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Riassunto Introduzione allo studio del diritto pubblico e delle


sue fonti - Groppi, Simoncini
Introduzione al diritto (Università degli Studi di Trento)

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Cap. 1 - Cosa è il diritto?

Cosa è il diritto? Il diritto può essere definito come un insieme di regole di condotta che
disciplinano i comportamenti dei componenti di una certa collettività in un dato
momento storico.

Il diritto nasce sempre per regolare relazioni interpersonali (“Ubi societas, ibi
ius”).

Quali sono i Il diritto presenta quattro caratteri:


caratteri del - Socialità del diritto: Il carattere di socialità del diritto fa sì che il diritto venga
diritto? esercitato autonomamente (Normalmente, non uccido non perché potrei essere
sanzionato, ma perché tale comportamento è eticamente e moralmente
detestabile ecc).
- Complessità del diritto: Il diritto è un fenomeno complesso. Vi sono tantissime
regole del diritto, che si sovrappongono, si scontrano, si contraddicono. Ogni
volta bisogna individuare quale regola si deve applicare al caso concreto,
cercando di superare le “antinomie” normative (contraddizioni) tra le leggi [ciò
che fanno i giudici]. Questo procedimento fa sì che il diritto sia certo (certezza
del diritto).
La complessità del diritto è dovuta a quella della società.
- Prescrittività del diritto: Il diritto ha un carattere prescrittivo: le leggi non
descrivono il mondo come è, ma ci dice come il mondo deve essere.
- Relatività del diritto: Il diritto è un fenomeno relativo, muta nel tempo e nello
spazio.

Cosa è la norma La norma giuridica è la regola del diritto.


giuridica?
Cosa è un Un ordinamento giuridico è l’insieme delle norme (vigenti in un certo luogo e in
ordinamento un certo momento) e delle istituzioni che assicurano la produzione, l’applicazione
giuridico? e la garanzia di osservanza di tali norme (divisione dei poteri: funzione
legislativa, esecutiva, giurisdizionale).

Il diritto può essere inteso sia in senso oggettivo che soggettivo (vedi libro pag. 9)

Cosa differenzia il Ci sono due concezioni del diritto: quella giusnaturalista e quella giuspositivista.
giuspositivismo Secondo la prima, il diritto ha origini naturali; è opera della natura o
dal eventualmente di una divinità (“Il diritto non va costruito, ma trovato, poiché
giusnaturalismo esiste a priori”).
nel diritto? Per la seconda invece, il diritto è “posto”, costruito dalla società e dall’uomo (“Il
diritto è ciò che sta scritto nelle leggi”).

Al giorno d’oggi, si è “positivizzato” il diritto naturale (“La Repubblica riconosce e


garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” - Art. 2 della Costituzione - esempio di
positivizzazione del diritto naturale).

La pluralità di Vi è una pluralità di ordinamenti giuridici, che si sovrappongono tra di loro


ordinamenti (ordinamento giuridico comunale, accademico, provinciale, regionale, statale,
giuridici. dell’UE ecc). L’importante è che funzionino in modo armonico.

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Cosa differenzia il Il diritto pubblico è correlato al potere pubblico. Le relazioni di diritto pubblico
diritto pubblico presuppongono che una delle due parti sia il potere pubblico (i vari enti: stato,
da quello privato? regione, provincia ecc). In tali casi c’è una naturale prevalenza del potere
pubblico, le cui caratteristiche devono però rientrare nelle norme del diritto.
Le relazioni di diritto privato, invece, sono tra soggetti privati, tra individui. In
tali casi, il potere pubblico esercita solo il ruolo di garanzia.

Cap. 2 - Lo stato e le sue forme

Stato: participio passato del verbo essere. Indica stabilità, durata.

Quali sono gli Vi sono tre elementi costitutivi dello Stato moderno:
elementi - Sovranità, potere sovrano [che può essere esterna o interna. Se esterna:
costitutivi dello relazioni tra stati, tra sovrani… “E’ sovrano quell’ordinamento che non deriva
Stato moderno? la sua esistenza da un altro e che ha la capacità di escludere ingerenze esterne”.
Se interna: da conto di come è distribuita la sovranità all’interno dello Stato
(regioni, formazioni sociali ecc). Chi detiene la sovranità?]… “La sovranità
interna è la capacità di porre comando giuridici volontari vincolanti nei
confronti di tutti i soggetti dell’ordinamento”.
- Territorio, porzione della superficie terrestre delimitata da confini.
- Popolo (soggetti appartenenti al territorio), insieme di cittadini legati allo stato
tramite la cittadinanza, che permette di godere di alcuni particolari diritti (detti
politici, es. voto), ma che obbliga anche a determinati doveri (es. fedeltà alla
patria).

Che tipo di fini Lo Stato è un ordinamento giuridico a fini generali. Dunque si differenzia dagli
persegue lo Stato? ordinamenti giuridici che hanno fini particolari, settoriali (sindacato, federazione
sportiva ecc) ed è una forma di organizzazione del potere politico che esercita tra
le altre cose il monopolio della forza.

Quali sono le Per quanto concerne la forma di Stato, essa è intesa come il modo attraverso il
forme di Stato? quale la sovranità si distribuisce personalmente e territorialmente (1a
definizione) o in relazione ai rapporti che esistono tra autorità e libertà, tra
governanti e governati ecc.
Lo Stato Unitario è quella forma di stato dove è presente un solo potere sovrano.
Lo Stato Federale, invece, è caratterizzato dalla compresenza di due sovranità, due
poteri sovrani. La sovranità viene quindi suddivisa tra due diversi enti (stati
componenti, federazioni di stati). Diversi stati si accordano e trasferiscono parte
del loro potere alla federazione (vedi Stati Uniti).
Lo Stato Regionale è una specie di stato unitario, perché è dotato di poteri
legislativi. Ciò presupporrebbe che esso eserciti un potere sovrano, ma in realtà
così non è. I poteri dello Stato Regionale sono conferiti dallo Stato centrale (vedi
Italia).

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Lo Stato Assoluto [rex facit legem] nasce come Stato concentrato e accentrato:
tutti i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) sono esercitati dal sovrano. Il fine
dello Stato Assoluto è il perseguimento della grandezza (quindi l’espansione
territoriale).
In età più recente lo Stato Assoluto diviene “Stato di polizia” (politeia, comunità)
dove il fine diventa il benessere del popolo (periodo del dispotismo illuminato).
Lo Stato Liberale [lex facit regem], invece, presuppone la divisione del potere
(legislativo, esecutivo, giudiziario affidati a diversi). Lascia spazio alla comunità e
al libero sviluppo dell’economia di mercato. Lo Stato deve fare il meno possibile
(“Stato leggero”).

In che modo si è Evoluzione storica delle forme di Stato:


evoluto lo Stato? Ordinamento feudale o patrimoniale: si basava su rapporti privatistici, in cui
popolo e territorio erano parte del patrimonio personale del re, e sull’assenza di
distinzione tra diritto pubblico e privato. Non vi è sovranità, né esterna né
interna.

Lo sviluppo dei commerci e dei trasporti portò grandi trasformazioni


economico-sociali, con l’esigenza di organizzare i commerci e di affermare
dinamiche belliche. Tutto questo veniva finanziato con il fisco, nuovo strumento
che rappresenta la nascita dello Stato moderno.

Lo Stato assoluto si contraddistingue per la concentrazione del potere nelle mani


di un uomo solo. La finalità di tale stato era di affermare la propria potenza,
ovvero la propria sovranità sia interna che esterna.

Lo Stato di polizia fu contraddistinto dall’assolutismo illuminato. Le


caratteristiche dello Stato assoluto rimangono, ma le finalità mutano: ora si
persegue il benessere e la felicità dei sudditi. Si accentuò dunque l’interventismo
in molti settori della vita sociale, nell’economia, nell’istruzione e nei lavori
pubblici.

La rivoluzione industriale fece mutare il quadro sociale. Ciò determinò la fine


dello Stato assoluto e l’affermazione dello Stato liberale di diritto.

Cos’è lo Stato Per Stato liberale di diritto si intende quella forma di Stato che persegue come
liberale di diritto finalità la garanzia dei diritti individuali. L’individuo infatti è titolare di diritti
e quali sono le sue naturali, che lo Stato deve garantire.
principali La borghesia, in tale contesto, occupava un ruolo di rilievo in quanto richiedeva
caratteristiche? assetti istituzionali idonei a garantire le libertà economiche di cui aveva bisogno
per affermarsi. Lo Stato liberale era dunque funzionale alla borghesia, tanto da
essere definito Stato monoclasse, in quanto solo una classe sociale era
politicamente attiva.

Lo Stato liberale di diritto utilizzava il diritto per limitare l’arbitrio dei titolari del
potere pubblico. Gli istituti giuridici erano: il principio di legalità, la nozione
moderna di Costituzione e il principio della separazione dei poteri.

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Secondo il principio di legalità, ogni atto dei pubblici poteri deve trovare
fondamento e limiti in una norma giuridica previamente adottata.
Tale principio segna una cesura netta rispetto allo Stato assoluto. Infatti ora non è
più il titolare del potere a produrre il diritto (rex facit legem), ma è il diritto che
crea il potere (lex facit regem). La legittimazione del potere è di tipo legale-
razionale: i titolari del potere sono tali perché c’è una norma che lo attribuisce
loro e perché lo esercitano nel rispetto del diritto.

La legge nello stato liberale di diritto, era caratterizzata dalla generalità e


dall’astrattezza.
Le norme generali sono norme che si applicano a tutti i soggetti dell’ordinamento.
Le norme particolari invece si riferiscono a un gruppo determinato di destinatari.
Le norme astratte sono suscettibili di ripetute applicazioni nel tempo, a differenza
delle norme concrete, ad hoc, che esauriscono la loro efficacia in un’unica
applicazione.
Tali caratteri si collegano strettamente alla concezione del principio di
uguaglianza. Nello stato liberale di diritto tutti gli uomini sono uguali, la legge è
l’espressione della volontà generale e deve essere uguale per tutti.

Per nozione moderna di Costituzione: la Costituzione è un atto giuridico


vincolante per tutti i soggetti dell’ordinamento, che serve a garantire i diritti e
costituisce il fondamento di tutti i poteri.
Ma qual è il fondamento della Costituzione? La Costituzione è un atto del potere
costituente. Il potere costituente è il potere che pone la Costituzione, cioè l’atto
sul quale si fondano tutti i poteri costituiti.
Il potere costituente è diverso dai poteri costituiti, i quali si fondano sulla
Costituzione e che quindi incontrano i limiti che questa pone loro. Il potere
costituente invece non incontra tali limiti, e dunque è un potere “sciolto dal
diritto”.

La separazione dei poteri. Secondo tale principio le diverse funzioni dello Stato,
legislativa, esecutiva e giurisdizionale, devono essere conferite a organi o gruppi
di organi diversi.
Ma cosa si intende per potere? Il potere è il prodotto dell’esercizio di una funzione
da parte di un organo.
Per organo si intende un insieme di uffici pubblici che svolge un attività a
rilevanza esterna.
La funzione invece è un’attività preordinata ad un fine.

Sulla base del principio di legalità e di separazione dei poteri si delineò un


ulteriore principio, quello della tipicità degli atti, secondo il quale ogni atto ha
una forma tipica, in quanto prodotto a seguito di un certo procedimento. Alla
forma è collegata la capacità dell’atto di produrre effetti giuridici.
Atto del potere legislativo: legge -> forza, capacità di innovare l’ordinamento
giuridico.
Atto del potere esecutivo: atto amministrativo -> esecutorietà, capacità di imporsi
immediatamente ed autoritativamente ai destinatari.

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Quali furono le Lo Stato liberale di diritto entrò in crisi a causa delle sue contraddizioni.
cause della crisi I diritti che si volevano garantire in realtà erano pochi, essenzialmente quelli del
dello Stato proprietario, maschio, borghese.
liberale di diritto? Dunque era presente una notevole contraddizione circa il principio di
uguaglianza, solennemente proclamato ma mai rispettato.
La sovranità della nazione venne messa in dubbio, a causa del suffragio
limitato. La legge, dunque, era il prodotto della volontà di pochi.
La Costituzione, inoltre, non poteva porsi come atto giuridico vincolante per tutti
i poteri a causa dell’assenza di una Corte Costituzionale, quindi senza garanzia
che le leggi rispettassero veramente la Costituzione. Tra l’altro essa era anche
soggetto di facili modifiche tramite leggi ordinarie. Dunque si trattava di una
Costituzione flessibile (che non si poneva al vertice del sistema delle fonti).

Con l’ingresso della classe lavoratrice sulla scena politica nacque lo Stato
pluriclasse.

Dopo la prima guerra mondiale, la forma di Stato liberale di diritto crollò e venne
sostituita da forme di Stato autoritarie oppure totalitarie.
Lo Stato autoritario è una forma di Stato che rifiuta i caratteri propri dello Stato
liberale di diritto e recupera alcuni aspetti dello Stato assoluto. La legittimazione
del potere è di tipo carismatico, non esiste la separazione dei poteri, che sono
concentrati in un soggetto unico, né il principio di legalità.
Nello Stato totalitario i caratteri dello Stato autoritario sono ancora più
accentuati assumendo il volto di una ideologia “totalizzante” pervasiva di ogni
aspetto del vivere sociale.

Cosa si intende Con Stato contemporaneo si intende quella forma di Stato la cui finalità
per Stato principale è il mantenimento dell’unità in un contesto pluralista. Si sottopone
contemporaneo e dunque il potere delle maggioranze politiche alla Costituzione e si promuove la
quali sono le sue coesione sociale attraverso il perseguimento dell’uguaglianza sostanziale.
principali Per certi versi, è un evoluzione dello Stato liberale di diritto.
caratteristiche?
Lo Stato contemporaneo ha diverse caratterische:
- è pluralista, poiché in esso esistono e sono politicamente attivi soggetti o
gruppi di soggetti diversi tra loro, la cui soggettività è riconosciuta
dall’ordinamento [la Costituzione italiana esprime il suo carattere pluralista in
vari articoli, a partire dal fondamentale articolo 2].
- è democratico, in quanto in esso esiste una tendenziale corrispondenza tra
governanti e governati. Citando la Costituzione italiana, in uno Stato
democratico “la sovranità appartiene al popolo”. Non basta che ci siano libere
elezioni per poter sostenere che uno Stato è democratico, ma occorre che sia
presente un complesso di caratteristiche che consentano effettivamente al
popolo di esprimere la sovranità. Tra queste vi è il principio di maggioranza,
il rispetto delle minoranze, delle libere elezioni, il controllo delle minoranze
sulle maggioranze. Tale nuova separazione dei poteri, distingue il circuito
della decisione politica (affidato alle maggioranze) da quello delle garanzie
(affidato invece alle minoranze)
- è costituzionale, in quanto caratterizzato da una Costituzione rigida, che si
pone al vertice del sistema delle fonti. La Costituzione riesce a prevalere sulla
legge grazie alla presenza di due garanzie: la giustizia costituzionale e il
procedimento “aggravato” di revisione costituzionale.

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La prima garantisce il controllo della costituzionalità delle leggi, mentre la


seconda fa sì che la Costituzione non possa essere modificata attraverso il
procedimento legislativo ordinario.
- è sociale, in quanto si avvale di strumenti volti a rimuovere le disuguaglianze
economico-sociali più evidenti. Lo stato sociale è quella forma di Stato che
ha come fine l’uguaglianza sostanziale.
- è decentrato, in quanto sono presenti al suo interno altri enti cui vengono
affidate materie e competenze legislative e con le quali si instaura una leale
collaborazione, e in quanto tutela le minoranze linguistiche.

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Capitolo 3 - Oltre lo Stato

Su cosa si fonda il Diritto internazionale e Diritto internazionale pattizio.


diritto
internazionale e Lo sviluppo delle comunicazioni in generale e l’esperienza tragica della Seconda
perché nasce guerra mondiale hanno fatto sì che diversi Stati sentissero il bisogno di
intraprendere delle politiche di rafforzamento della pace e del benessere, a livello
internazionale. Nel perseguire tale scopi, però, il principio di sovranità inteso in
modo assoluto (come non ingerenza) costituiva un ostacolo; per questo gli Stati
iniziarono a dar vita a diversi accordi e a creare istituzioni a livello internazionale.

L’ordine internazionale è l’insieme di attività, strumento e comportamenti che


regolano i rapporti tra Stati.
L’ordinamento internazionale è l’ordinamento giuridico il cui elemento
plurisoggettività è rappresentato dagli Stati.
Il diritto internazionale pattizio si basa su trattati internazionali che, nel dar vita
a istituzioni di natura politica o economica, vincolano gli Stati verso interessi
comuni. Gli Stati dunque, per contribuire a tali obiettivi, cedono parte della loro
sovranità, ma allo stesso tempo essa è elevata a presupposto essenziale per il
mantenimento dei vari strumenti internazionali. Gli Stati infatti sono sovrani
nella scelta di aderire o meno ai trattati ecc.

Tra le organizzazioni internazionali si possono distinguere quelle a carattere


mondiale (ONU) e quelle a carattere regionale (UE).

Qual è il compito Compito dell’ONU è quello di mantenere la pace e la sicurezza internazionale,


dell’ONU? Come risolvere i problemi internazionali e promuovere il rispetto dei diritti umani (e
è strutturata tale non solo…).
organizzazione?
Tra i vari organi dell’ONU troviamo:
- l’Assemblea generale, una sorte di riunione plenaria che viene convocata
regolarmente per discutere le linee generali di indirizzo (non avendo l’ONU
potere legislativo, si ricorre alla mera approvazione di varie raccomandazioni)
- il Consiglio di sicurezza, organo esecutivo, in cui siedono solo 15 Stati
membri, di cui cinque (Cina, Francia, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti) a
titolo permanente e con diritto di veto, mentre gli altri dieci vengono eletti
dall’Assemblea con mandato biennale
- il Consiglio economico e sociale, organo che coordina l’attività economica e
sociale dell’ONU, composto da 54 stati membri eletti dall’Assemblea con
mandato triennale
- il Segretariato, organismo che si occupa quotidianamente del funzionamento
della macchina dell’ONU. Al suo vertice vi è il Segretario generale, che
rappresenta l’intera organizzazione.
- la Corte internazionale di giustizia, organo arbitrale dell’ONU. I quindici
giudici che vi siedono, eletti dall’Assemblea e dal Consiglio di Sicurezza,
deliberano sulle controversie fra Stati in base alla volontaria sottoesposizione
delle parti al loro giudizio.

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In seguito alle critiche e all’emergere delle fragilità di tribunali internazionali


istituiti ad hoc, venne elaborata l’idea di una corte penale internazionale
permanente che avesse giurisdizione su crimini di guerra e contro l’umanità,
compreso il reato di genocidio. Ad oggi, 122 paesi hanno aderito alla Corte
penale internazionale che accoglie all’Aja i giudizi ad essa sottoposti dai governi
firmatari e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Quali organismi Nel 1944, gli alleati firmando gli accordi di Bretton Woods, diedero vita al Fondo
nacquero dagli monetario internazionale (FMI) e alla Banca mondiale.
accordi di Bretton Il Fondo monetario internazionale ha l’’obiettivo di promuovere la cooperazione
Woods, e qual è il monetaria internazionale e la stabilizzazione dei cambi.
loro obiettivo? La Banca mondiale, nata con lo scopo di contribuire alla ripresa del sistema
produttivo dopo la Seconda guerra mondiale, oggi agisce nella direzione di
aiutare i paesi emergenti.
L’Organizzazione mondiale del commercio (prima GATT, poi OMC, WTO),
istituita nel 1995, è il luogo in cui si discutono gli aspetti giuridici del commercio
internazionale, col fine di addivenire a un sempre più agevole scambio di beni e
servizi a livello mondiale e di risolvere le eventuali controversie internazionali sul
commercio.

Accanto a queste organizzazioni internazionali a carattere globale e con obiettivi


generali, se ne affiancano altre che invece hanno scopi più specifici (INTERPOL,
FIFA).

Altre Per quanto riguarda le organizzazioni internazionali a carattere regionale, esse


organizzazioni riuniscono Stati che appartengono a una medesima area geografica sotto obiettivi
internazionali… comuni, più o meno ampi e di varia natura.

Tra queste troviamo, a scopo economico:


- il Mercoscur, organizzazione del mercato comune del Sud America
- Caribbean Community (CARICOM), // dei mercati caraibici
- Comunità Andina, // dei paesi Andini (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù)
- Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN), col fine di
provvedere a una diminuzione delle tariffe doganali (Indonesia, Malesia,
Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, Cambogia).
- NAFTA, trattato di libero scambio commerciale tra Canada, USA, Messico.

A scopo giuridico, con il compito di tutelare i diritti fondamentali:


- Il Consiglio d’Europa
- Corte interamericana dei diritti umani
- Corte africana dei diritti

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Come nacque Il processo di integrazione europea nasce subito dopo la Seconda guerra
l’Europa? mondiale. Nel 1951 nasce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio
(CECA). Nel 1957 invece viene costituita la Comunità economica europea (CEE)
e la Comunità europea per l’energia atomica (EURATOM).
Nonostante le motivazioni politiche dietro alle istituzioni di tali comunità, il
processo di integrazione si è svolto soprattutto nella sfera economica. La CEE, ad
esempio, aveva obiettivi limitati: creare un’unione doganale, abolire gli ostacoli
alla libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi, armonizzare le
politiche economiche, sociali e fiscali.

L’ordinamento comunitario ha però successivamente subito importanti


trasformazioni.
Da un lato, la Corte di giustizia ha affermato la “primazia” del diritto europea
self-executing. La corte ha anche affermato la propria competenza a sindacare il
rispetto del diritto europeo da parte degli Stati membri.
Dall’altro, le modifiche apportate ai trattati (Atto unico europeo 1986, Trattato di
Maastricht sull’UE 1992 che ha istituito l’UE sulla base dei tre trattati preesistenti)
hanno ampliato notevolmente le competenze originarie, estendendole anche alla
politica estera e di difesa comune, giustizia e affari interni, creazione di una
moneta unica e istituzione di una cittadinanza europea. Nel 1999 è stata
proclamata, ad integrazione dei trattati, anche una Carta dei diritti
fondamentali dell’Ue, che ha assunto carattere vincolante soltanto dieci anni
dopo, con il Trattato di Lisbona. Inoltre a livello istituzionale sono stati ampliati i
poteri di decisione del Parlamento europeo ed è stato istituito un Comitato delle
regioni.

In seguito al fallimento di dare una Costituzione all’Europa, nel 2009 con il


Trattato di Lisbona, le norme sull’UE vengono distribuite in due diversi atti: il
Trattato sull’UE (che stabilisce principi e norme fondamentali) e il Trattato sul
funzionamento dell’UE (che contiene le regole di funzionamento dei vari organi,
la disciplina del mercato interno etc).

Molto si è discusso e si discute sulla natura attuale dell’UE. Molti sostengono che
abbia un carattere quasi federale, e finché i trattati continuano a trarre la loro
validità dalle Costituzioni nazionali, non possono prevalere su di esse e si resta
nel campo del diritto internazionale.
Come funziona
l’UE e quali sono i L’UE, nella maggior parte degli ambiti di competenza, agisce secondo il metodo
suoi organi? comunitario: ovvero a maggioranze variamente modulate. Mentre il metodo
intergovernativo, a consenso unanime, viene mantenuto per pochi settori, come
politica estera e sicurezza comune.
Gli organi dell’UE sono:
- Il Consiglio europeo; riunisce i capi di Stato o di governo per decidere le linee
di indirizzo delle politiche europee. Il consiglio è quello che definisce gli
orientamenti e le priorità politiche generali dell’Unione. [Il Tr. di Maastricht ne
ha riconosciuto lo stato formale, mentre quello di Lisbona lo ha reso una delle
istituzioni dell’Unione]
- Il Consiglio dell’UE; attua settore per settore gli indirizzi approvati dal
Consiglio attraverso riunioni dei ministri di competenza. Il Consiglio dell’UE
approva la legislazione europea insieme con il Parlamento, firma accordi,
approva il bilancio, elabora la politica estera, promuove la cooperazione fra i
tribunali e le forze di polizia nazionali.

