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Riassunto Storia internazionale. Dal 1919 ad oggi Varsori

Storia delle relazioni internazionali (Università di Pisa)

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Storia Internazionale dal 1919 ad oggi - Varsori


Capitolo 1 – i tentativi di creazione di un nuovo sistema internazionale
1. La conferenza della pace di Parigi e le sue immediate conseguenze in Europa.
Prima guerra mondiale: propaganda = strumento fondamentale nella conduzione della guerra, attraverso cui
costruire un'immagine negativa del nemico per convincere sia i soldati, sia civili a sopportare enormi sforzi e
sacrifici. Il conflitto servì da detonatore di contraddizioni interne e favorì la crisi e il crollo di nazioni come
l'impero austroungarico, quello zarista e quello ottomano.
La Francia, entrata in guerra per ottenere la rivincita sull'avversario nel 1870, non poteva più accontentarsi
della restituzione di Alsazia e Lorena, ma mirava ad eliminare definitivamente il nemico tedesco, rafforzare i
propri interessi imperiali in Africa, a danno della Germania e nel vicino oriente, a scapito dell'impero
ottomano. Gran Bretagna, in apparenza entrata in guerra per difendere l'indipendenza del Belgio, ma in realtà
per impedire l'egemonia tedesca sul continente europeo, rafforzare e ampliare le strutture del proprio impero
in Africa, medio oriente e Asia. Solo l'Italia voleva acquisire nuovi territori e rafforzamento della propria
influenza su Adriatico e Balcani. Gli Stati Uniti: Non vi erano parenti aspirazioni a conquiste territoriali, era
stato l'apparato economico e industriale statunitense a far pendere il piatto della bilancia a favore dell'intesa. Il
presidente Wilson consapevole della capacità del suo paese di spingere tutti gli attori internazionali ad
accettare un nuovo sistema delle relazioni internazionali basato su concetti generali = affermazione del
principio di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli, rinuncia ad ingrandimenti territoriali e fine della
diplomazia segreta. Altro progetto globale: quello bolscevico, anch'esso prometteva un nuovo sistema
internazionale basato su pace e giustizia, ma tutto ciò sarebbe stato l'esito di un processo rivoluzionario
violento al cui centro non vi era l'azione degli Stati, ma l'iniziativa della classe operaia.
La fine del conflitto fu determinata dalla rapido disgregarsi dell'impero asburgico di fronte alle richieste di
indipendenza delle varie nazionalità e dalle sconfitte subite dalle forze turche, ma la Germania era sull'orlo
del tracollo.
I vincitori riunitisi a Parigi nel Concilio dei 4: Primo ministro inglese Lloyd George, presidente del consiglio
francese Clemenceau, presidente Usa Wilson e il presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando.
Le personalità, gli obiettivi e i limiti dei quattro leader furono centrali nel determinare l'esito delle trattative di
pace. Orlando: un liberale con scarsa esperienza in politica estera. Agli sconfitti non concessa alcuna voce in
capitolo ed essi si dovettero limitare ad accettare quanto stabilito dai quattro.
Trattato di pace con la Germania→ le autorità francesi, che avevano aspirato a distruggere l'unità tedesca,
compresero che né Wilson, né George avrebbero osato mettere in discussione il processo di unificazione
tedesca e che la Germania era uscita sconfitta ma non distrutta dal conflitto. Alsazia e Lorena vennero
retrocesse, e non cedute, alla Francia. La Germania perse importanti territori ad est a favore del nuovo Stato
polacco. La Germania rinunciava al 12% della sua popolazione, al 16% della produzione di carbone e al 48%
di quella di ferro. Doveva accettare la sopravvivenza dello Stato tedesco, ancora forte dal punto di vista
demografico ed economico, la Francia tentò l'ottenimento di dure clausole militari ed economico finanziarie:
Riduzione dell'esercito tedesco a 100,000 uomini, eliminazione dello stato maggiore, proibizione degli
armamenti offensivi. Aspetti economici: dure riparazioni, esse si legavano al concetto di responsabilità della
Germania nello scatenamento del conflitto.
Da parte tedesca non si accettò di essere indicati come gli unici artefici della guerra, che in Germania veniva
considerata l'esito di una serie di fattori convergenti, all'origine dei quali anche le potenze dell'intesa avevano
colpe. La situazione avvenne in un clima interno teso e confuso caratterizzato dalla difficile nascita della
Repubblica di Weimar. La gran parte dei tedeschi ritenne di trovarsi di fronte ad un trattato punitivo. Vi erano
le premesse perché gli sconfitti cercassero di liberarsi dai condizionamenti imposti dal documento.
Vennero firmati i trattati con le altre potenze sconfitte: Saint-Germain-en-Laye con l'Austria, Neuilly con la
Bulgaria, Trianon con Ungheria e Sevres con la Turchia.
I trattati di Saint Germain e del Trianon tentavano di risolvere la questione complessa dettata dalla sconfitta
della monarchia asburgica e dalla dissoluzione dell'impero austroungarico. Diverso fu l'atteggiamento nei
confronti della nuova realtà tra gruppi dirigenti e le opinioni pubbliche austriaci da una parte, ungheresi
dall'altra. I primi accettarono in maniera remissiva la nuova condizione. Quanto all'Ungheria, il trattato del
Trianon viene vissuto come una profonda ingiustizia e la sua revisione divenne immediatamente l'obiettivo
primo della politica estera di Budapest, significative minoranze ungheresi venivano inglobate in altri paesi.
Sulle rovine dell'impero nascevano nuovi stati: Cecoslovacchia. → la Francia aveva visto nella creazione di
uno Stato cecoslovacco un utile baluardo nei riguardi della restaurazione asburgica e della nascita di un forte

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Stato tedesco. L'instaurazione di un sistema di democrazia liberale nel contesto di un paese relativamente
avanzato sul piano economico e sociale, il nuovo Stato era però condizionato dalla presenza al suo interno di
forti minoranze.
Rinasceva uno Stato polacco, le decisioni prese a Versailles erano state fortemente contestate da Berlino,
perché porti comunità di lingua tedesca vennero assegnate al controllo polacco e pur di assicurare allo Stato
polacco uno sbocco al mare, i vincitori crearono un corridoio che avrebbe separato fisicamente la Prussia
orientale dal resto della Germania. Ad Est la situazione fu ancora più complessa perché i territori acquisiti
dalla Polonia a danno dell'impero zarista furono l'esito dapprima del disfacimento della Russia, poi di una
guerra tra Varsavia e il governo bolscevico. La pace di riga 1921 si concluse con una soluzione favorevole
alla Polonia, il confine con la Russia bolscevica venne stabilito ad est della linea Curzon (pace di Parigi).
La dissoluzione dell'impero russo e la conseguente guerra civile concorsero a creare una nuova situazione e
nuovi stati: Finlandia e tre Stati baltici = paesi deboli, mira i più potenti vicini.
Nascita dello Stato jugoslavo si scontrò con i progetti italiani, dopo l'armistizio le forze italiane occuparono
parte dei territori che l'accordo concluso nel 1915 aveva segnato all'Italia. I territori occupati dall'Italia erano
abitati da forti minoranze di lingua slava, rivendicati dal nuovo Stato jugoslavo. Quest'ultimo trovava, in base
ai principi di nazionalità e di autodeterminazione, un sostenitore delle proprie richieste del presidente
americano Wilson. La questione adriatica fu affrontata nel 1919 a Parigi finendo con il determinare una
situazione di stallo: da un lato l'Italia gli chiedeva quanto previsto nel patto di Londra, un mandato l'Albania e
fiume, dall'altro Wilson riteneva che l'Italia dovesse moderare le sue richieste chiedendo una parte dei territori
alla Jugoslavia. Inglesi e francesi non erano interessati al problema. La delegazione italiana ritenne di poter
portare la mano e si ritirò dalla conferenza, la quale al contrario non interruppe i suoi lavori. Così la
delegazione italiana costretta a tornare a Parigi in una posizione più debole. Il confine orientale venne definito
grazie al trattato italo jugoslavo di Rapallo, con il quale l'Italia rinunciava alla Dalmazia, ma manteneva la
sovranità su Zara e Fiume sarebbe stata internazionalizzata.
L'Albania era uscita libera dalla fine della guerra.
Il nuovo quadro europeo appariva caratterizzato da incognite e problemi irrisolti: gran parte dei nuovi Stati
nati dalla crisi degli imperi centrali e dalla Russia zarista si rivelò debole dal punto di vista politico ed
economico. A gestire questa difficile situazione era chiamata la nuova società delle nazioni.

2. Il nuovo assetto internazionale al di fuori dell'Europa.


Problema di cosa fare dei possedimenti coloniali tedeschi e di gran parte dell'impero ottomano. La soluzione
trovata attraverso l'istituzione nel quadro della Società delle nazioni di mandati affidati ad alcune potenze
vincitrici con l'obiettivo di accompagnare quei territori verso una futura indipendenza: trasformazione dei
mandati in protettorati.
Il Giappone ottenne le isole Marianne, Marshall, Palau, Colonia di Kiao Ciao e Shandong in Cina. L'Australia
ottenne la parte tedesca della Nuova Guinea. All'eliminazione della presenza tedesca in Cina e nel Pacifico,
faceva da contrappeso l'espansione del Giappone. Questa evoluzione si occupò le autorità americane che fino
a questo momento cominciavano a considerare il Giappone un pericoloso concorrente. Gli Usa si posero
come obiettivo quello di limitare la crescita dell'influenza nipponica, raggiunto nella conferenza di
Washington 1921 = mantenimento dello status quo nel Pacifico, principio della politica della porta aperta nei
confronti della Cina, restituzione dello Shandong alla Cina. Da questo momento Tokio avrebbe considerato
gli Stati Uniti come i principali avversari delle proprie ambizioni di espansione.
Quanto alle colonie tedesche in Africa: alla Gran Bretagna toccò il Tanganika, al sud Africa = la Namibia,
Togo e Camerun vennero spartiti tra Gran Bretagna e Francia, al Belgio andò il Ruanda-Urundi.
Sistemazione dei territori dell'impero ottomano.→ Nel 1800 Londra aveva mirato a salvaguardare la
sopravvivenza dell'impero ottomano, considerato un baluardo nei confronti dell'espansionismo russo, ma alla
vigilia della prima guerra mondiale→ acuirsi della crisi interna. Governo ottomano→ progressivo
avvicinamento alla Germania. Le autorità britanniche, si erano avvicinate alla Russia e valutarono questi
mutamenti come uno stimolo a considerare l'impero ottomano un nemico e la sua disgregazione
un'opportunità per un ulteriore rafforzamento della presenza imperiale. Nella penisola arabica, gli inglesi
decisero di sfruttare le ostilità nei confronti del dominio ottomano delle locali tribù arabe al fine di creare
problemi alle autorità turche. → fomentare la rivolta araba contro la presenza turca.
Intesa raggiunta nel 1316 tra inglesi e francesi per la spartizione dell'impero ottomano alla fine del conflitto,
accordo Sykes-Picot = alla Gran Bretagna sarebbe andato il controllo sulla Palestina e sulla Mesopotamia,
alla Francia quello sui futuri Siria e Libano, alla Russia una sfera di influenza sull'Armenia.
La questione sul futuro di parte dell'impero ottomano viene affrontata a Sanremo nel 1920, in questa sede fu
confermata la sostanza degli accordi Sykes-Picot. La definizione dei confini dei nuovi mandati era avvenuta

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sulla base di considerazioni strategiche e militari, che non tenevano conto delle complessità etniche e
religiose dell'intera area.
A seguito delle sconfitte militari subite in Palestina, nel 1918 le autorità dell'Impero ottomano avevano siglato
l'armistizio di Mudros; la Turchia subiva una serie di gravi umiliazioni. L'umiliazione subita, l'arrendevolezza
dell'ultimo sultano nei confronti degli alleati e dei miei spartizione dell'Anatolia fecero da detonatore ad un
processo rivoluzionario. Alla guida della rinascita turca si pose Mustafa Kemal: Obiettivi= fine del governo
dell'impero ottomano, abolizione del sultanato e difesa dell'indipendenza dei territori di tutta la penisola
anatolica. Di fronte all'emergere del movimento Kemalista la Francia e l'Italia assunsero un atteggiamento
cauto. Ben diverso l'atteggiamento della Gran Bretagna e della Grecia. Fu nei confronti dell'ex impero
ottomano che si appuntarono le mire elleniche. → creazione di una grande Grecia, estesa agli stretti con
Costantinopoli e coste dell'Asia minore. Sbarco di truppe greche a Smirne ma la posizione di Kemal si era
rafforzata a seguito di un accordo con il governo bolscevico. Kemal rivolse la sua attenzione contro i greci
che furono ripetutamente sconfitti. I rapporti tra la nuova repubblica turca, ispirata al pensiero laico e
nazionalista e le potenze alleate vennero definiti con il trattato di Losanna nel 1923. Inglesi, francesi e italiani
rinunciavano alle loro mire sulla penisola anatolica, ben più gravi furono le conseguenze per la Grecia (perse
territori), della Grecia ciò rappresentò un grave trauma.

3. La politica esecuzionista e i suoi limiti.


La Germania restava potenzialmente minacciosa, a causa sia della sua forza economica, sia nella sua realtà
demografica, sia della determinazione dell'opinione pubblica di rifiutare l'esito del conflitto. La Francia non si
sentiva in grado da sola di fronteggiare la rinascita della Germania e per questo motivo aveva favorito la
nascita o l'ingrandimento di una serie di nazioni che potessero rappresentare un baluardo nei confronti delle
possibili rivendicazioni tedesche: Polonia e Cecoslovacchia. Nel 1920 Praga, Belgrado e Bucarest siglavano
un accordo difensivo dando origine a un'alleanza, la piccola intesa destinata a difendere i loro interessi.
La Francia aveva richiesto che il trattato di pace con la Germania implicasse un'alleanza con gli altri due
vincitori, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, ma venne meno sia la garanzia americana sia quella britannica.
La questione dell'ammontare delle riparazioni viene definita nel 1920-21 e si decise che la Germania avrebbe
dovuto pagare ai vincitori 132 miliardi di marchi oro, di cui il 52% sarebbe andato alla Francia. Il pagamento
si sarebbe esteso per trent'anni e ciò significava condizionare per un lungo periodo l'economia tedesca. Nel
corso del conflitto la Francia aveva negoziato vari prestiti concessi sia dall'Inghilterra sia dagli Stati Uniti. Da
parte francese si sostenne che Parisi avrebbe fatto fronte alle obbligazioni finanziarie contratte negli Stati
Uniti nella misura in cui la Germania avrebbe pagato le riparazioni. Negli Stati Uniti per compiacere
un'opinione pubblica delusa dall'ingratitudine europea, aveva operato una scelta isolazionista dal punto di
vista politico. Si era convinti che il volano della ripresa economica europea fosse rappresentato dalla
Germania; le riparazioni erano dunque un'evidente ostacolo alla crescita del sistema economico
internazionale. Le preoccupazioni Usa erano condivise dagli inglesi.
Repubblica democratica di Wagner era percepita come un sistema politico inefficace e l'opinione tedesca la
identificava con l'umiliazione subita dalla nazione ad opera dei vincitori. La Germania era chiamata a dover
pagare ingenti e riparazioni e una responsabilità che gran parte dei tedeschi ritenevano non potesse essere
addossata solo all'impero tedesco.
L'altra nazione e si era cercato di porre dietro un cordone sanitario e alla Russia bolscevica. Non mancava la
speranza che i bolscevichi riaprissero il grande mercato russo agli investimenti occidentali. Lenin ritenne che
la Russia comunista dovesse temporaneamente aprire un canale di dialogo con le potenze capitaliste, Lenin
era consapevole che il suo regime necessitava di un periodo di pace e di stabilità.
1922 venne convocata a Genova dai vincitori una conferenza internazionale, al centro della quale vi era la
questione delle riparazioni e dei debiti. L'incontro si risolse in un fallimento sia per la rigidità francese, sia per
la scarsa volontà dei bolscevichi di far fronte agli obblighi contratti dal governo zarista. Ai margini della
conferenza di fu un importante risultato determinato da un accordo raggiunto a Rapallo fra la delegazione
tedesca e quella russa. Il trattato siglato fra le due nazioni poneva fine a qualsiasi contenzioso e richiesta di
carattere economico e i due paesi si riconoscevano reciprocamente, aveva inizio una collaborazione segreta di
carattere militare tra di essi. Restava aperta la questione delle riparazioni: il governo tedesco aveva fatto
presente la difficoltà di far fronte alle richieste alleate. Su tale posizione influiva la grave situazione
economica del paese e vi era la speranza che fosse possibile negoziare condizioni meno onerose. 1922-23:
processo inflazionistico, il valore del marco tese a deprezzarsi sempre più rapidamente ed a trasformare la
valuta tedesca in carta senza valore. Fu in questo clima che alla fine del 1922 Berlino dichiarò la propria
impossibilità ad onorare una rata delle riparazioni. La reazione della Francia fu dura. La questione venne
esaminata dalla commissione interalleata sulle riparazioni e la delegazione francese fu in grado di far

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dichiarare l'inadempimento tedesco e la necessità di una reazione immediata e completa. Le autorità francesi
decisero di attuare la politica del pegno produttivo: se la Germania non era disposta ad onorare gli impegni
presi a Versailles, la Francia avrebbe ottenuto con la forza quanto le spettava. 1923 truppe francesi
procedevano all'occupazione militare del territorio della Ruhr, cuore industriale della Germania, con
l'intenzione di prelevare dalla produzione carbonifera e industriale quanto dovuto in base agli accordi sulle
riparazioni. La decisione di Parigi, che inizialmente godette del sostegno dell'opinione pubblica, si tradusse in
un rapido peggioramento della situazione internazionale. Il governo tedesco non ritenne di reagire con l'uso
della forza, ma ricorse ad una politica di resistenza passiva: i lavoratori dei grandi impianti della Ruhr non si
presentarono al lavoro, bloccando la produzione. Il venir meno della produzione, nonché la decisione di
Berlino di coprire i salari dei lavoratori tedeschi che non collaboravano con i francesi rappresentavano un
ulteriore colpo all'economia tedesca. Nuovo cancelliere Stresemann si rendeva conto dell'impossibilità di
proseguire nella politica di resistenza passiva. L'azione perseguitati nella Ruhr, unita alla crisi economica
aveva finito con il fare il gioco della destra nazionalista (putsch di Monaco di Hitler).
Non tutto il mondo politico francese, in particolare la sinistra, si riconosceva nella dura politica esecuzionista
del governo conservatore; inoltre la situazione economica interna non sembrava aver tratto vantaggio dallo
sfruttamento delle risorse della Ruhr, scelta che continuava ad essere considerata con sfavore da Gran
Bretagna e Usa. Si era costituito un comitato di esperti nominato dalla commissione per le riparazioni, alla cui
guida era Dawes. 1924 il comitato Dawes aveva concluso i suoi lavori presentando un piano destinato a
rivedere quanto previsto dal trattato di pace e dalle conferenze successive. Si riconosceva l'unità economica
della Germania, quanto all'ammontare delle riparazioni, esso non mutava, ma si prevedeva un progressivo
innalzamento delle rate annuali che Berlino avrebbe dovuto versare ai vincitori in base al miglioramento delle
condizioni dell'economia tedesca.
Accettazione da parte di tutte le parti in causa del piano Dawes. Aveva così termine l'occupazione della Ruhr
e la Francia accettava una parziale evacuazione dei territori renani. Questa importante evoluzione da un lato
favoriva la rapida stabilizzazione monetaria avviata dalla Germania e la fine del processo inflazionistico,
dall'altro apriva la strada ad una serie di importanti prestiti da parte di gruppi finanziari americani al governo
ed ai principali attori economici tedeschi: l'economia della Germania si rimetteva così in moto.

4. Il riavvicinamento franco-tedesco e l'illusione della sicurezza collettiva.


Sentimenti pacifisti negli anni 20. l'apparente superamento delle più gravi contraddizioni nate dalla creazione
dell'ordine di Versailles fu in parte dovuto all'evoluzione della situazione economica internazionale. Gli Stati
Uniti erano usciti dal conflitto dotati di capitali da investire all'estero, forte e all'attenzione americana verso il
futuro economico del vecchio continente. Gli investimenti d'oltreoceano, uniti alla riforma del marco,
all'evacuazione della Ruhr e al miglioramento del clima internazionale, furono tra i fattori che favorivano dal
1924 la rapida ripresa dell'economia tedesca. Minori furono le conseguenze positive sull'economia di altre
nazioni, dell'Inghilterra e Francia.
Il contesto politico in questi anni fu caratterizzato da una progressivo consolidamento della Società delle
nazioni e del suo ruolo come garante della pace internazionale. Nonostante le speranze riposte da molti della
società, essa fin dall'inizio aveva mostrato una serie di limiti = assenza di qualsiasi strumento efficace che
consentisse alla Società delle nazioni di imporre il rispetto dei principi del diritto internazionale; assenza di
alcuni importanti attori internazionali. La società sembrò dunque caratterizzarsi come strumento della politica
perseguita dei vincitori.
Era evidente che la società avrebbe potuto svolgere un ruolo significativo solo se vi fosse stato 1+ generale
miglioramento del clima internazionale ed essa non fosse identificata solo con gli interessi e le maggiori
potenze vincitrici. Accordi di Locano: definizione delle frontiere tedesche, la Germania rinuncia a qualsiasi
pretesa sull'Alsazia e Lorena, a sua volta però la Francia accettava il principio dell'unità dello Stato tedesco.
Questo accordo sulle frontiere era garantito da due potenze esterne, la Gran Bretagna e l'Italia. Quest'ultima,
veniva confermato il rango di grande potenza. Tramite la scelta di Stresemann, la Germania sembrava aver
accettato il sistema internazionale creato a Versailles e nel 1926 entra a far parte della società delle nazioni
come membro permanente.
Lo spirito di Locarno trova piena espressione nel patto Briand Kellog mirante a mettere fuori legge la guerra.
L'iniziativa ebbe origine nel 1927 da Briand che propose al governo americano un accordo bilaterale al fine di
rinunciare all'uso della forza nella risoluzione delle controversie internazionali. Il segretario di Stato
americano Kellog replicò auspicando che venisse concluso un trattato di carattere generale al quale potessero
aderire tutte le nazioni. Il trattato di rinuncia generale alla guerra venne concluso e siglato nel 1928 da 57
paesi. Nel 1924 quale conseguenza dell'attuazione della NEP e della speranza in un'apertura del mercato russo
all'influenza economica occidentale, si era verificato un parziale rilassamento nei rapporti fra le grandi

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potenze e l'Urss. I rapporti fra URSS e Occidente si erano però rapidamente raffreddati, sia per il venir meno
delle prospettive di investimenti stranieri in Russia, sia per la perdurante interferenza nelle vicende interne
degli altri paesi da parte dell'International comunista. Particolarmente tesi erano i rapporti tra Londra e
Mosca. La tensione culminò nel 1927 con l'irruzione della polizia inglese negli uffici londinesi di una società
controllata dal governo sovietico, alla ricerca di documenti comprovanti le attività ostili dell'Urss contro la
Gran Bretagna. Londra decise di rompere le relazioni diplomatiche con l'unione sovietica, i conservatori e
parte dell'opinione pubblica, vedevano nell'unione sovietica e del comunismo dei nemici.
Solo le relazioni con la Germania restavano positive perché proseguì la collaborazione segreta tra le forze
armate tedesche e quelle sovietiche, offrendo così alla Germania uno strumento con cui aggirare le clausole
del trattato di Versailles.
Il 1929 c'era la scadenza del piano Dawes e si giunse tra i vincitori e la Germania di Stresemann ad un
accordo per l'evacuazione delle zone della Renania ove erano ancora stanziate truppe alleate. Nel 1929
rappresentanti delle potenze vittoriose e una delegazione tedesca affrontarono il tema delle riparazioni. Si
giunse ad una soluzione: piano Young = che si fondava sull'impegno tedesco a far fronte a 36 pagamenti
annuali. Completate le 36 annualità, la Germania avrebbe continuato a far fronte ai suoi obblighi, che si
sarebbero estinti nel 1988. Questo piano mirava sterilizzare l'aspetto punitivo delle riparazioni con una
regolamentazione che avrebbe fatto da supporto al sistema economico internazionale.

Capitolo 2 – il fallimento di un ordine internazionale


1. La crisi economica del 1929 e il venir meno del sistema di Versailles.
Cause del crollo di Wall Street: il valore delle azioni delle imprese quotate nella borsa americana era
ampiamente sopravvalutato e determinato da spinte speculative, da un eccesso di ottimismo degli investitori e
dal facile credito concesso dalle banche. La domanda interna si era contratta determinando un eccesso di
produzione. L'improvviso ritiro di capitali da parte di vari investitori avvenuto nel 1229 provocò un'ondata di
panico con una corsa alle vendite e ciò provocò un crollo del mercato azionario.
L'amministrazione repubblicana guidata da Hoover, ispirandosi a una politica liberista, decise di non
intervenire lasciando che il paese entrasse in una lunga recessione.
La crisi scoppiata negli Usa si estese rapidamente all'Europa, uno dei primi paesi a risentirne fu la
Germania→ afflusso di capitali americani che dopo il crollo di Wall Street vennero immediatamente ritirati.
Fallimenti di istituti di credito, rallentamento della produzione e vertiginoso aumento del tasso di
disoccupazione→ cause che determinarono la crisi del sistema politico con il rafforzarsi dei partiti estremisti.
A causa della loro parziale arretratezza economica e dei più deboli legami con l'economia americana, Francia
e Italia risentirono della crisi internazionale con qualche ritardo, dal 1931-32.
I governi dei maggiori paesi industrializzati per fronteggiare la crisi e corsero a tradizionali politiche
protezioniste nella convinzione che il blocco delle importazioni potesse avere effetti benefici sulle industrie e
sulle agricolture nazionali. Queste scelte fecero diminuire il livello degli scambi internazionali, inasprendo la
recessione economica. Ciò spinse i paesi sviluppati verso politiche ancor più protezioniste e autarchiche, che
in Germania, Italia e Giappone rafforzavano tendenze espansionistiche ed aggressive.
Sul piano interno le autorità governative si mostrarono incapaci di affrontare la crisi e la carenza di
ammortizzatori sociali scaricò sulle popolazioni il peso delle difficoltà economiche facendo ritenere che il
capitalismo e i sistemi politici democratici-liberali fossero andati incontro ad un fallimento. Molti cittadini dei
paesi occidentali guardavano con speranza l'unione sovietica. Ciò che filtrava in Occidente e all'immagine di
un sistema politico rivoluzionario che mirava a creare un'eguaglianza sociale e aveva trasformato un paese
arretrato in una grande nazione industriale. Ben pochi compresero come la politica staliniana partisse dal
presupposto che la costruzione del socialismo in un solo paese si inseriva nel contesto di un futuro scontro
con le potenze capitalistiche.
La crisi economica mondiale ebbe immediate conseguenze su aspetti del delicato sistema di Versailles, su
riparazioni e debiti. Nel 1931 la Germania s'appellò alle autorità americane perché affrontassero la questione
dei debiti internazionali; il presidente Hoover rispose positivamente e venne decisa una moratoria di un anno
sul pagamento dei debiti e delle riparazioni. La moratoria, accettata da tutte le grandi potenze, non fu
sufficiente a frenare la crisi in Germania. A Losanna conferenza internazionale in cui si concordò che la
Germania non era in grado di far fronte alle riparazioni. Si decise che Berlino avrebbe versato ai vincitori la
somma una tantum di 3 miliardi di marchi, ponendo fine così alle riparazioni. Quanto ai debiti contratti dalle
potenze dell'intesa con gli Stati Uniti, dal 1934 nessuno dei debitori europei soddisfece le richieste americane,
e Berlino non fu in grado di pagare l'ultima tranche di 3 miliardi di marchi. Si mostrava come gli impegni
solennemente sottoscritti potessero essere aggirati e la fiducia nelle relazioni economiche internazionali venne
messa in discussione favorendo politiche protezioniste.

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Primi seri fallimenti della Società delle nazioni:


1) rapido arenarsi del progetto di federazione europea avanzato da Briand;
2) incapacità della società di risolvere la crisi del Manchukuo fra il Giappone e la Cina = crescenti ambizioni
di Tokio ad espandere il proprio controllo sul territorio cinese, le truppe nipponiche imposero il pieno
controllo sulla Manciuria che venne trasformata in uno Stato fantoccio (Manchukuo). Il governo cinese fece
appello al consiglio della Società delle nazioni denunciando l'atteggiamento aggressivo di Tokio, ma le
maggiori potenze non erano interessate. Nel 1933 l'assemblea della società invitava gli stati membri a non
riconoscere il Manchukuo. In risposta, il Giappone usciva dalla Società delle nazioni.
3) contrasto tra la Francia e la Germania, eredità delle clausole militari di Versailles. Parigi sosteneva che
qualsiasi iniziativa verso il disarmo non potesse prescindere dall'esistenza di un efficace sistema di sicurezza
collettiva = mantenimento in vita del trattato di Versailles; al contrario Berlino poneva la pregiudiziale della
riconoscimento della parità di diritti = la preventiva eliminazione delle clausole militari del trattato di pace e
la possibilità di richiamare. Le grandi potenze accettarono la posizione tedesca, Hitler veniva nominato
cancelliere e ad ottobre il nuovo governo nazista annunciò il proprio ritiro sia dalla conferenza del disarmo sia
dalla Società delle nazioni.

2. L'avvento di Hitler e la trasformazione dello scenario internazionale fino alla guerra civile
spagnola.
Hitler prese a svolgere attività politica avvicinandosi a uno dei piccoli partiti di destra, che facevano
dell'opposizione a Versailles, del disprezzo per la democrazia, dell'odio verso i partiti, gli stranieri e gli ebrei,
i caratteri fondanti dei loro programmi. Egli era divenuto l'esponente di spicco del partito nazionalsocialista,
che si caratterizzava l'ostilità verso le forze di sinistra e verso capitalismo. Nel 1923 tentarono di prendere il
potere a Monaco attraverso un putsch, fallito.
Il rifiuto della sconfitta e del trattato di pace del 1919, la distruzione del sistema di Versailles era solo una
premessa nella costruzione di un'egemonia tedesca sul continente. Riunione di tutto il Volk tedesco in un
unico grande Reich = annessione dei territori abitati da popolazioni di lingua e cultura germanica. Una volta
unito, il popolo tedesco sarebbe andato incontro al suo destino di espansione e di colonizzazione, che si
sarebbe dovuto rivolgere verso est, a spese di Polonia e URSS, i cui abitanti avrebbero dovuto essere trattati
alla stregua di schiavi.
Elezioni del 1930 tenute in un clima di tensione e con un tasso di disoccupazione al 30%, il partito nazista
balzava al 18%, mentre i comunisti avevano il 13%. Il successo di queste due forze non sarebbe però stato
determinante nel condurre alla fine della democrazia se non si fossero manifestati altri fattori che aiutarono
Hitler: le divisioni delle forze democratiche, la feroce ostilità tra socialdemocrazia e comunisti, le simpatie
verso il nazismo degli ambienti industriali, la presenza come presidente della Repubblica di Hindemburg,
ostile alla democrazia di Weimar.
Furono i conservatori (col cancelliere Von Papen) con il sostegno dei vertici delle forze armate e con
l'acquiescenza di Hindemburg, a favorire la nomina di Schindler a cancelliere. Traendo vantaggio
dall'incendio del Reichstag, Hitler fece passare leggi liberticide che colpirono tutti i settori dell'opposizione
eliminandola e imponendo la dittatura del partito unico. Alla morte di Hindemburg 1934, Hitler poté
eliminare la carica di presidente della Repubblica, accentrando su di sé tutti i poteri e nominandosi Fuhrer.
Alla persecuzione degli oppositori politici si aggiunse quella nei confronti dell'importante comunità ebraica
tedesca. Gran parte dei governi democrazie occidentali guardò con distacco ha i riflessi interni della presa del
potere di Hitler, preoccupandosi solo delle conseguenze sul piano internazionale.
Il regime di Hitler non era monolitico e al suo interno convivevano vari gruppi di potere in contrasto o in
competizione tra loro→ mancanza di premeditazione nello scatenamento della seconda guerra mondiale.
Le prime mosse di Hitler in politica estera furono caratterizzate da una gradualità. Le grandi potenze →
iniziative miranti a contenere l'evidente aggressività tedesca. Fra le prime potenze europee a rivelarsi
preoccupata di ciò fu l'Italia fascista. Dal 1919 e il 1922 Mussolini si era fatto interprete di gran parte dei temi
e degli obiettivi del nazionalismo, mito della vittoria mutilata, la volontà di espansione dell'Italia e
l'aspirazione a vedere il paese riconosciuto come grande potenza. Si sposò la causa del revisionismo nei
confronti del trattato di Versailles ed a ispirare la propria azione internazionale all'uso della forza. →
occupazione dell'isola greca di Corfù nel 1923. = una commissione internazionale di indagine guidata dal
generale italiano Tellini, incaricata di sovrintendere alla definizione del confino greco albanese, era stato
attaccata e massacrata. Mussolini→ con il fascismo al potere in Italia non era disposta a farsi umiliare, la
Grecia era stata individuata come responsabile dell'incidente e il duce ordinò che la flotta italiana si dirigesse
verso l'isola con l'obiettivo di occuparla. La diplomazia internazionale si mobilitò in Italia scese a più miti
consigli evacuando l'isola e accontentandosi delle scuse di Atene e di una compensazione in denaro. Il

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fascismo negli anni 20 attuò una politica moderata, accettando il sistema di Versailles. L'Italia fascista in un
primo momento sostenne Parisi nell'occupazione della Ruhr e siglò il patto Briand Kellog. Il governo fascista
si mostrò sempre molto prudente di fronte alla rinascita tedesca.
Rapporti amichevoli con la Gran Bretagna, con lodi e apprezzamenti nei riguardi del duce e del suo regime,
che avevano sconfitto la minaccia bolscevica. Queste valutazioni positive furono condivise dagli Stati Uniti.
Meno cordiali furono i rapporti con la Francia, considerata dal fascismo come esempio di democrazia corrotta
e poi vi erano ragioni di rivalità nel Mediterraneo = Tunisia, dove era presente una forte comunità italiana. La
causa di maggior attrito fu la ospitalità che la Francia offrì ai leader dei partiti dell'opposizione antifascista.
Tra il 1929 e il 1932, Mussolini lasciò guida del ministero degli affari esteri a Dino Grandi. Egli era un
nazionalista e non mancava di esprimere il suo disprezzo per le democrazie. L'ambito in cui il fascismo
espresse con maggiore decisione una linea revisionista fu quella dei rapporti con la Jugoslavia. Il fascismo
considerò il vicino jugoslavo come un potenziale nemico, Belgrado non poteva ignorare la dura politica di
repressione e di snazionalizzazione adottata dal fascismo nei riguardi delle comunità croata e slovena presenti
in Italia. Le autorità fasciste sostenevano il movimento separatista croato degli ustascia di Pavelic.
Accordi economici con Albania che mirava a trasformarla in un protettorato italiano.
Quando Hitler giunse al potere nel 1933, pochi all'interno della leadership fascista guardavano con simpatia al
nuovo governo tedesco. Vari elementi rendevano i due regimi lontani dal punto di vista ideologico, tra cui
l'antisemitismo e l'ostilità del nazismo verso la chiesa. L'Italia temeva che l'obiettivo dell'unione di tutto il
Volk tedesco in un unico grande Reich si traducesse nella missione dell'Austria e nell'estendersi di tale
espansione al territorio italiano del sud Tirolo. Nel 1932 il regime fascista avanzò l'ipotesi di un patto a
quattro, un accordo fra Italia, Inghilterra, Francia e Germania, mirante al mantenimento della pace, nel
progetto era anche prevista la revisione dei trattati di pace. Il trattato non venne mai ratificato da Parigi,
suscitando in Mussolini una reazione negativa.
Nel 1934 Mussolini ebbe il suo primo incontro con Hitler ma il duce non fu particolarmente colpito dalla
figura di Hitler. Dopo i colloqui, il Fuhrer procedette all'eliminazione violenta degli esponenti delle SA,
episodio che la propaganda fascista presentò in maniera negativa all'opinione pubblica italiana come esempio
dell'instabilità e dei caratteri barbarici del regime tedesco. Ad inasprire ulteriormente le relazioni italo
tedesche si aggiunse un nuovo drammatico avvenimento→ nel 1932 era salito al potere in Austria il cattolico
conservatore Dolffuss in situazione di grave crisi economica e di forti contrasti sociali. Dolffuss aveva
instaurato un regime autoritario avvicinandosi all'Italia fascista e sostenendo l'indipendenza dello Stato
austriaco, inimicandosi il locale partito nazista, sostenitore dell'annessione. Nel 1934 i nazisti austriaci, con il
supporto indiretto del partito nazista tedesco, tentarono un colpo di stato e Dolffuss morì, ma il colpo fallì.
Quanto accaduto irritò fortemente Mussolini che minacciò la mobilitazione di alcune unità militari al Nord e
ribadì il sostegno italiano all'indipendenza austriaca. Hitler decise di assumere un atteggiamento di basso
profilo. Le preoccupazioni italiane nei riguardi dell'aggressività hitleriana spinsero induce ad accettare
un'ipotesi di riavvicinamento alla Francia. Avvio di contatti segreti fra i responsabili militari dei due paesi al
fine di elaborare un eventuale strategia comune nel caso di una guerra; tale accordo aveva un evidente
carattere antitedesco.
Le autorità di Parigi si erano mostrate fortemente preoccupate dell'arrivo potere del nazismo e l'interesse
transalpino si era rivolto nei confronti dell'Urss, 1932 concluso un patto di non aggressione Parigi-Mosca. Il
miglioramento dei rapporti franco-russi spinse la Francia a favorire l'ingresso dell'Urss nella società delle
nazioni. → un successo della politica francese che mirava ad un contenimento della Germania. 1934
rafforzamento dell'amicizia franco jugoslava.
I sondaggi riservati condotti dei sovietici e fondati su ipotesi di collaborazione economica e industriale con
varie nazioni occidentali, in particolare la Francia, rispondevano alla speranza di ottenere know-how nel
settore della tecnologia militare. La presa del potere di Hitler, la feroce repressione operata dal nazismo nei
confronti della socialdemocrazia e dei comunisti, l'evidente ostilità del Fuhrer nei confronti del comunismo e
dell'Urss convinsero rapidamente Stalin e la Germania nazista doveva essere considerata il principale nemico.
Svolta radicale alla politica estera dell'Urss = riavvicinamento alla Francia.
Internazionale comunista→ compito dei comunisti e a favorire ovunque ciò fosse possibile la collaborazione
tra le forze democratico borghesi e socialiste e i partiti comunisti per la costituzione di fronti popolari che si
opponessero al nazifascismo.
Hitler avvia una politica di riarmo e nel 1934 concluse con Varsavia un patto decennale di non aggressione,
che sembrò indebolire la tradizionale alleanza franco-polacca.
Nel 1935, Hitler dichiarò il ripristino della coscrizione obbligatoria = violazione grave del trattato di
Versailles. Le potenze vincitrici sembravano in grado di reagire e il leader di Italia, Francia e Inghilterra si
incontravano a Stresa. Al fronte di Stresa fecero seguito la firma di un trattato franco sovietico e di un analogo

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accordo cieco sovietico, in cui le parti contraenti si promettevano aiuto reciproco in caso di minaccia di
aggressione o di un attacco da parte di una terza potenza.
Fonte di Stresa→ ultimo tentativo di bloccare l'espansionismo nazista.

3. L'evoluzione delle vicende internazionali in Asia-Africa tra le due guerre mondiali.


I progressi delle comunicazioni sembravano rendere le colonie più vicine alla madrepatria. Entrambe le
potenze coloniali esaltavano il contributo dato dai combattenti dei popoli dipendenti alla vittoria dell'intesa.
Crisi economica del 29→ cominciò ad emergere che il rapporto tra costi e benefici nel mantenimento in vita
di interi sempre più estesi e dalle strutture amministrative-militari sempre più complesse e finanziariamente
impegnative, si stava gradualmente spostando verso i primi (costi > benefici). Le popolazioni soggette
cominciavano ad esprimere la crescente determinazione a liberarsi dalla presenza dei dominatori europei.
Sensibile evoluzione nell'atteggiamento inglese in senso meno favorevole al movimento sionista. Nel 1939
veniva reso pubblico dal governo di Londra un libro bianco, nel quale si delineava la nuova politica britannica
verso la Palestina: nel volgere di 10 anni gli inglesi si impegnavano a costituire uno Stato palestinese
indipendente nel cui ambito ebrei e arabi avrebbero dovuto coesistere; prevista una forte limitazione
dell'emigrazione ebraica e dell'acquisizione di terre da parte degli ebrei. Questi ultimi reagivano
negativamente, ma la questione venne congelata a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel 1914, con lo scoppio delle ostilità fra l'Inghilterra e l'impero ottomano, il governo inglese aveva
dichiarato decaduta la sovranità ottomana sull'Egitto, trasformando quest'ultimo in un protettorato e
nominando sultano d'Egitto Fuad. Nel 1922 la Gran Bretagna decise di concedere unilateralmente
l'indipendenza, mantenendo però truppe lungo il canale e nelle maggiori città. Il partito Wafd era ostile a
qualsiasi soluzione di compromesso che sancisse la prosecuzione dell'influenza inglese nel paese. Nel 1936,
anche a causa del timore di vari leader egiziani nei confronti dell'espansionismo italiano, il governo del Cairo
decise di siglare un trattato con Londra, col quale i rapporti tra i due paesi si sarebbero trasformati in
un'alleanza è in caso di conflitto in cui una delle due potenze fosse stata coinvolta, l'altra gli avrebbe prestato
aiuto.
La situazione di grave dell'impero britannico tra le due guerre si manifestò nel vice-regno dell'India. Le
autorità di Londra compresero che era necessaria una qualche riforma del sistema di amministrazione del
vice-regno dell'India e in settori del partito laburista non si escludeva l'ipotesi di una forma di autonomia.
Le trattative non fecero mai progressi, troppi e troppo influenti erano gli attori che in Inghilterra si
opponevano alla concessione di una reale indipendenza all'India. Alla vigilia del conflitto una situazione in
India era in stand-by.
Tra la fine dell'800 e i primi anni del novecento, l'impero cinese aveva vissuto una rapida decadenza che
l'aveva trasformato in oggetto delle mire delle grandi potenze europee, nonché del Giappone. Sottoposto ad
una serie di trattati ineguali, aveva visto parte del proprio territorio passare sotto il controllo delle potenze
straniere. Diversa era stata la posizione degli Usa, contrari alla trasformazione della Cina in realtà coloniale,
ma interessati a che questo paese fosse aperto ai propri investimenti economici-finanziari. Significativo era il
desiderio americano di limitare l'espansione giapponese nei confronti della Cina.
Negli anni 20 si era fatta strada la figura del generale Chiang Kai Shek, esponente del partito nazionalista del
Kuomintang. Con l'appoggio della Russia sovietica, era sorto un locale partito comunista.
Nel 1925, Kai Shek ritenne di poter rafforzare la propria posizione e nel 1926-27 ruppe con l'Urss e
procedette ad una sanguinosa repressione nei confronti dei comunisti; eccessivamente avviò una serie di
iniziative militari al fine di sconfiggere i vari signori della guerra e d'imporre il proprio controllo su tutto il
territorio cinese. Fine anni 20, Chaing Kai Shek era in grado di esercitare la piena sovranità sul paese,
costringendo le potenze europee a rinunciare a parte dei diritti acquisiti negli anni prima.
1931 aggressione giapponese in Manciuria e nascita dello Stato fantoccio del Manchukuo sotto il controllo
giapponese. Chaing Kai Shek rivolse la sua attenzione nei confronti del partito comunista lanciando una serie
di offensive militari. Il regime nazionalista era condizionato da rivalità interne e da una profonda corruzione
che gli impedivano di radicarsi nella società cinese.
Nel 1937 le truppe nipponiche, senza alcuna dichiarazione di guerra, scatenarono un'aggressione contro la
Cina. Il Giappone non riuscì nel suo intento di concludere vittoriosamente conflitto: la stessa vastità del
territorio cinese rendeva impossibile alle armate giapponesi l'occupazione totale della Cina.

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4. Verso la seconda guerra mondiale.


