Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
;~{RGILI<D SSOOù
l'I
~
i
,_ ;"1
_ 'l"'~'"
_.-" L."J.
I .'
L , _ "._ .
E N E I D E II
a cura di
FELICIANO SPERANZA
G. SCALABRINI EDITORE
NAPOLI
«SPECULUM»
BIBLIOTECA DI AUTORI ANTICHI
diretta da A N T O N I O G A R Z Y A
Sezione Commenti: 2.
l edizione 1964
15 Cf. M. HUGI, Vergils Aeneis und die 1Jellenistisc1Je Dichtung, Eern 1952, p. 39.
16 Ed. Allen, p. 107, 26 S.
17 Cf. anche HEIN., pp. 10 s.
INTRODUZIONE XIII
38 Si pensi alla frequenza di miser (vv. 42. 199. 215. 665 ecc.), misereri (vv. 145.
645 ecc.), gemitus (vv. 323. 486. 679 ecc.), horror e hlctus (cf. n. v. 12).
SCHEMA DEL LIBRO II DELL'ENEIDE
2
NOTA BIBLIOGRAFICA
l
NOTA BIBLIOGRAFICA XXI
(Cf. R. P. HOOGMA, Der Eill/11/55 Vergil5 al// die carmina latina epigraplzica, Amsterdam
1959, pp. 236-47; R. lI.EWYCZ, in \Vicn. Stud. XL [1918], pp. 138-49).
CONSPECTUS CODICUM
2. inde: non con valore locale, come bes. Con l'ellissi del sogg. me «il do-
interpreta DON., ma con quello tem- lore acquista un piu ampio respiro,
porale. - toro... ab alto: altus a toro, come se Enea parlasse, interprete del
nel senso che Enea, per narrare con dolore suo e di tutti i suoi che l'ascol-
maggiore comodità e farsi meglio ascol- tano" Uss.' - renovare dolorem: cf.
tare, si erge alquanto sulla persona e aÀyELv... 1taÀLV di SOPII., Oed. C. 364. Per
sui cuscini, e quindi appare piu alto la locuzione cf. renovato dolore nel-
sul letto tricliniare. Torus perciò indica l'iscrizione di Nimes CIL XII 4117 (e
qui non tanto « letto tricliniare" quan- 554, 4 CE Biich.). - renovare: scil.
to « cuscino". Il termine (da terere, narrando (per altri costrutti con l'el-
torquere, cf. SERV.: dictus... a tortis lissi di un verbum dicendi, rogandi cf.
herbis est torus e analogamente v. 121 III 145), da cui sono retti ut...
ad I 708 V 388) in origine signi- eruerint dei vv. 4 s. e le due relative
ficò « stelo di canapa ", « corda ", dei VV. 5 S.
« attorcigliamento ", « protuberanza" 4. Troianas... opes: SERVo collega
ed era proprio della lingua rustica l'espressione con HOR., c. Il 12, 22: pin-
(CAT., agro 135, 4), poi « cuscino", gllis Phrygiae Mygdonias opes; cf. ano
« materasso", infine l'intero « letto" che STAT., Theb. I 161 s.: Phrygiae Ty-
(tricliniare, nuziale, funerario). Cf. riaeque... / ... opes. - ut: quem ad mo-
WAL., s. V. - pater: epiteto di riverenza, dWrl, come in ecl. 6, 31. 65. - lamenta-
frequentemente attribuito ad Enea (I bile: in senso passivo, quasi dignum
580. 699) in ragione della sua pie- mlllta.iamentatione SERV., perché il re-
tas: cf. I lO: insignem pietate virum. gno ebbe una triste fine. Nota il ritmo
- orsus: sciI. est. - ab alto: il gruppo cadenzato di lamentabile, come di un
finale (monosillabo + bisillabo) è fre- rintocco funebre.
quente in Virgilio e ricorre piu spesso 5 S. eruerint: eruere' rlOve dictum pro
degli altri gruppi finali (bisillabo + evertere' Goss. - Danai: da Danao,
monosillabo, monosillabo + monosilla- egiziano, fondatore di Argo, Danai sono
bo); cf. L. HAVET· L. DUVAU, Cours élém. chiamati i Greci, particolarmente i
de métr. gr. et lat., Paris 1939', pp. 58ss. combattenti sotto Troia; altre volte Vir-
3. infandum _ dolorem: « ,tu vuoi, o gilio per varietas li chiama: Achaei,
regina, che io rinnovi un dolore ine- Achivi, Argivi, Argolici, Grai, Pelasgi.
sprimibile" (cf. DANTE, Inf. 33, 4 s.: « tu - quaeque - fui: et narrando miser-
vuo' ch'io rinovelli / disperato dolor ,,). rima quae ipse vidi (cf. vidi ipse v. 499)
Nota l'efficace collocazione dell'agg. in- et illa quorum pars magna fui; que...
fandum all'inizio del verso e del sosto et = et... et (gr. 'tE... xaL). « Nel vidi,
alla fine, il che conferisce all'insieme in che si appunta il verso, si rivive il
un colore fosco e greve. Tale tecnica, tremito della visione di quella notte,
derivata daJlvEw'tEPoL, è frequente in Vir- che per Troia fu la suprema, dopo la
gilio: cf. anche CATULL., 64, 54 e J. quale il nulla; quell'indefinito miserri-
KVICALA, Neue Beitr. zur Erkliirwzg der ma apre un fluttuare di eventi paurosi;
Aeneis, Prag 1881, pp. 275 ss. Macrobio quell'io (ipse) che si fa innanzi prepo-
(V 5, 2) al concetto dei vv. 3-6 raccosta tente nel ricordo stringe il cuore, men-
Od. VII 241 s.: apyaMov, ~w"LÀELa, OL'l}VE- tre ingrandisce la figura di Enea e ne
~Éwç ayopEucraL / Xi)/iE'. - iubes: vis SERV.; fa l'eroe di una smisurata sciagura, il
cf., per es., STAT., Theb. V 29 s.: im- piu duramente colpito, perché fra la
mania vulnera, rector, / integrare iu- tragedia di tutti non ebbe possibilità di
ENEIDE II 5
morte" FUN.', p. 209. - quorum: qua- Ed., 1963, p. 76. - miles: scil. quis.
rum reruln. Il neutro, in funzione di Ulixi: Ulixis, dal nomino Ulixes; in Vir-
sost., normale nei casi diretti, si usa gilio i nomi greci in -es (gr. -EUç) hanno
spesso anche nei casi obliqui, purché il genit. ora in -is ora in -i (contraz.
non sorga ambiguità, ed è dovuto a da -ei): cf. pure V. 275 I 30: Aclzilli.
influsso greco (Ktln.', pp. 222. 229); cf. X 581 XII 352: Aclzillis. eel. 8, 70: Ulixi.
Crc. serz. 21, 78: memoria praete- Tale oscillazione pare sia dovuta alle
ritorum futurorumque pruderztia. firz. forme di genit. omerici lIet'tp6x).ou e lIet-
I 5, 13: ut... a facillimis ordiamur. - 'tpoxMjoç (cf. J. HANNSENN, in Symb.
pars magna: per le imprese contro i OsI. XXII [1942], p. 101). Ulixes è for-
Danai durante la guerra e nella notte ma parallela del gr. 'O).(!;l1ç (Iuyc., fr.
fatale; per la perdita della moglie Creu- 24 Pa.; PLUT., Marc. 20, 4). Cf. 'OouO'-
sa; per la sua azione di capo dopo (O')EVç e le forme parallele 'O).UO"(O')EVç,
l'eccidio (cf. GRAN.). Cf. X 426 s.: Lau- 'O).u't('t)EVç, 'O).UO'O"EVç, OV).t!;EVç, per cui
sus, / pars irzgerzs belli. - fando: di- V. FRI., S.V. 'OOUO"O'EVç.
cens, come a III 481 IV 333. L'uso del 8 s. temperet: congo potenz.; comune
gerundio in luogo del parto preso non è il costrutto temperare ab aliqua re
è infrequente (TER., Eurz. 847: miserri- « astenersi, trattenersi da qualche co-
mus fui fugitarzdo; SALL., fugo 103, 2: sa". Diversamente a I 57: temperat
Bocclms seu reputarzdo... seu admoni- iras, ove si tratta di frenare sentimenti
tus... delegit; Crc., parto 50: mori... altrui. Il senso della domanda è nega-
falsU/n faterzdo quam verum il1fitiarzdo tivo: forse qualcuno dei... potrebbe fre-
dolere; cf. Ktln.', p. 752 s.). nare le lagrime? Il cod. y offre tempe-
7. Myrmidonum Dolopumve: cf. v. rat, ma temperet, di M, P, R, DAN.,
785. I Mirmidoni (Il. II 684 s.), popola- DON., è difeso da Uss.', p. 156, col
zione della Ftiotide, nella Tessaglia me- confronto di SIL., II 650 sS.: quis diros
ridionale, avevano C0IIl;e re Achille; i urbis casus laudal1daque mOl1stra / ... /
Dolopi (ibid. IX 484) abitavano alle fal- imperet evolvel1s lacrimis? ~ et '"" som-
de del Pindo, nella Tessaglia occidentale nos: con delicato pensiero Enea quasi
(la loro crudeltà è biasimata da Pria- si scusa dell'ora inoltrata; tuttavia si
ma a vv. 535 ss.). Qui si accenna ai accingerà (sed... irzcipiam vv. lO ss.) a
Dolopi di Sciro (cf. SERV.), condotti a raccontareJe luttuose vicende, per sod-
Troia da Neottolemo, nato da Achille e disfare la brama di Didone. Cf. Od.
Deidamia, figlia di Licomede, re di XI 379-81: wPl1 !1É'I 1to).ÈW'I !1vOW'I, wp'l] oÉ
Sciro. - aut: la disgiuntiva, oltre al xetl ii1t'lou' / El o' ~'t' cXXOUÈ!1E'IetL YE ).t).etLEett,
significato proprio, ha anche il valore ovx /l'I Éyw YE / 'tov'tW'I O'Ot rpOO'lÈOt!1t xetl
intensivo di «o persino". - duri: otX'tp6'tEP' Il),),' a.yopEi:iO'ett; STAT., Tlzeb. I
saevi cf. III 273; nella tradiz. euripi· 336 sS. - umida: rorifera « apportatri-
dea, 'Odisseo appare « spietato" nei ri- ce di rugiada", la quale, di notte, se-
guardi di Ecuba e di Andromaca; a condo la fisica epicurea, contribuirebbe
III 94 durus == patiel1s laborum (gr. a raffreddare e contrarre la terra (cf.
1to).v't).etç). La corrispondenza del quar- LUCR., VI 864 s.). L'epiteto, pure rife-
to spondeo con parola bisillaba o con rito alla notte e nella stessa sede, ri-
finale di parola è frequente non solo corre a III 198 V 738. 835 XI 201. -
in Virgilio, ma anche negli altri poeti. caelo: de cae1o, come polo a III 589
Nel 1. II abbiamo circa un centinaio IV 7. Caelum qui significa la sfera ce·
di esempi: cf. F. CUPAIUOLO, UI1 capitolo leste, come ai vv. 250. 693; invece ai
sull'esametro latil1o, Napoli, Libr. Sco vv. 186. 405. 688 l'altezza della volta
6 VIRGILIO
incipiam.
Fracti bello fatisque repulsi
dei rapporti stilistici fra l'opera di Li- corrisponde una forte pausa di Enea,
vio e l'Eneide. Un'iscrizione della via che prende un attimo di respiro, prima
Appia ( nimus meminisse 1lOrret CIL di affrontare, pregato dalla regina, il
30135) è stata integrata col verso virgi- drammatico racconto (cf. I 753: a pri-
liano: cf. 582, 5 CE Bi.ich. Anche altrove, ma, tZic, hospes, origine); la eftemimere
in questo libro, sono note di orrore e dopo bello stacca nettamente le due
desolazione, e costituiscono come il cause che spinsero i Greci a ricorrere
motivo dominante nel canto di Troia: all'insidia del cavallo. - incipiam: ad-
horresco v. 204. 1lOrrendos v. 222. 11Or- verte... celeritatem pedis dactylici, ad
ror vv. 301. 559. 755. luctu qui e ai indicandam celeritatem obtemperantis
vv. 26. 92. 298. luctus v. 369. -luctuque CER. Il verbo ha valore correttivo
refiigit: « l e sempre rifuggi dal duolo " per l'ellissi di tamen (inesatto DAN.:
- è la storia di un cuore esulcerato Cll1n praeponitur ' quamquam " subiun-
che le tante volte cercò di soffocare in gi necesse est' tamen '; cf. PLAUT., Trin.
sé lo strazio, anziché l'avvivarlo colo- 841: quamquam domi cupio, opperiar).
rendolo, come avviene, alla coscienza L'espressione quamquam... iHcipiam è
nelle sue determinazioni concrete - " riportata da PLIN., ep. VI 20, 1. -
FUN.', p. 210. Si comprende facilmente fracti bello: « spossati dalla guerra".
la differenza tra il preso horret e il Sane amat in adversis hoc verbo uti,
perf. iterativo refugit, e banale risulta ut [v. 170]: l fractae vires' et [VII
la chiosa di SERVo a refugit (propter 594]: l frangimur heu fatis' DAN. Cf.
metrum pro praesenti praeteritum pa- anche XII l: infractos adverso Marte
suit). Per lo scambio dei tempi cf. CA- Latinos. - fatis (oraculis SERV.)... re-
TULL., 64, 148. pulsi: « respinti dalla volontà dei fati ",
manifestata attraverso gli oracoli. Se-
13-56. Si comincia a delineare il gran- condo la spiegazione del prodigio del
de dramma. I Greci, dispera/ulo di drago, che divora gli otto passeri con
occupare la città con le armi, ricor- la madre, data da Calcante e riferita
rono all'ingam1O; costruito un enorme da Odisseo in Il. Il 321 sS. (cf. la ver-
cavallo, fingono di lasciarlo come dono sione in Cle., div. Il 30, 63), Troia non
votivo a Pallade e di tornare in patria, poteva cadere, prima che fosse tra-
lna si rzascondorlO con la flotta dietro scorso il nono anno di assedio. Altri
l'isola di TeHedo. I TroiaHi, presi da oracoli, come riferisce SERV., avevano
gioia improvvisa, escono dalle mura e profetizzato che Troia non sarebbe sta-
si recano Hei luoghi già occupati dai ta presa, se non dopo l'uccisione di
Greci: alla loro euforia faHciullesca fa Troilo, il rapimento del Palladio e la
cOHtrasto la fosca mole del cavallo, distruzione del sepolcro di Laomedonte,
sulla cui destinazione s'iHcrociano i pa- avvenuti rispettivamente per opera di
reri. A questo punto eHtra in scena Achille, di Odisseo e Diomede, e dei
Laocoonte, che accorre dalla rocca con Greci. Questi oracoli sono attestati an-
Wl grande séguito: con fiere parole e-
che in Plauto (Bacch. 953 ss.). Infine
sorta la folla, presa già dal fanatismo, SERVo accenna ad altre profezie: era
a diffidare dei Greci, e, fremente di necessaria la presenza di qualcuno del-
sdegno, scaglia l'asta contro il cavallo. la stirpe degli Eacidi e perciò fu chia-
La figura del saggio principe troiano, mato Neottolemo; bisognava impedire
sacerdote e vittima, campeggia con tut- che i cavalli di Reso si abbeverassero
ta la sua passione nell'episodio, in alle acque dello Xanto ed essi furono
Inezzo a una moltitudine accecata. rapiti da Odisseo e Diomede; occorreva
13. Verso spezzato da una duplice l'arco di Eracle, posseduto da Filottete,
cesura: alla tritemimere dopo incipiam e questi fu rilevato dall'isola di Lemno
8 VIRGILIO
di quercia, a v. 258 di pino: tutti que- Class. Weekly XXI (1927-28), p. 116, il-
sti termini sono usati per indicare lustra la doppia scelta: la prima in
legno in genere. Ciò si può spiegare o base alla prestanza fisica (delecta...
per la variatio, a cui ricorrono spesso corpora), la seconda affidata alla sorte.
i poeti, o col fatto che Virgilio, dice SERVo chiarisce i due momenti indicati
PASC., fugge il generico. - costas: con da delecta e sortiti: scelti nella massa
valore traslato, come a VII 463; cf. i piu forti e i piu prodi, tra questi
LUCR., V 1297: equi... costas. vennero tratti a sorte i guerrieri desti-
17. Dactylicis convolat ad signandallz nati ad essere chiusi nel ventre del
vagantem currentemque per omnes cavallo. - furtim: alla fine del verso,
famam CEll. - votum = dommz (sciI. l'avv. apre uno spiraglio sulla prepara-
equum esse). Offerte votive per il ri- zione dello stratagemma, mantenuta
torno sono frequenti; cf., p. es., TIB., perfidamente occulta, mentre tutte le
III 3, 27: pro dulci reditu quaecumque apparenze suggerivano l'idea di un atto
voventur. SERVo intende votll1n = obla- religioso.
tll1n (part. perL), ma è preferibile l'in- 19 s. caeco lateri: in caeCll1n (i. e.
terpretazione comune; cf. ApOLLOD., epit. tenebrosum) latus; cf. v. 231 I 6. Dopo
V 15: "EÀÀn\lEç 'A91]\lq. xu.p,tl"'ti)P'O\l; Acc., i verbi composti con le prep. ad, cum,
127 Ribb. trag.: [deae] Minervae dommz in, inter, ob, sub, ecc. si trova tanto
armipotenti abezmtes Danai dicant; il dato quanto la prep. stessa ripetuta
HYG., f. 108: et in equo scripsenmt: Danai e seguita dal suo caso: la prima co-
Minervae dono dant. - simulant: tipico struz. si usa di solito, se l'espressione
accorgimento degli assedianti; cf. VEG., ha valore traslato, la seconda, se espri-
ep. r. mil. IV 26: frequenter dolullz me un vero rapporto di luogo. Cf.
excogitant obsidentes ac simulata de- KVII. 1, pp. 326 ss. 329 sS. - penitus:
speratione abeunt. - ea (= cuius rei) « completamente », « nelle parti piu re-
_ vagatur: « si diffonde tale diceria », condite", da unire con complent del
che il cavallo fosse un dono e che i V. S. « Ogni parola di questo verso
Greci tornassero in patria. In un'iscri- - osserva LE. - richiama e rafforza
zione di Ostia si legge: fama ur CIL l'immagine degl'interni tenebrosi na-
XIV 1597, integrata fallw [feret]ur: cf. scondigli del cavallo ». - cavernas...
499, 2 CE Blich. e fama [vagat]ur dallo uterumque: endiadi = cavernas uteri =
ZINN, in Philol. XCIV (1941), p. 292, cavum utemm, come a V. 38 uteri...
n. 17. latebras. - cavernas: non nulli omnia
18. lmc: prolettico rispetto a caeco loca concava cavernas dictas a veteri-
lateri del v. s.; analogamente con l'avv. bus assenmt DAN. - ingentis: accuso
hic (III 616 sS.: hic me... / ... socii... in plur. are. per ingentes. La desino -is per
antro / desemere) e con l'avv. hinc -es del nomino e accuso plur. della III
(I 235: hinc... revocato a sCl/1guine Teu- declino (s'incontra anche quella in -eis)
cri); per l'unione di huc a includzmt deriva nel primo caso da *-ey-es e ne~
del v. S. cf. georg. II 76 S. - delecta secondo da *-i-ns. Nei mss. l'uso di
virum (-orum cf. n. V. 14) ... corpora: -is e -es è promiscuo. Cf. LEUM., pp.
delectorum viromm... corpora = delec- 256. 275. La preferenza per l'una o per
tos... viros. Per corpora, riferito alla l'altra desino in Virgilio è cosi spiegata
prestanza fisica dei guerrieri, cf. V dal grammatico Valeria Probo (aI?'
318 s.: ante omnia corpora Nisus / emi- GaL. XIII 21, 4 s.): Virgilius ... div~rs!s
cat. - sortiti: « avendo tirato a sor- in locis urbis et urbes dixit arbttno
te »; concetto greco. F. L. HADSEL, in consilioque usus auris. Nam in primo
10 VIRGILIO
3
12 VIRGILIO
34. sive dolo seu... fata ferebant: ti- plaga, nel senso di estensione di terra,
pico esempio di variatio. - seu - fere- cielo, aria), indica la vastità o la massa
bant: « o perché cosi ormai da tempo delle acque del mare. - Danaum
(iam) volesse il cmdele destino di (-orum cf. n. V. 14) insidias: Capi e i
Troia". Qui, come in altri luoghi, si suoi seguaci, per vincere la ritrosia del
sente la viva partecipazione del poeta popolo, profondamente religioso, chia-
alla sorte crudele delle sue creature mano il cavallo non donum Minervae
_ qui i Troiani. altrove il pius Enea, V. 31, ma Danaum insidias (cf. Od.
Didone, Palinuro. ecc. - vittime di un VIII 494); e, pur vedendo in esso un
fato inesorabile, che regola gli avve- dono, lo riconoscono sospetto (suspec-
nimenti umani (CIC., div. I 55, 125: ta... dona).
fatum... id appello, quod Graeci ELIJ.C1.P- 37 S. praecipitare... urere... terebrare...
l~év1]v, id est ordinem seriemque cau- temptare: retti da iubent. L'uso del-
sarunz, Cllm causae causa nexa rem ex l'inf. att. dopo i verbi iubeo, veto, ecc.,
se gignat) (cf. P/ili. l , pp. 354 ss. e n. quando non è espressa la persona cui
v. 13). L'espressione sic - ferebant ri- si comanda o si vieta, comunemente
corre nell'iscrizione di Aquileia (CIL V è giustificato solo nei casi in cui tale
1721: cf. 2156, 12 CE Lom.). persona si ricava facilmente dal conte-
35. at: la congiunz., fortemente av- sto; nel nostro caso si sottintenderebbe
versativa, mette in evidenza il tentativo socios. Talvolta invece il sogg. dell·inf.
da parte di pochi. ma saggi Troiani. di viene omesso a bella posta dall'autore,
allontanare il destino ineluttabile. - per dare un senso d'indeterminatezza
Capys: compagno di Enea (I 183 IX all·espressione. Cf. Tuo., p. 330; KUu. l •
576 X 145). ritenuto fondatore di Capua p. 717. - praecipitare - flammis: al
(X 145. cf. anche LIV., IV 37, 1), da que alcuni con SAIlIJ. 3 dànno un valore
non confondere con Capi discendente copulativo e per 1zysteron proter011 spie-
di Enea e re di Alba Longa (VI 768, cf. gano « bmciarlo accendendovi sotto il
anche LIV., I 3, 8). ~ et - menti: fuoco e gettarlo in mare", ma LE. a
et illi quorum menti (quorum menti = ragione obietta che praecipitare, appro-
quibus) meZior sententia erat: « e co- priato per una mole. non lo è altret-
loro che erano dotati di una maggiore tanto per le ceneri che sarebbe stato
saggezza ". inutile gettare nel mare. Altri, tra cui
36. pelago: in pelagus DAN. Con i Gass. e PA., piu giustamente dànno al
verbi di movimento, frequentemente que il valore di ve, leggermente di-
nella lingua poetica, talvolta nella pro- sgiuntiva; cf. PRISC.. III, p. 115, 6 ss.
sa tarda, piu raramente in quella clas- KeiI: 'que .... non solum copulativa,
sica, il termine di luogo, reale o metp- sed etiam disizlHctiva hzvenitur,ut Vir-
forico, a cui è diretta l'azione del sogg., gilius in II Aeneidos 'Aut... flammis',
è indicato col dat.; la costmz., non I que' pro 've '; in tal caso la con-
estranea allo spirito della lingua latina giunz. indica la scelta tra due azioni:
e affine al dato di scopo, è stata favo- « gettarlo in mare" ovvero « bruciar-
rita nella sua diffusione dall'influsso lo", che in fondo sono simili, perché
greco (gr. Oeoi:~ xei:pC1.~ u,vExew, ecc.). Cf. comportano ugualmente distruzione. Si
KUU;I, p. 320. Pelagus (traslitterazione ricordi anche che DAN. avverte: antiqua
del gr. '1tEÀC1.YO~). poetico e della prosa exemplaria I ve ' fzabere inveniuntur. La
imperiale, dalla rado p(e)lag (cf. lat. forte alternativa, espressa da aut... aut,
ENEIDE II 15
stato lapidato il sacerdote di Nettuno, scnso causale. Cf. V 465: quae tanta
per non aver saputo impcdire l'arrivo animull'l dementia cepit? IX 601. ec/.
dei Greci, allorché si credette che essi 2,69.
fossero partiti, fu scelto per un solenne 43 s. creditis Danaum (-arum
sacrificio di ringraziamento al dio del cf. n. v. 14): «siete proprio con-
mare il sacerdote di Apollo Timbreo, vinti che il nemico si sia allon-
Laocoonte; questi, avendo commesso tanato o vi illudete che qualche dono
una profanazione ante simulacrum nu- dei Greci sia privo di inganni? ». Si
l1linis cum uxore coeundo (Antiopa sua osservi la differenza tra credere e pu-
DAN.), fu ucciso con i suoi figli dai tare: il primo indica una convinzione
serpenti inviati dal dio. Virgilio, fon- fcrma e obiettiva, il secondo un'opi-
dendo questi vari elementi, ha fatto nione personale, soggettiva. Cf. H. MEN·
di Laocoontc una figura eroica chc GE, Latein. Synonymik, Heidelberg 19595 ,
lotta invano contro i fati ostili alla p. 20. - creditis: la mancanza della
citHl di Troia e « chc intuiscc e saggia particella interrogo è frequente, quando
l'insidia nascosta sotto quella che pare la domanda esprime stupore, risenti·
un'offerta sacra; la sua mano vibra il mento, sdegno, come in Crc., div. II
colpo che doveva esserc la salvazione di 32, 68: censes ante coronam herbae ex·
Troia e riesce invece fatale ai figli e titisse, quam conceptum esse semen?;
a lui insieme: e, dietro a loro, tutto CATULL., 12, 4: hoc salsum esse putas?
un popolo è travolto» FUN.', p. 178. - Cf. KUn.', pp. 501 S. - avectos (seil.
ardens ... decurrit... et procul: la figura esse): avehi è preso in senso mediale
di Laocoonte balza davanti agli occhi ed è detto propriamente dell'allonta-
del lettore in tre aspetti diversi, ma narsi su cocchio o su nave. - hostis
simultanei (pieno di sdegno - corre (-es cf. n. vv. 19 s.): il significato ori-
giu - grida a gran voce da lontano), ginario di IlOstis (dall'idg. *gllOStiS =
che sono ben messi in risalto da DAN.: goto gasts, ted. Gast) era quello di
primw'll iram et cormnotionem animi « straniero »: cf. FEST., p. 102 Lind.:
qtlae vultu ostendittlr... dein celerita· IIOStis aptld antiquos peregrinus dice-
tem corporis, inde voeis magnittulinel':!. batur, et qui mmc IIOStis, perduellio;
Giustamente aggiunge Uss.': « VirgilIO più tardi, quando, per indicare «lo
introduce la concitazione degli affetti straniero », « l'ospite », si usò accanto
nella poesia epica ad un fine dramma- al termine peregrinus quello di hospes,
tico: ciò aveva appreso dai poeti elle- hostis si restrinse a designare «il ne-
nistici e dai \lEW'tEPO~, ma seppe distac- mico pubblico» in opposizione a ini-
carsi anche da questi temperando la micus «il nemico privato ». Cf. anche
drammaticità dell'epica ellenistica con A. GmsELLI, Gramm. e filol., Firenze,
la serenità dell'epica omerica ». - mi- Sansoni, 1961, pp. 135 S. - ulla - Da-
seri... cives: perché ciecamente da sé naum : ordo est I dona Danaum',
stessi si preparano alla loro rovina. II non I dolis Danaum ' SERvo L'agg.
eives, collocato dopo la violenta ram· ul1a, in luogo di aliqua, perché
I
pogna, « qual cosi grande follia» (vi la frase, come la prec. creditis
ha presi, da rendervi tali?), non solo avectos hostis, è interrogo retorica
tempera l'asprezza di miseri e insania, con valore negativo; dona, come
ma rivela anche un senso di solidarietà a V. 49, non è semplice allusione
tra capi e popolo, attirando l'interesse al cavallo (quindi non è plur. poet.),
di quest'ultimo (cf. pure BILL., p. 64). ma, unito ad ul1a, si riferisce generica-
- quae ~ insania (scii. vas cepit): in mente a tutti i doni dei Greci. - Da·
ENEIDE II 17
Daum: sic pwmmtiandum est atque Ioeo. - urbi: in urbem cf. n. v. 36;
sentielUlwll, quasi onmes essent versuti pcr altri è eIat. Ì/1colmnodi.
et insidiosi DON. - sic ~ Ulixes: «cosi 48. Discutibile la punteggiatura di
poco vi è Doto Odisseo? ». L'espressione questo verso. Quella comunemente ac-
diventò proverbi aIe, come è attestato cettata (due punti dopo error) risale a
in un passo della Cena Trinzalcllionis SERV.: distillguendwl1 sane I errar', et
di Petronio (39, 3). A VI 529 l'Itacese è sic dicendwll I equo ne credite, Teucri '.
indicato lzortator scelerwl1 Aeolides. DAN., DON. (cf. DIOM., I, p. 438 Keil) e
45-8. aut... aut... aut: alle tre domande tra i moderni Rwn. interpungono dopo
(creditis ... putatis... sic llOtllS) seguono equo, forse a ragione, poiché: 1) come
tre ipotesi: o nel cavallo sono rinchiusi ai vv. 45 s. (frasi con aut), il verbo
e nascosti guerrieri greci o si tratta trova il suo complemento in un sosto
di una macchina d'assedio o in ogni (inclusi ligno occu/tantur; i11 11ostros
modo vi si nasconde un'insidia. La fabricatast macl1ina muros), cosi qui
conclusione non può essere che una: latet lo troverebbe in equo (per la-
non fidarsi del cavallo. - ligno: per tere con l'abl. cf. X 805: latet aree via·
metonimia = equo, come in Od. VIII tor; HOR., epodo 9, 19: 11aves latellt por-
507: xon.ov 86pu «cavo legno », «caval- tu); 2) la ccsura eftemimere dopo
lo l>. L'abl., con valore locale e stru- equo, preceduta dalla tritemimere dopo
mentale, dipende da inclusi e occul- aliquis, ci sembra più sensibile di quel-
tcmtur, e perciò senza la prep. in. Il la del terzo trocheo dopo error; 3) in
poeta usa ligno, in senso dispregiativo, tutto il discorso, Laocoonte insiste sulla
e non dOlIO v. 44 o simulacro v. 232. slealtà dei nemici; perciò conclude: ne
credite (scii. Graecis) «non vi fidatc
Adfectavit tapillosinl dicC11S 'ligno '; dei Greci »: tale esortazione è raffor·
infirmare enim vult fictam eorum reli- zata dal v. s., che esprime non un
gionem DAN. Per la tapinosis (gr. 't(l,- preconcetto di Laocoonte, ma una in·
'ltEtvWO'Lç) «deprezzamento », «degrada-
contrastabile realtà. ~ aliquis... error
zione» cf. QUINT., VIII 3, 48. - occul- (i. e. dolus SERV.): aliquis, come agg.,
tantur: con valore mediale. ~ Achivi: è di uso frequente: cf., p. es., Crc.,
Acl1aei (gr. 'AX(l,LO(). Gli Achei, cosi chia- Tusc. I 34, 82: aliquis doloro WAG., se-
mati dal mitico capostipite Acheo, in guito da FOlm., CON. e altri, intende
origine risiedevano in Tessaglia, in sé- aliquis = alius quis; al contrario, in
gui to passarono sulla costa settentrio- KUH.', p. 636, 1, aliquis non ha mai il
nale del Peloponneso, che si chiamò senso di alius quis, ma quello di «ir-
Aclzaia. Qui il termine indica i Greci gend ein» (cf. il nostro «qualsiasi»),
in genere. - machina: il cavallo è para- particolarmente nelle enumerazioni. Si
gonato, con anacronismo, ad una di traduca perciò « un inganno qualsiasi l>.
quellc macchine da guerra, dalle quali - ne credite: ne eredideritis, nolite
i Romani dominavano le mura di una credere. L'uso di ne con l'imperat.,
città e ispezionavano l'interno della frequente presso i comici, i poeti augu-
piazza assediata (cf., p. es., CAES., b. G. stei e nella prosa post-classica, deriva
II 30, 3. 31, 1 s.). - muros: cf. n. v. dal greco.
33. - inspectura... ventura: parto fut. 49. quidquid id est: «n'est pas très
con valore finale. - desuper: ex altiore élégant» MAROU., p. 111. L'espressione
18 VIRGILIO
ricorre nella mensa marmorea di Pia- (X 323), spiculum (VII 186), telum (II
cenza (CIL XI 1273: cf. 1009, 2 CE 216); piu raramente falarica (IX 705),
Duch.). « Id è detto in senso forte- lancea (XII 375), sparus (XI 682), sudes
mente indicativo e dispregiativo insie- obustae (XI 894). La stessa varietà è
me: come di cosa, di cui egli senta in Omero. Cf. P. COUISSIN, in Rev. des
ribrezzo moralmente lontana dal par- cours et confér. XXXIII (1932), pp. 561 S.
lante (p~rciò non hoc) « quel coso là », 51. in latus inque... alvom: non è
« quella roba li» RIP.' - timeo - fe- una ripetizione inutile, in quanto che
rentis (-es cf. n. V'I. 19 s.): con valore alvom «( ventre» cf. n. V'I. 29 S. per la
di proverbio come, p. es., É)(OpGiv II.lìwpa desino -om) precisa la zona inferiore del
IìGipa :>coV:>c òvncn!J.a in SOPH., Ai. 665. Cf. fianco, confinante col ventre, la sola
DON.: duplici ex causa adseruit esse che poteva facilmente essere colpita,
metuendum: quod esset hostis insidio- data la forma gigantesca del cavallo,
sus et callidus et quod eo tempore ma- e che del resto per Laocoonte era la
gis cavendus esset quo simulabat boni- zona piu sospetta. Il que ha valore
tatem. «Il verbo, timeo, è nella sua esplicativo, come ai V'I. 469. 480. 512.
energia al primo posto, dove nelle lin- 635. Una precisazione analoga trovasi
gue arioeuropee ab antiquo in forme in VII 499: perque uterum sonitu per-
narrative sta volentieri, specialmente que ilia verzit harundo. Altri, meno be-
nella mossa orazione dell'io: "ho pau- ne, intendono che l'asta penetra prima
ra" ecc.» FUN. 1, p. 337. - et - feren- nel fianco e poi nella cavità intestinale.
tis: «soprattutto quando portano do- PA. rileva nella ripetizione della prep.
ni ». Si osservi il valore intensivo di (in ... inque) una certa forza e nervosità.
et = etiam (gr. %0:0 e per dona cf. n. - feri: ferus, -i (att. Onp, eoI. rpnp), fre-
V'I. 43 s.; C. MVRLEY, in Class. lounl. quente nei poeti, sostituisce il nome
XXII (1927), pp. 658-62, intende « perfi- specifico di un animale, per lo piu
no quando essi fanno le offerte agli selvatico. Qui è detto del cavallo, per
dèi ». metterne meglio in rilievo la mole mo-
50. sic fatus: molto frequente (v. 391 struosa. - curvam compagibus: per
V 72. 351 X 535 ecc.), è traduz. dell'ome- ipallage = curvis trabibus contextam.
rico w~ rpwvn(J'o;~, w~ El1tWV ed è di sapore Compagibus è abI. di limitazione.
enniano (ann. 47 Vah.'): cf. NORD. ad 52. Il verso richiama !'immagine di
V. 190. - validis ingentem: l'unione dei un atleta: la cesura dopo contorsit, di
due agg., anteposti ai sosto cui si rife- ritmo spondiaco, fa vedere Laocoonte
riscono, tipica della tecnica virgiliana ancora teso nello sforzo del lancio e,
(cf. IV 137. 139. 272), esprime mirabil- al tempo stesso, l'attesa degli sguardi
mente lo sforzo e la violenza del lancio che seguono ansiosi il vibrare dell'asta,
con cui Laocoonte vuoI dare l'esempio espresso dalla frequenza della conso-
ai suoi, ut auctor esset temptandi equi nante t nel verso (MAROV., p. 29), fin-
et non tantum verbis verum etiam fac- ché questa non va a conficcarsi nel
to ad audendum ceteros provocaret bersaglio, dove continua a oscillare
DON. Il lancio dell'asta costituisce uno (stetit illa tremens). - contorsit: è piu
dei momenti centrali della narrazione forte di coniecit, ed è propriamente
anche in Qv. SMYRN., XII 388 ss.; detto del lancio delle armi da getto,
TZEIZ., posai. 713. - validis: pro 'ma- donde tormenta « macchine da getto ».
gnis' HEY. - hastam: Virgilio, per - tremens: tremula (cf. hastam... tre-
indicare l'arma da lancio, usa anche I1lentem v. 175), ossia con valore di
cuspis (v. 230), hastile (IX 402), iaculum agg. deverbativo, allo stesso modo in
ENEIDE II 19
67. namque (gr. 'l'cip): più forte di matremne ut miseram lamentantem vi-
nam e trovasi per lo più in principio deam et abiectam (61 Mal.). Cf. ano
di proposizione, a spiegare il concetto che ENN., scen. 276 s. Vah.' - heu:
precedente. - ut: temporale, regge « .oh~mé! » è il grido disperato del pri-
eonstitit e eircumspexit del v. s. - glOlllcro, ben adatto a destare com-
conspectu in medio (scil. Troianorum): mc;zione nella folla; cf. QUINT., IX 2, 9:
« in mezzo agli sguardi» dei Troiani 11llserationis (scil. gratia). È l'inizio del-
su lui convergenti. - turbatus: simu- la brevis oratio, tutta soffusa di una cer-
la di essere turbato, ma in realtà è ~a enfasi teatrale, che DAN. giustamente
sicuro del suo piano, fzdens animi atque mquadra nello schema della retorica
in lltrumqlle paratlls v. 61.- inermis: anti~a: sane quod deflet, ideo ei prima
« senza difesa »; fa sentire il contra-
breVls datur oratio. et est contro-
sto fra il prigioniero apparentemente
smarrito e la folla armata (agmina v. versiae schema... fwc enim exclamatio-
Ile et miseriae auctu benivolum sibi
s.), che lo circonda, in preda alla
furia.
iudicem fecit, querelae autem novitate
68. Verso che « dipinge la lunga oc- attentum. quis enim non cllperet alidi·
chiata in giro, con la sua cadenza re, quo pacto idem homo et Graecis
spondaica» (PASC.), nel quale « i due et Troianis esset invislls?.. fwbet ergo
verbi, constitit e circumspexit, sono benivolentiam et attentionem. - quae
in posizione di rilievo, al principio e mmc ~ accipere: quorsum refugiam?
alla fine del verso, ad esprimere i BEY. Tutti traducono « qual terra ora,
due momenti, dell'arrestarsi e del guar- qual mare - disse - potrebbe acco-
dar lento in giro» Uss.' Si noti che lo gliermi? ». Ma, poiché aequor (da
spondeo nel quinto piede - questo è aequus, -a, -wn) significa qualsiasi su-
l'unico caso del l. Il - di norma è perficie piana, solida o liquida, e il
preceduto da un dattilo nel quarto; poeta vuole contrapporre a tellus qual-
nell'Eneide fanno eccezione III 74 e che cosa d'indefinito e d'immenso, si
VII 634. Cf. L. HAVET - L. DUVAU, Cours potrebbe rendere « qual paese ora, qual
élém. de métr. gr. et lat., Paris 1939', plaga - disse - potrebbe offrirmi
p. 56. - oculis: collocato in cesura, scampo? », dando a aequora un valore
richiama l'attenzione del lettore, pre- indeterminato. - aut ~ restat: consi·
sentandogli un uomo dallo sguardo derando iam come rafforzativo di qllid...
smarrito, in mezzo ad una folla vo- denique e tenendo conto della cesura
ciante, sulla quale doveva far colpo pentemimere, i più traducono: « o che
quell'aria di smarrimento. - Phrygia: più resta infine a me misero? ». Unen-
Troiana, per sineddoche. do invece iam a IIlisero, come sugge-
69-72. Questi versi, intessuti di pa- risce anche la lettura con cesura efte-
role brevi, quasi rotte da singulti, rie- mimere, si può intendere: « o che cosa
cheggiano un passo dell'Andromaca di infine resta a me, ormai senza spe-
Ennio: quo accidam, quo applicem, / ranza di salvezza?» - quid ~ restat:
cui nec arae patriae domi stant (scen. risonanza dell'omerico (Od. V 299): w
88 s. Vah.') e un frammento di C. Gl'ac- l-lOL E'YW oELÀ6ç, "t( \IV l-lOL l-l'l1XLo""tr1. 'Y E\l1]"tr1.L;
ca: quo me miser conferam? quo vor- - restat: sllperest, seguito dal dat.,
tam? in Capitoliumne?... an dOllltlm? come a v. 142 VII 271.
24 VIRGILIO
71 s. Sono una determinazione del 592. 720 XII 949; ENN., amI. 100 Vah.!
pensiero generico, espresso a v. 69; è Per Gass. cum sanguine =: et sangui·
soprattutto l'accenno alla Grecia, co- nem. .
me terra che respinge Sinone, che 73. qua: cuius generis. - conversi
induce naturalmente i Troiani a pre- animi (scii. sunt): bene, quia dixerat
stargli piena fiducia. - cui: mUli cui 'et super ipsi Dardanidae infensi', ut
(dat. incommodi). - neque ... et (gr. ostenderet eos, cum advenienti inlu-
OU1:E ... 1:É): per la correlazione cf., p. es., dere certarent, audito eius gemitu, ad
Cle., Cat. 2, 13, 28: perficiam... ut ne- miserationem esse conversos DAN. -
que bonus quisquam intereat, pauco- conversi: mutati HEY.; esprime la com-
rumque poena vos omnes saevi esse pIeta compartecipazione allo stato in-
possitis (altri esempi in KtJu.', p. 48). felice del prigioniero. - compressus
Nel tradurre, si può anche intendere et: et compressus (scii. est): et pospo-
Ileque ... usquam =: nullus. - Danaos: sto per iperbato (per il quale cf.
cf. n. vv. 5 s. - locus (sciI. est.): « ri- QUINT., VIII 6, 62). Sinone ha cosi
covero », « asilo ». - et: sciI. a quo. - raggiunto lo scopo della sua brevis
super: insuper SERV., come a I 29 V oratio, suscitando la cOl'mniseratio (cf.
482 VII 462 XI 670. - ipsi: « persino ». BILL., p. 44).
Proprio i Troiani non dovrebbero es- 74 S. hortamur - capto: se si fan-
sere cosi crudeli con lui, che si è dato no dipendere da fari le due interrogo
spontaneamente (ultro V. 59) prigio- quo sanguine cretus (scii. sit) quidve
niero, per indicare ad essi una via di ferat e da memoret, retto come fari
salvezza. ~ senza dubbio una forma di da llOrtamur, si fa dipendere quae sit
captatio benevolentiae: Sinone, seguen- fiducia capto, abbiamo: « l'esortiamo a
do il suo disegno, col termine ipsi dire da quale stirpe provenga e che
mira a stimolare la curiosità dei Tro- cosa abbia da farci sapere, e ad espor-
iani (cf. vv. 74 s.). - Dardanidae: Tro- re quali motivi possano ispirare fidu-
iani; non è attrib., come a v. 59, ma cia a lui prigioniero »; cf. SERV.: dicat
sost., come nella maggior parte dei quae tanta sit in captivo fiducia, ut
casi. Capo dei Dardanidi nella guerra audeat dicere 'et super ipsi ' (ovvero
troiana era Enea (Il. II 819 s.). - in- a ricordare qual fiducia si possa avere
fensi: infensus proprie est plus quam nelle parole di lui prigioniero; cf. HXe.:
inimicus SERvo Sinone chiama cosi i quanta ei fides possit haberi). Cosi i
Troiani, perché, rifugiatosi presso di piu. Se invece si fa dipendere quidve
loro fidens animi (v. 61), purtroppo ferat da memoret e si considera quae
non trova l'ospitalità che si attende- come reI. attratto da fiducia, abbiamo:
va. Anche il termine infensi, come ipsi « l'esortiamo a dire da quale stirpe
del v. prec., verrebbe a far parte del- provenga e riferisca che cosa abbia da
la captatio benevolentiae e sonerebbe farci sapere, che possa essere di ga-
quasi come un rimprovero: se li im- ranzia per lui prigioniero »: cosi DAN.,
maginava amici e invece viene accolto parzialmente, e Puee., che chiarisce la
« in maniera ostile ». - poenas sua interpretazione in La parola del
poscunt: « esigono da me pene di passato IX (1954), pp. 431-8. In ambe-
sangue ». Cum sanguine è abI. stru- due i casi, quo sanguine cretus dipende
mentale (altri esempi in KtJH.', p. 510). da fari come a III 608 s.: quis sit fari,
Espressioni analoghe a v. 366 IX 422 XI quo sanguine cretus, / llOrtamur, quae
ENEIDE II 25
troiana, egli collocò il piccolo Telema- ripetuta tre volte) e della doppia sina-
co davanti all'aratro; Odisseo si fermò lefe (-tem/in-, -do/in-) esprime tutta l'a-
rivelando cosi che la sua pazzia era marezza e !'indignazione di Sinone per
finta (AroLLoD., epit. III 7). Ma si ven- la condanna di Palamede, benché in-
dicò sotto le mura di Troia: scritta nocente (insontem concessivo). Il luo-
una lettera, a nome di Priamo, nella go è citato per il pathos da Macrobio
quale questi ringraziava Palamede del (IV 4, 5). - infando indicio: « con
suo tradimento e faceva menzione del- scellerata imputazione» propter aurtlm
la somma di denaro precedentemente clam suppositum SERvo - quia _ ve-
inviatagli, l'affidò a un prigioniero tro- tabat (scil. adversus Troianos): tale
iano, che Odisseo stesso fece ucci- motivo è presentato come vero da Si-
dere; la lettera, trovata sul cadavere, none (perciò vetabat e non vetaret PA.),
fu consegnata ad Agamennone. Odis- ma in realtà è stato inventato da lui,
seo, che frattanto aveva fatto sotter- per ingraziarsi l'animo dei Troiani. In-
rare da servi prezzolati dell'oro nella fatti, osserva DAN.: aliam ob causam
tenda di Palamede, fingendo di pren- Palamedes periit. et bene ad captan-
derne le difese, disse che, se la let- dam circa amicos eius miseriam aditll'z-
tera era vera, il denaro doveva trovarsi gitur, guia pacis auctor fuit. - bella:
nella tenda. E poiché il denaro fu il plur. si potrebbe spiegare per effetto
trovato, Palamede fu cosi ucciso in- della rigida legge che è la metri ne-
fando indicio v. 84: cf. ApOLLOD., epit. cessitas (cf. R. SADDADINI, in Mélanges
III 8; SERvo Per una versione piu ge- P. Thomas, Bruges 1930, pp. 615-7).
nerica cf. schol. STAT., Ach. I 93 s. Spe., 85. demisere (-erzmt cf. n. v. 1) neci:
in Atti Accad. Pontano n. s. VII (1957- HEY. richiama Il. I 3: ljJuxà.ç· ALOL
58), p. 138. - inc1uta - gloria: « la 7tPOLC1.IjJEV. Per il dal. cf. n. v. 36. -
gloria illustre per rinomanza ». L'agg. cassum lumine: « privo della luce del
(cf. gr. XÀEW « celebro» o xMw « ho sole ». La stessa espressione, imitata
fama », donde x}.u't6ç « famoso ») ha una da Stazio (Theb. II 15), si trova già
stretta connessione con fama. L'espres- in LUCR., IV 368 V 719. 757; cf. anche
sione, solenne e ben determinata, con- XI 104: aethere cassis; LUCR., III 562:
trasta con aliquod si forte v. 81. - cassum anima corpus. IV 127 s.: si-
quem: ogg. di demisere neci e di lu- mulacra... / ... cassa... sensu. L'etimo di
gent v. 85. - falsa sub proditione: cassum, riferito a quem v. 83, non è
sub falso crimine proditionis SERvo - sicuro: da careo secondo Prisciano (II,
Pelasgi: in Omero (Il. II 840 s. X 429), p. 485 Keil), seguito da WAL., S. V.;
i Pelasgi sono una popolazione tessa- secondo MEIL, S. V., da careo o da
lica alleata dei Troiani; poi dalla cado, caedo, come lassus da laedo (per
tradiz. furono considerati « come i rap- il fenomeno della geminazione cf.
presentanti della popolazione anterio- QUINT., I 7, 20 e SOM., p. 209). Si veda
re alla venuta dei Greci nelle varie pure DAN.: cassum est quasi quassum
zone della penisola» G. GIANNELLI, Trat- et nifzil continens; nam et vas quas-
tato di Storia greca, Roma, Tummi- sum, quod humorem in se non conti-
nelli, 1948, p. 44. Qui per i Greci in net et est vacuum. - lumine: con va-
genere. lore traslato, come a XII 935: corpus
84. insontem - indicio: l'emistichio spoliatum lwnine; analogamente a VI
con la durezza dell'allitterazione (in- 721: quae Iucis miseris tam clira cu-
4
28 VIRGILIO
pido? (cf. DANTE, Inf. 10, 69: « non fiere scopo di conciliargli la benevolenza
li occhi suoi il dolce lome? »). L'emi- dei Troiani. - in arma... misit: DAN.
stichio cassum lumine lugent esprime annota: est excusatia, quia patri pa-
il rimpianto per l'amico e protettore rendum necessario fuit, ideo ait t Ini-
Palamede, privo ormai della serena sit '. Per l'espressione cf. III 595: ad
luce del giorno e sprofondato nell'Ade Troiam missus in armis. - primis...
tenebroso. ab annis: DAN. dà due interpretazioni:
86-93. Per un diligente esame ritmico aut adolescentiae aut belli. Seguono la
cf. KNIG. 3, p. 50. prima Gass., PA., SADD.', MAc., il FAIR-
86 s. Apodosi del per. ipot. intro- CLOUGII (in Class. Weekly XXVI [1933],
dotto da si forte v. 81, espressa in pp. 150ss.) e Uss.', Aus.; la seconda WUN.,
forma ellittica, e che comunemente si BUR.!, HEY., il MITCIlELL (cf. ibid., p.
fa dipendere da scitote, e quindi: sci- 86). Quelli che accolgono la seconda
tote illi me comitem et... propincum... interpretazione di D,\N. affermano che
patrem... misisse. - illi: il pron., in la prima ipotesi sia in contrasto col
posizione enfatica (cf. PA.), esprime in V. 138, in cui Sinone ricorda i suoi
modo efficace quali e quante speranze dulcis natos; al che, sulla scorta dci
il padre di Sinone aveva fondate su primi, si può obiettare che, come a
Palamede. - comitem - propincum VIII 517 (primis et te miretur ab
(-quum): giustamente Gass. e CON., se- amlis) Evandro dà il figlio Pallante an-
guiti da altri, avvertono che i due cor giovinetto, in qualità di cames,
concetti non sono strettamente coor- ad Enea, cosi nel nostro primis... ab
dinati, perché Sinone fu mandato qua- almis (= a prima iuventute) nulla im-
le co~nes di Palamede, essendo già suo pedisce di credere che Sinone, prima
prOSSImo parente. Si traduca perciò: di partire per la guerra, fosse già
« come compagno di armi me per di sposato e con figli; si potrebbe anche
più congiunto di sangue ». D~ notare aggiungere che i dulcis natos siano
l'allitterazione e il valore intenso di et. un'altra delle sue menzogne dette solo
Cames (originariamente *com-it-s *co- per accrescere la compassione degli
mis, . da cum e eo, in séguito ~omes ascoltatori; infatti ai vv. 137 s., tra le
per mflusso di eques, miles) è simile persone care, Sinone ricorda la patria,
per la forma e il senso al gr. O'vvoooç; i figli, il padre, ma non la moglie,
p~i, preso il valore del gr. È1:aipoç, è co- che Odisseo invece ricorda sempre
lt~I che accompagna spesso un supe- accanto al figlio, al padre e alla
no~e (cf. ULP., in Dig. XLVII 10, 15, 16: patria. A nostro parere, le due in-
qlll frequentandi cuiusque causa ut se- terpretazioni si identificano, perché, an-
queretur destinatus in publico priva- che a voler ammettere l'esistenza dei
toque abductus fuerit). Cf. anche SaM., dulcis natos, si potrebbe intendere che
pp. 143 e 364. - pauper: con valore Sinone, al momento della cattura, iuve-
causale; l!aec enim fuerat causa miti- nem V. 57, quindi sulla trentina, sia
( tandi, ut Terentius (Ad. 384 s.): t quom partito per Troia intorno ai vénti an-
hic egens I profugiet aliquo milita- ni, età in cui poteva già avere dei figli.
tllm' SERVo Anche Achemenide era an- 88-90. dum - regno (= regia aucto-
dato a Troia per la povertà del padre ritate Gass.) incolumis: « finché (Pala-
(III 614 s.: Troiam genitore Adamasto I mede) si mantenne saldo nella sua au-
paupere... profectus). Tale povertà, se torità regale» - dum: quamdiu HIlY.
per Achemenide era una dura realtà, - stabat regno: stare dicuntur qui flo-
per Sinone è una finzione che ha lo rent rebus prosperis, auctoritate, opi.
ENEIDE II 29
nel loro essere e nella loro persona- esprime l'interno struggersi dell'infeli-
lità. Si ricordi la risposta di Achille ce, come secum riferito a Orfeo in
ad Odisseo (Od. XI 487 ss.): egli vor- georg. IV 465: solo in litore secum. Cf.
rebbe essere di condizione servile sul- gr. [.lE'ttX <JlPEO"L\I, È\ll OU[.llii.
la terra, piuttosto che regnare sui 94 S. nec tacui: il perE., dopo gl'im-
morti. Con l'espressione virgiliana è perf. iterativi trahebam e indignabar,
stata integrata l'iscrizione del cimite· esprime l'esplosione improvvisa dell'ira
ro di S. Valentino sulla via Flaminia: a lungo repressa. Si noti il valore en-
[sup]eris concessit ab or[is] cf. 845, 2 fatico di nec, in luogo di non. - de·
CnR. Die. - adllictus: quia amicum mens: « folIe, pazzo che io fui »; ni·
perdiderit DAN. Per la topica della Inius dolor tantum potuit, ut me fecis·
commiseratio cf. Auct. ad FIer. II.31, set insanum DON. Cf. l'omerico \ll]1tLOç
50: misericordia commovebitur audito· di Od. I 8. - et: at vero, sed; dopo
ribus, si variam fortunarum commuta- nec tacui. ci aspetteremmo, invece di
tionem dicemus, si ostendemus,in qui- et, una congiunz. avversativa. Cf. Crc.,
bus commodis fuerimus quibusque in fam. X 1, 4: Furnium... a te fieri... nec
incommodis simus, comparatione; ana- miror et gaudeo. - me: da unire a
logamente QUINT., VII, 23. Cf. pure promisi ultorem V. 96. - fors - re·
DANTE, Inf. S, 121 sS.: « nessun maggior meassem: protasi del per. ipot. di II
dolore / che ricordarsi del tempo fe- tipo, dipendente dal perf. promisi, la
lice / nelIa miseria ». - vitam - cui apodosi è costituita da me... ultorem
trahebam: in contrapposizione al ri- (sciI. futurum esse: l'ellissi del verbo
cordo del tempo felice in cui godé è avvertita anche da DAN.: deest 'futu·
fama e onore (v. 89), Sinone rievoca la rum 'l. - si qua: accresce il concetto
vita trascinata stentatamente nella so- di fors, perché, come chiosa SERV.: est
litudine e nel pianto. Trahere, riferito et bona et mala. - qua: aliqua; dopo
all'esistenza, saepe de iis dicitur qui si ipotetico è possibile però l'uso di
misere vivU11t et quasi inviti (FORCEL- aliquis, soprattutto quando vi è un'al·
LINr, Lexic. tot. Latin.). Un'immagine tra ipotetica di senso contrario. Cf.
simile abbiamo in greco con EÀ.XEW: cf. Lrv., XXIV 8, 15: create consulem T.
EUR., Or. 205 sS.: aya[.loç / ... a'tEX\lOç... / Otacilium, non dico, si omnia haec,
[.lEÀ.EOç Èç 'tO\l atE\I EÀ.XW xp6\1o\l. sed si aliquid eorum rei publicae
93.. La durezza della duplice sinalefe praestitit; inoltre Crc., fam. IV 8, 2 (cf.
