalismo come teoria che propugna la suddivisione di uno stato precedentemente
centralizzato in entità autonome caratterizzate da specificità di varia natura precede la formazione di
stati regionali.
Il movimento regionalistico si differenzia da importazioni di tipo federalistico, in quanto concepisce
l'ente regione o comunità autonoma come un livello di governo collocato fra lo Stato e gli enti locali
territoriali, al quale si dà vita per fare fronte alle esigenze economiche e talvolta etniche peculiari di
certe zone geografiche.
È evidente quindi la diversa origine storica dello Stato regionale rispetto a quello federale. Lo Stato
regionale non è solo molto più recente, ma deriva dalla suddivisione in nuove entità territoriali
autonome di stati caratterizzati da una forte tradizione centralistica.
I caratteri comuni che distinguono lo Stato regionale da quello federale sono:
1) il riconoscimento della costituzione statale di enti territoriali autonomi, dotati di propri statuti, i
quali devono essere approvati con legge statale;
2) l'attribuzione costituzionale alle regioni di competenze normative e amministrative, con
esclusione di quelle giurisdizionali e di quelle relative alla sicurezza;
3) l'esistenza di un Senato non rappresentativo delle regioni, ma solo eletto a base regionale;
4) una partecipazione limitata all'esercizio di funzioni statali, in particolare a quella di revisione
costituzionale;
5) l'attribuzione alla corte costituzionale del potere di risolvere i conflitti tra lo Stato e le regioni,
garantendo la preminenza degli interessi nazionali anche nelle materie di competenza regionale.
Si può parlare di Stato regionale solo quando l'ente “regione” è previsto nella costituzione e quindi
la sua esistenza non è nella libera disponibilità del legislatore ordinario.
Il termine “Regione” può assumere almeno tre significati diversi:
A) di semplice circoscrizione o ufficio di decentramento burocratico, ciò avviene nel regno unito,
dove l'esistenza di una pluralità di organismi regionali non ha dato vita ad un livello intermedio di
governo tra Stato ed enti locali;
B) di regione amministrativa = ente territoriale dotato di autonomia amministrativa ma non
legislativa, es. Francia.
C) di regione politica, es. Belgio, Italia e Spagna. = Determinazione di un autonomo indirizzo
politico-amministrativo e l'esercizio di una potestà legislativa.
Altra distinzione importante è quella fra regionalizzazione omogenea e differenziata. La prima
comporta una disciplina uniforme dell'ente regionale, ma è prevalente la seconda, la quale prevede
che alle diverse regioni sia attribuito un livello di autonomia differenziato (es. in Spagna con le
comunità autonome storiche, Catalogna, Pais Basco e Galizia; o in Italia con le regioni a statuto
speciale).
Varie differenze dipendono poi dalle competenze attribuite alle regioni. In passato il criterio di
riparto delle competenze legislative era di tipo separatista= era prevista un'elencazione di quelle
regionale e la competenza residuale veniva attribuita allo Stato. In Italia il nuovo art 117 Cost. 2001,
ha ribaltato il criterio originario di ripartizione delle competenze, attribuendo alle regioni la potestà
legislativa delle materie non espressamente riservate alla legislazione dello Stato.
Funzioni regolamentari e amministrative: in Italia, l'attribuzione alla regione della potestà
regolamentare in tutte le materie non riservate allo Stato e con la previsione del principio di
sussidiarietà a favore dei comuni per quanto riguarda l'esercizio delle funzioni amministrative.
Si può parlare di Stato regionale in senso proprio solo quando le regioni trovano il proprio
fondamento nella costituzione, si caratterizzano come enti politici autonomi, ricoprono l'intero
territorio nazionale e sono titolari di competenze legislative. Solo Italia e Spagna rientrano
pienamente in tale categoria, mentre per il Portogallo e regno unito, si parla di uno stato
parzialmente regionalizzato. La Francia appare come un paese in via di regionalizzazione.
che riguarda le competenze, il criterio dei poteri residui gioca in modo differenziato all'interno sia
degli stati federali sia di quelli regionali. Quindi le differenze su questo terreno riguardano il merito
delle competenze decentrate e in particolare l'attribuzione ai soli stati membri di competenze di tipo
giurisdizionale e in materia di ordine pubblico, che di regola non sono riconosciute alle regioni.
2) anche per quel che riguarda il principio della partecipazione alla formazione della volontà
politica dello stato, esistono differenze significative:
2A) la diversità più rilevante deriva dal fatto che negli stati regionali non esiste attualmente una
camera rappresentativa delle regioni;
2B) anche la partecipazione al procedimento di revisione costituzionale degli enti decentrati risulta
più limitata negli stati regionali.
In definitiva stato federale e Stato regionale non costituiscono forme o tipi di Stato distinti e
inconciliabili, ma sono le manifestazioni dei processi di decentramento politico che caratterizzano
gli Stati democratici contemporanei. Si possono distinguere due diversi tipi di Stato a seconda della
diversa articolazione del potere sul territorio: quello unitario basato su un decentramento di tipo
burocratico o istituzionale ma prevalentemente amministrativo, e quello decentrato (o
autonomistico), che si fonda su un decentramento istituzionale di tipo politico. All'interno dello
Stato decentrato la distinzione fra regionalismo e federalismo incide sulla forma di governo= sul
funzionamento degli organi di governo dello Stato, che è diverso a seconda dei livelli di autonomia
e di partecipazione riconosciuti ai governi periferici.
La proposta di classificazione appena delineata vale in relazione al momento storico dato perché
sono processi dinamici destinati a variare nel corso del tempo.
Ora come ora, l'opzione tra federalismo e regionalismo costituisce una scelta non di pura tecnica
giuridica, ma è legata alla presa in considerazione anche di fattori economici, sociali, culturali e
politici.
9. L'Unione Europea.
Non è facile definire la natura giuridica dell'unione europea, alcuni aspetti sembrano assimilarla ad
A) una confederazione di Stati, altri sono tipici di B) uno Stato federale.
A) l'unione, così come la confederazione, nasce in base ad un trattato di diritto internazionale. Gli
stati mantengono il diritto di recesso ed è richiesto il loro consenso unanime per qualsiasi modifica
del trattato istitutivo. La struttura istituzionale dell'unione non è tale da configurare l'esistenza di
uno Stato, perché mancano due elementi costitutivi essenziali: un popolo e un territorio. Inoltre tale
struttura denota l'inesistenza di una livello di governo distinto e sovraordinato rispetto a quello degli
stati membri.
Si pone il problema del deficit di democraticità dell'attuale assetto comunitario, che tende a
configurarsi come un'unione più fra i governi che fra i popoli europei.
B) d'altra parte va rilevata la presenza dell'ordinamento comunitario di elementi tipici di uno Stato
federale:
1) l'unione ha come soggetti di diritto non solo gli stati, ma anche i cittadini;
2) il principio del primato del diritto comunitario su quello interno nei settori di competenza
dell'unione comporta una sottrazione di ampi spazi di sovranità agli stati.
3) l'ordinamento comunitario è dotato di autonomi poteri normativi, amministrativi e
giurisdizionali.
In conclusione l'unione europea appare oggi difficilmente inquadrabile nelle categorie tradizionali
impiegate dai giuristi per qualificare i processi di tipo federalistico. La difficoltà è accentuata dal
fatto che si tratta di un fenomeno di tipo dinamico. Si può comunque affermare che già oggi
l'ordinamento dell'unione si configura come un ordinamento federativo dotato di una struttura
costituzionale propria e in divenire.
di regime politico, caratterizzato dall'individuazione delle finalità di carattere generale che lo Stato
intende perseguire, dall'altro a quello di costituzione materiale, intesa come l'insieme dei principi e
dei valori dominanti che contrassegnano un ordinamento costituzionale.
Ripartizione delle forme di stato in due grandi categorie: lo Stato democratico e lo Stato autoritario.
Lo Stato democratico è fondato sulla titolarità collettiva e su un esercizio ripartito del potere, su una
modalità di formazione delle decisioni basata sul consenso popolare e sulle finalità proprie di
un'ideologia liberal-democratica. All'opposto lo Stato autocratico è caratterizzato dalla titolarità
ristretta ed all'esercizio accentrato del potere, da una modalità di assunzione e di attuazione delle
decisioni basata sull'imposizione e la finalità ispirate ad ideologie antitetiche a quella liberal-
democratica.
2. Democrazia e autocrazia.
A) la concezione di Stato democratico oggi prevalente è di tipo essenzialmente procedurale, in
quanto configura la democrazia come un processo finalizzato ad adottare le decisioni politiche.
Quello democratico viene definito come un sistema pluripartitico nel quale una maggioranza
governa nel rispetto dei diritti delle minoranze. Inaccettabile e superata e la concezione della
democrazia in senso sostanziale come sistema che garantisce i diritti economico-sociali e intende
realizzare un'eguaglianza effettiva, in contrapposizione alla democrazia formale, fondata sulla
libertà personali e sull'eguaglianza di fronte alla legge.
Democrazia è un sistema di regole procedurali, ma anche un insieme di principi e di valori in esse
incorporati o presupposti, che è sancito di solito a livello costituzionale ed è condiviso dalla società
e quindi non è liberamente irreversibile da una maggioranza elettorale o parlamentare. Essa presenta
quindi un duplice aspetto: in quanto concetto ideale è una visione complessiva dell'uomo e del
mondo che aspira ad andare oltre gli elementi identificativi di una forma di Stato storicamente data,
mentre in quanto concetto reale, è un sistema di governo fondato su principi e sulle regole che
nell'epoca contemporanea caratterizza un gruppo di ordinamenti statali distinguendolo da tutti gli
altri. Questa duplicità fa si che un sistema democratico si presenti come un processo in continua
evoluzione e in costante tensione verso la realizzazione dei fini ultimi che costituiscono l'attuazione
dell'ideale democratico.
B) la categoria stato autocratico viene ad assumere un carattere residuale e negativo, in quanto
comprende tutte le esperienze che non possono essere qualificate come democratiche.
Il termine autocrazia significa etimologicamente governo di uno.
1) la dittatura è una forma di concentrazione del potere nelle mani di un organo, di solito
monocratico, che si divide in due categorie fondamentali:
1A) la dittatura commissariale fa riferimento all'esperienza romana V – III a.C, il dictator è un
magistrato straordinario nominato da uno dei consoli in circostanze eccezionali, come la guerra, il
quale esercita sia il comando interno, sia quello esterno. Si tratta di un potere legittimo e costituito,
in quanto previsto e disciplinato dalla costituzione, che ha come proprio presupposto lo stato di
necessità. Sue caratteristiche essenziali sono la temporaneità della carica e l'eccezionalità dei poteri.
1B) la dittatura sovrana determina la vigenza di una nuova costituzione attraverso l'esercizio di un
potere costituente che agisce in totale rottura con dall'ordinamento costituzionale preesistente e
quindi si configura come un potere illegittimo; deriva da una avere propria crisi di regime.
In entrambi i significati la dittatura non costituisce una forma di Stato a se, ma è una fase transitoria
che si conclude o con il ritorno al funzionamento normale dell'ordinamento preesistente o con il suo
definitivo superamento.
2) i giuristi definiscono come autoritaria la forma di Stato che si è affermata in Europa tra le due
guerre mondiali e ha avuto le sue realizzazioni più significative della Germania nazista e dell'Italia
fascista.
3) il termine totalitarismo è stato riferito ad esperienze diverse: al regime fascista, i cui teorici
hanno usato tale espressione per indicare l'aspirazione dello Stato ad occuparsi di ogni aspetto della
vita sociale, ma soprattutto alle regime nazista tedesco e a quello comunista dell'Urss.
Le caratteristiche essenziali del regime totalitario sono: - proclamazione di un'ideologia ufficiale
dello stato che viene inculcata, mediante l'uso manipolato della cultura, dell'informazione e della
propaganda, nelle coscienze dei singoli; - la fonte suprema del potere è il partito unico, i cui organi,
anche se distinti da quelli dello Stato, si sovrappongono di fatto acquisti, e in particolare è il capo
carismatico che è la personificazione stessa del potere. - il totalitarismo si fonda su una
mobilitazione permanente delle masse, realizzata mediante un'organizzazione capillare e forzosa
della società, e sulla costante ricerca del consenso popolare tramite metodi di tipo plebiscitario. - Il
regime totalitario si fonda su una struttura di tipo poliziesco, che prevale su quella militare.
Il totalitarismo presuppone l'irrompere delle masse sulla scena politica e l'utilizzazione di forme
sofisticate e tecnologicamente avanzate di dominio sulla società e sui singoli; esso indica la
particolare capacità di penetrazione e di diffusione di un potere di tipo autocratico.
5. Lo Stato liberale.
La crisi dello Stato assoluto è determinata da molte ragioni: finanziarie, derivanti dal costo
crescente dell'apparato burocratico e militare; economico-sociali, conseguenti alla rivoluzione
industriale e alla crescente egemonia borghese; politiche, consistenti nella necessità della borghesia
di conquistare il potere politico e di piegarlo alla tutela dei propri interessi.
La base economica dello stato liberale è costituita dal modo di produzione capitalistico, basato sulla
proprietà privata dei mezzi di produzione, sulla libera concorrenza, sulla ricerca del profitto e sulla
centralità del mercato.
- Lo stato liberale nasce presto in Inghilterra in seguito alle due rivoluzioni condotte vittoriosamente
dal Parlamento contro la dinastia degli Stuart: la prima si conclude nel 1649 e la seconda detta
gloriosa rivoluzione, nel 1688-89, con l'affidamento del tono a Guglielmo d'Orange. La borghesia
inglese, tramite le leggi del Parlamento, essa trasforma gli antichi privilegi in diritti e pone una serie
di limiti al potere del monarca. Quindi il passaggio allo Stato liberale avviene con una gradualità e
senza fortissimi traumi.
- Negli Stati Uniti la costruzione dello stato liberale avviene in modo del tutto naturale, all'indomani
della vittoriosa guerra di indipendenza dalla Gran Bretagna. Elementi: Nobiltà inesistente; le
differenze di ricchezza sono attenuate da uno spirito di gruppo e comunitario.
- In Francia il passaggio allo Stato liberale avviene in forme traumatiche e violente, si verifica un
aspro conflitto di tipo rivoluzionario.
- in Germania e Italia: la debolezza della borghesia, derivante da uno sviluppo industriale ritardato,
e l'esistenza di una forte aristocrazia terriera e militare, fanno si che lo Stato liberale nasca come
frutto di un compromesso e di una rivoluzione dall'alto, realizzata grazie all'espansione progressiva
rispettivamente dello stato prussiano e del regno di Sardegna. Per questi motivi fin dall'origine esso
separazione dei poteri. La costituzione si configura come legge superiore nei confronti della legge
ordinaria solo laddove è il frutto di un processo rivoluzionario o dell'ottenimento dell'indipendenza
nazionale (Costituzione Usa e Francesi), mentre è derogabile dalla legge ordinaria quando deriva da
una concezione del monarca o ha un'origine compromissoria (costituzioni della Restaurazione,
Statuto Albertino). Si può quindi parlare dello stato liberale come stato legislativo, in quanto è la
legge l'atto fondamentale che deve garantire un equilibrio tra l'autorità dello Stato e la libertà dei
singoli.
I) nello stato liberale si afferma la concezione dello stato di diritto, inteso come sottoposizione degli
stessi poteri pubblici ad un insieme di regole astratte e generali predeterminate, e inteso anche come
stato fondato sul riconoscimento di un corpo di principi e sulla garanzia giurisdizionale dei diritti di
libertà.
6. Lo Stato democratico.
Lo Stato democratico nasce dalla crisi dello Stato liberale come risposta alla crescente insicurezza
sociale determinata dallo sviluppo del capitalismo e alle ricorrenti crisi distruttive (1929), che
rendono necessaria una attività di regolamentazione del mercato e di attuazione delle contraddizioni
sociali.