Mussolini aveva rivolto il suo interesse verso il continente africano dove l'Italia avrebbe potuto trovare
soddisfazione alle sue ambizioni imperiali. L'attenzione si concentrò sull'Etiopia, nei cui confronti gli stessi
governi liberali avevano tentato la strada dell'espansione coloniale, ma bloccata anni prima. Per il duce la
conquista di quel paese avrebbe dimostrato come il fascismo fosse ben più forte ed efficace dello Stato
liberale e avrebbe consolidato la sua posizione presso l'opinione pubblica interna. Il duce ritenne che sarebbe
stato sufficiente preparare il terreno all'impresa italiana attraverso un accordo con le due maggiori potenze
coloniali: Francia e Gran Bretagna. 1935 Mussolini ottenne una vaga assicurazione circa la concessione da
parte di Parigi delle mani libere nei confronti dell'Etiopia, termine ambiguo che non implicava una terza
aggressione. Si ritenne che la dichiarazione di Stresa, ma quale faceva riferimento al mantenimento dello
status quo in Europa, implicasse il disinteresse britannico ad una modifica degli equilibri in Africa. La visione
italiana risultava ottimistica.
Ottobre 1935 le truppe italiane attraversarono il confine tra Eritrea ed Etiopia. Il governo etiope si rivolse alla
Società delle nazioni denunciando la versione italiana, mossa a cui Roma replicò sostenendo come l'impero
etiopico fosse uno Stato barbaro ed arretrato, non degno di far parte dell'organizzazione internazionale,
giustificazione singolare visto che l'Etiopia era stata accettata nella società nel 1923 e l'Italia in
quell'occasione si era espressa a favore dell'ammissione. In una prima fase la reazione dei responsabili delle
grandi potenze (Inghilterra e Francia) si mostrò prudente, gli stati membri della società non si sentivano
particolarmente coinvolti nella difesa della nazione africana.
Venne elaborata una soluzione di compromesso, il piano Hoare-Laval = Alitalia sarebbe stato concesso gran
parte del territorio etiopico, in cambio della preservazione di un piccolo Stato etiope, che sarebbe comunque
rimasto sotto l'influenza italiana. I due non tennero però conto dell'atteggiamento delle rispettive opinioni
pubbliche: la reazione del pubblico inglese al piano fu decisamente negativa. La maggioranza della
popolazione inglese era ostile a qualsiasi politica aggressiva e riteneva che il proprio governo dovesse
condannare ogni episodio di aggressione.
Hoare fu costretto a dimettersi e venne sostituito da Eden, che mostrava scarsa simpatia nei confronti
dell'Italia. La Società delle nazioni votò sanzioni economiche all'Italia. L'Inghilterra, più per confermare i
propri interessi e il proprio ruolo imperiale davanti all'opinione pubblica interna e per ostacolare l'azione
militare italiana, pose in stato di allerta la propria flotta. Le sanzioni ebbero scarsissima efficacia. Nel corso
della campagna d'Etiopia le truppe italiane fecero uso di autocarri Ford e di carburante statunitense a dispetto
della condanna morale dell'aggressione italiana da parte dell'amministrazione americana, la Gran Bretagna
non chiuse il Canale di Suez al transito delle navi italiane. La Società delle nazioni confermò la propria
incapacità di bloccare una qualsiasi azione aggressiva, le scelte compiute da Londra e Parigi concorsero a
riavvicinare la Germania e l'Italia. 1936 Mussolini teneva a Milano un importante discorso in cui definiva le
relazioni italo tedesche come l'asse attorno a cui ruotava l'equilibrio europeo.
1936 il Parlamento francese si apprestava a ratificare l'alleanza franco sovietica, il Fuhrer colse il pretesto da
questa decisione per sostenere che essa violava lo spirito degli accordi di Locarno e il dittatore tedesco
procedeva alla militarizzazione della Renania. Le democrazie avevano imboccato la strada della politica di
compromesso o appeasement, che avrebbe finito con l'incoraggiare l'aggressività tedesca.
Visto il disgregarsi del sistema di Versailles e l'apparente incapacità francese di reagire, le autorità belghe
decisero di imprimere una svolta radicale alla propria politica estera che sin dalla prima guerra mondiale si
era fondata su una stretta alleanza con la Francia. Il governo belga con il socialista Spaak, dichiarò che il
Belgio avrebbe scelto la strada di una politica neutrale, anche la Romania e la Jugoslavia s'allontanarono da
Parigi. Crescente arrendevolezza delle democrazie di fronte ad Hitler.
In Francia i primi anni 30 furono caratterizzati dalla crescente sfiducia di ampi settori dell'opinione pubblica
del sistema parlamentare della terza Repubblica. Crescevano i movimenti antiparlamentari di ispirazione
fascista. Moti del febbraio 34 manifestanti di destra tentarono, inutilmente, di assaltare la sede del
Parlamento. Minaccia fascista favorì un ricompattamento dei partiti democratici e tra i 35-36 si creò sulla
base della lotta al fascismo interno e internazionale, un'alleanza tra radicali, socialisti e comunisti che si
tradusse nella formazione di un fronte popolare. L'opinione pubblica conservatrice temette che il governo di
fronte popolare forse il preludio di un processo rivoluzionario che avrebbe portato al bolscevismo.
In Inghilterra vi era scarso interesse per l'evoluzione delle vicende interne tedesche. Per quanto riguarda
l'Italia, Chamberlain riteneva che con Roma fosse sempre possibile raggiungere un accordo. Difficilmente
Londra poteva entrare in guerra senza sostegno dei dominions. È in questo contesto che va inserita la firma
del 35 di un trattato fra Londra e Berlino = la Germania accettava che la sua manina non superasse il 35% di
quella britannica, mentre l'Inghilterra riconosceva la parità tra i due paesi nel possesso di sommergibili.
1936 scoppio della guerra civile spagnola. Dal punto di vista economico ad aree più avanzate come la

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catalogna o la Baskonia si alternavano ampie aree di arretratezza ove continuavano a prosperare proprietà
latifondiste. A differenza di altri paesi europei le speranze delle classi meno abbienti si esprimevano nel
sostegno ad un forte movimento anarchico, mentre i settori più conservatori della società restavano
rigidamente attaccati ai loro privilegi. E si dava lamentare sia rivelato debole e corrotto. Anni 20, dopo la
fallimentare guerra del Rif, il potere era stato assunto dal generale Primo de Rivera. La fine della dittatura di
egli condusse anche al crollo della monarchia e anche in Spagna si era formata una coalizione di partiti di
fronte popolare. La costituzione di un governo di sinistra venne considerata come una grave minaccia dei
gruppi più conservatori, che trovarono alcuni leader militari pronti ad agire con la forza. Luglio il colpo di
Stato aveva inizio nel Marocco spagnolo, ove il leader del golpe era il generale Franco. I militari non
riuscivano a occupare né Madrid né Barcellona. Aveva inizio una lunga e sanguinosa guerra civile che si
sarebbe protratta fino al marzo 1939, quando i nazionalisti di Franco avrebbero avuto la meglio imponendo
una dura dittatura. Franco e i nazionalisti si appellarono all'Italia e alla Germania per ottenere aiuto. A sua
volta il governo repubblicano si rivolse alla Francia e all'Urss. Il gabinetto francese Blum fu in un primo
momento tentato di sostenere il governo spagnolo, ma le divisioni interne e i timori legati alla politica nazista
fecero propendere per una posizione prudente di non intervento. URSS scelse invece di sostenere il governo
spagnolo. Il conflitto assunse una netta connotazione ideologica e venne vissuto non solo in Spagna come una
lotta fra fascismo e antifascismo in una anticipazione del secondo conflitto mondiale. La Francia rivelò la sua
debolezza e la necessità di allinearsi alle posizioni inglesi.
Quanto all'Italia fascista, la decisione del duce di intervenire in maniera massiccia fu determinata da un lato
dal timore della presenza di due governi di fronte popolare, caratterizzati da un netto antifascismo, in Spagna
e Francia, dall'altro dalla speranza di rafforzare l'influenza italiana nel Mediterraneo occidentale. Ciò
determinò un ulteriore avvicinamento alla Germania. Per Hitler la Spagna restava un teatro secondario, che
poteva rivelarsi utile al fine di indebolire Parigi e distrarre Londra dalle mire tedesche in Europa centrale.
Intervento sovietico→ all'interno della Spagna repubblicana, il partito comunista guadagnò un'influenza
determinante e ciò permise ai rappresentanti di Stalin in Spagna di eliminare gli anarchici e i trozkisti.
L'unione sovietica emerse dalla guerra civile spagnola come l'unica nazione disposta ad opporsi alla minaccia
nazifascista e il movimento comunista come la sola forza pronta a combattere Hitler e Mussolini. Rilevante fu
il ruolo delle brigate internazionali, volontari antifascisti che combatterono a fianco delle forze repubblicane.
Mussolini e Hitler videro nella guerra civile spagnola una conferma della valutazione in base alla quale le
proprie politiche aggressive avrebbero trovato scarsa resistenza a Londra e a Parigi e come l'Urss fosse al
contrario il nemico più agguerrito. 1937 l'Italia aderisce al patto AntiComintern, promosso dalla Germania e
dal Giappone. 1937 Italia e Inghilterra siglano un accordo (Gentlemen's agreement) = i 2 paesi si
riconoscevano il reciproco interesse a mantenere lo status quo nel Mediterraneo. Firma a Roma degli accordi
di Pasqua = i due paesi regolavano la questione dell'intervento italiano nella guerra civile spagnola. A dispetto
di queste intese tra Italia e Inghilterra, il regime fascista si avvicinò alla Germania; a tale evoluzione concorse
l'atteggiamento filo tedesco di Ciano e la crescente convinzione del duce circa la potenza tedesca.
Condizioni economiche tedesche nettamente migliorate dopo la depressione nei primi anni 30. 1937 Hitler
rivolse nuovamente la sua attenzione verso l'Austria, comprendendo come ora l'Italia fascista, impegnata in
Spagna e della pacificazione etiope e ormai favorevole ad un avvicinamento a Berlino, poco avrebbe fatto per
difendere l'indipendenza austriaca. Il cancelliere austriaco convoca un plebiscito intorno al tema della
missione, la reazione tedesca fu immediata e dura: Berlino intimò al governo austriaco di rinunciare alla
consultazione e nomina di Seyess-Inquart a cancelliere. Egli (nazista) fece appello alla Germania e le truppe
tedesche entravano in Austria, un successivo plebiscito sancì con il 97% dei voti l'adesione del popolo
austriaco alla missione del paese al Reich. Ampio consenso nei riguardi dell'annessione alla Germania.→
Dopo il 1919 molti austriaci non avevano saputo adattarsi alla fine dell'impero asburgico ed a rinunciare alla
passata grandezza; i sentimenti pan-germanici erano radicati e speranza che l'ingresso nel Reich avrebbe
favorito la rinascita economica e sociale del paese. A Londra si chiedevano se valesse la pena mobilitarsi per
difendere l'indipendenza di un popolo che si sentiva tedesco e desiderava far parte della nazione tedesca.
Mussolini mostrò indifferenza per la sorte austriaca.
L'attenzione di Hitler si rivolse ora verso la Cecoslovacchia, che accoglieva una comunità di 3 milioni di
cittadini di lingua e cultura tedesca. Tra le due guerre mondiali lo Stato cecoslovacco, caratterizzato da un
sistema democratico parlamentare, aveva assunto un atteggiamento negativo nei confronti delle richieste di
autonomia da parte della minoranza tedesca (Sudeti). Il governo di Praga si sentiva sicuro: le forze armate
erano efficienti e la Cecoslovacchia era garantita da due trattati di alleanza, con la Francia e con l'Urss. Le
autorità francesi e quelle inglesi suggerirono al governo cecoslovacco moderazione, però paga decise una
parziale mobilitazione militare alla quale la Germania hitleriana rispose con nuove pesanti minacce. Il
gabinetto britannico non aveva alcuna intenzione di entrare in guerra per i Sudeti.

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Chamberlain decise di intervenire direttamente e a settembre si incontrò con Hitler, che ora avanza una
richiesta d'annessione del territorio dei Sudeti. I primi si inglese espresse un'opinione positiva nei riguardi
delle richieste tedesche. I contatti fra governi inglese e francese si conclusero con un accordo mirante a
convincere Praga accedere alla Germania quelle aree ove la popolazione di lingua tedesca superasse il 50%
degli abitanti. Chamberlain ritornò in Germania e incontrò di nuovo Hitler, ma egli rincarò le proprie
richieste: entro ottobre i territori dei Sudeti dovevano essere ammessi alla Germania, Hitler chiedeva la
distruzione della Cecoslovacchia. Per giorni la guerra sembrò inevitabile e i paesi coinvolti si avviarono verso
una mobilitazione militare. Chamberlain rivolse un appello ad Hitler e Mussolini è che si convocasse una
conferenza sulla questione e trovò nel duce un interlocutore disposto ad ascoltare. Conferenza di Monaco nel
settembre 1938: la soluzione accolte le richieste avanzate da Hitler, la Germania annetteva i Sudeti.
Chamberlain siglò con Hitler un patto di non aggressione e analogamente fece cosi anche la Francia.
Chamberlain temeva la guerra per debolezza ma anche perché memore del primo conflitto mondiale e
desideroso di non veder ripetere il massacro. Inoltre egli era conscio dei forti sentimenti pacifisti dell'opinione
pubblica inglese e sarebbe stato difficile coinvolgere i più importanti membri del Commonwealth in un
conflitto; il processo di riarmo non è ha concluso; molte delle richieste di Hitler apparivano in parte
giustificate in base al principio di autodeterminazione e si considerava il Fuhrer un leader razionale che, una
volta realizzata l'unione del popolo tedesco, avrebbe arrestato le sue pretese.
Autorità francesi→ il pacifismo di ampi strati della popolazione e il desiderio di non veder ripetersi i massacri
della grande guerra. Germania→ l'aver evitato la guerra e ottenuto quanto richiesto finirono con il persuade
l'opinione pubblica dell'efficacia della politica di Hitler e rafforzarono in quest'ultimo la sensazione della
propria invincibilità e la convinzione della debolezza delle democrazie.
Decisioni di Hitler di completare la distruzione dello Stato cecoslovacco; 1939 il Fuhrer decideva di occupare
militarmente la Boemia che veniva trasformata in un protettorato, mentre la Slovacchia diveniva uno stato
autonomo sotto l'influenza tedesca. Decisione italiana di invadere l'Albania, scelta determinata dalla volontà
di Ciano di dimostrare come anche il fascismo fosse in grado di compiere un colpo di mano sul modello
hitleriano. La fine della Cecoslovacchia aprì gli occhi ai leader inglesi e si comprese che la Germania non
rispettava alcun accordo internazionale e che Peter mirava alla realizzazione dell'egemonia tedesca
sull'Europa.

Capitolo 3 – La seconda guerra mondiale: da conflitto europeo a scontro globale.


1. La fase europea della guerra.
Convinti dalla serie di affermazioni della politica espansionistica di Hitler, Mussolini e Ciano decisero di
legare la sorte italiana a quella tedesca. Maggio 1939 trattato di alleanza: patto d'acciaio = obbligo per ognuna
delle potenze di entrare in guerra a fianco dell'altra in caso di conflitto. La delegazione italiana fece presente
come il regime fascista non fosse pronto ad entrare in guerra fino al 1942 e ottenne vaghe rassicurazioni dalla
controparte tedesca. Giugno 1939 Roma e Berlino concludevano un accordo che in apparenza era destinato a
risolvere in via definitiva il possibile contenzioso intorno la popolazione del sud Tirolo= ai cittadini italiani di
lingua tedesca dell'Alto Adige veniva concesso di optare per la cittadinanza tedesca, mezzo in virtù del quale
avrebbero lasciato il territorio italiano per stabilirsi nel Reich. Il Fuhrer avrebbe potuto contare su diverse
decine di migliaia di nuovi cittadini tedeschi che avrebbero contribuito all'eventuale sforzo bellico.
L'attenzione di Hitler si rivolse alla Polonia:
1) contenzioso derivante dall'esistenza del corridoio che divideva la Prussia orientale dal resto della
Germania;
2) presenza della minoranza tedesca in terra polacca. Berlino diede avvio a provocazioni e minacce dirette
contro la Polonia. Il gabinetto Chamberlain era deciso a non accettare un ulteriore espansione dell'influenza
tedesca e egli indicò la volontà inglese di difendere l'indipendenza polacca, presa di posizione simile da parte
di Parigi. Le autorità inglesi e francesi estesero le garanzie di difesa a Grecia, Romania e Turchia. Gli Usa
lanciavano appelli alla Germania affinché si salvaguardasse la pace. Hitler non si curò delle dichiarazioni dei
governi di queste nazioni ed ordinò ai vertici militari di avviare i preparativi dell'aggressione contro la
Polonia. Sarebbe stato fondamentale della Gran Bretagna e la Francia contare su un potente alleato ad est al
fine di costringere la Germania a combattere su due fronti: si ripropose l'ipotesi di un'alleanza con la Russia.
Vennero avviati contatti che però si scontrarono con un ostacolo insormontabile: non esisteva un confine
diretto tra URSS e Germania e lo Stato più minacciato da Berlino e alla Polonia; ciò avrebbe implicato in
caso di guerra un intervento sovietico a fianco dei polacchi, ma le autorità di Varsavia consideravano l'Urss
un nemico che non avevano intenzione di veder entrare unità dell'armata Rossa sul proprio territorio.
La leadership sovietica diffidava delle intenzioni delle due democrazie e l'incontro di Monaco era stato
considerato come la volontà delle maggiori potenze, di riproporre una politica di isolamento dell'URSS, e non

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mancavano i sospetti che Londra e Parigi intendessero spingere Hitler ad espandersi ad est contro l'unione
sovietica.
1939 vi furono da parte tedesca alcuni potenti sondaggi nei riguardi di Mosca, quando si comprese che l'Urss
non era ostile ad un accordo con i tedeschi, i contatti si intensificarono e ad agosto il ministro degli esteri Von
Ribbentrop giungeva a Mosca con pieni poteri e si incontrò con il ministro degli esteri sovietico Molotov e
Stalin. Veniva siglato un patto di non aggressione che impegnava le due parti ad una politica di
collaborazione, più significativo fu il protocollo segreto allegato al patto→ se fosse scoppiato un conflitto
sarebbero state stabilite due zone di influenza, una russa, l'altra tedesca. La prima si sarebbe estesa alla
Lettonia e Estonia, mentre l'influenza tedesca avrebbe compreso il resto del territorio polacco e Lituania.
Sia in Germania sia in URSS, comunque non si ignorava come questa cooperazione fosse un espediente
temporaneo, determinato dalle reciproche convenienze.
Annuncio della sigla del patto Ribbentrop-Molotov→fu l'Italia ad esserne colpito negativamente, perché
concluso senza che l'alleato tedesco ne avesse informato induce e perché sembrava contrastare con la linea di
forte ostilità all'Urss. Ciano cominciò a nutrire crescenti dubbi circa le intenzioni di Berlino nei riguardi
dell'Italia, ma nella visione di Hitler la posizione italiana era ormai secondaria. URSS = unico paese che
avesse proceduto con coerenza ad una politica di forte riarmo. Hitler ordinò l'avvio dei piani per l'attacco al
vicino polacco. Settembre 1939 le truppe tedesche entravano in territorio polacco, Francia e Gran Bretagna
entravano in guerra contro la Germania. L'improvvisa accelerazione della crisi e l'avvio del conflitto sorprese
il duce che scopriva come il paese fosse militarmente ed economicamente impreparato ad una guerra.
Mussolini decise per l'ambigua posizione della non belligeranza: l'Italia restava fedele all'alleanza con la
Germania, ma per il momento non avrebbe preso parte al conflitto. Il duce era divenuto sospettoso delle vere
intenzioni di Berlino, dopo il patto Nazi-sovietico che aveva rafforzato nella monarchia, nella chiesa tutti i
dubbi già esistenti circa lo stretto legame instaurato con la Germania nazista. Hitler accettò le scuse italiane, i
vertici militari tedeschi non nutrivano fiducia nell'alleato italiano.
La Wehrmacht distrusse completamente l'esercito polacco, la possibilità di difesa da parte polacca fu
gravemente minata dall'intervento sovietico poco prima. La Polonia aveva cessato di esistere e il suo territorio
veniva spartito tra Germania e URSS.
La reazione anglo francese sul piano militare e politico debole e incerta. I francesi mobilitarono le truppe
lungo i confini, contando sulle potenti strutture della linea Maginot; Londra inviò un corpo di spedizione in
Francia. In una guerra lunga la Francia e la Gran Bretagna avrebbero potuto contare sulle ampie risorse dei
propri imperi coloniali, nella speranza che prima o poi gli Stati Uniti si schierassero a fianco delle due
democrazie.
I soldati al fronte nell'inverno 1939-40 si limitarono ad attività di ricognizione, questi singolari primi mesi
vennero definiti = guerra per finta. Era difficile che il governo britannico e quello francese, rappresentati da
coloro che avevano sostenuto la politica dell'appeasement, mostrassero audacia e inventiva nella conduzione
di una guerra che per anni avevano cercato di evitare. Inserimento di Wilson Churchill, uno dei pochi politici
inglesi ostile all'appeasement.
Conclusa la campagna di Polonia, la Germania→ in una posizione d'attesa e in inverno 1939-40 Hitler rivolse
appelli per una pace. Primavera del 1940 gli eserciti che si confrontavano lungo la frontiera franco tedesca
erano equivalenti.
L'unica potenza che si mosse con coerenza e rapidamente fu l'unione sovietica. La spartizione della Polonia
non si limitò all'annessione territoriale, ma si tradusse in una radicale eliminazione dei nemici di classe. Il
successivo passo dell'URSS fu l'aggressione nei confronti della Finlandia, la guerra d'inverno protrattasi fino
a trattato di Mosca del marzo 1940, fu meno agevole del previsto per i russi. Ciò nonostante alla conclusione
delle ostilità, Helsinki era costretta a cedere ampie parti confinanti con l'Urss. Ultimo atto di una moribonda
Società delle nazioni fu l'espulsione dell'unione sovietica come Stato aggressore, questa decisione non venne
trascurata da Stalin che trovò confermata la sua valutazione della società come mero strumento delle potenze
capitaliste. Stalin si rivolse ai paesi baltici che finirono con il cedere alle richieste di Mosca. Le autorità
sovietiche procedettero ad un rapido e violento processo di sovietizzazione. 1940 i tre Stati baltici venivano
ammessi all'Urss. La strategia di Stalin avrebbe trovato la sua conclusione nell'estate 1940 con un diktat nei
confronti della Romania: il governo di Bucarest fu costretto a cedere il territorio moldavo. Non vi fu
un'opposizione tedesca all'aggressione della Finlandia ed all'annessione delle repubbliche baltiche.
Hitler, prima di scatenare un'offensiva contro gli anglo francesi, ritenne opportuno di assicurarsi il controllo
dell'Europa settentrionale ed è in aprile truppe tedesche invasero la Danimarca e poi attacco alla Norvegia. I
tedeschi insidiavano ad Oslo un governo fantoccio e risolto velocemente la campagna militare del Nord, a
maggio il Fuhrer dava via ad un attacco massiccio lungo il fronte occidentale.
L'invasione della Danimarca e della Norvegia ebbe conseguenze rilevanti sugli equilibri politici in Gran

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Bretagna. Il malcontento nei riguardi di Chamberlain, ritenuto responsabile non solo della politica
dell'appeasement, ma di una scarsa incisività nella gestione della strategia britannica, emerse e venne
richiesto il suo allontanamento. Churchill sostituì Chamberlain.
Churchill = 1919-21, fervente anticomunista, sostenne senza successo la necessità di un intervento diretto
contro la Russia bolscevica e venne individuato dai leader russi come uno dei più acerrimi nemici della
rivoluzione proletaria. Egli cominciò criticare fortemente la politica di appeasement perseguiterà Chamberlain
verso la Germania di Hitler e nel 1940 in una situazione critica per le sorti inglesi in guerra egli sembrava
presentare l'unica alternativa ad una classe dirigente aveva fallito e si era mostrata incapace sia di impedire il
conflitto, sia di condurlo efficacemente.
L'offensiva tedesca contro gli anglo francesi si rivelò brillante e vincente: violandone la neutralità, le truppe
tedesche penetravano in Olanda-Belgio che vennero occupate rapidamente. L'esercito francese, incapace di
reagire, si trovò allo sbando. Il crollo rapido e non previsto della Francia non era solo l'esito di una sconfitta
militare e dell'incapacità degli alti comandi anglo francesi di comprendere i caratteri della blitzkrieg, ma
anche la conseguenza di una crisi politica e morale che coinvolgeva la classe dirigente della III Repubblica.
Reynaud cedette di fronte alle richieste di coloro che miravano a concludere un armistizio con la Germania
nella speranza di ottenere condizioni miti, fra questi spiccava l'anziano maresciallo Petain, già eroe della
grande guerra e ostile al mondo politico della terza Repubblica. A giugno il maresciallo accettò l'ipotesi
dell'armistizio= le clausole di esso ponevano il paese alla mercé del vincitore: tutta la parte nord-occidentale
della Francia con le coste sulla manica e sull'Atlantico e Parigi, passavano sotto occupazione diretta tedesca;
Berlino distaccava l'Alsazia e la Lorena che venivano assoggettate alla sovranità tedesca. Si accettava
l'esistenza di una zona francese libera: il sud-est del paese, sotto il controllo del nuovo governo di Petain
(Vichy). Il governo di Vichy sembrava pronto a forme di collaborazione con la Germania nazista ma in realtà
la posizione di Petain fu sin dall'inizio ambigua. Churchill non poteva accettare le fumose ambiguità del
governo Petain , preoccupato che una parte della flotta francese cadesse in mano tedesca, si impossessò delle
unità presenti in porti inglesi.
Non tutti i francesi erano favorevoli all'armistizio e alla collaborazione: fra questi vi era l'ufficiale de Gaulle.
E gli si trasferì a Londra dove lanciò al popolo francese un appello alla prosecuzione della lotta a fianco della
Gran Bretagna. Il generale de Gaulle dava vita nella capitale inglese ad un movimento, la Francia libera, un
governo in esilio in contrapposizione a Vichy.
La caduta della Francia lasciava sola la Gran Bretagna di fronte alla Germania nazista. Estate 1940 gli alti
ufficiali della Wehrmacht cominciarono a programmare un'operazione anfibia contro l'Inghilterra =
operazione Leone Marino, ma mancavano sia l'esperienza sia buoni mezzi da sbarco. Si decise di
ammorbidire la resistenza inglese attraverso un'offensiva aerea, ma la reazione della Raf si rivelò efficace e
gli inglesi uscirono vincitori. Fra le novità derivanti dall'arrivo al potere di Churchill di fu la trasformazione
del conflitto in una guerra totale, che vedeva contrapposta la democrazia alla tirannide, il bene al male, senza
limitazione di confini e di nazionalità. Il primo ministro si mostra convinto che solo l'intervento statunitense
avrebbe assicurato all'Inghilterra la vittoria finale.
La vittoria tedesca sulla Francia determinò anche un mutamento nell'atteggiamento dell'Italia. A dispetto delle
pressioni di Ciano, della Chiesa e del re, Mussolini nel 1140 sembrò intenzionato ad abbandonare la politica
ambigua della non belligeranza. L'intenzione di entrare in guerra apparve e fu una scelta opportunista
compiuta quando ormai era evidente che la Francia era sul punto di arrendersi. La dichiarazione di guerra fu
resa nota a giugno ciò nonostante, le truppe italiane non ottennero alcun successo sulle forze francesi. A
dispetto delle richieste del duce di ampi compensi territoriali, fra cui Tunisia e Gibuti, la Germania impose al
regime fascista un atteggiamento moderato e si dovette accontentare di un'esigua zona di occupazione lungo
la costa azzurra. Mussolini sperava che le vittorie tedesche spingessero Londra alla resa, ma questa non era
l'intenzione di Churchill e la Gran Bretagna diveniva il primo nemico italiano. Il duce, irritato dal
comportamento dell'alleato tedesco che teneva in scarso conto d'Italia, puntò su una guerra parallela =
individuazione di obiettivi italiani che avrebbero dovuto riguardare soprattutto il Nord Africa, il Mediterraneo
e i Balcani. → aggressione alla Grecia ad ottobre. La campagna, ma è concepita e condotta con forze
insufficienti, si risolse in una sconfitta. Aerosiluranti inglesi infliggevano un duro colpo alla flotta italiana a
Taranto. A questo punto Mussolini incitò l'alto comando in Libia a penetrare in territorio egiziano, ma
l'avanzata si arrestò. Dicembre 1940 grave disfatta italiana: gli inglesi conquistavano la Cirenaica. 1941
emergeva l'impotenza italiana, la limitatezza delle sue risorse economiche e industriali, la scarsa preparazione
delle forze armate. Mussolini costretto a chiedere il soccorso della Germania che con l'Africa Korps
sbarcavano a Tripoli dando avvio ad una lunga campagna per il controllo Nord Africano.
Hitler ritenne che l'Inghilterra potesse essere messa in ginocchio attraverso un'azione di logoramento
economico, attraverso l'offensiva sottomarina contro le navi che rifornivano le isole britanniche di materie

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prime e provenienti sia dall'impero che dagli Usa. La prospettiva di un conflitto lungo e non condotto in
campo aperto con la Gran Bretagna, spinse il leader nazista a rivolger l'attenzione verso l'Urss. Nell'ideologia
nazista il comunismo restava il nemico principale e nel 1940 Hitler cominciò programmare una campagna
contro l'URSS.
A novembre Romania e Ungheria aderivano al patto tripartito, Berlino e esercitava pressioni su Bulgaria e
Jugoslavia affinché anch'esse si allineassero alle potenze dell'asse. Il governo di Sofia cedette come Belgrado,
ma in Jugoslavia via una forte opposizione all'alleanza con la Germania. A marzo un colpo di Stato guidato
dal capo dell'aviazione Simovic, condusse all'estromissione del reggente, il principe Paolo, vicino alla
Germania, e alla presa del potere dell'ancora minorenne Re Pietro II. Questo evento sconvolgeva i piani di
Hitler che ormai prevedevano lo scatenamento di un attacco contro l'URSS. Hitler decise di colpire
immediatamente la Jugoslavia che venne invasa e contemporaneamente tutte tedesche puntavano sulla
Grecia. Il regno jugoslavo era sconfitto e occupato, come Atene. La Jugoslavia venne smembrata a vantaggio
della Germania, dell'Italia, di Ungheria e Bulgaria; la Croazia veniva trasformata in uno Stato indipendente
sotto l'influenza dell'asse, governato dal leader ustascia Pavelic. Primavera 1941 tutta l'Europa balcanica e
danubiana era sotto lo stretto dominio tedesco e Berlino poté tornare a pianificare l'attacco contro l'Urss =
Operazione Barbarossa.
Stalin non fece alcunché per prevenire o contrastare efficacemente l'aggressione e ignorò tutti gli appelli che
gli giungevano. 22 giugno 1941, la Germania scatenò l'aggressione contro l'unione sovietica, Stalin e l'Urss
parvero colti di sorpresa. Nei primi mesi le unità naziste furono in grado di attuare una nuova efficace
blitzkrieg, penetrando velocemente in territorio nemico.
Solo con l'approssimarsi dell'inverno i tedeschi rallentavano e si fermarono, a causa del clima. Gran parte
dell'Ucraina e della Bielorussia erano state però occupati dai nazisti, che erano giunti a poche decine di
chilometri da Mosca. La Germania era entrata in possesso di enormi risorse e in Ucraina e nei paesi baltici,
l'atteggiamento della popolazione non era negativo nei confronti dell'invasore tedesco.
I comunisti nell'Europa occupata si rivelarono fra i più capaci animatori dei movimenti di resistenza.
La Gran Bretagna di Churchill si trovava ora a combattere a fianco di un singolare e improbabile alleato, ma
il leader inglese considerò la partecipazione dell'Urss alla guerra contro l'asse come un fattore positivo.

2. Il conflitto diventa mondiale.


Anni 20 le amministrazioni repubblicane Usa avevano evitato il coinvolgimento politico negli affari europei,
ma si erano fortemente impegnate sul piano economico e finanziario. Con la grande depressione e con
Roosevelt, gli Stati Uniti entrarono in una lunga fase di isolazionismo. In realtà il presidente non era
isolazionista, anzi apparteneva alla tradizione interventista e democratica, condivideva gli ideali di politica
internazionale del presidente Wilson. Roosevelt fu il sostenitore e l'artefice di un ambizioso progetto
riformatore: il New Deal = creazione di nuove istituzioni federali destinate a combattere la crisi e un forte
intervento dello Stato nell'economia = misure di carattere keynesiano. Roosevelt comprese di dover
concentrare l'attenzione e le energie sulle vicende interne: sulla risoluzione della crisi economica, obiettivo
che egli conseguì solo in parte.
Fu costretto ad assumere un atteggiamento di basso profilo sulle questioni internazionali. 1934-36 lavori della
commissione senatoriale d'inchiesta che stabilì che l'ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale era
stato determinato dalle manovre dei gruppi finanziari e industriali privati che avevano sostenuto lo sforzo
bellico dell'intesa e che, nel caso di una sconfitta di quest'ultima, avrebbero visti messi in discussione i propri
interessi. Di fronte al manifestarsi dell'aggressività del fascismo e del nazismo in Europa, Roosevelt, che
detestava Hitler e vedeva nella Germania una minaccia alla pace internazionale, dovette limitarsi a prese di
posizione di principio e a condanne morali. Egli non poteva trascurare l'atteggiamento di una parte del suo
elettorato: il partito democratico e a forte nelle comunità di origine italiana e fra i cattolici: gli italo-americani
erano simpatizzanti da Mussolini. → leggi di neutralità che non impedirono la vendita di materiale strategico
all'Italia fascista nella guerra d'Etiopia.
1939-40 Roosevelt fece ogni sforzo per impedire la guerra ma la posizione degli Stati Uniti venne interpretata
da Hitler e Mussolini come prova della debolezza Usa.
Più diffuso era il timore nei riguardi dell'espansionismo giapponese perché esso riguardava la Cina e il
Pacifico, due aree in cui gli Usa avevano mostrato forte interesse e in cui Washington era presente non solo
con i suoi investimenti ma anche con protettorato sulle Filippine e con basi navali e aeree nelle Hawaii.
Anche in questo caso comunque, l'azione dell'amministrazione Usa si limitò a prese di posizione. Lo scoppio
della guerra in Europa non rappresenta una modifica della posizione americana. Roosevelt fu costretto a
promettere che non avrebbe mai mandato gli americani a combattere oltreoceano. Di fronte agli appelli che
giungevano da Londra, agosto-settembre 1940 Roosevelt accettò di cedere 50 vecchi cacciatorpedinieri alla

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Gran Bretagna.
La rielezione alla Casa Bianca rappresentò uno spartiacque nella politica di Roosevelt, che ora contava su un
lungo periodo. Obiettivo del presidente non era per il momento l'ingresso in guerra ma la trasformazione del
paese nell'arsenale delle democrazie e di porre a disposizione di Inghilterra e dei suoi alleati potenziale
economico e industriale Usa. → legge affitti e prestiti (Lend Lease) = l'amministrazione americana apriva un
credito illimitato alla Gran Bretagna e l'industria statunitense avviava una politica di affitto di materiali
strategici e armamenti nei confronti di Londra. La Lend Lease fu estesa dopo il 1241 all'Urss. Ciò rappresentò
una spinta poderosa al rilancio economico e al completo superamento della disoccupazione Usa. 1941
Roosevelt e Churchill si incontravano e il primo ministro inglese aveva mirato a coinvolgere gli Usa in guerra
attraverso un rapporto diretto personale con Roosevelt. La conferenza di Terranova si concluse con
l'approvazione della carta dell'Atlantico, in cui i due leader si impegnavano a non cercare vantaggi territoriali
e a restaurare e rafforzare la democrazia. = comunanza di vedute fra i due paesi. Decisione di Roosevelt
affinché navi americane potessero ingaggiare combattimento contro i sottomarini tedeschi che avessero
attaccato convogli britannici dell'oceano Atlantico, area ritenuta di competenza difensiva degli Usa.
Sarebbe stata l'aggressione giapponese a determinare l'ingresso americano nel conflitto. Anni 30 agli interessi
nipponici restavano ben lontani dalle vicende europee, l'impero giapponese era impegnato in una dispendiosa
campagna in Cina. L'avvio del conflitto in Europa,la sconfitta francese, l'occupazione nazista dell'Olanda,
sembravano offrire al Giappone l'opportunità per un'espansione a scapito dei possedimenti asiatici controllati
dalle potenze europee. Espansione militare giapponese in Indocina. → Decisione di Roosevelt di imporre un
embargo sulle esportazioni di materiali strategici, fra cui il petrolio e il blocco dei fondi giapponesi negli Stati
Uniti. Si tennero dei negoziati fra i due paesi. Nel 1941 dopo aver siglato un accordo di non aggressione con
l'Urss, i nipponici presero la decisione di scatenare un conflitto contro gli Usa, scelta motivata dai tradizionali
valori autoritari e gerarchici di Tokio. I leader militari e i grandi gruppi economici esercitavano una forte
influenza sulle decisioni governative. Capi militari giapponesi erano consci della forza economica degli Usa e
speravano di infliggere alla marina statunitense un colpo mortale tale da rendere la reazione di Washington
impossibile. Questa valutazione condusse i militari giapponesi a pianificare un attacco improvviso e senza
previa dichiarazione di guerra contro la flotta americana nel Pacifico nelle Hawaii. 7 dicembre 1941, quando
ancora erano in corso negoziati fra i diplomatici giapponesi a Washington e le autorità americane, gli aerei
giapponesi colpivano le basi statunitensi alle Hawaii. Gli Stati Uniti furono colti di sorpresa e il modo in cui il
Giappone era entrata in guerra offrì a Roosevelt l'opportunità per unificare l'intera nazione dietro gli obiettivi
della giusta reazione ad un'aggressione immotivata. Roosevelt parlò di giorno dell'infamia; Germania e Italia
seguirono il Giappone dichiarando guerra agli Usa.
Questi sviluppi erano quanto ciò Roosevelt auspicavano da tempo, l'isolazionismo scomparve e il popolo
americano fu pronto ad accettare il conflitto. Nell'incontro di Terranova venne deciso che la strategia
angloamericana si sarebbe basata sul principio Germany First = la Germania nazista avrebbe rappresentato il
nemico principale da sconfiggere; si rafforzò il carattere ideologico e totale del conflitto che vedeva opposto
il nazifascismo alla democrazia, il male contro il bene.
Da parte inglese Churchill, dovete sempre tener conto delle opinioni del gabinetto e del Foreign Office, ma
Roosevelt fu il vero ed unico artefice della politica estera americana durante il conflitto.
Nella primavera del 1941 gli inglesi avevano dovuto fronteggiare un colpo di stato in Iraq guidata da un
esponente nazionalista favorevole all'asse (al-Kaylani). Gli inglesi, preoccupati della possibile influenza
tedesca sul regime di Vichy, procedettero all'occupazione della C.I.A. e del Libano, le cui autorità francesi
erano rimaste schierate con Petain. La decisione inglese di controllare direttamente questi due territori
avvelenò le relazioni tra il governo britannico e de Gaulle, il quale sospettava che Londra intendesse trarre
profitto dalla debolezza della Francia per estendere il proprio controllo su tutto il medio oriente. Né Hitler e
Mussolini seppero sfruttare i sentimenti anti-inglesi diffusi presso larghi settori del mondo arabo.
Estate-autunno 1942 le divisioni italo tedesche si erano spinte oltre il confine egiziano e si trovavano a poche
decine di km da Alessandria d'Egitto e dal loro obiettivo strategico fondamentale = Canale di Suez.
Fronte orientale 1942→ con la primavera i tedeschi decisero una nuova offensiva con l'obiettivo della
conquista del Caucaso. In estate le forze corazzate tedesche giungevano all'importante città industriale di
Stalingrado. Nella parte Centro-Nord del fronte le truppe dell'asse non provenivano: Mosca restava lontana.
Nelle retrovie dei territori occupati i sovietici cominciarono a formare unità partigiane sempre più efficaci. La
mancanza di strade moderne e agevoli, le limitate comunicazioni ferroviarie, la scelta sovietica della terra
bruciata davanti all'invasore erano ostacoli alla strategia delle forze armate di Hitler. Dal punto di vista
economico l'Urss se per ricostruire parte della sua industria bellica al di là degli Urali. Nei territori occupati in
regime di Hitler prese a costruire un nuovo ordine, che sul piano economico si tradusse in un totale
asservimento delle economie dei paesi invasi allo sforzo bellico del Reich. Collaborazione con il nazismo

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diffuso soprattutto dopo l'operazione Barbarossa = crociata antibolscevica. L'antisemitismo non era limitato
alla Germania ed era un atteggiamento diffuso in tutta Europa, dalla Francia alla Romania, dall'Ungheria ai
paesi baltici, variavano solo il grado e i modi della persecuzione.
A Mosca e a Londra si cominciava a riflettere su dopoguerra, Stalin chiarì da subito nei contatti che ebbe con
i rappresentanti britannici e americani, che l'unione sovietica si aspettava di mantenere i territori acquisiti tra
il 39-41, fra cui le regioni polacche fino alla linea Curzon e gli Stati baltici, sostenendo che la Germania
dovesse essere divisa. Egli esercitò immediate pressioni sull'onda e su Washington affinché gli anglo-
americani dessero avvio ad un secondo fronte in Europa per alleggerire l'onere del conflitto che ricadeva sul
armata Rossa. Gli alleati angloamericani si slanciarono promettendo che il secondo fronte sarebbe stato
aperto entro il 1942.
Gran Bretagna→ le autorità inglesi si preoccuparono di mantenere stretti rapporti con alcuni governi europei
in esilio, le relazioni con le autorità jugoslave e greche rientravano in una visione di possibile rafforzamento
dell'influenza inglese nel Mediterraneo. Dal 1941 il Foreign Office prese a considerare l'Italia un mero
oggetto della propria strategia imperiale e a fare vaghe promesse di mutamenti territoriali a vantaggio della
Jugoslavia e della Grecia, gli Stati Uniti invece non si preoccupavano degli equilibri postbellici.

3. The turn on the tide.


Dalla seconda metà del 1942 e gli inizi del 1983 una serie di vittorie militari della grande alleanza
cambiavano le sorti del conflitto = “turn on the tide” (cambio di marea). Prima battuta d'arresto fu quella
subita dal Giappone nel 1942. Nelle Midway ci fu una battaglia aeronavale che si concluse con la prima netta
sconfitta della marina imperiale nipponica e si interruppe la sua espansione. Vittorie statunitensi diedero
all'opinione pubblica americana la certezza che la guerra contro il Giappone sarebbe stata vinta.
L'evento determinante nella campagna Nord Africana fu la battaglia di El Alamein(ottobre-novembre 1942).
L'armata britannica sconfisse le forze italo tedesche e questo provocò la perdita definitiva di tutta la Libia. A
novembre 1942 truppe americane e britanniche sbarcavano in Marocco e Algeria.
Battaglia più importante fu quella di Stalingrado da settembre 1982 e gennaio 1983, fu la prima vera disfatta
subita dalla Wehrmacht sul fronte orientale. Questa battaglia ebbe un impatto forte sia sui tedeschi sia sui
sovietici: ai primi fece comprendere come nella campagna di Russia si sarebbe giocata la sorte della
Germania e che si stava combattendo contro un nemico temibile, mentre per i sovietici fu il simbolo del
riscatto nazionale. Battaglia di Kursk agosto 1943 venne vista da Hitler come l'occasione della rivincita dopo
Stalingrado ma l'armata Rossa riuscì a sconfiggere la Wehrmacht.
19942 la Royal Air Force britannica avviò una campagna di bombardamenti sulla Germania.
Le affermazioni degli eserciti della grande alleanza furono la conseguenza di fattori militari e:
A) Demografico = la popolazione delle tre nazioni che componevano la grande alleanza assommava a 374
milioni e va tenuto conto del ruolo dell'impero inglese, di dominio Hans che offrirono un contributo
importante allo sforzo di guerra alleato anche in termini di uomini. La popolazione del patto tripartito
totalizzava 197 milioni di persone.
B) Elemento geografico: gli Usa si trovarono per tutto il corso del conflitto protetti da due oceani che
rendevano territorio americano praticamente inviolabile, dando la popolazione civile e al fronte interno
condizioni di sicurezza di cui nessun altro popolo coinvolto nel conflitto poté godere.
C) Fattore economico: a differenza della Germania, dell'Italia e del Giappone, Stati Uniti, unione sovietica e
Gran Bretagna potevano contare su scorte quasi inesauribili di materie prime fondamentali. Le strutture
industriali si rivelarono più efficienti e più potenti e in grado di convertire rapidamente la produzione a fini
bellici. Le potenze della grande alleanza avevano una crescente superiorità tecnologica negli armamenti.
D) Mobilitazione dei cittadini e quelli di altri paesi a favore dello sforzo bellico: gli ideali e la propaganda del
regime nazista raramente erano diretti ad altri popoli. L'ideale rivoluzionario che permise all'Urss di trovare
fedeli alleati in tutti i militanti comunisti al di là della loro nazionalità.
Il conflitto mondiale rappresentò l'occasione per la proposizione di alcuni aspetti da sempre presenti nei
caratteri fondanti dello Stato americano: il destino manifesto degli Usa di essere un modello valido su scala
mondiale.
La presenza di una forte comunità di origine italiana e la particolarità della posizione dell'Italia fecero sì che il
nemico italiano fosse quasi del tutto assente o che si trasformasse del resto in un possibile alleato. Ma furono
le truppe americane a trasformarsi nei più efficaci propagandisti del messaggio politico americano. Nel
complesso l'esercito Usa non esercitò un'azione di rapina o di spoliazione sulle popolazioni liberate.
Né va trascurato come le forze armate americane fossero considerate un esercito di civili temporaneamente in
divisa = band of brothers.
Fra le autorità inglesi e quelle americane si manifesta una rilevante divergenza circa i modi e i luoghi in cui

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aprire un secondo fronte. I leader militari statunitensi ritenevano che fosse vitale uno sbarco della Francia
Nord che avrebbe aperto la strada più rapida e più breve per giungere al cuore del Reich. I capi militari inglesi
erano favorevoli a una serie di azioni limitate nell'area del Mediterraneo, partendo dal presupposto che in un
primo luogo dovesse concludersi vittoriosamente la campagna d'Africa; la Germania doveva essere sconfitta
partendo dal ventre molle dell'asse = Italia. Queste in posizione strategica era sostenuta da Churchill e dal suo
governo per ragioni politiche: se essa si fosse conclusa con successo, avrebbe condotto ad un implicito
rafforzamento delle posizioni inglesi nel Mediterraneo e dell'Europa meridionale = tradizionali interessi
imperiali, Washington finì con l'accettare l'argomentazione dei britannici. 1942 programmato lo sbarco di
truppe americane e britanniche in Marocco e Algeria, territori sotto controllo del regime di Vichy. →
Problema = gli Usa non avevano interrotto i rapporti con Vichy. Ciò aveva suscitato i malumori di de Gaulle,
ma Roosevelt mostrava un totale disinteresse verso il movimento gollista: nella sua visione de Gaulle era un
ambizioso ufficiale che rientrava nella tradizione bonapartista e dopo la disfatta del 1940 la Francia aveva
perso il suo status di grande potenza. Sbarco in Nord Africa→Washington partì dal presupposto che le truppe
francesi avrebbero accolto gli americani come amici, se non come liberatori. Quando le truppe alleate
sbarcarono in Nord Africa essi dovettero affrontare la reazione ostile delle unità francesi. Eisenhower fece un
accordo con l'ammiraglio Darlan del regime di Vichy. → le truppe francesi in Nord Africa avrebbero deposto
le armi, ma gli uomini di Vichy sarebbero rimasti ai loro posti di responsabilità, l'intesa spianò la strada ad
una rapida liberazione del Marocco e dell'Algeria, ma suscitò le ire di de Gaulle.
Il passaggio del Marocco e dell'Algeria alla causa alleata spinse i tedeschi ad occupare militarmente la
Francia meridionale, pur lasciando al suo posto Petain, venne inoltre occupata la Tunisia. De Gaulle fu in
grado di acquisire il controllo sulla Nord Africa e alla fine del 1243 il generale avrebbe potuto contare sul
controllo di gran parte dell'impero e su risorse umane e materiali che gli avrebbero consentito di inserire un
discreto numero di unità a fianco degli anglo-americani nella prosecuzione del conflitto.
Gli alleati avrebbero finito con l'imporsi nel maggio 1943 e tutto il Nord Africa fu liberato. Gennaio 1943
Churchill e Roosevelt si incontrarono a Casablanca ed affrontarono il tema della successiva iniziativa in
campo militare. Churchill riuscì a convincere il presidente Usa dell'impossibilità di aprire un secondo fronte
in Francia per il 1943 e prevalse la linea strategica britannica circa l'opportunità di completare il controllo del
Mediterraneo. = grande operazione anfibia in Sicilia.
Roosevelt, preoccupato per i possibili sospetti di Stalin circa il mancato avvio del secondo fronte in Francia,
avanzò l'idea di una dichiarazione congiunta da parte sua e del primo ministro inglese in base alla quale gli
alleati avrebbero accettato dalla Germania, dal Giappone e dall'Italia solo una resa senza condizioni.
Il territorio della Sicilia liberato sarebbe passato sotto il controllo dell'amministrazione militare
angloamericana (AMG). Più attento, dal 1939 Roosevelt si era mostrato verso la Santa sede, con il pontefice
Pio XII→ interesse del presidente era rivolto al mondo cattolico in generale (x le elezioni). Vennero ignorati
tutti i sondaggi di pace e all'indomani di El Alamein vari attori italiani fecero giungere a Londra.
Il 10 luglio 1943 sbarco in Sicilia, la Campania si concludeva con il pieno successo alleato.
Una parte dei gerarchi fascisti e la monarchia ritennero che fosse giunto il momento di liberarsi di Mussolini
per cercare di sganciare il paese dall'alleanza con la Germania e giungere ad una pace separata. 24-25 luglio il
gran consiglio del fascismo costrinse il duce alle dimissioni e il re ordinava l'arresto di egli e nominava il
maresciallo Pietro Badoglio alla guida di un governo che si presentava come una dittatura militare sostenuta
dalla monarchia.
Il regime sembrava scomparso e gli alleati sorpresi di quanto accaduto, si trovarono di fronte alla prospettiva
di un'uscita dalla guerra dell'Italia. Churchill e Roosevelt si incontravano a Quebec in una conferenza
angloamericana, venne discussa la questione italiana e l'esito fu un compromesso volutamente ambiguo. = gli
anglo-americani avrebbero deciso il loro atteggiamento verso l'Italia in base a ciò che quest'ultima avrebbe
fatto per aiutare lo sforzo di guerra alleato = evidente incentivo ad uscire dalla guerra. Si ritenne che la
soluzione possibile fosse la conclusione di un armistizio e non di una pace, vennero elaborati due testi: il
primo breve e vago = corto armistizio = che gli italiani avrebbero potuto accettare senza problemi, ma che gli
avrebbe legati alla sigla di un documento successivo = lungo armistizio, più duro e simile ad una resa
incondizionata. Le autorità italiane avviavano contatti segreti con gli alleati.
L'esercito italiano fu abbandonato al suo destino senza ordini mentre i massimi esponenti del governo e la
famiglia reale lasciavano Roma per raggiungere Ortona e brindisi. La reazione tedesca fu rapida ed efficace:
gran parte delle forze italiane nei Balcani, nell'Egeo, in Francia e in Italia centro-nord furono costrette alla
resa e i militari inviati in Germania. Mussolini, prigioniero a gran sasso, venne liberato da parà tedeschi,
portato in Germania dove avrebbe annunciato la nascita della Repubblica di Salò.
Ad ottobre il governo Badoglio dichiarava guerra alla Germania, gli alleati riuscirono a liberare solo l'Italia
meridionale e venivano bloccati lungo la linea Gustav. Esistevano ora due Italie contrapposte, fascista