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- Il Parlamento; l’unica istituzione direttamente rappresentativa. Il suo ruolo


principale è di adottare il bilancio congiuntamente al Consiglio dell’UE e di
esercitare funzioni di controllo sulle altre istituzioni europee, approvando la
composizione iniziale della Commissione e provocandone le dimissioni con
una mozione di sfiducia.
- La Commissione; da impulso alla legislazione europea e vi da esecuzione.
Rappresenta l’UE ed è composta da un commissario per ogni Stato, i quali
sono tenuti a rappresentare gli interessi generali dell’Unione e non quello degli
Stati di provenienza. Ha potere di iniziativa legislativa. Attua quotidianamente
le politiche dell’Unione attraverso le sue direzioni generali.
- La Corte di giustizia è l’organo incaricato di interpretare il diritto dell’Unione
in maniera tale che la sua interpretazione nei paesi membri sia uniforme e ha
anche funzioni di risoluzione delle controversie tra i governi degli Stati
dell’Unione e le sue istituzioni. Essa è costituita da un giudice per ciascuno
Stato membro e si avvale di otto avvocati generali che preparano le cause
sottoposte poi al giudizio della Corte. Sia gli avvocati sia i giudici restano in
carica per sei anni, con mandato rinnovabile.
- La Banca centrale è l’istituzione competente a garantire, attraverso la politica
monetaria europea, la stabilità dei prezzi e del valore dell’euro. La Corte dei
conti verifica la regolarità dei bilanci dell’unione.

Cos’è il Consiglio Il Consiglio d’Europa ha come scopo la tutela e la promozione di ideali e


d’Europa e quali principi condivisi attraverso un’azione coordinata e comune in campo economico,
sono i suoi sociale, culturale, scientifico, giuridico e amministrativo e la tutela dello sviluppo
organi? dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Il Consiglio ha sede a Strasburgo e conta 47 Stati.
I suoi organi principali sono:
- il Comitato dei ministri, che rappresenta l’organo decisionale ed è composto
dai ministri degli esteri degli Stati membri
- l’Assemblea parlamentare che riunisce rappresentanti di tutti gli Stati designati
dai Parlamenti nazionali
- la Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha il compito di garantire una sede
privilegiata di confronto tra le regioni e i comuni d’Europa
- il Congresso dei poteri locali e regionali
- il Segretario generale, designato dall’Assemblea parlamentare, è responsabile
delle attività del Consiglio d’Europa

Cos’è la Il principale strumento operativo del Consiglio d’Europa è la Convenzione


Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamenti
Europea per i (Roma, 1950; in vigore dal 1953). La Convenzione è il primo strumento di diritto
diritti dell’uomo? internazionale che consente, oltre che agli Stati, anche ai singoli individui di fare
ricorso contro uno Stato firmatario per violazione dei diritti in essa codificati.
Competente a giudicare è la Corte europa dei diritti dell’uomo, che ha la
legittimazione a condannare lo Stato responsabile al ripristino della situazione
anteriore alla violazione o alla equa soddisfazione (risarcimento).

Sulla base del principio dell’ingerenza umanitaria, organizzazioni sovranazionali


o semplicemente alleanze di Stati sono oggi autorizzate a intervenire
militarmente nella sfera di un altro Stato in nome della tutela dei diritti umani.

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Capitolo 4 - Le fonti del diritto

Cosa sono le fonti Le “fonti del diritto” sono quei “meccanismi” che pongono in essere regole
del diritto? giuridiche.
Il diritto non solo disciplina i comportamenti o le organizzazioni sociali, ma
anche i modi per produrre regole giuridiche.
Come si Vi è una distinzione per indicare tale fenomeno: da un lato ci sono le fonti di
distinguono? produzione giuridica, che pongono in essere nuove regole; dall’altro vi sono le
fonti sulla produzione giuridica, che invece sono i meccanismi (organi e
procedure) attraverso i quali si producono le fonti di produzione.
Infine abbiamo le fonti di cognizione , che sono tutti quei supporti attraverso i
quali si rendono conoscibili le fonti di produzione (Gazzetta Ufficiale ecc).
Vi sono due aspetti innovativi per quanto riguarda tale tipologia di fonti. Il primo
sono i testi unici, testi che raccolgono una serie di fonti di produzione in vigore
con lo scopo di riunirle, razionalizzandole, in un unico documento. I testi unici
possono essere semplici mezzi di conoscenza delle norme in vigore (testi unici
meramente compilativi) oppure possono introdurre innovazioni (normativi o
innovativi). I testi normativi non solo agevolano la conoscenza di un complesso
di norme, ma provvedono anche ad armonizzare la legislazione attraverso
l’introduzione di nuove disposizioni o attraverso la modifica di quelle esistenti.
Mentre nel primo caso le leggi e gli atti aventi forza di legge preesistenti
rimangono la fonte delle norme raccolte, nel secondo caso la fonte delle norme
diventa il testo unico approvato. Il procedimento di formazione dei testi unici è
quello proprio dei decreti legislativi.
Il secondo fenomeno da considerare è l’utilizzo di internet per rendere
conoscibili le fonti normative.

In che modo Le norme giuridiche possono nascere essenzialmente in due modi rispetto alla
nascono le volontà del soggetto destinatario delle stesse norme (ovvero chi deve rispettarle).
norme? Una regola può nascere perché è lo stesso destinatario a porla; i destinatari, cioè
Fonti autonome o partecipano direttamente e personalmente alla creazione della regola.
fonti eteronome? Normalmente si definisce questo tipo di fonti come autonome. In quest’area
troviamo le fonti convenzionali (cioè quelle regole che nascono da un accordo
reciproco, come i contratti tra individui o gli accordi internazionali tra stati), e le
fonti di autoregolamentazione (come i codici di autoregolamentazione,
deontologici, etici ecc).
Altre fonti invece sono quelle eteronome, in cui rientrano la maggior parte delle
fonti normative oggi esistenti in cui i destinatari non partecipano direttamente
alla produzione della regola stessa.

Attraverso quali Cosa accade se due norme giuridiche pongono tra di loro regole contraddittorie?
criteri si risolvono In tal caso, ci troveremmo di fronte a delle antinomie.
le antinomie? La scienza giuridica ha elaborato alcuni criteri per risolvere le antinomie
normative. I tre principali criteri sono:
- il criterio della gerarchia
- il criterio della competenza
- il criterio cronologico.
(Alcune antinomie, dette “apparenti”, possono essere superate attraverso lo
strumento dell’interpretazione)

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Crit. della In base al criterio della gerarchia, nel conflitto tra regole poste da due fonti,
gerarchia. prevale la regola posta dalla fonte superiore. Il criterio gerarchico presuppone un
ordinamento “a gradi” delle fonti normative, basato sulla “forza” degli atti
normativi.
[Per forza di un atto normativo si intende la sua capacità di produrre nuovo
diritto creando nuove regole (forza attiva), nonché la capacità di resistere
all’innovazione portata da un atto diverso (forza passiva)]

Dalla violazione del principio di gerarchia deriva l’invalidità dell’atto normativo


Cosa succede se il inferiore e dunque la sua annullabilità.
principio di L’annullamento è l’istituto giuridico attraverso il quale un atti invalido viene
gerarchia viene eliminato dal sistema normativo. Gli effetti dell’annullamento sono erga omnes
violato? (cioè riguardano tutti i soggetti dell’ordinamento) ed ex tunc (“da allora”, quindi
retroattivamente). Gli effetti giuridici eventualmente prodotti vengono meno,
salvo i cosiddetti rapporti esauriti (rapporti giuridici divenuti definitiva, come le
sentenze passate in giudicato oppure per le quali siano decorsi i termini di
prescrizione o decadenza).

Crit. della Secondo il criterio della competenza, nel conflitto tra le regole poste da due fonti
competenza prevale la regola posta dalla fonte competente.
Ad esempio, una legge regionale che invada la competenza della legge statale (o il
Cosa succede se contrario) è annullabile per violazione dell’art. 117 Cost., che distribuisce le
viene violato? competenze tra Stato e regioni. Anche in questi casi, dunque, troviamo patologie
di invalidità dell’atto normativo incompetente e la sua annullabilità.

Crit. cronologico Secondo il criterio cronologico, nel conflitto tra le regole poste da due fonti,
prevale la regola più recente.
Cosa succede se Mentre la violazione della gerarchia o della competenza è un fenomeno patologico
viene violato? per il sistema normativo e quindi implica l’invalidità dell’atto e la sua
annullabilità, il decorso del tempo è un fenomeno fisiologico, poiché è naturale
che le regole si succedano nel tempo, ragion per cui la regola posta dalla fonte
successiva semplicemente prende il posto della precedente, senza per questo
doverla eliminare. Quest’ultima infatti continuerà ad applicarsi per i casi accaduti
precedente alla nuova regola.

Abrogazione o… Si chiama abrogazione l’effetto che una norma successiva produce nei confronti
di quella precedente, e cioè il fenomeno per cui la norma successiva delimita
temporalmente la sfera di applicazione di quella precedente.

deroga? Diversa dall’abrogazione è la deroga che deriva dall’applicazione del principio di


specialità.
La deroga è quell’istituto attraverso il quale si risolve una antinomia tra norme
giuridiche diverse sul piano della generalità; la generalità di una norma è la sua
maggiore o minore attitudine ad applicarsi ai comportamenti ovvero alle
condotte prese in considerazione.
Nel caso della deroga il conflitto nasce tra una norma più generale (derogata) ed
un’altra (derogante) di tipo particolare: è quello che normalmente si definisce
come l’eccezione alla regola.
La differenza tra abrogazione e deroga sta nel fatto che mentre nella prima la
norma abrogata cessa di avere efficacia per il futuro, la norma derogata non perde
invece la sua efficacia ma viene limitato il suo campo di applicazione.

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In che modo le Le fonti possono consistere in atti o in fatti.


fonti producono Per fonti atto si intendono quelle fonti di produzione del diritto che sono il
regole? risultato di procedimenti finalizzati a produrre norme giuridiche (leggi, trattati,
Fonti atto o fonti decreti).
fatto? Le fonti fatto, ovvero fatti normativi, sono quelle in cui le regole non nascono
dalla volontà espressa di regolare in un certo modo i comportamenti bensì da
accadimenti esterni rispetto alla volontà. L’esempio più noto è la consuetudine,
l’uso, in cui la norma giuridica nasce dalla ripetizione costante nel tempo di un
determinato comportamento da parte di una generalità di soggetti che lo
ritengono obbligatorio sul piano giuridico. Un altro esempio è la convenzione.

Contenuto delle Analizziamo ora, dopo la forma, il contenuto delle fonti normative.
fonti normative: Sul piano descrittivo si indica con il termine disposizione l’atto in senso proprio,
disposizione e la formulazione linguistica; mentre con il termine norma intendiamo il
norma. significato dell’atto, la regola giuridica che poi utilizzeremo per decidere come
comportarci.

Come si L’attività che consente di cogliere il significato (norma) di una formulazione


interpretano le normativa (disposizione) si chiama interpretazione giuridica.
disposizioni?
L’interpretazione di una disposizione non è mai un’operazione univoca.
Da questo punto di vista l’attività interpretativa costituisce sempre
un’approssimazione per tentativi.

Corollario n.1 : non esiste necessariamente un rapporto biunivoco tra disposizioni e


norme
Spesso si crede che da una disposizione possa derivare solo un enunciato
normativo. Così non è.
A rafforzare questa ipotesi, sta il fatto che
- ogni disposizione ha sempre un certo grado di indeterminatezza, poiché sono
possibili diverse attribuzioni di significato. La possibilità di diverse
interpretazioni del medesimo resto comporta che ad ogni disposizione non
corrisponde sempre una sola norma, ma spesso una molteplicità.
- esiste il fenomeno del combinato disposto, un fenomeno secondo cui una
norma non sia prodotta da una sola disposizione, ma da più di una. Esempio:
L’art 48 Cost afferma che sono elettori tutti i cittadini … che hanno raggiunto
la maggiore età. Ma per comprendere cosa voglia dire “maggiore età” bisogna
leggere un’altra disposizione, contenuta nell’art.2 del codice civile, secondo cui
la maggiore età è fissata al compimento del diciottesimo anno.

Corollario n.2: Una norma può vivere più a lungo di una disposizione (e viceversa)
Le norme abrogate non si applicano ai fatti che si verificano dopo il tempo
dell’abrogazione, ma esse invece debbono essere applicati ai fatti accaduti prima
dell’abrogazione.
Al momento attuale dunque potremmo trovarci a dover applicare moltissime
norme (cioè interpretazioni) estratte da disposizione che in realtà sono state
abrogate e dunque non producono più norme.
Ma è vero anche il fenomeno opposto: esistono disposizioni formalmente in
vigore (non abrogate) ma che non sono più in grado di produrre norme.
Esempio: artt. 1 e 5 delle cd. “preleggi” che parlano delle norme corporative,
particolari fonti approvate dalla Camera dei fasci e dalle corporazioni. Oggi,
tuttavia, non esistendo più le corporazioni, la disposizione trattata non è in grado
di produrre norme di tal genere.
Siamo di fronte ad un’ipotesi di disposizione da cui, pur non essendo abrogata,
non possiamo più estrarre norme applicabili.
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1a distinzione: Vi è poi un’altra distinzione sulle norme. Queste infatti possono essere di due tipi:
Norme regola o regole o principi.
norme principio?
In prima approssimazione possiamo ritenere che le regole sono norme giuridiche
più specifiche, mentre i principi sono norme più generiche.
I principi sono norme aperte a diverse modalità applicative, mentre le regole sono
soggette ad applicazione categorica (sì/no).

Come si risolvono Se due regole sono in contraddizione tra loro, solo una sarà applicabile (e sarà
le contraddizioni scelta in base ai criteri di cui sopra).
tra due regole/ Se invece due principi sono in contraddizione, la situazione è del tutto diversa.
principi? Avendo contenuti di per sè generali e suscettibili di applicazioni diverse, non si
tratterà di identificare l’unico principio applicabile, quanto si cercherà di
“bilanciare” i due principi ovvero di applicare entrambi nella misura maggiore
possibile.
Un’altra considerazione molto importante è che i principi generano regole. Da
un principio (generale) nascono diverse regole (specifiche).

Cosa sono i I principi rappresentano i valori di riferimento del sistema normativo. Essi da un
principi nello lato sono in grado di orientare l’attività - spesso molto difficile - di interpretazione
specifico? delle regole. D’altro lato, come abbiamo visto, essi generano le regole concrete, sia
nel senso di costituire la base logico-giuridica (la cosiddetta ratio) delle singole
disposizioni, sia consentendo di risalire ad una possibile disciplina laddove
concretamente vi sia una lacuna, ovvero sia manchi una regola puntuale per
decidere un caso.

2a distinzione. Vi è infine un’altra distinzione, quella tra le norme speciali e norme generali, vale
Norme speciali o a dire norme che stanno in un rapporto di species a genus e che pertanto
norme generali? producono l’effetto della deroga. La deroga costituisce una specie di “eccezione”.
Cos’è la deroga? In base ai vari casi, il giudice può scegliere se applicare la norma speciale o quella
generale. Diverso è il caso in cui è invece il legislatore stesso ad indicare la
prevalenza di una norma speciale su quella generale.

Conclusioni: l’ordinamento giuridico (che chiamamo “diritto”) è composto da


norme e non da disposizioni. Il sistema giuridico non è composto da testi, codici,
leggi o Costituzioni (intesi come documenti), ma dai significati di tali documenti
E’ fondamentale la capacità di estrarre correttamente il senso dei testi normativi,
cioè l’attività interpretativa.

Sequenza logica per risolvere


un antinomia:

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Capitolo 5 - Le singole fonti del diritto


Quali sono le Leggi costituzionali e di revisione costituzionale
caratteristiche La Costituzione Italiana è una forma di Costituzione rigida, che si pone al vertice
della Costituzione del sistema delle fonti. Anche se in essa non è presente una vera e propria
Italiana? clausola di supremazia, la rigidità può essere dedotta facilmente da alcune
disposizioni (ad esempio l’art 1 comma 2: “la sovranità appartiene al popolo” che
tuttavia deve essere esercitata “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Tale disposizione riassume il carattere principale dello Stato costituzionale,
ovvero il fatto che le maggioranze politiche devono rispettare la Costituzione.

Quali sono le All’interno della Costituzione troviamo le cosiddette “garanzie costituzionali”,


garanzie ovvero garanzie della sua rigidità. Queste sono suddivise in due sezioni: “Corte
costituzionali? Costituzionale” (artt. 134-137) e “Revisione della Costituzione. Leggi
costituzionali” (artt. 138 e 139).

Come avviene la La revisione costituzionale, ovvero la modifica della costituzione, avviene


revisione attraverso una procedura “aggravata” e speciale , che da vita ad una fonte che
costituzionale? prende il nome di legge costituzionale.
Le leggi costituzionali servono principalmente a:
a) modificare la Costituzione
b) soddisfare le riserve di legge costituzionale (ovvero disciplinare quelle
materie che la Costituzione affida esclusivamente a tali fonti, come ad
esempio gli statuti delle regioni speciali)
c) irrigidire la disciplina di certe materie.

La revisione costituzionale avviene come segue:

I tempi lunghi sono funzionali ad un’attenta e meditata riflessione, mentre la


maggioranza più ampia garantisce una revisione largamente condivisa.

Micro-gerarchia All’interno della Costituzione possiamo anche notare una “micro-gerarchia” dei
degli articoli cost. vari articoli. Infatti, va operata una distinzione tra i principi supremi e le regole
costituzionali “ordinarie”. I principi supremi si sottraggono alla revisione.

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Le norme La costituzione come fonte


costituzionali Un problema importante da tenere in considerazione è quello dell’efficacia.
sono Infatti, all’interno della Costituzione vi sono sia norme precettive sia norme
effettivamente meramente programmatiche, e specialmente quest’ultime non sono in grado di
efficaci? innovare l’ordinamento giuridico se ad esse non fanno seguito leggi ordinarie.
Tale problema si manifestò subito dopo l’approvazione della nostra costituzione,
con le rimanenze di alcuni istituti e norme di epoca fascista.

Le fonti internazionali ed europee


I principi costituzionali sulle fonti internazionali ed europee

Il sistema Il sistema delle fonti italiano non è chiuso rispetto all’esterno, ma si apre alle fonti
giuridico italiano proveniente da altri ordinamenti, in coerenza con la visione della sovranità
è aperto esterna.
all’esterno?
La Costituzione, infatti, con gli artt. 10, 11 e 117 comma 1, stabilisce che possono
entrare a far parte dell’ordinamento italiano le fonti del diritto internazionale e del
diritto dell’UE.

Art. 10: dice che l’Italia si conforma alle norme di diritto internazionale
generalmente riconosciute (consuetudini universali e principi generali del diritto
internazionale come immunità, tutela dei diritti umani ecc).
Art. 11: afferma il principio pacifista e che l’Italia acconsente alle limitazioni di
sovranità necessarie per il mantenimento della pace e della giustizia tra le
Nazioni, e che inoltre promuove le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo.
Art.117: completa l’art.11 affermando che la potestà legislativa è esercitata dallo
Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione e dei vincoli comunitari e
obblighi internazionali. Esso dunque da istruzioni relative al rapporto fra le fonti
interne e quelle esterne.

Il diritto internazionale pattizio


Il sistema italiano Per il diritto internazionale pattizio il procedimento è un pò diverso. In effetti
come riconosce le non esiste un adattamento automatico ai trattati internazionali.
fonti provenienti In genere, quando un trattato viene negoziato e concluso, esso deve essere
dal diritto ratificato dall’organo competente, che nel nostro caso è il Presidente della
internazionale Repubblica (art.87 cost).
pattizio? Per alcune categorie di trattati è prevista però una previa autorizzazione del
Parlamento, con apposita legge di autorizzazione alla ratifica. Essi sono:
a) trattati di natura politica
b) trattati che prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari
c) trattati che importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o
modificazioni di leggi.
Soltanto dopo la ratifica avverrà la stipulazione del trattato, che consiste nello
scambio delle ratifiche fra i contraenti.

Anche qui è sorto un problema per quanto riguarda l’efficacia dei trattati.
Problemi Le sentenze nn. 348 e 349/2007 affermano che i trattati internazionali sono
sull’efficacia dei vincolanti per le fonti primarie successive, per effetto dell’art.117 comma 1
trattati. Cost. In caso di antinomia si applica il criterio della gerarchia, e dunque la norma
primaria deve essere annullata.

I trattati sono dunque in una posizione intermedia tra la legge e la Costituzione.


Dunque i trattati devono rispettare la Costituzione (verifica effettuata dalla CC)
ed essere rispettati dalle leggi ordinarie.
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Come si Le fonti europee


suddividono le Le fonti del diritto europeo si distinguono in fonti di diritto originario (o
fonti europee? primario) e fonti di diritto derivato (o secondario).
Le fonti di diritto originario sono i trattati istitutivi delle Comunità europee.
Le fonti di diritto derivato sono i regolamenti, le direttive, le raccomandazioni, i
pareri e le decisioni.

Come vengono I regolamenti, insieme alle direttive, costituiscono le fonti più rilevanti
riconosciute le nell’ordinamento dell’UE. La loro principale caratteristica è la diretta applicabilità
fonti di di diritto nei confronti di tutti i soggetti all’interno degli Stati membri.
europee? Le direttive invece non hanno diretta applicabilità, ma sono comunque fonti di
diritto derivato vincolanti, come i regolamenti. Si riferiscono esclusivamente ai
singoli Stati, imponendo obblighi di risultato e un tot. di tempo per adempierli;
adempimento che comunque avviene attraverso atti interni (in Italia: leggi del
parlamento, regionali o decreti legislativi).
Alcune direttive, tuttavia, possono essere self-executing, senza necessità di
alcuna interposizione da parte degli Stati.
Le decisioni sono anch’esse fonti di diritto vincolanti e non richiedono alcun atto
interno di recepimento da parte degli Stati, ma non possiedono i caratteri della
generalità e dell’astrattezza, rivolgendosi a destinatari specifici.
Le raccomandazioni e i pareri sono fonti di diritto derivato non vincolanti.

Attraverso quali L’Italia gestisce gli obblighi comunitari attraverso due distinti provvedimenti
strumenti l’Italia legislativi.
adempie agli Il primo è la legge di delegazione europea, con cadenza annuale che contiene:
obblighi a) le deleghe al governo per approvare decreti legislativi
comunitari? b) le autorizzazioni al governo per il recepimento delle direttive attraverso
regolamenti
c) i principi fondamentali a cui si debbono attenere le regioni nell’esercizio delle
loro competenze legislative.
Tale legge, dunque, è il mezzo con cui il Parlamento interviene in tutti quei casi in
cui l’adempimento degli obblighi europei richieda, oltre a quello parlamentare, un
ulteriore intervento normativo da parte di un altro soggetto (governo o regioni).

Il secondo provvedimento è invece la legge europea con cui il Parlamento


realizza direttamente gli interventi normativi necessari all’adempimento degli
obblighi europei.
[In generale, tuttavia, se i tempi sono stretti parlamento e governo possono
ottemperare agli adempimenti attraverso i loro ordinari atti normativi]

Come vengono In caso di antinomie tra fonte europea self-executing e legge italiana, esse devono
risolte le essere risolte attraverso la disapplicazione del diritto interno incompatibile con il
antinomie tra diritto europeo. Ciò implica che le fonti interne non debbano essere annullate, ma
fonte europea self- semplicemente non applicate.
executing e legge La “non applicazione” si fonda sul principio di competenza: nelle materie di
italiana? competenza dell’Unione devono applicarsi le norme europee.

La limitazione della sovranità dello Stato italiano nei confronti del diritto europeo
non è assoluta. La CC con la sentenza n. 183/1973 afferma che tali limitazioni di
sovranità non siano ammissibili ogni qual volta il diritto europeo violi i principi
fondamenti dell’ordinamento costituzionale e i diritti inviolabili della persona
umana. E’ necessario dunque che le fonti europee rispettino i controlimiti.

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E le antinomie tra Nel caso in cui invece l’antinomia è tra legge italiana e fonte europea non self-
fonte europea executing, la fonte interna deve essere dichiarate incostituzionale, in quanto in
non self-executing questa ipotesi le direttive si configurano come norme interposte tra il diritto
e legge italiana? nazionale e gli art.11 e 117 comma 1 cost.

I dubbi interpretativi delle direttive, ove presenti, vengono risolti dalla Corte di
giustizia, l’organo giudiziario di vertice dell’UE.
[I giudici di una nazione possono, nel corso di un processo, sospendere il giudizio e
sollevare una questione pregiudiziale innanzi alla Corte di giustizia, qualora
abbiano dei dubbi. La decisione della Corte sarà definitiva.]

Le fonti nazionali
La legge ordinaria

Cos’è una legge Per legge si intende l’atto normativo, deliberato dalle due Camere del
nel diritto Parlamento in un identico testo, promulgato dal Presidente della Repubblica
italiano? e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che trova le sue norme sulla produzione
negli artt. 70 e seguenti della Costituzione. (Legge formale ordinaria).