(sum/in, cum/in) ritrae efficacemente Tno., p. 194). - tulisset: in senso as-
il dolore e lo sdegno da cui Sinone si soluto, come a v. 34. CE. ENN., anno
sente preso per la triste sorte toccata 197 s. Vah.': quidve ferat Fors / virtu-
a Palamede; da notare inoltre il forte te experiamur; Crc., Att. VII 14, 3:
rilievo dato alI'innocenza dcII'amico ut fors tulerit. - remeassem: accen-
con la colIocazione del qualificante tua non solo il senso d'accorata no-
insontis in cesura (cf. n. v. 53). - ca- stalgia da cui è pervaso tutto il verso,
(
sum... indignabar: indignor (cf. anche ma anche \il lungo travaglio cui Si-
n. V. 31), si usa generalmente con l'ac- none andrCRe soggetto, ove mai (um-
cus. della cosa. piu di rado con quelIo quam) gli fosse concesso il navigare
di persona, talvolta con de + abI. Cf. verso la patria. Lo stesso senso si av-
Crc., inv. I 17, 24: ea, quae indignen- verte a XI 792 s.: dum... pestis / pulsa
tur adversarii...; LUCR., III 870: se... cadat, patrias remeabo... urbes; STAT.,
indignarier ipsum; Crc., Qu. Rosc. 2, 5: silv. III S, 12 s.: anne quod Euboicos...
ait me indignari de tabulis. - mecum: remeare penatis / auguror... ? - ad Ar·
ENEIDE II 31
ché i Troiani conoscevano l'astuzia gre- 6Xì..nì.otrn XÉÌ.EVOV / a1t-CEcrOa:t Vl]wv ilo'
ca, ma non pensavano che essa giun- éì.XÉI1EV Et.; aì.a: OLa:V, / OUPOU'; -c' Él;ExciOa:tpov'
gesse a tanto. - artis... Pelasgae: u.\i-c'i} o' Oupa:VÒV ~XEV / O'LXa:OE tE(.lÉVWV· imò
« dell'astuzia dei Greci». Ars, come il o' UPEOV ~p(.la:-ca: Vl]WV
vv, 149-54. Anche
gr. -cÉxvl], è vox media e può signifi- in altra occasione - perciò il saepe
care sia « abilità o destrezza» sia del V. 108 non è, pensa Uss. 2,. solo
« astuzia o inganno»; qui, nel secondo « un'amplificazione piena di artificIO» ~
senso, come più volte in Virgilio (vv. e cioè quando i Troiani respingo~o l
152. 195 I 657 VII 477), Terenzio Greci fin sotto le navi (VIII pass llrz ),
(flaut. 366: arte tractabat virll1n), Li- Agamennone scoraggiato ricorre alle
vio (II 51, 5: capti... eadem arte sunt, stesse parole usate a II 140 s., per
qua ceperant Fabios). L'espressione proporre effettivamente la fuga: qJEUYO'
ars Pelasga, ripetuta anche a v. 152, (.lEV "ùV Vl]vcrt <;>tì.l]V É.; 1ta:-cPLOa: ya:La:V' / OV
era proverbiale come Graeca fides yàp ~-Ct TPOLl]V a:tpncrO(.lEV Eupvciyvta:v IX
(PLAUT., Asin. 199). Per Pelasgae cf. n. 27 s. Un accenno alla fuga dei Greci
vv. 81-3. si legge anche in OV., met. XIII 216 s.:
107. prosequitur: « continua ", « pro.- ecce [ovis monitu, deceptus imagin~
segue». - pavitans: da pavitare, poe- somni, / rex iubet incepti curam. dz-
tico e post-classico; apparentemente mittere belli. L'affermazione di Szno-
spaventato, come ne è prova l'abI. ficto ne invece è falsa secondo DON.: men-
pectore che segue sùbito dopo. Anche dacill1n cum arg;zmento quo credibile
precedentemente Sinone ha finto di videri potzzisset qZlOd dicebat. para-
essere spaventato (v. 67), ma in realtà verzmt, inquit, saepe reditzlnz:. hoc
egli è sempre fidens animi (v. 61). Ben lalsum luerat. - saepe: correlativo a
chiosa DAN.: simulans se pavere. et saepe del v. 110: « più volte... più vol-
non tam propter mortem: nam erit te»; i due avv. sono separati dalla
illi contrarium l iamdudum sumite poe. interruzione, quasi parentetica, d'i~
nas ': sed ut videretur cum timore ci- tonazione ottativa: fecissentque utz-
vium suorum consilia vel secreta pa- /Zam! V. 110. - Danai: cf. n. vv. 5 s. -
tetacere. - ficto pectore: animo sub· Troia... reHcta: «abbandonando Troia».
dolo Goss. Il contrario in ClC., Lael. Cf. ClC" Acad. I 2, 5: nulla arte adhi·
26, 97: in qua nisi, ut dicitur, apertum bita... disputant; LlV., I 34, 2: Arrzll1s
pectus videas... nihil fidum... habeas. prior quam pater moritur uxore gra·
108 s. Niente impedisce di credere vida relicta. Non di rado il parto perf.
che i Greci, nel corso di dieci anni di latino, come il parto dell'aor. greco,
assedio, a causa delle continue diIn- viene usato senza riguardo alla suc·
coltà, abbiano spesso pensato al ri- cessione dei tempi e quindi fa le veci
torno in patria; e ne abbiamo prove del parto preso passivo, che in latino
nell'Iliade. Nel 1. II, dopo che Aga- manca, ma non in greco. Cf. anche
mennone, per saggiare il morale dei vv. 413. 563. 721 IV 589 S. V 113 IX 565;
combattenti (vv. 73 s.), d'accordo con CL. M. C. KNlGHT, in Americ. Journ.
i duci (v. 75) simula di proporre la Philol. XLII (1921), pp. 260 ss.; per al·
fuga (vv. 140 s.) - solo a quest'ultimo tri esempi KUII.', pp. 757 sS. - cupiere
luogo rimandano SERVo e DAN. - il reHcta: per l'incontro delle due sillabe
popolo esultante di gioia accorre alle (-re/re-), cf. n. V. 27. - cupiere (-erunt
navi: ili.; -CWV 1tiicr' u.yopi) XIVnOl], -cot o' cf. n. V. 1): perfectum consuetudi/Zis,
ciÀ.a:ì.l]-c0 / viia:.; ~1t' ÉcrcrEuov-cO, 1tOOWV o' che RONC., p. 80, più esattamente chia-
U1tÉVEpOE XOVLl] / tcr-ca:-c' U.EtPO(.lÉVl]· -cot o' ma « perfetto dell'azione complessiva »;
ENEIDE Il
35
36 VIRGILIO
risulta dai poemi omerici. Meglio in- colo di Delfi: Gallus et Galla, Graecus
tendere primum = initio rei (cf. XII et Graeca in foro bovario sub terram
114, dove primum = initio diei) e tra· vivi demissi sunt in locUln saxo
durre: « quando al principio (dell'im- consaeptwn, iam ante llOstiis humanis,
presa) ... giungeste a (questi) lidi tro- minime Romano sacro, inbutum (LIv.,
iani ». Si osservi il forte rilievo dato XXII 57, 6). Del resto l'uso di placare
al qualificante Iliacas dalla colloca· la divinità con sacrifici umani, abitua-
zione in cesura (cf. n. v. 53). - Danai: le nelle religioni primitive, sembra sia
cf. n. vv. 5 s. - sanguine: la ripeti· stato praticato anche nella più antica
zione di sanguine (anafora), all'inizio religione romana. Cf. J. TOUTAIN, sa-
del verso, inquadra in un'atmosfera crificium, in DAREMIlERG-SAGLIO, pp. 973·
d'orrore il responso dell'oracolo, terri- 80. - volgi: ." ad auris (-es cf. n. vv.
ficante invenzione di Sinone. Per que· 19 s.): « agli orecchi della moltitudi-
sta tecnica cf. G. E. S. HEi\DUM, in ne », la quale è per sua natura più
Class. Rev. XXXIV (1920), pp. 23-6. - impressionabile; collocato in cesura e
quaerendi (sciI. sunt) reditus: « bisogna prima del quae (= et llaec), volgi ac-
procacciarsi il ritorno »; PA. avvicina quista particolare rilievo. - vox: cf.
quaerendi a quaestus, -us « guadagno ». dicta V. 115. - ut: temporale.
Reditus, plur. poetico; alcuni lo spie- 120 S. obstipuere (-erunt cf. n. v. 1)
gano col fatto che i singoli prìncipi animi: omnes e11im credidertmt se pe-
greci non effettuarono insieme i viaggi rire posse, antequam unus esset de-
di ritorno in patria, cantati nei N60"'t"OL; lectus DAN. Le stesse parole ricorrono
il ritorno piu avventuroso fu quello di a V 404. - gelidus - tremar: ed I(
incommodi) - parent: il luogo è con- georg. III 491 IV 387. 392. In cesura,
troverso per la struttura grammati- vatem acquista particolare efficacia,
cale, ma chiaro ne è il significato: perché è proprio su Calcante, il sa-
metuunt omnes de se quisque, cum cerdote, !'ispirato, il conoscitore dei
cui moriendum sit nesciant Gass. Fata segreti divini, che Odisseo fa pesare
è inteso come sogg. o come ogg, La la responsabilità della scelta. - Cal-
chiosa di SERV.: cui praeparent mor- chanta: traslitterazione del gr. Kaì.-
tem dà luogo a duplice interpretazio- xuv't"a, di cui si hanno frequenti esem-
ne: si può intendere infatti sia cui fata pi (VII 91. 312: Acheronta. VIII 515.
praeparent mortem sia cui praeparent 575: Pallanta. eel. 1, 5. 9, 22: Amaryl-
fata (== mortem), con l'ellissi del sogg. lida. georg. II 494: Pana), secondo la
(o oracula v. 114 o dicta v. 115 o om- tendenza invalsa nella lingua dotta, nel-
nes per PASCo o Ulixes e Calchas per l'epoca in cui i contatti con la cul-
USS.'); per fatum == mors, fìnis cf., per tura ellenica erano molto stretti. Cf. V.
es., CIC., Brut. 96, 328: Hortensi vox PISANI, Gramm. lat. storo e compar.,
exstirlCta fato suo est. La maggior par- Torino, Rosenberg e Sellier, 1952, p.
te degli studiosi moderni, intendendo 178. Per le facoltà divinatorie di Cal-
fata come sogg., integra: cui fata pa- cante cf. n. v. 100.
rent (id ut eius anima litetur HEY.; hoc 123. protrahit: «lo trascina" quasi
SADD.'; mortem o necem Uss.', il quale nolel1tem DAN. Cf. STAT., Ach. I 493:
accoglie fata == responsa di DAN.). increpitans magno vatem Calchanta tu-
Quest'ultima interpretazione sembra la multu. Anche in EUR., Iph. A. 528 sS. si
piu attendibile, anche perché confer- rivelano le qualità demagogiche di O-
mata da espressioni consimili in Luc., disseo. Nella commedia recitata da Si-
II 68: 1/lOtuS... fata parabant. VI 783: none, s'inserisce quest'altra, non me-
quid fata pararent. Inoltre Gass., non no tragica, recitata da Odisseo, il
escludendo le interpretazioni accenna- quale vorrebbe presentare Calcante
te, ne propone una nuova: cui fata pa- restio a parlare, quasi per farlo appa-
rent, relativa del sego quem poscat rire costretto a dare l'odioso respon-
Apollo. Arbitrario l'emendamento di so: in realtà l'I tacese e l'indovino era-
BUR.', accolto dal MADVIG, in Adv. crit., no d'accordo (cf. V. 129). - in medios
II, p. 34: cui fata paret (sciI. Apollo); (sciI. Graecos): con valore predicativo.
non consona al testo l'antitesi riportata - quae - divom (-orum cf. n. V. 14):
da DAN.: sunt qui ita dividant: ( cui fata si chiede a Calcante con insistenza
parent' vitam, t quem poscat Apollo', (flagitat v. 124) di precisare quale
ut moriatur (<< chi i fati destinino alla (quae) sia la vittima (anima... / Argolica
vita, chi invece Apollo condanni a vv. 118 s.), designata dalla volontà de-
morte »). Semplicistica la soluzione di gli dèi (numirw divom). Per la locu-
CII. S. PIILaRATos, in 'AO'l]v<i LV (1951), zione mllnina divom, che ricorre an-
pp. 273-82, il quale, dando a fata l'ac- che a IV 204, v. la tavola marmorea di
cezione di «morte ", intende cui fata S. Cassiano presso Antibes (CIL XII
parent == cui fata parentur o se parent 213: cf. 579, 4 CE BUch.). - numina:
«per chi si prepari la morte ». Per numen (quasi nutus dei ac potestas
fata cf. n. v. 13. dicitur FEST., p. 178 Lind.) da *nuo
122. hic: «a questo punto », «allo- (gr. VEU0J « fo cenno "), nell'età repubbli-
ra ». - Ithacus: cf. n. v. 104. - va- cana, indica prevalentemente «volontà
tem: qui nel significato di «profeta », divina", favorevole o avversa, «potere
« indovino », come a III 246 V 524. degli dèi", come qui (cf. CATULL., 64,
VIRGILIO
40
204; CIC., div. I 53, 120); nel~'età au- Sibylla; Trn., III 4, 77: vera cammt
gustea, accanto a questa accezIOne ~III sacris oracula templis), qui è detto
359 XI 901; Dv., met. VI 44), acqUIsta delle comuni previsioni umane, come
anche il senso concreto di « divinità ", in CIC., Sesto 21, 47: non lzaec... a me...
« immagine sacra" (vv. 178. 183 III 634; tamquam fata... canebantur? - artifi-
LIV., I 21, 1), estesosi largamente nel- cis: Odisseo, detto scelerum inventar
l'età imperiale (TAC., anno I lO, 6; v. 164, IlOrtator scelerwn VI 529; Dv.,
PLIN. pan. 35, 4). Il termine ha tut- met. XIII 45. - taciti: «senza dir
tavia' anche un senso non religioso, nulla" PASC.; « nell'intimo del loro ani-
per indicare la forza delle cose natu- mo ". Cf. PLAUT., Epid. 651: quod boni
rali (LUCR., IV 179), la potenza degli est, id tacitus taceas tute tecwn et
uomini (LIV., VII 30, 20), l'autorità gaudeas. - ventura videbant: « vede-
della storia (PLIN., ep. IX 27, 1). vano chiaramente quel che sarebbe avo
124 S. All'irruenza con cui Odisseo venuto ». Video indica qualche cosa di
trascina Calcante nel mezzo dell'assem- certo, d'inequivocabile.
blea (vv. 122 ss.) si contrappongono i 126. bis - dies: la perifrasi bis qui-
discorsi prudenti e il bisbigliare som- nos, più efficace di decem, indica il
messo di coloro che avevano compreso lento scorrere dci giorni; l'uso del-
il malvagio piano dell'Itacese: improv- l'indicazione numerica per mezzo del
visamente qui si abbassa il tono del moltiplicativo, seguito dal distributivo
discorso, che ha qualche cosa di ter- o dal cardinale, è frequente in Virgi-
rificante, dato soprattutto dall' 0!10to'tÉ- lio (cf. I 381 IX 161 XI 133 XII 163) e
).EV'tOV (canebant/videbant) e dalle va- nel linguaggio poetico in genere. Il ta- 'J-
rie allitterazioni dei due versi. - mulo cere per si lungo tempo, secondo D,\N.,
ti... canebant... et taciti... videbant: non accresce l'autorità e la credibilità del
facile l'interpretazione per la forte ano responso che darà Calcante (auctorita-
titesi tra canebant e taciti videbant. tis quaerendae gratia, llt sit à.~t01tLO''tLct
SERvo chiosa: t multi ': bis intellegen- eius qui invitus diceret). « Questo ter-
dum, id est multi videbant taciti, multi giversare - osserva RosT. - era fre-
etiam dicebant. Meglio Sm., SAnn. 3 e quente negli indovini ". Anche l'indovi-
Pucc. che intendono et (== alii) corre- no Melampo tace per diversi giorni:
lativo di multi, come, per es., a ecl. cf. STAT., Theb. III 574: bissenos pre-
1 64 ss.: alii... ibimus Afros / pars lnit ora dies. - ille: sinistramente en-
Scythiam et (== alii)... veniemus Oaxen fatico « quel malvagio ". - tectus: già
/ et (== alii) ... Eritannos. Allettante la SERvo spiega in due modi: o « appar-
soluzione et == aut; artificiosa l'inter- tato dalla folla» (aut 11lultitudil1i se
pretazione di chi vede qui un VO''tEPOV subtrahens) o « celando i suoi dise-
1tPO'tEPOV, intendendo: multi taciti vi- gni» (aut tegens consiliu11l suwn); ma,
debant ventura et canebant... scelus. - poiché dal v. S. si rileva che Calcante
crudele... artificis scelus: « la trama non vuole enunciare voce sua « con
scellerata di quell'artefice (di frodi)", la sua bocca» - si noti la forza di
di Odisseo cioè, detto a v. 164 scele· sua in cesura - il nome del desti-
rum inventar. L'espressione artificis nato, o per coscienza dell'orrendo com-
scelus ricorre anche a XI 407. - cane- pito affidatogli o per paura dell'odio
bant: « predicevano". Canere, usato che si sarebbe attirato - ed è pro-
per i responsi degli oracoli, in quanto prio questa ritrosia a parlare che crea
che essi erano dati in versi o in prosa intorno all'indovino un alone di veri-
ritmica (cf. III 444: fata canit, sciI. dicità e austerità - preferiamo inten-
ENEIDE II 41
dere con DAN. teetus = eautus « guar- est. XI 151: et via vix tandem voc!
dingo », {( prudente »: cf. Crc., Deiot. laxata dolore est. Cf. TER., Andr. 470;
6, 16: quis eonsidemtior illo, quis Cre., film. III 9, 1. - magnis... clamo-
teetior, quis prudentior? CON., non ribus: richiama magno... tUlnultu del
escludendo il significato da noi accet- V. 122. Prevalente nel verso l'agitarsi
tato, prende in considerazione la si- incomposto di Odisseo, accentuato dal-
tuazione analoga di Melampo, testé ri- Ia posizione in cesura di Inagnis e dal-
cordato (cf. STA'f., Tileb. III 571 s.: Ia collocazione in fine di verso non del
atra / sede tegi, et... clausus. 623: eli- qualificato clamoribus, ma di actlls che
cior tel1ebris), e avvalora l'interpreta- rappresenta il risultato della violenza
zione letterale, data a tectus {{ chiuso dell'Itacese. - Ithaci: cf. n. V. 104. -
nella tenda» da HEN., sulla scorta di composito: ut cOlnpositum erat « d'in-
VII 600: saepsit se tectis (sciI. Lati- tesa », {( come si erano accordati ».
I111S). 619: eaecis se cOlldidit wllbris L'uso dell'abI. ass. impersonale, in luo-
e di SOPII., Ded. t. 320: /i.qJEç [J.' Èç otxo\Jç go di una proposizione subordinata (cf.
ITiresia, rifiutandosi di parlare, prega alldito = postqllam allditllm est), già
Edipo: ({ rimandami a casa »). - recu- dell'epoca arcaica (PLAUT., Amph. 658:
sat: seguito dagli inf. prodere e oppo- optato; TER., Andr. 807: allspicato) e
nere. Dopo recuso, come dopo gli altri non comune nell'età ciceroniana, divie-
verba impediel1di e recusandi, oltre a ne frequente nel periodo imperiale. Cf.
ne, qUil1, quominlls e il cong., si trova, KUH. 1, pp. 777 S. - rumpit vocem (sciI.
secondo il similare costrutto greco, pectore; cf. III 246: rWllpit... pectore
l'inf., soprattutto quando la frase è vocem. XI 377: rumpit... pectore voces):
negativa o interrogo di senso negativo erwnpit, emittit vocem. La stessa im-
(per es., Crc., Nlil. 8, 8, 25: privatus magine in greco: EUR., Supp. 710:
esse 1'1011 recllso). In Virgilio recuso gPP'lJ~E... C1.VODV; HEROD., I 85, 4: EPP'lJ~E
con l'inf. si trova anche ai vv. 607. 704 'p0NDV. Che l'espressione muova pcr
X 297 XI 437. Cf. anche KREllS-SeHMALz, contrariwll, come chiosa SERV., perché
Al1tibarb. der lat. Sprache, Basel 1907', vocem rmnpere dovrebbe significare
s. V. {{ tacere », dato che silentiwll rllmpere
127. prodere: est il1 publicwll edere significa « parlare", non è aITatto con-
quis destil1atus sit Goss. - quemquam: vincente. SAIlB.'·' conserva la 1ez. rllpit,
invece di aliqllem, perché recusat im- data da M e la giustifica con III
plica un concetto negativo. - aut: et, 245 s.: cOlls~dit... Celaeno / ... rwnpit-
non, come è stato notato, per il va- qlle... vocem e VI 193: adgnovit avis
lore negativo di recusat, ma perché laetusque precatllr, dove si trovano
aut, in séguito all'indebolimento in vel egualmente un perf. e un pres., ma
(ve), acquista un senso molto vicino per la difesa di rWllpit, tràdito da P,
a et. Cf. Uips.', p. 198; BAss.', p. 112. - 1, "(, SERV., DON., accolto da Hm. ~
opponere (= obicere, destinare D,m.) GOEL., si veda Puee.: « la presenza di
morti: epesegesi di prodere. un perfetto incuneato cosi nell'ultimo
128 s. vix tandem... rumpit vocem: verso e prima che sia terminata la
{( finalmente a stento parla ». Vix tal1- serie dei presenti storici... non si può
dem, non ridondante, denota che l'azio- giustificare ». - destinat: piu che il
ne si attua dopo un certo tempo e a senso di designare WAG., ha quello pre-
fatica, tra l'attesa generale degli ascol- gnante di damnare CON., evidente in
tatori, Analoga situazione si ha a V LIv., II 54 4: infulis velatos ad mor-
178: fundo vix tandem redditus imo ten! desti;tari; identico costrutto in
','
I VIRGILIO
42
VAL. FL., II 484: crudelis scopulis me mente acconsente volentieri a ciò che
destina t urna. Per il dato arae cf. n. viene operato da Odisseo ». A PA. si
v. 36. associa Uss. 2
130. adsensere (-ertmt cf. n. v. 1) om- 132. iamque... aderat: in questo emi-
nes: sempre vile ed amorfa la folla stichio si avverte una movenza epica,
che, nel suo opaco egoismo, qui libera data da iamque iniziale e accresciuta
finalmente da ogni sorta d'incubo, è dalla cesura tritemimere ed eftemime-
pronta e concorde a gridare il cruci- re. La stessa solennità a III 521 VIII
fige addosso a chi è stato definitiva- 585 XI 100. A tutto il verso si può ac-
mente segnato dalla sventura; e Sino- costare il dantesco: «già eran desti, e
ne lamenta la mancanza di solidarietà l'ora s'appressava» (hlf. 33, 43). - dies:
e quasi di affratellamento che si aspet- superfluo osservare con altri che il
tava nel momento della sventura. Per genere femm. sia dovuto al motivo che
l'armonia dell'inizio del verso cf. con- qui indica il giorno preciso del sacri-
ticuere omnes v. 1. - timebat: a ri- ficio. Dies, al plur. sempre masch., al
gore « aveva temuto» (timuerat FOIill.), sing. è di genere comune, e, sotto
perché i Greci si sentivano ormai tran- quest'ultimo aspetto, è stato oggetto di
quilli (cf. adsensere omnes), ma si può lunghe indagini dal DELBRUcK (in K.
egualmente tradurre « temeva »: il ti- BRUGMANN - B. DELBRvcK, Grtmdriss...,
more era stato talmente forte che an- III 1, Strassburg 1893, p. 122), il qua-
cora durava negli animi. L'imperf. di le, riconoscendo il genere masch. come
questo tipo sostituisce un pperf. im- piu antico, attribuisce il femm. all'in-
perfettivo (cf. vv. 471 ss.: qualis ubi flusso di nox, alla serie di articoli in
in lucem coluber... / frigida sub terra GI.: del KRETSCIIMER (I [1909], p. 333),
tumidum quem bruma tegebat (per che invece lo spiega con !'influsso di
texerat) / ... / ... convolvit... terga; VAL. ternpestas e osserva che dies nel ge-
FL., III 9 ss.: oneratque superbis / ltlU- nere femm. significa soprattutto « gior-
neribus primas coniunx Percosia vestes no determinato », in ciò seguito dallo
/ quas dabat (per dederat), come il SKUTSCII (II [1910], p. 377); del
preso dat di IX 266 sostituisce un perf.- WOLTERSTORFF (XII [1923], pp. 112 ss.),
preso (cf. RONc., pp. 64. 57). « Di so- per il quale il genere piu antico è
lito queste anomalie, qualche volta do- quello femm. in base ai confronti con
vute al desiderio di rendere piu vivo nox, FlOra, dies dominica, 'Ì)v.l]pt1.; del
il racconto, san da spiegarsi colla ne- KRlJTSCHMER (ibid., pp. 151 sS. XIII
cessità del metro» MAR. [1924], pp. 101 s.), che respinge que-
131. unlus... conversa (scii. esse) tu- st'ultima tesi, confutata anche dallo
lere (-erunt cf. n. v. 1): piena di ama- ZIMMERMANN (ibid., pp. 79 ss.) in base
rezza la considerazione di Sinone! Do- al confronto con Dies-piter; del WACKER-
po che Calcante ha parlato, tutti ve- NAGEL (XIV [1925], pp. 67 s.), che si
dono con sollievo rivolta alla rovina associa alle conclusioni dello ZIMMER-
di uno solo la disgrazia, che ognuno MANN. Piu convincente è la ricerca del
aveva temuto potesse ricadere sulla FRAENCKEL (VIII [1917], pp. 24 ss.), il
propria testa. HEY. intende conversa quale, avvalendosi della rassegna del
tulere := converterunt; inaccettabile ta- Thesaurus, s. v., nota che il termine
le interpretazione, perché, secondo PA., è masch. anche se indichi «giorno
implicherebbe la totale partecipazione stabilito », come particolarmente pro-
dei Greci al piano di Odisseo, «laddo- vano l'esempio del CIL 198 := l' 583,
ve il popolo non agisce, ma semplice- attribuito al 123 o 122 a. Cr.: ubei ea
ENIJIDE II 43
dies venerit, qua die iusei ertl1'lt ades- matrone (PLAUT., Mil. 791 s.) e dei sup-
se e quello di ClC., domo 17, 45: quarta plicanti (VII 237). - tempora vittae:
sit accusatio trinum mmdinum pro- osserva MAROU., p. 317, che in Virgilio,
dicta die, qua die iudicium sit futu- quando il quinto piede è costituito
rum. In Virgilio - osserva inoltre il da tempora, il sesto, uno spondeo, è
FRAENCKEL (ibid., p. 61) - dies è usato formato da una parola indicante il
al femm., unito ad un agg. di I classe, fogliame o la corona di cui sono cinte
solamente al nomin., e ciò per neces- le tempie.
sità metriche. - mihi: tutti gli edd. 134. eripui: asindetico ed avversa-
moderni lo uniscono a sacra parari; tivo rispetto ai due versi prec.; in
alcuni degli antichi, attesta SERV., lo prosa sarebbe stato introdotto da cum
univano anche ad aderat; tuttavia temporale. Qui CON. osserva un rap-
unus... est sensus SERVo ~ parari: inf. porto logico, ma non grammaticale,
descrittivo (cf. n. vv. 97-9), che ritrae con iamque dies infanda aderat come
efficacemente l'affannarsi per i prepa- a III 356-8: iamque dies altel'que dies
rativi del sacrificio (sacra), di cui nel processit et aurae / vela vocant tu-
v. s. si dànno ta1uni particolari (le lnidoque inflatur carbasus austro: /
salsae fruges e le vittae). Goss. richia- his vatenl adgredior dictis ac talia
ma Dv., met. XIII 454: sensit... sibi quaeso. Cf. DAN.: et est hysteroprote-
fera sacra parari. ron, prius enim erat ut vincula rum-
133. salsae fruges: mola salsa o sem- peret, et sic fugeret, ma il poeta, con
plicemente mola (cf. ecl. 8, 82: sparge fine accorgimento, anticipa il concetto
molam, donde il V. immolare). Mola... contenuto in eripui, perché è il piu
vocatur far tostllln et sale sparsum, importante e il piu impressionante. -
quod eo molito hostiae aspergantur fateor: un altro aspetto della persona-
FEST., p. 141 Lind. Il costume romano, lità di Sinone: con questa sola parola
di spargere sul capo delle vittime fa- egli, simulando un profondo scrupolo
rina abbrustolita, mischiata con sale religioso, prospetta il suo caso di co-
- SERVo aggiunge che ne erano co- scienza, ammette che una colpa sacri-
sparsi anche il fuoco e i coltelli - lega l'ha commessa e vorrebbe quasi
corrisponde a quello dei Greci che attenuarla, quando aggiunge che si è
nei sacrifizi usavano chicchi di orzo sottratto alla morte, non già ad un
(ouÀ.6xu't"G:\ Il. I 449), mescolati con sale. sacrificio (' leto ' non l sacrificio' SERV.).
Inoltre, intorno al capo delle vittime, Sono stati perfidi e scellerati Odisseo
si avvolgevano delle bende (vittae, gr. e Calcante ma la voce di quest'ultimo
O"'t"EI-tI-tG:'t"G: ibid., 14, in ambedue le lin- era quella' degli dèi, e Sinone, pur di
gue è adoperato spesso al plur., per- toccare l'intima religiosità dei Troiani,
ché da esse pendevano due frange: cf. riconosce che, anche se a torto, era
LUCR., I 88: ex utraque pari malarum stato consacrato alla divinWt: perciò
parte): simbolo dell'inviolabilità - vit- egli confessa ai Troiani quasi con ver-
ta, da vieo o da vincio « lego ", talora gogna il suo scrupolo e implora da
è sinonimo di infula, tal altra è usato essi comprensione e pietà. - leto:
per indicare il nastro che fermava l'in- poetico e della lingua elevata. - vin-
fula intorno al capo - oltre che per le cula rupi: ricorre nell'iscrizione da-
vittime (georg. III 486 s.), le bende era- masiana 59, 5 DAM. Fer.: cf. XII 30:
no ornamento degli altari (ecl. 8, 64), vincla omnia rupi. - vincula: solutae
dei sacerdoti (III 63 S. X 538), delle sunt llOstiae: nam piaculum est in
Vestali e delle fanciulle, perché sim- sacrificio aliquid esse religatum SERV.;
bolo di castità (VAL. FL., VIII 6), delle non s'interpreti perciò che Sinone fos-
5
VIRGILIO
44
se stato legato per essere condotto al finché non siano partiti i Greci. Altri,
sacrificio tanto più che il giorno a meno bene, interpretano si forte de-
ciò destinato non era ancora giunto dissent = si forte daturi essent «se
(aderat v. 132). Est intellegendum a avessero avuto intenzione di partire ».
Graecis magis /igatum ante tempus Il tipo dedissent è usato da Virgilio
sacrificii SEIlV., affinché al prigioniero sempre in fine di verso, e il NOUGARill,
fosse precluso ogni tentativo di fuga. in Rev. ét. lat. XXIV (1946), p. 270,
135 s. «e, per tutta la notte, mi ac- ritiene che ciò non è una ricercatezza
quattai in un pantano fangoso, nascosto del poeta, ma un fenomeno naturale,
tra l'erba palustre (in ulva), in attesa dovuto a speciali tipi verbali.
che (i Greci) spiegassero le vele ai 137-40. In questi versi, l'abilità ora-
vènti, se pur fossero riusciti a spie- toria di Sinone giunge all'acme: egli
garle ». L'immagine ricorre in Luc., Il si comporta come un qualsiasi accu-
70: exul /imosa Marius captlt abdidit sato che difende e perora davanti ai
ulva; SEIlV., troppo fantasiosamente, giudici la sua causa, usando tutte le
asserisce che Virgilio, parteggiando per sottigliezze e tutti i mezzi dell'arte
i nobili, voglia rappresentare, sotto la oratoria. Dopo le scene di orrore e di
figura odiosa di Sinone, quella del disperazione, rievocate nei versi prec.,
democratico Mario, fuggiasco a Min- ricorre alla mozione degli affetti e
turno: notandum sane, Vergilium sub sfrutta l'argomento più forte in suo
a/iorum persona causam exsequi no- potere: la sua vita è distrutta;
bi/ium, ut hoc loco Marii: inaccetta- non rivedrà più la patria, né gli es-
bile l'osservazione serviana, tenuto seri a lui più cari, i figli e il padre,
conto del grande amore di Virgilio per e un sospetto terribile attraversa il
gli umili. - obscurus: alcuni, unen- suo animo, che i Greci possano sfo-
dolo a per noctem, per ipallage, in- gare la loro infame vendetta su delle
tendono per noctem obscuram; prefe- creature innocenti. La scena è som-
ribile unirlo con CON. a in ulva, nel- mamente patetica, il tono profonda-
l'accezione di «nascosto », «non vi- mente elegiaco, e Sinone sa bene quan-
sto », come a VI 268: ibant obscuri to sia vulnerabile la pietas dei Troiani,
(<<non visti») e in VAL. FL., Il 193: obscu- che hanno lottato duramente, per di-
ra «< invisibile ») ... funda. ~ si - de- fendere la patria, e hanno pianto at-
dissent: si forte dare potuissent. Cf. torno ai figli e agli amici più valorosi,
DAN.: id est quia iam sci re non po- caduti davanti alle mura di Troia.
terat, quid facturi essent, cmn ipse 137 s. Per la tecnica della perora-
fugisset. Sinone, proseguendo con la zione cf., oltre Crc., inv. I 55, 107. 109;
consumata esperienza di ingannatore, QUINT., VI l, 23 s.: plurimum tamen
rivive il momento drammatico dell'at- valet miseratio, quae iudicem non
tesa sfibrante nella palude: il suo ani- flecti tantum cogit sed motmn quoque
mo è oppresso dal dubbio angoscioso animi sui lacrimis confiteri... Affert...
che, essendo fuggito lui, vittima de- momentum... et aetas... et pignora: lì-
stinata a rendere propizi gli dèi, possa beri, dico, et parentes et propinqui.
essere stata sospesa la partenza -- an- Anche in Il. XXIV 466 s., Ermete, in
che qui conferma la sua fede nella veste quasi di maestro di eloquenza,
veridicità dell'oracolo (vv. 118 s.) -- e suggerisce aPriamo: 1W.( 1-\\\1 Ù1tÈp 1tGt'tpòç
dall'altro dubbio, non meno atroce, xat 1-\1]'tEPOç 'Ìlux6I-\o~o / ).,(O'O'EO xGtt 'tExEOç, tva
che possa essere rintracciato e che ot o-ìN OUI-\ÒV 6p(vUç. ~ mihi: sciI. est. -
non gli bastino le forze per resistere, antiquam: non nel senso di caram
ENEIDE II 45
SERV., seguito da CON., il quale richia- bus... si, quid nostris parentibus, libe-
ma SOPII., Oed. t. 1394 s.: 'tà 'lt(hp~a; / ris, ceteris necessariis casurwn sit
My(p 1ta;),.a;~à CWl-wO'... Si badi che il propter nostras calanzitates aperiemus,
mostrare ancora amore per la patria et sinzul ostendemus illorum nos so-
poteva alienare a Sinone la simpatia /itllCline et miseria, non nostris in-
degli uditori, e sarebbe stato in con- commodis dolere; cf. QUINT., VI l, 18.
traddizione con i suoi artifici retorici; - quos illi... poenas - effugia: «dai
inoltre pensiamo non potesse essergli quali essi esigeranno la pena, in espia-
cara la patria che tra breve rinneghe- zione della mia fuga ». Reposco, oltre
rà (vv. 157 ss.). S'intcnda perciò nel che col doppio accus., come a VII 606,
senso di pristinam Goss. «la patria è costruito anche con l'abI. preposi-
del tempo che fu »; ben chiosa HEY.: zionale. Il pref. re-, osserva PA., impli-
o1'llnibus colonis, exsulibus, transfugis ca una pena dovuta. Per altri (WAG..
vrior patria est antiqua patria. In tale FOlm.) poenas (= gr. 1towciç), è apposiz.
accezione anche a IV 458: coniugis an- di quos «i quali essi prenderanno co-
tiqui. - dulcis (-es cf. n. vv. 19 s.) me vendetta, in espiazione della mia
natos: la stessa locuzione a IV 33; cf. fuga »; questa ipotesi è avvalorata da
nn. vv. 57 e 87. Per un accenno alla WAG. col confronto di VI 20 ss.: pen-
dolcezza che il ricordo dei teneri figli dere poenas / Cecropidae iussi... / cor-
infonde nel cuore paterno, cf. Il. V pora natorum, ma con CON. dubitiamo
408 s.: où1iÉ 'tl l-lW 1trxeceç 1to'tl youva;O'~ dell'accostamento dei due brani, data
1ta;1t1tcil;ovO'w / ÉMov't' Éx 1to),.Él-lO~O xrxt a;lv'i\ç la diversa struttura. - illi (sciI. Grae-
CT)~o't'i\'toç. L'espressione, considerata da ci): quanto odio, quanto disprezzo in
MARou., p. 167, una specie di cliché questo pronome! - fors et: fors etiam,
in Virgilio, si trova già in LUCR., III forsitan et «fors'anche ». Cf. XI 50:
895, è frequente in Virgilio (cf. IV 33. fors et vota facit cumulatque altaria
georg. II 523) e ricorre in Luc., IX 231 donis e SERVo ad I.; STAT., silv. III 4,
e VAL. FL., IV 89. Perciò dulcis di M, 4 s.: fors et de puppe... / transferet in-
P', y, a', c è da preferire alla variante que sua ducet... concTta; anche da que-
duplicis di P', giustificata nell'antichi- sti esempi si evince che et è comple-
tà quasi come lectio difficilior: qui- mentare di fors e non correlativo del-
dam... non i dulces', sed 'duplices' la congiunz. che segue, come qualcuno
legerunt, quia 'dulces' leve esset et ha supposto. - eITugia: Goss. chiosa:
C01'll1'llune epitheton liberorwn DAN.; effugiwn est fuga effecta e per l'uso
essa può essere stata suggerita, osser- del plur. richiama exilia di v. 780. Cf.
va Pucc., dai vv. 213 s.: duorwn / DAN.: hic dicendo 'effugia' verbo sa-
corpora natorum. - exoptatum... pa- crorum et ad causam apto usus est.
rentem: «il sospirato genitore »: al nam l'!Ostia ql.lae ad aras adducta est
centro di questo verso, di ritmo spon- immolanda, si casu effugeret, 'effugia'
diaco e lento a pronunziarsi nel ri- vocari veteri more solet: di qui alcuni
cordo nostalgico dei cari lontani, efft- studiosi, scambiando l'agg. effugia, ri-
cacissimo l'attrib. exoptatwn, balbet- ferito a 1'!Ostia, col sosto plur. effugia,
tato quasi con un nodo alla gola e il asseriscono che Virgilio a questo pun-
pianto negli occhi. to abbia fatto uso di un termine ri-
139 S. Oltre che in Crc., inv. I 56, 109, tuale, indicante la fuga della vittima
anche in Auct. ad Her., II 31, 50 vien proprio nel momento dell'immolazione,
suggerito questo espediente retorico: nelle cui condizioni del resto Sinone
misericordia commovebitur auditori- non si era ancora trovato (cf. n. V.
46 VIRGILIO
mento dimentica ormai i Greci per- a XI 735 XII 879; HOR., ep. I 5, 12;
duti". Poiché Priamo con troppa sem- Juv., 8, 9. - molem - equi: amplifi-
plicità crede che per Sinone i Greci cazione di molem equi (v. 32), corri-
siano stati già perduti, non consen- spondente a fume equUln immani mo-
tiamo con CON., il quale, intendendo le. - hanc: cf. n. vv. 112 s. - imma-
amittere = dimittere, sulla testimo- nis: da in negativo e manis, -e (o
nianza di Elio Donato (ad TER., lIatit. manus, -a, -um) « buono »; cf. SERVo
480: quod nos dicimus I dimittere' an- ad I 139: lnanum... antiqui bonum di-
tiqui etiam dicebant I amittere '), ri- cebcmt... et per antiphrasitl I manes '
solve amissos... obliviscere = amitte inferi, quia non sint boni. Quindi, nel
atque obliviscere. - obliviscere: costrui- primo valore, immanis = « cattivo ",
to con l'accus., pur riferito a persona, « crudele »: cf. PLAUT., Trin. 826: spur-
si trova già in Acc., 190 Ribb. trag.: cifìcum, inmanem, intolerandum, vesa-
memet possim obliscier; cf. LOFs. 3, p. num (sciI. Neptunum); poi, per esten-
27. - Graios: Graecos. Graii è arcaico sione, l'agg. acquista il senso di « spa-
e poetico, piu particolarmente ennia- ventoso », specialmente per la gran-
no e lucreziano. Col v. 148 è stato in- dezza, « gigantesco », « enorme », come
tegrato il graffito pompeiana: quisquis nel nostro caso e a I 139 VIII. 237.
es, amissos hinc [iam ob]liviscere Gra- Cf. anche CAES., b. G. VI 16, 4: imnani
vos (CIL IV 1841: cf. 1785 CE Biich.). lnagnitudine sinllliacra; LueR., V 33:
- mihi - roganti: et mUli roganti haec hz mani corpore serpens. Cf. E. W. FAY,
edissere vera « e a me che te lo do- in Class. Rev. XI (1897), p. 13. - sta-
» mando dimmi esattamente il vero", tuere (-ermzt cf. n. V. 1): scil. Graeci
\
ma Sinone mentirà ancora una volta, « innalzarono ». Per statua, in senso
pur avendo promesso di dire il vero (v. pregnante = attollo, cf. Cle., Verr. II 2,
78). Cf. DANTE, Inf. 30, 113 s.: « ma tu 20, 48: statuam... statuerwlt. - quis
non fosti si ver testimonio, / là 've auctor: ad hoc respondit: I Calchas at-
del ver fosti a Troia richesto ». - tollere iussit' (v. 185) SERVo - auctor:
edissere: il pref. e- completa l'azione da augeo (umbr. uhtur, gr. XOPU'J'GtLOç
del verbo nel suo concetto fondamen- HERO!)" III 82, 3), titolo di magistrato
tale, come in edico. - vera: predica- qui in senatu priznus sententiam dicit;
tivo di haec. L'esortaz. di Priamo a cf. Cle., Pis. 15, 35: senatus ita decre-
Sinone riecheggia quella di Odisseo a vit Cn. Pompeio auctore et eius sen-
Diomede (Il. X 384): Ù),J..: IiYE IlOL ..60E d7t~ tentiae principe; donde il senso di
XGtt (hpEXEWç XCl."&.).,E~OV. « consigliere », « colui che suggerisce »,
150 s. In netto contrasto con la con- come qui e Cle., fam. VI 8, 2: litte-
sumata oratoria di Sinone, intercalata rae... quibus a me consilium petis quid
di invocazioni patetiche e di artificio- sim tibi auctor. Cf. M. LEUMANN, in GlI.
si giuramenti, il re troiano con la XIII (1937), p. 32. - quidve petunt: « o
chiarezza e la brevità, tipiche dello a che cosa mirano?» Nella domanda
stile di un comandante romano, riepi- è racchiusa la stessa idea di scopo
loga in poche e semplici domande le insita nel quo del v. 150. Per l'uso
incertezze, gli scrupoli e le ansie del di ve cf. n. vv. 74 S. - quae religio -
suo popolo. Cf. DAN.: et servat di- belli (sciI. est): an fuit aliqua religio,
gnitatem regiam; breviter enim reges qua permoti equum statuenmt?... num
interrogant, non ut minores, quos plus religionis caussa, ut dea alicui conse-
loqui necesse est. - qua: quem in crarent, an ut machina bellica esset,
finem Gass. Lo stesso valore causale fabricati sunt? HEY. Le due domande,
r
J
50 VIRGILIO
ignibus quae sidera et ste/las vocatis, Per l'uso di fugere cf. KUn.', pp. 257.
quae divinis animatae mentibus... or- 259. Sembrerebbe opporsi a ciò il gessi
bes conficitmt. Tale concezione astra- seg., ma esso è un'esagerazione, am-
le, già comune nella preistoria, ave- plificatio (gessi == paene gessi SERV.),
vano anche altri popoli: cf. CAIlS., b. G. che rientra fra gli espedienti della
VI 21, 2: deorum numero... ducunt retorica, diretti a suscitare compassio-
(sci/. Germani) ... So/em et Vu/canum ne. Cf. QUINT., XII lO, 62. - vittaequc
et Ltmam. Erra chi intende aeterni deum (-arum cf. n. v. 14): « e bende
ignes == ignes ararwtt, non solo per- sacre agli dèi »; per le bende in genere
ché l'eternità degli ignes è accentuata cf. n. v. 133. Qualcuno dei commentatori
dalla loro divinità (vestrum numen), moderni ritiene deum genit. di hostia,
ma anche perché !'invocazione è ri- sulla base di DAN.: multi ltic distin-
volta prima alle cose eterne, poi a guunt et sic subiungw1t 'deum quas
quelle terrene (arae, enses, vittae vv. hostia gessi'. Con la solenne evoca-
155 s.). Anche Achemenide chiama a zione dei vv. 155 s. Sinone giustifica
testimoni gli astri, ma la sua preghie- implicitamente la sua rinunzia alle
ra va richiamata solo per contrarie- leggi dei Greci (vv. 157-9): consuetudo
tatem, perché essa, a differenza di apud antiquos fuit, ut qui in fami-
quella di Sinone, è mossa da senti- liam ve/ gentem transiret prius se
menti veri e sinceri (III 599 ss.). - abdicaret ab ea, in qua fuerat, et sic
et - numen: « e la vostra inviolabile ab alia reciperetur: quod hic ostendit;
divinità chiamo in testimonianza »; dicit enim Sùwn, iure iam se Troiano-
per quod nemo impune peierat Goss.; rum civem esse, quia apud Graecos
PAse., vedendo qui un'anfibologia, pen- Iwstia fuerit, adeo nec pro homine
sa che il non si possa unire tanto a nec pro cive habitus sit DAN. - quas -
testor quanto a vio/abile, e in questo gessi: « che io portai quale vittima »;
per lui consiste « specialmente l'equi- in realtà Sinone non le portò: cf. n. a
voco del giuramento .»: ipotesi inaccet- quos /ugi. Bostia, che gli antichi col-
tabile, anche se sottile. - non vio- legarono a hostis (Ov., fast. I 336:
labile: quod Graeci aq>eap't'o\l dicunt hostibus a domitis !wstia nomell habet,
DAN. Si noti con quanto sarcasmo Si- cf. SERVo ad I 334), a ltostire « ferire»
none invochi sacrilegamente la divi- (FESI'., p. 91 Lind.: ltostia dicta est
nità e quegli oggetti sacri, inventati ab eo, quod est hostire ferire), a !tosti-
dalla sua fantasia. - numen: cf. n. v. re «ricompensare», «uguagliare» (FEST.!
123. - arae - nefandi: plur. poetico p. 270 Lind.: hostire pro aequare), daI
che contribuisce ad accentuare l'ese- moderni è intesa o come « sacrificio
crabilità dell'azione. - nefandi: quod in onore dell'ospite », in conne~sione
sibi ne/arie et ma/a fraude dicit pa- col significato originario di !wsttS (cf.
ratos Goss. E. W. FAY, in C/ass. Quart. I (1907).
156. quos fugi: fugere con l'accus., pp. 28 ss. e n. VV. 43 s.) o cOI1?-e
perché significa « sfuggire», « scansa- « ferita », « colpo », dall'idg. *aus-ttS,
re »: Sinone infatti evita gli altari e gr. auw « ferire coi raggi, col fuo-
i coltelli, ai quali non era stato an- co» (cf. F. RIBEZZO, in Riv. ind: g!'.
cora condotto, e cosi si rafforza l'in- it. X [1926], p. 182) o come ~(Sa~nficlO
terpretazione da noi data a vincu/a v. offerto dagli ospiti », con nfenmento
134. Se invece il poeta avesse voluto specifico all'epoca in cui gli ospiti in
dire che la vittima era fuggita dagli Roma erano designati col termine
altari e dai coltelli già pronti, avrebbe hostes (cf. n. VV. 43 s.): essi in-
usato fugere con l'abI. preposizionale. fatti, raggruppatisi in societas, prati-
'(
j
VIRGILIO
52
cavano come rito comune. il sacri~cio EmXEtPTIerE\~ à'l'tCI'ltoì.M'ICII, lCal q>TIerE\~ 'taihCI
di un toro bianco a GIOve LazIale 'ltOIW'I OLXCIICI 'ltpà't'tEW, Ò 'tu àÀ.TJOd~ 'tii~
(DIaN. H., IV 49); di qui ~o~tia co- àPE'tii~ EmIJEÀ.6IJE'IO~;. Ma in realtà Sino-
minciò a indicare «le carm Immola- ne, mentre finge di rinnegarle, si man-
te", «la vittima". Quest',:~tima et!- tiene fedele ad esse, rischiando la mor-
mologia, a nostro parere pltl attend~ te per la gloria dei Greci. Altri (Goss.,
bile, perché sostenuta da «una trad~ NerrT., PA.), sulla base di DAN.: miies
zione antiquaria", è data come:; POSSI- legibus sacramentorum rogabatur, ut
bile dal RIBEZZO stesso che la Illustra. exiens ad bellwn iuraret, se ni1tii CO/l-
Cf. pure WAL., s. v. tra rem publicam facturum, troppo sot-
157. fas (scii. est): «è lecito", dalla tilmente intendono iura sinonimo di
rado di for, gr. 'l'TJlJ.t «rendere pa- sacramentll1n « giuramento militare",
lese", fas, detto degli oracoli e degli tipico del costume romano: in tal ca-
dèi è in stretto rapporto con fatum, so si avrebbe un anacronismo, e Si-
co~ cui si trova unito a I 205: tendi- none, rompendo tale giuramento di
mus in Latium, sedes ubi fata quietas / fedeltà, si crede autorizzato a svelare
ostendunt· iIlic fas regna resurgere anche i segreti militari: omnia ferre
Troiae. Significa propriamente «dirit- sub auras V. 158. - Graiorum: cf'. n.
to divino" in opposizione a ius « dirit- V'I. 147-51. - resolvere iura: cf. IV 27:
to umano": cf. SERVo ad georg. I 269: tua iura resolvo.
fas et iura sinunt: i. e. divina 1zwna- 158. fas (scii. est): ripetuto ancora
naque iura permittunt: nam ad reli- all'inizio di verso, aggiunge vigore alla
gionem fas, ad 1zomines iura pertinent. decisione di abbandonare i Greci ed
- Graiorum _ iura: « rompere il so- esprime nel contempo un profondo
lenne giuramento fatto ai Greci". Sa- senso di sollievo. I V'I. 157-8, per la lo-
crata iura è sinonimo di civitatis iura ro movenza e per l'anafora, potrebbero
secondo HEY., PAS. e altri che seguono avvicinarsi a Han., C. I 37, 1 s.: mmc
DON.: quasi iam ipse Graecus non es- est bibendum, mmc pede libero /
set vel illi eius socii non fuissent. Per- ]Julsanda tellus. - odisse: liceat... odis-
ciò Sinone a v. 159 aggiunge: teneor se vel prodere eos qui cives mei esse
patriae nec legibus ullis: egli in séguito noluertmt... Sinon illi parti respondet
ai torti ricevuti dai Greci, confortato qua supra Priamus dixit 'amissos fzinc
dall'assicurazione di Priamo: noster iam obliviscere Graios' DON. - viros:
eris (v. 149), si sente ormai libero, eos (= Graecos). L'uso di vir, in luogo
quasi per autorizzazione divina (cf. n. del pron., ricorda à'lTIP omerico. -
a fas), dai vincoli umani che lo lega- ferre sub auras: gr. Ù'lt' Gtuyà~ OE\X'IU'I/X\
vano alla patria. E ciò potrebbe appa- «portare alla luce del sole" quindi
rire sommamente deplorevole, non es- « svelare". Cf. Ov., met. XI 184: efferre
sendo giusto ribellarsi alle leggi della sub auras.
patria sol perché da essa si siano rice- 159. si qua tegunt (scii. ii): quae·
vuti dei torti: cf. PLAT., Crit. 51 a, cumque tegunt. Per si qua cf. gr. Et
dove Socrate, dopo aver asserito che 'tI'lCI = éhwCI, linCI. Le parole con la lo-
nessuno osa ribellarsi al padre, anche ro indeterminatezza, considerate nel
se sia da lui offeso, aggiunge: 'ltpÒ~ SE quadro della retorica, acuiscono mag-
'dl'l 'ltCI'tptOCI IipCI lCCIl 'tOù~ 'I6[1ou~ El;Eer'tCI\ giormente l'interesse degli ascoltatori
erOI, wer'tE, M'I erE E'ltIXElPW[1E'I 1)[1E;;~ à'ltoì.M'ICI\ e preparano l'ultima parte del discor-
OLlCCIIO'l 1)YOU[1E'IO\ E!'ICII, lCCIl crù SE 1)[1éi.~ 'toù~ so di Sinone (cf. BILL., p. 54). - te-
'I61J.0u~ lCCIl 't1)'1 'ltCI'tPtoCI, lCCIO' 8ero'l SU'ICIerCII, neor - uIlis: nec tenor ullis legibus
ENEIDE II 53
patriae. Cf. XII 819: nulla fati... lege versi, contenenti un'accorata apostrofe
tenetur, non dissimile da Ov., met. X a Troia, affinché non violi la tacita
203: fatali lege tenemur. CON. invece intesa che si è stabilita tra le due
richiama CIC., Phil. 11,5, 11: Vopiscus ... parti, si nota una tecnica particolare
solvatur legibus; quamquam leges eum che conferisce un che di sacro e di
non tenent, dove nota lo stesso con- solenne al tutto: l'allitterazione (modo
trasto che è in Virgilio tra resolvere promissis maneas; feram ... rependam),
iura V. 157 e teneor... nec legibus. Al- la simmetria colometrica (promissis
cuni studiosi moderni, tra cui PAsco e maneas / servataque serves; si vera
VIV., seguendo delle interpretazioni an- feram / si magna rependam), la figura
tiche (v. 158: fas odisse viros: omnia etimologica (servata... serves), infine
diasyrtice loquitur; nam et ad Graecos l'anafora (si... si). Tale tecnica è tipi-
possrmt et ad Troianos referri SERV.; camente enniana: cf. anno 270 Vah.2 :
atque omnia ferre sub auras: hinc haut doctis dictis certantes nec male·
videtur subtiliter non se implicare pe- dictis. - tu: in rapporto enfatico con
riurio; ipse enim lectos hostes produxit mihi V. 157. - modo: pro tantum·
ex equo [vv. 258 s.]: 'et pinea furtim / I1wdo DAN. - promissis fidem:
laxat claustra Sinon '. et hoc vult credi apostropham ad ipsam civitatem fecit,
contra Graecos dice re, cum pro ipsis di- qua se ostendit suspectwl1 esse ne forte
cat DAN.; V. 159: si qua tegunt: propter post ltarrationem omnem iuberetur
ea quae latent in equo SERV.; nec le- occidi DON. - promissis maneas: cf.
gibus ullis: si Graecorum, propter VIII 463: at tu dictis... maneres; TIlUC.,
'noster eris " si Troianorum, quia V 18, 9: E[.\[.\EYW ';tli:~ t;UY01p(tlL~ lttlt ,;tli:~
Graecus SERV.) vedono nei VV. 157-9 <T'ltOYOtli:~. - promissis (pro ' in pro-
un'anfibologia: resolvere iura: Sinone missis' DAN.): abI. di luogo figurato.
può sciogliere il giuramento verso i Pili comune in prosa: stare promissis,
Greci o rompendolo (e cosi intendono come stare opinione, iudiciis, iure iu-
i Troiani) o adempiendolo (cosi inten- rando. - maneas... serves: congo ius-
de lui, tenendo fede agli accordi presi sivi. La II perso sing. di tale cong.,
con Odisseo); viros: nel pensiero degli riferita, come qui, a sogg. determi·
uditori sono i Greci, in quello di Si- nato, frequente nel periodo arcaico e
none invece i Troiani, dei quali egli nelle lettere di Cicerone, rara nella
trama la rovina; omnia ferre sub auras, prosa dell'epoca imperiale, in genere
si qua tegrtnt: per i Troiani sono i si trova pili spesso nei poeti. Cf. KUH. 1,
segreti militari dei Greci, da svelare, p. 186. - servataque (sciI. a me) ser-
per Sinone invece i guerrieri greci ves... fidem: « l'anfibologia si fa sar-
nascosti nel cavallo, che egli dovrà por- casmo" PASCo II parto servata ha va·
tare alla luce; patriae... legibus: per lore causale. - Troia: magni{ìcentius,
gli ascoltatori sono le leggi della vec- quam si diceret (Troiani' DAN. - si:
chia patria, cioè della Grecia, per lui siquidem cf. n. V. 102. - feram: di·
quelle della nuova, cioè di Troia. Per cam cf. n. vV. 74 s. - magna: KNIG. 2,
il nec, collocato al terzo posto, cf. p. 298 dà al termine, oltre al valore
TrnuLL., I 8, 4; PROP., III lO, lO. 22, 28 di « grande", quello di « terribile" che
IV 8, 56. ha anche [.\Eytl~ in greco. - rependam:
160 S. « Basta che tu stia alle pro- usus est... Sinon tali verbo... quasi
messe e che, da me salvata, o Troia, tantum reciperet quantum dederat, hoc
osservi la parola data, se mai dirò la est ut salutem mereretur qui se adse-
verità, se è vero che ti renderò un rebat salutis bene{ìcium praestare DON.
incomparabile beneficio". In questi due
54 VIRGILIO
162-8. More suo a veris incipit: llam perché fiducia = spes certa HEY.
et favit Minerva Graecis, et cOllstabat coepti - belli: fiducia qua belhan in-
raptum esse Palladium SERVo Per la ceperunt CON.; quindi belli è genit.
tecnica retorica che Sinone ha usato ogg. - Palladis: si noti la posizione
anche ai vv. 81 ss., dove su Palamede enfatica a principio di verso, come
espone prima notizie vere e poi men- quella di Palladium v. 166. - auxiliis ...
zogne (v. n. vv. 77-104), cf. Q UINT. , IV stetit: posita fuit in auxiliis HEY., co-
2, 36: erit... narratio aperta atque di- me a I 646: onmis in Ascanio... stat
lucida... distirzcta rebus, personis, tem- cura parentis; piu giustamente CON.
poribus, locis, causis. Sinone, che pre- intende auxiliis abI. causale o strumen-
cedentemente ha sfruttato ogni espe- tale: perciò qui stare è sinonimo di
diente, per guadagnarsi la compassione vigere, florere come a v. 88 (cf. n. vv.
e la benevolenza di Priamo e dei Tro- 88-90). 352 I 268. Cf. inoltre ENN., amz.
iani e per portare il discorso sul ca- 500 Vah.': moribus antiquis res stat
vallo - è su questo che si appunta Romana virisque; LIv., VIII 7, 16:
l'attenzione di tutti ~ inizia ora la disciplinam nzilitarem, qua stetit... Ro-
parte centrale della terza e piu impor- lnana reso Dopo stetit la cesura buco-
tante narrazione (vv. 154-94). I motivi lica stacca in maniera solenne l'esordio
sono gli stessi, perché ha compreso dalla narrazione vera e propria. -
che il punto debole dei Troiani è la impius - enim: hysteroproteron est
pietas (cf. nn. vv. 134. 137-40), e di , sed enim ex quo impius Tydides'
questa si serve per completare il suo SERvo - ex qua (gr. tI; ov): ha il suo
inganno. Ogni speranza dei Greci era antecedente al V. 169: ex illa (sciI. tem-
in Pallade (Palladis v. 163); Diomede pare, die), gr. t% "Cou (scii. xp6vou); perciò
è un sacrilego, perché ha combattuto il senso è: ma le speranze dei Greci
contro gli dèi (impius V. 163, a prin- cominciarono a vacillare da quel mo-
cipio di periodo, perché sia messa sù- mento (v. 169), quando (ex qua) ... L'e-
bito in rilievo la sua irriverenza); an- spressione temporale ex qua, frequente
cora una volta è stigmatizzata la mal- in Livio, in poesia e nell'epoca post-
vagità e la fraudolenza di Odisseo augustea, nella buona prosa cede il
(scelerum... inventor v. 164); la sacra posto alle congiunzioni cum o post-
effigie del Palladio (sacram effigiem v. quam. Cf. KUu. l , p. 503. Klih.', p. 332.
167) è stata rapita da un luogo sacro In Virgilio ricorre anche a V. 648 e a V
(sacrato... tempIo v. 165), dopo l'as· 47. Si noti ex qua in fin di verso:
sassinio dei suoi custodi (caesis... nell'esametro le parole monosillabiche,
custodibus v. 166), con le mani im- alla pari di quelle quadrisillabiche o
brattate di sangue (manibus... cruen' piu lunghe, sono in genere evitate sia
tis v. 167) che hanno perfino osato in greco sia in latino, per l'asprezza
toccare le bende virginali della dea del suono che creano; perciò l'ultima
(virgineas... vittas v. 168): tutto un parola è di preferenza un bisillabo o
crescendo di profanazioni, diretto a un trisillabo. Quando il poeta usa al-
suscitare profondo orrore negli udi· la fine un monosillabo, dopo la cesura
tori, ottenuto attraverso un'esposizio- bucolica, come qui (è la II legge del
ne piu ornata e piu ridondante delle MEYER, cf. Sitzzmgsber. bayer. Alcad.
due precedenti (vv. 76-104. 108-44), in der Wissenschaften - PhiIoI.-histor.
un tono solennemente epico, soprat- Klass. - Miinchen 1884, pp. 980 ss.), imi-
tutto per gli epiteti che accompagnano ta dei versi arcaici (cf. ENN., ann. 30
i sosto - Danaum: -orum cf. n. V. 14. - Vah.': ... ex se. 177: .., homo rex. 197:
et: con valore correttivo « ed anzi", ... ferat Fors), non soggetti a questa re-
ENEIDE II 55
gola (cf. vv. 170. 250 I 105 V 481. evidente dalla doppia sinalefe (-le/ad-
georg. I 313) e « il veut souvent pein- -to/a-: cf. n. v. 1).
dre l'action par le rythme des mots» 165 s. fatale... Palladium: i Palladii
(W. J. W. KOSTER, Traité de métr. gr. erano delle statue di Pallade, che pro-
suivi d'un précis de métr. lat., Leyde teggevano le case e le città consacrate
1953', pp. 325 s. e n. v. 2). - Tydi- alla dea; e, come da testimonianze, ne
des: Diomede, figlio di Tideo, qui è esistevano in diversi luoghi (cf. H. HUN-
detto impius, non solo propter Palla- GER, Lexikon der grieclz. und rom.
dium ablatum HEY. (cf. I1ias parva, Mythol., Wien 19595, s. V. Atlzena). Par-
p. 107, 7 s. AlI.; APOLLOD., epit. VB), ticolarmente importante era il Palla-
ma anche propter numina vulnerata dio, secondo alcuni caduto dal cielo,
SERV.: infatti, combattendo a Troia perciò detto Atom'tÉç (DION. H., II 66;
contro gli dèi, feri alla mano Venere Dv., fast. VI 421), che si conservava
(Il. V 330: <I oÈ Ku1tpw È1tt!>XE'tO "'l]ÀÉ~ sulla rocca di Troia (ApoLLOD., III 12,
xaÀxiil. 336: axp'l]" oihw,.E XELpa (J.E'ta.À(J.E"Oç 3), raffigurante la dea vittata (v. 168)
òçÉ~ oovp() e Marte al ventre, con l'aiu- c armata di lancia e scudo (v. 175);
to di Minerva (ibid. 855 s.: wp(J.à'to si ha notizia di un'altra statua di Pal-
... AWll1)O'l]ç / EYXEL xaÀxd~j" È1tÉPW,.E oÈ lade venerata nella rocca di Troia (v.