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repubblicana e il legittimo governo del regno del sud cobelligerante con gli alleati, ma profondamente
condizionato dal volere delle autorità militari alleate dell'AMG.
1943 inglesi e americani cominciarono a discutere sia dei problemi territoriali posti dalle richieste di Stalin
circa il mantenimento delle acquisizioni derivanti dal patto Ribbentrop-Molotov, sia delle future scelte
strategiche di fondo nella conduzione delle operazioni militari. Le autorità americane e britanniche
accettavano che l'Urss alla fine della guerra avrebbe controllato gli Stati baltici, la Bessarabia e il territorio
polacco sino alla linea Curzon. Confermata la prospettiva dell'invasione della Francia meridionale per il 1944.
Discussione della creazione di un'organizzazione nazionale che sostituendosi alla Società delle nazioni,
assumesse il compito di garantire la pace e la sicurezza su scala mondiale. Questo progetto e a centrale nella
visione di Roosevelt, il quale rifiutava l'idea che nel corso della guerra si discutesse circa il futuro assetto
postbellico e che si parlasse di spartizioni territoriali sulla base della creazione di sfere di influenza.
Ottobre 1943 si tenne a Mosca una conferenza dei ministri degli esteri delle tre grandi potenze alleate.
Questione dell'apertura del secondo fronte e si stabilì che nel dopoguerra l'Austria dovesse essere ricostituita.
Conferenza al Cairo riuniti Churchill, Roosevelt e Chung Kai Shek→ questioni relative all'estremo oriente =
esigenza di punire il Giappone per l'aggressione compiuta, necessità di costringerlo a restituire alla Cina tutti i
territori conquistati e nonché l'opportunità di sottrarre la Corea al controllo di Tokio trasformandola in uno
Stato indipendente.
1943 prima grande conferenza interalleata a Teheran: Roosevelt, Churchill e Stalin→ creare un reciproco
clima di fiducia che dissipasse qualsiasi sospetto. Roosevelt partiva dal presupposto che condizione
fondamentale per uno stabile dopoguerra fosse un accordo di fondo tra i tre grandi, instaurazione di un
rapporto di fiducia e di collaborazione anche personale con Stalin. Il presidente americano vuole dimostrare
ad egli che non esisteva un rapporto speciale con l'alleato britannico: si rifiutò di incontrare separatamente
Churchill e nei colloqui a tre, in più di un'occasione mise in difficoltà Churchill mostrando maggiore sintonia
con Stalin. Ma il sovietico non si fidava e i servizi segreti sovietici installavano microspie nelle residenze dei
due leader occidentali. Il tema più importante discusso a Teheran fu quello del secondo fronte. → Conferma
dello sbarco della Francia settentrionale e intenzione di affrontare il problema tedesco per rendere la
Germania inoffensiva per sempre. Roosevelt sollevò il progetto della creazione di un'organizzazione
internazionale che avrebbe gestito le relazioni internazionali postbelliche, il presidente fece intendere che un
ruolo centrale nel futuro organismo sarebbe stato svolto dai quattro vincitori: Usa, UK, URSS e Cina.
1944, su spinta dei britannici, effettuato uno sbarco ad Anzio nel tentativo di sbloccare la situazione, ma senza
successo. La fine del regime aveva visto la rinascita dei partiti antifascisti e l'avvio di un attivo movimento di
resistenza. Il debole governo monarchico guidato da Badoglio, era costretto in una posizione di piena
subordinazione al governo militare alleato. Gli esponenti dei partiti antifascisti avevano assunto un
atteggiamento di rifiuto di qualsiasi ipotesi di collaborazione con il re e Badoglio, considerati compromessi
con il fascismo. Sono circa sosteneva che il re e Badoglio dovevano restare al loro posto, vista la fedeltà
mostrata da ciò che restava delle forze armate italiane e dalle strutture dello Stato nei confronti della
monarchia.
Badoglio comprese che l'unione sovietica non era soddisfatta di una situazione che la vedeva esclusa da
qualsiasi influenza sulle vicende italiane e venne così avanzata al rappresentante di Mosca l'ipotesi che l'Urss
concedesse al governo del re il riconoscimento diplomatico. Dal punto di vista monarchico ciò avrebbe
implicato un vantaggio politico e avrebbe potuto spingere gli anglo-americani a fare altrettanto. Si accettava
che il leader del PCI Togliatti tornasse in Italia, mutando la posizione dei comunisti che avrebbero accettato di
collaborare al governo Badoglio = svolta di Salerno. Con questa mossa, Stalin riusciva ad inserire
ufficialmente una rappresentanza sovietica nella penisola, mentre il PCI ne usciva rafforzato e legittimato;
spiazzati dalla nuova posizione del PCI, i partiti antifascisti accettarono di entrare a far parte del gabinetto
Badoglio, mentre il re si ritirò. Né Washington né Londra parvero comprendere il senso di questa mossa.
La liberazione di Roma avvenne contemporaneamente allo sbarco alleato in Normandia. Alla vigilia dello
sbarco Roosevelt aveva confermato la mancanza di fiducia nei confronti di de Gaulle ed era partito dal
presupposto che il territorio francese liberato sarebbe passato sotto un'amministrazione militare
angloamericana. De Gaulle aveva rafforzato la propria leadership, facendosi riconoscere come guida
dell'opposizione interna da tutte le forze della resistenza. Parigi insorgeva contro gli occupanti tedeschi e le
truppe francesi libere entravano nella capitale contribuendo alla sua liberazione, de Gaulle veniva confermato
alla guida del governo provvisorio della Repubblica francese.
Churchill→ in egli cominciarono a profilarsi i primi dubbi sul rapporto che sarebbe venuta a crearsi da ovest
e URSS nel dopoguerra. Fra i problemi più drammatici fu quello della sorte della Polonia: i tedeschi avevano
scoperto le fosse comuni in cui erano stati sepolti i corpi di migliaia di ufficiali polacchi uccisi dalla polizia
segreta sovietica. Le autorità naziste avevano sfruttato tale scoperta per una manovra propagandistica,

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destinata a creare dissidi all'interno della grande alleanza. Il governo polacco in esilio a Londra, da sempre
sospettoso nei riguardi degli intenti di Stalin, aveva chiesto spiegazioni a Mosca. Ciò aveva consentito ai
sovietici di accusare le autorità polacche di fare il gioco di Hitler e rottura delle relazioni diplomatiche.
Londra si era trovata in imbarazzo, visto che si stava per accettare l'acquisizione da parte sovietica dei
territori polacchi ottenuti con il patto Ribbentrop–Molotov, per quanto si prevedessero compensi territoriali
per Varsavia a danno della Germania. Estate 1244 le truppe sovietiche entravano in territorio polacco e il
governo polacco di Londra ordinava al movimento di resistenza di scatenare l'insurrezione generale della
capitale. = chiaro l'intento politico di liberare Varsavia prima dell'arrivo dei sovietici e porre Stalin di fronte al
fatto compiuto della presenza di un governo moderato anticomunista. La reazione tedesca fu però più efficace
del previsto: l'insurrezione fu stroncata e completa distruzione di Varsavia. Stalin diede alcun aiuto ai patrioti
polacchi; e a Lublino, liberata dall'armata Rossa, veniva costituito un governo polacco guidato da esponenti
del partito comunista poi insediato nella capitale una volta liberata dai sovietici.
Motivo di preoccupazione era anche la Jugoslavia→ in questo paese, subito dopo l'occupazione nazista, si era
sviluppato un movimento di resistenza, guidato da Mihajlovic. Si era costituito un altro movimento di
resistenza egemonizzato dal partito comunista sotto l'abile e ferma leadership di Tito. I comunisti di Tito
avevano duramente impegnato gli occupanti italo tedeschi, mentre gli uomini di Mihajlovic avevano assunto
un atteggiamento attendista. Nel 1943 Londra aveva deciso di dare il pieno appoggio a Tito sconfessando
Mihajlovic. Tito puntava non solo alla liberazione del paese ma anche alla distruzione degli avversari politici
e all'instaurazione di un regime comunista e ciò non era gradito a Londra. Grecia→ la resistenza si era divisa
in due gruppi: i comunisti e fila monarchica. 1944 Romania e Ungheria vengono liberate dai sovietici.
Churchill, in Italia si convinse che una politica di sostegno alle forze moderate avrebbe potuto rappresentare
un argine alla crescente influenza dei comunisti. Nel 1944 Churchill e Roosevelt si incontrarono a Hyde Park
e decisero che l'Italia avrebbe beneficiato degli aiuti UNRRA, in teoria diretti solo ai paesi liberati e non agli
ex nemici, e sarebbero stati alleggeriti alcuni vincoli posti dall'armistizio (interesse di Roosevelt per il voto
italo-americano in vista delle elezioni presidenziali).
L'Europa centro-Est e Balcani→ il primo ministro britannico puntò ad un accordo diretto con Stalin. Incontro
bilaterale tra Stalin e Churchill, quest'ultimo avanzò l'ipotesi di una spartizione in sfere di influenza di una
parte dell'Europa = accordo delle percentuali, dal foglio di carta su cui lo statista inglese indicò il grado di
influenza che l'Urss e la Gran Bretagna avrebbero esercitato: per la Grecia il 90% alla Gran Bretagna e il 10%
all'Urss; per la mania l'inverso, per l'Ungheria e la Jugoslavia una divisione 50%, della Bulgaria il 75%
all'Urss e il 25% la Gran Bretagna. Churchill accettava la prevalente influenza sovietica su Romania, Bulgaria
e Ungheria, cercando di salvaguardare il proprio ruolo in Grecia e parzialmente in Jugoslavia. Per Stalin le
concessioni su Grecia e in Jugoslavia erano minime.
La strategia di Churchill fallì, le sue scelte vengano sconfessate dalle autorità americane che respingevano
come immorale qualsiasi politica fondata sulla spartizione del mondo in sfere di influenza. In Italia→
trattative per la formazione di un nuovo governo, come possibile primo ministro o ministro degli esteri era
emersa la candidatura di Sforza, malvoluto a Londra per non aver sostenuto Badoglio e il re nel 1943; vi era
stato quindi un veto inglese nei riguardi dell'esponente italiano, ma le autorità americane si dissociarono dal
iniziativa britannica. Intrusione inglese anche in Grecia.
Il presidente Roosevelt→ ipotesi di un ordine internazionale democratico ispirato ai valori statunitensi. Due
conferenze:
1) Dumbarton Oaks;
2) Bretton Woods.
1) I rappresentanti dei tre grandi discussero dei caratteri dell'organizzazione delle Nazioni Unite: fu trovato
facilmente un accordo sull'istituzione di un'assemblea generale ove fossero rappresentati tutti i paesi, più
complessa una discussione sulla nascita di un organo direttivo, il futuro consiglio di sicurezza e si decise per
cinque membri permanenti: Usa, Gran Bretagna, URSS, Cina e Francia.
2) Bretton Woods = si occupò del sistema economico del dopoguerra, presenza di Keynes. Fondamentali
furono il rifiuto delle politiche protezioniste e la volontà di creare un sistema economico internazionale
basato sul libero commercio, l'istituzione di un fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. →
Ritorno alla convertibilità della moneta americana con l'oro e adozione di questa divisa come strumento
fondamentale degli scambi internazionali.

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4. La vittoria alleata e i progetti per uno stabile assetto postbellico.


Davanti alle forze sovietiche, milioni di civili tedeschi fuggivano disperatamente verso ovest, terrorizzati
dalla prospettiva di subire la dura occupazione sovietica. Alla scomparsa di Hitler veniva formato un governo
provvisorio guidato dall'ammiraglio Donitz, che l'8 maggio avrebbe firmato la resa ufficiale tedesca nelle
mani degli anglo-americani.
Nell'oceano Pacifico gli Usa avevano continuato a conseguire successi, liberando le Filippine.
Febbraio 1945 si incontrarono a Jalta in Crimea, i tre grandi, non vi fu alcuna spartizione. A Jalta vennero
affrontati solo alcuni temi che apparivano in quel periodo particolarmente pressanti: la sorte della Polonia,
l'atteggiamento dei vincitori nei confronti della Germania, gli ostacoli alla costituzione dell'Onu è impossibile
intervento sovietico contro Giappone. Roosevelt era interessato al futuro dell'organismo e alla partecipazione
sovietica al conflitto nel Pacifico. Per l'Onu si discusse del diritto di veto da parte dei membri permanenti del
consiglio di sicurezza, sostenuto con forza da Stalin, e della rappresentanza sovietica nell'assemblea generale:
i sovietici chiedevano di vedere incluse tutte le 16 repubbliche che formavano l'Urss. Le richieste di Stalin
ebbero parziale soddisfazione: venga accettata l'ipotesi del diritto di veto, mentre l'assemblea generale
accanto all'Urss si ammise la presenza dell'Ucraina e della Bielorussia. Stalin accettò che l'Urss dichiarasse
guerra a Tokio, in cambio Mosca otteneva delle concessioni strategiche e territoriali. Polonia, con i dubbi di
Churchill: ciò che Varsavia avrebbe perso a favore dell'Urss sarebbe stato compensato con territorio tedesco.
Si discusse del futuro governo polacco e Roosevelt-Churchill accettavano che il governo di Lublino, sotto
controllo comunista, venisse allargato ad alcuni esponenti del governo polacco in esilio a Londra. Si concordò
che il territorio tedesco fosse suddiviso in zone di occupazione tra i vincitori; senza entusiasmo da parte di
Stalin e di Roosevelt, ma con il sostegno di Churchill, si decise di assegnare una zona di occupazione alla
Francia. I tre grandi accettarono una dichiarazione sull'Europa liberata, in cui si impegnavano a favorire il
ripristino della democrazia.
Roosevelt si mostrò soddisfatto degli esiti della conferenza perché, pur facendo a Stalin una serie di
concessioni, era riuscito ad ottenere il via libera alla costituzione dell'Onu e l'assenso al coinvolgimento
sovietico nella lotta al Giappone.
Il futuro ordine mondiale era legato ad un interrogativo di fondo concernente la possibilità che il grande
disegno di Roosevelt avesse successo e tale disegno era condizionato dalla possibilità che l'accordo tra Urss e
Occidente non rappresentasse solo un episodio limitato alle vicende belliche e alla presenza di un nemico
comune. Due mesi dopo Jalta, Roosevelt moriva e gli succedeva Truman. Su di lui e cadevano le enormi
responsabilità che Roosevelt aveva gestito in maniera personale e senza coinvolgere gli organismi preposti
alla conduzione della politica estera. Truman = iscrittosi al partito democratico, sostenitore di Roosevelt e del
new deal. Egli provava scarsa simpatia per Stalin e per il comunismo, ma almeno in una fase iniziale egli si
sentì legato alla prosecuzione delle scelte compiute dal suo predecessore.
L'unione sovietica ebbe ben presto notizia che gli angloamericani stavano progettando l'atomica, e fin dal
1983 Stalin diede direttive affinché gli scienziati sovietici avviassero un programma analogo. Truman si pose
la questione se usare o meno l'arma atomica di cui esistevano solo due altri esemplari. Non è da escludere che
Truman volesse anche ribadire di fronte a Stalin la potenza americana usando l'atomica, ma è plausibile che
nella sua decisione avessero influito le previsioni dei vertici militari, secondo i quali la conquista del
Giappone sarebbe avvenuta solo con una lunga e sanguinosa serie di operazioni militari che si sarebbero
concluse non prima del 1986 con la perdita di centinaia di migliaia di soldati americani; né va trascurato che
dopo la vittoria in Europa l'opinione americana vivesse sentimenti di profonda stanchezza nei confronti della
guerra nel Pacifico. Truman ordina l'impiego delle due bombe nucleari, la prima ad Hiroshima 6 Agosto e
l'altra a Nagasaki il 9. L'imperatore è parte della classe dirigente nipponica decisero che l'uso dell'arma
atomica giustificava la richiesta della resa, firmata il 2 settembre 45 ponendo fine al secondo conflitto
mondiale. L'Urss era entrata in guerra con il Giappone.
Poche settimane prima si era tenuta la terza e ultima conferenza inter alleata fra i tre grandi. Luglio-agosto 45
a Potsdam, nei dintorni di Berlino. Presenza di Truman, Churchill fu sostituito da Attlee. L'atmosfera della
conferenza fu meno cordiale delle due precedenti e risultò chiaro l'emergere di dubbi e sospetti fra i vincitori,
Truman e Stalin più volte si trovarono in disaccordo.
Al centro dell'incontro vi fu la questione tedesca: spettava a i tre grandi dare un solido assetto per assicurare
pace e stabilità alla Germania. I vincitori si trovarono d'accordo sulla smilitarizzazione, denazificazione,
democratizzazione, decentramento amministrativo e smantellamento dei grandi gruppi industriali. I massimi
responsabili del nazismo sarebbero stati chiamati a rispondere pubblicamente dei loro crimini nel processo di
Norimberga. Vengono stabiliti i confini delle quattro zone di occupazione alleate: Berlino suddivisa a sua
volta in quattro zone; l'Austria fu occupata dei vincitori.
Più complesse e difficili furono le discussioni circa i possibili confini tedeschi anche per l'espulsione di

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milioni di tedeschi trasferiti nei territori. La questione economica si legava al problema delle riparazioni, la
cui richiesta venne avanzata con forza da alcune nazioni vincitrici, in particolare l'Urss, che ottenne dai
partner di prelevare immediatamente compensi della propria zona di occupazione.
La sorte complessiva e definitiva della Germania veniva rinviata alla conferenza della pace ed a un trattato. Si
ponevano le basi per una delle cause della rottura all'interno della grande alleanza che avrebbe determinato
l'avvio della guerra fredda.

Capitolo 4 – Le origini della guerra fredda e la nascita di due sistemi contrapposti.


(1945-56)
1. Verso la guerra fredda.
Gli storici sovietici spiegavano il fenomeno della guerra fredda sulla base della dottrina marxista-leninista che
vedeva nella rivalità fra Usa e URSS la conclusione dello scontro di classe sul piano mondiale e la naturale
propensione aggressiva delle nazioni capitaliste.
Gli studiosi americani degli anni 40-50→ legittima difesa da parte dell'Occidente e delle democrazie nei
confronti delle mire espansionistiche ed egemoniche dell'unione sovietica. Anni 60-70, storici americani→
prevalse una visione critica, revisionista, verso il ruolo internazionale di Washington. = la guerra fredda ha
avuto origine dalle ambizioni Usa di imporre su scala mondiale la propria egemonia economica e politica, e
che di fronte a questa spinta imperialista Mosca non avrebbe fatto altro che reagire difendendosi. Con la crisi
del comunismo e la parziale apertura degli archivi ex sovietici→ il ruolo dell'ideologia nelle scelte dei leader
sovietici, la loro naturale tendenza a considerare come ovvi lo scontro con le forze capitaliste e la necessità di
espandere la dottrina comunista. Questa tendenza finiva con il tradursi in una esaltazione della vittoria della
democrazia e degli ideali americani.
Varie origini della guerra fredda:
1) Nei contrasti e nei sospetti manifestatisi durante il secondo conflitto mondiale tra i membri della grande
alleanza;
2) Rivoluzione bolscevica ed al contemporaneo emergere nel 1917 degli Usa come potenza mondiale.
Per il suo carattere di guerra non combattuta direttamente, non è possibile individuarne il preciso momento di
inizio. Si manifestava la convinzione o timore che gli Usa sarebbero tornati alle tradizionali tendenze
isolazioniste e si sarebbero ritirati dall'Europa, oppure l'idea che la Gran Bretagna avrebbe continuato a
svolgere un primario ruolo internazionale.
Truman si sentì per qualche tempo legato alla politica estera e seguita dal suo predecessore e Stalin non
espresse un'aperta volontà di rottura con l'Occidente. Aprile 1945 si apriva a San Francisco, alla presenza di
rappresentanti di 50 azioni, la conferenza che avrebbe condotto alla redazione della versione finale della carta
ONU, firmata il 26 giugno. Gennaio 1986 si tenevano le prime sessioni dei due grandi organi fondamentali:
assemblea generale e consiglio di sicurezza. A febbraio veniva nominato il primo segretario generale ONU:
Lie = politico norvegese. Sede a New York. In questi primi mesi i partecipanti all'Onu, sulla spinta degli
ideali che avevano caratterizzato la lotta al nazifascismo, si mostravano convinti che questo organismo
avrebbe potuto contribuire efficacemente al mantenimento della pace mondiale. Dal punto di vista di Stalin
apparivano confermati i dubbi intorno alla possibile trasformazione del nuovo organismo internazionale in
uno strumento della politica occidentale, soprattutto americana. Solo la centralità del ruolo svolto dal
consiglio di sicurezza e il diritto di veto concesso ai cinque membri permanenti offrivano a Stalin una qualche
garanzia per la salvaguardia degli interessi sovietici.
Negoziato che condusse alla redazione dei trattati di pace con i paesi europei i satelliti della Germania di
Hitler: Finlandia, Ungheria, Bulgaria, Romania e Italia. Ungheria, Bulgaria e Romania si avviavano ad essere
estremamente guidate da regimi comunisti ed erano occupati dall'armata Rossa; l'Italia sperimentava la
difficile strada della democrazia, vedeva la presenza di truppe d'occupazione angloamericana. Diverso il caso
Finlandese che non aveva subito un'occupazione del proprio territorio da parte delle potenze vincitrici.
Tutti i cinque ex s'alleati della Germania furono sottoposti a forti limitazioni sul piano militare e costretti ad
accettare onerose riparazioni, di cui avrebbe beneficiato in ampia misura l'Urss. Finlandia a perdere
nuovamente i territori ceduti a Mosca dopo la guerra d'inverno e ulteriori concessioni al URSS. L'Ungheria
perdeva tutto ciò che aveva acquisito a danno della Cecoslovacchia, della Romania e della Jugoslavia durante
il conflitto, ritornando ai confini del 1920. La Romania riacquistava la Transilvania già ceduta a Budapest, era
però costretta a confermare il passaggio della Moldavia e Bucovina all'URSS. La Bulgaria perdeva quanto ha
avuto ai danni della Grecia.
Difficoltà sul trattato di pace italiano. Alla fine delle ostilità le autorità italiane si erano cullate nell'illusione
che l'uscita dalla guerra nel 1943, la cobelligeranza, la resistenza partigiana e il ritorno alla democrazia

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avrebbero evitato al paese un trattato punitivo.→ debole posizione del paese e intenzioni ben poco benevole
dei vincitori. 1945 de Gaulle tentò di far occupare dalle proprie truppe la Val d'Aosta nella speranza di annette
alla alla Francia; fu solo la ferma presa di posizione anglo americana a far recedere il generale dalle sue
ambizioni. Confine orientale→ le forze comuniste di Tito presero possesso dei territori italiani dell'Istria e
Dalmazia, dando avvio ad una pulizia etnica sugli italiani. Occuparono Trieste con un regime che si
contraddistinse della persecuzione di esponenti fascisti e non comunisti. Londra e Washington esercitavano
forti pressioni su Tito per far ritirare le sue truppe da Trieste, pressioni dettate non da favore verso l'Italia ma
da una crescente ostilità verso Tito. L'Italia fu costretta ad accettare un trattato che venne giudicato dalla
penisola duro e ingiusto. Vennero imposte pesanti riparazioni: sedere furono le clausole territoriali con cui
l'Italia rinunciava ai diritti sulle colonie africane, cedeva l'Istria e Dalmazia ma restava irrisolto il nodo di
Trieste, che avrebbe dovuto far parte di un territorio internazionalizzato sotto la responsabilità di un
governatore scelto dall'Onu, mentre in via temporanea la città sarebbe rimasta sotto amministrazione
angloamericano (Zona A) e la parte orientale del Golfo di Trieste sarebbe stata amministrata militarmente
dalla Jugoslavia (Zona B). Nel 1945 l'Austria aveva avanzato la richiesta del ritorno del sud Tirolo alla
propria sovranità, ma i quattro grandi decisero che questo territorio sarebbe rimasto all'Italia. Significativo fu
l'atteggiamento della delegazione americana guidata da Byrnes che, prodiga di promesse e dichiarazioni
amichevoli sull'Italia, fece ben poco per sostenere efficacemente l'Italia. Sebbene egli non mancasse di
prendere posizioni fortemente critiche verso l'Urss, egli era ancora convinto della necessità di trovare un
compromesso con Mosca al fine di garantire uno stabile assetto postbellico.
Non è possibile ricondurre l'inizio della guerra fredda ad una sola causa, bensì all'intrecciarsi di vari episodi e
dinamiche:
1) evoluzione della percezione all'interno dell'amministrazione americana nei confronti dell'Urss e degli
obiettivi di Stalin; sospetto sull'Urss. Importante nel quadro di questa trasformazione della valutazione delle
intenzioni del Cremlino ai vertici dell'amministrazione americana fu l'episodio del long telegram = un lungo
dispaccio che nel 1986 un diplomatico presso l'ambasciata americana a Mosca, Kennan, indirizzo al
Dipartimento di Stato. Egli mirava a spiegare le ragioni per cui l'unione sovietica stava perseguendo una
minacciosa politica espansionistica. Egli attribuiva le scelte di Stalin sia alla tradizione imperiale russa sia
all'ideologia marxista leninista = questa tendenza aggressiva era amplificata dal clima di chiusura, sospetto e
repressione che caratterizzava la società e il sistema politico sovietico. Kennan concludeva che non vi era
spazio per compromesso con Mosca e che gli Usa dovevano puntare ad una strategia di contenimento
dell'espansione sovietica. Il lungo telegramma di Kennan ebbe un forte impatto dell'amministrazione Usa e
sull'opinione pubblica: trasformazione dell'atteggiamento Usa e convinzione che l'unione sovietica si
identificasse con la minaccia comunista ai valori e agli interessi vitali degli Usa.
2) si manifestarono prime crisi all'interno della grande alleanza circa il rispetto di accordi conclusi durante il
conflitto: questione iraniana. Nel 1941 Mosca e Londra avevano deciso di occupare militarmente l'Iran, sia
per impedire una deriva filotedesca del governo del paese, sia per mantenere il controllo sulle risorse
energetiche del paese, sia per aprire una via di comunicazione diretta fra le potenze occidentali e l'Urss. In
realtà Mosca cercò di rafforzare la propria presenza in questo paese. Dopo la fine della guerra Stalin
mantenne la presenza di unità sovietiche nella parte settentrionale dell'Iran ed esercitò pressioni sul governo
iraniano perché venissero affidate all'unione sovietica concessioni sui giacimenti petroliferi. L'atteggiamento
russo sollevò le dure reazioni della Gran Bretagna che esercitava una forte influenza sull'economia iraniana.
Infine Stalin accettò il ritiro delle proprie truppe in cambio di concessioni economiche da parte di Teheran.
3) il processo di sovietizzazione attuato da Stalin nell'Europa centro orientale. I primi paesi a cadere sotto
l'influenza comunista furono la Romania, Bulgaria e la Polonia. Romania e Bulgaria erano stati rapidamente
occupati dall'armata Rossa. In questi paesi entro il 1946 la presa del potere da parte dei locali partiti
comunisti, con il sostegno dei rappresentanti del Cremlino era completata. Più rapido fu il processo di
sovietizzazione vissuto in Jugoslavia e in Albania. Nel primo caso si procedette all'instaurazione di un duro
regime comunista. Diverso fu il caso dell'Ungheria, alla liberazione del paese da parte dell'armata Rossa vi
era stato il tentativo di creare una repubblica democratica. Dal 1947 da parte dei comunisti ungheresi, con il
sostegno di Mosca, vi fu un'accelerazione nella sovietizzazione del paese, con persecuzione ed eliminazione
degli oppositori politici. Cecoslovacchia usciva dal conflitto come paese liberato e appartenente ai vincitori.
Questo paese si trovò sotto la guida di governi di coalizione antifascista, nel cui ambito veniva sperimentata
un'effettiva collaborazione tra comunisti e partiti borghesi. Sino al 1947 la Cecoslovacchia apparve un
esempio è la possibile prosecuzione della collaborazione tra comunisti e filo occidentali.
Se le potenze occidentali fecero ben poco per impedire la sovietizzazione di metà del continente, è innegabile
che questo processo influenzò fortemente la loro valutazione nei confronti della politica staliniana. 1946
Churchill descrisse in maniera drammatica e incisiva la situazione venutasi a creare in Europa facendo

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riferimento alla cortina di ferro scesa su metà del continente; egli si appellò alla prosecuzione della
collaborazione tra UK e Usa quale unico strumento per la difesa della democrazia. Questo discorso criticato
in Gran Bretagna come un inutile provocazione verso l'Urss, diversa fu la reazione negli Usa: Churchill tenne
la sua lezione alla presenza di Truman e le autorità americane, non vi si opposero. Per Washington le
affermazioni di Churchill erano un utile monito lanciato a Stalin per porlo in guardia dal proseguire una
politica considerata aggressiva.
Alla fine della guerra il leader sovietico non era intenzionato a giungere ad uno scontro con l'Occidente ed era
convinto che i maggiori problemi sarebbero sorti con la Gran Bretagna. Egli procedette con una politica
flessibile e prudente, che seppe adeguarsi alle circostanze, senza però mai perdere di vista l'obiettivo di fondo
dell'affermazione dell'ideale comunista. Ciò spiega la diversità delle tattiche applicate nei vari paesi
dell'Europa centro orientale e la gradualità del processo. Convinzione di Stalin che la seconda guerra
mondiale avesse rappresentato solo un intervallo nello scontro ineluttabile fra comunismo e capitalismo e che
le intenzioni degli occidentali fossero nel lungo periodo di carattere aggressivo. Nonostante la conclusione
delle ostilità, Stalin evitò, a differenza degli Usa, una smobilitazione completa delle forze armate e l'armata
Rossa restò uno strumento militare potente ed efficiente. Ex prigionieri di guerra finirono nei Gulag per il
timore che potessero essere stati contaminati dal contatto con l'Occidente. 1996 di Stalin convinto che i
margini di manovra nei rapporti con Usa e UK = quasi del tutto scomparsi e in un discorso pubblico egli
illustrò la teoria dei due campi indicando l'incompatibilità e l'inevitabilità dello scontro tra comunismo e
capitalismo. La politica del Cremlino e il processo di sovietizzazione godettero anche di un certo grado di
consenso. Ai paesi dell'Europa centro orientale, ben pochi avevano vissuto esperienze di democrazia liberale
e larghi strati delle popolazioni, afflitte da condizioni di vita misere, videro nella costruzione dello stato
socialista prospettive di vita migliori. Sulla formazione del consenso influiva una propaganda martellante ed
efficace. Nel caso della Polonia e della Cecoslovacchia uno stretto rapporto con l'Urss era la più forte
garanzia contro una possibile rinascita tedesca.
4) crescente divergenza di opinioni che si manifestò tra i vincitori intorno alla sorte della Germania. Sebbene i
vincitori avessero preso l'impegno di considerare la Germania come un'unica entità e si ispirassero agli
obiettivi di smilitarizzazione e della notificazione, ognuno di loro avviò una politica autonoma verso l'area
sotto il proprio controllo. Zona di occupazione sovietica: in un primo tempo le autorità russe esercitarono una
brutale azione di rivalsa nei confronti dei tedeschi, con violenze indiscriminate e con una spietata
persecuzione sui nemici di classe. Il territorio fu sfruttato senza ritegno con lo smantellamento di interi
impianti produttivi e il trasferimento forzato delle maestranze. Nascita del partito socialista unificato, sotto il
rigido controllo della leadership comunista e con la costante supervisione delle autorità sovietiche. Altrettanto
dura la politica di occupazione perseguita dalle autorità francesi nel territorio da loro controllato =
sfruttamento intensivo delle risorse locali e Parigi sembrò riproporre le scelte che avevano caratterizzato il
periodo successivo alla fine della prima guerra mondiale, con il sostegno ad istanze separatiste e con il
distacco della Saar, che venne economicamente inglobata nel territorio francese, quale possibile premessa ad
un'annessione. Più complessa e ambiziosa una politica di occupazione britannica, gli inglesi puntarono a far
rinascere un forte sindacato. Zona di occupazione Usa: sembrava adeguarsi ai principi che i quattro grandi
avevano deciso a Potsdam. Le zone occidentali, dovettero affrontare il peso di milioni di tedeschi che erano
fuggiti dai territori passati sotto il controllo polacco, da coloro che erano stati espulsi dalla Cecoslovacchia ed
a coloro che erano fuggiti da altri paesi o URSS.
L'esperienza del drammatico inverno del 45-46, la terribile situazione della popolazione tedesca e la
constatazione circa le scelte autonome compiute da Mosca nella propria zona d'influenza furono fra le cause
che spinsero i governi di Washington e Londra a rivedere parzialmente il loro atteggiamento nei confronti
delle aree sotto il loro controllo. Il potenziale economico tedesco era talmente rilevante da poter far ripartire
la Germania e contribuire alla rinascita economica europea. 1987 le zone di occupazione americana e
britannica→ fuse economicamente dando origine alla Bizona, consentendo alle strutture economiche di
quest'area di riprendere in parte le proprie attività, lasciando ai tedeschi forme di amministrazione locale
autonoma. Questa scelta rappresentava uno strappo rispetto al principio di considerare la Germania un'unica
entità e Stalin considerò con sospetto la costituzione della Bizona.
5) scelta fu particolarmente significativa perché, oltre ad inasprire le relazioni tra ovest e Mosca, segnò il
passaggio della leadership dell'Occidente da Gran Bretagna a Usa. → Dal 1945 l'Urss aveva avanzato
richieste nei confronti della Turchia, Mosca voleva il libero accesso al Mediterraneo. La Turchia si era sentita
minacciata rivolgendosi all'Occidente. Si trattiene più grave era in Grecia = scontro tra comunisti e forze
conservatrici. Il governo monarchico di Atene contava sul sostegno britannico, ma non appariva in grado di
soffocare l'azione dei comunisti. Il governo britannico fece sapere all'amministrazione americana che non
sarebbe più stato in grado di reggere lo sforzo economico-militare a sostegno greco. I responsabili della

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politica estera inglese si erano convinti dell'impossibilità per l'Occidente di proseguire nel dialogo con l'Urss.
L'amministrazione Truman era giunta a conclusioni analoghe ed egli teneva un importante discorso di fronte
al congresso: dichiarò che gli Usa dovevano impegnarsi a sostenere ovunque nel mondo tutti quei governi che
si fossero sentiti minacciati da un pericolo esterno o dalla sovversione interna. Aiuti economici e militari alla
Grecia e alla Turchia. Il discorso divenuto noto come dottrina Truman, rappresentava l'avvio del
coinvolgimento americano nella difesa dell'Europa e una prima espressione della politica del contenimento.
Ciò avveniva quale reazione alla guerra civile in Grecia e in una fase in cui la politica sovietica era ancora
improntata alla cautela.

2. La nascita di due sistemi contrapposti: economia, politica e strategia.


Il discorso aveva avuto lo scopo di verificare la possibilità dell'amministrazione Usa di creare, attraverso il
crescente timore verso il comunismo, un consenso sul piano interno all'evoluzione della posizione
internazionale degli Usa. La guerra si era rivelata per l'economia Usa un toccasana che aveva consentito di
superare la grande depressione.
L'Europa mostrava all'indomani della fine del conflitto una situazione disastrosa: città in rovina, impianti
industriali inutili, un'agricoltura impoverita, milioni di sfollati. Rivalità, divisioni e incomprensioni
caratterizzavano il quadro politico europeo postbellico impedendo la ripresa e facendo presagire il possibile
ricorso a scelte protezioniste, prospettiva che preoccupava le autorità americane. Il piano UNRRA aveva un
carattere di aiuto di emergenza e non poteva contribuire a risollevare l'economia delle nazioni europee.
Come negli anni 20, all'indomani della seconda guerra mondiale le autorità americane si persuasero
rapidamente che la ripresa della Germania avrebbe rappresentato il volano della ricostruzione economica
europea. Inoltre la crisi economica, nella visione dell'amministrazione Truman, si legava strettamente al
disagio sociale, favorendo nell'Europa occidentale i partiti comunisti.
Si poneva la questione di come comportarsi con l'Urss e i paesi che stavano passando sotto il controllo
comunista. Si ritenne che Washington non dovesse assumersi la responsabilità della spartizione dell'Europa,
ma con clausole talmente stringenti da costringere Mosca a rifiutare o ad accettare la riproposizione di
un'economia di mercato dove Stalin la stava rapidamente eliminando. Byrnes dimesso e sostituito con il
generale Marshall. Marzo 1947, confronto diretto con i sovietici: si apriva a Mosca la prima sessione della
conferenza dei quattro ministri degli esteri sul trattato di pace tedesco. Si giunse ad uno stop, con americani e
britannici in netto contrasto con le tesi sovietiche, mentre la delegazione francese agiva in maniera autonoma.
Le due delegazioni occidentali sostenevano l'idea di creare uno Stato tedesco federale, i sovietici puntavano
ad uno Stato centralizzato, e i francesi→ tradizionale speranza di spezzare l'unità della Germania. Marshall
era convinto che Stalin non intendesse raggiungere alcun accordo sulla Germania, che i sovietici puntassero
all'ulteriore deterioramento della situazione economica-sociale in Europa e che attendessero il completo ritiro
americano dal vecchio continente per poi potervi imporre la propria egemonia. Marshall annuncia l'intenzione
americana di lanciare un grande piano di aiuti per la rinascita dell'economia europea. Le sue dichiarazioni
implicavano l'adozione dei criteri di self help da parte degli stati del vecchio continente al fine di realizzare
l'obiettivo del mutuo aiuto, il rafforzamento di un'economia di mercato e la supervisione Usa nell'attuazione
del progetto.
Stalin costringeva i paesi dell'Europa centro est a rifiutare qualsiasi coinvolgimento nel progetto. Stalin aveva
interpretato il piano Marshall come il tentativo di restaurare il capitalismo delle nazioni che si stavano
avviando verso il socialismo e quindi come una manovra aggressiva. Accomunava i partecipanti
l'accettazione del sistema economico di mercato e del ruolo guida degli Usa. Al piano Marshall aderirono 16
paesi: gli Usa stanziarono 13 miliardi di dollari di aiuti, che videro come massimi beneficiari Gran Bretagna,
Francia e Italia, e dal 1949 dopo la sua nascita, la Repubblica federale tedesca. Il progetto americano, fondato
sul trasferimento di macchinari, di materie prime e finanziamenti, ebbe una funzione sia sul piano materiale
sia su quello psicologico, della ripresa dell'economia occidentale, ma fondamentale fu l'azione pedagogica e
propagandistica. → uno degli slogan del piano Marshall fu “potrete essere prosperi come noi”.
L'amministrazione Truman fu costretta ad esercitare pressioni sui partner europei affinché accettassero il
concetto di integrazione economica. Anche altri furono i canali dell'americanizzazione: proposizione di modi
di vita e diffusione di beni di consumo.
1) dai leader sovietici il piano Marshall fu considerato come una sorta di dichiarazione di guerra e nel 1947
riunione segreta dei leader dei partiti comunisti al potere in Europa. = interpretazione del piano Marshall
come manovra aggressiva del capitalismo. 1947-48 i comunisti in Italia e Francia promossero manifestazioni
e scioperi contro il piano Marshall.
2) conferenza dei ministri degli esteri delle grandi potenze con in agenda la sorte della Germania, i
rappresentanti dei quattro non trovavano alcun accordo. Il Foreign Office si convinse che Londra dovesse

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giocare il ruolo di mediatore tra Usa e l'Europa occidentale e di guida degli inesperti leader americani nella
nascente contrapposizione nei confronti dell'Urss e del comunismo. Gli inglesi miravano ad un
coinvolgimento diretto dell'Usa, non solo dal punto di vista economico, ma anche politico e difensivo.
Modesto negoziato che condusse la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio, Olanda e Lussemburgo a siglare il
patto di Bruxelles, un'alleanza politico-militare, apparentemente in funzione anti-tedesca. La
Cecoslovacchia→ il paese si avviava a divenire una democrazia popolare. Il colpo di Praga ebbe un forte
influsso sulla posizione di gran parte delle opinioni pubbliche e delle leadership occidentali→ sostenere che
le democrazie non dovessero ripetere l'errore di Monaco dimostrandosi deboli nei confronti delle dittature, in
questo caso verso l'Urss e i regimi comunisti.
Elezioni italiane dell'aprile 1948: nel corso della campagna elettorale l'amministrazione Truman per una volta
decise di agire con strumenti economici, diplomatici e propagandistici al fine di sostenere la democrazia
cristiana. Minaccia di interrompere gli aiuti economici nel caso di una vittoria del fronte socialcomunista in
parte condizionò il voto degli italiani. Addio di un negoziato anglo franco americano con l'obiettivo di
procedere autonomamente riguardo al futuro delle zone di occupazione occidentale della Germania. →
Decisione di favorire la costituzione di uno Stato tedesco occidentale sotto il controllo alleato ma con forme
di autonomia e x far ripartire l'economia tedesca. La Francia si mostrò restia a compiere eccessive
concessioni, ma si rese conto che ben poco avrebbe potuto di fronte alla volontà di Washington e di Londra.
Per il momento la Germania non avrebbe avuto diritto ad un esercito e ad un Ministero degli Esteri. Scisma di
Tito = Stalin cominciò a provare crescente irritazione delle scelte autonome di Tito, delle sue ambizioni a
divenire una guida ideologica su scala europea e per l'aspirazione ad esercitare un'influenza diretta su Albania
e Bulgaria attraverso il progetto di una federazione balcanica. 1948 l'Urss e i paesi satelliti condannarono
pubblicamente e aspramente il deviazionismo della Jugoslavia, che fu isolata politicamente. Tito, con metodi
staliniani, eliminò gli elementi filo-sovietici del partito e raccolse la sfida proveniente dal Cremlino. Dal 1949
Tito avrebbe cominciato a rivolgersi a W e Londra per quegli aiuti militari ed economici necessari per la
sopravvivenza del suo regime, ricevendo risposta positiva.
1948: si tenevano a Washington colloqui segreti fra rappresentanti diplomatici e militari americani, britannici
e canadesi, intorno al tema della sicurezza. Tre delegazioni→ obiettivo di formare un'alleanza occidentale ma
ostacoli alla rapida realizzazione di questa scelta = impossibilità per gli Usa di contrarre alleanze con nazioni
europee in tempo di pace. Le autorità americane si limitarono ad incoraggiare gli europei a sviluppare
ulteriori forme di self help in ambito militare. Truman → autorizzava l'amministrazione a contrarre alleanze
con potenze europee in tempo di pace segnando una rottura con la tradizione di durata dei tempi di
Washington. L'apertura del negoziato sulla creazione di un'alleanza occidentale (futuro Patto Atlantico) fra
delegazioni degli Usa, Canada e dei cinque paesi del patto di Bruxelles.
Le potenze occidentali decisero la creazione di una nuova moneta tedesca: il marco. Queste scelte
preoccuparono Stalin. Al centro dell'attenzione di Mosca vi erano le tre zone di occupazione occidentale di
Berlino, le autorità russe procedettero alla chiusura degli accessi ferroviari e stradali alla parte occidentale
della Germania e Berlino ovest dando avvio al blocco di Berlino. Intenzione di Stalin, con l'interruzione dei
rifornimenti di viveri e combustibile agli abitanti della ex capitale tedesca, di costringere gli alleati occidentali
ad andarsene. Americani e inglesi diedero inizio ad un colossale ponte aereo che consentì
l'approvvigionamento. Il ponte aereo sortito un effetto non secondario allontanando dalle percezioni degli
americani e degli inglesi il ricordo negativo del popolo tedesco e proponendolo implicitamente come un
possibile alleato nei confronti di un nuovo nemico: l'Urss.
Fu nel clima sempre più teso che si svolsero le trattative per la realizzazione dell'alleanza atlantica. Due
furono gli ostacoli principali alla conclusione della trattativa:
1) il carattere della garanzia che le parti contraenti si sarebbero reciprocamente date;
2) l'estensione geografica dell'alleanza.
1) Gli europei, in particolare la Francia, miravano ad una garanzia di aiuto pieno e automatico in caso di
aggressione = intervento immediato in guerra degli Usa nell'evenienza di un attacco sovietico all'Europa.
Probabile che Washington intendesse mantenere un certo grado di libertà nel decidere quale reazione
sviluppare nei confronti di un'aggressione sovietica.
2) In una prima fase gli Usa e la Gran Bretagna puntarono su un'alleanza atlantica, fondata sugli interessi di
due potenze navali. Posizione di Parigi si mostrava sospettosa di un'alleanza che sarebbe stata dominata dalle
potenze anglosassoni e che sembrava trascurare la dimensione mediterranea francese.
Estensione dell'alleanza: posizione dell'Italia. Nel 1948 a Roma si comprese che se l'Italia non voleva essere
esclusa dal nucleo duro dell'Occidente avrebbe dovuto porsi la questione di una partecipazione all'alleanza
atlantica. Schumann→ la candidatura di Roma sarebbe stata sostenuta dalla Francia= favorire l'ingresso
italiano dell'alleanza per conseguire una garanzia americana nella difesa del Mediterraneo, per rendere il patto

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più continentale e meno Atlantico. 1948 il Vaticano, giunto alla conclusione che lo scontro aperto con il
comunismo fosse ormai inevitabile e che l'Occidente dovesse reagire. 1949 l'Italia avanzò la sua candidatura
al patto Atlantico, sapendo di poter contare sulla benevolenza della Francia e di alcuni ambienti del
Dipartimento di Stato americano. La reazione inglese fu negativa ma la decisione finale toccò alle autorità
americane. Più per rafforzare de Gasperi sul piano interno che per i vantaggi derivanti dalla presenza italiana
nel patto, l'amministrazione americana ha consentito all'inclusione dell'Italia nell'alleanza. Il patto si
estendeva al Mediterraneo, rafforzando il coinvolgimento statunitense nelle vicende europee. La scelta di
Washington rassicurava gli europei e trasformava gli Usa in una potenza europea.
1949 firma del trattato istitutivo del consiglio d'Europa il cui obiettivo era favorire la cooperazione politica
europea. Maggio 1949 costituzione della Repubblica federale tedesca: successo di Adenauer.
Primavera 1949 l'Urss, comprendendo l'inutilità del blocco di Berlino, consentiva la ripresa delle
comunicazioni fra la Germania federale e Berlino ovest. Ottobre 1949 l'Urss favorisce la creazione della
Repubblica democratica tedesca. L'Occidente scopriva che l'unione sovietica aveva proceduto al primo
esperimento nucleare→ creava apprensione in Occidente.