Alla base dello sviluppo dello Stato democratico vi sono due novità fondamentali:
A) a livello economico lo sviluppo del capitalismo in senso monopolistico e l'emergere delle
contraddizioni sociali determinano l'esigenza di un intervento regolatore dello stato;
B) a livello politico-sociale l'integrazione di nuove classi sociali passa attraverso lo sviluppo del
movimento operaio quale forza organizzata ed il conseguente affermarsi dei moderni partiti di
massa.
La prima caratteristica che differenzia lo Stato democratico da quello liberale è che in esso si
attenua la separazione tra Stato e società e fa politica ed economia. Il concetto di società evolve=
non è più concepita come una sommatoria di individui, ciascuno dei quali titolare di una propria
sfera di libertà, ma anche come un insieme di gruppi organizzati che esprimono bisogni, interessi e
volontà diversificati.
L'ideologia democratica afferma la pari dignità di tutte le persone indipendentemente dalla loro
condizione sociale, poi considera l'individuo non più chiuso in se, nella sua sfera privata, ma nel
rapporto con gli altri e con la società. Dalla idea di una libertà dell'individuo dal dominio dello
stato→ si trasforma in partecipazione dell'individuo al potere dello Stato.
L'economia non costituisce più una sfera separata, ma diventa oggetto di decisioni politiche. Al
ruolo del mercato si accompagna un intervento regolatore dello stato volto a garantire da un lato la
libera concorrenza, dall'altro il soddisfacimento di primari interessi sociali e il rispetto della dignità
della persona umana.
Lo Stato democratico viene perciò qualificato come stato sociale o stato del benessere (Welfare
State), per sottolineare la sua nuova finalità di operare una redistribuzione del reddito, in modo da
ridurre le disuguaglianze e di favorire l'integrazione delle classi più deboli. Gestisce le imponenti
risorse finanziarie che derivano dal prelievo fiscale; compie diretti investimenti pubblici. Lo Stato
interviene sul terreno sociale, assicurando l'erogazione di servizi volti a soddisfare i bisogni primari
e l'assistenza sociale.
Sul terreno politico-sociale si sviluppa una fitta rete di organismi intermedi fra i cittadini e lo Stato.
Tra questi: i partiti politici che costituiscono il canale di collegamento fra comunità sociale e
soggetti pubblici.
Il principio costitutivo dello Stato democratico è quello per cui la sovranità appartiene al popolo.
Tuttavia la concezione dominante è quella rappresentativa, che considera la sovranità popolare un
principio fondamentale da esercitare secondo le modalità e nei limiti stabiliti nella costruzione.
La separazione dei poteri non corrisponde più a diversi interessi sociali. Rispetto alla concezione
liberale il principio in questione subisce una serie di modifiche e adattamenti:
- si moltiplicano le funzioni statali non riconducibili alle tre tradizionali, quali la funzione di
indirizzo politico o di governo e la funzione di revisione costituzionale;
- si affermano nuovi poteri costituzionali= funzioni di garanzia, controllo e intermediazione (Es.
Corte Costituzionale);
- sono riconosciuti a livello legislativo soggetti, quali le autorità amministrative indipendenti, che
non solo non fanno parte di nessuno dei poteri tradizionali, essendo indipendenti dal titolare
dell'indirizzo politico, ma esercitano funzioni di tipo amministrativo, normativo e anche
giurisdizionale;
- si verificano interferenze funzionali tra i poteri con un superamento della concezione delle
esclusività della funzione attribuita a ciascuno;
- assumono un ruolo determinante soggetti esterni allo stato-apparato, quali i partiti politici.
Nello Stato democratico il principio della separazione dei poteri implica i seguenti aspetti:
l'esistenza di funzioni e di poteri ulteriori rispetto a quelli tradizionali; l'attribuzione al potere
legislativo ed a quello esecutivo di una funzione non esclusiva ma prevalente, mentre a quello
giudiziario è attribuita una funzione di tipo giurisdizionale in via quasi esclusiva; la diffusione dei
centri di potere a livello sia orizzontale, mediante la partecipazione di più soggetti al processo
decisionale, sia verticale, tramite forme di decentramento politico dei poteri; la concorrenza fra più
soggetti politici e conquistare la titolarità della funzione di governo, da esercitarsi nel rispetto dei
diritti dell'opposizione.
Lo Stato democratico è uno stato rappresentativo, ma a differenza di quello liberale, è pluralistico o
pluriclasse. Ciò deriva dal riconoscimento del suffragio universale e del principio dell'uguaglianza
del voto (one man one vote.).
La responsabilità politica degli eletti si manifesta nella non rielezione alla carica al termine del
mandato.
Il principio del pluralismo significa che l'ordinamento statale riconosce e garantisce l'esistenza e
l'attività di una pluralità di gruppi economico-sociali, religiosi, etnici, culturali, il pluripartitismo e
diversi livelli di governo territoriali. Lo Stato democratico riconosce la liceità del conflitto fra i
diversi gruppi ed interessi, purché questo si svolga nel rispetto del metodo e dei procedimenti
democratici.
Principio di maggioranza = le decisioni dell'organo parlamentare sono adottate a maggioranza. Tale
regola poteva essere applicata senza limiti nello stato liberale, dove l'omogeneità della
rappresentanza garantiva contro il rischio della tirannia della maggioranza. Ma in una democrazia
pluralistica la salvaguardia delle minoranze politiche richiede che quel principio sia limitato da vari
istituti di garanzia: la previsione di maggioranze assolute o qualificate per alcune decisioni
importanti, l'attribuzione alle minoranze di cariche, l'esistenza di un sindacato sulla legittimità
costituzionale delle leggi.
Dalla combinazione tra democrazia e pluralismo scaturiscono le poliarchie= sistemi basati su una
pluralità di gruppi in competizione per la gestione del potere, che accresce il livello della
partecipazione popolare ed arricchisce la democrazia reale. I loro caratteri distintivi sono: la
massima estensione possibile della cittadinanza e il pieno riconoscimento dei diritti
dell'opposizione.
Nello Stato democratico si affermano nuove categorie di diritti che si configurano come libertà
positive, in quanto per la loro realizzazione richiedono un intervento attivo dello stato = diritti
politici, attraverso i quali i cittadini partecipano attivamente alla vita pubblica con una dimensione
collettiva sconosciuta all'epoca liberale, e i diritti sociali, che sono diritti ad ottenere prestazioni
dello Stato.
La caratteristica della democrazia è la sintesi dei due principi di libertà e di uguaglianza.
Lo Stato democratico-pluralistico è a pieno titolo uno stato costituzionale. La necessità di garantire
la convivenza tra gruppi diversi e di conciliare valori potenzialmente conflittuali, mette in crisi le
tradizionali concezioni della spettanza della sovranità, tanto da far parlare di sovranità della
costituzione. Le costituzioni democratiche si configurano come costituzioni aperte, in quanto
affermano una serie di principi basati su valori condivisi dal corpo sociale; come costituzioni
lunghe, poiché incorporano le dichiarazioni dei diritti che disciplinano più ampiamente i rapporti tra
i poteri pubblici; come costituzioni rigide, essendo la superiorità sulle altre fonti del diritto
assicurata dalla previsione di un procedimento aggravato per la propria revisione.
La concezione dello stato di diritto evolve. Alla concezione liberale della legalità in senso formale,
soddisfatta quando il potere amministrativo si esercita sulla base di una semplice autorizzazione
legislativa, subentra quella della legalità in senso sostanziale, in quanto la legge è chiamata a
stabilire anche le finalità, le procedure, l'oggetto e la forma del provvedimento amministrativo.
Le garanzie giurisdizionali dei diritti conoscono una duplice espansione: nei confronti degli atti
della pubblica amministrazione; nei confronti delle leggi ordinarie grazie all'attività del giudice
costituzionale.
Nello stato costituzionale di diritto cambia parzialmente il ruolo del giudice, che non è più semplice
bocca della legge, ma è chiamato a svolgere un'azione di prudente mediazione tra potere statale
(legge) e rivendicazioni della società.
A) i partiti europei risentono della crisi delle ideologie. Essi tendono sempre più, al pari dei partiti
Usa, a svolgere l'attività politica senza alcuna visione ideale, riducendosi a strumenti di gestione del
potere, il cui fine è essenziale è quello di garantire la perpetuazione della propria presenza al
governo anziché praticare politiche.
B) i partiti trovano difficoltà crescenti a svolgere la funzione di collegamento fra comunità sociale e
stato.
C) Vi è una crisi strutturale, derivante dal declinare del carattere “di massa” dei partiti, che è dovuta
da un lato alla contrazione del numero degli iscritti, dall'altro al ruolo determinante di un apparato
oligarchico o di un leader, il quale adotta le decisioni fondamentali al di fuori di procedure e di
controlli democratici.
- si manifesta una crisi giuridico-costituzionale dello Stato democratico:
A) il voto popolare è sempre più condizionato dall'uso dei mass media;
B) l'uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa tende a trasformare la politica in video
politica e l'elettore in un video-bambino, che voto sulla base di suggestioni mediatiche superficiali.
- Vi è una crisi del Parlamento e dello stesso principio della rappresentanza politica. Deriva da due
ragioni:
1) il passaggio del secolo scorso dallo stato legislativo allo Stato amministrativo;
2) difficoltà per l'organo rappresentativo di fornire risposte rapide e soddisfacenti ad una società
sempre più complessa e frammentata e nella tendenza di questa a contattare le decisioni
direttamente con il potere esecutivo.
- La crisi della politica e il principio di rappresentanza politica favoriscono l'ascesa a ruoli di
governo dei detentori del potere economico.
- La risposta all'offensiva del terrorismo internazionale sta portando all'adozione di provvedimenti
gravemente limitativi delle libertà civili e delle garanzie giurisdizionali predisposte a tutela di
queste.
- Crisi dell'idea di costituzione, derivante dall'affermarsi di concezioni svalutative, le quali
sostengono la superiorità della costituzione vivente su quella vigente.
8. lo Stato autoritario.
Il termine stato autoritario è stato applicato e i regimi che si sono imposti in Europa fra le due
guerre mondiali: Italia fascista 22-43 e Germania vista 33-45. Ciò deriva dalla debolezza degli
istituti liberal-democratici e dal carattere compromissorio è fortemente statalista assunto dallo stato
liberale in questi due paesi.
Al pari dello Stato democratico, lo Stato autoritario nasce come risposta alla crisi dello Stato
liberale e ha come sostrato economico lo sviluppo del grande capitale e l'intervento dello Stato in
economia, ma assume opposte caratteristiche sociali, essendo la sua base di massa soprattutto la
piccola borghesia, ideali, in quanto assertore di un'ideologia illiberale e anti-pluralistica, e
istituzionali poiché da vita ad un sistema di potere autocratico. Lo Stato autoritario, anziché
allargare la base di massa dello stato liberale e garantire l'integrazione delle organizzazioni del
movimento operaio, si propone di distruggere quest'ultimo e di sopprimere ogni forma di dissenso.
Fra il regime fascista italiano e quello nazista tedesco ci sono differenze:
- dal punto di vista ideologico entrambi esaltano il concetto di nazione, ma mentre il fascismo
italiano la considera come un'unità morale politica ed economica, il nazismo ne individua il
fondamento nella comunità popolare, basata sull'unità di sangue e di razza del popolo tedesco.
- Seconda diversità riguarda la natura dei rapporti tra Stato e partito al potere. In Italia si afferma il
principio dell'integrazione del partito nello stato. In Germania si afferma invece, la concezione
tripartita che sostiene la superiorità dell'elemento dinamico, costituito dal partito e dal suo leader
carismatico, sullo stato e sul popolo. In pratica lo Stato nazista si fonda sull'intreccio fra i vertici del
partito e la vecchia classe dirigente burocratico-militare.
- Terza diversità consiste nel rilevare che solo il regime nazista assume i caratteri del totalitarismo,
mentre quello fascista può essere qualificato solo come autoritario. In Italia vengono fatte salve la
libertà religiosa e quella economica; viene mantenuta l'autonomia della magistratura ordinaria;
permane al vertice dello Stato la corona; non si realizza la piena integrazione delle masse del regime
tramite il periodico ricorso a strumenti di tipo plebiscitario come invece avviene in Germania.
Esistono anche in Italia le premesse di un assetto totalitario però: quali l'ideologia ufficiale di stato,
il partito unico, il ruolo determinante del capo carismatico, l'inquadramento della società in
organizzazioni collaterali al partito. Ma la mobilitazione delle masse resta passiva, il ricorso al
plebiscito viene rapidamente abbandonato, stato e partito si burocratizzano. È corretto qualificare il
fascismo italiano come un regime totalitario ancora in costruzione che mescola tratti totalitari e
tratti autoritari.
Caratteristiche comuni della forma di Stato:
- Nello Stato autoritario si attenua la separazione stato-società, in quanto viene attuata una
statalizzazione coattiva della società civile, la quale distrugge o sottopone a controllo gli organismi
intermedi e penetra nella sfera privata dei cittadini, imponendo il giuramento di fedeltà al regime di
tutti i dipendenti pubblici ed usando la cultura come veicolo di propaganda dell'ideologia ufficiale.
Sul terreno economico lo Stato autoritario è interventista. Lo Stato autoritario sviluppa un
intervento di tipo sociale ed assistenziale, ma calato dall'alto.
- La concentrazione del potere è fortissima: le autonomie territoriali o vengono soppresse come i
Länder tedeschi, o sono presiedute da organi monocratici non elettivi i cui titolari sono funzionari
statali (in Italia il podestà per il Comune).
Il potere legislativo è nettamente subordinato a quello esecutivo, il quale legifera in prima persona
tramite decreti con forza di legge. Una posizione di assoluto predominio è riconosciuta al capo del
governo nella scelta dei ministri, che sono ad esso gerarchicamente subordinati e non sono più
legati al rapporto fiduciario con il Parlamento, nella direzione politica del paese e nel comando delle
forze armate (Führer= guida di tutte le funzioni fondamentali lo Stato).
Il gran consiglio del fascismo coopera con il capo del governo nella determinazione dell'indirizzo
politico.
- Lo stato autoritario sostituisce alla rappresentanza politica di tipo elettivo una rappresentanza
mono-partitica e corporativa. Il Parlamento viene prima controllato grazie alle leggi elettorali che
favoriscono il partito al potere, per poi essere assimilato completamente al regime perdendo la sua
origine elettiva.
- La natura antidemocratica e anti-pluralistica del regime autoritario si esprime nel ruolo del partito
unico. Sia in Germania sia in Italia tutti gli altri partiti vengono messi fuori legge e i loro esponenti
sono arrestati. Il partito al potere viene alla fine trasformato in ente di diritto pubblico.
- Lo Stato autoritario si caratterizza come corporativo, in nome di un'ideologia che nega il
pluralismo e la legittimità del conflitto. Il sistema corporativo ha scarsa rilevanza e poca influenza
sulle decisioni politiche e sul funzionamento dell'economia.
In Germania l'idea corporativa non viene mai compiutamente realizzata. Il regime smantella le
organizzazioni sindacali e sociali operanti durante la Repubblica di Weimar. La soppressione di
fatto della contrattazione collettiva nazionale e dei diritti di organizzazione e azione dei lavoratori,
nonché l'eliminazione di molte piccole imprese, determinano il rafforzamento delle grandi
concentrazioni economiche.
Il corporativismo è solo l'ideologia che copre l'assenza di una concezione autonoma dell'economia
dello Stato autoritario, il quale si fonda su un'economia capitalistica il cui sviluppo è garantito
dall'intervento dello Stato e dalla neutralizzazione delle classi sociali subalterne.
Lo Stato autoritario è illiberale e repressivo, in quanto non solo nega i diritti politici, ma limita
pesantemente gli stessi diritti civili. In Italia→ enorme poteri alle autorità di polizia e stabiliscono
vincoli penetranti alle attività dei privati, previsti i reati politici e di opinione che vengono usati
contro gli oppositori del regime.
