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E N E I D E II
a cura di

FELICIANO SPERANZA

G. SCALABRINI EDITORE
NAPOLI
«SPECULUM»
BIBLIOTECA DI AUTORI ANTICHI
diretta da A N T O N I O G A R Z Y A

Sezione Commenti: 2.

l edizione 1964

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA


Le copie non firmate dall'autore si intendono contraffatte

© G. Sc,l!abrilli Editore 1964


VÙf R01JM 406, Ndpoli

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Anchisae meo
(:
PREMESSA

Un altro commento al 1. II dell'Eneide sarebbe stato giudicato


superfluo da noi per primi, se non ci fossimo proposti dei fini ben
determinati: vagliare la letteratura antica e modema, fino a quella
pht recente, riguardante l'Iliuperside virgiliana; discuterla nelle di-
verse interpretazioni e illustrarla nel suo aspetto storico-culturale;
esaminare le fonti e le tradizioni pre-virgiliane, senza tralasciare gli
influssi che Virgilio esercitò sulle tradizioni che lo seguirono; trattare
i non pochi problemi grammaticali che offre l'opera virgiliana e met-
terli in raffronto col greco e col latino arcaico e seriore; lumeggiare
la « fortuna» del libro attraverso le risonanze negli scrittori poste-
riori e, specialmente, nella letteratura epigrafica.
Va da sé che simili problemi sono stati già autorevolmente trat-
tati, ma noi vogliamo sperare di aver preso posizione di fronte ad
alcune questioni.
Anche per questo lavoro, molto dobbiamo ai dotti suggerimenti
del prof. Francesco Sbordone,· molta riconoscenza desideriamo espri-
Inere al prof. Antonio Garzya, Direttore di « Speculum». Un plauso
infine vada all'Editore che con premura cordiale ha curato questa
pub blicazione.

Messina, Università, settembre 1964. l'A.


INTRODUZIONE -;,

1. La presa e la distruzione di Troia, profetizzate nell'Iliade (IV


164-8 VI 448-53) e accennate nell'Odissea (IV 272 s. VIII 489-520 XI
523-35), erano narrate nella Ilias parva di Lesche di Mitilene e nella
lliupersis di Aretino di Mileto, e di tali poemi abbiamo un breve
riassunto nella Crestomazia di Prodo. Un componimento epico-lirico,
intitolato Iliupersis, da cui pare siano derivate le raffigurazioni della
Tabula Iliaca CI sec. d. Cr.) l, bassorilievo rinvenuto sulla via Appia e
conservato nel Museo Capitolino, è attribuito a Stesicoro; e si ha
pure notizia di un ditirambo di Bacchilide, intitolato Laocoon 2.
Nel periodo classico, oltre ai Tp{,m~a di Ellanico di Mitilene 3,
varie tragedie hanno come soggetto personaggi e vicende riguardanti
la caduta di Troia: sono andate perdute le tragedie Sinon e Laocoon
di Sofocle, ma restano l'Andromaca, l'Ecuba e le Troadi di Euripide.
L'argomento fu poi trattato, non solo nel periodo alessandrino
da Euforione 4, da Menecrate di Xanto 5, da Licofrone nella Alessandra,
ma anche nelle epoche posteriori, come mostrano i Tpw~'Xa di Ege-
sianatte della Troade, l'Ephemeris belli Troiani di Ditti Cretese, il
De excidio Troiae historia di Darete Frigio, le Antiquitates Romanae
di Dionigi di Alicarnasso (I 48, 2), i Posthomerica di Quinto Smirneo
e quelli di Tzetze, il poemetto 'IÀ.~o\) (lÀ.W(1Lç di Trifiodoro, ecc.
Anche a Roma i personaggi e le ultime vicende di Troia furono
materia di opere letterarie, come attestano sia titoli e frammenti di

* Per le abbreviazioni delle opere moderne v. nota bibliografica.


l Cf. U. MANCUSO, « La Tabula Iliaca", in Mem. R. Accad. Lincei XIV 8
(1911), pp. 662-731 e M. PAULCKE, De tabula Iliaca quaestiones Stesiclwreae. Dissert.
Konigsberg 1897, p. 81.
2 Cf. DAN. ad v. 201.
3 Cf. DION. H., I 45, 4 ss.
4 Cf. SERVo ad V. 201.
5 Cf. DION. H., I 48, 3.
x INTRODUZIONE

tragedie (Equos Troianus di Livio Andronico e di Nevio, Andromacha


aechmalotis e Hecuba di Ennio, Astyanax, Deiphobus, I:lecuba e
Troades di Accio) 6, sia i frammenti del Bellwn Poenicum di Nevio
e degli Annales di Ennio, sia il racconto di Varrone, citato dal
Danielino 7.
Gli argomenti interessavano i Romani: nel 55 a. Cr., durante l'ado·
lescenza di Virgilio, il teatro di Pompeo, il primo in muratura, fu
inaugurato con la rappresentazione dell' Equos Troianus, forse di
Nevio 8, e nel 54 a. Cl'. veniva rappresentata con grande successo la
Andromacha aecTl1nalotis 9. Evidentemente diverso era lo spirito con
cui trattavano gli stessi argomenti gli scrittori greci e quelli romani:
i primi, pur circondando di compassione i vinti, mettevano in rilievo
il valore e la magnanimità dei Greci, i secondi invece probabilmente
parteggiavano per i Troiani e accentuavano l'astuzia e la ferocia dei
vincitori.
Negli ultimi decenni del I sec. a. Cr., la saga troiana viene ripresa
quasi contemporaneamente da Virgilio nell' Eneide, da Livio nel I
libro delle Storie, da Ovidio nelle Metamorfosi; tuttavia l'opera in
cui il dramma di Ilio trova la pitI completa espressione è il L II
dell'Eneide. Ma di fronte alla sua compatta unità lO, che balza evidente
anche dopo una rapida lettura, ci si domanda che cosa il poeta abbia
tratto dalla materia precedente, sino a che punto l'abbia rielaborata,
quali nuovi elementi abbia immessi nella leggenda della caduta di
Troia.

2. Per alcuni degli episodi (l'inganno del cavallo, Laocoonte, Si·


none, la morte di Priamo, la scomparsa di Creusa e la partenza di
Enea) si possono indicare le fonti; altri invece (l'apparizione in sogno
di Ettore, l'incendio della città, i combattimenti notturni) sembrano
d'invenzione virgiliana.

6 Virgilio trovò nella tragedia romana « cine Fundgrube poetischer Diktion »


(NORD., p. 297). A questo proposito To., p. 6, osserva: « Virgilio vede i fatti che
rappresenta coll'occhio del poeta drammatico, cioè ama l'azione rapida e serrata,
la struttura scenica delle singole parti della narrazione, i cambiamenti repentini
di situazione ('ltEp\7tÉ1;na), i contrasti violenti, il patetico, l'inatteso, il sorprendente
("tò Èll'ltaOèç :>tal 'ltap'iÀ,oyov xal à.'ltPOCTOOX'l]"tov) »,
7 Ad v. 636; cf. anche seTlOl, VerO/l. ad v. 717 Hag.
8 Cf. E. PARATORE, Storia del teatro latillo, Milano, Vallardi, 1957, p.69.
9 Cf. Cle., Sext. 57, 121 e PARATORE, ibid., p. 146.
lO Si vedano le interessanti osservazioni di MAZZ., pp. 3 ss.
INTRODUZIONE XI

L'inganno del cavallo è narrato in varie fonti. Nell'Odissea (VIII


492-5. 500-20), dopo che Epeo, aiutato da Pallade, costruisce un ca-
vallo di legno in cui entrano i principali guerrieri argivi, i Greci,
bruciate le tende, si mettono in mare; per un inganno di Odisseo il
cavallo è portato sulla rocca di Ilio cd è oggetto di discussione tra
i Troiani: alcuni vorrebbero squarciarlo col bronzo, altri precipitarlo
dalla rocca, altri offrirlo come dono agli dèi; prevalso quest'ultimo
parere, di notte i Greci, usciti dal cavallo, saccheggiano Troia. Nella
Ilias parva Il si legge che i Greci costruiscono un cavallo di legno, in
cui nascondono i piti valorosi eroi, e navigano verso l'isola di Tenedo,
e che i Troiani, presi dalla gioia, abbattuto un tratto delle mura,
trasportano in città il cavallo. Nella Iliupersis di Aretino 12 sono de-
scritte le discussioni intorno al cavallo (alcuni vorrebbero precipitarlo
in mare, altri bruciarlo, altri dedicarlo a Pallade) e la sua introdu-
zione in città tra grandi segni di giubilo. Nulla di sicuro si sa del-
l'Equos Troianus di Livio Andronico e di quello di Nevio. In Virgilio
invece le discussioni sulla sorte da riservare al cavallo s'intrecciano,
mentre esso è ancora fuori delle mura; l'episodio inoltre, interrotto
per l'inserimento di due altri episodi collaterali, quelli di Laocoonte
c di Sinone, viene infine ripreso col racconto del trasporto del cavallo
sulla rocca e collegato strettamente con la distruzione della città.
Anche Laocoonte è nominato nell'Iliupersis di Arctino 13: mentre
i Troiani festeggiano la partenza dei Greci, appaiono due serpenti
che uccidono Laocoontc e uno dei fìgli; per tale prodigio Enea con
i compagni esce dalla città, prima dell'occupazione nemica, e si ritira
sul monte Ida. Altri particolari, specialmente sulla sua empietà, si
trovano in Bacchilide, in Sofocle e in Euforione (cf. comm. vv. 41 s.).
In Virgilio, Laocoonte acquista una sua umanità profondamente tra-
gica: egli, il saggio che ha intuito quale insidia mortale si celi nella
mole del cavallo e tenta di aprire gli occhi della moltitudine, cade
vittima di un oscuro destino, e il pathos è accresciuto dalla mise-
randa morte dei suoi figli innocenti. Anche questo episodio, che,
secondo alcuni studiosi, sarebbe stato aggiunto in un secondo mo-
mento 14, viene diviso in due parti, tra le quali, secondo la comune

11 Ed. AlIen, p. 107, 8 ss.


12 lbid. p. 107, 17 ss.
13 lbid. p. 107, 23 ss.
14 Prova ne sarebbe, secondo SPAR., pp. 30 s. C WALT., pp. 29 S., l'incompiutezza
del v. 233.
XII INTRODUZIONE

tecnica alessandrina 15, è incastrato quello di Sinone: si ottiene in


tal modo una piti intima fusione col resto dell'azione.
Di Sinone l'Iliupersis di Arctino 16 offre un rapido cenno: entrato
nella città coll'astuzia, egli con fiaccole dà il segnale ai Greci nascosti
presso Tenedo. Altri parlicolari si ricavano da frammenti e testimo-
nianze indirette (cf. comm. v. 57), e Sinone vi appare in genere come
una figura di poco rilievo. Invece in Virgilio il personaggio assume
un ruolo di primo piano: è lui che con diabolica astuzia riesce a
insinuarsi nei loro animi e a guadagnarsi la simpatia dei Troiani, e poi
con abili raggiri, mescolando scaltramente menzogne a notizie vere,
rafforza in essi l'opinione che il cavallo sia un dono votivo e suscita
negli stessi il desiderio di collocarlo nel posto d'onore, sulla rocca
della città. Forse in Sinone. in bocca al quale pone un discorso intes-
suto delle piti sottili arti dell'oratoria greca, Virgilio ha inteso rap-
presentare l'esempio tipico del greco subdolo e malvagio, mentre in
Priamo e nei Troiani ha posto in evidenza il senso dell'onore, la retti-
tudine e la lealtà, qualità caratteristiche dell'uomo romano 17. Anche
la morte di Priamo era ricordata sia nei poemi ciclici sia in opere
posteriori, greche e romane, sia nella pittura vascolare (cf. comm.
v. 513). In Virgilio è presentata sotto una luce nuova: preparata
gradualmente dal racconto di Enea, essa giunge come il punto culmi-
nante e nello stesso tempo come l'epilogo della tragedia di Troia.
Brevi cenni non mancano neppure sulla partenza di Enea da Troia
(secondo alcune fonti, prima della occupazione della città; secondo
altre, dopo il saccheggio di essa) e sulla scomparsa di Creusa (cf.
comm. vv. 291 s. 635 s. 705-94), ma in Virgilio l'episodio ha un'im-
pronta tutta particolare: la scena, dapprima intima col commovente
attaccamento di Anchise alla patria, acquista un che di religioso col
prodigio della fiammella, il quale svela i segreti destini della casa
di Enea, tocca poi momenti drammatici e patetici, specialmente col-
l'apparizione di Creusa, e si conclude infine con la previsione di una
rinascita della gente troiana, uscita dalla patria distrutta, rinnovata e
pronta a intraprendere l'arduo cammino di una nuova grandezza.
Poco sappiamo dell'incendio di Troia e della estrema difesa not-

15 Cf. M. HUGI, Vergils Aeneis und die 1Jellenistisc1Je Dichtung, Eern 1952, p. 39.
16 Ed. Allen, p. 107, 26 S.
17 Cf. anche HEIN., pp. 10 s.
INTRODUZIONE XIII

turna, che certamente costituivano materia dell'Iliupersis di Arctino 18,


e si può pensare che il poeta romano, nel narrare l'occupazione e
distruzione di Ilio, completate, cosa inverosimile secondo il giudizio
di Napoleone 19, nello spazio di poche ore, si sia ispirato alla strategia
del suo tempo.
Piti interessante è la questione dell'apparizione di Ettore in sogno
ad Enea: il PUCCIONI 20 ritiene che Virgilio abbia derivato tale ele-
mento, che suole precedere il verificarsi di una sventura 21, sia dalla
letteratura greca che da quella romana, e cita il sogno di Clitemestra
nelle Coefore di Eschilo (vv. 523-53) e, in particolare, per il racconto
in prima persona, il sogno di Ilia negli Annales di Ennio 22 e quello di
Tarquinio il Superbo nel Brutus di Accia (29 ss. Ribb. praet.). Vir-
gilio ha infuso nella figura di Ettore un colorito tutto nuovo, e si
serve della sua apparizione in sogno, non solo per accrescere la com-
mozione per lo strazio sofferto dal piti nobile eroe troiano, ma anche
per annunziare la grande missione affidata ad Enea, erede e continua-
tore della virtus e della pietas troiane.

3. Si suole riportare un brano di Macrobio 23, in cui si afferma


che il L II dell'Eneide sia stato tradotto quasi letteralmente da
Pisandro. Ma l'asserzione che, staccata dal contesto, potrebbe sem-
brare una stroncatura completa di Virgilio, un'eco della corrente
antivirgiliana 24, vuole essere invece, nell'intenzione del personaggio
che la pronunzia, il filosofo Eustazio, un valido argomento per dimo-
strare la profonda conoscenza delle opere greche da parte del Manto-

18 Ed. Allen, pp. 107 S.; cf. comm. vv. 314-7.


19 NAPOLÉON, Oeuvres littéraires, IV, Paris 1888, pp. 437-42: egli tra l'altro
osserva ehe Scipione impiegò 17 giorni, per bruciare Cartagine, e lui stesso 11, per
incendiare Mosca, che pur era costruita in legno.
20 Cf. nota bibliografica, s. v. Pucc., p. 16. Cf. pure STEl., pp. 29 ss. 97 s.
21 Cf. VII 413-62 (Aletto eecita in sogno Turno a provocare la guerra); anche
il sogno di Ilia in Ennio (m1/1. 36 ss. ValI.') prepara una serie di disgrazie alla
fanciulla; si aggiunga anche il sogno di Clitemestra nell'Elettra di Sofocle (vv. 417-
23), che potrebbe annunziare il ritorno di Oreste che darà morte a lei e a Egisto.
22 Cf. n. pree.
23 Dieturw1lIze me putatis ea, quae vulgo nota sunt... quod eversionem Troiae
el/m Sinone suo et equo /igneo eeterisque ol11nibus, quae /ibrwn seewzdwn faciunt.
a Pisandro ad verbl/m paene transeripserit... ? (V 2, 4). KNIG.', pp. 74 ss., attra-
verso un confronto tra Virgilio, Quinto Smirneo e Trifiodoro, giunge alla con-
clusione che tutti e tre i poeti attinsero da Pisandro.
24 Cf. A. AMATUCCI, La letter. di Roma imperiale, Bologna, Cappelli, 1947,
p. 213.
XIV INTRODUZIONE

vano contro l'altro interlocutore Euangelo 25, il quale ha detto poco


prima che Virgilio, figlio di contadini e cresciuto tra i campi, non
aveva neanche letto gli scrittori greci 26. Non si deve pure dimenticare
che il 1. V dei Saturnali di Macrobio è un'appassionata celebrazione
eli Virgilio che dagli scrittori greci avrebbe ricavato le grazie del suo
stile. Del resto, transcribere paene ad verbum è un'espressione iper-
bolica, di valore generico, da intendere con discrezione e da avvicinare
a quella di Terenzio: verbum de verbo expressum extulit (Ad. 11) 27.
« Pensare... che il poeta romano - osserva RIPOSATI 28 - abbia uti-
lizzato una sola fonte e per di piu greca... suona offesa alle stesse atti-
tudini culturali di Virgilio, che non era l'uomo di un sol libro, e
tanto meno poteva in questo caso rimanere allo spirito della tradi-
zione greca, dovendo piegare ad intendimenti patriottici e nazionali
il valore della leggenda troialla ».

4. Il libro, anche se appare legato al mondo dell'epica per l'eco-


nomia generale, per alcune sirnilitudini e immagini 29, ha tuttavia una
sua particolare coloritura schiettamente virgiliana. Il poeta dà al

25 Cave, inquit, Euangele, Graecorum quemquam vel de summis auctoribus


talltam Graecae doctrinae hausisse copia11l credas, quantam sollertia Maronis vel
adsecuta est, vel in suo opere digessit. Nam, praeter plzilosophiae et astronomiae
amplam illam copiam, de qua supra disseruimus, non parva slmt alia, quae traxit
a Graecis et carmini Sl/O tanlquam illie nata illseruit (V 2, 2).
26 TUllc Euangelus irridellti si11lilis: Bene, inquit, opifici dea a mre Ma/1tuallo
poetam comparas, quem Graecos rlzetores, quorum fecisti mentione11l, nee omni/w
legisse adseveraverim. Unde enim Veneto rusticis parelltibus nato inter silvas
et fmtices educto vel levis Graeearum notitia litterarum? (V 2, 1).
27 Del tutto diversa l'impostazione data alla questione da G. FUNAIOLI, in
Atti II Congr. Naz. Studi Romani III (1931), pp. 311 ss. = FUN.', pp. 167 ss. Egli
nega con argomenti storici la dipendenza stessa di Virgilio da Pisandro, dimo-
strando che il Pisandro, il quale, secondo Macrobio (V 2, 5), conquistò un posto
preminente tra i poeti greci col celebrare nelle sue 'Hpw\xctt ElEOyctl1(ct\ i fatti avve-
nuti dalle nozze di Zeus e di Era sino al suo tempo, e che coincide con il Pi-
sandro che, secondo Zosimo (V sec. d. Cr.), avrebbe abbracciato tutta la storia
con la descrizione delle nozze degli dèi ('tu 'ÌjPW\XW\I OEoyctl1\W\I Èmypct<pu V 29), è
figlio del poeta epico Nestore di Laranda ed è vissuto sotto Alessandro Severo,
circa tre secoli dopo Virgilio (cf. anche R. KEYDEll, in Hermes LXX [1935],
pp. 301 ss.): Macrobio potrebbe averlo confuso con Pisandro di Rodi, del VI sec.
a. Cr., autore di un'Eraclea. Cf. pure MAZZ., p. 60, n. 2.
28 Cf. nota bibliografica, s. v. RIP.l, p. 250.
29 Sull'argomento cf. F. G. EICIIIIOFF, Études grecques sur Virgile ou recueil
~e t~~IS Ies passages des poètes grecs imités dans les Bucoliques, Géorgiques et
l Éllelde, III, Paris 1925; C. CONRARDY, De Vergilio Apollollii Rlzodii imitatore.
Dissert. FreiburgjSchw. 1904.
INTRODUZIONE xv

racconto un'impronta romana, come si è notato precedentemente, at-


tribuendo ai Troiani le migliori qualità dei Romani, e soprattutto
infonde nei personaggi una humanitas del tutto particolare 30, sia nel
rappresentare i Priamidi (Laocoonte, Polite, Cassandra) schiacciati
da un fato oscuro, sia nel ricordare i giovani guerrieri (Corebo e i
compagni) che, quando tutto è perduto, lottano con ardimento giova-
nile, per salvare l'onore di Troia, e cadono vittime innocenti di una
àvàyxl} misteriosa. Esso è considerato come uno dei piti belli del-
l'Eneide, non solo per la tecnica epica 31, ma anche per la tensione
drammatica 32 - avvicinata a quella delle tragedie greche 33, partico-
larmente di Eschilo 34 - che domina negli episodi i quali, considerati
ùa qualche studioso come degli epilli per la loro tecnica perfetta 35,
si susseguono con ritmo incalzante e affannoso, ma anche per il
profondo lirismo che pervade scene e personaggi 36. La narraZIOne
stessa che Enea fa a Didone in prima persona, come quella di Odisseo
ad Alcinoo nell'Odissea o i racconti di alcuni personaggi nelle tragedie
euripidee 37, riesce piti appassionata per le espressioni che rivelano,

30 Cf. F. KLINGNER, « Humanitat und Humanitas", in Romische Geisteswelt


Mlinchen 1956, pp. 620 ss. '
31 Cf. W. KROLL, in Jahrb. fiir k/ass. Pllila/. XXVII (1902), pp. 161 ss.
32 Virgilio, detto cathurnatus Mara (MART., V 5, 8 VII 63, 5), nel mosaico
rinvenuto in Africa, ad Hadrumetu111, c attribuito al I o II sec. d. Cr., appare
tra Melpomene, musa della tragedia, e Calliope, musa dell'epica. Per la fusione
dell'epopea e del dramma nel 1. Il dell'Eneide, cf. P. FÉCllEROLLE, in Ét. c/ass. III
(1934), pp. 540..5.
33 Secondo N. W. DE WITT, in e/asso Jaum. XX (1925), pp. 479-85, la grandiosità
della concezione richiama Eschilo, alcuni cpisodi presuppongono una buona cono-
scenza di So[oc!e, altri aspetti, soprattutto tecnici, fanno pensare a Euripide.
CL anche m., ibid. XXVI (1930), p. 24.
34 V. USSANI jr, in Maia III (1950), pp. 237-54, osserva che il 1. Il è quello
che piu si ispira alla tecnica drammatica dci tragici greci, specialmente di Eschilo:
Enea, modellato in qualche modo sui messi che intervengono nell'azione a narrare
quel che hanno visto, sarebbe l'a.YYEÀ.oç della distruzione di Troia; cf. anche Uss.',
p. XXIX, n. 2.
35 GRAN., p. 7.
36 « Tutto il racconto di Enea - osserva PUCC., pp. 8 S. - sembra accompa-
gnato da un pianto sommesso che si acquieta insensibilmente nell'accettazione
del destino imposto dagli dèi: è questo senso di stanchezza inevitabile fatto
sentire da Enea, rasserenato un poco alla fine dalla speranza di una nuova sede
in cui aver pace che illumina e mette in risalto la mestizia inerente a tutto il
libro". '
37 Ma opportunamente Uss.', p. XL: « Mentre Euripide... metteva sulla bocca
dei personaggi troiani solo episodi o scene brevi, se pur ricche di intensa dram-
maticità, Virgilio fa narrare al suo eroe tutta la I1iupersis, dal principio alla fine,
in una serie di episodi c di scene che dànno !'impressione viva c immediata dello
svolgersi dell'azione".
XVI INTRODUZIONE

nei punti culminanti, o l'intensa pena di dover rievocare il tragico


destino di Troia (vv. 3 ss.) o la pietosa angoscia per la fine miseranda
di molti compagni (vv. 268 ss. 348 ss. 404 ss. 424 ss.) o l'infinita malin-
conia per il distacco dalle persone e dai luoghi cari (vv. 368 ss. 486 ss.
728 ss. 768 ss. 804), ed anche per termini isolati 33 che contribuiscono
a dare un'atmosfera di cupa elegia o di lieve malinconia all'intera
narrazione.

38 Si pensi alla frequenza di miser (vv. 42. 199. 215. 665 ecc.), misereri (vv. 145.
645 ecc.), gemitus (vv. 323. 486. 679 ecc.), horror e hlctus (cf. n. v. 12).
SCHEMA DEL LIBRO II DELL'ENEIDE

vv. 1-12 Esordio del racconto di Enea.


13-56 Simulata partenza degli Achei. Gioia e incertezza dei Troiani.
Laocoonte esorta a distruggere il cavallo, lasciato dai Greci.
57-76 Arrivo di Sinone prigioniero. Sua finta disperazione.
77-104 Sinone si fa credere compagno e congiunto di Palamede.
105-44 Sinone narra l'inganno ordito contro di lui da Odisseo e stimola
la pietas dci Troiani.
145-98 Liberazione del prigioniero, che inganna i Troiani col dire che
il cavallo è un dono offerto a Pallade per ammenda.
199-233 L'episodio di Laocoonte sbigottisce i Troiani.
234-49 Il cavallo è tratto dentro la città.
250-67 Mentre i Troiani sono immersi nel sonno, i guerrieri greci
escono dal ventre del cavallo e contemporaneamente avanza
da Tenedo la flotta.
268-97 Ettore appare in sogno ad Enea e lo esorta a fuggire e a
portare in salvo i Penati.
298-317 Risveglio di Enea che si precipita verso i luoghi di combat·
timento.
318-69 Panto gli annunzia la rovina completa della città. Enea sprona
all'estrema lotta i compagni raccolti. Mischie notturne.
370-401 Scontro con Androgeo. I Troiani si travestono con armi greche.
402-37 Episodio di Cassandra. Strage di Troiani.
438-68 Enea alla reggia di Priamo, assalita dai Greci.
469-505 Pirro e gli altri Greci irrompono nella reggia.
506-66 Morte di Priamo.
567-88 Propositi di vendetta di Enea contro Elena.
589-633 Apparizione di Venere che raccomanda al figlio di salvare i
suoi, essendo voluta dal fato la rovina di Troia.
634-704 Prodigio della lingua di fuoco sulla testa di Iulo e apparizione
di una stella che si dilegua verso il monte Ida.
705-94 Fuga di Enea e scomparsa di Creusa.
795-804 Sul far del giorno, i profughi si dirigono sul monte Ida.

2
NOTA BIBLIOGRAFICA

Si eiencano solo le opere citate con l'abbreviazione del nome dell'autore.

ALB. L'Eneide tradotta da G. ALBINI con il1trod. e comm. a cura di L. BIANcm-


P. NEDIANI, Bologna, Zanichelli, 1951.
ALL. Ael1eid II. Text al1d Notes by A. H. ALLCROFT - T. R. MILLES, London S. d.
ARN.! F. ARNAlm, Studi virgiliani, Napoli, LolIredo, 1944.
ARN. 2 F. ARNALDI, Antol. della poesia latil1a, I, Napoli, 1st. Ed. Mezz., 19623•
Aus. Aeneidos II... witlz a Comm. by R. G. AUSTIN, Oxford 1964.
BAss.' M. BASSOLS DE CLIMENT, Sint. Lat., I, Madrid 1956.
BAss. 2 M. BASSOLS DE CLIMENT, Sil1t. Lat., II, Madrid 1956.
BELL. A. BELLESSORT, Virgile. SOI1 oeuvre et SOI1 temps. Paris 1949.
BEN. E. BENOIST - M. DUVAU, P. Virgili Maronis opera. Nouv. éd.... avec des
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BER. L. BERINGER, Die Kultworte bei Vergil, Erlangen 1932.
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BULL. Ro. Bullettino di Arclzeologia cristiana del cav. G. B. DE ROSSI Roma
1863-94. '

CONSPECTUS CODICUM

M == Mcdiccus-Laurcntianus 39, 1 sacco V.


P == Palatinus-Vaticanus 1631 sacco IV-V.
R == Romanus-Vaticanus 3867 sacco V-VI,
F = Fulvii Ursini schcdac Vaticanac 3225 sacco IV.
V == Schcdac rcscriptac Vcroncnscs XL 38 sacco IV.
l = Laurcntianus Ashburnh. 4 sacco X-XI.
y == Guclfcrbytanus Gudianus 2° 70 sacco IX.
a == Bcrncnsis 172 ì
b == Bcrncnsis 165 ( sacco IX-X.
c = Bcrncnsis 184 ~
m = Minoraugicnsis sacco X-XII.
C = Casscllanus ms. poct. 2°, 6 sacco IX-X (a Sabbadinio aùhibitus ad vv. 567-88,
intcr nonnullos alios rcccntiorcs).
M, P... = librarius ipsc.
M', Pl... == librarius ipsc sui corrcctor.
M'-M3... , p'_p3...... = codicis corrcctorcs.
VERGILII AENEIDOS II
AVVERTENZA

Per il testo ci siamo attenuti all'ed. SAIlIlADINI-CASTIGLIONI (v. nota bibliografica).


Alla fine del volume, nell'indice delle discordanze, abbiamo raccolto i luoghi in
cui ce ne siamo allontanati.
Per il commento di SERVIO e del DANIELINO abbiamo seguito l'ed. del DUJIIL
(v. nota bibliografica); per il commento agli altri libri dell'Eneide, alle Bucoliche
e alle Georgiche l'ed. del THIW, Hildesheim 1961.
Come indice ci siamo serviti di M.. N. WmMoRE, I7ulex verboruin VergiliamlS,
Hildesheim 19613.
Le citazioni, prive delle indicazioni riguardanti autore e opera, si riferiscono
all'Eneide, indicata solo qualche volta per motivi di chiarezza. S'intendano prese
dall'Eneide anche quelle che, pur seguendo ad altre, esplicitamente fatte, non
siano precedute dall'ibid., a meno che esse, data la continuità, non siano di per
sé chiare.
Avvertiamo pure che, nelle chiose di SERVIO e del DANIELINO, è stato omesso
il titolo dell'opera commentata, quando esse si riferivano all'Eneide.
Non abbiamo potuto consultare accuratamente il commento dell'AusTIN (v.
nota bibliografica), pervenutoci quando il nostro era già pronto per la stampa.
Conticuere omnes intentique ora tenebant.

1-12. Invitato da Didone a narrare a 5, 43 s. Cf. CH. F. BAUER, Tlle Latin


prima... origine I 753 le vicende e le Perfect Endings -ere and -erunt, Phila-
peregrinazioni dei profughi troiani e le delphia 1933. La sinalefe -re / o- insieme
insidie dei Greci ibid. 753 ss., Enea in con l'altra del secondo emistichio -que /
mezzo ad un religioso silenzio, fatto di 0- dà al verso un senso di profondo
attesa e di stupore, inizia il racconto: raccoglimento; Virgilio spesso si serve
1'esordio, solenne e rapido, degno della di tale accorgimento (III 658 IV 181
tragica fine della potenza troiana, av- VI 186. 552 VII 170 XII 897), per creare
vil1ce gli uditori e suscita intensa com- efIetti speciali: cf. H. HELDIG, De syna-
mozione. loephae apud epicos Latinos ratione,
ProgI'. Bautzen 1878. Il 1. II dell'Eneide
ebbe grande fortuna: nei graffiti pom-
1. conticuere (-ertml) omnes: « ammu- pciani si legge conticuere omnes inten-
tirono tutti" LEOP.', in contrasto con tiqu (CIL IV 3889: cf. 3151. 4036. 4212.
I 725 s.: it strepitus tectis vocemque 4877. 6707) e contiquere omnes (ibid.
per ampIa volutant / atria; cf. Od. I 4191. 4665. 4675: cf. 2292 CE Lom.); ri-
325 s.: 'toeen o' lÌOLSOç èi.ELOE 1tEPLX)"v't6ç, oi prese varie si hanno altrove (cf. nn.
o/: cTL~mn / iict't' lÌXOUOV'tEç. Il pref. cum- vv. 3. lO s. 12. 14. 15. 17. 26. 34. 49. 54.
in conticuere ha il valore di « insieme ", 63 s. 74 s. 88-90. 90-3. 123. 134. 142-4. 147-
« contemporaneamente ". Si noti il perf. 51. 253. 256 s. 302 S. 309. 324. 363. 369 s.
esprimente l'azione compiuta, in con- 413. 431-4. 536 s. 539. 556-8. 560. 577-80.
trapposizione all'imperf. tenebant, in 595. 659-63. 664-7. 715. 742. 777. 789. 792-
fin di verso, indicante la situazione 4), perfino nei papiri egiziani (cf. Q.
nuova, a carattere durativo; RONC., p. CATAUDELLA, in Cllron. d'Sgypte XII I-
60, richiama Llv. II 48, 4: se in oppida XIV [1932], pp. 332-4). ~ omnes: (sciI.
recepertmt murisque se tenebant. La Tyrii Troesque): Cartaginesi e Troiani.
desinenza -ere per la III perso plur. - intenti· - tenebant: se per ipallage
del perf. indico è molto piu antica che intenti vien riferito a ora, abbiamo:
non le desinenze -ertmt ed -erunt (que- intenta ora tenebant DAN. « e i volti
st'ultima fu del senno cotidianus, ma (in lui) fissi tenevano,,; preferibile rife-
anche i poeti dell'età classiea, quando rirlo a omnes (cf. III 716 sS.: sic pater
usano parole ed espressioni della lin- Aeneas intentis omnibus tmus / fata
gua viva, vi ricorrono: cf. v. 774: ste- renarrabat... / conticuit tandem) e con
terunt; HOR., ep. I 4, 7: dederunt. epodo SAJJJJ. 3 considerarlo predicato che com-
9, 17: vertermlt). Sebbene -ere, in tutta pleta tenebant « e attentamente (in lui)
la latinità, si trovi alternata con -ertmt fissavano gli sguardi,,: cf. vV. 489 s. pa·
ed -erunt, particolarmente presso i poe- vidae... matres... errant / amplexaeque
ti, tuttavia il suo impiego fu sempre tenent postes. Per 'espressioni simili cf.
abbastanza raro ed incorse in una pun- VII 249: talibus... dictis defìxa Lati-
ta di biasimo presso CIC., or. 47, 157: nus / ... tenet ora. VIII 520: defìxi... ora
nec vero reprellenderim I scripsere alii tenebant. XI 120 s.: illi obstipuere si-
rem ': I scripsenmt' esse verius sentio, lentes / conversique oculos inter se
e tale giudizio fu lodato da QUINT., I atque ora tenebant,
4 VIRGILIO

Inde toro pater Aeneas sic orsus ab alto:


«Infandum, regina, iubes renovare dolorem,
Troianas ut opes et lamentabile regnum
eruerint Danai, quaeque ipse miserrima vidi 5