3. Militarizzazione del confronto est-ovest: la guerra di Corea, nascita della Nato e il riarmo
tedesco.
Nel corso della seconda guerra mondiale Washington aveva sostenuto fortemente sul piano militare e politico
il governo nazionalista di Chiang Kai Shek in Cina. Durante la guerra, in base al concetto di unità antifascista,
si era stabilita una tregua tra i comunisti di Mao e il Kuomintang, che avevano considerato il Giappone come
il nemico principale. Le ostilità fra due parti erano riprese con maggior forza e nel dopoguerra il partito
comunista appariva più forte. Ragioni di tale evoluzione:
1) Comunisti avevano tratto vantaggio dalla lotta contro i nipponici, dimostrandosi avversari più capaci e
determinati dei nazionalisti;
2) Mao aveva posto al centro dell'attenzione di milioni di contadini poveri, la trasformazione del paese in
senso socialista non sarebbe partita dalle città ma dalle campagne;
3) Debolezza delle strutture politiche e amministrative;
4) Corruzione che minava alla base il regime nazionalista.
L'appoggio Usa proseguì fino al 1949 con una crescente sfiducia nelle capacità di Chiang Kai Shek→ il
rifiuto di qualsiasi prospettiva di una coinvolgimento diretto di truppe americane nella guerra civile in Cina.
Nel 1949 proclamazione di MAO della Repubblica popolare cinese, gli Usa decisero di non riconoscere il
regime comunista.
Con ciò non si deve ritenere che Washington si fosse disinteressato dell'Asia e del Pacifico, tutt'altro: la
vittoria contro il Giappone si era tradotta in una piena affermazione degli Usa, che procedettero
all'occupazione militare dell'impero nipponico. L'amministrazione Truman, pur sottoponendo il Giappone ad
un regime di occupazione militare, decise di lasciare in vita l'istituzione monarchica. Alla guida
dell'amministrazione militare americana fu posto in generale MacArthur = proconsole con amplissimi poteri.
Egli mirava a creare un Giappone democratico e pacifista sul modello americano e giungendo a modificare
alcuni caratteri fondamentali e la cultura locale (privando l'imperatore della sua divina natura). 11986
approvata una costituzione dai caratteri democratici, in Giappone rinunciava all'uso della guerra e alle forze
armate. L'acuirsi del contrasto tra gli Usa e l'Urss spinse Washington dal 1948 a puntare sulla rinascita
dell'economia giapponese e a favorire la ricostruzione di un apparato militare. 1951 siglato a San Francisco il
trattato di pace non firmato dall'Urss. 1952 l'occupazione militare Usa aveva fine, anche se in Giappone,
firmando un trattato di alleanza con gli Usa, accettava una sorta di protezione americana.
Sin da Jalta, in tre grandi avevano deciso che la Corea, protettorato giapponese, venisse trasformato in uno
stato indipendente. Alla fine del conflitto in territorio della Corea era stato occupato al Nord dall'Urss, al sud
dagli Usa. Mosca e Washington non trovarono una soluzione congiunta circa il futuro della penisola, finendo
con il favorire la creazione nel 1949 di due stati separati e ostili fra loro: Corea del Nord sotto il ferreo
controllo del leader comunista Kim jim Sung e Corea del sud guidata da un governo autocratico conservatore
e anticomunista. Per quanto gli Usa sostenessero economicamente e militarmente il governo di Seul, la Corea
del sud non rappresentava un elemento centrale nella politica Usa. Giugno 1950 truppe nordcoreane
attraversavano il confine e invadevano la Corea del sud→ autonoma scelta di Kim Sung. Stalin non si oppose
lasciando comunque intendere che l'Urss non sarebbe intervenuta e che avrebbe lasciato il compito di
sostenere Pyongyang alla Cina di MAO, il quale si dichiarò disposto a sostenere la Corea del Nord in caso di
intervento Usa. Sewell e gran parte del paese vennero rapidamente occupate, la reazione Usa fu però rapida
ed efficace. Sorti del conflitto ribaltate: Corea del sud liberata.
L'azione di Washington→ politica= assenza del consiglio di sicurezza Onu del rappresentante sovietico,

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ritirato in segno di protesta contro il permanere del delegato del governo di Chiang Kai Shek come
rappresentante cinese; venne posta in votazione la condanna della Corea del Nord come stato aggressore,
nonché l'impegno militare delle nazioni unite in Corea. Le forze occidentali attraversavano il confine tra le
due coree→ dalla restaurazione dell'indipendenza della Corea sud, Washington parve ora al quale obiettivo la
riunificazione del paese sotto la protezione dell'Occidente. Le truppe ONU si avvicinarono al confine con la
Repubblica popolare cinese. Il governo di Pechino si sentì direttamente minacciato e la Cina scatenò
un'offensiva che travolse le truppe americane ed alleate e spingendole oltre il confine tra le due Coree.
MacArthur riuscì a riprendere Seul e stabilizzare il fronte all'altezza del precedente confine tra i due paesi al
38º parallelo. Il generale esercitò pressioni sulla Casa Bianca affinché gli consentisse di utilizzare l'arma
atomica. MacArthur sostituito a causa delle preoccupazioni degli alleati e di Truman sui suoi atteggiamenti.
Crescente insoddisfazione dell'opinione pubblica americana verso la politica dell'avvenimento, che non
sembrava eliminare il pericolo comunista.
La guerra di Corea ebbe conseguenze di rilievo sugli equilibri europei→ Avvio del processo di integrazione
europea. Per la leadership moderata francese, non era possibile ignorare il permanere della questione
tedesca→ per una possibile rinascita politica tedesca. 1945-50 Monnet si era convinto che le risorse
economiche tedesche dovessero essere usate nella rinascita dell'economia francese, comprendendo come nel
1950 la Germania ovest avrebbe riconquistato la sua autonomia nell'ambito economico, privando la Francia
dell'approvvigionamento di carbone dalla Ruhr. Monnet decise di lanciare un piano per la costituzione di una
comunità integrata franco-tedesca nei settori carbonifero siderurgico, alla quale avrebbero potuto affiancarsi
altri paesi europei→ inserimento di una parziale sovranazionalità. 1950 Schumann lanciava il piano, la
reazione del cancelliere tedesco Adenauer fu positiva. L'amministrazione Truman sostenne fortemente il
progetto, Stalin interpretò il piano come premessa alla rinascita militare tedesca in funzione antisovietica.
Creazione CECA 1952.
soluzione di Washington e Londra estate 1950→ rapido riarmo della Germania ovest e il suo inserimento
nell'alleanza atlantica. Schumann si oppone = opinione pubblica francese contraria ad accettare la rinascita
dell'esercito tedesco a soli cinque anni dalla fine della guerra, quanto alla leadership moderata si temeva che
una Germania ovest dotata di forze armate nazionali avrebbe potuto avviare una politica estera autonoma che
avrebbe potuto condurre a trasformare la Repubblica federale nel migliore alleato degli Usa.
L'amministrazione Truman decise di favorire il riarmo degli europei tramite il programma di assistenza
militare e di rafforzare la presenza militare in Europa.
1950-51 nasce la Nato. Nel 1950 le autorità francesi compresero che il veto posto al riarmo tedesco sarebbe
stato facilmente eluso se Washington avesse deciso di farlo; si preferì allora cercare un'ipotesi alternativa su
ispirazione di Monnet e il presidente del consiglio Pleven lanciò il piano Pleven= per la costituzione di un
esercito europeo integrato nel cui ambito reparti di militari tedeschi si sarebbero inseriti al più basso livello di
unità possibile. La reazione di Washington→ forte scetticismo e la proposta francese venne interpretata come
uno strumento per ritardare il riarmo della Germania ovest. Adenauer decise di accettare l'avvio di negoziati
sull'esercito europeo. → CED sul modello della CECA = intensa azione di lobbying compiuta da Monnet e
Schumann presso i leader americani. La Francia contava di godere di un ruolo speciale all'interno della CED
e la Germania ovest chiedeva significative concessioni in cambio della rinuncia ad un esercito nazionale.
Washington favori nel 1952 l'adesione di Grecia e Turchia al patto Atlantico. Usa, Gran Bretagna e Francia
restituiscono la piena sovranità alla Germania ovest, accordo condizionato all'entrata in vigore della CED.
Mosca non era rimasta passiva davanti al dispiegarsi della strategia occidentale; forte fu l'impegno
propagandistico dell'Urss, che poté contare, oltre che sulle iniziative del PCI e del PCF, su un consistente
movimento pacifista. Stalin cercò di minare la solidità del fronte occidentale→ disponibile a discutere di un
trattato di pace tedesco che avrebbe favorito la riunificazione della Germania sulla base della sua neutralità. =
iniziative non ebbero alcun esito. Improbabile che il progetto sovietico potesse essere preso sul serio. Ormai
isolato dal mondo esterno Stalin reggeva l'Urss e i paesi satelliti dal Cremlino→ paranoia di Stalin.
Il partito repubblicano Usa impostò la campagna elettorale 1952 su una dura critica nei confronti della
debolezza della politica estera condotta dall'amministrazione Truman invocando una strategia più attiva che
avrebbe dovuto mirare non a contenere il comunismo, bensì a respingerlo e alla liberazione dei paesi
dell'Europa passati sotto il controllo comunista. → Minaccia del ricorso all'arma atomica in qualsiasi crisi
ove si fosse manifestata una possibile espansione sovietica= rappresaglia massiccia. Questa politica rassicura
un'opinione pubblica che appariva impaurita dalla minaccia comunista. McCarthy si mise alla testa di una
crociata per smascherare la presenza dei comunisti all'interno dell'amministrazione americana. Le iniziative
del senatore contribuirono a porre in cattiva luce le amministrazioni democratiche e la loro politica, favorendo
indirettamente l'affermazione repubblicana alle elezioni presidenziali, con Eisenhower presidente Usa.

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4. La morte di Stalin e la prima distensione.


Il 5 marzo 1953 Stalin moriva. I suoi eredi decisero per il momento di guidare il paese attraverso una
direzione collegiale: Malenkov alla guida dell'esecutivo, Krusciov alla testa del partito, Molotov restava al
Ministro degli affari esteri e Berija a capo della polizia politica. Quest'ultimo fu accusato di spionaggio e
fucilato. La nuova dirigenza sovietica mirava a cambiare alcuni caratteri della politica di Stalin. Sul piano
interno migliaia di prigionieri politici vennero gradualmente liberati e si ammise un qualche grado di dibattito
all'interno del partito = disgelo. Malenkov aveva indicato come il contrasto tra est e ovest non dovesse per
forza tradursi in guerra nucleare e l'Urss si dichiarava desiderosa di aprire un dialogo con l'Occidente.
La morte di Stalin e le sue prime scelte della direzione collegiale sovietica sembravano prendere in
contropiede l'amministrazione Usa, la cui reazione fu ispirata al criterio che niente era cambiato nelle
decisioni di fondo della politica sovietica. 1953 armistizio in Corea. Il primo obiettivo dell'amministrazione
Eisenhower = necessità di realizzare il riarmo della Germania ovest. La rappresaglia massiccia e la fiducia
nell'arma atomica come strumento di politica estera nascevano anche dal desiderio dell'amministrazione
repubblicana di porre un freno alla crescita delle spese nel bilancio federale per il riarmo, destinato a
rafforzare i partner europei dell'alleanza atlantica. La ratifica del trattato della CED si rivelò obiettivo arduo.
In Francia: la morte di Stalin e la nuova politica sovietica fecero ritenere in vari ambienti politici di Parigi che
forse non vi sarebbe stata la necessità del riarmo tedesco ovest e che in tal modo la Francia non avrebbe perso
la propria sovranità nel settore difensivo. Diverso fu l'atteggiamento di Londra: nel 1951 i conservatori
avevano vinto le elezioni e Churchill era tornato primo ministro. Egli si era convinto che ora fosse giunto il
momento di passare alla storia come l'uomo in grado di assicurare la pace. 1953 e gli tenne un importante
discorso ai comuni, nel quale auspico l'apertura di trattative con la nuova leadership sovietica e propose la
convocazione di un vertice, in occasione del quale i grandi affrontassero tutti i problemi internazionali che
determinavano il conflitto est-ovest. Questo progetto sollevò irritazione a Washington.
Eisenhower, Churchill e Laniel (Fra) si incontravano alle Bermuda→ dure accuse rivolte dalla delegazione
americana a quella francese a causa della mancata ratifica del trattato CED. Si finì con l'accettare la
prospettiva di una conferenza quadri-partita a livello dei ministri degli esteri sul futuro tedesco da tenersi a
Berlino. Dulles → sostenne che se la Francia non avesse ratificato il trattato CED gli Usa sarebbero stati
costretti ad un doloroso ripensamento sulla loro impegno nei confronti della difesa dell'Europa.→ rafforza i
sentimenti anti-americani di molti francesi e sensazione che la CED fosse il simbolo dell'interferenza Usa
nelle vicende interne francesi.
In questa non favorevole atmosfera tra gennaio-febbraio 1009 54 i ministri degli esteri delle quattro potenze si
riunirono a Berlino per discutere del futuro tedesco. = posizioni inconciliabili: gli occidentali chiedevano in
via preliminare libere elezioni su tutto il territorio tedesco quale premessa per la riunificazione, Mosca
sosteneva la necessità di un dialogo tra le due Germania, con ciò implicando il riconoscimento della
Repubblica democratica tedesca, premessa impossibile da accettare da parte della Germania ovest che si
dichiarava unica rappresentante di tutto il popolo tedesco e che non aveva riconosciuto la DDR. Le autorità di
Parigi esercitarono forti pressioni su Washington affinché gli Usa accettassero l'ipotesi di una conferenza
internazionale sull'Indocina e Corea aperta a tutte le parti interessate: URSS, Cina e Vietminh. Per quanto a
malincuore e con scetticismo, l'amministrazione Usa accettò tale progetto. Questa conferenza si aprì a
Ginevra nel 1954 e a maggio ci fu la sconfitta francese ha Dien Bien Phu che cadeva nelle mani delle forze
vietnamite. Di fronte a questa grave sconfitta militare Laniel cadeva e venne formato un nuovo governo con
Pierre Mendes-France.
Evoluzione valutata in maniera negativa da Eisenhower e gli Usa non siglarono gli accordi di Ginevra e
presero a sospettare Mendes-Frnace di aver barattato una pace con onore nel sud-est asiatico contro il
sabotaggio dell'esercito europeo. Trattato CED: Il Parlamento francese lo respinse. Decadeva il trattato di
Bonn che avrebbe dovuto garantire la piena sovranità alla Repubblica federale. La crisi della CED aprì una
grave fase di crisi nelle relazioni fra Washington e Parigi e nell'atteggiamento americano nei confronti degli
alleati europei. Le autorità inglesi intervennero al fine di risolvere la crisi. Il segretario di Stato inglese
effettuò un tour a Bonn, Bruxelles, Roma e Parigi avanzando un progetto in base a quale la Germania ovest
avrebbe riarmato su base nazionale e sarebbe entrata nell'alleanza atlantica; al fine di assicurare la Francia, gli
inglesi proponevano la nascita di un'alleanza europea, grazie alla trasformazione del patto di Bruxelles con
l'adesione della Germania ovest e dell'Italia. = il governo francese accettò il progetto inglese. La prima intesa
sanciva il riarmo della Germania ovest e il suo inserimento nell'alleanza atlantica; il secondo accordo, tra i
cinque membri del patto di Bruxelles, la Germania occidentale e l'Italia, dava origine all'unione dell'Europa
occidentale UEO; il terzo trattato→ tre potenze occidentali vincitrici della guerra e governo di Bonn,
prevedeva la concessione della piena sovranità alla Repubblica federale, con l'eccezione di Berlino ovest, ove
restavano in vigore gli accordi della seconda guerra mondiale, garanzia della presenza militare occidentale

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nella ex capitale tedesca nei confronti di qualsiasi minaccia da parte sovietica. Francia decideva l'avvio di un
programma atomico.
L'unione sovietica non restò indifferente alla firma degli accordi di Parigi: ben avviata una nuova campagna
di propaganda che risultò vana. 1955 l'Urss riuniva nella capitale polacca i rappresentanti dei paesi comunisti
europei che davano origine ad un'alleanza militare = patto di Varsavia. Altra iniziativa sovietica: il Cremlino
avviò contatti con il governo austriaco facendo intendere la propria disponibilità a ritirare le truppe
dell'armata Rossa dell'Austria a condizione che le potenze occidentali facessero altrettanto e che Vienna
compisse una scelta di neutralità. Gli Usa, Inghilterra e Francia acconsentirono ma in questo modo l'Urss
incuneava un paese neutrale tra il fronte sud della Nato e la Repubblica federale. Krusciov→ colloqui con
Tito, sancendo un parziale riavvicinamento tra URSS e Jugoslavia, L'Urss accettava ora l'esistenza di vie
nazionali al socialismo. Il Cremlino invitava Adenauer a compiere un viaggio ufficiale nella capitale sovietica
per normalizzare i rapporti tra i due paesi.
Summit fra i quattro grandi: vertice di Ginevra 1955. Il governo inglese elaborò un progetto fondato sulla
possibilità di conseguire la riunificazione della Germania, che avrebbe dovuto restare nell'alleanza atlantica;
gli occidentali avrebbero potuto accettare la creazione di una zona smilitarizzata nella parte orientale del
paese, che aggiunta alla Jugoslavia, all'Austria e Svizzera avrebbe creato una fascia neutrale nel centro
europeo tra il patto Atlantico e quello di Varsavia. Gli Usa→ iniziativa propagandistica con il piano Open
Skies = libertà di sorvolo reciproco tra est e ovest, ben sapendo che gli Usa godevano nel settore aereo di una
netta superiorità e che Mosca non sarebbe stata favorevole. La conferenza di Ginevra non diede alcun
risultato concreto, ma venne percepita dall'opinione pubblica internazionale come una prima distensione. Stati
Uniti e URSS emerse o come i veri protagonisti dello scenario internazionale relegando Francia e Inghilterra
a un ruolo secondario. L'Urss veniva riconosciuta la sua posizione di grande potenza. L'ipotesi della
riunificazione tedesca era definitivamente accantonata; la divisione tedesca trovò conferma indiretta della
parziale normalizzazione delle relazioni tra Bonn e Mosca.
Krusciov avrebbe guidato l'Urss senza mai godere del potere illimitato detenuto da Stalin. Egli → non
necessario uno scontro nucleare con gli Usa. Questa visione lo avrebbe condotto ad elaborare la politica della
coesistenza pacifica. Krusciov si convinse della necessità di rompere gradualmente con i metodi di governo di
Stalin e di allontanare gli stalinisti dal potere. Egli, in occasione di una sessione segreta, lesse un documento
= rapporto segreto: si condannavano apertamente e in maniera dura i crimini commessi da Stalin, contro
membri del partito comunista, le violazioni della legalità socialista e il culto della personalità. Il rapporto di
Krusciov non restò segreto per molto tempo. In Polonia tra estate-autunno 1956→ gravi incidenti a Poznan
che dimostravano la crescente insofferenza della popolazione contro la perdurante diligenza di osservanza
staliniana e per ottenere migliori condizioni di vita. Krusciov si mostrava fortemente preoccupato per gli
sviluppi della situazione polacca e si precipitò a Varsavia → in caso di necessità l'Urss sarebbe stata pronta ad
intervenire militarmente. Vicende ungheresi: dopo la morte di Stalin era andato al governo un comunista
riformatore: Nagy, già epurato durante il periodo staliniano.→ Manifestazioni che chiedevano riforme e il
ritorno al potere di Nagy. Di fronte a queste spontanee manifestazioni, il partito dispose con un accenno di
repressione.→ Budapest = insurrezione contro il regime che venne rapidamente rovesciato, si costituì un
governo guidato da Nagy che nominò al suo interno anche elementi non comunisti. I sovietici decisero per il
momento di ritirare le proprie truppe dal centro della capitale ungherese. Insurrezione ungherese= agenzie di
propaganda americane lasciavano negli insorti ungheresi la convinzione che l'Occidente sarebbe intervenuto
in loro soccorso applicando il principio della liberazione lanciato dall'amministrazione Eisenhower. A Londra
e a Parigi si ritenne che le difficoltà incontrate dall'Urss avrebbero consentito l'attuazione dell'opzione
militare contro l'Egitto di Nasser per la riconquista del controllo del Canale di Suez, naturalizzato dal
presidente egiziano. In realtà l'azione israeliana e anglo francese distrassero la pensione internazionale
dall'insurrezione ungherese e giocavano a favore dell'Urss. Decisione del governo Nagy di indire libere
elezioni, di uscire dal patto di Varsavia scegliendo la neutralità. Al Cremlino Krusciov decise che era in gioco
la stabilità del sistema politico e difensivo sovietico in Europa centro orientale. L'armata Rossa fece ritorno in
forza a Budapest soffocando l'insurrezione, Nagy fu arrestato e a Budapest tornava al potere il partito
comunista.
Le vicende di Suez e di Ungheria rappresentavano una battuta d'arresto nel clima della prima distensione. La
crisi ungherese dimostrò come il rollback e la liberazione fossero in realtà frasi di propaganda e come anche
nel New Look, repubblicano Usa, finisse con il prevalere la logica del contenimento.

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Capitolo 5 – l'emergere di un nuovo mondo: indipendenza, movimenti di


liberazione e non allineamento (1945-1960).
1. La crisi degli imperi e il parziale tentativo di restaurazione.
Varie furono le ragioni del rapido declino degli imperi, ma esse trovarono nel conflitto mondiale un potente
catalizzatore. Al termine del conflitto le autorità inglesi e francesi non erano disposte a rinunciare al ruolo
imperiale dei loro paesi, il loro primario obiettivo fu la salvaguardia o la riforma delle strutture imperiali,
pena il declassamento della Gran Bretagna e della Francia sul piano internazionale e la fine dei vantaggi
economici derivanti dalle colonie.
Il maggiore e più immediato problema che Londra dovette fronteggiare fu quello indiano, il governo
Churchill, di cui facevano parte i laburisti che sin dagli anni 30 si erano mostrati favorevoli alla concessione
dell'autonomia all'India, non mancò di compiere vaghe promesse circa una possibile forma di self-
government. La crescente rivalità tra maggioranza indù e la minoranza musulmana parve rallentare il
processo di autonomia che il governo laburista si era impegnato a favorire. Il viceré elaborò un piano in base
al quale le due future nazioni avrebbero ottenuto lo status di dominion; poi i rispettivi governi avrebbero
deciso o meno l'associazione al Commonwealth. Il progetto fu accettato sia dal partito del congresso sia dalla
lega musulmana. Il 15 agosto 1997 il vice regno diveniva indipendente con la creazione di due stati separati:
unione indiana e Pakistan. Dal punto di vista inglese vi era però la convinzione che sia l'India sia il Pakistan
sarebbero rimasti per lungo tempo sotto l'influenza londinese.
Dal 1904 sei Londra decise di staccare Singapore dal resto della Malesia nella speranza di continuare ad
esercitare un controllo diretto su questa importante città e sul porto.
Mentre la Gran Bretagna nell'avvio del processo di riforma del proprio impero poté partire da un'apparente
posizione di forza derivante dal suo ruolo di grande potenza vincitrice, più difficile fu il percorso della
Francia che manifestò la volontà di mutare il rapporto tra Parigi e territori dipendenti= una maggiore
integrazione delle realtà coloniali all'interno delle strutture del futuro Stato francese. 1996 nascita dell'unione
francese, che avrebbe preso il posto dell'impero, il potere continuava a ricevere a Parigi. Francia = in
difficoltà maggiori nel tentativo di mantenere in vita la realtà coloniale.

2. La disgregazione dell'impero francese: Indocina e Nord Africa.


Impegnata la pancia in Indocina, dove si sviluppò un lungo conflitto coloniale tramutatosi in scontro est-
ovest. La nascita della Repubblica popolare cinese nel 1949 e la decisione di Pechino Mosca di riconoscere il
governo rivoluzionario di Ho Chi Minh furono i primi segnali di un cambiamento radicale nel conflitto
indocinese; dal 1950 il Viet Minh poté contare su una crescente sostegno in armi ed equipaggiamenti da parte
della Cina e sulla presenza di una potenza comunista lungo le frontiere settentrionali. De Lattre effettuò
un'importante missione negli Usa al fine di convincere l'amministrazione americana a sostenere lo sforzo
militare francese in Indocina. Le affermazioni di De Lattre trovarono in Truman un interlocutore
particolarmente sensibile. 1950-51 gli Usa iniziarono a finanziare la guerra francese in Indocina; al contempo
però da Washington cominciarono a giungere sulle autorità della quarta Repubblica insistenti pressioni
affinché la Francia concedesse agli Stati dell'Indocina una completa indipendenza. Le concessioni francesi del
1953 vennero troppo tardi. Idea che fosse opportuno trovare una soluzione politica al conflitto.
Amministrazione Eisenhower sperava di veder proseguire l'impegno francese in questa lotta contro il
comunismo internazionale. Non vi era alcuna intenzione da parte di Eisenhower di vedere militari americani
direttamente impegnati in Indocina. Autorità militari-politiche francesi→ Usa avessero abbandonato al suo
destino l'alleato francese, da parte americana vi era invece la convinzione che i francesi si fossero dimostrati
partner deboli e inefficaci. La disfatta di Dien Bien Phu condusse alla guida del governo Pierre Mendes
France, il quale fu in grado di negoziare una pace con onore. Tale risultato fu la conseguenza da un lato
dell'interesse sovietico a favorire la Francia nella speranza di veder cadere la CED, dall'altro del timore cinese
che una pace troppo onerosa per la Francia finisse con il provocare un intervento diretto degli Usa; sia Mosca
che Pechino esercitarono pressioni su Ho Chi Minh perché accettasse un'intesa non del tutto sfavorevole alla
Francia. Gli Usa non siglarono gli accordi e l'amministrazione Eisenhower favoriva la nascita di un'alleanza
militare per il sud-est asiatico (SEATO) = Usa, Gran Bretagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Filippine,
Thailandia e Pakistan. La questione algerina aveva acquisito forti implicazioni internazionali, sia per il
sostegno aperto dell'Egitto di Nasser al FLN, sia per l'ospitalità offerta alle basi del fronte di liberazione nella
Tunisia da poco indipendente. L'internazionalizzazione del conflitto algerino finì con l'isolare sempre più la
Francia. Gli Usa si mostravano preoccupati della situazione, che dopo l'episodio di Suez sembrava destinata
ad indebolire le posizioni occidentali in tutto il mondo arabo a vantaggio dell'Urss, la quale si era apertamente
schierata a fianco del fronte di liberazione algerino.

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3. Il medio oriente alla nascita di Israele alla crisi di Suez.


Posizione assunta dall'amministrazione americana, che aveva dapprima riconosciuto immediatamente il
nuovo Stato di Israele e poi respinto il piano delle Nazioni Unite: su questo atteggiamento aveva influito il
presidente Truman, spinto dalla simpatia verso gli ebrei a causa dell'Olocausto e influenzato dalla lobby
ebraica statunitense; ben diversa era la posizione del Dipartimento di Stato Usa, timoroso delle conseguenze
che la nascita e il rafforzamento di Israele avrebbero comportato per i crescenti legami di Washington con
alcuni paesi arabi. Anche l'Urss tra il 1947-48 espresse una posizione favorevole nei confronti di Israele. =
caratteri socialisti del nuovo Stato ebraico e convinzione di Stalin che le monarchie arabe del medio oriente =
stati conservatori fortemente condizionati dall'influenza inglese.
Oltre al ruolo di vie di comunicazione strategica svolto dal Canale di Suez, centrale e alla questione del
controllo degli importanti giacimenti petroliferi in Iran Iraq e Kuwait. Gli interessi inglesi in questo settore si
intrecciavano con quelli degli Usa: serie di compagnie americane e inglesi (sette sorelle) che nei paesi arabi si
comportavano arrogantemente come stati nello stato, suscitando la crescente ostilità delle opinioni pubbliche
e delle leadership locali. Londra cercò di attuare una strategia che mirava a piegare gli obiettivi americani
della lotta contro il comunismo alla difesa delle posizioni britanniche. Non sempre però gli obiettivi di
Londra coincidevano con quelli di Washington, se si era accettato di sostenere la Gran Bretagna come uno dei
propri alleati maggiori e più affidabili, chi si mostrava in certi circa la sorte dell'impero informale inglese in
medio oriente e non era intenzione degli Usa essere identificati dai popoli arabi con le tradizionali politiche
imperiali europee.
La collaborazione angloamericana si manifestò nel caso della crisi iraniana del 1951-53, perché Washington
ritiene che la questione si inserisse nel contesto dello scontro con l'Urss. Anni 40 l'Iran sembrava doversi
allineare stabilmente all'Occidente e forte restava l'influenza inglese, esercitata attraverso l'Anglo Iranian Oil
Company. Ma nel 1951 i nazionalisti con Mossadegh, riuscirono a far approvare dal Parlamento iraniano la
nazionalizzazione dei beni della compagnia straniera. Le autorità di Washington tentarono un'opera di
mediazione = vana. L'amministrazione Eisenhower→ determinazione a lottare contro qualsiasi infiltrazione
comunista nel terzo mondo dimostrata da Dulles (CIA), a Washington si diffuse il timore che Mossadegh
fosse strumentalizzato dal partito comunista iraniano e che Mosca potesse trarre vantaggio dal contrasto
Londra-Teheran. 1953 CIA e MI6 elaborarono l'operazione Ajax = riuscito il rovesciamento del governo e
all'arresto di Mossadegh. Lo Scià reggeva ora un regime autoritario sempre più legato agli Usa, surclassando
la precedente influenza inglese.
1952 colpo di stato militare in Egitto e 1954 ascesa del colonnello Nasser. Per egli, il compito dei militari era
portare l'Egitto a liberarsi dell'influenza inglese e prendere la guida di tutto il mondo arabo in un modello di
socialismo arabo laico progressista, ben lontano dal comunismo, visto da Nasser come incompatibile con il
mondo musulmano.
1954 Londra riconosceva il Canale di Suez come parte integrante del territorio egiziano, nel 1955 Turchia +
Pakistan + Iraq + Iran, siglano il patto di Baghdad. Dall'Atlantico sino all'Asia orientale si estendeva una serie
di alleanze che vedevano gli Usa come stato fondatore o ispiratore.
Azione di Nasser = aggressiva campagna propagandistica nazionalista e anti-occidentale, il governo del Cairo
si erse a paladino e sostenitore del FLN algerino e dei diritti palestinesi. Per ciò che riguardava Israele,
l'atteggiamento egiziano si mostrò bellicoso. Sul piano internazionale Nasser si avvicinò al gruppo dei paesi
che nel 1955 nella conferenza di Bandung (Sukarno, Nehru, Zhou Enlai (Cina)) avevano dato via al
movimento dei non allineati. Washington non si era mostrata ostile verso la rivoluzione egiziana dei giovani
ufficiali ed era nota l'avversione di Nasser nei confronti del comunismo, ma sollevava preoccupazione
l'intonazione anti-occidentale e anti-israeliana della propaganda del Cairo. Il governo statunitense aveva
ritenuto di poter sfruttare nei rapporti con l'Egitto la carta dell'aiuto economico = costruzione di una diga ad
Assuan lungo il Nilo. 1956 l'amministrazione Eisenhower si dichiarò disposta a sostenere finanziariamente il
progetto, ma la scelta di Nasser di concludere un accordo con la Cecoslovacchia per l'acquisto di moderni
armamenti e i sempre più forte sostegno al movimento dei non allineati spinsero Washington a cancellare
l'aiuto economico previsto. = risposta a questa decisione = luglio 1956 Nasser nazionalizzò la compagnia del
Canale di Suez, che era a capitale anglo francese. Per Londra e Parigi si trattava non solo di una questione di
prestigio, ma della possibilità di continuare ad essere considerate grandi potenze, in una prima fase la Gran
Bretagna e Francia scelsero la via diplomatica. Risultava evidente la ritrosia Usa ad assumere una posizione
di chiaro sostegno alle due potenze europee nel timore che la politica americana si identificasse nella visione
delle opinioni pubbliche dei paesi di nuova indipendenza come l'avallo del vecchio colonialismo. A Londra e
a Parigi si cominciò a prendere in considerazione l'ipotesi di un'iniziativa militare contro l'Egitto. Per il
governo francese una sconfitta del leader egiziano avrebbe inferto un duro colpo al FLN algerino. Eden
vedeva in Nasser un dittatore di stampo hitleriano, egli voleva dimostrare di essere all'altezza del suo

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predecessore Churchill. → Si trattava di individuare un pretesto che consentisse un intervento militare senza
che esso venisse considerato come un'aggressione da parte dell'opinione internazionale. Israele avrebbe
scatenato un attacco lampo contro l'Egitto nel Sinai, consentendo a Londra e a Parigi di appellarsi al trattato
anglo egiziano e di intervenire con poche truppe per assicurare la libera circolazione lungo il canale. Inglesi e
francesi ponevano il veto in sede di consiglio di sicurezza ad una richiesta sovietica per il ritiro israeliano e
annunciavano la loro intenzione di intervenire in Egitto. Sul piano militare il piano anglo franco israeliano
aveva ottenuto un pieno successo, ma → reazione delle due superpotenze.→ condanna dell'Urss e la
minaccia di Krusciov di intervento militare a fianco dell'Egitto contro l'aggressione imperialista. Posizione
assunta dagli Usa = si affiancarono inaspettatamente all'Urss nella richiesta di un immediato ritiro delle
truppe anglo francesi e di quelle israeliane. Di fronte a questa minaccia statunitense, il gabinetto inglese finì
con l'accettare l'ingiunzione delle due superpotenze, seguita dalla Francia e Israele.
Crisi di Suez = conseguenze diverse per i vari attori coinvolti:
1) della Gran Bretagna segnava la fine delle aspirazioni a difendere un ruolo imperiale destinato ormai a
concludersi, consapevolezza che la relazione speciale con Washington potesse funzionare solo a condizione
che Londra accettasse il ruolo di partner secondario rispetto agli Stati Uniti, Eden 1957 = dimissioni.
2) della Francia, lo scacco subito a Suez ebbero accelerato la crisi della quarta Repubblica, poi
riavvicinamento franco-tedesco grazie a CEE e EURATOM. 3
) l'unione sovietica usciva dalla vicenda avendo acquisito una solido credito presso i paesi del medio oriente,
come paladina dei popoli oppressi.
4) Israele confermava la sua superiorità militare sui nemici arabi, ma non vedeva diminuire la minaccia alla
sua esistenza. Vero vincitore della crisi era Nasser.
5) Usa finirono con l'associarsi all'Urss, sull'atteggiamento di Eisenhower influì l'irritazione determinata dal
fatto di essere stato tenuto all'oscuro da parte degli alleati inglesi e francesi dei loro piani e per aver Londra e
Parigi contribuito a far diminuire l'attenzione internazionale verso le vicende di Budapest.
1957 dottrina Eisenhower circa il medio oriente, ricalcando in parte la dottrina Truman, ribadiva l'intenzione
di Washington di opporsi alla diffusione del comunismo in questa parte del mondo.
Fine anni 50 la situazione medio orientale era lungi dall'apparire stabile e questa parte del mondo era sempre
più oggetto della competizione tra Usa e URSS.

4. Il vento del cambiamento soffia dall'Asia verso l'Africa.


Terzo mondo= la dimensione economico-sociale era considerata più importante dell'esigenza di compiere una
scelta di campo fra Urss e Usa. Krusciov dal 1955 aveva interpretato la decadenza degli imperi come una
grande opportunità per l'Urss e il movimento comunista internazionale, proponendo l'unione sovietica come
modello di crescita economica e di affrancamento dallo sfruttamento capitalistico; l'amministrazione
Eisenhower abbandonava progressivamente il sostegno alle residue illusioni imperiali di Londra e Parigi, ma
invitando l'idea che i nuovi paesi indipendenti scegliessero la strada della neutralità, considerata da Dulles
(CIA) come un indiretto appoggio all'Urss. Washington fece ogni sforzo perché i nuovi stati usciti dalla
condizione coloniale si inserissero pienamente in uno dei sottosistemi di carattere multilaterale in cui
sembrava doversi articolare il sistema occidentale. = grave errore dell'amministrazione americana che non
comprese come per i leader del terzo mondo l'allineamento al mondo occidentale rappresentasse l'apparire
subordinati ad un club dell'uomo bianco, erede dei vecchi imperi europei. Neocolonialismo = esercitato dalle
grandi multinazionali occidentali.
Alle origini del movimento dei non allineati vi fu un incontro organizzato nel 1955 a Bandung (Indonesia),
alla quale vennero invitati i leader di tutti gli Stati indipendenti dell'Asia e dell'Africa. 5 principi a cui avrebbe
dovuto ispirarsi in movimento:
1) condanna del colonialismo;
2) richiesta della sua fine;
3) rifiuto dello schieramento in uno o nell'altro dei due campi Usa–URSS;
4) esigenza di imporre all'attenzione della comunità internazionale i diritti dei più poveri;
5) l'ostilità verso il mondo occidentale.
Fu la presenza del ministro degli esteri cinese Zhou Enlai = segno della volontà di Pechino di sviluppare una
forma di comunismo autonomo rispetto a quello di Mosca. Il movimento dei non allineati avrebbe guardato
con maggiore attenzione e comprensione al blocco comunista piuttosto che a quello occidentale, considerato
come l'espressione dello sfruttamento dei popoli poveri. Dopo 1955= adesione al movimento della Jugoslavia.
Questi eventi internazionali = vento di cambiamento.
Furono inviate in Congo truppe sotto l'egida delle nazioni unite, ma la questione entro per qualche tempo nel
quadro del conflitto est-ovest, in particolare quando Lumumba fece appello all'Urss e Krusciov sembrò

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disponibile a sostenere il leader africano avanzando forti critiche nei riguardi dell'operato dell'Onu. Lumumba
divenne il simbolo della lotta per l'indipendenza e presto circolarono voci di un coinvolgimento CIA nel suo
assassinio, la sua figura fu ampiamente sfruttata da Krusciov e dall'Urss.

5. L'America Latina e la crescente insofferenza verso l'egemonia degli Usa.


L'America Latina fino a seconda guerra mondiale era ai margini dei maggiori processi di carattere
internazionale. Differenziazione tra:
1) America centrale;
2) America meridionale.
La presenza americana si manifestò molto presto in forme pesanti: Guerra ispano-americana 1898, Cuba,
sostegno alla secessione di Panama dalla Colombia, interventi militari in Messico). Fin dalla fine
dell'ottocento gran parte dell'America centrale e caraibica rappresentava il cortile di casa degli Usa, ove le
amministrazioni americane intervennero per difendere i loro interessi strategici ed economici con la politica
del Big Stick (Repubblicani). Minore e all'influenza, fino al periodo fra le due guerre mondiali, esercitata da
Washington sull'America del sud, dove esistevano ancora legami di carattere economico-culturale con
l'Europa. In molti paesi dell'America del sud esisteva già una tradizione di ostilità nei confronti
dell'imperialismo Usa. L'arrivo alla Casa Bianca di Roosevelt rappresentò un'evoluzione nella politica di
Washington verso l'America Latina, con crescente collaborazione con la politica del buon vicinato
(Democratici).
L'aggressione a Pearl Harbor e la dichiarazione di guerra da parte tedesca e italiana agli Usa→ allineamento
alle scelte Usa dei maggiori stati dell'America latina: Nel 1942 Messico e Brasile entrarono in guerra a fianco
degli Stati Uniti. Eccezione in questo quadro positivo per l'amministrazione Roosevelt fu l'atteggiamento
assunto dalla Argentina, che dichiarò la propria intenzione di mantenere una stretta neutralità, la quale venne
interpretata negli Usa come benevola nei riguardi delle potenze dell'asse. Scelta di Buenos Aires =
motivazioni:
1) influenza di membri della comunità di origine tedesca;
2) volontà di dimostrare la propria indipendenza dagli Usa;
3) contrapporsi al Brasile. Solo nel marzo 1945 l'Argentina dichiarò a conflitto ormai finito, guerra a
Germania e Giappone.
Gli Usa fecero alcune concessioni economiche a questi paesi, che in maniera più concreta avevano deciso di
sostenere lo sforzo alleato, venendo coinvolti negli aiuti previsti dalla legge affitti e prestiti; l'amministrazione
concluse accordi commerciali con i paesi sudamericani.
All'indomani della fine del conflitto d'influenza americana si era estesa e rafforzata in tutta l'America latina
con l'eccezione dell'Argentina, dove nel 1946 l'ascesa al potere di Peròn venne duramente criticata
dall'amministrazione Truman della supposta simpatia mostrata dal leader argentino verso la Germania nazista.
Peròn resse il paese fino al 1955 con una politica populista ma le scelte economiche furono disastrose e vi fu
un riavvicinamento a Washington sulla base della comune avversione al comunismo. Peròn costretto all'esilio
e il suo movimento = giustizialista.
L'attenzione dell'amministrazione Roosevelt aveva mostrato nei confronti dell'America del sud scomparve
con le nuove amministrazioni del dopoguerra, gli aiuti della legge affinché prestiti vennero sospesi.
Washington riuscì a spingere gli stati dell'America latina verso forme di stretta cooperazione multilaterale:
ulteriore condizione aumento nei confronti degli Usa. 1950 conferenza di Bogotà, si creava l'organizzazione
degli Stati americani; questo organismo ribadiva indirettamente la supremazia degli Usa e confermava la
validità della dottrina Monroe.
Fu con l'amministrazione Eisenhower che l'America Latina rientrò nei timori Usa verso la diffusione del
comunismo, l'Urss mostrava scarso interesse per questa parte del mondo. 1952 Arbenz, leader progressista del
Guatemala, lanciò il progetto di una parziale riforma agraria, la quale avrebbe parzialmente toccato interessi
della compagnia Usa United Fruit, grande produttrice di banane. Essa era il simbolo dell'imperialismo
americano nel paese, soprannominata la piovra, cominciò ad esercitare pressioni su Washington. Il governo
Usa si convinse che le scelte del presidente del Guatemala avrebbero aperto la strada alla diffusione
comunista. Dulles (segretario di stato)→ ricorse ad un'iniziativa di covert operation, sulla scia del successo in
Iran contro Mossadegh. Nel vicino Nicaragua la C.I.A. organizzò una piccola forza armata composta da
elementi ostili ad Arbenz sotto la guida del colonnello Armas. Quando Arbenz decise di rivolgersi alla
Cecoslovacchia per ottenere armi, ciò parve a Washington una ragione per passare all'azione: Arbenz fu
costretto a dimettersi, Armas prese il potere, reprimendo ogni attività di sinistra e compiendo nuove
concessioni alla United Fruit. Che Guevara si trovava nel 1954 in Guatemala e aveva un'esperienza diretta

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della politica statunitense in America Latina: ulteriore radicarsi dei sentimenti anti-americani.

Capitolo 6 – dall'età delle crisi alle premesse della grande distensione (1957-69)
1. il confronto est-ovest nell'era di Krusciov: Avellino a Cuba, al Test Ban Treaty.
In un primo tempo la violenta repressione dell'insurrezione ungherese parve destinata ad appannare la
positiva immagine conquistata da Krusciov. Ciò nonostante le conseguenze della crisi ungherese furono meno
pesanti di quanto non si potesse ritenere delle sorti e per l'immagine di Krusciov e dell'Urss: questa vicenda
aveva dimostrato come il New look di Eisenhower e Dulles (rollback e liberation) fossero formule vuote di
contenuto. Fine anni 50-anni 60 l'economia sovietica disse un evidente fase di crescita, tale evoluzione si
estese alle democrazie popolari. Per qualche anno l'Urss parve porsi all'avanguardia in alcuni settori
industriali ad alto livello tecnologico. Centrale, anche per il suo impatto mediatico sull'opinione pubblica
mondiale, fu il lancio avvenuto nell'ottobre 1957 del primo satellite artificiale orbitante nello spazio, lo
Sputnik. 1961 primo uomo inviato nello spazio da Mosca, Jurij Gagarin. Questi successi si tradussero in
dichiarazioni circa la superiorità sovietica nel settore spaziale e militare, l'Urss era in grado di costruire
missili balistici intercontinentali ICBM che, dotati di una testata nucleare, avrebbero potuto colpire l'America.
Dell'opinione pubblica Usa questi eventi rafforzavano i timori nei confronti di un possibile attacco nucleare
sovietico. Esiti fallimentari dei primi tentativi Usa di lanciare nello spazio il satellite Explorer. Eisenhower
era preoccupato della conseguenza di un'indiscriminata corsa agli armamenti, sia perché ciò avrebbe favorito
un clima di scontro fra le due superpotenze, sia perché convinto che in tal modo si sarebbero rafforzati gli
interessi e l'influenza del complesso militare-industriale americano. Le considerazioni economiche pesavano
sull'opinione del presidente. Il distacco con cui Eisenhower reagì alla sfida di Mosca era determinato anche
dalla coscienza che il gap missilistico era in gran parte frutto della propaganda sovietica e delle dichiarazioni
di Krusciov. Violazione dello spazio aereo sovietico degli Usa per spiare l'arsenale missilistico URSS, voli
che avevano smentito gran parte delle affermazioni di Krusciov.
Il conflitto est-ovest tornò a localizzarsi a Berlino. La rinascita economica della Repubblica federale tedesca
aveva coinvolto anche la parte occidentale della ex capitale, ove vi era l'aspirazione di Bonn di mostrare il
crescente divario fra il benessere e la libertà della Germania ovest e l'arretratezza economica e la repressione
politica della Repubblica democratica. Tutto ciò favoriva un crescente esodo di popolazione dalla DDR verso
Occidente. Il leader della SED Ulbircht si rendeva conto che con il trascorrere del tempo ciò avrebbe posto in
discussione la stessa esistenza della Germania est, anche perché dal paese tendevano a fuggire verso
l'Occidente soprattutto i più giovani e chi era in possesso di un elevato livello di preparazione tecnica e
professionale. Il governo di Bonn continuava a rivendicare la propria sovranità su tutto il territorio della
Germania. Le potenze occidentali si erano rifiutate di riconoscere la DDR; la Germania ovest aveva elaborato
la dottrina Hallstein = Bonn avrebbe rotto i rapporti diplomatici con ogni nazione che avesse riconosciuto
ufficialmente la Repubblica democratica. Sottoposto a forti pressioni di Ulbricht affinché Mosca reagisse,
Krusciov in una nota ufficiale inviata alle tre potenze occidentali nel 1958, chiese che entro sei mesi si
trovasse una soluzione al problema di Berlino, proponendo la creazione di una città internazionalizzata e un
trattato di pace con la Germania; egli minacciò in caso contrario di concludere un accordo separato con la
DDR e di essere pronto ad affidare alla Repubblica democratica del controllo degli accessi a Berlino ovest. Il
leader sovietico lasciò scadere i termini dell'ultimatum senza dare seguito alle sue minacce. Krusciov riteneva
che nel lungo periodo il comunismo avrebbe finito con il prevalere e che fosse possibile evitare un conflitto
nucleare anche grazie alla capacità di attrazione che Mosca avrebbe esercitato sulle nazioni del terzo mondo.
Estate 1959 si tenne a Mosca una fiera internazionale, invitati anche gli Usa; da parte americana si fece il
possibile affinché il proprio padiglione desse l'immagine di un paese pacifico, prospero e libero. Kitchen
debate tra Nixon (Vice presidente) e Krusciov circa la validità del rispettivo sistema politico sociale. Il
padiglione americano riscosse un grande successo presso i cittadini di Mosca, che fecero incetta di bicchieri
di plastica, a loro sconosciuti. Dopo la fiera di Mosca Eisenhower invita Krusciov a visitare gli Usa.
Intenzioni dell'amministrazione: impressionare Krusciov circa la potenza economica, la libertà della società e
la volontà di pace degli Usa e avviare un dialogo su Berlino. Il tour parve avere successo: Krusciov confermò
la sua immagine di uomo schietto ed estroverso, lo zoom di buon senso e alieno dal voler scatenare un
conflitto nucleare. Krusciov si convinse che l'amministrazione americana fosse pronta a compiere concessioni
sulla questione berlinese. Le tre potenze occidentali invitavano Krusciov ad una conferenza 1960 a Parigi,
egli accettò con intenzioni costruttive. Qualche settimana prima però Eisenhower autorizzò un'ennesima
missione di spionaggio di un U2 sul territorio russo; ma venne abbattuto da un missile sovietico e il pilota
Powers venne catturato dei sovietici, fra i rottami dell'aereo trovarono le prove dell'attività di spionaggio Usa;
interrogato, Powers ammise i caratteri della missione. Alla vigilia della conferenza, Krusciov profondamente
irritato denunciò l'azione di spionaggio Usa chiedendo le scuse di Eisenhower e minacciando in caso

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contrario di abbandonare il vertice. Eisenhower non si scusò e Krusciov lasciò Parigi.