La costituzione preesistente rimane formalmente in vigore, ma viene progressivamente erosa e di
fatto superata da un insieme di leggi e di prassi.
differenze sul terreno economico e ideologico: mentre lo Stato autoritario convive con il mercato
capitalistico, nello stato socialista si impone un modo di produzione collettivistico, basato sulla
statalizzazione dei mezzi di produzione e che sostituisce al mercato un piano economico
quinquennale centralizzato.
All'opposto della ideologia dello Stato autoritario, che è individualista, corporativa e nazionalista,
l'ideologia dello stato socialista è collettivistica, classista e internazionalista.
La statalizzazione determina una netta preponderanza della politica sull'economia e della sfera
pubblica su quella privata. Lo Stato-apparato viene ad essere gestito da un ceto burocratico che
adotta tutte le decisioni e gode di condizioni di vita privilegiate rispetto alla grande maggioranza
della popolazione. La società è organizzata in strutture associative (collettivi e sindacati) collaterali
al partito comunista.
Nella fase staliniana l'Urss si configura come un classico esempio di regime totalitario,
caratterizzato dall'ideologia ufficiale di stato, dal ruolo determinante del partito unico e del suo capo
carismatico, dall'organizzazione capillare ed alla mobilitazione permanente dei cittadini a sostegno
del regime.
Le costituzioni socialiste sanciscono il principio della sovranità popolare, ma precisano che questa
si esercita tramite gli organi del potere statale e che per popolo deve intendersi l'alleanza degli
operai e dei contadini sotto la guida della classe operaia.
Il principio della separazione dei poteri viene rifiutato in nome dell'opposto principio dell'unità del
potere statale, che a livello teorico si esprime nella qualificazione dell'organo parlamentare di
origine elettiva (Soviet supremo in URSS) come organo superiore o supremo del potere statale.
Questo esercita tutti i poteri ed in particolare quello legislativo e quello di nomina e revoca dei
titolari delle massime cariche dello Stato. Dagli organi parlamentari del potere statale, che operano
ai diversi livelli territoriali, derivano gli organi dell'amministrazione statale che hanno al vertice
dell'organo collegiale di governo.
Il funzionamento dello Stato si basa sul principio della doppia dipendenza, secondo il quale ogni
organo del potere statale dipende orizzontalmente dalla rispettivo corpo elettorale e verticalmente
dall'organo di livello superiore e ogni organo dell'amministrazione statale dipende orizzontalmente
dall'organo parlamentare che lo ha eletto e verticalmente dall'organo superiore.
L'organo che finisce per essere preminente è la presidenza collegiale del Parlamento (Presidium in
URSS, comitato permanente in Cina), il quale, oltre ad essere titolare di potere di controllo
sull'attività degli organi amministrativi, esercita tramite decreti il potere legislativo e quello di
nomina e revoca spettanti all'assemblea quando questa non è in sessione. Il potere reale è
concentrato degli organi più ristretti, posti al vertice del Parlamento e dell'amministrazione, e
assume connotati di forte personalizzazione a favore del segretario del partito.
In URSS la costituzione del 36 introduce l'elezione del soviet supremo a suffragio universale,
diretto e segreto. Successivamente anche gli altri stati socialisti adottano il principio della
rappresentanza parlamentare.
Rispetto al modello democratico vi sono due differenze:
1) proclamazione del principio del mandato imperativo e della revocabilità degli eletti da parte dei
propri elettori;
2) carattere monolitico e omogeneo della rappresentanza.
L'elezione del Parlamento non è realmente libera, basandosi sul sistema delle candidature uniche in
collegi uninominali, rigidamente selezionate dagli organi di partito e poi confermate dal corpo
elettorale con una partecipazione ed un consenso plebiscitari.
Il ruolo guida del partito comunista nei confronti dello Stato e della società viene espressamente
riconosciuto dalla costituzione. Tutte le decisioni fondamentali sono prima paese dall'organo di
vertice del partito, per essere poi approvate dai competenti organi statali.
Il principio che regola il funzionamento interno del partito è quello del centralismo democratico,
che si articola in tre proposizioni:
A) ogni organo è eletto ed è responsabile verso i propri elettori;
B) le decisioni degli organi di livello superiore sono vincolanti per quelli inferiori;
C) la linea approvata dalla maggioranza deve essere disciplinatamente attuata. Il centralismo finisce
per soppiantare qualsiasi spazio democratico e sostituisce di fatto al principio di maggioranza quello
di unanimità nell'adozione delle decisioni.
Le costituzioni socialiste contengono una parte relativa ai diritti e ai doveri dei cittadini. Ampio
spazio è riconosciuto ai diritti economico-sociali. Vengono riconosciuti anche i diritti civili e quelli
politici, dei quali si sottolinea l'effettività, che li distinguerebbe dalle libertà formali riconosciute
nelle costituzioni occidentali. Tuttavia non viene riconosciuto il principio personalistico né il valore
universale dei diritti dell'uomo. Inoltre i diritti civili e politici sono funzionalizzati alla tutela degli
interessi dello Stato, della società e della collettività. Ciò fa sì che nella prassi l'esercizio dei diritti
costituzionali è negato a opposizioni e dissidenti.
L'effettività dei diritti è pregiudicata dall'inesistenza di uno stato di diritto. Il principio della legalità
socialista, che impone il rispetto della costituzione e delle leggi da parte dei cittadini non è assistito
da un effettivo sistema di giustizia costituzionale. Ciò deriva dalla difficoltà di ammettere
l'istituzione di un organo che eserciti il controllo sulle leggi del Parlamento, cioè dell'organo
supremo titolare di tutti i poteri. Di conseguenza il sindacato di costituzionalità è affidato alla stessa
assemblea. Non è garantita l'indipendenza della magistratura: i giudici sono eletti dai cittadini o più
frequentemente dagli organi parlamentari e sono revocabili dalla carica, e rispondono di fatto delle
loro decisioni ai dirigenti del partito.
Vi è poi un potere peculiare= Procura, che ha il compito di vigilare sul rispetto della legalità
socialista.
Gli stati socialisti adottano costituzioni, le cui caratteristiche progressivamente si modificano:
all'inizio si configurano come costituzioni-bilancio brevi e flessibili, che si limitano a formalizzare
Le realizzazioni compiute sul terreno economico-sociale. In seguito al consolidamento del potere
vengono adottate costituzioni programmatiche, lunghe e rigide e sono revisionabili con il voto di
una maggioranza qualificata del Parlamento. → Sottolinea il passaggio da una fase transitoria ad 1+
consolidata e frequentemente consacra la linea vincente nell'ambito del partito.
La crisi dell'unione sovietica e degli stati socialisti europei ha origine dal tentativo di riforma del
sistema avviato da Gorbaciov. La riforma, attraverso importanti revisioni costituzionali 1988-90,
consiste in una attenuazione del carattere collettivistico è verificato dell'economia, della
riconoscimento del principio della separazione dei poteri, nella rafforzamento del Parlamento, nella
modificazione del sistema elettorale (incoraggia una pluralità di candidature), nella
ridimensionamento dei poteri del presidium, nell'affermazione del pluralismo politico, dei diritti
fondamentali della persona, dell'indipendenza della magistratura e nella creazione di un organo di
giustizia costituzionale.
Tali forme erodono le basi fondamentali dello stato socialista. Tra il 1989 e il 1998 tutti gli stati ex
socialisti danno vita a nuove costituzioni e avviando una transizione verso un modello democratico-
pluralistico. I principi proclamati nei testi costituzionali sono quelli tipici di uno Stato democratico:
la separazione dei poteri, il pluralismo, la rappresentanza politica, il riconoscimento la garanzia dei
diritti civili, politici e sociali, l'indipendenza della magistratura, lo stato di diritto costituzionale.
condizioni economiche, sociali e culturali rispetto al paese preso a modello per garantire né un
funzionamento soddisfacente. I regimi che si ispirano al modello occidentale si connotano come
regimi oligarchici, nei quali il potere appartiene ad un gruppo ristretto e si concentra nelle mani
dell'organo di vertice del potere esecutivo.
Fase democratica prolungata in Messico e India, essi hanno in comune l'esperienza di una
rivoluzione nazionale guidata da un movimento che si trasforma poi in partito dominante. Le
istituzioni democratiche non riescono ad avviare il superamento dello stato di povertà in cui vive la
maggioranza della popolazione, né delle situazioni economico-sociali più arretrate.
2) secondo ciclo costituzionale si produce in seguito all'instaurazione, mediante colpi di stato
militari, di regimi autoritari, i quali realizzano una forte concentrazione dei poteri, l'annullamento
delle garanzie costituzionali, la persecuzione degli esponenti dell'opposizione. Nei paesi in via di
sviluppo l'esercito poi svolge un ruolo fondamentale.
3) terzo ciclo costituzionale riguarda i paesi che si definiscono socialisti e sviluppano stretti rapporti
con l'Urss. Due diverse situazioni: alcuni stati asiatici e Cuba adottano l'ideologia marxista leninista
e il modello sovietico, rientrando nella forma di stato socialista; altri stati negli anni 60 (Algeria,
Iraq e Siria) e anni 70 (Egitto, Libia e Nicaragua) proclamano sistemi di socialismo nazionale
peculiari e non inquadrabili nello stato socialista; quest'ultimi rifiutano il marxismo leninismo,
adottando un'ideologia nazionalista.
4) quarto ciclo costituzionale da fine anni 80, vede l'adozione di nuove costituzioni, le quali
pendono come modello quelle democratiche. Diverse le cause: la caduta degli anni 70 degli ultimi
regimi autoritari dell'Europa occidentale, la crisi del campo socialista, la nuova politica seguita
dagli Usa.
In alcuni paesi dell'America Latina: Argentina, Perù e Venezuela, vengono adottate nuove
costituzioni che proclamano i principi democratici, ma prevedono uno squilibrio fra i poteri
nettamente favorevoli al presidente eletto dal popolo.
Il fenomeno più importante in senso antidemocratico è costituito dall'estendersi di una forma di
Stato tradizionalista, che si basa su modalità arcaiche di organizzazione del potere o sulla riscoperta
della religione come fondamento del potere temporale, che dà vita allo stato teocratico (Iran-
Afghanistan).
2. I criteri di classificazione.
Criteri di classificazione delle forme di governo: grado di separazione esistente tra i poteri, in base
al quale si distinguono le forme di governo a separazione rigida (presidenziale) e le forme di
governo a separazione flessibile (parlamentare).
Altro criterio classifica le forme di governo in base all'individuazione dell'organo titolare
dell'indirizzo politico. Si distinguono la forma di governo costituzionale pura (monarchica o
presidenziale), quella costituzionale parlamentare (monarchica o repubblicana) e quella
costituzionale direttoriale (repubblicana), a seconda che la titolarità dell'indirizzo politico venga
attribuita rispettivamente al capo dello Stato, all'accordo governo-Parlamento o all'organo collegiale
che svolge congiuntamente le funzioni di governo e di capo dello Stato. Indirizzo politico = attività
svolta all'individuazione e al perseguimento di fini politici.
Altra distinzione è quella tra forme di governo monistiche e dualistiche.
Il criterio più corretto di distinzione fra comunismo e dualismo fa riferimento alla legittimazione
degli organi posti al vertice del potere esecutivo e di quello legislativo. Sono considerate monistiche
le forme di governo nelle quali il solo Parlamento è direttamente legittimato dal corpo elettorale e
da questo deriva il governo. Sono dualistiche le forme di governo nelle quali i due organi di vertice
dell'esecutivo e del legislativo hanno una distinta legittimazione.
Alle forme di governo dualistiche viene attribuita la capacità di garantire l'equilibrio fra l'organo
legislativo e quello esecutivo; un rapporto più adeguato tra l'istanza rappresentativa della
complessità sociale e quella chiamata a garantire la semplificazione e la stabilità del governo.
Tuttavia nei fatti la forma di governo presidenziale è caratterizzata per uno squilibrio a vantaggio
del presidente.
Due i criteri: 1) l'uno attiene al rapporto tra Parlamento e governo; 2) l'altro alla derivazione e al
ruolo del capo dello Stato.
1) esistenza o meno di un rapporto di fiducia tra Parlamento e governo, in base alla quale viene
operata la bipartizione tra forma di governo parlamentare (che lo prevede) e forma di governo
presidenziale (che lo esclude).
Il rapporto di fiducia comporta la responsabilità politica del governo nei confronti del Parlamento,
che questo può far valere mediante l'approvazione di una mozione di sfiducia che costringe il primo
a dimettersi. A sua volta il governo può decidere di porre la questione di fiducia sulla sua politica
generale o su una proposta specifica, con la quale annuncia che in caso di voto negativo del
Parlamento rassegnerà le dimissioni.
Criterio della derivazione politica del governo e della derivazione del capo dello Stato, cinque
categorie:
1) la monarchia costituzionale, nella quale non vi è rapporto di fiducia tra Parlamento e governo e i
ministri sono politicamente responsabili nei confronti del capo dello Stato monarchico titolare del
potere esecutivo e dell'indirizzo politico;
2) la forma di governo parlamentare, nella quale vi è il rapporto di fiducia, nel senso che il governo
deriva dal Parlamento ed è politicamente responsabile nei suoi confronti, e il capo dello Stato è un
monarca o un presidente eletto da un governo parlamentare, che non partecipa alla determinazione
dell'indirizzo politico;
3) la forma di governo presidenziale, nella quale non è previsto il rapporto di fiducia né il potere di
scioglimento del Parlamento e il presidente è investito nella carica del popolo e del titolare
dell'indirizzo politico;
4) la forma di governo direttoriale, nella quale il governo è eletto dal Parlamento, ma non è
politicamente responsabile nei confronti di questo, non potendo essere sfiduciato nel corso del
mandato, e svolge collegialmente anche le funzioni di capo dello Stato;
5) forma di governo semipresidenziale, nella quale il governo nominato dal presidente e
politicamente responsabile nei confronti del Parlamento, ma nello stesso tempo il presidente è eletto
a suffragio universale ed è titolare di poteri importanti che possono consentire di di partecipare alla
determinazione dell'indirizzo politico.
politicamente sgraditi, i quali rispondono politicamente degli atti che hanno controfirmato. Tale
responsabilità da individuale diventa collegiale.
Il capo dello stato, su richiesta del governo fa ricorso al potere di scioglimento in contrapposizione
alla volontà politica della maggioranza del Parlamento ostile al governo, rimettendo la soluzione del
conflitto al corpo elettorale. Quindi il re continua a svolgere un ruolo importante, partecipando
insieme al governo alla determinazione dell'indirizzo politico, ma in una posizione di equilibrio, con
un Parlamento titolare non solo del potere legislativo, ma anche di un potere di controllo politico sul
esecutivo.
La forma di governo parlamentare si caratterizza in senso monistico in Gran Bretagna nel 19º
secolo.
In Francia la responsabilità politica collegiale dei ministri di fronte alle camere viene proclamata
nelle leggi costituzionali del 1875. Negli altri paesi europei l'affermazione del modello monista si
accompagna alla progressiva estensione del suffragio e alla graduale emarginazione del capo dello
Stato rispetto alla formazione del governo e alla determinazione dell'indirizzo politico.
Nella forma di governo parlamentare monistica il governo deriva ormai dalla volontà del
Parlamento. Il governo è politicamente responsabile non più verso il capo dello Stato, ma
esclusivamente verso il Parlamento. Il monarca è sostanzialmente estraneo alla determinazione
dell'indirizzo politico, ciò grazie all'evoluzione dell'istituto della controfirma ministeriale, che
assume il carattere di attribuzione della responsabilità politica ai ministri.
La maggior parte dei poteri del capo dello Stato diventano meramente formali. In conclusione, il
monismo si realizza a tre livelli istituzionali, con la supremazia del Parlamento sul re, entro il potere
esecutivo, al cui vertice si colloca il governo, sociale, grazie all'affermarsi del dominio della
borghesia.