2. inde: non con valore locale, come bes. Con l'ellissi del sogg. me «il do-
interpreta DON., ma con quello tem- lore acquista un piu ampio respiro,
porale. - toro... ab alto: altus a toro, come se Enea parlasse, interprete del
nel senso che Enea, per narrare con dolore suo e di tutti i suoi che l'ascol-
maggiore comodità e farsi meglio ascol- tano" Uss.' - renovare dolorem: cf.
tare, si erge alquanto sulla persona e aÀyELv... 1taÀLV di SOPII., Oed. C. 364. Per
sui cuscini, e quindi appare piu alto la locuzione cf. renovato dolore nel-
sul letto tricliniare. Torus perciò indica l'iscrizione di Nimes CIL XII 4117 (e
qui non tanto « letto tricliniare" quan- 554, 4 CE Biich.). - renovare: scil.
to « cuscino". Il termine (da terere, narrando (per altri costrutti con l'el-
torquere, cf. SERV.: dictus... a tortis lissi di un verbum dicendi, rogandi cf.
herbis est torus e analogamente v. 121 III 145), da cui sono retti ut...
ad I 708 V 388) in origine signi- eruerint dei vv. 4 s. e le due relative
ficò « stelo di canapa ", « corda ", dei VV. 5 S.
« attorcigliamento ", « protuberanza" 4. Troianas... opes: SERVo collega
ed era proprio della lingua rustica l'espressione con HOR., c. Il 12, 22: pin-
(CAT., agro 135, 4), poi « cuscino", gllis Phrygiae Mygdonias opes; cf. ano
« materasso", infine l'intero « letto" che STAT., Theb. I 161 s.: Phrygiae Ty-
(tricliniare, nuziale, funerario). Cf. riaeque... / ... opes. - ut: quem ad mo-
WAL., s. V. - pater: epiteto di riverenza, dWrl, come in ecl. 6, 31. 65. - lamenta-
frequentemente attribuito ad Enea (I bile: in senso passivo, quasi dignum
580. 699) in ragione della sua pie- mlllta.iamentatione SERV., perché il re-
tas: cf. I lO: insignem pietate virum. gno ebbe una triste fine. Nota il ritmo
- orsus: sciI. est. - ab alto: il gruppo cadenzato di lamentabile, come di un
finale (monosillabo + bisillabo) è fre- rintocco funebre.
quente in Virgilio e ricorre piu spesso 5 S. eruerint: eruere' rlOve dictum pro
degli altri gruppi finali (bisillabo + evertere' Goss. - Danai: da Danao,
monosillabo, monosillabo + monosilla- egiziano, fondatore di Argo, Danai sono
bo); cf. L. HAVET· L. DUVAU, Cours élém. chiamati i Greci, particolarmente i
de métr. gr. et lat., Paris 1939', pp. 58ss. combattenti sotto Troia; altre volte Vir-
3. infandum _ dolorem: « ,tu vuoi, o gilio per varietas li chiama: Achaei,
regina, che io rinnovi un dolore ine- Achivi, Argivi, Argolici, Grai, Pelasgi.
sprimibile" (cf. DANTE, Inf. 33, 4 s.: « tu - quaeque - fui: et narrando miser-
vuo' ch'io rinovelli / disperato dolor ,,). rima quae ipse vidi (cf. vidi ipse v. 499)
Nota l'efficace collocazione dell'agg. in- et illa quorum pars magna fui; que...
fandum all'inizio del verso e del sosto et = et... et (gr. 'tE... xaL). « Nel vidi,
alla fine, il che conferisce all'insieme in che si appunta il verso, si rivive il
un colore fosco e greve. Tale tecnica, tremito della visione di quella notte,
derivata daJlvEw'tEPoL, è frequente in Vir- che per Troia fu la suprema, dopo la
gilio: cf. anche CATULL., 64, 54 e J. quale il nulla; quell'indefinito miserri-
KVICALA, Neue Beitr. zur Erkliirwzg der ma apre un fluttuare di eventi paurosi;
Aeneis, Prag 1881, pp. 275 ss. Macrobio quell'io (ipse) che si fa innanzi prepo-
(V 5, 2) al concetto dei vv. 3-6 raccosta tente nel ricordo stringe il cuore, men-
Od. VII 241 s.: apyaMov, ~w"LÀELa, OL'l}VE- tre ingrandisce la figura di Enea e ne
~Éwç ayopEucraL / Xi)/iE'. - iubes: vis SERV.; fa l'eroe di una smisurata sciagura, il
cf., per es., STAT., Theb. V 29 s.: im- piu duramente colpito, perché fra la
mania vulnera, rector, / integrare iu- tragedia di tutti non ebbe possibilità di
ENEIDE II 5

et quorum pars magna fui. Quis talia fando


Myrmidonum Dolopumve aut duri miles Ulixi
temperet a lacrimis? et iam nox umida caelo

morte" FUN.', p. 209. - quorum: qua- Ed., 1963, p. 76. - miles: scil. quis.
rum reruln. Il neutro, in funzione di Ulixi: Ulixis, dal nomino Ulixes; in Vir-
sost., normale nei casi diretti, si usa gilio i nomi greci in -es (gr. -EUç) hanno
spesso anche nei casi obliqui, purché il genit. ora in -is ora in -i (contraz.
non sorga ambiguità, ed è dovuto a da -ei): cf. pure V. 275 I 30: Aclzilli.
influsso greco (Ktln.', pp. 222. 229); cf. X 581 XII 352: Aclzillis. eel. 8, 70: Ulixi.
Crc. serz. 21, 78: memoria praete- Tale oscillazione pare sia dovuta alle
ritorum futurorumque pruderztia. firz. forme di genit. omerici lIet'tp6x).ou e lIet-
I 5, 13: ut... a facillimis ordiamur. - 'tpoxMjoç (cf. J. HANNSENN, in Symb.
pars magna: per le imprese contro i OsI. XXII [1942], p. 101). Ulixes è for-
Danai durante la guerra e nella notte ma parallela del gr. 'O).(!;l1ç (Iuyc., fr.
fatale; per la perdita della moglie Creu- 24 Pa.; PLUT., Marc. 20, 4). Cf. 'OouO'-
sa; per la sua azione di capo dopo (O')EVç e le forme parallele 'O).UO"(O')EVç,
l'eccidio (cf. GRAN.). Cf. X 426 s.: Lau- 'O).u't('t)EVç, 'O).UO'O"EVç, OV).t!;EVç, per cui
sus, / pars irzgerzs belli. - fando: di- V. FRI., S.V. 'OOUO"O'EVç.
cens, come a III 481 IV 333. L'uso del 8 s. temperet: congo potenz.; comune
gerundio in luogo del parto preso non è il costrutto temperare ab aliqua re
è infrequente (TER., Eurz. 847: miserri- « astenersi, trattenersi da qualche co-
mus fui fugitarzdo; SALL., fugo 103, 2: sa". Diversamente a I 57: temperat
Bocclms seu reputarzdo... seu admoni- iras, ove si tratta di frenare sentimenti
tus... delegit; Crc., parto 50: mori... altrui. Il senso della domanda è nega-
falsU/n faterzdo quam verum il1fitiarzdo tivo: forse qualcuno dei... potrebbe fre-
dolere; cf. Ktln.', p. 752 s.). nare le lagrime? Il cod. y offre tempe-
7. Myrmidonum Dolopumve: cf. v. rat, ma temperet, di M, P, R, DAN.,
785. I Mirmidoni (Il. II 684 s.), popola- DON., è difeso da Uss.', p. 156, col
zione della Ftiotide, nella Tessaglia me- confronto di SIL., II 650 sS.: quis diros
ridionale, avevano C0IIl;e re Achille; i urbis casus laudal1daque mOl1stra / ... /
Dolopi (ibid. IX 484) abitavano alle fal- imperet evolvel1s lacrimis? ~ et '"" som-
de del Pindo, nella Tessaglia occidentale nos: con delicato pensiero Enea quasi
(la loro crudeltà è biasimata da Pria- si scusa dell'ora inoltrata; tuttavia si
ma a vv. 535 ss.). Qui si accenna ai accingerà (sed... irzcipiam vv. lO ss.) a
Dolopi di Sciro (cf. SERV.), condotti a raccontareJe luttuose vicende, per sod-
Troia da Neottolemo, nato da Achille e disfare la brama di Didone. Cf. Od.
Deidamia, figlia di Licomede, re di XI 379-81: wPl1 !1É'I 1to).ÈW'I !1vOW'I, wp'l] oÉ
Sciro. - aut: la disgiuntiva, oltre al xetl ii1t'lou' / El o' ~'t' cXXOUÈ!1E'IetL YE ).t).etLEett,
significato proprio, ha anche il valore ovx /l'I Éyw YE / 'tov'tW'I O'Ot rpOO'lÈOt!1t xetl
intensivo di «o persino". - duri: otX'tp6'tEP' Il),),' a.yopEi:iO'ett; STAT., Tlzeb. I
saevi cf. III 273; nella tradiz. euripi· 336 sS. - umida: rorifera « apportatri-
dea, 'Odisseo appare « spietato" nei ri- ce di rugiada", la quale, di notte, se-
guardi di Ecuba e di Andromaca; a condo la fisica epicurea, contribuirebbe
III 94 durus == patiel1s laborum (gr. a raffreddare e contrarre la terra (cf.
1to).v't).etç). La corrispondenza del quar- LUCR., VI 864 s.). L'epiteto, pure rife-
to spondeo con parola bisillaba o con rito alla notte e nella stessa sede, ri-
finale di parola è frequente non solo corre a III 198 V 738. 835 XI 201. -
in Virgilio, ma anche negli altri poeti. caelo: de cae1o, come polo a III 589
Nel 1. II abbiamo circa un centinaio IV 7. Caelum qui significa la sfera ce·
di esempi: cf. F. CUPAIUOLO, UI1 capitolo leste, come ai vv. 250. 693; invece ai
sull'esametro latil1o, Napoli, Libr. Sco vv. 186. 405. 688 l'altezza della volta
6 VIRGILIO

praecipitat suadentque cadentia sidera somnos.


Sed si tantus amor casus cognoscere nostros 10
et breviter Troiae supremum audire laborem,
quamquam animus meminisse horret luctuque refugit,
celeste e a v. 536 la sede degli dèi racconterò. - amor (scil. tibi est):
immortali. Altrove il poeta usa anche « desiderio ardente »; cf. VI 133 s.: si
aetlzer, per indicare sia la sfera celeste tantus amor... / ... innare lacus. - ca-
(',Iv. 113. 512) sia la sua immensa altezza sus cognoscere: oltre che a III 299, ri-
(v. 338); ma già negli antichi scrittori corre nell'iscrizione di Pozzuoli (CIL
caelll1n è un equivalente puristico di 2311: cl. 420, 8 CE Biich.). - casus: « le
aetlzer (cf. PAC. 89 Ribb. trag.: id quod vicende »; Enea risponde alla preghiera
nostri caelum mernorant, Grai perhi- di Didone (I 754 s.: Danaum casusque
bent aethera; v. anche CIC., nato deor. tuorum / erroresque tuos). - cogno-
II 40, 101: caeli complexus qui idem scere ... audire: stanno per cognoscendi
aether vocatur). - praecipitat (sciI. in e audiendi. L'inf., in luogo del gerundio,
Oceanum): « volge alla fine », con va- dopo un sost., un agg. o un verbo, risale
lore intrans., come a XI 617, secondo all'epoca arcaica (cf., p. es., PL\uT.,
l'Lzso classico; cf. CAES., b. c. III 25, 1: Trin. 626: est lubido orationem audire);
hiems praecipitaverat. Cf. DAN.: duas non è raro nelle successive epoche, par-
causas praetendit, quibus dicit non ticolarmente nei poeti dell'età augustea
posse universa narrari, dolorem et tem- (cf. CAES., b. G. VII 26, 1: Galli... con-
pus. - suadent - somnos: « e le stelle silium ceperunt ex oppido profugere;
che tramontano invitano al sonno ». fiOR., C. I lO, 7 s.: callidum... iocoso /
L'espressione, che ritorna a IV 81, ha condere furto; STAT., silv. III 2, 40: si...
un che di stanco e di affannoso, rilevato amor est mUzi pandere Thebas), ed
anche dall'allitterazione in suadent... appare costrutto tipico dell'uso parlato
cadentia. Cf. Dv., fast. II 635: iamque (cf. F. S130RDONE, Ai margini della sin-
ubi suadebit placidos nox umida som- tassi latina, II, Napoli, Loffredo, 1957,
rzos. - cadentia: occidentia. Gli astri p. 82) o d'origine greca (Bpcxovç ÀÉyELV;
cominciano a tramontare dopo la mez- cf. Tuo., p. 269). - et: introduce una
zanotte; qui si vuoI dire che è tra- seconda eventuale richiesta. - brevi-
scorsa buona parte della notte, maio- ter: « in modo conciso », da non con-
rem partem noctis... esse transactam fondere con brevi che ha valore tem-
SERV.: cf. I 748 s.: vario noctem ser- porale. - supremum: ultimum... ever-
mone trahebat / infelix Dido. Per la sionem enim Troiae tantum omissis
espressione cf. VIII 59 s.: surge... pri- superioribus narrat DAN. Cf. dies su-
misque cadentibus astris / I 11110ni fer... premus. - laborem: qui « eccidio »; cf.
preces; PIWP. IV 4, 64: in Oceamzm IV 78 s.: Iliacos... audire labores / ex-
sidera lapsa cadzmt. All'origine è la poscit. IX 202; V. anche CIC., fam. XV
descrizione di Il. X 251 sS.: [.la.Àcx yèt.p 8: cuius... benevolentiam (sciI. Marcelli)
',Iv!; iiVE'tC1.L, ÈYYÙOL o' 1]wç, / iia-"Cpcx oè oi) vel in labore meo vel in lzonore per-
'ltpoBÉB1JXE, 'ltCXPOLXWXEV oè 'ltÀÉW\I \Iv!; / "CWV spexi.
Mo [.lOLpa.W\I, "CpL"Ca"C1J o' ~"CL [.lOLpCX MÀEL'lt"CCXL. 12. meminisse horret: A. TURYN, in Eos
lO s. sed - nostros: imitazione del- XXXIII (1930-31), p. 40, richiama Acc.346
l'odissiaco Et o' €"C' a.XOVÈ[.lE\lCXt YE ÀLÀCXtECXL Ribb. trag.: heu me miserum, cum
(XI 380); cf. DANTE, Inf. 5, 124 s.: «ma haee recordor, eum illos reminiscor
s'a conoscer la prima radice / del dies! Il V. horreo con l'inf. è anche della
nostro amor tu hai cotanto affetto ». - prosa; cf., p. es., CIC., agro II 37, 101:
sed: contrapposto a et iam del V. 8, non horreo in lzune locum progredi
quasi col valore di sed tamen. Senso: posse. Cf. anche S. G. STACEY, in Areh.
benché tutto concilii il sonno, tuttavia fur Lex. X (1898), pp. 38-52, a proposito
ENEIDE II 7

incipiam.
Fracti bello fatisque repulsi
dei rapporti stilistici fra l'opera di Li- corrisponde una forte pausa di Enea,
vio e l'Eneide. Un'iscrizione della via che prende un attimo di respiro, prima
Appia ( nimus meminisse 1lOrret CIL di affrontare, pregato dalla regina, il
30135) è stata integrata col verso virgi- drammatico racconto (cf. I 753: a pri-
liano: cf. 582, 5 CE Bi.ich. Anche altrove, ma, tZic, hospes, origine); la eftemimere
in questo libro, sono note di orrore e dopo bello stacca nettamente le due
desolazione, e costituiscono come il cause che spinsero i Greci a ricorrere
motivo dominante nel canto di Troia: all'insidia del cavallo. - incipiam: ad-
horresco v. 204. 1lOrrendos v. 222. 11Or- verte... celeritatem pedis dactylici, ad
ror vv. 301. 559. 755. luctu qui e ai indicandam celeritatem obtemperantis
vv. 26. 92. 298. luctus v. 369. -luctuque CER. Il verbo ha valore correttivo
refiigit: « l e sempre rifuggi dal duolo " per l'ellissi di tamen (inesatto DAN.:
- è la storia di un cuore esulcerato Cll1n praeponitur ' quamquam " subiun-
che le tante volte cercò di soffocare in gi necesse est' tamen '; cf. PLAUT., Trin.
sé lo strazio, anziché l'avvivarlo colo- 841: quamquam domi cupio, opperiar).
rendolo, come avviene, alla coscienza L'espressione quamquam... iHcipiam è
nelle sue determinazioni concrete - " riportata da PLIN., ep. VI 20, 1. -
FUN.', p. 210. Si comprende facilmente fracti bello: « spossati dalla guerra".
la differenza tra il preso horret e il Sane amat in adversis hoc verbo uti,
perf. iterativo refugit, e banale risulta ut [v. 170]: l fractae vires' et [VII
la chiosa di SERVo a refugit (propter 594]: l frangimur heu fatis' DAN. Cf.
metrum pro praesenti praeteritum pa- anche XII l: infractos adverso Marte
suit). Per lo scambio dei tempi cf. CA- Latinos. - fatis (oraculis SERV.)... re-
TULL., 64, 148. pulsi: « respinti dalla volontà dei fati ",
manifestata attraverso gli oracoli. Se-
13-56. Si comincia a delineare il gran- condo la spiegazione del prodigio del
de dramma. I Greci, dispera/ulo di drago, che divora gli otto passeri con
occupare la città con le armi, ricor- la madre, data da Calcante e riferita
rono all'ingam1O; costruito un enorme da Odisseo in Il. Il 321 sS. (cf. la ver-
cavallo, fingono di lasciarlo come dono sione in Cle., div. Il 30, 63), Troia non
votivo a Pallade e di tornare in patria, poteva cadere, prima che fosse tra-
lna si rzascondorlO con la flotta dietro scorso il nono anno di assedio. Altri
l'isola di TeHedo. I TroiaHi, presi da oracoli, come riferisce SERV., avevano
gioia improvvisa, escono dalle mura e profetizzato che Troia non sarebbe sta-
si recano Hei luoghi già occupati dai ta presa, se non dopo l'uccisione di
Greci: alla loro euforia faHciullesca fa Troilo, il rapimento del Palladio e la
cOHtrasto la fosca mole del cavallo, distruzione del sepolcro di Laomedonte,
sulla cui destinazione s'iHcrociano i pa- avvenuti rispettivamente per opera di
reri. A questo punto eHtra in scena Achille, di Odisseo e Diomede, e dei
Laocoonte, che accorre dalla rocca con Greci. Questi oracoli sono attestati an-
Wl grande séguito: con fiere parole e-
che in Plauto (Bacch. 953 ss.). Infine
sorta la folla, presa già dal fanatismo, SERVo accenna ad altre profezie: era
a diffidare dei Greci, e, fremente di necessaria la presenza di qualcuno del-
sdegno, scaglia l'asta contro il cavallo. la stirpe degli Eacidi e perciò fu chia-
La figura del saggio principe troiano, mato Neottolemo; bisognava impedire
sacerdote e vittima, campeggia con tut- che i cavalli di Reso si abbeverassero
ta la sua passione nell'episodio, in alle acque dello Xanto ed essi furono
Inezzo a una moltitudine accecata. rapiti da Odisseo e Diomede; occorreva
13. Verso spezzato da una duplice l'arco di Eracle, posseduto da Filottete,
cesura: alla tritemimere dopo incipiam e questi fu rilevato dall'isola di Lemno
8 VIRGILIO

ductores Danaum, tot iam labentibus annis,


instar montis ecum divina Palladis arte 15
aedificant sectaque intexunt abiete costas:

da Odisseo e Neottolemo. A proposito clauditur e WAL., s. V. - ecum: arco


di fatis, prendendo le mosse dalle os- per equum; la forma ecus in Virgilio
servazioni di J. McINNEs, in Class. si alterna con la piu comune equus. -
Rev. XXIV (1910), pp. 169 ss., possiamo divina - arte: «per divina ispirazione
distinguere due particolari accezioni di Pallade », cf. Ilias parva, p. 107, 3
che il termine ha nel I. II: 1) predi- Ali.: %C1.1;' 'A01]vii~ 7tPOC1.tPEOW. La variante
zione da parte di una divinità, volontà divinae di R « è una evidente banaliz-
degli dèi, come qui e ai vv. 54. 121. zazione - nota Pucc. - in quanto epi-
257. 433; 2) corso ordinato di eventi, teto inutile della dea ». L'idea fu sug-
sorte propizia o crudele incombente sul- gerita da Pallade, dea della sapienza,
la vita degli uomini: vv. 34. 194. 246. l'esecuzione fu opera di Epeo (v. 264;
294. 506. 554. 653. 738. Od. VIII 493 XI 523); ars nel senso di
14. ductores Danaum: traduz. del- « accorgimento », « consiglio », gr. !!1]-
l'omerico 1JYEJ.16vE~ ArLWf.WV di Il. II 487, XrLv1) (cf. EUR., Tra. lO s.: 'E7tE,6~, !!1]XC1.-
è anche in LUCR., I 86. In un graffito VC1.'i:o-, nC1.),M.oo~ / ... i7t7tov... !;UVC1.P!!6O-C1.~;
pompeiano ricorre ductores [D]anau[m] HYG., f. 108: Epeus monitu Minervae
CIL IV 5020: cf. 2292 CE Lom. Ducto- equum fecit). La locuzione divina... arte
res, piu solennemente epico che non si legge nell'epigrafe di Alcantara (CIL
duces, è usato da Virgilio oltre 20 vol- II 761: cf. 878, 6 CE Biich.).
te; uguale elIetto in regnatorem Asiae 16. aedificant: secondo Quintiliano
(v. 557) per regem Asiae. - Danaum (VIII 6, 34), per %C1.1;riXP1]o-,ç, si riferisce
(-orum): la desino -um del genit. plur. al cavallo; aedifìcari enim lzabitacula
della II declino risale a quella antica hominum dicimus; nam ideo hic de
in -*0112, diventata poi breve -om; v., equo 'aedijìcant', qui erat homines re·
p. es., osc. Nllvlamlm (lat. Noliinorum). cepturus: vel propter magnitudinem
Cf. ERN., p. 32. - tot annis: DAN. - secta - costas: « e ne conge-
«poiché erano già trascorsi tanti gnano i fianchi con abete segato» ossia
anni» (nove, cf. n. v. prec.). «Il « '" con tavole di abete »; itltexere è
presente labentibus - osserva Uss. 2 termine tecnico per la costruzione dello
in luogo del passato lapsis, scafo delle navi (cf. XI 326; CATULL.,
sta a significare quanto lunghi dovet- 64, 10); Ennio chiama textrinum il can-
tero sembrare ai Greci, nel loro tra- tiere navale (ann. 477 Vah. 2: idem cam-
scorrere ad uno ad uno, i dieci anni pus habet textrimlm navibus longis).
dell'assedio sotto le mura di Troia ». - abiete: si legga dbjete (con j, come a
Per labi, riferito al trascorrere inesora- V 663 VIII 91. 599 IX 674 XI 667. georg.
bile e veloce del tempo, cf. BOR., c. II II 68), trisillabico per sinizesi del grup-
14, 1 s.; TIIl., I 8, 48. Il costrutto laben- po -je- che in origine era jie; la vocale
tibus annis ricorre nell'iscrizione di i davanti a vocale poteva consonantiz-
Vienna (CIL XII 2113: cf. 3176 CHR. zarsi e questo fenomeno è attestato dal·
-( Die.).
15. instar - ecum: «un cavallo, im-
la lunghezza per posizione della sillaba
precedente. Cf. M. LENCHANTIN de Gu-
magine di una montagna» ovvero « ... a DERNATIS, Man. di pros. e metro lat.,
guisa di montagna", come in CAES., Milano, Principato, 1951, p. 18. Si noti
b. G. II 17, 4: ut instar muri lzae se· che abiete piu che abI. strumentale,
pes munimentum praeberent; invece dipendente da intextlnt, come pensano
nel tardo latino instar è preceduto dal- CON. e SADD.3, è abI. di materia, da
la prep. ad: cf. IUSTIN., XXXVI 3, 2: unire a costas. Qui il cavallo è di abete,
vallis... montibus... ad instar castrorllln a V. 112 di acero, ai vv. 186. 230. 260
ENEIDE II 9

votum pro reditu simulant, ea fama vagatur.


Buc delecta virum sortiti corpora furtim
includunt caeco lateri penitusque cavernas

di quercia, a v. 258 di pino: tutti que- Class. Weekly XXI (1927-28), p. 116, il-
sti termini sono usati per indicare lustra la doppia scelta: la prima in
legno in genere. Ciò si può spiegare o base alla prestanza fisica (delecta...
per la variatio, a cui ricorrono spesso corpora), la seconda affidata alla sorte.
i poeti, o col fatto che Virgilio, dice SERVo chiarisce i due momenti indicati
PASC., fugge il generico. - costas: con da delecta e sortiti: scelti nella massa
valore traslato, come a VII 463; cf. i piu forti e i piu prodi, tra questi
LUCR., V 1297: equi... costas. vennero tratti a sorte i guerrieri desti-
17. Dactylicis convolat ad signandallz nati ad essere chiusi nel ventre del
vagantem currentemque per omnes cavallo. - furtim: alla fine del verso,
famam CEll. - votum = dommz (sciI. l'avv. apre uno spiraglio sulla prepara-
equum esse). Offerte votive per il ri- zione dello stratagemma, mantenuta
torno sono frequenti; cf., p. es., TIB., perfidamente occulta, mentre tutte le
III 3, 27: pro dulci reditu quaecumque apparenze suggerivano l'idea di un atto
voventur. SERVo intende votll1n = obla- religioso.
tll1n (part. perL), ma è preferibile l'in- 19 s. caeco lateri: in caeCll1n (i. e.
terpretazione comune; cf. ApOLLOD., epit. tenebrosum) latus; cf. v. 231 I 6. Dopo
V 15: "EÀÀn\lEç 'A91]\lq. xu.p,tl"'ti)P'O\l; Acc., i verbi composti con le prep. ad, cum,
127 Ribb. trag.: [deae] Minervae dommz in, inter, ob, sub, ecc. si trova tanto
armipotenti abezmtes Danai dicant; il dato quanto la prep. stessa ripetuta
HYG., f. 108: et in equo scripsenmt: Danai e seguita dal suo caso: la prima co-
Minervae dono dant. - simulant: tipico struz. si usa di solito, se l'espressione
accorgimento degli assedianti; cf. VEG., ha valore traslato, la seconda, se espri-
ep. r. mil. IV 26: frequenter dolullz me un vero rapporto di luogo. Cf.
excogitant obsidentes ac simulata de- KVII. 1, pp. 326 ss. 329 sS. - penitus:
speratione abeunt. - ea (= cuius rei) « completamente », « nelle parti piu re-
_ vagatur: « si diffonde tale diceria », condite", da unire con complent del
che il cavallo fosse un dono e che i V. S. « Ogni parola di questo verso
Greci tornassero in patria. In un'iscri- - osserva LE. - richiama e rafforza
zione di Ostia si legge: fama ur CIL l'immagine degl'interni tenebrosi na-
XIV 1597, integrata fallw [feret]ur: cf. scondigli del cavallo ». - cavernas...
499, 2 CE Blich. e fama [vagat]ur dallo uterumque: endiadi = cavernas uteri =
ZINN, in Philol. XCIV (1941), p. 292, cavum utemm, come a V. 38 uteri...
n. 17. latebras. - cavernas: non nulli omnia
18. lmc: prolettico rispetto a caeco loca concava cavernas dictas a veteri-
lateri del v. s.; analogamente con l'avv. bus assenmt DAN. - ingentis: accuso
hic (III 616 sS.: hic me... / ... socii... in plur. are. per ingentes. La desino -is per
antro / desemere) e con l'avv. hinc -es del nomino e accuso plur. della III
(I 235: hinc... revocato a sCl/1guine Teu- declino (s'incontra anche quella in -eis)
cri); per l'unione di huc a includzmt deriva nel primo caso da *-ey-es e ne~
del v. S. cf. georg. II 76 S. - delecta secondo da *-i-ns. Nei mss. l'uso di
virum (-orum cf. n. V. 14) ... corpora: -is e -es è promiscuo. Cf. LEUM., pp.
delectorum viromm... corpora = delec- 256. 275. La preferenza per l'una o per
tos... viros. Per corpora, riferito alla l'altra desino in Virgilio è cosi spiegata
prestanza fisica dei guerrieri, cf. V dal grammatico Valeria Probo (aI?'
318 s.: ante omnia corpora Nisus / emi- GaL. XIII 21, 4 s.): Virgilius ... div~rs!s
cat. - sortiti: « avendo tirato a sor- in locis urbis et urbes dixit arbttno
te »; concetto greco. F. L. HADSEL, in consilioque usus auris. Nam in primo
10 VIRGILIO

ingentis uterumque armato milite eomplent. 20


Est in eonspeetu Tenedos, notissima fama
insula, dives opum, Priami dum regna manebant,
nune tantum sinus et statio male fida earinis;
Georgicon... urbis... scripsit. Verba ... della città, nel viaggio di ritorno in
Tzaec sunt: urbisne invisere, Caesar, / patria (Od. III 159 s.). - notissima
terrarumque velis curam (I 25 s.). Verte fama: «famosissima », soprattutto per
enim et muta, ut urbes dicas: insubi- un tempio di Apollo kl-tL\lCEVç «stermi-
dius nescio quid facies et pinguius. natore di topi» (cf. Il. I 38), e anche
Contra in tertio Aeneidis urbes dixit...: perché nelle sue vicinanze si apriva
centum urbes habitant magnas (III una vasta spelonca, nel fondo delle ac-
106). lIic item muta, ut urbis dicas: que marine, dove Poseidone fece risto-
nimis exiIis vox erit et exsanguis. Tan- rare i suoi cavalli (ibid. XIII 32 ss.). -
ta quippe iUlzcturae differentia est in dives opum: propter incolarum divi-
consonantia vocum proximarum. - ar- tias HEY.; la locuzione ricorre, nella
mato milite: collettivo e variazione in- stessa sede, a I 14. Nei poeti e nella
tensiva di virum... corpora (v. 18); cf. prosa post-augustea, dives, alla pari
v. 495: milite. I 378: hoste. 564: cu- degli altri agg. indicanti abbondanza
stode. Dai vv. 261 ss. gli eroi usciti dal o privazione, è seguito dal genit. Molti
cavallo sono nove: Thessandrus, Sthe- esempi in Virgilio; interessante IX 26:
nelus, Ulixes, Acamas, TTlOas, Neopto- dives equom, dives pictai vestis et auri.
lemus, Machaon, Menelaus, Epeos (in - Priami - manebant: «finché fiori il
HYG., f. 108 in luogo di Epeo è Dio- regno di Priamo »; regna è piu forte e
mede); però fundit dei vv. 328 s.: ar- piu solenne di regnum, come a V. 455
duus armatos mediis in moenibus ad- I 206. Cf. LOFS. 2, p. 54, n. 1.
stans / fundit equos induce a pensare 23. nunc - carinis: «ora appena
che il numero dei guerrieri fosse mag- una rada e luogo d'approdo mal sicuro
giore, ma non cosi iperbolico, come per le navi ». L'intero verso, pervaso
attesta qualche fonte (APollon., epit. di profonda melanconia, prepara il Iet-
V 14). tare ad intendere deserto del v. S. AI
21 s. est in conspectu (sciI. Troiani contrario di quanto scrive SAnn.', non
litoris) ... insula: Pucc. raccosta il passo ha alcun riferimento all'epoca di Vir-
a AnsclI., Perso 447: \lijcr6ç 'tLç Écr'tl 1tp6crOE gilio, perché, ai tempi dei Romani, l'iso-
kaÀaI1i:\lOç 't01tW\I. - Tenedos: forma arco sola era una stazione navale di una
per Tenedus (cf. n. vv. 29 s.); l'isola, a certa importanza (cf. MEL., II 7, 100;
quattro miglia circa dalla costa, fu PLIN., V 39, 140 VI 39, 216). - statio:
fondata da Tenes, figlio di Cicno, e da SERvo distingue da portus: statio est
lui prese il nome, come attestano Cice- ubi ad tempus stant naves, portus ubi
rone (Verr. II 1, 19,49) e Isidoro (etym. hiemant. - male: con valore diminu-
XIV 6, 23); nominata piu volte in Ome- tivo, non negativo (minutionem habet,
ro (Il. XI 625 XIII 33 ecc.), dal sacer- non negationem SERV.) = non satis,
dote Crise è detta sacra ad Apollo (ibid. panlm FORn.; cf. IV 8: male sana (sciI.
I 38. 452). In essa fu morso da un Dido); Crc., Att. IX 15, 5: illum 1nale
serpente Filottete, abbandonato poi dai sanum. L'opposto di statio male fida ca-
compagni a Lemno (Cypria, p. 104, rinis è a georg. IV 421: statio tutissima
21 sS. Ali.). Anche nella Iliupersis (p. nautis. - carinis: per sineddoche =
107, 27 sS. Ali.) e nella Ilias parva (p. navibus. Carina (gr. xapvo\l «noce »)
107, 9 sS. Ali.) è il luogo che scelsero «guscio di noce» e, per analogia, in
i Greci per nascondersi, dopo aver si- senso traslato « carena di nave », «na-
mulato la partenza da Troia; vi si fer- ve »; questi due ultimi significati san
marono ancora, dopo la distruzione derivati dal primo (come phaselus
ENEIDE II 11

huc se provecti deserto in litore condunt.


Nos abiisse rati et vento petiisse Mycenas. 25
Ergo omnis longo solvit se Teucria luctu.
Panduntur portae; iuvat Ire et Dorica castra
« barchetta» deriva per analogia da rtl1H (CIL VIII 9519: cf. 1641, 11 CrlR.
phaselus « baccello di fagiolo »), seb- Die.). - solvit se... luctu: se liberat a
bene si trovino attestati anteriormente luctu (CON. richiama EUR., Tro. 524);
(PUUT., Mil. 916; ENN., anno 386. 478. cf. per l'espressione PROP., IV 6, 41:
573 Vah.'); il plur. Carinae, come nome salve metu patriam; SEN., lIerc. f. 1063:
proprio, designava un quartiere di Ro- solvite... animum mOllstris. - Teucria:
ma, presso l'Esquilino (VIII 361; LIv., usato solo qui per la Troade, cosi detta
XXVI lO, l), ora altura di S. Pietro in da Teucro, figlio del fiume Scamandro
Vincoli. e della ninfa Idea (ApOLLOD., III 12, 1);
24. huc: da unire a provecti (scii. e altri, sulla scorta di SERV., intendono
castris); FOlUl., meno bene, lo unisce a Teucria come agg., riferito a terra o
se... condunt. - se: unito a cOlldcmt. gens sottintesi: limitato comunque il
_ deserto: « abbandonato» ab !cis, sottintendere gens (suggerita, forse, da
qui Troiallae partis erant DAN. L'epi- EUR., Tro. 531: 'ltii.0"lX.... yÉWlX. <I>pvywv),
teto rappresenta lo squallore dell'isola perché nei VV. sS. si parla di portae...
dopo la devastazione e aggiunge una locos, litus, e quindi il poeta allude
nota di tristezza, tipicamente virgiliana. particolnrmente alle cose (cf. anche
25. abiisse: scii. eos. - rati: scii. su· SALV.', p. 179, n. 78).
muso - vento (scii. seccmdo): «col 27. panduntur portae: « si spalancano
favore del vento »; altri, dando a vento le porte »; si sente un'aria di gioia e
un valore pregnante, intendono « con di sollievo: è la liberazione degli spi-
le navi »: tale interpretazione non sem- ri ti dopo l'incubo dei lunghi anni di
bra giusta a CON. Cf. V. 180: vento pe- guerra, è il ritorno della pace in quei
tiere Mycenas. - Mycenas: i. e. Grae- luoghi, per troppo tempo teatro di
ciam D,\N., per sineddoche. Micene era vicende dolorose, è il piacere di potersi
la capitale del regno di Agamennone, muovere a proprio agio sui lidi final-
l'WW-C(IWJOV 'lt't'OÀ(EOpOV (Il. II 569), detta mente abbandonati dal nemico. La di-
EUpVa,yV~lX. (ibid. IV 52), 'ltoMxpvO"oç (ibid. zione è in antitesi a èlausis / ... portis
VII 180 XI 46. Od. III 305). (VIII 385 s.) che - nota DAN. - sigllum
26. ergo - luctu: « allora tutta la belli est. Per la scena cf. EUR., Tro.
Troade si libera dal lungo lutto ». AI· 527 ss. - iuvat: iuccmdum est, come a
l'osservazione di DAN. (quasi ante ae- III 282: iuvat evasisse tot urbes. - ire:
rwmzis villcti essellt) H. C. MrcIIAELIS, exire aut ire longius D,\N.; cf. STAT.,
in Ml1ernos. XIX (1891), p. 274, aggiun- Theb. I 616 s.: iuvat ire et visere iuxta /
ge: in versu allato est signum animi livelltis in morte oculos. - Dorica
diu oppressi, anxie deliberando et repu- castra: sgradevole il susseguirsi dell~
talldo, et talldem alacriter erumpelltis. due sillabe uguali (-ca ca-) , producenti
Con squisita tecnica il poeta pone nel cacofonia; cf. SERV.: male est compo-
primo emistichio i due epiteti riferiti sitio ab ea syllaba il1cipere, qua supe-
ai corrispondenti sosto del secondo (cf. rius fmitus est sermo; QUINT., VIII 3,
IV 139: aurea purpureanz subnectit 44 ss. Esempi in Il. II 735: ÀEVltrJ. lta,pl'JVlX.;
fibula vestem); inoltre il susseguirsi vv. 431: Iliaci cineres. 462: Ac!zaica ca-
del ritmo spondiaco - osserva SIO. - stra. III 203: caeca caligine. 679: ver-
rende efficacemente il senso di sollievo tice celso. V 71: tempora ramis. 222:
di chi si libera da un grosso peso. - currere remis. VII 135: tempora ramo.
longo... luctu: oltre che qui, ricor· Tm., I 4, 6: sicca Canis; PROP., II 8, 32
re nell'iscrizione di Caesarea Mauro- IV 6, 34: Dorica castra, come qui. Il

3
12 VIRGILIO

desertosque videre locos Iitusque reIictum.


