Le tre ondate rivoluzionarie che scossero l’Europa tra il 1820 e il 1848 corrisposero,
ciascuna con caratteri e obiettivi differenti, a successivi tentativi di portare a
compimento il processo rivoluzionario iniziato nel 1789, sotto il segno dei princípi
di libertà, uguaglianza e fratellanza. Nonostante il fallimento di molti moti e la
riaffermazione, dopo ogni ondata, delle forze politicamente e socialmente
conservatrici, i moti rivoluzionari della prima metà dell’Ottocento segnarono un
punto di non ritorno nella storia dell’Europa, dopo il quale le strutture del potere
dell’ancien régime risultarono definitivamente superate e apparve chiaro che la
sovranità popolare, una carta costituzionale, i diritti civili e politici e soprattutto un
parlamento eletto dagli individui, e non dai ceti, erano ormai diventati obiettivi
irrinunciabili. Studiare i moti rivoluzionari è fondamentale per capire i conflitti che
dopo il 1848 sconvolgeranno l’Europa in nome della libertà, della nazione e della
lotta sociale.
Oggi cominciamo analizzando i moti del 20-21.
Nel mentre in Sudamerica in molti insorsero per protesta nei confronti del sistema
amministrativo e fiscale spagnolo. I rivoluzionari insorsero all’unisono in tutti gli
stati.I primi a proclamare l’indipendenza furono gli argentini nel 1816,
successivamente il Cile nel 1818 e infine il generale Simon Bolivar diede vita alla
Grande Colombia nel 1819, che costituiva i territori dell’attuale Colombia, Venezuela
ed Ecuador. In seguito si unirono anche Messico e Brasile, che fu l’unico stato ad
ottenere un’indipendenza pacifica nel 1821.