Il re nomina come primo ministro il leader del partito che ha vinto le elezioni. Dello scioglimento
della camera diventa decisiva l'iniziativa del primo ministro. Il monarca mantiene tre diritti: quello
di essere consultato, quello di incoraggiare, quello di mettere in guardia.
Situazioni eccezionali nelle quali il re acquista un certo margine di azione: nelle ipotesi di crisi del
partito maggioritario, di mancata indicazione di un leader da parte di questo e di ung Parliament, la
corona ha una relativa discrezionalità nella nomina del primo ministro. Il re può revocare il primo
ministro quando questi attenti alla democraticità dell'ordinamento. Egli può negare lo scioglimento
chiesto dal primo ministro quando ritenga le elezioni inutili.
B) il secondo contrappeso allo strapotere del premier è dato dal rapporto tra questi e il partito
maggioritario. Sia nella formazione sia nella gestione del governo, il premier deve tener conto degli
orientamenti manifestati dal proprio partito e conservarne la fiducia. Il titolare della carica può
essere costretto alle dimissioni nel corso del mandato.
C) il più importante contrappeso al dominio del primo ministro e della maggioranza è rappresentato
dal ruolo dell'opposizione, alla quale è attribuito, oltre al diritto di criticare e di controllare l'azione
del governo, quello di avanzare le proprie proposte politiche per garantire il realizzarsi
dell'alternanza alla testa dell'esecutivo. Il leader del partito di opposizione, che viene direttamente
stipendiato dallo Stato, svolge la funzione di primo ministro dello Shadow Cabinet (Governo
ombra). Il leader dell'opposizione viene consultato o in formato dal primo ministro su decisioni di
importanza fondamentale per il paese.
che riunisce le due camere. Il consiglio nazionale non può essere sciolto. Viene creato per la prima
volta un tribunale costituzionale.
- Più equilibrato è il monismo stabilito dalla costituzione cecoslovacca del 1920, riconosce maggiori
poteri al Senato e al presidente della Repubblica e prevede una + forte razionalizzazione della
mozione di sfiducia.
Altri ordinamenti invece adottano un'impostazione dualistica, prevedendo accanto al Parlamento un
presidente dotato di una + forte legittimazione, derivante La la sua investitura da parte del popolo o
di elettori designati dal popolo, i titolari di maggiori poteri. (Costituzione di Weimar 1919).
Sia la regolamentazione del voto di sfiducia, sia il rafforzamento dell'uno o dell'altro organo
costituzionale, non riescono a mettere al riparo le istituzioni democratico-parlamentari da gravi crisi
e sfociano nella nascita di regimi autoritari.
Costituzione di Weimar 1919= entra in vigore sulla base di un compromesso socio-politico, ideale e
istituzionale. Alla base vi è una mediazione tra forze popolari (democratiche, cattoliche e socialiste)
e forze conservatrici, che rappresentano l'aristocrazia terriera e l'apparato burocratico-militare. La
forma di governo si fonda su un dualismo di principi, quello della sovranità popolare e quello
dell'autorità e della unità dello Stato, che trovano il proprio riferimento rispettivamente nella camera
elettiva (Reichstag) e del presidente del Reich.
Si tratta di una forma di governo dualistica, basata su un equilibrio fragile e precario tra forze
contrapposte; su una multipartitismo estremo con consistenti partiti antisistema e su un sistema
fortemente proporzionale per l'elezione del Reichstag, che contribuisce a determinare il
frazionamento della camera e l'instabilità dei governi.
Il principio base è quello della forma di governo parlamentare: alla previsione del rapporto di
fiducia e dell'obbligo dei ministri di dimettersi in caso di espresso voto di sfiducia corrisponde il
potere del presidente di sciogliere il Reichstag. Il Parlamento è costituito dalla camera elettiva e da
un Senato (Reichsrat), rappresentativo dei governi dei Lander, il quale ha un potere di veto sulle
leggi ordinarie e di revisione costituzionale.
Governo = cancelliere e riconoscimento a questi di un potere di direttiva politica.
Il presidente del Reich è eletto a suffragio universale, a maggioranza relativa per sette anni ed è
rieleggibile e titolare di notevoli poteri, anche se i suoi atti devono essere controfirmati: la nomina e
la revoca del cancelliere e dei ministri, lo scioglimento della camera dei deputati. È previsto un
indirizzo politico straordinario o di riserva, attribuito al presidente, il quale in caso di minaccia o
turbamento dell'ordine e della sicurezza pubblica, può adottare ogni misura necessaria, compreso
l'intervento militare e sospendere l'efficacia dei diritti sanciti nella costituzione.
Nella forma di governo vi è una duplice componente: l'una parlamentare-rappresentativa, basata sul
rapporto fiduciario tra camera elettiva e governo, l'altra presidenziale-plebiscitaria, fondata sul
rapporto diretto tra corpo elettorale e capo dello Stato.
Nella prassi, fino al 1930 prevale la componente parlamentare della forma di governo con la
formazione di governi di coalizione espressione di una maggioranza parlamentare. Successivamente
emerge la componente presidenziale, attraverso il ricorso del presidente von Hindemburg, alle
ordinanze di necessità. Agli inizi del 1933 il presidente nomina come cancelliere Hitler= fine
dell'esperienza di Weimar.
in quanto la seconda camera non esercita il controllo politico del governo e sul terreno legislativo
funge da camera di riflessione. L'esecutivo è bicefalo: da un lato il presidente della Repubblica è
eletto dal Parlamento per sette anni ed è titolare di poteri ridotti; d'altro lato il governo è composto
da Consiglio dei Ministri e dal presidente del consiglio, al quale i costituenti vorrebbero garantire
una posizione autorevole. Elementi di razionalizzazione nella forma di governo:.
1) procedimento di formazione del governo: il presidente del consiglio viene prima designato dal
presidente della Repubblica, poi ottiene la fiducia dell'assemblea nazionale a maggioranza assoluta
dei componenti e viene nominato dal capo dello Stato insieme ai ministri da lui scelti. In teoria
questo sistema deve garantire un primo ministro forte grazie alla fiducia ottenuta a sulla sua persona
e sul programma del presentato. In realtà l'assemblea è notevolmente frammentata, a causa del
sistema a multipartitismo estremo, e le maggioranze di coalizione risultano fragili e instabili. Nella
prassi si verifica che il presidente del consiglio, ottenuta la fiducia sulla sua persona, che da un
secondo voto di fiducia all'intero governo oppure non riesca a formare una maggioranza, il che lo
spinge a dimettersi.
Questa situazione determina il varo della riforma 1951 e viene modificata la legge elettorale
proporzionale.
2) questione di fiducia= può essere posta dal presidente del consiglio su delibera dell'organo
collegiale su una misura specifica e può essere respinta solo dal voto negativo della maggioranza
assoluta dell'assemblea nazionale.
3) mozione di censura, che obbliga il governo a dimettersi. Tuttavia l'efficacia pratica di questi
congegni sulla instabilità del governo è limitata, in quanto nella prassi le crisi di governo derivano
dai contesti interni alla maggioranza e da un qualsiasi voto negativo dell'assemblea.
4) art 51, nell'intento di evitarne un uso arbitrario da parte del governo, stabilisce rigide condizioni
per il ricorso allo scioglimento dell'assemblea nazionale.
In definitiva la razionalizzazione della IV Repubblica fallisce sia per le forti divisioni politico-
sociali, che si riflettono sulla composizione del Parlamento e sull'azione dei governi, sia perché è in
contraddizione con il principio della sovranità del Parlamento.
esclude dal governo il maggior partito di opposizione, ritenuto antisistema, e il mancato realizzarsi
dell'alternanza alla guida dell'esecutivo, determinano la tendenza dei partiti di governo ad occupare
le istituzioni.
Anni 90→ si produce una crisi del sistema politico, determinata da fattori sia internazionali (crollo
dell'Urss) sia interni (forme di finanziamento illegale e corruzione, e crisi dei tre maggiori partiti
DC, PCI e PSI).
Da qui prende avvio una fase di transizione. Il sistema dei partiti tende verso una bipolarizzazione
tra centro-destra e centro-sinistra.
Non si produce una apprezzabile stabilità del governo, che viene pregiudicata dalla eterogeneità
delle coalizioni e dal fenomeno del trasformismo parlamentare.
Tra le forme di governo parlamentari razionalizzate nell'immediato dopoguerra quella italiana fino
agli anni '90 si è collocata vicino all'esperienza della quarta Repubblica francese, dalla quale
tuttavia, si è distinta sia per fattori politici (come il ruolo stabilizzante giocato dalla DC) sia per
fattori giuridico-istituzionali (la solidità dell'impianto costituzionale) ed il ruolo importante svolto
dagli organi di garanzia.
qualche spazio, potendo optare tra la nomina di un cancelliere di minoranza e lo scioglimento della
camera e avendo la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza legislativa.
La forma di governo parlamentare in Germania ha una funzione di tipo maggioritario, reso possibile
sia dei meccanismi di razionalizzazione, sia dalla natura del sistema elettorale e del sistema dei
partiti. Il primo è un sistema proporzionale fortemente selettivo; il secondo è a multipartitismo
temperato con un peso determinante dei due maggiori partiti→ governi di coalizione con partiti
minori.
Il ruolo determinante dei partiti nel funzionamento della forma di governo viene a controbilanciare
quello personale del cancelliere, la democrazia tedesca ha conosciuto una invidiabile stabilità
istituzionale.
etniche o ideologiche. L'esistenza di una maggioranza che emerge dalle elezioni, anche grazie
all'adozione di sistemi elettorali selettivi hanno come conseguenze la formazione di governi stabili,
formati da un partito o da una coalizione omogenea, la preminenza del primo ministro, l'alternanza
alla guida dell'esecutivo (modello tipico in passato del Regno Unito).
B) la forma di governo parlamentare non maggioritaria è caratterizzata da sistemi politici
multipartitici e multipolari ed è favorita da sistemi elettorali non selettivi (fortemente
proporzionali). Essa si afferma nelle società eterogenea. In questi casi i governi sono di coalizione
fra i partiti, instabili ed eterogenei, il primo ministro svolge una funzione più di mediazione che di
direzione politica, il Parlamento è indebolito dall'assenza di una maggioranza stabile, non vi è
alternanza al governo.
C)
12. La forma di governo neo-parlamentare o ad elezione diretta del Primo Ministro.
L'ipotesi in cui il primo ministro non derivi dal Parlamento, ma dall'elezione a suffragio universale
da parte del corpo elettorale, che si verifica contestualmente a quella del Parlamento. Il principio
posto alla base del suo funzionamento è: il Parlamento può sfiduciare il primo ministro, ma in tal
caso è sciolto automaticamente; a sua volta il primo ministro può sciogliere il Parlamento, ma ciò
comporta le sue dimissioni, per cui i due organi sono sempre rieletti contemporaneamente.
Questa soluzione viene proposta negli ultimi anni della IV Repubblica francese dalla dottrina
Duverger come via di uscita alla crisi della forma di governo: si pensa di ottenere l'effetto di un
governo di legislatura tramite norme giuridiche razionalizzatrici del parlamentarismo.
Fino ad oggi l'unico Stato che ha adottato questo modello è stato Israele dal 1992, ma la
abbandonato nel 2001 ritornando ad una legittimazione parlamentare del primo ministro.
In sintesi si prevedeva che il primo ministro fosse eletto dal popolo con un sistema maggioritario a
doppio turno. Qualora il Parlamento approvasse una mozione di sfiducia a maggioranza assoluta o
non adottasse la legge di bilancio entro tre mesi dall'inizio dell'anno finanziario, esso veniva sciolto
automaticamente e si procedeva a nuove elezioni sia dell'assemblea che del primo ministro. Questi,
in accordo con il presidente della Repubblica, poteva sciogliere il Parlamento quando la
maggioranza parlamentare si opponeva al governo, rendendone impossibile il regolare
funzionamento, e anche in tale ipotesi si procedeva a nuove elezioni contestuali dei due organi. Il
primo ministro formava governi di coalizione eterogenea e e instabili e destinati ad entrare in crisi
prima della fine della legislatura.
rafforzata dalla previsione per cui il consiglio “definisce i fini e i mezzi della propria politica di
governo.”
il consiglio federale riveste una posizione di preminenza. L'organo direttoriale svolge importanti
funzioni di tipo normativo mediante regolamenti o atti con forza di legge, emanati con o senza
delegazione legislativa o su autorizzazione del Parlamento (ordinanze di necessità). Bisogna poi
considerare che le camere si riuniscono in sessioni ordinarie di breve durata e i pagamenti non
esercitano il proprio mandato a tempo pieno e dispongono di una indennità limitata e di mezzi
scarsi.
La composizione del consiglio si basa su regole convenzionali che ne assicurano la rappresentatività
nei confronti dei cantoni, nei gruppi etnici, delle confessioni religiose e dei partiti. Pertanto l'organo
esecutivo gode di una forte comunità politico-amministrativa.
Il sistema politico è a multipartitismo estremo, ma a causa della natura flessibile e poco ideologica
dei partiti, consente di dare vita a stabili governi di coalizione. Il sistema politico fa della Svizzera
una democrazia consensuale, basata sull'assenza di una dialettica tra maggioranza e opposizione e
su una forma costante di collaborazione-negoziazione a livello politico-sociale e istituzionale.
Sezione II – Il popolo
1. Democrazia rappresentativa e democrazia diretta.
Democrazia rappresentativa = quando il popolo tramite il corpo elettorale è chiamato ad eleggere
dei rappresentanti che adottano le principali decisioni, in base al principio della rappresentanza
politica, che contrassegnano stato liberale e quello democratico. Democrazia diretta= votazioni con
le quali il popolo in prima persona prende decisioni su questioni determinate.
Distinzione tra democrazia degli antichi e democrazia dei moderni: la democrazia degli antichi si
caratterizza come una democrazia monistica, nella quale il bene comune è il frutto dell'armonia e
della dedizione completa alla cosa pubblica di ogni cittadino. Essa è realizzabile solo entro territori
di ridotte dimensioni o per periodi limitati tempo o a prezzo dell'esclusione dalla cittadinanza di
ampie categorie di soggetti.
La democrazia dei moderni si configura come una democrazia di tipo rappresentativo, ciò deriva:
A) da ragioni storiche= il ruolo fondamentale svolto dalla rappresentanza parlamentare nel garantire
il superamento dello Stato assoluto e l'affermazione dei principi liberaldemocratici;
B) ragioni pratiche, dipendenti dalla grande estensione territoriale e demografica degli stati nazione
e dal carattere sempre più complesso delle decisioni politiche;
C) ragioni teoriche, che tengono conto della natura pluralistica ed eterogenea delle democrazie
contemporanee, dell'affermarsi del ruolo dei partiti e degli organismi intermedi. Il sistema
rappresentativo è l'unico sistema di organizzazione del potere che rende possibile l'applicazione
concreta della logica dell'eguaglianza politica ad uno stato nazionale di grandi dimensioni, che ha la
capacità di mediare da interessi contrastanti, trasformando la volontà di tutti in volontà generale.
Le votazioni popolari si trasformano in plebisciti quando il corpo elettorale non è posto in
condizione di operare una vera scelta fra soluzioni diverse e viene ad essere di fatto pregiudicata la
libertà di culto.
La democrazia diretta risulta incompatibile con quella rappresentativa solo se viene concepita come
2. Sistemi elettorali.
Per sistema elettorale in senso lato si intende l'insieme delle regole che disciplinano tutte le
operazioni che precedono, accompagnano e seguono lo svolgimento delle elezioni. Sistema
elettorale in senso stretto= riferimento alla sola formula elettorale, cioè al meccanismo matematico
impiegato per trasformare i voti in seggi. Distinzione tra 1) formule maggioritarie e 2) formule
promozionali:
1) Le prime attribuiscono i seggi ai candidati che abbiano ottenuto la maggioranza;
2) le seconde operano una distribuzione dei seggi proporzionale al numero dei voti conquistato dalle
varie liste. Di regola le formule maggioritarie vengono praticate in collegi uninominali (che
assegnano un unico seggio), quelle proporzionali in collegi plurinominali (che distribuiscono i
seggi).