La Costituzione Il contenuto della legge


in relazione al La Costituzione non dice nulla sul “contenuto” della legge, ma si limita a
contenuto della riservare ad essa la disciplina di alcune materie attraverso l’istituto
legge: le riserve di denominato riserva di legge (non solo legge, ma anche atti aventi forza di
legge. legge, con la sola eccezione delle riserve di cui all’ultimo comma dell’art. 72
cost, che si riferiscono non solo a leggi formali, ma a leggi formali approvate
dall’intera assemblea di ciascuna Camera, per le quali si parla dunque di
riserva di legge d’assemblea).

Riserve rinforzate, più stringenti, possono essere di due sottotipi:


- riserve rinforzate in base al procedimento (come ad esempio l’art. 8
comma 3 che prevede che i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose
diverse dalla cattolica siano disciplinati con legge “sulla base di intese”,
quindi il legislatore non può disciplinare tali rapporti se non si basano su
una previa intesa.
- riserve rinforzate in base al contenuto (ad esempio l’art 16 comma 1 cost,
secondo cui la libertà di circolazione dei cittadini sul territorio nazionale
deve essere prevista in via generale e limitata solo per motivi di salute o
sicurezza.

Riserve relative o Un altra distinzione è quella tra riserva relativa (riferito ai soli aspetti
assolute?
generali della disciplina) e riserva assoluta (intera disciplina), le cui
caratteristiche sono facilmente intuibili.

La Costituzione Il tema dell’oggetto della legge viene affrontato poche volte dalla
in relazione Costituzione, per imporre un certo procedimento di approvazione (leggi di
all’oggetto della amnistia o indulto) o per escluderla dalla possibilità di essere sottoposta a
legge. referendum abrogativo (art 75 cost).
Inoltre la Costituzione affronta il contenuto della legge nell’art 117, elencando
delle materie di competenza del legislatore statale e di quello regionale,
dunque la legge statale non si può definire una fonte a competenza generale.
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Quali sono le Alcune leggi, col corso degli anni, hanno istituito leggi a contenuto “tipizzato”:
leggi a contenuto - la legge di bilancio, che approva i bilanci
“tipizzato”? - la legge di stabilità, che attua il programma di politica economica del Governo
e fissa il limite complessivo di entrate e spese
- la legge di delegazione europea
- la legge europea
- la legge di semplificazione, realizza misure di semplificazione normativa e
amministrativa
- la legge annuale per il mercato e la concorrenza, ha lo scopo di rimuovere gli
ostacoli regolatori allo sviluppo della concorrenza e di garantire la tutela dei
consumatori
- la legge annuale per le micro, piccole e medie imprese, volta a definire
interventi nell’anno successivo per la tutela e lo sviluppo delle medesime
Sono tutte a cadenza annuale.

Il procedimento legislativo
Come si attua il L’art 70 cost. prevede che la funzione legislativa sia esercitata collettivamente dalle
procedimento due Camere. Vi sono tre fasi: iniziativa, costitutiva (istruttoria e approvazione), e
legislativo? quella che prevede la promulgazione e la pubblicazione.

In cosa consiste… 1) Iniziativa (disciplinata dall’art 71 cost): essa spetta al governo, a ciascun
- L’iniziativa? parlamentare e agli altri organi ed enti a cui è conferita dalla Costituzione. Anche
al popolo, mediante la proposta di almeno 50.000 elettori di un progetto redatto
in articoli.

- L’istruttoria e 2) Istruttoria e approvazione (disciplinata dall’art 72 cost): ogni disegno di legge


l’approvazione? è affidato alla commissione competente per materia.
Si distinguono tre subprocedimenti:
Quali sono le - la procedura normale in cui la commissione opera in sede referente,
procedure? - la procedura abbreviata, per l’approvazione d’urgenza di alcuni disegni di
legge
- la procedura decentrata nella quale la commissione assume il nome di
“deliberante” o “legislativa” (limitata nell’oggetto dall’art 72, comma 3 cost).

Un’altra procedura è stata creata dai regolamenti parlamentari, ovvero il


procedimento per commissione in sede redigente.
[La procedura di revisione costituzionale non fa parte di quelle sopra elencate]

Nel procedimento normale:


La commissione, esamina e, eventualmente, modifica il progetto.

L’Assemblea discute articolo per articolo, poi c’è la discussione finale.

L’Assemblea discute e delibera sulla legge articolo per articolo.

Approvazione finale del progetto di legge nel suo complesso.

Nel procedimento abbreviato, i tempi della discussione e della votazione si


riducono drasticamente (procedimento usato per la conversione dei decreti-legge,
che deve avvenire entro 60 gg)

Il procedimento decentrato è tipico dell’ordinamento italiano ed è caratterizzato


dalla centralità della commissione, che può sostituirsi all’Assemblea nella
discussione e approvazione della legge.
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Nel procedimento redigente (in disuso) le commissioni redigono il progetto di


legge, riservando però l’approvazione alle Assemblee.

Per la legge di bilancio c’è un procedimento speciale.


Vi è una partecipazione di tutte le commissioni permanenti, oltre alla
commissione bilancio.
Una serie di disposizioni tutela le decisioni governative, per evitare che la legge
venga modificata eccessivamente.
Tempi certi: “sessione di bilancio”, sessione stabilita ad hoc per discutere e
approvare la legge di bilancio (e anche di stabilità, ad essa collegata).

- La 3) Promulgazione e pubblicazione
promulgazione La promulgazione avviene entro 30 giorni dall’approvazione parlamentare ed è
e la disposta dal Presidente della Repubblica (il quale però, secondo l’art 74 cost, può
pubblicazione? anche rifiutare di promulgare la legge, esercitando il potere di rinvio).

Dopo la promulgazione, c’è la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della


Repubblica Italiana.
[vacatio legis, le leggi entrano in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione per
fare in modo che tutti i cittadini ne possano venire a conoscenza]

Gli atti del governo con forza di legge


Quali sono gli atti Il potere legislativo può essere esercitato eccezionalmente anche dal Governo
avente forza di (artt. 76 e 77 cost) che, sotto il controllo del parlamento, può emanare il decreto
legge? legislativo e il decreto-legge, aventi forza di legge.

Il decreto legislativo
Cos’è il decreto L’art 76 Cost recita: “l’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato
legislativo? al governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per
tempo limitato e per oggetti definiti”.

Come avviene la La delegazione legislativa è una combinazione di due procedimenti distinti: la


delega? legge delega e il decreto legislativo.
La delega è temporanea, mai permanente. La legge delega deve contenere (art 76
cost):
1) l’oggetto, ovvero la precisa materia da disciplinare (non vi possono essere
delega in bianco)
2) i principi, ovvero norme generali riconducibili all’oggetto, e criteri direttivi,
norme strumentali di carattere procedurale
3) il termine: la data esatta entro la quale la delega deve essere esercitata.

Il decreto legislativo deve rispettare i limiti imposti dalla legge delega, pena il
giudizio di incostituzionalità.

Molte leggi-delega oggi prevedono che prima che il decreto legislativo passi dal
Presidente, debba ottenere un parere dalle commissioni parlamentari
competenti.

Altrettanto frequente è l’inserimento nella legge-delega di una clausola che


consenta al Governo di correggere il decreto una volta scaduto il termine, così da
poter risolvere eventuali problemi di prima applicazione.
[Il Governo non può essere delegato ad affrontare la materia costituzionale, né
ricevere deleghe su materie che presuppongono la naturale distinzione tra
Governo e Parlamento (come approvazione del bilancio e ratifica di trattati)].

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Il decreto legislativo viene applicato soprattutto nel caso dei testi unici e dei
codici.

Il decreto-legge
Cos’è il decreto- Il potere legislativo può essere esercitato dal governo anche attraverso il decreto
legge? legge. Per l’art 77 cost il fondamento di tale potere deriva da una situazione di
straordinaria necessità ed urgenza.
Il decreto-legge è un atto del Governo con forza di legge, adottato in casi di
necessità ed urgenza.

Qual è il Il Governo è tenuto a trasmettere il decreto-legge alle Camere chiedendone la


procedimento per conversione in legge nello stesso giorno in cui il decreto-legge è emanato.
la sua Le Camere si riuniscono entro 5 giorni, anche se sciolte. La conversione deve
approvazione? avvenire entro sessanta giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Se ciò
non avviene il decreto perde efficacia fin dal momento in cui è stato adottato
(formula ex tunc, da allora).

Appena adottato, il decreto-legge diviene dunque oggetto di un apposito disegno


di legge di conversione (il decreto viene presentato come un allegato di un
disegno di legge che contiene un unico comma: “E’ convertito in legge il decreto
legge n… recante…”).

I presupposti di effettiva urgenza vengono verificati dal Presidente in sede di


emanazione del decreto e successivamente dal Parlamento. Inoltre, anche una
volta convertito il decreto-legge, esso può essere sottoposto al giudizio della Corte
costituzionale (che può anche sindacare la mancanza di una effettiva necessità ed
urgenza dei decreti-legge).

Cosa succede se Se il decreto-legge non viene convertito, esso perde retroattivamente i suoi effetti.
non viene Per questa ragione l’art 77 cost, comma 3, provede che le Camere possano
convertito? “regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”,
dando così vita ad una legge sanatoria, che ha il compito di “salvare” gli effetti
prodotti dal decreto decaduto sollevando il Governo dalle responsabilità alle
quali sarebbe altrimenti tenuto.

Durante l’iter parlamentare per la conversione, è possibile introdurre


emendamenti al decreto. In tal caso, salva diversa disposizione, le modifiche
entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione della legge di
conversione.

La “reiterazione” del decreto-legge, ovvero la ri-presentazione di un decreto


decaduto, è stata dichiarata incostituzionale dalla CC (sentenza n.360/1996).

Le disposizioni di un decreto-legge che non soddisfano i requisiti di specificità,


omogeneità e corrispondenza al titolo sono da ritenersi costituzionalmente
illegittime, anche se aggiunte in sede di emendamento parlamentare.

Il referendum abrogativo
Cos’è il Il referendum abrogativo previsto dall’art 75 Cost, è un istituto attraverso il quale
referendum il corpo elettorale è chiamato a pronunciarsi direttamente circa “l’abrogazione,
abrogativo e come totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge” dello Stato.
funziona?
Sono escluse dal referendum leggi tributarie e di bilancio, amnistia e indulto,
autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali (art 75 cost). Tuttavia vi sono
altri limiti impliciti, individuati dalla CC.
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Come avviene il Il procedimento referendario si articola in varie fasi:


procedimento a) L’iniziativa referendaria spetta a 5 consigli regionali o a 500.000 elettori, che
referendario? sottopongono la richiesta ad un apposito ufficio della Corte di cassazione
entro il 30 settembre di ogni anno.
b) L’Ufficio centrale per il referendum effettua un controllo sulla legittimità delle
richieste.
c) La Corte costituzionale giudica sull’ammissibilità delle richieste dichiarate
legittime.
d) Se le richieste sono ammesse, il PdR, su deliberazione del Consiglio dei
ministri, indice il referendum.
e) Sono previsti due quorum: uno di partecipazione (50%+1 degli aventi
diritto), e uno circa l’esito (50%+1 dei voti).
f) Nel caso di abrogazione, essa è dichiarata dal Presidente della Repubblica con
decreto; il Parlamento non può approvare una disciplina che sia
sostanzialmente riproduttiva di quella abrogata. Nel caso di esito contrario
all’abrogazione, per 5 anni la stessa disposizione non può essere sottoposta
nuovamente a referendum.

Limiti al La Corte Costituzionale ha dato un’interpretazione di carattere estensivo dei


referendum limiti espliciti dell’art 75 Cost, enucleando anche i limiti impliciti.
previsti dalla - Essendo il referendum abrogativo equiparabile ad una legge abrogativa, ne
Costituzione consegue che non sono ammissibili referendum che abbiano ad oggetto la
Costituzione, le leggi costituzionali, i regolamenti parlamentari, gli atti legislativi
a forza passiva peculiare, le leggi a contenuto costituzionalmente vincolato e
quelle costituzionalmente necessarie, ossia quelle indispensabili per l’attuazione
di organi o istituti previsti dalla Carta (leggi elettorali). Tali leggi sono state
oggetto tuttavia di referendum parziali volti ad abrogarne solo alcune
disposizioni.
- Un altro limite fa perno sulla libertà del voto. Il quesito proposto deve essere
omogeneo, chiaro, univoco, non contraddittorio.

Quali sono le I regolamenti dell’esecutivo


fonti secondarie Passiamo ora ad esaminare le fonti di carattere secondario, subordinate alla
nel nostro legge. I regolamenti adottati dal governo ne sono un esempio.
ordinamento?
Cosa sono i I regolamenti governativi sono fonti secondarie, con le quali il Governo, nel
regolamenti rispetto delle fonti primarie, pone regole di carattere sostanziale, organizzativo,
dell’esecutivo e procedurale oppure provvede a disporre quanto necessario per dare attuazione ed
cosa prevedono? esecuzione alle leggi.
Spesso infatti le leggi hanno bisogno di altre regole per poter essere applicate, e a
ciò provvedono i regolamenti.
La costituzione si limita solo a richiamare questo tipo di fonte nell’art 87 comma
5 cost che, elencando i poteri del PdR, include anche l’emanazione dei
regolamenti.
L’art 117 comma 6 cost, limita la potestà del governo di emanare regolamenti solo
nelle materie nelle quali lo Stato ha potestà legislativa esclusiva.

Se le fonti primarie sono a numero chiuso, le fonti secondarie sono a numero


aperto, ovvero modellabili dal potere legislativo. Le fonti secondarie non hanno
uno spazio costituzionalmente definito (come le primarie), ma anzi è fortemente
limitato dall’esistenza delle riserve di legge previste in Costituzione.

Quali sono? Tra i regolamenti dell’esecutivo troviamo:


-Regolamenti governativi, deliberati dal CdM ed emanati con decreto del PdR.
-Regolamenti ministeriali ed interministeriali, emanati dal singolo ministro o di
concerto con uno o più ministri. Questi ultimi debbono rispettare i primi.
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Come si I regolamenti governativi si suddividono in:


suddividono i - regolamenti di esecuzione, si occupano dell’esecuzione delle leggi, dei decreti
regolamenti legislativi e dei regolamenti dell’UE
governativi? - regolamenti di attuazione, si occupano dell’attuazione e dell’integrazione delle
leggi e dei decreti legislativi recanti norme di principio, fuori delle materie di
competenza regionale
- regolamenti di organizzazione, si occupano dell’organizzazione e del
funzionamento delle amministrazioni pubbliche secondo le disposizionei
dettate dalla legge.

Vi sono anche i cd. regolamenti indipendenti, che disciplinano una materia in


cui non vi è una legge.

Ad alcuni regolamenti spetta il compito della delegificazione, ovvero l’istituto


mediante il quale il Governo può regolare una certa materia già coperta da legge
attraverso regolamenti, modificando o semplicemente abrogando la disciplina
legislativa che si occupava di quella materia.

Fonti regionali e locali


Oltre alle fonti di carattere sovranazionale e statale, troviamo anche quelle di
carattere regionali.
Regioni a statuto Le fonti delle regioni a statuto speciale sono disciplinate non dalla Costituzione,
speciale o ma dai rispettivi statuti, approvati con leggi costituzionali.
ordinario? Invece alle quindici regioni a statuto ordinario è la Costituzione che attribuisce
la potestà normativa primaria e secondaria.

Cos’è uno statuto? In particolare, l’art 123 Cost prevede la necessità per questi enti di dotarsi di uno
statuto. Si tratta di una fonte primaria del diritto con cui la regione disciplina
rilevanti aspetti della sua organizzazione e struttura interna: forma di governo,
principi fondamentali di organizzazione e funzionamento, diritto di iniziativa e
referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della regione, e
pubblicazione di leggi e regolamenti regionali.

Come si modifica Quanto al procedimento, esso ricorda molto da vicino quello previsto dall’art. 138
lo statuto? cost, per le leggi costituzionali e di revisione costituzionale, a testimonianza della
volontà di fare dello statuto una sorta di “piccola Costituzione”.

L’art. 123 Cost, prevede anche la possibilità di un controllo di legittimità


costituzionale sullo statuto su ricorso promosso dal governo.

Come è Le regioni hanno poi potestà legislativa, in base all’art 117 Cost, in riferimento
caratterizzata la ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato, vale a
potestà legislativa dirla competenza legislativa residuale.
delle regioni?

In generale, quali In generale:


sono i diversi tipi - Per competenza legislativa esclusiva statale (art 117 comma 2) s’intende
di competenze? quell’insieme di materie in cui il soggetto legittimato a porre le fonti legislative
è esclusivamente lo Stato.
- Per competenza legislativa concorrente (art 117 comma 3), // sono sia lo
Stato che le regioni.
- Per competenza legislativa residuale regionale, s’intendono tutte quelle
materie non ricomprese nel secondo e terzo comma.

Sono previsti anche statuti e regolamenti locali, ma a competenza riservata.


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Capitolo 6 - Diritti e doveri


Costituzioni Le Costituzioni moderne sono Costituzioni rigide, che tutelano i diritti.
moderne: rigide Esse, oltre alle “libertà negative”, proprie delle Costituzioni liberali, presentano
anche “libertà positive”, ovvero quelle che richiedono un intervento attivo da
parte dello Stato.

La garanzia dei diritti assume anche una dimensione sovranazionale, nello Stato
contemporaneo (basti pensare alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
ecc).

I diritti e i doveri Libertà ed uguaglianza nella Costituzione Italiana


nella Costituzione Dopo i principi fondamentali, troviamo i cd. Diritti e doveri dei cittadini (rapporti
Italiana. civili, rapporti etico-sociali, rapporti economici, rapporti politici).
L’architettura dei diritti e delle libertà è ispirata e ordinata da due “punti di fuga”
prospettici: gli artt. 2 e 3.

L’art 2 e le L’art. 2: i diritti inviolabili e i doveri inderogabili


caratteristiche dei “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
diritti e dei doveri singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede
nella nostra l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
Costituzione. sociale”.
- Protezione dei diritti fondamentali
- Principio personalista (uomo come persona caratterizzata da bisogni e di
conseguenza dalle relazioni necessarie a rispondere a questi bisogni)
- I diritti sono preesistenti allo Stato (riconosce… diritti inviolabili dell’uomo).
- La Costituzione afferma espressamente l’inviolabilità soltanto di quattro dei
diritti del titolo I, cioè libertà personale (art. 13), libertà di domicilio (14),
libertà e segretezza della corrispondenza (15), diritto di difesa (24 comma 2);
tuttavia questo attributo va riconosciuto anche ad altri diritti, come il diritto
alla salute, alla vita, a manifestare il proprio pensiero, ad associarsi, a riunirsi,
diritto della persona nell’ambito familiare, il diritto di contrarre matrimonio, i
diritti dei minori al mantenimento, all’educazione e all’istruzione, e tanti altri il
cui denominatore comune è l’essenzialità per la forma di Stato contemporaneo.
- La Corte Costituzionale ha esteso la protezione costituzionale anche ai cd.
nuovi diritti (privacy, identità sessuale, ambiente), interpretando
estensivamente l’art 2 e rifacendosi alla CEDU.
- I doveri inderogabili sono legati ad un valore, la solidarietà, ritenuta una
dotazione originaria dell’uomo e della sua propensione alla socialità.

Da cosa è Art. 3: l’uguaglianza


caratterizzata - Il 1° comma riproduce la tradizionale concezione liberale dell’uguaglianza in
l’uguaglianza senso formale: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
nella davanti alla legge, senza distinzione di…”
Costituzione? - Il 2° comma afferma il principio dell’uguaglianza in senso sostanziale, in cui
la Repubblica si impegna a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitato di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
- Occorre trattare in maniera eguale situazioni uguali ed in maniera
ragionevolmente differenziata situazioni diverse

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- Oltre al giudizio di uguaglianza abbiamo il giudizio di non discriminazione,


che vieta le differenziazioni di trattamento.

Cos’è L’uguaglianza formale


l’uguaglianza Per uguaglianza formale si intende classicamente l’uguaglianza di fronte alla
formale? legge: “La legge è uguale per tutti”, concetto connesso con il principio di legalità,
che determina un vincolo dei poteri pubblici rispetto al diritto e il divieto che essi
si comportino in modo difforme da quanto previsto dalla legge.

“Pari dignità sociale” -> emersione del principio della dignità umana.

L’uguaglianza formale si traduce nel divieto per il legislatore sia di adottare


trattamenti irragionevolmente differenziati tra i cittadini, sia di introdurre
discriminazioni.

I divieti menzionati nella Costituzione sono quelli della distinzione in base a:


- sesso
- razza
- lingua
- religione
- opinioni politiche
- condizioni personali e sociali

Cos’è L’uguaglianza sostanziale


l’uguaglianza L’art.3 comma 2, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine
sostanziale? economico e sociale, che di fatto limitano la libertà e l’uguaglianza, come
abbiamo già detto, costituisce una novità senza precedenti.
Secondo questa visione sostanziale dell’uguaglianza, il compito della Repubblica
non è solo quello di riconoscere che tutti sono uguali davanti alla legge, ma di
aiutare coloro che si trovano in condizioni svantaggiate a poter raggiungere la
pena promozione della loro personalità, al pari di chi si trova in condizioni
migliori.
L’uguaglianza sostanziale giustifica il riconoscimento dei diritti sociali, quali il
diritto al lavoro, i diritti dei lavoratori, il diritto al gratuito patrocinio, il diritto
alla salute, il diritto all’istruzione etc.

Cost. parte prima: L’architettura dei diritti nella Costituzione e i loro limiti
diritti e doveri dei Quattro tipologie di rapporti:
cittadini. Rapporti civili (titolo I), etico-sociali (titolo II), economici (titolo III), politici (titolo
IV).

Gli articolo tra 13 e 16 disciplinano i diritti a matrice individuale:


- Libertà personale (14)
- Liberta di domicilio (15)
- Libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione (16)
- Libertà di circolazione (17)

Oltre a questi, il titolo I contiene anche diritti che attengono alla sfera pubblica
della vita: di riunirsi (17), di associarsi (18), libertà di manifestazione del
pensiero (21); questi sono completati da due previsioni che garantiscono una
tutela particolare per i diritti di associazione (20), di manifestazione del pensiero
e libertà di coscienza (19) legati all’ambito religioso.

Il titolo II contiene il riferimento alla famiglia (artt. 29,30,31), alla salute (art. 32),
e alla sfera della cultura e istruzione (artt. 33, 34).
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Due sono le forme principali di garanzia costituzionale delle libertà: la riserva di


legge (vista nel capitolo V) e la riserva di giurisdizione. Secondo quest’ultima,
ogni atto che incide sulle libertà non solo deve rinvenire nella legge la sua astratta
previsione, ma deve essere in concreto autorizzato da un giudice.

Le libertà I singoli diritti costituzionali


costituzionali:
Personale Libertà personale
Dopo la solenne affermazione della inviolabilità della libertà personale, seguono
quattro commi che individuano con puntualità le condizioni che permettono allo
Stato (e solo ad esso) di limitare la libertà fisica della persona (detenzione,
ispezione e perquisizione personale).

In quali casi può Oltre alla regola, i commi 3 e 4 prevedono delle deroghe a queste garanzie: “in
essere limitata la casi eccezionali di necessità ed urgenza”.
libertà personale In tali circostanze l’intervento dell’autorità giudiziaria non è necessario prima del
dell’individuo? provvedimento restrittivo, ma successivamente al fine di convalidare gli atti
adottati, cioè al fine di verificarne i presupposti in fatto e in diritto.
Il sistema di tutela si completa poi con due ulteriori principi:
quello di “punire ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte
a restrizioni di libertà”, e quello di imporre “i limiti massimi della carcerazione
preventiva”.

Di domicilio Libertà di domicilio


La protezione dello spazio primario di vita è la seconda delle libertà menzionate
nel Titolo I sui rapporti civili.

L’art 14 definisce due tipologie di garanzie.


- La prima tipologia prevede il regime ordinario di tutela: “Non […] si possono
eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri [nel domicilio], se non nei casi e
modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della
libertà personale”.
- La seconda tipologia è prevista dal comma 3, dove si introduce una deroga al
regime ordinario: “Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di
incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali”
Come si può notare, la ragione di questa deroga risiede nella diversità di interessi
che vengono tutelati (interessi pubblici che prevalgono su interessi di tipo
economico della persona).

Corrispondenza Libertà e segretezza della corrispondenza


L’.art 15 Cost completa la tutela della persona attraverso la sottoposizione ad una
speciale garanzia dei modi con i quali si entra in contatto con altri soggetti
specificamente individuati.
Esso tutela, sotto il profilo soggettivo, due situazioni: quella di chi comunica e del
destinatario che egli individua.
Questa libertà deve essere intesa sia come diritto di ciascuno di comunicare con
altri soggetti sia come diritto di ricevere, senza interferenze, tali
comunicazioni.