'Hic Dolopum manus, hic saevos tendebat Achilles,
c1assibus hic locus, hic acie certare solebant.' 30
Pars stupet innuptae donum exitiale Minervae
ripetersi di sillabe uguali può essere attribuito ad Achille anche a I 458:
però dovuto a esigenze stilistiche: cf. saevom... Achillen. - tendebat: tento-
MARou., pp. 42 s. - Dorica: Graeca. ria habebat SERV.; qui tendere «atten-
Il termine è anacronistico, perché i darsi », proprio dell'uso militare ro-
Dori invasero la Grecia, dopo che mano, è usato in senso assoluto, come
Troia fu distrutta dagli Achei: cf. G. a VIII 605: et latis tendebat in arvis;
PUGLIESn CARRATEU_l, Grecia antica, in CAES., b. G. VI 37, 2: sub vallo tenderent.
Storia Universale, I, 2, Milano, F. Val- Poiché sappiamo che i Greci erano
lardi, 1959, p. 11. Anche Dante (Par. accampati in XÀLCTLa.L (Il. XXIV 448 I
6, 49: «esso atterrò l'orgoglio delli 185. Od. VIII 501) e cioè in capanne
Arabi »), per indicare i Cartaginesi che di legno ricoperte di paglia e di can-
seguirono Annibale, usa il termine Ara- ne, CON. e altri vedono in tendebat un
bi, proprio del popolo che in séguito anacronismo. - classibus: rzavibus in
invase l'Africa settentrionale. terram sllbduetis Hny.; il plur. si rife·
28. desertos... relictum: per il chia- risce alle flotte dei vari popoli, alleati
smo e la collocazione di desertos e degli Atridi, le quali si componevano
relictllm cf. V 612: desertosqlle videt di 1186 navi, come risulta dal Ka.'t"6.Àoyo,
portus classemqlle relictmn. Il polisin- 't"WV VEWV (Il. II 484-785). - acie: con-
deto (et, del v. prec., .., que ... que) con trapposto a classibus ed esplicativo di
la sua lentezza fa sentire la curiosità hie. I codd. y', b, c, m tramandano
degli sguardi dei Troiani. acies, che Pucc. accoglie soprattutto
29 s. hic ... hic ... hic... hic: a questo per il confronto col v. 599 e VII 42; ma,
punto Quintiliano (IX 2, 37) nota la sottintendendo Graeci, può essere con-
detractio ossia l'omissione dei nomi servata la lez. acie dei rimanenti mss.;
delle persone che parlano. I quattro SERVo ritiene accettabili l'una e l'altra.
avv. introducono le parole con cui i 31. stupet: il v. stllpere, seguito dal·
Troiani si indicano a vicenda i luoghi l'accus., è dell'uso poetico e della prosa
abbandonati dai Greci. In esse - dice post-classica, e rientra nella categoria
FUN.', p. 212-« è un alitare di uomini, dei verba affeetuum che, generalmente
un dialogare improvviso da ogni parte, intrans., 5pesso si trovano usati transi-
un dar corpo alle scene e a gruppi di tivamente con l'accuso di cosa, piu di
persone; è l'anima delle folle anonime rado con quello di persona (gr. iiXOO[la.L
che si esprime e gioisce, ed ha mosse 't"60E e 't"00E). Cf. KUn.', pp. 260 ss.;
e gesti: 'là eran formidabili guerrieri, Pnlsc., III, p. 281 Keil. - innuptae -
i Dolopi; là la tenda del divo Achille I ». Minervae: «il dono della vergine Mi-
Per tali ripetizioni, allitterazioni, asso- nerva (cioè fatto da Minerva ai Troia·
nanze cf. W. HnADLAM, in Class. Rev. ni), apportatore di morte"; cf. v. 189: do-
XXXIV (1920), pp. 23-6 XXXV (1921), pp. na Minervae. Il genit. Minervae, oltre
( 61-4. - Dolopum: cf. n. v. 7. - sae-
vos: arco per saeVllS. La desinenza del
che come sogg., può essere inteso come
genit. ogg. o come dat.; Goss. propende
nomino in -os (gr. -o,), analoga all'accuso per il dato e concorda con DAN.: non
-om (gr. -ov) per -um, ricorre nelle iscri- quod ipsa (sciI. Minerva) dedit, sed
zioni arcaiche e viene sostituita da -us qllod ei oblatum est, ma per l'esempio
alla fine del III sec. a. Cr.; tale uscita, di ClC., Verr. II 3, 80, 186: haee... trium
se dopo u (v), come nel caso di saevos, civium Romanorum dona «questi doni
e dopo qu, perdura nelle età successive. fatti ai tre cittadini romani» non è
Cf. SIlOII., pp. 73 S. Tale appellativo è contrario a considerarlo genit. ogg.
ENEIDE II 13

et moIem mirantur equi; primusque Thymoetes


duei intra muros hortatur et aree Ioeari ,
(cosi anche CON.). Per I-Ii\e. invece è in- doli per primo ad introdurre tra le
sita nel termine la significazione di mura il cavallo di legno. L'etimologia,
geni t. sogg., che ci sembra concordare data da Eustazio a Tlzymoetes (b( 'tO;;
con divùw Palladis arte v. 15, a meno OU1~6ç), concorda con la favola. Perso-
che con P,\se. non si voglia intendere naggio diverso è Timete Icetaonio di
Minervae « studiatamente incerto". - X 123, ucciso in battaglia da Turno (XII
innuptae: cf. EUR., Tra. 536: i.l~uyoç ci[l.- 364).
ppo'to'rrw).ou (sci!. II<xÀMcoç). - exitiale: 33. duci... locari (sciI. equwn): inf.
quantum ad Troianos SERVo II cavallo dipendenti da lzortatur, come ai vv. 55
in séguito è chiamato fatalis lnaclzina e 74; costruz. poetica in luogo di ut
V. 237. monstrum infelix V. 245. col cong., dopo i verbi indicanti vo-
32. mirantur: si noti il passaggio dal lontà, espressione, sforzo, ecc., model-
sing. stupet del V. prec. al plur. miral'!- lata tanto sul greco quanto sull'auto-
tur, dopo lo stesso sogg. collettivo pars; rità del lat. arco e comune anche nella
cf. vV. 63 s.: iuventus / ... mit certant- prosa da Sallustio in poi; cf. Ktin.',
que. III 675 s.: genus... / ... mit... et pp. 680 ss. In Od. VIII 504 sS., già ri-
litora complent. IV 86 ss.: non arma iu- chiamato da MAeR., V 5, 3, al contrario
ventus / exercet portusve aut propu- di quanto è narrato da Virgilio, leg-
gnacula... / parant. 404 s.: it... agmen giamo che i Troiani prima introdussero
praedamque / convectant. In tali ca- il cavallo in città, poi decisero cosa
si, i poeti, osserva HEY., iungunt talia, farne. - muros: in questo libro incon-
modo ad varietatem orationis et co- triamo 8 volte murzls, 9 volte moenia:
piam, modo ad omatw1t vel ad vim un attento esame mostra che, pur con
addendam. Qualche esempio anche nei varie sfumature, i due termini con-
prosatori: SALL., Cat. 23, 6: Ilobilitas servano il significato proprio. Mums
invidia aestuabat et... credebant. Effi- indica ogni muro di casa o di città
cace il susseguirsi di stupet e mirantur con l'idea accessoria della sua solidità
alla vista di un oggetto strano e gran- (vv. 234. 237. 610) e in particolare il
dioso: lo spettatore prima è colpito muro della città elevato per sua difesa
da stupore e poi da un sentimento piu (qui e a vv. 46. 278. 290. 752); 11lOel1ia le
definito di ammirazione. - primus: mura della città in tutto il loro peri-
perché si tratta di « primo" tra una metro (v. 187), con particolare riferi·
strabocchevole folla. Talvolta però è mento alla difesa che esse offrono con-
usato il superI., benché nel paragone tro i nemici (v. 242), il complesso degli
siano contrapposte due persone o cose; edifici racchiusi da tale perimetro (v.
cf. Ktin. l , p. 477. - Thymoetes: Timete 252) e soprattutto la città fortificata
(lI. III 146), figlio di Laomedonte e (vv. 193. 294. 298. 328. 705) ovvero le
fratello di Priamo (cf. DroD. S., III 67, difese in genere (v. 234). L'etimologia
5). Secondo Euforione (fr. 150 MeL), di moenia è sicura (da 11llmio, come
citato da SERV., ebbe da Cylla un figlio, poena da plmio, cf. WAL., S. V. moene),
di nome Munippo, nello stesso giorno per murus invece potremmo pensare a
in cui nacque Paride. Poiché un ora- [l.E!pO[l.<XL « sono diviso", in quanto che
colo aveva predetto che un fanciullo il termine implica la separazione tra
di stirpe regale, nato in quel giorno, due spazi (cf. Cre., Cat. 1, 5, lO: magno
sarebbe stato la rovina di Troia, Pria- me metu liberaveris, modo inter me
mo, per evitare l'uccisione del figlio atque te mums intersit). Per ambedue
Paride, fece uccidere Munippo con la le voci cf. L. HAVET, Mém. soc. lingu. de
madre. È probabile che questo fatto Paris IV (1881), pp. 85-8. - aree: in
abbia indotto Timete ad ingannare i arce, nel tempio dell'acropoli ve1ut tu-
Troiani - cf. dolo v. 34 -, consiglian- tamen DAN.
14 VIRGILIO

sive dolo seu iam Troiae sic fata ferebant.


At Capys et quorum melior sententia menti 35
aut pelago Danaum insidias suspectaque dona
praecipitare iubent subiectisque urere flammis

34. sive dolo seu... fata ferebant: ti- plaga, nel senso di estensione di terra,
pico esempio di variatio. - seu - fere- cielo, aria), indica la vastità o la massa
bant: « o perché cosi ormai da tempo delle acque del mare. - Danaum
(iam) volesse il cmdele destino di (-orum cf. n. V. 14) insidias: Capi e i
Troia". Qui, come in altri luoghi, si suoi seguaci, per vincere la ritrosia del
sente la viva partecipazione del poeta popolo, profondamente religioso, chia-
alla sorte crudele delle sue creature mano il cavallo non donum Minervae
_ qui i Troiani. altrove il pius Enea, V. 31, ma Danaum insidias (cf. Od.
Didone, Palinuro. ecc. - vittime di un VIII 494); e, pur vedendo in esso un
fato inesorabile, che regola gli avve- dono, lo riconoscono sospetto (suspec-
nimenti umani (CIC., div. I 55, 125: ta... dona).
fatum... id appello, quod Graeci ELIJ.C1.P- 37 S. praecipitare... urere... terebrare...
l~év1]v, id est ordinem seriemque cau- temptare: retti da iubent. L'uso del-
sarunz, Cllm causae causa nexa rem ex l'inf. att. dopo i verbi iubeo, veto, ecc.,
se gignat) (cf. P/ili. l , pp. 354 ss. e n. quando non è espressa la persona cui
v. 13). L'espressione sic - ferebant ri- si comanda o si vieta, comunemente
corre nell'iscrizione di Aquileia (CIL V è giustificato solo nei casi in cui tale
1721: cf. 2156, 12 CE Lom.). persona si ricava facilmente dal conte-
35. at: la congiunz., fortemente av- sto; nel nostro caso si sottintenderebbe
versativa, mette in evidenza il tentativo socios. Talvolta invece il sogg. dell·inf.
da parte di pochi. ma saggi Troiani. di viene omesso a bella posta dall'autore,
allontanare il destino ineluttabile. - per dare un senso d'indeterminatezza
Capys: compagno di Enea (I 183 IX all·espressione. Cf. Tuo., p. 330; KUu. l •
576 X 145). ritenuto fondatore di Capua p. 717. - praecipitare - flammis: al
(X 145. cf. anche LIV., IV 37, 1), da que alcuni con SAIlIJ. 3 dànno un valore
non confondere con Capi discendente copulativo e per 1zysteron proter011 spie-
di Enea e re di Alba Longa (VI 768, cf. gano « bmciarlo accendendovi sotto il
anche LIV., I 3, 8). ~ et - menti: fuoco e gettarlo in mare", ma LE. a
et illi quorum menti (quorum menti = ragione obietta che praecipitare, appro-
quibus) meZior sententia erat: « e co- priato per una mole. non lo è altret-
loro che erano dotati di una maggiore tanto per le ceneri che sarebbe stato
saggezza ". inutile gettare nel mare. Altri, tra cui
36. pelago: in pelagus DAN. Con i Gass. e PA., piu giustamente dànno al
verbi di movimento, frequentemente que il valore di ve, leggermente di-
nella lingua poetica, talvolta nella pro- sgiuntiva; cf. PRISC.. III, p. 115, 6 ss.
sa tarda, piu raramente in quella clas- KeiI: 'que .... non solum copulativa,
sica, il termine di luogo, reale o metp- sed etiam disizlHctiva hzvenitur,ut Vir-
forico, a cui è diretta l'azione del sogg., gilius in II Aeneidos 'Aut... flammis',
è indicato col dat.; la costmz., non I que' pro 've '; in tal caso la con-
estranea allo spirito della lingua latina giunz. indica la scelta tra due azioni:
e affine al dato di scopo, è stata favo- « gettarlo in mare" ovvero « bruciar-
rita nella sua diffusione dall'influsso lo", che in fondo sono simili, perché
greco (gr. Oeoi:~ xei:pC1.~ u,vExew, ecc.). Cf. comportano ugualmente distruzione. Si
KUU;I, p. 320. Pelagus (traslitterazione ricordi anche che DAN. avverte: antiqua
del gr. '1tEÀC1.YO~). poetico e della prosa exemplaria I ve ' fzabere inveniuntur. La
imperiale, dalla rado p(e)lag (cf. lat. forte alternativa, espressa da aut... aut,
ENEIDE II 15

aut terebrare cavas uteri et temptare latebras.


Scinditur incertum studia in contraria volgus.
Primus ibi ante omnis, mugna comitante caterva, 40
Laocoon ardens summa dccurrit ab arce
in ambedue le interpretazioni, resta tra mata la compagnia comica che, alla
le prime due azioni o una di esse fine della rappresentazione, invita ad
({{ gettare in mare» - {( bruciare») e applaudire, e che in altre commedie
la terza: « trivellare i fianchi ed esami- (Asirzaria, ecc.) è detta grex; in tale
nare le oscure profondità », ossia tra accezione il termine ricorre anche in
il distruggerlo e l'esplorarlo. - tere- Crc., Sesto 55, 118. de or. III 50, 196.
brare: dalla l'ad. ter di terere {( trivel- Per estensione esso è riferito alle mol-
lare », donde terebra « succhiello »; cf. ti tudini in genere o alle truppe non
III 635: tela lwnen terebramus. - schierate in ordine di battaglia. La stes-
temptare: exquisite pro' explorare equi sa espressione a V. 370 V 76; cf. anche
cavitatem' HEY. I 497 IV 136 XI 564.
39. scinditur: con valore mediale. - 41 S. Laocoon: le funzioni che il poeta
incertum... volgus: il popolo, volubile attribuisce a Laocoonte, qui presentato
per natura, è reso maggiormente incer- non solo come sacerdote, ma anche
to, in questa particolare contingenza, come principe, corrispondono perfetta-
dalle diverse proposte dei capi. - stu- mente all'etimo del nome ().ct6ç, {(folla»,
dia in contraria: {( in partiti opposti »; Xoa.w lat. cavea « assisto », « proteggo »,
si noti la forza del termine studium, {( comprendo »). Figlio di Kapy, fratello
che qui esprime inclinazione, passiona- di Anchise (I-lYG., f. 135), e già cono-
lità, fazione (cf. TAC., hist. IV 6, l: ea sciuto nella tradiz. greca. Nella lliu-
ultio, incertum maior an iustior, sena- persis, p. 107, 17 sS. AlI., si narra che,
tum in studia diduxerat), diverso da prevalsa l'opinione di coloro i quali
corzsilium e seHtentia, che includono, volevano introdurre il cavallo in Troia,
in diversa misura, riflessione e auto- durante i festeggiamenti celebrati dai
nomia spirituale. Le singole proposte Troiani convinti della partenza dei Gre-
del popolo, ricordate ai vv. 33 ss., ri- ci, apparvero due serpenti che uccisero
chiamano Od. VIII 507 sS.: 1}È OLct7t).1j~ctL Laocoonte e uno dei figli; per tale segno
xo;;).ov o6pv V1]ÀÉL xctÀx0 (cf. v. 38) iì Xct'ta. premonitore Enea con i compagni si ri-
7tE'tPa.WV PctÀÉELV ÉPUl1ctv'tctç, É7t' /ixP1]ç, (cf. tirò sul monte Ida. Anche Bacchilide
pelago... / praecipitare vv. 36 s.) iì Mctv (fr. 9 Sn.) trattò del mito di Laocoonte,
[lÉy' /iyctÀ[lct OEWV OE).X't'l]PLOV dVctL (cf. v. come attesta in modo molto generico
33). In Omero manca la proposta d'in- DAN. ad v. 201: sane Bacchylides de
cendiare il cavallo, che invece si trova Laocoonte et uxore eitls vel de serpeH-
nell' Iliupersis, p. 107, 19 s. AlI.: 'tOL" oÈ tibtls a Calydnis instllis venientibus
(scil. OOXEL) xct'tctql).ÉYELV (cf. subiectis... atque in homines COHversis dicit. Sullo
urere flammis v. 37). stesso argomento Sofocle aveva com-
40. ibi: con valore temporale « allo- posto una tragedia (cf. DroN. H., I 48,
ra ». - ante omnis (-es, cf. n. vv. 19 s.): 2): Enea si ritirava sul monte Ida,
dopo primus, più che una 7tEPLI1110Àoy(ct esortato dal padre Anchise che aveva
(cf. QUINT., VIII 6, 61), è una locuzione interpretato come segno premonitore
che ben si accorda col contesto (quia dell'imminente rovina della città il pro-
sequitur I magHa comitante caterva' digio dei ActOXOWV'tLOEç, che, secondo al-
HEY.). - magna - caterva: « accompa- cuni, sarebbero i due figli, secondo al-
gnandolo una grande moltitudine ». Ca- tri i due stessi figli uniti al padre (cf.
terva originariamente fu detto delle ENGELMANN-HoFER, Laolcoon, in ROSCIIER,
compagnie di cantori e attori: nei II, colI. 183343). Secondo Euforione,
Captivi e altrove in Plauto, cosi è chia- come riferisce SERVo ad V. 201, essendo
10 VIRGILIO

et procul: . O miseri, quae tanta insania, cives?


creditis avectos hostis aut ulla putatis
dona carere doIis Danaum? sic notus UIixes?

stato lapidato il sacerdote di Nettuno, scnso causale. Cf. V 465: quae tanta
per non aver saputo impcdire l'arrivo animull'l dementia cepit? IX 601. ec/.
dei Greci, allorché si credette che essi 2,69.
fossero partiti, fu scelto per un solenne 43 s. creditis Danaum (-arum
sacrificio di ringraziamento al dio del cf. n. v. 14): «siete proprio con-
mare il sacerdote di Apollo Timbreo, vinti che il nemico si sia allon-
Laocoonte; questi, avendo commesso tanato o vi illudete che qualche dono
una profanazione ante simulacrum nu- dei Greci sia privo di inganni? ». Si
l1linis cum uxore coeundo (Antiopa sua osservi la differenza tra credere e pu-
DAN.), fu ucciso con i suoi figli dai tare: il primo indica una convinzione
serpenti inviati dal dio. Virgilio, fon- fcrma e obiettiva, il secondo un'opi-
dendo questi vari elementi, ha fatto nione personale, soggettiva. Cf. H. MEN·
di Laocoontc una figura eroica chc GE, Latein. Synonymik, Heidelberg 19595 ,
lotta invano contro i fati ostili alla p. 20. - creditis: la mancanza della
citHl di Troia e « chc intuiscc e saggia particella interrogo è frequente, quando
l'insidia nascosta sotto quella che pare la domanda esprime stupore, risenti·
un'offerta sacra; la sua mano vibra il mento, sdegno, come in Crc., div. II
colpo che doveva esserc la salvazione di 32, 68: censes ante coronam herbae ex·
Troia e riesce invece fatale ai figli e titisse, quam conceptum esse semen?;
a lui insieme: e, dietro a loro, tutto CATULL., 12, 4: hoc salsum esse putas?
un popolo è travolto» FUN.', p. 178. - Cf. KUn.', pp. 501 S. - avectos (seil.
ardens ... decurrit... et procul: la figura esse): avehi è preso in senso mediale
di Laocoonte balza davanti agli occhi ed è detto propriamente dell'allonta-
del lettore in tre aspetti diversi, ma narsi su cocchio o su nave. - hostis
simultanei (pieno di sdegno - corre (-es cf. n. vv. 19 s.): il significato ori-
giu - grida a gran voce da lontano), ginario di IlOstis (dall'idg. *gllOStiS =
che sono ben messi in risalto da DAN.: goto gasts, ted. Gast) era quello di
primw'll iram et cormnotionem animi « straniero »: cf. FEST., p. 102 Lind.:
qtlae vultu ostendittlr... dein celerita· IIOStis aptld antiquos peregrinus dice-
tem corporis, inde voeis magnittulinel':!. batur, et qui mmc IIOStis, perduellio;
Giustamente aggiunge Uss.': « VirgilIO più tardi, quando, per indicare «lo
introduce la concitazione degli affetti straniero », « l'ospite », si usò accanto
nella poesia epica ad un fine dramma- al termine peregrinus quello di hospes,
tico: ciò aveva appreso dai poeti elle- hostis si restrinse a designare «il ne-
nistici e dai \lEW'tEPO~, ma seppe distac- mico pubblico» in opposizione a ini-
carsi anche da questi temperando la micus «il nemico privato ». Cf. anche
drammaticità dell'epica ellenistica con A. GmsELLI, Gramm. e filol., Firenze,
la serenità dell'epica omerica ». - mi- Sansoni, 1961, pp. 135 S. - ulla - Da-
seri... cives: perché ciecamente da sé naum : ordo est I dona Danaum',
stessi si preparano alla loro rovina. II non I dolis Danaum ' SERvo L'agg.
eives, collocato dopo la violenta ram· ul1a, in luogo di aliqua, perché
I
pogna, « qual cosi grande follia» (vi la frase, come la prec. creditis
ha presi, da rendervi tali?), non solo avectos hostis, è interrogo retorica
tempera l'asprezza di miseri e insania, con valore negativo; dona, come
ma rivela anche un senso di solidarietà a V. 49, non è semplice allusione
tra capi e popolo, attirando l'interesse al cavallo (quindi non è plur. poet.),
di quest'ultimo (cf. pure BILL., p. 64). ma, unito ad ul1a, si riferisce generica-
- quae ~ insania (scii. vas cepit): in mente a tutti i doni dei Greci. - Da·
ENEIDE II 17

Aut hoc inclusi ligno occultantur Achivi, 45


aut haec in nostros fabricatast machina muros
inspectura domos venturaque desuper urbi,
aut aliquis Iatet error equo: ne credite, Teucri.
Quidquid id est, timeo Danaos et dona ferentis.'

Daum: sic pwmmtiandum est atque Ioeo. - urbi: in urbem cf. n. v. 36;
sentielUlwll, quasi onmes essent versuti pcr altri è eIat. Ì/1colmnodi.
et insidiosi DON. - sic ~ Ulixes: «cosi 48. Discutibile la punteggiatura di
poco vi è Doto Odisseo? ». L'espressione questo verso. Quella comunemente ac-
diventò proverbi aIe, come è attestato cettata (due punti dopo error) risale a
in un passo della Cena Trinzalcllionis SERV.: distillguendwl1 sane I errar', et
di Petronio (39, 3). A VI 529 l'Itacese è sic dicendwll I equo ne credite, Teucri '.
indicato lzortator scelerwl1 Aeolides. DAN., DON. (cf. DIOM., I, p. 438 Keil) e
45-8. aut... aut... aut: alle tre domande tra i moderni Rwn. interpungono dopo
(creditis ... putatis... sic llOtllS) seguono equo, forse a ragione, poiché: 1) come
tre ipotesi: o nel cavallo sono rinchiusi ai vv. 45 s. (frasi con aut), il verbo
e nascosti guerrieri greci o si tratta trova il suo complemento in un sosto
di una macchina d'assedio o in ogni (inclusi ligno occu/tantur; i11 11ostros
modo vi si nasconde un'insidia. La fabricatast macl1ina muros), cosi qui
conclusione non può essere che una: latet lo troverebbe in equo (per la-
non fidarsi del cavallo. - ligno: per tere con l'abl. cf. X 805: latet aree via·
metonimia = equo, come in Od. VIII tor; HOR., epodo 9, 19: 11aves latellt por-
507: xon.ov 86pu «cavo legno », «caval- tu); 2) la ccsura eftemimere dopo
lo l>. L'abl., con valore locale e stru- equo, preceduta dalla tritemimere dopo
mentale, dipende da inclusi e occul- aliquis, ci sembra più sensibile di quel-
tcmtur, e perciò senza la prep. in. Il la del terzo trocheo dopo error; 3) in
poeta usa ligno, in senso dispregiativo, tutto il discorso, Laocoonte insiste sulla
e non dOlIO v. 44 o simulacro v. 232. slealtà dei nemici; perciò conclude: ne
credite (scii. Graecis) «non vi fidatc
Adfectavit tapillosinl dicC11S 'ligno '; dei Greci »: tale esortazione è raffor·
infirmare enim vult fictam eorum reli- zata dal v. s., che esprime non un
gionem DAN. Per la tapinosis (gr. 't(l,- preconcetto di Laocoonte, ma una in·
'ltEtvWO'Lç) «deprezzamento », «degrada-
contrastabile realtà. ~ aliquis... error
zione» cf. QUINT., VIII 3, 48. - occul- (i. e. dolus SERV.): aliquis, come agg.,
tantur: con valore mediale. ~ Achivi: è di uso frequente: cf., p. es., Crc.,
Acl1aei (gr. 'AX(l,LO(). Gli Achei, cosi chia- Tusc. I 34, 82: aliquis doloro WAG., se-
mati dal mitico capostipite Acheo, in guito da FOlm., CON. e altri, intende
origine risiedevano in Tessaglia, in sé- aliquis = alius quis; al contrario, in
gui to passarono sulla costa settentrio- KUH.', p. 636, 1, aliquis non ha mai il
nale del Peloponneso, che si chiamò senso di alius quis, ma quello di «ir-
Aclzaia. Qui il termine indica i Greci gend ein» (cf. il nostro «qualsiasi»),
in genere. - machina: il cavallo è para- particolarmente nelle enumerazioni. Si
gonato, con anacronismo, ad una di traduca perciò « un inganno qualsiasi l>.
quellc macchine da guerra, dalle quali - ne credite: ne eredideritis, nolite
i Romani dominavano le mura di una credere. L'uso di ne con l'imperat.,
città e ispezionavano l'interno della frequente presso i comici, i poeti augu-
piazza assediata (cf., p. es., CAES., b. G. stei e nella prosa post-classica, deriva
II 30, 3. 31, 1 s.). - muros: cf. n. v. dal greco.
33. - inspectura... ventura: parto fut. 49. quidquid id est: «n'est pas très
con valore finale. - desuper: ex altiore élégant» MAROU., p. 111. L'espressione
18 VIRGILIO

Sic fatus validis ingentem viribus hastam 50


in Iatus inque feri curvam compagibus alvom
contorsit. Stetit ilIa tremens, uteroque recusso

ricorre nella mensa marmorea di Pia- (X 323), spiculum (VII 186), telum (II
cenza (CIL XI 1273: cf. 1009, 2 CE 216); piu raramente falarica (IX 705),
Duch.). « Id è detto in senso forte- lancea (XII 375), sparus (XI 682), sudes
mente indicativo e dispregiativo insie- obustae (XI 894). La stessa varietà è
me: come di cosa, di cui egli senta in Omero. Cf. P. COUISSIN, in Rev. des
ribrezzo moralmente lontana dal par- cours et confér. XXXIII (1932), pp. 561 S.
lante (p~rciò non hoc) « quel coso là », 51. in latus inque... alvom: non è
« quella roba li» RIP.' - timeo - fe- una ripetizione inutile, in quanto che
rentis (-es cf. n. V'I. 19 s.): con valore alvom «( ventre» cf. n. V'I. 29 S. per la
di proverbio come, p. es., É)(OpGiv II.lìwpa desino -om) precisa la zona inferiore del
IìGipa :>coV:>c òvncn!J.a in SOPH., Ai. 665. Cf. fianco, confinante col ventre, la sola
DON.: duplici ex causa adseruit esse che poteva facilmente essere colpita,
metuendum: quod esset hostis insidio- data la forma gigantesca del cavallo,
sus et callidus et quod eo tempore ma- e che del resto per Laocoonte era la
gis cavendus esset quo simulabat boni- zona piu sospetta. Il que ha valore
tatem. «Il verbo, timeo, è nella sua esplicativo, come ai V'I. 469. 480. 512.
energia al primo posto, dove nelle lin- 635. Una precisazione analoga trovasi
gue arioeuropee ab antiquo in forme in VII 499: perque uterum sonitu per-
narrative sta volentieri, specialmente que ilia verzit harundo. Altri, meno be-
nella mossa orazione dell'io: "ho pau- ne, intendono che l'asta penetra prima
ra" ecc.» FUN. 1, p. 337. - et - feren- nel fianco e poi nella cavità intestinale.
tis: «soprattutto quando portano do- PA. rileva nella ripetizione della prep.
ni ». Si osservi il valore intensivo di (in ... inque) una certa forza e nervosità.
et = etiam (gr. %0:0 e per dona cf. n. - feri: ferus, -i (att. Onp, eoI. rpnp), fre-
V'I. 43 s.; C. MVRLEY, in Class. lounl. quente nei poeti, sostituisce il nome
XXII (1927), pp. 658-62, intende « perfi- specifico di un animale, per lo piu
no quando essi fanno le offerte agli selvatico. Qui è detto del cavallo, per
dèi ». metterne meglio in rilievo la mole mo-
50. sic fatus: molto frequente (v. 391 struosa. - curvam compagibus: per
V 72. 351 X 535 ecc.), è traduz. dell'ome- ipallage = curvis trabibus contextam.
rico w~ rpwvn(J'o;~, w~ El1tWV ed è di sapore Compagibus è abI. di limitazione.
enniano (ann. 47 Vah.'): cf. NORD. ad 52. Il verso richiama !'immagine di
V. 190. - validis ingentem: l'unione dei un atleta: la cesura dopo contorsit, di
due agg., anteposti ai sosto cui si rife- ritmo spondiaco, fa vedere Laocoonte
riscono, tipica della tecnica virgiliana ancora teso nello sforzo del lancio e,
(cf. IV 137. 139. 272), esprime mirabil- al tempo stesso, l'attesa degli sguardi
mente lo sforzo e la violenza del lancio che seguono ansiosi il vibrare dell'asta,
con cui Laocoonte vuoI dare l'esempio espresso dalla frequenza della conso-
ai suoi, ut auctor esset temptandi equi nante t nel verso (MAROV., p. 29), fin-
et non tantum verbis verum etiam fac- ché questa non va a conficcarsi nel
to ad audendum ceteros provocaret bersaglio, dove continua a oscillare
DON. Il lancio dell'asta costituisce uno (stetit illa tremens). - contorsit: è piu
dei momenti centrali della narrazione forte di coniecit, ed è propriamente
anche in Qv. SMYRN., XII 388 ss.; detto del lancio delle armi da getto,
TZEIZ., posai. 713. - validis: pro 'ma- donde tormenta « macchine da getto ».
gnis' HEY. - hastam: Virgilio, per - tremens: tremula (cf. hastam... tre-
indicare l'arma da lancio, usa anche I1lentem v. 175), ossia con valore di
cuspis (v. 230), hastile (IX 402), iaculum agg. deverbativo, allo stesso modo in
ENEIDE II 19

insonuere cavae gemitumque dedere cavernae.


Et si fata deum, si mens non laeva fuisset,
impulcrat ferro Argolicas foedare latebras, SS

cui amans è assimilabile a amicus, ap- Goss., PASC.) sottintendono fuissent « e


petens a cupidus, nesciens a nescius. se vi fosse stata la volontà degli dèi »;
Cf. RONC., pp. 184 ss. - recusso: da 2) HEY. supplisce non fuissent e cioè:
re- e quatio; si noti il valore intenso si fatale non fuisset; 3) altri (PA., SAnn.',
del pref. re-; per HEY. recusso == re· Pucc.), dando a laeva una doppia acce-
percusso. zione, completano: et si fata deum non
53. Il verso a ritmo dattilico è cele- Iaeva (contraria) fuissent, si mens non
brato per l'armonia imitativa, prodotta Iaeva (stulta) fuisset. Più accettabile ci
sia dal prevalere del suono chiaro e sembra la prima, non solo per il netto
(lO volte nel verso, di cui 4 in arsi), distacco e contrasto che si avvertono
sia dal suono cupo u in arsi al quarto tra et si fata deum e si mens 110n
piede, che col suono successivo della laeva fuisset, accentuati dalla cesura
m produce un effetto onomatopeico, di· dopo deum, ma anche per il confronto
latando il rimbombo del cavo ventre. del primo emistichio con il v. 433;
- insonuere (-ertmt cf. n. v. 1) ••• ca- si fata fuissent; CIC., div. II 8, 20:
vernae: « le caverne rimbombarono id neque, si fatum fuerat, effugisset, e
dalle loro cavità ed emisero come un del secondo con eci. 1, 16: si mens
gemito »; per l'immagine cf. EUR., Tra. non Iaeva fuisset. In un'iscrizione di
519 sS. - cavae... cavernae: oltre al Chiusi si legge: si Fortlma quidem
giuoco etimologico anaforico, si noti fatis non laeva fuisset (CIL XI 2329:
che cavae, da non considerare esorna- cf. S06, 2 CE Biich.). Per fata cf. n.
tivo, accresce il senso di profondità V. 13. - laeva: modo t contraria' et
espresso da cavemae che a v. 19 san sciendum laevum, cum de humanis re-
dette solo ingentis. Perciò cavus (gr. bus est, esse contrarium, cum de ce-
xoD.oç « vuoto ») qui è il contrario di lestibus, prosperum, ut (v. 693): t in-
solidus, totus e non di pienus (cf. III t011Uit Iaevum', quia sinistra l'lll1ninum
191: cava trabe currirnus aequor; ENN. intuentibus dextra sunt SERVo Cf. an-
ann. 439 Vah.'; cava... unguIa). Si os- che n. vv. 387 s.
servi inoltre la forza del qualificante 55. impulerat (sciI. Laocoon): il pperf.
cavae in cesura e del qualificato caver- ind., invece del pperf. cong., nell'apo-
nae alla fine del verso, come a ecI. 1, dosi indica con evidenza rappresenta-
1: Tityre, tu patulae recubans sub teg- tiva che un fatto era li li per accadere,
mine fagi, secondo la comune tecnica ma non si realizzò per il sopraggiun·
virgiliana; cf. anche CATULL., 64, 39 e gere di un avvenimento inaspettato.
n. v. 3. L'espressione, raccostabile ti Cf., p. es., CIC., fam. XII lO, 3: praecIa-
tlInbrosae... cavemae di VIII 242, e re viceramus, nisi... fugientem Lepidus
stata imitata da Luc., III 418: cavas recepisset Antonill1n. Cf. pure VI
motu terrae mugire cavemas; per la 358 ss. - foedare: exquisite pro t lace-
stessa figura etimologica cf. DANTE, lnf. rare' HEY.; più giustamente CON. ved~
1, 5: « selva selvaggia ». - gemitum... incluso in foedare anche il senso dI
dedere (-ertmt cf. n. v. 1): epesegetico «cospargere di sangue ». Cf. III 241:
di insonuere. Qui gemitus è detto del ferro foedare volucres. VII 575: foeda-
cavallo; a III SSS s.: gemitum... peIagi... ti... ora Galaesi. Per l'inf. dopo impu-
/ audinms. IX 709: dat tel1us gemitum. lerat cf. n. v. 33. - latebras (sciI. equi):
54. et ,.., deum (-ortlln cf. n. v. 14): « nascondigli ». Qui il termine, caro a
l'espressione è stata interpretata in tre Virgilio, è detto, come osserva DAN.,
modi: 1) alcuni (WUN., CON., MAC., con una certa amarezza.
20 VIRGILIO

Troiaquc nunc staret, Priamique arx alta maneres.