IIaÀÀàç 'A01),,'l] / "da'tO" Éç xE"Ew"a). - 227). Poiché era stato predetto ai Greci
sed enim: PA. e PASCo vedono qui una che la conquista di Troia era legata
brachilogia derivante dalla fusione di al possesso del Palladio (cf. n. v. 13),
una proposizione avversativa e di una Odisseo e Diomede, protetti da Pal-
asseverativa (saepe I sed enim' oppo- lade, s'introdussero furtivamente nel-
nit aliquid rei, qua111 tacita mente vi- la città c lo rapirono (cf. n. vv. 162-8).
tamus ac silentio praeterimus FORCEL- Incerte le sue vicende posteriori: se-
LINI, S. v. enim), come a I 19 V 395 condo una leggenda, esso fu conser-
VI 28; Dv., fast. II 751, e PASCo infatti vato in Grecia (PAUSAN., I 28, 9) e gli
completa: sed (iam non stabat), ex Argivi ne erano fieri (ibid., II 23, 5);
qua enim. L'unione di sed con enim, secondo un'altra, riferita qui da SERV.,
gr. a.ÀÀà ya.p, è considerata da Quinti- fu portato in Italia da Diomede e
liano (IX 3, 14) uno degli arcaismi cari quindi affidato ad Enea (cf. Dv., fast.
a Virgilio; in· tale unione enÌ/n appare VI 424). Il Palladio è detto fatale,
nel suo significato originario, come a perché ad esso era legato un destino:
VIII 84. georg. II 509 III 70, di parti- in SERVo si legge che il senso dell'epi-
cella affermativa = quidenl 11empe, teto varia secondo le circostanze: 'tw"
gr. 01), e, nella traduz., si potrebbe (J.ÉO"w" est: nam et quod custodit et
anche tralasciare: « in realtà però >l, quod interimit pro loco intellegitur.
« ma >l. Cf. pure NORD. ad V. 28. - I moderni asseriscono che qui fatale
scelerum... inventor: cf. n. vv. 124 s.; sia riferito alle sorti di Troia, dipen-
inventor scelerum proprie est qui re- denti dalla conservazione del Palladio
lictis usitatis nova invenit scelera, pe- in città. Sembra invece preferibile,
ior est... sceleratis, quia ipse invenit perché piu in armonia col contesto,
unde ex innocentibus scelerati reddan- l'interpretazione di DON.: in quo (sciI.
tur DON. Palladio) staret fatum Graecorum: in-
165. Il verso con la gravezza degli fatti le speranze dei Greci poggiavano
spondei sembra significare sensibilmen- sull'aiuto di Pallade (vv. 162 s.), ma
te il faticoso inoltrarsi dei sacrileghi, Odisseo e Diomede, avendo oltraggiato,
uniti dalla comunanza del pericolo e al dire di Sinone, la dea col ratto
dello scopo, verso la rocca, reso piu della sua imm::tgine (vv. 163-8), atti-
56 VIRGILIO
rarono sui Greci l'ira di lei, manife- re il complesso delle travi del tetto,
statasi attraverso vari prodigi (vv. 171- nelle quali venivano fissate le assicelle
5), che annientarono tutte le loro spe- (VITR., IV 2. 7; LUCR., II 28); il
ranze (vv. 169 s.). E, per espiare la WEINSTOCK, in Mitt. deutsch. archiiol.
profanazione, essi ricorsero alla costnl- lnst. Rom. Abt. XLVII (1932), pp. 95 ss.,
zione del cavallo (v. 184). - adgressi... vede in templum un sinonimo di ta·
avellere: «decisi a portar via". Cf. bemaculum (da trabs, -is), capanna
VI 583 s.: rescindere coelum / adgressi. fatta di tavole, la quale era detta an-
Si osservi che aggredior, seguito dal- che auguraculum, antico nome della
l'inf., appartiene al gruppo dei verbi rocca di Roma, da cui si osservava il
come incipio, ordior, suscipio, ecc. e volo degli uccelli. E da templum per-
rientra nella stessa categoria di quelli ciò deriva il verbo contemplari. Cf.
ricordàti nella n. a certant (v. 64). Cf. pure WAL., s. V. e RONCONI ad Som.
KtJH. 1, pp. 668 s. 671. Non accettiamo Scip., Firenze, Le Monnier, 1961, p. 83).
la traduz. di GRAN.: «dato di piglio al - avellere: ostendit invitll1H numen
fatale Palladio lo trafugarono dal tem- esse sublatum SERV, Sul ratto del Pal-
pio inviolabile", il quale ritiene che ladio PLINIO (XXXIII 12, 156) ricorda
adgressi regga fatale... Pal1adium e una gemma del cesellatore Pytheas:
avel1ere sia inf. descrittivo, soprattut- Ulixes et Diomedes erant in phialae
to perché corripuere sacram effigiem emblemate Pal1adium subripientes. -
(v. 167) diventerebbe una pura ripeti- Palladium: Pal1adium cum pronuntia-
zione di avel1ere. - sacrato... tempIo: mus, pondus addendum est; in ipso
«dal sacro recinto". Templum (gr. enim nomine magnitudo numinis
'tEI~EVOç da 'tE[.\VW) in origine era lo expressa est DON. - caesis - arcis:
spazio delimitato con il lituo dall'au- tutta l'espressione è ripetuta a IX 151.
gure in cielo e sulla terra, entro il Goss. chiosa: Ilefas, quod in ipso
quale veniva osservato il volo degli tempio caedem edullt. La notizia è
uccelli, e quindi un posto elevato adat- tramandata da ApOLLOD., epit. V 13,
to a tale osservazione (NAEV., b. P. 31 dove è detto di Odisseo: 'tò IIetÀMotov
MAR.': avem aspexit in tempio Anchisa; EXXÀE<j;etç xetl 1toÀÀoùç X'tELVetç 'twv qluÀetO"0"6v-
VARR., l. L. VII 6; SERV, ad I 92); poi 'twv E1tl 'tàç Vetuç I~E'tà Àto[.\i]oouç XO[.\L~Et.
indicò qualsiasi spazio che gli occhi Cf. Ilias parva, p. 107, 4 sS. AlI.
potessero abbracciare, riferito partico- 167. corripuere (-erunt cf. n. v. 1) -
larmente allo spazio celeste vero e efligiem: sacram... quasi de caelo
proprio (ENN., ann. 541 Vah.': contre- lapsam SERV, Cf. n. VV. 165 s. - cruen-
muit templum magmlm lovis altito- tis: (dalla rado di cruor «sangue",
nantis), chiamato in umbro verfale donde anche crudus e crudelis). Altro
(VARR., l. L. VII 8; cf. G. DEVOTO, An- sacrilegio! Odisseo e Diomede sottras-
tichi ltalici, Firenze, Vallecchi, 1951', sero il Palladio con le mani insozzate
p. 243), ovvero alla volta convessa del· del sangue delle sentinelle. Che ciò
le grotte, nelle quali presso gli orien- costituisse una profanazione si rileva
tali erano celebrati i riti mitraici e dai preparativi della lustratio descritti
pitagorici (L. FERRERO, Storia del pita- da TIR. II 1, 13 s.: casta placent su-
gorismo nel mondo romano, Torino, peris: pura cum veste venite / et ma-
Univo Fac. Lett. e Fil., 1955, p. 347); Ilibus puris sumite fOlltis aquam; an-
infine un recinto sacro e specialmente che in Il. VI 266 ss. Ettore rifIUta di
il santuario consacrato ad una deter- compiere la libazione con le mani non
minata divinità. Con riferimento al purificate: XEpO"l o' à.VL1t'tOto"tV Àtl ÀEL~EtV
medesimo etimo, templll1H significò pu- etlOo1tet O\VOV / &~o[.\ett· OME 1tTI fO"'tt XEÀatVE-
ENEIDE II 57
~
~
.. '
ENEIDE II 59
6
60 VIRGILIO
lismo tra dictu e re. Questo sup., pre- eroici un costume romano: et respexit
ceduto da un verbo, ha evidentemente Romanum morem: nam si egressi ma-
il valore di un abI. di provenienza e le pugnassent, revertebantur ad cap-
tale costnltto è di uso arcaico (PLAUT., tanda rursus auguria SERvo L'espres-
Men. 288: opsonatu redeo; STAT., Ach. I sione omina repetere è poetica in luogo
119 s.: venatu rediturum... / opperiens). di auspicia repetere, che si legge, per
- emicuit: non exsiluit DAN., perché es., in LIv., VIII 30, 2. Omen, nel senso
emico include, oltre all'idea di « balzar di « auspicio ", è sinonimo di augurium
SÙ", anche quella di «scintillare,,; (augurium... rerzmz amnium caniectu-
perciò «sobbalzò sfavillante", in ar- ras prudentes ac diligentes amplecti-
monia con i vv. 172 s. - ferens: est tur NON., p. 693 Lind.) - si noti che
tenens. qJÉpouO"ct pro EY,OUO"ct HEY. (cf. itaI. l'auspicio poteva essere buono o cat-
« con ,,); altri traducono « agitando".- tivo: qui e a V. 691 nel primo senso,
hastam: cf. n. v. 50. a v. 190 nel secondo -; può essere
176. extemplo: unito a canit e non anche, come a v. 182, sinonimo di
a temptanda... aequora, perché, secon- nwnstrum e di ostentum (nzanstra et
do il consiglio di Calcante (vv. 185 s.), astenta similiter intelleguntur, quoti
i Greci dovevano costruire il cavallo imminentia monstrent et ostendant
prima della partenza. Extemplo, da ex NON., ibid.). II termine dagli antichi
e tempIo (per templum, luogo di os- è accostato a os (omen ... quod ex ore
servazione, cf. n. vv. 165 s.), significa prinmm elatum est, osmen dictum
propriamente «dal luogo stesso", «su VARR., l. L. VI 76. osmen, e qua s
due piedi", «Ii per Ii", «sùbito". Cf. extritum ibid. VII 97; amen velut ore-
WAL., s. v. - temptanda (scil. esse) ... men, qzwd fit are augurium, quod non
aequora: temptare include in genere avibus aliove moda fit FEST., pp. 213
un senso di difficoltà, le quali qui son Lind.), a 1zamo (neque solll1n dearum
dovute o ai rischi del mare (PA.), già vaces pyazagorei abservitavenmt, sed
menzionati ai vv. 110 s. o all'ira di etiam 1lOminllln, qlUze vocant omina
Atena (si vel fugere possint post iram Crc., div. I 45, 102: quest'accostamento
Minervae SERV.). Per temptare riferito è in contrasto con la quantità delle
al mare cf. eel. 4, 32: temptare Tizetin due parole, anzen e homo); secondo i
ratibus; HOR., c. III 4, 30 s.: insanierz- moderni invece, omen deriverebbe o da
tem... Bosporum / temptabo. - fuga: *aug-s-men e sarebbe in relazione con
non nel senso di «fuga", come a v. augeo, augur (L. HAVEr, in Mém. Soc.
108, ma in quello di « ritirata,,; dove- lingu. de Paris IV [1881], p. 223) o da
vano infatti i Greci tornare con altri *ouismen e sarebbe in relazione col
auspici. - canit: cf. n. vv. 124 s. - gr. otO!-Lct~ «credo ", «presagisco" (P.
aequora: cf. n. vv. 69-72. - Calchas: KRIlTSCHMER, in Zeitsclzr. fiir vergleich.
cf. n. v. 100. Sprachforsch. XXXI (1883), p. 455). -
177. nec posse - telis (= armis): «e Argis: cf. n. vv. 94 s. - numenque -
che Troia non può essere distrutta carinis: alcuni sulla base di SERVo (re-
dalle armi greche". Excindo a IV 425 ducant = reconcilient): «e non si ri-
e IX 137 è riferito a persone. - Perga- conciliino il favore di Pallade, il quale
ma: la rocca di Troia; qui per la portarono con sé attraverso il mare e
città intera. sulle ricurve navi" (dalla Grecia a
178 s. omina - Argis: «se non rin- Troia); CON. si accosta a tale inter-
novano gli auspici in Argo". Con ana- pretazione, ma intende numen «la be-
cronismo Virgilio trasporta ai tempi nevolenza divina in genere"; sulla base
ENEIDE II 61
di DAN. (quod = id est Palladium) con conativo, il quale, come qui, « è una
i piu preferiamo: « e non riconducano forma intellettualistica che distende
la sacra immagine (= il Palladio), che l'azione, facendola partire dal momen·
portarono attraverso il mare e sulle to iniziale del tentativo e prolungan-
ricurve navi» (da Troia in Grecia). dola verso una mèta non ancora rag·
Per ambedue le accezioni di mmzen cf. giunta» RONC., p. 55. - comites = gr.
n. v. 123. - pelago: non abI. di moto crVl-llU,(XOVç; predicativo e in senso figu-
per luogo, ma abI. strumentale di rato. Per comes in genere cf. n. vv.
estensione, sul tipo di terra l1larique, 86 S. - pelagoque remenso: nella stes-
per il quale v. K. KLINCK, Beitriige zur sa posizione in VAL. FL., II 501; cf.
Gesch. des Lok. umI des Iokativ. Abl. III 143 s.: remenso / ... mari; il parto
i1/! Lat. Dissert. Miinchen 1933. Si con- dep. remenSllS ha significato passivo,
fronti anche Dv., tristo III 2, 7: pelago come adeptlls, cOlnitatlls, dimenslls,
terraque pericula passum (scii. nze). pactlls, poplllatlls, ecc. Cf. KUu.', p.
Per il significato di pelagus cf. n. v. 111. Remetior, qui adoperato per la
36. - et: grammaticalmente superfluo, navigazione marittima, è detto propria-
serve a porre in maggior risalto le mente per l'osservazione del corso de-
curve carene solcanti il mare: cf. III gli astri: cf. V 25: si nlOdo rite memor
329 IV 620 V 447. 498. - curvis... ca- servata remetior astra. Per il signi-
rinis: per l'espressione identica in ficato di pelagus cf. n. v. 36. - inpro-
georg. I 360 cf. Od. XIX 182: Év vilEcrcn visi aderunt: in contraddizione non
XOPWVLcrW. Su caril1is V. n. V. 23. - con i vV. 108 s. (cf. n.), come rileva
avexere: (-erunt cf. n. V. 1); aveho, BEIN., p. 12, n. 1), ma col V. 136: dum
riferito a carri, navi, cavalli, è usato vela darent, si forte dedissent, in cui
in genere per cose materiali (cf. v. 43 Sinone presenta come dubbia e forse
XI 205), e ciò conferma !'interpreta- improbabile la partenza; qui invece,
zione accolta per Htlmel1 V. prec. dopo averla data per certa (pefiere
179-88. Contengono la spiegazione di Mycel1as V. 180), preannunzia prossimo
Sinone al responso di Calcante; perciò e immediato il ritorno dei Greci. E
il passaggio dall'oratio obliqua (vv. come precedentemente (vv. 42 ss.) non
176-8) all'oratio recta. è riuscita 'a prevalere la saggia deci-
180-3. « Ed ora, direttisi alla patria sione di Laocoonte, cosi ora nessuno
Grecia, vanno a preparare nuovi mezzi si accorge della falsità del discorso
bellici e a rendersi propizi gli dèi e, contraddittorio di Sinone - troppo ot-
solcato di nu~vo il mare, all'improvvi- tenebrate erano le menti dei Troiani
so vi piomberanno addosso l>. - quod: e ormai era stata decisa dagli dèi la
con valore non dichiarativo (WAG., rovina di Ilio (cf. vv. 54 ss.) - né
SABB. 3), né concessivo (PASC.), ma cau- avverte con quanta gioia maligna ven-
sale, al quale non è estraneo un rap- ga pronunciato quell'inprovisi adenmt,
porto temporale. vento petiere al quale ben si adatta la chiosa di
(-eruHt cf. n. V. 1) Mycenas: cf. n. v. DAN.: artificiose; l1eque enim mentitur,
25. - arma: opes et copias bellicas et tamen decipit; nam verul1l l1letul1l
IIEY. Sinone, per convincere maggior- falso lnetll abegit, ut, dwn reve~sll:os
mente i Troiani, dice qualche cosa fiment nOI1 timeant l1e 11011 ablermt.
che potrebbe incutere loro spavento: - dig~rit omina: ,: dispone OJ:d.inata~
dixit quod Troial1is esset cOl1trarium, mente ed interpreta I prodigi» (I
scilicet redituros Graecos, ut cetera fa- mOl1stra dei vv. 172-5), cosi come era.
cilius crederent DON. - parant: studel1t proprio degl'indovini; CON., richiaman-
parare. Si osservi che paraHt è preso do l'uso delle sortes e III 445 s.: quae-
62 VIRGILIO
ENEIDE II 63
denti »: il nostros, nel discorso di Si- insidiis... effectum est ut l'es crede-
none che riporta le parole di Calcante, retur. - arte Sinonis: cf. artis... Pe-
si riferisce ai Greci (ubique Graecos lasgae v. 106 e n. - eredita res:
posteros DAN.), i cui discendenti sa- qualcuno vede qui la costruz. perso di
ranno soggiogati dai Romani (196-2, 168 credere intrans. al passivo e, spiegan-
e 146 a. Cr.), come predicono anche dola come d'uso poetico, intende: cre-
Zeus ad Afrodite (I 283 s.: veniet... ditum est rei; qui invece si tratta
aetas, / cwn domus Assaraci Pthiam non del passivo di credere intrans.
elarasque Mycel1as / servitio premet (credere alicui, alicui rei « prestar
ac victis domil1abitur Argis) e Anchise fede a qualcuno », « a qualche cosa »),
a Enea (VI 836 ss.: ille triumphata Ca- come a v. 247: ora... non umquam
pitolia ad alta Coril1tflO / victor aget credita Teucris - è questa la costruz.
curruln... / eruet ille Argos Agame- perso poetica (cf. Dv., fast. III 351:
mn01lÌasque Mycel1as / ipsumque Aeaci- credemur. tristo III lO, 35: credar),
del1, gel1tls armipotel1tis Achillei, / ul- dovuta a influsso greco (cf. Ktln. 1, p.
tus avos Troiae, tempia et temerata 102), in luogo di quella impers., come a
Mil1ervae). Muovendo però da SERV.: eel. 3, 94 s.: 110n bene ripae / credi-
diasyrtice; nam iam quasi Troial1us tur - ma del normale passivo di
loquitur, potremmo rendere l'attrib. credere trans., nel senso di « ritenere
110stros « di noi Troiani », in quanto vera una cosa» (cf. CAES., b. G. III 18,
che Sinone è stato solennemente ac- 6: llOmil1es id quod voltmt credtmt)
colto da Priamo (cf. noster eris v. 149): come in QUINT., I l, 1: origo animi
in tal caso fata, non avendo alcuna caelestis creditur. Per Sinone cf. n. v.
relazione con exitium v. 190, signifi- 57. - capti... quos neque...: capti su-
cherebbe « sorte propizia »; quindi nms nos ipsi... quos neque... « fummo
avremmo « e che tale sorte è serbata adescati... proprio noi che né... ». Pro-
ai discendenti di noi Troiani ». Anche fonda è l'amarezza di Enea, il quale
con la seconda interpretazione, l'allu- si duole che egli e il suo popolo,
sione politica - è una delle profezie temprati da diuturne lotte, siano stati
virgiliane post eventum - resta' im- abbindolati da un greco che si è ap-
mutata. Per fata cf. n. v. 13. Manere, pellato vigliaccamente alla loro com-
usato transitivamente nel senso di passione. - lacrimis... coactis: id est
exspectare (cf. gr. [.\f.vw), come a III expressis DAN., quindi « lagrime finte »,
505 VII 319 IX 299 ecc., dopo il fu- Per l'espressione cf. Dv., met. VI 628:
turo vel1turam, vuoI dare anc6ra una inviti... ocuIi lacrimis maduere coactis.
volta al discorso di Sinone una nota Meno efficace la lez. coacti « spinti
di attualità. alle lagrime », data da "(2.
195-8. « Dans cette scène qu' Enée re- 197. Enea ricorda con orgoglio i due
vit en la racontant, Sinon, dont nous guerrieri greci piu valorosi, con i quali
ne voyons la belle et eharmante figure anche lui aveva combattuto, e non
qu'à travers ses larmes, ses serments, senza onore: Diomede (Il. V 297 ss.),
ses gestes à la fois modestes et pathé- già ricordato a v. 164, e Achille (!bid.
tiques, ses paroles qui prement le 79 ss.), detto Larisaeus ::: Thessaltcus,
coeur, Sinon est certainement de tous come a XI 404' in realtà Achille era
les traitres le plus efIrayant» BELL., di Ftia (cf. I 284), nella Tessagl!a me-
pp. 157 s. - talibus - eredita (scil. ridionale ma Virgilio impropnamen-
est) res: dando un valore strumentale te lo di~e di Larissa, nella Tessaglia
ai due abI., CON. completa: talibus settentrionale, perché quest'ultima cit-
l'
66 VIRGILIO
tà era piu nota. PA. rileva l'effetto zione di Laocoonte avviene al momen-
semplice ma potente, dell'epiteto La- to piu opportuno: gli animi dei Tra-
risaeus ~ del mutamento dalle parti- iani, già scossi dai prodigi del Pal-
celle neque... rzec a quelle meno usuali ladio (vv. 172-5) e persuasi dall'inter-
e piu retoriche non... non del V. S. pretazione datane da Calcante (vv. 176-
Analoga variatio si ha in georg. I 395- 94), attueranno, senza esitare, il per-
400. fido consiglio di Sinone (vv. 232 s.),
198. Questo verso a Goss. ricorda alla vista del nuovo e piu tremendo
Ov., her. 9, 25 s.: quem rlOn mille prodigio dei serpenti, inviati da Pal-
ferae, quem non Stizerzele'ius hostis, / lade. Si noti che Pausania (I 24, 7)
rzon potuit Iurzo vincere, vincit amor. ricorda come opera di Fidia una sta·
- domuere: -erunt cf. n. V. 1. - tua della dea cosi rallìgurata: EV OE
mille: il numero delle navi componenti 'tu XELpl o6pu EXEt, xrLl 01 1tPOç 'torç 1too"lv
la flotta greca era di 1186 (cf. n. vv. aO"1tLç 'tE xd'trLt xrLl 1tÀ.TjO"LOV 'tou o6prL'toç
29 s.), ma spesso era arrotondato a oPO:xwv EO"'tLV, e che in Apollodoro (II
1000, come, per es., in AESCH., Ag. 45; 4, 3) la dea appare con lo scudo ornato
PLAUT., Bacch. 928. - carinae: cf. n. di una Gorgone anguicrinita: i ser·
V. 23. penti dunque dovevano essere in re-
lazione col culto che si prestava a
199-233. Dopo la lunga sospensione Pallade. Tutto il verso è traduz. del-
(vv. 57-198), è ripreso l'episodio di Laa- l'omerico (Od. IV 698): aÀ.À.à 1toÀ.Ù 11Er~OV
coorzte, il piu concitato e drammatico 'tE XrLl O:PYrLÀ.EW'tEPOV iJ.À.À.o, e a FORO. ri·
del l. II. « Da questo punto - osserva corda VAL. FL., II 209: hic aliud Venus
finemellte VALG. - la poesia assume et multo magis ipsa tremenduln. -
un tono come di prodigio. Qui entra- aliud: con valore sostantivato « un al-
rzo irz campo le divinità nemiche e tro prodigio ». Il termine indetermi-
il fato nemico,' che si fanno complici, nato dà un senso di orrore, accen-
che sono anzi la stessa cosa della tuato dalla forte allitterazione in maius
frode dei Greci e della menzogna di miseris multo: cf. Cm.: nota triplicem
Sinone ». La parte dell'episodio riguar- dictionem incipientem ab littera m
dante Laocoonte è da SME., pp. 138-40, ad indicandum Aeneae dolorem in nar-
divisa in tre parti: 1) vv. 199 S., che rando; nam ea littera apta est ad
contengono la dinosis praemunitio, os- complorationem. Il prodigio dei ser-
sia i primi segni della vendetta; 2) vV. penti, secondo H. KLEINKNECHT, in FIer-
201-24, nei quali è il decursus cum mes LXXII (1944), pp. 66-111, ha qui la
fastigio, cioè lo svolgersi dell'azione stessa importanza che i prodigi clas-
col suo punto culmniante; 3) vv. 225-7, sici nella caduta delle città: i citta-
a conclusione del fatto. La seconda dini restano talmente sbigottiti e con-
parte è suddivisa in tre scaenae: a) vinti dei segni premonitori che faci-
VV. 201 s., dove si manifesta la w!16'tTjç litano essi stessi la catastrofe. - mise·
divina; b) vV. 203-12, dove è esposto ris: sciI. nobis. - multo... tremendum:
tutto il 'tEPrL'tWOEç; c) vV. 212-24, la w!16'tTjç unito a magis del V. S., e perciò multo
degli dèi ha fatto le sue vendette: c non 7Ilultum. - tremendum: è voce
Laocoonte e i figli muoiono. Di tutto poetica e della prosa imperiale.
il passo fa un accurato esame ritmico 200. Questo verso è privo di cesure:
KNIG. J, p. 74. esempi simili si trovano già nella poe-
sia precedente, sia greca che latina,
199. hic: come a V. 122. La puni· come in ENN., anno 230 Vah.': poste
ENEIDE II 67
nore (b) e di liquide (l, r), e il suono sia ai cadaveri (v. 542) sia alle ombre
allitterante ant, in lanzbebant e vi- (VI 401); qui, in senso figurato, de-
brcmtiblls, rendono con un'armonia nota lo schianto e il terrore: cf. DAN.:
imitativa di grande effetto il guiz- tinzentes; nam ideo timerztes pallescztrlt,
zare sibilante delle lingue, carat- quia ante exsangues fiurzt. - agmine
teristica dei serpenti in procinto di certo: iH certum scopum directo Fmw.;
assalire la preda. Inoltre sibila e ora, cf. VAL. FL., V 353: certo... me petat
al principio e alla fine del verso - per agmine. Agmerz non indica le spire
tale tecnica cf. n. v. 3 - accentuano dei due serpenti (cf. georg. III 423),
l'orrore della scena. - sibila (gr. come pensa PAS., ma « direzione ",
O"up(t;ov'tCt): sibilantia. - linguis vibran- « corso", « impeto" (cf. v'. 782), come
tibus: mobiliblls, qllia Hllllwn animaI già annota DAN. Qui Virgilio - os-
taHta celeritate lirzgllam movet, adeo serva PA. - si avvale della doppia ac-
ut triplicem lirzgllam habere videatllr, cezione di agmen « esercito in mar-
cum una sit SI.:1lv. Ed il plur. è dovuto cia}) e « avanzata n.
proprio alla celerità del movimento. - 213-5. Laocoonta: per la forma del-
vibrantibus: comprende in sé l'idea l'accuso cf. n. V. 122; per il personag-
di moto e di luce, ed ha valore gio cf. nn. VV. 41 s. e 201. - petunt:
intrans.; verbllm proprillm de VOlllbi- nel verbo predomina non l'idea di « as-
litate lirzguae serperztum FORB. Cf. Dv., salire", ma quella di « dirigersi", per-
met. III 34: tresqlle vibrmu liHgllae. ché, come si ricava dal séguito, i pri-
212. « Di[fllgimlls, esclama Enea, do- mi ad essere assaliti sono i figliuoli di
po l'epifania dei serpenti elevata al Laocoonte. - primum: in correlazione
massimo del terribile. Parla in prima con post del V. 216 (:= postea). - par-
persona, questa volta: qual creatura va - natonlm: « i corpi delicati dei
umana avrebbe potuto stare impavida due figliuoli l>. D'un tratto vengono pre-
all'impeto dei mostri, di parvenza più sentati due giovanetti, figli di Laocoon·
che mortale?" FUN.', p. 191. Il poeta te, che rendono più pietoso il quadro,
ritorna al pres., dopo i prec. imperf. soprattutto perché contrastano con la
tenebaHt e lambebaHt, come già ai vv. mole smisurata dei serpenti: anche la
202 ss., per rendere con maggiore vi- loro fine ante diem, come quella di
vezza l'orrore della scena, e unisce Lauso, Eurialo, Niso, PalIante, suscita
asindeticamente le due proposizioni la profonda commozione del lettore ed
(diffugimus... exsarzgues; illi... peturzt), è uno dei motivi caratteristici dell'ar-
per meglio rappresentare la rapidità te virgiliana. Per la 7t€p(,pPCtO",ç corpora
delle singole azioni, accresciuta dalla rzatorll1n cf. Nmm. ad vv. 21 S. I nomi
doppia sinalefe: la folla, invasa dallo dei due giovanetti, secondo Tessandro
spavento, si disperde qua e là (l'idea (SERV. ad v. 211) erano Ethrorz e Me-
è accresciuta dal valore distributivo del lanthus; secondo Igino (f. 125) Anti-
pref. dis-; cf. anche AE. NEUMANN, De fate e Timbreo; essi, poiché si trova-
compositorllm a dis... incipierztillm... vano vicino alle sollenmes arae (v. 202),
vi et uSU. Dissert. Jenae 1885), quasi probabilmente assistevano il padre nel-
per offrire minor bersaglio ai mostri la sua funzione sacerdotale, cosi come
che tuttavia si dirigono difilati verso facevano i camilli dell'ambiente reli-
le vittime, già da essi bene individuate. gioso romano, dei quali si ha notizia
- viStI: abI. di causa « a quella vi- in MACR., III 8, 7. - serpens: cf. n.
sta". - exsangues: dell'uso classico, VV. 204 S. - amplexus ... implicat ... de-
in Virgilio è riferito in senso proprio pascitur: i tre verbi indicano le di-
72 VIRGILIO
verse fasi della strage (i serpenti, do- met. III 77): cf. DAN.: posteriora ser-
po aver cinto le membra dei giova- pentium spirae dicuntur, quae sic in·
netti, li stringono tra le loro spire e volvurztur in gyrwn ut funes. - et
li uccidono a furia di morsi), la cui iam: dopo gli avv. primum v. 213 e
rapidità è accentuata dai due dattili post v. 216, indica che i serpenti, ser-
iniziali e dall'allitterazione sibilante rando saldamente le membra di Lao·
del v. 215. - implicat: proprium de coonte, hanno portato a termine la
serpentibus Gass.; cf. Ov., met. IV 364: loro opera. - bis - dati: « incatena·
eaudtL... implicat alas (scii. serpens). - tolo due volte alla vita, avvolti i dorsi
miseros... artus: miserorum artus. - squamosi in duplice nodo intorno al
depascitur: gr. É7twÉ[.lE"T;a~. L'espressio- collo ». Superfluo dare un valore con-
ne, in senso traslato, ricorre in georg. cessivo ai due part.: il costrutto, al-
III 458: artus depascitur arida febris. quanto tortuoso, analogo a VI 700:
216. ipsum: scii. Laoeoonta. - auxi· collo dare bracchia circum, rende il
lio: dat. di scopo, come a V 686: disordinato groviglio di quei corpi, nel
auxi/io... voeare deos. - subeuntem: la quale, forse, erano stretti anc6ra i
forza del pref. sub·, osserva opportu- parva corpora natorum vv. 213 s. « Vi-
namente PA., è la stessa che in sue· sione plastica che ha qualcosa delle
eurrere, subsidill1n: esso esprime !'idea rappresentazioni d'oriente, specie d'ar-
di aiuto. - tela ferentem: eum tela te brahamanica, incisiva e potente»
in manu approperantem HEY. Per l'e- GRAN. Qui ogni serpente s'attorciglia
spressione cf. XII 465: nec tela fe· due volte intorno alla vita e due volte
rentes. intorno al collo, formando una quadru-
217-9. Questi versi, di un potente rea· plice spira intorno al petto e un'altra
lismo e di una brevità scultorea, rap- intorno al collo, oppure ogni serpente
presentano i diversi momenti dell'ag- s'avvolge una sola volta, dando l'im-
gressione a Laocoonte: gli si scaglia- pressione all'osservatore che quella
no sopra, lo avvinghiano con le loro doppia spirale intorno alla vita e in-
spire possenti e squamose, gli si strin· torno al collo sia formata da un solo
gono intorno al corpo e si rizzano poi serpente? Incliniamo alla seconda in-
vittoriosi in alto, con le teste e con terpretazione con HEY., per il quale
i colli al di sopra del capo dello sven· bis = binis spiris, seu binorum ser-
turato. - corripiunt.. ligant: i due pentum spira. - medium: sci/o corpus.
verbi acquistano particolare efficacia - collo: dat., retto da circum... dati
dalla posizione in cesura, e il primo (si osservi la tmesi), usato con valore
di essi esprime a un tempo la vigoria mediale: per tale valore cf. I 481:
e la rapidità con cui Laocoonte è tunsae pectora palmis (sciI. Iliades) e
assalito, prima che possa difendersi n. vv. 210 S. - squamea: pro squa-
con le armi. - spiris: dal gr. O"7tELpa; mosa, ut frondea pro frondosa (I
spira dicitur et basis columnae unius 191) SERVo L'agg. squameus ripetuto a
tori aut duorum, et genus operis pisto- georg. II 154 III 426, in luogo di
rii, et funis nauticus in orbem convo- squantosus, è dovuto a ragioni metri·
lutus, ab eadem omnes similitudine che, perché in Virgilio, che risente
FEST., p. 44S Lind. ti. riferito anche ai dell'influsso di Omero e di Esiodo, è
serpenti (XII 848. georg. II 154; Ov., piu frequente la forma in -osus (gr.
ENEIDE Il 73
·r~bllç); cf. vv. 419. 496: spumeus per 221. Ritenuto interpolato da SERV.:
spumosus. VIII 231. IX 711. georg. III et est interpositus versus; nam potest
145: saxeus per saxosus; per una ras- tolli salvo sensu, ma senza valido mo-
segna completa cf. A. ERNOUT, Les tivo; il verso invece maxime ad horro-
adjectifs latins en -osus et en -ulentus, rem facit, quod vittas, infulas sacer-
Paris 1949, pp. 28. 82. Anche in LUCR., dotis... commemorat, quae imprimis
I 162, per la stessa ragione, troviamo sacrae et inviolabiles habebantur FORD.
squamigerum in luogo di squamosum. - sanie... atroque veneno: i serpenti,
- superant: intrans., mentre a v. 207 manifestazione dell'ira del nume, so-
trans. - capite: singularem ita expli- no dotati di poteri nocivi di diverso
cat (sciI. poeta), ut cogitandum sit genere: divorano, strozzano, avvelena-
capita utriusque serpentis eadem alti- no. Cf. Luc., IX 795: sanies... pollente
tudine sublata super Laocoontis caput veneno. Per la locuzione atro... veneno
ita sibi vici/w esse, ut llI'ltlm videri cf. geo l'g. II 130. - sanie: hic sali-
possint FORB. - cervicibus: non è si- vam veneno tinctam videtur significare
nonimo di capite, sebbene talora, par- FORB. Dominano in questo e nei vv. ss.
ticolarmente in senso figurato, si usa colori foschi e grevi, toni lugubri e
l'un termine per l'altro. Cervix è la dolorosi (sanie... atro... veneno... 1101'-
parte posteriore del collo che unisce rendos... saucius). - vittas: accuso di-
il capo al tronco e nel suo valore eti- pendente da perfusus, per il quale cf.
mologico vuoI dire «legamento, soste- n. vv. 210 s. Laocoonte è contempora-
gno del capo », da xÉpo:ç, indicante al- neamente sacerdote e vittima, e in
'.1
tura (cf. x<ipa «capo ») e Vil1Cio «le- quanto tale, è cinto di bende (cf. n.
go» (cf. M. Bm2AL, in Mem. Soc. lingu. V. 133): in questo momento egli ap-
de Paris VII [1892], pp. 190 s.). pare soprattutto come vittima e perciò
220. ille (sciI. Laocoon): il mutamen- le sue bende sono spruzzate di sangue.
to di sogg., nota PA., è accentuato - atro: «tutto ciò che reca morte o
dalla posizione preminente del pron. - ha relazione con la morte» SAIlB.'
simul: in relazione con simul v. 222, 222. Il ritmo spondiaco, soprattutto
indica contemporaneità di azione, co- di lwrrendos, collocato per di piu in
me a V 675 XII 268: cf. gr. iliJ,f1. iJ,É'I ... cesura, obbliga a fermarsi sull'orrenda
aiJ,a bÉ. - manibus... nodos: un qua- rappresentazione: l'infelice, straziato
dro potente. « Noi non vediamo in tra le spire dei serpenti, emette al
Laocoonte che due mani, due povere cielo urla che sembrano essere piu
inutili mani, che si muovono, che cer- d'imprecazione che di preghiera. In
cano vanamente di far allentare la quest'uomo, impotente di fronte all'ine-
stretta dei serpenti» ARN. l , p. 62. Il sorabilità del destino, non troviamo né
disperato dolore dello sventurato che sopportazione né rassegnazione: ma
cerca di liberarsi con uno sforzo er- egli - osserva HEY. (excurs. VI) -
culeo è espresso nel gruppo marmo- non è né un eroe né uno stoico. L'e-
reo del Laocoonte, che Plinio (XXXVI, spressione clamores... ad sidera tollit,
5, 37) defini opus onmibus et picturae ripetuta con leggera variante a X 262
et statuariae artis praeferendum. - XI 878 e analoga a V. 338: sublatus
tendit divellere: per il costrutto di ad aethera clamor. XI 454 s.: clamor /
tendo con l'inf. cf. n. vv. 63 s. - no- ... se tollit ad auras. 745: tollitur in
dos: sono le spire dei serpenti, detti caelwll clamor, è di sapore enniano
nodi anche a V 279. Cf. Ov., met. IV (ann. 442 Vah.2: tollitur in caelwll cla-
491: vipereis... nodis. mor).
74 VIRGILIO
226. effugiunt: lez. di M', P; invece abbiamo ttmcque (arm. VII, 2), hucque
M, DON. hanno diffugiunt; la maggior (ibid. XV 38, 4). Cf. anche Tuo., pp.
parte degli edd. accetta la prima lez., 120. 454. Si osservi che la prep. sub,
perché effugio significa il fuggire da ripetuta nel secondo emistichio e in
un luogo a un altro con un preciso ambedue i casi seguita opportuna-
intento, come è quello dei serpenti mente dall'abl., rappresenta i serpenti
che si muovono insieme dal princi- ormai giunti e accovacciati ai piedi
pio (cf. v. 203: gemini. v. 205: pariter) della statua. - deae: in cesura e in
alla fine, mentre diffugio allude al fug- posizione dominante nel verso, cosi co-
gire disordinato, come a v. 212. Si noti me dominava la statua della dea. Gli
poi la cesura tritemimere dopo effu- studiosi antichi e moderni notano una
giunt, che, in unione alla eftemimere contraddizione, perché nei vv. 163-8 si
dopo pettmt, richiama l'attenzione sul- dice che la statua era stata trafugata
l'avanzare dei dracones in salita. - da Odisseo e Diomede. Alcuni giustifi-
saevae... Tritonidis: cf. I 479: non ae- cano la contraddizione con la man-
quae Palladis e n. vv. 171-5. L'epiteto cata revisione del poema; altri, sulla
saeva è dato alla dea non solo per la base di un fr. della Iliupersis (p. 138 I
collera da lei nutrita contro i Troiani AI!.), pensano che il vero Palladio, con-
a causa del giudizio sfavorevole di Pa- servato in un luogo inaccessibile, non
ride, ma anche per la recente puni- fu mai rapito, e che a suo posto era
zione con cui essa si è vendicata del- stata collocata una copia identica;
l'oltraggio arrecato da Laocoonte al SADD.', p. XIX sospetta addirittura che
cavallo, a lei sacro. - arcem: arx ab tutto l'episodio di Laocoonte non sia
arcendo, quod is locus munitissimus d'accordo « col resto della narrazione,
urbis, a quo tacitlime possit hostis alla quale fu innestato posteriormen-
prohiberi VARR., l. L. V 151. Qui però te ». Ma nulla vieta di credere che
significa non « rocca di Troia », come sulla rocca fosse un'altra statua di
ai vv. 33. 41. 56. 166. 245. 315. 615. 760, Pallade, dal momento che se ne tro-
né « rocca» in genere, « base di di- vavano anche nei templi della città (vv.
fesa", come a v. 322, ma per traslato 404. 437): cf. inoltre HEY. (excurs. IX);
« tempio" costnlito sulla rocca, come SERVo dal canto suo aggiunge che que-
a v. 319: questo stesso valore in HOR., st'altra statua sita sulla rocca, per
c. I 2, 3. Che sulla rocca di Troia fosse essere visibile dalla spiaggia, era di
il tempio di Pallade si legge anche dimensioni gigantesche. - clipeique
in Il. VI 297: t1.L... V1]OV tXt1.VOV 'AOi)v1]ç sub orbe: « sotto (= dietro) il cavo
Év 1t6ì..E~ lixpu. dello scudo ». Virgilio immagina la dea
227. sub pedibusque: la stessa espres- come la raffigurò Fidia nella statua di
sione, anche a inizio di verso, a ecl. Athena Partite11Os, collocata sul Par-
5, 57. Con le prep. monosillabiche, il tenone: ritta in piedi con la mano
-que generalmente era collocato dopo sinistra sul grande scudo oblungo, di-
il complemento, soprattutto per il fat- ritto anche questo e con l'orlo infe-
to che la prep. faceva corpo con la riore poggiato a terra; e ai piedi, pres-
parola cui si riferiva; tuttavia alcune so lo scudo, era un drago (cf. n. v.
prep. (cum, de, ex, in, per, pro), specie 199). Per l'espressione clipei... sllb orbe
se sono ripetute, si trovano unite al cf. X 546: clipei... orbem. - teguntur:
-que: cf. Cle., de or. I 7, 26: de tem- con valore mediale. Il fatto che i
poribus deque universa re publica. Il draghi si rifugiano proprio nel tempio
-qlle inoltre non si univa neppure alle di Pallade, quasi che avessero assolto
parole terminanti in c; in Tacito però un c6mpito affidato loro dalla dea, e
7
76 VIRGILIO
che, simili a cani fedeli, vanno ad ac· in luogo di se insinuare, si trova anche
quattarsi ai suoi piedi, come se con· in Crc., de or. II 35, 149: ut penitus
dividessero l'ira della dea oltraggiata insinuet in causam e rientra nel grup-
da Laocoonte, è per gli animi, super- po dei verbi (moveo, recipio, verto,
stiziosi dei Troiani esterrefatti non volvo, ecc.) che accanto all'abituale si·
solo una evidente conferma che il ca· gnificato trans. hanno talvolta anche
vallo di legno è veramer,tte dedicato quello rifl. (cf. KUH.1, pp. 91 s.). Per
alla dea, ma anche. un solenne ammo- un'accurata analisi di questi verbi, av-
nimento agli stessi a non ripetere ·al· valorata da numerosi esempi, cf. an-
tri gesti sacrileghi contro le cose a che E. WOLFFLIN, in Arch. fur Lex. X
lei sacre. E cosi viene pienamente con- (1898), pp. 1-10. - et scelus ~ ferunt:
validato il perfido consiglio di Sinone « e si va dicendo che Laocoonte, colpe-
(vv. 189-91).. vole, abbia pagato la pena del delitto ».
228. tum vero: cf. n. v. 105. - tre- Secondo CON., scelus (= sceleris poe-
mefacta... per pectora: « negli animi nas) dipende sia da expendisse sia da
sbigottiti". Tremefacio, usato per la merentem e quest'ultimo, collocato a
prima volta da Cicerone poeta (de fme di verso, è il termine più enfatico,
cons. II 25 Tra.: aut enim se gravido e perciò si avrebbe « e si va dicendo
tremefecit corpore tellus), è « termine che Laocoonte abbia pagato la pena
che nella sua intensità espressiva si del delitto, meritandola,,; per scelus
addice al linguaggio poetico" (A. TIlA- expendisse cf. XI 258, per scelus... me-
GLIA, La lingua di Cicerone poeta, Bari, re11tem cf. VII 307. Expendere, preso
Adriatica ed., 1950, p. 132). Per pectora dall'antica consuetudine di usare nei
cf. n. V. 200. - novos (-us cf. n. vv. pagamenti metallo pesato e dall'altra,
29 s.): dapprima la vista dei serpenti egualmente antica, di scontare una pe-
e il loro avvicinarsi avevano suscitato na con un'adeguata quantitil di denaro,
pauranci. Troiani (v. 212), ma ora, dal significato originario di « pesare"
dopo le ultime vicende interpretate co- passò o quello traslato di « pagare il
me una manifestazione dell'ira di Palo fio" per una colpa commessa. - Lao-
lade, si insinua negli animi già attero coonta: per la forma dell'accus.cf. n.
riti un nuovo e più forte senso di V. 122; per il personaggio cf. nn. vv.
paura e di prostrazione (pavor v. s.), 41 S. e 201. - sacrum ... robur: riferito
uno sgomento religioso, generato dalla per metonimia al cavallo (cf. V. 260:
certezza che. la divinità è palesemente cavo... robore), per indicare il qual~
sdegnata. Perciò qui novus vale novi Virgilio si serve di: equus: vv. 15. 32.
generis, id est qualis numquam antea 48. 113. 150. 260. 329. 401; donll1n: vv.
DAN., e non subitus, repentinus, come 31. 189; insidiae: V. 36; lignum: v. 45;
a georg. IV 357: nova... formidine. - machina: vv. 46. 237; ferus: V. 51;
cunctis: in luogo di cunctorum; unito latebrae: V. 55; e/figies: V. 184; simu-
apectora, secondo alcuni; meglio però lacrum: v. 232; monstrum: V. 245;
intenderlo dato retto da insinuato Il uterus: V. 258; dolus: V. 264. Per robur
terrore ha invaso gli animi di tutti: cf. n. V. 16. - qui: il reI. non è al-
non più dubbi, non più opinioni di· !'inizio .della frase, ed esempi analoghi
scordi, non più incertezze (cf. studia... ricorrono ai VV. 295. 427. 472. 663 I
contraria V. 39). , 287. ed. 1, 53. 6, 12. 7, 15 e altrove.
229 S. insinuat: se insinuat, cf. LUCR., - cuspide: « con l'asta ». Cuspis, -idis
V 73 s.: et quibus ille modis divom me· vuoI dire propriamente « punta del-
tus insinuarit / pectora. Il V. insinuare, l'asta» (cf. cuspidare « aguzzare", « fa·
ENEIDE II 77
re la punta »), per estensione «asta turali conseguenze. È proprio ora che
intera». Delle varie etimologie, poco scoppia violento il dramma, cosi come
convincenti (cf. WAL., s. v.), la piu il poeta l'ha concepito. Anche la tecni-
attendibile sembra quella di A. ZrM- ca drammatica non poteva riuscire a
MERMANN (in Berl. pllilol. Wochenschr. maggiori effetti di tensione: nei punti
XII [1892], pp. 546 s.), il quale fa de- culminanti, volta per volta, apparendo
rivare cuspis da *co-spid-s: al pref. sulla scena Timete e Capi e Laocoonte
curn seguirebbe la rado spi, indicante e Sinone, e infine ancora Laocoonte,
cose o oggetti appuntiti (cf. spiculwn, succede una peripezia; ci sorprende e
spica, spina). scuote l'inaspettato, sino all'intervento
231. laeserit et... intorserit: VIl""tEPOV divino che mette lo scompiglio e tra-
7tp6"tEPOV. CON., seguito da altri, osser- volge e fa ciechi tutti quanti». - du-
va che il poeta, in dipendenza da un cendum (scii. esse). - ad sedes: sul-
inf. perf., avrebbe dovuto usare il l'acropoli, nel tempio di Pallade. -
congo pperf., e giustifica i due perf. simulacrum (gr. ~pÉ"tetç di EUR., Tra.
con la presenza di ferunt; tale giusti- 12): HEY. richiama Od. VIII 509:
ficazione è inutile, perché si trovano [lty' lf.yetÀI~et OEÀX"tnpLOV. Per il termine
esempi in cui la subordinata dipen- cf. n. vv. 171-5; inoltre n. vv. 229 s. -
dente da un inf. perf., retto a sua oranda: placanda SERVo
volta da un tempo principale, ha il 233. Per l'emistichio cf. n. VV. 65 S. -
tempo che avrebbe, se l'infinitiva fosse numina: plur. poetico, detto di Pal-
indipendente, tanto nel caso in cui il lade anche a III 543: l1U1nil1a sal1cta
congo sia dovuto ad attrazione modale precamur. Per 11U11zel1 cf. n. V. 123. -
(cf. Cre., Rose. Am. 25, 70: sapientissi- conclamant: Ima scilicet voce D.m. Dal
mum Solonem d i c u n t fui s se, generico e anodino ferzmt si passa al
elmI qui leges... scri ps eri t ), deciso e imperioso conCZamal1t: tutti
quanto nel caso in cui non vi sia ormai unanimi nell'interpretazione del
attrazione (cf. Cre., fin. IV 24, 65: nisi prodigio, gridano insieme (cum-) che
forte c e n s e s Tiberium Gracchum bisogna portare il cavallo sulla rocca,
patrem non beatiorem fui s s e quam per placare l'ira della dea. Questo gri-
(ìlium, cum alter stabilire rem publi- do dei Troiani a CER. ricorda EUR.,
cam s tu due r i t, alter evertere). Cf. Tra. 522 sS.: cl.vèc o' È~6etIl"EV Ì<.EWç / Tp((lcl.ooç
KUH.', pp. 183 s. Qui laeserit nella stes- cl.7tÒ 7tÉ"tpetç ll""tetOdç. / "h' w 7tE7tetV[ltVOL
sa accezione in cui è usato a v. 183. - 7t6vwv, / "t60' iEp6v cl.Vcl.YE"tE !;6etvov / 'IÀLcl./'iL
tergo: in tergum: per il valore del ÀLOYEVd x6pq:.
dato cf. n. vv. 19 S. A v. 51 il poeta
ha detto in latus; non è una contrad- 234-49. Il bral10 con/hleia COI1 un'aria
dizione, ma semplice variatio (HEY.).- festosa che accompagl1a l'entrata trioH-
seeleratam: ipsa est hasta, qua scelus fale del cavallo, tra i caHti spensi~rati
(v. 229) efficitur Goss. - intorserit e giulivi dei fal1eiulli e delle fal1clulle
hastam: analogamente a IX 744. Per gareggianti l1el toccare le corde; si nlll-
hasta cf. n. V. 50. ta in rimpial1to, nell'esCZamaziol1e ac-
232 s. HEIN., p. 16, n. l, sottolinea la corata di Enea, per la gral1de Troia,
gradazione da credita res v. 196 a que- la cui rovil1a è stata preparata .dalle
sti due versi; «non ne ha tratte pe- lnal1i dei suoi stessi figli; contimla con
rò - osserva FUN. I , p. 190 - le na- l'il1fausto presagio ripetuto quattro
78 VIRGILIO
volte e la profezia di Cassandra, non da BEY. che richiama EUR., Tra. 519 ss.:
creduta dai Troiani accecati dal fana- EÀt7tOV L1t1tOV OVpaVLtl / PpÉl-\ov't'tl xpucrEorpa·
tismo, e si conclude con l'inizio della ÀtlpOV EVO- / 1tÀOV Év 1tIJÀtlL~ •AXtlLO( e da
terribile notte, l'ultima di Troia. REIN., Goss. che ricorda PLAUT., Bacch. 955:
p. 21, nota che qui il racconto è piti portae Phrygiae limen superum scin-
breve di quelli di Trifiodoro (vv. 304- deretur: non vi è dubbio che si tratti
35) e di Quinto Smimeo (vv. 525-85): della porta Scea (cf. n. vv. 608-12) in
Virgilio indugia per un istante sul mo- ambedue i passi, perché in essi sono
mento fatale in cui il cavallo oltre- ricordati dci fatti svoltisi proprio nei
passa la cinta murale, ma non si di- pressi della porta stessa. - pandimus:
lunga su tutte le manifestazioni di usato nel senso traslato di « aprire »,
gioia e sul generale ubriacarsi, perché « spalancare », non solo in poesia, ma
ciò poteva suscitare vergogna in chi anche in prosa. Cf. LIv., XXI 37, 3.
narrava e solo sprezzante compassione 235 s. accingunt: se accingunt, come
per i ciechi Troiani in chi ascoltava. a XI 707; cf. n. vv. 229 s.; a v. 671 si
ha però ferro accingor. NORD., pp. 111 s.
234. « In questo dividimus muros et accosta il 't'p(X0JÀOV, formato da accin-
moenia pandimus la poesia è nell'ac- gunt e dagli altri due verbi iniziali
cento pieno di rimpianto per il gesto dei vv. 236 s., a VI 3 ss. - omnes:
fatale: il verso sta a sé, soffuso di «Persone distinte - cosi FUN. 1, p.
accorata insistenza, dopo !'immagine 227 - non appaiono, naturalmente, nel-
della ignara plebe troiana, quasi sof- la rievocazione: solo la massa del
focata nell'incompiuto numina concla- I noi' e del 'tutti' ». - pedibus: sub
manto Poche volte un poeta antico ha pedes (scil. equi); per il valore del
avuto tanta pietà per una plebe acce· dato pedibus, retto da subicitmt del
cata dagli dèi» MAZZ., p. 7. - divi· V. s., cf. n. vv. 19 S. - rotarum ...
dimus ~ urbis: la posizione chiastica, lapsus: egregie pro simplici, rotas,
accostando muros a moenia non solo quae labentes dicuntur poetis, quando
mette in rilievo la sostanziale diffe- volvuntur REY.; perciò con SAnn. 3 si
renza tra i due termini che, come traduca « rulli »; CON. richiama SOPH.,
giustamente annota SERV., non co- El. 718: 't'poxwv pacret~. Per lapsus cf. n.
stituiscono una iteratio (cf. n. v. V. 225. - stuppea vincula: « canapi »,
33), ma rappresenta anche il crollo to- detti semplicemente flmem a V. 239;
tale delle difese della città; inoltre CON. accosta l'espressione a EUR., Tra.
moenia, preposto al verbo e staccato 537: xÀwcr't'OU .•• awpLp6ÀOL~ À(VOLO. Si noti
da urbis, accentua l'enormità della fol- che gli agg. di forma dattilica, uscenti
lia dci Troiani che, per agevolare l'in- in -eus, sono collocati di solito in pri-
gresso del cavallo (cf. vv. 185 ss.), spa- ma e quinta sede (un'accurata inda-
lancano quelle fortificazioni che ave- gine in F. CUPAIUOLO, Un capitolo sul-
vano strenuamente difese per dieci an- l'esametro latino, Napoli, Libr. Scient.
ni e che lo stesso Odisseo ricorda con Ed., 1963, pp. 45 ss.); questo è uno dei
orgoglio (Od. XIII 388: TpO(l1~ MOl-\EV pochi casi in cui l'agg. è collocato
Àt1ttlpck Xp1)lìEl-\Vtl; cf. pure Il. XVI 100). - in quarta sede (ibid., p. 46). - collo
dividimus muros: i Troiani non apro- (scil. equi): per il valore del dat., retto
no una breccia, ma abbattono le mu- da intendunt del V. s., cf. n. vv. 19 S.
ra sovrastanti alla porta Scea: cf. SERV.: L'interpretazione, troppo razionalistica
superpositos Scaeae portae; nam se- di Goss., per il quale collo è riferito
quitur 'quater ipso in limine portae' alle persone collo trahentes, a primo
v. 242; tale identificazione è accolta acchito è avvincente, perché non era
ENEIDE II 79
una delle posizioni più comode tra- il cavallo non è detto più votum v. 17
scinare il cavallo con le funi legate o simulacrzmz V. 232, ma machina, co-
al suo collo (cf. HEY.: cum fune ex me lo aveva definito Laocoonte a V.
eo nexo trahi equus vix commode pos- 46; cf. n. vv. 229 s. - muros: ruinas
set); ma il parallelismo con pedibus murorum dirutorum DAN. Per muros
v. 235 e l'intendunt del v. s., verbo cf. n. v. 33.
riferito propriamente all'usanza di lan- 238. feta armis: per l'immagine cf.
ciare una fune sopra una cosa e poi EUR., Tro. 11: ÉyXVI-\OV(( ... 't"EUXEWV. - pue-
tcnderIa, ci suggeriscono di accettare l'i... innuptaeque puellae: la stessa
in parte la prima interpretazione e in- espressione a VI 307. georg. IV 476.
tendere collo come la parte anteriore Si noti il mirabile contrasto tra la
del cavallo (cf. HEY.: intellige simpli- macchina guerresca e !'innocenza, qua-
citer funem ex anteriore parte aptum). si inconsapevole ironia, dei giovinetti
237. Il lento ritmo spondiaco con la danzanti, ignari della rovina che de-
frequenza della vocale aperta a, che riverà loro dal cavallo fatalis, e perciò
si ripete per cinque volte nella parte più meritevoli di compassione. Oppor-
centrale del verso, esprime potente- tunamente FUN.', p. 227, li avvicina
mente il faticoso avanzare della ma- a « quel fanciullo che Francesco De
china che, salendo, sobbalza (scandit), Sanctis (Saggio sul Conte Ugolino)
dondolandosi con l'immensa mole. - narra di aver veduto scherzare con
intendunt: iniciunt e non ligant, come la coltre della bara, destinata ad ac-
pensa SERVo Il V. intendo è preso dalla cogliere il corpo di suo padre ». Sono
terminologia militare ed è suggerito fanciulli e fanciulle, more Romano, pa-
dal lancio della freccia sotto la ten- trimi et matrimi DAN., ossia aventi am-
sione dell'arco. Cf. IX 590: intendisse bedue i genitori in vita. CER., seguito
sagittanz; PLIN., ep. III 9, 21: in iugu- da CON. e PA., suppongono che Virgi-
lum... telum... intendere. Per l'espres- lio si sia ispirato alle tensae, carri
sione vincula collo intendzmt cf. AUSON., trasportanti le immagini sacre nei ludi
Mos. 42: intendztnt collo mulorum vin- Circenses e seguiti da giovinetti di
cula nautae. - scandit... muros: «a· ambo i sessi che ponevano le mani
scende le mura", come un nemico sulle tirelle (cf. infatti fzmem... con-
vittorioso dopo l'impaccio di un osta- tingere del V. s.); d'altra parte HEY.
colo (cf. ascendisset V. 192); osserva ritiene che la scena riecheggi EUR.,
I-IEY.: maior imago, quam si 'portam Tro. 527 sS. A Roma i canti corali dei
intrat', quae, murorum impositorum fanciulli erano frequenti nelle solen-
et attingentizwz parte deiecta, erat la· nità: cf., per es., CATULL., 34, 2 ss. e,
tior facta. L'espressione scandere muros per la liturgia delle processioni, C.
ricorre anche in LIv., V 21, 12 XXIX 7, PASCAL, Studi di antichità e mitologia,
4. L'immagine del cavallo, quasi ani- Milano, Hoepli, 1896, pp. 38 s.
mato, è tolta da ENN., scen. 76 S. Vah. 2: 239. L'alternarsi del dattilo allo spon-
nam maximo saltu superabit gravidus dea in tutto il verso e la doppia ce-
armatis equus, / qui SZto partu ardua sura tritemimere ed eftemimere, fan-
perdet Perga171a: passo l'iecheggiato, no ~entire non solo la gioiosa esul-
)
secondo Macrobio (VI 2, 25), a VI 515 S. tanza dei cori ma anche il loro tono
- fatalis: exitium fatale Troianis af- cadenzato. - 'sacra (sciI. carmina): i
ferens HEY. In forte rilievo, al centro canti in onore di Pallade, detti lEp!Ì
del verso, è l'unico termine foriero 1tO~nl-\(('t"((. - contingere gaudent: qzlÌs-
dei tristi destini di Troia. - machina: quis fzmem contigisset vel rotarUm
80 VIRGILIO
re dai vv. 174 ss. - in - portae: è dedere cf. pure georg. II 306: soni-
la soglia della stessa porta Scea, cui tzmz dedit, riferito al divampare del
abbiamo accennato poco prima, nel- fuoco.
la n. v. 234; qualcuno però, trat- 244. instamus (sciI. operi); da solo
to probabilmente in inganno dal anche a v. 491: instat... Pyrrhus. -
dubbio, espresso da DON. a v. 240 tamen: nonostante i certissima omi-
(quo17'lOdo... equus in media urbe la- na. immemorcs:« sconsiderati ».
bebatur qui portas nondum fuerat in- DAN. pensa che Virgilio abbia tenuto
gressus?), suppone che qui si tratti presente il carmen,' con cui i Romani
di un'altra porta - RosI. pensa addi- pregavano gli dèi, affinché infondes-
rittura alla porta del tempio -, per- sero nell'animo degli avversari timore,
ché a v. 240 il cavallo 17zediae... inlabi- confusione, dimenticanza: «eique po-
tur urbi, mentre qui si fa ancora cen- pula civitatique nzetll1n, forrnidinem,
no alla soglia della porta. Ma si dia oblivionem iniciatis »; il carme, del qua-
il debito peso al fatto che Virgilio al le fanno parte' queste parole, è ri-
v. s. usa i perI'. substitit e dedere, ri- portato per intero da Macrobio (III
feriti specificamente ad un'azione, la 9, 7 s.). - caeci ... furore: caecus, come
quale, anteriore a quella espressa da a v. 357 e Hon., sat. II 3, 43 s., è usato
inlabitur del v. 240, ritorna, come una metaforicamente; furor " delirio », "paz-
circostanza obliata, alla mente del poe- zia », come insania a v. 42.
ta che lentamente va spiegandosi in 245. Il susseguirsi degli spondei con
modo sempre più chiaro la tragedia la loro gravità rappresenta la cura
della patria. religiosa con cui viene collocato sulla
243. Il verso esemplato sull'enniano rocca il fatale cavallo, ora detto
(arm. 415 Vah.': concidit, et sonitum monstrum; la soddisfazione generale
simul insuper arma dederzmt) e quasi che ne deriva è efficacemente espres-
simile a X 488: corruit in vulnus, so- sa dal rapido dattilo sistimus. - mon-
nitum super anna dedere, coll'incal- strum: cf. nn. vv. 171-5. 229 S. -
zante ritmo dattilico, esprime e la fret- infelix sacrata: l'oxymoron è reso più
ta scomposta con cui si cerca di tra- forte dalla cesura dopo hzfelix. "A
scinare il cavallo che urta più volte Virgilio piace chiarire e intensificare
contro le asperità delle mura e l'im- il significato avvicinando parole con-
mediato effetto di tali urti, cioè il trastanti, uso frequente nel latino, fa-
rumore delle armi, ben rappresentato cilitato dalla possibilità della lingua
dalla frequenza della r. Non manca- di variare l'ordine delle parole» KNIG.',
rono quindi, da parte degli dèi bene- p. 371). Cf. eel. 3, 100: pingui macer...
voli, i segni premonitori della rovina in ervo. - infelix: in senso causativo
incombente sulla città; i Troiani pe- « che porta rovina », come a VI 521
rò - scrive AnN.!, p. 63 - "non XII 529. - sistimus (gr. Ccr't'1JI.1t, con
odono, chiudono gli occhi a quel suo- valore trans.; cf. anche III 117 VIII
no, come alle profetiche parole di 85 X 309): più forte di eolloeamus,
Cassandra. Alla fine il lettore non allude proprio alla definitiva sistema-
comprende se la causa della caduta zione della fatalis machina nel luogo
di Troia risalga alla volontà degli dèi, sacro. Cf. Od. VIII 504: rxù't'ol ... \.tw
o alla cecità degli uomini ». - utero: TPWEç Èç chp61toÀw EpùcrrxV't'o e Eun., Tra.
abl. di provenienza; da altri inteso 539 ss. Per sistimus cf. V. 620: tutum
come abl. di luogo. - dedere: (-erunt patrio te limine sistam. - arce: in
cf. n. v. 1). Per l'espressione sonitum... aree. Cf. n. v. 226.
