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Apokolokyntosis di Seneca

L'Apokolokýntosis (Ἀποκολοκύντωσις) o Ludus de morte Claudii è l'unico testo di carattere satirico


attribuito a Lucio Anneo Seneca.

Il componimento inizia situando, in modo parodico, l'ora della morte di Claudio (cap. 1–2), narrata
secondo la versione ufficiale diffusa da Seneca e Agrippina, mentre le Parche tagliano lo stame
della vita dell'imperatore e Apollo celebra l'ascesa al trono di Nerone e l'avvento di una nuova età
aurea (cap. 3–4). Dopo un secondo proemio (cap. 5,1), Claudio ascende all'Olimpo, alle porte del
quale è bloccato da Ercole, portinaio degli dei che, non essendo riuscito a capire chi o cosa sia
quell'uomo, che si esprime balbettando e con citazioni dotte (cap. 5,2-7), lo conduce nel concilio
degli dei perché egli pretende di essere assunto fra le divinità. Dopo una lunga disputa, in cui
intervengono Giano a favore dell'imperatore e Augusto stesso, che deplora il nipote come erede
degenere, Claudio è condannato all'unanimità a essere gettato, come tutti i mortali, agli inferi
(cap. 7–11) e, accompagnatovi da Mercurio, assiste al suo funerale, dove gli avvocati e i poetastri
si disperano per la morte di un imperatore appassionato di processi e di poesia da strapazzo,
intonando un coro funebre in anapesti (cap. 12). Arrivato nell'Ade, Claudio viene accolto dalla folla
inferocita delle sue vittime e, dopo essere stato processato dal giudice dei morti, Eaco, finisce
schiavo del nipote Caligola e, successivamente, viene assegnato al suo liberto Menandro, che lo
costringe a lanciare dadi da un barattolo forato nel fondo (cap. 13–15).

Caratteristiche dell'opera

Seneca scrive quest'opera non solo per motivazioni personali (infatti Claudio, influenzato dalla
moglie Messalina, lo aveva condannato all'esilio), che poco si sarebbero adattate alle
caratteristiche del "saggio" che egli ci descrive come modello nei suoi scritti filosofici, ma anche e
soprattutto per ragioni di carattere politico e sociale: Claudio, infatti, era stato un imperatore
autoritario, che aveva reso il Senato un burattino nelle sue mani e aveva condannato persone con
processi sommari.

Il titolo implica un riferimento al termine greco κολόκυνθα (kolókyntha, "zucca"), forse come
emblema di stupidità, ed è intesa come "zucchizzazione” (e non come alcuni traducono
erroneamente come "deificazione di una zucca, di uno zuccone"), con riferimento alla fama non
lusinghiera di cui l'imperatore Claudio godeva. L'opera contiene la parodia della divinizzazione di
Claudio, decretata dal senato subito dopo la sua morte (nel 54 d.C.), evento che, dietro la
maschera di ufficialità, aveva suscitato le ironie degli stessi ambienti di corte e dell'opinione
pubblica.
É una satira Menippea (satire che vennero scritte per la prima volta da Menippo di Gadara:
alternano ai versi la prosa e contengono termini volgari e osceni), l'unica conservata dell'età
Giulio-Claudia.

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