Ecce manus iuvenem intcrea post terga revinctum
56. Troia... staret... arx - maneres: et insperatmn significat DON. Cf. vv.
il repentino passaggio dal discorso nar- 203. 270. 318. 403. 526 XI 226. ec/. 9, 47
rativo all'apostrofe esprime in maniera ccc. - manus: accuso di relaz., retto
profondamente patetica la commozione da revinctum. - iuvenem: in senso
di Enea all'improvviso apparire dei Iato, perché aveva già figliuoli (cf. V.
luoghi cari, per i quali ha combattuto 138). Si chiama Sinone, come dirà egli
ed ha sofferto fino alla disperazione. stesso a v. 79. Figlio di Esimo, il fra-
Cf. il paraIlelo in SIL., VII 561 s.: teIlo di Anticlea, madre di Odisseo,
Ili... / mutasselltque solum sceptris è cugino di quest'ultimo (cf. SERVo ad
Aeneia regna / mtllaque nunc stares V. 79). Ignoto ad Omero, anteriormen-
terrarum vertice, Roma (cf. pure v. te a Virgilio, lo conosciamo attraverso
429 I 555 III 118. 371 VI 18 VII 684 la Iliupersis (p. 107, 26 S. AIl.: xat
X 442; Ov., fast. II 492; SIL., X 658). :ELVWV -rOùç 1tVPI10Ùç Ù.VLI1XE' -ro1:ç 'AXIX,01:ç,
Staret è lez. di M (gli altri hanno 1tp6-rEPOV EtI1E).'1')).UOWç 1tPOI11tOL'1')-rOç) e la
stares); maneres lez. di tutti i codd. Ilias parva (p. 133 XII AIl.: o I: LVWV, wç
(solo in M' maneret): le varianti deri- ilv lXù-ri;i I1Uv-rEOn\.1Évov, cppux-rov ù1tolìd~lXç
vano da omeoteleuto. I due cong., se- -ro1:ç "E).).'1')I1'V... ), neIle quali egli dava
condo PA., non sono coordinati a im- il segnale ai Greci, perché muovessero
pulerat, come qualcuno ha supposto, da Tenedo; si noti che, secondo la
ma concettualmente subordinati e di versione deIl'Iliupersis, Sinone si tro-
valore potenziale; s'intenda: 'Laocoon- vava in città, mentre in Plauto (BaccTI.
te avrebbe quasi già spinto i Troiani a 937 ss.: Sino est / relictus... in busto
squarciare i nascondigli, e in tal caso Achilli... accubat,' / ...ille olim habuit
Troia sarebbe ancora in piedi e anche ignem qui sigmmz daret) egli dil il se-
tu rimarresti, o imponente rocca di gnale ugualmente con una fiaccola, ma
Priamo '. L'estendere l'apostrofe al pri- fuori daIla città, dalla tomba di Achil-
mo membro del periodo, accettando Ie (cosi anche ApOLLOD., epit. V 15 ss.).
stares, «annuIlerebbe un crescendo NeIla Tabula Iliaca Capitolina, che for-
ch'è bellissimo: il supremo sospiro, se deriva da Stesicoro (cf. Introd., p. IX
tutto rivolto al suo re, aIla rocca del- e n. 1), Sinone avrebbe uno stretto
la sua patria, dal guerriero, dal Troia- rapporto col cavaIlo, perché pare che
no sopravvissuto aIl'eccidio Il FUN. 1, p. l'uomo che regge la scala, per fare
338. scendere gli eroi, sia proprio lui. Qua-
si nessuna relazione con le versioni
57-76. Un nuovo personaggio, una nuo- esposte ha il Atç É~IX1tIX-rWV di Menandro
va situazione: appare tra gli insulti e (lr. 110 Koer.: -rTIV OÙPIXV x6<jJlXç Éyw /
le beffe della folla curiosa un giovane XIX).W -rw' IXÙ-rWV). Abbiamo appena tre
prigioniero; lentamente suscitano in- parole deIla tragedia :E LVWV di Sofo-
teresse e poi commiserazione «il fare cle: ad essa probabilmente attinse Vir-
stordito, il timido avanzarsi pauroso, gilio, essendosi in parte distaccato dal-
il subitaneo ristare, il lungo e lento e le altre tradiz. che lo precedettero.
inquieto girar degli occhi di chi è in- Nell'Eneide il segnale di partenza vien
vaso da ansia e da paura» FUN. 1, pp. dato ai Greci daIla nave ammiraglia,
216 s. Ma tra breve egli si rivelerà un su cui era Agamennone, anche con dei
gran maestro di spergiuri e di finzioni, fuochi (cf. vV. 256 s.); ma, a nostro
un genio del male, il simbolo della parere, le due versioni si integrano,
Graeca fides. nel senso che la nave ammiraglia, pri-
ma di dare il via, avrà ricevuto dei
57. ecce: 'ecce I ubicumque Vergi- segnali da Sinone, che era l'unico a
lius ponit, aliquod malum repentirmm sapere se lo stratagemma del cavaIlo
ENEIDE II 21

pastores magno ad regem clamore trahebant


Dardanidae, qui se ignotum venientibus ultro,
hoc ipsum ut strueret Troiamque aperiret Achivis, 60
obtulerat, fìdens animi atque in utrumque paratus,
seu versare dolos seu certae occumbere morti.

fosse riuscito. - terga: plur. intenso - da altri, respingono esplicitamente l'in-


revinctum: con valore passivo, non me- terpretazione di HEY. e accolgono la
diale, come qualcuno erroneamente in- seconda di D,m., hoc ipswn è spiegato
tende. Cf. G. LANDRAFF, in Arch. fiir dalla coordinata del secondo emisti-
Lex. X (1898), pp. 217 S. chio « affinché egli potesse macchinare
58. pastores: probabilmente Sinone proprio questo, potesse cioè aprire le
si presenta a gente umile e semplice, porte di Troia ai Greci ». A nostro
quali sono i pastori, perché il suo pia- parere, hoc ipsum ut strueret non in-
no riesca con maggior sicurezza; e la dica qualche cosa di determinato; si
loro ingenuità è messa in risalto dal traduca « proprio per condurre a ter-
grande .strepito, magno... clamore, con mine il suo piano », intendendo struere
cui trascinano in fretta il prigioniero, nell'uso traslato di struere insidias,
sicuri di aver fatto una grossa preda. crimina, doloso - Achivis: cf. n. vv.
- regem: Priamo, accorso con tutto 45-8.
il popolo fuori dalle mura. - trahe- 61. fidens animi: animo fidenti. Ani-
bant: 'trahere' est cum festinatione mi, secondo alcuni, è locat., come a
c1ucere, ita ut is qui ducitur aut nolit IV 203. 529 V 202. georg. III 289 IV 491
aut nequeat tam celeriter sequi, atque (cf. KUn.', pp. 446 s.); secondo altri, è
inc1e renitatur Goss. genit. di relaz. (cf. Tno., pp. 56. 96).
59. Dardanidae: plur. di Dardanides, Tale costrutto, particolarmente poeti-
-ae, da Dardanus. Quasi sempre usato co, entrò nella prosa con Sallustio. -
come sost., qui invece attrib. di pasto- in utrumque paratus: paratus (come
res e sta per Troiani. - se: ogg. di promptus, pronus) con in e l'accus.,
obtulerat v. 61. - venientibus: scii. come nell'uso post-classico: QUINT., X
pastoribus. - ultro: abl. avverbiale 5, 12: in omnes causas paratus; ecc.
di *ulter, -tra, -trum (donde il comparo 62. versare... occumbere: i due inf.
ulterior e il superI. ultimus) , oltre al possono considerarsi dipendenti da pa-
senso locale di « al di là", « lungi " ratus (costrutto piti antico di quello
(solo in PUUT., Amp1l. 320. Caso 459. con ad e il gerundio e frequente an-
Capto 551; tale accezione, nelle età suc- che nella prosa classica: cf. RONC., pp.
cessive, la conserva solo se unito a 210 s.) o, meglio, come apposiz. di
citro, altrimenti è sostituito da ultra), utrumque. - versare: intenso di ver-
si trova nel senso figurato di « inol- tere, più che « tramare », come a I
tre", « per lo piti» già in PLAUT., Perso 657 IV 563 XI 704, significa « portare a
327 e quindi in quello di « spontanea- termine» ad exitum perducere HEY.
mente », « di propria volontà », « per Versare dolos è traduz. letterale del
primo» (p. es. PLAUT., Amph. 587: mmc l'omerico XEPOW; \lwJ-lii\l (Od. XVIII 216
venis etiam ultro inritum dominum). XX 257). - occumbere morti: cf. per
Cf. anche MElL., S. V. uls. l'immagine ENN., scen. 136 Vah.': morti
60. hoc - strueret: DAN. chiosa: vel occumbant obviam. Il verbo più comu-
ut caperetur... vel incohatum a Graecis nemente è seguito dall'accuso (ENN.,
perficeret... quod ipse exposuit ' Troiam- anno 398 Vah.': occwnbunt multi le-
que aperiret Achivis '; HEY. invece: ut tum) e dall'abl. (LIV., XXXVIII 58, 6:
adduceretur ad regem, che CON. ac- morte occubuisse), raramente dal dato
coglie. Secondo PA. e PASCo che, seguiti (Dv., met. XV 498: occubuisse neci).
22 VIRGILIO

Undique visendi studio Troiana iuventus


circumfusa ruit certantque inludere capto.
Accipe nunc Danaum insidias et crimine ab uno 65
disce omnis.

63 s. In un'iscrizione cristiana della naum: -orzmz cf. n. V. 14. - cri-


Mauritania, si legge: undi[que] visendi mine - omnis (-es cf. n. vv. 19 s.):
studio crhistiana (sic) aetas circumfusa « dalla perfidia di un solo Greco im-
venit (CIL VIII 20903: cf. 1825, 11 CURo para a conoscerli tutti» ex unius sce-
Die.; 1894, p. 91 BULL. Ro.). - visendi lere, et h. l. quidell'z fraude, ex uno
studio: per l'ardente desiderio di os- exemplo, cognosce, qua1es, quam per-
servare (il prigioniero). L'intens. visen- fidi omnes Dall'ai sint HEY.; PEI:'R., tro-
di, meglio di videndi, presenta in modo vando strano il passaggio da cosa (cri·
efficace la viva curiosità, da cui è II'zine) a persona (omnis), già notato
spinta la Troiarza iuventus. - circum- da SERVo (vitioswn est de negotio ad
fusa ruit: ruit et circumfunditur « si personam transire), propone di correg-
precipita e gli si stringe attorno alla gere omnis in omnia (scii. crimina).
rinfusa ». Per una diversa interpreta- Pucc. dà un valore concreto a crimine
zione del parto perf. circumfusa cf. n. e spiega « da un solo scellerato im-
vv. 108 S. - certant: il mutamento di para a conoscerli tutti », non esclu·
numero (ruit... certant) si spiega, oltre dendo però l'interpretazione da noi
che come un caso di varietas (cf. n. v. accettata. Un riecheggiamento in SIL.,
32), anche con quanto osserva PA.: VII 39: rlOsces Fabios certamine ab uno.
il poeta dapprima considera la gioven- - disce omnis: uno dei 58 vv. (cf. WALT.,
tu troiana che accorre in massa e poi p. 22), che il poeta lasciò incompleti du-
i singoli componenti che fanno a gara rante la composizione dell'Eneide,
nel deridere il prigioniero. II cod. R quando l'ispirazione s'interrompeva,
ha certat, ma si tratta di lectio fa· con l'intenzione di completarli piu tar-
cilior. - inludere (gr. Gttx!~m): qui col di, qualora la morte non glielo avesse
dat., altrove con l'accus.: IX 634: vir- impedito (cf. KNIG.2, pp. 125 e 128).
tutem inlude. L'inf. con certo è fre- Virgilio stesso scherzosamente li chia-
quentissimo nei poeti di ogni età e mò tibicines (cf. il passo della Vita
nella prosa post-classica, e potrebbe donatiana: quae per iocum pro ti bici-
essere considerato quasi come un nibus interponi aiebat ad sustinen-
accuso di relaz. Si osservi che, ver- dum opus, donec solidae columnae
bi come certo: ardeo, COll'or, gaudeo, advenirent [Sum.-] DON., p. 60, 3 S.
insto, nitor, tendo, valeo, ecc., usati Reiff. = Vitae Vergil., p. 6, 87 ss. Br.).
da soli, hanno un pieno significato ver- Altri versi incompiuti del I. II sono:
bale, ma, uniti ad un inf., fungono 233. 346. 468. 614. 623. 640. 720. 767.
da ausiliari (cf. KUn. 1, pp. 667 ss. 673 s.). 787; e dal loro numero, superiore a
- capto: parto sostantivato = captivo. quello degli altri libri, si deduce che al
( Cosi lo considerano i Troiani; la loro I. II, piu che agli altri, venne meno
attenzione ormai è distolta dal cavallo l'ultima manus: cf. J. W. MACKAIL, in
ed è tutta tesa a beffare il prigio- Class. Rev. XXIX (1915), pp. 225-9; si
niero. noti inoltre che, tranne il v. 787, i ri-
65 s. accipe: audi, come a v. 308. Una manenti sono indispensabili nel con-
pausa di raccoglimento: l'eroe rispon- testo. Per un esame particolare della
de a quanto Didone aveva domandato questione cf. anche H. BELLING, Studien
a I 753 s.: a prima, dic, hospes, ori- iiber die Compositionskunst Vergils in
gine nobis / insidias... Danaum. - Da· der Aeneis, Leipzig 1899, pp. 113-61.
ENEIDE II 23

Namque ut eonspeetu in medio turbatus inermis


eonstitit atque oeulis Phrygia agmina cireumspexit:
'Heu quae nune tellus' inquit, , quae me aequora possunt
aecipere? aut quid iam misero mihi denique restat? 70

67. namque (gr. 'l'cip): più forte di matremne ut miseram lamentantem vi-
nam e trovasi per lo più in principio deam et abiectam (61 Mal.). Cf. ano
di proposizione, a spiegare il concetto che ENN., scen. 276 s. Vah.' - heu:
precedente. - ut: temporale, regge « .oh~mé! » è il grido disperato del pri-
eonstitit e eircumspexit del v. s. - glOlllcro, ben adatto a destare com-
conspectu in medio (scil. Troianorum): mc;zione nella folla; cf. QUINT., IX 2, 9:
« in mezzo agli sguardi» dei Troiani 11llserationis (scil. gratia). È l'inizio del-
su lui convergenti. - turbatus: simu- la brevis oratio, tutta soffusa di una cer-
la di essere turbato, ma in realtà è ~a enfasi teatrale, che DAN. giustamente
sicuro del suo piano, fzdens animi atque mquadra nello schema della retorica
in lltrumqlle paratlls v. 61.- inermis: anti~a: sane quod deflet, ideo ei prima
« senza difesa »; fa sentire il contra-
breVls datur oratio. et est contro-
sto fra il prigioniero apparentemente
smarrito e la folla armata (agmina v. versiae schema... fwc enim exclamatio-
Ile et miseriae auctu benivolum sibi
s.), che lo circonda, in preda alla
furia.
iudicem fecit, querelae autem novitate
68. Verso che « dipinge la lunga oc- attentum. quis enim non cllperet alidi·
chiata in giro, con la sua cadenza re, quo pacto idem homo et Graecis
spondaica» (PASC.), nel quale « i due et Troianis esset invislls?.. fwbet ergo
verbi, constitit e circumspexit, sono benivolentiam et attentionem. - quae
in posizione di rilievo, al principio e mmc ~ accipere: quorsum refugiam?
alla fine del verso, ad esprimere i BEY. Tutti traducono « qual terra ora,
due momenti, dell'arrestarsi e del guar- qual mare - disse - potrebbe acco-
dar lento in giro» Uss.' Si noti che lo gliermi? ». Ma, poiché aequor (da
spondeo nel quinto piede - questo è aequus, -a, -wn) significa qualsiasi su-
l'unico caso del l. Il - di norma è perficie piana, solida o liquida, e il
preceduto da un dattilo nel quarto; poeta vuole contrapporre a tellus qual-
nell'Eneide fanno eccezione III 74 e che cosa d'indefinito e d'immenso, si
VII 634. Cf. L. HAVET - L. DUVAU, Cours potrebbe rendere « qual paese ora, qual
élém. de métr. gr. et lat., Paris 1939', plaga - disse - potrebbe offrirmi
p. 56. - oculis: collocato in cesura, scampo? », dando a aequora un valore
richiama l'attenzione del lettore, pre- indeterminato. - aut ~ restat: consi·
sentandogli un uomo dallo sguardo derando iam come rafforzativo di qllid...
smarrito, in mezzo ad una folla vo- denique e tenendo conto della cesura
ciante, sulla quale doveva far colpo pentemimere, i più traducono: « o che
quell'aria di smarrimento. - Phrygia: più resta infine a me misero? ». Unen-
Troiana, per sineddoche. do invece iam a IIlisero, come sugge-
69-72. Questi versi, intessuti di pa- risce anche la lettura con cesura efte-
role brevi, quasi rotte da singulti, rie- mimere, si può intendere: « o che cosa
cheggiano un passo dell'Andromaca di infine resta a me, ormai senza spe-
Ennio: quo accidam, quo applicem, / ranza di salvezza?» - quid ~ restat:
cui nec arae patriae domi stant (scen. risonanza dell'omerico (Od. V 299): w
88 s. Vah.') e un frammento di C. Gl'ac- l-lOL E'YW oELÀ6ç, "t( \IV l-lOL l-l'l1XLo""tr1. 'Y E\l1]"tr1.L;
ca: quo me miser conferam? quo vor- - restat: sllperest, seguito dal dat.,
tam? in Capitoliumne?... an dOllltlm? come a v. 142 VII 271.
24 VIRGILIO

cui neque apud Danaos usquam locus, et super ipsi


Dardanidae infensi poenas cum sanguine poscunt.'
Quo gemitu conversi animi compressus et omnis
impetus. Hartamur fari, qua sanguine cretus

71 s. Sono una determinazione del 592. 720 XII 949; ENN., amI. 100 Vah.!
pensiero generico, espresso a v. 69; è Per Gass. cum sanguine =: et sangui·
soprattutto l'accenno alla Grecia, co- nem. .
me terra che respinge Sinone, che 73. qua: cuius generis. - conversi
induce naturalmente i Troiani a pre- animi (scii. sunt): bene, quia dixerat
stargli piena fiducia. - cui: mUli cui 'et super ipsi Dardanidae infensi', ut
(dat. incommodi). - neque ... et (gr. ostenderet eos, cum advenienti inlu-
OU1:E ... 1:É): per la correlazione cf., p. es., dere certarent, audito eius gemitu, ad
Cle., Cat. 2, 13, 28: perficiam... ut ne- miserationem esse conversos DAN. -
que bonus quisquam intereat, pauco- conversi: mutati HEY.; esprime la com-
rumque poena vos omnes saevi esse pIeta compartecipazione allo stato in-
possitis (altri esempi in KtJu.', p. 48). felice del prigioniero. - compressus
Nel tradurre, si può anche intendere et: et compressus (scii. est): et pospo-
Ileque ... usquam =: nullus. - Danaos: sto per iperbato (per il quale cf.
cf. n. vv. 5 s. - locus (sciI. est.): « ri- QUINT., VIII 6, 62). Sinone ha cosi
covero », « asilo ». - et: sciI. a quo. - raggiunto lo scopo della sua brevis
super: insuper SERV., come a I 29 V oratio, suscitando la cOl'mniseratio (cf.
482 VII 462 XI 670. - ipsi: « persino ». BILL., p. 44).
Proprio i Troiani non dovrebbero es- 74 S. hortamur - capto: se si fan-
sere cosi crudeli con lui, che si è dato no dipendere da fari le due interrogo
spontaneamente (ultro V. 59) prigio- quo sanguine cretus (scii. sit) quidve
niero, per indicare ad essi una via di ferat e da memoret, retto come fari
salvezza. ~ senza dubbio una forma di da llOrtamur, si fa dipendere quae sit
captatio benevolentiae: Sinone, seguen- fiducia capto, abbiamo: « l'esortiamo a
do il suo disegno, col termine ipsi dire da quale stirpe provenga e che
mira a stimolare la curiosità dei Tro- cosa abbia da farci sapere, e ad espor-
iani (cf. vv. 74 s.). - Dardanidae: Tro- re quali motivi possano ispirare fidu-
iani; non è attrib., come a v. 59, ma cia a lui prigioniero »; cf. SERV.: dicat
sost., come nella maggior parte dei quae tanta sit in captivo fiducia, ut
casi. Capo dei Dardanidi nella guerra audeat dicere 'et super ipsi ' (ovvero
troiana era Enea (Il. II 819 s.). - in- a ricordare qual fiducia si possa avere
fensi: infensus proprie est plus quam nelle parole di lui prigioniero; cf. HXe.:
inimicus SERvo Sinone chiama cosi i quanta ei fides possit haberi). Cosi i
Troiani, perché, rifugiatosi presso di piu. Se invece si fa dipendere quidve
loro fidens animi (v. 61), purtroppo ferat da memoret e si considera quae
non trova l'ospitalità che si attende- come reI. attratto da fiducia, abbiamo:
va. Anche il termine infensi, come ipsi « l'esortiamo a dire da quale stirpe
del v. prec., verrebbe a far parte del- provenga e riferisca che cosa abbia da
la captatio benevolentiae e sonerebbe farci sapere, che possa essere di ga-
quasi come un rimprovero: se li im- ranzia per lui prigioniero »: cosi DAN.,
maginava amici e invece viene accolto parzialmente, e Puee., che chiarisce la
« in maniera ostile ». - poenas sua interpretazione in La parola del
poscunt: « esigono da me pene di passato IX (1954), pp. 431-8. In ambe-
sangue ». Cum sanguine è abI. stru- due i casi, quo sanguine cretus dipende
mentale (altri esempi in KtJH.', p. 510). da fari come a III 608 s.: quis sit fari,
Espressioni analoghe a v. 366 IX 422 XI quo sanguine cretus, / llOrtamur, quae
ENEIDE II 25

quidve ferat, memoret quae sit fiducia capto. 75


[Ille haec deposita tandem formidine fatur:]
, Cuncta equidem tibi, rex, fuerit quodcumque, fatebor

deil'Ule agite t fortlllla fateri. - horta- noscritta; si trova in M' (aggiunto in


mur: bene, non i illbemus', ltlpote fondo alla pagina, in lettere miniate),
lniserantes DAN. - fari: per l'inf. dopo in I e in altri deleriores, tratto da
hortamllr cf. n. v. 33. - qua - cretus: III 612, dove è in perfetta armonia
domanda analoga rivolge Priamo a Si- col contesto. A questo punto invece il
none nell' 'D.LOU iI.),~Jo"Lç di Trifiodoro: verso, ritenuto quasi da tutti inter-
El7tÈ oÈ o"ELO / ov~ol-La xal YE~Ei]~ vv. 289 s. polato, non ha senso per il contrasto
Per l'influsso di Virgilio su Trifiodoro tra deposita... formidine e pavitans del
cf. FUN.', pp. 193 ss. La locuzione san- v. 107, e mal si accorda con il resto
guille cretus ricorre in un'epigrafe se- per la presenza di inquit v. 78, che
polcra1e, rinvenuta a Roma fuori di rende qui inutile fatur; cf. anche G.
Porta Pinciana (CIL VI 29426: cf. 1164, JAeIIMANN, in Rheil1. Mus. LXXXIV
3 CE Blich.). - cretus: poetico per (1935), p. 226.
natus (particolarmente in Lucrezio, Vir-
gilio e Ovidio; per Virgilio cf. IV 191 77-104. Sinone, da persona turpis, ini-
VIII 135 IX 672). Altri part. perf. di zia la perorazione de/la sua causa, ri-
verbi intrans., che hanno acquistato ferendo in primo momento cose vere,
natura aggettivale, a v. 509 VII 693: apparentemente a lui dannose, per ac-
deslletus. X 88: tluxus. IV 38 X 15: cattivarsi l'animo degli ascoltatori. Ot-
placitus. VIII 560: praeteritus. V 332: tenuta la piena fiducia, prosegue nel
titubatus; cf. anche nuptus di Cle., perfido piano (cf. BILL., pp. 59-61). An-
Sext. 3, 6. - quidve ferat: la parti- che Odisseo, per ingannare Polifemo,
cella disgiunt. ve (gr. tlÉ<*nFÉ), pili de- racconta dapprima cose vere e poi ag-
bole di ve I, si usa soprattutto per giunge menzogne (Od. IX 259 ss. 364 ss.).
unire due termini isolati (cf. Mirmi-
dommI Dolopll1llve v. 7); raramente 77. equidem: «senza alcun dubbio ».
congiunge due proposizioni, a meno Il pref. intenso e- rafforza il senso af-
che esse non siano interrog.: cf. vv. fermativo dell'avv. (cf. e-castore gr.
101 s.: quid... haec revolvo? / quidve È-XEL~oç). «La presunta etimologia da
moror? IX 228: quid facerent quisve ego quidem... fece si che la gramma-
Aeneae... mmtius esset. Cf. KtJH. 2, p. tica analogistica lo usasse solo o quasi
111. Qui ferat ha senso pregnante: id solo col verbo alla prima persona sin-
est nuntiet SERV.; num habeat, quod golare (mentre in latino arcaico e poi
ad veniam impetrandam afferre possit pili tardi nel latino imperiale arcaiz-
Huy.; cosi a v. 161 I 645 VIII 119. - zante si incontra anche con le altre
memoret: dipendente, come si è già persone)) A. RONeoNI, ad soltm. Scip.,
detto, da hortamur, come fari: si noti Firenze, Le Monnier, 1961, p. 64. -
la varietas sintattica. Il congo dopo tibi rex: «Osserva qui il tono misto
!lOrlor è frequente: cf. CAUS., b. G. VI di confidenza e rispetto, che mira a
33, 5; LIV., VI 15, lO. Altri conside- conciliare la simpatia di Priamo»
rano memoret congo esortativo. Nella Uss. 2 - fuerit quodcumque: « qualun-
traduz., esso può avere sia il valore di que cosa accadrà ». Il fut. ant. si trova
dical sia quello di meminerit. - capto in luogo del fut. sempl. dai comici in
(sciI. ei): a seconda delle interpreta- poi: PLAUT., Ma. 687: huc concessero
zioni date, esso può essere rispettiva- (= concedam); CAUL. ap. Cle., fam. VIII
mente inteso come dato di possesso, 17, 2: vas invilos vincere coegero (= co-
di relazione e di commodo. galtl). Cf. TIIO., p. 226. Esso non è da
76. Omesso dalla migliore tradiz. ma- mettere in relazione con fatebor, come
26 VIRGILIO

vera' inquit, 'neque me Argolica de gente negabo:


hoc primum; nec, si miserum Fortuna Sinonem
finxit, vanum etiam mendacemque improba finget. 80
Fando aliquod si forte tuas pervenit ad auris
qualcuno pensa, né è da int.ende:e canza di ogni moderazione e di ogni
congo perf. con valore conceSSiVO, m riguardo per le conseguenze e per i
luogo di un preso La tradiz. mano- diritti degli altri. Cf. V. 356 IV 412 V
scritta oscilla tra fuerit quodcumque e 397 IX 62. ed. 8, 50. georg. I 119. 146.
luerint quaecumque: la prima lez. tro- 388 III 431.
va autorità in PnAEDR., prol. III 27 ss.: 81-3. fando... ad auris (-es cf. n. vv.
sed iam quodcumque fuerit, ut dixit 19 s.): cf. OV., met: IX 8 s.: nomine
Sinon, / ad regem cum Dardaniae per- siqua SIIO tandem pervenit ad aures /
ductus foret, / librum exarabo tertlum Deianira tuas. XV 497 s.: fando aliquem
Aesopi stilo. Hippolytlll1'l vestras si contigit aures /
78. vera: all'inizio del verso, come ... occubuisse neci. - fando: aliorum
cuncta v. 77, in forte posizione enfa- narratione HEY. Non ha valore atto nel
tica, dovuta soprattutto all'enjambe- senso di dieens, come a v. 6, ma passo
mento I Vera '... ut et falsa, quae postea (passiva signifieatione DIOM., I p. 342,
dicturus est, vera credantur DAN. - 27 KeiI); cf. PLAUT., AmplI. 588: neque
neque... negabo: piu forte di neque... farulo umquam aeeepit quisquam; Cle.,
nego; cf. OV., met. XIII 315: nec me Ilat. deor. I 29, 82: ne fando quidem
suasisse negabo. - me (sciI. natum auditu m est eroeodilum... violatum ab
esse): risponde alla prima domanda: Aegyptio. - aIiquod... nomen: « qual-
quo sanguine cretus V. 74. che notizia ». - si forte: Sinone con
79 S. hoc primum: sciI. fateor. - sottile astuzia accresce l'indetermina-
nec - finget: si me Fortuna ad hanc tezza di aliquod. - BeIidae... Palame-
miseriam perducere potuit, non vale- dis: «di Palamede, discendente da Belo»
bit etiam stultum facere, ut putem me (cf. ApOLL. Rn., I 133 sS.; SERV.). II pa-
mentiendo proficere DAN. Queste pa- tronimico di Belus dovrebbe essere non
role, piene di alto senso morale, suo- Belldes, -ae, ma Belldes, -ae, in corri-
nano false in bocca a Sinone, come spondenza del gr. U11)..Lo11<; (da Bij)..o<;),
l'espressione oraziana, messa in bocca cosi come Aeolldes, -ae (da Aeolus), cal-
al seccatore: nil sin e magno / vita la- co metrico di ALo)..(o11<;. Virgilio invece,
) bore dedit mortalibus (sat. I 9, 59 s.).
Secondo Macrobio (VI l, 57), esse so-
sul modello di Atrides, -ae, calco me-
trico dci gr. 'A't'pdlì11<;, ha formato Bc-
lides, benché B11)..EV<; non sia testimo-
no ispirate al Telefo di Accio: nam si
a me regnum Fortuna atque opes / eri- niato, come lo è invece 'A'tPEV<;. Belides
pere quivit, at virtutem nec quiit (619 S. è anche in OV., her. 14, 73; STAT., Theb.
Ribb. trag.). - Sinonem: qui per la VI 291; SIL., I 75 III 650; cf. Etym.
prima volta, collocato in posizione en- magn., s. V. 'A't'pdo11<;. Figlio di Nauplio,
fatica, a fin di verso, in luogo di me, re di Eubea, Palamede, già noto nei
il nome del prigioniero, che etimolo- Cypria (p. 103, 25 sS. AI!.), era famoso
gicamente vale «devastatore» (cf. gr. per ingegno e per astuzia: gli si at-
o"L\lO~a:~). Cf. n. V. 57. - vanum... men- tribuiscono l'invenzione dell'alfabeto, o
dacem: geminatio, ma propriamente almeno il completamento di esso, e
vanus est qui etiam sine utilitate men- quella del gioco degli scacchi e di altri
titur mendax qui tantum ad decipien- giochi da tavola (cf. GORG., Palam. 30;
dul1'/ SERVo - improba: da unire a selwl. EUR., Or. 432). Quando Odisseo
fortuna ai cui attacchi è riferito. II simulò la pazzia, aggiogando un ca-
termin~ è prediletto da Virgilio e, co- vallo e un bue all'aratro e seminando
me nota PA. a v. 356, esprime man- sale, per non partecipare alla guerra
ENEIDE II 27

Belidae nomen Palamedis et inc1uta fama


gloria, quem falsa sub proditione Pelasgi
insontem infando indicio, quia bella vetabat,
demisere neci, mmc cassum lumine lugent: 85

troiana, egli collocò il piccolo Telema- ripetuta tre volte) e della doppia sina-
co davanti all'aratro; Odisseo si fermò lefe (-tem/in-, -do/in-) esprime tutta l'a-
rivelando cosi che la sua pazzia era marezza e !'indignazione di Sinone per
finta (AroLLoD., epit. III 7). Ma si ven- la condanna di Palamede, benché in-
dicò sotto le mura di Troia: scritta nocente (insontem concessivo). Il luo-
una lettera, a nome di Priamo, nella go è citato per il pathos da Macrobio
quale questi ringraziava Palamede del (IV 4, 5). - infando indicio: « con
suo tradimento e faceva menzione del- scellerata imputazione» propter aurtlm
la somma di denaro precedentemente clam suppositum SERvo - quia _ ve-
inviatagli, l'affidò a un prigioniero tro- tabat (scil. adversus Troianos): tale
iano, che Odisseo stesso fece ucci- motivo è presentato come vero da Si-
dere; la lettera, trovata sul cadavere, none (perciò vetabat e non vetaret PA.),
fu consegnata ad Agamennone. Odis- ma in realtà è stato inventato da lui,
seo, che frattanto aveva fatto sotter- per ingraziarsi l'animo dei Troiani. In-
rare da servi prezzolati dell'oro nella fatti, osserva DAN.: aliam ob causam
tenda di Palamede, fingendo di pren- Palamedes periit. et bene ad captan-
derne le difese, disse che, se la let- dam circa amicos eius miseriam aditll'z-
tera era vera, il denaro doveva trovarsi gitur, guia pacis auctor fuit. - bella:
nella tenda. E poiché il denaro fu il plur. si potrebbe spiegare per effetto
trovato, Palamede fu cosi ucciso in- della rigida legge che è la metri ne-
fando indicio v. 84: cf. ApOLLOD., epit. cessitas (cf. R. SADDADINI, in Mélanges
III 8; SERvo Per una versione piu ge- P. Thomas, Bruges 1930, pp. 615-7).
nerica cf. schol. STAT., Ach. I 93 s. Spe., 85. demisere (-erzmt cf. n. v. 1) neci:
in Atti Accad. Pontano n. s. VII (1957- HEY. richiama Il. I 3: ljJuxà.ç· ALOL
58), p. 138. - inc1uta - gloria: « la 7tPOLC1.IjJEV. Per il dal. cf. n. v. 36. -
gloria illustre per rinomanza ». L'agg. cassum lumine: « privo della luce del
(cf. gr. XÀEW « celebro» o xMw « ho sole ». La stessa espressione, imitata
fama », donde x}.u't6ç « famoso ») ha una da Stazio (Theb. II 15), si trova già
stretta connessione con fama. L'espres- in LUCR., IV 368 V 719. 757; cf. anche
sione, solenne e ben determinata, con- XI 104: aethere cassis; LUCR., III 562:
trasta con aliquod si forte v. 81. - cassum anima corpus. IV 127 s.: si-
quem: ogg. di demisere neci e di lu- mulacra... / ... cassa... sensu. L'etimo di
gent v. 85. - falsa sub proditione: cassum, riferito a quem v. 83, non è
sub falso crimine proditionis SERvo - sicuro: da careo secondo Prisciano (II,
Pelasgi: in Omero (Il. II 840 s. X 429), p. 485 Keil), seguito da WAL., S. V.;
i Pelasgi sono una popolazione tessa- secondo MEIL, S. V., da careo o da
lica alleata dei Troiani; poi dalla cado, caedo, come lassus da laedo (per
tradiz. furono considerati « come i rap- il fenomeno della geminazione cf.
presentanti della popolazione anterio- QUINT., I 7, 20 e SOM., p. 209). Si veda
re alla venuta dei Greci nelle varie pure DAN.: cassum est quasi quassum
zone della penisola» G. GIANNELLI, Trat- et nifzil continens; nam et vas quas-
tato di Storia greca, Roma, Tummi- sum, quod humorem in se non conti-
nelli, 1948, p. 44. Qui per i Greci in net et est vacuum. - lumine: con va-
genere. lore traslato, come a XII 935: corpus
84. insontem - indicio: l'emistichio spoliatum lwnine; analogamente a VI
con la durezza dell'allitterazione (in- 721: quae Iucis miseris tam clira cu-