82 VIRGILIO
246. tunc etiam: non «anche allo- a Cassandra o accuso plur. riferito ad
ra", come intende SERV, (sicut antehac ora. REN., prendendo in considerazio-
saepius), ma « allora anche" nel senso ne la posizione enfatica di ora e con-
che, oltre agli altri ammonimenti, ci frontando Ov., met. XV 73 s.: talibus
fu anche quello di Cassandra. - fatis ... ora / docta quidem salvit, sed non
futuris (scii. canendis): dato di fine = et eredita, verbis, giustamente propen-
ad canenda fata futura. Per fatis cf. de per la seconda soluzione. Per la
n. v. 13. - Cassandra: la piu bella costruzione personale di credere in-
delle figlie di Priamo e di Ecuba (Il. trans. al passivo (ora... non umquam
XIII 365); fu amata da Apollo che le eredita = ora... quibus non umquam
concesse il dono della profezia, ma, credebatur, gr. ciEl li1tVr't"oullEvo:) cf. n.
poiché non ricambiò l'amore del dio, vv. 195-8. - Teucris: dato di agente,
fu punita col non essere creduta, seb- il cui uso, regolare con la perifrastica
bene predicesse cose vere (Anscn., Ag. passiva, è frequente con le forme com-
1202-12; APOLLOD., III 12, 5). Invano pro- poste del passivo e i parto perf., raro
fetizzò la caduta di Troia (fatis... fu- invece con le altre voci di forma pas-
turis) e, durante il saccheggio della siva.
città, si rifugiò presso la statua di 248 s. Dopo il fugace accenno a Cas-
Atena, ma ne fu strappata da Aiace sandra, che sarà di nuovo ricordata
Oileo (lliupersis, p. 108, 2 ss. AII.); nel- al v. 343 e ai vv. 403 sS., il poeta torna
la spartizione del bottino, toccò ad al motivo fondamentale, rievocando ra-
Agamennone che la condusse a Mice- pidamente le festose cerimonie, men-
ne, dove fu uccisa insieme con l'Atride tre a VI 513 ss. si parla dei gaudia, in
da Egisto e Clitemestra (Od. XI mezzo ai quali fu trascorsa la suprema
421 ss.). nox, e della festa bacchica guidata da
247. ora: plur. intens., unito per Elena. - delubra: cf. n. v. 225. -deum
enjambement al v. prec, e seguito da (-Drum, cf. n. v. 14): in cesura, accen-
una cesura supplementare, quella del tua la pietas dei Troiani, che si ma-
primo trocheo, rara nell'esametro, co- nifesta anche in quest'ultimo gesto,
me la cesura dopo la lunga inziale che tuttavia è inutile. - miseri: in
del primo piede (cf. tune v. prec.) e senso predicativo e con valore avver-
quella alla fine del primo piede (cf. G. biale. - quibus: dat. incommodi, ri-
RERMANN, Elementa doctrinae metri- ferito a miseri piu che a delubra, e
cae, Lipsiae 1816, pp. 555-8). - dei: con valore non concessivo (CON.), ma
ApoIlinis. - iussu: abI. di causa ester- causale esplicativo del prec, miseri. Cf.
na, come gli altri abI. di sosto verbali infatti v. 345 s.: infelix, qui non spon-
della IV declinazione: arbitratu, man- sae praecepta furentis / audierit. V
datu, rogatu, ecc. Queste forme di abI. 623 s.: o miserae, quas non manus...
s'incontrano maggiormente nel perio- Achaia... / traxerit ad letum. VI 590 s.:
do arcaico: cf. PUUT., Tril1. 1139 s.: demens, qui nimbos et... fulmen /
mille nummwn se aureum / meo datu ... simularet. - esset: futurus esset. -
tibi ferreo - non umquam: piu forte dies: cf. n. v. 132. - festa... fronde:
di numquam e quasi col valore di collettivo. Analogamente a IV 459; il
tle semel quidem. - credita: già DAN. contrario, fronde ... / funerea, ibid. 506 s.
dubitava se fosse nomino sing. da unire La collocazione di festa in cesura dà
ENEIDE II 83
251. LID. rileva l'armonia grave e giorno preccdente. PA. osscrva che fu-
lugubre di questo verso, data soprat- sus rappresenta l'atteggiamento di chi
tutto dai 5 spondei. giace in qualsiasi modo e riposa sen-
251 s. umbra - Myrmidonumque: i za preoccupazione o timore di essere
due omeoteleuti (cf. georg. III 219: disturbato. Cf. fusi... per lzerbanl a I
in magna Sila formosa iuvenca) confe- 214 V 102 IX 164; a quest'ultimo luogo
riscono al ritmo un senso di cupa MAR. annota: « Per, quando regge un
e sconfinata vastità, accentuato da sostantivo di luogo, ne indica anche
umbra in cesura, dalla vocale a tre la larghezza e la lunghezza l'. - per
volte in arsi, dal polisindeto e da!- moenia: per domos... 'moenia' enim
l'allitterazione -am-, -um-, -um-. L'e- et publica et privata diclmtur SERVo
spressione riecheggia l'omerico (Od. V Cf. n. v. 33.
293): r:rùv o/: VE(pÉEr:rr:r~ Xa.)"U\jJE / "(aLav o[loD 253. conticuere: -erunt cf. n. V. 1. -
xat nov..ov. - umbra. magna: de[lllitio sopor: termine soprattutto poetico e
est noctis SERvo - terramque - do- della prosa post-augustea, accostabile
los: SALV.2, p. 71, vi scorge « una ca- a torpor, stupor e quindi più espres-
ratteristica dello stile di Virgilio, che sivo di somnus (cf. LUCR., IV 453 s.:
sarà poi condotta alle conseguenze deniquè eum suavi· devinxit membra
estreme da Tacito, ... l'unione d'un con- sopore / somnus). Personificato, è det-
cetto materiale con uno spirituale l ' . - to eonsanguineus Leti «fratello della
polum: dalla rado m)" (no),,), indicante Morte» a VI 278. - fessos ... artus: la
movimento rotatorio, polus era pro- descrizionc della notte che toglic « Ii
priamente il punto estremo inferiore animai che sono in terra / dalle fa-
e superiore dell'asse celeste, intorno a tiche loro» (DANTE, Inf. 2, 2 s.) è cara
cui girava la volta del cielo, e quindi, a Virgilio per il senso di malinconia
presso i poeti, per sineddoche, il cie- che essa infonde negli animi. Cf. vV.
lo stesso, come qui e a I 90. 608 III 8 S. 268 S. III 147 IV 522 S. V 835 S. VIII
586. Sinonimo di polus è vertex che 26 s. IX 224 S. Per fessos cf. Il. vv. 108 S.
Cicerone usa (Arat. fr. 297 Tra.: sUln- - complectitur artus: ricorre nell'iscri-
mo caeli de vertice), dopo aver fissato zione sepolcrale conservata nel Mu-
l'equivalenza di ambedue i termini in seo di Tolosa (CIL XIII 128: cf. 391,
ibid. 4 Tra.: extremus... duplex de 3 CURo Die.). - complectitur: l'asindeto
cardine vertex dicitur esse polus. Cf. e il mutamento di tcmpo dal perf.
anche A. RONCONI ad Somn. Scip., Fi- contieuere dànno risalto all'immagine
renze, Le Monnier, 1961, p. 33. del sonno profondo e ristoratore che
Myrmidonum: cf. n. V. 7; qui, per segue immediatamente al silenzio di
estensione, i Greci in generale. - do- tutti. Si noti che il sonno è rappre-
los: la forte cesura e la disposizione chia- sentato come qualche cosa che abbrac-
stica di Myrmidonum... dolos e fusi... cia e occupa i fessos ... artus (cf. III
Teucri staccano nettamente i due aspetti 511: fessos sopor inrigat artus. IV
delle drammatiche vicende notturne: da 522 s.: placiduln eàrpebant fessa sopo-
una parte i Greci, la notte traditrice, rem / corpora. georg. IV 190: fessos
gl'inganni; dall'altra i Troiani, il ri- sopor... occupat artus); in Omero in-
poso notturno, il silenzio. - fusi per vece le membra appaiono come doma-
moenia: « tranquillamente distesi nel- te dal sonno (Il. X 2: (ta)"ax'li OEOI~l1[lÉVO~
le abitazioni, da un capo all'altro del- unvcp. XIV 353: un'l/p ... oa[lE(ç. Od.
la città» e non piu ordinati secondo VI 2: unvcp xat xal-la.../p a.PllI-lÉvOç).
la disciplina militare, come fino al
ENEIDE II 85
quale sostiene che le vicende si siano (umbra magna). 360 (nox atra cava...
svolte in « due momenti diversi e al- umbra). 420 (obscura rlOcte per um-
quanto lontani l'uno dall'altro: il pri- bram). 621 (spissis 11OctiS... umbris).
mo al calar della notte, l'altro a mez- 693 (per wnbras), considera l'ombra
zanotte» (ibid., p. 283), e conclude che quale epitheton ornans della notte (cf.
la luna non è visibile, oltre che du- DI PRIMA, a. c., p. 283) e l'intende co-
rante il novilunio o interlunio, « anche me oscurità che avvolge, dopo la lucc
quando è tramontata, dopo le prime solare, uomini e cose (perciò detta
ore della notte, e quando, come nel magna a v. 251 e cava a v. 360) e che
caso nostro, tarda a sorgere» (ibid., p. un chiarore lunare può mitigare, ma
284). A proposito degli accenni all'o- non annullare. L'esperienza diretta, piu
scurità notturna, egli scrive « non cre- che le derivazioni letterarie, ha sugge-
do sia da farne gran caso, anche rito al poeta immagini di tanta poeti-
quando sembrino in contrasto con cità (cf. PAGL. 1, p. 185, n. 1): egli sa-
oblati per lunam» (ibid., p. 283) e con- peva bene che la luna, anche quando
sidera gli stessi come epitheta ornan- brilla nel suo splendore, crea zone di
tia; d) « attraverso i complici silenzi luci e ombre (cf. v. 332: angusta via-
della luna occultatasi tra le nuvole» rum, in cui le vie strette creano que-
al momento dell'avvicinarsi della flot- st'effetto, e v. 725: per opaca locorum,
ta: cosi PASC., il MAROUZEAU, in Rev. ét. dove Enea che si ritira sconfitto cam-
lat. XI (1933), pp. 64s. R.V. CIlAM, in Class. mina cercando le zone meno rischiara-
Philol. (1936), Pp. 253-9, ma tale inter- te, timoroso forse di essere scorto).
pretazione, a nostro parere, è troppo Degna di menzione è la nota di BEN.
semplicistica; e) « attraverso il com- ad v. 360, ossia che gli agg. del I. II,
plice silenzio della notte quieta ». Luna, relativi alla descrizionc della notte, più
per metonimia, avrebbe il valore di che l'idea dell'oscurità, contengono
nox, come a georg. III 337: cosi spie- quella dell'orrore e dello spavento, chc
gano, fondandosi su una delle due chio- è propria di un assalto notturno. An-
se di Smw.: more poetico noctem signi- che per i vv. 397. 590. 732. 752. 754.
ficat, il PARIlASIO (in Liber de rebus per 768, i quali alludono all'oscurità in
epistulam quaesitis, Neapoli 1771: per genere, valgono le stesse osservazioni:
silentia tacitae Lunae Vergilius intem- cf. pure IX 373 s.: galea Euryalun!
pestam noctem voluit intelligi: quia sublustri noctis in umbra I prodidit
tunc omnia tacent) , HAc., HEY. Una fa- ... radiisque adversa refulsit, dove l'o-
cile soluzione al problema apporta il scurità della notte non vieta a Virgi-
traslato in questo luogo - con tutte lio di dire che l'elmo di Messapo, in
le riserve però, fatte da PAGL. 1, p. 190-, testa ad Eurialo, baleni sotto i raggi
la quale sembra attendibile anche al della luna, la cui presenza risulta dai
DI PRIMA (a. c., p. 289); non cosi a v. vv. 403 ss. Inoltre si dia la dcbita im-
340, dove il traslato (per lunam == per portanza all'effetto artistico, perché in
noctem) renderebbe diffIcile ad Enea tutto il 1. II vi è un « gioco agile e
il riconoscimento dei compagni. Accet- perfetto di luci e ombre che sembrano
tabile perciò sembra la prima inter- zampillare duttili dalle mani del poeta-
pretazione e non in contrasto con i artefice per comporsi in una sapiente
luoghi citati, in cui si accenna alle e sfavillante armonia di ritmi, colori
tenebre notturne. Infatti alla breve, e prospettive. Armonia che accompagna
ma penetrante chiosa di Goss.: quam- e compenetra il doloroso, umanissi-
quam... luna lucet, tamen si cum die mo dramma degli uomini e della cit-
comparaveris noctem dices umbrii ma- tà» C. DOLZANI, in At. e Ro. IX (1941),
gnu terramque polumque involvere, si p. 179.
può aggiungere che il poeta, ai vv. 251
ENEIDE II 87
256 S. litora nota: in quibus consue- norma umana e divina -, mentre at-
verant commorari Goss. - flammas: tua il suo tradimento.
« dei segnali luminosi", detti in prosa 258 s. utero (scii. equi): cf. n. vv.
igrzes (cf. CAUS., b. G. II 7, 4: fumo 229 S. - Danaos et pinea... claustra:
at que ignibus significabatur). Inoppor- vO"'ttpOV 'Itp6npov. Per Danaos cf. n. vv.
tuno l'accostamento di SERVo a III 519: 5 s., per pinea cf. n. V. 16. - laxat:
dat clarum e puppi signum, poiché Pa- per zeugma dictll1n esse pro I claustris
linuro dà il segnale con lo squillo di (foribus in latere) laxatis emittit Da-
tromba. - cum... extulerat: cum extu- naos', in promptu est FORB. - Sinon:
lit, secondo CON., SABB.' e ALL., perché traslitterazione del gr. LLVWV, -wvoç.
indicante azione anteriore a laxat v. Secondo quanto si è detto nella
259; secondo altri (Ruy., FORB.), extule- n. V. 122, Virgilio preferisce que-
rat è esatto, perché anteriore a ibat, sta forma a Sino che doveva es-
nel senso che il segnale fu dato per sere l'adattamento latino (cf. gr.
la partenza delle navi. La seconda tesi, Mupwv, -wvoç lat. Myro, -onis), per evi-
chiarita da FaRE.: Argiva pTzalarzx... tare il iato, come a V. 329. La collo-
i b a t . .. C u m (postquam) regia na- cazione del nome in cesura richiama
vis flammam (quae signum esset pro- l'attenzione sull'uomo che con astuzia
fectionis) e x t u l e r a t... quo signo diabolica ha preparato la rovina di
conspecto Sinon extemplo l a x a t una potente città. Segue una forte pau-
claustra, e accolta da PA., che non sa, e Sllbito dopo, al centro del verso,
esclude la prima, sembra preferibile illos: è terminata l'opera di Sinone,
non solo per il valore grammaticale e che sarà ricordato in séguito solo di
stilistico del pperf. che indica la ra- passaggio (cf. v. 329), ed ha inizio
pidità delle flammae, non appena quella dei guerrieri che attueranno la
scorte (cf. n. V. 152), ma anche seconda parte del dramma. Per Sino-
perché si tratta di segnali dati non ne cf. n. V. 57. - ad auras: non « alla
dalla flotta in genere, ma dalla nave luce solare", come intende CON., ma
ammiraglia (regia puppis) , su cui era « all'aria libera »: cf. DON.: non potuit
Agamennone, comandante supremo. Se- dici I reddit luci' eductos ex tenebris,
condo altre versioni, i segnali furono quoniam nox fuerat.
dati da Sinone (cf. n. V. 57). - fatis ... 260. Verso esemplato sull'omerico
deum (-orum cf. 11. V. 14) - iniquis: (Od. VIII 515): L'It'lt60tv ÉXXU\JEVOt, XOV.OV
«protetto dalla volontà ostile degli À.6xov ÉX'ltpoÀ.t'Jt(iV'tEç. - reddit: quasi de-
dèi", ostile nei riguardi dei Troiani. bitos... sic Horatius (c. I 3, 5 ss.):
Fata, come a VI 376, sta per numina 1'!avis, quae tibi creditum / debes Ver-
(cf. 11n. VV. 13. 123). La locuzione fa- gilium, finibus Atticis / reddas inco-
tis... iniquis, oltre che a III 17 e X 380, 11l1nem precor SERVo - ecus: cf. n. V.
ricorre in CIL VI 9241: cf. 425, l CE 15. - laeti: vel propter conservationem
Biich. - iniquis: in contrasto con salutis suae vel quia provenerant quae
defensus, acquista un particolare vi- desperatam multo tempore victoriam
gore dalla sua collocazione: Sinone è conplere potuissent DON. - se... pro-
protetto dagli dèi - e ciò contro ogni munt: «balzano fuori". ~ robore: de
robore: cf. n. V. 16.
88 VIRGILIO
261-4. I guernen, rinchiusi nel ca- 281 XIX 239). Un altro Toante, com-
vallo, sono 9, elencati, secondo BEIN., pagno di Enea, è ricordatol>X 415. -
p. 23, n. 2, in disposizione artistica Pelides ... Neoptolemus: figlio di Achil-
di 3 x 3 (cf. SERV.: per ternos dixit); le e Deidamia, chiamato anche Pirro.
consimile disposizione ricorre a VI L'elogio delle sue imprese è fatto da
479 s. e 483 s. (cf. NORD.). In Tri· Odisseo, all'ombra di Achille, in Od.
fiodoro (vv. 152 ss.) ne sono ricordàti XI 506 ss. Pelides è patronimico per
22, in Quinto Smirneo (XII 314) 30; al· indicare Achille (v. 548 V 808 XII 350);
tre tradiz. accennano perfino a centi· solamente qui è riferito a Neottole-
naia o migliaia (cf. BEIN., ,. c.). Si mo. Per la forma Pelilles cf. n. vv. 81-3.
noti, in questi versi, il ritmo incal- - primus... Machaon: cf. Il. XI 506:
zante, reso dal susseguirsi delle copu- IÌptO''tEVOV't(1. M(1.xlÌov(1. «il valente Macao-
lative -que e et. - Thessandrus: Po- ne ». Figlio di Esculapio ed eccellente
lynicis et Argiae filius SERVo Ignoto ad guerriero, coltivò la medicina come il
Omero, è ricordato col nome etpO'(1.VOPOç padre e il fratello Podalirio (Il. II
nei Cypria, p. 104, 5 AlI.; prese 729 ss.) e guari Menelao (ibid. IV 193 ss.)
parte alla spedizione degli Epigoni con- e Filottete (llias parva, p. 106, 26 Al!.).
tro Tebe e corruppe con doni Erifile, L'appellativo primus è variamente in·
perché svelasse il luogo dove si era terpretato: secondo BEN. (che richia-
nascosto il marito Anfiarao, per non ma V. 32: primus... T1zymoetes), segui-
andare alla guerra di Tebe (DIOD. S., IV to da altri, Macaone fu il primo ad
66, 3). - Sthenelus: Capanei et Evadnes uscire dal cavallo; CON. rigetta questa
(seil. filius) SERV., il più fedele com- interpretazione, avvalorata da BEN. con
pagno di Diomede; è ricordato da 0- VAL. FL., IV 222-4, dove la persona ri-
mero (Il. II 564 IV 367. 403 V 108. cordata ultima in una serie di nomi,
241. 835 VIII 114 XXIII 511). Il suo è seguita dal compar. prior, c, fra
nome è menzionato anche in Orazio l'altro, troppo arditamente, propone di
(c. I 15, 24 IV 9, 20). - duces: CON. collocare una virgola dopo Neoptole-
traduce « che scesero per primi »; me- mus e unire primusque Maelzaon, con
glio con FORD. e USS.2 intenderlo, indi- tutto il v. s., a invadunt del V. 265:
pendentemente dall'azione presente, co- tale proposta è accolta da A. LESKY,
me termine generico e corrispondente in Studi in onore di L. Castiglioni, I,
al gr. '\ÌYE~6vEç, '\Ìy'\Ì'tOPEç. - demissum Firenze 1960, pp. 533-40, il quale sul
- funem: 11. e. delapsi fune demisso... valore di primus è d'accordo con BEN.
egregie ad magnitlulinem equi decla· Preferibile porre primus, con Aus., sul-
randam aeeommodavit. Itaque emplza· lo stesso piano di dllees v. 261 e ac-
sin QUINT. (VIII 3, 84) agnovit I-IEY. Lo cogliere la seconda ipotesi di DAN.: in
stesso particolare è narrato da Apol- arte primus, di cui si ha conferma
lodoro (epit. V 20). - Acamas (dalla nella Ilillpersis, p. 139 V AlI., dove
l'ad. (1.-X(1.~ «!'infaticabile »), figlio di sono celebrate le capacità chirurgiche
Teseo e di Fcdra, fratello di Demo- del figlio di Esculapio. Per primus, gr.
fonte. Ignoto ad Omero, è ricordato 7tpw'toç, nel senso di «ragguardevole ",
nell'Iliupersis, p. 108, lO AlI. - Thoas: « apprezzato », «valente» cf. VII 107:
figlio di Andremone e Gorge, condusse Aeneas primique dllees. IX 226: dueto-
gli Etoli all'espugnazione di Troia. S'in- res... primi. 785: iuvenum primos; TER.,
contra in Omero (Il. II 638 IV 527 XV Eun., 90: sum apud te primus; LUCR.,
ENEIDE II 89
59 s.). - tempus erat, quo...: hoc loco sinua nelle membra »; cf. v. 253: sopor
noctis describit initium SERVo Pili co- fessos complectitur artus. Il termine
mune in prosa tempus erat, seguito da serpere, gr. Ep'ltEtv, «dà !'idea di ciò
cum determinativo; un atteggiamento che a poco a poco si inoltra, per poi
del tutto diverso ha tempus erat con prender possesso e rimanere lO GRAN.
!'inf., come nell'oraziano (c. I 37, 3 s.): 270 s. in somnis: per somnos « in
ornare pulvinar deorum / tempus erat sogno ». Con la stessa formula sono
e nel senechiano (Med. 111): tempus collocate le visioni profetiche a I 353
erat succendere pinum, per il quale cf. (Sicheo appare a Didone), III 151 (l'ap-
A. RONCONI, Interpretazioni grammati- parizione dei Penati ad Enea), IV 353
cali, Padova, Liviana Editrice, 1958, (quella di Anchise ad Enea). 557 (quel-
pp. 165 ss. - prima quies: cf. I 470: la di Mercurio ad Enea); invece la
primo... somno. - mortalibus aegris: visione profetica di V 636 sS. è intro-
dato commodi « per gli stanchi e mi- dotta con l'espressione per somnum.
seri mortali ». L'espressione, con la po- Esse, nella poesia virgiliana, hanno un
sizione chiastica rispetto a prima quies ruolo importante e, unite agli altri so-
e con i suoni aspri di mortalibus, ha gni (IV 9. 465 sS. V 720 sS. VII 81 ss.
una triste risonanza, soffusa di pro- 413 ss. VIII 26 ss. XII 908 ss.), sono
fondo pessimismo; essa, pure a fin pili numerose che quelle dell'Iliade e
di verso, ricorre anche a X 274 XII 850 dell'Odissea, messe assieme: e tutte
e georg. I 237, dove MARS. scrive: «Mor- hanno un'impronta tipicamente roma-
ta/es (invece di homines) è piuttosto na e virgiliana (cf. STIlI., pp. 8. 29-37.
proprio della poesia, perché la poesia 97-103). Osserva F. DE RuYT, in Lat.
è tristezza e malinconia e pensosità V 2 (1946), pp. 245 s., che somnus, ri-
di dolore e di affanno e ricordo di af· ferito per estensione metonimica a «vi-
fanni e di dolori della vita: è nostal· sione profetica », apparsa durante il
gia. Ma il poeta vuole intensificare il sonno, ricorre già in Ennio (ann. 36
concetto di mortales ed aggiunge Vah. 2; talia tum memorat lacrimans
aegri ». Cf. l'omerico (Od. XI 19): exterrita somno), nel sogno di Ilia.
5E~Àoi:(n ~po'toi:o"~, che SAnn.' contrappone Qui Enea, preso da un somnus levis,
ai I-UXXCXPE<; OEoL Aegris, come si è visto, vede in sogno Ettore cosi, come l'ave-
è un epitlzeton ornans, caro alla musa va visto per l'ultima volta (cf. vv.
melanconica di Virgilio, ma qui esso 272 s.), e dalla sua bocca ascolta ciò
ha una particolare forza, perché, 01· che realmente avviene nella città: Vir-
tre a indicare che il riposo è pili dolce gilio - scrive V. USSANI jr, Insomnia,
per gli uomini spossati dalle fatiche Roma, A. Signorelli, 1955, p. 112 - «sem-
(PA.), suscita un moto di simpatia per bra fare una concessione a un'antica
i Troiani, sorpresi mentre erano somno credenza, per la quale al sonno pro-
vinoque sepulti (CON.). - dono divom fondo, al sopor o ci5tvò<; U'lt'lo<; si deb-
(-art/m cf. n. v. 14): cf. georg. I 238: bono le false visioni, al sonno lieve le
munere... divom, dove MARS. osserva: reali apparizioni nel sogno lO. Cf. pure
«Il tono del verso è religioso e so- ibid., pp. 139 s. e le valide conclusioni
lenne: divom in cesura è rivestito di cui giungono W. EVEHETT, in Class. Rev.
primitivismo religioso... e in quell'om XIV (1900), p. 154, e STIlI., p. 29. -
sentiamo dentro di noi come l'eco to- ecce: « quand'ecco» cf. n. v. 57; intro-
naIe e sacrale di questa religiosità ar- duce un prodigio come a v. 203. L'u-
cana e primitiva ». - gratissima serpit nione per asindeto di ecce a tempus
(sciI. per membra): «graditissima s'in- erat v. 268, la doppia sinalefe (-ce /
ENEIDE II 91
8
92 VIRGILIO
~I
ENEIDE II 93
dell'Eneide (III 348 V 173. 343), in cui data da Dardano, prima che sorgesse
appaiono eroi piangenti, osservando Troia nella pianura (Il. XX 216 s.); la
che l'atto non è per essi disdicevole. - denominazione, conservata nel nome at-
videbar (sciI. mihi) - virum (= eUm): tuale di Dardanelli, talvolta è usata
«mi sembrava che io lo interrogassi» in luogo di Troia (v. 325 III 52. 156 VI
(per muoverlo a rispondere): cf. ENN., 65 VIII 120). - spes o fidissima: bene
anno 44 Vah.'; compellare pater me per contrariwn.· spes enim, semper
voce videtur. Anche qui il poeta rap- incerta... in Hectore fidissima dicitur
presenta Enea che immagina di par- SERV, - Teucrum (-orwn cf. n. v. 14).
lare, cosi come a v. 271 immagina di 282 s. Enea, rappresentandosi Ettore
vedere (cf. n. vv. 270 s.): non dixit nell'indeterminatezza del sogno, come
Aeneas 'flevi' aut 'locutus swn', sed 'vi- lo ha veduto in un tempo assai re-
sus Sllm milli flere vel loqui', tristia sine moto, lo crede ancora in vita, ma lon-
dubio quia talis persona videbatur tano da Troia, e non riesce a rendersi
adsta;e DON. - compellare vinlm: la conto perché l'eroe venga in aiuto ai
stessa locuzione a III 299, pure a ini- Troiani dopo si lunga assenza. - quae
zio di verso. Cf. Dv., met. XII 585: com- tantae... morae: C( qual si grave ragio-
pella t Sminthea dictis. Il v. compellare, ne d'indugio?». - tenuere (-enmt cf.
intenso di compellere, ha quasi il senso n. v. 1): sciI. te. - quibus ... ab oris:
di « muovere con la voce» e, in tal « da quali lidi». - exspectate: accor-
senso, è prevalentemente poetico. - dato col vocat. Hector, anziché col
et _ voces: « e che prorompessi in sogg. sotto tu. Tale specie di attrazio-
mesti accenti ». ne, analoga in CATUll., 77, 1 e ROR.,
281-6. Macrobio (VI 2, 18) richiama c. II 7, 5, è defmita antiptosis da SERV,
un frammento dell'Alexander di En- Cf. KtJH.', p. 2S5. « Nel sogno - scrive
nio (scen. 72-5 Vah.': o IllX Troiae, PASC, - il tempo non conta più: Enea
germane Hector, / qllid ita cum tuo aveva provata la gioia delle vittorie
lacerato / corpore (abiectu's) miser aut d'Ettore, aveva provato il lungo desi-
qui / te sic respectantibus / tractave- derio di lui ucciso: questi due senti-
re nobis?). - o lux: « o salvezza»; il menti si riproducono contemporanei
termine, bene illustrato da DAN.; quasi nel sogno».
dies rlOster, per quell'l certi ermnus de 283-5: riecheggiati in VAL. FL., II 563 s.:
luce, hoc est de vita, tamquam occiso quot mihi post lacrimas, post quanta
Hectore omnes se extinctos credant, è piacula patrum / serus ades! - ut:
riferito a persone, come il gr. cpa.oç: secondo DAN., seguito da WAG. e PAS.,
cf. Il. VIII 282: cp6wç Arx\lrxo1:o"~; EUR., è unito a defessi; secondo altri, esso
Hec. 841: "E},),:r]O"w cpa.oç; PIND., [sth. 2, sta per quomodo, qualern (gr. wç); me-
17: 'AY.prxyrx\l1;L\lW\I cpa.oç. In quest'ultimo glio intenderlo equivalente a ut liben-
esempio, è usato nel senso di IC luce, ter, come fa CON. che lo convalida con
splendore», come in HOR., c. IV 5, 5: VIII 154 s.: ut te, fortissinle Teucrll1n, /
lucem redde... patriae. - Dardaniae: accipio adgnoscoque libens! Quest'ulti-
Troiae; come si ricava anche dagli ma interpretazione si accorda anche
esempi greci sopra riportati, può esse- col valore di aspicimus del v. 285, che
re considerato più dat. commodi che vuoI dire proprio « guardiamo con am-
genitivo. Arxporx\l(rx, città posta nel lem· mirazione, con fiducia». - labores: cf.
bo settentrionale della Troade, fu fon- n. vv. lO s.
94 VIRGILIO
può rispondere alle invocazioni del pa- morali e civili. - hostis: cf. n. vv. 43 s.
dre (Dv., Inet. I 655 ss.: retices, nec - habet: obtinet, occupato L'aspirazio-
nmtua nostris / dicta refers, alto tan- ne iniziale, insieme con quella di !lOstis,
twn suspiria ducis / pectore). ~ ge- ritrae l'angoscia di Ettore che parla
mitus - ducens: per locuzioni analo- (cf. MAROU., p. 30). Cf. VAL. FL., III 45:
ghe cf. I 485: ingerztem gemitwll dat hostis habet portus (anche nel primo
pectore ab inlO; Dv., met. X 402 s.: emistichio). - muros: cf. n. V. 33. -
suspiria duxit ab imo / pectore. SERvo ruit - Troia: « Troia rovina dall'alto
bene interpreta il dolore di Ettore: della sua grandezza »; riecheggia l'ome·
nec enim parvus dolor est viro forti rico (Il. XIII 772 s.): vuv (;,).E'I;O 7tii<ru. M'I;'
forteln virum fugam suadere. G.XpT)~ / "n.LO~ U.t7tELV1J, in base al quale
289. L'ombra di Ettore con esclama- e a HOR., C. IV 6, 3: et Troiae prope
zione angosciosa, seguita dagli imperat. victor altae, il PUCCIONI, in Maia VI
disperati (cf. III 44: heu fuge crudelis (1953), pp. 148-61, propende per l'emen-
terras, fuge litus avarum), pone tragi- damento di DaR. e WAG.: alta a cul-
camente Enea dinanzi alla dura real- mine Troia (inoltre egli, pur osservan-
tà e, col mostrargli le fiamme ormai do che alto a culmine è rifatto su
inevitabili più dei nemici stessi, ricor- inw de pectore v. 288 e che a culmine,
dà ti al V. s., gli fa intendere che ogni nella stessa posizione e senza agg., ri·
difesa è impossibile; la concitazione corre a v. 603, nel comm. conserva alto
dolorosa del comando è potentemente « per cautela metodica »; ma l'USSANI
espressa dall'esametro, ricco di asso- jr, ibid. VII (1955), pp. 216-30, riaf-
nanze, quasi tutto di monosillabi e ferma la lez. tradizionale, dimo-
bisillabi, separati da pause profonde strando, con vari esempi, che Virgilio
come singhiozzi. - heu fuge: osserva imita Omero con molta libertà. - a
il TURSELLINI (Particulae III, p. 68) che culmine: accompagnato da agg., co-
l'imperat., preceduto da !!ell, rivela una me qui, anche a V. 410: ex alto...
più profonda commozione di chi co- culmine. VII 512 e georg. I 402: de
manda. - nate dea: Ettore, che era cIIImille summo.
stato il più valido difensore di Troia, 291 s. La figura di Ettore si accresce
investe della delicata missione Enea, di una nuova luce di umanità: l'eroe
perché solo a lui, nato da Afrodite (si che nell'Iliade è sempre primo in cam-
noti dea in cesura), si potevano affi- po, dimentico perfino dei più cari af-
dare i destini della gente troiana. Enea fetti familiari, che rivolge parole di
è cosi chiamato anche a I 582. 615 III biasimo anche al fratello Paride, e che
311 IV 560 V 383. 474. 709 VIII 59. - resterà come il simbolo dell'amor pa-
his flammis: forse Ettore indica con trio, riconosce che contro il volere de-
la mano (OELX'l;VXW~ SERV.) le fiamme gli dèi avversi non vale alcuna forza
che già divorano la città. umana e che neanche il braccio di
290. In due brevi incalzanti proposi- un eroe ha potuto impedire il preci-
zioni asindetiche, nettamente staccate pitare dci tristi eventi. La cesura efte-
dalla cesura pentemimere, delle quali mimere dopo datum segna una forte
la seconda conseguenza della prima, pausa tra la prima parte che esprime
con hostis, il vincitore, a principio di una constatazione e il concetto seguen·
verso, e Troia, la vinta, alla fine, è te che previene un'eventuale obiezione
rappresentato il crollo completo della di Enea. - sat (= satis) - datum (sciI.
città, non solo nelle sue superbe co- est a te): « abbastanza è stato dato
struzioni, ma anche nei suoi valori da te per la patria e per Priamo ».
96 VIRGILIO
verso gli dèi - conclude l'ALLAIN - vocali all'inizio delle parole esprimo-
«est dans la logique de sa personna- no «l'attention, l'errort, la violence ».
lité épique... Mais... n'est pas dans la - ascensu supero: conprehensurus sci-
logique de sa personnalité religieuse, licet ex alto quae videri per incendia
et c'est pourquoi les dieux l'aveuglent posserzt vel audiendo cognosci DON.
momentanément et se font oublier de Ascensu supero è piti enfatico di ascen-
lui, prenant sur eux, si l'on peut dire, do (cf. vv. 225 s.: lapsu ... I effugilmt =
la responsabiIité d'une teIle déroga- elabuntur). Per l'incontro delle due
tion à ses habitudes de piété» ibid., sillabe (-sulsuo) cf. n. v. 27.
p. 197. Si potrebbe però obiettare arrectis - adsto: locuzione che ri-
che a questo punto è troppo presto corre a I 152: arrectis ... auribus
per poter parlare di una personalitil adstant, suggerita dagli animali, i quali
religiosa di Enea: egli non è ancora ad o1tlnem sonum erigu/'lt aures DAN.
pienamente consapevole della missione Cf. n. vv. 171-5. Enea resta li! stupito
affidatagli da Ettore (vv. 293-5); si sen- e commosso, ancora inconsapevole del-
te ancora troppo vicino al suo popolo l'immane tragedia.
e ne condivide tutti gli strazi, finché 304-8. La similitudine si compone di
non gli apparirà la madre Venere (vv. due immagini: la prima, già notata
589 ss.) a rinnovargli gli ordini di Et- da Macrobio (V 13, 12), con la quale
tore, che esprimono quelli dei fati, e il poeta paragona la città, in preda
finché Creusa non gli prospetterà le alle fiamme, alle messi divorate da un
tremende responsabilità riservategli dal fuoco, alimentato dall'infuriare degli
fato: da quel momento soltanto sarà austri, sa dell'omerico (Il. XI 155-7): 0Jç
il pillS Aeneas, interprete fedele della o' O'tE 'ltVp lito1]Àov Év lit;uÀ'(l Éll'ltÉO"n vÀn, I
volonti! degli dèi: cf. anche HmN., 'ltliv'tn 't' El}.uql6wv èi.vElloç 'PÉPE~, o( cÉ 'tE QoJ.-
p. 302. - summi - supero: «con IJ.VO~ I 'ltP6pp~!;o~ 'ltt1t'touo"w É1tE~y611EVO~ 1tUPÒç
un'ascesa riesco sulla parte piti alta 6PIlD (cf. anche ibid. II 455 s.); la seconda,
del tetto ». L'espressione slllnmi fasti- con la quale il poeta paragona la stes-
gia tecti (si trova anche nell'iscrizione sa città ai campi e ai seminati, inon-
che Costantina, figlia di Costantino, dati da un torrente in piena, mentre
compose per la basilica di S. Agnese un pastore, da un'alta cima rocciosa,
a Roma: cf. 71, 6 DAM. Fer.), ridon- sente il fracasso, ma non sa di che
dante come a v. 458: summi fastigia si tratti, è di evidente colore omerico
clllminis. v. 758: Sllmma ad fastigia, (Il. IV 452-5): wç c' C'tE xd(l(1.ppo~ 1tO'tCl.I~ot
è usata in senso traslato a I 342: sum- XCl.'t' OpEo"ql~ PtOV'tEç I Éç ll~o"yliYXE~Cl.V O"UI1-
I1W ... fastigia rerwn; per la stessa clau- ~a.ÀÀE'tOV O~P~IlOV vcwp I xpouvGiv Éx llEYa.·
sola del verso cf. VIII 366. Fastigium ).wv xotÀ1]ç fV'tOo"OE XCl.plicp1]ç" I 'tGiv cÉ 'tE
(sscr. bhrstih « punta ») era propria- 'tT)À6O"E COU1tOV Év OVPEO"W fXÀUE 1tO~lrl\v (cf.
mente la parte alta del frontone, for- pure ibid. XI 492-5). Ma Virgilio, pur
mata dai due Iati obliqui del tetto; derivando da Omero la sua rappre-
passato poi a indicare qualsiasi SOm- sentazione, non si sofferma sui parti-
mità (di casa, di montagna, di albero, colari, di cui son ricche le similitudini
ecc.), confondendosi con cacumen, ac- omeriche (cf. H. FMNKEL, Die home-
quistò un valore traslato sempre piti rischen Gleiclmisse, Gottingen 1921), ma
largo, anche in senso morale. Cf. MElL., infonde in essa una nota profonda-
s. v. fastigo e I. GRAFE, in Rev. lnstr. mente umana, dando alla poesia un
pubI. XXIV (1880), pp. 259-62. - ascen· tono personale: Enea è Ii, infelice spet-
su - adsto: cinque parole inizianti tatore dinanzi alla città che crolla tra
con al MAROU., p. 31, osserva che le le fiamme, città 1m tempo fiorente, co-
ENEIDE Il 101
Il. XVIII 219, non era uno strumento SERVo - in arcem: quod inde facile
usato in battaglia, ma aveva un va- possit pugnari hostibus DAN. Cf. n. v.
lore religioso, come è dato rilevare da 226. Primo pensiero di Enea è di
una gemma rappresentante una donna correre sulla rocca, ma ne è distolto
che la suona presso un altare (cf. G. dalle parole di Panto (vv. 324 ss.); solo
GLOTZ, La civilisation égéenne, nouv. éd. più tardi vi giungerà e tenterà di por·
par Ch, Picard, Paris 1937, p. 337). tare soccorso ai difensori della reggia
314-7. Ettore aveva consigliato di fug- (vv. 437 ss.). Nei Tpum(~ di Ellanico, in-
gire rapidamente, e la situazione stes- vece, Enea con i seguaci si impadro-
sa imponeva di agire con pnldenza e nisce della rocca e ne organizza la
circospezione. Ma Enea, smarrito, pur difesa: Atvd'Xç oÈ xcd ot rrùv rt.irn(l 1trt.p6v'tEç
comprendendo la disperata follia del 'I},.LEVrrLV hLXOVPOL Tp(;jEç Èx Art.poavov 'L'E
suo tentativo, pur non sapendo dove 1t6À.Ewç xrt.l 'O'PPVVLOV 'L'WV 'L'E !i.À.À.ulV orrOL
volgere le armi, divenute ormai inutili, 'L"7)<; X~'L'W 1t6À.Ewç aÀ.LrrxO(.lÈV'l]ç g<pOrt.<1rJ.V
freme di ardore bellicoso e obbedisce rt.LO'O'l]rrLV 'l'OV OELVOV À.rt.PEi:v, È1tl 'L'a xrt.p'tEpa
al generoso impulso del suo cuore, 'L'OV rrEpyal~ov rrvwpvy6V'tEç 'l'1)v aXp61toÀ.LV
per giovare in un qualche modo alla tOLu~ 'l'dXEL <ppovpov(.lÈV'l]V xrt.'L'rt.À.rt.(.lpaVOV'L'rt.L
patria: e nei quattro versi è tutto un (in F. JACODY, Die Fragmente der Griec1l.
afIannoso correre dove sembra mag- Histor., I, Berlin 1923, p. 115), ma Vir-
giore il pericolo, un «cercar la pu- gilio si allontana da questa versione,
gna », un cornlscare di armi, un di- «perché - osserva Uss.2, p. XLII
vampare di vendetta, d'ira e di do- - volle diminuire la responsabilità dei
lore. HEIN., p. 32, n. 1, richiama VII Troiani e porre in rilievo che la ca-
460 ss.: arma amens fremit, arma toro duta di Troia fu opera del destino, del
tectisque requirit; / saevit amor ferri quale lo spergiuro di Sinone fu lo
et scelerata insania belli, / ira supero strumento» (Cf. anche H. W. PRESCOTT,
- amens: «fuor di me» cf. n. VV. The Development of Virgil's Art, Chica-
302 S. - nec sat (= satis) _ in armis go 1927, p. 319). - ardent animi: «fre-
(scii. eapiendis): «né vi è ragionevo- me il mio animo ». Animi è plur. poet.,
lezza nel prendere le armi »; si noti come a V. 386 I 722 III 342 X 250. -
l'ellissi del verbo. Nee mihi satis ipsi furor iraque: endiadi (= furens ira)
eonstabat, quantum his armis profu· « l'ira mista a furore ». Cf. n. VV. 302 s.
,urus essem eaptae et ineensae iam - mentem (scii. meam) praecipitat:
urbi HEY. - armis: riecheggia arma, «travolge la mia mente; il verbo ha
che è il primo termine del verso, co- valore causativo; perciò mentem prae-
me era stata la prima idea balenata cipitat sta per lnentem praecipitem
alla mente di Enea. - glomerare ma· reddit «rende precipitosa la mente ",
num: «di l'accozzare un pugno di ar- ossia la fa agire in modo precipitoso.
mati »; la stessa espressione a IX 792. Praecipitat, leetio difficilior, è data da
Significativo qui il verbo glomerare P, y; i codd. M, yt, a, b, c hanno
che nel suo valore etimologico (cf. praecipitant, accolta da SERV., DON.;
glomus «gomitolo », globus «sfera ») SADD. 3, a conferma della prima lez., ri-
vale «aggomitolare» e quindi «racco- produce, oltre a III 269: ventusqup
gliere », «ammassare ». Per l'inf. retto gubernatorque voeabat e IX 44: PUdOl
da ardent, come il sego eoneurre- iraqlle monstrat, un passo di Cicero-
re, cf. n. VV. 63 s. -- bello: ad bel/um ne (Verr. II 4, 42, 92: dixit hoe apuli
ENUII)E II 105
vas Zosippus et lsmenias, llOmines no- armi, è perché Virgilio doveva circon·
bilissimi). Cf. FUN.', p. 357. - pulchmm- dare di un'aureola di puro, anche se
que mori (= pulchra mors) succurrit sfortunato, eroismo la fronte del pro-
(= in animum venit DAN.) in armis: tagonista del poema, doveva dimostra-
«e mi si affaccia alla mente una glo- re che i Troiani non cadono come mz
riosa morte in battaglia ». Cf. IX 401: gregge addormentato, ma si difendono
et pulchram properet per volnera mor- con valore, in mezzo alle pizi grandi
tem e l'esegesi donatiana: quia victo- difficoltà.
riae conquirendae non fuerat spes, non
ut vincerem ferebar in bel/um, sed ar- 318. ecce: cf. n. v. 57. - tclis (= ar-
matus va lui mori et interire cum pa- mis): per l'ellissi della prep. cf. n.
tria. Il nobile epifonema trova riSCOlI- vv. 114 s. - Panthils: gr. IIa:vOovç, con-
tra in TYRT., fr. 6, 1 s. Die.: 'tEOVa:r.tEVa:~ tratto da IIa:vOooç. Figlio di Othrys e
ycìp lta:À.òv Évt 7tPolla:)(o~(n 7tE0"6v'ta: I li.vop· uno dei principali 01Jr.toyÉpovnç, già noto
a:ya:Oòv 7tEpt ii 7ta:'tp(o~ lla:PVa:llEVOV e ROR., a Omera (Il. III 146 XVII 40); ebbe
c. III 2, 13: dulce et decorum est pro tre figli, detti IIa:vOoi1ìa:~: Polidamante
patria mori. CON., meno efficacemente, (ibid. XIV 449 s.), Euforbo (ibid. XVI
integra: succurrit pulchrum esse mori 808 XVII 81), Iperenore (ibid. XVII
in armis. - succurrit: in senso asso- 23 s.). In Il. XV 521 s. si legge che Po-
luto, come subiit dei vv. 560 e 562. Cf. lidamante fu salvato da Apollo e a
i! gr. Eto"Ép)(Eo"Oa:~. - in armis: « anche XVI 806 ss. che Euforbo, con l'aiuto
una volta ripetute: armi, armi, niente dello stesso dio, feri Patroclo; i due
<litro che armi» PAse. giovani forse erano protetti da Apol-
lo, perché Panto ne era i! sacerdote.
318-69. L'incontro con Panto (rappre- Secondo SERV., egli era già sacerdote
sentato, sembra, anche nel/a Tabula di Apollo a Delfi, donde fu rapito e
Ilbca) non solo amplia il quadro del/e condotto a Troia dal figlio di Ante-
sciagure della città con la disperata nore; Priamo, volendo rimediare all'of-
constatazione che tutto è crol/ato (vv. fesa arrecata al dio, lo elesse sacer-
324-7: venit summa dies... fuimus dote di Apollo, del quale sorgeva un
Troes... fuit Ilium... Danai dominan- tempio anche sulla rocca, ut quo ho·
tur), ma ha pure un'importanza rile· nore insignis apud suos fuerat, eo apud
vante nell'economia del racconto: Pan· alios non esset in/erior DAN. - elapsus:
to, già col/egato al culto di Apol/o (cf. verbum aptum his qui vix evasertmt
n. v. 318), secondo REIN., pp. 33·5, ve- DAN. - Achivom (-orum cf. n. v. 14):
nemlo dalla rocca, conferma ad Enea cf. n. VV. 45-8.
la situazione senza scampo, e, recando 319. Panthus: l'epanafora non è pu-
con le sue mani, egli sacerdote, a casa ro espediente meccanico, ma serve a
di Enea, il nuovo investito, sacra... conferire austerità e venerazione alla
victosque deos, completa ufficialmen- figura del sacerdote, a cui i! patroni-
te quanto ha raccomandato l'ombra mica OtTzryades aggiunge un che di
di Ettore in sogno,' ed anzi, aggiunge epico. - arcis... sacerdos: sacenlos
lo studioso tedesco, poiché Panto mori Apollinis, cuius templum erat in arce
in battaglia (v. 429), il suo ufficio sa· Huy. Per arcis cf. n. V. 226. - Phoebi:
cerdotale si trasmette a Enea. E se cf. n. vv. 114 S.
questi non si piega al/a ineluttabilità 320. sacra... victosque deos: cf. n. v.
del fato, ma corre a combattere ovun- 293. - manu: unito a ipse del v. s.
que sia ancora possibile far uso delle « da sé", « con le sue mani l>; cf. III
106 VIRGILIO
372: ipse manu... ducit. - victos... deos: IX 723: quo sit fortuna Iaea (scii. cer-
ricordàti con grande dolore, appunto nit). Leggermente diversa è la spiega·
perché vinti (cf. I 68: victos... pena- zione di NE'IT. e di molti altri che,
tis). Era credenza degli antichi che, sulla base di SERVo (l'es summa = l'es
con l'espugnazione delle città, fosse- publica), riproducendo un passo di
ro vinte anche le divinità protettrici Plauto (Me l'C. 986: ubi Iocist res sum-
(cf. v. 351). Panto porta via gli dèi, ma nostra puplica?) e un altro di
ut ostenderet humanum auxi/ium ad- Orazio (ep. I 12, 25: ne... ignores, qua
versus eam vim non fuisse necessa- sit Romana Ioco l'es) e prendendo quo
rium cui ipsi quoque dii pro se re, Ioco per qua statu, intendono: « in
sistere nequiverunt DON. - parvom quale stato si trova la patria? ». REN.,
(= -um cf. n. vv. 29 s.) ... nepotem: in PA. e ALL. invece: « a che punto è la
mezzo a tanto disastro, un t6cco com- situazione militare? »: l'es summa sta·
movente di vita familiare, ad rei rnise· rebbe per l'es summa belli come sunI·
rationem augendam FOllE. Non diversa Illa belli di X 70 e XII 572. REN. e Aus.
è l'immagine di Enea nel triste esodo confrontano LIv., XXIII 49, 8: eodem
dalla patria (vv. 723 ss.). et duo duces et duo exercitus Cart1za-
321. trahit: « trascina »; si riferisce giniensium, ibi rem summam agi cer-
per zeugma anche a sacra... victosque nentes, convenerunt. Tutte e tre le
deos del v. prec., dove vale « porta spiegazioni si risolvono in fondo ad
via ». Lo sforzo, fatto dal vecchio sa- una dolorosa constatazione: « a che
cerdote (trahere implica proprio tale siamo giunti! )', « come è ridotta la
idea, cf. anche n. vv. 90-3), neI tirarsi città! », « che fine ha fatto la nostra
dietro il nipote che non riesce a egua- potenza militare! )', perché i victi del
gliare i passi dell'avo (cf. non passibus in mano a Panto sono un'evidente te-
aequis, detto di Iulo a v. 724), è in stimonianza della critica situazione, ma
contrasto con la fretta di Panto, espres- con CON. propendiamo per la prima,
sa nella seconda parte del verso: cur- perché è quella che, anche attraverso
su... amens ad limina tendit, le quali l'espressione concisa, energica, quasi
parole ricorrono in AUSON., cento nupt. lapidaria, accentuata dall'ellissi, rap-
54. - cursu... tendit: currit. SERVo tra- presenta piu compiutamente lo stato
manda anche la variante cursUln; d'animo di Enea. V. USSANI jr, Insom-
cursum tendere è del buon latino (cf. nia, Roma, A. Signorelli, 1955, p. 12,
V 834 e LUCR., V 631), ma si noti che richiama SALL., Cat. 58, 5: mmc vero
mentre cursum tendere indica solo la quo Ioco l'es nostrae sint iuxta mecum
direzione, cursu tendere aggiunge l'idea omnes intellegitis. - Panthu: traslit-
della fretta e della trepidazione. - terazione del gr. IItivOou, contratto da
amens: « fuor di sé )', come ha già IItivOoE, per la quale cf. n. V. 122. Per
detto Enea di sé stesso (v. 314). - Panto cf. n. V. 318. - quam- arcem:
ad limina (sciI. mea): « alla mia di· a una domanda generale nel primo
mora »; è indicata la parte per il tut· emistichio che, come si è visto, si ridu-
to. Nondum consilia exsequi coeperat ce ad una accorata esclamazione, se-
Aeneas: vide vv. 314-7; antequam domo gue una di carattere particolare: « qua-
exeat, ecce tibi offert se ei Pant1111s, le altra base di difesa possiamo occu-
qui ad eius domum, quippe in remota pare?» quum ex fuga tua iam appa-
urbis parte sitam (vide v. 229 s.), con- reat arcem Pergameam ab flOste te-
fugiebat REY. neri Goss. Tale interpretazione, accol-
322. qua - Panthu?: « a che punto ta da PA., da W. ALY, in Philol. Wo-
la situazione generale, o Panto? ». Cf. cfzenschrift XLVIII (1928), colI. 877 s.,
ENEIDE II 107
e da Pucc., non varia di molto, anche petto del ministro d'un dio, dove alita
se a prendimus si dà il valore di perf., l'ardore delle lamentazioni bibliche"
come fa ALL. «< quale altro luogo ab- FUN.', p. 230. Il discorso di Panto, nel
biamo occupato come rocca? "), che quale Macrobio (V l, 9) nota un'ab-
non esclude la prima, alla quale sono bondanza d'eloquio, secondo SME., pp.
favorevoli anche HUN. e SABB.', pur 125 s., consta di tre parti: prooemiwn
prospettando questi ultimi la possibi- (vv. 324-7 i1l.), propositio (v. 327), 1lar-
lità di un'altra esegesi: «in che con- rafio (vv. 328-35). Domina in esso il
dizioni abbiamo la rocca?" (quanz = senso inesplicabile e misterioso della
qualan). È evidente che il chiedere mutevolezza e della caducità della 'tV)(1') ,
ciò era inutile da parte di Enea che intesa, secondo la concezione elleni·
già aveva intuito lo stato delle cose stica, come una forza superiore alla
dalla fuga di Panto; e per lo stesso volontit umana. Per i vv. 324 S. cf.
motivo era inutile domandare: «in che TASSO, Ger. Lib. 19, 40: «vissi e regnai:
modo possiamo prendere la rocca?" non vivo piu, né regno. / Ben si può
(quam = qZlOnwdo: cosi WAG. e PAS.). dir: Noi fummo. A tutti è giunto I
Pienamente errata e in contrasto con l'ultimo di, l'inevitabil punto ».
l'ardore bellicoso di Enea (cf. vv. 315-7) 324. Con questo verso è stata inte-
è la spiegazione di HEY.: «in quale grata l'iscrizione sepolcrale di Pozzuo-
posto possiamo rifugiarci?" (areem si- li: [ve1l]erit summa dies et [inelucta-
nonimo di perfugiwn). Areem quindi bile t]enzpzzs (CIL X 2533: cf. 815, 2
equivale a «rocca" in genere, «base CE Biich.). - venit - dies: «è giunto
di difesa" (cf. n. v. 226). Si noti in- l'ultimo giorno", profetizzato da Et-
fine che l'ind. prendimzzs, in luogo del tore in Il. VI 448: Eo"o"E'tC1.t iillC1.p 15'<' li:"
piu comune congo dubitativo, aggiun- 1'0't' 6Àw).U "IÀtoç Lp'I]. - summa: ultima,
ge all'emistichio vivezza e drammati- suprema, extrema; cf. v. 248 s.: ultinuIs
cità: cf. III 88: qzzem sequimzzr? esset / ille dies. - dies: cf. n. v. 132.