Non esiste un sistema elettorale migliore, ma solo quello più adeguato al contesto politico
istituzionale di ogni paese e al raggiungimento dell'obiettivo che si intende perseguire
(rappresentatività/decisionalità).
Esistono anche altri fattori oltre alla formula, destinati ad incidere sul rendimento di un sistema
elettorale: A) carattere categorico o ordinale del voto= nella minore o maggiore libertà riconosciuta
all'elettore nell'espressione del medesimo. L'elettore ha più libertà quando dispone di un voto di
preferenza tra i candidati di una lista o anche a favore di candidati di una lista diversa da quella
votata (è il sistema del panachage adottato in Svizzera). La libertà invece è ridotta quando l'elettore
può votare solo il candidato designato dal partito= liste bloccate.
B) un secondo fattore riguarda la delimitazione dei collegi elettorali. Il ritaglio dei collegi può
garantire una maggiore equità nella ripartizione dei seggi (quando viene effettuato in base a criteri
oggettivi, quali l'ammontare della popolazione, l'omogeneità sociale), o determinare palesi iniquità
(mediante operazioni di malapportionment, cioè di distribuzione dei seggi tra i collegi nettamente
sproporzionata rispetto alla popolazione dei medesimi; o di gerrymandering= di ritaglio dei collegi
operato in modo da favorire il partito al potere).
C) altro fattore è l'ampiezza dei collegi= numero dei seggi attribuiti a ciascuno di questi. Più i
collegi sono ampi, meno selettiva è la formula elettorale, in quanto occorre una minore percentuale
di voti per ottenere un seggio. Ciò è molto importante soprattutto per le formule proporzionali.
Le principali formule maggioritarie sono due, a seconda che per essere eletti sia richiesta:
1) la maggioranza relativa (plurality system) o 2) la maggioranza assoluta dei voti (majority
system).
1) la prima formula si usa nel Regno Unito, Canada e Nuova Zelanda fino al 1993, è la più selettiva
in quanto, attribuendo in ogni collegio uninominale il seggio al candidato più votato in un unico
turno elettorale, determina la dispersione di tutti gli altri voti e può provocare gravi disparità della
rappresentanza. Essa favorisce il bipartitismo.
2) la seconda formula prevede meccanismi che entra in funzione qualora nessun candidato ottenga
la maggioranza assoluta dei voti. Il più noto di questi correttivi e quello del doppio turno (usato in
Russia e Francia): Nei collegi nei quali al primo turno nessuno ha raggiunto la maggioranza
assoluta si svolge un secondo turno elettorale (di ballottaggio), e viene proclamato eletto chi ha
ottenuto più voti. La formula Majority produce un sistema partitico bipolare, basato su due
coalizioni alternative.
Formule promozionali: un primo metodo, caratterizzato da una forte proporzionalità (Rep di
Weimar), è quello del quoziente automatico, in base al quale è stabilito un numero fisso di voti per
ottenere un seggio. Diverso da questo è il sistema del quoziente naturale, che si ottiene dividendo
prima il numero totale dei voti per i seggi da distribuire e poi quello di ciascuna lista per il
quoziente così ottenuto. Il fenomeno dei resti= che non consente di distribuire immediatamente tutti
i seggi. Per limitare tale inconveniente, il quoziente viene rettificato, dividendo il totale dei voti per
il numero dei seggi aumentato di una o più unità in modo da ottenere un quoziente più basso
(metodo Hagenbach-Bischof).
Più in generale il problema dei resti o non viene affrontato = il che penalizza le liste più piccole;
ottiene risolto mediante un ulteriore distribuzione a favore delle liste che hanno ottenuto più voti o
di quelle con i resti più alti.
Una diversa formula, che consente la distribuzione di tutti i seggi è il metodo d'Hondt, o della media
più alta = i voti ottenuti da ogni partito vengono divisi per 1, 2,3 fino a numero pari a quello dei
seggi assegnato al collegio, dopodiché i seggi vengono attribuiti ai quozienti più alti.
Ricorso a correttivi che riducono la proporzionalità del sistema: i principali consistono nella
clausola di sbarramento= fissazione di una percentuale di voti al di sotto della quale non si ottiene
alcun seggio (5% dei voti in Germania); oppure nell'attribuzione di un premio di maggioranza in
seggi alle coalizioni che superino una certa percentuale. Quando adotta meccanismi selettivi di
questo tipo, il sistema proporzionale ha effetti riduttivi sul numero dei partiti rappresentati e
favorisce la stabilità delle maggioranze e del governo, mentre quando è poco selettivo non pune
argini al multipartitismo estremo.
Formule miste= combinano meccanismi proporzionali e maggioritari: A) a dominante proporzionale
o B) maggioritaria.
A) del primo tipo è il sistema elettorale tedesco, che in ogni Land attribuisce all'elettore due voti: il
primo per inseguire la metà dei seggi in collegi uninominali con sistema plurality (a maggioranza
relativa), il secondo per assegnare l'altra metà dei seggi a liste concorrenti. L'effetto globale è di tipo
proporzionale. Ma l'effetto promozionale è corretto sia dalla previsione del doppio voto, e quindi
dalla possibilità per l'elettore di votare per un candidato del proprio collegio e per una diversa lista
regionale, sia dalla clausola di sbarramento (5% di voti).
B) sono invece a dominante maggioritaria i sistemi misti adottati in Italia dal 1993 per l'elezione
della camera e del Senato. Il 75% dei seggi sono attribuiti con formula maggioritaria plurality,
mentre il 25% sono riservati alla quota proporzionale. Al Senato è previsto un unico voto, per cui
vengono eletti nella quota proporzionale i migliori perdenti nei collegi uninominali di ogni
circoscrizione. Alla camera vi sono due voti, uno ad un candidato nel collegio uninominale, l'altro
ad una lista circoscrizionale; i seggi proporzionali sono distribuiti con metodo del quoziente alle
liste che nazionalmente abbiano superato il 4% dei voti. Per entrambe le camere è previsto un
meccanismo (scorporo), che ai fini della ripartizione proporzionale sottrae ad ogni lista in tutto
(Senato) o in parte (Camera) i voti ottenuti dai candidati vincenti nei collegi uninominali ad essa
appartenenti o collegati, in modo da favorire i partiti meno forti.
Tutti i sistemi elettorali vigenti tendono a collocarsi, più che in due categorie rigidamente
contrapposte, lungo una linea continua che va dal più selettivo o manipolativo (il maggioritario a
turno unico) almeno selettivo (formula del quoziente naturale in un unico collegio nazionale con
recupero dei resti).
consultazione del corpo elettorale quando non c'è accordo nella maggioranza. Quando la titolarità
dell'iniziativa è attribuita al presidente della Repubblica, si tratta di un potere condiviso se è prevista
la controfirma ministeriale dell'atto di indizione o una proposta parlamentare o governativa un
accordo di un altro organo costituzionale oppure di un potere personale del presidente se non è
soggetto a controfirma.
Il referendum attivo ha come suo promotore una frazione del corpo elettorale oppure gli enti
autonomi territoriali.
Il referendum passivo è suscettibile di acquisire un significato plebiscitario e di trasformarsi in una
sorta di questione di fiducia posta al popolo sulla politica seguita dal governo. All'opposto il
referendum sull'iniziativa popolare si configura come più democratico.
Referendum preventivo e successivo, a seconda che il voto popolare intervenga prima o dopo
l'entrata in vigore di un atto. Il primo è di gran lunga prevalente.
Il referendum abrogativo italiano è l'unico nel panorama dei referendum legislativi, oltre che per
essere successivo e con effetto meramente negativo, per il fatto che può essere attivato da una
frazione del corpo elettorale e può avere ad oggetto anche parte di una legge.
Referendum decisionale o deliberativo e referendum consultivo, a seconda che esso abbia o meno
efficacia giuridicamente vincolante. Nella seconda ipotesi il voto popolare avrebbe il valore di un
parere non vincolante e quindi produrrebbe solo effetti di tipo politico. Il referendum consultivo è di
solito facoltativo e passivo, ed è usato soprattutto nei paesi scandinavi. Si tratta di un istituto in
espansione, spesso previsto nelle costituzioni più recenti.
Gli ordinamenti contemporanei possono essere classificati in tre gruppi: nel primo (Stati membri
Usa e Svizzera) il popolo si configura come colegislatore e le votazioni popolari hanno di solito
un'incidenza rilevante sul sistema politico-costituzionale; nel secondo (Italia, Francia) il referendum
viene usato come correttivo dell'azione degli organi rappresentativi, assume di solito carattere
passivo e produce esiti favorevoli alla maggioranza parlamentare e al governo; nel terzo non sono
costituzionalmente previsti referendum nazionali (Olanda, regno unito, Usa).
Il ricorso agli istituti di democrazia diretta resta eccezionale e assume carattere non alternativo, ma
integrativo rispetto all'attività degli organi rappresentativi.
ruolo del Parlamento. È quindi preferibile parlare di una crisi dei parlamenti.
I parlamenti si distinguono in bicamerali e monocamerali. Tuttavia originariamente bicameralismo e
monocameralismo fanno capo a due principi diversi:
A) il principio bicamerale costituisce una diretta filiazione di quello di separazione dei poteri e nella
fase del passaggio allo Stato assoluto allo Stato liberale si propone di conciliare la componente
aristocratica, rappresentata dalla camera alta non elettiva, con quella borghese = camera bassa di
origine elettiva. Il bicameralismo nasce in Inghilterra nella prima metà dell'14º secolo= i
rappresentanti dei borghi e delle contee cominciano a riunirsi separatamente dei nobili, dando vita
alla distinzione tra camera dei comuni e camera dei Lords. Esso si afferma poi in Europa
continentale nelle carte costituzionali della restaurazione.
B) il principio monocamerale deriva dalla teoria della sovranità nazionale, ritenuta unitaria e
indivisibile. Il monocameralismo si afferma nelle costituzioni francesi dell'epoca rivoluzionaria.
Nel secondo dopoguerra si manifesta una crisi del bicameralismo. La ragione della tendenza verso il
monocameralismo sta nel fatto che è venuta meno la ragione originaria che giustificava il
bicameralismo = la necessità di rappresentare diverse classi sociali.
Discorso diverso per gli stati federali→ il bicameralismo trova la sua causa giustificativa nella
natura stessa dello Stato, in quanto la seconda camera ha il compito di rappresentare gli stati
membri.
In vari stati non federali il sistema bicamerale→ trasformazione della seconda camera → modifica
della composizione del Senato, trasformandolo in una camera eletta direttamente dal corpo
elettorale (Italia), o composta da membri designati dalle collettività territoriali (Francia, Olanda).
Il bicameralismo perfetto (paritario), che attribuisce gli stessi poteri alle due camere anche se ciò
non esclude la titolarità di funzioni specifiche e differenziate, permane in alcuni stati federali (USA
e Svizzera), mentre negli altri viene soppiantato dal bicameralismo imperfetto, nel quale sono
attribuiti diversi poteri alle due camere. In vari ordinamenti il Senato non può votare la sfiducia al
governo (Canada, Germania, Francia, Olanda, regno unito e Spagna). In altri vengono limitate le
competenze legislative della seconda camera (Canada e UK). Negli stati non federali il
bicameralismo perfetto rappresenta un'eccezione, in vigore solo in Italia.
Vi sono casi eccezionali nei quali la durata del Parlamento può prolungarsi oltre il termine stabilito.
La Proroga = prolunga il mandato dei titolari di tale organo, i quali possono agire nella pienezza dei
propri poteri, è legata a fatti eccezionali, come lo stato di guerra.
La prorogatio dei poteri parlamentari, prevista fino alla riunione delle nuove camere = si consente
alle camere scadute di compiere solo gli atti improrogabili ed urgenti e quelli dovuti, come
l'approvazione del bilancio. La situazione del Parlamento in regime di prorogatio è analoga a quella
che si verifica durante la crisi di governo, in quanto la mancanza dell'interlocutore governativo
rende impossibile lo svolgimento dell'attività legislativa e di indirizzo politico.
Le costituzioni contengono scarne disposizioni relative all'organizzazione interna del Parlamento.
Di conseguenza queste sono disciplinate da altre fonti, quali la legge ordinaria, i regolamenti
parlamentari, la consuetudine.
I principali organi interni del Parlamento sono: A) presidenza; B) gruppi parlamentari e C)
commissioni.
A) la presidenza può essere rappresentata da un organo individuale (modello dello speaker dei paesi
anglosassoni) o da un presidente coadiuvato da un organo collegiale (Paesi dell'Europa
continentale), o da un organo collegiale, il che si verifica degli stati socialisti (Presidium).
C) le commissioni parlamentari si dividono in due categorie: permanenti e speciali. Le prime sono
costituite per la durata dell'intera legislatura, sono specializzate per materia e svolgono funzioni
legislative e di controllo. Le commissioni speciali sono invece costituite ad hoc per la trattazione di
affari determinati e durano in carica fino all'esaurimento dei propri lavori (commissioni di
inchiesta).
La designazione dei membri delle commissioni di solito avviene su indicazione dei gruppi
parlamentari.
Il principio fondamentale che regola le attività del Parlamento è quello della programmazione dei
lavori. Negli ordinamenti anglosassoni di tipo parlamentare, l'ordine del giorno delle sedute
parlamentari è stabilito dal governo. Negli altri ordinamenti la fissazione dell'ordine del giorno è di
competenza dell'ufficio Parlamento tramite il presidente, la conferenza dei presidenti, o una
commissione. L'ordine del giorno è anche il frutto di accordi con i gruppi di opposizione.
Per la validità delle sedute è richiesta la presenza di un certo numero di parlamentari di solito pari
alla metà +1 dei componenti.
Per l'adozione delle deliberazioni la regola è quella della maggioranza semplice= metà +1 dei
votanti; maggioranza qualificata= superiore alla metà +1 dei votanti o dei componenti→ per
l'adozione di atti di particolare importanza (revisione della costituzione).
Circa le modalità di voto, la distinzione è travolto pubblico e voto segreto. Il primo, che è più
frequentemente adottato, risponde ad un'esigenza di pubblicità degli orientamenti assunti dei
pagamenti ed è sempre applicato alle votazioni relative alla fiducia. Il voto segreto è volto a
garantire il libero pronunciamento del parlamentare ed è di solito adottato per le votazioni su
persone (come la nomina e la messa in stato d'accusa del capo dello Stato).
Sui tempi dei lavori parlamentari può incidere l'ostruzionismo tecnico o tattico= un insieme di
tecniche adottate dei pagamentari dall'opposizione al fine di ritardare i lavori parlamentari senza
violare formalmente le regole di procedura. Si tratta di un istituto costituzionalmente legittimo, a
differenza dell'ostruzionismo fisico, che impedisce con la violenza all'assemblea di svolgere i propri
lavori e di quello di principio, che mette in discussione i principi del parlamentarismo a cominciare
dal principio di maggioranza. Mezzi di ostruzionismo adottati:
- il filibustering = prolungamento degli interventi e iscrizione a parlare di un gran numero di
parlamentari;
- la presentazione di un alto numero di emendamenti ai progetti presentati dalla maggioranza;
- l'abbandono dell'aula per far mancare il numero legale.
Tutti gli ordinamenti prevedono varie tecniche anti-ostruzionistiche, che risultano più efficace
laddove, come in Francia e regno unito, il governo è in grado di controllare l'ordine del giorno delle
sedute. Gli strumenti più utilizzati sono la tecnica della Guillotine= si predetermina il giorno e l'ora
della votazione finale, quella del canguro= consente di selezionare gli emendamenti evitando il voto
su gran parte degli stessi; la limitazione della durata degli interventi; il contingentamento dei
tempi= predeterminazione degli spazi di intervento riservati ad ogni gruppo; la posizione della
questione di fiducia sul testo proposto dal governo, che fa venir meno gli emendamenti; il voto
bloccato che impone un unico voto dell'assemblea sul testo in discussione con i soli emendamenti
voluti dal governo.