4
28 VIRGILIO

illi me comitem et consanguinitate propincum


pauper in arma pater primis huc misit ab annis.
Dum stabat regno incolumis regumque vigebat

pido? (cf. DANTE, Inf. 10, 69: « non fiere scopo di conciliargli la benevolenza
li occhi suoi il dolce lome? »). L'emi- dei Troiani. - in arma... misit: DAN.
stichio cassum lumine lugent esprime annota: est excusatia, quia patri pa-
il rimpianto per l'amico e protettore rendum necessario fuit, ideo ait t Ini-
Palamede, privo ormai della serena sit '. Per l'espressione cf. III 595: ad
luce del giorno e sprofondato nell'Ade Troiam missus in armis. - primis...
tenebroso. ab annis: DAN. dà due interpretazioni:
86-93. Per un diligente esame ritmico aut adolescentiae aut belli. Seguono la
cf. KNIG. 3, p. 50. prima Gass., PA., SADD.', MAc., il FAIR-
86 s. Apodosi del per. ipot. intro- CLOUGII (in Class. Weekly XXVI [1933],
dotto da si forte v. 81, espressa in pp. 150ss.) e Uss.', Aus.; la seconda WUN.,
forma ellittica, e che comunemente si BUR.!, HEY., il MITCIlELL (cf. ibid., p.
fa dipendere da scitote, e quindi: sci- 86). Quelli che accolgono la seconda
tote illi me comitem et... propincum... interpretazione di D,\N. affermano che
patrem... misisse. - illi: il pron., in la prima ipotesi sia in contrasto col
posizione enfatica (cf. PA.), esprime in V. 138, in cui Sinone ricorda i suoi
modo efficace quali e quante speranze dulcis natos; al che, sulla scorta dci
il padre di Sinone aveva fondate su primi, si può obiettare che, come a
Palamede. - comitem - propincum VIII 517 (primis et te miretur ab
(-quum): giustamente Gass. e CON., se- amlis) Evandro dà il figlio Pallante an-
guiti da altri, avvertono che i due cor giovinetto, in qualità di cames,
concetti non sono strettamente coor- ad Enea, cosi nel nostro primis... ab
dinati, perché Sinone fu mandato qua- almis (= a prima iuventute) nulla im-
le co~nes di Palamede, essendo già suo pedisce di credere che Sinone, prima
prOSSImo parente. Si traduca perciò: di partire per la guerra, fosse già
« come compagno di armi me per di sposato e con figli; si potrebbe anche
più congiunto di sangue ». D~ notare aggiungere che i dulcis natos siano
l'allitterazione e il valore intenso di et. un'altra delle sue menzogne dette solo
Cames (originariamente *com-it-s *co- per accrescere la compassione degli
mis, . da cum e eo, in séguito ~omes ascoltatori; infatti ai vv. 137 s., tra le
per mflusso di eques, miles) è simile persone care, Sinone ricorda la patria,
per la forma e il senso al gr. O'vvoooç; i figli, il padre, ma non la moglie,
p~i, preso il valore del gr. È1:aipoç, è co- che Odisseo invece ricorda sempre
lt~I che accompagna spesso un supe- accanto al figlio, al padre e alla
no~e (cf. ULP., in Dig. XLVII 10, 15, 16: patria. A nostro parere, le due in-
qlll frequentandi cuiusque causa ut se- terpretazioni si identificano, perché, an-
queretur destinatus in publico priva- che a voler ammettere l'esistenza dei
toque abductus fuerit). Cf. anche SaM., dulcis natos, si potrebbe intendere che
pp. 143 e 364. - pauper: con valore Sinone, al momento della cattura, iuve-
causale; l!aec enim fuerat causa miti- nem V. 57, quindi sulla trentina, sia
( tandi, ut Terentius (Ad. 384 s.): t quom partito per Troia intorno ai vénti an-
hic egens I profugiet aliquo milita- ni, età in cui poteva già avere dei figli.
tllm' SERVo Anche Achemenide era an- 88-90. dum - regno (= regia aucto-
dato a Troia per la povertà del padre ritate Gass.) incolumis: « finché (Pala-
(III 614 s.: Troiam genitore Adamasto I mede) si mantenne saldo nella sua au-
paupere... profectus). Tale povertà, se torità regale» - dum: quamdiu HIlY.
per Achemenide era una dura realtà, - stabat regno: stare dicuntur qui flo-
per Sinone è una finzione che ha lo rent rebus prosperis, auctoritate, opi.
ENEIDE II 29

conciliis, et nos aliquod nomenque decusque


gessimus. Invidia postquam pellacis Ulixi 90
(haut ignota loquor) superis COl1cessit ab oris,
adflictus vitam in tenebris luctuque trahebam

bus REY. L'abl. ha valorc causale. o trascinato alla guerra e propter


mcglio strumentale, come gli abl. retti aelvectum frumentum SERVo (cf. n. vv.
da stare a vv. 162 s.: spes... / Pallaelis 81-3); ne era gcloso, pcrché godeva di
auxiliis semper stetit. 352: di, quibus grande credito nelle assemblee dci ca-
imperium... steterat. I 268: dum l'es pi (vv. 88 s.). - pellacis (gr. 1)'ltEPO'ltEUC;
stetit I1ia regno. - incolumis: da in « ingannatore », detto di Odisseo in
c celio (<c colpisco violentementc », Od. XI 364): « perfido", « che trae con
<C llrto »), quindi <C saldo », « intatto », inganno a rovina », per blanelitias ele-
« illcso ». Cf. MElL., s. V. - regum - cipientis SERVo Pellax è composto da
conciliis: i. e. in regum consessu eius per c lax (' Lax' etenim fraus est
valebat sententia Gass. Reges sono qui FEST., p. 103, 25 Lind.; cf. ital. 'lac·
i capi dei vari contingenti militari, cio' in senso figurato). Vocc verbale
non tutti insigniti del titolo di re. corrispondente pellicio (cf. MElL., S. V.
Per vigere cf. SALL., Cat. 3, 3: auelacia, lax), il cui preciso valore è ben chiaro
largitio, avaritia vigebant; LUCR., IV in LUCR., V 1004 s.: nec poterat quem-
1156: summo... in h01lOre vigere. - et quam placidi pellacia ponti / subdola
nos: ego quoque; col plur. modestiae pellicere in fraudem ridentibus unelis.
Sinone mette maggiormcnte in eviden- M. POKROWSKIJ, in Bull. Acad. Sc. de
za la sua umiltà di fronte alla mae- Russie 1920, pp. 379 s., fa derivare pel-
stosa figura di petO"LÀEUC; di Palamcde. - lax da pello, etimo soddisfacente solo
aliquod: Hon parvum. - nomen - per la forma. Accanto a pellacis di M,
gcssimus: et faina et 11OHore florui. y', a', b', c, i codd. P, y', a', m hanno
Transtulit autem Virgilius verbum ' ge- fallacis, forse una glossa poi passata
l'ere' ad haec vocabula, quum usita· nel testo. - Ulixi: cf. n. v. 7. - haut
tum sit gerere vestem, galeam, barbam ignota (sciI. vobis) loquor: l'espressio-
(v. 277), habitum (I 315) Gass. Con l'c- ne parentetica, piu forte per la litote
spressione nomenque decusque, paral- che non nota loquor, e ben diversa
lela a quella dei vV. 82 s.: inc1uta fa- dalle parole incerte fando aliquod si
ma / gloria, Sinone accentua il pre- forte tuas pervenit ad auris v. 81, ri-
stigio al quale era giunto all'ombra vela che Sinone ha raggiunto ormai un
di Palamede, allo scopo di far rile- maggior grado di sicurezza e quasi di
vare in netto contrasto la gravità della confidenza. - superis - oris: tali pa·
disgrazia, nella quale cadde dopo la role non hanno solo un valore eufe-
morte del protettore. Essa, mutila del- mistico, come intende ROST., ma espri-
la seconda enclitica, ricorre in un'iscri- mono compiutamente la concezione che
zione del cimitero di Priscilla a Roma gli antichi avevano della vita: per loro
(CIL VI 31942: cf. 69, 1 CnR. Die.). la nascita era come un venire alle
90-3. A questi versi V. USSANI jr., ln- fulgide piaghe della luce (VII 660:
somnia, Roma, A. Signorelli, 1955, p. 12, sub luminis edidit oras; LUCR., I 22 s.:
avvicina il passo sallustiano (lug. 14. dias in luminis oras / exoritur), l'esi-
15): pater... naturae concessit,' ... pauci, stenza si esauriva tutta nel mondo
quibus relicta est anima, c1ausi in te- terreno, la morte era un allontanarsi
nebris, cum maerore et luctu morte dalle luminose e felici regioni della
graviorem vitam exigunt. - invidia: terra (superis... ab oris) e l'oltretomba
« per l'odio e la gelosia ". Odisseo odia- era il luogo dove le anime erravano
va Palamede, perché da lui era stato smarrite, umiliate e quasi minorate
30 VIRGILIO

et casum insontis mecum indignabar amici.


Nec tacui demens et me, fors si qua tulisset,
si patrios umquam remeassem victor ad Argos, 95

nel loro essere e nella loro persona- esprime l'interno struggersi dell'infeli-
lità. Si ricordi la risposta di Achille ce, come secum riferito a Orfeo in
ad Odisseo (Od. XI 487 ss.): egli vor- georg. IV 465: solo in litore secum. Cf.
rebbe essere di condizione servile sul- gr. [.lE'ttX <JlPEO"L\I, È\ll OU[.llii.
la terra, piuttosto che regnare sui 94 S. nec tacui: il perE., dopo gl'im-
morti. Con l'espressione virgiliana è perf. iterativi trahebam e indignabar,
stata integrata l'iscrizione del cimite· esprime l'esplosione improvvisa dell'ira
ro di S. Valentino sulla via Flaminia: a lungo repressa. Si noti il valore en-
[sup]eris concessit ab or[is] cf. 845, 2 fatico di nec, in luogo di non. - de·
CnR. Die. - adllictus: quia amicum mens: « folIe, pazzo che io fui »; ni·
perdiderit DAN. Per la topica della Inius dolor tantum potuit, ut me fecis·
commiseratio cf. Auct. ad FIer. II.31, set insanum DON. Cf. l'omerico \ll]1tLOç
50: misericordia commovebitur audito· di Od. I 8. - et: at vero, sed; dopo
ribus, si variam fortunarum commuta- nec tacui. ci aspetteremmo, invece di
tionem dicemus, si ostendemus,in qui- et, una congiunz. avversativa. Cf. Crc.,
bus commodis fuerimus quibusque in fam. X 1, 4: Furnium... a te fieri... nec
incommodis simus, comparatione; ana- miror et gaudeo. - me: da unire a
logamente QUINT., VII, 23. Cf. pure promisi ultorem V. 96. - fors - re·
DANTE, Inf. S, 121 sS.: « nessun maggior meassem: protasi del per. ipot. di II
dolore / che ricordarsi del tempo fe- tipo, dipendente dal perf. promisi, la
lice / nelIa miseria ». - vitam - cui apodosi è costituita da me... ultorem
trahebam: in contrapposizione al ri- (sciI. futurum esse: l'ellissi del verbo
cordo del tempo felice in cui godé è avvertita anche da DAN.: deest 'futu·
fama e onore (v. 89), Sinone rievoca la rum 'l. - si qua: accresce il concetto
vita trascinata stentatamente nella so- di fors, perché, come chiosa SERV.: est
litudine e nel pianto. Trahere, riferito et bona et mala. - qua: aliqua; dopo
all'esistenza, saepe de iis dicitur qui si ipotetico è possibile però l'uso di
misere vivU11t et quasi inviti (FORCEL- aliquis, soprattutto quando vi è un'al·
LINr, Lexic. tot. Latin.). Un'immagine tra ipotetica di senso contrario. Cf.
simile abbiamo in greco con EÀ.XEW: cf. Lrv., XXIV 8, 15: create consulem T.
EUR., Or. 205 sS.: aya[.loç / ... a'tEX\lOç... / Otacilium, non dico, si omnia haec,
[.lEÀ.EOç Èç 'tO\l atE\I EÀ.XW xp6\1o\l. sed si aliquid eorum rei publicae
93.. La durezza della duplice sinalefe praestitit; inoltre Crc., fam. IV 8, 2 (cf.
(sum/in, cum/in) ritrae efficacemente Tno., p. 194). - tulisset: in senso as-
il dolore e lo sdegno da cui Sinone si soluto, come a v. 34. CE. ENN., anno
sente preso per la triste sorte toccata 197 s. Vah.': quidve ferat Fors / virtu-
a Palamede; da notare inoltre il forte te experiamur; Crc., Att. VII 14, 3:
rilievo dato alI'innocenza dcII'amico ut fors tulerit. - remeassem: accen-
con la colIocazione del qualificante tua non solo il senso d'accorata no-
insontis in cesura (cf. n. v. 53). - ca- stalgia da cui è pervaso tutto il verso,
(
sum... indignabar: indignor (cf. anche ma anche \il lungo travaglio cui Si-
n. V. 31), si usa generalmente con l'ac- none andrCRe soggetto, ove mai (um-
cus. della cosa. piu di rado con quelIo quam) gli fosse concesso il navigare
di persona, talvolta con de + abI. Cf. verso la patria. Lo stesso senso si av-
Crc., inv. I 17, 24: ea, quae indignen- verte a XI 792 s.: dum... pestis / pulsa
tur adversarii...; LUCR., III 870: se... cadat, patrias remeabo... urbes; STAT.,
indignarier ipsum; Crc., Qu. Rosc. 2, 5: silv. III S, 12 s.: anne quod Euboicos...
ait me indignari de tabulis. - mecum: remeare penatis / auguror... ? - ad Ar·
ENEIDE II 31

promisi ultorem et verbis odia aspera movi.


Hinc mihi prima mali labes, hine semper Ulixes
criminibus terrere novis, hine spargere voees
in volgum ambiguas et quaerere eonscius arma.
gas: qui per la Grecia tutta, come questo significato, labes in tutta la la-
Mycenas del v. 25. La presenza della tinità ha anche quello di « macchia »,
prep., in questo caso, comunemente si in senso proprio e figurato. - sem-
spiega per il fatto che indica direzio- per: « indica la continuità, ed è con
ne verso un luogo; peraltro in poesia, arte unito agli infiniti storici terrere,
piu raramente nella prosa, anche del spargere, quaerere» (Uss.'), i quali
periodo classico, vi è molta libertà marcano con vivacità il movimentato
nell'uso delle prep. con i toponimi, succedersi delle azioni di Odisseo. L'inf.
ed è dovuta all'influsso greco. Cf. Tuo., storico, detto cosi, perché usato mag-
p. 110. giormente dagli storici e soprattutto
96. La triplice sinalefe (-silul-, -remiet, da Sallustio, 0, meglio, descrittivo, piu
-ala-) rileva tutta l'asprezza dell'odio frequente nel periodo arcaico, si esten-
di Sinone per il suo nemico mortale. - de alle etil successive e va scompa-
promisi: pro 'minatus sum', quia mi- rendo nella tarda latinità. Strettamen-
Ilalnur mala, promittimus bona SERvo te connesso col carattere nominale
Ma anche altrove promittere si trova dell'inf. (P. KREISCUMER, in GI. II
invece di millari: cf., p. es., CIC., Mur. [1910], pp. 270 ss.), sostituisce per lo
11, 90: quem... inimicissimum... futu- piu un imperf. e caratterizza i mo-
rum esse promittam; VAL. FL., VI 730 s.: menti piu animati o emotivi della nar-
quid... meritas... omilla poellas I pro- ralzbne. - criminibus... novis: i. e.
misere Ilzihi? - et - movi: « e con miris, inauditis Goss.; « con orribili ca-
le mie parole suscitai l'aspro odio» lunnie ». Non c'era miglior modo per
(di Odisseo). A questo punto ormai è Sinone, per rendersi accetto ai Troia-
completo il ritratto che Sinone fa di ni, che presentarsi anche lui come vit-
sé stesso: deciso a dire tutta la ve- tima del perfido Odisseo. ~ spargere
rità a Priamo, infelice per destino, ma - ambiguas: « ambigue voci a semi-
non sleale né mentitore, costretto a nar nel volgo» LEOp.2; quibus audien-
combattere contro i Troiani per la tium animi ad scelera audienda fizmt
povertà paterna, fedele e devoto allo proniores Goss. Anche della Fama Vir-
amico anche oltre la morte, al punto gilio dice che trova il terreno favore-
da non essere capace di celare il de- vole in mezzo al popolo: cf. IV 189 s.:
siderio di vendetta e di cercare l'ami- haec tum multiplici populos sermone
cizia e la protezione di altri potenti. replebat I gaudens. Odisseo - osserva
97-9. hinc... hinc... hinc: i tre locat. CON. - che già in Euripide è detto
hanno qui valore temporale-causale e OrjllOxt:tpto""Cn~ (F! eco
132), "COU ... oxÀov llÉ"Ct:t
mettono in risalto lo smanioso affan- (lph. A. 526), qui appare nella figura
narsi di Odisseo, mirante alla rovina di o"'ltEPlloMyo~. - volgum (gr. Àt:t6~):
di Sinone. Cf. LUCIL., 94 Marx: hinc masch., come in Accia (288. 348 Ribb.
hostis mi Albucius, hinc illimicus. - trag.), Lucrezio (II 921), Livio (VI 34, 5
mihi: dato Ì1/colmnodi. - prima - la- XXIV 32, 1), Cesare (b. G. IV 14,4), Fedro
bes (scil. fuit): initium mali et labis (IV 16, 3 s.). Poiché Virgilio altrove
SADD.'. L'espressione, che HIlY. accosta (vv. 39. 798. ecc.) usa il neutro, qui il
a Il. XI 604: Xt:tXOU o' /lpt:t ol 'ltÉÀE'I apxn, masch. può essere dovuto a ragioni
è stata imitata da Giustino (XVIII, metriche. Il neutro, piu comune, se-
5): haec prima mali la bes, !wc initium condo A. ZIMMERMANN (GI. XIII [1924],
impelldentis ruinae iuit. - labes: mi- pp. 238 ss.), è dovuto alla sfumatura
nam significat, a lapsu SERVo Oltre a di collettività insita nel termine; altri
32 VIRGILIO

Nee requievit enim, donee Calchante ministro... 100


Sed quid ego haee autem nequiquam ingrata revolvo?
quidve moror, si omnis uno ordine habetis Aehivos

pensano all'influsso di pecus « folla del serpente e dei passeri (Cypria, po


stupida», allo stesso modo in cui si 104, 1 ss. Ali.), predicendo la durata
pensa che il masch. volgus sia dovuto della guerra di Troia (l/. II 321 ss.; OVo,
all'analogia con populuso - ambiguas: met. XII 20 s.), e fece sacrificare Ifi-
suspicionum et criminum plenas DAN. genia ad Artemide (EURo, lph. T. 16 ss.,
- conscius (gro CTWE,5wç): si hanno due lph. A. 106 s.). Inoltre profetizzò che
interpretazioni: conscius iniuriae Pa- per la conquista di Troia erano neces-
lamedi illatae (Gosso, sulle orme di sari la presenza di Achille e l'arco di
SURVo: aut peracti sceleris aut dolorum Filottete (ApoLLoD., III 13 8; Ou. SMYRN.,
suorum); certe sciens hunc meum ani- VI 57 ss.). Mori per il dispiacere di
mum (DAN.), accettabili ambedue, se essere stato superato dal veggente
diamo a conscius valore pregnante: Mopso, figlio di Tiresia, in una gara di
Odisseo, consapevole dei suoi misfatti enigmi (STRABo, XlIII, 27. 5, 16).
nei confronti di Palamede e dei senti- 101. sed... autem (cf. gr. ciÀÀc(... 5é, 51)):
menti di vendetta di Sinone, prepara è dci senno familiaris, comune nei co-
frodi e insidie di ogni genere (anna, mici (p. es. PUUI., Rud. 472; TER., PIz.
che riassume il concetto di criminibus 601). Sed indica l'opposizione a ciò che
e voces v. 98: nam arma sunt instru- precede; autem rinforza l'interrogo
menta cuiuslibet rei: unde et insidian- quid. - nequiquam: ma egli sa bene
tis fraudes 'arma' nominavit SERV.: cf. che il suo discorso ha fortemente im-
gr o [l1]XtX\l1)[ltX'\"tX, [l1]XtX\ltX()o CONo intende pressionato i Troiani. - ingrata: rife-
quaerere arma consciorum « cercava rito alle parole di Sinone, può inten-
alleati come un cospiratore» (uno di dersi o che esse siano sgradite all'ani·
essi è Calcante: vv. 100. 122); ma que- mo dei Troiani (cosi Gosso e PAo sulla
sta spiegazione è giustamente respinta traccia di SURV.: nec vobis placitura,
da PAo, perché distruggerebbe la forza nec nzihi gratiam concilianfia) o, piu
di conscius, da cui scaturisce il mo- giustamente, che esse richiamino alla
tivo del comportamento di Odisseo. mente di lui episodi dolorosi (cosi
100. nec ministro (= iuvante): DANo: quorum iam non libenter me-
« prova ne sia che (enim) egli non si mini, seguito da PASCo, ROST. e USs. 2:
dle pace, finché con la complicità di cf. MACRo, IV 6, 22). Dalla seconda in-
Calcante... ». Sinone, simulando di es- terpretazione, Sinone appare alla con-
sere sopraffatto dal cordoglio e quasi siderazione degli ascoltatori sempre piu
dalla disperazione interrompe con ma- vittima di un crudele destino.
Ii~ia finissima il ;acconto e rende piu 102. quidve moror (scii. vas): « per-
vIva e desta la curiosità dei Troiani ché trattenervi?» (tediandovi). Per l'u-
(v. 105): la repentina reticenza «btOCT,w- so della congiunz. ve, cf. n. vV. 74 S. -
1t1]CT,ç) influisce sull'animo degli ascol- si: « dal momento che». Anche altrove
tatori molto piu che non la continua- (vv. 348. 536. 689 I 603 V 798 VI 530"0)
zione del discorso. Altri esempi a I il si condizionale include l'idea di cau-
,/
135 V 195. - Calchante ministro: abI. sa, come se fosse siquidem: ClC., nato
asso, formato col sosto di valore pre· dearo I 9, 21: non enim, si mundus
dicativo. Figlio di Testore, Calcante nullus erat, saecula non eran!o Cf.
(KciÀXtXç da XtXÀXtX(\lEW « essere medita- KUH0 2, p. 427. Anche in greco l'idea di
bondo, rivolgere nella mente» cf. FRI., causa può essere resa con la congiunz.
SO Vo xciÀX1]) è il famoso indovino di El = 8-",: si raffronti l'uso di I wenn '
Il. I 69 s., eubeese, forse, d'origine; in ted. e del nostro I se " come nel-
spiegò ai Greci in Aulide il prodigio la frase: « se (dal momento che) l'hai
[ ENEIDE II 33

idque audire sat est? iamdudum sumite poenas:


hoc Ithacus velit et magno mercentur Atridae.'
Tum vero ardemus scitari et quaerere causas, 105
ignari scelerum tantorum artisque Pelasgae.
fatto tu, posso farlo anch'io ». - omnis: (IX 3, 11) lo considera un soloecisnUls,
-es cf. n. vv. 19 s. - uno ordine: a posto dell'ind. Il congo mercentur ha
WIO loco, una ratione « in un sol con- valore ipot., con l'ellissi della protasi,
to »; cf. X 108: nullo discrimine. - come: si vitam mUli eripiatis.
Achivos: cf. n. vv. 45-8.
103. idque - est (sciI. me Graium 105-44. Con arte diabolica Sinone si
csse DAN.): «ed è sufficiente sapere presenta ai Troiani carne avversario
ciò?» (che io sono greco). Cosi la mag- e vittima del loro piLi odiato nemico,
gior parte dei commentatori. Altri (PA., Odisseo, guadagnandosi in tal modo la
SABB.'), meno bene e troppo ingegno- piena simpatia,' e con aria di cantore
s:Jmente, intendendo id = lwmen Grae- ricorda non solo i disegni di fuga dei
corum e dando ad alldire il valore Greci oramai scorati, per eccitare la
passo di appellari, vocari (cf. gr. fierezza dei Troiani, ma anche l'ora-
àXOVELV = xaÀderOaL e il lat. are. duo e colo di Apollo - abilmente sfruttato
clueo), come, per es., in Cle., fin. III 17, da Odisseo - per stimolare la pietas
57, spiegano «ed è sufficiente che ven- ben nota degli ascoltatori, infine l'amo-
ga fatto il nome dei Greci? ». Accet- re per i figli e il vecchio padre, per
tata la prima interpretazione, l'inte- commuovere Priamo, padre sfortunato
grazione dell'emistichio potrebbe es- di numerosa prole, e i Troiani che han-
sere anche questa: idque alldire sat 110 lottato, per salvare dalla distru-
est (scii. quod de illis exposlli)? «ed zione la terra dei loro cari.
è sufficiente sapere ciò (che di essi ho
narrato)?». - iamdudum - poenas: su- 105. tum vero (gr. xaL ..6..e 01): «allo-
mite poenas iamdudll111 sumendas WAG.; ra piu che mai ». Energica formula di
« fate la vendetta che da tempo do- passaggio (cf. vv. 228. 309. 624. I 485
vevate fare ». lamdlldll111, di solito ri- IV 397. 450. 571 IX 73), indicante nuo-
ferito al passato, viene usato con l'im- va situazione, ossia il nuovo stato d'a-
perat., che implica invece !'idea di fu- nimo creatosi negli ascoltatori in sé-
turo, se si vuole esprimere che qual- guito all'intermzione del racconto (v.
che cosa già da lungo tempo doveva 100). - ardemus - causas: vivissima
essere avvenuta (KUH. 1, p. 202); «tale è nei Troiani la curiosità d'interrogare
uso - nota PA. - anche se illogico, Sinone, per cercar di conoscere nei
è molto energico, perché accentua il minimi particolari tutte le sue vicende.
comando con un rimprovero ». Cf. an- Il V. ardea, sul finire dell'epoca repub-
che le acute osservazioni di KNlG.', p. blicana, al significato originario ag-
292. giunge quello di «desiderare ardente-
104. hoc - et magno (sciI. pretio) mente» e si costmisce con l'inf.; tale
_ Atridae: «questo vorrebbe l'Itacese, costruz., per cui cf. n. vv. 63 s., è fre-
e gli Atridi (se voi mi uccideste) vi quente in Virgilio (vv. 315 s. I 514 s.
compenserebbero con una grande som- 580 s. IV 281 VIII 163 s. XI 895). - sci-
ma ». - Ithacus: con valore di sost., co- tari: iterativo intenso di scio (cf. agito
me ai vv. 122. 128; Dv., met. XIII 98. da ago). Poetico e della tarda latinità;
103; Juv., 10,257. 14,287. 15,26. - velit: la prosa classica preferisce scisco. -
esprime ciò che in quel momento po- causas: cur a Graecis eills optaretllr
teva essere l'eventuale desiderio di interitus SERVo
Odisseo (cf. Il. I 255: li XEV 'Y1]O~eraL 106. ignari: imprudentes «inconsape-
IIp(al~oç IIpLO:f.LOL6 'l'E 'ltaLOEç); Quintiliano voli" piu che inscientes « ignari", per-
34 VIRGILIO

Prosequitur pavitans et fieto peetore fatur:


. Saepe fugam Danai Troia eupiere relieta
moliri et longo fessi diseedere bello;

ché i Troiani conoscevano l'astuzia gre- 6Xì..nì.otrn XÉÌ.EVOV / a1t-CEcrOa:t Vl]wv ilo'
ca, ma non pensavano che essa giun- éì.XÉI1EV Et.; aì.a: OLa:V, / OUPOU'; -c' Él;ExciOa:tpov'
gesse a tanto. - artis... Pelasgae: u.\i-c'i} o' Oupa:VÒV ~XEV / O'LXa:OE tE(.lÉVWV· imò
« dell'astuzia dei Greci». Ars, come il o' UPEOV ~p(.la:-ca: Vl]WV
vv, 149-54. Anche
gr. -cÉxvl], è vox media e può signifi- in altra occasione - perciò il saepe
care sia « abilità o destrezza» sia del V. 108 non è, pensa Uss. 2,. solo
« astuzia o inganno»; qui, nel secondo « un'amplificazione piena di artificIO» ~
senso, come più volte in Virgilio (vv. e cioè quando i Troiani respingo~o l
152. 195 I 657 VII 477), Terenzio Greci fin sotto le navi (VIII pass llrz ),
(flaut. 366: arte tractabat virll1n), Li- Agamennone scoraggiato ricorre alle
vio (II 51, 5: capti... eadem arte sunt, stesse parole usate a II 140 s., per
qua ceperant Fabios). L'espressione proporre effettivamente la fuga: qJEUYO'
ars Pelasga, ripetuta anche a v. 152, (.lEV "ùV Vl]vcrt <;>tì.l]V É.; 1ta:-cPLOa: ya:La:V' / OV
era proverbiale come Graeca fides yàp ~-Ct TPOLl]V a:tpncrO(.lEV Eupvciyvta:v IX
(PLAUT., Asin. 199). Per Pelasgae cf. n. 27 s. Un accenno alla fuga dei Greci
vv. 81-3. si legge anche in OV., met. XIII 216 s.:
107. prosequitur: « continua ", « pro.- ecce [ovis monitu, deceptus imagin~
segue». - pavitans: da pavitare, poe- somni, / rex iubet incepti curam. dz-
tico e post-classico; apparentemente mittere belli. L'affermazione di Szno-
spaventato, come ne è prova l'abI. ficto ne invece è falsa secondo DON.: men-
pectore che segue sùbito dopo. Anche dacill1n cum arg;zmento quo credibile
precedentemente Sinone ha finto di videri potzzisset qZlOd dicebat. para-
essere spaventato (v. 67), ma in realtà verzmt, inquit, saepe reditzlnz:. hoc
egli è sempre fidens animi (v. 61). Ben lalsum luerat. - saepe: correlativo a
chiosa DAN.: simulans se pavere. et saepe del v. 110: « più volte... più vol-
non tam propter mortem: nam erit te»; i due avv. sono separati dalla
illi contrarium l iamdudum sumite poe. interruzione, quasi parentetica, d'i~­
nas ': sed ut videretur cum timore ci- tonazione ottativa: fecissentque utz-
vium suorum consilia vel secreta pa- /Zam! V. 110. - Danai: cf. n. vv. 5 s. -
tetacere. - ficto pectore: animo sub· Troia... reHcta: «abbandonando Troia».
dolo Goss. Il contrario in ClC., Lael. Cf. ClC" Acad. I 2, 5: nulla arte adhi·
26, 97: in qua nisi, ut dicitur, apertum bita... disputant; LlV., I 34, 2: Arrzll1s
pectus videas... nihil fidum... habeas. prior quam pater moritur uxore gra·
108 s. Niente impedisce di credere vida relicta. Non di rado il parto perf.
che i Greci, nel corso di dieci anni di latino, come il parto dell'aor. greco,
assedio, a causa delle continue diIn- viene usato senza riguardo alla suc·
coltà, abbiano spesso pensato al ri- cessione dei tempi e quindi fa le veci
torno in patria; e ne abbiamo prove del parto preso passivo, che in latino
nell'Iliade. Nel 1. II, dopo che Aga- manca, ma non in greco. Cf. anche
mennone, per saggiare il morale dei vv. 413. 563. 721 IV 589 S. V 113 IX 565;
combattenti (vv. 73 s.), d'accordo con CL. M. C. KNlGHT, in Americ. Journ.
i duci (v. 75) simula di proporre la Philol. XLII (1921), pp. 260 ss.; per al·
fuga (vv. 140 s.) - solo a quest'ultimo tri esempi KUII.', pp. 757 sS. - cupiere
luogo rimandano SERVo e DAN. - il reHcta: per l'incontro delle due sillabe
popolo esultante di gioia accorre alle (-re/re-), cf. n. V. 27. - cupiere (-erunt
navi: ili.; -CWV 1tiicr' u.yopi) XIVnOl], -cot o' cf. n. V. 1): perfectum consuetudi/Zis,
ciÀ.a:ì.l]-c0 / viia:.; ~1t' ÉcrcrEuov-cO, 1tOOWV o' che RONC., p. 80, più esattamente chia-
U1tÉVEpOE XOVLl] / tcr-ca:-c' U.EtPO(.lÉVl]· -cot o' ma « perfetto dell'azione complessiva »;
ENEIDE Il
35

fecissentque utinam! Saepe illos aspera ponti 110


interclusit hiemps et terruit Auster euntis.
esso, col suo valore atemporale, raffor- cumulo di sciagure. « Cosi - osserva
zato dal carattere iterativo del prec. FUN.', p. 219 - un medesimo des~in~
avv. saepe, richiama l'attenzione so- accomuna lui a loro: son compagni di
prattutto sull'intensità del desiderio sventura". - saepe - euntis (-es cf.
dei Greci di ritornare in patria. - n. vv. 19 s.): ut non consilium facto,
molil'i - bello: nella lentezza del ritmo sed eventus defuerit voluntati DON. In
spondiaco, rafforzata dalla posizione in realtà invece nei casi accennati alla
cesura del qualificante Iongo (cf. n. v. n 108 s. i Greci furono distolti dalla
53), si sente l'attesa snervante della p~rtenz~, la prima volt~ dal cO!1silitm~
fine di quella guerra interminabile. - di Odisseo, mosso dalI esortazIOne di
moliri: « preparare". Nel v. nwIiri (cf. Atena (Il. II 172 ss.), la seconda volta
moles) è insita l'idea delle eventuali dal consilill1n di Diomede (ibid. IX
difIìcolth connesse all'impresa: et hoc 31 ss.). - illos - hiemps: invece di
verbo difficultatem rei ostendit DAN. questa espressione: « un'asp:a tempe:
Non senza ragione esso ricorre fre- sta del mare li trattenne" (SI completi
quentemente nelle Georgiche (I 494 IV con quominus conscenderent), in. pro-
331) e nell'Eneide (I 424. 564 III 6. 132 sa avremmo: illos aspera ponto mter:
IV 233 VII 158 X 477 XII 327). - lon- elusit hiemps «un'aspra tempesta. II
go... bello: « stremati dalla lunga guer- tenne lontani dal mare ». - ponti...
l'a". Cf. v. 13: fracti bello. Il sentire hiemps: troppo ingegnosamente MAC.
da Sinone che i Greci erano giunti a intende ponti quasi come. un. locat.~
tal punto di stanchezza, da desiderare meglio considerarlo determmazIOne di
più volte il ritorno in patria, doveva lziemps. Per pontus cf. n. vv. 206-11. -
senza dubbio arrecare grande gioia ai hiemps (o hiems, sscr. himas « neve »,
Troiani e suscitare nel contempo nel donde Himalaya, abitazione della ne-
loro animo un senso di fierezza. Sino- ve; gr. X~W\l, XEL[.tet, XE~[.tW\I): nel sign~fi­
ne in tal modo si guadagna sempre cato di « tempesta », « cattiva st~glc;
più la benevolenza degli ascoltatori, con ne" «cattivo tempo », è spesso nfen-
delle abilissime parole, che costitui· to ~lla vita marinara, come in CIC.,
scano la seconda parte dell'esordio, la Planc. 40, 96: maritinzos cursus prae-
insinuatio, per la quale cf. QUINT., IV eludebat hiemis nzagnitudo; NEP. 25, lO,
l, 42: eo quidam exordium in duas 6: qui (sciI. gubernator) navem ex
dividtmt partes, principium et insinua- hieme marique scopulos serv~t (cf. !
tionem, ut... insinuatio surrepat animis, 122. 125). - terruit... euntls: « di-
maxime ubi fraus causae non satis ho- stolse (dal navigare) essi che ~o­
nesta est, vel quia res sit improba vel levano andar via ». Cf. HEY.: tre
quia IlOminibus parum probetur. Cf. valentes deterruit qua mimls irent,
anche CIC., inv. I 15, 20. - fessi: da navigarent. Il parto preso contiene an-
*fassus, agg. participiale da fatiscor (cf. che !'idea di futuro allo stesso modo
*fatis, -is « esaurimento", in WAL., s. v. che !'ind. preso talvolta è riferito ad
fatigo). azione futura, come in CIC., Att. XVI 8,
110 s. fecissentque utinam!: « e ma- 2: Romamne venia an hic maneo an
gari l'avessero fatto!,,; hoc enim et Arpinum... fugiam? Cf. KiJH. 1, pp. 7~7.
Troiani libenter audiebant et Sinoni 119 S. _ Auster: non « il vento» I~
proderat DON. Il -que, che è come l'epi- senso generale, come intendono SABB.!
logo dei due versi prec., accen- ROST. e altri, ma « l'Austro », v~nto dI
tua il profondo rimpianto provato da mezzogiorno, il \l6'1"oç dei GreCI, con-
Sinone, perché non si attuò quell'uni- trario alla navigazione dalla ~ro~de
ca via di salvezza, che avrebbe potuto verso la Grecia e apportatore. di p~Og­
evitare a lui e ai Troiani insieme un ge (umidus georg. I 462; tmbncus
----------...... . ,-~--