Quanto agli strumenti di garanzia, l’art. 15 prevede, al comma 2, una riserva di


legge e di giurisdizione, con la particolarità, a differenza delle libertà fino ad ora
esaminate, che in questo caso viene specificato che la legge deve prevedere le
garanzie mediante le quali l’autorità giudiziaria può agire a limitazione di questa
libertà. Per questo la riserva di legge può essere qualificata come “rinforzata”.

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Circolazione e La libertà di circolazione e soggiorno


soggiorno La proiezione spaziale della vita della persona si completa con la previsione della
libertà di circolare e soggiornare su tutto il territorio italiano e di espatriare.
La libertà di circolazione e soggiorno si riferisce alla protezione contro quei
provvedimenti obbligatori che pongono semplicemente dei limiti alla libertà di
circolare e di soggiornare sul territorio della Repubblica o condizionano a
determinati obblighi il diritto di lasciarlo o tornarvi.

L’articolo è composto poi di due altre disposizioni.


La prima prevede che sia impossibile determinare una restrizione per “ragioni
politiche”. La seconda prevede un’altra libertà, quella di espatrio, garantita senza
alcun limite specifico salvo l’adempimento “degli obblighi di legge”.

Riunione e Libertà di riunione e di associazione


associazione Introduce la parte dei diritti civili che hanno come oggetto l’agire di una
collettività di persone.
La libertà di riunione è disciplinata dall’art. 17 cost, in modo alquanto ampio,
prevedendo solo il requisito che le riunioni si debbano svolgere in modo pacifico
e senza armi.
Dunque, sono libere le riunioni in luoghi privati e in luoghi aperti al pubblico;
diversamente accade per le riunioni in luogo pubblico, per le quali occorre dare
preavviso, affinché l’autorità possa verificare l’esistenza di “comprovati” motivi di
sicurezza o di incolumità che possano giustificarne il divieto.
N.b.: il preavviso non è un’autorizzazione. E’ semplicemente un obbligo notificare
determinate informazioni alla pubblica autorità, e non è necessario che essa
debba dare una risposta.

Anche la libertà di associazione è alquanto ampia. Il collegamento tra singolo e


associazione è il dato dominante della garanzia del comma 1 dell’art.18.
“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini
che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”.

Il diritto di associazione reca con sè, in primo luogo, il diritto a non associarsi.
Un contenuto del tutto particolare ha la previsione del comma 2, che proibisce “le
associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi
politici mediante organizzazioni di carattere militare”.
[Associazioni segrete: quelle che, anche all’interno di associazioni palesi,
occultando la loro esistenza e i loro fini, svolgono attività diretta ad interferire
sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, amministrazioni pubbliche,
anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di
servizi pubblici essenziali di interesse nazionale];
[Associazioni militari: quelle costituite mediante l’inquadramento degli associati
in corpi, reparti o nuclei, con disciplina ed ordinamento gerarchico interno
analoghi a quelli militari].

Manifestazione Libertà di manifestazione del pensiero


del pensiero Oggetto di tale diritto sono tutte le ipotesi di manifestazione del pensiero orali,
scritte e espresse attraverso ogni possibile altro mezzo di comunicazione a una
platea di destinatari indeterminata (comprendendo anche il pensiero altrui
fatto proprio, fatti di attualità e notizie, così ricomprendendovi anche la libertà di
informazione.
Dunque, l’art 21 dedica la massima attenzione alla stampa.
Per essa, la Costituzione individua tre principi fondamentali che formano
l’architettura della sua libertà:

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1) il divieto di sottoporre la stampa ad autorizzazioni o censure


2) l’obbligo di sottoporre la stampa a sequestro “soltanto per atto motivato
dall’autorità giudiziaria nel caso di delitti o di assoluta urgenza ove non sia
possibile il tempestivo dell’autorità giudiziaria”. In tali casi il sequestro della
stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che
devono immediatamente e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia
all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore
successive, il sequestro è da intendersi revocato e privo di ogni effetto
3) la possibilità che il legislatore “imponga, con norme di carattere generale, che
siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica”.
Unico limite esplicito per tutte le forme di manifestazione del pensiero è il buon
costume (interpretazione: senso del pudore e pubblica decenza legati
essenzialmente alla sfera della morale sessuale). Rimangono esclusi da tale limite
quelle azioni o fatti che si esauriscono nella sfera privata o che sono legati alla
libertà di espressione artistica (art. 33 Cost).

Accanto a questi diritti, si è poi evidenziata l’esistenza di un diritto di natura


diversa, ma connesso strettamente con la libertà di manifestazione del pensiero: il
diritto all’informazione. Dall’art 21 cost si può trarre il principio del pluralismo
(pluralità delle fonti), frutto anch’esso di una lettura combinata di alcuni articoli
(artt. 21, 41 e soprattutto 3). Esso tende ad assicurare effettività alla libertà di
manifestazione del pensiero evitando che essa possa divenire una prerogativa
esclusiva in capo a pochi soggetti.

Sentenza n.826/1988: “[…] Sotto altro profilo, il pluralismo si manifesta nella


concreta possibilità di scelta, per tutti cittadini, tra una molteplicità di fonti
informative […] aventi caratteri eterogenei”.

I diritti sociali I diritti sociali


Si trovano all’interno del titolo II e III della prima parte della Costituzione.
Analizzando l’art. 2 Cost, abbiamo detto che la Costituzione italiana si
caratterizza per una visione della persona titolare dei diritti come di un essere
inevitabilmente “sociale”.
Cosa sono? Sono diritti sociali, quelli che nascono da bisogni della persona (salute, lavoro,
educazione, assistenza, previdenza), e che trovano soddisfazione - in primo luogo
- in quegli ambiti di vita sociale o comunitaria necessari al libero sviluppo della
persona umana, fino a richiedere l’azione della Repubblica laddove sia necessario
rimuovere gli ostacoli che impediscono tale piena e libera soddisfazione.

In molti casi i diritti sociali comportano un intervento dei pubblici poteri che
genera spesa pubblica.

Il diritto Le norme costituzionali sull’istruzione sono contenute negli art. 33 e 34.


all’istruzione Tra le norme in essi contenute, assume un primario valore la previsione dell’art.
33, che si riferisce alla libertà dell’arte e della scienza e del loro insegnamento.

Il diritto alla L’art. 32 dichiara invece che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale
salute diritto dell’individuo e interessa della collettività”.
Il diritto alla salute è sia un diritto del singolo, sia un diritto della collettività (si
pensi ad esempio al diritto alla salubrità dell’ambiente).
Inoltre, il diritto alla salute riguarda sia i rapporti tra cittadino e potere pubblico
(art. 32 Cost: la Repubblica ha il compito di garantire “cure gratuite agli
indigenti”; comma 2: “Nessuno può essere obbligato ad un determinato
trattamento sanitario”), sia i rapporti tra privati (ad es. il risarcimento del cd.
“danno biologico”, diminuzione del benessere psico-fisico prodotto dall’altrui
azione illecita).
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I diritti e i doveri I diritti politici


politici Il titolo IV della prima parte della Costituzione è dedicato ai Rapporti politici.
Esso comprende i diritti politici, ovvero quei diritti (artt. 48-51) mediante i quali
i cittadini contribuiscono alla formazione della volontà dello Stato (diritto di
Cosa sono? voto, di associazione in partiti politici, di petizione, di accesso ai pubblici uffici),
ma anche i doveri (artt. 52-54) che sono diretta attuazione del già richiamato art.
2, secondo il quale la Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili
di solidarietà politica, economica e sociale (dovere di difesa della patria, obbligo
di concorrere alle spese pubbliche, dovere di fedeltà alla Repubblica e di
osservanza della Costituzione e delle leggi).

Il diritto di voto Il diritto di voto è al tempo stesso definito dalla Costituzione un dovere civico
(art. 48 Cost), nel senso che il suo adempimento non è un obbligo giuridico, ma
risponde a un sentimento di appartenenza e partecipazione alla vita pubblica.
Il diritto di voto spetta ai cittadini italiani che hanno raggiunto la maggiore età e
che non siano incapaci civilmente, moralmente indegni secondo la legge o
condannati con sentenza passata in giudicato.

Il voto, per espressa previsione costituzionale, deve essere personale; uguale


(ogni testa vale un voto); libero; segreto.

Art 49: i partiti I partiti politici, giuridicamente parlando, non sono altro che associazioni alle
politici quali l’art. 49 Cost riserva una tutela ulteriore rispetto a quella prevista all’art. 18
Cost. Ne sono dunque elementi costitutivi gli stessi elementi della libertà di
associazione, non richiedendosi altro che pluralità di persone, organizzazione e
scopo per la sua costituzione, stante la loro funzione di “concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale”.

Il primo dato che emerge dalla disciplina costituzionale dei partiti, è il diritto di
non iscriversi ad alcun partito, cosa non sempre scontata.
Il secondo dato, consequenziale al primo, e derivante anche dal tenore letterale
dell’. art 49 Cost, è il pluralismo di partiti, attraverso il quale impedire la
minaccia di dar vita a uno Stato “monopartitico”.

I doveri I doveri costituzionali


costituzionali Nella Costituzione esistono vari riferimenti ai doveri dei cittadini. La norma
matrice di molti doveri previsti in Costituzione è l’art. 2, dove - come abbiamo
Cosa sono? visto in precedenza - si fa riferimenti ai “doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale”.

Quali sono? Il primo dei doveri imposti nella Costituzione si trova nell’art. 4 comma 2,
secondo il quale “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso
materiale o spirituale della società.

Altri doveri sono previsti nell’art. 23 Cost. che fissa il principio per il quale
“nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in
base alla legge”.
Il principio sancito nell’art. 23 Cost. trova una specificazione immediata in due
altre norme costituzionali: nell’ art. 52 che prevede il “dovere di difesa della
Patria” e nell’art. 53 che prevede il dovere di concorrere alle spese pubbliche in
ragione della propria “capacità contributiva”.
L’ultima previsione relativa ai doveri è contenuta nell’art. 51, che disciplina il
“dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le
leggi”.
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I titolari dei diritti e dei doveri: cittadini e stranieri


In molti articoli della Costituzione compare la parola “cittadini”. Ma cos’è
effettivamente la cittadinanza?
Cos’è Tradizionalmente la cittadinanza è uno status cui l’ordinamento giuridico
propriamente la connette un insieme di diritti e di doveri.
cittadinanza? La Costituzione non disciplina come si acquista questo status, ma afferma che si
tratta di materia riservata alla legge statale e sottratta a quella regionale, oltre ad
affermare che “nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità
giuridica, della cittadinanza, del nome”.

Come avviene L’acquisto della cittadinanza può avvenire secondo due grandi criteri: lo ius soli
l’acquisto della e lo ius sanguinis, ovvero “diritto della terra” e “diritto del sangue”.
cittadinanza? Questi due “macro-criteri” sono bilanciati in maniera diversa nei diversi Stati.

Il caso italiano: La disciplina della cittadinanza in Italia


… L’acquisto della cittadinanza italiana avviene secondo due principali modalità: per
fatto naturale oppure per fatto volontario.
Fatto naturale è la nascita, che prescinde dalla volontà del soggetto cui viene
attribuita automaticamente la cittadinanza.
Fatto volontario, invece, vuol dire acquisto della cittadinanza italiana per
richiesta, al ricorrere di certe condizioni.

…fatto naturale… Per quanto riguarda il fatto naturale: nella tradizione italiana, la regola portante è
lo ius sanguinis: Si diventa cittadini italiani se si nasce da almeno un genitore
cittadino (art.1 comma 1 legge 91/1992).
[Vi sono casi particolari in cui si segue lo ius soli: figlio di ignoti, figlio di apolidi,
o figlio di genitori cittadini di uno Stato che segue esclusivamente lo ius soli]

… o fatto Per quanto riguarda il fatto volontario, in Italia si hanno molteplici ipotesi:
volontario. - coniuge di un cittadino o di una cittadina italiani, che dopo il matrimonio
risieda legalmente da almeno due anni nel territorio italiano, oppure dopo tre
anni dalla data del matrimonio se residente all’estero;
- lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni
fino al raggiungimento della maggiore età;
- lo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della
Repubblica (quattro per cittadini UE).

La legge del 1992:


- consente anche il mantenimento della doppia cittadinanza
- disciplina le cause per cui è prevista la perdita della cittadinanza (anche se ciò
avviene, è molto facile riacquistarla)

Cos’è Dalla cittadinanza alla nazione


propriamente una Per nazione si intende un’entità pregiudica, costituita da una comunità umana
nazione? caratterizzata da legami capaci di produrre unità.
Nazione etnos… La nazione etnos fa riferimento a elementi di tipo materia come la lingua, la
religione, la cultura, la storia, la razza, che esistono a prescindere da ogni aspetto
volontaristico.

Secondo l’art. 51, comma 2, la legge può, per l’ammissione a pubblici uffici e alle
cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.
L’altra norma di rilievo è l’art. 6 Cost., benché parli soltanto di minoranze
linguistiche.

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… e nazione La nazione demos fa invece riferimento all’elemento volontaristico. È costituita


demos da quei soggetti che manifestano la volontà di vivere insieme, di condividere una
serie di principi e di valori comuni, in altre parole di dar vita a una unità
nazionale.

Da un lato, sotto lo ius sanguinis c’è la volontà di far sì che il popolo coincida con
la nazione etnos.
Al contrario, attribuire la cittadinanza a chiunque nasca sul territorio (ius soli),
indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori, vuol dire consentire agli
immigrati di seconda generazione di diventare immediatamente cittadini. Gli
ordinamenti a ius soli sono, quindi, più aperti dal punto di vista etnico e
coincidono con Stati che hanno sperimentato una forte immigrazione, come gli
Stati Uniti, il Canada, l’Australia.

Tre profili evolutivi della cittadinanza


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Capitolo 7 - La Costituzione economica


Di cosa si occupa La Costituzione economica è l’insieme delle norme costituzionali che riguardano
la Costituzione le posizione e le relazioni degli individui, intesi come soggetto economici.
economica?
In primo luogo, considereremo quelli che vengono espressamente definite come
“rapporti economici”.

Riferimenti costituzionali
La persona Il lavoro e i diritti sociali connessi alla condizione lavorativa
umana al centro Gli articoli con sui apre il titolo III sui rapporti economici sono dedicati alla
dell’attenzione. condizione dei lavoratori e alle connesse garanzie tipiche di una forma di Stato
sociale. Anche all’interno della Costituzione economica, al centro dell’attenzione
c’è la persona umana, in questo caso nella figura del lavoratore a cui debbono
essere garantite delle condizioni minime vitali.

Il lavoro in generale, trova un posto fondamentale nella nostra Costituzione, che


sottolinea il valore fondante del lavoro inteso come “una attività o una funzione
che concorre al progresso materiale o spirituale della società”, secondo la
definizione data dalla stessa Costituzione all’art. 4, comma 2.

Non è dunque il lavoro in quanto tale ad essere tutelato dall’art.1, ma il lavoro in


quanto mezzo espressivo della persona umana e dunque fattore costitutivo della
società e del suo benessere nel suo complesso.

Lavoro: sia diritto Esso costituisce un diritto senz’altro, ma anche un dovere.


che dovere Le varie attività lavorative previste dal titolo III sono dunque da leggersi
innanzitutto nell’ottica personalistica.
Il costituente era ben consapevole che nella realtà economica, il lavoro
dipendente rappresentava l’anello debole della catena lavorativa cui conferire
dunque una maggior tutela.
Si percepisce dunque un certo favor costituzionale per il lavoro dipendente che
trova nell’articolo sullo sciopero (art. 40) la più manifesta espressione.

Dell’art. 35, il comma 2 stabilisce che la Repubblica cura la formazione e


l’elevazione professionale dei lavoratori.
Il comma 3 stabilisce invece la promozione degli accordi e delle organizzazioni
internazionali per l’affermazione dei diritti del lavoro.
L’ultimo comma dell’articolo è invece dedicato alla libertà di emigrazione.

L’assenza di Parte della dottrina ha infine ipotizzato, quanto all’art. 35, che esso tuteli anche le
lavoro situazioni di assenza di lavoro, una posizione economica di svantaggio per la
quale il costituente ha approntato specifiche tutele all’art. 38.

Indirizzi e limiti più specifici per la tutela del lavoro dipendente provengono
dall’art 36 Cost, che costituisce il fondamento costituzionale della legislazione
sule retribuzioni, sugli orari giornalieri, sui riposi e le ferie, rappresentanti
dunque la norma basilare dello statuto giuridico del lavoratore.

Le garanzie del lavoratore, pertanto, non possono essere solo garanzie sulla
retribuzione, per quanto a questa sia riservato un comma specifico, ma anche
garanzie di salute e di svago.

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Retribuzione del Secondo la Costituzione, al lavoratore deve essere garantita una retribuzione
lavoratore proporzionata al lavoro svolto. Tale proporzione avviene tramite il criterio
minimo della sufficienza e dal criterio ragionevole della proporzione.
Il primo riflette l’ottica solidaristica e dell’uguaglianza sostanziale, affinché il
lavoratore e la sua famiglia non si vengano a trovare nella condizione di non
poter vivere liberamente e dignitosamente. L’altro riflette l’ottica tipica dei
rapporti “sinallagmatici”, cioè di quei rapporti contrattuali in cui le parti si
scambiano beni (in questo caso lavoro e salario) con carattere di reciprocità.

In una Costituzione in cui il valore della solidarietà è essenziale alla realizzazione


della personalità umana, il limite minimo della sufficienza conferma una
dimensione non solo contrattuale, ma anche sociale del lavoratore.

Le donne e i L’art. 37 Cost, sempre nell’ambito della tutela del lavoro subordinato, ha per
minori destinatari due categorie ritenute dagli ordinamento contemporanei
particolarmente vulnerabili: le donne e i minori. La previsione di condizioni di
tutela specifiche per costoro si giustifica in base all’obiettivo dell’uguaglianza
sostanziale di cui all’art. 3, comma 2. Cost.

L’art 37 ribadisce dunque che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di
lavoro, la stessa retribuzione dell’uomo lavoratore.
Prescrive inoltre che le condizioni di lavoro devono consentire alla donna
lavoratrice l’adempimento della sua essenziale funzione familiare.

L’ultimo articolo del titolo III dedicato al rapporto tra diritti economici e sociali è
l’art. 38 Cost: in esso la connessione tra i due tipi di diritti emerge in modo
particolarmente accentuato.
Previdenza e Tale articolo introduce in effetti l’essenza della sicurezza sociale (diritti sociali di
assistenza previdenza e assistenza) in un’ottica solidaristica.
Ciò che viene preso in considerazione è la persona, intesa in modo “esistenziale”,
come soggetto che, al di là dell’apporto dato, ha diritto a un’esistenza “libera e
dignitosa”, in virtù del combinato del principio personalista, di quello
solidaristico e di quello dell’uguaglianza sostanziale.

L’art. 38 prevede anche il riconoscimento di misure previdenziali e assistenziali


per i cd. “disoccupati involontari” (pensioni sociali, pensioni e assegni di
invalidità, assegni di accompagnamento, indennità di frequenza per i minori
invalidi”.

L’aspetto più rilevante della previdenza è l’attribuire il diritto a una pensione


“adeguata”: è adeguato quel trattamento previdenziale che sia in qualche modo
proporzionato alla retribuzione ottenuta durante l’attività lavorativa ma che al
tempo stesso non sia inferiore a un trattamento minimo.

Distinto rispetto alla previdenza è il diritto all’assistenza, di carattere


solidaristico, che si indirizza a tutti i soggetti.

Strumenti di tutela e di partecipazione dei lavoratori


Gli artt. 39,40 e 46 Cost. riconoscono ai lavoratori anche il diritto a partecipare
alla politica economica o alle scelte aziendali.
In particolare, primi due articoli riconoscono ai lavoratori il diritto di
organizzazione sindacale e il diritto di sciopero.

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I sindacati L’art. 39 Cost. sui sindacati è uno degli esempi più significativi di dissociazione
tra una previsione costituzionale e la sua evoluzione.

La mancata registrazione dei sindacati è da ritenersi ormai definitiva, e


conseguentemente l’art. 39 Cost. inattuato nella sua parte prescrittiva.

Libertà sindacale La libertà sindacale, infatti, deve anch’essa essere vista come libertà della
persona, il cui esercizio è finalizzato a correggere le asimmetrie tra forze
economiche. Si tratta dunque di un diritto di partecipazione alle scelte
economiche e di politica del lavoro.

L’inattuazione della registrazione dei sindacati ha comportato numerosi problemi


relativamente all’efficacia del contratti collettivi.
Essi servono a stabilire una regolamentazione minima del rapporto di lavoro, che
i contratti aziendali e individuali dovranno rispettare.
La dottrina ha in prevalenza ricondotto tali atti all’autonomia contrattuale
privata.

Dopo un primo momento in cui la dottrina aveva comunque giustificato il valore


normativo dei contratti collettivi in quanto espressione dell’interesse collettivo, si
è passati definitivamente all’idea che essi vincolano solo i soggetti iscritti alle
associazioni stipulanti.
É quindi ormai pacifico che i contratti collettivi, pur avendo in linea di principio
efficacia inter partes, hanno in linea di fatto una sorta di efficacia erga omnes.
Venendo meno la registrazione dei sindacati, il criterio che per lungo tempo ha
prevalso nell’accreditamento dei sindacati alla contrattazione è stato quello della
maggiore rappresentatività.

Rispetto alla contrattazione collettiva, la concertazione si concretizza nella


negoziazione sui contesti macroeconomici, piuttosto che sulle clausole
contrattuali. Innestandosi nel procedimento di formazione delle scelte di politica
economica, i sindacati entrano prepotentemente come attori politici, fino ad
incidere, dall’inizio della vita repubblicana e in maniera imprevista per i
costituenti, sulla legislazione statale.

Il diritto allo L’art 40 Cost, riconosce il diritto di sciopero, ovvero il diritto all’astensione
sciopero collettiva dal lavoro finalizzata al conseguimento di un comune interesse dei
lavoratori.
Al contrario, non è riconosciuto il diritto di “serrata” per i datori di lavoro. Tale
scelta si giustifica con la “asimmetria dei ruoli” tra datore di lavoro e dipendenti e
con la “asimmetria degli effetti” tra sciopero e serrata (da questa infatti deriva il
blocco totale dell’attività lavorativa anche per volere di un solo datore di lavoro).

La collaborazione Secondo l’art. 46 Cost., i lavoratori hanno diritto di “collaborare, nei modi e nei
dei lavoratori alla limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.
gestione delle
aziende L’articolo in questione, dunque, rappresenta il “fratello minore” dell’art. 39 Cost.
Tuttavia l’art. 46 Cost. resta da un punto di vista di principio un articolo
importante.
La sfortuna dell’articolo si deve ad almeno due ragioni. La prima, in ordine
storico, è stata la scomparsa dei consigli di gestione.

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Il secondo motivo è invece dovuto all’affermarsi del modello sindacale.

Impresa, proprietà e risparmio


Libertà Cuore della Costituzione economica sono il diritto di iniziativa e economica e il
economica e diritto di proprietà. Previsti in generale agli artt. 41 e 42, trovano poi alcune
diritto di specificazioni negli artt. 43 e 44 Cost.
proprietà
L’art. 41 e 42 cost., sono stati interpretati sia in chiave “socialista” che “liberale”.
Ovvero, alla base dei due diritti economici vi era la convinzione che né il mercato
potesse da solo garantire l’esercizio universale di tali diritti, né che la soluzione
opposta della “collettivizzazione” della proprietà o dell’impresa potesse riuscire
vincente.
L’obiettivo del costituente era quello di consentire a tutti gli italiani una elevazione
spirituale e materiale anche attraverso l’esercizio dei diritti economici, secondo gli
artt. 2 e 3 Cost. Le libertà economiche sono dunque strumenti per la
promozione della persona.

Libertà di L’art 41 Cost. riconosce la libertà di iniziativa economica, in senso ampio come
iniziativa intrapresa economica, ovvero attività di impresa, come pure ogni attività
economica occasione di chi utilizza la ricchezza per produrne di nuova.
Ampi e pervasivi sono i limiti alla libertà di impresa, elencati al comma 2
dell’articolo: l’attività non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, e non
deve recare danno alla sicurezza, alla libertà, e alla dignità umana.