4. Funzioni.
Al Parlamento sono attribuite le funzioni principali: quella legislativa e quella di controllo.
Il controllo parlamentare consiste in quell'insieme di attività e di procedure attraverso le quali il
Parlamento verifica l'azione del governo e la sua rispondenza agli obiettivi stabiliti nelle leggi. Esso
comporta la possibilità di far valere la responsabilità politica dell'esecutivo, che si può concretizzare
nella rimozione della carica (nelle forme di governo parlamentari e semipresidenziali) o nella
modifica della linea politica perseguita (nella forma di governo presidenziale e direttoriale). Il
controllo di cui si parla è di tipo politico.
Esistono funzioni che non rientrano in nessuna delle due tradizioni; molti parlamentari sono titolari:
- della funzione di revisione costituzionale; - della funzione di indirizzo politico.
Il Parlamento può svolgere anche funzioni di altra natura che non sono caratterizzanti della sua
posizione nel sistema.
- funzioni di tipo giurisdizionale in tema di controversie elettorali o sui ricorsi presentati dai propri
dipendenti. La funzione di importante in materia concerne alcuni reati commessi dai ministri ed al
presidente della Repubblica. - Funzioni di tipo elettorale: nelle forme di governo parlamentari il
Parlamento è chiamato ad eleggere il presidente della Repubblica. Esso interviene nella nomina dei
componenti della corte suprema, della corte dei conti o del Consiglio di Stato (Austria, Germania),
del consiglio superiore della magistratura (Italia e Spagna), delle costituzionali (Austria, Germania e
Italia). In Francia, regno unito Spagna, il Parlamento elegge l'Ombudsman o commissario
parlamentare, incaricato in origine di controllare l'esecutivo e trasformato poi in organo di garanzia,
al quale possono rivolgersi i cittadini per denunciare azioni od omissioni della pubblica
amministrazione lesive dei propri diritti.
5. Il rapporto di fiducia.
Nelle forme di governo parlamentari e semipresidenziali il rapporto di fiducia rappresenta il canale
fondamentale attraverso il quale il Parlamento il governo concordano l'indirizzo politico e si
impegnano reciprocamente a realizzarlo.
Solo in alcuni ordinamenti: Belgio, Grecia e Italia, è richiesto un voto di fiducia iniziale al governo
nominato, mentre in altri la fiducia accordata alla persona del primo ministro prima della nomina su
proposta del capo dello Stato (Germania, Spagna) o su iniziativa dello stesso Parlamento (Irlanda).
Negli altri ordinamenti non vi è voto di fiducia iniziale e quindi questa è solo presunta (paesi
scandinavi e anglosassoni).
Nei paesi che non richiedono voto di fiducia iniziale è quindi possibile la formazione di governi di
minoranza.
Tipica di tutte le forme di governo parlamentari e semi presidenziale è la responsabilità politica
istituzionale del governo nei confronti del Parlamento. La responsabilità politica e istituzionale
quando un organo attraverso procedimenti e strumenti certi può rimuovere un altro dalla carica per
ragioni politiche, mentre è diffusa mondo si esprime mediante una critica libera e non legata ad
alcun parametro predeterminato.
Lo strumento attraverso il quale il Parlamento può sanzionare il governo è la mozione di sfiducia o
di censura. Attraverso tale atto l'assemblea approva un indirizzo politico negativo. L'effetto della
mozione è quello di costringere il governo alle dimissioni. Di solito il capo dello Stato può
respingere le dimissioni e procedere allo scioglimento anticipato del Parlamento. Di regola quindi
non basta un semplice voto negativo del Parlamento su una proposta del governo a far cadere
l'esecutivo.
In alcuni ordinamenti la presentazione e la votazione della mozione di sfiducia sottoposte ad un
insieme di condizioni volte a garantire la stabilità del governo: - numero minimo di parlamentari
firmatari; - termine minimo di decorrenza fra la presentazione della mozione e la votazione; -
maggioranza assoluta per l'approvazione della mozione; - impossibilità in caso di mancata
approvazione di rappresentare una mozione per un certo periodo di tempo; - votazione palese.
In alcuni ordinamenti (Belgio, Germania) vi è un ulteriore garanzia per il governo consistente nella
natura costruttiva della mozione (sfiducia costruttiva), la quale deve obbligatoriamente indicare il
nuovo primo ministro, il che impedisce la confluenza di forze eterogenee all'unico scopo di far
cadere il governo.
In alcuni ordinamenti (Stati ex socialisti) la sfiducia può riguardare anche il singolo ministro. Negli
ordinamenti democratici, qualora un ministro manifesti il proprio dissenso rispetto all'azione del
governo, è costretto a dimettersi o viene revocato dalla carica dal capo dello Stato o dal primo
ministro.
A differenza delle mozioni di sfiducia e sfiducia, la questione di fiducia costituisce un atto di
indirizzo del governo= dichiarazione, che il governo può fare con riferimento alla sua politica
generale oppure ad una sua proposta specifica, con la quale esso annuncia che in caso di diniego di
fiducia o di mancata approvazione del testo proposto rassegnerà le dimissioni.
La finalità principale della questione di fiducia consiste nel richiamare la maggioranza alla
disciplina dell'attuazione del programma di governo o nell'approvazione di un testo che il governo
ritiene essenziale. La questione di fiducia e inoltre può essere posta anche con finalità
possono essere scritte o orali, è previsto un termine entro il quale il governo deve rispondere.
L'interrogazione funziona più che come strumento informativo come mezzo offerto all'opposizione
per sottoporre a verifica l'operato del governo. La tendenza dell'esecutivo a dare risposte evasive o a
non fornire alcuna risposta è stata contrastata dalla previsione di interrogazioni che richiedono una
risposta immediata (question time in UK, in Italia le interrogazioni a risposta immediata).
Anche le interpellanze sono atti individuali, ma si differenziano dalle interrogazioni per la maggiore
incisività. Con esse il singolo parlamentare avanza una richiesta scritta riguardante non un fatto
specifico, ma l'orientamento assunto dal governo o dal ministro su una determinata questione. Tale
atto è tipico degli ordinamenti parlamentari dell'Europa continentale, mentre è sconosciuto in quelli
anglosassoni. Nel regno unito è utilizzata la mozione di aggiornamento, che consente di porre
domande al governo su un argomento specifico.
Il Parlamento può dar vita a commissioni d'inchiesta su specifiche questioni che hanno una durata
temporanea e concludere i propri lavori con la presentazione di una relazione all'assemblea. Tramite
tale strumento il Parlamento può sottoporre a controllo all'amministrazione. L'efficacia
dell'inchiesta parlamentare è variabile: essa è notevole negli Usa, dove gli Investigating Committees
sono titolari di notevoli poteri.
Sezione IV – il governo.
1. Origine e struttura.
Per governo si intende l'organo posto al vertice del potere esecutivo, che presiede alla formazione e
all'attuazione dell'indirizzo politico e dirige l'attività della pubblica amministrazione. Il termine che
meglio corrisponde alla nozione di governo propria dei paesi dell'Europa continentale è negli Usa
quello di esecutivo (Presidente e i suoi collaboratori), in Gran Bretagna quello di gabinetto.
In alcuni ordinamenti la funzione di governo viene attribuita a due organi entrambi facenti parte del
potere esecutivo (esecutivo dualistico) anziché ad un unico organo (esecutivo monistico). Nel primo
caso, che è tipico della forma semi presidenziale, al vertice del potere esecutivo, accanto al governo
vietato dello Stato, titolare di poteri che gli consentono di partecipare alla determinazione
dell'indirizzo politico. Nell'ambito dell'esecutivo monistico si distingue l'ipotesi in cui l'organo di
vertice del potere esecutivo è monocratico, da quella in cui è collegiale. La prima situazione si
verifica nella forma di governo presidenziale. La seconda, nella forma di governo direttoriale.
Nelle forme di governo parlamentari monistiche il capo dello Stato non partecipa più alla
determinazione dell'indirizzo politico. Questa spetta al governo, che è composto da un organo
collegiale (Consiglio dei ministri o gabinetto) e da uno stato monocratico (Primo ministro).
Il governo è frutto di un'evoluzione storica che ha progressivamente immaginato il capo dello Stato.
In Gran Bretagna è passata attraverso tre fasi:
1) 17º secolo dall'organo collegiale, formatosi per via consuetudinaria, che assiste il re nelle sue
decisioni, si enuclea un gruppo ristretto di ministri più influenti che si riuniscono separatamente
(gabinetto).
2) fine 17º secolo il gabinetto si rende autonomo dalla le assume il potere, tramite la controfirma, di
prendere le decisioni politiche fondamentali, delle quali risponde sia verso il sovrano sia verso il
Parlamento.
3) 1721-1742, si affermano la figura del primo ministro e la diretta responsabilità politica del
governo nei confronti del Parlamento.
In Europa continentale il governo come organo costituzionale nasce tra la fine del XVII secolo e
inizio XIX secolo, per lo più in via consuetudinaria.
La direzione del governo è generalmente affidata ad un organo monocratico, che è il presidente
della Repubblica nella forma di governo presidenziale, mentre nella forma di governo parlamentare
e in quella semi-presidenziale è il primo ministro.
Talvolta nell'ambito del governo è prevista anche la figura del vicepresidente. Negli Usa questi
viene eletto insieme al presidente; nelle forme di governo semi-presidenziali tale carica non esiste,
mentre in quelle parlamentari è il frutto di una regola convenzionale.
La vicepresidenza del governo, nei governi di coalizione, viene attribuita al secondo partito in
ordine di importanza dopo quello del primo ministro. In Italia la figura del vicepresidente del
consiglio si è affermata nella prassi. Poi legge del 1988 ha riconosciuto al presidente del consiglio
la facoltà di proporre al consiglio l'attribuzione ad uno o più ministri delle funzioni di
vicepresidente, al quale è attribuita la supplenza in caso di sua assenza o impedimento temporaneo.
Struttura organizzativa→ affianca il Premier con funzioni informative, consultive e preparatorie
delle sue decisioni. Negli Usa il presidente è coadiuvato da un numero notevole di collaboratori,
riuniti nella White House Office, che ha il compito di fornirgli le informazioni e di preparare la
documentazione degli affari più rilevanti.
Nelle forme di governo parlamentari, la struttura che affianca il primo ministro è più snella. In
Germania→ Cancelleria federale che, svolge funzioni informative e preparatorie e garantisce il
controllo sui vari ministeri. Nel regno unito il primo ministro è coadiuvato dal Cabinet Office, che
istruisce le decisioni del gabinetto e ne garantisce l'esecuzione. In Italia→ un segretariato generale.
I ministri assumono una duplice veste: come membri dell'organo collegiale contribuiscono alla
determinazione dell'indirizzo politico, come titolare di un dipartimento, curano l'attuazione
dell'indirizzo nell'ambito del settore di propria competenza.
La riunione dei ministri forma organo collegiale di governo: il Consiglio dei Ministri, gabinetto
negli Usa. Diverso è il modello adottato nel regno unito e Australia, dove l'organo collegiale di
governo e il gabinetto, del quale fa parte un numero ristretto di ministri importanti scelti dal primo
ministro e comprende secondo un ordine gerarchico i membri del gabinetto, i ministri titolari di un
dipartimento, che si distinguono in segretario di Stato quando dirigono dipartimenti importanti e
Ministers quando sono alla testa di dipartimenti più tecnici, i Non-departmental Ministers, che si
distinguono in titolari di cariche onorifiche e ministri senza portafoglio.
al presidente tutti i funzionari civili, quindi anche i ministri, non esclude la competenza dei giudici
ordinari.
Negli ordinamenti che prevedono una responsabilità penale speciale dei ministri, questa riguarda i
reati compiuti nell'esercizio delle funzioni. Il soggetto competente a sollevare l'accusa è il
Parlamento. Il giudice competente può essere il giudice ordinario (Belgio, Italia), la corte suprema
(Paesi bassi, Spagna), la corte posizionale (Austria), un giudice speciale a composizione sia
giurisdizionale sia politica (Francia, il Parlamento (il Senato negli Usa). Linea di tendenza → verso
la prevalenza della componente giurisdizionale.
- Infine il capo dello Stato provvede o a conferire l'incarico di formare il governo ad una personalità
politica o a designare il candidato alla carica di primo ministro da sottoporre all'approvazione
parlamentare.
2) la fase costitutiva sfocia nella forma di governo ed è più frequentemente disciplinata nei testi
costituzionali. Nei paesi in cui vertice del governo è eletto dal Parlamento di solito l'investitura
riguarda solo il primo ministro. L'elezione parlamentare avviene di regola a maggioranza assoluta.
Nomina dei ministri→ nella forma di governo presidenziale spetta al presidente la nomina e la
revoca degli stessi, in quanto si tratta di persone di sua fiducia chiamate ad attuare l'indirizzo
politico da lui stabilito. Tuttavia negli Usa occorre il parere ed il consenso del Senato.
Nelle altre forme di governo nella scelta dei ministri svolge un ruolo decisivo il primo ministro. In
Francia la nomina dei ministri è attribuita al capo dello Stato su proposta del primo ministro; nei
fatti la scelta dei ministri spetta al presidente delle situazioni in cui questi può contare su una
maggioranza parlamentare del suo stesso colore politico, mentre nei periodi di coabitazione essa
viene compiuta dal primo ministro, anche se per i ministri di affari esteri e difesa, deve ottenere il
consenso comunque del capo dello Stato.
Nelle monarchie parlamentari la nomina continuo formalmente a spettare al Re, ma nella sostanza è
il primo ministro a compiere la scelta. La nomina dei ministri è attribuita al capo dello Stato, ma su
proposta del primo ministro che assume un ruolo determinante.
Nomina dei ministri in Italia, la scelta è stata quasi sempre compiuta dai partiti facenti parte della
coalizione di governo. Non è prevista la revoca dei ministri dalla carica.
3) fase finale o integrativa dell'efficacia→ comprende il giuramento dei suoi componenti. In alcuni
ordinamenti il governo una volta formato deve presentarsi entro un certo numero di giorni di fronte
al Parlamento per ottenere il voto di fiducia. Formazione di governi di minoranza quando non è
previsto un voto di fiducia iniziale o quando l'investitura parlamentare può avvenire anche a
maggioranza semplice.
Governi elettorali= quelli costituiti per gestire la delicata fase susseguente all'indizione di nuove
elezioni. Di regola tale compito spetta al governo uscente, tuttavia alcune costituzioni hanno
previsto la formazione di governi di garanzia. In Italia nella maggioranza dei casi di scioglimento
anticipato di entrambe le camere è stato mantenuto in carica il governo uscente, mentre in tre casi
1972,79-87, il presidente della Repubblica ha nominato un nuovo governo elettorale che non ha
ottenuto la fiducia parlamentare.
4. Crisi di governo.
Distinguere tra crisi parlamentari = determinate da un espresso voto di sfiducia del Parlamento e
crisi extraparlamentari= derivano da ragioni esterne alla volontà del Parlamento.
L'ipotesi di un voto di sfiducia si può verificare solo quando nessun partito o coalizione abbia
ottenuto la maggioranza dei seggi e in assemblea si coaguli una maggioranza pronta a far cadere il
governo, nel qual caso si ha come conseguenza probabile lo scioglimento del Parlamento, al fine di
consentire al corpo elettorale di intervenire (UK). Oppure la sfiducia deriva dal fatto che un partito
facente parte della maggioranza decide di allearsi con l'opposizione al fine di formare una diversa
coalizione di governo (cosa che può verificarsi nei paesi nei quali è previsto l'istituto della mozione
di sfiducia costruttiva).