36 VIRGILIO

Praecipue cum iam hic trabibus contextus acernis


staret ecus, toto sonuerunt aethere nimbi.
Suspensi Eurypylum scitantem oracula Phoebi

PLi\UT., Merc. 876; pluvius Dv., met. I re di Drmenio, in TessagIia, fu uno


66) e di tempeste (hibernus Tm., I 1, 47; dei piu valorosi duci sotto le mura
turbidus HOR., C. III 3, 4). di Troia (Il. V 76 sS. VI 36), dove si
112 S. «Ma soprattutto, quando già era recato con quaranta navi (ibid. Il
si ergeva questo cavallo congegnato di 734 ss.); era tra i nove aWJ""cot dopo
travi di acero, rimbombarono le tem- Achille (ibid. VII 167 sS. VIII 265 ss.)
peste per il cielo sconfinato ». Qui e, ferito da Paride (ibid. XI 575 ss.),
si amplia e si rafforza quanto è fu guarito da PatrocIo (ibid. 809 sS. XV
espresso nei due versi prec.: si noti 392). Tra gli altri uccise anche As-
la climax: aspera ponti... hiemps, sione, figlio di Priamo: cf. Ilias parva,
Auster, toto... aethere nimbi. - hic: p. 134 XVI AlI. Dante, scambiandolo
con forte valore epidittico, come ai per un àugure, lo coIloca nella bolgia
vV. 150. 183. 185. - acernis: cf. n. V. degli indovini insieme ad Amflarao, Ti-
16. - staret: piu forte di esset e pIa- resia ed altri (Inf. 20, 106-14). Non
sticamente scultorio, sta ad indicare va confuso né con Euripilo, figlio di
la mole del cavallo (cf. v. 185). - Posidone e di Astipalea, il quale fu
ecus: cf. 'n. v. 15. - toto... aethere re di Cos (Il. II 677), né con Euripilo,
nimbi: cf. georg. I 474: toto... caelo. figlio di Telefo e di Astioche che fu
Le violente burrasche che si levano, ucciso a Troia da Neottolemo (Od. XI
subito dopo la costruzione del cavallo, 519 s.). - scitantem... mittimus: sci-
potrebbero considerarsi come fenome- tari riferito a chi consulta l'oracolo,
ni celesti che, per volere degli dèi, ac- come in Dv., met. X 564. Il part. pres.,
compagnano un particolare avvenimen- unito ai verbi di movimento, quasi in
to umano. Tale correlazione tra la vita funzione appositiva, per esprimere sco-
degli astri e quella degli uomini, e po o intenzione, di uso raro, comincia
cioè tra i fenomeni naturali e i fatti con gli scrittori dell'età augustea cd è
storici, sebbene negata da Lucrezio (V frequente in Livio (IV 9, 1 XXI 6, 2
82-90. 110-234 VI 35-78) sulla base di XXIII 6, 6). Altri esempi a I 518 s.
Epicuro, è invece accolta da Virgilio VIII 120 XI 100 S. Cf. KUn. l , p. 757.
nelle Georgiche (I 466-97) e neIl'Eneide Analogamente in greco: XEN., Cyr. V 4,
(IV 160 ss. 453 ss.): con questo rap- 24: xnpuxa. E1tEl-t<J;E... ì.ÉY0V1:a.. Il valore fi-
porto tra i fatti straordinari del co- nale si trova perfino col part. perf.: cf.
smo e quelli della vita umana, Vir- georg. IV 547: placatam Ellrydicen vi-
gilio suscita in chi legge un sacro ter- tllla venerabere caesa. - oraeula Phoc-
rore per tutto ciò che supera i fatti bi: è impossibile determinare a quale
normali. Perciò Sinone, accennando al- dei tcmpli di Apollo, qui chiamato
la furia della natura scatenatasi toto... Phoeblls (<l>o"LBoç «lo splendente» «il
aethere, si propone forse di destare puro », per cui è identificato' con
nell'animo dei Troiani un sacro ri- "II}"toç «il Sole »), fosse stato mandato
spetto per il cavallo. Per aetlzere cf. n. Euripilo, perché essi erano numerosi,
vv. 8 S. quasi tutti oracoli: i piu famosi era-
114 S. suspensi: il termine esprime lo no a Delfi, a Delo, a Tegira a Tebe a
stato d'incertezza e di sospensione in PtOiOIl , a Claros, a Didyme; a Pata~a.
cui i Greci sono caduti e si usa spe- Anche a Crisa, nella Troade, ve ne
cialmente di coloro qui oracula adeunt era uno, custodito da Crise (Il. I 37.
aut omnino de rebus futuris solliciti 100. 431. 451). Non è improbabile che
Sllnt Goss. Cf. v. 729 III 372 IV 9 V Virgilio, come si può dedurre dal v.
827. - Eurypilum: figlio di Evemone, 117: Iliacas... venistis ad oras, alluda
ENEIDE Il 37

mittimus, isque adytis haee tristia dieta reportat: 115


« Sanguine plaeastis ventos et virgine eaesa,
eum primum Iliaeas, Danai, venistis ad oras:
sanguine quaerendi reditus animaque litandum

proprio a quest'ultimo, non lontano guito, perdurando la bonaccia che im-


dal campo greco. - mittimus: all'an- pediva la partenza delle navi greche
goscia generale (suspellsi) corrisponde da Aulide per Troia, il re, spinto da
la comune volontà (mittill1tts) d'inter- Calcante, accettò di sacrificare la fi-
rogare l'oracolo. - isque: più forte glia, al cui posto Artemide commossa
del semplice reI. qui. « Quando il poe- mandò una cerva (Dv., met. XII 27 ss.),
ta - osserva Uss.' - usa is, con di- e in tal caso sarebbe falso il conte-
versi procedimenti gli conferisce un nuto dei vv. 116 s. Secondo un'altra
certo rilievo: come ad es. in questo tradiz. (Cypria, fr. 19 Kin.; SOPII., El.
luogo, lo rinforza con la particella 563 ss.), Artemide irritata con Aga-
-que (cf. M. HÉLIN, in Rev. ét. lat. V mennone che l'aveva offesa o ucci-
[1927], pp. 61. 63-4) ... I Greci mandano dendo una cerva a lei sacra o trascu-
Euripilo e aspettano ansiosi il suo rando di farle sacrifici, non concedeva
ritorno: ecco, egli torna, conosce il i vènti favorevoli alla partenza della
responso divino, che occupa, ancora flotta; interrogato Calcante, questi ri-
circondato dal mistero, la mente dei spose che bisognava sacrificare Ifige-
Greci. Euripilo è colui al quale pen- nia, la quale, come si legge in Eschilo
savano i Greci ansiosi nell'attesa, co- (Ag. 1415 sS. 1555) e Sofocle (El. 530 ss.),
lui che riferisce i tristia dicta... » - seguiti da Lucrezio (I 84 ss.), fu real-
adytis: per ex adytis, come a v. 297, mente immolata, e in tal caso sarebbe-
ma il semplice abI. non è raro coi ver- ro veri i VV. 116 S. - sanguine... et
bi composti con reo, ex-, de- (cf. III ~ caesa: endiadi = sanguine virginis
215 IV 545 V 178). Adytum, gr. &ov'tO'l, caesae, come fanno i più; meglio, con-
(da et. privativa e Oùw « penetro »), se- siderando et intensivo, « col sangue e
condo SERvo (che forse segue CAES., b. per giunta con quello di una vergine
C. III 105, 5), est locus templi secretior, svenata ». - placastis: contratto per
ad quem nulli est aditus nisi sacerdoti, placavistis. Le forme contratte erano
e tale sacerdote era detto aedituus (gr. molto usate: nell'età ciceroniana si
'IEwx6poc;, tEPOqlUÌ-rt!;): cf. III 92 VI 98. poteva adoperare indifferentemente la
Goss. ad III 92 chiosa: ex adytis igi- forma completa e quella contratta
tur oracula et deorwn responsa edun- (Cle., or. 47, 157); quest'ultima, pro-
turo - tristia dieta: « malaugurati re- pria della loquendi 'corzsuetudo, preval-
sponsi »; dicta riferito ai responsi de- se nell'epoca imperiale: Quintiliano (I
gli oracoli, come in LUCR., I 103; VAL. 6, 17 IX 4, 59) deplorava coloro che
FL., II 326. ancora usavano la forma completa (cf.
116-9. Qui si accenna a due distinte TRA., pp. 119 ss.). Per l'espressione pia-
profezie: la prima, quella dei vv. 116 S. castis ventos, cf. III 115: placemus
è dubbia, la seconda (vv. 118 s.) è del verztos; i vènti - osserva Goss. - sono
tutto inventata da Sinone. Del sacri- placati come se fossero divinità. -
ficio di Ifigenia (virgirze caesa) varie cum ~rimum ~ ad oras: in genere
sono le ragioni e incerta la sua attua- s'intende primum « per la prima vol-
zione. Secondo Euripide, Agamennone, ta» e si traduce: « quando per la pri-
prima della nascita di Ifigenia, aveva ma volta... giungeste ai lidi troiani »;
promesso di offrire in voto ad Arte- da ciò si potrebbe dedurre che i
mide ciò che di più bello quell'anno Greci più volte navigarono dalla Grecia
avesse prodotto (lph. T. 20 s.), e in sé- a Troia, durante la guerra, il che non
38 VIRGILIO

Argolica ». Volgi quae vox ut venit ad auris,


obstipuere animi, gelidusque per ima cucurrit 120
ossa tremor, cui fata parent, quem poscat Apollo.

risulta dai poemi omerici. Meglio in- colo di Delfi: Gallus et Galla, Graecus
tendere primum = initio rei (cf. XII et Graeca in foro bovario sub terram
114, dove primum = initio diei) e tra· vivi demissi sunt in locUln saxo
durre: « quando al principio (dell'im- consaeptwn, iam ante llOstiis humanis,
presa) ... giungeste a (questi) lidi tro- minime Romano sacro, inbutum (LIv.,
iani ». Si osservi il forte rilievo dato XXII 57, 6). Del resto l'uso di placare
al qualificante Iliacas dalla colloca· la divinità con sacrifici umani, abitua-
zione in cesura (cf. n. v. 53). - Danai: le nelle religioni primitive, sembra sia
cf. n. vv. 5 s. - sanguine: la ripeti· stato praticato anche nella più antica
zione di sanguine (anafora), all'inizio religione romana. Cf. J. TOUTAIN, sa-
del verso, inquadra in un'atmosfera crificium, in DAREMIlERG-SAGLIO, pp. 973·
d'orrore il responso dell'oracolo, terri- 80. - volgi: ." ad auris (-es cf. n. vv.
ficante invenzione di Sinone. Per que· 19 s.): « agli orecchi della moltitudi-
sta tecnica cf. G. E. S. HEi\DUM, in ne », la quale è per sua natura più
Class. Rev. XXXIV (1920), pp. 23-6. - impressionabile; collocato in cesura e
quaerendi (sciI. sunt) reditus: « bisogna prima del quae (= et llaec), volgi ac-
procacciarsi il ritorno »; PA. avvicina quista particolare rilievo. - vox: cf.
quaerendi a quaestus, -us « guadagno ». dicta V. 115. - ut: temporale.
Reditus, plur. poetico; alcuni lo spie- 120 S. obstipuere (-erunt cf. n. v. 1)
gano col fatto che i singoli prìncipi animi: omnes e11im credidertmt se pe-
greci non effettuarono insieme i viaggi rire posse, antequam unus esset de-
di ritorno in patria, cantati nei N60"'t"OL; lectus DAN. Le stesse parole ricorrono
il ritorno piu avventuroso fu quello di a V 404. - gelidus - tremar: ed I(

Odisseo, celebrato nell'Odissea. - ani- agghiacciato un tremito per l'ime /


ma: abl. strumentale « con una vita ». ossa a tutti discorse» LEOP.' Identica
Cf. gr. \jJvX,i) in AESCH., Ag. 1456 s.: T:o).M~ espressione a XII 447 s. e pressoché
/ \jJvX,à.~ 6MO"rJ.O"' V1tÒ Tpot~; ARISTOPII., Th. uguale a VI 54 s. Cf. Il. VII 215:
/ 864 s.: \jJVX,rJ.L oÈ T:O).).rJ.L o~' ~[J.' È1tL 1:lCrJ.[J.rJ.V- TpGirJ.~ oÈ 't"p6I-Lo~ rJ.lvò~ VT:i)).VOE yv'ia. ExrJ.O"'t"OV.
optrJ.L~ / POrJ.'iO"LV ~OrJ.vov. - litandum (scil. - per ima - tremar: cf. I 660: ossi-
est): « si devono rendere propizi gli bus implicet ignem (sciI. Cupido). V
dèi ». Litare (gr. ).L't"i) « preghiera », cf. 172: exarsit... dolor ossibus ingens.
itaI. 'litania') è verbum pontificale e di- georg. III 457: ima dolor... lapsus ad
verso da sacrificare. Cf. PUUT., Poen. ossa. Secondo gli antichi, nella parte in-
489: ut semper sacruficem nec umquam tima delle ossa, le midolla, era la
litem. La differenza tra i due verbi è sede dei sentimenti, dei desideri, delle
chiarita da LACT. PLACo (ad STAT., Theb. passioni, degli affetti. - cui - poscat
X 610): inter I litare' .., et 'sacrifica- (sciI. ad rnortem) Apollo: le due intero
re' hoc interest: 'sacrificare' est hostias rogo indir. si fanno generalmente di-
immolare, 'litare' vero per immolatio- pendere da una proposizione, come:
nem hostiarum impetrare, quod postu- cum omnes pavidi quaererent, che
leso - Argolica: in enjambement, iso- scaturisce dal concetto precedente. I
lato alla fine del responso, dipinge la due preso congo parent e poscat, in luo-
tragica gravità dell'oracolo. La stessa go di pararent e posceret, richiesti
posizione occupa l'agg. vera a V. 78 (cf. dalla consecutio temporum, rappresen-
n.). II sacrificio di vite greche non tano tutto il dramma degli animi, per-
doveva essere sconosciuto a Virgilio: corsi dal brivido, e quel momento di
in Roma, durante la seconda guerra trepidazione, rivissuto anc6ra una vol-
punica, in séguito al responso dell'ora· ta in tutto il suo orrore. - cui (dat.
ENEIDE II 39

Hic Ithacus vatem magno Calchanta tumultu


protrahit in medios: quae sint ea numina divom,

incommodi) - parent: il luogo è con- georg. III 491 IV 387. 392. In cesura,
troverso per la struttura grammati- vatem acquista particolare efficacia,
cale, ma chiaro ne è il significato: perché è proprio su Calcante, il sa-
metuunt omnes de se quisque, cum cerdote, !'ispirato, il conoscitore dei
cui moriendum sit nesciant Gass. Fata segreti divini, che Odisseo fa pesare
è inteso come sogg. o come ogg, La la responsabilità della scelta. - Cal-
chiosa di SERV.: cui praeparent mor- chanta: traslitterazione del gr. Kaì.-
tem dà luogo a duplice interpretazio- xuv't"a, di cui si hanno frequenti esem-
ne: si può intendere infatti sia cui fata pi (VII 91. 312: Acheronta. VIII 515.
praeparent mortem sia cui praeparent 575: Pallanta. eel. 1, 5. 9, 22: Amaryl-
fata (== mortem), con l'ellissi del sogg. lida. georg. II 494: Pana), secondo la
(o oracula v. 114 o dicta v. 115 o om- tendenza invalsa nella lingua dotta, nel-
nes per PASCo o Ulixes e Calchas per l'epoca in cui i contatti con la cul-
USS.'); per fatum == mors, fìnis cf., per tura ellenica erano molto stretti. Cf. V.
es., CIC., Brut. 96, 328: Hortensi vox PISANI, Gramm. lat. storo e compar.,
exstirlCta fato suo est. La maggior par- Torino, Rosenberg e Sellier, 1952, p.
te degli studiosi moderni, intendendo 178. Per le facoltà divinatorie di Cal-
fata come sogg., integra: cui fata pa- cante cf. n. v. 100.
rent (id ut eius anima litetur HEY.; hoc 123. protrahit: «lo trascina" quasi
SADD.'; mortem o necem Uss.', il quale nolel1tem DAN. Cf. STAT., Ach. I 493:
accoglie fata == responsa di DAN.). increpitans magno vatem Calchanta tu-
Quest'ultima interpretazione sembra la multu. Anche in EUR., Iph. A. 528 sS. si
piu attendibile, anche perché confer- rivelano le qualità demagogiche di O-
mata da espressioni consimili in Luc., disseo. Nella commedia recitata da Si-
II 68: 1/lOtuS... fata parabant. VI 783: none, s'inserisce quest'altra, non me-
quid fata pararent. Inoltre Gass., non no tragica, recitata da Odisseo, il
escludendo le interpretazioni accenna- quale vorrebbe presentare Calcante
te, ne propone una nuova: cui fata pa- restio a parlare, quasi per farlo appa-
rent, relativa del sego quem poscat rire costretto a dare l'odioso respon-
Apollo. Arbitrario l'emendamento di so: in realtà l'I tacese e l'indovino era-
BUR.', accolto dal MADVIG, in Adv. crit., no d'accordo (cf. V. 129). - in medios
II, p. 34: cui fata paret (sciI. Apollo); (sciI. Graecos): con valore predicativo.
non consona al testo l'antitesi riportata - quae - divom (-orum cf. n. V. 14):
da DAN.: sunt qui ita dividant: ( cui fata si chiede a Calcante con insistenza
parent' vitam, t quem poscat Apollo', (flagitat v. 124) di precisare quale
ut moriatur (<< chi i fati destinino alla (quae) sia la vittima (anima... / Argolica
vita, chi invece Apollo condanni a vv. 118 s.), designata dalla volontà de-
morte »). Semplicistica la soluzione di gli dèi (numirw divom). Per la locu-
CII. S. PIILaRATos, in 'AO'l]v<i LV (1951), zione mllnina divom, che ricorre an-
pp. 273-82, il quale, dando a fata l'ac- che a IV 204, v. la tavola marmorea di
cezione di «morte ", intende cui fata S. Cassiano presso Antibes (CIL XII
parent == cui fata parentur o se parent 213: cf. 579, 4 CE BUch.). - numina:
«per chi si prepari la morte ». Per numen (quasi nutus dei ac potestas
fata cf. n. v. 13. dicitur FEST., p. 178 Lind.) da *nuo
122. hic: «a questo punto », «allo- (gr. VEU0J « fo cenno "), nell'età repubbli-
ra ». - Ithacus: cf. n. v. 104. - va- cana, indica prevalentemente «volontà
tem: qui nel significato di «profeta », divina", favorevole o avversa, «potere
« indovino », come a III 246 V 524. degli dèi", come qui (cf. CATULL., 64,
VIRGILIO
40

flagitat. Et mihi iam multi crudele canebant


artificis scelus et taciti ventura videbant. 125
Bis quinos silet ille dies tectusque recusat

204; CIC., div. I 53, 120); nel~'età au- Sibylla; Trn., III 4, 77: vera cammt
gustea, accanto a questa accezIOne ~III sacris oracula templis), qui è detto
359 XI 901; Dv., met. VI 44), acqUIsta delle comuni previsioni umane, come
anche il senso concreto di « divinità ", in CIC., Sesto 21, 47: non lzaec... a me...
« immagine sacra" (vv. 178. 183 III 634; tamquam fata... canebantur? - artifi-
LIV., I 21, 1), estesosi largamente nel- cis: Odisseo, detto scelerum inventar
l'età imperiale (TAC., anno I lO, 6; v. 164, IlOrtator scelerwn VI 529; Dv.,
PLIN. pan. 35, 4). Il termine ha tut- met. XIII 45. - taciti: «senza dir
tavia' anche un senso non religioso, nulla" PASC.; « nell'intimo del loro ani-
per indicare la forza delle cose natu- mo ". Cf. PLAUT., Epid. 651: quod boni
rali (LUCR., IV 179), la potenza degli est, id tacitus taceas tute tecwn et
uomini (LIV., VII 30, 20), l'autorità gaudeas. - ventura videbant: « vede-
della storia (PLIN., ep. IX 27, 1). vano chiaramente quel che sarebbe avo
124 S. All'irruenza con cui Odisseo venuto ». Video indica qualche cosa di
trascina Calcante nel mezzo dell'assem- certo, d'inequivocabile.
blea (vv. 122 ss.) si contrappongono i 126. bis - dies: la perifrasi bis qui-
discorsi prudenti e il bisbigliare som- nos, più efficace di decem, indica il
messo di coloro che avevano compreso lento scorrere dci giorni; l'uso del-
il malvagio piano dell'Itacese: improv- l'indicazione numerica per mezzo del
visamente qui si abbassa il tono del moltiplicativo, seguito dal distributivo
discorso, che ha qualche cosa di ter- o dal cardinale, è frequente in Virgi-
rificante, dato soprattutto dall' 0!10to'tÉ- lio (cf. I 381 IX 161 XI 133 XII 163) e
).EV'tOV (canebant/videbant) e dalle va- nel linguaggio poetico in genere. Il ta- 'J-

rie allitterazioni dei due versi. - mulo cere per si lungo tempo, secondo D,\N.,
ti... canebant... et taciti... videbant: non accresce l'autorità e la credibilità del
facile l'interpretazione per la forte ano responso che darà Calcante (auctorita-
titesi tra canebant e taciti videbant. tis quaerendae gratia, llt sit à.~t01tLO''tLct
SERvo chiosa: t multi ': bis intellegen- eius qui invitus diceret). « Questo ter-
dum, id est multi videbant taciti, multi giversare - osserva RosT. - era fre-
etiam dicebant. Meglio Sm., SAnn. 3 e quente negli indovini ". Anche l'indovi-
Pucc. che intendono et (== alii) corre- no Melampo tace per diversi giorni:
lativo di multi, come, per es., a ecl. cf. STAT., Theb. III 574: bissenos pre-
1 64 ss.: alii... ibimus Afros / pars lnit ora dies. - ille: sinistramente en-
Scythiam et (== alii)... veniemus Oaxen fatico « quel malvagio ". - tectus: già
/ et (== alii) ... Eritannos. Allettante la SERvo spiega in due modi: o « appar-
soluzione et == aut; artificiosa l'inter- tato dalla folla» (aut 11lultitudil1i se
pretazione di chi vede qui un VO''tEPOV subtrahens) o « celando i suoi dise-
1tPO'tEPOV, intendendo: multi taciti vi- gni» (aut tegens consiliu11l suwn); ma,
debant ventura et canebant... scelus. - poiché dal v. S. si rileva che Calcante
crudele... artificis scelus: « la trama non vuole enunciare voce sua « con
scellerata di quell'artefice (di frodi)", la sua bocca» - si noti la forza di
di Odisseo cioè, detto a v. 164 scele· sua in cesura - il nome del desti-
rum inventar. L'espressione artificis nato, o per coscienza dell'orrendo com-
scelus ricorre anche a XI 407. - cane- pito affidatogli o per paura dell'odio
bant: « predicevano". Canere, usato che si sarebbe attirato - ed è pro-
per i responsi degli oracoli, in quanto prio questa ritrosia a parlare che crea
che essi erano dati in versi o in prosa intorno all'indovino un alone di veri-
ritmica (cf. III 444: fata canit, sciI. dicità e austerità - preferiamo inten-
ENEIDE II 41

prodere voce sua quemquam aut opponere morti.


Vix tandem, magnis Ithaci clamoribus actus,
composito rumpit vocem et me destinat arae.

dere con DAN. teetus = eautus « guar- est. XI 151: et via vix tandem voc!
dingo », {( prudente »: cf. Crc., Deiot. laxata dolore est. Cf. TER., Andr. 470;
6, 16: quis eonsidemtior illo, quis Cre., film. III 9, 1. - magnis... clamo-
teetior, quis prudentior? CON., non ribus: richiama magno... tUlnultu del
escludendo il significato da noi accet- V. 122. Prevalente nel verso l'agitarsi
tato, prende in considerazione la si- incomposto di Odisseo, accentuato dal-
tuazione analoga di Melampo, testé ri- Ia posizione in cesura di Inagnis e dal-
cordato (cf. STA'f., Tileb. III 571 s.: Ia collocazione in fine di verso non del
atra / sede tegi, et... clausus. 623: eli- qualificato clamoribus, ma di actlls che
cior tel1ebris), e avvalora l'interpreta- rappresenta il risultato della violenza
zione letterale, data a tectus {{ chiuso dell'Itacese. - Ithaci: cf. n. V. 104. -
nella tenda» da HEN., sulla scorta di composito: ut cOlnpositum erat « d'in-
VII 600: saepsit se tectis (sciI. Lati- tesa », {( come si erano accordati ».
I111S). 619: eaecis se cOlldidit wllbris L'uso dell'abI. ass. impersonale, in luo-
e di SOPII., Ded. t. 320: /i.qJEç [J.' Èç otxo\Jç go di una proposizione subordinata (cf.
ITiresia, rifiutandosi di parlare, prega alldito = postqllam allditllm est), già
Edipo: ({ rimandami a casa »). - recu- dell'epoca arcaica (PLAUT., Amph. 658:
sat: seguito dagli inf. prodere e oppo- optato; TER., Andr. 807: allspicato) e
nere. Dopo recuso, come dopo gli altri non comune nell'età ciceroniana, divie-
verba impediel1di e recusandi, oltre a ne frequente nel periodo imperiale. Cf.
ne, qUil1, quominlls e il cong., si trova, KUH. 1, pp. 777 S. - rumpit vocem (sciI.
secondo il similare costrutto greco, pectore; cf. III 246: rWllpit... pectore
l'inf., soprattutto quando la frase è vocem. XI 377: rumpit... pectore voces):
negativa o interrogo di senso negativo erwnpit, emittit vocem. La stessa im-
(per es., Crc., Nlil. 8, 8, 25: privatus magine in greco: EUR., Supp. 710:
esse 1'1011 recllso). In Virgilio recuso gPP'lJ~E... C1.VODV; HEROD., I 85, 4: EPP'lJ~E
con l'inf. si trova anche ai vv. 607. 704 'p0NDV. Che l'espressione muova pcr
X 297 XI 437. Cf. anche KREllS-SeHMALz, contrariwll, come chiosa SERV., perché
Al1tibarb. der lat. Sprache, Basel 1907', vocem rmnpere dovrebbe significare
s. V. {{ tacere », dato che silentiwll rllmpere
127. prodere: est il1 publicwll edere significa « parlare", non è aITatto con-
quis destil1atus sit Goss. - quemquam: vincente. SAIlB.'·' conserva la 1ez. rllpit,
invece di aliqllem, perché recusat im- data da M e la giustifica con III
plica un concetto negativo. - aut: et, 245 s.: cOlls~dit... Celaeno / ... rwnpit-
non, come è stato notato, per il va- qlle... vocem e VI 193: adgnovit avis
lore negativo di recusat, ma perché laetusque precatllr, dove si trovano
aut, in séguito all'indebolimento in vel egualmente un perf. e un pres., ma
(ve), acquista un senso molto vicino per la difesa di rWllpit, tràdito da P,
a et. Cf. Uips.', p. 198; BAss.', p. 112. - 1, "(, SERV., DON., accolto da Hm. ~
opponere (= obicere, destinare D,m.) GOEL., si veda Puee.: « la presenza di
morti: epesegesi di prodere. un perfetto incuneato cosi nell'ultimo
128 s. vix tandem... rumpit vocem: verso e prima che sia terminata la
{( finalmente a stento parla ». Vix tal1- serie dei presenti storici... non si può
dem, non ridondante, denota che l'azio- giustificare ». - destinat: piu che il
ne si attua dopo un certo tempo e a senso di designare WAG., ha quello pre-
fatica, tra l'attesa generale degli ascol- gnante di damnare CON., evidente in
tatori, Analoga situazione si ha a V LIv., II 54 4: infulis velatos ad mor-
178: fundo vix tandem redditus imo ten! desti;tari; identico costrutto in
','
I VIRGILIO
42

Adsensere omnes et, quae sibi quisque timebat, 130


unius in miseri exitium conversa tulere.
Iamque dies infanda aderat, mihi sacra parari

VAL. FL., II 484: crudelis scopulis me mente acconsente volentieri a ciò che
destina t urna. Per il dato arae cf. n. viene operato da Odisseo ». A PA. si
v. 36. associa Uss. 2
130. adsensere (-ertmt cf. n. v. 1) om- 132. iamque... aderat: in questo emi-
nes: sempre vile ed amorfa la folla stichio si avverte una movenza epica,
che, nel suo opaco egoismo, qui libera data da iamque iniziale e accresciuta
finalmente da ogni sorta d'incubo, è dalla cesura tritemimere ed eftemime-
pronta e concorde a gridare il cruci- re. La stessa solennità a III 521 VIII
fige addosso a chi è stato definitiva- 585 XI 100. A tutto il verso si può ac-
mente segnato dalla sventura; e Sino- costare il dantesco: «già eran desti, e
ne lamenta la mancanza di solidarietà l'ora s'appressava» (hlf. 33, 43). - dies:
e quasi di affratellamento che si aspet- superfluo osservare con altri che il
tava nel momento della sventura. Per genere femm. sia dovuto al motivo che
l'armonia dell'inizio del verso cf. con- qui indica il giorno preciso del sacri-
ticuere omnes v. 1. - timebat: a ri- ficio. Dies, al plur. sempre masch., al
gore « aveva temuto» (timuerat FOIill.), sing. è di genere comune, e, sotto
perché i Greci si sentivano ormai tran- quest'ultimo aspetto, è stato oggetto di
quilli (cf. adsensere omnes), ma si può lunghe indagini dal DELBRUcK (in K.
egualmente tradurre « temeva »: il ti- BRUGMANN - B. DELBRvcK, Grtmdriss...,
more era stato talmente forte che an- III 1, Strassburg 1893, p. 122), il qua-
cora durava negli animi. L'imperf. di le, riconoscendo il genere masch. come
questo tipo sostituisce un pperf. im- piu antico, attribuisce il femm. all'in-
perfettivo (cf. vv. 471 ss.: qualis ubi flusso di nox, alla serie di articoli in
in lucem coluber... / frigida sub terra GI.: del KRETSCIIMER (I [1909], p. 333),
tumidum quem bruma tegebat (per che invece lo spiega con !'influsso di
texerat) / ... / ... convolvit... terga; VAL. ternpestas e osserva che dies nel ge-
FL., III 9 ss.: oneratque superbis / ltlU- nere femm. significa soprattutto « gior-
neribus primas coniunx Percosia vestes no determinato », in ciò seguito dallo
/ quas dabat (per dederat), come il SKUTSCII (II [1910], p. 377); del
preso dat di IX 266 sostituisce un perf.- WOLTERSTORFF (XII [1923], pp. 112 ss.),
preso (cf. RONc., pp. 64. 57). « Di so- per il quale il genere piu antico è
lito queste anomalie, qualche volta do- quello femm. in base ai confronti con
vute al desiderio di rendere piu vivo nox, FlOra, dies dominica, 'Ì)v.l]pt1.; del
il racconto, san da spiegarsi colla ne- KRlJTSCHMER (ibid., pp. 151 sS. XIII
cessità del metro» MAR. [1924], pp. 101 s.), che respinge que-
131. unlus... conversa (scii. esse) tu- st'ultima tesi, confutata anche dallo
lere (-erunt cf. n. v. 1): piena di ama- ZIMMERMANN (ibid., pp. 79 ss.) in base
rezza la considerazione di Sinone! Do- al confronto con Dies-piter; del WACKER-
po che Calcante ha parlato, tutti ve- NAGEL (XIV [1925], pp. 67 s.), che si
dono con sollievo rivolta alla rovina associa alle conclusioni dello ZIMMER-
di uno solo la disgrazia, che ognuno MANN. Piu convincente è la ricerca del
aveva temuto potesse ricadere sulla FRAENCKEL (VIII [1917], pp. 24 ss.), il
propria testa. HEY. intende conversa quale, avvalendosi della rassegna del
tulere := converterunt; inaccettabile ta- Thesaurus, s. v., nota che il termine
le interpretazione, perché, secondo PA., è masch. anche se indichi «giorno
implicherebbe la totale partecipazione stabilito », come particolarmente pro-
dei Greci al piano di Odisseo, «laddo- vano l'esempio del CIL 198 := l' 583,
ve il popolo non agisce, ma semplice- attribuito al 123 o 122 a. Cr.: ubei ea
ENIJIDE II 43

et salsae .fruges et circum tempora vittae:


eripui, fateor, leto me et vincula rupi

dies venerit, qua die iusei ertl1'lt ades- matrone (PLAUT., Mil. 791 s.) e dei sup-
se e quello di ClC., domo 17, 45: quarta plicanti (VII 237). - tempora vittae:
sit accusatio trinum mmdinum pro- osserva MAROU., p. 317, che in Virgilio,
dicta die, qua die iudicium sit futu- quando il quinto piede è costituito
rum. In Virgilio - osserva inoltre il da tempora, il sesto, uno spondeo, è
FRAENCKEL (ibid., p. 61) - dies è usato formato da una parola indicante il
al femm., unito ad un agg. di I classe, fogliame o la corona di cui sono cinte
solamente al nomin., e ciò per neces- le tempie.
sità metriche. - mihi: tutti gli edd. 134. eripui: asindetico ed avversa-
moderni lo uniscono a sacra parari; tivo rispetto ai due versi prec.; in
alcuni degli antichi, attesta SERV., lo prosa sarebbe stato introdotto da cum
univano anche ad aderat; tuttavia temporale. Qui CON. osserva un rap-
unus... est sensus SERVo ~ parari: inf. porto logico, ma non grammaticale,
descrittivo (cf. n. vv. 97-9), che ritrae con iamque dies infanda aderat come
efficacemente l'affannarsi per i prepa- a III 356-8: iamque dies altel'que dies
rativi del sacrificio (sacra), di cui nel processit et aurae / vela vocant tu-
v. s. si dànno ta1uni particolari (le lnidoque inflatur carbasus austro: /
salsae fruges e le vittae). Goss. richia- his vatenl adgredior dictis ac talia
ma Dv., met. XIII 454: sensit... sibi quaeso. Cf. DAN.: et est hysteroprote-
fera sacra parari. ron, prius enim erat ut vincula rum-
133. salsae fruges: mola salsa o sem- peret, et sic fugeret, ma il poeta, con
plicemente mola (cf. ecl. 8, 82: sparge fine accorgimento, anticipa il concetto
molam, donde il V. immolare). Mola... contenuto in eripui, perché è il piu
vocatur far tostllln et sale sparsum, importante e il piu impressionante. -
quod eo molito hostiae aspergantur fateor: un altro aspetto della persona-
FEST., p. 141 Lind. Il costume romano, lità di Sinone: con questa sola parola
di spargere sul capo delle vittime fa- egli, simulando un profondo scrupolo
rina abbrustolita, mischiata con sale religioso, prospetta il suo caso di co-
- SERVo aggiunge che ne erano co- scienza, ammette che una colpa sacri-
sparsi anche il fuoco e i coltelli - lega l'ha commessa e vorrebbe quasi
corrisponde a quello dei Greci che attenuarla, quando aggiunge che si è
nei sacrifizi usavano chicchi di orzo sottratto alla morte, non già ad un
(ouÀ.6xu't"G:\ Il. I 449), mescolati con sale. sacrificio (' leto ' non l sacrificio' SERV.).
Inoltre, intorno al capo delle vittime, Sono stati perfidi e scellerati Odisseo
si avvolgevano delle bende (vittae, gr. e Calcante ma la voce di quest'ultimo
O"'t"EI-tI-tG:'t"G: ibid., 14, in ambedue le lin- era quella' degli dèi, e Sinone, pur di
gue è adoperato spesso al plur., per- toccare l'intima religiosità dei Troiani,
ché da esse pendevano due frange: cf. riconosce che, anche se a torto, era
LUCR., I 88: ex utraque pari malarum stato consacrato alla divinWt: perciò
parte): simbolo dell'inviolabilità - vit- egli confessa ai Troiani quasi con ver-
ta, da vieo o da vincio « lego ", talora gogna il suo scrupolo e implora da
è sinonimo di infula, tal altra è usato essi comprensione e pietà. - leto:
per indicare il nastro che fermava l'in- poetico e della lingua elevata. - vin-
fula intorno al capo - oltre che per le cula rupi: ricorre nell'iscrizione da-
vittime (georg. III 486 s.), le bende era- masiana 59, 5 DAM. Fer.: cf. XII 30:
no ornamento degli altari (ecl. 8, 64), vincla omnia rupi. - vincula: solutae
dei sacerdoti (III 63 S. X 538), delle sunt llOstiae: nam piaculum est in
Vestali e delle fanciulle, perché sim- sacrificio aliquid esse religatum SERV.;
bolo di castità (VAL. FL., VIII 6), delle non s'interpreti perciò che Sinone fos-