323. Il primo emistichio ricorre con - ineluctabile tempus: qzzod nemo
lieve variante a I 586. - cum... red· eluetari possit zzt effugiat DAN. Cf. VIII
dìt: dopo il ewn 'inverszmz', oltre al 334: irzclzzetabile fatwn, pure a fin di
perf., si trova anche il preso storico: verso; HEY. richiama EUR., Alc. 889:
cf. CAES., b. G. VI 7, 2: iamque ... non 'tV)(C1. 'tV)(C1. oUO"1tCl.ÀC1.tO"'toç nXEt. 11lelzzctabile
I01lgius bidui via abera1lt, ewn duas fa parte di quelle parole che Orazio
venisse legiones... eoglwsezmt. - ge- (a.p. 97) chiama sesquipedalia «di un pie-
mitu: eum gemitu, genzens, come a III de e mezzo", nel senso di estensione,
664. Le parole di Panto, miste a sin- e non in quello metrico (cf. gr. P'l]IlC1.'tC1.
ghiozzi, ci fanno ricordare quelle di El'C1.)(O'l]). In Virgilio è una rarità me-
Ettore, (cf. gemitus ... dzzee1ls v. 288). trica l'uso di un termine di sei sillabe
Adatta la chiosa di DAN.: ut ostendat che occupi il quarto e il quinto piede;
IzzetzlOsam renz se esse dietzznzm. Fre- altri esempi in NORD. ad V. 27. - tem-
quente in Virgilio l'abI. di modo senza pus: nel suo valore etimologico (rad.
prep.: cf. danzare a I 519 VIII 216 XI 'tEIl indicante taglio, sezione) «momen-
609. to", « istante,,; qui in senso contrario.
324-35. «È !'inno funebre, cantato 325-7. Dardaniae: dat. i1lconzmodi;
dal sacerdote della rocca di Troia alla cf. FOllE.: dativzzm qzzam genitivum ha-
sua gente, alla sua città, al superbo beri malim. Cf. n. vv. 281-6. - fuimus
retaggio trasmesso dagli avi: musica Teucrorum: «fummo, noi Troiani,
lugubre e senza speranze, che esce dal (u Ilio e l'alta gloria dei Tcucri ". Si
J08 VIRGILIO
noti l'opportunità della xÀ~l.la!;: Enea to, sebbene sacerdote, dà a Giove l'epi-
compiange prima il popolo, poi la pa- teto fertls, perché ha prostrato i Tra-
tria, infine la grandezza del popolo iani sic... Himia feritate ... ut cui noce-
stesso, da tutti riconosciuta. Fuimus ret postea non haberet DON. - omnia...
e fuit sono perf. «con valore egres- transtulit: tt tutto ha trasferito »: ric-
sivo, non meno che nel celebre vixe- chezza, potenza, gloria, oltre alla sua
runt, con cui Cicerone annunciò al protezione. Cf. nn. vv. 320 e 351-3.
popolo l'esecuzione capitale dei Catili- «Anche questo è ispirato da una cer-
nari. L'uso è già antico: PLAUT., Capto ta meditazione storica, che pessimisti-
516: me fuisse (<< morire ») ... mavelim. camente contemplava la fatale succes-
Bacch. 151: vixisse nimio satiust iam sione degli imperi, l'uno seppellitore
quam vivere» RONC., p. 89. Nella sfera dell'altro» ROST. - Argos: in Graeciam
dei due perf., indicanti con lapidaria cf. n. vv. 94 S. - incensa ~ in urbe:
e disperata brevità l'azione dell'uscire seeuri de victoria dominantur rztpote
da una certa condizione, è proiettato ardente tmiversa civitate DON. L'espres-
«il riconoscimento provvidenziale di sione, pur nella sua estrema martel-
un lontano risorgimento» MAZZ., p. 13. lata brevità, dà un quadro spaventoso
All'espressione HEY. accosta EUR., Tro. della situazione, ed è una risposta
581 s.: 1tptv 1to't"' 1J11EV. / BEBax' o)"Boç, esauriente a quam prendimus arce/n?
BtBaxE Tpota; cf. inoltre III 11: Troia V. 322. Si noti la posizione di rilievo
fuit. VI 64 s.: Iliullz et ingens / gloria che ha ineeHsa, collocato in cesura e
Dardaniae; PROP., II 8, 10: alta... Troia a inizio di frase, come fertls del v.
fZLÌt. VI 64 s.: llium et ingens / gloria Dar- prec. Per la locuzione incensa... in ur-
daniae; Dante, bzf. 13, 37: «uomini fum- be cf. vV. 352 s.: urbi / ineeHsae.
mo, e or siam fatti sterpi ». Si suole 328. arduus... adstans: l'agg. e il
raffrontare anche l' t Ei fu' manzonia- part., entrambi con valore predicativo,
no, dove però il verbo esprime stu- staccati da equos e collocati in forte
pore e sorpresa. - Troes: con valore risalto all'inizio e alla fine del verso,
appositivo, chiarito con due passi di hanno una straordinaria forza descrit-
Livio (II 12, 11: hoc tibi iuventus Ro- tiva, in quanto rappresentano effica-
mana indicimus bellum. XXXVII 45, 11: cemente il cavallo torreggiante (ar-
Romani... ea lzabemus quae dii dede- duus) e piantato li (adstaHs) minac-
runt) dal TRAINA (Esegesi e Sintassi, cioso, quasi un essere animato in mez-
Padova, Liviana Ed., 1055 pp. 33 s.), zo alla città. Pcr adstare, nel senso di
il quale aggiunge che tale. esegesi « è « ergersi ", tt star ritto », cf. georg. III
confermata, non solo dall'intrinseca 545: attoniti squamis adstatztibus lzy-
forza della espressione (che identifica, dri. - mediis in moenibus: iH media
nella coscienza dei Troiani, la rovina urbe, nam in aree HEY.; il cavallo è
della città con quella dei suoi abitan- stato trascinato nel centro della città
ti), ma anche dal parallelismo con (v. 240: mediae... minans inlabitur ur-
l'espressione che segue: fuit llium et bi) e collocato sulla rocca (v. 245:
ingens / gloria Teuerorum », e non con monstrum... saerata sistimus aree).
valore predicativo, come intende M. Per moenibus cf. n. v. 33.
REGULA, in GI. XXXI (1951), p. 194: «Troer 329. fundit: tt versa a getto conti-
sind .wir gewesen ». - ferus: iratus, nuo », perché il cavallo è una maehi-
crudelis, con valore predicativo. Pan- na... / feta annis vv. 237 S. Il verbo,
ENEIDE II 109
ché le scolte non sanno quanti siano quam vivere. - llammas: all'inizio del
i nemici e da che parte provengano. verso, perché i bagliori delle fiamme
Caeco perciò più che all'oscurità del- (cf. vv. 311. 312. 329) costituiscono la
la notte che era illuminata sia dalla visione predominante di quella tragica
luna, come si è detto nella n. vv. 254 S., notte. - in arma: « in mezzo alla bat-
sia dall'incendio stesso, si riferisce al- taglia ». - feror: con valore mediale,
la ceciHt del furore e alla incertezza come a v. 498: fertur in arva. v. 511:
della battaglia (aut epitlzeton Martis fertur ... in hostis. v. 725: ferimur per
est, cuius exitus semper incertus est opaca iocorwn. X 442: in Pallanta fe-
SERV.), come si deduce anche da altri l'or. XII 346: iiI proelia fertur. - tristis
passi, in cui l'agg. non ha alcun rap- Erinys: « la funesta Erinni », ossia la
porto con le tenebre (VI 157 s.: cae- furia vendicatrice; incompleta perciò
cos... / eventus; Cre., agI'. 2, 25, 66: sembra la glossa di SERV.: impatien-
obscura spe et caeca exspectatione); tia animi. Erinys è traslitterazione del
per Marte = praelio cf. n. VV. 310-3. gr. 'Epwuç (cf. n. v. 122), ma si trova
La stessa locuzione ricorre a IX 518, anche il plur. Erinyes, sinonimo di
ma in senso diverso. Furiae o Dirae, perché le Erinni era·
336. « Per tali parole dell'Otriade e no tre, come si legge per la prima
per il volere avverso degli dèi ». Enea volta in Euripide (Or. 408. Tra. 457).
in realtà aveva già deciso di gettarsi Secondo Esiodo (theog. 183 ss.), nac-
nella mischia (vv. 315 ss.), ma ora che quero dal sangue di Urano mutilato
Panto, Phoebi sacerdos v. 319, gli ri- da Crono, invece in Eschilo (Ewl!.
vela più chiaramente la volontà av- 321 ss.) sono figlie della Notte e in
versa degli dèi (v. 326 s.: ferus ol1mia Sofode (Oed. C. 39 S. 106) delle Te-
Juppiter Argos / transtulit), tenta di nebre. Solo nell'età alessandrina se
opporsi all'ineluttabilitit del fato: non ne incontrano i nomi: 'AÀ1']x'tw = sen-
è ancora il pius Aeneas (cf. n. vv. za riposo, MEyatpa = l'odiosa, Tto"t<p6vl)
302 s.). FORIl., seguito da SAIlIl. 3 e Uss.', = la punitrice dell'uccisione. Tutte e
pensa che llwnine divom indichi le tre ispiravano la vendetta e la strage;
Erinni del v. s., ma è preferibile la placate, venivano chiamate EUIJEVUiEç.
prima interpretazione, data da CON., 338. quo: la ripetizione dell'avv. espri-
perché nell'animo di Enea, sul senso me ellicacemente l'ardore da cui Enea
della vendetta, giustificabile in lui ed è trascinato. - fremitus: 1IOX propria
esplicitamente menzionata al v. s., pre- de pugnantium strepitu FORIl. Unito a
vale quello di tentare l'impossibile, clamor, ricorre anche in CAES., b. G.
sia pure contro i disegni degli dèi (cf. II 24, 3. - sublatus: con valore me-
n. vv. 318-69). Per numine cf. n. v. 123. diale « levatosi ». - ad aethera: cf.
- talibus... dictis: espressione frequen- n. vv. 8 S. - damor: propriamente il
te soprattutto in Virgilio (V 719 VI 98. gridare (cf. clanzare) dei combattenti,
124 VII 249 ecc.) e negli altri epici, al- mentre il prec. frel1litus, che indica
ternata a his... dictis. - divom: -orum un nlmore cupo è il fragore delle ar-
cf. n. v. 14. mi. Per l'espressione subiatus ad aetlze-
337. Cosi DON.: dixit 'in flammas ra clamar cf. n. V. 222.
et in arma feror', ut ostemieret in 339 S. addunt se socios (scii. mi/li):
tanto discrill!ine civitatis et despera- Aeneae ut viro fartitudille praeclaro,
tione omniwn rerwn mori se maluisse quem 'ducenl quaenmt Goss. Per l'e-
112 VIRGILIO
GRAT.,cyn. 498: non omne meas genus concorde, in certast, qui, apportata da
audet in artes e STAT., TTzeb. I 439 s.: SABB.' c 2: l'amanuense avrà potuto con-
neque... meus audeat istas / civis in... fondere, sotto dettatura, audentel1'l con
numus. - vidi: «qui il vidi momen- audelUli, per l'elisione della -m, oppu-
taneo implica... l'azione dell'assistere re, essendo i copisti soliti imprimersi
a quella inutile audacia che muove nella mente un verso intero (cf. G.
Enea a parlare» RONC., p. 88. PASQUALI, Storia della tradizione e cri·
348. incipio: « segna l'istante dell'in- tica del testo, Firenze, Le Monnier,
tervento di Enea, che si è ormai reso 19522, pp. 471 s.), avrà scritto audendi,
conto di quanto si svolge intorno a pensando che, dopo il sosto cupido, do-
lui» RONC., ibid. Il verbo è usato in vesse seguire il genit.: questo ultimo
senso assoluto (= loqui incipio) , come motivo è addotto da FUN.', p. 240, il
a ecl. 3, 58; HOR., sat. I 9, 21; Dv., met. quale, a proposito della relativa che
IX 281. - super: insuper; cf. n. vv. 71 S. vien fuori a V. 350 (qui ... videtis), in
Enea ha intuito l'ardore dei suoi, ma séguito all'emendamento di SABIJ.' c 2
aggiunge poche parole, per accrescere osserva che essa «ritarda a dir poco,
il loro entusiasmo: ed ottiene tale sco- e inceppa la concitazione di Enea, ri-
po (cf. V. 355). - his: scii. verbis, co- dà ordine stentatamente regolare a un
me a IX 198. 560. 640. Altri, meno bene, discorso, nel suo disordinato pertur-
sottintendono sociis; qualcuno lo uni- bamento, pieno di gagliardo affetto; si
sce addirittura a super e richiama Hm!., perde in essa il riflesso più vivo e più
sat. II 6, 3, dove super his = prae- bello della psicologia di chi parla, nel
terea. - frustra: accanto a fortissi- quale la fosca visione di ciò che sta
ma, genera un vigoroso contrasto: il d'intorno si sovrappone brusca e impe-
valore è inutile, e questi giovani, pur riosa al primo impulso che lo mosse
essendo disperatamente ardimentosi, a dire» p. 239. Audendi inoltre ripete
non potranno avere se non una mor- !'idea espressa dai vv. 339 ss. e in par-
te gloriosa. Cf. V 389: Entelle, he- ticolare dal V. 347, dove è già rappre-
roum... fortissime frustra. sentato in maniera compiuta l'ardi-
349. pectora: eon valore appositivo mento dei guerrieri. Audentem invece
e sinonimo di animos (cf. n. V. 200). - esprime un nuovo concetto: Enea chia-
si: siquidem « dal momento che» (cf. ma fortissimi i suoi giovani, dal mo-
n. V. 102). - vobis: scii. est. - auden- mento che li vede pronti a seguirlo;
tem (scii. me): lez. di y (in rasura), a 2, ma essi sono invano fortissimi come
b, Ism., etym. I 36, 20; essa inoltre è lui è un combattente che, senza spe-
difesa da SERVo (obscuritatem... facit ranza, tenta l'estremo rischio (auden-
hoc loco... falsa lectio: nam multi tem extrema).
, audendi' legunt, multi' audenti '. sed 350. certa: da unire a cupido del v.
neutrum procedit. ergo ' audentem' le- prec. - sequi: per l'inf., in luogo del
gendum est), tra i moderni da FUN.', gerundio genit., cf. n. vv. lO S. - quae
pp. 237 ss., e generalmente è accolta - videtis: V. USSANI jr, !nsomnia, Ro-
dagli edd.; SABB.' c 2 invece, seguito da ma, A. Signorelli, 1955, p. 12, richia-
alcuni moderni, conserva la lez. au- ma SALL., Cat. 58, 5: mmc vero qua
dendi che è di y (anteriormente alla loco res nostrae sint iuxta meClI1'1l om-
rasura), M, l e di altri recentiores. nes intellegitis. Il concetto della mu-
Autorevole riteniamo la prima lez., che tevolezza della fortuna occupa il pri-
non costringe alla correzione di certa mo posto anche nel discorso di Paolo
sequi del V. 350, su cui la tradiz. è Emilio, di fronte a Perseo sconfitto
ENEIDE II 115
352 sS.: wç ce Mxo~ èf.pwro"LV È7tÉxPrJ:ov iì ne poeta, Bari, Adriatica Ed., 1950, p.
ÈpL(POV7r.. / O'LV"'Co:.t., \J1tÈ,X p.i)ì"wv rJ.tPEUl-lEVOt" o:.i 166). ~ raptores: traduz. dell'omerico
't' Èv OPE<Tcr~ / 7tOt[.LÉvoç tiqJPrJ:c(U<T~ CtÉ't[.LrJ:YEV· cr(V'trJ:t Il. XVI 353; riferito ai lupi, s'in-
o( ce tc6vnç / rJ:t<jJrJ: c~rJ:P7ttisOU<TtV tivtiÀ.X~CrJ: contra anche in Dv., met. X 540 e VELL.
OU[.Lòv ÉXOU<To:ç, ma - osserva il GUSTA- PAT., II 27, 2. - atra in nebula: «nel-
RELLI, De quadam lege quam in Home- le cupe tenebre", cf. CtrÌ, VUX'trJ: I-,Éì.rJ:wrJ:v
ricis Aeneidos imitationibus Vergilius di Il. X 297. ~ improba ventris ... ra-
secutus est, Messanae 1905, p. 9 - men- bies: «la implacabile rabbia del ven-
tre in Dmero gli Achei sono visti nel tre", ossia i morsi rabbiosi della fa-
momento in cui piombarono sui Tro- me. I lupi son detti W[.LoqJtiYOt in Il. XVI
iani a modo di lupi che assalgono 157; in AnscH., Sept. 1035 xo~ì.oy&:<T'tOPEç.
agnelli e capretti, in Virgilio i Troiani Per improba cf. n. vv. 79 s.; ventris...
sono rappresentati nel momento in cui rabies richiama edendi / ... rabies di
escono, per scovare gli avversari, co- IX 63 s. e corrisponde al furor dei Tro-
me lupi che la fame spinge in cerca iani, la cui prontezza alla morte è ben
di preda. Inoltre la similitudine viro resa dalla similitudine: nota infatti
giliana è pervasa da un caldo affiato Pos., p. 167, che dci lupi è stata mes·
di umanità: in essa i lupi sono spinti sa in rilievo piu la «prontezza alla
dalla fame rabbiosa e dal bisogno di morte» che la «sete di sangue ». -
cercar cibo per la prole, che affamata exegit: exclusit, de latebris scilicet
attende nella tana; questo particolare SERVo Il perf. ha valore iterativo « cac-
che dipinge lo stato d'animo di Enea cia fuori ». - caecos: con valore pre-
e dci compagni attenua la freddezza dicativo: la fame spinge fuori dalle
della similitudinc omerica, dove do- tane i lupi, rendendoli ciechi contro
mina l'idea della ferocia e della bm- ogni pericolo e timore; similmente i
talità. Il paragone con i lupi affamati . Troiani sono stati resi ciechi di fronte
ricorre in Virgilio anche a IX 59 ss. al rischio dalla forza della disperazio-
- sic ~ additus (sciI. est): «con ne. - catuli... exspectant: dum catuli
queste parole al coraggio dei gio- exspectant; i lupacchiotti rappresen-
vani si aggiunse una cieca pazzia", tano, secondo SERV., i figli e le mogli
dalla quale Enea era stato già preso dei Troiani. Catulus (gr. O"xuIWOç), di
e che ora comunica ai compagni: cf. etimologia oscura (cf. WAL., s. v.), era
n. vv, 302 s. Tantum... valuit persuasio detto della giovane prole degli ani-
mea, ut aetatis iuvenum voluntatisque mali: dei maiali (PLAUT., Truc. 268),
intentio furore quodam ferretur ac- dellc pantcre (LUCR., V 1036), dei leoni
censa DON.; cf. anche n. v. 348. A (HOR., C. III 20, 2), dei serpcnti (VERG.,
furor additus Huy. accosta STAT., Theb. georg. III 438), dell'orso (Dv., met.
V 33: o miserae, quibus hic furor ad- XIII 836), dei gatti (PIIAEDR., II 4, 24),
ditus. -lupi ceu: la clausola con ana- delle tigri (PLIN., VIII 4, lO), dei del-
strofe corrisponde a quelle omeriche di fini (ibid. IX 8, 21), degli animali in
Il. XI 72 e XVI 156: ot ce MxoI wç, in cui genere (HoR., C. III 3, 41), e, piu fre-
i lupi son presi pure come termine di quentemente, dci cani (georg. III 405;
similitudine. Per il monosillabo ceu a LUCR., V 1067), il che lascia supporre
fine di verso, con cesura bucolica, cf. che ci sia un rapporto semantico tra
n. vv. 162-8, ma qui esso non ha un canis e catulus, sorto probabilmente
particolare effctto artistico, essendo come diminutivo: cf. VARR., l. L. IX
dovuto a solo influsso omerico, come 74: canis, catulus, catellus. - fauCi-
osserva il TRAGLIA (La lingua di Cicero- bus... siccis: «con le gole asciutte »;
ENEIDE II 117
rivestiti di armi greche. Anche ai vv. duobus ,nilibus oclillgelltis amzis re·
407 sS., si sente il compianto del poeta gnasse iirmatur SERVo - ruit: il contra·
per gl'infelici combattenti e l'orrore sto tra il plurisecolare dominio di Troia
per le aspre opere di Marte. Tuttavia e la sua repentina caduta, eflìcacemente
non mancano scene realistiche, ucci- espressa da ruit, di una straordinaria
sione di Polite e di Priamo, morte di rapidità, già usato da Ettore (v. 290),
Laocoonte, nelle quali il poeta indugia suscita intensa commozione.
su taluni particolari raccapriccianti, 364-6. plurima - limina: « privi di
non perché partecipa all'orrore della vita cadono dovunque moltissimi corpi
scena, ma perché prova pietà per il e per le vie e per le case e per i
vinto e sente tutta la tragica miseria templi degli dèi, pur essendo questi
del destino umano. Cf. anche F. H. inviolabili ». Il brano è stato variamen-
COWLES, in elass. lauri'!. XXIX (1934), te inteso: per alcuni stermmtllr indica
pp. 364 s. stato (= stra/a iacent) - e la prep.
361 s. I due versi sono ripetuti quasi per significherebbe « che questi cada-
letteralmente da Orosio (II 18, 4); il veri, nota GRAN., giacciono di traverso
v. 361, con cinque spondei, costituisce nelle vie, impedendo il passo» -, ma
un lento lacrimoso preludio ad una meglio intenderlo nel suo valore imo
rievocazione intessuta di dolorose vi- mediato (= caeduntur « sono uccisi»,
cende e di oscuri eroismi, fatta con quindi « cadono", cf. cadUllt Danai V.
dignitosa rassegnazione. - quis - ex- 368 e n. VV. 368 s.), come a X
plicet: riecheggiano l'omerico (Od. III 429 s.: sterl'!itllr Arcadiae proles, ster-
113 s.): 't(ç Xf:V ExetVIX / 1ta.V't1X Yf: l~uO'l\' mmtur Etrusci / et vas, o Grais
O'IXL'tO XIX'tIXOVl]'tWV a.vOp&l1tWV; Cf. vv. imperdita corpora, Teucri: cf. anche
6 ss. - quis... quis: etiam Graecorum X 730. 781 XI 87. Anche inertia
SERvo - fando explicet: « potrebbe di- offre duplice interpretazione: per SERVo
pingere a parole». - possit _ labo· equivale a non repugnantia « che non
l'es: « potrebbe piangere adeguatamen· oppongono resistenza» ed ha valore
te le sventure? ». Per il costrutto aequa- attributivo, e in tal easo corpora sa-
re aliquid aliqua re cf. III 671: /luctus rebbero i cadaveri degli inermi, vecchi,
aequare sequendo; SII-., XII 388: dictis donne, fanciulli: a SERVo si associano
bellantum aequare calorenl. Superfluo HEY., CON. e alcuni moderni; più sug-
perciò ricorrere all'ipallage proposta da gestiva quella di CER. (inertia = « pri-
SERV.: laboribus aequare lacrimas. Per vi di vita "), seguita da molti moderni,
labores cf. n. vv. lO s. perché l'epiteto, osserva PA., crea un
363. Nell'iscrizione sacra di Ernerita contrasto patetico tra la condizione
Augusta si legge: urbs Augusta felix attuale dei caduti, non esclusi i vec-
mansura per saecula longa: cf. 777, 15. chi, le donne, i fanciulli, e la loro
CImo Die. e 23 a CURo Hiib. - urbs an- precedente vitalità e gagliardia: in
tiqua: a inizio di verso anche a I 12; quest'ultimo caso, illertia può avere
« in quell'urbs alltiqua, più che il sen- valore attributivo o, preferibilmente,
so della magnificenza, c'è il senso della predicativo. - plurima: all'inizio del
grandezza e della storia di Troia, di verso e separato dal sosto corpora, pu-
una rovina di uomini, più che di una re a inizio di verso, ritrae, insieme a
rovina di cose" ARN. l , p. 67; Uss.' pen- passim, in fine di verso, il gran nu-
sa che urbs alltiqua si possa ricon- mero di cadaveri, accentuato dal poli-
durre a AESCII., Ag. 710: fIPLa.f-LOU r.6À.Lç sindeto que... qlle... et vv. 364 ss., e dà
Yf:PIXLa.. - antiqua: vel rlObilis, vel qllia una macraba visione della scena. Cf.
ENEIDE II 119
per l'immagine LUCII., VI 1264 s.: mulla desta il valore" che la sventura ave-
sili proslrala viam per proque valula va sopito, ma non spento. - praecor-
/ corpora silanos ad aquarum slrala dia: propriamente il diaframma: cf.
iacebant. - vias ... domos... deorum li- PLIN., XI 37, 197: exla homini ab in-
mina: efficace gradazione: la inumana feriore viscerwn parle separanlur
crudeW\ dei vincitori dalla strada si membrana, quae praecordia appellanl,
estende all'intimità delle case e non quia a corde praelendilur quod Graeci
risparmia nemmeno i luoghi sacri. - appellavenmt 'Pptvo:ç; in senso traslato
perque domos - limina: cf. LUCR., VI può significare sia stomaco o visceri,
1272 SS.: or/mia... sancla deum delubra come in HOR., sat. II 4, 26, sia cuore,
replerat / corporibus mors exanimis, petto, quale sede degli affetti, dei sen-
mzeralaque passim / clmcla cadaveri- timenti, dei desideri, come qui e in
bus caeleslum tempIa lnanebanl. - re- Hall., sal. I 4, 89; prevalentemente poe-
ligiosa: epiteto comune per i luoghi tico quest'ultimo senso.
destinati al culto, i quali, pur doven- 368 S. victores... Danai: dal valore
do destare un sacro timore, sono ugual- concessivo di viclores e dalla posizio-
mente profanati; si noti il senso at- ne di Danai in cesura e a fin di
tivo e il valore concessivo. Per la lun- periodo, si rileva l'ardore della virlus
ghezza della sillaba re- cf. n. vv. 150 s. dei Troiani. - cadunt: cadebanl ...
- limina: lempla, per sineddoche. - etiam Graeci certalllibus nobis, sed
nec - Teucri: «non cadono solo i nihil proderat; iam enim comlabal eos
1'roiani", ma anche i Greci, sebbene plenam vicloriam consecutos. fuil la-
abbiano occupato vittoriosamente la men solaciwn in adversis vicli mani-
città; poenas danl sanguine non s'in- bus cecidisse victorem DON. - crudelis
tende nel solito senso di «pagano il - imago: la mesta solennità di tutta l'e-
fio con la vita", come a X 617, sia spressione, intramezzata da tragiche
perché le parole di Enea sonerebbero pause, è accentuata dai sost. luctus,
umiliazione per i Troiani caduti sia pavor, imago, usati ad arte al sing.
perché Enea sa che essi sono inno- generico, dall'ellissi del verbo e da
centi di ogni colpa, ma in quello di ubique enfaticamente ripetuto: tutto
nwriuntur indigne SERVo Per l'espres ciò rende inoltre piu penetranti le sin-
sione cf. n. vv. 71 s. gole parole. - crudeIis: «straziante",
367. quondam: inlerdum, aliquando, con valore causativo, come a v. 561:
gr. EcrO' C't(. Quondam, in questa acce- crudeli volnere. - luctus: cf. n. V. 12.
zione, è poco frequente, ma ricorre - pav6r: «un senso di terrore e di
spesso nelle similitudini: v. 416 VII prostrazione» cf. v. 229. L'allungamen-
378. 699. georg. III 99 IV 261; Ov., mel. to di una sillaba finale, in arsi e se-
VIII 191. - victis - virtus: HEY. ri- guita dalla cesura, non raro in Vir-
chiama TAC., Agr. 37, 3: et aliquamlo gilio (v. 411: obruirmlr. v. 563: domt1s.
etiam viclis ira virlusque. - victis: in I 308: vida. III 112: 11emtls. V 284: da-
luogo di victorum, unito a praecordia, Wr. 337: Euryalt1s. 521: paler. VI 768:
secondo alcuni; meglio intenderlo dal. Nwnitor), risale alla prosodi~ arcaica
retto da redil, come in HOR., c. IV 8, (cf. ENN., amI. 113 Vah.': gemtor. 442:
14 s.: spirilus et vita redit bonis / c/amòr. 444: imbricitor) ed è determi-
... ducibus. - redit... virtus: «si ri- nato appunto dalla forza della cesura,
120 VIRGILIO
la quale « était SUlVle d'un silence suf- ti dolorosi per i Troiani, e accende
fisant pour qu'une syllabe brève ait per un po' uno sprazzo di soddisfazio-
donné l'illusion d'une longue" L. Nou- rle nell'animo angosciato del narrato-
GARET, Traité de métr. lat. class., Paris re, il quale ricorda che, pur tra ilmu-
1956, p. SO. - plurima - imago: la merevoli ostacoli, i Troiani cOlnpiono
«multipla faccia della morte" MAZZ., atti di eroismo e lascia intendere che
p. 16, ossia della morte causata in di- i Greci devono il successo, pÌlt che al
versi modi, con le armi, col fuoco, loro valore, all'ingarmo di Sinone e
con le rovine in genere; infatti «in· soprattutto alla volontà del fato: fug-
numerevoli sono i modi e gli aspetti gono infatti precipitosamente, appena
di morte, e innumerevoli anche i se- incontrano una schiera troiana, decisa
gni dello spavento che la morte in- a combattere (disprezzo del Romano
cide e ferma sui volti e nelle mem- per i Graeculi che sempre melUlvano
bra" VALG.; cf. SERV.: varietas mortis vanto della distruzione di Troia?);
ostenditur; tale interpretazione trova quindi non c'è da stupirsi, nota HEIN.,
l'appoggio di un passo di Tucidide (III p. 37, se Enea indugia volentieri su
81, 5: 'ltéicrrJ. 'tE tOÉct Xct'tÉcr'tl1 OctvrJ.'tov), ri- questo ricordo, vv. 399-401. Si noti che,
portato da PA., e sembra confermato come autore dell'astuto stratagemnta,
da un luogo di Tacito (llist. III 28, 3: presenta non un troiano, ma un gio-
varia pereuntium forma et omni ima- vane venuto in aiuto di Troia, Corebo;
gine mortium) e dai riecheggiamenti e, preoccupato di mantenel'e vivo l'alo-
in STAT., Theb. IX 280: mille modis ne di pietas che circondava i Troiani,
le ti miseros mors una fatigat e SIL., per gitlStificare la loro partecipazione
IV 591: mille simul leti facies. Meno all'insidia, ideata da Core bo, mostra
suggestivamente SABB.' ed altri, inten· che essi subiscono l'iniziativa dell'al-
dendo plurima come corrispondente al- leato, meno scrupoloso in fatto di leal-
l'ubique delle proposizioni precedenti, tà; e con finissima arte, per non con-
spiegano plurima mortis imago == plu- dannare indirettamente i compagl'zi che
rima cadavera « dappertutto cadaveri ". si travestono, non parla di sé, ma
Preferibile la prima interpretazione, soltanto mette in rilievo il valore di
perché dà una visione eloquente non tutti i combattenti (cf. conserimus ...
solo della strage avvenuta, ma anche demittimus v. 398), che salvano con
di quella che si compie sotto gli oc- estremo sacrificio l'onore della città
chi di Enea. Si noti che plurima, nel vinta.
primo caso, ha valore soprattutto qua·
litativo, nel secondo invece solo quello 370. primus: cf. n. v. 32. - se:
quantitativo. Per la clausola mortis unito a offert del v. s.: «si fa incon-
imago v. la tavola marmorea di Porta tra", come una vittima che si acco-
Pia (CIL VI 18385: cf. 1184, 7 CE Bi.ich.). sta inconsciamente a coloro che la sa-
crificheranno". - Danaum: -orum cf. n.
370-401. I Troiani sopraffanno un v. 14; poiché il verso presenta la stes-
gruppo di Greci, guidati da Androgeo,' sa struttura del v. 40: primus ibi ante
Corebo suggerisce ai compagni di in- omnis, magrza COmifa11te caterva. il
dossare le anni dei caduti, per assa- genit. Danaum corrisponde ad ante
lire pitt facilmente i Greci, e l'insidia omnis e perciò va unito anch'esso a
procura un primo successo ai Troiani. primus, come suggerisce pure la ce-
L'episodio, che è una documentazione sura pentemimere, e non a Inagna co-
dei vv. 367 s.: quondam - Danai, se· nzitante caterva: per quest'ultima
gna una pausa, nel susseguirsi di even- espressione cf. n. v. 40.
ENEIDE II 121
lO
124 VIRGILIO
come Virgilio, che celebra la vita e erano l'uno di metallo, l'altro di cuoio
le opere dei campi, che auspica la (cf. ISID., etym. XVIII, 14, 1: cassis de
pace e definisce detestabile la guerra lammina est, galea de coreo); in ségui-
(cf. VI 86: horrida bella. georg. II to, anche il secondo fu di metallo (cf.
282 s.: 1/Orrida... / proelia, e n. vv. 361-9), V 491; Crc., Verr. II 4, 44, 97). -
ma si tenga presente che egli in parte Androgei: quadrisillabo; per il perso-
aderisce spiritualmente all'opera di Au- naggio cf. n. V. 371. - clipei... insi-
gusto e approva quindi la politica rea- gne decorum: clipeum ornamentis de-
listica a cui non di rado ricorsero i corum SAIlll. 3; cf. n. V. 389. - clipei...
Romani. Del resto anche Eurialo e insigne: 1tEPLq>PWJ"tLXWç pro clipeo DAN.
Niso uccidono i Rutuli sorpresi nel 393. induitur: con valore mediale, uni-
sonno (IX 316 ss.). Per il concetto si to con i due accuso galeam e insigne
veda anche TAC., anno II 17, 5: virtus del V. prec., come a VII 639 s.: cli-
seu fraus eadem Inguiomero ef!ugium peum... / loricam induitur (cf. n. V.
dedito - in hoste: « trattandosi di ne- 275). RONC., pp. 18 s., in riferimento a
mici », quindi « in guerra ». Per 1/Ostis galea/n ... induitur, distingue acutamen-
cf. n. vv. 43 S. te tra imluo mihi turzicam e imluor
391 s. ipsi: nel pron., riferito ai Gre- tzmical1z: « nel primo l'azione è vista
ci in genere - non solo a quelli uc- in due momenti: l'io che pone indos-
cisi - e collocato intenzionalmente a so, e l'io che riceve la tunica...; nel
fine di proposizione ed in forte ce- secondo costnltto i due momenti so-
sura, si avverte la soddisfazione di no presi in uno, e l'azione si esauri-
Corebo che si vendica degli avversari sce nel soggetto nell'atto stesso che
con gli stessi loro mezzi. - sic fatus: egli la compie ». - lateri... accommo-
cf. l'omerico wç q>wvnO"aç. - deinde: dat ensem: analogamente in SrL., V
unito a induitur v. 393, dopo la pro- 146. - Argivom (-um cf. n. vv. 29 s.):
posizione participiale che sostituisce variatio del prec. Alulrogei. - ensem:
una proposizione temporale (sic fatus = prevalentemente poetico e in Virgilio
postquam haec fatus erat), l'avv. de- più frequente (67 volte) di gladius
nota !'immediata successione dell'azio- (cinque volte), ma senza sostanziale
ne alle parole. In simili casi, che ri- differenza (cf. QUINT., X 1, 11: szmt...
corrono particolarmente negli storici alia huius 1!aturae, ut idem pluriblls
da Livio in poi, oltre a deinde, sono vocibus declare1Zt, ita ut ni1zil signi-
usati gli avv. deinceps, hinc, inde, post, ficationis, quo polius ularis, intersit,
tum: cf. Crc., of!. II 5, 16: collectis ul ensis et gladius); tuttavia P. COUIssrN,
ceteris causis... deinde comparat; LIV., in Rev. des cours et confér. XXXIII
VIII 12, 10: patribus negantibus... (1932), pp. 562 s., ritiene che ensis indi-
triumphum, hinc... consulatum gessit; casse la spada che feriva di punta,
VERG., Aen. V 382: nec plura moratus, gladius quella che feriva di punta e
tum... taurwn... tenet. Cf. Ktlu.t, pp. di taglio, entrata in uso al tempo
789 s. - comantem ... galeam: cf. Il. della seconda guerra punica.
VI 469: Mq>ov L7tmoxa('t'l'}v. Il parto co- 394. hoc... hoc: repelitum 'hoc' em-
mantem rappresenta in maniera efftca- phasis properantium, non figura (e}pa-
ce il pennacchio ondeggiante sull'elmo, naleznpsis a quibusdam traditrtr DAN.
per il quale i Romani avevano due ter- - Ripheus: cf. n. VV. 339 S. - ipse:
mini, cassis e galea, che in origine l'opinione di SERVo e di DON. che se-
ENEIDE II 127
Enea e gli altri, non meno animosi e la causa) ed ha valore causale, come
avidi di vendetta, seguono l'esempio induce a credere anche ira, il cui
di Corebo. - densis... armis: abl. stru- senso causale è determinato dal genit.
mentale, come a v. 383; WAG. richiama ereptae virgiltis ed è avvalorato da
III 222: inruimus ferro. Altri, meno be- PA. con V. 412: errore iubarum. V. 784:
ne, lo considerano dato retto da ineur- laerimas... CretlSae; LIV., V 33, 3: ira
rinltls, quasi fosse in densa arma eorruptae uxoris ab Luewnone. - erep-
lzostium. - incurrimus: seil. in lzostes. t'le virginis: genit. ogg.; ereptae, se-
410. hic: temporale, come a v. 122.- condo alcuni = « che si vuole strap-
primum: in correlazione con tum del pare >l, e fa le veci del parto preso
V. 413 e con etiam del V. 420: « dap- passivo che in latino manca (cf. n. vv.
prima »... « di poi >l ... « inoltre >l. - de- 108 S. e in particolare L. ADRIAN, in
lubri: sciI. Minervae, ex qua Cassan- Progr. des GYl1m. zu Gross-Glogau,
dra erat abdueta HEY. Per delubrum Glogau 1875, pp. 3-35): infatti la locu-
cf. n. V. 225. - culmine: teeto, quod zione indica non già che Corebo sia
ante culmis tegebatur SERVo - telis: riuscito a strappare Cassandra dalle
« con proiettili di ogni genere »; tela hie mani dei Greci, ma che stia lottando
aecipi debent quae hominem possunt per liberarla. HEY., seguito da altri,
vulnere quolibet opprimere, ut lapis, intende come un vero part. perf.: prop-
fustes et eetera similia DON. Per l'eti- ter Cassandram sibi a Corebo ce te-
mo cf. n. v. 468. risque ereptam. - virginis ira: la
411. nostrorum: con valore di sosto stessa clausola in un'iscrizione sepol-
e in posizione di rilievo. - obruimiir: crale del Museo CapitaI. (CIL VI 1975:
per la lunghezza della sillaba finale cf. 441, l CE Biich.).
cf. n. vv. 368 S. - oritur - caedes: 414. undique: unito a eolleeti, secon-
la stessa clausola a XI 885. - oritur: do CON. e altri che richiamano VII
quasi aliud initiuln ealamitatis DAN.- 582: udique eolleeti eoeunt, e non a
miserrima: tanto piti misera, perché invadtmt come pensa HEY. - collecti:
provocata telis / nostrorum vv. 410 S. con val~re mediale. - invadunt: ir-
412. « per l'aspetto ingannevole del- numt impetum faciunt. - acerrimus:
le armi e dei cimieri greci »; facie quod 'is Cassandrae anwre arsit... non
et... errore costituiscono endiadi. CON., tanquant omnium Graeeorwn esset
considerando facie ed errore non fortissimus Goss. - Aiax: Oileus sille
strettamente paralleli, sviluppa cosi il dubio, quia Telam01tius annorwn iudi-
verso: errore e facie armorum et Grais cio superatus iam se peremerat DAN.
iubis orto. - Graiarum: cf. Graios 415. gemini Atridae: gr. 8,ll"ll"ot 'A-tpd8~,;
V. 148. - iubarum: pro 'cristarum', cf. SOl'II., Ai. 57. Per gemini cf. n. V.
quae de eaudis fiebant SERVo 203. - Dolopum: cf. n. V. 7. - exer-
413. tum: cf. n. V. 410. - Danai: cf. citus omnis: è evidente l'insistenza da
n. vv. 5 s. - gemitu atque... ira: per parte del narratore di giustificare la
alcuni che richiamano XII 928: consur- propria sconfitta, col mettere in rilie-
gunt gemitu Rutuli, il primo termine vo la preponderanza numerica dei .Gre-
ha valore modale; per altri, esso è ci (cf. undique v. pree. e obrutntur
usato in luogo di dolore (effetto per l1Umero v. 424) e la partecipazione dei
132 VIRGILIO
loro pm forti guerrieri (cf. genlini ché, anche in altri poeti, i vènti per
Atridae). Cf. SERV.: bene excusat prop- la loro vclocitil sono rappresentati o
ter victi pudorcm. su cocchi o su cavalli: cf. EUR., Plwen.
416-9. Macrobio (V 13, 14 s.) accosta 211 s.: ZEqlVPOU 7t'lo(J;~<; / (7t7tEvcr(J;'I'tOç; VAL.
la similitudine a quelle omeriche di Il. FL., I 610 SS.: ttmdlmt se carcere laeti /
IX 4 ss. e XVI 765 ss., ma il rapporto Thraces equi Zephyrusque et nocti con-
è più calzante con la seconda: w<; o' color alas / nimborum cum prole No-
Evp6<; 'tE N6'toç 't' ÉP~O(J;('IE'tO'1 à.À.À.i]À.o~t'I / tus crinemque procellis / hispidus et
OUPEOç É'I Pi]crcrnç P(J;OÉ1]'I 1tEÀ.E[l~~É[lE'I uÀ.1]'I, / multa tlavus captlt Eurus !!arena. La
... 1t1l't"(J;YOç oÉ 'tE à.YW[JE'IU-W'I, / wç TPWEç locuzione laetus... equis è modellata
l((J;l 'AX(J;~ol É7t' U-À.À.llÀ.O~cr~ OOp6'1'tEç / OnOU'l, sull'omerico t7t7tLOXU-p[l1]ç di Il. XXIV 257.
dove l'azione impetuosa dei vènti pro- Od. XI 259. - eOis: la vocale iniziale è
voca confusione e sconvolgimento in breve, perché qui eous corrisponde.
una foresta, mentre in Virgilio tutto all'atto Èt;'Oç e non al ion. i](iioç. - stri-
ciò avviene sul mare, come anche in dunt - saevit: si noti il suono allit-
ENN., anno 443 ss. Vah.': concurrzmt ve- terante. Stridlmt che si ripete a VIII
luti venti cum spiritus austri / imbri- 420 XII 691 è forma arcaica per stri-
citar aquiloque suo cllln flamine con- dent; in Virgilio il verbo è sempre
tra / indu mari magno f/uctus extol1ere della III coniug.: cf. stridit a IV 689.
certant, citato da MACR., VI 2, 28. La georg. IV 262. - saevitque tridenti:
stessa azione dei vènti si svolge nel- cf. I 138: saevomque tridentem. L'abI.
l'immensità del cielo, nella similitu- in -i di tridens, ·entis probabilmente
dine di X 356 ss. è dovuto al fatto che in origine questo
416. Si noti la collocazione simmetri- termine era unito a ferrllln, come bi-
ca dei qualificanti adversi rupto ri- dCtlS (cf. LEUM., p. 265); se ne trova
spetto ai qualificati turbine venti. - traccia in VAL. FL., I 688: spwnas vo-
adversi: « l'un contro l'altro» (cf. nlit acre tridenti. A conferma del suo
SERV.: e contrario flantes), con valore valore aggettivale, cf. V 143 e VIII 690:
predicativo e in posizione di rilievo, rostris... tridentibus. Tuttavia l'abI. in
perché il loro contrasto è la causa ·e ricorre in Ov., melo I 283 VI 75.
dello sconquasso: la rappresentazione 419. spumeus: spuma maris adsper-
dei vènti che cozzano fra loro con sus, spumosus HEY.; l'epiteto, di gran-
violenza (conf/igunt) è di una forte de effetto visivo, ha valore predicativo.
evidenza plastica. - rupto... turbine: Cf. n. VV. 217-9. - imo: id est 'ab
cum turbo se prorupit SAIlll.'; la locu- imo' DAN. - Nereus: dio marino, fi-
zione è imitata in PETR., 123, 197. - ceu: glio di Panto e di Gea (HES., Tileog.
iperbato. - quondam: aliquando, cf. 233 S5.); il tridente (cf. n. prec.) non
n. V. 367. gli è mai attribuito dagli altri scrit-
417 S. zephirus ... notus ... eurus: sof- tori, né il mito lo presenta come dio
fiano rispettivamente da ovest, da sud, sconvolgitore (cf. ciet) del mare. « Il
da est ma forse qui il poeta allude poeta - osserva PASCo - non vede
ai vènÌi in genere. - laetus - equis: qui nessuna figura mitica, ma solo il
« fiero dei suoi cavalli orientali» (cf. mare selvaggio spumoso ». Per la de-
HOR., C. IV 4, 43 s.: Eurus / ~~r Si- scrizione di una vera tempesta cf. I
eulas equitavit lmdas), ma l Imma- 84 ss. 102 ss.
gine è solo un ornamento poetico, per-
ENEIDE II 133
420. illi ctiam: comunemente riferi- dlmt che significa?), e che la simili-
to ai vv. 396-401, ossia al gruppo dei tudine dei vv. 416-9 Virgilio avrebbe
Greci che, fuggiti in un primo mo- dovuto riservarsela, per rendere con
mento, alcuni verso le navi, altri nel maggior evidenza il vero combattimen-
cavallo, dopo aver ripreso animo, ritor- to completato al v. 424; 3) che inoltre
nano al combattimento e riconoscono il poeta accenna al riconoscimento so-
gli scudi e le altre armi di cui si lo alla [mc, perché la vittoria sui Tra-
erano rivestiti i Troiani: si tratta quin- iani, protetti fino a quel punto dalle
di di una nuova fase del combattimen- armi scambiate, deve apparire come
to in cui i Troiani, assaliti da ogni immediata conseguenza di tale rico-
Iato, vengono quasi tutti trucidati. Si noscimento (ma cib significa, oltre a
osservi d'altra parte che le espressioni non aver tenuto conto del vero senso
fudimus insidiis e, specialmente, tota... del v. 420, voler limitare la libertà
agitavimus urbe del v. 421, ben adat- fantastica del poeta). - si quos: qllOS-
te ai singoli scontri (cf. vv. 397 ss.), cumque, quotquot (gr. Et 'tLva~ :=: OUcr'tL-
non possono assolutamente riferirsi ad va~); come a v. 159, il si generalizza
Aiace e agli Atridi (vv. 414 s.), non in- l'idea espressa prima c con molta ele-
contrati precedentemente dal gruppo ganza mette in dubbio un fatto certo.
dei Troiani travestiti, e che etiam è in L'uso è già in PLAUT., Rud. 373: aedilis
correlazione con primwn v. 410 e tHm est: si quae improbae slmt merces,
v. 413. HEY. e FOllE. in illi compren- iactat omnis; per altri csempi cf.
dono anche i superstiti del gruppo di KUH.', p. 430. ~ obscura - umbram:
Androgeo (vv. 370. 383 ss.), ma ciò non per ll1nbram noctis obscurae SERVo Cf.
altera il senso generale. REIN., p. 38, n. vv. 254 s.
n. 2, invece, afferma che illi si riferi- 421. fudimus: 'fugavimus ': lzam se-
sca ai Greci nominati ai vv. 414 s. e quitur ' totaqlle agitavi11l1ls urbe' SERVo
che nei vv. 420 ss. non si accenni ad I! verbo, insieme ad agitavi11lus, espri-
un altro momento della battaglia: ma me la causa della fuga descritta ai
a torto egli ritiene 1) che i Greci in- vv. 399-401. - insidiis: non si rifcrisce
gannati dalla frode di Corebo siano ad agguato in genere - osserva CON. -
indicati con l'espressione Danai... / ma allo stratagemma dei vv. 387 ss.;
undique collecti vv. 413 s. e che quin- s'intenda quindi « con l'insidia» (del
di i Greci nominati ai vv. 413-5 sanno travestimento). ~ agitavimus: frequen-
di combattere contro i Troiani: altri- tativo di ago e riferito soprattutto al-
menti non si potrebbe spiegare - con- l'inseguimento delle fiere da parte di
tinua HEIN. - la violenza con cui i cacciatori o di animali da preda. Cf.
Danai lmdique collecti, gli Atridae Da- georg. III 409: ti11lidos agitabis ona-
lopumque exercitlls omnis (ibid.) com- gros; Dv., Inet. XI 300: quae (scii.
battano a favore di Aiace contro altri Ceyx) ... Thisbaeas agitat mutata co-
concittadini (si noti che Virgilio non di- IU11lbas.
ce ciò che afferma REIN., che cioè i Gre- 422. apparent: Graecorul1l principi-
ci combattono, per aiutare Aiace, ma bus se adiungere cllpientes FORE. -
presenta un gruppo di forti guerrieri primi: riferito non ad Aiace, agli Atri-
greci, a cui un altro gruppo, non im- di e a tutta la schiera dei Dolopi (vv.
porta se greco o meno, tenta di strap- 414 s.), i quali avevano combattuto con-
pare un prezioso bottino); 2) che ai tro Enea e i suoi compagni, credendo
vv. 413 ss. non si è parlato propria- che fossero Greci per il loro travesti-
mente di battaglia (ma allora inva- mento, ma a illi etiam v. 420. Infatti « i
134 VIRGILIO
gih fugati - scrive PASCo - che ac- no bene, prendono il verbo nell'acce-
corrono anch'essi a questa, sin allora zione di «additare".
creduta civile rissa intorno alla ver- 424. ilicct (da ire e licet, come scilicet
gine profetica, conoscono per primi da scire e licet, videlicet da videre e
che sono Troiani quelli che si sono licet), in origine, era la formula, con
gettati sui rapitori di Cassandra". Il la quale si annunziava la fine di una
cod. P dh la lez. mutila .RI.MI, cor- seduta giudiziaria (cf. DON., ad Phorm.
retta dalla seconda mano in primi (lez. 208: semper « ilicet " finem rei significat,
di M, 'Y, a b, c); qualche editore in- ut 'actum est '. Sic iudices de concilio
vece la integra cosi: (P}ri(a}mi, che dimittebantur, suprema dicta cum prue··
mal s'accorda col contesto; la stessa co prommtiasset « ilicet", quod signi-
oscillazione tra primus e Priamus si ficat « ire licet,,); perciò il termine ta-
nota anche in altri luoghi di P (v. 56 lora vale «tutto è fmito", «ormai»
XI 895 XII 545), ma sempre emendati ed esprime disperazione, come qui (cf.
da una diversa mano. - clipeos: cf. n. MARC. SALUT. ap. ClIARIS., II, p. 262 Bar.),
v. 389. - mentita: appartiene anche talora «sùbito", «immediatamente»
a c1ipeos e, secondo alcuni, ha valore e contiene !'idea di fretta, in quanto
passivo « falsi", « contraffatti,,; pre- che al comando di sciogliere l'adunan-
feribile il valore attivo, dato da SERvo za si ubbidiva immediatamente. La
(' quae nos Graecos esse mentieban- stessa formula si usava alla fine di una
tur '. ut solet, sensum dedit rei ina- cerimonia religiosa o funebre ed ave-
nimatae: non enim poterant tela men- va stretta analogia con nil amplius
tiri) e difeso da CON., il quale acuta- vas moror (cf. n. V. 287). Cf. MElL.,
mcnte osserva che le armi non erano s. V. - obruimur numero: duclum ...
false o contraffatte, ma falsificavano o dixit «telis / nostrorum obruimur»
contraffacevano. Infatti il parto perf. vv. 410 s., hic dixit «obruimur numero»,
dep. mentitus rientra nella categoria hoc est ita SUlntlS multitudine ingentL
di arbitratus, complexus, ratus, secu- vallati et circumventi, ut occurri nO/1
tus, usus, veritus ecc., che si riferi- posset aut resisti DON. - numero: Il';
scono a situazioni già cominciate e videantur virtute superati DAN. Cf. n
sostituiscono il part. preso Cf, KtJn. , ·ìt V. ~Jd'i
l
pietas di Enea non sa ancora ren- vole. Per l'incontro delle due sillabe
dersi conto: la dignità sacerdotale di -ci/ci- cf. n. v. 27. - fiamma
Panto valse a salvare il figlio Polida- meorum: l'espressione è parallela a
mante che stava per cadere (cf. n. v. Iliaci cineres, perché le fiamme che
318) - cosi osserva HEIN., p. 35, 11. bruciano sono anche la pira (flam-
1 - ma non lui stesso. Cf. anche ma extrema) dei concittadini e de-
DON.: servavit ad fìl1enl C/lm apostro- gli amici di Enea: cosi CON. che ri-
plza eius persol1am il1 qua ostenderet chiama CATULL., 68, 90: Troia virum et
deos tantll1n fuisse a commodo Troia- virtutum omnium acerba cinis.
nae defensionis alienos, ut etiam Pan· testor: deest 'vos' SERV.; REY. ricorda
thus occll1nberet pius, gl'avis, religio- SEN., Tro. 28 s.: restar deorum numen
S/lS cum ipsis insigl1ibus sacerdotis. adversllln mihi, / patriaeque cineres
Scompare qui Panto, ma del nipote teque rectorem PTlrygum. - in occasu
presentato ai vv. 320 s. il poeta non vestro: cf. I 238: occasum Troiae tri-
fa piu parola. - te... labentem... texit: stisque ruinas. - tela: arma, come a
più che « ti protesse dalla morte» (cf. v. 22. - vitavisse (sciI. me) vices: il
tegendo impedivit, quominus labereris, suono allitterante, richiamando l'atten-
caderes FORB.), s'intenda « protesse te, zione di chi ascolta, esprime l'interno
mentre cadevi », come suggerisce an- turbamento e la profonda commozione
che te collocato in arsi e il suo ac- del narratore. - vices: pugnas SERVo
coppiamento con tua. - plurima .., pie- - Danaum (-orum cf. n. V. 14) et
tas: « la grande riverenza verso gli - meruisse (sciI. ut caderem) manu:
dèi »; plurima = maxima, come a XI « e di aver meritato una morte glo-
312: plurima virtus. - Panthu: cf. nn. riosa per mano dei Greci, se il fato
vv. 318 e 322. - Apollinis infula: op- lo avesse voluto ». Il genit. Danall1n
portunamente accostato a pietas; CER. da alcuni (CON., PA., PASC.) è unito
richiama Il. I 28: Iki] \IV 'tOt OV xpet!O"IkU a tela e a vices; da altri (REY., Goss.,
o"x'i]1t'tPO\l xcxl o"'tÉI~IkCX aeoio, in cui Aga- LAD., SABB.', Uss.') a manzi del v. S.
mennone minacciosamente dice a Cri- (cf. anche l'interpretazione di PEER.:
se che neppure le bende di Apollo lo si fato COllstitutum fuisset ut caderem,
proteggeranno; AESCII., Ag. 1264 s.: 'tI meruisse ut lnanu Danaum caderem),
o'ii't' Èlkcxu't'ii~ x(X'tcxyÉ),w't' EXW 'tcioe, / xcxl come induce a credere la cesura se-
crx'ii1t'tpcx xcxl Ikcx'l'teicx 1tepl oÈPU cr'tÈ'l''lj miquinaria dopo vices; si osservi inol-
(Cassandra constata l'inutilità delle tre che Danaum, unito a vices, appari-
bende). Per infula cf. n. v. 133. rebbe pleonastico, mentre unito a ma-
431-4. Iliaci - manu: Enea sembra nll mette in rilievo il valore di Enea.
rimproverarsi l'essere sopravvissuto al- - et: posposto per iperbato al genit.,
la distruzione di Troia c, in nome del- come a III 67 XI 519 569 XII 381. geo l'g.
le ceneri di Ilio e della strage dei I 402 (SABB.'· '). - si - fuissent: cf.
suoi concittadini, giura di non aver V. 54 e n. v. 13. Il desiderio di Enea
fatto nulla per evitare la morte in non si poté attuare per volontà dei
combattim~nto. Il PASCAL, in Riv. FiloI. fati, e ciò è bene espresso dal pperf.
e Istruz. Class. XXXII (1904), pp. 231-6, L'espressione ricorre su di un cippo
in questa giustificazione scorge il pen- quadrato rinvenuto nei pressi di Po-
siero segreto di Virgilio, che vorrebbe licastro (CIL X 461: cf. 1484, l CE
liberare il suo eroe da accuse male- Bi.ich.). - ut caderem: riferito ci1tò
ENEIDE II 137
~
ENEIDE II 139
Il
140 VIRGILIO
tbttilici preferiscono la prima alla se- come armi. cosi qui, has, separato da
conda. per ragioni metriche. Cf. anche fores dalla cesura e messo in risalto
ERN., p. 59. - devolvont: -unt, cf. l'ori- anche dall·asindeto. richiama l'atten-
ginario *devolvo71t(i), in cui. oltre alla zione sulla porta barricata e sulla sua
caduta della vocale finale, si è avuto difesa: l'accostamento è respinto da
il passaggio di o ad ti, per effetto del- Pucc., perché egli intende lzis = 1ll1ius-
l'afIìevolimento a cui in latino. a dif- modi (a difesa di has servant si suole
ferenza del greco. vanno soggette le addurre anche VI 298: portitor lzas...
vocali atone interne e finali, allo stesso aquas... servat, ma con Pucc. non lo
modo in cui nella II e III perso sing. riteniamo un elemento probante). Inol-
si ha devolvis <*devolves(i) e devolvit tre si può pensare che la lez. asser-
< *devolvet(i). Cf. TRA.• p. 16. II verbo. vant sia un errore acustico (cf. G.
col suono onomatopeico. esprime il cu- PASQUALI, Storia della tradizione e cri-
po rotolare delle travi, il cui tonfo tica del testo, Firenze. Le Monnier.
finale è ben reso dalla cesura tritemi- 1952', pp. 471 s.). dovuto alla lettura
mere. che qui è particolarmente forte legata di lzas servant piuttosto che il
per l'immediato cambiamento di sog- contrario: e proprio per questo pen-
getto. - alii: alla duplice direzione siamo che avrebbe avuto maggior at-
dell'attacco dei Greci (cf. n. v. 442) ·tendibiIità la forma non assimilata
corrisponde un duplice modo di difesa adserva71t, che è usata a v. 763.
dei Troiani. - strictis mucronibus: agmine denso: riprende il concetto di
« dipinge assai bene questo gruppo di strictis mucronibus del v. prec.
soldati troiani che dietro la porta. 451. Hoc ipso rerll1n adspectu reno-
stretti insieme.... con le spade impu- vatum in Aenea consilium ac propo-
gnate, stanno curvi e pronti all'assalto sitll1n, quod iam pridem ceperat (v. 315:
se di fuori i Greci riescano ad aprirsi concurrere in arcem). ut regiae Pria-
un varco ed entrare» VALG. Per mu- Inoque succurreret HEY. - instaurati
cronibus cf. n. vv. 33()"5. - imas: con (sciI. sunt) animi (sciI. mi/li et sociis):
valore avverbiale «nella parte .~rio « a me e ai compagni si rinfrancò
re» della reggia; cf. in linline primo l'animo ». perché la reggia non era
v. 485. ancora caduta in mano ai Greci. -
450. obsedere (-erunt cf. n. v. 1): il animi: non è plur. poet.. come ai vv.
perf. mostra che la prima precauzione. 316 e 386. - succurrere: l'uso di que-
presa dai Troiani nell'interno del pa- sto inf.. come dei sego levare e addere,
lazzo, era stata la difesa della porta. - è poetico. Cf. anche n. V. 33. Altri. in-
has servant: « proprio queste (le porte tendendo instaurati come parto e ani-
cosi barricate: cf. ita obsessas SABB. 3) mi con valore locativo (cf. fidens ani-
custodiscono ». Pucc. difende la lez. mi V. 61). interpreta succurrere e gli
asservant di P, y (l'uno e l'altro dàn- altri inf. come descrittivi. - tectis:
no in correzione lzas servant che è sedibus.
pure lez. di F. M) e ritiene una zeppa 452. auxiIio - viros: «rianimare col
il pron. lzas, il quale giustamente da soccorso i combattenti ". che sono al
altri viene accostato a lzis del v. 446 centro dell'attenzione del poeta, come
(cf. n.): infatti, come Ii. lzis. separato si rileva anche dalla cesura eftemi-
da convellurzt dalla cesura, richiama mere. Goss. richiama IusT., V 2, 12:
l'attenzione sui particolari oggetti usati inferiores auxilio levantes. - vim...