Nelle forme di governo non maggioritarie le crisi sono determinate dalla rottura del patto di
coalizione tra i partiti della maggioranza, per cui il primo ministro tende a rassegnare le dimissioni
prima che la crisi si trasferisca in Parlamento e venga formalizzata in una mozione di sfiducia.
Le crisi extraparlamentari→ 4 ipotesi:
- quelle determinate da ragioni non politiche, quali la morte, impedimento permanente;
- quelle derivanti da nuove elezioni parlamentari: nell'ipotesi di rinnovo del Parlamento il governo,
legato dal rapporto di fiducia all'assemblea precedente, presenta di solito le proprie dimissioni a
quello nuovo, che deve provvedere all'elezione del primo ministro o al conferimento della fiducia;
- quelle dovute al presidente della Repubblica: in occasione delle elezioni presidenziali il governo in
carica presenta le proprie dimissioni a nuovo presidente, il quale si rifiuta; diversa è la soluzione
nella forma di governo semi-presidenziale francese, nella quale il presidente, quando sia espressione
di una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo in carica, lo sostituisce con un
esecutivo corrispondente ai propri orientamenti o lo obbliga alle dimissioni;
- quelle derivanti da ragioni di partito, che si verificano allorché del partito di maggioranza viene
messa in discussione la leadership del primo ministro (UK), o quando si manifesta un conflitto
insanabile tra i partiti di una coalizione di governo (Italia).
5. I rapporti infra-governativi
La coesistenza al vertice del potere esecutivo di un organo monocratico e di una collegiale pone il
problema dei rapporti reciproci e di quale dei due abbia la prevalenza. Negli Stati autocratici vi è
una netta prevalenza del principio monocratico a vantaggio del capo dello Stato o del primo
ministro.
Vi è una linea di tendenza al rafforzamento del principio monocratico, dovuta a vari fattori, quali la
personalizzazione crescente della politica, il carattere pletorico dell'organo collegiale, la
disponibilità da parte del primo ministro di un apparato informativo e organizzativo che gli consente
di dirigere e di coordinare l'azione governativa, l'investitura in via indiretta del primo ministro da
parte del corpo elettorale.
La combinazione tra i due principi varia a seconda delle caratteristiche assunte dalla forma di
governo: in quelle che hanno un funzionamento di tipo maggioritario vi è nell'ambito del governo
una netta preminenza del primo ministro che si esercita attraverso strumenti:
- il potere sostanziale di scelta e di revoca dei ministri;
- il potere di direzione generale della politica governativa e di coordinamento dell'azione dei
ministri;
- il potere di direttiva nei confronti dei ministri anche per gli affari rientranti nella loro competenza
che possono incidere sulla politica generale del governo;
- la disponibilità di un'importante apparato informativo e organizzativo.
Nelle forme di governo che hanno un funzionamento di tipo non maggioritario la formazione di
governi di coalizione tra partiti anche eterogenei riduce il primo ministro a fungere da mediatore tra
le diverse componenti politiche del governo. Ciò rafforza di solito i singoli ministri, che nella
gestione del proprio dicastero e nelle proprie prese di posizione politiche godono del sostegno del
rispettivo partito.
Negli ordinamenti presidenzialisti della Russia e degli stati asiatici ex Urss vi è una netta
preminenza del presidente eletto dal popolo, il cui potere assume caratteristiche cesaristico-
plebiscitarie. Negli stati europei di solito è il primo ministro a proporre nomina e revoca dei ministri
e a dirigere la politica governativa.
Ciò comporta che nelle situazioni di crisi nelle quali è in pericolo l'unità dello Stato, il capo dello
Stato è legittimato ad intervenire con misure eccezionali, assumendo in prima persona la direzione,
politica del paese (cost. Weimar e cost. Francese).
C) Capo dello Stato = potere neutro = potere a sè, posto al di sopra delle parti politiche con il
compito di moderarne i rapporti e di risolvere gli eventuali conflitti. Diverse letture della neutralità
del capo dello Stato:
1) capo dello Stato come istanza simbolica o con poteri formali, che si limita a dichiarare la volontà
popolare; nella maggioranza delle monarchie parlamentari europee il re conserva una titolarità
meramente formale dei più importanti poteri, essendo espressamente qualificato come un simbolo
dell'unità popolare.
2) capo dello Stato come garante del rispetto della costituzione= delle norme procedurali che
disciplinano i rapporti tra gli organi politicamente attivi→ quando il presidente non sia un leader
politico e tale ruolo venga svolto dal primo ministro.
3) capo dello stato come potere di intermediazione.
cessazione della carica può verificarsi prima della fine del mandato per effetto di cause
sopravvenute: A) Morte, B) dimissioni, C) destituzione, D) impedimento permanente.
B) dimissioni= anche se non sono previste nella costituzione, devono ritenersi comunque
consentite;
C) la destituzione del presidente può derivare dalla sua messa in stato d'accusa da parte del
Parlamento (Russia) o dalla sua condanna (Italia, Usa). La destituzione può anche derivare da una
iniziativa politica del Parlamento a maggioranza qualificata→ qui la decisione definitiva spetta al
corpo elettorale (Austria).
La vacanza della carica prima della scadenza del mandato può dare luogo a due ipotesi:
1) negli ordinamenti presidenziali insieme al presidente viene eletto un vicepresidente, il quale
sostituisce il primo quando venga a mancare fino al termine del mandato (Usa);
2) la seconda ipotesi è quella dell'elezione entro breve termine di un nuovo presidente. Tuttavia
nella fase che intercorre tra il verificarsi della vacanza e l'entrata in carica del nuovo titolare, si pone
la questione di individuare il soggetto legittimato a svolgere temporaneamente le funzioni
presidenziali. A tale esigenza provvede l'istituto della supplenza. Nella maggioranza dei casi la
supplenza è affidata al presidente del parlamento monocamerale (Grecia, Portogallo), o di una delle
due camere (Presidente del Senato in Francia, Germania, Italia). Più raramente la funzione viene
assunta dal primo ministro (Austria, Russia). Talvolta viene istituito un apposito organo collegiale. I
poteri del supplente sono limitati, in quanto egli non può procedere allo scioglimento del
Parlamento o indire un referendum (Francia, Russia), o nominare il primo ministro (Portogallo).
Talvolta è stabilito che durante la supplenza non sono consentiti voti sulla fiducia al governo
(Francia) o la revisione costituzionale (Francia, Russia).
3. I poteri.
Nella forma di governo presidenziale il presidente, oltre ad essere titolare dei poteri tipici di un capo
dello Stato (rappresentanza dello Stato nelle relazioni internazionali, comando delle forze armate,
nomina dei funzionari e di titolari di organi di garanzia), è anche titolare del potere esecutivo e
quindi compie gli atti di direzione politica. Posizione del presidente francese→ quando è sostenuto
dalla maggioranza dell'assemblea nazionale, concentra nelle sue mani i poteri del presidente degli
Stati Uniti e quelli del primo ministro del Regno Unito. Ancora più forte è il presidente russo, il
quale non solo è titolare di poteri analoghi a quelli del presidente Usa, ma anche dell'iniziativa
legislativa, l'indizione di referendum, lo scioglimento della Duma, l'impugnazione delle leggi
federali di fronte alla corte costituzionale. Inoltre sia la sfiducia della Duma al governo, sia la
destituzione del presidente sono subordinate a condizioni molto rigide.
Nella maggioranza degli ordinamenti al capo dello Stato vengono attribuiti poteri di rappresentanza
dello Stato e dell'unità nazionale, di garanzia del rispetto della costituzione, di iniziativa e di
controllo nei confronti degli altri organi costituzionali.
Gli atti del capo dello Stato possono assumere natura sostanziale, in quanto sono da lui
effettivamente decisi, o meramente formale, limitandosi egli a sancire la volontà espressa da un
altro organo.
L'istituto della controfirma ministeriale degli atti del capo dello Stato= negli ordinamenti
monarchici la controfirma è necessaria per tutti gli atti del re. In quelli repubblicani due ipotesi:
A) la controfirma è prevista per tutti gli atti del presidente (Austria, Israele, Italia);
B) controfirma è esclusa (Francia e Romania).
In Italia fra gli atti non soggetti a controfirma→ potere di esternazione= insieme dei messaggi orali,
dei discorsi, delle interviste, delle conferenze stampa, mediante le quali il presidente esprime il
proprio pensiero.
Fra i poteri del capo dello Stato acquistano un particolare rilievo, per le implicazioni politiche, la
nomina del governo e lo scioglimento anticipato del Parlamento. Lo scioglimento anticipato si
differenzia da quello ordinario, in quanto si verifica prima della scadenza naturale della legislatura.
Lo scioglimento anticipato non è previsto negli Usa e in Svizzera. Di solito lo scioglimento rientra
tra le competenze del capo dello Stato. Rari sono i casi in cui è deciso dallo stesso Parlamento
(autoscioglimento) o come unica ipotesi (Israele) o affiancata a quella dello scioglimento
4. Responsabilità.
Molte costituzioni continuano a proclamare e tradizionale principio monarchico della
irresponsabilità del capo dello Stato per gli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni. Tuttavia
negli ordinamenti democratici è insostenibile che il capo dello Stato non risponda dei suoi atti anche
quando questi acquistano carattere sostanziale.
Netta distinzione tra capi dello stato monarchici e repubblicani: per i primi vige una irresponsabilità
personale, assoluta e permanente. Tuttavia negli stati democratici l'irresponsabilità del re non
costituisce più il connotato della sovranità, ma deriva dal fatto che i poteri di cui sono formalmente
titolari spettano nella sostanza ad altri soggetti.
Per il presidente della Repubblica si distingue tra responsabilità giuridica e responsabilità politica:
la prima si ha quando il comportamento di un soggetto è valutabile in base a criteri giuridici
normativamente predeterminati e può comportare sanzioni di tipo giuridico (pena). La
responsabilità politica ricorre quando il comportamento di un soggetto viene valutato in base a
criteri di opportunità non oggettivamente predeterminati e può sfociare in una sanzione di tipo
politico (voto di sfiducia o rimozione della carica).
Negli ordinamenti democratici il capo dello Stato è soggetto ad una responsabilità politica diffusa,
cioè alla critica liberamente espressa dei cittadini, dei soggetti sociali e politici e dall'opinione
pubblica.
Solo i presidenti sono soggetti ad una responsabilità politica istituzionale, che può essere fatta
valere dal titolare del potere di elezione (corpo elettorale o organo parlamentare) al termine del
mandato mediante la non rielezione. Tale responsabilità è configurabile nella forma di governo
presidenziale, dove il mandato presidenziale è di breve durata ed è prevista alla rieleggibilità, e in
quelle semi-presidenziali.
In alcuni ordinamenti nei quali il presidente è eletto a suffragio universale, è prevista la rimozione
dalla carica di presidente nel corso del mandato. Questa può essere decisa dal corpo elettorale su
iniziativa del Parlamento a maggioranza qualificata (Austria), o a maggioranza semplice (Romania).
Tuttavia tale sanzione è piuttosto improbabile allorché è previsto che la mancata destituzione
popolare del presidente determina la rielezione dello stesso e lo scioglimento automatico del
Parlamento (Austria).
Impeachment negli Usa= a rigore si tratta di una responsabilità penale, ma le fattispecie criminose
sono indicate con notevole genericità: il presidente può essere messo in stato d'accusa dalla camera
per i delitti di tradimento, di concussione o altri gravi reati. È giudicato da un organo politico
(Senato, che può condannarlo con la maggioranza dei 2/3 dei presenti) e la sanzione è di natura
politica = rimozione del presidente dalla carica.
Anche in Russia è prevista la destituzione del presidente accusato di alto tradimento o di aver
commesso un altro grave reato, ma con condizioni così rigide da renderla puramente teorica= la
messa in stato d'accusa viene deliberata dalla duma a maggioranza dei 2/3 dei componenti, ma deve
avere la conferma da parte della corte suprema circa la sussistenza dei reati e della corte
costituzionale che valuta il rispetto della procedura. In caso di conferma la destituzione viene decisa
dal consiglio della federazione a maggioranza dei 2/3.
Responsabilità giuridica dei presidenti→ distinguere tra atti compiuti nell'esercizio delle funzioni e
atti extra funzionali. Per i primi viene proclamato il principio della irresponsabilità a tutela non della
persona ma della carica. I reati presidenziali sono: - Attentato alla costituzione o violazione della
costituzione (Austria, Italia); - violazione di leggi (Germania, Polonia, Ungheria); - alto tradimento
(Francia, Italia); - gravi reati (Austria, Polonia); - azioni scorrette o condotta incompatibile con la
carica (Israele).
L'iniziativa proviene di solito da una minoranza qualificata di parlamentari e la messa in stato
d'accusa viene deliberata a maggioranza assoluta o qualificata da un organo parlamentare. Il
soggetto competente a giudicare può essere un organo parlamentare (Francia, Israele) e più
frequentemente la corte costituzionale (Austria, Germania, Italia). La sanzione può essere di tipo
penale, ma in alcuni ordinamenti a questa può aggiungersi la rimozione della carica (Francia, Italia),
mentre in altri la destituzione è l'unica sanzione prevista (Germania, Israele). Per gli atti extra-
funzionali non è prevista alcuna immunità.
3. il controllo giurisdizionale: genesi del judicial review of legislation negli Usa e caratteri del
controllo di costituzionalità.
Dalla seconda metà del '700 John Adams, per conferire veste giuridica alle rivendicazioni
indipendentiste delle colonie americane nei confronti della madrepatria, sosteneva che una legge
contraria alla costituzione è nulla, richiamandosi al pensiero di Coke. Agli inizi dell'800, negli Usa
il sindacato di costituzionalità ad opera dei giudici acquistò importanza per l'affermarsi del concetto
di costituzione rigida.
Alcune delle costituzioni delle 13 colonie disciplinavano istituti simili alle moderne corti
costituzionali.
Anche se il sindacato di costituzionalità delle leggi non è prevista dal testo costituzionale degli Usa,
esso lo riconosce implicitamente, stabilendo una gerarchia delle fonti normative, al vertice della
quale è posta la costituzione come suprema legge del paese e, soprattutto, attribuendo la funzione
giudiziaria federale alla corte suprema e alle altre corti, di cui indica in modo dettagliato la sfera
delle attribuzioni. Poiché il testo costituzionale pone la questione medesima, come fonte, su un
piano superiore a quello delle altre leggi, compete alla corte suprema verificare se una legge è
conforme ad essa prima di considerarla applicabile al caso di specie. Se questa conformità non
sussiste, il giudice non può far altro che dichiararla nulla ed inefficace.
Ingresso nel diritto costituzionale Usa della teoria della incorporation, per cui anche i legislatori
locali si trovarono obbligati a rispettare i principi costituzionali posti dall'Bill of Rights in materia di
diritti individuali.
Il XIV emendamento rappresentò uno strumento formidabile per imporre agli stati, specie del sud, il
rispetto della costituzione federale in materia di diritti e di uguaglianza, attraverso il judicial review,
esercitato da tutte le corti.
Carattere diffuso del controllo di costituzionalità praticato negli Usa= ciascun giudice è abilitato a
sindacare la conformità delle leggi alla costituzione dell'esercizio della sua ordinaria attività
giudicante; la corte suprema non detiene il monopolio del judicial review, bensì lo esercita quale
organo di vertice del sistema giudiziario degli Usa. La costituzione attribuisce in modo tassativo
alla corte suprema la giurisdizione originaria, ossia essa giudica, in primo e unico grado, una serie
circoscritta di casi relativi ad ambasciatori, consoli e altri rappresentanti diplomatici, nonché le
controversie nelle quali uno stato sia parte in giudizio. Nelle altre fattispecie, alla corte suprema si
pronuncia come giudice di ultima istanza sui ricorsi che provengono dalle corti distrettuali e federali
con due riti alternativi: tramite writ of certiorari (o di verifica)= il più importante, o mediante
certification of questions.