5
VIRGILIO
44

limosoque lacu per noctem obscurus in ulva 135


delitui, dum vela darent, si forte dedissent.
Nec mihi iam patriam antiquam spes ulla videndi

se stato legato per essere condotto al finché non siano partiti i Greci. Altri,
sacrificio tanto più che il giorno a meno bene, interpretano si forte de-
ciò destinato non era ancora giunto dissent = si forte daturi essent «se
(aderat v. 132). Est intellegendum a avessero avuto intenzione di partire ».
Graecis magis /igatum ante tempus Il tipo dedissent è usato da Virgilio
sacrificii SEIlV., affinché al prigioniero sempre in fine di verso, e il NOUGARill,
fosse precluso ogni tentativo di fuga. in Rev. ét. lat. XXIV (1946), p. 270,
135 s. «e, per tutta la notte, mi ac- ritiene che ciò non è una ricercatezza
quattai in un pantano fangoso, nascosto del poeta, ma un fenomeno naturale,
tra l'erba palustre (in ulva), in attesa dovuto a speciali tipi verbali.
che (i Greci) spiegassero le vele ai 137-40. In questi versi, l'abilità ora-
vènti, se pur fossero riusciti a spie- toria di Sinone giunge all'acme: egli
garle ». L'immagine ricorre in Luc., Il si comporta come un qualsiasi accu-
70: exul /imosa Marius captlt abdidit sato che difende e perora davanti ai
ulva; SEIlV., troppo fantasiosamente, giudici la sua causa, usando tutte le
asserisce che Virgilio, parteggiando per sottigliezze e tutti i mezzi dell'arte
i nobili, voglia rappresentare, sotto la oratoria. Dopo le scene di orrore e di
figura odiosa di Sinone, quella del disperazione, rievocate nei versi prec.,
democratico Mario, fuggiasco a Min- ricorre alla mozione degli affetti e
turno: notandum sane, Vergilium sub sfrutta l'argomento più forte in suo
a/iorum persona causam exsequi no- potere: la sua vita è distrutta;
bi/ium, ut hoc loco Marii: inaccetta- non rivedrà più la patria, né gli es-
bile l'osservazione serviana, tenuto seri a lui più cari, i figli e il padre,
conto del grande amore di Virgilio per e un sospetto terribile attraversa il
gli umili. - obscurus: alcuni, unen- suo animo, che i Greci possano sfo-
dolo a per noctem, per ipallage, in- gare la loro infame vendetta su delle
tendono per noctem obscuram; prefe- creature innocenti. La scena è som-
ribile unirlo con CON. a in ulva, nel- mamente patetica, il tono profonda-
l'accezione di «nascosto », «non vi- mente elegiaco, e Sinone sa bene quan-
sto », come a VI 268: ibant obscuri to sia vulnerabile la pietas dei Troiani,
(<<non visti») e in VAL. FL., Il 193: obscu- che hanno lottato duramente, per di-
ra «< invisibile ») ... funda. ~ si - de- fendere la patria, e hanno pianto at-
dissent: si forte dare potuissent. Cf. torno ai figli e agli amici più valorosi,
DAN.: id est quia iam sci re non po- caduti davanti alle mura di Troia.
terat, quid facturi essent, cmn ipse 137 s. Per la tecnica della perora-
fugisset. Sinone, proseguendo con la zione cf., oltre Crc., inv. I 55, 107. 109;
consumata esperienza di ingannatore, QUINT., VI l, 23 s.: plurimum tamen
rivive il momento drammatico dell'at- valet miseratio, quae iudicem non
tesa sfibrante nella palude: il suo ani- flecti tantum cogit sed motmn quoque
mo è oppresso dal dubbio angoscioso animi sui lacrimis confiteri... Affert...
che, essendo fuggito lui, vittima de- momentum... et aetas... et pignora: lì-
stinata a rendere propizi gli dèi, possa beri, dico, et parentes et propinqui.
essere stata sospesa la partenza -- an- Anche in Il. XXIV 466 s., Ermete, in
che qui conferma la sua fede nella veste quasi di maestro di eloquenza,
veridicità dell'oracolo (vv. 118 s.) -- e suggerisce aPriamo: 1W.( 1-\\\1 Ù1tÈp 1tGt'tpòç
dall'altro dubbio, non meno atroce, xat 1-\1]'tEPOç 'Ìlux6I-\o~o / ).,(O'O'EO xGtt 'tExEOç, tva
che possa essere rintracciato e che ot o-ìN OUI-\ÒV 6p(vUç. ~ mihi: sciI. est. -
non gli bastino le forze per resistere, antiquam: non nel senso di caram
ENEIDE II 45

nec dulcis natos exoptatumque parentem;


quos illi fors et poenas ob nostra reposeent
effugia et eulpam hane miserorum morte piabunt. 140

SERV., seguito da CON., il quale richia- bus... si, quid nostris parentibus, libe-
ma SOPII., Oed. t. 1394 s.: 'tà 'lt(hp~a; / ris, ceteris necessariis casurwn sit
My(p 1ta;),.a;~à CWl-wO'... Si badi che il propter nostras calanzitates aperiemus,
mostrare ancora amore per la patria et sinzul ostendemus illorum nos so-
poteva alienare a Sinone la simpatia /itllCline et miseria, non nostris in-
degli uditori, e sarebbe stato in con- commodis dolere; cf. QUINT., VI l, 18.
traddizione con i suoi artifici retorici; - quos illi... poenas - effugia: «dai
inoltre pensiamo non potesse essergli quali essi esigeranno la pena, in espia-
cara la patria che tra breve rinneghe- zione della mia fuga ». Reposco, oltre
rà (vv. 157 ss.). S'intcnda perciò nel che col doppio accus., come a VII 606,
senso di pristinam Goss. «la patria è costruito anche con l'abI. preposi-
del tempo che fu »; ben chiosa HEY.: zionale. Il pref. re-, osserva PA., impli-
o1'llnibus colonis, exsulibus, transfugis ca una pena dovuta. Per altri (WAG..
vrior patria est antiqua patria. In tale FOlm.) poenas (= gr. 1towciç), è apposiz.
accezione anche a IV 458: coniugis an- di quos «i quali essi prenderanno co-
tiqui. - dulcis (-es cf. n. vv. 19 s.) me vendetta, in espiazione della mia
natos: la stessa locuzione a IV 33; cf. fuga »; questa ipotesi è avvalorata da
nn. vv. 57 e 87. Per un accenno alla WAG. col confronto di VI 20 ss.: pen-
dolcezza che il ricordo dei teneri figli dere poenas / Cecropidae iussi... / cor-
infonde nel cuore paterno, cf. Il. V pora natorum, ma con CON. dubitiamo
408 s.: où1iÉ 'tl l-lW 1trxeceç 1to'tl youva;O'~ dell'accostamento dei due brani, data
1ta;1t1tcil;ovO'w / ÉMov't' Éx 1to),.Él-lO~O xrxt a;lv'i\ç la diversa struttura. - illi (sciI. Grae-
CT)~o't'i\'toç. L'espressione, considerata da ci): quanto odio, quanto disprezzo in
MARou., p. 167, una specie di cliché questo pronome! - fors et: fors etiam,
in Virgilio, si trova già in LUCR., III forsitan et «fors'anche ». Cf. XI 50:
895, è frequente in Virgilio (cf. IV 33. fors et vota facit cumulatque altaria
georg. II 523) e ricorre in Luc., IX 231 donis e SERVo ad I.; STAT., silv. III 4,
e VAL. FL., IV 89. Perciò dulcis di M, 4 s.: fors et de puppe... / transferet in-
P', y, a', c è da preferire alla variante que sua ducet... concTta; anche da que-
duplicis di P', giustificata nell'antichi- sti esempi si evince che et è comple-
tà quasi come lectio difficilior: qui- mentare di fors e non correlativo del-
dam... non i dulces', sed 'duplices' la congiunz. che segue, come qualcuno
legerunt, quia 'dulces' leve esset et ha supposto. - eITugia: Goss. chiosa:
C01'll1'llune epitheton liberorwn DAN.; effugiwn est fuga effecta e per l'uso
essa può essere stata suggerita, osser- del plur. richiama exilia di v. 780. Cf.
va Pucc., dai vv. 213 s.: duorwn / DAN.: hic dicendo 'effugia' verbo sa-
corpora natorum. - exoptatum... pa- crorum et ad causam apto usus est.
rentem: «il sospirato genitore »: al nam l'!Ostia ql.lae ad aras adducta est
centro di questo verso, di ritmo spon- immolanda, si casu effugeret, 'effugia'
diaco e lento a pronunziarsi nel ri- vocari veteri more solet: di qui alcuni
cordo nostalgico dei cari lontani, efft- studiosi, scambiando l'agg. effugia, ri-
cacissimo l'attrib. exoptatwn, balbet- ferito a 1'!Ostia, col sosto plur. effugia,
tato quasi con un nodo alla gola e il asseriscono che Virgilio a questo pun-
pianto negli occhi. to abbia fatto uso di un termine ri-
139 S. Oltre che in Crc., inv. I 56, 109, tuale, indicante la fuga della vittima
anche in Auct. ad Her., II 31, 50 vien proprio nel momento dell'immolazione,
suggerito questo espediente retorico: nelle cui condizioni del resto Sinone
misericordia commovebitur auditori- non si era ancora trovato (cf. n. V.
46 VIRGILIO

Quod te per superos et conscia numina veri,


per si qua est quae restet adhuc mortalibus usquam
intemerata fides, oro, miserere laborum

134). - culpam: quella di essersi sot- A conferma della nostra interpretazio-


tra tto al sacrificio, ritenuta tale non ne, avvalorata anche da SERVo ad v.
solo dai Greci, ma anche da lui (cf. 143: 'oro ': orda est t quod te oro per
n. v. 134). - hanc: frequentemente superos', cf. X 903: unum hoc, per si
nel senso di meam, nostram, richiama qua est victis venia llOStibus, oro. - te:
anche ab nostra effugia. - miserorum riferito a Priamo, a V. 77 chiamato rex.
morte: « con la morte di quei disgra- - per superos: analogamente a III
ziati" (padre e figli). II fare scontare 600 VI 459. - conscia - veri: epesege-
le colpe dei padri ai figli appartiene tico di superos; per l'accezione di nu-
alla concezione greca (cf. soprattutto mina cf. n. V. 123. Cf. DAN.: sunt
SOL., 1, 29 s. Die.), secondo la quale conscia mmlina veritatis, quia et pon-
la colpa del singolo coinvolge tutta tifices dicunt, singulis actibus proprios
la stirpe strettamente unita e sotto- deos praeesse. Per il senso contrario
posta all'ordinamento divino del x60"IJo~, di conscius cf. n. vv. 97-9.
e non solo «l'innocente paga per il 142-4. per - fìdes = per fidem, si qua
colpevole », ma anche «il colpevole è est ((ides),quae... « in nome della lealtà,
punito nell'innocente,,: cf. L. MASSA se alcuna ve n'è, che in qualche luogo an-
POSITANO, L'elegia di Salone alle Muse, c6ra resti inviolata per i mortali".
Napoli, Libr. Sco Ed., 1947, pp. 41 s. - Qui tutto indica il turbamento del-
piabunt: poetico per expiabttnt, si suo- l'animo del prigioniero: lo scompiglio
le intendere « puniranno", « purifiche- delle parole, il numero dei monosil-
ranno,,; cf. nefas... piaret v. 184. Ma, labi nel primo emistichio e la scan-
sottintendendo mihi e traducendo « mi sione martellata del verso; un effetto
faranno espiare ", con valore causativo, simile a X 903; Dv., met. VII 854. -
il concetto della nemesi sopra accen- per - est: diasyrtice deridet SERVo
nato, viene maggiormente messo in «< ironicamente in cuor suo deride »),
luce. in quanto Sinone esteriormente dà a
141. AI colmo dell'impudenza, per capire che in qualche luogo (usquam),
conferire maggiore veridicità alle sue ossia presso i Troiani, anc6ra (adhuc)
mistificazioni, Sinone ricorre ad una esista intemerata fides, ma nell'intimo
particolare formula di giuramento: in- si burla di loro, troppo facili a cre-
voca gli dèi superni, ma li invoca dere le sue menzogne; e contristan-
soprattutto nella loro potenza divina, dosi nostalgicamente che sia quasi
custode del vero, quasi che dovessero scomparsa la lealtà, lascia intendere
testimoniare la sincerità del suo rac- che in lui vi fosse, anche se palese-
conto. - quod: non col valore di mente dichiara di non averne: quam
quare (gr. xaO' 8, OL' 8), ma come re!., (scil. (idem) cum si bi non ascribit,
usato spesso nelle preghiere e negli tacit ut in eo esse credatur DAN. II si,
scongiuri, in funzione di accuso inter- gr. d, come in altri luoghi contenenti
no di oro V. 143: «di questo ti pre- preghiere, giuramenti e imprecazioni,
go ,,; cf. VI 363 s. e TER., llec. 338: quod esprime un dubbio proferito quasi con
te... oro. II RASI (ad BOR., ep. I 7, 94: voce sommessa ed è tipico delle iscri-
quod te... / obsecro et obtestor): «la zioni funebri greche e latine: cf. E.
costruzione può spiegarsi come bra- ROIIDE, Psyche, trad. franc., Paris 1952,
chilogica, cioè come fusione di due pp. 576 S. - restet: lez. di M', P, y
costruzioni, una conclusiva (relativa), (confermata da DAN. restet = supersit),
l'altra prolettica (dimostrativa), per: accolta da quasi tutti gli edd.; restat
quam ab rem hoc te obsecro ecc.". M, I, accolta da CON. II cong., oltre
ENEIDE II 47

tantarum, miserere animi non digna ferentis.'


His lacrimis vitam damus et miserescimus ultra. 145
a spiegarsi perché in una relativa li- Auct. ad lIer., II 31, 50: misericordia
mitativa, accentua il dubbio messo in cOllll1lovebitur auditoribus... si supplì-
rilievo anche da usquam e trova pie- cabimus et nos sub eorum, quorum
no riscontro col v. 536: si qua est lIlisericordialll captabimus, potestatem
caelo pietas, quae talia curet; cf. Goss.: subicienws e QUINT., VII, 15. In
et id ipsum addubitans nlOvet magis un'iscrizione, trovata a Roma presso
audientill1n animoso L'ind. falserebbe Porta Pinciana, si legge: oro, misere-
il pensiero di Sinone e non trova con- re lab[orU1n] / tantorum, misere(re)
ferma in VI 367 s.: si qua via est, si animae non dig[na] / feren(t)is: cf.
quam tibi diva creatrix / ostendit, 1520, 6 S. CIIR. Die. e II 1, p. IX CUR,
di diversa stnlttura sintattica, richia- Ro. - miserere... miserere: la ripeti-
mato tuttavia da qualche commenta- zione non è senza efficacia: il primo
tore moderno. - usquam: quia apud accentua agli occhi di Priamo il peso
Graecos dicit [idem esse corruptam di tante e si gravi sciagure - si noti
DAN. Il cod. M dà la variante umquam; tantorum all'inizio del verso e in ce-
usquam, di M', P, y, DAN., DON., è sura -, il secondo la loro iniquità che
difeso da Uss.', p. 136 S., con SrL., XI le rende ancora più meritevoli di com-
3 s.: stat lwlla diu mortalibus usqual'lz / passione. - tantorum: a principio del
Fortuna titubante, [ides. - intemera- verso e a fine del concetto, richiama
ta: da in e temero, che è termine so- l'attenzione. - animi - ferentis: CON.
prattutto poetico, talvolta della prosa avvicina l'espressione a V 751: anil'llOs
post-augustea, proprio del linguaggio nil magnae laudis egentes, dove, come
religioso; dal primo significato di « par- qui, animus è identificato con persona.
lare inconsideratamente di cose sacre» - non digna: iniqua « pene immeri-
o « accostarsi inconsideratamente a cO- tate", ma implicitamente Sinone ri-
se sacre" (' temerare' violare sacra et corda i suoi meriti. - ferentis: il parto
contaminare, dictum videlicet a teme- pres., perché Sinone, fuggiasco e in
ritate FEST., p. 501 Lind.) passò a quel- pericolo di vita, risente ancora degli
lo pregnante di « violare", « profana- effetti di tante disgrazie.
re". Cf. Dv., Pont. IV lO, 82: puram
non temerasse [idem. - fides: gr. 145-98. Ottenuta la completa fiducia
1tter-r:L<;. Se soltanto presso i Troiani dell'uditorio comnlOSSO, dopo aver pro-
esiste ancora la lealtà, ad essi si af- mmziato i pÌll solenni giuramenti, Si-
fida fiducioso e implorante, per crear- none continua ad avvolgere abilmente
si una nuova vita e trovarsi una pa- nella fitta rete delle sue insidie i Tro-
tria piu giusta, con la quale stringersi iani ignari. A Priamo che lo fa slegare
in vicendevole patto di sincerità, foe- e glì chiede lo scopo del cavallo,
dus, detto cosi ab eo... quia in foedere Sinone, reso piu facondo dal~a vittoria
interponatur fides (FEST., p. 74 Lind.). che già pregusta completa 11 castello
Cf. ENN., ann. 32 Vah.': accipe daque di menzogne, sv~landoglì con aria di
fide m foedusque feri bene firmum. A lnistero lo scopo religioso del cavallo
chiarire il concetto di fides, base del di legno, costruito dai Greci per prc:
vivere sociale presso i Romani, è di piziarsi la dea Minerva, olfesa per 11
somma importanza Crc., olf. I 7, 23: ratto del Palladio, e annunzia clze
fzmdamentzmz... est iustitiae fides, id Troia sarà invulnerabile, qualora esso
est dictorum conventorll1nque constan- venga trasportato in città.
tia et veritas. Cf. anche R. HEINZE, in
fIernzes LXIV (1933), p. 140. - oro - 145. his lacrimis: per alcuni, abI. di
ferentis: conforme ai precetti della causa, con l'ellissi di moti ovvero
retorica: oltre Crc., inv. I 56, 109, cf. commoti e di ei; per altri dato Pro-
,
j
4!l VIRGILIO

Ipse viro primus manicas atque arta levari


vincla iubet Priamus dictisque ita fatur amicis:
pendiamo per la seconda interpreta- manette coi loro stretti nodi ». Due
zione, non solo perché l'abI. di causa termini, il secondo epesegetico del
in Virgilio spesso è accompagnato in primo, che esprimono la variazione
simili casi da un parto (v. 73: qua ge- della stessa idea; tale ridonanza è pro·
mitu conversi animi. v. 196: capti .. pria dello stile epico, in particolare
dolis lacrimisque. v. 630: volneribus . di quello virgiliano. Cf. V 510: IlOdos
evicta. IV 548: lacrimis evicta meis), et vincula linea rupit. Ma, ricordando
ma anche perché, nell'espressione dare il V. 57: iuvenem... post terga revin-
aliquid alicui, si trova anche il dato ctum, si può intendere: manicas « le
non di persona (III 9: Anchises dare manette» e vincla « le corde» che
fatis vela iubebat; LIV., proem. 7: da- gli stringevano le braccia al corpo. -
tur haec venia antiquitati). Anche la levari: connesso con levis, il v. levare,
stretta connessione tra his lacrimis e gr. xO().,a~J, significa propriamente «alleg-
vitam, data dalla cesura pentemimere, gerire », « alleviare », quindi « toglie-
induce a credere che his lacrimis stia re », « liberare », come qui (= remo-
per huic lacrimanti. Infine l'immagine vere, taliere Goss.), in senso proprio
che i Troiani concedono il dono della e figurato, in entrambi i casi. Per
vita non tanto all'uomo quanto alle l'uso analogo al nostro cf. LIV., I 34, 9:
lacrime che egli sa astutamente ver- levasse humano superpositwn capiti
sare e che forse sono ancora davanti decus (scii. pil/eum). - dictis - ami-
agli occhi di Enea è sommamente cis: « e con parole amichevoli cosi
espressiva. Bene SALV. 2, p. 66: « san le lo rasserena; cf. V 770: dictis solatur
lacrime, per dir cosi, lo strumento di amicis; STAT., Ach. I 79: dictisque ita
salvezza, l'elemento che attira l'atten- mulcet amicis. Locuzione analoga a
zione e desta commozione nell'animo VIII 126 X 466: dictis adfatur amicis.
dei Troiani». Secondo M. POKROWSKIJ, in 147-51: per questa scena cf. l'imita-
Compt. Acad. sc. de Russie IV (1929), zione nell' '!).,(ou 1.(ì"wO',ç di Trifiodoro:
pp. 66-9, il mutamento che avviene nel- 'tO'l S' o yÉpw'l ayO('IU l-m).,(~a'to 'l'W'lU· /
l'animo dei Troiani, i quali, nei ri- SEL'IE, O'E [IÈ'I TPWEO'O', [1E(UY[.lÉ'IO'l OùxÉ't'
guardi di Sinone, passano dal furore EO,XE / 'tap~oç EXEW' E(PUYEç YlXP &.'IapO',o'l
alla pietà, richiama la scena descritta iJ~pw 'Axa,w'l. / AiEt S' T)[.IÉ'tEPOç 'l'().,oç
da Tacito (hist. I 69). - ultro: insuper EO'O'Ea" OùOÉ O'E 'lta'tp'l]ç / OùOÈ 'ltO).,UX'tEa'lW'l
« per di piu », come a IV 304 e georg. OaM[.IW'I y).,uxùç L[.IEPOç aipEL. / 'A).,).,' !J.YE,
IV 204. Cf. n. v. 59. Il senso di pietà xO(i O'V [.IO, EÌ'ltÈ 'ti 'te, 't6SE OaU\1a 'tÉ'tux'tO(" /
si estende ancora oltre: plus... quam L'lt1tOç, arm).,(x'to,o 'l'6~ou 'tÉpaç VV. 283-9.
rogaverat Smv., e Sinone viene accolto Qui « piu chiara e addirittura incon-
nella famiglia troiana: rlOster eris V. fondibile è l'impronta virgiliana... Egua-
149. le l'atteggiamento, eguali gli interlo-
146 S. ipse... primus... Priamus: dal cutori, eguale, e squisitamente romano
pron. e dall'agg., in posizione premi- per quella determinata circostanza, il
nente, affiora tutta la semplicità e la motto accoglitore del vecchio re e ca-
liberalità dell'animo di Priamo che pa- po dell'esercito: noster eris» FUN. I ,
gherà con la vita il nobile gesto. La pp. 198 ss. - quisquis es... noster eris
stessa generosità mostra Anchise ver- (= esto CON.): sunt, ut habemus in
so il greco Achemenide (III 610 s.). - Livio (fr. 58 Her.), imperatoris verba
viro: non piu capto V. 64, perché or- transfugam recipientis in fìdem I quis-
mai Sinone si è guadagnata la piena quis es noster eris' Smv. La formula,
fiducia, e per i patimenti è quasi con- d'uso militare prettamente romano,
siderato un eroe. - manicas atque rientra negli anacronismi virgiliani. -
arta... vincIa: « gli stretti legami », « le amissos - Graios: « da questo mo-
ENEIDE II 49

IQuisquis es, amissos hine iam obliviseere Graios;


noster eris. Mihique haee edissere vera roganti:
quo molem hane immanis equi statuere? quis auetor? 150

mento dimentica ormai i Greci per- a XI 735 XII 879; HOR., ep. I 5, 12;
duti". Poiché Priamo con troppa sem- Juv., 8, 9. - molem - equi: amplifi-
plicità crede che per Sinone i Greci cazione di molem equi (v. 32), corri-
siano stati già perduti, non consen- spondente a fume equUln immani mo-
tiamo con CON., il quale, intendendo le. - hanc: cf. n. vv. 112 s. - imma-
amittere = dimittere, sulla testimo- nis: da in negativo e manis, -e (o
nianza di Elio Donato (ad TER., lIatit. manus, -a, -um) « buono »; cf. SERVo
480: quod nos dicimus I dimittere' an- ad I 139: lnanum... antiqui bonum di-
tiqui etiam dicebant I amittere '), ri- cebcmt... et per antiphrasitl I manes '
solve amissos... obliviscere = amitte inferi, quia non sint boni. Quindi, nel
atque obliviscere. - obliviscere: costrui- primo valore, immanis = « cattivo ",
to con l'accus., pur riferito a persona, « crudele »: cf. PLAUT., Trin. 826: spur-
si trova già in Acc., 190 Ribb. trag.: cifìcum, inmanem, intolerandum, vesa-
memet possim obliscier; cf. LOFs. 3, p. num (sciI. Neptunum); poi, per esten-
27. - Graios: Graecos. Graii è arcaico sione, l'agg. acquista il senso di « spa-
e poetico, piu particolarmente ennia- ventoso », specialmente per la gran-
no e lucreziano. Col v. 148 è stato in- dezza, « gigantesco », « enorme », come
tegrato il graffito pompeiana: quisquis nel nostro caso e a I 139 VIII. 237.
es, amissos hinc [iam ob]liviscere Gra- Cf. anche CAES., b. G. VI 16, 4: imnani
vos (CIL IV 1841: cf. 1785 CE Biich.). lnagnitudine sinllliacra; LueR., V 33:
- mihi - roganti: et mUli roganti haec hz mani corpore serpens. Cf. E. W. FAY,
edissere vera « e a me che te lo do- in Class. Rev. XI (1897), p. 13. - sta-
» mando dimmi esattamente il vero", tuere (-ermzt cf. n. V. 1): scil. Graeci
\
ma Sinone mentirà ancora una volta, « innalzarono ». Per statua, in senso
pur avendo promesso di dire il vero (v. pregnante = attollo, cf. Cle., Verr. II 2,
78). Cf. DANTE, Inf. 30, 113 s.: « ma tu 20, 48: statuam... statuerwlt. - quis
non fosti si ver testimonio, / là 've auctor: ad hoc respondit: I Calchas at-
del ver fosti a Troia richesto ». - tollere iussit' (v. 185) SERVo - auctor:
edissere: il pref. e- completa l'azione da augeo (umbr. uhtur, gr. XOPU'J'GtLOç
del verbo nel suo concetto fondamen- HERO!)" III 82, 3), titolo di magistrato
tale, come in edico. - vera: predica- qui in senatu priznus sententiam dicit;
tivo di haec. L'esortaz. di Priamo a cf. Cle., Pis. 15, 35: senatus ita decre-
Sinone riecheggia quella di Odisseo a vit Cn. Pompeio auctore et eius sen-
Diomede (Il. X 384): Ù),J..: IiYE IlOL ..60E d7t~ tentiae principe; donde il senso di
XGtt (hpEXEWç XCl."&.).,E~OV. « consigliere », « colui che suggerisce »,
150 s. In netto contrasto con la con- come qui e Cle., fam. VI 8, 2: litte-
sumata oratoria di Sinone, intercalata rae... quibus a me consilium petis quid
di invocazioni patetiche e di artificio- sim tibi auctor. Cf. M. LEUMANN, in GlI.
si giuramenti, il re troiano con la XIII (1937), p. 32. - quidve petunt: « o
chiarezza e la brevità, tipiche dello a che cosa mirano?» Nella domanda
stile di un comandante romano, riepi- è racchiusa la stessa idea di scopo
loga in poche e semplici domande le insita nel quo del v. 150. Per l'uso
incertezze, gli scrupoli e le ansie del di ve cf. n. vv. 74 S. - quae religio -
suo popolo. Cf. DAN.: et servat di- belli (sciI. est): an fuit aliqua religio,
gnitatem regiam; breviter enim reges qua permoti equum statuenmt?... num
interrogant, non ut minores, quos plus religionis caussa, ut dea alicui conse-
loqui necesse est. - qua: quem in crarent, an ut machina bellica esset,
finem Gass. Lo stesso valore causale fabricati sunt? HEY. Le due domande,
r
J

50 VIRGILIO

· . aut· quae mach"ma bellI'?'


qui d ve petunt.? quae re l IglO
Dixerat. Ille, dolis instructus et arte Pelasga,
sustulit exutas vinclis ad sidera palmas:
IVos, aeterni ignes, et non violabile vestrum

fortemente disgiuntive, sono l'epesegesi nei poemi omenc!. - dolis - Pe-


di quelle precedenti. « È forse un'of- lasga: cf. ARrsToPII., equo 684 sS.:
ferta votiva (" a thing of awe" MAC.) 7tavoupy(cw; / (.ld!;oen xExacr(.lEVOV / xal
o uno strumento d'assedio (cf. vv. 06),oten 7tOtx(ÀOtç; BEY. richiama Il. IV
46 s.)?" - religio: forse da religo, cf. 339: xaxoi:,n 1ì6Àotcrt xExacr(.lEvE. Per arte
Crc., nato deor. II 28, 72: qui... omnia, Pelasga cf. nn. vv. 81-3. 106.
quae ad cultum deorum pertinerent, 153. sustulit - palmas: cf. I 93:
diligenter retractarent et tamquam re- tendens ad sidera palmas e X 667. Si
legerent, sunt dicti religiosi ex rele- osservi con quanta finezza Virgilio pre-
gendo, tamquam elegantes ex eligendo, senti un altro tratto dello spergiuro
etimologia convalidata da Nigidio Fi- Sinone: il primo uso che questi fa
gulo (ap. GELL., IV 9, 1). Nel suo va- delle mani, sciolte per generosità di
lore etimologico, indica il vincolo tra Priamo, è per compiere un atto so-
l'uomo e gli dèi, simboleggiato dal- lenne come quello di chi chiama a
l'uso delle vittae (cf. n. V. 133): cf. testimoni gli dèi. Qui palmas indica
LUCR., I 931 s.: artis / religionum ani- non le mani in genere, ma le palme
mum nodis exsolvere pergo; indi, co- delle mani volte verso il cielo, se-
me ai vv. 188 e 715, « venerazione ", condo le abitudini dell'orante antico:
« culto" ed anche « timore religioso,,: cf. III 176 s.: tendo... supinas / ad
cf. Crc., Verr. II 4, 34, 75: sese... sum- caelum... manus. IV 205; perciò in
ma religione... teneri; « timore super- LUCR., V 1200 s.: pandere palmas / an-
stizioso", « superstizione,,: cf. CAES., te deum delubra. Se invece la pre-
b. G. VI 37, 8: novas... religiones fin- ghiera era diretta agli dèi inferi, gli
gunt; e per metonimia, sinonimo di aranti volgevano le mani verso la ter-
sacrwn « oggetto di venerazione", « co- ra (MACR., III 9). - vinclis: la forma
sa sacra", cf. Crc., Verr. II 4, 35, 78: sincopata è necessaria, perché vindilIs
tantis eorum religionibus violatis, co- non può trovarsi nell'esametro. - ad
me qui, e tale interpretazione è con- sidera: ad caelum (cf. l'omerico Etç
nessa con votum (v. 17), donum Mi- ovpa:vòv cicr'tEp6Ev'ta di Od. IX 527).
nervae (v. 31). Cf. anche M. KOBBERT, 154 S. Il gesto ieratico è reso piu so-
De verborum I religio' atque 'religio- lenne dalla lentezza dei tre spondei
sus ' usu apud Romanos. Dissert. del primo emistichio del V. 154; KNIG. 2,
Konigsberg 1910. La voce rì!ligio, co- p. 338, considera questa invocazione
me nelle forme sincopate dei perf. come uno dei passi piu perfetti e piu
repperi, reppuli ecc., in luogo di limati. Ma questo schema di esame-
*rep(e) peri, *rep(e) puli, presso i poeti tro con tre spandei nel primo emisti-
dattilici allunga il pref. reo, anche se chio, seguiti da dattili, si trova anche
scritta con una sola l, in luogo di relZi- ai vv. 262. 381. 458. 545. 566. 615, ed è
gio (cf. réperi, répuli). piuttosto raro; cf. R. B. STEELE, in
152. dixerat: cf. vv. 621. 705 VI 633 Philol. Quart. V (1926), pp. 212-25. Si-
IX 743; il pperf. in simili casi è usato none invoca tutti gli astri (come sidera
per esprimere l'anteriorità di un'azio- a III 599 IV 519 VI 458 IX 429 XII
ne a un'altra, che segue immediata- 197), considerati divinità secondo la
mente, qui le richieste di Priamo alla dottrina peripatetica, esposta in Crc.,
risposta di Sinone. Si ricordi l'uso rep. VI 15, 15: iisque (scil. llOminibus)
analogo del gr. CjJeho, ECjJO:tO, frequente animus datus est ex illis sempiternis
ENEIDE II 51

testar numen ' ait, , vas, arae ensesque nefandi, 155


quas fugi, vittaeque deum, quas hastia gessi:

ignibus quae sidera et ste/las vocatis, Per l'uso di fugere cf. KUn.', pp. 257.
quae divinis animatae mentibus... or- 259. Sembrerebbe opporsi a ciò il gessi
bes conficitmt. Tale concezione astra- seg., ma esso è un'esagerazione, am-
le, già comune nella preistoria, ave- plificatio (gessi == paene gessi SERV.),
vano anche altri popoli: cf. CAIlS., b. G. che rientra fra gli espedienti della
VI 21, 2: deorum numero... ducunt retorica, diretti a suscitare compassio-
(sci/. Germani) ... So/em et Vu/canum ne. Cf. QUINT., XII lO, 62. - vittaequc
et Ltmam. Erra chi intende aeterni deum (-arum cf. n. v. 14): « e bende
ignes == ignes ararwtt, non solo per- sacre agli dèi »; per le bende in genere
ché l'eternità degli ignes è accentuata cf. n. v. 133. Qualcuno dei commentatori
dalla loro divinità (vestrum numen), moderni ritiene deum genit. di hostia,
ma anche perché !'invocazione è ri- sulla base di DAN.: multi ltic distin-
volta prima alle cose eterne, poi a guunt et sic subiungw1t 'deum quas
quelle terrene (arae, enses, vittae vv. hostia gessi'. Con la solenne evoca-
155 s.). Anche Achemenide chiama a zione dei vv. 155 s. Sinone giustifica
testimoni gli astri, ma la sua preghie- implicitamente la sua rinunzia alle
ra va richiamata solo per contrarie- leggi dei Greci (vv. 157-9): consuetudo
tatem, perché essa, a differenza di apud antiquos fuit, ut qui in fami-
quella di Sinone, è mossa da senti- liam ve/ gentem transiret prius se
menti veri e sinceri (III 599 ss.). - abdicaret ab ea, in qua fuerat, et sic
et - numen: « e la vostra inviolabile ab alia reciperetur: quod hic ostendit;
divinità chiamo in testimonianza »; dicit enim Sùwn, iure iam se Troiano-
per quod nemo impune peierat Goss.; rum civem esse, quia apud Graecos
PAse., vedendo qui un'anfibologia, pen- Iwstia fuerit, adeo nec pro homine
sa che il non si possa unire tanto a nec pro cive habitus sit DAN. - quas -
testor quanto a vio/abile, e in questo gessi: « che io portai quale vittima »;
per lui consiste « specialmente l'equi- in realtà Sinone non le portò: cf. n. a
voco del giuramento .»: ipotesi inaccet- quos /ugi. Bostia, che gli antichi col-
tabile, anche se sottile. - non vio- legarono a hostis (Ov., fast. I 336:
labile: quod Graeci aq>eap't'o\l dicunt hostibus a domitis !wstia nomell habet,
DAN. Si noti con quanto sarcasmo Si- cf. SERVo ad I 334), a ltostire « ferire»
none invochi sacrilegamente la divi- (FESI'., p. 91 Lind.: ltostia dicta est
nità e quegli oggetti sacri, inventati ab eo, quod est hostire ferire), a !tosti-
dalla sua fantasia. - numen: cf. n. v. re «ricompensare», «uguagliare» (FEST.!
123. - arae - nefandi: plur. poetico p. 270 Lind.: hostire pro aequare), daI
che contribuisce ad accentuare l'ese- moderni è intesa o come « sacrificio
crabilità dell'azione. - nefandi: quod in onore dell'ospite », in conne~sione
sibi ne/arie et ma/a fraude dicit pa- col significato originario di !wsttS (cf.
ratos Goss. E. W. FAY, in C/ass. Quart. I (1907).
156. quos fugi: fugere con l'accus., pp. 28 ss. e n. VV. 43 s.) o cOI1?-e
perché significa « sfuggire», « scansa- « ferita », « colpo », dall'idg. *aus-ttS,
re »: Sinone infatti evita gli altari e gr. auw « ferire coi raggi, col fuo-
i coltelli, ai quali non era stato an- co» (cf. F. RIBEZZO, in Riv. ind: g!'.
cora condotto, e cosi si rafforza l'in- it. X [1926], p. 182) o come ~(Sa~nficlO
terpretazione da noi data a vincu/a v. offerto dagli ospiti », con nfenmento
134. Se invece il poeta avesse voluto specifico all'epoca in cui gli ospiti in
dire che la vittima era fuggita dagli Roma erano designati col termine
altari e dai coltelli già pronti, avrebbe hostes (cf. n. VV. 43 s.): essi in-
usato fugere con l'abI. preposizionale. fatti, raggruppatisi in societas, prati-
'(
j
VIRGILIO
52

fas mihi Graiorum sacrata resolvere iura,


fas odisse viros atque omnia ferre sub auras,
si qua tegunt; teneor patriae nec legibus ullis.