È questo uno dei passaggi che più di altri hanno giustificato l’intervento dello
Stato in economia.
Il comma 3 dell’articolo affida alla legge la determinazione dei controlli e dei
programmi affinché l’attività economica pubblica o privata sia indirizzata e
coordinata a fini sociali.
Questo passaggio giustifica a tal punto l’intervento dello Stato da ammettere il
controllo delle attività economiche tramite la programmazione che è un forte
strumento di controllo delle scelte di mercato, tipico di un’economia mista
fortemente dirigista, in cui lo Stato può persuasivamente indirizzare e suggerire le
scelte dei privati.
In sostanza, al costituente interessa che l’iniziativa, pubblica o privata che sia,
concorra alla ricchezza materiale e spirituale del paese.
L’attività economica, infatti, sia privata che pubblica, deve sottostare a regole
comuni che limitano la direzione politica dello sviluppo economico e
costituiscono il parametro di condotta anche per l’attività economica pubblica.
La programmazione e l’intervento diretto in economia possono sembrare oggi
Diritto di eccessivi, ma nelle pieghe dell’articolo si possono anche leggere alcuni principi
proprietà, libertà ritenuti fondamenti nel mercato unico, come il diritto di proprietà e la libertà
contrattuale, contrattuale, senza i quali l’iniziativa economica non potrebbe essere esercitata, e
libertà di forse anche la libertà di concorrenza.
concorrenza
L’art. 43 Cost. si pone in continuità logica con le previsioni dell’art. 41. L’articolo
infatti consente la riserva originaria o il trasferimento allo Stato, a enti pubblici
o a continuità di lavoratori o utenti di determinate imprese o categorie di
imprese.

Troviamo qui una duplice condizione: il perseguimenti di fini di utilità generale e


l’oggetto dell’attività economica, individuato in “servizi pubblici essenziali”, “fonti
di energia” o “situazioni di monopolio che abbiano carattere preminente di
interesse generale”.
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L’intervento pubblico nell’economia ha storicamente seguito anche un’altra via:


quella della creazione di enti pubblici incaricati di acquisire e gestire
partecipazioni in società private.

La proprietà nello La proprietà, dunque, che l’art. 42 individua come pubblica o privata, è
specifico… riconosciuta e garantita dalla legge, allo scopo di assicurarne, appunto, la
funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
Il diritto di proprietà, insomma, non è un diritto assoluto né tanto meno
inviolabile, ma graduabile a seconda della sua funzione.

La tipologia più rilevante di limitazione è costituita dall’espropriazione.


Abbiamo tre diverse condizioni affinché possa aver atto un’espropriazione:
- la presenza di un titolo espropriativo
- la sussistenza di un interesse generale che deve essere esplicitato nella legge
- l’obbligo di indennizzo.

Di una particolare proprietà privata, quella terriera, tratta specificamente l’art. 44


Cost.
I costituenti vollero tenere distinte la proprietà e le attività agricole rispetto agli
artt. 41 e 42 Cost. e vollero indicare al legislatore, con sufficiente precisione, non
solo l’oggetto della riforma agraria, ma anche le finalità.

Il risparmio La Costituzione dedica inoltre un articolo — il 47 — ad una forma particolare di


proprietà: il risparmio.
Il risparmio viene ritenuto una modalità di garanzia degli investimenti e uno
strumento di distribuzione della proprietà e della ricchezza.

Un “altro modo” di fare impresa: cooperative e artigiani:


La Costituzione prevede anche una sorta di “terza via” tra i due poli del dirigismo
economico e del libero mercato, basati sulla formula “cooperativa” e
sull’”artigianato”.

La cooperativa La cooperativa rappresenta un’ipotesi specifica di partecipazione e gestione dei


lavoratori all’impresa.
L’art. 45 riconosce “la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità
e senza fini di speculazione privata”.
Piuttosto, in esse centrale è l’elemento personale, a fronte di una minore rilevanza
di quello patrimoniale.
Perché il modello cooperativo sia rispettato, la Costituzione richiede la presenza
di due elementi: il carattere di mutualità (ovvero che ha come scopo la fornitura
ai soci di quei beni o servizi per i quali è sorta) e l’assenza di fini di speculazione
privata (da intendere non in senso stretto: le coop possono bene avere come fino
quello della redistribuzione economica; è vietato invece l’intento del singolo socio
di realizzare un suo utile personale rispetto agli altri).

L’impresa Un altro modello di iniziativa economica a cui la Costituzione, nel medesimo art.
artigiana 45, riconosce una posizione di favore è l’impresa artigiana.
Tale elemento è dato dall’apporto lavorativo dei titolari dell’impresa, che sono al
tempo stesso gli artigiani che vi lavorano.

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La Costituzione Il fisco e la finanza pubblica


fiscale Gli artt. 23, 53 e 119 compongono quella che può essere definita “Costituzione
fiscale”. Si tratta di una parte della Costituzione economica diretta ad incidere sul
patrimonio economico dei soggetti dell’ordinamento, spostando flussi finanziari
da questi allo Stato, con la finalità di contribuire alle spese pubbliche.

La Costituzione fiscale, benché scarna di contenuti, divenne in realtà il punto di


snodo tra Costituzione economica e sociale.
L’art 23 Cost., come anticipato nel cap. VI, par. 5, prevede che lo Stato possa
attraverso la legge imporre al cittadino sia l’obbligo di prestazioni personali che
di prestazioni patrimoniali.

In primo luogo, la prestazione patrimoniale si giustifica nell’ottica solidaristica.


La riserva di legge, più che presuntiva della volontà generale, sarebbe garanzia
che le modalità di distruzione dei carichi impositivi siano effettuate in seguito a
una ponderazione in Parlamento.

L’art. 119, infatti, riconosce espressamente una autonoma capacità impositiva


delle regioni, salva la competenza dello Stato a fissare i principi fondamentali del
coordinamento tributario. I tributi che le regioni possono istituire con legge sono
tributi regionali e locali.

Per evitare un’eccessiva disparità di trattamento tra gli enti, l’articolo prevede
comunque l’esistenza di un conto perequativo statale per i territori con minore
capacità fiscale per abitante e di risorse aggiuntive statali, se necessarie.

Obbligo di L’art. 53 Cost. completa la “costituzione fiscale” e esplicita l’obbligo di


contribuzione… contribuzione come categoria delle prestazioni patrimoniali.
Quello di concorrere alle spese pubbliche è innanzitutto ritenuto dal costituente
un dovere, da esercitare secondo due parametri: la capacità contributiva e il
criterio della progressività.

… in relazione Con la capacità contributiva, il costituente intende affermare che presupposto


alla capacità del pagamento dei tributi deve essere l’esistenza di eventi che possono aver
contributiva conferito una certa forza economica al contribuente, e che, generando ricchezza,
debbono rimanere per una parte nella sua disponibilità.

Progressività del La soglia di indisponibilità per l’erario statale viene misurata dal legislatore col
fisco criterio della progressività, che determina il rapporto di parte a tutto tra la quota
destinata all’erario e la quota di ricchezza lasciata al contribuente.
Si tratta di un principio non di giustizia formale, ma di giustizia tributaria,
riconducibile alla solidarietà collettiva.

I due parametri trattati sono parametri di cui solo un controllo di ragionevolezza


consente di determinare l’adeguatezza.

[Considerazioni finali:
La legge costituzionale n.1/2012 introdusse nella Costituzione il cd. “principio del
pareggio di bilancio”. Tale principio era infatti assente nella Costituzione, ed era uno
dei motivi per cui la parte “fiscale” e “monetaria” della Cost. è stata talvolta
considerata laconica o carente.]

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La Costituzione economica come norma sugli obiettivi: l’adeguamento del dettato


costituzionale alle evoluzioni economico-finanziarie e al diritto europeo.

Il Costituente non ha inteso scegliere un modello economico preciso, quanto


piuttosto garantire l’obiettivo finale fissato dal principio personalista ex art. 2
Cost. col principio di uguaglianza sostanziale ex art. 3, comma 2 Cost.

Proprio un tale rapporto flessibile tra intervento pubblico e libera iniziativa


economica è stato ciò che ha permesso alla nostra Costituzione di restare
coerente e immodificata, nonostante lo sviluppo di un diritto dell’economia
internazionale e comunitario.
Fino agli anni 90, infatti, lo Stato è intervenuto con vigore sia in via diretta, sia in
via indiretta.

Gli interventi Quanto agli interventi diretti, un apposito ministero si occupava delle
diretti e indiretti “partecipazioni statali”: o lo Stato estive il settore direttamente, tramite enti che
dello Stato fossero organi del ministero competente, oppure tramite enti di gestioni di cui
aveva il controllo.

Tra gli interventi indiretti, invece, si annoverano innanzitutto i finanziamenti


che consistevano in contributi a fondo perduto. In generale, qualsiasi forma di
programmazione, generale o settoriale, è un modo di intervento indiretto, così
come ogni attività di pianificazione e indirizzo.

In definitiva, il condizionamento pubblico del mercato, che culminò negli anni


Settanta con il controllo delle banche, l’IRI e la pletora di enti pubblici economici,
rappresentò il frutto di precise scelte di politica economica, dettate dalla cultura
politica, dalla situazioni economica e, certo, dallo spiriti “welfarista” della forma
di Stato — piuttosto che attuazione a rime obbligate della Costituzione, che —
come ripetuto — avrebbe ben potuto essere diversa.

Il Trattato CEE: L’adesione al Trattato CEE e le sue successive modifiche hanno fatto virare la
verso una forma Costituzione economica dell’Italia verso una forma di neoliberismo.
di neoliberismo Strumentali a tale obiettivo sono le “quattro libertà” di circolazione delle persone,
dei servizi, delle merci e dei capitali.

La libertà di concorrenza diviene dunque una nuova pietra miliare della


Costituzione economica, creando un sistema economico assai regolato, ma in un
senso differente rispetto al governo dell’economia fino a quel momento
conosciuto in Italia.

-> Divieto di aiuti Da un lato, il divieto di aiuti di Stato e l’obbligo di apertura dei mercato hanno
di stato provocato la questione della compatibilità dei monopoli pubblici e degli
interventi diretti dello Stato.
-> Principi di D’altra parte, i principi di rigore finanziario, introdotti dall’Europa hanno
rigore finanziario imposto un risanamento dei conti pubblici e un controllo dell’equilibrio
finanziario che hanno obbligato gli Stati con un disavanzo enorme, come l’Italia,
a cercare di fare cassa anche attraverso la cessione delle proprie partecipazioni
azionarie.

L’inglobamento della politica monetaria tra le competenze europee ha chiuso


infine la possibilità per gli Stati di utilizzare la leva inflazionistica per abbassare
nominalmente i debiti.

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Le scelte di politica monetaria, dunque, specie per i diciassette paesi che hanno
adottato l’euro, sono sottratte alla competenza degli Stati dell’UE.

-> Privatizzazioni La privatizzazione degli enti pubblici economici e la liberalizzazione dei mercati
e liberalizzazioni hanno dunque rappresentato una necessità per il risanamento pubblico ma anche
un obbligo nei confronti del sistema comunitario.

-> Funzione Le regole comunitarie chiedono un sempre maggior spostamento del ruolo delle
regolata ed autorità pubbliche in economia da una funzione di programmazione e
arbitrale (non più intervento diretto ad una funzione regolata ed arbitrale.
programmazione
ed intervento Anche queste nuove regole, per quanto non espressamente previste dalla nostra
diretto) Costituzione, non si pongono in contrasto con il modello economico ivi
disegnato, se è vero, come abbiamo detto più volte, che i costituenti non
sposarono un preciso modello economico, ma lasciarono alle future maggioranze
la scelta tra i più diversi mezzi per realizzare il fine prescritto di un giusto
equilibrio tra benessere sociale e libertà economica, a patto che vengano
comunque tutelati i principi supremi, ovvero la dignità della persona umana e il
principio di uguaglianza e solidarietà.

La conferma di questa impostazione viene dal valore costituzionale principio di


sussidiarietà.
Tale principio giustifica l’intervento pubblico nell’economia solo se e fino a dove è
necessario ad aiutare gli individui, sia come i singoli sia come corpo sociale, nel
loro sforzo di costruire una società più sviluppata, fiorente e, in definitiva, più
giusta e umana. La sussidiarietà è il criterio di individuazione di quel giusto
equilibrio che spesso è stato definito, in quanta alla Costituzione economica,
come modello misto.

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Capitolo 8 - Le forme di Governo


Definizione
Forma di governo La forma di governo indica le modalità con le quali la funzione di indirizzo
politico è ripartita tra gli organi costituzionali e le relazioni che intercorrono tra
questi.
Funzione di Per funzione di indirizzo politico si intende la determinazione delle finalità da
indirizzo politico perseguire da parte dei poteri pubblici in un preciso momento storico.
Negli Stati provvisti di una Costituzione rigida non si tratta di una funzione
libera, in quanto essa trova il suo quadro di riferimento e i suoi limiti nella
Costituzione.
Già dalla definizione è evidente che il concetto di forma di governo è strettamente
legato a quello di forma di Stato: quando tutti i poteri sono concentrati in un
unico soggetto, la forma di governo finisce per coincidere con la forma di Stato.

Già dalla definizione è evidente che il concetto di forma di governo è strettamente


legato a quello di forma di Stato: quando tutti i poteri sono concentrati in un
unico soggetto, la forma di governo finisce per coincidere con la forma di Stato.

La forma di Un modello storico: la forma di governo costituzionale pura


governo La forma di governo costituzionale pura prevede una netta separazione dei
costituzionale poteri: al re e al suo Governo spetta il potere esecutivo, al Parlamento il potere
pura legislativo, alla magistratura il potere giudiziario.

Forma di governo Un modello estremamente flessibile: la forma di governo parlamentare


parlamentare La forma di governo parlamentare deriva da quella costituzionale pura, della
quale è diretto discendente. È la forma di governo nella quale il Governo è legato
al Parlamento da un rapporto di fiducia.
La fiducia passa quindi ad essere, da elemento costitutivo del rapporto tra re e
ministri, a elemento costitutivo del rapporto tra Governo e Parlamento.
In conseguenza di tale evoluzione, si venne a determinare una situazione nella
quale il Governo aveva una “doppia fiducia” essendo legato sia al Parlamento che
al re (forma di governo parlamentare dualista).
Fu soltanto in un momento successivo che giunse a maturazione la forma di
governo parlamentare monista: “Il re regna, ma non governa”; in essa il re perde
ogni possibilità di incidere sulla composizione del Governo.

Agli inizi del XX secolo, e soprattutto dopo la Prima guerra mondiale, i


Parlamenti si trasformarono in un luogo dove si proiettava il conflitto sociale così
che divenne sempre più difficile assicurare la stabilità governativa.
Razionalizzazione Si arrivò così alla razionalizzazione, ossia la scrittura nella Costituzione delle
(scrittura nella regole sul rapporto di fiducia che, fino a quel momento, si erano sviluppate
costituzione delle soltanto nella prassi.
regole sul
rapporto di Germania e Spagna hanno introdotto regole incisive. In particolare è stata
fiducia) valorizzata la figura del primo ministro o cancelliere, che è l’unico destinatario
della fiducia e che propone la nomina e la revoca dei ministri al capo dello Stato.
Per questo motivo tale forma di governo viene a volte definita anche
Cancellierato/ cancellierato o premierato. Inoltre, per assicurare la stabilità dell’Esecutivo, è
premierato prevista la mozione di sfiducia costruttiva, secondo la quale il Parlamento può
votare la sfiducia al primo ministro solo se ne elegge contestualmente un altro.

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Forma di governo Tra le forme di governo parlamentari razionalizzate troviamo anche quella
neoparlamentare definita “neoparlamentare”: una forma di governo basata sulla elezione diretta
del vertice dell’esecutivo, che però è al contempo vincolato dal rapporto di fiducia
con l’assemblea legislativa. I due organi, vertice dell’esecutivo e assemblea
legislativa, sono legati dal principio aut simula stabunt, aut simula cadent, per cui
se uno dei due per qualche motivo viene meno, anche l’altro è costretto a
dimettersi e si torna a votare contestualmente per entrambi.
Tale forma di governo è stata adottata in Italia con buoni risultati nei comuni e
nelle province fin dal 1993 e successivamente, a partire dal 1995, per le regioni.

Governo Un modello difficilmente imitabile: la forma di governo presidenziale


presidenziale La forma di governo presidenziale fu introdotta negli Stati Uniti d’America alla
(USA) fine del XVIII secolo.
Il Presidente della Repubblica non è solo capo dello Stato, ma anche capo del
governo.
L’esecutivo è quindi monocratico, anche se il Presidente si avvale dei segretari di
Stato, che svolgono una funzione simile a quella dei ministri, ma non rispondono
al Parlamento, bensì al presidente che, come li ha nominati, così li può revocare.

Il fatto che il Presidente, che detiene il potere esecutivo, sia direttamente investito
dal popolo rende superfluo l’istituto della fiducia tra Governo e Parlamento.
Il Parlamento ha un potere di inchiesta, di solito esercitato dalle commissioni
parlamentari.
Il Presidente, il vicepresidente e tutti i titolari di cariche pubbliche possono essere
messi in stato d’accusa dal Congresso tramite l’impeachment. Si tratta di un
istituto che non ha valenza penale ma è volto esclusivamente alla destituzione
dall’ufficio.

Inoltre, tutte le nomine che il Presidente può compiere sono soggette a ratifica da
parte del Senato, che può in tal modo incidere profondamente sulle scelte del
Presidente.
Esistono poi meccanismi attraverso i quali il Presidente può influire sull’esercizio
delle funzioni del Congresso: il principale è il veto presidenziale sulle leggi, che
può essere motivato da obiezioni sia di legittimità sia di merito.

Un modello intermedio: la forma di governo semipresidenziale


Governo La forma di governo semipresidenziale prevede l’esistenza di un Presidente
semipresidenziale dotato di rilevanti poteri e di un Governo responsabile davanti al Parlamento, che
(Francia) comporta inevitabilmente un carattere bicefalo del potere esecutivo.

Governo Un modello unico: la forma di governo direttoriale


direttoriale La caratteristica della forma di governo direttoriale è quindi l’assenza di figure
(Svizzera) monocratiche di rilievo costituzionale e la divisione del potere politico tra un
Parlamento eletto e un Governo che svolge sia le funzioni di Esecutivo che di
capo dello Stato. In Svizzera, infatti, accanto al Parlamento eletto a suffragio
universale vi è un direttorio composto da sette membri, che vengono eletti al
Parlamento ma non sono da questo revocabili.

I diversi sistemi Sistemi elettorali e forme di governo


elettorali Esiste un legame fondamentale tra le forme di governo e i sistemi politici che a
loro volta sono profondamente influenzati dalle diverse legislazioni elettorali.

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La parte centrale della legislazione elettorale è il sistema elettorale, ossia il


meccanismo volto a trasformare i voti in seggi.

I sistemi elettorali si dividono in due grandi famiglie: quelli maggioritari e quelli


proporzionali.
Maggioritario Un sistema è maggioritario quando chi ottiene più voti all’interno della
circoscrizione conquista tutti i seggi assegnati alla circoscrizione stessa.
Turno unico o Tra i sistemi maggioritari si collocano, oltre ai sistemi a turno unico, quelli a
doppio turno doppio turno. Se la percentuale richiesta non viene raggiunta, si effettua una
seconda votazione a breve distanza dalla prima, detta ballottaggio.
Di norma, il sistema maggioritario consente di individuare, a seguito delle
elezioni, una chiara maggioranza politica.

Proporzionale I sistemi proporzionali, invece, prevedono circoscrizioni più “grandi”: i seggi


sono attribuite alle liste in proporzioni ai voti ottenuti.
Il sistema proporzionale assicura una tendenziale corrispondenza tra l’organo
elettivo e la volontà popolare espressa dai voti.
In assenza di una maggioranza chiara risultante dalle elezioni, è necessario
formare governi di coalizione, sovente molto instabili.
Per cercare di minimizzare i difetti dei due sistemi sono stati elaborati, con
Soglia di operazioni di “ingegneria elettorale”, sistemi misti.
sbarramento e I correttivi più utilizzati sono la soglia di sbarramento e il premio di
premio di maggioranza.
maggioranza
La forma di governo regionale e locale
Governo La riforma costituzionale ha lasciato aperte alle regioni due possibili opzioni.
regionale e locale Nel caso in cui la regione scelga l’elezione diretta del presidente della giunta, essa
deve obbligatoriamente accettare la regola dell’aut simula stabunt, aut simul
cadunt, secondo la quale, come si è detto, il venir meno del rapporto fiduciario fra
consiglio e presidente determina automaticamente lo scioglimento degli organi
regionali e l’indizione di nuove elezioni.
Se invece la regione opta per l’elezione indiretta del presidente e dell’esecutivo
regionale, che vengono eletti dal consiglio, la formula simul…simul non sussiste e
la forma di governo rimane nell’alveo di quella parlamentare.
Attualmente, tutte le regioni hanno optato per la prima soluzione.

Gli organi necessari della regione sono il presidente, la giunta e il consiglio.

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Capitolo 9 - Il circuito della decisione politica


Premessa
Nello Stato costituzionale, come si è detto, il principio della separazione dei poteri
si sviluppa attraverso due distinti “circuiti”: il circuito della decisione politica e
quello delle garanzie.
Cos’è il circuito Il “circuito della decisione politica” è il processo attraverso il quale la funzione
della decisione di indirizzo politico si forma e si attua. Fanno parte di questo circuito
politica? innanzitutto Parlamento e Governo, nonché il Presidente della Repubblica.
Quest’ultimo è un organo di difficile classificazione, in quanto svolge una
funzione che lo pone in qualche modo al confine tra i circuiti della decisione
politica e delle garanzie.
Per perseguire il proprio indirizzo politico il Governo si avvale
dell’amministrazione pubblica statale.
Il Parlamento
Il Parlamento
Definizione
Il Parlamento è l’organo legislativo dello Stato italiano, costituito da due
assemblee la cui funzione principale, sebbene non l’unica, è quella legislativa (artt
da 55 a 82).
Il Parlamento
Italiano e la sua Il Parlamento nella Costituzione
composizione La nostra Assemblea costituente ha optato per un sistema bicamerale di tipo
perfetto. In base all’art. 55 Cost. il Parlamento “si compone della Camera dei
deputati e del Senato della Repubblica”.
Sono due camere elette a suffragio universale diretto, dotate di pari funzioni, ma
con composizione differente: un diverso numero dei membri elettivi (630
deputati, 315 senatori, cui si aggiungono cinque senatori a vita), una differenza
nell’elettorato attivo e passivo (Camera: maggiore età — oggi 18 anni — per
l’elettorato attivo e 25 per l’elettorato passivo; Senato: 25 anni per elettorato attivo
e 40 elettorato passivo), una disuguaglianza nella formazione delle circoscrizioni
elettorali (la Camera eletta su base nazionale, il Senato su base regionale).
Come funziona il
nostro L’organizzazione e il funzionamento è lasciata ad altre fonti (regolamenti
parlamento? parlamentari, consuetudini e prassi). Furono i costituenti stessi ad optare per
una disciplina costituzionale agile, che sfuggisse alla descrizione dettagliata delle
funzioni parlamentari. Per questo motivo l’art. 64 Cost. stabilisce che ciascuna
delle due assemblee elettive deve dotarsi di un proprio regolamento.
La Costituzione stabilisce direttamente alcuni principi circa l’organizzazione e il
funzionamento delle Camera.
Innanzitutto, ciascuna Camera dura in carica cinque anni.
Per l’art 88 Cost, il PdR può sciogliere anticipatamente le Camere.
Proroga o Esse possono anche essere prorogate, ma soltanto in caso di guerra.
prorogatio? Netta è la differenza tra la proroga, prevista in tale norma, e la prorogatio (art 61
comma 2; serve per evitare discontinuità nel periodo che intercorre tra lo
scioglimento delle Camere e le nuove elezioni, perciò “finchè non siano riunite le
nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”; poteri, tuttavia, limitati
alla ordinaria amministrazione).
La Costituzione indica un numero minimo di sedute ordinarie e la possibilità per
ciascuna Camera di riunioni straordinarie.
La Costituzione prevede il principio della pubblicità delle sedute (Nel
complesso, possiamo dire che, tra i diversi organi costituzionali, il Parlamento è
l’unico che agisce in modo realmente trasparente (rispetto alle commissioni ecc).