Sempre più, negli ultimi anni, la corte suprema si è trasformata in una avere propria corte
costituzionale, ciò in seguito a due forme procedurali che, nel 1988, hanno eliminato la sua
giurisdizione di appello, consentendole di scegliere le questioni di costituzionalità da decidere. Writ
of certiorari= una delle parti del processo principale chiedere alla corte suprema di riesaminare il
caso; ogni anno vengono presentati migliaia di writs, ma la corte ne decide solo poche centinaia.
Di rado, le corti federali inferiori, in caso di incertezze giurisprudenziali, richiedono alla corte
suprema di pronunciarsi mediante la certification, che comporta l'avocazione della causa oppure un
rinvio con istruzioni vincolanti. La corte suprema ha rifiutato di svolgere attività di mera consulenza
in materia costituzionale.
La corte suprema Usa si è anche data una serie di autolimitazioni: tutti i giudici costituzionali Usa
hanno sempre rifiutato l'esame delle questioni politiche.
Il sistema del precedente determina che le corti inferiori devono ritenersi vincolate alle pronunzie
dei giudici superiori, si che l'atto legislativo dichiarato incostituzionale perde del tutto la propria
efficacia.
federale.
Peculiarità, che afferiscono alla composizione del collegio giudicante, alle modalità d'accesso e
all'indole preventiva del controllo.
La Costituzione della V Repubblica recepì l'idea base: il controllo andava svolto prima della
promulgazione, nell'ambito del procedimento di approvazione della legge. Le differenze rispetto
alla disciplina del 1946 furono: l'organo chiamato a giudicare le leggi, il consiglio costituzionale,
comprende 9 membri, il cui mandato, non rinnovabile, è di 9 anni. Ciò assicura una parziale
indipendenza dell'organo. La provenienza dei membri e tuttavia oggi più marcatamente politica: 3
componenti sono nominati dal presidente della Repubblica, 3 dal presidente dell'assemblea
nazionale, 3 dal presidente del Senato. Ad essi si aggiungono gli ex presidenti della Repubblica. Il
presidente è nominato dal presidente della Repubblica, e la prassi e di circoscrivere la scelta ai soli
componenti di nomina presidenziale.
Al Counseil Constitutionel spetta vigilare sulla regolarità delle elezioni del presidente della
Repubblica, dei deputati e dei senatori, delle operazioni di referendum e fornire il proprio parere
sull'assunzione dei poteri eccezionali da parte del presidente della Repubblica. Soprattutto, esso
svolge il controllo preventivo obbligatorio sulle leggi organiche e i regolamenti parlamentari.
Inizialmente, la decisione di costituzionalità poteva venire promossa solo dal presidente della
Repubblica, dal primo ministro, dai presidenti dei due rami del Parlamento.
Fino al 1974, il controllo esercitato dal consiglio costituzionale sulle leggi aveva carattere
episodico.
Cambio di rotta dagli anni 70: il consiglio dichiarò che le leggi dovevano essere conformi non solo
alle disposizioni della costituzione del 1958, ma che tra i parametri erano ricompresi anche i
principi e le disposizioni del preambolo del 1958 e anche principi e disposizioni del preambolo del
1946 (ricco di enunciazioni sui diritti sociali). In tal modo, da mero controllore delle sfere di
competenza delineate nel testo le 58, il consiglio costituzionale poté trasformarsi in giudice pieno
della costituzionalità delle leggi.
Il potere di adire il consiglio venne assegnato anche a 60 deputati o 60 senatori.
reputi incostituzionale una legge, il processo deve essere sospeso e la questione di costituzionalità
deferita al tribunale costituzionale del Land, se si tratta della violazione della costituzione di un
Land, o se si reputa violato il Grundgesetz, al tribunale costituzionale federale (componente pure a
conoscere i conflitti tra leggi dei Lander e leggi della federazione).
Il controllo astratto non ha invece origine da un procedimento giudiziario, prescinde da un interesse
del quale si chieda la tutela in un giudizio ordinario, mira ad un mero raffronto tra disposizioni di
grado diverso. Esso si realizza nella forma del giudizio su ricorso del governo federale, del governo
di un Land o di 1/3 dei componenti del Bundestag, quando ritengano una norma dello Stato centrale
o del Land nulla della sua incompatibilità con il GG.
Il contenzioso giuridico tra Bund e Lander e tra Lander non è così nutrito: formula cooperativa del
federalismo tedesco sollecita ad evitare scontri giudiziari e a ricercare il loro vece concertazioni
preventive.
In Spagna, la prassi ha privilegiato l'accesso diretto rispetto a quello ancorato ad un'eccezione
processuale. Al tribunale costituzionale spetta giudicare sull'incostituzionalità di leggi e disposizioni
con forza di legge, sottopostegli con 3 diverse modalità:
1) accesso in via incidentale, come in Italia e Germania, esso si realizza quando un organo
giudiziario ritenga, nel corso di un processo, che una norma con forza di legge applicabile al caso,
dalla cui validità dipende la sentenza, possa essere contraria alla costituzione.
2) ricorso diretto, presentato dal presidente del governo, dal defensor del Pueblo, da 50 deputati o
senatori, dagli organi collegiali ed esecutivi delle comunità autonome.
3) il Tribunal Constitucional può essere adito con recurso de amparo, mediante il quale ciascuna
persona fisica o giuridica può denunciare la violazione di gran parte dei diritti o libertà
fondamentali disciplinati dalla costituzione. Quali che siano le modalità di instaurazione del
giudizio, il controllo di costituzionalità è successivo alla pubblicazione della legge.
successivo risulta quindi più vantaggioso dal punto di vista dell'economia giuridica:
1) consente ai giudici di salvare la vigenza di disposizioni che, altrimenti potrebbero in via
preventiva essere colpite da pronuncia di incostituzionalità;
2) inoltre evita che questioni meramente astratte, relative a fattispecie che non si realizzano della
vita quotidiana, vengano portate all'attenzione delle corti costituzionali;
3) impedisce che interpretazioni incostituzionali di una disposizione sfuggano al controllo. Il
controllo preventivo pretende di insistere sull'univoco significato di una legge, ma non tiene conto
di tutti gli altri, presenti e futuri o eventuali.
12. il capo dello Stato quale custode della costituzione e il controllo di costituzionalità interno.
Forme apocrife di sindacato sulle leggi: es. → attribuzione al capo dello Stato di funzioni relative al
controllo di costituzionalità.
Nessun ordinamento liberal-democratico affida oggi in esclusiva al capo dello Stato il compito di
difendere la costituzione dagli attentati perpetrati da leggi. Nondimeno, in tutti, concorre a tale
funzione, in connessione all'esercizio del potere di messaggio (mediante il quale il sovrano o
presidente possono richiamare il legislatore e gli altri poteri dello Stato al rispetto della costituzione,
chiedendo l'approvazione di misure legislative o la revoca di esse) e soprattutto in sede di
promulgazione-sanzione.
Altri organi sono chiamati a collaborare alla funzione di sindacato di costituzionalità delle leggi: es.
il governo francese può opporre l'irricevibilità di proposte di legge o di emendamenti
incostituzionali.
Seconda ipotesi: controllo sulla sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza dei decreti legge.
Costituzione russa conferisce al presidente il potere di annullare i decreti e le ordinanze del governo
della federazione russa in contrasto con la costituzione, le leggi federali e gli editti del presidente.
Nei paesi socialisti a fungere da freno inibitore all'introduzione di un controllo giurisdizionale di
costituzionalità è stata l'unità del potere statale. La forma di stato socialista rifiuta la divisione dei
poteri. L'operare di corti costituzionali è stato dunque considerato non coerente con l'assetto delle
istituzioni socialiste. Risulta viceversa pienamente conforme al sistema che la vigilanza sulla
conformità delle leggi alla costituzione venga conferita all'assemblea rappresentativa stessa, oppure
al Presidium.
L'ostacolo maggiore all'assimilazione della corte europea dei diritti umani ad una corte
costituzionale, discende dal fatto che questa rimane un'istanza giurisdizionale internazionale: si
colloca in una posizione sussidiaria rispetto ai rimedi giurisdizionali interni degli stati membri;
dipende interamente dagli stati nazionali per l'esecuzione delle sue sentenze; esercita
esclusivamente un controllo completo in via di ricorso diretto individuale.
17. La tutela delle libertà e dei diritti dei cittadini: Amparo e Verfassungsbeschwerde.
L'idea che ciascun cittadino possa rivolgersi ad un giudice, lamentando la visione dei diritti così
totalmente protetti da parte di atti o comportamenti di autorità amministrative, giurisdizionali,
legislative, ha due luoghi e le date di nascita.
1) da un lato, per la prima volta, essa venne elaborata in America Latina, nello Yucatan con la
costituzione del 1841. Amparo = Ricorso di tutela. Verfassungsbeschwerde= ricorso diretto di
costituzionalità a difesa dei diritti costituzionali.
2) L'amparo disciplinato dalla costituzione spagnola del 1978: sono impugnabili gli atti
amministrativi e giurisdizionali, è ammesso amparo anche contro atti di soggetti privati; la lesione
di diritti o interessi può essere determinata, oltre che da disposizioni, anche da atti giuridici o da
meri comportamenti dei poteri pubblici dello stato, delle comunità autonome e di altri enti
pubblici/loro funzionari.
Nella Repubblica federale tedesca, la Verfassungsbeschwerde può avere ad oggetto atti
amministrativi, giurisdizionali, legislativi. Esso può essere presentato da chiunque reputi di essere
stato reso in uno dei suoi diritti fondamentali/diritti dei Grundgesetz. L'azione diretta è attuabile
solo se non esistono altri rimedi giurisdizionali e solo se essa è indispensabile per eliminare o
prevenire una violazione dei diritti enunciati.
18. Tipologia e forza delle decisioni di costituzionalità; le sentenze costituzionali quali fonti del
diritto.
Riscontrato un vizio di costituzionalità, nei sistemi dove il controllo è accentrato, il tribunale
costituzionale annulla la legge incostituzionale, espungendola dall'ordinamento giuridico. In tal
caso, tutti debbono ottemperare alla decisione. Dove invece il sindacato è diffuso, il giudice
disapplicata la legge nella causa sottoposta al suo esame; il precedente vincola tutti i giudici di
grado inferiore. Allorché la pronuncia è emessa dal giudice di grado più elevato, tutti i giudici
inferiori sono tenuti a disapplicare la legge dichiarata incostituzionale. Di fatto, anche negli
ordinamenti a sindacato diffuso la sentenza opera dunque con efficacia erga omnes.
L'effetto di una decisione del tribunale o corte costituzionale, la quale dichiara costituzionalmente
illegittima la deliberazione parlamentare sottoposta a suo giudizio, è destinata a divenire legge, è
quello di precludere l'entrata in vigore. L'ostacolo è definitivo, e in tal caso al legislativo resta una
sola alternativa: o modificare l'atto o, qualora gli compete il potere di revisione costituzionale,
modificare la costituzione.
Una sentenza è composta dalla motivazione = spiegazione delle ragioni della decisione, e da un
dispositivo = in cui la corte decide concretamente la vertenza.
Nei sistemi a controllo accentrato, la distinzione tra dispositivo e motivazione è importante. In tali
ordinamenti è infatti il dispositivo a provocare l'annullamento della legge, ed è dunque questa parte
della pronuncia a produrre gli effetti tipici. Nei modelli a sindacato diffuso, invece, il valore di
precedente abbraccia l'intera ratio decidendi della motivazione: a passare in secondo piano è la parte
della pronuncia in cui la corte dispone in ordine al singolo caso.
Negli ordinamenti di Common Law il precedente giurisdizionale è considerato fonte del diritto,
mari possono essere considerate tali le decisioni assunte da corti costituzionali in sede di controllo
preventivo della legge; appare infondata la tesi che anche nei sistemi di Civil Law tra le fonti del
diritto devono essere annoverate le sentenze dei tribunali costituzionali munite di efficacia erga
omnes. Il risultato raggiunto è quello di espungere norme dall'ordinamento giuridico, ma anche di
introdurne di nuove.
Ci si interroga se, anche dove non opera i principi del precedente, possono essere annoverate tra le
fonti le motivazioni delle decisioni costituzionali. Italia→ la corte costituzionale ha sostenuto che le
proprie sentenze di incostituzionalità vanno interpretate alla stregua del vigente sistema legislativo.
Poiché tuttavia una disposizione può esprimere più significati, i giudici costituzionali dichiarano di
volta in volta la costituzionalità o l'incostituzionalità= sentenze interpretative.
L'orientamento che i tribunali costituzionali debbano esprimersi sul diritto vivente confligge con
l'altro, in base al quale essi viceversa dovrebbero fare propria, tra più possibili interpretazioni,
quella che consente di non dichiarare una disposizione incostituzionale= principio
dell'interpretazione conforme alla costituzione.
Può accadere che il giudice dichiari l'incostituzionalità di una disposizione di legge nella parte in
cui non prevede alcunché (sentenze additive), o nella parte in cui prevede una cosa anziché un'altra
(sentenze manipolative). Incostituzionalità per omissione= il tribunale costituzionale esamina e
verifica le lesioni della costituzione cagionate da omissioni nella legislazione, trasmettendo nel
primo caso le proprie determinazioni all'organo legislativo competente.
I tribunali costituzionali debbono superare o sono frenati da limiti di varia natura: è sempre precluso
lo svolgimento di attività politiche. Un mezzo utilizzato dai tribunali consiste allora nel far salva la
legge, invitando però il Parlamento a modificarla. Tali sentenze sono= ottative, monitorie o di
indirizzo.
attenuare tale tipo di legami e scongiurare così la dipendenza dei giudici dalla politica.
Le corti si auto limitano spontaneamente = self-restraint. La corte suprema Usa, oltre a rifiutare di
rendere advisory opinions= pareri ad altri organi, ha dichiarato non giustizia di tutti i casi in cui la
corte non possa decidere indipendentemente senza invadere il campo riservato ad altri organi cui la
legge demanda la materia o che non possono essere giudicati senza una iniziale decisione di natura
politica su materia non riservata alla giurisdizione.
La corte costituzionale italiana rifiuta di sindacare la discrezionalità del legislatore che non sia stata
esercitata con arbitrio o con irrazionalità, o che comporti l'adozione di sentenze additive che
implichino scelte discrezionali che esulano dai poteri della corte.
24. Dalla regolazione delle competenze negli ordinamenti policentrici alla giurisdizione della
libertà e dell'uguaglianza.
Il moderno sindacato di costituzionalità delle leggi, si ancora ad elementi concreti, positivi: esso
presuppone la rigidità della costituzione quale strumento di tutela delle regole in essa stabilite; esige
altresì che a svolgere il controllo sia un organo non direttamente interessato nelle controversie.
In tutti gli ordinamenti decentrati, una delle funzioni di maggiore spicco svolte dal tribunale
costituzionale è la soluzione dei conflitti legislativi. La progressiva incorporazione nei testi
costituzionali di carte dei diritti sempre più estese, la necessità di rendere operante il principio di
eguaglianza, l'esigenza di bilanciare i valori configgenti a mano a mano che muta la sensibilità del
corpo sociale nei loro riguardi, ha reso via via più aggressiva una giurisprudenza costituzionale che
ha ovunque posto la tutela dei diritti al centro della propria attività. Gran parte delle corti sono
chiamati a pronunciarsi su discriminazioni arbitrarie.
procedure referendarie o, come in Italia, all'ammissibilità della relativa richiesta; a esprimere pareri
sulla proclamazione di misure d'emergenza.
Le corti assumono decisioni caratterizzate da un elevato grado di politicità. Ciò è di particolare
evidenza in quei paesi, dove la corte costituzionale è chiamata ad intervenire nel processo di
revisione costituzionale; oppure a rendere l'interpretazione ufficiale della costituzione e delle leggi.