Spiegazioni circa l'atteggiamento di Krusciov:
1) convinzione che gli occidentali non fossero disposti a compiere serie concessioni sulla questione di
Berlino; l'incidente dell'U2 gli offriva quindi il facile pretesto per non avviare un negoziato.
2) crescente divario di opinioni fra Krusciov e Mauro, sempre più critico nei confronti dell'aspirazione al
dialogo con l'Occidente nutrita da Krusciov e considerata dal leader cinese come un segno di debolezza e di
cedimento, Krusciov doveva mostrare dunque un atteggiamento intransigente. Seconda metà del 1960
elementi di tensione fra est e ovest si manifestarono in Indocina e a Cuba.
Campagna per le elezioni presidenziali Usa: da un lato il candidato repubblicano Nixon, dall'altro quello
democratico Kennedy. Il primo si era qualificato come paladino dell'anticomunismo, sospettoso e sostenuto
da Eisenhower. Vi si contrapponeva Kennedy: dotato di notevole fascino personale, con la fama di eroi di
guerra e di uomo colto, animato da spirito di rinnovamento ma dietro questa brillante facciata si nascondeva
un uomo contraddittorio è condizionato da seri problemi di salute. Kennedy vinse e volle attorniarsi di
collaboratori giovani e brillanti provenienti dall'università, dall'industria e dai think thank. Nei primi mesi del
suo mandato Kennedy incappò in un fallimento che avrebbe avuto importanti conseguenze di lungo periodo
sia per la politica di Washington sia per l'andamento del conflitto con Mosca. L'America centrale e i Caraibi
erano considerati sin dall'ottocento un'area di influenza statunitense, dove Washington era spesso intervenuta
in maniera pesante per tutelare i propri interessi. Cuba fu sottoposta ad una sorta di protettorato Usa, ottenuta
l'indipendenza formale nel 1902, l'isola continuò a restare sotto un aspetto influenza americana. Costituzione
cubana che permetteva a Washington di intervenire militarmente a Cuba se le autorità Usa lo avessero
ritenuto necessario. Andato al potere un militare, Batista nel 1952 imponendo un regime dittatoriale con il
sostegno dell'autorità Usa. Agli inizi della presidenza Eisenhower Cuba si presentava come il simbolo
dell'imperialismo americano nell'America centrale: l'isola era dominata dagli interessi economici statunitensi,
il regime era corrotto. Nella visione di molti cubani la mancanza di libertà e la corruzione economica e
morale si identificarono nel governo di batista e nell'invadenza Usa. Nel 1953 tentato golpe da Castro, ma
fallito. Egli fu arrestato e venne liberato e nel 1955 poté rifugiarsi all'estero, dove conobbe l'argentino
Guevara, influenzato dagli ideali marxisti. Nel 1956 Castro e Guevara sbarcarono a Cuba e diedero avvio ad
un'azione di guerriglia che in un primo tempo parve fallire; i rivoluzionari di castro conquistarono il consenso
dei contadini promettendo una radicale riforma agraria. 1959 i rivoluzionari guidati da castro entravano
all'Avana accolti con favore della popolazione. In una prima fase l'atteggiamento di Washington nei confronti
del nuovo governo rivoluzionario non fu negativo; castro era considerato un democratico radicale, non un
comunista e nell'aprile 59 egli aveva compiuto un viaggio negli Usa dove si era incontrato con Nixon, che ne
aveva avuto un'impressione favorevole. Però, quando l'Avana decise di nazionalizzare le proprietà Usa, la
posizione di Washington divenne ostile: politica di embargo su Cuba. Come ovviare azione castro inasprì la
sua politica sempre più anti-americana e anti-imperialista e negoziando un accordo con URSS e Cina.
L'Urss→ offerto aiuto economico a castro, che accettò e si avvicinò all'ideologia marxista leninista. Non
tutti i cubani accettarono la svolta marxista del regime di Cuba ed ebbe avvio un'emigrazione→ rifugio negli
Stati Uniti, in Florida e nel 1960 la C.I.A. cominciò a reclutare fra gli esuli elementi pronti a combattere per
rovesciare il governo di castro. L'amministrazione Eisenhower ruppe le relazioni diplomatiche con Cuba.
Appena insediatosi alla Casa Bianca Kennedy si trovò ad affrontare la posizione di Cuba, il presidente accettò
il progetto elaborato dalla C.I.A. che prevedeva uno sbarco di oppositori anti-castristi per sollevare la
popolazione cubana contro il regime dell'Avana. L'operazione era mal concepita = baia dei porci e la
popolazione non insorse e le forze di castro e agirono efficacemente. Kennedy si rifiutò di usare forze aeree e
fu facile per castro provare il coinvolgimento americano nel tentativo controrivoluzionario. L'intera vicenda
ebbe ripercussioni negative sulla popolarità di Kennedy. Il presidente non ebbe il tempo di riflettere sulla
questione cubana perché la sua attenzione dovette concentrarsi su Berlino ove l'Urss sembrava riproporre la
questione dello status della zona occidentale della ex capitale tedesca. L'emigrazione dalla DDR aveva
assunto i caratteri di una fuga di massa. Il leader dell'Urss doveva dimostrare ai propri sostenitori e al partito e
al movimento comunista internazionale, le sue capacità di mantenere in vita la Repubblica democratica
tedesca. Kennedy e Krusciov si incontrarono nel 1961 a Vienna ma non fu trovato alcun accordo su Berlino;
Kennedy volle affrontare questioni di principio e venne sovrastato dalle capacità dialettica di Krusciov. Nella
visione del sovietico, Kennedy era il rampollo viziato di una famiglia capitalista che grazie la sua influenza e
al denaro era asceso alla carica presidenziale. Chiusura totale degli accessi tra Berlino est-Berlino ovest.
Agosto 1961 = Muro di Berlino. La costruzione di esso salvò la DDR impedendo ai suoi cittadini di rifugiarsi
ad ovest. La divisione fisica della ex capitale tedesca avrebbe favorito l'abbassamento delle pensioni in
Europa, l'imporsi della distensione nel vecchio continente e il trasferirsi della guerra fredda e del conflitto tra
est e ovest nel terzo mondo. Sul piano propagandistico nel breve periodo, l'edificazione del muro rappresentò

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una sconfitta per la DDR e per l'URSS.


La reazione statunitense si limitò a dichiarazioni pubbliche di condanna, ad una visita del vicepresidente
Lyndon Johnson e all'avvio di un migliaio di uomini a rinforzo del contingente americano a Berlino ovest. La
meditazione Kennedy ben poco avrebbe potuto fare, pena l'avvio di una gravissima crisi con l'Urss, per
impedire la costruzione del muro. Implicitamente la scelta di Krusciov avrebbe posto fine ad una perdurante
tensione in una delle zone più sensibili del vecchio continente. Questa sostanziale accettazione dello status
quo nella ex capitale tedesca, realizzato a scapito dei cittadini della DDR, creò profonda irritazione del
cancelliere tedesco ovest Adenauer, la cui fiducia dell'amministrazione Kennedy fu profondamente scossa.
Solo la Francia di de Gaulle si era espressa con una dura e ferma condanna dell'azione sovietica, mentre la
Gran Bretagna di MacMillan si era mostrata molto prudente.→ spinto Adenauer a favorire un avvicinamento
di Bonn a Parigi. Arrivo al potere nel 1958, de Gaulle nonostante egli si fosse opposto a qualsiasi ipotesi di
integrazione europea sovranazionale, non si mostrò ostile alla creazione della CEE e vide l'occasione per un
rilancio dell'economia francese. Ben più importante era per il generale la posizione della Francia negli ambiti
politico-strategico. Egli riteneva fondamentale la creazione di un direttorio anglo Franco americano che
guidasse la Nato. Ma ne Washington né Londra accettarono questo piano. La Francia entrò nel gruppo delle
potenze nucleari. In de Gaulle si rafforzava la convinzione che la Nato fosse divenuta uno strumento
dell'influenza Usa su gli alleati europei e che l'Europa occidentale, sotto la leadership di Parigi, dovesse
sottolineare la propria indipendenza dalla volontà di Washington. Amministrazione Eisenhower favorevole
alla creazione della CEE e EURATOM.→ visione condivisa da Kennedy. Ostacolo a questo progetto: la Gran
Bretagna esclusa dalla CEE, aveva reagito favorendo nel 59 la costituzione di EFTA. L'amministrazione
Kennedy considerava dannosa questa divisione e auspicava che Londra aderisse alla CEE, il che avrebbe
attenuato il carattere protezionista della comunità, avrebbe rafforzato i legami con Washington e avrebbe
ammorbidito le ambizioni francesi di egemonia politica.
In questo periodo si manifestava ininfluenti settori politici della Germania ovest l'aspirazione a divenire una
potenza atomica, ma Repubblica federale non poteva costruire sul proprio territorio armi nucleari. Intenzione
di Washington che si dovesse al contrario puntare sulla non proliferazione delle armi nucleari. La bomba H si
stava trasformando in un'arma utile per minacce, ma non da usare. In tale contesto cominciò a farsi strada
l'ipotesi di creare alcune regole basilari nell'ambito di un possibile conflitto nucleare. Primavera 1900 102 gli
Usa potevano accettare ai propri partner nato la strategia della risposta flessibile: nel caso di conflitto tra Nato
e patto di Varsavia, in Europa si sarebbe partiti uno scontro con armamenti convenzionali, solo dopo e in caso
di necessità l'uso delle armi atomiche SRBM e poi armamenti strategici ICBM. Gli alleati europei accettarono
l'impostazione strategica americana perché ormai la loro sicurezza dipendeva dalla garanzia fornita
dall'ombrello nucleare americano. Gran Bretagna (potenza nucleare) stava cercando di sviluppare dei vettori
di medio raggio sui quali installare testate nucleari. Il gabinetto MacMillan si rivolse a W e nel 1962, in un
incontro bilaterale fra Kennedy e il premier inglese→ raggiunto un accordo: gli Usa fornivano al regno unito
i missili Polaris. L'accordo confermava la presenza di una relazione speciale angloamericana, ma anche la
subordinazione dell'arsenale nucleare britannico alla buona volontà e alle scelte degli Usa. Washington
negava a Parigi la stessa cosa data al regno unito. 1963 de Gaulle rendeva pubblico il suo veto all'adesione
alla CEE della Gran Bretagna, considerata la longa manus della politica americana in Europa; più tardi il
generale e il cancelliere Adenauer siglavano a Parigi un trattato di amicizia franco-tedesco che prevedeva la
collaborazione fra i due paesi anche nel settore militare. Non era però intenzione di de Gaulle fornire alla
Germania ovest un arsenale atomico, quanto creare un forte nucleo franco-tedesco che assumesse la guida
dell'Europa Occidentale.
Ad influire sulla volontà di De Gaulle e di Eisenhower di acquisire crescenti margini di autonomia rispetto a
Washington contribuì un'altra grave crisi: nel 1962 spinto dagli esiti poco brillanti della politica estera di
Kennedy e dalle crescenti richieste di sostegno militare da parte di castro, Krusciov decise di avviare
l'installazione di basi missilistiche a Cuba che, dotate di testate nucleari avrebbero rappresentato una minaccia
diretta agli stati uniti. Kennedy→ blocco navale della marina Usa attorno a Cuba al fine di impedire l'arrivo
di navi sovietiche che trasportasse euro-missili e testate nucleari = misura molto grave ma che non implicava
uno scontro immediato e lasciava al Cremlino il tempo per riflettere. Kennedy annunciava l'embargo; le forze
americane venivano poste in uno stato d'allerta di DEFCON 2= immediatamente precedente lo stato di guerra.
La mossa di Kennedy e la sua determinazione misero in difficoltà la leadership sovietica. Krusciov faceva
giungere a Kennedy una lettera in cui proponeva lo smantellamento delle ante missilistiche in cambio
dell'assicurazione che gli Usa non avrebbero invaso Cuba. Il giorno dopo Krusciov faceva pervenire una
nuova lettera in cui aggiungeva la condizione del ritiro dei missili americani contestato nucleare di stanza in
Turchia. Nonostante le pressioni affinché egli ricorresse ad un intervento armato, il presidente americano
decideva di ignorare seconda missiva di Krusciov, accettando i termini della prima ma dando in via informale

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assicurazioni circa lo smantellamento delle basi in Turchia. Aveva termine la crisi dei 13 giorni con
un'apparente vittoria di Kennedy.
La crisi e la sua conclusione ebbero conseguenze varie:
1) essa fece comprendere sia a Washington sia a Mosca la pericolosità di un confronto che potesse condurre
ad una guerra nucleare. Fu l'episodio cubano a favorire i primi accordi sovietico-americani bianchi a creare
delle regole nel contesto degli armamenti strategici.
2) 1963 decisero la creazione di una linea di comunicazione diretta = telefono rosso.
3) gli Usa, URSS e Gran Bretagna firmavano il trattato per la limitazione degli esperimenti nucleari sul suolo
e nell'atmosfera.
4) significative furono le ricadute indirette sui rapporti tra Usa e i maggiori alleati europei. Kennedy informò
Londra, Parigi, Bonn e Roma delle scelte relative all'avvio della crisi; ma non vi furono consultazioni e
Washington decise autonomamente. De Gaulle e Adenauer notarono la ben più dura reazione statunitense
rispetto la crisi di Berlino dell'anno prima; nei due statisti ciò avrebbe confermato l'aspirazione ad una
maggiore autonomia nei confronti di Washington. In Italia per gli esponenti del centro-sinistra, Kennedy
aveva salvato la pace mondiale. Egli fu in grado nel 1963 di rafforzare i rapporti transatlantici con l'Europa.
Kennedy nutriva un sincero interesse per l'emisfero meridionale e nel 1961 lanciò un ambizioso progetto =
alleanza per il progresso→ tramite l'aiuto economico americano= sostegno allo sviluppo economico-sociale
dei paesi latino-americani, il quale avrebbe dovuto favorire una stabilizzazione politica e l'emergere di
governi democratici e riformatori. Alleanza per il progresso→ ostacoli e falli. Restava inalterata l'ostilità
diffusa nei confronti di Washington, favorendo indirettamente la visione rivoluzionaria di castro. Che
Guevara nel 1967, nel tentativo di esportare la rivoluzione venne ucciso in Bolivia da parte delle locali forze
antiguerriglia addestrate dagli Usa. Usa nella seconda metà degli anni 70: accettazione della presa del potere
da parte di militari conservatori e sostegno aperto nell'area dei Caraibi a colpi di stato di destra, come nella
Repubblica dominicana, dove Washington nel 1965 intervenne con proprie truppe in appoggio del golpista
Balaguer. Presidente Kennedy: i maggiori successi alla NASA, nei progetti Gemini e Apollo.

2. Il coinvolgimento Usa in Indocina da Kennedy a Johnson e i suoi riflessi sulle relazioni


intenzionali.
In Vietnam nel 1954 l'amministrazione Eisenhower non siglò gli accordi di Ginevra sull'Indocina,
considerandoli un procedimento nei confronti del comunismo. Le autorità americane avevano trovato un
interlocutore fidato in Diem, un politico vietnamita naturalista, antifrancese e anticomunista; presidente della
Repubblica del Vietnam del sud. → aveva instaurato un regime autoritario che contava sull'appoggio
americano. Il governo di Ho Chi Minh, dopo il 1954 aveva concentrato l'attenzione sul rafforzamento dello
Stato vietnamita e sulla eliminazione di opposizioni. Nel 1959 la leadership Nord vietnamita scelse di mirare
alla riunificazione del paese con l'uso della forza, avviando un'azione di guerriglia nel Vietnam del sud. Si
costituiva in clandestinità il fronte di liberazione nazionale, organismo che egemonizzato dei comunisti,
raccoglieva le simpatie di un crescente numero di oppositori al regime autoritario di Diem. Intensificata
l'azione dei guerriglieri comunisti (Vietcong) e debolezza del regime di Diem. Venne suggerito al presidente
l'incremento dell'appoggio americano al governo del sud Vietnam. I militari americani di fronte allo scarso
spirito combattivo delle unità del sud del Vietnam decisero che avesse si dovessero affiancare i propri
consiglieri. Inizi del 1963 le truppe sud vietnamite subivano una dura sconfitta per mano dei Vietcong.
Primavera 1963 crescente opposizione al regime del sud dei gruppi di religiosi e buddisti, che contestavano
l'influenza esercitata nel paese dalla minoranza cattolica. Fra i collaboratori di Kennedy cominciò a formarsi
una fazione convinta che solo la sostituzione di Diem avrebbe potuto condurre ad un rovesciamento delle
sorti del conflitto. Altri settori dell'amministrazione ritenevano che Diem fosse l'unica personalità politica su
cui contare per evitare la vittoria dei comunisti. Kennedy si mostrò indeciso, ma lasciò che i leader militari
del sud Vietnam→ attuare un colpo di stato. Un gruppo di ufficiali sud Vietnam prendeva il potere; mentre
Diem venne ucciso. Qualche settimana più tardi Kennedy fu assassinato e al suo posto subentrò il
vicepresidente Lyndon Johnson. La caduta di Diem non migliorò la posizione del governo di Saigon.
Johnson aveva scarsa conoscenza degli affari internazionali, la sua aspirazione era l'attuazione di un
ambizioso programma riformatore = grande società: teso ad eliminare le sacche di povertà esistenti nel paese,
a risolvere il problema della discriminazione razziale ed a creare un sistema di welfare state.
Autorizzate azioni di spionaggio e infiltrazione in territorio Nord Vietnam. Agosto 1964 due navi americane
subirono un attacco ad opera di siluranti Vietnam nord e il congresso approvò la risoluzione del Golfo del
Tonchino, che attribuiva al presidente la possibilità di attuare qualsiasi azione militare in Vietnam, ad
eccezione dello stato di guerra. Hanoi decise di inviare proprie unità regolari nel sud a sostegno dei vietcong.
1964 Johnson vinceva le elezioni e 1965 attacchi dei vietcong contro basi Usa nel Vietnam Sud conducevano

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come reazione allo sbarco di unità combattenti. Dalla fine del 65 alla fine del 67, le unità americane in
Vietnam passavano da 184 mila a 485,000 uomini. L'enorme incremento del coinvolgimento diretto degli Usa
sul terreno fu la conseguenza di una serie di considerazioni militari e politiche:
1) parve impossibile ai vertici militari americani non riuscire a vincere il conflitto in Vietnam;
2) crescente attività di bombardamento aereo delle installazioni militari e industriali del Vietnam Nord. Ben
difficile risultò sconfiggere la guerriglia e conseguire una capillare controllo del territorio, importante era il
sostegno militare ed economico di Mosca e di Pechino ad Hanoi.
Gli Usa fecero ogni sforzo per stabilizzare il regime di Saigon del sud e di conquistare il consenso del popolo
sudvietnamita. 1967 Van Thieu divenuto presidente della Repubblica del Vietnam. Sebbene garantisse una
certa stabilità dal punto di vista interno, la leadership di Saigon continuò a mantenersi al potere grazie al
sostegno americano e al ricorso a sistemi repressivi. Il governo, la burocrazia e i vertici delle forze armate del
sud Vietnam erano sinonimo di inefficienza e corruzione. Le autorità americane fecero enormi sforzi per
conquistare il cuore e le menti del popolo del sud Vietnam. Ben più capace era l'azione dell' FLN, che ricorse
al terrorismo e a spietate rappresaglie per controllare le popolazioni e le campagne. Le azioni militari
americane provocarono un enorme numero di vittime tra la popolazione civile, con la conseguenza di rendere
la presenza statunitense ampiamente invisa.
Sul piano internazionale la guerra americana nel sud-est asiatico ebbe serie conseguenze sulle relazioni degli
Usa con i propri alleati e sull'immagine di Washington su scala globale. L'amministratore Kennedy aveva
cercato di coinvolgere nel conflitto i maggiori partner europei. Al conflitto presero parte contingenti
sudcoreani, australiani e neozelandesi, persuasi che l'impegno in Indocina fosse finalizzato a impedire una
penetrazione comunista in Asia. Ben diverso fu l'evoluzione delle posizioni degli alleati Nato: da un'iniziale
sostegno, si passò ad un'aperta perplessità, se non ad un'evidente ostilità: leadership inglese, tedesco
occidentale e italiana espressero sempre comprensione per le scelte Usa. Ben diversa fu la posizione di de
Gaulle, il quale nella guerra del Vietnam trovò una conferma al suo crescente anti-americanismo e nel 1967
condannò l'intervento Usa e invitò Washington al ritiro dal Indocina.
Enorme fu il danno all'immagine degli Usa. Le maggiori contraddizioni provocate dalla guerra del Vietnam si
manifestarono negli stessi Stati Uniti: a dispetto dei crescente impegno militare ed economico,
l'amministrazione Johnson non riuscì mai ad individuare quali fossero i veri obiettivi della massiccia presenza
americana in Vietnam = unica ragione fosse il prestigio e la necessità di mostrare che gli Usa non potevano
essere sconfitti. A causa della guerra fredda, Washington non poteva estendere il conflitto al Vietnam del Nord
se non con i bombardamenti aerei e dovendo accettare una guerra non dichiarata e di logoramento. Al
contrario nella leadership di Hanoi l'obiettivo politico fu sempre chiaro: la riunificazione del paese
nell'ambito di un regime comunista→ fu possibile cementare la capacità di resistenza dei cittadini del Nord
Vietnam intorno ad obiettivi patriottici, fu facile presentare all'opinione pubblica mondiale la posizione di
Hanoi come l'eroica resistenza di un piccolo paese all'invadente potenza americana.
1965-67 alcuni tentativi degli Usa di aprire un dialogo con Hanoi. Replica di Hanoi = richiesta del ritiro
americano dal Vietnam del sud. La prosecuzione e l'intensificazione della presenza Usa in Vietnam ebbero
dirompenti conseguenze sul piano interno, 1965-66% opposizione alla guerra da parte di ampi settori della
società. Il forte impegno nel sud-est asiatico aveva costretto il governo Usa a ricorrere alla costrizione, la
quale per una serie di meccanismi burocratici, finiva con il coinvolgere gli strati più poveri della popolazione.
La guerra del Vietnam con corse ad esasperare il sempre latente conflitto razziale. Il costo dell'impegno
americano in Vietnam pesava sul bilancio federale contribuendo al progressivo indebolimento dell'economia
Usa e del dollaro. = critiche nei riguardi di Johnson. Fino alla fine del 1967 l'elettorato americano, ben pochi
erano disposti ad accettare l'idea di un inglorioso disimpegno dal Vietnam. Gennaio 1968, in occasione del
Capodanno buddista dell' TET. Che negli anni precedenti aveva segnato una tregua non dichiarata delle
ostilità, il FLN lanciò una massiccia offensiva contro le truppe americane e Vietnam del sud. Le unità sud
vietnamite reagirono in maniera efficace, la popolazione non insorse, mentre le truppe americane ripresero
ovunque il controllo della situazione. La vittoria militare si trasformò però in una sconfitta politica; un ruolo
centrale lo ebbero in media: le crude immagini dei combattimenti convinsero un gran numero di cittadini che
non fosse possibile vincere la guerra in Vietnam. A causa dell'offensiva dell' TET e posto di fronte al rigetto
del coinvolgimento nel conflitto vietnamita di gran parte dell'opinione pubblica e dei media, Johnson decise
di non ricandidarsi alle elezioni di novembre e accanto no la richiesta dell'invio di nuovi rinforzi, anzi accettò
l'ipotesi di avviare negoziati con Hanoi e interruppe i bombardamenti aerei sul Vietnam del Nord.
Fu in questo clima di crisi, esasperato dall'uccisione di Bob Kennedy, candidato alla nomination presidenziale
è favorevole alla fine della guerra in Vietnam, che i cittadini Usa si recarono alle urne nel novembre 68. È
significativo che la vittoria andasse non al candidato democratico liberale e ostile alla guerra, bensì al
'repubblicano Nixon, il quale prometteva si la fine dei coinvolgimento diretto di Washington in Vietnam, ma

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sottintendeva che gli Usa non sarebbero usciti battuti dalla guerra grazie alla progressiva assunzione di
responsabilità sul piano militare dell'esercito del Vietnam sud.
3. Il conflitto sino-sovietico, instabilità nel terzo mondo, stabilità in Europa.
Una volta creata la Repubblica popolare cinese, il Cremlino aveva inteso instaurare legami stretti con Pechino
dando per scontato che la leadership cinese accettasse una subordinazione nei confronti di Mosca. Mao si era
piegato alle richieste sovietiche partendo dal presupposto che la debole posizione cinese chiedesse il sostegno
economico dell'Urss. Mao non provava alcun complesso di inferiorità nei riguardi del PCUS e sapeva di
rappresentare un grande paese dalle enormi potenzialità, che tra l'altro nutriva nei confronti di Mosca alcune
rivendicazioni territoriali risalenti ai trattati ineguali. Nel caso di alcune crisi internazionali: conflitto di Corea
e Indocina, Mosca e Pechino agirono in maniera coordinata e ciò aveva condotto l'Occidente a ritenere che la
Cina fosse un fedele alleato di Stalin. L'arrivo al potere di Krusciov e la condanna dei crimini di Stalin
vennero considerati sfavorevolmente da Mao, che continuava a ritenere corrette le scelte di Stalin. Nel 1958
Mao lanciava la politica del grande balzo in avanti→ intensificare la produzione agricola e creare una grande
industria pesante. Il settore agricolo cinese entrò in una gravissima crisi e la Cina nei primi anni 60 andò
incontro ad una carestia che provocò milioni di vittime. L'atteggiamento bellicoso di Pechino, che si era già
espresso nel 1950 con l'annessione del Tibet, nel 1959 condusse all'esilio il Dalai Lama: Tensione tra nuova
Delhi e Pechino, che si tradusse nel 1962 in azioni militari nel Kashmir. Le dispute confinarie spinsero l'India
ad un progressivo avvicinamento a Mosca e pendenza del Pakistan a stringere rapporti con la Cina.
Le scelte economiche, il desiderio di conquistare un ruolo di grande potenza e la propensione a sfidare
apertamente gli Stati Uniti, definiti da Mao = tigre di carta, spinsero Krusciov 1951-60 a interrompere
progressivamente i progetti sovietici di sostegno allo sviluppo economico-scientifico della Cina.
Avventurismo di Mao che, come disse Krusciov, sembrava ignorare che la tigre di carta americana possedeva
denti atomici. La leadership cinese vive nelle scelte di Mosca la dimostrazione del tradimento dello spirito
rivoluzionario e si pose in competizione con questa nel tentativo di acquisire attraverso la propria purezza
rivoluzionaria la guida del comunismo. Il comunismo cinese non riscosse alcun successo nelle democrazie
popolari. Ho Chi Minh e il partito comunista Vietnam Nord riuscirono abilmente a porsi in una posizione di
equidistanza da Mosca e da Pechino, ottenendo così rilevanti aiuti economici-militari da entrambe le potenze
comuniste.
Anni 60 il dissidio tra Mosca e Pechino era divenuto un conflitto aperto, destituzione nel 1964 di Krusciov,
rimosso per la sua ambigua politica estera e per le crescenti difficoltà agricole. I successori di Krusciov: il
primo ministro Kosygin è il nuovo segretario generale del partito: Breznev, non sembravano mutare la loro
valutazione sulla politica estera cinese. Seconda metà anni 60→ contratti di confine e 1969 scontri aperti tra
truppe sovietiche e unità cinesi lungo la frontiera tra i due paesi. 1965-66 Mao→ campagna di dure critiche
nei confronti di una parte dei vertici del PCC soltanto la contestazione ad opera di masse di giovani studenti,
le guardie rosse, che diedero avvio ad una rivoluzione culturale. 1969 Mao riprese in mano la situazione.
Le vicende interne cinesi generarono preoccupazione delle leadership dell'Occidente e contribuirono al
rafforzamento della distensione tra URSS e mondo capitalista. I leader del Cremlino erano rassicuranti ed
espressione di un potere repressivo ma razionale e pronto al dialogo-negoziato. Ciò significa che si
interrompesse la lotta sotterranea tra Mosca e Washington: attività di spionaggio e di propaganda.
Era l'intero terzo mondo ad offrire negli anni 60 un'immagine di forte instabilità e di possibili focolari di
conflitti. Paesi usciti dall'esperienza coloniale, dopo brevi e deboli esperimenti di democrazia parlamentare, si
trasformavano in regimi autoritari con un ruolo centrale svolto dai militari. Spesso le leadership politiche
africane si lasciarono affascinare dei modelli di economie pianificate che sembravano avere successo in
URSS. L'attuazione delle ricette proposte per l'unione sovietica non ebbero successo e condussero a scelte
irrazionali e controproducenti. Ruolo svolto da alcune multinazionali occidentali interessate allo sfruttamento
delle risorse minerarie-agricole di alcuni paesi africani, confermando l'accusa del passaggio dal colonialismo
politico ad un neocolonialismo economico. La creazione di nuovi stati dalle frontiere incerte e dalla
complessa realtà etnica condusse a tentativi secessionisti.
La nascita di un gran numero di stati di nuova indipendenza mutò dei primi anni 60 l'atteggiamento dell'Onu e
la lotta al comunismo divenne l'obiettivo primario. L'atteggiamento delle potenze occidentali: esso fu
ambiguo, pur condannando l'apartheid e condividendo le scelte ONU e la posizione degli stati africani, a
Washington e i suoi alleati non potevano schierarsi in maniera efficace contro i Sudafrica, sia per i legami
economici, sia perché il territorio sudafricano ricopriva un ruolo strategico importante nel quadro della guerra
fredda.
Nel 1965 Sukarno in Indonesia, che sembrava aver lasciato spazio al partito comunista locale, veniva
rovesciato da un colpo di stato militare, al quale non furono estranei i servizi segreti Usa; il generale Suharto,
giunto al potere, rafforzava immediatamente le relazioni con Washington.

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Non legato alla guerra fredda ma ad una tradizionale ostilità fu lo scontro aperto verificatosi tra India e
Pakistan. Nel 1966 andava al potere Indira Gandhi che avviò una politica di sinistra e che avvicinò il suo
paese all'Urss. Il Pakistan vedeva approfondirsi la frattura con la sua parte orientale, più povera e sottoposta
ad una dominazione dell'Occidente. Il governo di nuova Delhi si rivolse all'Onu, senza successo, e si lava un
trattato ventennale di amicizia con l'Urss, mentre l'amministrazione americana, alleata del Pakistan, restava
inerte ignorando i massacri compiuti dalle forze pachistane. Le autorità indiane scatenarono un attacco
militare in direzione del Pakistan orientale. Il conflitto fu breve e portò alla nascita del nuovo Stato del
Bangladesh= completa vittoria militare-politica dell'India, che umiliava il nemico pakistano e vedeva nascere
ai suoi confini orientali un nuovo stato strettamente legato a nuova Delhi.
Guerra arabo israeliana: guerra dei sei giorni del giugno 1967. La posizione dell'Egitto di Nasser si era
rafforzata→ nei primi anni 60, con il significativo supporto economico dell'Urss, veniva completata la diga
di Assuan, totale ristrutturazione delle forze armate egiziane sul modello sovietico. Il presidente egiziano
cominciò a mostrare una volontà di ingerenza e intervento nelle vicende di altri paesi. Di fronte ad un colpo di
Stato avvenuto nel 1962 nello Yemen ad opera di un gruppo di ufficiali di ispirazione nasseriana e
all'insorgere di una guerra civile, il Cairo decise di far intervenire proprie truppe. In questo periodo la Gran
Bretagna sosteneva e instradava verso l'indipendenza una serie di piccoli emirati e sceiccati del Golfo Persico
(Dubai, Kuwait, Oman). Tutti questi paesi sarebbero rimasti nella sfera di influenza occidentale. Il governo
egiziano decise di riprendere il tema della lotta contro Israele. Nasser iniziò a sostenere la formazione di
gruppi armati reclutati fra i profughi palestinesi e nel 1964 veniva costituita l'organizzazione per la
liberazione della Palestina OLP. Dalla metà degli anni 60 si intensificarono le azioni terroristiche rivolte
anche contro i civili, miravano a colpire Israele. A questi attacchi il governo israelita rispondeva con pesanti
ritorsioni. Nel 1967 Nasser chiese all'Onu di ritirare le proprie forze che stazionavano nel Sinai, opzione
accettata probabilmente con eccessiva condiscendenza dall'Onu. Difficile stabilire se questa escalation fosse il
primo passo verso un'aggressione diretta o un modo per rafforzare il proprio prestigio e la propria visibilità
nel mondo arabo. Nasser dichiarava pubblicamente di voler cancellare dalla carta geografica Israele. Giugno
1967 Israele scatena un attacco preventivo contro gli Stati confinanti di Egitto, Giordania e Siria→ la guerra
dei sei giorni si risolse in una completa e folgorante vittoria delle forze israeliane su tutti i fronti. Israele
conquistava tutta la Cisgiordania e occupava l'intera città di Gerusalemme = ampliamento territoriale di
Israele e confermava la sua superiorità in campo militare con il suo elevato grado di istruzione. Fra i leader
politici-militari israeliani si diffondeva un senso di superiorità sui nemici arabi, che avrebbe condizionato le
future scelte dello Stato. Washington e Mosca avevano sostenuto i rispettivi alleati. L'Onu emanava
l'importante risoluzione 242 e auspicava colloqui di pace, sulla base del ritiro di Israele dai territori occupati e
del riconoscimento da parte degli Stati arabi del diritto di Israele all'esistenza. Ma la guerra dei sei giorni
spinse le autorità israeliane a considerare quanto occupato difficilmente negoziabile per ragioni strategiche =
alture del Golan e Sinai, o politiche: Egitto e Giordania uscirono umiliati dal conflitto.
All'indomani della guerra quasi tutti i paesi arabi rafforzavano i rapporti con l'Urss, vista come l'unica alleata
del mondo arabo. Le amministrazioni Usa ritennero che nello scacchiere mediorientale l'unico interlocutore
affidabile fosse Israele, che venne ulteriormente rafforzato nel suo apparato difensivo. Guerra dei sei giorni→
posizione defilata assunta dalle nazioni dell'Europa occidentale, ad eccezione della Francia di de Gaulle, la
quale dava avvio ad una politica filo araba e fortemente critica verso Israele.
La costruzione europea aveva subito una battuta d'arresto: 1965-66= crisi della sedia vuota→ questa ebbe
origine dalle critiche italiane e tedesche nei confronti degli eccessivi vantaggi che la politica agricola comune
stava dando alla Francia, nonché dall'ambizione della commissione europea presieduta da Hallstein a volersi
trasformare in embrione di un governo europeo. Le tensioni esplose nel 1965 spinsero il generale de Gaulle a
ritirare i rappresentanti francesi dalle istituzioni comunitarie: crisi della sedia vuota. 1966 raggiunto il
compromesso del Lussemburgo = un accordo sul disaccordo→ nel caso in cui uno dei paesi membri fosse
stato convinto che su una questione in via di esame si fosse trovato in gioco un interesse nazionale vitale, ogni
nazione si riservava un diritto di veto. Fu così la commissione a uscire sconfitta dalla vicenda, dovendo per
parecchio tempo rinunciare alle sue aspirazioni a svolgere un autonomo ruolo di carattere politico.
Nel 1967 il governo francese→ di nuovo un veto alla adesione della Gran Bretagna alla CEE. De Gaulle
aspirava ad una politica estera sempre più autonoma dalle linee di tendenza dei partner occidentali: sulla
questione arabo israeliana si schierava a favore delle tesi arabe, mentre sul conflitto vietnamita de Gaulle si
mostrava duramente critico verso gli Usa. De Gaulle dopo il 1965 avviava una serie di rapporti positivi con
l'Urss, questi episodi si inserivano nel quadro di un allentamento delle tensioni fra est e ovest. L'Urss
interessata all'acquisizione di tecnologie occidentali e l'Europa dell'ovest attenta ad un possibile ampio
mercato sovietico→ accordo concluso fra le autorità sovietiche e la FIAT per la creazione di un intero
impianto industriale in URSS, nell'attività di Togliatti. Tra la classe dirigente la Repubblica federale tedesca

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cominciò a farsi l'idea che non fosse possibile proseguire lungo la strada della netta contrapposizione con il
mondo comunista. Nel 1966 i due maggiori partiti formavano un governo di grande coalizione, il
socialdemocratico Brandt avviava una politica di attenzione e di dialogo con l'est = Ostpolitik = sviluppata in
maniera più decisa e coerente dopo il 1969 con il passaggio di Brandt a cancelliere.
Momenti di tensione nell'estate 1968 con l'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe dei paesi
satelliti. Nel paese non tutti avevano dimenticato l'esperienza democratica e il relativo benessere del periodo
fra le due guerre mondiali. Metà anni 60 all'interno del partito comunista cecoslovacco, si manifestarono
fermenti rinnovatori che sottolineavano una via nazionale al comunismo e affermazione di un socialismo dal
volto umano che consentisse forme di dibattito democratico e trovasse la sua legittimazione nel consenso
popolare = Dubcek, 1968 diveniva segretario del partito e al tuo misure di liberazione nell'economia e libertà
di discussione. Questo movimento: primavera di Praga, suscitò forti preoccupazioni in URSS e nelle
democrazie popolari, per il timore che il contagio di Praga potesse estendersi ad altri paesi. Agosto 1968
truppe sovietiche e dei paesi satelliti, invadevano il territorio cecoslovacco e occupavano Praga. I praghesi
ricorsero alla resistenza passiva→ movimento che non intendeva abolire il comunismo ma riformarlo in
senso democratico. Dubcek trasferito a Mosca e veniva sostituito da Husak, che avviò l'opera di
normalizzazione e dura repressione degli elementi riformatori.
La tragica conclusione della primavera di Praga ebbe quale corollario l'imposizione della dottrina Breznev =
l'Urss si arrogava il diritto di intervento negli affari interni dei paesi satelliti nel caso in cui avesse temuto il
venir meno dell'equilibrio esistente nel proprio blocco. L'Occidente si limitò, come nel 1956, a dure condanne
formali. Per molti anni su Praga parve ripiombare la tappa dello stalinismo. In Occidente l'Urss perse molto
del suo fascino come modello comunista (condanna da parte del PCI dell'invasione sovietica).
L'ammorbidimento delle pensioni in Europa sembrava implicare la reciproca accettazione degli equilibri sorti
del vecchio continente dopo la seconda guerra mondiale e l'inviolabilità delle due sfere di influenza.

Capitolo 7 – la fattura degli anni 70: crisi dell'Occidente e presa di coscienza del sud
del mondo (1968-1980).
1. La fattura degli anni 70: società, economia e politica.
Lunghi anni 70 dal punto di vista sociale, economico e politico rappresentavano una frattura.
Cambiamento della società: il 68 ebbe una connotazione internazionale. La contestazione nei riguardi delle
varie forme del potere e di imporsi come protagonista di una generazione di giovani trovò espressione dagli
Stati Uniti alla Francia, alla Germania all'Italia, avendo come punti di riferimento = l'insofferenza nei
confronti della società dei consumi e del capitalismo, l'opposizione alla guerra del Vietnam. Ma il rifiuto
dell'Occidente non guardava all'Urss come modello, furono altri i miti ad avere fortuna: dalla Cina di Mao, al
Vietnam del Nord, ai movimenti palestinesi, ai movimenti di liberazione in America Latina. Processi
migratori in Gran Bretagna e Francia. L'impatto sulla società, sui modi di vita, sarebbe stato forte e duraturo:
le società occidentali e del blocco comunista avrebbero introiettato valori e comportamenti quotidiani che
solo 10 anni prima sarebbero risultati impensabili. Nascita e affermazione di una forte sensibilità nei riguardi
dell'ambiente e dell'ecologia; diverso ruolo conquistato dalle donne; nacquero e si affermarono nuovi attori
non istituzionali =ONG. Le prese di posizione delle ONG cominciarono ad influenzare le scelte dei governi e
diplomazia, dando origine a dinamiche transnazionali.
Giunti al punto che la mancanza di una copertura mediatica avrebbe determinato il disinteresse delle
leadership politiche nei confronti di alcuni conflitti. Trasformazione nell'atteggiamento della grande stampa
internazionale, influenzata dal ricambio generazionale e dal progressivo inserimento di giornalisti e
commentatori che avevano vissuto la contestazione: venne meno il tradizionale timore reverenziale nei
confronti dei detentori del potere.→ Vicenda del Watergate = dimissioni di un presidente sino a poco prima
onnipotente quale Nixon. I detentori del potere non trovavano più nei media dei difensori, bensì degli
osservatori critici.
La distensione aveva aperto una serie di brecce nel blocco sovietico: grazie soprattutto agli scambi culturali
ed altruismo, modi e mode dell'Occidente cominciarono a penetrare tra le giovani generazioni delle nazioni
dell'Europa centro-est e dell'Urss.
Se le trasformazioni sociali richiesero un certo tempo per insediarsi, i cambiamenti economici ebbero effetti
dirompenti e immediati. Fine anni 60 e i primi anni 70: l'economia occidentale registrò una prima fase di
rallentamento e di incertezza, determinati dalla crescente debolezza dell'economia americana:
1) 1971 l'amministrazione Nixon interrompe la convertibilità tra dollaro e oro;
2) shock petrolifero dell'inverno 1973-74. Per alcuni anni si diffuse la convinzione che il sistema capitalistico
o se è entrato in una fase di decadenza inarrestabile.

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Tali prospettive furono di conforto per le nazioni del terzo mondo, le quali interpretarono questo fenomeno
come l'opportunità loro offerta di uscire da una condizione di dipendenza economica. Lo strumento che
avrebbe consentito alle nazioni in via di sviluppo di conseguire tali obiettivi sarebbe stato il controllo di
alcune materie prime senza le quali le nazioni industrializzate avrebbero visto bloccato il proprio sistema
economico = petrolio.
Dall'apparente decadenza del capitalismo alla fine dei 70' stava per emergere, quale reazione, la fede nel
libero mercato: rivoluzione neoliberista anni 80. Svolta confermata dalla decadenza dell'economia pianificata
di stampo sovietico.
Crisi del modello americano→ la potenza degli Usa e il suo ruolo mondiale non furono messi in discussione
fino al 1973-74 (Watergate, dimissioni di Nixon e grave crisi economica). La crisi americana ebbe importanti
ripercussioni sull'Europa occidentale, vi fu uno spostamento degli equilibri politici verso sinistra. Repubblica
federale tedesca 1969 guida della cancelleria della SPD, con Brandt e poi Schimdt. 1974 in Gran Bretagna
tornati al governo i laburisti e in Francia, dopo il gollista Pompidou, eletto un liberale, d'Estaing. 1974-75
crollavano gli ultimi regimi autoritari presenti in Europa occidentale: Portogallo, Grecia e Spagna. Nei paesi
europei del blocco comunista numerosi erano i segnali di insofferenza, sebbene le aspirazioni al cambiamento
fossero duramente represse. L'emergere di forme di antisemitismo, che provocavano un'ondata migratoria di
cittadini russi-polacchi ebrei verso l'Occidente o Israele. Nei paesi membri del patto di Varsavia vi fu
l'intensificarsi della repressione e tentativi di riforma economica→ paesi satelliti→ progressivo
indebitamento nei confronti delle banche occidentali. Nel 1969 cadeva la monarchia in Libia, caduta di
Saigon nel 1975 e l'intera penisola indocinese passata sotto il controllo dei governi comunisti. La fine del
colonialismo portoghese→ passaggio di Angola e Mozambico nella sfera di influenza di Mosca.
Rafforzamento del ruolo del governo cubano come ispiratore-difensore dei movimenti di liberazione.
Anni 70 si manifestarono due fenomeni che avrebbero caratterizzato nei decenni successivi, la dimensione
politica e le relazioni internazionali:
1) ricorso al terrorismo come strumento di azione politica= azione dei gruppi palestinesi e azione terroristica
del gruppo di settembre nero dell'agosto 1972 funestò le Olimpiadi di Monaco→ ritenevano di attirare
l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale su una situazione percepita come di ingiusta oppressione.
2) fattore religioso= a fronte di un mondo occidentale che sembrava poter far a meno della religione o
spingerla verso una sfera privata, la rivoluzione iraniana del 1979 avrebbe al contrario dimostrato come nei
paesi islamici, il fattore religioso potesse avere importanti ricadute di natura politica.