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In Assemblea è necessaria la presenza della maggioranza dei componenti per la


validità delle sedute, mentre le decisioni sono assunte con la maggioranza dei
presenti.
Maggioranze Il quorum funzionale coincide con la maggioranza semplice. La Costituzione
semplici e può stabilire maggioranze più elevate, dette maggioranze qualificate: tra queste
maggioranze rientra anche la maggioranza assoluta.
qualificate
Lo status del parlamentare
I parlamentari godono di un insieme di diritti e doveri inerenti alla carica che
formano il nucleo specifico del proprio status. Non si tratta di privilegi, ma di
misure volte a garantire il libero adempimento della funzione svolta.
Ineleggibilità e A questo proposito la Costituzione stabilisce che sia la legge a determinare i casi
incompatibilità di ineleggibilità e incompatibilità con l’ufficio di deputato e senatore (si tratta di
casi volti ad impedire che l’eletto eserciti contemporaneamente funzioni tra loro
inconciliabile).
Tuttavia l’art. 66 Cost. sancisce che ciascuna Camera giudica i “titoli di
ammissione dei suoi componenti” rimettendo pertanto il controllo sul rispetto di
tali norme alla volontà delle maggioranze politiche, anziché ad un giudice
indipendente. Ciò costituisce un unicum nel diritto comparato, in quanto gli altri
Stati contemporanei affidano tale funzione a giudici indipendenti.
Le immunità In deroga al diritto comune sono previste anche garanzie, le immunità
parlamentari: funzionali (insindacabilità e inviolabilità), finalizzata ad affermare la più assoluta
indipendenza dei singoli parlamentari e del collegio a cui appartengono rispetto a
tutti gli altri poteri dello Stato.

Insindacabilità L’insindacabilità (art 68 comma 1 Cost) afferma che “i membri del Parlamento
non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati
nell’esercizio delle loro funzioni”.
Le previsioni dell’art 68 comma 1 Cost. devono essere lette in stretto rapporto con
le norme dell’art. 67 Cost. che vieta il cd. mandato imperativo: “Ogni membro
del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di
mandato”. Il divieto di mandato imperativo implica anche la garanzia della libertà
dei parlamentari dai partiti o dai movimenti politici che li hanno candidato e con
i quali sono collegati.
Questa norma consente pertanto che i parlamentari transitino verso partiti o
coalizioni diversi da quelli nei quali sono stati eletti, un fenomeno che viene
definito transfughismo.
Inviolabilità L’inviolabilità, invece, è disciplinata dall’art 68 comma 2 Cost., il quale stabiliva
che per sottoporre il parlamentare a processo penale occorreva un’autorizzazione
da parte della Camera di appartenenza. Con la modifica del 1993, tuttavia, nell’art
68 Cost compare solo l’immunità dagli arresti e dalle perquisizioni, mentre è
possibile avviare procedimenti penali nei confronti di un deputato o di un
senatore.

Il Parlamento in seduta comune


Il parlamento in L’art. 55 comma 2 Cost. parla del Parlamento in seduta comune, un organo
seduta comune collegiale composto da tutti i parlamentari per lo svolgimento di funzioni
tassativamente individuate nella Costituzione.

Esso è presieduto dal Presidente della Camera.

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Cosa fa? Le competenze che le fonti costituzionali enumerano sono le seguenti:


a) Per l’art 83 comma 1 Cost. elegge il PdR (il collegio viene integrato anche dai
delegati regionali).
b) Per l’art 135 comma 1 Cost. elegge un terzo dei membri della Corte
costituzionale
c) Per l’art 104 comma 4 Cost. elegge un terzo dei membri del Consiglio
superiore della magistratura
d) Per l’art 90 comma 2 Cost. ha la competenza a mettere in stato di accusa il
PdR
e) Per l’art 135 comma 7 Cost. provvede alla formazione e all’aggiornamento
della lista di 45 nomi tra cui vengono sorteggiati i 16 giudici non togati che si
affiancano alla Corte costituzionale in sede di giudizio sui reati del PdR.

L’organizzazione L’organizzazione delle Camere: presidenti, gruppi, commissioni e giunte


delle Camere. Organi fondamentali delle due Camere sono innanzitutto il presidente e l’ufficio
di presidenza (chiamato consiglio di presidenza al Senato), la conferenza dei
presidenti dei gruppi, i gruppi, le giunte, le commissioni permanenti, le
commissioni bicamerali e le commissioni speciali.

Il primo degli atti da compiere nella prima seduta è l’elezione del presidente e dei
componenti dell’ufficio di presidenza. Il presidente ha anzitutto il compito di
rappresentare all’esterno la Camera e di esprimerne la volontà, dirige i lavori,
assicura il corretto svolgimento di questi nel rispetto della Cost e del
regolamento.
Una delle funzioni più importanti che svolgono i presidenti di assemblea riguarda
la definizione del calendario dei lavori parlamentari.
Quanto alla loro elezione, si richiedono maggioranze qualificate e
successivamente la maggioranza assoluta.
Di cosa si occupa Subito dopo vengono scelti i quattro vicepresidenti.
l’ufficio di L’ufficio di presidenza è un organo con compiti amministrativi di disciplina
presidenza e da interna e di natura politico-organizzativa. L’ufficio è composto, oltre che dal
chi è composto? presidente, dai vicepresidenti, dai questori, che sovrintendono alla
organizzazione interna e al bilancio interno delle Camere, e dai segretari.
I gruppi Il successivo adempimento è quello della costituzione dei gruppi parlamentari.
parlamentari Essi non sono veri e propri organi e non agiscono nell’interesse delle Assemblee,
ma nell’interesse proprio. I gruppi sono la proiezione dei partiti o dei movimenti
politici in seno alle Camere. I regolamenti prevedono, infatti, che ciascun
parlamentare debba appartenere obbligatoriamente ad un gruppo. Per tale
ragione coloro che non esprimono una preferenza sono costretti ad iscriversi al
gruppo misto.
La cd La conferenza dei presidenti dei gruppi è l’organo collegiale la cui funzione
“capigruppo” principale è di predisporre il programma e il calendario dei lavori.
Per tradizione alcuni organi interni delle Camere si chiamano giunte: si tratta di
articolazioni interne che si occupano del corretto funzionamento delle Camere e
dello status dei parlamentari.
Le giunte Le giunte più importanti sono: quella per il regolamento, la giunta delle elezioni,
la giunta per le autorizzazioni a procedere.
Le commissioni Le commissioni permanenti, un’ulteriore tipologia di articolazione interna,
permanenti svolgono funzioni essenziali e costituzionalmente necessarie. Al pari delle giunte,
sono organi monocamerali. Attualmente sono previste quattordici commissioni
permanenti tanto alla camera quanto al Senato e si distinguono in relazione alla
materia trattata.

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Di cosa si Le funzioni delle commissioni permanenti possono essere raggruppate in quattro


occupano le tipologie. Le prime tre riguardano il procedimento legislativo, mentre la quarta
commissioni ha a che fare con il ruolo politico di questi organi. Quanto è presentato un
permanenti disegno o progetto di legge, le commissioni hanno:
a) il compito di rielaborarne il testo (in questa sede prendono il nome di
commissione in sede referente).
b) su incarico del presidente, con assenso dell’Assemblea, il compito di
deliberare una legge al posto dell’Assemblea (commissione in sede
deliberante o legislativa); tuttavia questo compito non può essere affidati per
alcuni specifici oggetti legislativi che sono riservati all’Assemblea (materia
costituzionale ed elettorale, di delegazione legislativa, di autorizzazione a
ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi).
c) su incarico dell’Assemblea, possono redigere definitivamente e approvare gli
articoli di un progetti di legge (commissione in sede redigente), tuttavia il
voto finale spetta all’aula.

Infine vi è il quarto gruppo di funzioni, di indirizzo e di controllo. Al loro


interno, infatti, si può anche sviluppare un dibattito politico.
Le commissioni Accanto alle commissioni permanenti vi è la possibilità di istituire commissioni
speciali… speciali, o ad hoc, composte sempre in modo proporzionale ai gruppi
parlamentari.
… monocamerali Anzitutto possono esistere commissioni monocamerali o bicamerali, esse
o bicamerali svolgono compiti molto delicati connessi a settori importantissimi della vita
costituzionale.
Un particolare tipo di commissioni ad hoc con funzioni molto specifiche è
previsto dall’art 82 Cost, che permette alle Camere di “disporre inchieste su
Commissioni di materie di pubblico interesse”. Tali commissioni di inchiesta, procedono “alle
inchiesta indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità
giudiziaria (art 82 comma 2 Cost). Tuttavia la loro attività non si conclude con
una sentenza ma con una relazione.

Quali sono le Le funzioni del Parlamento


funzioni del Nel vasto insieme delle attribuzioni del nostro Parlamento possono essere
Parlamento? identificate le seguenti funzioni:
a) normativa
b) di indirizzo
c) di informazione e controllo

I Parlamenti non hanno più il monopolio della funzione legislativa, sia perché
oggi la condividono con altri soggetti come il Governo, le regioni, l’UE ma anche
perché il Parlamento oggi ha acquisito nuove funzioni.
Funzione Chiameremo sinteticamente funzione normativa quell’insieme di attività in cui il
normativa Parlamento produce, o contribuisce a produrre, “norme” giuridiche di diverso
grado (e non solo leggi).
Il punto di partenza per l’analisi di questa funzione è certamente l’art 70 Cost, nel
quale si legge: “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due
Camere”.
Oltre al potere di approvare le leggi ordinarie, le Camere esercitano il potere di
approvare le leggi costituzionali e di revisione costituzionale secondo il
procedimento previsto nell’art. 138 Cost.

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Ulteriore esempio di esercizio della funzione normativa è il potere che ciascuna


Camera ha di approvare il proprio regolamento interno che disciplina
l’organizzazione. In base all’art 64 Cost, come si è detto, i regolamenti sono
adottati a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.
Infine, espressione della funzione normativa parlamentare sono anche i pareri
obbligatori che le Camere sono chiamate a dare nel procedimento di
approvazione dei decreti legislativi.

Funzione Il Parlamento esercita poi la funzione di indirizzo nei confronti del Governo,
d’indirizzo: caratteristica della forma di governo parlamentare. I regolamenti delle camere
prevedono tre tipi di atti di indirizzo: le mozioni, le risoluzioni e gli ordini del
giorno.
mozione La mozione è il più rilevante degli atti di indirizzo. Consiste in un documento
concernente tutti o determinati aspetti dell’azione del Governo, che l’Assemblea è
chiamate a delibare.
Possiamo richiamare la mozione di fiducia, cioè l’atto con il quale viene concessa
la fiducia al Governo, e la mozione di sfiducia, l’atto con il quale si mette fine al
rapporto fiduciario.
risoluzione Molto simile alla mozione è la risoluzione, un atto di indirizzo utilizzabile anche
da un singolo parlamentare con il quale le commissioni e l’Assemblea possono
esprimere il loro punto di vista e un indirizzo al Governo sull’argomento in
discussione.
ordine del giorno Assai più frequente è l’utilizzo del terzo tipo di atto di indirizzo, l’ordine del
giorno. Esso consiste in un documento a carattere accessorio rispetto ad un altro
testo — un disegno di legge o una mozione — su cui l’Assemblea o una
commissione è chiamata a deliberare.

Un caso a parte: Un carattere del tutto particolare hanno gli atti di indirizzo politico-economico
l’indirizzo in funzione del governo pubblico dell’economia. Si tratta di una serie di
politico- provvedimento ed hanno come principale obiettivo quello di assicurare il corretto
economico: funzionamento dei mercati, da un lato, e di disciplinare l’intervento pubblico
nell’economia, dall’altro. A tale indirizzo possiamo oggi ricondurre: la legge di
bilancio, la legge di stabilità e, più in generale, gli atti rientranti nella “manovra di
finanza pubblica”.

La sessione di In particolare, la sessione di bilancio è uno dei momenti essenziali e connaturali


bilancio all’attività parlamentari.
Attualmente la manovra di finanza pubblica è disciplinata dalla legge n.
196/2009 (legge di contabilità e finanza pubblica).
I principali provvedimenti della manovra sono la legge di stabilità e la legge di
bilancio.
La prima contiene scelte e previsioni di carattere macroeconomico.
Il bilancio invece è l’atto legislativo nel quale si trovano iscritte le risorse e le spese
delle pubbliche amministrazioni.
Legge di stabilità e legge di bilancio sono redatte sulla base degli obiettivi
programmatici che, precedentemente, entro il 10 aprile di ogni anno, vengono
stabiliti nel Documento di economia e finanza (DEF).

Funzione di Numerosi sono gli strumenti a disposizione del Parlamento per esercitare la
informazione e funzione di informazione e controllo.
controllo: I due strumenti informativi più importanti sono le interrogazioni e le
interpellanze.

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Interpellanza L’interpellanza, che può svolgersi solo in Assemblea, consiste in una domanda
rivolta al Governo circa i motivi o gli intendimenti della sua condotta su una
questione di particolare rilievo o di carattere generale.
Interrogazione L’interrogazione è un atto di sindacato ispettivo, di minore rilievo rispetto
all’interpellanza, che consiste in una semplice richiesta che ogni deputato o
senatore può rivolgere al ministro competente per avere informazioni o
spiegazioni su un oggetto determinato.

Con le riforme dei regolamenti parlamentari avvenute durante gli anni Ottanta
sono state introdotte le interrogazioni a risposta immediata. Lo svolgimento di
queste interrogazioni avviene in un contraddittorio immediato che si svolge in un
tempo definito a cadenza settimanale e in diretta radiotelevisiva (cd. question
time.

Oltre alle commissioni d’inchiesta - che sono commissioni ad hoc - le


commissioni permanenti possono assumere informazioni mediante audizioni di
membri del Governo o di dirigenti pubblici responsabili di settori delle
amministrazioni su determinati temi; infine esse hanno il potere di disporre
indagini conoscitive.

Il ruolo del In particolare, la partecipazione del Parlamento alla “fase ascendente” delle
Parlamento politiche europee
nell’ambito delle Le Camere intervengono anche nel circuito delle decisioni europee partecipando
politiche europee anche alla formazione del contenuto degli atti dell’UE (cd. fase ascendente).
Nello specifico, prima dello svolgimento delle riunioni del Consiglio europeo, il
Governo deve illustrare alle Camere la posizione che intende assumere tenendo
conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati.
Informazioni riguardanti:
1. il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio
2. le iniziative rivolte alla conclusione di accordi
3. la nomina di membri italiani da parte del Governo in istituzioni, organi ed
organismi europei.
e nell’ambito della Per quanto riguarda più propriamente la partecipazione del Parlamento
formazione di atti italiano alla formazione di atti UE, la legge n. 234/2012 stabilisce che i progetti
UE di atti UE, gli atti preordinati alla loro formulazione e le loro modificazioni
devono venire trasmessi alle Camere, a cura del Presidente del Consiglio dei
ministri o del ministro per gli affari europei.

Un rilievo particolare ha assunto il controllo sulla applicazione del principio di


sussidiarietà.

Un altra novità relativa alla fase ascendente riguarda le modalità di


La sessione partecipazione delle regioni e province autonome alla formazione degli atti
europea della UE. La sede principale in cui esse potranno fornire indirizzo al Governo rispetto
Conferenza Stato- alla formazioni di atti UE che le riguardano diventa la sessione europea della
Regioni Conferenza Stato-Regioni.

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Il Governo
Definizione, composizione e organizzazione
Il Governo: Il Governo è l’organo costituzionale responsabile di promuovere e attuare
Composizione l’indirizzo politico dello Stato ed è il vertice dell’amministrazione statale.
Esso è composto da tre organi: Presidente del Consiglio, singoli ministri e
Consiglio dei ministri.
Tali tre organi sono necessari, in quanto individuati direttamente dalla
Costituzione.
Tra gli organi monocratici non necessari si collocano i vicepresidenti del
Consiglio, i ministri senza portafoglio, i viceministri, i sottosegretari. Tra gli
organi collegiali non necessari più importanti vi sono i comitati interministeriali.
Ruolo Il ruolo del Governo è quello di definire e tradurre in concreto quell’indirizzo
politico che gli elettori affidano al Parlamento.
Funzioni Il Governo svolge funzioni politiche, deliberative e di controllo. Le funzioni
politiche si estrinsecano essenzialmente nell’individuazione del programma di
governo, quelle deliberative consistono nell’adozione degli atti e quelle di
controllo mirano alla verifica del rispetto degli obiettivi posti da parte della
pubblica amministrazione.
CdM Il Consiglio dei ministri è, tra gli altri organi che compongono il Governo,
quello a cui viene primariamente attribuita la funzione di indirizzo politico.
PdC Il Presidente del Consiglio ha la funzione di dirigere la politica del Governo
senza, tuttavia, collocarsi su di un piano di superiorità formale rispetto agli altri
ministri.
Ministri I singoli ministri, invece, agiscono da un lato in quanto membri del Consiglio
dei ministri, ma dall’altro sono al vertice delle amministrazioni a cui sono
preposti.
I ministri senza portafoglio vengono così chiamati perché il bilancio dello Stato
Sottosegretari non assegna loro specifici capitoli di spesa.
Tra i monocratici, i sottosegretari di Stato hanno il compito di assistere e
coadiuvare i ministeri a cui appartengono, esercitare alcune funzioni ministeriali
Comitati su delega del ministro e svolgere la funzione di viceministri.
interministeriali Tra gli organi collegiali, vi sono i comitati interministeriali istituiti per legge.
Queste linee fondamentali di definizione e organizzazione del Governo si
ricavano solo in parte dalla Costituzione, che per regolare la materia ha previsto
una riserva di legge di cui all’art 95 Cost.
In effetti la Costituzione dedica solo cinque articoli al Governo in quanto organo
di indirizzo politico.

Il Governo nella Costituzione


Come si forma un La formazione e la caduta del Governo
governo? Le norme costituzionali dedicate al Governo lasciano molto spazio alla prassi.
Fino a quando, infatti, il sistema elettorale italiano è stato proporzionale, il PdR
ha avuto un ruolo molto attivo nella individuazione di un soggetto intorno a cui
convergesse il consenso dei partiti.
Il PdR, esaurita la fase elettorale, apriva in via di prassi le consultazioni.
Tramite le consultazioni, il PdR cercava di individuare quale soggetto politico
potesse essere nominato. Egli, inoltre, ricorreva frequentemente agli istituti del
mandato esplorativo o del preincarico.
Oggi, il PdR ancora effettua le consultazioni, ma esse sono di fatto svuotate di
significato, in quanto i presidenti dei gruppi parlamentari si limitano ad indicare
quale PdC il leader della coalizione che ha vinto le elezioni.
Nel caso in cui invece si ha una crisi di governo, le consultazioni mantengono la
loro originaria funzione.

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Il governo tecnico Analoga ipotesi in cui il PdR mantiene un ruolo determinante nella formazione
del Governo si ha nel caso di “Governo dei tecnici” (governo che non è
espressione di una forza politica ma nominato per far fronte a momenti molto
delicati dal punto di vista istituzionale-politico o economico con l’appoggio,
ovviamente, della maggioranza delle forze politiche”

Il giuramento Una volta nominati, il PdC e i ministri giurano nelle mani del PdR prima di
assumere le funzioni. Giuramento che avviene per fedeltà alla Repubblica di cui
all’art 54 Cost.
Il Governo, dopo la nomina e il giuramento, non è tuttavia ancora nel pieno dei
suoi poteri e deve limitarsi a svolgere i compiti di ordinaria amministrazione
La fiducia o la finché non ottiene la fiducia delle Camere.
sfiducia Come si è accennato, diversa dalla fiducia iniziale è la mozione di sfiducia.
Diversa ancora è l’ipotesi della questione di sfiducia, che non è prevista
espressamente dalla Costituzione, ma dai regolamenti parlamentari e trova
copertura costituzionale nell’art 94 comma 4 Cost.
Tuttavia, se il Governo appone sulla proposta la questione di fiducia e questa non
viene approvata, esso è obbligato alle dimissioni.

La responsabilità del Governo


Quali sono le Il Governo è doppiamente responsabile: politicamente e giuridicamente.
responsabilità del Una rappresentanza senza responsabilità, infatti, vorrebbe dire attribuzione —
governo? attraverso una procedura democratica — di un potere indiscutibile e non
verificabile.
Sul piano costituzionale esistono diverse forme di responsabilità.
Innanzitutto, esiste una responsabilità di tipo giuridico. Come ogni funzionario
Civilmente… dello Stato, i singoli esponenti del Governo sono civilmente responsabili per i
danni arrecati a terzi nell’esercizio delle loro funzioni e innanzi alla Corte dei
conti per i danni arrecati alla pubblica amministrazione.
Penalmente… Penalmente, a norma dell’art. 96 Cost., il PdC e i ministri responsabili per i cd.
reati ministeriali.
Per tali reati, è prevista l’autorizzazione parlamentare affinché il ministro possa
essere chiamato a rispondere dei propri atti.
L’autorizzazione può essere negata a maggioranza assoluta se l’Assemblea ritenga
che il ministro (o il PdC) abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato
costituzionalmente rilevante o per l’interesse pubblico.
Al di là dei reati ministeriali, ciascun membro del Governo risponde dei reati
comuni come qualsiasi altro cittadino.

Responsabilità Esiste poi una responsabilità di tipo politico.


politiche La responsabilità politica del Governo è sancita dal rapporto di fiducia col
Parlamento e dal correlativo potere di sfiducia che, come abbiamo detto, può
essere individuale o collegiale.
Il PdC infatti è responsabile della direzione della politica generale del Governo,
ma si trova in una posizione di preminenza e non di superiorità gerarchica
rispetto ai ministri, per cui non può revocarli.
I ministri sono invece individualmente responsabili degli atti che provengono dal
ministero che dirigono.
Gli atti del PdR non sono validi se non controfirmati dal ministro proponente,
che con la controfirma ne assume la responsabilità.

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Il PdR Il Presidente della Repubblica


Definizione
Il Presidente della Repubblica è un organo costituzionale monocratico, la cui
presenza qualifica il nostro ordinamento come repubblicano e contribuisce alla
razionalizzazione della forma di governo parlamentare.
Il secondo aspetta sottolinea che il costituente scelse una forma razionalizzata: la
figura del PdR va letta anche in quest’ottica.
La definizione di sintesi del suo ruolo si trova nell’art. 87, comma 1, Cost. che lo
qualifica come capo dello Stato e rappresentante dell’unità nazionale.
Come Capo dello Stato, infatti, egli è chiamato a verificare il corretto
funzionamento dell’ordinamento costituzionale.
Come rappresentante dell’unità nazionale, egli rappresenta l’unità di una
comunità statale che condivide un insieme di valori comuni.
La figura costituzionale del PdR è alquanto elastica, e può essere plasmata in
modo diverso dal suo titolare, in relazione alle concrete circostanze politiche,
elettorali, istituzionali.

Il PdR nella Costituzione


Il mandato presidenziale
Elezione del Ai sensi dell’art. 83 Cost. commi 1 e 2, il PdR è eletto da un collegio elettorale
Presidente composto da tutti i parlamentari, ai quali si aggiunge un numero fisso di delegati
regionali.
L’elezione avviene da parte del Parlamento in seduta comune, con l’aggiunta di
tre delegati appositamente eletti dai Consigli regionali per ogni regione.
L’integrazione dei delegati regionali è motivata dalla ratio di rendere il Presidente
rappresentate non solo dello Stato centrale, ma anche delle realtà territoriali.

La segretezza del voto, come accade sempre per le elezioni di titolari a cariche da
parte del Parlamento, è prevista per garantire ai votanti una scelta libera e
indipendente rispetto a eventuali pressioni. I costituenti hanno previsto un
quorum qualificato pari ai due terzi dei componenti il collegio elettorale.
Dalla quarta votazione in poi è sufficiente la maggioranza assoluta, ovvero il
sostegno del 50% più uno dei componenti del collegio medesimo.
Per quanto riguarda i requisiti soggettivi, l’art. 84 Cost richiede che, al momento
della votazione, il Presidente sia cittadino italiano, abbia compiuto 50 anni e goda
dei diritti civili e politici.
L’ufficio presidenziale è, sempre in virtù dell’art 84 Cost. incompatibile con
qualsiasi altra carica, da intendersi di carattere sia privato che pubblico.
Durata L’incarico dura sette anni: si tratta di una misura che serve ad assicurare
l’indipendenza del Presidente; e può terminare in caso di condanna, per attentato
alla Costituzione e alto tradimento, da parte della Corte costituzionale.

Supplenza Se, invece, il Presidente è temporaneamente impossibilitato a svolgere il suo


ruolo, la supplenza spetta al Presidente del Senato.

Finora, i mandati presidenziali si sono conclusi o al naturale compimento del


settennato, o a seguito di dimissioni (presentate in prossimità della scadenza
naturale del mandato per accelerare le procedure di elezione del successore).

La durata del mandato comincia a decorrere quando il Presidente presta


giuramento di fedeltà alla Repubblica, assumendo in tal modo le sue funzioni
(art 91 Comma 1 Cost).