142 VIRGILIO
victis: <C studiato accostamento di due domus aedi[icaretur, ubi ostillln fteret.
opposti concetti, reso più evidente dal- Altri accetta la seconda interpretazio-
l'allitterazione" ROST. - victis: hoc ne dello stesso chiosatore: aut relicti
est, sine vincendi spe laborantibus ab hostibus, id est quos hostes non
DAN. II termine ha valore concessivo. obsederant. Altri ancora intende relicti
453-5. limen - tergo: nella parte « abbandonata l>, ma tale interpretazio-
posteriore della reggia si apriva una ne è in contrasto con i vV. 455-7 e so-
porta segreta, che corrisponde a quel- prattutto con l'avv. saepius. Per postes
la che nelle case signorili dei Romani cf. n. v. 442. - a tergo: logicamente
era detta posticUln, gr. \jJEuo60upov, e che riferito, come osserva DON., anche a
qui è indicata con quattro denomina- limen, fores, pervius usus. - infelix:
zioni sinonimiche, le quali ben si addi- il poeta, non solo col ritmo spondiaco
cono allo stile epico: lime n, caecae fo- del verso, richiama l'attenzione sulla
res, pervius USllS, postes relicti. Que- misera condizione di Andromaca, ma
sta porta metteva in comunicazione anche con altri accorgimenti retorici
l'abitazione di Priamo con quella di (posizione prolettica di infelix e sua
Ettore: per quod iter ad utramque collocazione in cesura): e il termine
domum Priami comnleabatur, ut ap- evoca tutta una luttuosa storia su cui
pareat duas domos fuisse, alteram Enea ritornerà ancora nel suo rac-
regiam Priami, alteram Hectoris, inter conto alla regina (cf. III 294 ss.); la
quas illi aditus DAN. - limen: pro- sposa di Ettore è stata privata di tutti
priamente <C la soglia". - caecae: non i suoi familiari da Achille (Il. VI
onmibus notae SERV.; l'agg. è riferito 414 ss.) che le uccide e strazia anche
logicamente anche a limen. Caecus ha il marito; dopo la presa della città,
valore passivo, come a V. 19, ma nel diventa schiava e poi moglie di Neot-
senso di <C nascosto", <C segreto". - tolemo; e oppressa sotto il cumulo dei
pervius - tectorum: aditus tectorum... suoi dolorosi ricordi e della immensa
ita patebat, ut familia regia per plu- sventura la vede Enea nell'Epiro (III
res domus sive palatii partes dispersa 321 ss.). Cf. anche n. VV. 342-6. - se:
ex una in alteram facile tramire pos- unito a ferreo - dum - manebant:
set, vitato antico limine Forb. Per la stessa clausola a V. 22 (cf. n.).
usus « passaggio" cf. H. MacL. 456. saepius: con valore intens., ri-
Cmmm, in Gr. and Ro. II s. VI (1959), ferito a ferreo Analogamente a ecl. 1,
p. 165, che cita l'uso inglese di « passa- 20 s.: saepe solemus / ... depellere fe-
ge" = <C diritto di passaggio l>. - in- tus; OV., met. XIII 417: saepe videre
ter se: uno dei pochi casi in Virgilio, patrem monstratum a matre solebat
in cui il 2° spondeo coincide con fine (scil. Astyanax); cf. anche ibid. I 639
di parola; tale fenomeno capita per VIII 19. - Andromache: traslittera-
lo più con inter, seguito da nos, vos zione del gr. 'AvopO\.la.Xl1; cf. n. V. 122. -
c, molto più spesso, da se (cf. F. incomitata: « senza séguito l>, « da so-
CUPAIUOLO, Un capitolo sull'esametro Ia l>. Deposito omni regio ornatu et
latino Napoli Libr. Sco Ed., 1963, p. comitatu, l1urus ad soceros (Priamum
60). ..:... postcs' _ tergo: « e una porta et Hecubam) adii t, avoque adduxit par-
confinata di dietro» SAIlIl.3, il quale vum l1epotem, quo laetaretur Goss.
nota che -que ha valore esplicativo; Enea rievoca una scena soffusa di te·
cf. DAN.: aut relictum spatium cllln nera gentilezza « persino lo strascicano
ENEIDE II 143
messo bene in evidenza dai termini SIL., XII 6 sS. XVII 447 ss. - qualis
usati nei vv. 470 ss. - telis et luce ubi: espressione frequente in Virgilio
(= armorum luce) - aena: Macrobio (IV 143 VIII 589 IX 563 XI 492 XII
(V 12, 2) richiama Il. XIII 341: auyi) 451), equivalente a qualis ClUIl, usata a
xaÀxd'l] xopuewv /i.1tO Àall1tOI1EV,xWV. A pro- III 679 VIII 622. georg. III 196. - in
posito della grafia di abza GelIio (II lucem (sciI. progressus): in relazione
3, 5) tramanda una notizia di un certo a lubrica convolvit... terga V. 474. La
interesse: venit nobis in rllelllOriam locuzione, in posizione preminente, con-
Fidum Optatum, rllulti llOminis Ro- feritale dalla cesura, è in contrasto
mae grmnmaticum, ostendisse milli li- con sub terra, del v. s., egualmente in
brum Aeneidos securulum, mirandae cesura. - mala - pastus: traduce
vetustatis... quellz ipsius Virgilii fuisse l'omerico (3E(3pwxwc; xaxà qJ,xPllaxa, già ri-
credebatur. hz qua duo isti versus quum cordato nella n. ai vv. 471-5. HEY. con·
ita scripti forent (vestibulum - aena franta anche NIC., ther. 285: É1td 't'
vv. 469 s.), additam supra vidimus 11 ÉxopEO"O"a'to qJop(3f]c;. - mala: i. e. vene-
litteram, et 'allena' factum. Sic in illa nata, noxia FORD. Cf. Tm., I 2, 51: sola
quoque Virgilii versu in optimis libris tenere lIzalas Medeae dicitur herbas.
scriptzwz invenimus (georg. I 296): 'aut Nell'antichità si credeva che i serpenti
foliis zmdam trepidi despumat aheni '. fossero privi di veleno durante l'in-
471-5. Mediante la similitudine di verno e che lo acquistassero dalle erbe,
Pirro col serpente, il poeta più che dopo il risveglio primaverile: cf. PLIN.,
la ferocia e la perfidia del guerriero VIII 59, 229. Invece Seneca (ep. 42, 4)
(cf. DON.: haec conparatio in deforma- ritiene che il veleno non manchi al
tionenz proficit Pyrrhi; nam lIt serpens serpente d'inverno, ma sia inattivo. -
non virtllte, sed veneno confidit, ita et gramina: retto da pastus; questo, usa-
huic non arma ad capiendam victoriam, to secondo RONC., pp. 19 s., con valore
sed insidias adserit profllisse), mette mediale, ha da vedere col costrutto
in rilievo il suo vigore giovanile: egli greco p,xxoc; ,xllqJ,(3aÀÉO"ea" l;WVVUO"XE'tO
imbaldanzisce nel fulgore delle armi, ,\.i'tPl1v più che con l'accuso di relazione
che riflettono i bagliori dell'incendio, (cf. n. VV. 210 s.). Ma, poiché in Vir-
come un serpente che, rinnovate le gilio è usato anche pascor in senso
spoglie, esce fuori dal covo e si erge trans. (georg. III 314 IV 181; cf. pure
mihaccioso, vibrando la tricuspide lin- v. 215: depascitur artus), gramirza può
gua. Il rinnovellato vigore di Pirro, essere, più semplicemente, considerato
osserva CON., è come il simbolo del- compI. diretto di pastus, SlÙ tipo fIOr-
l'altro suo nome, Neottolemo «nuovo tatus milites.
guerriero ». La similitudine è accostata 472. «che, sempre pronto, all'ira il
da Macrobio (V 5, 12) a Il. XXII 93 sS.: rigido inverno teneva nascosto sotto
wc; oÈ op,xxwv È1tt xE,u 6pÈO"'tEPOC; I1.vopa IlEVn- la terra ». - tumidum: qui semper
0"" / (3E(3pWXWC; xaxà qJ,xPllax', EOV OE 'tÈ irascatur DAN. L'agg. è riferito al se~
Il'V x6ì.oc; atv6c;, / O"IlEpoaÀÈov oÈ WiOPXEV pente anche in OV., lIzet. I 460: tzmzz-
ÈÀ,0"0"6IlEVOC; 1tEpt xEtu, dove il serpente dum Pythona. X 313: tumidis... ecTzid-
aspetta l'assalto nel suo nascondiglio; nis. Secondo altri: «tutto raccolto in
perciò, mentre in Omero - osserva sé », «raggomitolato », come d'inverno
ancora CON. - Ettore è in attesa di stanno i serpenti sotto terra: espres-
un attacco, in Virgilio Pirro è l'assa- siva anche questa interpretazione, la
litore. Anche presso altri poeti s'incon· quale però non mette in rilievo la
trano comparazioni analoghe: cf. Ov., caratteristica del serpente, sempre
met. IX 266 SS.; STA'f., Theb. IV 95 sS.; pronto ad offendere. HEY., seguito da
148 VIRGILIO
pato dal movimento delle labbra che i battenti della porta già vacillante (la-
si restringono e si appuntiscono nel- bat... ianua vv. 492 s.).
l'atto del bacio. Cf. anche MElL., s. v. 494. fit via vi: «con la violenza ci
491. vi patria: i. e. eadem vi, qua si apre la strada ». La brevità di que-
Acflilles ùnpetum tacere solitus erat ste tre parole, accentuata dall'allitte-
Gass. (cf. Qv. SMYRN., XIII 219: 'ItCl.'tpòç razione e dalla pausa tritemimere do-
EOU XCI.'tCl.ELl-lEvOç àì.xnv); e la violenza e po i! monosillabo, rappresenta la ra-
l'ira del padre di Pirro debbono essere pidità del successo. L'espressione, ci-
cosi rappresentate secondo Orazio (a. tata forse per la sua incisività da Se-
p. 120 ss.: flonoratum si torte reponis neca (ep. 37, 3) e analoga a quella di
Aclzillem, / impiger, iracundus, inexo- Livio (IV 38, 4): quacumque incedzmt
rabilis, acer / iura neget sibi nata, vi viam tacizmt, rientra in uno dei
nilzil non arroget annis). - Pyrrhus: casi di paranomasia, in quanto si sus-
cf. n. vv. 261-4. ~ claustra (cf. dau- seguono due parole, via vi, delle quali
dere): propriamente «le serrature », la seconda sembra apocopata rispetto
dette in particolare sera e repagula; alla prima. Altri intendono « s'apre co-
qui in senso lato «le sbarre» della si la via alla violenza »; ma, oltre al
porta, cf. firma ... / robora vv. 481 s. fatto che esempi di vi come dato non
492. Cllstodes: qui vv. 485 et 449 esistono in Virgilio e sono appena te-
adstant foribus pugnaturi HEY. - suf- stimoniati nell'epoca imperiale (cf. V.
ferre: sciI. Pyrrlzi villz; ma i! verbo PISANI Gramm. lat. storica e cOllzpa-
può essere usato anche assolutamente rativa, Torino, Rosenberg e Sellier,
c significare «resistere ». - valent: 1952', p. 175), si osservi che i Greci
costruito con l'inf.; cf. n. vv. 63 s. - hanno usato violenza sin dal primo
labat: «vacilla »; detto delle ginoc- momento e che l'abi. riecheggia i! vi
chia e del camminare a V 432 X 283 patria di v. 491. - rumpunt aditus:
XII 905; in senso figurato e riferito «forzano !'ingresso »; cf. X 372: terra
all'animo a IV 22 XII 223. - ariete rUllzpenda... / est via; LIV., II 50, 9:
(trisillabo cf. n. v. 16) crebro: «sotto rupere cuneo viam. - primos: gli al"
i frequenti colpi »: forse si tratta dei mati che erano a guardia della porta
colpi di una trave, che potrebbe es- (cf. custodes v. 492 e n.).
sere anche l'excisa trabes v. 481, chia- 495. immissi: «riversatisi dentro»
mata aries per la somiglianza con la - gr. Èl-lBCl.ì.6V'tEç - (cf. n. vv. 210 s.); i!
macchina bellica usata dai Romani; al- termine, esprimendo la furiosa violen-
tri pensano che i! termine sia un za dei guerrieri, anticipa l'immagine
anacronismo e che realmente i Greci della fiumana dei vv. sS. - Danai: cf.
abbiano adoperato l'ariete, per sfon- n. vv. 5 s. - late _ complent: la col-
dare la porta. - crebro: con lo stesso locazione dell'avv. al centro del verso,
valore a v. 627. i! suono allitterante late loca e i! col-
493. ernoti: unito a cardine (cf. n. lettivo milite offrono la visione della
vv. 479 s.). - procumbunt: i! verbo reggia invasa in tutti i suoi spazi. -
col suono onornatopeico riproduce i! late loca: la stessa combinazione a IX
crollo rumoroso della porta. - postes: 190. - milite complent: la stessa clau-
cf. n. v. 442; vengono ora scardinati sola a V. 20.
154 VIRGILIO
496-9. non - trahit: anc6ra una si- nea: cf. n. V. 380. - exiit: et proprie
militudine, suggerita al poeta da pro- pIena tlumina, cmn extra alvellln suum
babili esperienze giovanili; l'immagine, cresclmt, • exire' dictmttlr, ut [georg.
mentre ai vv. 305 ss. dà la sensazione I 115 s.]: t praesertim incertis si rnen-
del rumoroso dilagare delle fiamme sibus amnis ablmdans / exit' DAN. -
nella città, qui invece rappresenta l'ir- oppositas ... evicit... moles: a CON. sem-
rompere dei Greci nella reggia. Già bra una geminazione di aggeribus rup-
Macrobio (V 5, 13) avvicina il brano tis del v. prec. - oppositas... moles:
a Il. XI 492 s.: wç o' Ò1tÒ'tE 1t).tjOW\I 1to'tet- ci ricorda l'oraziano (c. I lI, 5): op-
\.1òç 1tEOLO\lOE xci'tELCn / XEt\.1appOuç Xet't' positis... pumicibtls.
(per altri accostamenti cf. pure
oPEcrcpW 498 S. Impressionante e potentemen-
n. vv. 304-8); ma CON. pensa che Vir- te descrittiva !'immagine del fiume che,
gilio abbia tenuto presente LUCll., I rotti gli argini, dilagando ovunque con
281-9: et eum mol1is aquae fertur na- la massa delle acque, porta devasta-
tura repente / flumine abtmdanti, quam zione e morte nei campi e nelle stalle:
largis imbribus auget / montibus ex e l'effetto rovinoso è sottolineato dalla
altis magnus deeursus aquai, / frag- clausola camposque per omnis e so-
mina eoniciens silvarum arbustaque prattutto dall'emistichio cum stabulis
tota; / nec validi possunt pontes ve- annenta trahit che, con le due pause
l'lientis aquai / vim subitam tale rare,' simmetriche dopo la seconda e la quar-
ita magno turbidus imbri / moli bus ta parola, dipinge al vivo gli strappi e
incurrit validis cum viribus amnis; / lo schianto con cui le acque abbat-
dat sonittl nzagno stragem volvitque tono ogni ostacolo, mentre l'allittera-
sub wulis / gramlia saxa, ruit qua zione fertur / furens, clllnulo / cam-
quicquid tluctibtls obstat. - non sic: pos ferma per un istante l'attenzione
proprio questo modo d'introdurre la sul luttuoso spettacolo di morte. -
comparazione, osserva PA., accentua la fertur: con valore mediale; cf. n. v.
violenza degli invasori, che neanche il 337. - arva... campos: il primo ter-
confronto con la furia rovinosa di mine indica i campi coltivati (cf. n.
un'alluvione riesce a rendere adegua- vv. 206-11), il secondo la campagna in
tamente; «e questa intenzionale esa- genere. - cumulo: exuberante fluctu,
gerazione - aggiunge BIG. - giova a ut [I 105]: t cumulo praerllptus aquae
rendere lo stato di esaltazione di chi mons' DAN. - campos - trahit: le
narra percosso anc6ra dal terrore di stesse parole di georg. I 482 s., con la
quelle orribili scene che rievoca ». Ana- sola sostituzione di trahit a tulit. -
logamente è introdotta la comparazio- omnis (-es cf. n. vv. 19 s.). - cum -
ne a V 144 ss. georg. IV 80 s.; CLAUD., trahit: cf. Dv., met. VIII 553 s.: vidi... /
ra. Pros. I 272 s. - aggeribus ruptis: cml'! gregibus stabula alta trahi. - vi-
cf. rumpUl'lt aditus v. 494. - spumeus: di ipse: cf. v. S, dove - noto.. PA. -
riferi to ad amnis, detto furens CtlntU- le parole sottolineano la veridicità del
lo v. 498, qui ha solo valore esor- narratore; qui invece esse mirano sol-
nativo. Cf. n. vv. 217-9. tanto a suscitare un senso di mera-
497. Il giuoco degli accenti e la man- viglia e di pietà nell'animo degli ascol-
canza di pause rendono con efficacia tatori (cf. DAN.: et hic • vidi' pro ad-
l'impeto travolgente delle acque. - miratione posuit; at vero [v. 501] t vi-
exiit. .. evicit: perf. dell'azione istanta- di 11ecubam' pro miseratione. sane
ENEIDE II 155
(vidi ipse' !wc particula cu/dita mi- ripide (llec. 421) le fa lamentare la
seriorem se ostendit, cuius ante ocu- morte di 50 figli, nei quali però sono
los casus patriae suorll1nque fortuna compresi i 1taLOEç \1600, di Priamo. Per
constituerat). Attribuire infatti al vidi la sua prolificità è detta in Ov., met.
lo stesso valore che ha a v. 5 signi- XIII 484: Asiae florentis inzago. Dopo
ficherebbe dare alla figura di Enea, la caduta di Troia toccò come schia-
come ha già rilevato REIN., p. 41, un va a Odisseo (ApOLLOD., epit. V 23).
aspetto strano, per non dire comico, Trovato in Tracia il cadavere del figlio
in quanto l'eroe assisterebbe, dall'alto Polidoro, ucciso da Polimestore, per ven-
del tetto, come spettatore inattivo, ai dIcarsi, uccise a sua volta i due flgh
tragici avvenimenti, che si svolgevano di Polimestore e cavò gli occhi a lui
nell'interno della reggia: anche qui stesso; per tali delitti, dopo la morte,
perciò il poeta, come si è detto nella fu mutata in cagna (EUR., ibid. 1265;
n. vv. 469 s., si è sostituito al narra- Qu. SMIRN., XIV 347 ss.) e la sua tomba,
tore. Il vidi, ripetuto efficacemente a detta XV\lÒç O"filla, era un segno per i ma-
v. 501 (cf. DAN.: est... Izaec plelw ad- rinai (EUR., ibid. 1271 ss.; ApoLLoD., ibid.).
fectu et dolore repetitio), si può dun- Cf. anche O. HOI'ER, lIekabe, in ROSCHER,
que ritenere una reminiscenza pura- l', colI. 1878 ss. - centum... nurus: il
mente formale di EUR., Tra. 479-84: poeta, per rendere più drammatica la
xCÌ-XEL\lCÌ- .,;' doo\l oopt 1tE0"6\10' 'm.À't]\I,x0 / scena, usa questo numero iperbolico
'tpLXG.<; 't' E'tll'i}O't]\I 'tci.O"OE 'tpòç 'tVIl~O,ç \lEXPW\I, (cf. la prima interpretazione di SERV.:
/ xal 'tÒ\l 'Pv'tovPyò\l IIpLallo\l ovx I;),ÀW\I aut tìnitus est l1umerus pro infinito
1tci.pa / xMovO"' ExÀavO"a, 'tOLO"OE o' doo\l U1tEP~OÀ,xwç), intendendo con nurus, co-
ollllMW / av't'Ì] xa'tao"'Payt\l't' t'P' ÈPXELlp me pensa UiFS.', p. 69, sia le nuore,
T.Vpq., / 1t6Àw O' CÌ-),ovO"a\l e di ENN., scen. mogli dei 50 figli di Priamo (Il. VI
92-9 Vah.': o pater, o patria: o Priarni 243 ss. XXIV 495 sS.; EUR., Tra. 135),
domus, / ... / vidi ego te adstantem sia le figlie di lui che, secondo Il. VI
ape barbarica / ... / auro ebore instruc- 247 sS.; lIyg., f. 90, non superavano la
tam regifice / haec all'mia vidi inf/am- ventina (erroneamente invece si ripete
mari, / Prianw vi vitam evitari, / che anche le figlie di Priamo assom-
Iovis aram sanguine turpari. Analoga ri- massero a 50). Cf. P. Wmzs:\cKER,
petizione in SEN., Ag. 656-8: vidi, vidi Priamos, in ROSCHER, III, coli. 2936 ss.
senis in iugulo / telum pyrrhi vix exi- Altri, sulla base della terza interpre-
guo / sanguine til1gui. - furentem: il tazione di SERVo (aut illud dicit ( plures
PAlUlASIO congettura frementem, per evi- feminas', ut Lucanus [I 164 s.]: 'cul-
tare la ripetizione dopo turens del v. tus gestare decoros / vix nuribus ra-
prec., la quale sembra intenzionalmen- puere mares', hoc est feminis) e della
te fatta. chiosa di DAN. (aut 'l1ovas nuptas', ut
500. Neoptolemum: cf. n. vv. 261-4. - aetatis hoc 11011WI1 sit, non adfil1itatis),
geminos ... Atridas: cf. analoga espres- dànno a nurus il senso di « giovani
sione v. 415 e n. - in limine: da unire donne »; nurus, in tale accezione, non
anche a Neoptolemum; i Greci devono è raro: cf. XI 215; Ov., a. amo III 248.
vincere la resistenza dei Troiani che !ler. 16, 186. met. II 366. Quest'ultima
li attendevano in limine primo v. 485. interpretazione, per quanto più gene-
501. Recubam: figlia del frigio Di- rica non è da rigettare, perché com-
mante (II. XVI 718 s.) o del trace Cis- plet~rebbe la prima: nella reggia vi-
seo (EUR., lIec. 3, tradiz. seguita da vevano, probabilmente, insieme con le
Virgilio a VII 320) e moglie di Priamo; nuore e le figlie di Priamo, anche altre
generò 19 figli (Il. XXIV 496), ma Eu- giovani donne non legate al re da
12
156 VIRGILIO
507-58. SMJ:J., pp. 140 ss., esaminando (urbis... captae casmn), ma anche la
questo brano in base alla IìdvWCTL~, lo reggia (convolsa... limina tectormn)
suddivide nelle seguenti parti: 1) ini- con le stanze più interne (penetralibus).
/ium vv. 507-25 (a sua volta suddiviso 509. arma: loricam. Qui arma, os-
in due scaenae: vv. 507-11; vv. 512-25), serva CER., è usato nel suo valore eti-
in cui virtus aetasque regis senis et mologico (cf. armus, artus): esso in-
loci sanctitas, llbi scellls committetur, fatti in origine era detto dei mezzi di
expressis verbis designantur; 2) decllr- difesa che i guerrieri adattavano al
SllS Cllm fas tigio vv. 526-53, dove è po- corpo; cosi lo usa anche Livio (I 43,
sta in risalto la ~)[.I6't11~ di Pirro; 3) 2: arma his imperata [scil. semt] galea,
finis vv. 554-8, nei quali domina la c1ipeum, ocreae, lorica, omnia ex aere,
È)"mvoì_oytrL, culminante con la cadave- haec, llt tegmnenta corporis essent;
ris adumbratio negli ultimi due versi. tela in hostem hastaqlle et gladius).
507 s. urbis - tectorum: la stessa CL WAL., S. V. - senior: senex; inter-
immagine in PLIN., ep. VII 19, 8: ac calato tra diu e desueta, ne rafIorza
mihi domlls ipsa nutare convlllsaque il valore. CL n. vv. 435 S. Il GmsJ:JLLI,
sediblls suis rllitura Sllpra videtur. - Gramm. e filol., Firenze, Sansoni, 1961,
captae: in cesura, rappresenta la di- p. 39, riferendosi ai 22 esempi virgi-
struzione della città, e tale tristezza è liani, trova « che in senior e'è sempre
accentuata dall'iperbato llrbis uti frequenza intensiva e che il più delle
(= llt) e dai suoni allitteranti cap- / volte all'idea dell'età è congiunta ri-
ca- / con-o ~ casum: bene omnia col- verenza o comunque risonanza sogget-
legit, et captam, et dirutam, et in- tiva ». - desueta: parto perL di verbo
censam DAN. Casus vale « caduta », co- intrans.: cf. n. vv. 74 S. - tre menti-
me a I 623; SALL., Cat. 40, 2; OV., met. bus: collocato in un verso che insiste
XIII 577. - convolsa limina: cL vv. sulla vecchiaia, con la sua lunghezza
480 e 493. - medium hostem: hypal- mette in rilievo il pietoso squallore
lage est, hoc est in mediis aedibus. si di essa. - aevo: cf. n. vv. 435 s.
alltem 'mediis' legeris non stat versus 510. circumdat... umeris: cf. XII 88:
SERVo Medium è lez. di M, P; la va- circmndat loricam umeris. Bene Gass.:
riante mediis, di y, c, l, si ritiene lectio sed consulto vitavit Vergilius vocem
facilior ed è suggerita forse dai vv. I aptare '; neque enirn apta erant ar-
512 e 665. Anche a I 348: quos inter ma, sed oneri. - nequiquam... inutile:
Inedius venit turar il cod. M reca la nell'insistenza di queste due parole,
variante medios. Per hostem cf. n. vv. affini di senso, delle quali la prima
43 S. - in penetralibus: sane I penetra- riecheggia il frustra del v. 348 ed è
Zia' proprie deorum dicuntur, non num- ripresa ai vv. 515 e 546, « si avverte
qUaln etiam imae et interiores partes troppo - scrive Pucc. - l'intervento
privatarum domorum vocantur... hic del poeta che commenta sconsolata-
autem videtur opportunills penetralia mente gli avvenimenti a dimostrare
de domo regis dixisse, qlloniam reges l'inutilità degli sforzi umani contro i
prope suggestum imitantur deorum voleri del fato: non si deve dimenti-
DAN. Cf. anche n. vv. 483 S. La gra- care che spesso l'arte virgiliana è con-
datio rappresenta con efficacia l'inten· sapevole e accorta e si compiace di
sità del dolore del vecchio re che vede studiate simmetrie e di studiati ri-
occupata dal nemico non solo la città chiami ».
UNEIDU II 159
511: cingitur: con valore mediale (cf. Or-Otç / 1tÉ1t't'~)XE IIpLrt.IJ,oç Znvòç Épxdou Ort.vwv
n. v. 393), regge l'accuso ferrum del e ibid., 482 s., citati questi ultimi nella
v. prec. A inizio di verso, come arma n. VV. 498 s.; da Ennio (scen. 99
e circll1ndat dei vv. 509 s., il verbo Vah.'), citato nella stessa n., e ehe
mette in rilievo l'atto inconsueto e si riflette in SEN., Ag. 448: sparsum
disperato del vecchio sovrano. - den- cruore regis lIerceum lovem. Anche
sos... hostis (-es cf. n. VV. 19 s.): si dalle scene del vaso Vivenzio (cf. n.
noti l'emcacia del qualificante in ce- vV. 403 s.) e della coppa di Brygos,
sura e del qualificato alla fine del pittore vascolare del V sec. a. Cr., ri-
verso, come a v. 53. Per hostis cf. sulta la stessa tradiz., sia pure con
n. VV. 43 s. - fertur: neque tamen iam qualche variante. Virgilio, sfruttando
irrllit. Est ut dicll1lt de eonatll Goss.: gli elementi di questa tradiz., forse
il tentativo di Priamo è impedito dal- persegue uno scopo nazionale, nel rap-
la moglie Ecuba vv. 518 ss.; per il preso presentare Pirro e quindi i Greci non
conativo cf. n. vv. 479 S. Il verbo ha solo crudeli, ma anche empi (cf. REIN.,
valore mediale, cf. n. V. 337; non man- p. 44, n. 1). Esiste un'altra tradiz., se-
ca però un leggero senso passivo, che condo la testimonianza di SERVo (ad v.
vorrebbe quasi indicare che il re è 506: a Pyrrho in domo quidem sua
spinto dalla tragica situazione del mo- captus est, sed ad twnulwn Achillis
mento. - moriturus: come periturus tractus occisusque est iuxta Sigeum
V. 408. Cf. DON.: visum est ei arma promunturium... tWle eius caput conto
capere, non ut peteret pugnam aut (zxum circwntulìt. ad V. 557: ... quod
certando victoriam quaereret, sed llt in Pacuvii tragoedia cOl1tinetur), che
in armis positllS pro integro et forti il poeta sembra seguire a v. 557: iaeet
procll1nberet. ingens litore trtmeus, espressione imi-
512. aedibus in mediis: cf. n. vv. tata da Manilio (IV 64: Priami... in
483 S. - nudo - axe: « sotto la nuda litore trtl1lcwn). Ma, poiché tale tradiz.
volta del cielo", visibile attraverso è in contrasto con la precedente, si
un'apertura praticata al centro del tet- potrebbe intendere il v. 557 nel senso
to dell'atrium, detta compluviuln (cf. che Priamo, ucciso nella reggia, sia
n. vv. 483 s.). L'enclitica que ha valore stato trascinato sulla spiaggia ed ivi
esplicativo, come ai vv. 51. 469. 480. - abbandonato insepolto (cf. EUR., Tra.
sub - axe: la stessa clausola a VIII 1313 sS.: IIpLrt.IJ,E IIpLrt.IJ,E, Q'ù IJ,EV 6MIJ,EVO, /
28. Per aetfleris cf. n. vv. 8 S. ihrt.(jlo, &(jltt.o, / &'t'rt., ÉIJ,ii., &tO"'t'o, Et e
513. ingens ara: l'altare degli dèi Pe- SEN., Tra. 54 ss.: ille tot regum pare11s /
nati, che corrisponde all'altare di ZEÙ, caret sepulero Prianllls et fiamma in-
iiPXEtO, - significativa è la denomina- diget / ardente Troia); e tale senso si
zione dei Penates con 'Epxdot in DIaN. può ricavare da Seneca (Tra. 140 s.:
H., I 67, 3 -, ricordato in Od. XXII magno... lavi vietima eaesus / Sigea
334 s. e collocato nell' rt.ùÀ1], chiamata premis litora truncus). Virgilio avreb-
perciò anche iipxo" della casa descritta be cosi fuse le due tradiz., e ne risul-
in Il. XXIV 306, dove è rappresentato terebbe un quadro completo del ca~
Priamo ehe o"t'à, IJ,ÉO"(p iiPXEt prega Zeus. l'attere sacrilego di Neottolemo e deg\J
Virgilio dunque si accosta alla narra- altri Greci. « Un'altra versione antica
zione della morte di Priamo che è - aggiunge FUN.', p. 234 - lo faceva
tramandata dall'lliupersis (p. 107, 30 ss. morire anziché all'altare, sulla porta
Al!.): NE07t't'6ÀEI~0'''' à7tOX't'ELVEt IIpLrt.IJ,oV É1tt della ;eggia, togliendo via alla scena
't'ÒV 't'où Épxdou ~WI~ÒV xrt.'t'rt.(jluyòv't'rt.; da Eu- l'elemento più odioso: l'empietà", ed
ripide (Tra. 16 s.): 1tPÒ, oÉ Xpn7tLOWV ~ri- è quella della llias parva (p. 134 XVI
160 VIRGILIO
All.): lIpletl-\O\l oÉ oVl' a1tOeet\lEL\I 11'1)11 AÉl1x EW ç l'abbraccia con la sua ombra. Analo-
É1tì 'tu ÉI1XrXptf 'toù 'Epl'dou, a)..)..à, ga immagine in MART., IX 61, 5 s.:
a1tol11tetI1OÉ\I'tet a1to 'toù ~Wl-\OÙ 1trXPEPYO\l 't!jl aedibus in mediis totos amplexa pe-
N E01t'tO)..Él-\l~ 1tPOç 'tet~ç 'tijç otl'letç YE\lÉl1eetl nates / stat platanus densis... comis.-
OVpetlç, che trova un tenue riscontro complexa: con valore di part. pres.,
con quanto Priamo dice di sé stesso come Inentita V. 422. - penates: cf.
(Il. XXII 66 ss.): etv'tO\l o' Il\l 1tvl!et't6\1 l-\E nn. vv. 293. 483 S.
l'V\lEç 1tpw'tnl1l eVpnl1l\l / Wl-\TjI1'tett ÉPVOUI1W, 515-7. « Accanto a Priamo, le sue don-
É1tE( l'È 'tlç 6~È~ Xet)..l'!jl / 'tvlj!etç nÉ ~et)..W\l, ne: Ecuba che agisce e parla per ri·
pEeÈW\I Él' eUl-\O\l E)..Tj'tetl: forse tale tradiz. pensare con nostalgico rimpianto - in
ha indotto BUR.', J. MAULY. in Zeitschr. tal momento! ~ al suo Ettore; delle
osterreich. Gymn. XXXVIII (1887), p. 415 fìgIie e delle nuore, raccolte I invano'
e J. T. HATFIELD, in Studies in Honor 01 - ancora una volta l' invano' ~ in·
I
H. Collitz, Baltimora 1930, pp. 67-9, a torno all'ara di Zeus protettore, solo
correggere litore del v. 557 in limine. il tremito, come di colombe addensate
- veterrima laurus: cf. n. vv. 483 s. dalla tempesta» FUN.', p. 233. - hic:
Virgilio attribuisce ai tempi eroici da unire a sedebant v. 517. - Hecuba:
un'usanza prettamente romana: anche cf. n. V. 501. - natae: riferito in senso
nella reggia di Latino cresceva una lato anche alle nuore, non escluse pro-
pianta di alloro (cf. VII 59); esso, sa- babilmente le altre giovani donne: cf.
cro ad Apollo (SERV. ricorda il noto n. V. 501. - nequiquam: determina
mito della trasformazione in alloro di sedebant V. 517: SERvo annota: aut
Dafne, inseguita da Apollo, mito già secundum Epicureos... aut propter vim
ampiamente trattato in Ov., met. I 452· bellicam. La seconda interpretazione
567 e HYG., I. 203), era intimamente è avvalorata dalla ripetizione del ter-
connesso con la vita familiare: l'espres- mine ai vv. 510. 546. Buone considera-
sione oraziana sub lauru mea (c. II 7, zioni su questo nequiquam in C. PER-
19) vale « in casa mia ». Anche la 1IONI, Saggio sulla religiosità di Virgi-
palma era connessa con la vita fa- lio, Firenze, Le Monnier, 1927, pp. 9 sS.
miliare: Svetonio (Aug. 92, 1) ricorda - altaria circum: epesegetico del ge-
.:he l'imperatore ne aveva ratta tra- nerico hic. Altaria (cf. altus), detto
piantare una nel suo palazzo. II superI. propriamente del piano superiore del-
veterrimus (arc. veterrwnus PLAUT., la ara, sul quale veniva bruciata la
Truc. 173), col quale Virgilio ~ nota vittima (cf. FEST., p. 5 Lind.: altaria
FORD. - fa ancora un accenno alla ve- semt, in quibus igne adoletur), spesso
tustà delle cose troiane (cf. vv. 363. indica l'altare in genere, come qui, do-
448. 484), è formato sull'arco veter ve il termine è una variatio di ara
(ENN., anno 17 Vah.2) - cf. pauperri- vv. 513 S. (cf. n. VV. 483 s.); da Petronio
mus da pauper - si alterna a ve- in poi, si trova anche il sing. altare, -is.
tustissimus, superI. di vetustus, e ricor· Cf. pure WAL., S. v. - circum: pospo-
re anche in Cle., nato deor. I 15, 41. sto per anastrofe, come a v. 564.
Cf. anche ERN., p. 75, n. 1. 516 s. « II paragone con le colombe
514. incumbens arae: pittoresca l'imo è particolarmente felice, non solo per
magine del vecchio alloro che si pro- essere le colombe timide, come timide
tende con gli ampi rami sull'ara e sono le donne, ma anche per quella
BNEIDE II 161
suo figliuolo, Priamo, llOmen avi refe- soribus?); in senso lato « ampi", « spa-
rens. Sulla morte di Polite la tradiz. ziosi» (cf. SERV.: nzaglza), come in VAL.
non è concorde: in quella data dagli FL., IV 21: vacuis auditae nlOntilJUs
antichi vasi attici, davanti agli occhi aurae. Per lo stesso significato del-
di Priamo cade il piccolo Astianatte l'agg. cf. v. 761 VII 379 XII 710. -
c non lui (cf. C. RODERT, Bild lmd Lied, atria: per il plur. cf. v. 483. - lustrat:
Berlin 1881, p. 74), ma Virgilio, il qua- i. e. percurrit, circumspiciens ubi sit
le, « con la misura e il gusto che gli ali(]lzod si bi refugium Gass.; FORD. ri-
è proprio, ignora i violenti colori bru- chiama Luc., X 460: incerto lustrat
tali" (FUN. 1, p. 233), al piccolo inno- vagus atria Cllrsu. Il v. lustro (da lllere,
cente sostituisce l'alite, già avvezzo al- gr. ÀOUELV; cf. monstrwn, da monere),
le armi. Del resto in Quinto Smirneo riferito propriamente alle cerimonie I:t
(XIII 214) e nella Tabula Iliaca (105 e della purificazione, compiute girando.,cv o·'VM"
106), che certamente riflettono fonti alle persone o cose da purificare e
piu antiche, Polite cade per mano di spruzzando le stesse con acqua lu-
Pirro, ma la sua morte non avviene strale, per traslato passò a significar~
al cospetto del padre. REIN., pp. 43 s., « andare attorno, attraversare con J
rileva questo ultimo particolare e con- piedi, con gli occhi, con la me~te",
clude che Virgilio ha fuso i vari ele- come qui, ovvero « osservare", « Inve-
menti ofIerti dalla tradiz., improntan- stigare ", come ai vv. 564. 754. Cf. WAL.,
doli della sua particolare sensibilità. s. v. lllstrum.
527. unus: in posizione privilegiata co-
164 VIRGILIO
buit' etial1l, qllOd a tanto rege roga- (-re / re-) cf. n. v. 27. - repulsum (seil.
batur, et a sene iuvenis Goss. - cor- est): «fu fermato ». Altri lo intendo-
pus ... Hectoreum: CON. richiama EUR., no parto e, in luogo di et, nel V. s.,
Rhes. 762: 'Ex't6p~~ct xdp. - exsangue: accolgono la lez. e del cod. Vratislav.;
cf. n. v. 212. - sepulcro (= ad sepul- ma concordiamo con Pucc. che essa « è
crum DAN.) reddidit: «rese, perché una evidente banalizzazione sorta per
fosse sepolto ». Il reddidit, osserva rendere regolare il costrutto ».
CON., fonde l'idea del restituire, come 546. summo... umbone: «alla super-
a XI 103, e quella del dare il corpo ficie dello scudo », rivestito di cuoio.
alla tomba che lo reclama; cf. VI 152. L'abl. apreposizionale con pendere (cf.
_ me - remisit: queste ultime pa- I 715. ecl. 7, 24) si trova già in ENN.,
role del re, pronunziate con voce rotta alm. 152 Vah.': filo pendebit Etruria
dall'emozione, accentuata dall'allittera- tota e ricorre non solo in poesia (cf.
zione me-, me-, re-, re- ricordano non Ov., Pont. I 8, 51: pendentis... rupe ca-
solo la magnanimità di Achille, aperto pellas; SIL., III 109: oblite tua nostram
rimprovero alla ferocia del figlio Neot- pendere salute), ma anche in prosa (cf.
tolemo, ma anche, e con tono di rim- Cre., agro 2, 25, 66: nolo... plebem Ro-
pianto - si noti il possessivo mea lnana111 obscura spe... pendere; LIv.,
aggiunto non senza efficacia dopo il II 7, lO: levi momento mea... fama pel1-
prec. me -, la passata grandezza det). Il termine umbo (da *umbilus),
del re. HEY. richiama SEN., Tra. 1102 s.: gr. 6{.l(pctÀ6ç, indica propriamente la pro-
spante desiluit sua / iiI Inedia Priami tuberanza a forma conica che era al
reglza. centro dello scudo e che talvolta ser-
544 s. sic _ coniecit: ecce desiderill1n viva come arma offensiva (cf. LIv., IV
mortis nzanifestum: post maledicta et 19, 5: adsurgentenl... regem 1l11lbone
iniurias senex iuvenem provocat nec resupinat); per estensione può anche
corporis nec teli suffragante virtute riferirsi allo scudo intero, come qui e
DON. ~ fatus: seil. est. - senior: se- a VII 633 IX 810. - clipei: cf. n. V.
IlCX, cf. n. v. 509. - telum ... imbelle: 389. - nequiquam: sine effectu et vul-
cf. inutile ferrum v. 510 e VAL. FL., I nere HEY.; per l'avv. che corrisponde
759 s. L'agg. ilnbelle «debole» è rife- asine ictu V. 544, cf. anche vv. 510.
rito per enallage all'arma lanciata dal- 515. GRAN. accoglie la prima interpre-
la forza di un vecchio. Cf., per l'im- tazione riferita da DAN. (telum repul-
magine, II. XI 390: xwrpòv... ~EÀOç à.vopòç swn ne sU/1111latim quidem lzaerere
a.và.}.x~ooç. - sine ictu: non ita, ut vul- potuit, ut penderet), che riteniamo non
1lliS faceret Goss. - coniecit: il pref. accettabile, perché il verso, cosi inte:
cum- implica !'idea che il vecchio rac- so, sarebbe privo di efficacia ed anzI
coglie tutte le forze delle quali può una ripetizione del concetto, espresso
disporre. Cf. DON.: hinc intellegendll1ll vigorosamente da repulsum del V. prec.
est qualis in primis annis fuerit Pria- Per lo stesso motivo sembra inutile la
I1ZUS, quenl non fefellit in illa aetate glossa di SERvo (nequiquam = non).
destinatio ferie11lli. - rauco... aere: 547. Pyrrhus: cf. n. vv. 261-4. Prima
aereo clipeo, qui percussu raucum, di vibrare il colpo, l'assalitore, come
SUrdlt11'1 sonitum edebat HEY.; CON. con- gli eroi omerici, rivolge espressioni sar-
fronta CLAVD., b. Gild. 433 s.: raucos... castiche all'avversario (cf. SERV.: sar-
repulsus / wllbonum. - aere repul- casnlOS est iocus cum amaritudine),
sum: per l'incontro delle due sillabe annunziand~gli con brutale cinismo la
168 VIRGILIO
les in tempIo occisus est, ut ex simi- tis capulo tenus adplicat ensem; Dv.,
litudine vindicta sumeretur). Per alta- met. XII 491 s.: capulo... tenus demi-
ria cf. n. vv. 515-7. - trementem: non sit in armos / ensem fatiferum. Acu-
formidine, sed aetate DAN. Cf. vv. 509- tamente CER.: lasciviret hic far tasse
11. 525. 544. - lapsantem: unito a i,leptus Poeta, ex rivo sanguinis, ex
sanguine anche in SIL., VII 610: super cruore zmdante, et similibus, quibus
tepido lapsarltem sangui/le; TAC., amz. caedes solent decantari a Poetis. Ab
I 65, 5: sangui/ze suo... lapsantes. - hoc affectu Virgilius abstinet. - lateri:
nati: cf. n. vv. 537-9. cf. n. v. 36. - capulo (da capio, come
552 s. Rapido è il gesto compiuto da bibulus da bibo) tenus: «fino all'el-
Pirro, come celere ne è la descrizi~me, sa ». - ensem: cf. n. v. 393.
resa piu vigorosa dalla collocaZIOne 554 s. haec finis: il genere femm.
delle parole, specialmente dal chiasmo qui è dovuto a ragioni di eufonia, se-
del v. 552, e dal polisindeto. - impli- condo GELL. XIII 21, 12: sed in ilio
cuit - laeva: per il costrutto cf. IV quoque itidem l1ergilii versu.· I Haec
148: implicat auro (scii. crinem). VII fìnis Priami fatorum', si mutes 'lwec' et
135 s.: frondenti tempora ramo / inz- 'hic fìnis' dicas, durum atque abso-
plicat. - comam: portare lunga la chio- mmz erìt, respuentque aures, quod
ma era costume dei tempi omerici: cf. mutaveris. Sicut illUlI COl1tra eiusdem
Il. II 11: x6:p'l1 xOI-!6w'I't<xç 'Ax<x\ouç. Inve- Vergilii insuavius facias, si nmtes:
rosimile !'ipotesi di PAS. che riferisce 'quem das fìnem, rex magne, labo-
comam alla chioma equina dell'elmo di rum?' (Aen. I 241). Nam si ita dicas:
Priamo, confrontando Il. III 369 ss., in 'quam das fìnem', iniucundztnz nescio
cui Menelao afferra Paride per il ci- qua pacto et laxiorem vocis sommz
miero: ma qui si tratta di due valenti fecerìs. Cf. anche MAllOU., p. 53. Con
guerrieri; inoltre dal testo (cf. vv. tale osservazione concorda E. WANDVIK,
509 ss.) non risulta che Priamo avesse in Symb. OsI. XV-XVI (1936), pp. 179 ss.;
l'elmo. - beva: « la sinistra sparisce ma si noti che fìnis al femm. si trova
nella lunga bianca chioma, la destra già negli scrittori precedenti e soprat-
si alza con un balenio di morte, che tutto che in Lucrezio è sempre femm.
s'interna subito nel petto del vecchio» Cf. MElL., s. v. - Priami: retto da
PASC, - coruscum ... ensem: la pro- /ìnis: cosi FOIlB., Goss., LAD., PEER.,
lessi dell'agg., distaccato dal nome, con- SABB.3 e quasi tutti i moderni. Invece
ferisce maggiore evidenza al balenio HEY., CON. e PA., sull'esempio di M,
della lama. - extulit: non, vagina P, DON., GELL., l. c. e confrontando la
extraxit... sed sustulit, intentavit HEY.; locuzione IIp\<XIUX<x'iç 'tux<x\ç di MIST.,
invece a v. 530 Pirro usa l'asta, doven- ea,. Nic. I lO (1001 a, 7) e anche Il.
do colpire da lontano Polite. Il pref. XXIV 255 ss. 493 ss. 543 ss., interpun-
- osserva PA. - vale « in alto »: cf. gono dopo fatorum, da cui fann~ di·
v. 461: eductam. v. 688: extulil. III pendere Priami. Ma questa solUZIOne,
567: e1isam. - lateri - ensem: FORD. per quanto sembri sorretta dal v. 506:
richiama Dv., met. IV 719 s.: dextro... forsitan et Priami fuerint quae fata
frementis in armo / Inachides ferrll1n l'eqzlÌras si presenta meno accettabi-
curvo tenus abdidit lzanlO; SEN., Tra. le: infatti l'espressione conclusiva del-
48: vulneri ferrum abdidit. Cf., per la narn\zione della morte del re, haec
l'ammagine, anche X 536: cervice oran- fìnis Priami (cf. quella simile di SIL.,
170 VIRGILIO
13
172 VIRGILIO
danno. - Creiisa: trisillabo (cf. gr. rzius; interessata l'etimologia che Vir-
KpÉOUCTCX),figlia di Priamo e di Ecuba, gilio dà di Iulus a I 267 s.: puer Asca-
e moglie di Enea, come si legge '\llche nius, cui mmc cognomen Iulo / addi-
in Ilias parva, p. 135 XX AlI.; invece tur (Ilus erat, dum res stetit Ilia re-
in un fr. dei Cypria, p. 124 XXII AlI., gno).
essa è chiamata Euridice e quest'ulti- 564. respicio: in regis enim casu de-
ma tradiz. concorda con Ennio (ann. fixus, omisit animadvertere, quae pro-
37 Vah.'). J. HEURGON, in Rev. ét. lat. pe agerentur. Nunc quasi ad se ipsum
IX (1931), pp. 263 ss., osserva che il redit et quid in arce tacere voluerit,
nome Euridice, non ignoto al poeta, lo recordatur Goss. - me circum: pospo-
avrebbe ispirato a stabilire un rappor- sto per anastrofe, come a v. 515. -
to tra la scomparsa di Euridice nelle copia: i. e. multitudo sociorum; ne-
Georgiche e quella di Creusa nell'Enei- que est 'copia' ut l copiae ' dicttlm,
de, e considera quest'ultima una re- neque hoc loco in turba subito col-
tractatio. A convalida della sua tesi, lo lecta aptum est nomen l copiae', exer-
studioso adduce vari accostamenti, ri- citum et ordinatam significans multitu-
guardanti non solo il contenuto, ma dinem Goss. Il termine copia, sinoni·
anche l'espressione: georg. IV 487 Aen. mo di multitudo, numerus, ricorre non
II 725; 485 / 730 s.; 488 / 735 s.; 490 s. / solo in poesia (cf. XI 834: copia Teu-
738-41; 514 s. 525 s. / 770 s.; 499-502 / crum; Dv., met. X 356: copia... proco-
790 s. - direpta domus: « il ricordo rum), ma anche in prosa (cf. CAES., b.
della placida casa di Anchise, accom- G. I 16, 5: quorum magnam copiam
pagnantesi alla scoperta del suo iso- in castris l1abebat; CIC., Manil. lO, 27:
lamento, è per l'eroe come il rivelarsi utinam... virorum... copiam tantam ha·
improvviso di una realtà che nessuno beretis). - lustro: dopo respicio, in-
ormai può mutare, e in cui ciascuno dicante rapido movimento, implica
doveva pensare a sé stesso ed ai suoi. l'idea di un'attenta osservazione. Cf. n.
La tensione dello spirito di Enea aveva v. 528.
raggiunto un'altezza che non poteva 565 s. deseruere (scil. me) - defessi:
risolversi se non in una catastrofe o doloris vox, non accllsationis,' sic enim
in una crisi di umana tristezza, e il se purgat, ut alios non clilpet. dicendo
poeta ha compreso che in figure, come autem l defessi' etiam illos excusat, a
quella di Enea, la crisi di tristezza quibus deserttls est DAN. Il perf. de-
era l'unica possibile verità morale ed seruere, come i sego misere, dedere
I
artistica» ARN. , p. 70. - domiis: l'ul- - cf. per la desino n. v. 1 -, in luogo
tima sillaba è lunga, come in pavor v. del pperf., « dà l'impressione che Enea
369. - et - Iuli: cf. MACR., IV 3, l ss.: - osserva VIVo - si senta riportato
mmc dicamus de habitu pathus, quod alle circostanze che descrive, favellan-
est vel in aetate vel in debilitate, et do con sé stesso ». Per tale uso, piu
ceteris quae sequuntur. Elegarzter 1wc frequente nelle subordinate (cf. n. vv.
servavit, ut ex omni aetate pathos mi- 278-80), cf. CAUS., b. C. III 66, 2: castro-
sericordiae moveret; ab infantia. - ca- rum hic situs erat: superioribus diebus
sus Iuli: quid Iulo accidere possit HEY., nona Caesaris legio... castra eo loco
ossia aut interitus aut captivitas D,\N. posuit. Haec silvam quandam contin-
Troppo artificiosa l'interpretazione di gebant. Inoltre, col forte omeoteleuto,
PASC.: « teme sia stato gettato dal- dato dai tre perf., il poeta richiama
l'alto della casa a infrangersi nella l'attenzione sullo sconforto da cui è
via ». - Iuli: chiamato anche Asca- preso Enea, nel vedersi ormai solo. -
ENEIDE II 173
patuit dea. Per il parto perf. dep., col modo d'introdurre il discorso, dopo
valore di parto pres., cf. n. v. 422. - l'azione, cf. XI 95. 107 XII 358. L'esor-
qualis... quanta: cf. l'omerico oo"o"oç ot6ç tazione di Venere, secondo BILL., p. 22,
'tE, detto di Achille a Il. XXIV 630. Giu- comprende le seguenti parti: llOnestum
sta la chiosa di DAN.: qualitas et quan- VV. 594 s., utile vv. 598-600, iustum vV.
titas hoc loco ad pulchritudinem per- 601-18, iucundum v. 619.
tinet; PA. osserva che gli dèi e gli 594. quis - iras: «qual si profondo do-
eroi antichi sono caratterizzati da una lore muove in te fIero sdegno? ". - quis:
bellezza e grandezza superiori a quelle non nulli admirantis volmzt esse, non in-
dei comuni mortali. La dizione, rife- terrogantis DAN. Meglio Gass.: magnum
rita pure a divinità in Ov., met. III esse dolorem VemlS videt, quaerit quis
284 e l'm., III 6, 23, designa a III 641 si t, ma l'interrogazione è retorica, per-
la mole gigantesca di Polifemo. - vi- ché Venere conosce il motivo del do-
deri: per l'uso passivo cf. n. vv. 460-2. lore di Enea, come l'etide in Il. I 362,
PAS., pur propendendo per tale signi- già citato, sa la causa del dolore di
ficato, non esclude che qui videri val- Achille. ~ indomitas: con valore pro-
ga «apparire", «presentarsi". - cae- lettico = ita ut indomitae sint. Si noti
licolis: dato d'agente. Il termine è di l'accostamento di indomitas e tantus. -
fattura enniana (ann. 491 Vah.2). - iras: nel senso di ignes (cf. V. 575)
dextra... prehensum (scil. me) conti- « sdegno", «furore".
uuit: cf. SERV.: ea corporis parte qua 595. quid furis: furar est virum for-
IIelenae ictum minabitur. Il gesto di tem ruere in mulieris interitum SERV.;
Venere richiama assai da vicino quello SAIlIl.' richiama furiata mente V. 588. -
di Pallade che in Il. I 193 S. interviene aut - recessit: cf. georg. IV 324 s.:
per frenare l'ira di Achille. Il com- aut qua tibi nostri / pulsus amor? -
posto continuit, piu espressivo di re- nostri: da riferire non a Venere sin-
tinuit, include, oltre all'idea di «trat- golarmente, come pensano PA. e CAR.,
tenere", quella di «calmare", «mode- p. 199, ma a tutta la famiglia di An-
rare »: perciò con PASco si può ricor- chise (cf. vV. 596-8), alla quale Venere
dare la delicata e mesta figura ma- si sente d'appartenere (cf. I 251 s.:
terna di l'etiele che accarezza Achille, unius ob iram / pradimur): essa di-
chiamandolo col dolce nome di 'tÉx"ov mentica per un istante la natura di-
(Il. I 361 s.), come qui, al V. S. e a vina, per considerarsi parte della fa-
V. 619 Venere usa nate. - roseo... ore: miglia infelice, che ora Enea sembra
la stessa locuzione (cf. I 402: rosea trascurare (cf. SERV.: et hoc Iaea, ut
cervice, riferita pure a Venere) è detta solet, unanl se de Aerzeae familia facit).
di Iride a IX 5, dell'Aurora in OV., Troppo estesa, anche se suggestiva,
met. VII 705. Anche altrove Venere l'interpretazione dell' ALLAIN, il quale,
cerca di attuare i suoi disegni per ampliando le conclusioni di KNIG. 1, p.
mezzo della dolcezza: cf. I 227 ss. (im- 66, riferisce il nostri alla famiglia di-
plora l'aiuto di Zeus per Enea), VIII vina di Venere, oltre che a quella
370 ss. (persuade Vulcano a foggiare le umana (Ét. c/ass. XVII [1949], p. 193).
armi per l'eroe). - roseo: « il t6cco - tibi - recessit: l'espressione ricor-
di bellezza di questo aggettivo, in que- re nell'iscrizione sepolcrale della Chie-
sto quadro di strage, giova a rendere sa di S. Maria Maggiore a Roma (CIL
sensibile la divinità serena dei Numi, VI 17050: cf. 1301, 7 CE BUch.).
in confronto con il dolore umano" 596-8: non - puer: si ricordino le
BIG. - haec - addidit: per analogo parole di Veturia al figlio Coriolano:
ENEIDE Il 181
non... succurrit 'intra illa moenia do- risce il voluto accostamento omnis Ul!-
mus ac penates 71lei sunt, 71later, co- dique, che, accentuando il numero del-
niunx liberique '? LIV., II 40, 7. ~ non: le Graiae acies, concorre a ingrandire
Cll1n futuro pro I nonne', est acriter il pericolo. - Graiae: cf. n. vv. 147-51.
quaerentis et quasi exhortantis Goss., 599 S. circum errant: mire, quasi
il quale richiama CIC., fam. V 14, 2: quaerente's DAN. - ni - ensis: questa
tu solus aperta non videbis, qui prop- forma di per. ipot. della possibilità,
ter acumen occultissima perspicis? - in luogo di quella regolare dell'impos-
prius: sciI. quam Helenam occidas. - sibilità, conferisce al passo maggiore
aspicies: circumspiciens, come a georg. vivacità e rende più forte la preoccu-
IV 2. La delicatezza, soffusa di affet- pazione di Enea per i suoi (col III
tuoso rimprovero, con la quale Venere tipo si darebbe come effettuato in pie-
raccomanda al figlio le sorti dei fa- no l'intervento di Venere e quindi scon-
miliari affacciatisi alla mente di Enea giurato il pericolo): infatti, mentre il
ai VV. 560 ss., è ben espressa dal fut.: cf. preso resistat esprime che il pericolo
n. v. 547. - fessum - parentem: CON. dura, i perf. tulerint e hauserit indi-
richiama aevo gravior VV. 435 s., detto cano come già quasi avverate le con-
di Ifito. Per fessu71l cf. n. vv. 108 s. - seguenze del pericolo stesso. Per casi
Anchisen: cf. n. v. 122. - superet: analoghi cf. I 58 S. VI 92 sS. XI 912 sS.
superstes sit SAnn.! Cf. III 339: su- - tulerint: abstuleritlt, come a V. 555.
peratne et vescitur aura...? L'uso di - et: iperbato. - hauserit: transfìxe-
superare, in tale accezione (cf. anche rit SAnn.3; detto della spada, che, tra-
v. 643), ricorre' pure in prosa: CAES., figgendo, beve il sangue (cf. gr. ù/jJuercTEL\I
b. G. VI 19, 2: uter eortlm vita supe- di Il. XIII 508 XIV 517), « il traslato
raverit (= superstes fuerit). - co- haurio = /I trafiggo", è riduzione les-
niunxne: la trasposizione dell'enclitica sicale prosastica e sorda dell'origina-
(invece di superetne coniunx) conferi- rio /I attingo, bevo", condotta sulla
sce enfasi all'emistichio, richiamando scorta di imitazioni in prosatori augu-
l'attenzione sulla figura della moglie stei o di poco posteriori» C. DEL GRAN-
di Enea. - Creiisa; cf. n. vv. 562 s. - DE, Filologia minore, Milano - Napoli,
Ascanius: cf. n. vV. 562 s. - puer: Ricciardi, 1956, p. 260. Immagini ana-
fìlius SERV.; questo termine affettivo (cf. loghe, non solo in poesia (X 314; LUCR.,
gr. 7tGtic;) ricorre spesso: cf. IV 94; V 1324 s.; Ov., met. VIII 371. 439 s.;
PLAUT., Amp1l. 1124: ROR.. c. I 12, 25. Luc., X 387), ma anche in prosa (LIV.,
19, 2. 32, lO IV 6, 37. a. p. 185. Qui VII lO, lO; TAC., hìst. I 41, 3). - ensis:
esso, col mettere in rilievo la debolez- cf. n. V. 393.
za della tenera età, suscita profondo 601-3. non - Troiam: anche in al-
patTlOs (cf. MACR., IV 3, 3). - omnis cuni passi omerici, discussi dal DEL
(-es cf. n. vv. 19 s.): ALL. e Uss. 2 lo GRANDE, ibid., pp. 21 ss., e che hanno
riferiscono a quos; meglio, con Pucc. e lasciato traccia nei tragici greci (cf.
la maggior parte degli altri moderni, REIN., pp. 50 S. e USS.2, pp. XXXVIII s.),
riferirlo a acies del v. s., come sugge- gli dèi sono responsabili delle azioni
182 VIRGILIO
e delle vicende umane: cf. Il. III 164: popolare". Per l'espressione cf. STAT.,
00 ,!;L I~Ot a;t,!;L'!] Ea'a'L, OEOL 'VV llot a;htOL da't'V si/v. I 4, 50: gravis inclementia tati.