2. Henry Kissinger e la grande distensione: successi e limiti.


La grande distensione è identificata con la figura di Kissinger, tra il 1969-73 ricoprire il ruolo di consigliere
del presidente della sicurezza nazionale e 1973-76 quello di segretario di Stato.
La visione del sistema internazionale di Kissinger fu caratterizzata da punti fermi:
A) il concetto di equilibrio= ritenuto obiettivo fondamentale per gli interessi della superpotenza Usa = una
visione pessimista del ruolo degli Usa che lo condusse a considerare impossibile per Washington esercitare
una posizione di predominio come quella degli anni 40-50, a causa del ridimensionamento del ruolo
economico americano e per il rafforzamento dell'Urss.
B) approccio realista (cinico) = ore da parte gli aspetti ideali che avevano caratterizzato fino a quel momento
la politica estera. Nasceva l'ipotesi di un sistema internazionale bipolare, fondato su un accordo di fondo tra
gli Usa e l'Urss, che favorisse la conservazione di una stabile condizione di equilibrio. Questa strategia
implicava il riconoscimento della funzione dell'Urss quale superpotenza e accantonare le contrapposizioni
ideologiche tra capitalismo e comunismo e di ricorrere allo strumento negoziale per la soluzione delle crisi.
Carattere dell'azione di Kissinger fu la segretezza e l'approccio personalistico→ favorì un'azione spedita e
iniziative audaci, una politica spregiudicata senza alcun limite morale e condizionata da percezioni personali.
Nixon vinse le elezioni del novembre 1968 con la promessa di un disimpegno con onore degli Usa dal
pantano vietnamita. Per il presidente tale impegno era un obiettivo primario della sua politica estera, mentre
per Kissinger la guerra del Vietnam era solo una questione secondaria. L'amministrazione aveva puntato sulla
Vietnamizzazione del conflitto e dopo il 1969: riduzione costante della presenza militare americana in
Vietnam. Negoziato di Parigi non fece registrare alcun progresso. Nixon e Kissinger ritennero che lo
strumento militare fosse l'unico modo per porre sotto pressione le autorità di Hanoi, essi allargavano il
conflitto alla Cambogia e al Laos. Nel 1969 da Washington venne l'ordine di bombardare le basi di
rifornimento vietcong in Cambogia, all'insaputa del congresso e dell'opinione pubblica; questa scelta favori la
rapida destabilizzazione dello stato cambogiano, retto dal neutralista principe Sihanouk che aveva cercato di
non farsi coinvolgere nel conflitto, ignorando le infiltrazioni Nord vietnamite e sapendo della presenza di un
locale movimento comunista (Khmer rossi). Marzo 1970 il generale cambogiano Lon Nol rovesciò Sihanouk

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mentre questi si trovava all'estero e una visita di Stato, e schierò la Cambogia a fianco degli Stati Uniti. 1971
le forze del sud vietnamite lanciavano un'operazione in Laos→ coinvolgimento di tutta l'Indocina nel
conflitto. Le iniziative contro Cambogia e Laos non diedero gli esiti sperati. Dovendo tener conto
dell'atteggiamento dell'opinione pubblica e con l'avvicinarsi delle elezioni, Nixon proseguì nella politica del
ritiro del contingente americano, completato nell'agosto 1972 e nello stesso anno Hanoi lanciò una grande
offensiva, che però fallì.
Kissinger doveva fronteggiare la crescente ostilità del governo di Saigon (Sud) ad un compromesso che
avrebbe indebolito la posizione del Vietnam del sud. Fu infatti il presidente sudvietnamita Thieu a far fallire
un accordo quasi raggiunto. Gennaio 1973 venivano siglati gli accordi di Parigi che prevedevano un cessate il
fuoco immediato nel Vietnam del sud, lasciavano in vita il governo di Saigon, le tube americane avrebbero
lasciato definitivamente l'Indocina, mentre le truppe Nord vietnamite e i vietcong avrebbero mantenuto le
posizioni nelle aree del sud occupate = macchie di leopardo. Per la loro azione Le Duc (negoziatore nord
vietnamita) e Kissinger ricevettero il premio Nobel per la pace ma in realtà gli accordi di Parigi
rappresentavano solo una fragile tregua che lasciava il Vietnam del sud alla mercé delle scelte di Hanoi.
Per Kissinger Indocina erano questione secondaria di cui sbarazzarsi; ben maggiore attenzione Kissinger
dedicò alle relazioni con l'Urss = accordo sugli armamenti strategici.
L'invasione sovietica della Cecoslovacchia aveva congelato per qualche tempo il dialogo Mosca-Washington
sui temi di armamenti nucleari, ma nel 1969 con l'arrivo di Nixon, il confronto venne ripreso nell'ambito dei
Strategic Arms Limitation Treaty (SALT). Raggiunto un accordo nel 1972 e firmati due trattati:
1) relativo ai sistemi ABM (missili anti ballistici);
2) sui missili strategici dando origine al SALT1. Forze strategiche= concordato un congelamento dell'arsenale
esistente, sanciva una parità fra Mosca e Washington. I trattati SALT, durata di 5 anni, accolti con favore da
gran parte dell'opinione pubblica internazionale. Le intese sulla limitazione degli armamenti strategici
aprirono la strada ad una fase positiva nelle relazioni sovietico-americane→ intesa per la vendita da parte
Usa di enormi quantitativi di grano all'Urss.
Kissinger perseguì un'altra importante obiettivo che avrebbe rappresentato una radicale rottura della politica
estera americana= il riavvicinamento alla Repubblica popolare cinese, per varie ragioni:
1) considerazione circa l'impossibilità di continuare ad ignorare ed a isolare un attore internazionale così
importante nello scacchiere asiatico;
2) Kissinger contava di guidare in pieno rientro della Repubblica popolare nel contesto internazionale
favorendo il suo schema di equilibrio mondiale;
3) Washington pensava di potersi porre come ago della bilancia nel contratto sino sovietico;
4) apertura dell'immenso mercato cinese;
5) dal punto di vista mediatico la ripresa delle relazioni avrebbe rafforzato l'immagine di Nixon e Kissinger
presso l'opinione pubblica americana-internazionale, quali artefici della distensione.
Da parte cinese si scorgevano vantaggi dal dialogo con l'amministrazione Usa:
A) riconoscimento Usa avrebbe fatto uscire Pechino dall'isolamento;
B) avrebbe consentito alla Cina di recuperare il seggio permanente al consiglio di sicurezza ONU;
C) avrebbe immaginato il rivale Taiwan;
D) avrebbe aperto la possibilità di collaborazione nel settore politico-economico rafforzando Pechino nel
confronto con Mosca. 1971 Lin Biao (Cina) tenta un colpo di stato che fallì, dopodiché perse la vita.
Kissinger effettuava una missione segreta a Pechino, dove incontrava Mao e Zhou Enlai = speranza in un
riavvicinamento con la Cina→ Kissinger compiti delle concessioni: ridimensionamento del sostegno
americano a Taiwan e accettazione dell'accesso cinese all'Onu con l'attribuzione del seggio permanente.
L'Onu decretava l'espulsione di Taiwan e l'ingresso di Pechino come quinto membro permanente del consiglio
di sicurezza. Febbraio 1972 Nixon andò in Cina e con Kissinger = la loro immagine era = alfieri della pace. In
realtà i vantaggi della ripresa delle relazioni sino americane, furono per Washington minimi; la Cina di Mao,
al contrario, ottenne dei vantaggi netti.
Altra area dove l'azione di Kissinger e Nixon ebbe un impatto rilevante fu il Cile, che veniva rappresentato
sino ai 60', come uno dei pochi paesi del Sud America con istituzioni democratiche radicate. In realtà, il Cile
e la condizionato da gravi contraddizioni sociali e da sprechi economici, dalla soffocante presenza di
multinazionali americane che sfruttavano le principali risorse del paese, da pulsioni rivoluzionarie di natura
castrista. Fine anni 60: la seduzione politica si era radicalizzata e alle elezioni del 1970, eletto presidente della
Repubblica Salvador Allende= un socialista di tendenze politiche radicali, posto alla guida della Unidad
Popular. Allende avviò un programma di audaci riforme, di nazionalizzazioni che colpirono gli interessi
economici Usa, impaurendo i vertici dell'esercito e i suoi stretti contatti con Cuba preoccuparono
l'amministrazione Usa che temete l'espandersi del castrismo. La C.I.A. ricorse ad una serie di operazioni

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coperte miranti ad indebolire la posizione di Allende. 1973 le forze armate, sotto la guida del generale
Pinochet, effettuarono un colpo di Stato che così fine all'esperimento di Unidad Popular→ la repressione nei
confronti delle sinistre fu brutale e indiscriminata. Nixon e Kissinger a conoscenza di quanto stava per
accadere e all'indomani del colpo di Stato, l'amministrazione Usa sostenne la giunta cilena. In Europa le forze
di sinistra avevano mostrato interesse e simpatia per Allende e gli Usa vennero identificati come i responsabili
diretti di quanto accaduto.
In Argentina i militari si erano alternati al potere con presidenti civili. Nel 1976 con un ennesimo colpo di
stato, i militari riprendevano il potere imponendo una brutale dittatura che si sarebbe macchiata di gravissimi
crimini con migliaia di desaparecidos = oppositori politici misteriosamente scomparsi ed eliminati. Sorte
analoga in Uruguay, dove dal 1973 i militari erano andati al potere. In tutti questi casi le amministrazioni Usa
riconobbero le autorità golpiste e diedero appoggio a regimi autoritari che davano garanzia di una netta
opposizione al comunismo.
Ultima area di crisi: in medio oriente. Nasser morto nel 1970 e al potere il generale al-Sadat.= concentrato la
sua attenzione sulla ricostruzione delle forze armate egiziane e rinforzato le relazioni fra il Cairo e Mosca.
Inizi anni 70, la minaccia nei confronti di Israele proveniva dai movimenti palestinesi.→ Il terrorismo
divenne lo strumento dell'azione di essi e contavano di porre la questione palestinese all'attenzione
dell'opinione pubblica internazionale. La causa palestinese acquisisce simpatia: fa la sinistra europea e
nell'opinione pubblica→ critica nei confronti di Israele. I paesi europei si trasformarono nel terreno delle
iniziative terroristiche palestinesi e dell'azione dei servizi segreti israeliti.
L'amministrazione Nixon Kissinger non parvero in un primo tempo dedicare attenzione alla questione
mediorientale, si invitava Israele a trovare una soluzione negoziata con gli Stati arabi ma si riteneva
necessario continuare nell'aiuto economico-militare ad Israele = l'unico alleato affidabile nell'area. Egitto di
Sadat: Obiettivo era la riconquista di Sinai e la credibilità della leadership militare. L'Egitto e la Siria di Assad
nel 1973 scatenavano un attacco contro Israele. Grazie al sostegno sovietico, l'azione egiziana e siriana
condusse ad iniziali vittorie, il leader israeliani si rivolsero agli Usa che fecero giungere in Israele armi ed
equipaggiamenti che consentirono la vittoria ad Israele. L'intervento di Washington, ha deciso senza
consultare gli alleati europei, irritò fortemente quest'ultimi. Grave tensione tra Washington e Mosca =
quest'ultima minacciò gravi ritorsioni se gli Usa avessero conseguito nel sostegno militare ad Israele e
l'amministrazione Nixon dichiarò lo stato d'allerta. Non era però nell'interesse di nessuna lasciarsi trascinare
in un'escalation dagli esiti pericolosi e centrale fu l'azione di Kissinger con la shuttle diplomacy, falla
capitale egiziana e quella israeliana favori dapprima un cessate il fuoco e un disimpegno. Gli Usa
rafforzavano i rapporti con Egitto, che aveva in parte raggiunto il suo obiettivo= dimostrare la capacità
militare egiziana come strumento per una soluzione negoziata che consentisse la restituzione del Sinai. La
grande distensione poté essere posta rapidamente in discussione da una grave crisi regionale.

3. L'Europa di fronte alla grande distensione e la Ostpolitik di Brandt.


Nel 1969 De Gaulle usciva di scena lasciando la presidenza a Pompidou, in Germania Ovest i
socialdemocratici vincevano le elezioni e Brandt diveniva cancelliere. Essi favorivano un nuovo rilancio
europeo= la risposta all'allentarsi dell'egemonia Usa sull'Europa.
L'allargamento: la piccola Europa moderata, anticomunista, fedele all'alleanza con Washington e influenzata
dai valori cristiani, lasciano il posto ad un'Europa allargata: laica, meno ligia al rapporto con gli Usa è
caratterizzata da valori socialdemocratici. → Progetti di un sistema monetario europeo= risposta comunitaria
alla debolezza del dollaro. L'amministrazione Nixon vedeva nella comunità e del Giappone, dei pericolosi
concorrenti dell'economia Usa, sia per l'enorme crescita delle loro esportazioni, sia per le loro scelte
protezioniste= fine anni 60 la bilancia dei pagamenti Usa segna un deficit. Le difficoltà nelle relazioni
economiche tra le due sponde dell'Atlantico si inasprirono a seguito della decisione di Nixon del 1971 di
abolire unilateralmente la convertibilità tra dollaro e oro, ponendo fine al sistema di Bretton Woods e
imponendo restrizioni sulle importazioni da Europa e Giappone. Rallentamento della crescita economica in
Occidente, affermarsi di una forte conflittualità sociale e improvvisa crescita dei livelli di disoccupazione.
Ragioni politiche a rendere complessi i rapporti tra Washington e d'Europa Ovest:
1) pesava negativamente sulle relazioni transatlantiche l'appannarsi dell'immagine degli Usa a seguito della
guerra vietnamita;
2) la grande distensione era percepita come un rapporto bipolare che emarginava gli alleati europei;
3) riduzione della presenza militare americana in Europa;
4) Kissinger mostrava scarso interesse nei confronti dei leader europei occidentali;
5) vicende cilene del 1973 segnavano uno dei momenti di maggiore distacco tra l'unione europea e gli Usa.
Il clima della grande distensione→ con la Germania di Brandt.→ aveva ritenuto obsoleta una politica di netta

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contrapposizione alla DDR e al blocco sovietico. Brandt non intendeva abbandonare la speranza della
riunificazione, ma non poteva ignorare come la divisione dell'Europa→ dava equilibri europei stabili e
destinata a durare a lungo. Ostpolitik venne sviluppata dopo le elezioni del 1969, creazione di un governo
socialdemocratico con Brandt cancelliere. Prima tappa della nuova politica era il miglioramento dei rapporti
con l'Urss. Agosto 1970 Brandt siglava a Mosca un importante accordo con il governo sovietico= fra i due
paesi si rinunciava all'uso della forza e si riconosceva l'esistenza dei confini fra Germania e Polonia e quello
fra le due Germanie. Il governo di Bonn aveva avviato contatti con la Polonia per un miglioramento dei
rapporti fra i due paesi, firmato un trattato con il riconoscimento delle frontiere tedesco polacche. L'obiettivo
finale della Ostpolitik restava l'apertura del dialogo con la DDR. La nuova politica estera tedesco occidentale
era vista con qualche preoccupazione dagli Usa, timorosi di una deriva neutralista. 1970-71 i quattro grandi
raggiungono un compromesso sull'accesso a Berlino ovest= parziale evoluzione all'interno della DDR che
aveva registrato una discreta crescita economica trasformandosi nella più avanzata ed efficiente tra le
democrazie popolari. Tale immagine nascondeva un regime repressivo fondato su un onnipresente polizia di
Stato (Stasi), e su un controllo capillare dei cittadini = un informatore della sicurezza ogni 60 abitanti.
Ulbricht, dopo il placet dell'Urss, venne sostituito nel maggio 1971 come primo segretario della SED da
Honecker. → Diede avvio ad una politica di parziale liberalizzazione e di incremento della diffusione dei
beni di consumo, auto e televisore, ed economia della di DDR si espanse. Brandt avviò un non facile
negoziato, visto che Honecker aspirava a vedere riconosciuta ufficialmente la DDR. → Dicembre 1972
firmato fra i due un trattato fondamentale = la Repubblica federale e la Repubblica democratica si
riconoscevano reciprocamente ed avviavano relazioni bilaterali. Questo accordo = aperto alle due nazioni
l'ingresso all'Onu.
Il clima di distensione ebbe conseguenze indirette anche in altri paesi del blocco sovietico. Estate 1968 con
l'arrivo al potere di Ceaucescu, la Romania aveva cominciato ad assumere un atteggiamento indipendente da
Mosca→ intensi rapporti di collaborazione economica con gli Stati Uniti. In Polonia dicembre 1970 a causa
di serie difficoltà economiche i lavoratori dei cantieri navali di Danzica scesero in sciopero. Gomulka fu
costretto a lasciare il potere e venne sostituito da Gierek che mirò ad avviare alcune riforme economiche
destinate a migliorare la condizione di vita dei polacchi. Segnali di insofferenza si manifestarono all'interno
dell'Urss = leadership di Breznev, desideroso di favorire una politica di distensione con l'Occidente, ma rigido
conservatore dell'interno. L'opposizione in URSS non andava al di là di ristretti circoli intellettuali. →
scrittore Solzenicyn nel periodo di Stalin aveva trascorso anni nel Gulag. Egli portò nelle sue opere
l'esperienza di esso e vinse nel 1970 il premio Nobel, il regime di Breznev lo perseguitò e lo espelle.

4. crisi dell'Occidente, crisi della distensione e tentativi di stabilizzazione.


Nazioni del terzo mondo, dai primi anni 60, per numero, avevano acquisito all'interno dell'assemblea generale
ONU, un'influenza→ prese di posizione su colonialismo e razzismo. Divenne centrale la questione dello
sviluppo economico. L'Occidente durante l'amministrazione Kennedy, aveva cercato di rispondere alle
esigenze del terzo mondo sviluppando e coordinando una politica di aiuti allo sviluppo con accordi bilaterali e
con l'OCSE. Le politiche di aiuto occidentali→ scarsi risultati sia per l'atteggiamento prevenuto di molte
leadership del terzo mondo, sia per la scarsità di fondi a disposizione, sia per la tendenza a privilegiare i
rapporti con i paesi favorevoli alle posizioni occidentali.
Nel 1960 in un primo tentativo di scalfire il predominio delle grandi compagnie petrolifere occidentali (7
sorelle), alcuni paesi produttori di petrolio avevano creato l'Opec.= scopo di creare un cartello dei produttori
da contrapporre alle maggiori società petrolifere. Fondamentali si rivelarono le politiche di nazionalizzazione
delle risorse petrolifere. Primi anni 70 i prezzi del petrolio aumentarono. Con la guerra israelita 1973, i paesi
arabi dell'Opec come rappresaglia nei confronti di Washington per il sostegno ad Israele decisero un embargo
petrolifero nei riguardi degli Usa e innalzarono del 70% il prezzo del petrolio→ grave crisi economica che
colpì le nazioni industrializzate nell'inverno 73-74. Per la prima volta Occidente si sentì inerme nei riguardi
delle nazioni del terzo mondo e ritenne che si stesse aprendo una lunga fase di crisi del sistema capitalista.
In un primo momento la reazione occidentale fu confusa e scoordinata. Gli Usa contrastarono duramente le
posizioni OPEC, ma gran parte dei paesi europei occidentali, oltre a mutare in senso filo arabo e anti-
israeliano del loro politiche nei confronti della questione mediorientale, tentarono di concludere accordi
bilaterali con singoli paesi produttori nella speranza di porre in piedi particolari rapporti che assicurassero
forniture di petrolio. Fronte comune nei riguardi dell'OPEC: gli Usa mantenevano un atteggiamento rigido
verso il fronte delle nazioni in via di sviluppo, considerando l'Onu un organismo ostile all'Occidente da cui
era opportuno estraniarsi; l'Europa occidentale decise di sviluppare una posizione di dialogo con il sud del
mondo. Europei → iniziative politiche, crescente autonomia dall'alleato americano. = accordi di Lomé 1975
tra comunità europea e 40 paesi terzo mondo (ACP). = libero accesso dei prodotti agricoli-industriali delle

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nazioni del gruppo ACP nell'area della comunità e stabiliva dei meccanismi STABEX,= gli ACP, produttori di
materie prime o monoculture, avrebbero visto garantiti i loro introiti nel caso in cui i prezzi di questi prodotti
avessero subito radicali abbassamenti sui mercati. La comunità accetto la logica per cui i paesi deboli
dovessero essere protetti nei confronti delle nazioni ricche ma in realtà dietro questa generosità si situavano
precisi interessi europei:
1) si rafforzava un'aria economica regionale basata sugli ex rapporti coloniali;
2) prodotti agricoli dei paesi ACP non erano concorrenziali con quelli degli agricoltori europei;
3) numerosi paesi in via di sviluppo restavano fuori dall'accordo di Lomé;
4) le scelte comunitarie concorrevano a rafforzare la politica della Francia-Africa: influenza esercitata da
Parigi sulle proprie ex colonie africane.
I Nove, 1972 creavano una cooperazione politica europea CPE, mantenendo un carattere intergovernativo
avrebbe dovuto rappresentare l'embrione di una politica estera europea. Dichiarazione di Copenaghen 1973
= i Nove indicavano come la comunità avesse quale obiettivo la creazione di un'identità politica europea che
avrebbe dovuto trovare espressione nel contesto internazionale. Brandt, all'apice della sua carriera, incorreva
in un serio infortunio politico: i servizi di controspionaggio federali scoprivano che uno dei più stretti
collaboratori del cancelliere era un agente della di DDR, Brandt si dimise e fu sostituito dal compagno di
partito Schmidt.
Improvvisa grave crisi del ruolo internazionale Usa → cause di natura domestica: mania di segretezza e
sospettosità di Nixon nei confronti dei propri avversari politici. Nel 1971 il New York Times aveva pubblicato
i Pentagon Papers = documenti segreti che provavano le falsità che le varie amministrazioni avevano riferito
al congresso e all'opinione pubblica circa il coinvolgimento di Washington nel conflitto vietnamita.
Preoccupato da queste fughe di notizie Nixon aveva autorizzato l'FBI e CIA ad attuare sorveglianza e
spionaggio a danno di associazioni e cittadini ritenuti ostili alla politica estera Usa. Giugno 1972 ex s'agenti e
criminali scoperti dalla polizia all'interno della sede del comitato elettorale del partito democratico situata in
un complesso residenziale chiamato Watergate a Washington. = era parso un semplice tentativo di furto ma si
rivelò un atto di spionaggio politico e il presidente fece ricorso ad ogni mezzo per non finire sotto accusa.
Scattò una procedura di impeachment e l'8 agosto Nixon si dimise. Egli venne sostituito dal vicepresidente
Ford (scarsa legittimazione popolare perché aveva sostituito il precedente vice presidente per uno scandalo
finanziario = quindi non eletto). Elemento di continuità e unica personalità di spicco all'interno della nuova
amministrazione restava Kissinger, il cui ruolo divenne ancora più influente. Lo scandalo Watergate segnò
uno dei momenti di maggior distacco fra l'opinione pubblica americana e la presidenza e fu un'opportunità
offerta al Congresso per riaffermare e potenziare il proprio ruolo a danno di quello del presidente. Le
rivelazioni sulle covert operations CIA divennero l'oggetto quotidiano dell'attenzione della stampa con esiti
negativi sui rapporti tra Usa e i propri alleati, confermando la sfiducia di gran parte dei cittadini nelle scelte
internazionali compiute dalle amministrazioni e negli ideali che erano stati proposti a giustificazione del ruolo
imperiale degli Usa nella guerra fredda. Questa atmosfera condusse ad un atteggiamento neo-isolazionista
dell'elettorato e del congresso, chiese complicato all'amministrazione Ford esprimere quella politica estera
efficace che aveva caratterizzato la presidenza Nixon.
Simbolo dell'impotenza americana fu la rapida caduta dell'intera Indocina sotto il controllo comunista. Ford
non è affatto in grado di reagire e unica alternativa fu la rapida evacuazione dei militari ancora presenti in
Vietnam. = operazione assunse l'aspetto di una fuga e gli Stati Uniti non avevano mai subito una così
eclatante sconfitta militare, politica e psicologica. Nasceva la sindrome vietnamita che avrebbe spinto gli Usa
a rifiutare qualsiasi prospettiva di un coinvolgimento in una crisi regionale che potesse trasformarsi in un
nuovo Vietnam. 1975 Saigon cadde nelle mani dei nord vietnamiti. = Vietnam venne riunificato. La caduta di
Saigon comportava una successiva rapida vittoria dei Khmer Rossi in Cambogia, anche in Laos i guerriglieri
comunisti prendevano il potere e tutta l'Indocina passava sotto il comunismo.
Portogallo = dagli anni 30 il paese era stato governato da un regime autoritario di Salazar che aveva retto il
paese per più di 30 anni. Il governo di Lisbona aveva mostrato un atteggiamento benevolo verso gli anglo-
americani e dopo la guerra → inserita nel piano Marshall e nel patto Atlantico. = Situazione di pesante
arretratezza economica e sociale. In Angola e Mozambico si erano costituiti movimenti indipendentisti→
costretto Lisbona ad impegnarsi in una logorante guerra coloniale. 1970 Salazar muore e ascesa di Caetano.
All'interno dell'esercito portoghese era nato un movimento di giovani ufficiali radicali, con simpatie
terzomondiste e castriste. Aprile 1970→ i militari rovesciarono il regime di Caetano dando luogo alla
rivoluzione dei garofani = per i fiori che i soldati infilarono nelle canne dei loro fucili. → Nazionalizzazione
di industrie, banche e occupazione dei latifondi. Lisbona concesse immediatamente l'indipendenza alle
colonie. In Occidente si temette che il Portogallo potesse trasformarsi in una curva europea.
Esplodeva una nuova grave crisi che avrebbe portato sull'orlo della guerra due membri della Nato intorno la

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sorte di Cipro = dopo la seconda guerra mondiale i ciprioti greci richiesero l'unione alla Grecia, ma la Gran
Bretagna si era opposta desiderando mantenere il controllo sulle basi militari dell'isola (colonia inglese).
Posizione della minoranza turco cipriota che avversava l'unione alla Grecia e trovava nelle autorità turche
influenti protettori. Allo scopo di mantenere il controllo sull'isola, Londra aveva favorito un
internazionalizzazione della questione e nel 1960 compromesso = con il trattato di Zurigo, cibo diveniva
indipendente sebbene la Gran Bretagna manteneva le sue basi militari e Londra, Ankara e Atene→ garanti
degli equilibri etnici-politici dell'isola. Intensificati gli scontri multietnici e Makarios (leader Cipro)
propendeva per scelte neutraliste e terzomondiste. → La sua democrazia era rimasta fragile e condizionata da
una pesante influenza Usa. Nel 1967 un gruppo di ufficiali effettuò un golpe in Grecia che condusse al potere
una giunta militare, con leader Papadopoulos. = l'opinione pubblica internazionale e la maggioranza dei greci
ritenne che alle origini del golpe vi fossero gli Usa, in realtà Washington fu colta di sorpresa e
l'amministrazione Johnson allentò i rapporti con il regime dei colonnelli. Dal 1969 la nuova amministrazione
Nixon ebbe un atteggiamento più benevolo verso Atene. Di fronte alla crisi economica, favorita dallo shock
petrolifero, Papadopulos venne allontanato e sostituito da una nuova giunta militare guidata dal generale
Ghizikis e Ioannidis. 1974 il nuovo regime militare di Atene, nella speranza di conquistare consenso, decise
di favorire un golpe contro Makarios e realizzare l'unione di Cipro alla Grecia. Makarios rovesciato ma
immediata la reazione turca, che procedette all'invasione dell'occupazione da parte del territorio cipriota. Si
giunse al ruolo di un conflitto fra Grecia e Turchia, ma il governo di Atene comprendendo la sua debolezza
militare decise di non intervenire, lasciando potere ai civili e ponendo fine alla dittatura. Kissinger lasciò
mano libera alla Turchia, alleato ben più rilevante della Grecia, Le autorità turche con una nuova operazione
ampliarono il controllo di Cipro e favorisce la nascita di un governo turco di Cipro del Nord che non venne
riconosciuto dalla comunità intenzionale: Cipro si avviava verso un futuro di divisione che prosegue ancora
oggi. La Spagna franchista= Madrid esclusa dal piano Marshall e dall'alleanza atlantica; solo nei primi anni
50, con l'acuirsi della guerra fredda, l'amministrazione Eisenhower aveva concluso un'alleanza con Madrid.
Franco aveva favorito un'apertura economica verso l'Europa e nel 1962 aveva tentato, invano, di entrare a far
parte della CEE. = chiusura spagnola a qualsiasi forma di democratizzazione. Franco morto nel 1975 e
prendeva il suo posto il giovane monarca Juan Carlos.
Italia dal 1968 entrata in un periodo di grave crisi politica, sociale e istituzionale, 1973 difficoltà economiche.
Ascesa del partito comunista dal 1972 sopravvive di Berlinguer e con l'avvio della strategia del compromesso
storico, mirava a porsi come partito di governo. Anni 70 Kissinger→ l'ambasciata americana a Roma ha
elargito finanziamenti segreti ai partner anticomunisti. 1973 le interferenze Usa → termine. La leadership
comunista italiana, al fine di assicurare Washington ed ottenere una legittimazione internazionale, accentuò la
sua indipendenza da Mosca e rafforzò l'adesione alla scelta europeista. Nel 1976 Berlinguer dichiarò
l'accettazione dell'appartenenza italiana alla nato e si fece promotore di una via europea occidentale,
democratica e parlamentare al comunismo = euro comunismo (terza via). L'intera Europa meridionale
appariva minacciata da uno slittamento su posizioni sinistroidi ostili agli interessi dell'Occidente. Kissinger
accettò la prospettiva di una stretta collaborazione con Londra, Parigi e Bonn, lasciando alla Francia e
Germania ovest, il compito di difendere gli interessi occidentali nell'Europa meridionale: Grecia→
fondamentale fu l'azione di Parigi, che sostenne il nuovo governo di Karamanlis e patrocinò la candidatura di
Atene alla comunità europea. Portogallo e Spagna→ fu la Repubblica federale tedesca a mostrarsi attiva
nello stabilizzare la situazione interna. Novembre 1985, su spinta di d'Estaing e Schimdt, si riuniva al castello
di Rambouillet (Parigi) una conferenza e aveva origine il G7. Il problema delle elezioni italiane 1976 e della
posizione del PCI veniva affrontato in occasione del secondo G7→ i responsabili americani, inglesi, francesi
e tedeschi approvano l'ipotesi che l'Italia avrebbe ricevuto il sostegno finanziario per risolvere i problemi
della sua economia a condizione che il PCI non ricevesse incarichi di governo. Infatti nel governo Andreotti
1976 non ci fu nessun esponente comunista ai ministeri. Ruolo centrale giocato dai nove durante i lavori della
conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa CSCE. Ad Helsinki i negoziati CSCE. → Kissinger=
limitato interesse verso le trattative, convinto che questo accordo non avrebbe fatto che confermare equilibri
esistenti da tempo. 1975 trattato di Helsinki:
1) riconoscimento e inviolabilità delle frontiere europee e non ingerenza negli affari interni dei singoli paesi;
2) rafforzare gli scambi economici, scientifici e culturali in Europa;
3) rispetto dei diritti umani e libera circolazione delle idee. Accordi di Helsinki interpretati e accolti in
Occidente in maniera diversa: osservatori considerarono la CSCE come l'apice della grande distensione e la
conclusione della guerra fredda in Europa, altri videro il trattato come un successo dell'Urss. In Angola erano
attivi tre diversi movimenti indipendentisti: MPLA sostenuto dall'Urss, UNITA filo Usa, FNLA vicino alla
Cina. Con la fine della dominazione portoghese il MPLA dichiarò l'indipendenza e prese il potere dando
avvio ad una sanguinosa guerra civile. Fine 1975 truppe sudafricane→ in Angola al fine di sostenere le forze

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UNITA. Immediata la reazione di Cuba che trasferì migliaia di propri uomini nello Stato africano. 1976
l'invasione sudafricana respinta e l'unità subiva sconfitte. In Mozambico il FRELIMO filo-sovietico, prendeva
il potere al momento dell'indipendenza. L'amministrazione Ford Usa = debole.

5. L'amministrazione Carter: Dalla prima stagione dei diritti umani alla crisi della grande
distensione.
Presidenza Carter giudicata negativamente come incoerente, debole e portatrice di sconfitte per gli interessi
Usa. → sua politica estera rappresentò un netto cambiamento rispetto alle scelte di Kissinger. Fra le ragioni
della sua vittoria elettorale → il suo essere lontano dai giochi politici di Washington, la volontà di riportare
l'etica e i tradizionali valori del paese nella politica americana: elementi che derivavano dal suo profondo
credo religioso. Esperienza negli affari internazionali scarsa da parte di Carter→ ma salvaguardia e
l'opposizione dei diritti umani. Niente appariva così lontano dall'impegno nei confronti dei diritti umani della
cinica e realistica politica estera perseguita da Kissinger.
A differenza delle precedenti amministrazioni repubblicane, dall'inizio del suo mandato Carter sottolineò
l'impegno del suo governo nei confronti dei diritti umani. Le leadership del blocco sovietico vedevano nel
fenomeno del dissenso una minaccia alle basi stesse del potere e reagirono in maniera dura e ottusa. La
posizione assunta da Carter venne considerata come particolarmente ostile da Mosca che a sua volta
considerava le dichiarazioni dell'amministrazione Usa, come indebite ingerenze negli affari interni dei paesi
socialisti. Per i leader del Cremlino la politica americana ricordava la propaganda antisovietica del periodo
più duro della guerra fredda.
Le scelte compiute da Carter nel contesto dei diritti umani non implicavano una rinuncia alla politica di
distensione. Proseguirono i negoziati per la realizzazione di un nuovo accordo sugli armamenti strategici
SALT2. Il governo americano decise di non sostenere più le dittature militari del sud America e nel 1977 gli
Usa siglarono due trattati con il governo di Panama, guidato dal nazionalista Torrijos = Washington accettava
il ritorno della piena sovranità sul canale al governo di Panama= esempio della nuova politica di Carter.
L'amministrazione scelse di interrompere qualsiasi covert operation diretta verso l'Europa occidentale
(finanziamenti ai partiti anticomunisti in Italia).
Forte l'impegno di Carter per la pace in medio oriente e conseguì il suo maggiore successo. → La svolta
avvenne dal leader egiziano Sadat, 1977 disposto a compiere un viaggio in Israele. 1978 presso Camp David
e con l'attiva mediazione di Carter, Sadat e il primo ministro israeliano Begin, firmavano un accordo col quale
Israele avrebbe restituito all'Egitto la penisola del Sinai, con l'eccezione della striscia di Gaza, in cambio del
riconoscimento di Israele e dell'instaurazione di normali relazioni diplomatiche. Il successo diplomatico
conseguito dagli Usa era condizionato da dei limiti:
1) gli accordi di Camp David non risolvevano il problema palestinese;
2) a dispetto del recupero del territorio perso con la guerra dei sei giorni, alla conclusione del negoziato
l'Egitto veniva isolato dal resto dei paesi arabi;
3) Sadat ucciso nel 1981 da un movimento estremista islamico. L'Egitto si qualificava come stretto alleato
degli Usa ma gran parte delle altre leadership arabe confermavano le strette relazioni con l'Urss.
Nel 1974 un colpo di Stato guidato dai militari marxisti aveva rovesciato il regime del negus in Etiopia.
Questi eventi→ rapido allentamento degli stretti rapporti di collaborazione tra Usa e Etiopia, convinsero il
presidente della Somalia Barre, già legato a Mosca, che fosse possibile conquistare una regione etiope,
rivendicata per ragioni etniche e storiche della Somalia. Nel 1977 truppe somale invadevano la regione e il
leader etiope Menghitsu si rivolse a Mosca, la quale decise di abbandonare l'ex alleato somalo a favore di
Addis Abeba. → Intervento russo cubano si traduceva in una piena vittoria del nuovo alleato di Mosca.
Guerra del corno d'Africa = l'amministrazione Usa, condizionata dalla vicenda vietnamita, fu contraria a un
intervento in questa crisi locale.
La Francia si mostrò intenzionata a prendere il posto di Washington nella difesa degli interessi occidentali in
Africa. D'Estaing si fece promotore di alcuni interventi militari: nel 1977 in Ciad e in Mauritania.
L'operazione condotta nel 1978 nello Zaire contro i tentativi del fronte di liberazione nazionale del Congo,
sostenuto dall'Angola, di invadere la regione del Katanga e rovesciare il regime dittatoriale e corrotto di
Mobutu, ma vicino all'Occidente e sostenuto da multinazionali dello sfruttamento delle risorse minerarie. La
grande distensione non era in grado di impedire l'esplodere di crisi locali.
Giugno 1979 Carter e Breznev in un summit tenuto a Vienna si velavano il nuovo trattato SALT2. Questo
risultato nel settore della limitazione degli armamenti si fondava su basi fragili:
1) voci critiche sostenevano che il trattato fosse troppo favorevole all'Urss. Posizioni ostili ai negoziati con
Mosca da parte dei think tanks e lobby, che avrebbero contribuito alla nascita di un pensiero neo-
conservatore;

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2) il nuovo trattato suscitava scarso entusiasmo fra gli alleati europei dell'Usa, timorosi che la distensione
bipolare venisse attuata a danno degli interessi occidentali e della Nato.
3) Ad aggravare i dubbi sulle scelte dell'amministrazione Carter vi fu la gestione della bomba al neutrone, che
avrebbe dovuto essere installata in Europa. L'ipotesi di dotare l'alleanza atlantica di questa nuova arma fu
accolta in maniera fortemente negativa da ampi settori delle opinioni pubbliche europee e definita un'arma
capitalista. I maggiori paesi europei desideravano che la distensione non si interrompesse ma l'apparente
incoerenza della politica estera di Carter, la rinuncia a interventi all'estero, concorrevano a preoccupare gli
europei occidentali intorno alla determinazione americana circa il rispetto degli impegni a difesa dell'Europa.
La Nato auspicava l'avvio di un negoziato con l'Urss sulla riduzione dei missili a corto e medio raggio.
Gli Usa furono coinvolti in una nuova crisi: gli Usa avevano sviluppato rapporti stretti con l'Iran guidato dallo
Scià Pahlavi. Quest'ultimo, grazie allo sfruttamento delle risorse petrolifere, = accumulazione di enormi
risorse finanziarie che alimentarono le sue aspirazioni a trasformare il paese in una grande potenza regionale.
→ Avvio di ambiziosi progetti di modernizzazione = rivoluzione bianca. Anni 70 l'Iran era percepito come il
gendarme degli Usa in medio oriente, un elemento di stabilità a guardia dei paesi arabi conservatori produttori
di petrolio ma lo scià non si riteneva uno strumento della politica estera Usa, il suo potere si reggeva su uno
strumento autoritario che reprimeva qualsiasi forma di dissenso. Numerosi settori della società iraniana si
opponevano alla politica dello Scià. Fondamentale nel minare la posizione dello scià, fu l'azione di un
esponente religioso: l'ayatollah Khomeini= ostile ai progetti di modernizzazione e di laicizzazione della
società iraniana che confliggevano con il profondo senso religioso del popolo. 1978 manifestazioni ostili al
regime, lo scià lascia il paese nel 1979. L'ayatollah Khomeini rientrava a Teheran accolto da una folla come il
salvatore della patria. Egli prese il potere trasformando l'Iran in una Repubblica islamica e procedendo
all'eliminazione dei sostenitori dello scià, degli esponenti di sinistra e dei laici. L'amministrazione americana
non comprese la rilevanza e i caratteri della rivoluzione iraniana e vollero ricucire i rapporti con l'Iran. 1979 il
governo Usa concesse allo scià, malato di cancro, di potersi recare a New York per curarsi. Ciò fu sufficiente
a scatenare la reazione dei sostenitori di Khomeini, che assaltarono l'ambasciata Usa a Teheran prendendo in
ostaggio i diplomatici. La superpotenza Usa si rivelava impotente e l'umiliazione subita dall'amministrazione
Carter avrebbe raggiunto l'apice nel 1980 quando un tentativo di liberare gli ostaggi da parte di forze speciali
Usa→ concluso con un fallimento. La crisi iraniana provocò un secondo choc petrolifero, con conseguenze
negative sulle economie occidentali.
Invasione dell'Afghanistan dell'Urss→ rappresentato la fine del periodo della distensione e l'avvio di una
nuova o seconda guerra fredda. Afghanistan = povero e arretrato ma situato in una posizione strategica. Fino
al 1973 l'Afghanistan era retto da una monarchia non allineata. 1973 il primo ministro Daud, aveva rovesciato
la dinastia e proclamato la Repubblica. Egli era stato rovesciato e ucciso e il potere era stato assunto dal
partito democratico afgano 1978= formazione di sinistra filo-sovietica. Il tentativo di imporre un sistema
politico laico aveva suscitato l'opposizione armata dei gruppi islamici e ciò aveva spinto il governo a
rafforzare i legami con Mosca. Settembre 1979 il presidente afgano Taraki si recò a Mosca per chiedere il
sostegno sovietico alla rimozione del governo dell'esponente Khalq, Amin.= sostenitori di una politica di dura
repressione nei confronti dell'opposizione islamica. Al rientro a Kabul,Taraki ucciso e Amin prese il potere.
Situazione afghana vista a Mosca con preoccupazione: si temeva che Amin potesse rivolgersi agli Usa e vi era
la paura che il fondamentalismo islamico potesse diffondersi delle repubbliche asiatiche URSS. → Si decise
per un intervento militare, che si considerava provvisorio e che mirava a stabilizzare la situazione afghana.
Dicembre 1979 iniziò l'invasione da parte dell'armata Rossa, che venne giustificata con una richiesta d'aiuto
da parte del governo afgano. Tale pretesto non aveva fondamento ma l'operazione militare aveva successo. In
Occidente quella che in realtà era una scelta difensiva, motivata da timori nei confronti di un Afghanistan
instabile e centro del fondamentalismo islamico, veniva percepita come un'aggressione. La vicenda afghana
venne accomunata agli episodi angolano e del corno d'Africa e al rafforzamento dello strumento militare
sovietico. L'amministrazione Carter, spinta dall'opinione pubblica che percepiva la distensione come una
politica che aveva indebolito Washington e avvantaggiato Mosca, decise di reagire duramente. = sospensione
della ratifica del SALT2, sanzioni economiche, avvio di una politica di riarmo e boicottaggio delle Olimpiadi
di Mosca 1980.
Gran parte dei paesi europei presero parte ai giochi di Mosca. Ciò che preoccupava l'Europa ovest era la
incoerenza dell'amministrazione Carter e impotenza che questa stava dimostrando nel caso iraniano, di fronte
all'immagine di un URSS in grado di esercitare il suo ruolo di superpotenza. Aspra rivalità fra il regime
cambogiano dei Khmer Rossi e quello vietnamita: Il governo di Hanoi scatenava un'offensiva militare che
portava al rovesciamento del governo cambogiano e all'instaurazione di un nuovo esecutivo filo vietnamita.
→ Evoluzione vista come pericolosa dalla leadership cinese che nel 1979 dava avvio ad un'operazione
militare punitiva contro il Vietnam. Pechino ritirava le sue truppe e il breve conflitto spingeva il governo di

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Hanoi a rafforzare i legami con l'Urss. Cina→ ogni possibilità di riavvicinamento a Mosca era accantonata;
Pechino avrebbe stretto rapporti più forti con gli Usa e dato inizio ad un processo di modernizzazione-
liberalizzazione economica e di apertura al capitalismo occidentale. Estate 1980, Varsavia accettava la
costituzione di un sindacato indipendente, Solidarnosc= si stava aprendo una crepa nel sistema comunista.

Capitolo 8 – dalla nuova guerra fredda alla fine dello scontro est-ovest (1979-1991).
1. L'America di Reagan e la seconda guerra fredda.
Ombra negativa sulla presidenza Carter, elezioni del 1980 vinte dal repubblicano Reagan. Oltre alla non
giovane età, colpiva la singolare carriera di Reagan (ex attore). → Posizioni conservatrici in politica estera e
sulle questioni economiche. Egli aveva impostato la sua campagna elettorale su:
1) un forte appello patriottico;
2) sulla rivendicazione del ruolo degli Usa vuole guida del mondo occidentale;
3) sulla netta ostilità all'Urss e al comunismo;
4) sulla convinzione che ricette liberiste potessero agevolmente far ripartire l'economia Usa. Naturale che,
visti il suo singolare passato e la bellicosa propaganda elettorale, la vittoria di Reagan venisse accolta con
preoccupazione, stupore e sufficienza: si temeva una pericolosa svolta in senso aggressivo alla politica estera
Usa. Dal punto di vista economico, l'amministrazione Reagan fu l'espressione delle idee di Friedman e scuola
di Chicago = critica all'approccio keynesiano e rivalutazione delle forze del mercato, eliminazione delle
restrizioni normative alla libertà dell'impresa, fuoriuscita dello Stato dall'economia. Idee di Friedman si
stavano manifestando anche in Gran Bretagna con l'imporsi dei tories→ rivoluzione conservatrice che
spazzasse via gli aspetti del welfare state che sembravano ostacolare l'economia inglese= 1979 vittoria
conservatrice di Margaret Thatcher. → Convinta di dover far uscire attraverso scelte radicali il proprio paese
dalla convinzione di decadenza politica ed economica.
Neo-conservatori→ duramente critici della politica di Kissinger, vista come rinunciataria e cinica, e
contestavano la grande estensione come fallimentare e vantaggiosa per la sola URSS. Tutto ciò implicava il
progetto di una rinnovata e forte presenza americana nel mondo, di una contrapposizione netta nei confronti
del comunismo e dell'Urss e la determinazione a vincere la guerra fredda.
Fra le prime decisioni dell'amministrazione Reagan→ netto rafforzamento dello strumento militare.
Decisione 1979 della NATO per l'installazione dei missili di medio raggio Pershing 2 e Cruise in Europa
occidentale da opporre agli SS20. Ciò non implicava una rinuncia alla politica di disarmo e nei primi anni 80
l'amministrazione Usa dichiarò la propria volontà di riprendere il dialogo con l'Urss. Nel 1981 aperte
trattative sulla riduzione delle forze nucleari intermedie = euro missili. 1982 avviati colloqui per la
limitazione degli armamenti strategici START tra le due superpotenze. I negoziati fallirono e si scontrarono
con il clima di crescente reciproco sospetto, innescando una spirale nella corsa agli armamenti.
Ragioni dell'aggravarsi della pensione fra le due superpotenze e che condussero alla seconda o nuova guerra
fredda: politica americana nel settore militare e la dura retorica anticomunista, interpretate da una leadership
sovietica sempre più incerta e intimorita come segnali di un'evidente volontà aggressiva degli Usa. In questo
periodo si giunse più vicini allo scoppio di un conflitto, il livello di allarme le forze strategiche sovietiche
raggiunse il grado massimo. Solo di fronte all'assenza di qualsiasi segnale di reale offensiva da parte atlantica
a Mosca chi si convinse che non si era di fronte ad una premeditata aggressione dell'Occidente.
In Francia nel 1981 il socialista Mitterrand diveniva presidente e avrebbe guidato paese fino al 1995; nella
Germania ovest nel 1982 i moderati di centro andarono al governo con il cancelliere Kohl. La Gran Bretagna
di Thatcher si schierò a fianco dell'amministrazione Reagan, condividendo gli obiettivi strategici in materia di
euro-missili e la retorica anticomunista, facendo rivivere la speciale relazione angloamericana. Il governo di
Kohl mantenne una posizione coerente con la scelta compiuta dalla Nato, l'Italia del pentapartito fronteggiò
una dura-vasta opposizione all'installazione degli euro-missili in una base siciliana. Ciò nonostante l'Italia
mantenere fede agli impegni presi verso l'alleanza atlantica e si mostrò un sicuro alleato di Washington. La
Francia di Mitterrand, non facendo parte della Nato, non era coinvolta nella scelta circa il dispiegamento degli
euro-missili, ma il presidente socialista condivideva le valutazioni di Washington circa la minaccia sovietica e
sostenne la posizione della Nato. Mitterrand:“I pacifisti sono ad ovest, ma i missili sono ad est”. Pershing e
Cruise = garanzia statunitense nei confronti della difesa del vecchio continente. Riarmo dell'Urss e la
tendenza aggressiva del Cremlino→ impressione, eccessivamente allarmistica, che appariva confermata da
alcuni episodi che colpirono l'opinione pubblica.= abbattimento nel 1983 da parte di caccia sovietici di un
aereo di linea coreano, inavvertitamente sconfinato nello spazio aereo sovietico, con la morte di 200
passeggeri tra cui americani. Nel 1980, con la vittoriosa azione degli operai dei cantieri navali di Danzica, il
governo comunista polacco era stato costretto ad accettare e legalizzare il sindacato indipendente Solidarnosc
= Lech Walesa. Solidarnosc = divenuto un evidente centro di opposizione al regime. La forza di esso