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Il giuramento presidenziale può essere considerato una forma di giuramento


rafforzata rispetto a quello richiesto in via generale dall’art. 51 Cost. ai cittadini
cui sono affidate funzioni pubbliche.
Scadenza del Trenta giorni prima che scada il settennato, il Presidente della Camera dei
settennato deputati è tenuto a convocare il Parlamento in seduta comune, affinché l’elezione
del nuovo PdR possa svolgersi prima del termine del mandato del Presidente in
carica.

Circostanze Tuttavia:
speciali di fine- - se la fine del mandato presidenziale coincide con l’ultimo trimestre di
mandato legislatura o se nel frattempo le Camere sono sciolte, il PdR sarà eletto dalle
nuove Camere entro quindi giorni dalla loro prima riunione.
- se la fine del mandato è da attribuirsi a impedimento permanente, morte o
dimissioni del PdR, allora il PdCam indice le elezioni del successore entro
quindici giorni (salvo il caso di cui sopra).

Rieleggibilità Nulla dice, invece, la Cost. riguardo alla rieleggibilità.

PdR -> Senatore a Al termine del mandato, ai sensi dell’art. 59 Cost., i PdR uscenti diventano di
vita diritto senatori a vita, salvo rinuncia.

Le funzioni del PdR


Come si è detto, il PdR è una figura che si pone ad un tempo come elemento di
razionalizzazione della forma di governo e come garante dell’ordine
costituzionale: egli si colloca in un punto di snodo tanto nei rapporti tra le
istituzioni quanto in quelli tra le istituzioni e i cittadini.

Quali sono le In qualità di rappresentante della nazione e di garante della sua unità, spetta al
funzioni del PdR? PdR la funzione di indire le elezioni e i referendum e di convocare le Camere
per la loro prima seduta.
- Con riferimento alla funzione normativa, il Presidente promulga le leggi e
emana gli atti del Governo avente forza di legge e i regolamenti governativi.
- Con riferimento alla funzione giurisdizionale, il PdR emana con proprio
decreto i ricorsi straordinari contro gli atti amministrativi (tuttavia decisi dal
Consiglio di Stato), concede la grazia e commuta le pene, presiede il
Consiglio superiore della magistratura.
- Con riferimento alla funzione esecutiva, nomina i più alti funzionari dello
Stato, su indicazione del Governo.
- Nomina altresì cinque membri della Corte costituzionale e i senatori a vita.
- Con riferimento ai rapporti internazionali, il PdR accredita e riceve i
rappresentanti diplomatici e ratifica i trattati internazionali dietro
autorizzazione, per i principali, delle Camere.
- Con riferimento alla difesa dello Stato, il PdR ha il comando delle forze
armate, presiede il Consiglio supremo di difesa e dichiara lo stato di guerra.
- Infine, il PdR conferisce le onorificenze della Repubblica per alti meriti.

Il PdR ha il potere di nominare il PdC e i ministri e quello di sciogliere le


Camere (ad eccezione degli ultimi sei mesi del suo mandato, sempre che non
coincidano con gli ultimi sei mesi della legislatura — “semestre bianco”).

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La responsabilità del PdR e la controfirma


Le responsabilità Il PdR è politicamente irresponsabile.
del PdR L’art 89 comma 1 Cost prevede che “nessun atto del Presidente della Repubblica è
valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la
responsabilità”.
La controfirma, rappresenta uno snodo essenziale nel delicato rapporto tra PdR e
Governo.
Gli atti Si possono distinguere gli atti presidenziali in tre categorie:
presidenziali a) quelli formalmente presidenziali ma sostanzialmente governativi
b) quelli sostanzialmente e formalmente presidenziali
c) i cd. atti complessi.

Per la prima categoria, essa vale come attestazione della conformità del decreto
presidenziale all’atto “proposto” dal Governo e come indicazione della
provenienza dell’atto;
Per la seconda, la controfirma vale invece come presa d’atto della volontà
presidenziale e assunzione da parte del Governo della responsabilità dell’atto;
Infine per la terza, la controfirma vale come indicazione della provenienza,
complessa appunto, dell’atto e come reciproco controllo.

Non tutti gli atti del PdR debbono essere controfirmati: sono esclusi infatti gli atti
che egli adotta in qualità di PdC superiore della magistratura e di PdC supremo di
difesa, nonché i cd. atti personalissimi.

L’individuazione degli atti personalissimi avviene per prassi: si ritiene che le


dimissioni e la dichiarazione di impedimento permanente non debbano essere
controfirmate, mentre le dichiarazioni di impedimento temporaneo (ad esempio
per viaggio all’estero) risultano finora essere controfirmate.

Attentato alla Al di là dell’esenzione della responsabilità tramite la controfirma ministeriale, il


Costituzione e PdR è responsabile soltanto per i reati di attentato alla Costituzione e di alto
alto tradimento tradimento.

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Capitolo 10 - La pubblica amministrazione


Cos’è la pubblica La pubblica amministrazione è l’insieme delle strutture, delle persone, delle
amministrazione? risorse e delle attività preposte stabilmente dalla legge alla gestione e alla cura
concreta degli interessi generali.

Per gli ordinamenti di civil law, come l’Italia, il prototipo di amministrazione


pubblica per eccellenza resta quello francese disegnato da Napoleone Bonaparte e
basato su un forte accentramento amministrativo, sulla responsabilità
ministeriale e sull’asimmetria funzionale tra la pubblica amministrazione e i
soggetti dell’ordinamento giuridico.
In molti ordinamenti di civil law, il controllo di legittimità dell’azione
amministrativa è devoluto a un giudice speciale ovvero al giudice amministrativo.

Dire, pertanto, oggi, quali strutture e quali attività rientrino nella pubblica
amministrazione non è più così agevole.
Il diritto europeo ha elaborato una nozione di “soggetto pubblico” molto
flessibile: lo è ogni “ente pubblico territoriale”, nonché ogni “organismo di diritto
pubblico”. Quest’ultimo è definito come quel soggetto giuridico istituito “per
soddisfare specificamente bisogni di interesse generale aventi carattere non
industriale e commerciale, dotato di personalità giuridica e la cui attività sia
finanziata in modo maggioritario dallo Stato, dagli enti locali o da altri organismi
di diritto pubblico, oppure la cui gestione è sottoposta a controllo di questi ultimi,
oppure il cui organo di amministrazione, di direzione o di vigilanza è costituito
da membri più della metà dei quali è designata dallo Stato, dagli enti locali o da
altri organismi di diritto pubblico”.

Secondo tale definizione, i parametri di individuazione di un organismo di


diritto pubblico sono non solo strutturali-formali ma soprattutto sostanziali-
funzionali (fine: interesse generale, sottoesposizione ad un’influenza pubblica”.

Definizione Definizione: “Ogni soggetto avente personalità giuridica che risenta del controllo
dello Stato, di un ente locale o di un altro organismo di diritto pubblico e che sia
costituito per soddisfare i bisogni generali non reperibili nel mercato, è quindi da
considerarsi soggetto gravitante nell’orbita della pubblica amministrazione.

Cos’è l’attività Un’altra importante definizione, consequenziale rispetto a quella di pubblica


amministrativa? amministrazione, è quella di attività amministrativa.
Essa è l’insieme di atti e comportamenti posti in essere da una pubblica
amministrazione nell’esercizio delle sue funzioni per raggiungere gli interessi
generali della collettività di riferimento, interessi che vengono individuati dagli
organi di indirizzo politico attraverso la legislazione e, in ultima analisi, dalla
stessa Costituzione.
Tali atti possono quindi essere adottati non solo a prescindere da, ma anche contro
la volontà dei soggetti su cui i loro effetti ricadono.
Rispetto ad essi, infatti, l’atto o il comportamento amministrativo è imperativo,
ovverosia dotato di una particolare forza giuridica che lo rende efficace ed
eseguibile nei confronti del destinatario, in forza dell’autoritarietà del soggetto
amministrativo che lo pone in essere. Si è parlato a riguardo dell’esecutorietà
dell’atto amministrativo.

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Principi di rilevanza costituzionale in materia di pubblica amministrazione


La Costituzione dedica espressamente alcune norme alla pubblica
amministrazione, mentre altre si possono desumere implicitamente.
Vi è poi anche una categoria di principi di derivazione comunitaria normalmente
adottati dal nostro sistema.

L’amministrazione per ministeri


Il modello della pubblica amministrazione italiana riflette originariamente quello
napoleonico.
Organizzazione È un’organizzazione della burocrazia per ministeri, che pone a capo di ogni
della pubblica settore amministrativo il ministro competente per materia.
amministrazione Il modello dell’amministrazione per ministeri, caratterizzato da una forte
gerarchia e dalla responsabilità diretta dei ministri per l’attività amministrativa
esercitata nel loro settore, rappresenta il primo modello burocratico dello Stato
italiano, nel quale l’amministrazione statale ministeriale coincide con
l’amministrazione pubblica.
Ben presto, tuttavia, furono introdotte nuove formule organizzative, affiancabili
all’amministrazione per ministeri ma non a questa sovrapponibili.
L’aumento dei compiti statale portò ben presto alla constatazione che
l’amministrazione per ministeri (adatta a compiti ridotti) non era più sufficiente,
ma doveva essere abbinata a forme di amministrazione parastatali, legate allo
Stato e all’Esecutivo, ma estranee e parallele al modello ministeriale.
Ad esse furono affidati i cd. fini secondari dello Stato, ovvero la cura dei servizi
pubblici, l’intervento dell’economia con finalità sociale, la promozione dello
sviluppo economico.

La riserva di legge e il principio di legalità


Tra i vari istituti previsti a tal fine si colloca la riserva di legge relativa dell’art 97
Cost. riguardo all’organizzazione degli uffici pubblici, alle attribuzioni e alle
responsabilità dei funzionari.
In sostanza, il fatto che i poteri amministrativi debbano essere disciplinati con
legge, secondo una riserva quantomeno relativa, vuol dire sottrarre all’arbitrio del
Governo l’organizzazione della pubblica amministrazione.

Vi è poi il tradizionale principio di legalità: l’attività amministrativa non può


svolgersi in contrasto con la legge.
Da tale principio discendono alcune caratteristiche fondamentali dell’attività
amministrativa, come la tipicità e la nominatività dei provvedimenti
amministrativi, per cui l’autorità amministrativa può adottare solo atti previsti
dalla legge e secondo le modalità procedurali ivi prescritte; la conseguente
eccezionalità degli atti atipici o innominati, come le ordinanze di necessità e
urgenza; la discrezionalità amministrativa, per cui la pubblica amministrazione
non è libera di scegliere gli obiettivi da perseguire, ma, dovendo rispettare i limiti
positivi e negativi previsti dal legislatore, mantiene una libertà di giudizio e di
scelta solo nella misura in cui il legislatore gliela concede.

La responsabilità della pubblica amministrazione


Quali sono le La Costituzione italiana responsabilizza i singoli agenti della pubblica
responsabilità amministrazione, prevedendo all’art. 28 Cost. che i funzionari e i dipendenti
della pubblica dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabile sul piano penale,
amministrazione? civile e amministrativo degli atti compiuti in violazione di diritti. Ogni singolo
agente della pubblica amministrazione può essere dunque citato in giudizio per
rispondere di illeciti civili, penali e amministrativi commessi nell’esercizio delle
sue funzioni.
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Pur restando un’organizzazione strumentale del Governo, la pubblica


amministrazione deve essere tutelata da condizionamenti politici che potrebbero
influire negativamente sul suo buon andamento e sulla sua imparzialità. La
responsabilità della pubblica amministrazione serve anche a questo.

La separazione tra politica e amministrazione


Tra dirigenti e ministri non corre un rapporto di gerarchia e l’atto dirigenziale
non è impugnabile dinanzi al ministro con il ricorso gerarchico. Pertanto, gli atti
e i provvedimenti dirigenziali possono essere oggetto solamente di un controllo
di legittimità da parte del ministro.

La responsabilità dirigenziale è quindi l’altra faccia della medaglia


dell’autonomia dell’amministrazione rispetto al potere politico.

Una evidente manifestazione di questo bilanciamento tra autonomia gestionale


della pubblica amministrazione e sottoposizione al potere di indirizzo politico è
la disciplina dello spoils system. Tale istituto, di derivazione anglosassone,
consiste nella possibilità per la nuova maggioranza politica di collocare persone
di propria fiducia nei ruoli apicali della pubblica amministrazione.
Può sembrare una contraddizione rispetto al principio dell’autonomia e della
responsabilità, ma in realtà è attuazione del principio della correlazione fra
attività di indirizzo politico e attività amministrativa. Tuttavia tale sistema è
giustificato solo in quei casi in cui c’è uno contatto tra posizione amministrativa e
vertice politico.

Decentramento e pluralismo amministrativo


La Costituzione rompe anche la perfetta identità tra amministrazione statale e
amministrazione pubblica, consentendo la nascita di vari soggetti amministrativi
pubblici ulteriori rispetto all’amministrazione statale.
La Costituzione accoglie l’obiettivo del “più ampio decentramento
amministrativo”.
In base all’art. 118 Cost. “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni
salvo che, per assicurare l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città
metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà,
differenziazione e adeguatezza”.

Il principio di sussidiarietà nei rapporti tra Stato, regioni e enti locali (cd.
sussidiarietà verticale) prevede che i comuni sono i titolari “naturali” delle
funzioni amministrative.
Un altro tipo di sussidiarietà è quello orizzontale che mira a regolare le capacità
gestionali degli enti pubblici con quelle dei soggetti dell’ordinamento giuridico:
tutti i livelli di governo, dallo Stato ai comuni, debbono infatti favorire
“l’autonomia iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di
attività di interesse generale”.
Tale principio non solo riconosce la capacità dei singoli di perseguire gli interessi
generali, ma impone persino ai soggetti pubblici di non intralciare e anzi
agevolare i soggetti che vogliano autonomamente curare tali interessi.

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I principi relativi al rapporto tra pubblica amministrazione e i soggetti


dell’ordinamento giuridico

Principio di Innanzitutto, il principio di imparzialità sottintende l’obbligo per la pubblica


imparzialità amministrazione di svolgere la propria attività in maniera disinteressata rispetto
alle situazione giuridiche coinvolte dall’azione amministrativa e in maniera
equidistante rispetto ai soggetti interessati (espressamente art 97 comma 2,
implicitamente anche artt 54 comma 2 e 98 comma 1).
Il fine dell’imparzialità è quello di obbligare l’amministrazione, nella
ponderazione degli interessi generali e particolari, a valutare oggettivamente tali
interessi.

In un senso più ampio, peraltro, imparzialità significa non solo e non tanto
equidistanza tra gli interessi in gioco, quanto piuttosto capacità di individuare,
tramite una corretta ponderazione di questi, l’interesse prevalente a cui prestare
tutela e il modo migliore per realizzarla.
Da ciò discendono alcuni principi che si collegano alla nozione di un giusto
procedimento amministrativo, come i principi di pubblicità e trasparenza, e di
partecipazione.

Principio del Il principio del buon andamento, di cui all’art. 97 comma 2, è quello che reca
buon andamento con sè la maggior parte dei principi impliciti, trattandosi di una clausola aperta e
molto generica.
Essa deve quindi essere orientata all’ottimizzazione dei risultati in relazione ai
mezzi utilizzati (principio di economicità), all’adeguamento delle risorse rispetto
agli obiettivi da realizzare (principio di efficienza) e alla capacità di raggiungere
utilmente i risultati richiesti (principio di efficacia).

Divieto di Troviamo poi il divieto di aggravamento del procedimento, per cui la P.A. non
aggravamento del può aggravare il procedimento se non per straordinarie e motivate esigenze
procedimento imposte dall’istruttoria; e il principio di semplificazione, per cui l’azione
amministrativa deve essere condotta secondo regole di snellezza e di celerità che
evitino irrigidimenti e aggravamenti burocratici (autocertificazione, silenzio-
assenso, silenzio devolutivo, denuncia di inizio attività, segnalazione certificata di
inizio attività, conferenze di servizi e accordi di programma etc).

Principi di Vi sono poi i principi di derivazione europea, come la certezza del diritto che si
derivazione collega direttamente al principio del legittimo affidamento e restringendo
europea: certezza l’utilizzabilità della revoca degli atti amministrativi; e il principio di
del diritto, proporzionalità, il quale garantisce che la pubblica amministrazione agisca solo e
legittimo nella misura in cui ritenga necessario intervenire.
affidamento,
proporzionalità 3. Gli atti amministrativi, i vizi e i rimedi

Gli atti della pubblica amministrazione

Gli atti della P.A.: Gli atti di diritto pubblico restano comunque la categoria principale degli atti
adottati da una pubblica amministrazione.
Provvedimenti Tra questi abbiamo i provvedimenti: manifestazioni di volontà aventi rilievo
esterno che sono in grado di determinare effetti giuridici in maniera unilaterale, a
prescindere dal concorso della volontà dei soggetti su cui tali effetti ricadono.
Si tratta dunque di atti imperativi capaci di costituire, modificare o estinguere
situazioni giuridiche soggettive (imperatività del provvedimento).

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Nel caso in cui i destinatari dell’atto non collaborino al raggiungimento degli


effetti da esso prodotto, esso può comunque trovare esecuzione unilateralmente
(esecutorietà del provvedimento). Per evitare che la pubblica amministrazione
abusi di tali poteri e agisca arbitrariamente, il principio di legalità la obbliga ad
utilizzare procedimenti e modelli provvedimenti previsti tipicamente e
nominativamente della legge. I provvedimenti sono quindi solo quel previsti
dall’ordinamento, e ciascuno di essi è funzionale a realizzare un interesse pubblico
specifico (tipicità e nominatività dei provvedimenti).

Provvedimenti Vi sono diversi tipi di provvedimenti:


restrittivi… Innanzitutto abbiamo i provvedimenti restrittivi, che riducono la sfera giuridica
del destinatario, imponendogli obblighi o divieti, oppure limitandone facoltà e
diritti [comandi (es. ordini di demolizione) , divieti (es. circolazione), provvedimenti
ablativi (es. espropriazione)].

… Provvedimenti Speculari a quelli restrittivi, vi sono i provvedimenti ampliativi, che al contrario


ampliativi aumentano la sfera giuridica del destinatario, consentendogli o conferendogli
nuove posizione giuridiche attive [ammissioni (conferimento cittadinanza),
iscrizioni (albi professionali), autorizzazioni (rilascio della patente), concessioni
(uso di un bene demaniale), dispense (es. dal servizio militare)].

Una distinzione particolarmente importante è quella tra le autorizzazioni e le


concessioni, due dei provvedimenti ampliativi che più di frequente interessano i
soggetti dell’ordinamento giuridico.
Con l’autorizzazione si rimuove l’ostacolo all’esercizio di un diritto
(autorizzazione: patente; diritto: diritto di circolazione), con la concessione invece
viene attribuito al richiedente un diritto che originariamente non possiede (uso di
un terreno demaniale)

I provvedimenti amministrativi sono adottati a seguito di un procedimento i cui


passaggi sono ben definiti dalla legge.
Per procedimento amministrativo si intende una sequenza preordinata di atti,
finalizzati a produrre un atto finale, il provvedimento giustappunto.

Gli atti adottati nell’ambito del procedimento sono funzionali all’adozione


dell’atto finale, questi sono definiti atti endoprocedimentali e possono consistere
in manifestazione di conoscenza e giudizio, pareri, osservazioni ecc.

Altri moduli Altri moduli ulteriori (oltre all’atto amministrativo e al provvedimento), sempre
più incoraggiati dal legislatore, si basano sul modello consensuale.
Si tratta dei contratti pubblici e degli atti consensuali che la pubblica
amministrazione può stringere sia con i soggetti dell’ordinamento giuridico che
con altre pubbliche amministrazioni.

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I vizi degli atti amministrativi


Resta ora da analizzare la patologia dell’atto amministrativo, ovvero i casi in cui
l’azione della P.A. si presenti viziata sul piano giuridico.

Perché gli atti I “vizi” degli atti amministrativi conseguenti alla loro contrarietà alla norma
amministrativi previa, sono definiti vizi di legittimità e si distinguono in vizi formali (qualora
possono essere siano violate le norme che disciplinano il procedimento di produzione dell’atto) o
“viziati”? sostanziali (quando si tratti di contrasto con il contenuto della norma previa).
Essi vanno tenuti separati dai vizi di merito che attengono, invece, alla
inopportunità degli atti.
I vizi di legittimità sono di tre tipi: violazione di legge, incompetenza, eccesso di
potere.
La violazione di legge consiste nel mancato rispetto di norme giuridiche
inderogabili (e quindi non solo della legge come atto tipico del Parlamento).

L’incompetenza si verifica quando l’autore dell’atto è diverso da quello a cui


l’ordinamento assegna il potere di emanare l’atto stesso (ci riferimento a un
incompetenza relativa: l’amministrazione è competente, ma non lo è il soggetto-
autore dell’atto (ad esempio un atto di competenza del sindaco che invece è stato
emanato da un dirigente comunale). Nel caso in cui l’incompetenza fosse assoluta
saremmo di fronte a un atto nullo per difetto assoluto di attribuzione.

L’eccesso di potere è un vizio che riguarda la discrezionalità amministrativa. Tale


vizio si può realizzare con modalità diverse da caso a caso, anche se esistono
alcune figure sintomatiche dell’eccesso di potere (travisamento dei fatti,
sviamento di potere, illogicità, disparità di trattamento ecc).

Cosa succede in Infine, occorre distinguere i vizi degli atti amministrativi quanto alle conseguenze
questi casi? che possono produrre: il provvedimento è nullo quando è stato emanato in
violazione delle norme che disciplinano l’esercizio del potere. Questo significa che
i vizi più gravi hanno come conseguenza la nullità dell’atto.

I vizi meno gravi determinano la annullabilità dell’atto (seppur viziato, è efficace


e produttivo di effetti giuridici nell’ordinamento), esso pertanto può essere
rimosso sia dal giudice che dall’amministrazione stessa attraverso il suo
annullamento.

I rimedi contro i vizi degli atti amministrativi: la tutela amministrativa e la tutela


giurisdizionale dei diritti soggettivi e degli interessi legittimi.

Come si può Innanzitutto, la pubblica amministrazione dinanzi ad un proprio atto annullabile


rimediare agli atti può decidere autonomamente di sanare il vizio o di annullare l’atto: tale facoltà si
viziati? chiama autotutela.
Ma, al di là dell’ipotesi dell’autotutela, di fronte ad un atto della pubblica
amministrazione che presenti un vizio esistono due tipi fondamentali di rimedi:
in via amministrativa (cioè facendo valere tali vizi di fronte alla pubblica
amministrazione) ovvero in via giurisdizionale (cioè facendo valere i vizi
dinanzi ad un giudice).

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a) Rimedi in via amministrativa.

1. Il ricorso in opposizione: ha come destinatario l’organo che ha emanato l’atto


e può essere presentato solo nel caso in cui sia previsto espressamente dalla
legge.
2. Il ricorso gerarchico proprio: il soggetto si rivolge all’organo
gerarchicamente superiore a quello che ha emanato l’atto viziato chiedendo di
revocarlo, annullarlo o modificarlo. Tale ricorso è sempre ammesso, a meno
che non sia espressamente escluso dalla legge. Va presentato entro 30 giorni
dal momento in cui il soggetto ne ha avuto conoscenza e si intende respinto
se l’amministrazione non risponde entro 90 giorni (silenzio rigetto).
3. Il ricorso gerarchico improprio: il soggetto si rivolge a un organo investito
di un potere di generica vigilanza. Può essere presentato solo in cui la legge lo
preveda espressamente.
4. Il ricorso straordinario al capo dello Stato: può riguardare solo
provvedimenti definitivi (atti rispetto ai quali non sia più esperibile alcun
altro tipo di ricorso amministrativo) e può avere ad oggetto solo vizi di
legittimità.

b) Rimedi in via giurisdizionale


La seconda strada percorribile è quella della tutela giurisdizionale, attraverso la
quale possono essere fatti valere solo vizi di legittimità degli atti amministrativi.

La Costituzione, nell’affermare la tutela giurisdizionale contro gli atti della


pubblica amministrazione (artt. 103, comma 1 e 113, comma 1), pone una
distinzione tra i tipi di posizione giuridica soggettiva che l’amministrazione può
ledere con il suo atto: interesse legittimo ovvero il diritto soggettivo.

E sulla base di queste diverse posizione vengono ad esistere due diverse


giurisdizioni: la giustizia ordinaria, che si occupa della lesione dei diritti
soggettivi, e la giustizia amministrativa, che si occupa degli interessi legittimi.