(Priamo si rifiuta di attribuire a Elena Per divom cf. anche n. vv. 268 S. -
la colpa della guerra); ibid. XIX 86-9: sternit - Troiam: cf. CER.: voces 'cui·
EYW o' ovx a;ht6ç Etllt, / aÀÀ&. ZEVç xa;L men' et 'sterno' Cll1n studio quaesi·
Morpa; xa;L 'ÌjEPorpOr'!;tç 'Epwvç, / ot '!;E IlOt tae oppositione quadam. Urbs, quae
d'V ayoPU ,OPEa't'V EllPa;Ào'V aypto'V a'!;'!]'V, / eximia altitudine, strata iam, et aequa-
nlla;,!;t '!;(ii o'!;' 'AxtÀÀfioç YEpa;ç whòç a1t'!]vpwJ ta humi. - a culmine: cf. n. V. 290.
(Agamennone riconosce di aver offeso 604-7. aspice: tt affina la vista", t( os-
Achille, ma rigetta la colpa su Zeus serva", connesso con hic v. 608. Cf.
e gli altri dèi); Od. XI 558-60: OVOE '"nç DAN.: et bene subdistinguit, quia non
aÀÀoç / a;t'!;toç, aÀÀa ZEVç l;.a;'Va;w'V a''!;pa;'!;ò'V solum dicitur, sed etiam maml signi-
a;tXll,!]'!;u-W'V / Ex1tU-yÀWç ExOa;tPE, ,!;EL'V o' É1tL ticatur. Questo espediente scenico ri-
IlOrpa;'V ite1]XE'V (Odisseo, per placare l'a- chiama l'attenzione di Enea, i cui oc-
nima di Aiace Telamonio, incolpa Zeus chi mortali, nella immensa confusione
della triste sorte toccata all'eroe). Op· delle idee, lottano con l'oscurità della
portunamente ROST.: «Si noti come, nel notte. - namque: nella stessa posi·
difendere Elena, Venere difenda la sua zione a I 65, introduce, come a V. 67,
più appassionata adoratrice, il simbo- la spiegazione del concetto precedente.
lo .delle eterne seduzioni della bellezza - omnem - eripiam: si tratta di
e dell'amore. Del resto, nella comune quella specie di velo che, avvolgendo
leggenda, Venere (Afrodite) salvava gli occhi dci mortali, impedisce la vi-
Elena dalle vendette di Menelao". - sta degli dèi e delle loro azioni. SERVo
tibi: alcuni lo riferiscono a invisa, al· ricorda l'immagine omerica di Il. V
tri più esattamente a evertit v. 603, 127 s.: axÀÙ'V o' a;v '!;Ot ch' ò,pOa;Àllw'V EÀO'V,
intendendolo come dato etico, deno· tì 1tpt'V É1tf]E'V, / O<jlp' EV ytY'V~Jcrxuç illlE'V OEÒ'V
tante la persona profondamente inte· 'ÌjOE xa;L a'Vopa; (Atena dissipa la caligine
ressata nel fatto. - Tyndaridis (cf. n. dagli occhi di Diomede). Osserva a sua
v. 569) ... Lacaenae: Macrobio (V 17, volta BEIN., pp. 51 s., che, mentre in
16) nota la particolare tendenza di Viro Omero gli occhi di Diomede sono resi
gilio all'uso dei nomi greci. L'epiteto tali da poter distinguere nel combatti-
Lacaenae è prevalentemente poetico. - mento gli dèi dagli uomini, in Virgilio
facies: pulchritudo SERVo - culpatus: invece - e proprio qui consiste la
« biasimabile". Osserva KNIG. 2, p. 144: grandiosità dell'immagine - Enea è
« Virgilio... ha qualche leggera atte- invitato da Venere ad osservare atten-
nuante nel vecchio uso latino che qual· tamente tre divinità in tutta la loro
che volta colorava di un significato forza e potenza distmttrice: Poseido-
genmdivo il participio passato, cosi da ne, Era, Pallade, che il padre stesso
suggerire l'idea della necessità, non degli dèi, Zeus, aizza contro i Troiani.
soltanto quella del fatto compiuto". - Analogamente, ibid. XV 668 s., Atena
divom - divom (-orli/n cf. n. v. 14): sgombra la nebbia dagli occhi dei Tro-
l'asindeto e la ripetizione accentuano iani e, ibid. XX 341 ss., Nettuno dagli
il concetto dell'ostilità degli dèi (cf. n. occhi di Achille. - tuenti: cf. n. VV.
vv. 199-233), « Virgilio - cosi Uss. 2, p. 185-8'. - mortalis (-es cf. n. vv. 19 s.).
XXXVIII - ... sembra fare, come altre - hebetat: «offusca", detto della lu·
volte, una concessione al determinismo ce: cf. Ov., met. V 444: alma dies
ENEIDE II 183
Troiae e Il. VII 452 s.). Invece, secondo so, sembra stia a capo di esse e le
Il. XXI 446 ss., le mura di Troia furono guidi verso l'interno delle mura. Inac-
costruite solo da Posidone. - magno cettabile l'altra interpretazione, pro-
~ tridenti: cf. geo l'g. I 13: magno . spettata da Goss. (prima = princeps
percussa tridenti; SIL., III 53: saevo . deorum), perché questo concetto è in-
permota tridenti. Per l'abI. in ·i di cluso in saevissima ed anche in fu·
tridens, -ntis, cf. n. vv. 417 s. - emota... rens. - socium... agmen: cf. socia
quatit: emovet et quatit. - quatit: agmina v. 371. - socium: sibi devotum
concutit, cornmovet DAN. - totamque SERVo
a sedibus: analogamente a I 84 - emit 614. Verso incompiuto (cf. n. vv. 65 s.),
(= evertit, come a v. 5): in posizione che in alcuni mss. inferiori è cosi in·
di rilievo, alla fine del periodo e a tegrato: saevasque accendit ad iras. -
principio di verso. - Scaeas... portas: ferro accincta: l'espressione ripetuta
una delle porte di Troia, all'estremità in STAT., Tl1eb. V 281, aggiunta asinde·
occidentale della città (cf. gr. LxetL/:d ticamente a furens del v. prec., ritrae
[da o"x(XL6~ 3 = occidentale] '1tU"o:t), la con meravigliosa immagine plastica
quale conduceva al lido e al campo l'aspetto esteriore della dea. - vocat:
dei Greci. Riferisce Darete nel suo in Il. XIII 83 s., citato da HEY., Posi-
poema tradotto in latino (de excidio dane spinge a battaglia i Greci. Cf.
Troiae) che le porte di Ilio erano sei: anche ibid. 43 S. 125.
l'Antenoride, la Dardania, l'Ilia , la Ca· 615. arces: cf. n. v. 226. - Tritonia:
tumbria, la Troiana e la Scea. - sae- cf. n. vv. 171-5. - respice: Venere ri·
vissima: l'allitterazione e il susseguirsi chiama l'attenzione dell'eroe sulla figu-
degli attrib. dei vv. ss.: prima, fu- ra terrificante di Pallade, e lo invita
rens, ferro accincta, mettono in risalto a guardare attorno: si noti che il pref.
il furore di Giunone, dovuto a cause re- qui non ha valore intens., ma de·
remote: l) nella gara di bellezza Pa- terminativo di direzione.
ride l'aveva posposta a Venere (Il. 616. insedit: in senso ostile, come a
XXIV 28 s.); 2) l'assunzione in cielo di I 719. HEY. e CON. richiamano Il. V
Ganimede come coppiere di Giove in 460: ÉqJÉ?;E'tO IIEpytil-\(~ lixP'll, dove Apollo
luogo di Ebe (ibid. XX 231 ss.); 3) la siede sulla rocca per difenderla. -
previsione della distmzione di Carta- nimbo: nube divina SERV., il quale al
gine, a lei sacra, per opera di un lemma in luce v. 590 chiosa: in nimbo,
popolo discendente da Enea (I 19 ss.). qui cum numinibus semper est e a III
613. prima: « Bella è la fantasia del 587: proprie nimbus est qui deorum vel
poeta romano, per la quale nel cul- imperantiwt! capita quasi clara nebula
minar della tragedia comparisce Giu- ambire fìngitur. Quindi nimbus (gr.
none alle Porte Scee, all'ingresso della ~EqJÉ"'I]) = « aureola». Cf. IX 110 s.: l1ic
città, a lanciar fiotti di Greci in marcia, primum nova lux oculis offulsit et in·
socium agmen» FUN.', p. 197. Cf. an- gens / visus ab Aurora caelum transcur-
che HEY., Goss., CON., per i quali pri- re re nimbus, dove nimbus è la zona
ma = in urbis ingressu. Non del tutto luminosa che avvolge Cibele; X 634:
diversa la soluzione di Epp. (prima nimbo succincta (riferito a Giunone);
gr. 'ltp6I-\O:Xo~), perché, giungendo com- XII 416: obscuro facie m circll1ndata
patte dalle navi le schiere sino alla nimbo (sciI. Venus). CoN. ricorda HOR.,
porta Scea, Giunone, che è all'ingres- c. I 2, 31: nube candentis umeros
ENEIDE II 185
621. dixerat: cf. n. v. 152. - et: con in igne considerent. - ex imo: nello
valore di cum (inversum ': cf. n. vv. stesso senso a sedibus v. 611. Cf. l'op-
171-5. - spissis (= densis DAN.; in tal posto a culmine vv. 290. 603. - verti:
senso il termine è poetico e della pro- everti. L'uso dei verbi semplici, in luo-
sa imperiale) noctis... tunbris: cf. n. go dei composti, è proprio dei poeti.
vv. 254 s. La frequenza della sibilante Cf. I 20. - Neptunia Troia: la stessa
e il succedersi della i bene esprimono clausola a III 3. Cf. n. vv. 608-12. Dopo
il rapido e silenzioso dileguarsi della Troia, alcuni edd. pongono punto o
dea tra le tenebre, che l'avvolgono punto e virgola, ma in tal caso la
nascondendola agli occhi di Enea. - se similitudine dei vv. ss., la quale ha
condidit: senza l'idea di moto che il come secondo termine di paragone il
verbo implica a georg. I 438: sol... eum prec. verti Neptunia Troia, verrebbe
se condet in undas. introdotta in forma anacolutica.
622 s. apparent (scii. mi1zi) - deum 626-31. « La città, che crolla nell'in-
(-orwn cf. n. v. 14): «mi appaiono gli cendio, avvolta da lingue di fuoco e
orribili volti e cioè la grande potenza da turbini di fumo, è ben paragonata
degli dèi, ormai avversa ai Troiani ». - ad un annoso albero che si sbarbica
dirae facies: non 'monstra', sed 'di- e si abbatte; giacché, come l'albero
rum visum ' REY. - inimicaque: con va- frondoso, la città è madre di sempre
lore predicativo; si noti il -que esplica- nuove generazioni e nuove vite su vi-
tivo (cf. v. 51). - numina (cf. n. v. te» BIG. Alcuni notano la reminiscenza
123) - deum: la pausa data dal verso omerica (Il. IV 482-6): 6 o· ~'1 XO'lLWTL
incompiuto (cf. n. vv. 65 s.) è un breve Xellw.t 7tÈcrE'I etLyEtPOç wç, / 'il /la 't' È'I
respiro per Enea, al quale si presente- ELell'E'In It)"Eoç I-lEytiÀ.OtO 7tEqlUXU / ì,d1] , a'tap
rà tra qualche istante la visione della 'tÈ OL o~o, É7t' axpo'tti'tn 7tEqlUelcr,'1' / 'ti)'1 I-lÉ'I
rovina completa, e il distacco tra i O' apl-lel'to7t1]yòç a'li)p etWvJ'l' O',ODPtt) / É!;É'tetl-l',
due momenti è accresciuto dalla con- dove la caduta del troiano Simoesio,
trazione -wn di deum che, «nella pro- colpito dall'asta di Aiace Telamonio,
fondità del suo cupo suono - osserva è paragonata a quella di un pioppo),
KNIG. 2, p. 386 -, sembra riecheggiare ma Virgilio, anche qui, rivela la deli-
nell'eternità ». cata sensibilità di poeta della natura;
624-31. KNIG. 3, pp. 46 s., fa un accu- anzi ~ osserva pos., p. 79, a cui
rato esame ritmico di questi versi. - la similitudine sembra 'del tutto non
tum vero: «allora piu che mai »; cf. omerica' - la cosa essenziale è la
n. v. 105. - omne: ad Enea già prima , sofferenza' dell'albero. Opportunamen-
si era presentato il quadro della di- te MAZZ., p. lO, aggiunge: « Il palpito
struzione della città (vv. 363 ss.), che comune degli uomini e della natura,
ora assume un aspetto totale, ben reso gli uni e l'altra ugualmente infelici, è,
dalla collocazione enfatica dell'agg. - in codesta forma, lucreziano e virgi-
considere in ignis (-es cf. n. vv. 19 s.): liano »; REY. ricorda anche il paragone
la stessa clausola a IX 145. Nel verbo di Apollonia Rodio, che ci sembra pos-
si avverte l'idea di qualche cosa che sa avere ispirato piu direttamente Vir-
si adagia sul fondo, scomparendo !ra gilio: aì,,).,' wç 'tLç 't' ~'1 oPEcrcr, 7tE).,WpL1]
le fiamme. Gass. richiama TAC., lust. ù1jJ60, 7tEUX1], / 't'i)'1 'tE OOOLç 7tEÀ.EXEcrcr,'1 ~O'
III 33, 2: cwn omnia sacra profanaque DI-lm).,f)yet ).,m6'1'tEç / ù).,o't6I-lO' OPUI-l0LO Xet't-
ENEIDE II 187
'l]ÀuOov, i) li' Ù1tÒ vux'tl I PL1tUOW \.1Èv 1tpG:mt interpretazione, «sovrasta », in quan-
'tLvci.O"CTE'tetL, VCT'tEpOV etihE I 1tPU\.1VÒOEV E!;ct'l'ELCTet to rappresenta l'albero che resiste in-
Xct't'l]pL'ltEV (IV 1682-6). Si confronti pure croilabile ai primi colpi e ben saldo
Il. XIII 389-91, citato da Macrobio (V erge ancora (usque) l'annoso tronco,
11, 9), e XVI 482-5, richiamato da FORB. come la vetusta Troia ha tentato di
626-8. Si ordini: ac veluti cum agri· allontanare l'avversa sorte; la seconda,
colae irzstarzt eruere ornum etc. - ac « si scrolla l>, «vacilla l>, è chiaramente
veluti... cum (gr. wç ... D'tE): « proprio espressa nel v. s.
come quando ». Nello stesso modo so- 629. tremefacta comam: «tremulo nel
no introdotte le similitudini a I 148. fogliame l>. Tremefactus, del linguag-
IV 402 s. georg. IV 170 s. Si osservi gio poetico (cf. n. v. 228), è usato con
che ac non spezza il nesso tra i due valore aggettivale (cf. n. v. 456). -
termini del paragone, ma lo accentua comam ,.;, vertice: l'allitterazione ben
maggiormente. - summis... in monti- rende il tremito della pianta. - co-
bus: cf. alto a culmirze v. 290, detto mam: accuso di relaz., retto da treme-
della città. - antiquam... ornum: cf. facta. Per la metafora coma = frons,
urbs antiqua v. 363. - montibus or· frequente sin da Omero (Od. XXIII
num: la stessa clausola a X 766; ana· 195), Goss. richiama georg. II 368 IV
logamente a IV 491 VI 182. eel. 6, 71. 137; HOR., C. IV 7, 2. Cf. anche CATUll.,
georg. II 111. - ferro... crebrisque bi- 4, 12; HOR., C. I, 21, 5 IV 3, 11. - con-
pennibus: crebris ictibus bipennium ex cusso vertice: « scrollando la cima l>.
ferro (endiadi) « dai frequenti colpi di Per concusso, parto perf. con valore
scuri taglienti ». Per ferro cf. n. vv. aoristico, ossia acronico, cf. n. vv. 108 S.
463-6; crebris... bipennibus ricorda arie- - nutat: Goss. richiama IX 681 s.:
te crebro v. 492; bipennibus ricorda lfuercus... I ... sublimi vertice rzutant;
la bipermis di Pirro v. 479. - accisam: CLAVD., idyll. 1, 32: nutat... pinus.
« intaccato l>, perché accidere vale « co- 630. volneribus: pro ictibus DAN.; cf.
minciare a tagliare l>: Goss. richiama anche v. 529. Il traslato infonde una
CAES., b. G. VI 27, 4: accidunt arbores, profonda nota di umanità, come corz-
tantum ut summa species earum stan- gel/mit V. s.; cf. n. VV. 626-31. - evicta:
timn relinquatur. - crebris ... instant... lez. di M, P, 'l', DON. nel lemma; essa
certatim: tre termini che mettono in è piu efficace della variante victa di V
rilievo lo stesso motivo, la fretta af- e, unita a paulatim, ricorre anche iJ.l
fannosa, accentuato dalla triplice sina· SIL., III 580 s.: blando... venerzo I de~l.
lefe del v. 628 (rela, timiil, lalus). - diae virtus paulatim evicta senesclt;
eruere: non nel senso di « svellere » (cf. a conferma del composto, cf. pure ibid.
V 449: radicibus eruta pinus), ma in V 507 s.: procubuit... multa devicta se·
quello di «abbattere» (cf. vv. 5. 610), curi I suffugiwl1 irzfelix miseris et irz-
che completa l'idea espressa da acci- TlOspita quercus; per gli accostamenti
samo Per l'inf., retto da instant, cf. n. cf. Uss.', p. 146. Evincere s'incontra
vv. 63 s. - minatur: aut 'eminet', ut prevalentemente nella lingua poetica e
[IV 88 s.]: 'minaeque I murorum ': aut nella prosa post-classica. - supremum:
, movetur' SERVo Preferibile la prima accuso avverbiale.
14
188 VIRGILIO
631. congemuit traxit: i due perf., OErOV, è confermato dal v. 620: tutwn
dopo i preso inslemt ... minatur... nutat, patrio te limine sistam e soprattutto
rappresentano i tragici effetti di quel dai vv. 664 s.: hoc erat, alma parens,
·crollo, al quale essi sembrano dare una quod me per tela, per ignis / eripis.
vasta risonanza, accentuata non solo Cf. AtVEa:ç ò 't'ijç OEOU nel fr. 373 P. del Lao-
dalla doppia pausa del verso, ma an- coonte di Sofocle, presso Dionigi di
che dal cadenzato ritorno della u e Alicarnasso (I 48, 2); EUR., Tra. 948:
dalla perifrasi traxit... ruinam, più vi- 't1)V OEÒV (= Afrodite) x6Àa:1;E. Accanto a
vace e più sostenuta del semplice ruit deo di M', V', "(', la variante dea di
(per tale perifrasi cf. VV. 310. 465 s.). - M', P', V' è lectio facilior (cf. MACR.,
iugis avolsa: « divelto dai monti ». Me- III 8, 1: non nul/orum quae scientissi-
no bene iugis è unito a traxit da CON., me prolata sunt male emmtimzdo cor-
n quale richiama Ov., met. VIII, 774 ss.: mmpimus dignitatem, ut quidarn le-
labefactaque tandem / ictibus imlllme- gunt: ... ' ducente dea' ... cum ille doc-
ris adductaque funibus arbor / corruit tissime dixerit 'ducente dea ') e, secon-
et multam prostravit pondere silvam. do l' HAVET, Manuel de critique verbale
- iugis: cacuminibus monlium DAN. appliquée aux textes latins, Paris 1911,
Però J. F. HOSFOllD, in elass. Joum. IX p. 338 § 1367, è dovuta all' « élimina-
(1914), p. 398, considerando che Virgi- tion de l'élément litigieux ». Una riso-
lio . conosceva come cadono gli alberi nanza in SIL., VII 240 s.: vel/antur si-
che vengono tagliati, pensa che il ter- gna, ac diva ducente petamus / in-
mine si riferisca alla cima del frassino faustum ... campum. - inter: posposta
e non a quella delle montagne. per anastrofe. - hostis (-es cf. n. vv.
632. descendo: cf. n. vv. 567-88, fine. 19 s.): cf. n. vv. 43 S.
- ac ducente: lez. di quasi tutti i 633. expedior (con valore mediale):
codici. Le varianti adducente di "'( e expedio me, expeditwn iter habeo « mi
abducente di DON. non concordano col libero ", « mi rendo libero il cammino »;
nesso di tutto n periodo, a meno che cf. HOR., C. S. 41 ss.: cui per ardente/n
non si ponga virgola dopo deo, ma ciò sÌ/ze fraude Troiam / ... Aeneas patriae
creerebbe un asindeto non troppo op- superstes / liberum munivit iter. Goss.,
portuno. A conferma di ac ducente richiamando ROR., c. IV 4, 75 s.: curae
Uss.', p. 157, richiama SIL., VII 240 s.: sagaces / expediunl per acuta belli,
vel/antur signa, ac diva ducerzte peta- chiosa: 'expediri' est e 1Ilagl1is periculis
mus / infaustum Phrygibus Diomedis servari. - dant - locum: recedunt
nomine campum. - ducente deo: « sot- hostium tela Goss., il quale cita SIL.,
to la guida di Venere ». Deus, riferito I 465: praecipiti dant tela viam, danl
a divinità femminili, ricorre anche in signa virique; OV., fast. 799 s.: pietas
CAro ap. Cle., nato deor. I 28, 79: mor- Aeneia... / ... cui dedit ignis iter.
lalis visus pulchrior esse deo (= Auro-
ra) e OV., met. X 586: audentes deus 634-704. Enea si reca presso i suoi,
(= Fortuna) ipse iuvat. Cf. anche VII per condurli in salvo,' ma il vecchio
498, in cui deus è riferito o ad Aletto padre risponde cfze è deciso a morire
o a Giunone o alla Fortuna. Che si con la sua patria: «egli parla - os-
tratti proprio di Venere e non di serva ARN. 1, pp. 71 s. - con quel/o
« divinità» in genere, mmzen, come in- scetticismo amaro, con quel/a limita-
tende qualcuno, adducendo il gr. 'tò tezza egoistica di visuale, clze hanno
--------------------------------------~~--~-~--~ ---~- ----~~--
ENEIDE II 189
mortllis solet I vale, vale, vale '. Per può essere abbreviato, sia mediante
questo particolare rito funebre, FORB. un'azione diretta su se stessi, sia co-
ricorda VI 506: et magna Manis ter stituendo le condizioni favorevoli per
voce vocavi. - positum: nel senso di raggiungere, ad opera di altri, lo stes-
compositUln (= mortllllm), gr. Xei~EVOV, so fine» ibid., p. 118. Perciò ipse, inti-
come a IV 681 XI 30. - adfati (= fati mamente collegato a manzi, in cesura
ad): adfari, nell'accezione di « rivolge- tritemimere non è in antitesi con
re l'estremo saluto », ricorre anche a discedite d~l V. prec. « voi partite, io
IX 484. - discedite: questa ostinazio- invece... »), che è !'interpretazione di
ne di Anchise ricorda quella dei vec- SABB.', il quale, richiamando il V. 434,
chi senatori che preferiscono restare spiega, come già LAD., manu = pugna
nella curia all'avvicinarsi dei Galli con- « venendo alle mani, in battaglia, com-
dotti da Brenno: cf. LIV., V 39 s., e, battendo »: « che nWl1ll possa signifi-
in particolare, 41, 1. - corpus: non care "in combattimento" proprio nel
dixit I hominem vivUln', sed I corpus " discorso di Anchise, che esprime una
lltpote eius qui non vivendi, sed mo- volontà di rinunzia alla vita, anche in
rielUli desiderio dllceretllr DON. rapporto al riconoscimento della pro-
645 s. « lo stesso di mia iniziativa pria debolezza e inutilità... è assoluta-
mi procurerò la morte: il nemico avrà mente da escludere» PAGL.2, p. 116 (cf.
compassione di me e si prenderà le anche A. MAZZARINO, in lIelikon II 3-4
mie spoglie. Facile la rinunzia alla [1962], p. 644); si noti inoltre che SAnn.3
sepoltura ». Anchise che nel v. 644, conserva la lez. manu mortem di M,
pensando alla morte imminente~ si è y', V (?), DON., mentre SABB.'·' accetta
già visto come un morto (posltllm ... nWl111m morti, lez. incerta di P, ~
corplls), a cui si debba rendere l'estre- cosi la spiega: i. e. l11al1Um hostis qUl
mo saluto (ad/ati), riafIerma la decisa me occidat. L'ellissi di llOStis, già pro-
volontà di morire e, con un'espressio- spettata da SERV, (mortem autem ego
ne paradossale, aggiunge che i nemici, mal1U hostis il1veniam) , è accolta pure
per impadronirsi delle sue spoglie, lo da CON. e KAP., i quali citano a sus-
uccideranno e cosi gli useranno un sidio ugualmente il V. 434. « Ma l'omis-
atto di misericordia, liberandolo dalla sione della specificazione llOstis è al·
vita ormai a lui odiosa: di poca im- quanto dura, anche se il genitivo sog·
portanza è per il vegliardo rinunziare gettivo possa dedursi dal soggetto del-
ai vantaggi che gli deriverebbero dal- la proposizione seguente. Inoltre, pro-
la sepoltura. In tal modo ipse « serve prio il richiamo al v. 434 impedisce
a dare rilievo alla determinazione mo- una sifIatta interpretazione, poiché ivi,
dale (ipse manu: io, di mia stessa nella tessitura del discorso, non c'è
iniziativa, troverò la morte) », come in- alcun elemento che autorizzi a inten·
tende PAGL. 2, p. 117, il quale, dopo aver dere mal1U come mal1U lIOStis» PAGL.',
accuratamente esaminato il valore che p. 115. Altri infine (CER., G?ss., P~.). 3;f-
assume manzi con un verbo faciendi, fermano che Anchise pensI al SUICidIO
conclude: « Il significato che manu e sottintendono mea dopo manu; a
aggiunge a un verbo di agire conduce quest'ultima interpretazione inclina
sostanzialmente a quello del nostro FUN.', p. 358: « A lui pot~ebbe ~ene
, procurarsi ': SEN., ben. 6, 41, 1 "oc- balenare unica salvezza, Il pensiero
casiones reddendorum [sco beneficio- della mbrte di propria mano... e sa-
rum] observare, non manu facere ". rebbe, mi pare, t6cco da anima scon·
Più largamente tale valore appare rap- volta e come tale, oscura a sé me-
presentato, quando l'oggetto è la mor- desi~a >: ma ad essa non sembra ac·
te, in quanto questa è la conchiusione cordarsi 'il sego eXllviasque petet; sem-
di un processo naturale, che, tuttavia, bra inoltre che anche il figlio Enea
192 VIRGILIO
non abbia dato tale senso a ipse mantl pp. 334 s.), secondo le quali dopo la
(cf. v. 661). - miserabitur hostis: id morte è inutile preoccuparsi della se-
est quod illi hostili animo fecerint, ego poltura, essendo ormai il corpo privo
misericordiae loco ducam DAN. Per di sensibilità (cf. LUCR., III 879ss.).
hostis cf. n. vv. 43 s. - facilis - se- Degna di attenzione la tesi di L. J. D.
pulcri: «in veri tà per gli antichi era RICIIARDSON, in Proc. Roy. Irish Acad.
invece terribile cosa mancare di sepol- XLVI (1940), pp. 90 ss., secondo la qua-
tura; perché in tal caso l'anima del le, Anchise non si cura della sepoltura
defunto andava errando e non aveva (iactura « rinunzia ", «abbandono volon-
pace nel sepolcro. Ma appunto per tario" cf. n. v. 645 s.), avendo già ri·
questa specie di irragionevolezza o di cevuto la parte più importante dei
amarissima ironia, l'espressione di An- riti funebri (cf. V. 644). Altri infine,
chise ha particolare efficacia, perché con Lm., intendendo sepulcri = mor-
fa pensare che egli sia giunto al colmo tis, traducono: «di poca importanza la
della disperazione e che ormai ogni sciagura della morte", ma questa in-
sventura gli sembri poca cosa, rispet- terpretazione « è del tutto lontana dal-
to a quella sofferta e che soffre II BIG. la lettera del testo in cui facilis appare
Fin dai tempi eroici era data grande come una determinazione modale del-
importanza alla sepoltura (Il. I 3 ss. la funzione verbale, che inerisce al so-
XXIII 69 ss. Od. XI 66 ss.); tale con- stantivo iactura II PAGL. 2 , p. 122 (cf. an-
suetudine, attestata nelle età successi- che A. MAZZARINO, in lIelikon Il 3-4
ve (cf. SOPII., Am. 245 ss.; THuc., II 34; [1962], p. 644). - iactura: riferita in
XUN., Ilell. I 7), fu seguita anche pres- origine all'atto di gettar via dalla na-
so i Romani (cf. CATULL., 64, 152 s.; Ov., ve il carico, per alleggerire il peso
tristo I 2, 51 s.; ROR., C. I 28, 23 ss.). (cf. CIIARIS., V, p. 396, 7 S. Bar.: iactura
Anche Virgilio accenna alla necessità quae iacitur, ut levetur onere navis), è
della sepoltura (IV 620 VI 333. 365 ss.), proprio del linguaggio tecnico, come
ma qui il vecchio, in preda allo stra- dimostra il gran numero dei nomi in
zio per la distruzione della patria, esce -tura presso gli scrittori di cose agri-
in un'espressione che è in forte con- cole, da Catone a Palladio; in séguito
trasto con la mentalità eroica. Disprez- ha preso il senso traslato di «perdi-
zo per la sepoltura si avverte anche ta", «danno", «rinunzia". Cf. WAL.,
in SUN., ep. 92, 35: Maecenas ait: nec S. V. iacio. - sepulcri: «è da rilevare
tumulum curo: sepelit natura relictos,' la funzione particolare del genitivo
Luc., V 668 ss.: mihi funere nullo / sepulcri, la quale non rientra nello
est opus, o superi,' lacerum retinere schema tradizionale del genitivo sog-
cadaver / fluctibus in mediis, desint gettivo-oggettivo in nesso con sostan-
mihi busta rogusque; STAT., Theb. VIII tivi di significato verbale. Si tratta,
737: nec... mihi cura supremi / fune- qui, di un legame, che rientra in quel-
ris; DMC., 9, lO s.: iactura sepulcri / la genericità di funzioni, a cui il ge-
temnitur. Cf. anche CIC., Tusc. I 43 ss. nitivo deve il suo nome ('rEVLXi) 'lt't"WO"Lç,
Tuttavia qualcuno, sulla· scorta della Il caso generico ", piuttosto che Il gene-
lì,'W.tç e CoN. Il. XVIII 104: È'tW<l"tOV &xOoç del gerundio, preceduto da in. Per me·
àpovp1]ç. annos demoror: dego morare, nell'accezione di dicere, cf. I 8.
ctmctalldo vitam. Per demoror, usato 327. 631 V 641. 743 VI 699 X 680. -
transitivamente, cf. III 481 X 30 XI fixusque manebat: «e restava irremo-
175. - ex quo '"' igni: secondo Ma- vibile nella sua decisione ». Cf. DON.:
crobio (IV 3, 8), queste parole muovo- hoc est imnobili sententia. HEY., dando
no a compassione, perché accennano a fixus un valore locale, chiosa: alfi-
alle infelici condizioni fisiche di An- xus loco, non discerldens domo, ma
chise. - ex qua: in correlazione con questo concetto è chiaramente espres·
iam pridem del v. prec. Cf. n. vv. 162-8. so a V. 654.
- me... fulminis '"' ventis: {{ mi colpi 651. nos: non è plur. maiestatis, ri·
col vento della folgore ». La costruz. ferito ad Enea, ma vero e proprio
adflare aliquem aliqua re è meno co- plur.: cf. gr. 7to:vuç otXE'tett. - effusi
mune di adflare aliquid alicui. Cf. lacrimis (:= in lacrimas): {( struggen-
SERV.: tria sunt fulmimlll! genera: est daci in lagrime ». Nell'espressione è
quod adflat, quod incendit, quod fin- implicitamente contenuto il verbo in-
dito Gli antichi ritenevano che il ful- dicante preghiera, supplica (obtesta·
mine si sprigionasse dalle nubi per mur), che regge il sego ne... vellet. Per
la forza del vento (EPICUR., ep. ad effusi, con valore di parto preso riU.,
Pyth.; LUCR., VI 219 ss. 274 ss.; cf. an- cf. n. V. 444. - Creusa: cf. n. vv. 562 S.
che AESCIl., Prom. 359: XEpetvvòç ÉX7tvÈwv 652. Ascanius: cf. n. vv. 562 S. -
rpÀ6yet). - divom (-Drwl! cf. n. V. 14) '"' omnisque domus: non c'è nessuno del-
rex: detto di Zeus anche a I 65 e X la famiglia, che non senta il bisogno
743, ricorre già in ENN., armo 175 Vah. 2 di scongiurare il vecchio ostinato. -
c trova riscontro nell'omerico (II. I vertere: evertere; cf. n. vv. 624-31.
544): 7tet'tt)p &.vopGiv 'tE OEGiV 'tE. Per di- 653. cuncta: nam quum non sint
vom cf. anche n. VV. 268 s. - contigit relicturi Anchisen, simul omnes inte-
igni: CON. ricorda ecl. 1, 17: de caelo reant necesse est Goss. - pater: la
tactas... quercus. A questo punto si posizione di rilievo nel verso esprime
conclude l'esortazione di Anchise, in l'importanza che ancora si attribuisce
tal modo suddivisa da BILL., p. 20: 1) ad Anchise nella famiglia. - fato '"'
solo ai giovani conviene la fuga (vv. incumbere: « pesare sul fato incalzan-
638-40); 2) la fuga del vecchio sarebbe te» (cf. n. V. 13) ovvero affrettare il
contro la volontà degli dèi (vv. 641-3); compimento della rovina. Cf. FORD.:
3) Anchise non ha terrore della sorte ultra operam dare, tlt magis etiam
che lo attende (vv. 645 s.); 4) la vita urgeat ideoque instantenz perniciem
è inutile per lui, colpito dal fulmine accele;are. Per incwnbere alicui rei
di Zeus (vv. 647-9). cf., per es., Cle., de or. Il 79, 324: ut
650. talia '"' memorans: {( persisteva iam inclinato reliqua incumbat oratio;
nel dire tali parole ». Cf. la costruz. gr.: per la dizione fato... urguenti cf. LIV.,
'tOtetv'tet ÀÈywv OtE'tEÀEt, ma il lat., in que- V 22, 8. 36, 6 XXII 43, 9.
sto caso, preferisce al part., l'inf. o l'abI.
194 VIRGrLIO
654. Anche la mancanza di pausa nel Consilium accenna a una via di sal·
verso, dando alle parole una rapidità vezza cercata con la riflessione, fortu-
affannosa, serve a rappresentare l'osti- na a un rimedio offerto del caso, -
nazione profonda che né preghiere né nam quod: quodnam. Cf. nam quae
lagrime, neppure quelle di Ascanio, rie- v, 373. -iam: unito a quod e a quae,
scono a piegare. - abnegat: in senso rinforza il senso negativo dell'interro-
assoluto. - inceptoque: si sottintenda gazione e corrisponde a iam amplius
in, che si ricava dal sego sedibus... in di III 260.
isdem. Per casi analoghi cf. V 512: 657 S. mene - ore: con riferimento
notos atque... in nubila. VI 416: limo ad agitate fugam v. 640 e a discedite
glaucaque... in ulva. 692: terras et... per v. 644. - mene: il pron. è in posizione
aequora. VIII 143: non legatos neque... di rilievo, come a v, 641, e in antitesi
per artem. Si osservi che è caratteristi- rispetto a te che segue, collocato per
co e frequente in Virgilio l'uso «di otte- di piu accanto a genitor; cf. SERV.:
nere il terzo spondeo con l'elisione della probatae pietatis filium. nam prono-
enclitica", qui con l'et successivo (cf. mina habent vim suam, 1101mumquam
F. CUPAIUOLO, Un capitolo sull'esametro et emphasin. Si osservi che l'enclitica
latino, Napoli, Libr. Se. Ed., 1963, pp. -ne aggiunge anche una nota di dolo-
66 s" anche per altri esempi). - hae- rosa esclamazione: cf. I 37. 97. - ecfer-
l'et: in senso traslato con incepto in re pedem: retto da posse. La locuzio-
senso proprio con sedibus. Cf. V. 378: ne, usata già da Ennio (scen. 279 Vah.':
retroque pedem cum voce repressit. v. utinam ne wnquam ColcTlis cupido cor-
688: palmas cum voce tetendit; Dv., de pedem extulisses), ricorre anche in
met. II 14,6: consiliis, non curribus prosa: Crc., Att. VI 8, 5: pedem porta
utere nostrzs. Tale caratteristica si no- nOI1... extulit. Cf. anche v. 753: gres-
ta anche nella prosa: cf., per es., Crc., sum extuleram. - te: qui sis pater
Cat. 2, 5, 11: et in urbe et in eadem meus... qui praeter naturalem adfectwn
mente permanent. sis senex, sis vitio corporis impeditus,
655. rursus - feror: « di nuovo sono te quem amaverim semper semperque
costretto a prendere le armi". Cf. coluerim DON. - posse: plus est quam
DAN,: quasi quodam doloris impetu, velle SERVo - sperasti: expectasti, cre-
quod pater liberari non acquiesceret. didisti FORD., come talvolta il gr. ÉÀ1t(·
Qui feror, indicante non l'azione, ma il SEW. Sperare, nella stessa accezione, si
proposito di compierla, ha valore pas- trova anche a IV 292. - tantum -
sivo e non mediale come a v. 337. « A ore: cf. l'omerico (Od. I 64): 1to~6v C'E
Virgilio - osserva PAS. - sta sempre E1tOç qJUYEV EPXOç 086v'twv e Dv., met. VII
dinanzi al pensiero il preconcetto stoi- 171 s.: quod... / excidit ore tuo, co-
co che Enea doveva morire piuttosto- niunx, scelus? - tantum... nefas: « un
ché fuggire, né perde occasione per cosi empio consiglio", come sarebbe
salvare da taccia il suo eroe: qui lo stato l'attuare l'esortazione paterna a
fa di nuovo desideroso di morte". - fuggire. - patrio: patris: cf. n. V.
mortem - opto: contra fatorum vim 539. - excidit ore: la stessa clausola
et matris auxilium SERVo a VI 686. NORD., ad l. e p. 374, osserva
656. « Quale (altra) decisione o quale che l'unione di un verbo con ore è
via di scampo ormai mi si offriva?" introdotta nella poesia da Ennio. -
ENEIDE II 195
cxcidit: bene excusat patrem dicendo dal fut., esprime azione prossima a
, excidit', et ipsam temperat obiurga- verificarsi. - multo... de sanguine
ti01lem SERVo (== magna de caede, magna caede re-
659-63. A. SEIDEL, De Vergili studiis cens): il de implica !'idea locale e tem-
Pindaricis, Breslau 1925, p. l, stabilisce porale, come in de prandio PLAUT.,
un accostamento con PIND., paean. 6, Most. 697 e in de auetione CIG., Att.
100 ss., dove si esalta l'immane forza XII 3, 1. Per multo... sanguine cf. vV.
di Pirro. - tanta: si sente nel ter- 532. 551. - Pyrrhus: cf. n. VV. 261-4.
mine l'orgoglio dell'antica grandezza. 663. Si ordini: qui obtruneat gnatum
- superis placet: nell'iscrizione sepol· ante ora patris, patrem ad aras. Due
crale di Narbona ricorre: superis pZa- scelleraggini, una piu empia dell'altra
citum est (CIL XII 5350: cf. 1694, B 2 ed entrambe accentuate dalla parono-
CHR. Die.). - sedet - animo (scil. ti- masia patris patrem, dall'asprezza dei
bi): analogamente a IV 15 V 418 VII suoni consonantici (il gruppo tr ripe-
368 XI 551; SEN., PllOen. 141; VAL. FL., tuto 3 volte) e dalla collocazione di
VII 428, richiamati da FORn. - sedet: patris in cesura e di aras in fin di
in senso traslato per haeret, fixum est, verso; inoltre anche gli appellativi del-
indica decisione irremovibile, accentua· le vittime sono poste in forte rilievo
ta da animo in cesura. - hoc: prolet- (gnatum a principio di verso e patrem
tico. - periturae... Troiae: cf. SALL., all'inizio del secondo emistichio). -
[ug. 35, lO: urbem... perituram. - pe- gnatum: arco per nattl/Il. - patris pa-
ri turae: bene 'periturae' dixit, non trem: per la stessa varietà prosodica,
, perditae " quia adhuc posse videatur frequente nella poesia ellenistica, cf.
evadere per suam et Anchisae fugam LUCR., IV 1222: piitribus pc7tres e le
DAN. - teque tuosque: la stessa locu· osservazioni dello SBIERA, Prosod. Funk-
zione in un'epigrafe sulla facciata del- tion inlautender muta eum liquida bei
la Chiesa di S. Giovanni a Pozzuoli Vergil, Czernowitz 1898. Cf. ancl;e HOR.,
(CIL X 1813: cf. 142, 5 CHR. Die.). - c. I 32, 11: lzIgris... nlgro. - qUI: cf. n.
iuvat: iucundum est; cf. n. V. 27. Bene VV. 229 S. - obtruncat: preso dramma-
DAN.: deZectat, quasi maZum illi va- tico (cf. n. V. 275), raro nelle proposi·
Iuptati sito - patet isti (== istius ge- zioni relative' esso caratterizza la fi-
neris) - leto: « a codesto genere di gura di Pirr~, come di c?lui che ~
morte è aperta la via» ovvero « facil- abituato a uccidere i figll sotto glI
mente avrai questo genere di morte». occhi dei padri, e i padri presso le are
Immagine felice e d'impronta lucrezia· domestiche. Enea che ancora ha pre-
na, non rara presso altri poeti: cf. sente la feroce ;trage di Polite e d!
LUCR., I 1112: haec rebus erit pars Priamo (cf. vV. 526-58), teme per I
ianua Ieti. V 373: haud... Ieti praeclusa familiari. . .
est ianua caelo; VAL. FL., III 386: patet 664-7. hoc erat... quod me... enplS,
ol/is ianua Ieti; SIL., XI 187 s.: ianua ut... cernam: quod me eripis, hoc erat
mortis / ... patet. Cf. anche Ov., met. ut cernam: « che tu mi vai sottraen-
I 662; STAT., Theb. III 68. Per Zeta cf. n. do... era per questo, perché io vedes-
V. 134. - iamque: cito. L'avv., seguito si...» L'imperf. erat si riferisce al con-
196 VIRGILIO
siglio dato da Venere al figlio (v. 619) za leopardiana: «L'armi, qua l'armi"
e il preso iterativo eripis alla prote- (Al/'Italia, 37). Altri pensano che si
zione permanente della dea (cf. v. 620). tratti di un grido d'incoraggiamento,
In dipendenza dell'erat, normale sa- come a IX 37: ferte citi ferrwn: si
rebbe stato ut eernerem; probabilmen- ricordi però che Enea era tornato so-
te il poeta si è lasciato influenzare da lo a casa, dove aveva dei famuli (cf.
eripis che in fondo sostituisce eripuisti: V. 712), ai quali ora si rivolge col
del resto non mancano simili anomalie: termine viri. - vocat - victos: iam
cf. n. vv. 185-8. Per la formula hoc nos voeat fìnis ultimus vitae, ut non
erat quod cf. PLAUT., Caso 531; PROP., pugnaturi pergere, sed morituri vide-
n 24, 17. - alma parens: cf. v. rentur DON. - lux ultima: cf. summa
591. In un'iscrizione della Chiesa di dies V. 324.
S. Felicita a Roma si legge: alma 669. reddite - Danais: quibus me
paren[s], integrata con l'espressione sustulit mater SERVo Per Danais cf. n.
virgiliana: cf. 72', 6 DAM. Fer. - vv. 5 S. - sinite: la costmzione di
per - ignis (-es cf. n. vv. 19 s.): per sino col cong., senza ut, ricorre anche
ripetuto, come a v. 358. - mediis - in prosa: cf., per es., LIV., n 40, 5:
penetralibus: cf. medium in penetrali- sine... sciamo - instaurata: re1lOvata
bus hostem v. 508. - hostem (cf. n. DAN.
vv. 43 s.): in forte evidenza in mezzo 670. numquam inulti: anche Ettore,
a due parole significative, dipinge tut- prima del duello con Achille, esclama:
to l'orrore suscitato dalla presenza del ,.dl !-Ià-v à,cmou1ì( 'l'E Xc/;L à,XÀE\W'; à,1toÀO(!-Il]V
nemico. - Ascanium: cf. n. vv. 562 S. Il. xxn 304. Cf. anche SALL., Cat. 58,
La pausa dopo questo nome e quella 21: cavete inulti animam amittatis. -
dopo meum, staccando i tre termini, numquam (=: omnino non) ... hodie: l'e-
sembrano esprimere che ognuno di spressione, che ricorre anche in ec!.
essi rappresenti per Enea un piccolo 3, 49, si trova già in NAEV., equ. Tr.,
mondo di affetti. - Creiisam: cf. n. p. 189 Mar.': nunquam TlOdie effugies
vv. 562 S •. quin mea moriaris manu. - numquam:
667. Si costmisca: cemam maelatos « ... la poesia è qui, in questo scontro
alterum in sanguine alterlus. - alte- tra l'amaro scetticismo del vecchio,
mm in: la sinalefe accentua l'antitesi che, in un momento della sua vita,
col sego alterlus (cf. NORO., pp. 456. 454). aveva raggiunto, coll'amore di Afro-
- mactatos: l'uccisione del piccolo dite, l'irragiungibile, e la speranza, pre-
Ascanio, del vecchio Anchise e dell'iner- sto disperata, di Enea" ARN.', p. 373.
me Creusa poteva paragonarsi al sa- - moriemur inulti: la stessa clausola,
crificio di vittime innocenti. Per maeta- ma in tono umoristico, in Han., sal.
re cf. n. v. 202. n 8, 34; cf. anche moriemur inultae
668. arma... arma: quae ingressus do· a IV 659, pure in fin di verso.
mum deposuerat HEY. Nella ripetizio- 671 S. hinc: « quindi", con valore
ne di arma si sente tutto l'animo ec- temporale. - ferro: usato metonimi-
citato dell'eroe. Famosa la reminiscen- camente per «spada". - accingor:
ENEIDE II 197
SIL., XVI 118 S., in cui lo stesso evento ter Al'lchises... laetus del v. 687, l'espres-
è ricordato per Massinissa, e VAL. MAX., sione, in forte rilievo a principio di
I 6, 2 per L. Marcio. Analoga imma- verso, rappresenta la trepidazione de-
gine si ha per la prima volta in gli astanti, accentuata dalle tre parole
ApOLL. RH., III 1017 s.: 'to~oç ,btò !;lXVOO~O denotanti la stessa idea (pavidi, trepi-
XlXPi)lX'tOç AiO'ov1OlXO / O''tpa.7t'tEV ~pwç dare, metu), dai tre inf. descrittivi
NjELlXV 't a.7tÒ ~o'MYlX, dove
Eros fa brillare trepidare, excutere, restinguere (per i
di dolce luce la testa di Giasone. - quali cf. n. vv. 97-9) e dalla colloca-
visus: sciI. est; con valore passivo, co- zione in cesura di Inetu. - crinem -
me a v. 461. - Iuli: cf. n. v. 562 s. - excutere: CON. richiama Dv., met. XII
fundere (= efftmdere) lumen: « brilla- 280 s.: avidum de cril'libus ignelll /
re » cf. VAL. FL., I 572: IUlnen... i1moxia excutit. - sanctos - ignis (-es cf. n.
ftmdit (sciI. fax). - tactu... innoxia: vV. 19 s.): « tentavamo di estinguere la
qtlae tange1Ulo non l'locet Goss., il qua- sacra fiamma con acqua di fonte », os-
le richiama georg. III 416 s.: mala sia con acqua pura, quella stessa che
tacttl / vipera. Per il sup. cf. n. vv. si usava nei riti sacri; ma in realtà
174 s. - mollis (-es cf. n. v. 20): più essi, solo dopo l'interpretazione di An-
che a fiamma, è riferito a comas, per- chise (vv. 687 ss.), si accorsero che
ché detto spesso delle chiome (cf. Tm., quella fiamma era santa e foriera di
I 8, 9; HOR., a. p. 33; MART., IV 42, 7 s.); protezione (cf. SERV.: non quos tUl'lC
qui ben caratterizza la morbidezza dei / sacros' sciebal'lt, sed quos 1Il0X pro-
capelli di un fanciullo (cf. comas in banmt: si noti che SERVo accoglie la
cesura al v. s.). lez. sacros di a, b, c). Il fuoco, nella
684. lambere fiamma: scii. visa est, vita degli antichi, aveva una grande
da cui è retto anche l'inf. pasci. - importanza e si diceva che Prometeo
lambere: « nel verbo è un delicato l'avesse rubato dalla sede degli dèi
tocco descrittivo, mirabilmente into- per darlo agli uomini; principio di tutte
nato al levis precedente e soprattutto le cose in Eraclito (cf. Vors. IO , I, p. 145,
a lnollis; a tale scopo pittorico giova 12 S. Diels-Kranz), s'identificava con la
anche la liquida suballitterazione fra divinità stessa (ibid. 109, 13: 7tUP OEÒV
lambere e flarmna» RIP.' - pasci ÙT:E\'.i)rplX'tOV sciI. Eraclito e Ippaso) eò
(= crescere SERV.): « alimentarsi »; me- era simbolo dell'intelligenza, il 'ì.6yoç, e
diale come a v. 471. Cf. gr. VEIJEO''tlX\. del favore divino ai mortali. Questo
Qui il verbo, osserva CON., non dev'es- motivo non è estraneo ai poeti epici:
sere preso in senso proprio, perché cf. ENN., Epich. fr. 53 Vah.': isque (il
l'innocuità della fiamma esige che essa Sole) totus l1Wl1tis (= mens) est; per
bruci senza nutrimento, ossia senza altri riferimenti, cf. n. vv. 682 s. - fon-
danneggiare il capo che lambisce. tibus: aqua ex fontibus Iwusta FOIUl.,
685-8. Per il passaggio dagli inf. de- il quale ricorda georg. IV 376 s.: ma-
scrittivi, che «dipingono un sentimen- lzibus liquidos dant... fontes. / gem~a:
to, un'azione incerta e confusa, ai tem- l'lae. _ at _ Anchises: et htc et altbt
pi di modo finito, esprimenti un'azione Anchisen divinalUli peritum i1Ulucit
decisa ed energica» SALV.', p. 56, richia- DAN. Questa capacità divinatoria, con-
ma, per l'analogia di struttura, V 654-62. cessa ad Anchise da Venere (cf. ENN.,
- nos pavidi: in contrasto con at pa- W'1Il. 18 s. Vah.': doctusque Al1clzisesque
200 VIRGILIO
lum el, deinde auxiliwn, alque haec). Odisseo, che sta per affrontare i Proci.
che ritraggono bene l'intima commo- chiede a Zeus, in segno della sua pro-
;done del vegliardo. - deinde: eliam, tezione, un presagio augurale (Cjl1'lI.11j) e
praelerea. come a I 195. « Anchise chie- poi un altro prodigio (.. tpu.ç /)).).. 0). che
de prima un solo sguardo da Giove, e confermi il precedente, ma in Virgilio
poi, se ne fosse meritevole, 'anche' il primo si è già avuto (vv. 682 ss.). -
la sua assistenza »: cosi SAnD. 3 che ac- atque - firma: per analoghe implora-
cetta auxilium, lez. di tutti i codd .• zioni finali cf. VIII 78: adsis o lanillm
DAN. ad v. 686, DON., accolta da ClNz., el propius lua Hllmina {irmes; SIL., IV
I-IEY., Goss., RIBD., PA. e USS.'; SAnD.' e' 127: assis o firmesque luae, Paler, ali·
invece. opinando che auxiliwn sia pe- tis nU111en. Cf. anche XII 188. Che nel-
netrato nella tradiz. per la somiglianza l'antichità un prodigio fosse confer-
di significato tra augurium e omina. mato da un altro si legge anche in
adotta la variante augurium. proposta CIC., div. I 14. 25. - omina: cf. V. 178.
per la prima volta da Probo che nel e n.
commento alle Bucoliche (6, 31) cosi 692-4. vix - intonuit: cf. Od. XX
cita il verso: da deinde augurium al- 102 s.: wç E<jlU...• Eùx6l.\EVOç' "OÙ o' EXÀVE
({ue lzaec omina firma, aggiungendo: o·
l.\1j..(E.. U. ZEVç. / u.ù·T;(xu. t0p6v"wrEv a:'lt'
/lisi enim pelissel omina, I1llmquam u.tYÀ'I1EV"Oç 'OMl.\'ltov. ibid. XII 415. Per
confirmari oplassel; con Probo concor- la costruzione paratattica con -que. ov-
da SERVo (secundllm Romanum morem vero el, in luogo di quella ipotattica
peli I, ul visa firmenlur. non eninl col cllm 'inversum' cf. III 8 s.: vix...
1l11Um augurillln vidisse su{ficil, nisi inceperal aeslas, / el... Anc1zises dare
con{innelllr ex simili). e tale variante /alis vela iubebal. VIII 520: vix ea fa-
è accettata pure da PEER.• FOllE.• LAD., tllS eral, de{ixique ora lenebanl. XI
Hm. Ma Anchise, date le sue qualità 296 s.: vix ea legati (sciI. dixeranl), va-
divinatorie (cf. n. vv. 685-8). già ha intra- rillsqlle per ora cucllrrit / ... freH,or e
visto qualche cosa di portentoso nel- n. vv. 171-5. Si aggiunga che l'armonia
l'apparizione della fiammella, e può onomatopeica. data dalle tre o in arsi
solamente chiedere una conferma da del secondo emistichio del v. 692. e la
parte di Zeus (cf. haec omina firma); celerità del verso stesso, olodattilico.
quindi la chiosa di SERV.• in fondo, non ben rendono il fragoroso rumore del
apporta alcun elemento probatorio a tuono. - senior: cf. n. v. 509, - su-
favore di augurium, né è tale da far bito: si può intendere come avv. o
respingere auxiliu111, ma illumina sol- come attrib. di fragore; il primo senso.
tanto su una usanza prettamente ro- confermato anche dal v. 731, meglio
mana. Si badi poi che da... allxi/ium si adatta al -que che sostituisce il
non è geminazione di aspice rzos. ma cllm 'inversu111 ' e riecheggia il gr.
un'esplicita richiesta di aiuto, voluta u.ù..(xu. del brano omerico sopra citato.
dal momento e dalle circostanze, e giu- ~ intonuit laevom (-wn cf. n. vv. 29 s.):
stificata quasi dalla pielas dell'orante: sinislrum, prosperllm, quia caelesle esi
si avverte qui una «idée de contrat SERV.: cf. n. v. 54. Per la consuetudine
bilatéral entre les hommes et les dieux. romana di attendere i prodigi favo-
avec nuance de miséricorde de la part revoli dalla sinistra cf. n. vv. 387 s. La
des dieux» P. FÉCHEROLLE, in J?I. c/ass. stessa espressione a IX 631 ed è di
II (1933). p. 175. Né a difesa di augu- fattura enniana (alm. 527 Vah.': Illm
rium ci sembrano valere. sia il richia- lonllit laevom). - laevom: «probabil-
mo di v. 703 III 89 X 255. sia il rife- mente è accusativo interno o affine:
mento omerico (Od. XX 98 ss.), dove "tonava un tuono a sinistra ". Ma a
202 VIRGILIO
volte Virgilio fa divenire intransitivi i É1tmpò ya.p òÀXò~ É'tuXOTj / oupav(1j~ àX'tivo~,
verbi transitivi e viceversa. Egli cosi 01t11 xal à~EUO'qlOV TjEV. ibid. III 1377 SS.;
scrive... verbera insonuit (VII 451) THEOCR., 13,50 s.; CALLIM., hymn. Del. 38)
"fece schioccare la frusta". Quindi ed è motivo non raro anche nell'epica
per lui intormit laevum significava pro- latina dell'età imperiale (Luc., V 561 ss.:
babilmente "fece tonare [l'oggetto] a 1apsa per aUum / aera dispersos tra-
sinistra", cioè quella "parte del cie- xere cadentia su1cos / sidera; VAL. FL.,
lo" » KNIG.', p. 318. Cf. anche vv. 630 s.: I 568 s.). MAROU., p. 29, osserva che la
supremll11'l / congemuit. XII 700: !lOr- frequenza della esplosiva (facem du-
rendw1'l... intonat armis. - et - cu- cens... cum luce cucurrit) esprime « le
currit: «e scivolando giù dal cielo una jaillissement d'une fiamme, d'une lu-
stella scorse tra le tenebre, traendosi mière »; cf. Dv., fast. I 75 s.: cernis,
dietro una coda di luce brillantissi- odoratis ut luceat ignibus aether, / et
ma ». Sebbene la cesura pentemimere sonet accensis spica Cilissa facis? -
del v. 694 possa indurre ad unire l'e- stella - luce: cf. V 528: crinem... vo-
spressione multa cum luce a cucurrit, lm'ztia sidera ducunt; SEN., Tro. 356:
preferiamo unirla a facem, come sug- et stella longa semitam fiamma tra-
gerisce non solo il maggiore effetto hem. Cf. pure Dv., met. XV 849 S.
pittorico che si ottiene in questo se- 695-7. illam - vias: « quella, sfioran-
condo caso, ma anche !'immagine dei te la sommità del palazzo, vediamo
vv. 697 s.: longo limite sulcus / dat sparire chiara nella selva dell'Ida e
lucem. - caeIo: cf. n. vv. 8 s. - segnare il nostro cammino ». Cosi, per
lapsa: mirabilmente espressivo, rende il confronto con CLAUD., laud. Stilic.
l'impercettibile staccarsi della meteora II 291 s.: prodigiis casus l!atura futu-
e il suo fluido scorrere per la volta ros / signat, propone CON., il quale ri-
celeste tra le tenebre notturne. Per ferisce signantemque vias del v. 697
l'uso di labi in Virgilio, cf. n. v. 225 alla meteora, che con la scia indica
e per il part. perf. dep., con valore il cammino ai Troiani verso il monte
di parto pres., come inducono a cre- Ida, e lo coordina con se condere del
dere il sego facem ducens e il laten- V. 696, quasi fosse = et signare vias.
tem del v. 695, n. V. 422. La stessa Tuttavia egli non respinge l'interpre-
immagine in LIV., XLI 21, 13: et faces tazione di REN. che, richiamando V
eadem nocte p1ures per caelum 526: signavitque viam flammis, inten-
lapsae sunto - per umbras (cf. n. de signantemque vias « e lasciante la
VV. 254 s.): retto da cucurrit del sua traccia» (in cielo) e lo unisce a
V. s. stella cucurrit: mmc labentem del V. 695; tale soluzione, ac-
tlzeo1ogicam rationem sequitur, quae colta da FORIl. e Uss.', produce una
adserit, flammarum quos cernimus tautologia, in quanto l'idea contenuta
tractus nimbum esse descendentis nl!- in signantem... vias, cosi inteso, è chia-
minis SERVo Il fenomeno, descritto in ramente espressa nel sego longo limite
georg. I 365 sS., già ricordato come su1cus dat lucem. Inoltre di bell'effetto
simbolo augurale nei poemi omerici la coordinazione se condere... signantem-
(cf. Il. IV 75 ss.), ha ispirato soprat- que vias: mentre l'inf. indica il mo-
tutto i poeti ellenistici (ApOLL. RH., IV mento conclusivo del moto della stel-
294-7: w~ li.p' ErpTj. 'l'oia'LV DE OEa. 'l'Épa~ la, cioè il suo sparire, il parto fa ca-
ÉyyutiÀ.tçEV / aLcnov, iii xal 1t&.V'tE~ É1tEUrp1}· pire che essa, anche se materialmente
~1jO'av t06v'tE~ / O''tÉÀ.ÀEO'Oat 'tDVD' otllOV' sparita, continua a segnare con la sua
ENEIDE II 203
15
204 VIRGILIO
pp. 151 s. § 570, dove sono riportati za della Troia di Priamo non ha pIU
esempi analoghi: a v. 631 M, in luogo alcuna speranza: cf. n. V. 690. <i An-
di' congemuit, dà vongenzuit per influs- chise - rileva finemente AIlN. 1, p. 72 -
so di volneribus del v. prec.; a V. 739 di fronte al prodigio, auspicio ormai
P, invece di lapsa, ha rapta per effett'J sicuro della gloria della sua gente,
di erepta del v. prec.; a IV 462 M, a sembra rinascere alla vita, alla sensi-
posto di sola, tramanda vola per la bilità, riacquista persino la dolcezza
presenza di visa del v. prec.; a georg. del nonno ».