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risiedeva nei suoi stretti legami con la tradizione cattolica polacca. Ottobre 1978 eletto papa l'arcivescovo
polacco di Cracovia Wojtyla.
1980 il POUP, ormai privo di legittimità, aveva fatto concessioni a Solidarnosc= accolte con favore in
Occidente ma questi sviluppi avevano suscitato fortissimi timori presso i leader del Cremlino. Mosca
cominciò ad esercitare crescenti pressioni sul governo di Varsavia→ misure contro Solidarnosc. Convinzione
che se il sindacato si fosse trasformato in un contro-potere politico, Mosca sarebbe stata costretta ad
intervenire militarmente. Dicembre 1981 Jaruzelski (POL) assumeva i pieni poteri dichiarando la legge
marziale, sciogliendo Solidarnosc e incarcerando Walesa. L'azione repressiva fu moderata e l'intervento
sovietico fu scongiurato; ciò nonostante il governo polacco non fu in grado di recuperare alcun consenso. Nel
mondo occidentale questa vicenda fu interpretata come il simbolo dell'impossibilità di qualsiasi dialogo tra
est e ovest.
Reagan sembrava riprendere i temi del rollback e liberation della prima amministrazione Eisenhower. Caso
dell'Afghanistan = dal 1980 l'amministrazione Carter tramite C,I,A, e i servizi segreti pakistani, aveva preso
contatto con i movimenti che si opponevano al governo di Kabul e alle forze sovietiche. Il sostegno
finanziario e militare agli insorti= mujaheddin, rifacimentisi al fondamentalismo islamico, divenne più
consistente durante la presidenza Reagan. Le azioni condotte dei movimenti di resistenza antisovietica
divennero più efficaci. Armata rossa = 100,000 uomini in territorio afgano. In Asia, Washington, oltre a
rafforzare le relazioni con il Pakistan, puntò a migliorare i rapporti con la Cina, scelta che Mosca considerò
pericolosa, vedendo ormai nella Cina un aperto avversario.
Altra area dove l'amministrazione Reagan si impegnò nella lotta contro una supposta espansione comunista fu
l'America centrale. Fine anni 70 il Nicaragua vide l'emergere di un movimento di guerriglia di ispirazione
marxista che aveva quale simbolo Sandino. 1979 il movimento di Sandino prendeva il potere e il nuovo
governo si schierò su posizioni sempre più radicali, godendo del sostegno di Cuba. L'amministratore Reagan
vive in questa vicenda l'avvio di un progetto che avrebbe mirato ad instaurare governi comunisti in tutta
l'America centrale. Nel vicino Salvador era attivo un movimento di guerriglia di sinistra. Dal 1979 alla guida
della nazione si era imposto l'esponente democristiano Duarte, che ricevette il sostegno economico e militare
dall'amministrazione Reagan. Hillary ravvivarsi dei movimenti rivoluzionari era la conseguenza di gravissimi
sprechi economici e sociali, del tentativo delle oligarchie locali di preservare il proprio potere attraverso il
ricorso alla spietata repressione. Duarte era pesantemente condizionato dalle posizioni dei vertici delle forze
armate e dei gruppi di potere economici. Nicaragua→ Washington fornì sostegno ad un movimento
controrivoluzionario = Contras, che compì azioni militari contro il governo di Sandino.
Nell'ambito del timore di Reagan per il presunto espansionismo sovietico, rientrò all'invasione americana
della Grenada. Membro del Commonwealth, nel 1983 Grenada aveva visto l'ascesa al potere con la violenza
di un leader di sinistra vicino a Cuba. L'amministrazione Reagan decise di procedere all'invasione di
Granada→ giustificazione = necessità di mettere in salvo i cittadini americani presenti nell'isola.
L'operazione si concluse con l'instaurazione di un governo filo americano. L'iniziativa di Reagan fu
condannata dall'Onu, dall'Urss e nei paesi del blocco comunista, suscitando irritazione anche nel governo di
Londra = scavalcato in una questione del Commonwealth. L'azione a Grenada fu approvata dall'opinione
pubblica Usa.
Libano= anni 70, a causa della crescente presenza di profughi palestinesi, il paese era stato coinvolto sempre
più nel conflitto con Israele e la parte sud era divenuta un punto d'appoggio dal quale partivano azioni
terroristiche contro Israele. La Siria di Assad, legata all'Urss, mirava ad estendere la propria influenza su gran
parte della nazione confinante, mentre si faceva sentire anche la crescente presenza del gruppo integralista
Hezbollah, finanziato dall'Iran di Khomeini. Di fronte ad azioni terroristiche e preoccupato dalla presenza nel
Libano di uno Stato nello Stato, rappresentato dal movimento palestinese, primavera 1982 Israele, retto dal
conservatore Begin, scatenò un'invasione del Libano. I militanti dell'OLP e Arafat (palestinesi), posti sotto
assedio, si appellavano alla comunità internazionale. Estate 1982 gli Usa intervenivano con la creazione di
una forza multinazionale di pace. Obiettivo:
1) garantire la pacifica evacuazione della leadership e dei militanti palestinesi;
2) separare le fazioni del Libano in lotta fra loro e garantire l'incolumità dei palestinesi.
Da parte americana e francese vi era la speranza di eliminare l'influenza siriana e garantire un governo filo
occidentale cristiano-maronita. Il Libano avrebbe potuto trasformarsi in un nuovo Vietnam. Nel 1984 le forze
occidentali lasciavano definitivamente il Libano in una situazione drammatica e confusa. Per Israele il
conflitto si concludeva con una vittoria militare, ma con una sconfitta politica. Il Libano 1990 = protettorato
siriano. Iran impegnato dal 1980 in guerra contro l'Iraq, il quale contava su un indiretto supporto di varie
potenze occidentali e buoni rapporti con l'Urss. Il conflitto era stato scatenato dal governo di Bagdad, dal
1279 sotto la brutale dittatura di Saddam Hussein che, contando sulle difficoltà interne dell'Iran di Khomeini,

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aveva sperato in una facile vittoria e nell'acquisto di territori; ma sfruttando il fattore patriottico e religioso, il
governo iraniano reagì efficacemente. I ricchi emirati e l'Arabia Saudita rafforzavano le relazioni con
Washington e non mancavano di sostenere finanziariamente Saddam Hussein, il quale aspirava a giocare il
ruolo di nuovo leader del Golfo Persico. Leader libico Gheddafi negli anni 80 divenne uno dei finanziatori di
vari movimenti terroristici, ponendosi in aperto confronto con Israele e con gli Usa.
2. I segni del cambiamento nella società e nell'economia.
L'arrivo al governo di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e di Roland Reagan negli Stati Uniti, furono
l'espressione del rapido affermarsi di una visione neoliberista = individuo è pieno artefice della sua fortuna e
lo Stato non deve intervenire se non in misura minima soprattutto nella sfera economica..
Significativi furono due episodi:
1) il presidente Usa, nell'estate 1981, si trovò a fronteggiare uno sciopero dei controllori di volo, dipendenti
statali, che rischiava di paralizzare il trasporto aereo nel paese; Reagan decise il loro immediato licenziamento
e la loro temporanea sostituzione con militari fino all'assunzione di nuovo personale, infliggendo un severo
colpo all'influenza sindacale.
2) decisione di Margaret Thatcher di ridurre, attraverso una nuova norma sul diritto allo sciopero, il potere
delle di Unions e nel 1984 di impegnarsi in un durissimo scontro con il potente sindacato dei minatori in
occasione di uno sciopero, che si risolse con una sconfitta dei lavoratori. Sia Reagan sia la Thatcher→ nemici
delle forze di sinistra e riscossero il consenso di larga parte dell'opinione pubblica, critica nei confronti degli
scioperi nel settore pubblico.→ Fine di un'era nel mondo occidentale, caratterizzata dal ruolo centrale svolto
dei sindacati; fenomeno favorito dalla crescente rilevanza del settore terziario. Caratteristiche delle politiche
economiche di Reagan e Thatcher=
1) lotta contro l'inflazione,
2) riduzione della pressione fiscale,
3) diminuzione della spesa sociale,
4) legislazione più favorevole agli imprenditori e investitori,
5) privatizzazione delle aziende pubbliche = avrebbe fatto ripartire l'economia; la crescita avrebbe ridotto la
disoccupazione, stimolato il mercato e tutti i cittadini ne avrebbero indirettamente beneficiato. Dal 1985
l'economia capitalista entrò in una fase di espansione e crescita.
Banca mondiale e fondo monetario internazionale→ condizionarono il loro sostegno a nazioni in via di
sviluppo, all'introduzione di politiche economiche neo-liberiste. 1986 GATT→ nuovo negoziato = Uruguay
round = obiettivi: ulteriore abbassamento delle barriere tariffarie e doganali, riduzione del sostegno statale
alle esportazioni→ creazione di un mercato mondiale sempre più aperto in un regime di libertà degli scambi e
di piena concorrenza. Questo accordo concluso nel 1992 con la creazione della World Trade organization
WTO. Si indebolì il ruolo dell'Opec. 1985, su pressione dell'Arabia Saudita, → calo del prezzo del petrolio.
Questo sviluppo favorire la ripresa economica occidentale e indebolì quei paesi del terzo mondo.
Ragioni dell'affermazione di un nuovo modello capitalista su scala mondiale: crisi delle economie pianificate
ed è il progressivo inserimento di alcuni paesi del terzo mondo nel sistema economico internazionale
attraverso l'accettazione delle regole dell'economia di mercato e la loro trasformazione in nazioni industriali
ed esportatrici di beni il consumo:
1) Giappone. Il successo economico nipponico era stato favorito dalla stabilità politica→ guida del paese il
partito liberal-democratico e basse spese militari. Il governo di Tokio si mantenne fedele all'alleanza con gli
Usa.
2) Hong Kong;
3) Singapore;
4) Taiwan;
5) Corea del sud. = tigri asiatiche. Corea→ dagli anni 70 i governi di Seoul avevano favorito un processo di
industrializzazione che aveva condotto il paese a tassi di crescita del 8% annuo. Anni 80 la nazione mostrava
un'economia avanzata e la popolazione godeva di alti livelli di vita occidentali.
6) Repubblica popolare cinese→ la morte di Mao portò alla guida del partito l'anziano Goufeng. Fine anni 70
la nuova dirigenza cinese avviò un processo di trasformazione dell'economia. Nel 1980 Guofeng sostituito dal
più giovane Yaobang→ serie di radicali riforme = 4 modernizzazione, che inserirono dell'industria e del
commercio i caratteri dell'iniziativa privata; istituite delle zone speciali (Shanghai e Canton) che godevano di
una legislazione che favoriva la crescita e i contatti con il mondo industrializzato. Nel 1987 Londra cedeva a
Pechino la sovranità su Hong Kong. La nuova dirigenza cinese spazzò via gran parte della retorica pauperista
e terzomondista del maoismo.

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3. l'Europa occidentale alla ricerca di un'identità e di un ruolo internazionale.


Stabilità nella guida di Gran Bretagna, Repubblica federale tedesca, Francia e Italia consentì lo sviluppo di
politiche di lungo periodo e il formarsi di rapporti di collaborazione. La politica estera di Margaret Thatcher
→ sua opposizione nei confronti del bilancio comunitario = “i want my money back”→ rivedere il contributo
britannico alle finanze di Bruxelles. Primavera 1982 grave crisi internazionale, breve e drammatico conflitto
= guerra delle Falkland.= questo gruppo di isole apparteneva all'Inghilterra dal 1800, ma la sovranità inglese
era sempre stata contestata dall'Argentina. 1982 la giunta militare di Buenos Aires, guidata dal generale
Galtieri, decise di invadere le Falkland contando sul fatto che Londra non avrebbe reagito e avendo sostegno
di gran parte delle nazioni dell'America Latina. La Thatcher decise che era in gioco non solo il rispetto del
diritto internazionale, ma anche l'onore del paese e la possibilità che esso possa ancora considerato una
grande potenza. Il primo ministro inglese diede avvio ad una complessa operazione militare e le Falkland=
liberate. Centrale nell'affermazione inglese, oltre alla superiorità delle sue forze armate, una decisione
dell'amministrazione Reagan di sostenere Londra con il passaggio di importanti informazioni
dell'intelligence. Per la pace fu un pieno successo e sua immagine di Iron Lady. Conseguenza della guerra
delle Falkland= caduta della dittatura militare e ritorno della democrazia in Argentina.
Presidenza di Mitterrand: in politica estera→ ruolo internazionale francese sulla base di una tradizionale
politica di potenza = potenza nucleare francese e interventi militari nelle zone di influenza dell'Africa
francofona sub-sahariana. Mitterrand, in controtendenza rispetto alle nascenti propensioni neo-liberiste,
impostò una politica di incremento della spesa pubblica, di nazionalizzazioni e di rafforzamento dello stato
sociale → scelte che provocarono contraccolpi con una fuga di capitali e indebolimento del franco.
Mitterrand decise un netto cambiamento di linea politica.
Con Kohl, il governo della Germania ovest mantenne le proprie posizioni circa l'installazione degli euro-
missili, sostenuto dall'analogo fermo atteggiamento dei governi italiani con Spadolini e Craxi.
Dal punto di vista economico, le politiche di Reagan e Thatcher rappresentavano una sfida della comunità
europea. La costruzione europea parve a Mitterrand e a Kohl, la risposta più efficace al diffondersi della
dottrina neoliberista e di una concorrenza economica su scala mondiale.
Sebbene Mitterrand e Kohl avessero quale obiettivo di lungo termine un'Europa occidentale in grado di
svolgere un influente uomo politico sullo scenario internazionale, si ritenne opportuno e più agevole ricorrere
allo strumento dell'integrazione economica per raggiungere tale meta.→ Necessità di creare un vero mercato
unico che prevedesse la libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e delle persone = un evidente
segnale di adeguamento alle tendenze neo-liberiste.
4. La nuova leadership sovietica e il tentativo di riformare il comunismo.
Fine anni 70, l'Urss→ immagine di una superpotenza in espansione. → esercitare una significativa influenza
politica su scala mondiale, questa percezione contrastava con l'apparente crisi dell'Occidente e con l'apparente
decadenza degli Usa. Forme di dissidenza continuavano a manifestarsi in Urss e nelle nazioni satelliti, ma il
sistema repressivo appariva efficiente.
Il funzionamento delle strutture burocratiche, economiche e politiche sovietiche, presero a caratterizzarsi per
la loro immobilità, per procedure e usi ripetitivi quanto inefficienti. Conformismo e rifiuto di qualsiasi
mutamento erano gli elementi fondamentali di gran parte dei cittadini sovietici. La mancanza di qualsiasi
riforma→ produzione agricola restava deficitaria, mentre quella industriale entrò in una fase di stagnazione
con prodotti scadenti e inutilizzabili; la distribuzione non riusciva a far fronte alle esigenze, mentre i beni di
consumo occidentali restavano appannaggio della nomenclatura, in grado di accedere ai negozi speciali. Le
innovazioni tecnologiche e la rivoluzione cromatica restarono limitate al settore militare. Sistema di
controllo→ talmente rigido da prevedere misure quali il passaporto interno, la necessità di registrare il
possesso di una macchina da scrivere, impossibilità di usare senza autorizzazione una fotocopiatrice. I dati
confermano tra gli anni 70 e 80, il calo del reddito nazionale e della produttività. L'economia e la società
sovietica erano ingessate e incapaci di avviare qualsiasi forma, con un tenore di vita sempre più basso con
forte diffusione dell'alcolismo e decremento demografico. Questa involuzione sul piano economico e sociale
trovava riflesso ed era provocata, da un'evidente sclerotizzazione della leadership sovietica. Simbolo di
questo fenomeno era Breznev, nel 1976 colpito da un ictus, il suo ristabilimento fu solo parziale e da quel
momento egli non fu sempre in possesso delle sue piena facoltà, finì con il dedicare ben poco tempo alle
questioni di stato. Il potere era esercitato da un ristretto gruppo di anziani membri del Politburo, fra cui il
ministro degli esteri Gromyko, capo del KGB Andropov, Ustinov, Suslov e Cernenko. Invasione
dell'Afghanistan e minaccia di intervento in Polonia→ l'Occidente interpretò come aggressive, ma che in
realtà esprimevano insicurezza e paura nei confronti di una supposta volontà di accerchiamento dell'Urss da
parte degli Usa e Nato. Nel 1982 Breznev moriva e lasciava il posto di segretario generale del PCUS ad
Andropov. Il nuovo leader morì nel 1984, sostituito dal malato Cernenko, che morì nel 1985; alla guida del

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paese = Mikhail Gorbaciov. Egli si presentò come una linea giovane, attivo e sostenitore di un programma di
riforme = glasnost (trasparenza) e perestrojka (ristrutturazione). → Per sopravvivere l'Urss necessitava di
radicali cambiamenti, la convinzione di poter realizzare un socialismo dal volto umano. Gorbaciov ritenne
che la corsa agli armamenti e la serie di onerosi impegni internazionali, concorressero a rendere sempre più
pesante la situazione economica del paese. Dal 1983 Reagan aveva lanciato il progetto di Strategic Defense
Initiative = piano per la creazione di stazioni orbitanti nello spazio dotate di armi laser che avrebbero dovuto
eliminare in volo i missili strategici sovietici, impedendo loro di colpire gli Usa. Dal 1984-85 la meditazione
Usa impegnò sostanziali risorse in una serie di progetti scientifici nel quadro della SDI. Essa venne
considerata con grande timore dalle autorità di Mosca che li videro l'aspirazione di Washington a godere di
una sorta di invulnerabilità, la quale avrebbe consentito poi un'aggressione nei confronti dell'Urss. Gorbaciov
si rese conto che l'Urss non aveva le risorse per un'ulteriore corsa al riarmo. Solo una nuova distensione, che
implicasse un disarmo, avrebbe permesso all'Urss di diminuire il peso dei costi della difesa e puntare sulla
ristrutturazione del sistema economico. La meditazione americana accettò la prospettiva del negoziato; 1985
Gromyko sostituito alla guida del ministero degli esteri dal più giovane esponente riformatore Severnadze.
Novembre 1985 primo incontro al vertice tra Reagan e Gorbaciov, fra i due nacque un rapporto di fiducia e i
colloqui registravano progressi sul tema del disarmo nucleare. Dichiarazioni del leader sovietico sull'accettare
l'opzione zero sugli euro-missili, ridurre le forze sovietiche in Afghanistan e quelle lungo i confini con la
Cina.
Il 26 aprile 1986 a Cernobyl = esplosione all'interno della centrale nucleare. Questa rilevò l'arretratezza della
tecnologia sovietica e le inefficienze di un sistema basato sulla segretezza e sul rimpallo delle responsabilità.
Mosca tentò di celare o minimizzare quanto accaduto per poi essere costretta ad ammettere la gravità
dell'evento. L'episodio di Cernobyl rafforzò in Gorbaciov l'esigenza di trovare un accordo con gli Usa.
Ottobre 1986 a Reykjavik nuovo summit Reagan-Gorbaciov, l'accordo fra i due superpotenze→ quasi
raggiunto ma non si giunse ad una conclusione positiva a causa della determinazione di Reagan a non
abbandonare il progetto di guerre stellari. La posizione di Reagan si indebolì sul piano interno a causa dello
scandalo Iran-Contras= emerse che i collaboratori del presidente, allo scopo di aggirare i 20 posti dal
congresso sul finanziamento e l'andamento dei gruppi antisandisti dei contras, avevano instaurato contatti
segreti con il governo iraniano, sempre presentato dall'amministrazione come un nemico acerrimo degli Usa:
grazie a tali contatti erano state vendute armi a Teheran e i fondi segreti ricavati erano stati usati a favore dei
contras. Nell'opinione pubblica impersonale l'immagine positiva di Gorbaciov si rafforzò sorprendentemente.
La sua posizione all'interno dell'Urss era però più debole: le sue riforme stentavano a dare risultati positivi. La
Glasnost poneva in luce tutti i limiti del sistema sovietico. Maggio 1987 un giovane tedesco occidentale,
Rust, nel desiderio di compiere un'impresa destinata a sottolineare la volontà di pace dell'Occidente nei
confronti dell'Urss, con un aereo da turismo riuscì a sorvolare indisturbato in territorio sovietico e ad atterrare
nel pieno della Piazza Rossa a Mosca.→ La vicenda metteva in discussione l'efficacia delle strutture difensive
sovietiche. Dicembre 1987 summit a Washington, sovietico-americano = firmato il trattato INF = eliminati
tutti i missili di raggio intermedio presenti in Europa: gli euro-missili. = conduceva ad una vera riduzione del
potenziale nucleare delle due superpotenze.
Vittoria del repubblicano George Bush che con prudenza, era pronto a perseguire la distensione con Mosca.
I leader dei maggiori alleati degli Usa considerarono con qualche occupazione questi sviluppi, temendo un
allentamento del legame Atlantico e un possibile venir meno dell'impegno Usa nei confronti della sicurezza
del vecchio continente. Nel febbraio 1989 le ultime truppe dell'armata Rossa lasciavano definitivamente
l'Afghanistan. Sul piano interno Gorbaciov incontrò crescenti difficoltà: i tentativi di riforma economica si
scontravano con resistenze ed incompetenza, l'Urss vedeva diminuire le entrate derivanti dalle esportazioni di
materie prime a causa della diminuzione del prezzo del petrolio e del deprezzamento del dollaro. La parziale
liberalizzazione politica consentì il manifestarsi di aspirazioni autonomistiche da parte di alcune razionalità:
nel Caucaso e nelle repubbliche baltiche. Rivendicazioni dell'indipendenza del Azerbaijan e in pioggia. Dai
baltici non è affatto dimenticato il breve periodo di indipendenza; molti si sentivano parte integrante del
mondo occidentale per ragioni storiche, linguistiche, culturali e religiose, più vicini a colonia, Svezia e
Finlandia che a Mosca. La Glasnost e la perestrojka offrirono ai baltici la possibilità di far sentire la propria
voce e le proprie esigenze. 1988-89 le manifestazioni assunsero un carattere ostile al regime comunista e al
ruolo del potere centrale. Di fronte alla crisi interna alla leadership del partito comunista sovietico, si mostrò
incapace di reagire in maniera efficace e coerente. Gorbaciov, Su una serie di riforme istituzionali che
avrebbero dovuto rispondere alle contrastanti richieste provenienti dal paese e avrebbero dovuto garantire gli
potere e gli strumenti per fronteggiare una situazione sempre più complessa che pareva sfuggire al suo
controllo.

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5. Crollo del comunismo, Fine della guerra fredda in Europa e le sue immediate conseguenze
nel mondo.
Sul piano economico le nazioni del blocco sovietico vivevano un periodo di crisi e rappresentavano per il
Cremlino un crescente onere finanziario. Il loro indebitamento nei confronti dell'Occidente era incrementato
in maniera vertiginosa. Nei paesi di democrazia popolare si assisteva ad un progressivo peggioramento delle
condizioni di vita. I gruppi dirigenti si mostravano incapaci di offrire soluzioni ai problemi economici e
apparivano sconcertati e timorosi, nei riguardi delle politiche riformatrici di Gorbaciov. 1988-89→ l'Urss non
si sentiva più legata all'applicazione della dottrina Breznev, fondata sull'intervento militare dell'armata Rossa
nel caso di crisi dei regimi comunisti al potere. Gorbaciov pensava ad una serie di vie nazionali al
comunismo, sul modello del fallito esperimento della primavera di Praga e sulla base dell'elaborazione teorica
avanzata dal PCI = consonanza di posizioni fra Gorbaciov ed esso→ riformabilità del comunismo in senso
democratico.
Il processo che avrebbe condotto alla fine del comunismo in Europa, prese le mosse dalla Polonia. = qui, la
crisi economica si era aggravata a causa di una crescente indebitamento con l'estero e ad un tasso di
inflazione del più del 50%. 1988 il governo→ deciso un forte incremento dei prezzi dei generi di prima
necessità. Come reazione→ scioperi che avevano dato nuova spinta a Solidarnosc. Generale Jaruzelski
allentò la presa del regime militare sul paese e avviò un dialogo con l'opposizione al fine di individuare un
compromesso. Egli propose a Walesa, la convocazione di una tavola rotonda tra governo e opposizione,
proposta accettata. Primavera 1989= accordo e in estate= elezioni libere (solo il 35% dei seggi della camera
bassa sarebbero stati assegnati liberamente, mentre il resto sarebbe stato riservato al partito comunista, al
senato seggi tutti liberi). Jaruzelski, in tal modo contava di mantenere in ogni caso il controllo del futuro
governo. Alle elezioni Solidarnosc conseguì 33 dei 35 seggi liberi della camera bassa e tutti i seggi del
Senato: era una totale debacle per il partito comunista. Fine agosto in Polonia formato un governo composto
da ex dissidenti e guidata dal cattolico Mazowiecki, vicino a Solidarnosc → smantellamento del sistema
comunista in Polonia.
In Ungheria, dopo la fallita insurrezione del 1956 è un periodo di dura repressione, Kadar aveva scelto la
strada del movimento di un regime autoritario sul piano politico, ma con aperture nella dimensione
economica→ comunismo al gulash = concessione di un certo grado di libertà economica e conseguimento di
un limitato benessere. Anni 80 anche l'Ungheria era andata incontro ad un periodo di difficoltà economiche,
Kadar anziano e non più in grado di controllare la situazione. È messa una nuova generazione di esponenti
comunisti attenti alle questioni economiche e convinti, sfruttando le posizioni assunte da Gorbaciov, che nel
paese si potesse avviare un processo di democratizzazione. 1988 Grosz sostituiva Kadar → evacuazione dal
territorio nazionale delle truppe sovietiche. Nemeth e Horn 1989 presero la decisione di smantellare la cortina
di ferro lungo il confine con l'Austria. La leadership della SED (DDR) con Honecker→ contrario a qualsiasi
ipotesi di cambiamento. Anni 80 nati forme di contestazione nei confronti del regime comunista che non
miravano a distruggere lo Stato socialista ma aspiravano all'attuazione di riforme sul modello di Gorbaciov e
ad una maggiore libertà d'espressione. → Diffondendo in ampi settori della popolazione un vago sentimento
di insoddisfazione, di frustrazione per il confronto con le prospere condizioni di vita del cittadino della
Germania ovest. 1987 a Berlino Reagan aveva lanciato a Gorbaciov un appello a distruggere il muro “Mr
Gorbaciov turn down this wall”. Fuga dei cittadini dalla DDR→ il regime di Honecker, in evidente difficoltà,
cercò di chiudere le frontiere.
Honecker ricevette Gorbaciov, che fu al centro di spontanee manifestazioni di simpatia da parte della
popolazione. Honecker venne allontanato dal potere e sostituito dal più giovane riformatore Krenz. = scelta
non era ormai insufficiente e giungeva troppo tardi; manifestazioni contro il regime con la volontà di
riunificazione fra le due Germanie. Nel tentativo di frenare la protesta la nuova leadership SED elaborò
alcune misure che avrebbero dovuto consentire opportunità di viaggio all'ovest da parte dei cittadini DDR. 9
novembre il portavoce del governo Schabowski tenne una conferenza stampa per illustrare queste misure,
domanda: data di decorrenza della nuova normativa relativa alla libertà di viaggio?→ preso alla sprovvista,
incautamente dispose che l'esecutività sarebbe stata immediata. → Cittadini di Berlino est andavano verso il
muro per oltrepassarlo pacificamente. La leadership SED comprese che l'Urss non sarebbe intervenuta.
Novembre-dicembre manifestazioni di massa a Praga; dopo l'iniziale azione repressiva, i rappresentanti del
partito comunista decisero di abbandonare il potere consegnandolo pacificamente nelle mani di uno dei leader
del movimento del dissenso Charta 77, Havel. In Ungheria i comunisti locali, prima della caduta del muro,
avevano accelerato il processo di trasformazione del partito comunista in partito socialista, accettando la
nascita di altre formazioni politiche ed eliminando il carattere di democrazia popolare. Elezioni libere del
1990, i partiti anticomunisti vinsero.
Romania: da alcuni anni, la dittatura di Ceausescu aveva assunto caratteri più brutali. Si erano inasprite le

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politiche discriminatorie del regime nei confronti delle minoranze etniche. Ciò nonostante Ceausescu,
appariva ancora saldamente al potere. Il governo ordinò una dura repressione e quanto avvenuto venne
ingigantito. Ceausescu abbandonò Bucarest, veniva costituito un governo di salvezza nazionale, formato da
militari e da ex collaboratori di Ceausescu, improvvisamente divenuti i leader rivoluzionari. Elezioni 1980→
potere al fronte di salvezza nazionale di Iliescu. La situazione del paese restava comunque caotica e incerta.
In Jugoslavia, dopo la morte di Tito nel 1980, la leadership comunista aveva preso ad applicare un complicato
sistema istituzionale destinato a mantenere gli equilibri tra le varie repubbliche, che aveva però favorito una
loro progressivo processo di autonomia, mentre il paese scivolava in una grave crisi economica. Crebbe
fortemente il desiderio di autonomia delle due repubbliche del Nord: Slovenia e Croazia, più sviluppate sul
piano economico e sociale e stanche di sostenere le repubbliche povere del sud. In Serbia si affermava figura
di Milosevic→ rivendicazioni di carattere grande serbo, rivolte sul territorio del Kosovo a maggioranza
albanese.
Il regime della DDR era in via di veloce disgregazione e l'aspirazione alla riunificazione tra i cittadini della
Germania est era sempre più evidente. I leader delle maggiori potenze occidentali e dell'Urss→
preoccupazione sulla caduta del muro. Per gli esponenti europei occidentali, l'ipotesi di una Germania
unificata sembrava destinata a rompere equilibri consolidatisi nel tempo, si temeva il ripresentarsi di
un'egemonia tedesca sull'Europa→ preoccupazione della Thatcher, Mitterrand e Andreotti. Più favorevole
alla riunificazione e all'amministrazione Usa. Gorbaciov apparve rassegnato ad accettare la riunificazione
tedesca, per quanto chiedesse che la futura Germania unita non aderisse alla nato. Preoccupazioni delle
autorità post-comuniste di Varsavia e Praga, timorose che la nuova Germania potesse avanzare rivendicazioni
territoriali-economiche. Kohl → col piano in 10 punti, assicurò i partner europei indicando la sua
disponibilità ad accettare una maggiore integrazione europea, la permanenza dell'alleanza atlantica in Europa
e la fedeltà tedesca alla CEE e Nato. Egli confermò ai nuovi leader polacchi e cecoslovacchi che la Germania
avrebbe rispettato gli impegni sui confini. Mitterrand→ creazione di una moneta unica europea: la scomparsa
del marco, simbolo della potenza economica tedesca, appariva ad egli uno strumento adeguato e mantenere
l'equilibrio tra Parigi e Bonn. Fondamentale fu l'atteggiamento assunto dall'amministrazione Usa: Bush si
schierò a favore della rapida riunificazione→ rafforzato un fedele alleato degli Usa. Gorbaciov comprese di
trovarsi in una posizione molto debole. Luglio 1990 nel Caucaso: incontro fra il cancelliere tedesco e il leader
sovietico; quest'ultimo accettò la prospettiva di una Germania riunificata e membro dell'alleanza atlantica,
alle sue condizioni che non vi fossero truppe e armamenti atomici della Nato stanziati nell'ex s'DDR, + un
sostegno economico a favore di Mosca. Non mancavano della Repubblica federale dubbi circa i rischi
economici di una rapida riunificazione: il crollo del muro stava rivelando in tutti i paesi del blocco orientale,
una situazione economica ben più disastrosa di quanto sospettato = enorme scarto della produttività
industriale ed agricola, migliaia di imprese obsolete e altamente inquinanti, un welfare state oneroso e
inefficiente. Kohl , Sulla rapida scomparsa della Repubblica democratica e nel marzo indette libere elezioni e
i partiti analoghi a quelli della Germania ovest, e che sino ad allora erano stati strumenti del potere SED, si
trasformarono in dei competitori. Il voto si traduceva in un referendum a favore o contro la riunificazione
immediata sostenuta dal centro di Kohl. Il Centro dell'est vinse, i cittadini della ex DDR si erano espressi a
favore del marco occidentale e di una annessione da parte di Bonn.
La guerra fredda stava terminando. Il processo di democratizzazione nell'Europa centro-orientale e la crisi del
comunismo ebbero un riflesso anche all'interno dell'altra grande nazione comunista: la Cina. Sfruttando la
liberalizzazione economica propugnata da Deng, nell'estate 1989 migliaia di giovani organizzarono
manifestazioni nelle quali veniva richiesta maggiore libertà di espressione. I vertici del governo reagirono con
dura efficacia e intervenne l'esercito. Il movimento per la democrazia in Cina era debole e rappresentava una
minima percentuale della popolazione; i cinesi apparivano già soddisfatti dalla fine del periodo maoista e
degli incipienti miglioramenti delle condizioni di vita, garantiti da Deng. L'occidente reagì con una serie di
poco efficaci sanzioni economiche: autorità di Pechino concentrarono negli anni dopo i loro sforzi, nel
processo di modernizzazione economica del paese, assumendo un basso profilo internazionale.
La situazione in medio oriente, per tutta la seconda metà degli anni 80 era rimasta tesa; 1987 il governo
israeliano costretto a fronteggiare una rivolta spontanea della popolazione dei territori occupati, Cisgiordania
e Gaza, contro la presenza militare israelita. → Espressione del sentimento e della frustrazione dei palestinesi,
le forze di sicurezza israeliane → incapaci di reagire in maniera coerente. Comunità europea mostrava
crescente comprensione nei riguardi delle tesi palestinesi ma gli Usa restavano scettici sull'OLP.
1988 Iraq e Iran accettavano una tregua favorita dall'Onu. 1990 Saddam Hussein aveva cominciato ad
esercitare pressioni sul vicino Kuwait con richieste finanziarie, giustificati con l'aiuto implicito dato grazie
alla guerra con Teheran contro le minacce di un Iran integralista e ostile alle monarchie del Golfo filo
occidentali. Il presidente iracheno→ passato a rivendicazioni territoriali sul Kuwait. L'azione di Saddam

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Hussein venne sottovalutata in Occidente. Egli si illuse che gli Usa avrebbero finito con l'accettare un'azione
di forza contro il Kuwait. Agosto 1990 l'esercito Iraq invadeva il Kuwait e il paese veniva sottoposto ad una
brutale occupazione con violenze e saccheggi. Il governo iracheno si scontrava con una dura condanna
internazionale. Nonostante i passaggi stretti legami con l'Iraq, l'Urss di Gorbaciov approvava le risoluzioni
ONU promosse da W e dalle potenze occidentali con l'avvio di sanzioni economiche e consentendo una
mobilitazione militare, che sotto la guida Usa, mirava ad impedire ulteriori aggressioni. Significativo il ruolo
del governo saudita, timoroso che il prossimo obiettivo di Saddam Hussein potesse essere l'Arabia.
L'amministrazione Bush trasferiva nell'area del Golfo, molte truppe, + forze saudite, inglesi e francesi.
Operazione Desert Shield. Saddam Hussein riteneva di poter trovare un compromesso e si erse a paladino dei
palestinesi sostenendo che avrebbe accettato un negoziato e avrebbe fatto evacuare il white solo se Israele
avesse abbandonato i territori occupati. Tentativo di ottenere il favore e le masse arabe ebbe scarso successo.
Unici a schierarsi a fianco di Hussein furono la Giordania e l'OLP di Arafat. Washington esercitò pressioni
perché Israele assumesse una posizione moderata e nell'autunno 1990 l'amministrazione Bush programmava
un conflitto. L'assenza di un impegno dell'Urss e di un movimento comunista internazionale, favorì l'azione di
Washington. In consiglio di sicurezza, il delegato sovietico e cinese non si opposero alle risoluzioni promosse
dagli Usa, lasciando mano libera per un'azione militare condotta dall'amministrazione americana. = autorità di
Pechino→ atteggiamento di basso profilo e Mosca cercò di favorire una soluzione diplomatica. Preziose
risorse petrolifere = importanti interessi e preoccupazioni delle potenze occidentali nella crisi. A Gennaio
l'amministrazione Bush ordinava all'inizio del conflitto = Desert Storm = bombardamenti aerei. Lo scoppio
del conflitto veniva trasmesso in diretta tv e l'amministrazione Usa fornì ai media solo la documentazione che
veniva ritenuta utile. L'Iraq dispose sul piano propagandistico con le immagini delle vittime civili. Pericoloso
fu il tentativo di Saddam Hussein di provocare Israele costringendolo ad entrare in guerra, con la possibilità di
sfruttare la questione palestinese = lanciati missili contro Israele ma il governo ebraico non reagì. Il governo
sovietico fece il tentativo di inserirsi nella crisi con un'iniziativa diplomatica. Non era intenzione degli Usa
accettare un compromesso che avrebbe rimesso in gioco Mosca è consentito a Saddam Hussein di salvare la
faccia. = la mossa sovietica fu ignorata. Il Kuwait fu liberato e Saddam Hussein subì una dura sconfitta ma
per quanto indebolito restava potere. La conclusione di Desert Storm considerata come la prova
dell'affermazione Usa nel mondo. L'amministrazione Bush aveva rafforzato la propria posizione in medio
oriente, all'Urss era apparsa ormai impotente e l'Onu si era trasformata in uno strumento dell'azione degli Usa.
Gorbaciov proseguì nella politica di disarmo. Subirono un'accelerazione i negoziati per la riduzione bilanciata
delle forze in Europa. Nuove realtà politiche emersero nei paesi dell'Europa centro-est→ aspirazione →
ingresso nella comunità europea e rottura di qualsiasi rapporto di subordinazione con Mosca. Luglio 1991 il
patto di Varsavia venne sciolto. Gorbaciov e guscio firmavano un nuovo trattato START sulla limitazione
degli armamenti strategici. Cremlino→ compiuto una serie di concessioni, dettate dall'esigenza di ottenere
aiuti economici dall'Occidente; mentre l'alleanza atlantica restava in vigore, l'Urss perdeva il suo strumento
difensivo e veniva meno lo scudo protettivo nei confronti dell'Occidente. Gorbaciov venne additato come il
responsabile della crisi della potenza sovietica dal PCUS.
Nel PCUS emerge un gruppo di democratici, nei quali spiccava della sua oratoria e slogan populisti a
sostegno delle esigenze del popolo russo Boris Ieltsin, che godeva di un crescente consenso nella capitale.
Gorbaciov nel 1990, puntò a trasformazioni istituzionali, miranti a risolvere i problemi politici interni e a
rafforzare la sua posizione→ istituzione della figura del presidente Urss sul modello Usa, eletto primo
presidente dell'unione sovietica Gorbaciov. Fine 1990 il ministro degli esteri, Severnadze, un riformatore, si
dimetteva per protesta.
Richieste di indipendenza provenienti dalle repubbliche baltiche. 1990 Lituania, Estonia e Lettonia, avevano
proclamato l'indipendenza. Tendenze separatiste si manifestavano anche nel Caucaso: pioggia e Azerbaijan. A
queste contestazioni, le forze dell'ordine reagirono con una repressione sanguinosa ma inutile. Gorbaciov→
atteggiamento sempre più duro verso i movimenti separatisti. Le aspirazioni dei baltici godevano delle
simpatie dell'opinione occidentale. In marzo Gorbaciov fece tenere un referendum in cui si poneva
all'elettorato il quesito circa il mantenimento in vita dell'Urss; la maggioranza dei votanti si espresse a favore.
Ieltsin veniva eletto presidente della Russia ed era divenuto l'avversario più forte di Gorbaciov. In agosto
Gorbaciov decise di recarsi in vacanza in Crimea. La radio annunciava la formazione di un comitato di
emergenza, guidato dal vicepresidente Janaev e le dimissioni di Gorbaciov. In realtà Gorbaciov era stato posto
in stato d'arresto, ma aveva rifiutato di firmare le dimissioni. Il golpe guidato dagli elementi conservatori del
PCUS e ha condotto in maniera dilettantesca. Ieltsin diresse la resistenza contro il golpe, che fallì: Gorbaciov
venne liberato e rientrò a Mosca. Ieltsin spinse Gorbaciov a presentarsi di fronte al Parlamento russo, dove lo
poté umiliare pubblicamente, costringendolo ad ammettere la necessità di sciogliere il governo sovietico;
Gorbaciov si dimise anche dal partito che veniva sciolto. Ucraina decise di staccarsi dall'unione. Questi

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sviluppi andavano nella direzione di quanto voluto da Ieltsin che puntava sulla nascita di un'omogenea
federazione russa. Dicembre, nella capitale Kazaka Alma Ata, fra 12 ex repubbliche dell'Urss, con l'eccezione
degli Stati baltici e della pioggia, veniva chiamato un accordo che dava origine alla comunità degli Stati
indipendenti CSI. = Un Commonwealth con legami labili tra i contraenti. La Russia aveva un nuovo leader:
Boris Ieltsin.

Capitolo 9 – l'illusione di un nuovo ordine internazionale.


1. Gli Usa, l'Onu e l'idea di un nuovo ordine internazionale.
Novità, incertezza e speranze di un momento storico caratterizzato dalla conclusione improvvisa della paura
di una guerra nucleare. La scomparsa sovietica e la fine del comunismo in Europa vennero interpretate come
una vittoria del capitalismo, neoliberista e degli Usa. → Nato un mondo unipolare, con una sola superpotenza
USA. Il venir meno del nemico, avrebbe spinto Washington a una minore propensione ad impegni all'estero.
La fine della guerra fredda sembrò offrire l'opportunità per la creazione di un nuovo e più stabile ordine
internazionale, ove l'Onu sarebbe stata ora in grado di esercitare pienamente le sue funzioni. Nasceva una
tendenza: diritto di intervento umanitario per salvaguardare la pace, per difendere e diffondere i diritti umani.
Gli organismi internazionali avrebbero avuto il compito di intervenire per porre fine ai conflitti regionali ed a
crisi interne con peace keeping, peace building e peache enforcing, sotto l'egida Onu. Creata una corte penale
internazionale per punire individui colpevoli di gravi crimini contro l'umanità. Importante evoluzione poneva
in discussione i concetti di sovranità nazionale e di non interferenza nelle questioni interne di uno stato.
Limitazione: l'Onu non possiede un proprio esercito, restava il problema di chi avrebbe dovuto assumersi
l'onere prevalente.
Nel 1992 l'elettorato Usa puniva Bush per la sua incapacità di affrontare una temporanea fase di recessione
economica, preferendogli come presidente il candidato democratico Clinton. → Uno dei presidenti dei
giovani e non aveva alcuna esperienza diretta della seconda guerra mondiale, né della fase più dura della
guerra fredda. = esponente di un partito democratico rinnovato e centrista, Clinton caratterizzò il suo primo
mandato concentrando l'attenzione sulle questioni interne = economia→ netta ripresa. Sino al 1995 gli Usa
parvero voler rinunciare ad un'eccessiva presenza nel contesto internazionale, puntando sul sostegno indiretto
ad organismi multilaterali.
Già durante la presidenza Bush, alcune crisi locali erano parse risolversi in maniera favorevole a Washington
senza che l'amministrazione Usa dovesse esercitare sforzi particolari. Nel 1990 in Nicaragua sconfitta del
fronte Sandinista. In Salvador termina la guerra civile. L'America centrale sembrava rientrare pienamente
nella sfera di influenza Usa. Nel 1989 decisione della presidenza Bush di effettuare un intervento militare a
Panama, guidata dalla dittatura di Noriega. → traffico di droga verso gli Usa. Alle elezioni, il candidato
sostenuto da Washington vinse, ma Noriega mantenne il potere con la forza; l'intervento dell'esercito Usa
conduceva alla destituzione del dittatore, che veniva arrestato ed estradato negli Usa.
In Cile: 1990 il generale Pinochet accettò l'indizione di libere elezioni, le quali videro la vittoria del candidato
moderato democristiano Aylwin. → Processo di transizione verso una piena democrazia. Anche in Brasile ci
fu il ritorno alla vita democratica. Il venir meno dello scontro est-ovest, l'imporsi di un sistema economico
globalizzato e le nuove politiche delle amministrazioni americane favorirono le trasformazioni manifestatesi
in quasi tutta l'America Latina. Solo la Cuba castrista restava fedele all'ideologia marxista leninista, ma in una
posizione di isolamento e priva dell'aiuto sovietico.
In Angola nel 1991, concluso un accordo che condusse al ritiro delle forze cubane. Il conflitto Angolano uscì
dal quadro della guerra fredda per assumere i connotati di uno scontro interno.
Il lungo e travagliato processo di pace in Angola e Mozambico non era solo il risultato della fine della guerra
fredda e del coinvolgimento delle due superpotenze, ma anche la conseguenza della fine del regime
dell'apartheid in Sudafrica. Usa e Gran Bretagna assunsero un atteggiamento di indiretto appoggio al governo
sudafricano, ma anche in questo caso, con la fine dello scontro con l'Urss e con la crescente influenza
sull'opinione pubblica occidentale del tema dei diritti umani, divenne sempre più difficile accertare l'esistenza
di uno Stato fondato su una rigida discriminazione razziale. Mandela avvio un negoziato con de Klerk che
condusse allo smantellamento del sistema dell'apartheid e all'avvio di un processo di riconciliazione
nazionale. Il nuovo governo accettò che l'economia del Sudafrica si inserisse ancor di più nel sistema
capitalista, salvaguardando gli interessi occidentali.
Dagli anni 70 il corno d'Africa era stato profondamente condizionato dalla guerra fredda. Anni 80 il regime
etiopico sotto la guida del colonnello Menghitsu→ caratterizzato come una delle più sanguinarie dittature del
continente. Nel 1991, piegato da una disastrosa situazione economica e da anni di conflitto, senza più il
supporto di Mosca e Cuba, il governo di Menghitsu veniva rovesciato con un colpo di stato, il paese→ verso

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un processo di democratizzazione. Eritrea conquistò in pieno diritto all'autodeterminazione e nel 1993


indipendenza dall'Etiopia. Disintegrazione della Somalia→ il governo di Mogadiscio era stato sostenuto in
funzione antisovietica e anti-etiope dall'Occidente; centrale si era rivelata la posizione italiana, che aveva
fatto della Somalia un partner privilegiato concedendo aiuti e compiendo importanti investimenti. La
corruzione e i metodi repressivi di Barre avevano favorito l'insorgere di opposizione armata. Nel 1991 Barre
abbandonò il potere e l'intero paese sprofondava nel caos. L'Onu decise di dare avvio ad un'operazione di
peace keeping, le forze di pace giunte a Mogadiscio si trovavano di fronte ad una situazione molto complessa.
Il presidente Clinton decise il rapido ritiro dei propri uomini dalla Somalia, il paese africano restò per vari
anni in una situazione di failed state.
Il Ruanda, ex colonia belga, aveva ottenuto l'indipendenza nel 62→ divisioni esistenti fra le comunità locali:
hutu e tutsi. Le autorità belghe avevano privilegiato i Tutsi, con l'indipendenza il potere in Ruanda era passato
agli Hutu. Anni 90 il fronte patriottico del Ruanda, sotto il controllo dei Tutsi, aveva tentato un'invasione ma
fallita. Hutu condussero una sistematica azione di sterminio della minoranza Tutsi: 1994 tra 500,000-1
milione di morti. Ciò condusse ad una reazione da parte del fronte patriottico del Ruanda e invase
nuovamente il paese assumendone il controllo. Solo con grande ritardo, l'uomo decise di intervenire, con la
Francia alla guida; l'episodio lasciò l'impressione che le Nazioni Unite fossero disposte ad intervenire
efficacemente solo nel caso di chiare prese di posizione Usa. L'operazione militare mirava più a salvaguardare
le vite degli europei che a porre fine ai massacri.
Conflitto arabo-palestinese→ autunno 1991 si aprì a Madrid una conferenza internazionale che era destinata
ad aprire i negoziati per una composizione generale della questione mediorientale = obiettivo della
realizzazione di una pace fra Israele e i suoi vicini e l'avvio del dialogo fra le autorità israeliane e palestinesi.
→ Maggiori ostacoli:
1) politica israeliana mirante alla costituzione di colonie nei territori occupati con l'intenzione di annettere
parte della Cisgiordania e nella striscia di Gaza;
2) riconoscimento reciproco fra Israele e OLP;
3) status di Gerusalemme.
La nuova ministra Clinton mostrava un preciso interesse verso la soluzione della questione. Esponenti
israeliani→ volontà di giungere alla pace e nel 1993 le due delegazioni trovarono un accordo→ a Oslo=
buona base di partenza. Nascita di un'autorità nazionale palestinese, embrione di un governo e di uno stato, e
progressivo ritiro israeliano da parte dei territori occupati. Gli insediamenti di coloni israeliani non si
arrestavano; vari gruppi palestinesi (Hamas) nnon accettarono l'esito di Oslo. Fine anni 90 siglate alcune
intese parziali e firmato un trattato di pace fra Giordania e Israele.
2. La ricomposizione del continente europeo e le sue contraddizioni.
Cecoslovacchia: riemersero rapidamente le differenze e i contratti tra la Boemia e la Slovacchia, ma furono
risolti consensualmente e pacificamente con la creazione, il 1 gennaio 1993, di due stati indipendenti:
Repubblica Ceca e Slovacchia. I paesi dell'Europa centro-orientale dissero alcuni anni di serie difficoltà
economiche, a causa del troppo repentino passaggio da un'economia pianificata quanto disastrata, al libero
mercato. → Chiusura delle imprese improduttive e smantellamento di un oneroso sistema di sicurezza
sociale, favorendo la nascita di improvvise ricchezze e nuovi investimenti da parte di gruppi economici
occidentali. Fondamentale per l'attuazione di una transizione pacifica dal comunismo alla democrazia, fu
l'aspirazione espressa dalle nuove leadership post-comuniste. Con la fine della guerra fredda e la nascita
dell'UE, i sostenitori della costruzione dell'Europa unita videro l'opportunità per il vecchio continente di
tornare a svolgere un ruolo significativo e autonomo nel contesto internazionale.
L'UE indicò una serie di parametri fondamentali a cui i paesi candidati avrebbero dovuto rispondere prima di
poter essere ammessi = criteri di Copenaghen. 1993 UE avviò una serie di programmi di aiuto economico e
di sostegno alla trasformazione delle istituzioni e del sistema economico e delle strutture giuridiche.
Grecia, Spagna e Portogallo, anche grazie alla comunità, avevano imboccato la strada della democrazia, di
una rapida crescita economica e di una trasformazione sociale = processo di europeizzazione.
Nel 1995 la Francia e leggeva, dopo i due mandati di Mitterrand, un presidente conservatore→ neo-gollista
Chirac. Nel 1997 il partito laburista inglese ritornava al potere con la nomina di Tony Blair a primo ministro =
affermazione della prospettiva della terza via→ partito laburista su moderne posizioni centriste,
accantonamento della vecchia tradizione operaia e dei legami con i sindacati, mentre non si intendeva
rinunciare ad alcune delle trasformazioni economiche e sociali del periodo della Thatcher. 1998 usciva di
scena il cancelliere Kohl, che lasciava la guida del paese al leader socialdemocratico Schroeder. Caso italiano:
serie di scandali che coinvolsero i partiti di governo e grave crisi economica nel 1992, allontana l'Italia dalla
prospettiva di un'immediata partecipazione all'euro. Assunzione da parte delle forze di centro-sinistra
dell'europeismo come pilastro fondamentale della propria identità politica con Prodi.