L’idea sottostante è che, se l’amministrazione lede un interesse individuale, il


titolare di questo non può rivolgersi al giudice ordinario, che conosce dei diritti,
ma al giudice amministrativo, competente a giudicare della legittimità dell’atto
amministrativo e, nel caso, ad annullarlo.

Cos’è un interesse Il diritto soggettivo è la pretesa di un soggetto che l’ordinamento giuridico


legittimo e in cosa garantisca un bene della vita.
differisce da un Per interesse legittimo, invece, si intende la pretesa che la P.A., quando
diritto? interferisce con l’interesse qualificato di un soggetto privato, agisca rispettando la
legge. L’interesse legittimo è, infatti, la pretesa alla legittimità dell’azione
amministrativa.

Sulla distinzione tra diritto soggettivo e interesse legittimo si fonda il doppio


sistema di tutela giurisdizionale, dove il contenzioso in materia di diritti
soggettivi spetta ai giudici ordinari, mentre quello in materia di interessi legittimi
ricade nella competenza del giudice amministrativo (TAR, Consiglio di Stato).
L’istituzione della doppia giurisdizione, avvenuta con la legge Crispi del 1889,
fu un passo verso un più ampio controllo dell’operato amministrativo.
La Costituzione ha mantenuto tale dualismo, cristallizzando la distinzione diritti/
interessi legittimi negli artt. 24 (diritto di difesa), 103 (giustizia amministrativa) e
113 (tutela giurisdizionale nei confronti degli atti della P.A.).

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Capitolo 11 - Il circuito delle garanzie


Esiste un ambito di scelte che la Costituzione sottrae alle maggioranze politiche,
per affidarlo al “circuito delle garanzie”. Sono l’insieme degli organi indipendenti
dal potere politico e sprovvisti di legittimazione democratica, che agiscono sulla
base di una legittimazione di tipo tecnico-giuridico.
Tali organi, a differenza, di quelli politici, devono ordinariamente motivare le
decisioni che prendono, indicando i vari passaggi logici del ragionamento, in
modo da dimostrare di aver svolto correttamente il proprio ruolo.

Diverse Corte costituzionale, magistratura, Presidente della Repubblica, e anche


garanzie… autorità indipendenti sono alcune tra queste.

La giustizia costituzionale
Definizione, origine e modelli
La Corte La giustizia costituzionale è una forma di garanzia giurisdizionale della rigidità
Costituzionale della Costituzione, ovvero della sua supremazia su tutti gli atti e i comportamenti
dei poteri pubblici.

Garanzia giurisdizionale vuol dire che questa funzione è svolta da un soggetto


estraneo al circuito dell’indirizzo politico.
Cosa fa? Il nucleo centrale della giustizia costituzionale è il controllo giurisdizionale di
costituzionalità delle leggi.

In Italia, il controllo di costituzionalità delle leggi è stato introdotto per la prima


volta nella Costituzione del 1948, ma la giustizia costituzionale ha iniziato
effettivamente a funzionare solo nel 1956.
Il sistema di giustizia costituzionale disciplinato nella Costituzione italiana
rientra nel modello austriaco, in quanto solo la Corte costituzionale può
dichiarare l’incostituzionalità delle leggi.

Su cosa giudica? La Corte Costituzionale giudica (art. 134 Cost):


- sulla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello
Stato e delle regioni;
- sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, tra lo Stato e le regioni e tra
le regioni;
- sulle accuse promosse dal Parlamento in seduta comune contro il PdR;
- ed infine esercita il giudizio di ammissibilità del referendum abrogativo,
secondo la legge cost. n.1/1953

Composizione Un elemento fondamentale, che differenzia la CC dai giudici comuni, attiene alla
sua composizione: essa è composta da quindici giudici, nominato per un terzo
dal PdR, un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme
magistrature ordinaria e amministrativa (tre dalla Corte di cassazione, uno dal
Consiglio di Stato, uno dalla Corte dei conti).
[Per lo svolgimento del giudizio sui reati presidenziali la composizione della corte è
estesa a sedici giudici aggregati, tratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento
ogni nove anni: in questo caso la Corte giudica in “composizione integrata”.]

Durata della Durata della carica di giudice costituzionale: 9 anni (mandato non rinnovabile).
carica Tra i suoi membri la Corte elegge un presidente, che resta in carica per tre anni.

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Il giudizio sulla legittimità costituzionale delle leggi


Le vie d’accesso
Quali sono i tipi Il giudizio di legittimità costituzionale può essere instaurato solo attraverso due vie:
di giudizio sulla la via incidentale e la via principale.
legittimità - Il giudizio in via incidentale si caratterizza per l’importante ruolo svolto dai
costituzionale giudici comuni: una questione di costituzionalità può essere sollevata da un
delle leggi? giudice nel momento in cui deve applicare una legge in un giudizio pendente di
fronte a lui (può sospendere il processo e chiedere l’intervento della CC).
A tal fine deve emanare un ordinanza di rimessione, nella quale deve motivare
l’esistenza della rilevanza e della non manifesta infondatezza della questione di
legittimità costituzionale.
[Per rilevanza della questione di legittimità costituzionale si intende l’applicabilità
del testo normativo che si ritiene incostituzionale nel giudizio innanzi al giudice a
quo]
[Per non manifesta infondatezza si intende l’esistenza di un dubbio ragionevole
circa la costituzionalità della norma]

- Il giudizio in via principale è disciplinato nell’art 127 Cost. e può essere


promosso con ricorso dallo Stato qualora ritenga che una legge regionale ecceda
la competenza della regione, o dalle regioni quando ritengano che una legge
statale invada la loro competenza. La legge deve essere impugnata entro 60gg
dalla pubblicazione.

Le vie d’accesso al giudizio della CC, pertanto, sono “strette”: in Italia è molto più
difficile che in altri paesi sottoporre una questione alla CC (soprattutto perché non
esiste la possibilità di un accesso diretto da parte dei singoli individui; l’individuo
può solamente cercare di instaurare un giudizio di fronte a un giudice comune e
richiedere al giudice di sollevare la questione di legittimità costituzionale, sperando
che questi accetti di farlo).

L’oggetto del giudizio di legittimità costituzionale è costituito dagli atti della cui
illegittimità costituzionale si dubita (tutte le fonti primarie: leggi dello Stato e delle
regioni, decreti-legge e decreti legislativi come si desume dall’art 134 comma 1 Cost,
ma anche leggi costituzionali e di revisione costituzionale solo con riferimento ai
principi supremi).

Fonti escluse dal Sono invece esclusi dal controllo di costituzionalità, i regolamenti governativi, le
controllo di altre fonti secondarie e gli atti amministrativi (essi possono essere disapplicati inter
costituzionalità partes dai giudici ordinari, o annullati, con effetto erga omnes, dai giudici
amministrativi).i

Cos’è il Per parametro si intende la norma della Costituzione che si reputa violata.
parametro? Ovviamente, rientrano nel parametro la Costituzione e le leggi costituzionali,
mentre sono escluse le fonti primarie (ad eccezione delle norme interposte: fonti
primarie che, richiamate dalla Costituzione, ne integrano il contenuto).
[Sono norme interposte la legge-delega, i trattati internazionali (art. 117 comma 1
cost) e le norme europee non self-executing, nonché il referendum abrogativo]

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Le decisioni: tipologia ed effetti


Con quali La Corte costituzionale, al termine del suo giudizio, può pronunciarsi con
strumenti si ordinanza o con sentenza.
pronuncia la CC? [Le ordinanze sono decisioni brevi, motivate sinteticamente, con le quali la Corte
rigetta la questione di legittimità costituzionale senza entrare nel merito,
ritenendo che manchino alcuni requisiti essenziali]
[Le sentenze, invece, sono decisioni più ampiamente motivate. Possono essere di
accoglimento o di rigetto.]
Le sentenze:
- di Con le sentenze di accoglimento la Corte accoglie la questione di legittimità
accoglimento costituzionale, cioè dichiara l’incostituzionalità degli atti normativi sottoposti al
suo giudizio, che vengono annullati. Tali sentenze, sulla base dell’art 136 Cost e
dell’art 30 della legge 87/1953, determinano la perdita di efficacia, erga omnes ed
ex tunc (retroattiva). L’effetto retroattivo delle sentenze di accoglimento, tuttavia,
incontra il limite dei cd. rapporti esauriti (tranne nei casi in cui con la sentenza
passata in giudicato sia stata disposta una pena che comporta la limitazione della
libertà personale; i rapporti esauriti dunque, in questo caso, vengono riaperti,
poiché il valore della libertà personale è considerato prevalente su quello della
certezza del diritto).

- di rigetto Con le sentenze di rigetto, la CC rigetta la questione di legittimità. Gli unici


effetti di questo tipo di sentenza sono inter partes e hanno carattere preclusivo: il
giudice a quo, nello stesso giudizio, non può risollevare la stessa questione. È
invece possibile che lo stesso giudice, in un altro giudizio, risollevi l’ideata
questione, oppure che lo faccia un altro giudice, in un altro grado dello stesso
giudizio.

- interpretative La CC può anche pronunciare decisioni più raffinate delle semplici sentenze,
come le sentenze interpretative: si tratta di sentenze peculiari, che si collocano in
una posizione intermedia tra le sentenze di accoglimento e quelle di rigetto, usate
dalla Corte per pronunciarsi su uno specifico significato normativo della
disposizione oggetto del giudizio. Anche tali sentenze possono essere di
accoglimento (la CC accoglie la questione di legittimità costituzionale con
esclusivo riferimento ad una norma desumibile dalla legge per via interpretativa,
dichiarandola incostituzionali “nella parte in cui prevede…”) o di rigetto, con la
quale la CC rigetta la questione sulla base di una specifica interpretazione della
legge.

“In linea di principio, le leggi non si dichiarano costituzionalmente illegittime


perché è possibile darne interpretazioni incostituzionali, ma perché è impossibile
darne interpretazioni costituzionali”.

- manipolative La Corte inoltre può pronunciare sentenze manipolative: si tratta di sentenze di


accoglimento che non si limitano ad eliminare una norma dall’ordinamento, ma
introducono nuove norme, ritenute costituzionalmente necessarie.
Sono di questo tipo le sentenze additive e le sentenze sostitutive.
[Con le sentenze additive la Corte dichiara l’incostituzionalità di una omissione
legislativa, aggiungendo allo stesso tempo la norma mancante.]
[Con le sentenze sostitutive la Corte dichiara incostituzionale una norma e, nello
stesso momento, colma il vuoto che si viene a determinare, aggiungendo la
norma mancante].

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Le altre competenze: in particolare, i conflitti di attribuzione


I conflitti di Guardando al dato numerico delle decisioni, la seconda competenza della Corte
attribuzione costituzionale è il giudizio sui conflitti di attribuzione.
risolti dalla CC a) Conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato, che ogni singolo giudice è
legittimato a sollevare.
b) Conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni
c) Circa il giudizio sulle accuse promosse contro il PdR, si rinvia a quanto già
detto nel Capitolo IX.
d) Giudizio sull’ammissibilità del referendum abrogativo

La magistratura
I giudici nella tradizione degli ordinamenti di civil law e di common law
La magistratura Nel sistema di civil law ai giudici viene attribuito un ruolo subordinato a quello
nell’ordinamento del potere legislativo: essi, infatti, sono considerati bouche de la poi e hanno
italiano: civil law soltanto la funzione di applicare la legge ai casi concreti. Le loro decisioni servono
a risolvere le singole controversie e non creano vincoli nei confronti degli altri
giudici: i precedenti giudiziari, cioè, non sono vincolanti.

Common law Nel sistema di common law, invece, i giudici non si limitano ad applicare
meccanicamente la legge alle singole fattispecie concrete, ma, attraverso
l’interpretazione, la innovano (“judge makes law”. Le pronunce così adottate sono
vincolanti nei confronti degli altri giudici, che hanno l’obbligo di conformarsi al
loro contenuto quando decidono casi analoghi. Negli ordinamenti di common
law, dunque, le decisioni dei giudici finiscono per configurarsi come fonti del
diritto.

I principi costituzionali sulla magistratura e la giurisdizione


Iniziando dal punto di vista dei soggetti dell’ordinamento, l’art. 24 Cost. stabilisce
che il diritto di difesa è inviolabile in ogni stato e grado del giudizio. Nella stessa
disposizione si afferma che sono garantiti ai non abbienti i mezzi per agire e
difendersi in giudizio.

“Giusto processo”: espressione che deriva dalla Convenzione europea dei diritti
dell’uomo e che sintetizza il significato dell’intero art. 111 Cost.
Secondo tale disposizione, il processo si svolge sulla base del principio del
contraddittorio tra le parti.

Un altro importante principio si rinviene nell’art. 25 Cost, per cui “nessuno può
essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”. Si tratta del principio
della precostituzione del giudice, in base al quale il giudice competente a
risolvere una controversia deve essere stato determinato prima che sia avvenuto il
fatto dal quale essa ha avuto origine.

L’autonomia e Tra i principi più rilevanti in tema di esercizio della funzione giurisdizionale vi
l’indipendenza sono l’autonomia e l’indipendenza art 104, comma 1 Cost. secondo il quale “La
della magistratura magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”
e dall’art 101 comma 2 Cost, il quale stabilisce che “I giudici sono soggetti
soltanto alla legge”.
La posizione dei giudici è protetta sia cercando di evitare possibilità di influenza e
di controllo all’interno dello stesso potere giudiziario (indipendenza interna), sia
escludendo interferenze di altri poteri dello Stato (indipendenza esterna).

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L’indipendenza L’indipendenza interna riguarda, da una parte, l’organizzazione della


interna magistratura (non gerarchica) e, dall’altra, il modo di funzionare della stessa (I
magistrati si distinguono tra loro solo per diversità di funzioni, art. 107 comma 3
Cost.)

L’indipendenza L’indipendenza esterna riguarda i rapporti tra il potere giudiziario e gli altri
esterna poteri dello Stato (art. 104 Cost.). Il meccanismo principale di garanzia di tale
forma di indipendenza è il Consiglio superiore della magistratura (art. 104 e
105 Cost).
[Il CSM: Il CSM è l’organo istituito per garantire l’autonomia e l’indipendenza della
composizione magistratura. Oggi, dunque, il CSM è composto da ventisette membri. I membri
di diritto, come stabilisce l’art. 104 comma 2 Cost, sono il PdR — che lo presiede
— il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione. Gli altri
componenti sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra giudici,
pubblici ministeri e magistrati della corte di cassazione e per un terzo dal
Parlamento in seduta comune. I membri elettivi del CSM durano in carica
quattro anni e non sono immediatamente rieleggibili.
ruolo Il CSM adotta tutte le decisioni relative alla carriera e allo status dei magistrati:
in particolare, le funzioni del Consiglio (art. 105 Cost) riguardano le assunzioni,
le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei
loro confronti.

partecipazione Tuttavia, per evitare un’eccessiva autoreferenzialità del potere giudiziario, il


del ministro della procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati prevede la partecipazione,
giustizia] oltre che del CSM, anche del ministro della giustizia: infatti, quest’ultimo
promuove l’azione; il procedimento è avviato dalla sezione disciplinare del CSM;
mentre la decisione finale è assunta dall’intero Consiglio.

Come si accede Inoltre, l’ordinamento predispone altri meccanismi che garantiscono


alla carriera l’indipendenza esterna della magistratura (art. 106 Cost: si può accedere alla
giudiziaria? carriera giudiziaria solo in seguito ad un concorso pubblico).

L’art. 92 comma 2 Cost prevede la possibilità che siano introdotte limitazioni al


diritto dei magistrati di iscriversi a partiti politici.

Giudici ordinari e giudici speciali


I giudici ordinari: Sono giudici ordinari i tribunali, le Corti d’appello e la Corte di cassazione: essi
possono esercitare funzioni civili o penali e giudicano sulla lesione dei diritti
soggettivi.
Tribunali - I tribunali svolgono funzioni giurisdizionali civili o penali di primo grado. Il
nostro sistema giudiziario, infatti, si basa sul meccanismo del doppio grado di
giudizio. Le sentenze dei tribunali, se non impugnate entro i termini stabiliti
dalla legge, diventano definitive e acquistano forza di giudicato.
Corti d’appello - Le Corti d’appello sono organi giurisdizionali collegiali, di secondo grado,
competente a giudicare sui ricorsi proposti contro le sentenze dei tribunali. .
Contro le sentenze delle Corti di appello è possibile fare ricorso alla Corte di
cassazione.
Corte di - La Corte di cassazione è l’organo giudiziario di vertice dell’ordinamento
cassazione italiano: le sue sentenze sono definitive e contro di esse non è ammesso alcun
ricorso ulteriore.
Le sue funzioni principali si distinguono in impugnatoria e nomofilattica.

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Le funzioni della Le funzioni principali della Corte di cassazione si distinguono in impugnatoria e


Cassazione nomofilattica.
Quanto alla prima funzione, la Corte giudica, come anticipato, sui ricorsi
provenienti dalle Corti di appello. Tuttavia, nell’esercizio di tale funzione la Corte
non svolge un terzo grado di giudizio, ma effettua un giudizio di legittimità: si
limita a verificare, nelle sentenze delle Corti di appello, l’esatta interpretazione e
applicazione del diritto.
Quanto alla seconda funzione, essa assicura l’uniforme interpretazione della legge
e l’unità del diritto oggettivo nazionale.

A tribunali, Corti di appello e Corte di cassazione si aggiungono i


- giudici di pace: si tratta di magistrati onorari, che si distinguono dai magistrati
di carriera in quanto non accedono alla funzione giurisdizionale mediante
concorso pubblico.

Divieto di L’art. 102 comma 2 Cost. stabilisce poi il divieto di istituire giudici straordinari
istituzione di o giudici speciali. Ad ogni modo, la Costituzione ammette l’esistenza di quelli
giudici speciali (a previsti dallo stesso testo costituzionale.
parte quelli
previsti dalla I giudici speciali sono quei giudici che non fanno parte dell’ordinamento
Cost) giudiziario: essi sono i tribunali amministrativi regionali (art. 125 Cost.), il
Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e i tribunali militari in tempo di pace (art.
Giudici speciali: 103 Cost)
[I TAR e il Consiglio di Stato esercitano le funzioni di giustizia amministrativa:
TAR contro le decisioni dei TAR, cioè, è ammesso il ricorso al Consiglio di Stato.]
Consiglio di Stato [La Corte dei conti è un organo giurisdizionale competente nelle materie di
Corte dei Conti contabilità pubblica e nelle altre specificate dalla legge (art. 103 comma 2 Cost).]
[I Tribunali militari in tempo di pace hanno giurisdizione per i reati militari
Tribunali militari commessi da appartenenti alle forze armate (art 103 comma 3 Cost)]

Profili evolutivi del ruolo del giudice nello Stato contemporaneo


La magistratura è passata da essere custode della legge, cioè organo di mera
applicazione delle leggi, subordinato a Parlamento e Governo, come nello Stato
liberale, a custode dei diritti, ovvero organo finalizzato al riconoscimento dei
diritti costituzionali dei cittadini.

Il pubblico ministero
In base all’art 112 Cost, il pubblico ministero esercita l’azione penale, ovvero
Il Pubblico adotta gli atti dai quali prende avvio il processo penale.
Ministero Il PM è tenuto ad esercitare tale azione ogni qual volta egli venga a conoscenza di
Cosa fa? una notizia di reato (principio della obbligatorietà dell’azione penale).
L’esercizio dell’azione penale costituisce la funzione principale non esclusiva del
pubblico ministero: egli, infatti, può essere definito come un magistrato che
vigila sull’osservanza della legge, sulla pronta e regolare amministrazione della
giustizia, sulla tutela dei diritti dello Stato, delle persone giuridiche e degli
incapaci e fa eseguire i giudicati e ogni altro provvedimento del giudice.
Art 107 comma 3: “Il pubblico ministero gode delle garanzie stabilite nei suoi
riguardi dalle norme sull’ordinamento giudiziario”.
Art 108 comma 2 prevede che ne debba essere assicurata l’indipendenza.

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Le autorità indipendenti
Definizione
Cosa sono le Le autorità indipendenti sono organi statali che, in condizioni di autonomia
autorità rispetto agli altri poteri pubblici e nel rispetto dei principi di neutralità e
indipendenti e di imparzialità, svolgono un ruolo di garanzia di alcuni diritti fondamentali ovvero
cosa si occupano? di regolazione di settori legati alle libertà economiche.

Le autorità indipendenti sono una realtà istituzionale che non trova, per ora,
spazio nella Costituzione.
La previsione costituzionale manca anche perché la principale spinta alla
creazione di queste autorità è emersa piuttosto di recente, legata alla necessità di
regolare i processi di liberalizzazione del mercato avviati negli anni Novanta.

Lo Stato, dunque, ha visto progressivamente mutare il proprio ruolo da attore


economico ad arbitro del sistema.

Ecco perché il legislatore ha ritenuto opportuno affidare questo compito di


garanzia non al potere esecutivo né al potere giudiziario, quanto ad organismi
indipendenti che potessero assicurare meglio il corretto svolgimento di questo
ruolo arbitrale di garanzia.

Il TAR Lombardia afferma “in termini generali, si definiscono autorità


indipendenti i corpi amministrativi dotati di particolari competenze tecniche
preposti alla cura di interessi ordinamenti “sensibili” che abbisognano
dell’apporto qualificato di organismi muniti di una particolare posizione di
terzietà”.

Quali sono le loro Le caratteristiche delle autorità indipendenti


caratteristiche? Abbiamo detto che le autorità indipendenti sono:
a) Organi di natura amministrativa, poiché la loro funzione consiste nel
“provvedere” al corretto svolgimento di taluni diritti e libertà, specialmente di
natura economica. Per esercitare tale funzione, le autorità non solo sono, in
vario grado, dotate di poteri amministrativi, ma anche di poteri normativi e
quasi-giurisdizionali. Spesso possono conoscere dei reclami e ricorsi,
risolvere controversie e irrogare sanzioni nelle materie di loro competenza.
Tuttavia, sia le funzioni normative che quelle paragiurisdizionali rientrano
pur sempre nell’esercizio di attività amministrative, cioè sono assoggettate al
principio di legalità. Una prova ulteriore che si tratti di autorità
amministrative, per quanto speciali, è la loro sottoposizione alla verifica
contabile della Corte dei Conti.
b) Indipendenti rispetto al Governo. Tale indipendenza è garantita i) dalle
modalità di nomina: selezione di soggetti particolarmente qualificati; ii) dalle
modalità di decadenza, che prevedono un esercizio a termine del mandato
con rigide incompatibilità e divieti di riconferma; iii) dall’autonomia rispetto
alle direttive del Governo nell’esercizio del mandato; iv) dall’autonomia
contabile e organizzativa
c) Neutrali e imparziali rispetto ai consociati
d) Necessarie allo svolgimento di un ruolo di garanzia di diritti legati
prevalentemente alla libertà economica.

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Le principali Le principali autorità indipendenti:


autorità Banca d’Italia — Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) —
indipendenti Istituto per la vigilanza sulle assicurazione (IVASS) — Autorità garante per la
concorrenza e il mercato (Antritrust) — Autorità per l’energia elettrica e il gas
(AEEG) — Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) — Autorità
per la vigilanza sui lavori pubblici — Commissione di garanzia per l’attuazione
della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali — il Garante per la
protezione dei dati personali (Garante della Privacy).

- Banca d’Italia: deve assicurare la correttezza delle operazioni bancarie


- CONSOB: deve assicurare la correttezza delle operazione nel mercato
mobiliare
- IVASS: deve garantire la correttezza delle operazioni sul mercato assicurativo,
ma in un’ottica di più stretto collegamento con la vigilanza bancaria
- Antitrust: deve assicurare il rispetto delle regole della concorrenza nel libero
mercato dei beni e servizi, salvo che tale concorrenza per alcuni settori
specifici non sia già assegnata ad altra autorità (AGCOM, CONSOB ecc)
- AEEG e AGCOM: devono assicurare il rispetto delle regole rispettivamente nel
mercato della fornitura di gas e energia elettrica e nel mercato delle
telecomunicazione, dell’audiovisivo e dell’informazione
- Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi
pubblici essenziali: deve assicurare la fornitura dei servizi pubblici essenziali in
caso di sciopero
- Garante della Privacy: deve assicurare la correttezza del trattamento dei dati
personali, che nell’attuale società dell’informazione e dell’informatica ha
acquisito il carattere di diritto individuale.
- Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici: deve assicurare il rispetto dei
criteri di efficienza e di efficacia negli appalti pubblici, secondo procedure
improntate a tempestività, trasparenza e correttezza, nel rispetto del diritto
europeo e della libera concorrenza tra gli operatori.

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