III 506 in M, in luogo di ima, si legge 703. vestrum... augurium: 1zic osten-
alta suggerito da alto del v. prec. Né dit, Anchisen ea qzuze optabat per im-
var;ebbe addurre a sostegno di tollere petrationem augurii meruisse: augu-
il confronto con VI 491-3, dove gl'inf. riw'I1 enim est exquisita deorum vo-
storici, trepidare, vertere, tollere, sono Izmtas per consultationem avium aut
si seguiti da un pres., ma in un con- signorum DAN. Per augurium cf. n.
testo del tutto diverso. vv. 178 S. - vestro - Troiast: « la nuo-
700. adfatur... deos: agit diis gratias va Troia è sotto la vostra protezione ».
SERV.; per adfari, in accezione diversa, Cf. IX 247: di patrii, quorum semper
cf. v. 644. - sanctum: lo stesso attrib. sub nwnine Troia est; Dv., met. XV
vien dato alla fiammella, sanctos... 546: m/mine sub dominae lateo. Per
ignis v. 686, apparsa sulla testa di l'espressione, corrispondente al gr. lv
Iulo. eeoi~ ervcx~, xdo"ecx~, PA. richiama SOPII.,
701. È evidente che Anchise si ri- Ded. C. 1443: 'tcxu'tCX o' lv 't0 ocx(IJ.O'J~.
volge agli dèi (cf. adfatur ... deos del v. Ded. t. 314: lv O"ot yrìp lO"IJ.Év. Per nu-
prec.) e non ai congiunti, come inten- Itzine cf n. V. 123. - Troia: Troiani
de qualcuno, mal interpretando DAN. I-IEY., come a III 86 s.: servo altera
(ostendit eli/n Aeneae dictis consensis- Troiae / Pergama, reliquias Danaum
se); né occorre virgolare dopo adsum, atque immitis Achi/lei.
come fanno Hm. e PA. - iam iam: 704. cedo (scii. rzzmzini deorwn): cf.
la ripetizione conferisce all'avv. mag- n. V. 699. - equidem: cf. n. V. 77. -
giore energia. - nulla morast (scii. ilz nec - recuso: probavi, inquit, fugam
me cf. ecl. 3, 52: in me mora non tuam, fili, deorzlnz volzmtate descen-
eri; ul/a): <i non vi è indugio da parte dere, cedo potioribus et ibo quo vo-
mia », e la prontezza del suo obbedire lueris pergere, perseverabo cOltzes tuus
_ osserva PA. - è fortemente espres- nec usquam a tua societate disizmgar
sa nei due preso che seguono, sequor DON.; FORn. ricorda Hall., sat. II 5, 16 s.:
e adstll'l1 in luogo dei rispettivi fut. - ne... illi / comes ire recuses e STAT.,
qua _ ;dsum: confugia,m eo, quo vos Ach. I 539: neque comes ire recusem,
ipsi dii, viam monstratzs FOlli. dove !'inf. ire è retto pure da recz/so,
702. di patrii: cf. gr. eeot 'Jtcx'tP0o~ e come qui e a V. 126 (cf. n.). - nate:
MACIl., III 4, 13. - domum (= ger~us, l'appellativo affettuoso che anche Ve-
come a I 284) ... nepotem: la partIco- nere ha rivolto al figlio (cf. VV. 594 e
lare collocazione dei due termini e 619). - ire recuso: per il susseguirsi
l~anafora dell'imperato indicano l'unico delle due sillabe uguali (-re re-) cf. n.
obiettivo del vecchio, che della salvez- v.27.
ENEIDE II 205
705-94. Ci si avvia verso l'epilogo del- prima dell'arrivo presso Didone, e non
l' Iliupersis virgiliana: Enea ha ten- poteva, come osserva REIN., p. 58, por-
tato l'impossibile con i cOlnpagni, ma re tale avvenimento durante il viaggio,
di fronte al volere divino, alle esorta- per evitare un doppione della morte
zioni della madre Venere e ai prodigi di Anchise. Vari elementi gli erano of-
dei vv. 680-98, intraprende il cammino ferti dalla tradiz., che fonde libera-
dell'esule alla ricerca di una nuova pa- mente. Nella Tabula Iliaca, le cui raf-
tria, attuando in tal Inodo anche l'e- figurazioni pare derivino dall' Iliupersis
sortazione di Ettore (vv. 289 ss.) a fug- di Stesicoro (cf. Introd., p. IX), sono
gire e a mettere in salvo le cose sacre rappresentati due momenti: presso la
di Troia. E l'eroe non solo ritorna ad porta della città appare una figura fem-
essere il capo morale dei superstiti, ma minile, CrellSa, tra Ascanio ed Enea,
si arricc11isce al'lche di una nuova nota invece presso la nave essa è scompar-
umana, della tenera delicatezza verso sa; nella Ilias parva, p. 135 XX AlI.,
il vecchio padre elle porterà in salvo la nlOglie di Enea è preservata dalla
sulle spalle e verso il piccolo Ascanio schiavitll per il soccorso di Afrodite e
clle tiene per InarlO, pegni l'uno di un di Cibele. Forse già in Stesicoro essa
passato fatto di sventure, l'altro di un evitava la prigionia con l'aiuto di qual-
avvenire che si annunzia pieno di spe- che divinità, come Ecuba con il soc-
ral'lze: per essi, non per sé, l'eroe tre- corso di Apollo (cf. REIN., pp. 58 s.).
pida passando miracolosamente illeso
tra i nemici e, all'avvicinarsi del fra- 705 s. dixerat: cf. n. v. 152. - et:
gore di armi greclle, si affretta per con valore di cum I inversum ': cf. n.
strade secondarie verso il tempio di vv. 171-5. - per moenia: per urbem;
Cere re, dove con angoscia deve con- cf. n. v. 33. - clarior - auditur: « si
statare che manca la moglie. « L'amore distingue più chiaramente il crepitio
di Enea per Creusa - nota VALG. - delle fiamme l). Cf. anche n. v. 301. -
riscoppia tutt'a un tratto quando già ignis: pregnante crepitus ignis
Creusa non c'è pill e cioè quando quel- SAlln.'. - propius _ volvont (-unt cf.
l'amore non poteva pilt essere di im- n. vv. 448 s.): tt e l'incendio solleva piu
pedimento alla sua scornparsa ». Dispe- vicino a noi ondate di fuoco l). -
rato, lascia i suoi e ritorna in città aestus: nella stessa accezione a v. 759
chiamando per nome la moglie: do- e VII 464; cf. pure georg. IV 263:
vunque silalzio, rovina e morte. Vede aestuat... c1ausis rapidus fornacibus
la sua casa, preda del fuoco, vede i ignis.
Greci ammassare bottino e raccogliere 707 s. « C'è, nel ritmo di questi versi,
schiere di dorme e fanciulli prigionieri; un tono fiducioso e accorato di pro-
all'improvviso gli appare l'ombra di tezione: sono le parole di un figlio al
Creusa, pill imponente, ~ cO~1so.larlo e padre longevo; cambiato vocativo, po-
a predirgli lunghe peregrmaZlOnt e una trebbero essere le parole di un padre
nuova sposa di stirpe regale: non sarà al tenero figlio. Riconoscete il Virgi·
schiava dei nemici, ma farà parte del lio di incipe, parve puer, risu cagno-
coro di Cibele; unica raccomandazione, scere matrem. Sempre la stc?sa poe-
squisitamente femminile e materna, sia dell'intimità che spezza Il grave
quella di amare anche per lei il t loro' rumore della tumultuosa vita: e in
figlio. questo caso riluce, splend!da di urna·
Virgilio per l'economia del poema nità, sulle rovine della CItt~ morta»)
doveva far scolllparire Creusa almeno MAZZ., p. 27. - ergo: seguIto talora
206 VIRGILIO
da age, si usa con l'imperato o col congo schi. - qua... cumque: per la tmesi,
esortativo o col fut. con valore d'impe- frequente in tutte le forme di qui-
rat., quando l'ordine o l'esortazione si cumque, cf. I 610. - periclum (sci!.
deduce da ciò che precede: cf. v. 547: erit): la forma sincopata è piu comu-
referes ergo 1zaec et nuntius ibis; PLAUT., ne in Virgilio, richiesta talvolta da
Mil. 78: age demus ergo; CAES., b. C. esigenze metriche, come periclis V. 751.
III 19, 8: desinite ergo e Ktlu. 2, pp. Cf. pure n. V. 153. - ambobus: al
143 S. FORD., che richiama DON. ad TER., contrario di uterque, ambo è usato per
Ad. 572 e Hec. 63, chiosa: cum t'i qua- indicare due individui, considerati co-
dam increpationis et 1zortationis eius me una sola unità e operanti nel me-
qui tarde rem gerit. - cervici - desimo tempo: cf. CIIARIS., I, p. 82,
nostrae: « mettiti a cavalcioni sul mio 23 ss. Bar.: ambo... non est dicendum
collo », proprio come risulta da una nisi de 1zis qui uno tempore qllid fa-
moneta (500 a. Cr.), raffigurante Enea citmt, ut puta Eteocles et Polynices
e accessibile in F. BOMER, Rom und ambo perierllnt, quasi una. Romulus
Troia, Baden-Baden 1951, p. 17, e dalle autem et Africanus non ambo trium-
scene del vaso Vivenzio del Museo p1zaverunt, sed uterque, quia diverso
Naz. di Napoli (cf. n. vv. 403 s.). - tempore. Tale sfumatura vale anche
cervici: t cervix' cum numero singll- per le cose. - parvos (-us cf. n. vv.
lari dicitur, collum significat SERVo Cf. 29 s.): epiteto frequentemente attribui-
anche n. vv. 217-9. - imponere (gr. to ad Ascanio (vv. 563. 677. 723) e con-
ÉV't"teEcrO): imperato passivo con valore me- servato nei codd. M, "(, a, b, c; la
diale, come velare III 405, inflectere XII variante solus, accolta da Pucc., è at-
800, cingere Dv., amo I 1, 29. - subibo testata in DON. - Iulus: cf. n. vv.
(scil. tibi) umeris: « mi farò sotto con 562 s.
le spalle» (umeris è abI. strumentale) 711. longe: ut tlltior fiere t fuga; si
ovvero « ti porterò sulle spalle ». Per enim plurimi congregarentur, non fa-
la particolare elisione della {j con la tt cile late re potuissent DON. Ma « detto
R. HARTENBERGER, De o finali apud poe- di Creusa, che si lasci indietro proprio
tas Latinos ab Ennio usqlle ad [uve- lei - osserva VALG. - si capisce male
nalem. Dissert. Bonnae 1911, p. 36, ri- e sta male. E in verità non è, credo,
chiama illbeta ltt di ecl. 5, 15. Per che un modo provvisorio, certamente
l'espressione cf. IV 599: quem subiisse poco felice, per preparare e giustifi-
umeris confectum aetate parentem care di Creusa lo smarrimento neces-
(scil. aiunt). - nec - gravabit: pondus sario e la fatale scomparsa ». Si è
tllum deliciae meae sunt, facie t pietas anche pensato che Creusa sia stata la-
leve quod plltas esse gravissimum, sar- sciata indietro, in un certo senso tra-
cinam tuam libenter tolerabit adfectus scurata, per la posizione secondaria
DON. che la donna occupava nel mondo an-
709 S. L'insistente allitterazione della tico. - servet vestigia (sci!. nostra):
gutturale nel primo verso e della sibi- « segua i nostri passi ». - servet:
lante nel secondo e l'appropriato uso observet, legat FORD.
di ambobus mettono in maggiore ri- 712. quae vestris: particolare
salto la decisa volontà di Enea di con- costruz. di adverto, in luogo della piu
dividere col vecchio padre tutti i ri- comune: animos vestros advertite ad
ENEIDE II 207
ea quae dicam. Cf. DON.: natura enim stipes habet desertus in agris / seu
servi mali sunt et neglegentes nec fa· vetus in trivio florida serta lapis. -
eile Izis obtemperant quae iubentur. antiqua cupressus: cf. veterrima lau-
713 s. est: apparet FORB. - egressis: rus v. 513. L'unione di alberi e templi
dato di relaz., come in CAES., b. c. III era comune nella religione naturalisti·
80, 1: venientibus ab Epiro. - tumu- ca degli antichi: si ricordi la favola
lus... - cupressus: « questi particolari di Filemone e Bauci, trasformati in
sul tempio e altare di Cerere... e sul alberi sacri presso il tempio, sorto al
cipresso e sull'antico culto dei padri posto della loro capanna (Dv., met.
servono ad accrescere con la visione VIII 626-724). In particolare, come
delle più antiche memorie il rimpianto SERVo annota, il cipresso era stato con-
per la patria perduta» RosT. Cf. an- venientemente piantato dinanzi al temo
che vv. 512 ss. - tumulus: modo terra pio di Cerere, quale simbolo del suo
tlllnens, alias sepulcruln SERVo - tem- dolore per il ratto della figlia da parte
plum: cf. n. vv. 165 s. - desertae Ce· di Plutone; quest'albero, detto atra III
reris: è stato inteso già da SERvo in 64, feralis VI 216; Dv., tristo III 13,
tre modi: o « di Cerere abbandonata» 21, invisa Hml., ep. II 14, 23, presso i
dal sacerdote Polibete (cf. VI 484) o Romani era simbolo di dolore e di
« di Cerere trascurata », a causa del lutto, come si deduce specialmente dal
decennale assedio, o « di Cerere priva- mito di Cyparissus, che, avendo ferito
ta» della figlia Proserpina, rapitale da una cerva, da lui amata grandemente,
Plutone; DaR., seguito da HEN., CON. chiese ad Apollo di poter sfogare per
e Goss., muovendo da un passo di sempre il dolore nel pianto, e il dio
Vitruvio (I 7, 2), dove si legge che i lo mutò in cipresso (Dv., met. X 106-
templi della dea sorgevano in luoghi 42). Cf. anche BER., pp. 148 S.
non frequentati, e dando a desertae, 715. religione: cultu; cf. n. vv. 150 s.,
riferito in tal caso a Cereris per enal- anche per la quantità della sillaba re-o
lage, il valore che l'agg. ha a III 4 e FORB. richiama VII 172 e VIII 598. -
646, interpreta « l'antico isolato temo multos _ annos: conexa enim szmt
pio di Cerere ». Tuttavia a noi sembra timor et religio SERV.; cf. I 31. CON. cita
che il poeta alluda non a particolari LUCR., I 1029, dove ricorre la stessa
vicende della vita di Cerere, ricordata locuzione, ripetuta nell'iscrizione sepol·
altrove solo con i naturali epiteti (cf. crale di Nola: CIL X 1310: cf. 1325,
IV 58: legiferae Cereri. VIII 181: labo- 1 CE Blich.
ratae Cereris. georg. I 96: flava Ceres), 716. hanc... sedem... in unam: «pro-
ma all'abbandono in cui dai Troiani, prio in questo unico posto ». L'atten-
durante il lungo assedio, era stato la· zione degli ascoltatori è richiamata da
sciato il tempio, situato al di fuori lzanc, in posizione di rilievo e quasi
delle mura; e questa visione ben si con valore epidittico, e da zmam in
adatta alla particolare situazione di forte antitesi con ex diverso. - ex
Enea che ha la mente piena di tristi diverso: hoc est ex diversis locis vel
spettacoli. Cf. Bur.1 (hoc templum non itineribus DON. Cf. anche DAN.: ut non
frequentabatur tunc, ut olim, sive bello sit suspicio Graecis e n. v. 298.
sive qZlOcumque casu), il quale ricor· 717. tu: a principio di verso, come
da TIB., I 1, 11 s.: nam veneror seu me del v. s., a cui si oppone. ~ cape...
208 VIRGILIO
manu: non est dantis, sed hortel/'ltis, tutillO Tiberi mergetur et ipsis / vero
ut tollat SERVo Enea trasmette al vec- ticibus timidwn caput abluet. Cf. anche
chio padre il delicato incarico, affidato n. VV. 685-8.
a lui stesso da Ettore (vv. 293-5). - 721 s. haec fatus: analogo a sic fatus
sacra: cf. n. v. 293. - patriosque pe- v. SO. - latos - leonis: « con un
natis (-es cf. n. VV. 19 s.): cf. Teu- mantello fatto di fulva pelle leonina
crosque penatis v. 747, pure in fin di mi ricopro, nella parte superiore, gli
verso: nell'uno e nell'altro caso, l'agg. omeri, in tutta la loro larghezza, e il
richiama suos di v. 293. collo tenendolo curvo ». Cf. Il. X 23:
718-20. Non era lecito toccare le cose à[l<pt o' E7tEVtct. oct.rjJowòv ÈÉO"O"ct.'to oÉp[J.ct.
sacre con le mani insozzate di sangue: ),Éov'toç. -latos umeros: calco omerico:
cf. n. v. 167. - bello e tanto: e tanta cf. Il. III 210: EUpÉct.ç w[J.ouç. - su-
pugna. - attrectare (scii. ea): « pnr biecta... colla: plur. poetico. Goss. cita
fanare ». Il verbo è detto propriamente Ov., Pont. I l, 33: cum foret Aeneae
del toccare immagini e altri oggetti cervix subiecta parenti, ma qui su-
religiosi: cf. LIV., V 22, 4: id signum... biecta fa le veci del parto preso passivo
nisi certae gentis sacerdos adtrectare che in latino manca: cf. nn. vv. 108 s.
non esset solitus. - nefas (scii. erit): 413. - veste... fulvique ... pelle leonis:
cf. n. VV. 183 s. - danec - abluero: per endiadi = veste ex pelle leonina
«finché non mi sarò purificato con cO/tfecta FORB. super: absolu-
acqua di fonte ». Il fut. esatto che te et adverbialiter usurpatum FOIm.
riteniamo non stia a posto di abluam, (cf. VI 217. 221) e nel significato
come pensano DAN. e molti dei mo· di « nella parte più alta ». Altri lo
derni, esprime con maggiore energia uniscono a insternor, da cui sarebbe
l'assoluto bisogno di Enea, il quale non separato per tmesi. - insternor: con
metterà su quei sacri oggetti le mani, valore mediale, regge gli accuso umeros
se non completamente purificate. L'e- e colla (cf. nn. vv. 393. 471-5), che
spressione quindi equivale a: dane c alcuni, meno bene, fanno dipendere da
f/umine vivo manus ablutas habebo, in super con valore preposizionale.
quanto abluero è un futurum exactum, 723 s. succedoque oneri: « e mi sob-
cioè « futuro compiuto, perfettivo »: so- barco al peso ». Per succedo, cf. subibo
lo la compiutezza dell'azione potrà far V. 708 più che succedunt V. 478, richia-
scomparire nell'animo dell'eroe il ti· mato da SERVo Enea, che nell'infanzia
more religioso. Cf. anche RONC., pp. era stato un lieve peso per il padre,
104 s. Per il verso incompiuto cf. n. nella triste circostanza ricambia le cu-
vv. 65 s. - flumine vivo: epitheton re paterne, superandole di gran lunga:
non est otiosum; cum, nisi viva aqua cf. SEN., ben. III 37, 1: vicit Aeneas
facta, non legitima lzaberetur purgatio patrem, ipse eius in infantia leve tu-
FORB., che richiama TI B., II 1, 14: et tllnlque gestamen, gravem senio per
manibus puris sumite fontis aquam; media llOstium agmina et per cadentis
PERS., 2, 15 s.: Tiberina in gurgite mero circa se urbis ruinas ferens, cum com-
gis / mane caput bis terque et noctem plexus sacra ac penates deos religiosus
f/umine purgas; Iuv., 6, 523 s.: ter ma- senex nOn simplici vadentem sarcina
ENEIUE II 209
premerei; tuIit illum per ignes et vv.206-11): (post', sed loco tantum, non
(quid non pietas potest?) pertuIit co- et tempori adiwzgitur DAN. L'avv. ri-
lendumque inter conditores Romani im- prende longe di V. 711. - subit: in
perii posuit. - dextrae - aequis: cf. senso assoluto come a v. 240. - feri-
VAL. FL., III 486: haeret FIylas lateri mur: con valore mediale, come a V.
passusque moratur iniquos; SIL., IV 337. - per _ locorum: l'agg. opacus,
30 s.: dextra laevaque trahuntur / parvi usato al neutro sostantivato (cf. n. vv.
non aequo comitantes ordine, nati. - 330-5 e LUCR., II 115: per opaca domo-
dextrae - implicuit: pueri/em expres- rum), in opposizione ad apricus, qui
sit timorem SERVo Cf. Tm., I 4, 56: ut vale « poco rischiarato ", come in PLIN.,
collo se impIicuisse velit; OV., met. I ep. VII 21, 2: cubicula obductis veIis
762: implicuit materno brachia collo. opaca nec tamen obscura facio; cf. an-
Si noti il valore « metaptotico" del che n. vv. 254 S.
perf., posto tra una serie di preso sto- 726-9. Seneca, pur avendo messo in
rici; mentre questi mettono in rilievo risalto il gesto affettuoso di Enea ver-
soprattutto la momentaneità del fatto, so il padre (cf. n. VV. 723 s.), in ep.
l'implicuit, oltre a significare la rapi- 56, 12 S. alla citazione di questi versi
dità con cui il bambino intreccia la fa seguire: prior ille sapiens est, quem
sua mano in quella del padre, col non tela vibrantia, non arietata inter
valore ingressivo, implicante « il con- se arma agminis densi, non urbis in-
tinuare dell'azione iniziata", dipinge pulsae fragor territat: hic alter impe-
la trepida attenzione del piccolo Asca- ritus est, rebus suis lime t ad omnem
nio, tutto intento a non lasciarsi sfug- crepitum expavescens, quem una quae-
gire la poderosa mano paterna. Cf. Iibet vox pro fremitu accepta deicit,
RONC., pp. 86 S. - parvos (-us cf. n. quem motus levissimi exanimant: ti-
vv. 29 s.) lulus: la stessa clausola ai midum illll1n sarcinae faciunt. Oppor-
vv. 677. 710. Per Iulus cf. n. vv. 562 S. tune perciò le osservazioni di L. Dop-
- sequitur - aequis: la stessa scena PIONI Virgilio nell'arte e nel pensiero
a V. 321, dove Panto trascina il nipo- di Seneca, Firenze, Libr. Ed. Fio-
tino, e a V. 457, in cui è ricordata rentina, 1939, pp. 112 s.: « La cita-
Andromaca che trae per mano il fi- zione virgiliana è introdotta a raf-
glioletto. - patrem: in luogo di me figurare e a descrivere due stati d'ani-
(cf. V. 674), esprime la tendenza e la mo, due abiti: l'imperturbabilità stoi-
paura del bambino, pienamente fidu- ca e la continua agitazione dello stol-
cioso nell'aiuto paterno. - non - ae- to,,; Seneca non si preoccupa « che di
quis: « Questa frase - scrive BIG. - cogliere... i due momenti di impavida
è uno di quei t6cchi di soavità affet- serenità. e di pavido timore". Piu ario-
tuosa per gli umili e i deboli, che sa \'interpretazione che a questi versi
sono tra i piu felici della poesia di dà MAZZ., p. 28, secondo il quale Vir-
Virgilio e piu suoi veramente". Il plur. gilio presenta Enea « in abiti borghesi,
e il suono allitterante del secondo emi- senza eroico cipiglio di guerriero, ti·
stichio fanno sentire con molta effica- mido padre e timido figlio che cerca
cia il trepestio dei frettolosi passetti l'ombra, ansioso per le sorti di lulo e
infantili. L'espressione è riferita da Se- di Anchise. Solo un grande poeta po-
neca (apok. 1, 2) al vecchio imperatore teva osare un « imborghesimento" del
Claudio che cammina vacillando. grande eroe, senza tuttavia menomarne
725. pone subit: cf. pone sequens di la personalità semidivina: Enea può
X 226 e georg. IV 487. - pone (cf. n. permettersi il lusso, tutt'altro che eroi-
210 VIRGILIO
micantia: per analoga immagine e per se?), ricorrono anche a VII 215 IX 385
l'uso metonimico del sost., cf. VII 526: e particolarmente a XI 530: nota fer-
aera... fulgent. - cemo: CER. richiama tur regione viarum. Cf. pure VAL. FL.,
CAES., b. C. II 43, 2 s.: sed tantus fui t II 43 e MART., III 4, 2. - regione: in
onmium terror, ut alii adesse copias contrasto con avia, è usato nel suo va-
Iubae dicerent, alii cum legionibus lore etimologico, da regere « dirigere»
instare Varum iamque se pulverem ve- (cf. la locuzione avverbiale e regione
nientium cernere, quarum rerum nihil « in linea retta »).
omnino acciderat, alii classem hostium 738 s. «La mia Creusa rimase indie·
celeriter advolaturam suspicarentur. tro (ossia' scomparve '), strappata dal
735. hic: con valore temporale; cf. v. fato ahi a me infelice, o si smarri
122. - trepido: cf. vv. 728 s. - male... per' via 'ovvero stanca si pose a se·
amicum: 'UlnicUln', quod ipsum et dere? ». La prima ipotesi, spontanea
patrem fìlilllnque servavit; , male " quod nell'animo di Enea che ha avuto tante
uxorem perdidit Goss. Per il valore prove dell'avversità del destino, attri-
diminutivo dell'avv. si veda n. v. 23. buisce ad un fatto soprannaturale la
Cf. anche SERV.: non cum uti/itate mea scomparsa di Creusa, la seconda I~
favens uxori, quae in numerum mi- spiega con un fatto naturale, che SI
nistrarum matris deum relata est. - è potuto verificare in due modi: o per
numen: cf. n. v. 123. lo smarrimento o per la stanchezza.
736 s. confusam - mentem: mentem Cosi molti dei commentatori moderni,
meam multis cogitationibus confusam dei quali alcuni (HEY., FORI3., CON.),
praeripuit DON. La divinità oscura del senza variare sostanzialmente la comu-
tutto l'animo di Enea, già turbato per ne interpretazione, preferiscono far ~i
il timore dei nemici. HEY. vi scorge pendere i tre ind. (substitit, errava,
fuse due espressioni omeriche: eppÉvet.<; resedit) da incertum del v. 740, co~
ÈçÉÀE'tO ZEV<; Il. VI 234 e erÌJv oÉ 'YÉpov't~ frontando VI 779 s.: viden ut geml-
,,60<; xu'to ibid. XXIV 358. - avia... se- nae stant vertice cristae / et pater
quor: 'avia' sunt semitae a viis fre- ipse suo superum iam signat 11O/lOre? c
quentatis deflectentes; ideoque ' avia se- georg. I 56 s.: nomle vides, croceos ut
qui' eadem ratione dictum, qua alibi Tmolus odores / India mittit ebur?
(cf. Ov., Pont. I 4, 38 II lO, 17) 'viam, Ma questi ind. dopo viden e vides,. c?"
iter sequi ' FORD. - cursu: abI. di modo, me pure dopo aspice, sono freque?tl m
come lapsu v. 225 e saltu v. 565. - poesia (cf. anche VIII 190 ss.: asplce... /
et nota - viarum: « essendomi allon- ... ut... deserta... nlOntis / stat domus.
tanato dalla normale direzione della ecl. 4, 52: aspice, venturo laetanttl/: ut
strada »: la coordinazione di excedo omnia saeclo; CATULL., 61, 77 s.: Vlden
con sequor mette in risalto l'aver Enea ut faces / splendidas quatiunt comas?)
abbandonato la via maestra, e ciò nella e sono un residuo dell'uso popolare
mente di lui rappresenta quasi la causa (PLAUT., Bacch. 492: viden ut aegre ~a
dello smarrirsi di Creusa. Analoghe titur gnatum esse corruptum tuom.):
espressioni, derivate forse da Lucrezio cf. Tov., p. 191 s. §. 328. D:al~ro?de .le
(I 958 s.: omne quod est... nulla re· interrogo dir., segmte d~l! elh~tlco Ut-
gione viarUln / fìnitumst. II 249 s.: sed certunI rispecchiano, plll dI quelle
nihil omnino recta regione viai / de- indir., i dubbi sorti nell'animo di Enea
clinare quis est qui passit cernere se- e meglio si adattano al dramma della
212 VIRGILIO
scomparsa della moglie, ancora tanto ossia dal momento in cui Enca col
vivo nell'eroe che anche le parole, in padre e col figlio si è immesso nelle
questi due versi, si susseguono in modo vie traverse. - oculis... nostris: agli
non regolare. SERVo invece, spostando occhi dell'eroe e a quelli di Anchisc
l'enclitica -ne da fato a substitit (fato e di lulo.
erepta Creusa substititne), vede certa 741. amissam - reflexi: per llysteron
l'azione del fato nelle varie ipotesi e a proteron = animum reflexi ut aspice-
sostegno richiama, troppo razionalisti- rem amissam. La figura retorica scom-
camente, i vv. 777 s.: non llaec sine parirebbe, se accettassimo animumve
nwnine divom / eveniunt; ma proprio di P, l, y. - amissam respexi: cf. IX
queste parole ci sembrano la risposta 389: absentem respexit amicum. - ani-
di Creusa ai dubbi di Enea, se la mum reflexi: non se ne ricorda prima,
scomparsa di lei sia dovuta al volere perché gli dèi gli hanno offuscata la
dei fati o ad un evento naturale. - mente (cf. VV. 735 s.).
misero (scil. miTli): da alcuni, meno 742. tumulum... sedemque sacratam
bene, è unito a fato. - fato... erepta: (= sacram, come a I 681): cf. vV. 713 S.
la stessa espressione in LIV., III 50, L'accus. senza prep., con i verbi di
8. Pcr fato cf. n. v. 13. - fatone (emen- moto, non è raro in poesia (cf. I 2 s.:
dato da alcuni in fato mi)... ne: la [taUam ... Laviniaque venit / litora. VI
ripetizione di -ne, molto rara nelle in- 638: devenere locos laetos et amoena
terrog. dir., ricorre anche a XI 126: virecta. 696: !!aec limina tendere adegit;
iustitiaene prius mirer belline labo- LUCR., VI 742: ea... loca... venere volano
rum? - Creusa: cf. n. vv. 562 s. - seu: tes); esso, pur risalendo a modi espres·
introduce un altro concetto che non sivi delle lingue idgg. (sscr. grlliin; gr.
è disgiuntivo rispetto a erravitne, ma oellov, o!xov accanto a oel~ovoe, o!xevoe; lat.
ne è una variante e ne completa il domum), ha stretto rapporto col sup.
senso (come se fosse: si smarri e, stan- usato con valore di scopo, per es. vena-
ca per il cammino, si pose a sedere?). tum ire. Cf. G. LANDRAI', in Arcll. filr
Per l'uso di seu e di aut nelle interrogo Lex. X (1898), pp. 391-9. Nell'iscrizione
si veda Ktln. 2, pp. 527. 530 e BASS. 2, sepolcrale di Narbona si legge sacra·
pp. 42. 180. - lassa: lez. di p2, y, a 2, tam... sedem (CIL XII 5271: cf. 1021, 3
b, c; M, m offrono lapsa. Ma lassa CE Biich.). - antiquae: riferito a Ce-
meglio si accorda al significato di re- reris per enallage, sta per antiquum
sedit (cf. FORD.: 'lapsa' ... non quadrat (cf. templum... vetustum v. 713).
ad I resedit '); per la stessa immagine 743. venimus: in fine di periodo e
cf. PLAUT., Pseud. 661: lassus... de via; a principio di verso, il p~ storico
HOR., c. Il 6, 7: lasso maris et viarum. implica la faticosa peregrinazione dei
740. incertum (scil. est): unito logica- tre profughi. - hic: da unire a una
mente pitI che sintatticamente al V. defuit. - collectis omnibus: abI. ass.;
prec. conclude col resto del verso le altri, meno bene, considerano l'espres-
ipote~i sconsolate, mentre i vv. ss. ri- sione un dato retto da defuit. - una:
prendono la narrazione. - nec - in forte rilievo sia per la posizione sia
nostris: constat: nam umbram eius vi- per l'accostamento a omnibus.
dit tantummodo SERVo - post: postea,
ENEIDE Il 213
758 s. iIicet: « ormai» cf. n. v. 424. - porticibus - asylo: DON., che nell'ac-
ignis - volvitur: cf. SIL., IX 604: ignis cenno al bottino, custodito qui da Fe-
edax vento per propugnacula fertur. - nice e Odisseo, vede soddisfatta l'ira
edax (gr. Èowlì6ç): in senso figurato, co- di Giunone contro i Troiani, chiosa:
me in Dv., met. XIV 541. fast. IV 785; quocl posuit... I ltmoHis asylo', sic ac-
HOR., C. III 30, 3. - fastigia: cf. n. cipere possumus, ut inimica luna lae-
vv. 302 S. - vento volvitur: l'allittera- taretur ante oculos StlOS esse proposita
zione ritrae in maniera efficace l'avvol- quae Graecorum victoriam testarentur.
gersi impetuoso delle fiamme. - ven- Ma piu probabilmente Enea vuoI met-
to: la variante originaria tecti di M tere in luce l'empietà dei Greci, che
è senza dubbio derivata da V. 302: del tempio di Giunone, loro protettri-
summi fastigia tecti e VIII 366: subter ce, hanno fatto deposito della preda.
fastigia tecti (cf. SPAR., p. 119), forse - asylo: indica il "tempio »; cf. gr.
anche per suggestione di tectum del 'tò (Lepò\l) 11.00u)"o\l « tempio inviolabile »,
V. prec. I codd. P, "(, M2 hanno vento « luogo di rifugio », « asilo» (I1.O"u)"O\l
che USS.l, p. 137, sufIraga col passo di « non saccheggiato », da a privo e cru).ciw
Silio Italico, ricordato poco prima. ~ « depredo »). Cf. DAN.: stmt quiclam
volvitur (gr. n.to"cre'tGt.~): mediale. Detto qui clictmt, ideo Graecos in tenlplo
della corrente vorticosa del fiume Eri· IUHonis, quod asylllln erat, praedam
dano a VI 659. - exsuperant: usato convexisse vel captivos conclusisse,
intransitivamente, come superant V. 219. quod ibi caedenl fieri Hon liceret.
- aestus: cf. n. vv. 705 S. - ad auras: 762. custodes lecti: predicativo. -
gradualmente la visione dell'incendio si Phoenix: figlio di Amintore c maestro
va ingrandendo: le fiamme raggiungono di Achille (Il. IX 447-95), viene qui as-
la sommità del tetto, lo superano, in· sociato ad Odisseo, come nell'amba-
fine divampano nel cielo. sceria ad Achille (ibid. 168 ss.). - dirus:
760. La struttura del verso, caratte· cf. duri v. 7.
rizzata dalla coordinante che, lontana 763. TrOia gaza: « i tesori di Troia ».
da reviso, insieme alla cesura, sbalza La stessa locuzione a I 119. - TrOia:
in primo piano la reggia di Priamo, trisillabo (gr. TpWLOç). - gaza: WAG.
richiama III 349 SS.: procedo et par· osserva che la forma gazza di M non
vam Troiam simulataque... / Perga- è da respingere, perché anche MezeH-
ma... / agnosco, mentre il suono tius nel medesimo cod. si alterna a
allitterante (pro- / Pri-) e la frequenza Mezzentius. La parola, di origine per-
degli spondei ritraggono il lento e siana, passata nel greco e nel latino,
desolato avanzare dell'eroe. - Priami: indicava propriamente il tesoro dei re
opportuna la chiosa di SERvo (patris di Persia (cf. CURT., III 13, 5: pecu-
eius), perché Creusa si era potuta ri- Hiam regiam, gazam Persae vocant e
fugiare, mossa da pieHl di figlia, nella DIOD. S., XVII 35, 2); ricorre al plur.
casa paterna. - sedes: cf. n. V. 437. - in LUCR., II 37; HOR., C. I 29, 2 II 16, 9.
arcem: cf. n. v. 226. 764. incensis: « in fiamme », « bru-
761. et iam: cf. n. v. 132.- cianti ». Il parto perf. ha valore di
ENEIDE II 217
parto preso passivo che in latino mano USSANr jr, frlsol1lnia, Roma, A. Signorelli,
ca: cf. n. vv. 108 s. - adytis: cf. n. 1955, p. 92. - pavidae... matres: la
vv. 114 s. - mensae... deomm: le ta· stessa locuzione a V. 489 VIII 592; qui
vale d'oro o d'argento su cui s'imban· però matres indica non solo le ma·
divano, durante i banchetti sacri tranae, ma le donne in genere. L'agg.
(lectisternia), i cibi offerti agli dèi; esse pavidus è riferito alle donne anche al·
sono mbate dai Greci, dopo che gli dèi trove: PLAUT., Cure. 649; Lrv., I 58, 3.
excessere omnes adytis v. 351. FORD. - longo ordine: longa multitudine
richiama Macrobio (III 11, 5 s.), dove SERVo Ugualmente a VI 482 754. Il ri-
è riportato un brano del cosiddetto petersi della vocale o, prolungando il
illS Papirianllm che regola le norme suono del verso, ritrae la lunga schie-
di questa cerimonia, praticata anche ra degli sventurati, mentre l'elisione,
dai Greci: cf. Crc., nato deor. III 34, insieme a quella precedente (-ri / et),
84: iam mensas argenteas de omniblls rende con efficacia la stretta unione
delubris iussit auferri, in quibus, quod degli innocenti fanciulli alle donne spa-
more veteris Graeciae inscriptum esset ventate. La scena, che rappresenta il
I bonorllm dearum " uti se eorum bo- punto piu commovente del sacco di
nitate velle dicebat e PAUSAN., V 20, Troia, ha ispirato non solo la Tabula
1 s. Perciò qui non si tratta di ana· Iliaca e un dipinto di Polignoto, ricor-
cronismo, come alcuni pensano. dato da Pausania (X 25, 26), ma anche
765. crateres (gr. xpr1:djpEç): il termi· le Troades di Euripide e Seneca. -
ne esotico, insieme al prec. gaza, stant circum: per il verso incompiuto
dà l'idea del fasto orientale, accentuato cf. n. vv. 65 S.
dall'energico polisindeto. - auro so- 768. ausus: il gridare disperato di
lidi: ex auro solido: « di oro massic· Enea tra le tenebre è un atto di co-
cio »; si potrebbe riferire anche a raggio oltre che di amore; perciò la
mensae del V. prec. - captiva ... vestis: posizione di rilievo, conferita al ter·
« drappi predati »; nel sing. collettivo mine, ha procurato lo spostamento di
sono compresi tappeti, abiti e stoffe quin etiam (cf. VIII 485; LUCR., I 731),
preziose. L'agg. captivus, come il gr. che di regola va all'inizio della propo-
aiXllcXÀW'tOç, si riferisce non solo a per- sizione. - voces iactare: « chiamare
sone, ma anche a cose, come qui: cf. a caso »; analoga espressione a I 102.
VII 184: captivi... currus. XI 779: capti· eel. 5, 62. Cf. DAN.: 1zic ostendit, et
va... auro. Inaccettabile l'interpretazio- se fato evasisse, et fato coniugem per-
ne di SERV., il quale intende captivo- didisse. - per umbram: per noctem
rum vestis. V. 754; cf. anche n. vv. 254 S. (fine).
766 s. congeritur: in posizione privi· 769 S. implevi - mestus: cf. georg.
legiata. - pueri - circum: « qui il si· IV 515: maestis late Iaea questibus im-
lenzio pieno di dolore e di sbigottito plet.. - implevi _ vias: 1zoc est tal1l
timore, quando volge al termine la elaras voces in doloribus meis emisi,
tragica notte della fine di Troia, sem· llt etial1l ad alias vias 1zoc est et ad
bra opporsi al canto di gioia, quando i alias vicos vox mea sic pervenisset,
Troiani credevano finiti i travagli della quasi in ol1lnibus praesens elamarem
lunga guerra, vv. 238 s.: pueri circum DON. Il profondo echeggiare della voce
immptaeque puellae / sacra cammt » V. di Enea è reso anche dal ritmo del
218 VIRGILIO
776. quicl tantum: consolatio est; se· valore affettivo, accresciuto dalla col·
quitur etiam divinatio, quae animis li- locazione in fin di verso. Cf. anche n.
beratis corpore conceditur SERVo - insa- VV. 562 s.
no: « folle", « smodato", perché il do- 779. fas: non si sottintenda est, per-
lore di Enea si oppone al decreto del ché il termine equivale a fatum (' fas '
fato (cf. VV. ss.). - iuvat - dolori: pro' fato' DAN.) ed è unito, come il sego
in luogo di dolori, i codd. b, m hanno We ... regnator, a sil1it: cf. georg. I 269:
labori, forse per influsso di VI 135: fas et iura simmt. II destino qui è
iuvat indulgere labori, dove NORD. scor· identificato con la volontà di Zeus. Si
l.(e una patina d'antichità per l'allitte- veda pure n. V. 157. - iIIe: fa sentire
razione e la solennità del ritmo. - la potenza di Zeus (cf. VII 558 e X
iuvat: cf. n. v. 27. 875) e quindi l'inutilità della lotta da
777. Tutto il verso ricorre in AusoN., parte di Enea; PA. lo considera OE~lI'"C~lI6v,
cento nupt. 89. L'espressione, o dulcis come in PLAUT., Most. 398: ita We faxit
coniunx, si legge in un'epigrafe del ci- Iuppiter. - superi - O!ympi: analoga
mitero di Ciriaca a Roma (CIL VI 12072: clausola a VII 558: summi regnator
cf. 546 4 CE Blich.). - non... sine di· OlYlnpi. Per regnator, cf. n. vv. 556--8.
vom (:orll1n cf. n. V. 14): la litote tra- 780. La lunghezza del verso, il plur.
duce Il. V 185: ov>: ... &VEUOE OEOU. Od. VI enfatico longa... exilia, il suono cupo
240: ov 'ltO:V'"CWV o:ÉlI'l]'"C~ OEWV. Per numine di vasttlm... arandwl1 e il valore eti-
cf. n. V. 123. mologico di aequor (cf. n. vv. 69-72)
778. te _ Creusam: cOSI i codd. y', I, ben rappresentano alla mente di Enea
c' (si noti che M ha protare, forma le interminabili peregrinazioni che lo
errata per portare) e la maggior parte attendono, già annunziategli da Ettore
degli edd.: RIBB., LAD., SABB.', Uss.', a V. 295. - longa... exilia: cf. III 4:
Pucc.; i mss. P, y" a, c' hanno te
comitem fzinc asportare, ma, a causa
diversa exilia. - exilia et... aequor
arandum: zeugma, perché arandum,
delle evidenti difficoltà metriche, molti detto metaforicamente per aequor (cf.
degli antichi eliminarono o 1tinc o as- Dv., tristo I 2, 76 III 12, 36), non è
di asportare, come attesta SERV., il appropriato ad exilia, a cui, con DAN.,
quale, nel lemma dà: te cOlnitem hinc si può sottintendere obelmda. - ma-
asportare, e nel commento propone !'in- ris - arandum: ugualmente a III 495.
versione: te 11inc comitem asportare, - maris aequor: cf. aequora ponti
data anche dal cod. b in raso e accolta georg. I 469; LUCR., I 8 VI 440.
da CON., Hm. e SJIDB.', il quale osserva 781 S. II discorso profetico di Creusa
che asportare è un &'ltCl.~ in Virgilio è reso piu solenne dalla coloritura eso-
(cf. SABB.4), mentre prima, nell'ed. rom., tica (Hesperiam, Lydius, Tybris) dei
piti giustamente la considera una glos- due versi, nei quali si ritrova, come
sa esplicativa, di cui abbiamo altri scrive MAZZ., pp. 30 s., « la grande arte
esempi: a V 786: traxisse per traxe, di Virgilio, di creare un paesaggio con
a XII 709: decemere per cenere. - co- una semplice notazione musicale: il
mitem: predicativo. - Creusam: in pittoresco di leni... agmine è nello
luogo di me, acquista un particolare scorrer del verso dopo la cesura. AI di
16
220 VIRGILIO
fuori dell'umana miseria, la poesia del- 7tio'Vo: EPYO:. (Od. X 98): à'Vopw'V... EPYO:. Per
l'intimità affettuosa è divenuta serenità arva cf. n. vv. 206-11; virum è genit.
sovrana senza rimpianti; anche la nuo- sogg., indicante coloro che compiono
va città sullo sfondo del Tevere, e la l'azione, come ai vv. 436. 526. 572. Meno
sposa latina, rientrano nella grande bene, BUR.' e altri uniscono virum a
ansia umana che è il tono della poesia opima, ma opportunamente FOlUl. an-
di Virgilio". - et: nella congiunz. si nota: nlilzi... longe aptius videtur, ut
avverte quasi il futuro compenso delle Creusa Troianis exsulibus novas sedes
lunghe peripezie. - terram - venies: in fertili, (juam in ablmdante iam 110-
questa chiara profezia sembra dimen- minibus terra promittat. - arva... opi-
ticata nel I. III: v. 7: incerti quo ma: cf. VIII 63: pinguia culla. - leni
fata ferant, ubi sistere detur. v. 96: - agmine: di struttura lucreziana (V
antiquam exquirite matrem, quando 271: super terras fluil agmine dulci,
Anchise interpreta le parole di Apollo ripetuto a VI 637, con la sola variante
come un'esortazione a recarsi nell'iso- redit per fluit). Per agmine, riferito al
la di Creta. v. 172: talibus attonitus corso delle acque anche in geol'g. I
visis et voce deorum, dove Enea si 322, Macrobio (VI 4, 4) richiama ENN.,
meraviglia che la mèta del viaggio sia amI. 173 Vah.': (juod per amoenam
l'Italia (cf. ibid. 163 ss.): si veda anche urbenl leni fluit agmine flumen; cf. an-
E. A. HAlIN, in Class. Weekly XIII che n. v. 212.
(1920), pp. 209 ss .. ibid. XIV (1921), pp. 783. II verso, con l'insistenza dei S~IO
122 ss. Per l'ellissi della prep. con i ni allitteranti (l'es... reg1ltl1n... regza),
verbi di moto, cf. n. v. 742. - Hespe- richiama l'attenzione sulla futura gran-
riam: dal gr. È<l'7tEP,Oç «occidentale", dezza e sulle nozze regali riservate .ad
il termine F1esperia vale propriamente Enea. - res laetae: {( prosperi eventI".
{( terra posta ad occidente" della Gre- Laetae, dci codd. P, l', è usato nel suo
cia ed è usato per indicare l'Italia o pieno valore etimologico (cf. n. v. 306),
la Spagna; qui, preso come agg. in- come in Luc., I 81; SIL., X 23; cf. an-
dica l'Italia (cf. ENN., ann. 23 Vah.'; che Ov., tristo V 14, 32. Pont. IV 4, 15.
DIaN. H., I 35, 49). La Tabula Iliaca, La variante Italae, dei codd. M, P', I,
nello sC0IT,iparto centrale, rappresenta attribuita da WAG. a ricollazione di VIII
la fuga (II Enea, accompagnata dalla 626: l'es Italas, può essere stata sug-
didascalia: Atvi]o:ç <l'V'V 'tOLç 'D.io,ç à7to:ipw'V gerita anche dall'accenno all'Italia nei
Elç 'tn'V 'E<l'7tEpio:'V. - Lydius... Thybris: VV. 781 S. - regia coniunx: Lavinia, fi-
il Tevere è detto lidio, perché gran glia di Latino. Creusa parla senza ge-
parte del corso del fiume lambisce losia, perché trasfigurata.
l'Etruria, i cui abitanti, secondo una 784. parta tibi (scil. erit): «ti saran-
tradiz., accolta da Virgilio (VIII 479 s. no procacciati" ovvero {( ti aspettano l>;
IX Il X 155) e attestata da Erodoto (I accordato col sost. piu vicino, si rife-
94), erano oriundi dell'Asia Minore risce anche a l'es e a regnum. ~ lacri-
e precisamente della Lidia. Per Thy- mas - Creusae: {( non piangere la tua
bris, traslitterazione del gr. ElùPp,ç, cf. diletta Creusa", non per il motivo ad-
n. v. 122. ~ arva inter (anastrofe) - dotto da DON.: cum habeas destinatam
virum (-Drum cf. n. v. 14): «per le matrimonio tuo, debes remo.vere lacri-
fertili campagne lavorate dagli uomi- mas quas me propter effundls, ma per-
ni,,; cf. geol'g. II 173: magna parens ché Creusa, a differenza della lunga
frugwn. La locuzione arva... virwn tra- schiera di donne che Enea poco fa
duce gli omerici (Il. XII 283): à'Vopw'V ha viste (vv. 766 s.), non sarà né pri-
ENEIDE II 221
792-4. P.semplati sul passo omerico restati privi di un capo nella curva
(Od. XI 206-8): 't"plç I~ÈV Érpwp[ti)Ol')V, ÈMEW valle v. 748.
't"É [tE Ou[tòç livwyE~, / 't"plç SÉ [to~ b: XE~pGiV 796-800. DAN. confronta il fr. di Ne-
crx~n E!xEf"OV iì xlXl ÒVdp'l) / E7t't"lX't"', ricor- via (b. P. lO Mar.'): eonml sectanl se-
rono a VI 700-2; per una imitazione qUlmtur multi mortales... / multi alii
cf. SIL., XIII 648 s.: his alacer colla e Troia strenui viri... / ubi foras cImI
amplexu materna petebat; / umbraque auro ilIinc exibant. - matres: l1wlie-
ter frustra per inane petita fefellit. - res, come a v. 766. - collectam: l'ilI.
ter: ripetuto al v. s.; cf. n. vv. 174 s. - - exilio: in exi/ium. SERVo attesta che
conatus: scii. sum. - ibi: tum. - Elio Donato leggeva ex Ilio, ma nota
dare... circum: tmesi, come ai vv. 218 s. c;he ciò è contra metrum: infatti la
In un'iscrizione sepolcrale, rinvenuta vocale iniziale di Ilio è lunga. Cf. an-
a Roma fuori di Porta Salaria, si legge: che SIL., X 420: dux erat exiZio collectis
bracchia circum / darem (CIL VI 26544: Marte Metellus. - pubem: « moltitu-
cf. 1820, 2 S. CE Blich.). - par - somno: dine» (cf. VII 219), con valore appo-
il verso, musicalmente aereo, con im- sitivo, come il sego volgus; non indica
magini graziose, ben rende il lieve dile- perciò solo « i giovani» (cf. V 119), co-
guarsi della imago di Creusa. Per som- me pensa HIJY.
no = gr. ÒVdp'{l, cf. il brano omerico 799 s. « Si erano raccolti da ogni par-
citato. te, decisi (a seguirmi) con tutto il lo-
ro coraggio e le loro sostanze, dovun-
795-804. Enea ritorna presso i socii que io volessi condurli attraverso il
e, ripreso il vecchio Anchise sulle spal- mare ». - undique convenere (-erUlzt
le, si dirige verso il monte Ida. Sulle cf. n. v. 1): il passaggio ai tempi sto-
sciagure dei profughi frattalUo spunta rici rappresenta con maggiore vivacità
consolatore l'astro di Venereo « Cosi il gesto della schiera, che aveva ripo-
- scrive BIG. - la nuova alba della sto ogni speranza in Enea: cf. DAN.:
vita avventurosa di Enea e delle future videtur hoc loco tamquam omnium
sorti di Roma si schiude da quella consensu regnum ad Aeneam esse de-
notte tragica, con fulgido augurio di latum. - animis _ parati (scii. sequi
divina assistenza della dea della bel- me): vel fortes pariter et divites DAN.
lezza, della gioia, della vita ». Cf. CAIJS., b. G. VII 76, 2: omnes... et
animo et opibus in id bellum incum-
795. sic demum: « Il tono brusco di berent. - animis opibusque: ugual-
questa conclusione riconferma la va- mente in STAT., si/v. III 1, 166; cf. so-
nità di quegli sforzi d'Enea e, nel pra v. 617: animos viresque. - velim
medesimo tempo, fa sentire, senza de- (gr. Ilv Po\)f"W[llX~): in luogo dell'ind., piu
scriverlo, il suo muto desolato ritor- regolare per la presenza di quascum-
no» ROST. Nel demum in particolare que, il congo mette in risalto !'idea po-
si sente la lunga attesa dei compagni, tenziale; il preso poi ben esprime !'in·
ENEIDE II 223
792-4. Iìsemplati sul passo omerico restati privi di un capo nella curva
(Od. XI 206-8): 'tpt~ IJÈV É.pwpwhOt]v, è}.ÉEtV valle v. 748.
'tÉ (JE OU(Jò~ ci.VWYEI, / 'tpt~ eÉ IJOI Él!; XE\pGiV 796-800. DAN. confronta il fr. di Ne-
O"XIU EiXEÀOVil xa.t ÒVELprp / i!7t'ta.'t·, ricor- via (b. P. lO Mar.'): eortlln sectam se-
rono a VI 700-2; per una imitazione quuntur multi 1norrales... / multi alii
cf. SIL., XIII 648 s.: 1zis alacer colla e Troia strenui viri... / ubi foras ctlln
amplexu materna petebat; / umbraque auro illinc exibant. - matres: l1wlie·
ter frustra per inane petita fefellit. - res, come a V. 766. ~ collectam: rilI.
ter: ripetuto al v. s.; cf. n. vv. 174 s. - - exilio: in exilium. SERVo attesta che
conatus: sciI. sum. - ibi: tum. - Elio Donato leggeva ex Ilio, ma nota
dare... circum: tmesi, come ai vv. 218 s. che ciò è contra metrwn: infatti la
In un'iscrizione sepolcrale, rinvenuta vocale iniziale di Ilio è lunga. Cf. an-
a Roma fuori di Porta Salaria, si legge: che SIL., X 420: dux erat exilio colleclis
bracc1zia circum / darem (CIL VI 26544: Marte Melellus. - pubem: « moltitu-
cf. 1820,2 s. CE Bilch.). - par - somno: dine» (cf. VII 219), con valore appo-
il verso, musicalmente aereo, con im- sitivo, come il sego volgus; non indica
magini graziose, ben rende il lieve dile- perciò solo « i giovani» (cf. V 119), co-
guarsi della imago di Creusa. Per som- me pensa Huy.
110 = gr. ÒVELpr{l, cf. il brano omerico 799 S. « Si erano raccolti da ogni par-
citato. te, decisi (a seguirmi) con tutto il lo-
ro coraggio e le loro sostanze, dovun-
795-804. Enea ritorna presso i socii que io volessi condurli attraverso il
e, ripreso il vecchio Anchise sulle spal- mare ». - undique convenere (-enmt
le, si dirige verso i/ monte Ida. Sulle cf. n. v. 1): il passaggio ai tempi sto-
sciagure dei profughi frattanto spunta rici rappresenta con maggiore vivacità
consolatore l'astro di Venereo <C Cosi il gesto della schiera, che aveva ripo-
- scrive BIG. - la nuova alba della sto ogni speranza in Enea: cf. DAN.:
vita avventurosa di Enea e delle future videtur hoc loco tamquam omniwn
sorti di Roma si sc1ziude da quella consensu regnum ad Aeneam esse de-
IlOtte tragica, COI! fulgido augurio di latum. - animis - parati (sciI. sequi
divina assistenza della dea della bel- me): vel fortes pariler et divites DAN.
lezza, della gioia, della vita ». Cf. CAUS., b. G. VII 76, 2: omnes... et
animo et opibus in id bellum incum-
795. sic demum: «Il tono brusco di berent. - animis opibusque: ugual-
questa conclusione riconferma la va- mente in STAT., si/v. III l, 166; cf. so-
nità di quegli sforzi d'Enea e, nel pra V. 617: animos viresque. - velim
medesimo tempo, fa sentire, senza. de- (gr. IJ.v POUÀW(Ja.I): in luogo dell'ind., piu
scriverlo il suo muto desolato rItor· regolare per la presenza di quascum-
no» RO;T. Nel demum in particolare que, il congo mette in risalto l'idea po-
si sente la lunga attesa dei compagni, tenziale; il preso poi ben esprime !'in-
ENEIDE II 223
pago
Premessa VII
Introduzione IX-XVI
Aerzeidos Il 1-223
Indice delle discordanze dal testo seguito 224