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Gestione della disgregazione della Jugoslavia. → Albania: il paese è rimasto per decenni isolato dal mondo
sotto la dura dittatura di stampo stalinista di Hoxha e nel 1985 del suo successore Alia. Fine 1990-91, di
fronte ad una sempre più grave situazione economica e sociale, il regime entrava definitivamente in crisi→
prima ondata di emigrazioni che raggiunsero l'Italia. Il governo italiano si rivelò in parte impreparato a gestire
questa crisi, ma compì uno sforzo. Nel 1997 una nuova grave emergenza economica condusse ad un tracollo
delle strutture del piccolo Stato albanese, favorendo un nuovo e più consistente flusso migratorio verso
l'Italia. Reazione di Roma = mirato ad un'azione di nation building.= stabilizzazione dell'Albania.
Le strutture della federazione di Jugoslavia, organizzata in sei repubbliche (Slovenia, Croazia, Bosnia-
Erzegovina, Serbia, macedonia, Montenegro) e due province (Vojvodina e Kosovo), queste ultime legate alla
Serbia; avevano cominciato a mostrare i loro limiti fin dal 1980 (morte di Tito). Grave crisi economica e
complicato sistema istituzionale: fattori che influiscono pesantemente sulla coesione jugoslava. Slovenia e
Croazia, economicamente più avanzate, si mostrarono sempre più insofferenti verso il potere federale e
stanche di contribuire al finanziamento delle povere pubbliche meridionali. Rinacquero aspirazioni
separatiste. Kosovo, abitato in larga maggioranza da albanesi, ma considerato dai serbi come culla della loro
patria. Inizi anni 80: movimenti autonomisti in questa provincia erano stati duramente repressi dalle autorità
di Belgrado. In Serbia, si stavano affermando tendenze nazionaliste estreme rappresentate da Slobodan
Milosevic= appelli al patriottismo grande serbo. Nel 1989 alla presidenza federale venne affidata al croato
Markovic, che puntò su un programma di risanamento economico, sperando in un sostegno di Italia e della
comunità. Nel frattempo però: caduta del muro di Berlino e fine del blocco sovietico. → In Slovenia e
Croazia si tennero libere elezioni: in Slovenia vinse in centro e in Croazia andava al potere il partito
nazionalista. Da parte serba non vi era la disponibilità ad accettare le richieste di Lubiana e Zagabria verso
una trasformazione della Jugoslavia in senso confederale. Giugno 1991 Slovenia e Croazia dichiaravano la
loro indipendenza, sfidando la reazione dell'armata federale, a cui vertici predominavano i serbi. Milosevic,
che puntava ad una grande Serbia, era pronto a concedere l'indipendenza alla Slovenia ma diverso e al caso
croato → aree con una forte presenza serba. Nelle aree di confine, con il sostegno di Belgrado le comunità
serbe avevano organizzato milizie paramilitari che entrarono in azione contro la polizia croata. La risposta
della comunità internazionale non fu all'altezza della crisi e della comunità europea cerco di favorire un
cessate il fuoco e un compromesso. L'Italia era favorevole al mantenimento di un legame fra le varie
repubbliche, ma la Santa sede, Austria e Germania→ immediata indipendenza della Slovenia e della Croazia.
In Croazia i serbi della Krajina e della Slavonia, dichiaravano l'indipendenza da Zagabria, mentre l'armata
federale e unità paramilitari serbe→ primi episodi di pulizia etnica a danno dei torti. La comunità
internazionale nel 1992 riconosceva l'indipendenza della Slovenia e della Croazia. Il conflitto si era esteso
alla Bosnia-Erzegovina→ maggioranza di popolazione musulmana più consistenti minoranze serba e croata.
Gennaio 1992, il Parlamento bosniaco, nonostante l'opposizione della comunità serba, si pronunciò a favore
di un referendum sul futuro della Repubblica→ maggioranza a favore dell'indipendenza; l'esercito federale
intervenne→ brutale e sanguinoso conflitto. L'Onu venne investita della soluzione della crisi, ma si rivelò
impotente. Dal 1992 creata una forza delle Nazioni Unite, UNPROFOR, col compito di creare aree protette a
difesa della popolazione civile→ tali unità non furono in grado di bloccare la guerra. Manifestata da parte
dell'Onu, un'escalation nell'impiego della forza con il ricorso a raid aerei punitivi. Sull'incapacità dimostrata
dalle Nazioni Unite influirono:
1) complessità del conflitto;
2) difficoltà in un deciso intervento militare sul terreno;
3) convinzione che nella ex Jugoslavia non fosse agevole individuare innocenti e colpevoli;
4) tradizionali simpatie di alcune nazioni europee: Germania filo croata opposta ad una Francia filo serba;
5) Usa, dopo l'episodio somalo, l'amministrazione Clinton non sembrava disposta ad intervenire in un'area
così difficile, dove non era in gioco alcun interesse americano.
1994-95→ cambiamento della posizione di Washington. 1994 Massacro a Srebrenica. → forte impatto
sull'opinione pubblica internazionale. L'amministrazione Clinton ritenne opportuno confermare come
l'intervento degli Usa, fosse necessario per dare ordine al nuovo assetto internazionale. L'azione Usa si
articolò in maniera da punire la Serbia per poi stabilizzare la situazione nella ex Jugoslavia. Fine 1994 gli Usa
fornirono sostegno militare alla Croazia, che poteva ora esercitare la piena sovranità sul proprio territorio. In
Bosnia, fondamentale fu il coinvolgimento Nato. Con l'intervento della guerra in Bosnia, la Nato avrebbe
potuto assumere la nuova funzione di strumento destinato alla risoluzione delle crisi e al mantenimento della
pace sotto la guida Usa. Offrire la Nato alle scelte ONU, avrebbe consentito agli Usa di rafforzare la propria
influenza all'interno delle Nazioni Unite. Guerra in Bosnia→ l'azione Nato risultò efficace costringendo i
contendenti ad accettare una soluzione diplomatica. Nel 1995 a Dayton→ accordo= riconosciute le frontiere
delle repubbliche esistenti all'interno della ex Jugoslavia; Stato bosniaco formato da due entità separate:

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federazione croato musulmana (51% del territorio) e Repubblica serba (49%). → Fragile compromesso, ne
traeva maggiore vantaggio = Croazia. Gli accordi di Dayton apparivano un successo degli Usa. All'Onu
toccato il compito di garantire la fragile pace e all'unione europea l'impegno politico e finanziario di
contribuire alla ricostruzione economica della Bosnia-Erzegovina.
Secondo mandato del presidente democratico Clinton. Se Washington per qualche tempo aveva guardato con
una minore attenzione alla crisi nei Balcani, forte era stato l'interesse sulla situazione della federazione russa,
perché:
1) non era possibile escludere una rinascita comunista;
2) per l'importanza che la Russia continuava a rivestire sullo scenario mondiale;
3) per il timore che una situazione di instabilità avrebbe potuto creare problemi di sicurezza visto l'enorme
potenziale nucleare posseduto da Mosca.
Il nuovo leader del Cremlino Ieltsin, si lanciò in un programma di trasformazione dell'economia secondo i
dettami delle dottrine neo-liberiste: le privatizzazioni andavano a vantaggio di un piccolo gruppo di
speculatori, che accumulavano in pochi anni enormi fortune = oligarchi, mentre la corruzione si estendeva.
Nel 1993 all'interno del Parlamento, si manifestò un'aperta opposizione formata da nazionalisti ed ex
comunisti, che cercò di deporre Ieltsin; questi rispose con la forza facendo occupare il Parlamento dalle
truppe e ponendo agli arresti esponenti l'opposizione. Sul piano internazionale la Russia cercò di ritagliarsi un
ruolo autonomo, sostenendo la causa serba, ma la posizione del Cremlino risultava debole della costante
necessità dell'aiuto occidentale alla sua pericolante economia. Crisi cecena→ dal 1991 il paese aveva
proclamato l'indipendenza da Mosca, nel 1994 Ieltsin decise di riprendere il controllo della repubblica
separatista con una campagna militare. Nel 1996 venne raggiunto un accordo che portava al potere il leader
separatista Maskhadov, il quale accettava una sovranità russa. Rafforzarsi del fattore religioso→
fondamentalismo islamico col ricorso ad atti terroristici.
Nel 1996 Ieltsin rieletto presidente russo, sostenuto dagli oligarchi. Usa→ non venne fatto mancare
l'appoggio politico e finanziario a Ieltsin per il timore dell'arrivo al potere dei gruppi nazionalisti o ex
comunisti. Nel 1998 la Russia in una gravissima crisi economica che la portò sull'orlo della bancarotta. 1999
Ieltsin decise di dimettersi passando la carica al neo primo ministro Vladimir Putin= ex funzionario KGB che
nel 2000 fu eletto a pieno titolo presidente della federazione russa.
Il caotico stato della Russia, con l'incertezza circa sul futuro e i conflitti nel Caucaso→ ragioni che spinsero
gli Usa di Clinton a favorire una politica di stabilizzazione dell'Europa centrale, allo scopo di confermare il
ruolo Usa nel vecchio continente e di stabilizzare le aree confinanti con la Russia. Moldova divenuta
indipendente nel 1991, non era riuscita a mantenere il controllo sulle regime della Transnistria,
autoproclamatasi stato sovrano ma sotto l'influenza di Mosca. Si decise di attuare un ampliamento
dell'alleanza atlantica: ingresso nella Nato della Polonia, Ungheria e Repubblica ceca completate nel 1999.
Strategic Concept = ampliava i possibili interventi militari dell'alleanza → possibilità per la Nato di
intervenire su scala globale. Conflitto nel Kosovo: Il controllo di Belgrado→ opprimente e repressivo. La
dissoluzione jugoslava aveva aperto la strada a rivendicazioni indipendentiste, dopo gli accordi di Dayton,
con il sostegno indiretto albanese, era nato un organismo che mirava all'indipendenza kosovara attraverso la
lotta armata UCK. → Azioni contro le forze di Belgrado e contro la minoranza serba. A questa evoluzione,
Milosevic aveva risposto con una dura repressione→ fuga di 800,000 abitanti del Kosovo verso Albania e
macedonia. Gli Usa, sostenuti da gran parte degli stati europei occidentali, decisero di intervenire contro la
sedia facendo ricorso lo strumento militare Nato, scavalcando l'Onu, a causa dell'opposizione della
federazione russa ad un'azione militare. Raid aerei e Milosevic fu costretto a cedere→ accordi di
Raoumbuillet = Kosovo acquisiva un'ampia autonomia, pur restando in vigore la teorica sovranità serba;
l'Onu creato una forza di peace keeping e un'amministrazione internazionale con il compito di rendere stabile
la situazione in questa regione. Kosovo e Bosnia-Erzegovina, non sarebbero stati in grado di trovare una
forma di effettiva autonomia e finendo con il dipendere dall'aiuto internazionale. 2006 distacco del piccolo
Montenegro. I conflitti nella ex Jugoslavia avevano fomentato il fondamentalismo islamico.
3. La globalizzazione.
La fine della guerra fredda e l'accettazione in tutto il mondo dell'economia di mercato = aspetto fondamentale
della mondializzazione. La globalizzazione si è tradotta in una rapida crescita della produzione, degli scambi,
degli investimenti, le trasferimento di capitali e della mobilità nella localizzazione delle attività industriali su
scala globale. Ciò ha favorito l'azione delle multinazionali→ delocalizzazione.
Crescente rilievo assunto dal capitalismo finanziario→ progressivo abbattimento degli ostacoli nella
circolazione dei capitali su scala mondiale. Contraddizione dell'economia americana= costante crescita della
spesa e squilibrio fra le esportazioni e le importazioni. Altro effetto della globalizzazione, fu il progressivo
affermarsi di nuovi protagonisti sulla scena economica internazionale: i paesi emergenti = BRIC = Brasile

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Russia India e Cina, poi aggiunto il Sudafrica.


Cina→ Dopo la repressione delle manifestazioni di Tienanmen, temporaneo rallentamento dell'economia
cinese. Negli anni successivi, la leadership cinese passa a Zemin che aveva assunto un atteggiamento di basso
profilo nel contesto internazionale, privilegiando le riforme sul piano interno. Fattori:
1) basso costo del lavoro;
2) presenza di manodopera qualificata;
3) inesistente conflittualità sociale;
4) delocalizzazione compiuta dalle multinazionali europee e americane. → La Cina sperimentò un'ininterrotta
fase di tumultuosa crescita. Il paese divenuto il centro manifatturiero e industriale del mondo, con un basso
debito pubblico e ingenti investimenti nelle infrastrutture.
Emergere di nuovi importanti flussi migratori:
A) carattere interno;
B) natura internazionale.
Conseguenze:
1) Inurbamento di decine di milioni di cittadini cinesi che dalle campagne si trasferirono verso i maggiori
centri urbani;
2) spostamenti verso i paesi sviluppati dell'Europa occidentale da alcuni paesi dell'Europa est.
Questi movimenti migratori→ divenuti fonte di tensioni e di problemi sociali-politici.
Globalizzazione si scontrò con una serie di voci critiche. Il legame tra un'economia sempre più aperta e
competitiva e la prospettiva di una continua crescita, vennero individuate come le cause di un peggioramento
delle condizioni di vita sul pianeta e incremento dei livelli di inquinamento con radicale cambiamento del
clima. Sul piano degli imputati = i maggiori paesi industrializzati. Accordo di Kyoto= convenzione
internazionale siglata da oltre 130 paesi. → Questi, impegnati a ridurre progressivamente in maniera
sostanziale la produzione di quegli effetti chimici determinanti l'inquinamento atmosferico e l'effetto serra. →
Posizione più flessibile per le nazioni in via di sviluppo (Cina e India). Gli Usa non rettificarono la
convenzione.
L'applicazione delle ricette neo-liberiste, si era tradotta non solo in una crescita economica sul piano
mondiale, ma anche in trasformazioni sociali. Argentina, fine anni 90, disse una crisi economica talmente
grave da essere costretta nel 2001-2002 a non pagare i debiti internazionali ed a incorrere nel default. G7, dal
1998 trasformato in G8, con la partecipazione della federazione russa.

Capitolo 10 – da un mondo multipolare ad un nuovo disordine internazionale? (2001-


2014).
1. L'11 settembre e le sue conseguenze.
L'11 settembre 2001, alcuni fondamentalisti islamici di al Qaeda, dirottarono quattro aerei di linea negli Usa.
→ Tragedia delle torri gemelle: 3000 vittime innocenti e le immagini del dramma colpirono sia i governi sia
le opinioni pubbliche. L'11 settembre spazzò via la visione ottimistica e consolatoria che si era manifestata,
circa il nuovo ordine internazionale unipolare e il sistema globalizzato. L'attacco di al Qaeda alle torri
gemelle venne interpretato dai media e dalle opinioni pubbliche, come l'emergere di un conflitto tra Occidente
e Islam. Alcuni sintomi si erano manifestati negli anni prima ma sottovalutati: Il fondamentalismo islamico si
era espresso in maniera forte dal 1979 con la rivoluzione di Khomeini in Iran; lotta dei mujaheddin afghani
contro l'ateo occupante sovietico; anni 90 in Bosnia si affiancarono alle milizie musulmane nel conflitto
contro serbi e croati. Afghanistan nel 1996, la fazione dei talebani imposero un rigido regime fondamentalista
islamico. Il paese divenne un punto di riferimento per il gruppo terroristico di al Qaeda, creato nel 1989 e
guidato da Bin Laden, un saudita di ricca famiglia che divenne un acerrimo oppositore della famiglia reale al
potere. L'ostilità nei confronti dell'Occidente stava crescendo in altre parti del mondo, come in Somalia,
Sudan e Algeria. Cause dell'espansione del fondamentalismo nel mondo islamico:
1) irrisolta questione palestinese e progressivo indebolimento della leadership di Arafat. Luglio 2000, presso
Camp David→ siglata una dichiarazione tripartita= Israele si impegnava al ritiro dai territori occupati, con
l'esclusione di Gerusalemme. Arafat cambiò opinione, convinto della possibilità di conseguire ulteriori
concessioni. Sta crescendo il consenso del gruppo fondamentalista Hamas, ostile a qualsiasi accordo con
Israele e sostenitore della distruzione dello Stato ebraico. Compromesso di Camp David veniva meno e iniziò
la seconda intifada, fino al 2005. Arafat perse progressivamente il controllo della situazione e morì, venne
sostituito dal moderato Abu Mazen. Per porre fine agli attacchi suicidi, il governo di Gerusalemme avviò alla
costruzione di un muro che avrebbe diviso Israele dalla Cisgiordania→ suscitò reazioni negative
dell'opinione pubblica internazionale ma Washington non fece mai mancare un sostegno di fondo ad Israele.

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2) crisi dei governi arabi laici, divenuti simbolo di malgoverno e asservimento agli interessi occidentali. =
Egitto di Mubarak→ un presidente sempre più impopolare, in grado di mantenersi al potere solo grazie al
controllo sull'apparato poliziesco e sulle forze armate, nonché all'aiuto economico Usa. Le monarchie
dell'Arabia Saudita e degli emirati del Golfo, per quanto conservatrici sul piano religioso e dell'osservanza
stretta delle regole islamiche, venivano considerate meri strumenti della politica Usa. 1998 due attentati
contro le sedi delle ambasciate Usa a Nairobi, Kenya e a Dar es Salaam, Tanzania, ad opera di al Qaeda =
risposta dell'amministrazione Clinton in Raid aerei contro presunte basi terroristiche in Sudan e Afghanistan.
La possibilità di un attacco in territorio americano venne ampiamente sottovalutata.
La risposta alla sfida che il terrorismo islamico lanciava agli Stati Uniti, ricadde su un'amministrazione che si
era insediata da pochi mesi. Elezioni del 2000 vinte dal candidato repubblicano George W Bush. La sua
affermazione era avvenuta fra contestazioni circa i risultati in alcuni Stati, ponendo in discussione la
legittimità del nuovo presidente. Bush apparso sin dall'inizio un politico di scarso spessore, impacciato e con
debole oratoria. Nei primi mesi di attività, l'amministrazione Bush era parsa voler fare ritorno ad una minore
presenza del paese sul piano internazionale. Quest'atteggiamento, la debole immagine del nuovo presidente,
le radicate simpatie dell'opinione e dei media americani ed europei in Clinton, la scelta di non ratificare gli
accordi di Kyoto→ avevano rapidamente creato intorno a Bush un'atmosfera di scetticismo, in particolare in
Europa. Gli eventi del 11 settembre→ forte sostegno nei confronti degli Usa ed essi dichiararono una generica
guerra al terrore.
Quale primo obiettivo, l'amministrazione americana mirò alla cattura di Bin Laden con una richiesta avanzata
al governo afgano affinché consegnasse il leader terroristico. → Rifiuto del regime dei talebani, gli Usa, con
il sostegno della Gran Bretagna di Blair, avviarono una campagna militare in Afghanistan, supportata da una
risoluzione ONU. Le operazioni ebbero successo e nel 2002 gran parte del territorio afgano passò sotto il
controllo degli oppositori agli talebani e delle forze americane. Bin Laden e il leader talebano Mullah Omar,
sfuggirono alla cattura e si rifugiarono dall'Afghanistan e Pakistan.→ Coinvolgimento diretto di forze Nato.
In questa prima fase le scelte dell'amministrazione Bush = campagna contro i talebani, godettero del consenso
di gran parte della comunità internazionale, dell'Onu e degli alleati europei ma; l'evoluzione della politica
americana dal 2002, avrebbe finito con il provocare una nuova drammatica guerra. Il governo di Washington
sostenne che la guerra al terrore non poteva arrestarsi all'Afghanistan→ estendersi a tutti gli altri stati
canaglia (rogue states), sostenitori del terrorismo→ Iraq di Saddam Hussein. L'amministrazione Bush affermò
che il regime di Baghdad rappresentava una minaccia per la pace, per via del possesso di armi di distruzione
di massa. In realtà era molto improbabile che Saddam Hussein potesse essere in sintonia con il
fondamentalismo di al Qaeda; inoltre il potenziale militare iracheno si era fortemente indebolito dopo la
guerra del Golfo del 1991. Ragioni che spinsero Washington ad una guerra contro l'Iraq:
1) convinzione dei collaboratori di Bush che si stesse presentando l'occasione di ridisegnare gli equilibri del
medio oriente a tutto favore degli interessi Usa;
2) possibile esportare con le armi una democrazia di stampo occidentale;
3) desiderio di estendere l'influenza su uno dei più importanti paesi esportatori di petrolio;
4) confermare il ruolo Usa come unica superpotenza mondiale. Usa puntò ad un'azione militare diretta contro
Baghdad. Le scelte Usa vennero considerate pretestuose da gran parte dell'opinione pubblica internazionale e
da Chirac.
Le operazioni militari contro l'Iraq iniziarono nel marzo 2003, caduta di Baghdad e rovesciamento e fuga di
Saddam Hussein, catturato, processato e giustiziato più tardi. Le autorità Usa in una prima fase ritennero
possibile fare tabula rasa delle strutture dello Stato iracheno e creare dal niente una democrazia di stampo
occidentale. Washington non comprese la complessità e la fragilità dello Stato iracheno e il vuoto di potere
che l'azione militare Usa aveva provocato→ occupanti occidentali = l'ovvio nemico contro cui rivolgersi.
Solo i curdi non creavano problemi alle forze occidentali. Primavera 2004, milizie sciite scatenarono una
ribellione contro gli occupanti prendendo il controllo di alcune città. Torture sui prigionieri iracheni compiute
da militari americani.
Nel 2004 Bush rieletto, anche a causa di un malinteso senso di patriottismo e del permanere presso l'opinione
pubblica Usa del forte ricordo degli eventi dell'11 settembre. L'amministrazione decise un mutamento di
politica in Iraq mirando, da un lato alla costituzione di un governo iracheno, dall'altro al passaggio delle
responsabilità della sicurezza e dell'ordine pubblico, alle autorità di Baghdad. In realtà la situazione rimase
tesa. Nel 2005 eletto presidente dell'Iran Ahmadinejad→ duro atteggiamento antico americano e dichiarazioni
circa la necessità di distruggere Israele. Teheran sviluppo un potenziale nucleare e sottoposto per questo a
severe sanzioni economiche. Nel 2006 riesplodeva il conflitto ai confini di Israele, il governo di Tel Aviv→
invasione del Libano sud. I contendenti accettavano una risoluzione dell'Onu→ Israele si sarebbe ritirata dal
sud del Libano e in quest'area stazionata una forza ONU, con il compito di assicurare la pace. 2006 elezioni

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indette dall'autorità nazionale palestinese→ vinse il movimento integralista di Hamas.→ Suo obiettivo
primario = eliminazione di Israele. Questi eventi, percepiti come un ulteriore sintomo del fallimento della
politica dell'amministrazione Bush, che aveva finito con il favorire l'emergere di nuovi elementi di tensione e
con l'inasprire l'ostilità del mondo islamico nei riguardi di e Occidente.
2. Illusioni europee e frustrazioni americane.
Grave crisi nelle relazioni transatlantiche. Il fallimento dell'UE nella gestione della crisi nella ex Jugoslavia e
i timori per una possibile disgregazione della federazione russa, avevano spinto la commissione guidata da
Prodi ad accettare la prospettiva di una rapida adesione all'unione europea dei paesi dell'ex blocco sovietico =
big bang.
Gli attentati dell'11 settembre 2001, videro in un primo tempo una reazione europea di pieno sostegno agli
Usa. L'UE di gran parte dei leader europei sostennero che la lotta al terrorismo non implicava uno scontro di
civiltà. All'interno dell'unione, non si potevano trascurare alcuni fattori:
1) a differenza degli Usa, il medio oriente era alle porte;
2) le relazioni economiche con alcuni paesi del mondo arabo erano strette e importanti;
3) in vari Stati europei le comunità musulmane erano forti;
4) l'unione doveva farsi perdonare la scarsa incisività nella difesa dei musulmani di Bosnia e Kosovo. 2003
l'amministrazione Usa manifestò l'intenzione di avviare un'azione militare contro l'Iraq, Francia e Germania si
opposero. Per la Francia: tener conto di elementi interni, ribadire la propria tradizionale autonomia da
Washington e un ruolo centrale in Europa. Nella Germania, il cancelliere Schroeder si ispirava ad ideali
pacifisti con il suo governo. Gran Bretagna di Blair, Italia di Berlusconi e Spagna di Aznar si allinearono a
Washington → coerenza tra le loro posizioni di centro-destra e il conservatorismo di Bush; Blair = forte
convinzione che il conflitto fosse l'occasione per opporsi ad un dittatore ed esportare la democrazia. Tutte le
opinioni pubbliche europee erano ostili al conflitto in Iraq.
Sfruttando il progredire dei negoziati sul trattato costituzionale, intellettuali, funzionari, cominciarono ad
elaborare le caratteristiche di una nuova nazione, sostenendo come esistessero due Occidenti: uno
angloamericano = bellicoso, tradizionalista, sprezzante nei confronti del diritto internazionale, portato
all'unilateralismo; l'altro europeo continentale = rispetto delle leggi internazionali, alfiere dei diritti umani e
amante di pace e dialogo. Reazione Usa→ irritazione e arroganza. L'amministrazione Bush, cercò di dividere
i membri dell'unione tra i cattivi della vecchia Europa = Francia e Germania, e i buoni della nuova Europa =
paesi dell'Europa centro-est sul punto di aderire all'unione. Le leadership di alcuni di questi→ sensibili alle
tesi americane circa la guerra in Iraq. Nel 2002, la Nato aveva invitato ad entrare a far parte dell'alleanza un
consistente gruppo di paesi dell'ex blocco sovietico. Per questi stati, usciti dall'esperienza comunista, gli Usa
venivano considerati partner politicamente importante e la Nato una fondamentale garanzia della loro
sicurezza.
Parziale ammorbidimento delle relazioni tra Europa e Usa: dovuto ad un'evoluzione nelle posizioni
dell'amministrazione Bush durante il suo secondo mandato e al ricambio delle personalità alla guida di
Germania e Francia = nel 2005 a Berlino ritornava al potere il centro della cancelliera Merkel e nel 2007 a
Parigi eletto presidente Sarkozy= neo-gollista, neoliberista, modernizzatore e non ostile agli Usa. 2009 rientro
francese nelle strutture Nato.
Netto peggioramento della situazione in Iraq. Nel conflitto afgano, Washington indotta a ricorrere al sostegno
Nato. Sforzi non decisivi anche per l'ambiguo atteggiamento dell'alleato pakistano= forti simpatie verso il
fondamentalismo islamico.
3. L'emergere di nuovi attori internazionali.
Le difficoltà incontrate dall'amministrazione Bush nella guerra in Iraq, il deciso appannarsi dell'immagine
internazionale degli Usa, il progressivo allontanarsi nel ricordo dell'opinione pubblica della fine della guerra
fredda, furono all'origine da 2004 di una serie di analisi e valutazioni circa la decadenza dell'impero
americano. → Cause di questa supposta decadenza:
1) rapida diminuzione del ruolo degli Usa come paese produttore ed esportatore;
2) continuo aumento del debito pubblico;
3) errori compiuti dalle presidenze Bush;
4) eccessiva estensione degli impegni militari;
5) coinvolgimento in conflitti in varie parti del mondo;
6) crisi del sistema educativo;
7) venir meno della classe media;
8) lo sfumare del sogno americano e della mobilità sociale.
L'elemento decisivo ad apparente conferma di queste interpretazioni si manifestò nel 2007= negli Usa, grave
crisi finanziaria. L'origine fu il rivelarsi di una bolla speculativa nel mercato immobiliare, basato su un

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indebitamento crescente del pubblico e sulla fittizia lievitazione dei prezzi delle abitazioni. Fallimento di
importanti banche. La crisi parve dimostrare la fragilità del sistema economico americano, nonché le
contraddizioni del neoliberismo, il ruolo negativo svolto dagli speculatori, la diffusione di titoli azionari alle
cui spalle non vi era alcun valore reale = titoli spazzatura. La mancanza di regole derivante dall'aberrante e
immorale logica del libero mercato. Crisi finanziaria→ ripercussioni sull'economia Usa: diminuzione della
produzione, forte incremento della disoccupazione e diffusa sfiducia nell'amministrazione. Difficoltà
americane ebbero forti riflessi in Europa: generale rallentamento dell'economia e serie preoccupazioni→
paesi gravati da un forte debito pubblico o con un sistema bancario legato al mercato Usa = PIGS =
Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna. L'improvviso declino dell'Occidente avrebbe avuto forte implicazione di
carattere politico, aprendo la strada ad un nuovo sistema internazionale, in cui i BRIC, avrebbero finito con
l'avere un peso maggiore degli Usa e dell'UE.
La Russia aveva vissuto una fase di eclissi durante il periodo di Ieltsin, ma l'arrivo al potere di Putin
comportò una veloce trasformazione e un parziale recupero di importanti posizioni sullo scenario
internazionale. Strategia di Putin → ispirarsi ad una tradizione imperiale, nazionalista e slavofila. Putin
comprese che per far uscire la Russia dalla crisi economica-sociale, era necessario riaffidare allo Stato un
ruolo centrale e ricostruire la fiducia del cittadino nelle istituzioni. Decisione di trasferire allo Stato il
controllo e lo sfruttamento delle enormi risorse energetiche russe, passate con Ieltsin nelle mani di pochi
speculatori privati; Putin neutralizzò i maggiori oligarchi del settore, per poi arrestarli o esiliarli; le società in
loro possesso tornarono allo Stato e nasceva un nuovo gigante energetico = Gazprom. Nel suo progetto, Putin
fu avvantaggiato da un forte rialzo del prezzo delle materie prime; gli enormi ricavi ottenuti da Mosca
consentirono il rafforzamento statale e permise di pagare i salari dei dipendenti pubblici e le pensioni,
determinando un ampio consenso a Putin, a dispetto dei sistemi autoritari usati verso qualsiasi forma di
opposizione e della personale interpretazione del concetto di democrazia (dall'alto). Conclusi nel 2008 i due
mandati presidenziali, che gli impedivano di ripresentarsi candidato, egli favorisse l'elezione di Medvedev,
per poi farsi rieleggere presidente nel 2012. Una volta risanata l'economia, Putin rivolse la sua attenzione al
rafforzamento del ruolo internazionale della Russia. → Ricostruzione di uno spazio di influenza nell'ex
URSS. Eventi dell'11 settembre, Putin dichiarò il suo pieno sostegno alla lotta al terrore lanciata da Bush, ciò
mi consentì di presentare il conflitto in Cecenia, come parte della mobilitazione internazionale contro il
fondamentalismo islamico. Con il benestare delle politiche occidentali e dell'opinione internazionale, le
truppe russe ricorsero ad una violenta repressione del movimento indipendentista ceceno. Nel 2009 il
conflitto si concludeva= ripresa del controllo sulla regione dei russi. Putin non ammetteva alcuna critica
interna riguardo alla conduzione del conflitto; giornalista Politkovskaja aveva più volte attaccato il presidente
e assassinata nel 2006. → limiti del sistema democratico della Russia. I buoni risultati economici e la
rinascita della potenza russa, hanno garantito a Putin un ampio consenso. Le buone relazioni con gli Usa
erano destinate ad interrompersi. Putin considerò come una mossa aggressiva e una volontà di
accerchiamento, il sostegno Usa all'ulteriore allargamento Nato del 2004. Preoccupazione gli venne dai
movimenti per l'affermazione dei governi filo occidentali in Ucraina e Georgia.= Nel 2004, con la
rivoluzione delle rose era salito al potere Saakashvili, il quale si era avvicinato all'Occidente. → Risposta
russa fu immediata ed efficace: le truppe georgiane furono sconfitte. L'indipendenza dei due territori
separatisti (Abcasia e Ossezia Sud) riconosciuta dal Cremlino. Il cessate il fuoco in Georgia fu il risultato
della mediazione UE e Francia, ma l'esito della crisi era favorevole a Mosca = altro scacco per
l'amministrazione Bush, che aveva dato il suo appoggio a Saakashvili.
Più complessa la questione Ucraina: nel periodo di Krusciov, egli → deciso che la Crimea con dall'importante
base navale di Sebastopoli passasse sotto la sovranità ucraina. Ipotesi→ la separazione dell'Ucraina da Mosca
= una delle principali cause della fine sovietica. Nel processo di indipendenza, furono raggiunti accordi =
Mosca ottenuto in affitto per 99 anni le basi navali in Crimea. I governi di Kiev anni 90, espressero due
posizioni opposte:
1) sostenitori di un deciso avvicinamento all'Occidente;
2) chi pur intendendo mantenere il paese indipendente, riteneva che esso dovesse preservare stretti rapporti
con Mosca.
Arrivo al potere di Putin→ volontà di far rientrare l'Ucraina nella sfera di influenza russa; inizio anni 2000,
la situazione politica a Kiev caratterizzata da difficoltà economiche, corruzione e dallo scontro tra i
riformatori filo occidentali Iuscenko e Timoscenko da un lato, e il filorusso Janukovic dall'altro. Nel 2004 le
elezioni davano la vittoria al secondo, che però veniva accusato di brogli; dura reazione della piazza e i
sostenitori dei due esponenti filo occidentali riuscivano ad imporre, grazie alla rivoluzione arancione, la
ripetizione delle consultazioni, = affermazione di Iuscenko e Timoscenko. L'Ucraina si scontrò con un
atteggiamento sempre più rigido da parte del Cremlino, che usò l'arma delle forniture di gas, quale strumento

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di pressione su Kiev. Dopo un periodo di incertezza e tensioni e di delusione nei confronti della conduzione
del paese da parte dei riformatori, ritornava al potere nel 2010 Janukovic. La Timoscenko accusata di
malversazioni, arrestata e condannata, → in Occidente reazioni critiche. Confermata l'influenza russa
sull'Ucraina.
Le altre nazioni del gruppo BRIC concentrarono nei primi anni 2000 la loro attenzione sull'ulteriore
espansione e sul consolidamento delle rispettive economie.
Brasile→ uno dei paesi leader dell'America meridionale. Ritorna alla democrazia negli anni 80→ fase di
crescita economica con scelte liberiste. Fine anni 90→ grave crisi economica, superata rapidamente anche
grazie all'aumento del prezzo delle materie prime, di cui il Brasile è ricco. Nel 2002 al potere Lula, leader del
partito di centro-sinistra,→ svolta in senso riformista diretta ad aumentare il livello di vita delle classi più
povere,→ eliminazione di sacche di povertà, crescita del ceto medio, incremento di produzione e
esportazioni. Il governo di Lula faceva propria una retorica politica fondata sul riscatto dell'America Latina
nei confronti dell'imperialismo Usa. → Mutamento in senso progressista, ostile a qualsiasi forma di influenza
Usa. Venezuela nel 2002, andava al potere Hugo Chavez, di tendenze radicali, esponente di un populismo di
sinistra→ redistribuzione delle risorse economiche, favorito dagli enormi introiti realizzati dal Venezuela
grazie all'esportazione petrolifera. Dal punto di vista internazionale, Chavez sviluppò una politica di netta
contrapposizione agli Usa, condannata dall'amministrazione Bush, allaccia rapporti di collaborazione con
paesi ostili agli Usa, come l'Iran.
Cina → straordinaria crescita economica, fattori che sarebbero destinati ad imporre la Cina come una
superpotenza di questo secolo:
1) estensione territoriale e paese più popoloso al mondo;
2) sul piano storico questa nazione ha svolto un ruolo di grande potenza asiatica;
3) sia la politica interna sia quella estera di Pechino, continuato ad essere guidate in maniera ferma e coerente
da un gruppo di dirigenti del partito comunista→ immettere il paese nel contesto economico capitalista senza
concessioni a forme democratiche.
4) Cina mantiene il principio di non interferenza dei propri affari interni, anche quando questi avevano un
riflesso internazionale (Tibet);
5) fondamentale era l'utilizzazione dell'espansione economica come strumento indiretto di influenza politica;
6) crescenti investimenti cinesi, sotto il controllo e la regia dello stato, nelle nazioni occidentali.
Conseguenze indirette dell'emergere di alcuni nuovi attori internazionali, minore attenzione in questi temi:
A) questione dell'inquinamento globale;
B) difesa dei diritti umani.
4. un mondo multipolare o un sistema apolare?
2008: campagna elettorale americana tra repubblicano McCain vs Obama. Obama rappresentava la
conclusione positiva del processo di integrazione della comunità afro-americana. Il suo programma elettorale:
sul piano interno che gli proponeva una netta inversione di tendenza rispetto alle scelte neo-liberiste delle
amministrazioni repubblicane e prometteva l'uscita dalla crisi puntando al contempo allo sviluppo del welfare
state, a una maggiore regolamentazione nel settore finanziario ed a 1+ alta tassazione delle rendite maggiori.
Azione internazionale: immediato ritiro delle forze Usa dall'Iraq, una maggiore attenzione alla collaborazione
economica e alle realtà emergenti nel continente americano e asiatico. All'indomani della sua elezione,
sensazione che gli Usa avrebbero riguadagnato una leadership politica e morale nel contesto internazionale. I
rapporti con le nazioni europee, dopo le gravi tensioni con la presidenza Bush,→ piena fiducia in Washington.
Presidente Usa→ delineare una nuova politica verso il medio oriente e nei confronti dell'Islam, ispirata a
fiducia e amicizia; sulla questione arabo israeliana, egli auspicò il raggiungimento di una pace duratura
fondata sulla presenza di due stati: Israele e Palestina. Un diverso atteggiamento di Washington verso il terzo
mondo→ aspettative in parte deluse. Obama mantenne fede a quanto promesso per il ritiro dall'Iraq. Gli Usa
continuavano a sostenere economicamente il governo di Baghdad. L'evacuazione dall'Iraq rispondeva anche
alla speranza di Washington di migliorare le relazioni con Teheran. Ma nel 2009 Ahmadinejad rieletto e
decise di proseguire nel programma destinato a far diventare l'Iran una potenza nucleare. L'amministrazione
Obama si limitò a condannare l'azione iraniana e impose sanzioni economiche, sostenuta dall'Onu.
Atteggiamento mutato da dominatrici con l'elezione alla guida dell'Iran, del moderato Rouhani che un
parziale ammorbidimento delle posizioni occidentali nei riguardi di Teheran.
Incerta la strategia di Obama in Afghanistan: dopo aver promesso in campagna elettorale un disimpegno da
questo paese, il presidente dovette fronteggiare un peggioramento della situazione militare, quindi ulteriore e
temporaneo rafforzamento del contingente Usa. Questa decisione favorì una serie di affermazioni delle truppe
occidentali sui talebani. Una volta ristabilite le sorti del conflitto, Obama dichiarò l'intenzione di procedere in
tempi rapidi al ritiro delle truppe Usa.

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Ancor più incerta: azione statunitense di fronte all'inaspettato esplodere di una serie di crisi nell'area
mediterranea = primavere arabe. = Alle origini di esse= dicembre 2010 insorgere di manifestazioni
antigovernative in Tunisia. 1987 Bourghiba allontanato con un colpo di stato incruento del generale Ben Ali,
che resse la Tunisia per più di 25 anni con metodi autoritari. Ragioni della protesta:
1) mancanza di piena libertà democratiche;
2) grave istituzione economica;
3) crescente tasso di disoccupazione fra i giovani.
Ben Ali fuggì. In Tunisia si apriva una complessa fase di transizione verso un sistema democratico:
contrapposizione tra le forze laiche progressiste; una fazione integralista islamica e un partito di ispirazione
islamico moderato. La Tunisia si avviava verso la stabilità. L'onda della rivoluzione tunisina si espandeva ad
altre nazioni: Marocco, Algeria, Giordania. Crisi in Egitto: retto dal 1981 dal generale Mubarak, ragioni della
protesta:
1) carattere politico;
2) economico-sociale.
1) A Mubarak si opponevano il movimento tradizionalista dei fratelli musulmani e i gruppi progressisti laici
di sinistra;
2) L'Egitto era condizionato da una pesante crisi è da un'elevata disoccupazione giovanile. Protesta contro il
governo e manifestazioni→ vertici delle forze armate deposero e arrestarono Mubarak, indette elezioni che
nel 2012 davano la vittoria al partito dei fratelli musulmani e proclamavano presidente Morsi. → Ostilità
delle forze armate, le dominatrici con un colpo di stato, Morsi veniva esautorato e arrestato, il potere passava
a Al Sisi, eletto presidente nel 2014. Nella mia 11 anche in Libia, sino a quel momento guidata con il pugno
di ferro dal colonnello Gheddafi, al potere da quarant'anni, erano scoppiate improvvise manifestazioni contro
il regime→ irrequietezza fra le giovani generazioni = rivalità fra clan, la protesta si trasformò in una guerra
civile. = unico caso in cui il mondo occidentale decise di intervenire; sostenitori = Sarkozy e Cameron,
ragioni: intenzione di contribuire a ricostruire un nuovo equilibrio in Nord Africa ed interessi delle risorse di
petrolio e gas libici. Obama= un atteggiamento diverso profilo. Significativa la posizione dell'Italia, da
sempre vicina alla Libia, sia per i forti investimenti compiuti nel paese nordafricano, sia per la convinzione
che una Libia stabile avrebbe impedito l'esplodere di flussi migratori dall'Africa sud sahariana verso la
penisola, corrente che il regime di Gheddafi aveva usato come strumento di pressione sulle autorità italiane,
ma che era riuscito a controllare. Il governo Berlusconi, dapprima ostile all'uscita di scena di Gheddafi, per
poi piegarsi alle pressioni anglo francesi. Ottobre 2011 Gheddafi catturato e giustiziato. → Situazione
instabile e crescere degli scontri armati, riemergere di flussi migratori verso l'Italia. Situazione in Siria: paese
retto dal dittatore Assad, fine 2011 manifestazioni contro il regime che coinvolgevano soprattutto la comunità
suddita dell', la famiglia Assad= al contrario era della minoranza sciita. Repressione delle forze governative
non riusciva a domare la protesta che si trasformava in una guerra civile. Prevalere un atteggiamento di
inerzia dell'Occidente, determinato dall'intervento della lotta contro Assad di movimenti fondamentalisti e
dall'aperto sostegno della Russia di Putin al governo di Damasco. Turchia: nazione fra le più stabili dell'area e
candidato ufficiale all'ingresso UE. Dal 2002 si imponeva nel paese il partito della giustizia e lo sviluppo
AKP, ispirato ad un islamismo moderato e nel 2003 diveniva primo ministro Erdogan (AKP). La Turchia
acquisiva un ruolo centrale nella lotta al terrorismo e confermava la sua funzione di avamposto Nato verso il
medio oriente. Erdogan vantava un'economia in rapida crescita. Le richieste di Bruxelles per una
democratizzazione delle istituzioni consentivano all'AKP di eliminare il ruolo istituzionale dei militari.
Progressivamente il partito di Erdogan varava provvedimenti sulla parziale islamizzazione turca. L'esplodere
delle primavere arabe, la debole presenza americana nell'area, la crisi economica vissuta dall'UE che
rendevano interessante l'ingresso nell'unione, spingevano Erdogan ad un netto peggioramento nei rapporti con
Israele, il sostegno ai fratelli musulmani in Egitto e agli oppositori di Assad di Siria. Svolta in senso
moderatamente islamico favoriva l'insorgere di un movimento di opposizione→ posizioni di una minoranza;
gran parte dei cittadini turchi, ben più conservatori e appagati dalla crescita economica, continuavano a
sostenere Erdogan, nonostante la dura repressione di ogni opposizione e l'assunzione di misure liberticide.
2013-2014: peggioramento della situazione irachena ed emergere di un movimento armato fondamentalista
ISIS. Questa conquistava territori e città come Mosul e Tikrit, instaurando un califfato islamico→ sostegno
offerto da questo movimento ai gruppi fondamentalisti siriani contro Assad. L'Iraq: diviso nell'area del
Kurdistan= avviata verso l'indipendenza; ISIS; resto del paese sotto la giurisdizione del governo di Baghdad.
La questione Israelo-palestinese si è riaccesa. Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Iran→ cominciato ad operare
autonomamente svincolandosi dalla protezione Usa. Sudan→ latente guerra civile fra il Nord musulmano e il
sud cristiano, referendum 2011 dava origine ad un nuovo stato, il Sudan del sud.
L'instabilità delle aree dell'Africa e Asia conferma l'incertezza dell'amministrazione Obama di fronte alla

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definizione del ruolo internazionale Usa. Obama concentrava l'attenzione sulle questioni interne= ripresa
dell'economia e creazione di un sistema di assistenza sanitaria pubblica; l'uccisione di Bin Laden giustificò il
disimpegno dall'Iraq e dall'Afghanistan. Elezioni presidenziali 2012 Obama rieletto.
L'inasprirsi della crisi economica si tradusse in un generale rallentamento dell'economia mondiale è in un calo
della produzione e un incremento della disoccupazione. La Grecia vicina al default e all'uscita dall'euro, il suo
permanere nell'Eurozona fu dovuto all'accettazione di durissime politiche imposte da FMI, BCE e Germania.
In Italia, 2011 Berlusconi si dimise a favore di Mario Monti, che avviò una politica di tagli alla spesa pubblica
e di incremento della tassazione, scelte che evitavano di default al paese ma che favorirono un processo di
stagnazione con un PIL negativo e crescente tasso di disoccupazione. Posizioni tedesche: nazione più forte e
più influente dell'UE.
Su pressione di Mosca, alla fine 2013, Janukovic rinunciava alla firma del trattato con UE, questa decisione,
presa in una situazione caratterizzata da gravi difficoltà economiche, imprimeva nuovo slancio alle
opposizioni filo occidentali che organizzavano manifestazioni. Mosca lanciava moniti nei confronti
dell'opposizione a Janukovic; quest'ultimo a febbraio fuggiva lasciando il paese nel caos e il potere nelle mani
delle opposizioni. Putin reagiva facendo occupare la strategica penisola della Crimea→ referendum che dava
una schiacciante maggioranza a favore della missione alla Russia. Scattavano da parte degli Usa e dall'UE,
sanzioni economiche blande. Putin sosteneva le forze separatiste presenti nella parte Est dell'Ucraina,
spingendo Washington e UE ad adottare più severe sanzioni contro Mosca.
Il sistema internazionale è ormai caratterizzato da più attori che si situano allo stesso livello della loro
capacità di esercitare la propria influenza, limitata ad un ambito regionale.

Scaricato da Sofia Civenni (sofiacivenni@gmail.com)

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