cavano come rito comune. il sacri~cio EmXEtPTIerE\~ à'l'tCI'ltoì.M'ICII, lCal q>TIerE\~ 'taihCI
di un toro bianco a GIOve LazIale 'ltOIW'I OLXCIICI 'ltpà't'tEW, Ò 'tu àÀ.TJOd~ 'tii~
(DIaN. H., IV 49); di qui ~o~tia co- àPE'tii~ EmIJEÀ.6IJE'IO~;. Ma in realtà Sino-
minciò a indicare «le carm Immola- ne, mentre finge di rinnegarle, si man-
te", «la vittima". Quest',:~tima et!- tiene fedele ad esse, rischiando la mor-
mologia, a nostro parere pltl attend~­ te per la gloria dei Greci. Altri (Goss.,
bile, perché sostenuta da «una trad~­ NerrT., PA.), sulla base di DAN.: miies
zione antiquaria", è data come:; POSSI- legibus sacramentorum rogabatur, ut
bile dal RIBEZZO stesso che la Illustra. exiens ad bellwn iuraret, se ni1tii CO/l-
Cf. pure WAL., s. v. tra rem publicam facturum, troppo sot-
157. fas (scii. est): «è lecito", dalla tilmente intendono iura sinonimo di
rado di for, gr. 'l'TJlJ.t «rendere pa- sacramentll1n « giuramento militare",
lese", fas, detto degli oracoli e degli tipico del costume romano: in tal ca-
dèi è in stretto rapporto con fatum, so si avrebbe un anacronismo, e Si-
co~ cui si trova unito a I 205: tendi- none, rompendo tale giuramento di
mus in Latium, sedes ubi fata quietas / fedeltà, si crede autorizzato a svelare
ostendunt· iIlic fas regna resurgere anche i segreti militari: omnia ferre
Troiae. Significa propriamente «dirit- sub auras V. 158. - Graiorum: cf'. n.
to divino" in opposizione a ius « dirit- V'I. 147-51. - resolvere iura: cf. IV 27:
to umano": cf. SERVo ad georg. I 269: tua iura resolvo.
fas et iura sinunt: i. e. divina 1zwna- 158. fas (scii. est): ripetuto ancora
naque iura permittunt: nam ad reli- all'inizio di verso, aggiunge vigore alla
gionem fas, ad 1zomines iura pertinent. decisione di abbandonare i Greci ed
- Graiorum _ iura: « rompere il so- esprime nel contempo un profondo
lenne giuramento fatto ai Greci". Sa- senso di sollievo. I V'I. 157-8, per la lo-
crata iura è sinonimo di civitatis iura ro movenza e per l'anafora, potrebbero
secondo HEY., PAS. e altri che seguono avvicinarsi a Han., C. I 37, 1 s.: mmc
DON.: quasi iam ipse Graecus non es- est bibendum, mmc pede libero /
set vel illi eius socii non fuissent. Per- ]Julsanda tellus. - odisse: liceat... odis-
ciò Sinone a v. 159 aggiunge: teneor se vel prodere eos qui cives mei esse
patriae nec legibus ullis: egli in séguito noluertmt... Sinon illi parti respondet
ai torti ricevuti dai Greci, confortato qua supra Priamus dixit 'amissos fzinc
dall'assicurazione di Priamo: noster iam obliviscere Graios' DON. - viros:
eris (v. 149), si sente ormai libero, eos (= Graecos). L'uso di vir, in luogo
quasi per autorizzazione divina (cf. n. del pron., ricorda à'lTIP omerico. -
a fas), dai vincoli umani che lo lega- ferre sub auras: gr. Ù'lt' Gtuyà~ OE\X'IU'I/X\
vano alla patria. E ciò potrebbe appa- «portare alla luce del sole" quindi
rire sommamente deplorevole, non es- « svelare". Cf. Ov., met. XI 184: efferre
sendo giusto ribellarsi alle leggi della sub auras.
patria sol perché da essa si siano rice- 159. si qua tegunt (scii. ii): quae·
vuti dei torti: cf. PLAT., Crit. 51 a, cumque tegunt. Per si qua cf. gr. Et
dove Socrate, dopo aver asserito che 'tI'lCI = éhwCI, linCI. Le parole con la lo-
nessuno osa ribellarsi al padre, anche ro indeterminatezza, considerate nel
se sia da lui offeso, aggiunge: 'ltpÒ~ SE quadro della retorica, acuiscono mag-
'dl'l 'ltCI'tptOCI IipCI lCCIl 'tOù~ 'I6[1ou~ El;Eer'tCI\ giormente l'interesse degli ascoltatori
erOI, wer'tE, M'I erE E'ltIXElPW[1E'I 1)[1E;;~ à'ltoì.M'ICI\ e preparano l'ultima parte del discor-
OLlCCIIO'l 1)YOU[1E'IO\ E!'ICII, lCCIl crù SE 1)[1éi.~ 'toù~ so di Sinone (cf. BILL., p. 54). - te-
'I61J.0u~ lCCIl 't1)'1 'ltCI'tPtoCI, lCCIO' 8ero'l SU'ICIerCII, neor - uIlis: nec tenor ullis legibus
ENEIDE II 53

Tu modo promissis maneas servataque serves 160


Troia fidem, si vera feram, si magna rependam.

patriae. Cf. XII 819: nulla fati... lege versi, contenenti un'accorata apostrofe
tenetur, non dissimile da Ov., met. X a Troia, affinché non violi la tacita
203: fatali lege tenemur. CON. invece intesa che si è stabilita tra le due
richiama CIC., Phil. 11,5, 11: Vopiscus ... parti, si nota una tecnica particolare
solvatur legibus; quamquam leges eum che conferisce un che di sacro e di
non tenent, dove nota lo stesso con- solenne al tutto: l'allitterazione (modo
trasto che è in Virgilio tra resolvere promissis maneas; feram ... rependam),
iura V. 157 e teneor... nec legibus. Al- la simmetria colometrica (promissis
cuni studiosi moderni, tra cui PAsco e maneas / servataque serves; si vera
VIV., seguendo delle interpretazioni an- feram / si magna rependam), la figura
tiche (v. 158: fas odisse viros: omnia etimologica (servata... serves), infine
diasyrtice loquitur; nam et ad Graecos l'anafora (si... si). Tale tecnica è tipi-
possrmt et ad Troianos referri SERV.; camente enniana: cf. anno 270 Vah.2 :
atque omnia ferre sub auras: hinc haut doctis dictis certantes nec male·
videtur subtiliter non se implicare pe- dictis. - tu: in rapporto enfatico con
riurio; ipse enim lectos hostes produxit mihi V. 157. - modo: pro tantum·
ex equo [vv. 258 s.]: 'et pinea furtim / I1wdo DAN. - promissis fidem:
laxat claustra Sinon '. et hoc vult credi apostropham ad ipsam civitatem fecit,
contra Graecos dice re, cum pro ipsis di- qua se ostendit suspectwl1 esse ne forte
cat DAN.; V. 159: si qua tegunt: propter post ltarrationem omnem iuberetur
ea quae latent in equo SERV.; nec le- occidi DON. - promissis maneas: cf.
gibus ullis: si Graecorum, propter VIII 463: at tu dictis... maneres; TIlUC.,
'noster eris " si Troianorum, quia V 18, 9: E[.\[.\EYW ';tli:~ t;UY01p(tlL~ lttlt ,;tli:~
Graecus SERV.) vedono nei VV. 157-9 <T'ltOYOtli:~. - promissis (pro ' in pro-
un'anfibologia: resolvere iura: Sinone missis' DAN.): abI. di luogo figurato.
può sciogliere il giuramento verso i Pili comune in prosa: stare promissis,
Greci o rompendolo (e cosi intendono come stare opinione, iudiciis, iure iu-
i Troiani) o adempiendolo (cosi inten- rando. - maneas... serves: congo ius-
de lui, tenendo fede agli accordi presi sivi. La II perso sing. di tale cong.,
con Odisseo); viros: nel pensiero degli riferita, come qui, a sogg. determi·
uditori sono i Greci, in quello di Si- nato, frequente nel periodo arcaico e
none invece i Troiani, dei quali egli nelle lettere di Cicerone, rara nella
trama la rovina; omnia ferre sub auras, prosa dell'epoca imperiale, in genere
si qua tegrtnt: per i Troiani sono i si trova pili spesso nei poeti. Cf. KUH. 1,
segreti militari dei Greci, da svelare, p. 186. - servataque (sciI. a me) ser-
per Sinone invece i guerrieri greci ves... fidem: « l'anfibologia si fa sar-
nascosti nel cavallo, che egli dovrà por- casmo" PASCo II parto servata ha va·
tare alla luce; patriae... legibus: per lore causale. - Troia: magni{ìcentius,
gli ascoltatori sono le leggi della vec- quam si diceret (Troiani' DAN. - si:
chia patria, cioè della Grecia, per lui siquidem cf. n. V. 102. - feram: di·
quelle della nuova, cioè di Troia. Per cam cf. n. vV. 74 s. - magna: KNIG. 2,
il nec, collocato al terzo posto, cf. p. 298 dà al termine, oltre al valore
TrnuLL., I 8, 4; PROP., III lO, lO. 22, 28 di « grande", quello di « terribile" che
IV 8, 56. ha anche [.\Eytl~ in greco. - rependam:
160 S. « Basta che tu stia alle pro- usus est... Sinon tali verbo... quasi
messe e che, da me salvata, o Troia, tantum reciperet quantum dederat, hoc
osservi la parola data, se mai dirò la est ut salutem mereretur qui se adse-
verità, se è vero che ti renderò un rebat salutis bene{ìcium praestare DON.
incomparabile beneficio". In questi due
54 VIRGILIO

Omnis spes Danaum et caepti fiducia belli


Palladis auxiliis semper stetit. Impius ex qua

162-8. More suo a veris incipit: llam perché fiducia = spes certa HEY.
et favit Minerva Graecis, et cOllstabat coepti - belli: fiducia qua belhan in-
raptum esse Palladium SERVo Per la ceperunt CON.; quindi belli è genit.
tecnica retorica che Sinone ha usato ogg. - Palladis: si noti la posizione
anche ai vv. 81 ss., dove su Palamede enfatica a principio di verso, come
espone prima notizie vere e poi men- quella di Palladium v. 166. - auxiliis ...
zogne (v. n. vv. 77-104), cf. Q UINT. , IV stetit: posita fuit in auxiliis HEY., co-
2, 36: erit... narratio aperta atque di- me a I 646: onmis in Ascanio... stat
lucida... distirzcta rebus, personis, tem- cura parentis; piu giustamente CON.
poribus, locis, causis. Sinone, che pre- intende auxiliis abI. causale o strumen-
cedentemente ha sfruttato ogni espe- tale: perciò qui stare è sinonimo di
diente, per guadagnarsi la compassione vigere, florere come a v. 88 (cf. n. vv.
e la benevolenza di Priamo e dei Tro- 88-90). 352 I 268. Cf. inoltre ENN., amz.
iani e per portare il discorso sul ca- 500 Vah.': moribus antiquis res stat
vallo - è su questo che si appunta Romana virisque; LIv., VIII 7, 16:
l'attenzione di tutti ~ inizia ora la disciplinam nzilitarem, qua stetit... Ro-
parte centrale della terza e piu impor- lnana reso Dopo stetit la cesura buco-
tante narrazione (vv. 154-94). I motivi lica stacca in maniera solenne l'esordio
sono gli stessi, perché ha compreso dalla narrazione vera e propria. -
che il punto debole dei Troiani è la impius - enim: hysteroproteron est
pietas (cf. nn. vv. 134. 137-40), e di , sed enim ex quo impius Tydides'
questa si serve per completare il suo SERvo - ex qua (gr. tI; ov): ha il suo
inganno. Ogni speranza dei Greci era antecedente al V. 169: ex illa (sciI. tem-
in Pallade (Palladis v. 163); Diomede pare, die), gr. t% "Cou (scii. xp6vou); perciò
è un sacrilego, perché ha combattuto il senso è: ma le speranze dei Greci
contro gli dèi (impius V. 163, a prin- cominciarono a vacillare da quel mo-
cipio di periodo, perché sia messa sù- mento (v. 169), quando (ex qua) ... L'e-
bito in rilievo la sua irriverenza); an- spressione temporale ex qua, frequente
cora una volta è stigmatizzata la mal- in Livio, in poesia e nell'epoca post-
vagità e la fraudolenza di Odisseo augustea, nella buona prosa cede il
(scelerum... inventor v. 164); la sacra posto alle congiunzioni cum o post-
effigie del Palladio (sacram effigiem v. quam. Cf. KUu. l , p. 503. Klih.', p. 332.
167) è stata rapita da un luogo sacro In Virgilio ricorre anche a V. 648 e a V
(sacrato... tempIo v. 165), dopo l'as· 47. Si noti ex qua in fin di verso:
sassinio dei suoi custodi (caesis... nell'esametro le parole monosillabiche,
custodibus v. 166), con le mani im- alla pari di quelle quadrisillabiche o
brattate di sangue (manibus... cruen' piu lunghe, sono in genere evitate sia
tis v. 167) che hanno perfino osato in greco sia in latino, per l'asprezza
toccare le bende virginali della dea del suono che creano; perciò l'ultima
(virgineas... vittas v. 168): tutto un parola è di preferenza un bisillabo o
crescendo di profanazioni, diretto a un trisillabo. Quando il poeta usa al-
suscitare profondo orrore negli udi· la fine un monosillabo, dopo la cesura
tori, ottenuto attraverso un'esposizio- bucolica, come qui (è la II legge del
ne piu ornata e piu ridondante delle MEYER, cf. Sitzzmgsber. bayer. Alcad.
due precedenti (vv. 76-104. 108-44), in der Wissenschaften - PhiIoI.-histor.
un tono solennemente epico, soprat- Klass. - Miinchen 1884, pp. 980 ss.), imi-
tutto per gli epiteti che accompagnano ta dei versi arcaici (cf. ENN., ann. 30
i sosto - Danaum: -orum cf. n. V. 14. - Vah.': ... ex se. 177: .., homo rex. 197:
et: con valore correttivo « ed anzi", ... ferat Fors), non soggetti a questa re-
ENEIDE II 55

Tydides sed enim scelerumque inventar Ulixes


fatale adgressi sacrato avellere tempIo 165

gola (cf. vv. 170. 250 I 105 V 481. evidente dalla doppia sinalefe (-le/ad-
georg. I 313) e « il veut souvent pein- -to/a-: cf. n. v. 1).
dre l'action par le rythme des mots» 165 s. fatale... Palladium: i Palladii
(W. J. W. KOSTER, Traité de métr. gr. erano delle statue di Pallade, che pro-
suivi d'un précis de métr. lat., Leyde teggevano le case e le città consacrate
1953', pp. 325 s. e n. v. 2). - Tydi- alla dea; e, come da testimonianze, ne
des: Diomede, figlio di Tideo, qui è esistevano in diversi luoghi (cf. H. HUN-
detto impius, non solo propter Palla- GER, Lexikon der grieclz. und rom.
dium ablatum HEY. (cf. I1ias parva, Mythol., Wien 19595, s. V. Atlzena). Par-
p. 107, 7 s. AlI.; APOLLOD., epit. VB), ticolarmente importante era il Palla-
ma anche propter numina vulnerata dio, secondo alcuni caduto dal cielo,
SERV.: infatti, combattendo a Troia perciò detto Atom'tÉç (DION. H., II 66;
contro gli dèi, feri alla mano Venere Dv., fast. VI 421), che si conservava
(Il. V 330: <I oÈ Ku1tpw È1tt!>XE'tO "'l]ÀÉ~ sulla rocca di Troia (ApoLLOD., III 12,
xaÀxiil. 336: axp'l]" oihw,.E XELpa (J.E'ta.À(J.E"Oç 3), raffigurante la dea vittata (v. 168)
òçÉ~ oovp() e Marte al ventre, con l'aiu- c armata di lancia e scudo (v. 175);
to di Minerva (ibid. 855 s.: wp(J.à'to si ha notizia di un'altra statua di Pal-
... AWll1)O'l]ç / EYXEL xaÀxd~j" È1tÉPW,.E oÈ lade venerata nella rocca di Troia (v.
IIaÀÀàç 'A01),,'l] / "da'tO" Éç xE"Ew"a). - 227). Poiché era stato predetto ai Greci
sed enim: PA. e PASCo vedono qui una che la conquista di Troia era legata
brachilogia derivante dalla fusione di al possesso del Palladio (cf. n. v. 13),
una proposizione avversativa e di una Odisseo e Diomede, protetti da Pal-
asseverativa (saepe I sed enim' oppo- lade, s'introdussero furtivamente nel-
nit aliquid rei, qua111 tacita mente vi- la città c lo rapirono (cf. n. vv. 162-8).
tamus ac silentio praeterimus FORCEL- Incerte le sue vicende posteriori: se-
LINI, S. v. enim), come a I 19 V 395 condo una leggenda, esso fu conser-
VI 28; Dv., fast. II 751, e PASCo infatti vato in Grecia (PAUSAN., I 28, 9) e gli
completa: sed (iam non stabat), ex Argivi ne erano fieri (ibid., II 23, 5);
qua enim. L'unione di sed con enim, secondo un'altra, riferita qui da SERV.,
gr. a.ÀÀà ya.p, è considerata da Quinti- fu portato in Italia da Diomede e
liano (IX 3, 14) uno degli arcaismi cari quindi affidato ad Enea (cf. Dv., fast.
a Virgilio; in· tale unione enÌ/n appare VI 424). Il Palladio è detto fatale,
nel suo significato originario, come a perché ad esso era legato un destino:
VIII 84. georg. II 509 III 70, di parti- in SERVo si legge che il senso dell'epi-
cella affermativa = quidenl 11empe, teto varia secondo le circostanze: 'tw"
gr. 01), e, nella traduz., si potrebbe (J.ÉO"w" est: nam et quod custodit et
anche tralasciare: « in realtà però >l, quod interimit pro loco intellegitur.
« ma >l. Cf. pure NORD. ad V. 28. - I moderni asseriscono che qui fatale
scelerum... inventor: cf. n. vv. 124 s.; sia riferito alle sorti di Troia, dipen-
inventor scelerum proprie est qui re- denti dalla conservazione del Palladio
lictis usitatis nova invenit scelera, pe- in città. Sembra invece preferibile,
ior est... sceleratis, quia ipse invenit perché piu in armonia col contesto,
unde ex innocentibus scelerati reddan- l'interpretazione di DON.: in quo (sciI.
tur DON. Palladio) staret fatum Graecorum: in-
165. Il verso con la gravezza degli fatti le speranze dei Greci poggiavano
spondei sembra significare sensibilmen- sull'aiuto di Pallade (vv. 162 s.), ma
te il faticoso inoltrarsi dei sacrileghi, Odisseo e Diomede, avendo oltraggiato,
uniti dalla comunanza del pericolo e al dire di Sinone, la dea col ratto
dello scopo, verso la rocca, reso piu della sua imm::tgine (vv. 163-8), atti-
56 VIRGILIO

Palladium, caesis summae custodibus ards,


corripuere sacram effigiem manibusque cruentis

rarono sui Greci l'ira di lei, manife- re il complesso delle travi del tetto,
statasi attraverso vari prodigi (vv. 171- nelle quali venivano fissate le assicelle
5), che annientarono tutte le loro spe- (VITR., IV 2. 7; LUCR., II 28); il
ranze (vv. 169 s.). E, per espiare la WEINSTOCK, in Mitt. deutsch. archiiol.
profanazione, essi ricorsero alla costnl- lnst. Rom. Abt. XLVII (1932), pp. 95 ss.,
zione del cavallo (v. 184). - adgressi... vede in templum un sinonimo di ta·
avellere: «decisi a portar via". Cf. bemaculum (da trabs, -is), capanna
VI 583 s.: rescindere coelum / adgressi. fatta di tavole, la quale era detta an-
Si osservi che aggredior, seguito dal- che auguraculum, antico nome della
l'inf., appartiene al gruppo dei verbi rocca di Roma, da cui si osservava il
come incipio, ordior, suscipio, ecc. e volo degli uccelli. E da templum per-
rientra nella stessa categoria di quelli ciò deriva il verbo contemplari. Cf.
ricordàti nella n. a certant (v. 64). Cf. pure WAL., s. V. e RONCONI ad Som.
KtJH. 1, pp. 668 s. 671. Non accettiamo Scip., Firenze, Le Monnier, 1961, p. 83).
la traduz. di GRAN.: «dato di piglio al - avellere: ostendit invitll1H numen
fatale Palladio lo trafugarono dal tem- esse sublatum SERV, Sul ratto del Pal-
pio inviolabile", il quale ritiene che ladio PLINIO (XXXIII 12, 156) ricorda
adgressi regga fatale... Pal1adium e una gemma del cesellatore Pytheas:
avel1ere sia inf. descrittivo, soprattut- Ulixes et Diomedes erant in phialae
to perché corripuere sacram effigiem emblemate Pal1adium subripientes. -
(v. 167) diventerebbe una pura ripeti- Palladium: Pal1adium cum pronuntia-
zione di avel1ere. - sacrato... tempIo: mus, pondus addendum est; in ipso
«dal sacro recinto". Templum (gr. enim nomine magnitudo numinis
'tEI~EVOç da 'tE[.\VW) in origine era lo expressa est DON. - caesis - arcis:
spazio delimitato con il lituo dall'au- tutta l'espressione è ripetuta a IX 151.
gure in cielo e sulla terra, entro il Goss. chiosa: Ilefas, quod in ipso
quale veniva osservato il volo degli tempio caedem edullt. La notizia è
uccelli, e quindi un posto elevato adat- tramandata da ApOLLOD., epit. V 13,
to a tale osservazione (NAEV., b. P. 31 dove è detto di Odisseo: 'tò IIetÀMotov
MAR.': avem aspexit in tempio Anchisa; EXXÀE<j;etç xetl 1toÀÀoùç X'tELVetç 'twv qluÀetO"0"6v-
VARR., l. L. VII 6; SERV, ad I 92); poi 'twv E1tl 'tàç Vetuç I~E'tà Àto[.\i]oouç XO[.\L~Et.
indicò qualsiasi spazio che gli occhi Cf. Ilias parva, p. 107, 4 sS. AlI.
potessero abbracciare, riferito partico- 167. corripuere (-erunt cf. n. v. 1) -
larmente allo spazio celeste vero e efligiem: sacram... quasi de caelo
proprio (ENN., ann. 541 Vah.': contre- lapsam SERV, Cf. n. VV. 165 s. - cruen-
muit templum magmlm lovis altito- tis: (dalla rado di cruor «sangue",
nantis), chiamato in umbro verfale donde anche crudus e crudelis). Altro
(VARR., l. L. VII 8; cf. G. DEVOTO, An- sacrilegio! Odisseo e Diomede sottras-
tichi ltalici, Firenze, Vallecchi, 1951', sero il Palladio con le mani insozzate
p. 243), ovvero alla volta convessa del· del sangue delle sentinelle. Che ciò
le grotte, nelle quali presso gli orien- costituisse una profanazione si rileva
tali erano celebrati i riti mitraici e dai preparativi della lustratio descritti
pitagorici (L. FERRERO, Storia del pita- da TIR. II 1, 13 s.: casta placent su-
gorismo nel mondo romano, Torino, peris: pura cum veste venite / et ma-
Univo Fac. Lett. e Fil., 1955, p. 347); Ilibus puris sumite fOlltis aquam; an-
infine un recinto sacro e specialmente che in Il. VI 266 ss. Ettore rifIUta di
il santuario consacrato ad una deter- compiere la libazione con le mani non
minata divinità. Con riferimento al purificate: XEpO"l o' à.VL1t'tOto"tV Àtl ÀEL~EtV
medesimo etimo, templll1H significò pu- etlOo1tet O\VOV / &~o[.\ett· OME 1tTI fO"'tt XEÀatVE-
ENEIDE II 57

vlrgineas ausi divae contingere vittas:


ex iIlo fiuere ac retro sublapsa referri
spes Danaum, fractae vires, aversa deae mens. 170
Nec dubiis ea signa dedit Tritonia monstris.
rpa KPOVLWVL / et![tet'tL %etl MOptp 'ltE7tetÀ,et'Y[tE- magine è suggerita o dalla barca che
vov EUXE'tC<MOetL. Allo stesso modo Enea, tenta di risalire un corso d'acqua, ma
reduce dal combattimento, non osa non riesce a vincere l'impeto della cor-
toccare sacra... patriosque penatis vv. rente e ne è trascinata via, ovvero
717-20. A proposito di questi ultimi dalla marea che nella fase del riflusso
versi, il CONWAY osserva che, mentre si abbassa e si ritira con un moto
in Omero l'abluzione appare quasi co- continuo e inarrestabile. II linguaggio
me un bisogno di purezza fisica, a cui rappresenta efficacemente il lento, si-
si è sovrapposto un aspetto religioso, lenzioso e quasi impercettibile movi-
in Virgilio essa ha un significato emi- mento di qualcosa che dapprima si
nentemente religioso, in quanto Enea muove agevolmente (fiuere), poi sci-
sente su di sé la grave responsabilità vola via (sublapsa) e infine va a pre-
di proteggere le patrie divinità (in cipizio all'indietro (retro... referri), fin-
Martin Class, Lectures I [1930], p. 158). ché una scossa inaspettata la ferma:
168. virgineas ... vittas: il Palladio raf- il collegamento asindetico del v. 170,
figurava la dea senza elmo, con la il ritmo spezzato di fractae vires e so-
fronte circondata di bende, dette vir- prattutto la clausola monosillabica
gineas, perché Pallade era i/mupta (cf. (mens cf. n. vv. 162-8) esprimono po-
n. v. 31); presso i Romani si distin- tentemente il crollo improvviso dei so-
guevano le bende delle fanciulle (VAL. gni dei Greci. - fIuere... referri: cf.
FL., VIII 6: ultima virgineis tunc fierls georg. I 200: mere ac retro sublapsa
dedit oscula vittis, scii. Medea) e quel- referri. - fIuere (= diffluere): inf. de-
le delle matrone (PIWP., IV 11, 33 s.: scrittivo come referri. Cf. n. VV. 97-9.
mox, ubi iam facibus cessit praetexta Per la metafora, comune negli scrit-
l1laritis, / vinxit et acceptas altera vit- tori greci e latini, cf. soprattutto SOPII.,
ta comas). La collocazione del quali- El. 999 s.: QetL[tWV... / l)IJ.i:v... c<7tOPPEi:;
ficante all'inizio del verso e del qua- Lum., V 280: adsidue quoniam fiuere
lificato alla fine mette in forte rilievo onmia constato - retro - referri:
la gravità della profanazione commes- sllblabi et retro ferri SAnn. 3• La stessa
sa contro la dea vergine. Per tale tec- espressione a georg. I 200. Per la ri-
nica cf. n. v. 3. Per le bende in dondanza retro... referri cf. v. 378:
genere cf. n. v. 133. - ausi: scii. srmt. retro... pedeltl cum voce repressit. III
~ con tingere: qui « toccare macchian- 690: relegens... retrorSllS. IX 539: re-
do », ossia « profanare », cf. contagio, tro... residul1t. 794: retroredit. 797 s.:
-onis. retro... / ... referto - Danaum: -Drum
169 ss. Alla narrazione del ratto, so- cf. n. v. 14. - fractae: scii. SUII/. -
stanzialmente vera, s'innesta un rac- aversa (scil. est): « l'animo della dea
conto del tutto finto: conpleta narra- si fece loro contrario »; in realtà Pal-
tione veri facti, quod etiam ipsis Tro- lade diede il suo consenso al rapi-
iallis cognitum fuit, mendacii {zgmell- mento (cf. n. VV. 165 s.).
tum artificiose coniungit DON. - ex 171-5. In uno stile drammatico il
ilio: cf. ex quov. 163 e n. ~ fluere - narratore enumera gli spaventosi pro-
deae mens: le speranze dei Greci, un digi che in maniera irrefutabile (Ilec
tempo ben salde (stetit v. 163), comin- dubiis) mostravano l'ira della dea e
ciano a declinare e a tornare indietro, che dovevano produrre un brivido di
vacillando con una fatalità contro cui orrore nell'animo dei pii Troiani.
a nulla valgono gli sforzi umani; l'im- e.l: eius rei, aversae mentis SAnn. 3 ; cf.
58 VIRGILIO

Vix positum castris simulacrum: arsere coruscae


luminibus flammae arrectis salsusque per artus
n. v. 17; III 505: ea cura == cura eius É'Jlctu't6'J, ~ctpo~ Xctt BÈpou~ Xctt XEIJ.lW'JO~) o
rei. VII 595: has poenas == poenas perché suggeritrice delle tre grandi
huius rd. - Tritonia: (gr. TpI'tw'Jw: o norme della vita sociale, quale dea
TPI'tOyÉ'JElct;), agg. sostantivato, detto della sapienza: il decidere bene, il
di Pallade (cf. STAT., si/v. Il 2, parlare correttamente e l'agire secondo
117), chiamata pure Tritonis, -idos convenienza (Etym. Grion., p. 153, 5,
(-idis) v. 226; Dv., met. III 127 in Fragm. der Vorsokr. Diels-Kranz, Il,
VIII 548; a V. 615 invece è semplicc Berlin 19601°, p. 132: TPI'tOyÈ'JElct 1) 'AOT}'Jli
agg.: Tritonia... Pallas, come in STAT., xct'tà <lT}J.l6xpI'to\l 'l'P6'JT}crl~ 'JoJ.lL1;E'tctl. YL'JE'tctl
si/v. I 1, 37: Tritonia virgo. Varie so- oÉ Èx 'tOU 'l'Po'JEi'J 'tPLct 'tctU'tct· ~OUÀ.EÙEcrOctl
no le etimologie: alcuni collegano il XctÀ.w~, À.ÉyEIV a.'JctJ.lctp't1J'tw~ Xctt 1tpO:'t'tEI'J a.
termine con 'tPL'tW'J «acqua del ciclo» oEi). Il KRETSCIIMER infine, in Gl. X
(HESYCIl.: 'tPL'tW'J == PEii(.u.t), con TPL'tW'J, (1920), pp.38 ss., richiamandosi a
fiume della Bcozia (PAUSAN., IX 33, 7) TPI't01t6.'tOPE~ divinità ateniesi protet-
«
o della Libia (HEROD., IV 178, 1), con trici della stirpe» e a 'tPI't01ta.'tWP « bi-
TPI'tW'JL~, fonte dell'Arcadia (PAUSAN., savolo », intende TPI'tOyÉ'JElct « fanciulla
VIII 26, 6) o lago libico (EUR., Iorl di buona stirpe» (cf. HESYCIl.: 'tPI'tOXOÙP1j
870 ss.; in HEROD., IV 180, 5 si legge == Y'JT}crLct 1tapBÉ'Jo~ « fanciulla nobile »).
che Pallade è nata dalla dea del lago Si veda anche E. FEIIIU.E, Tritogeneia,
Tritonis e da Poseidone): da tutto in ROSCHER, V, colI. 1146 sS. - monstris:
qucsto si dcduce che TPI'tOyÉ'JElct sia « prodigi» cf. v. 680 III 26. 59: tale
stato un nome di culto connesso con significato trova la giusta spiegazione
l'acqua; altri lo fanno derivare o da in FEST., p. 122 Lind.: monstrum, ut
'tPI'tC:;, parola eolica == XE'I'ctÀ.1J, quindi Aelius Stilo interpretatur, a monendo
«nata dalla testa» (Anth. Palo VI 194: dictwn est, velilt morzestrum. Item Sin-
cr01;E, OEà TPI'toi, 'tà 'tEOÉ'J'tct ('tE) 't6'J 't' nius Capito, quod monstret futurum,
à'JctOÉ'J'tct) o da 'tPeL'J == 'l'o~Ei'J, quindi et moneat volzmtatem deorllln. Invece
'l'O~EP6. «la spaventosa» (SUIDA, S. V. a V. 245 III 214. 658 V 849, indica es-
e SERV.: aut quasi terribilis, 6.1tÒ 'tou seri animati o inanimati di aspetto
'tpEi'J, id est timere); è stato detto che mostruoso (cf. ital. ' mostro '): monstra
quest'ultima etimologia s'accordi con dicuntur naturae modum egredientia,
il V. 226, dove però è detta saeva, co- ut serpens cum pedibus, avis cum
me a I 479: non aequa, perché ostile qllattuor alis, homo cum dllObus ca-
ai Troiani; altri, prendendo in consi- pitibus FEST., p. 146 Lind. - vix posi-
derazione il primo componente del ter- tum (sciI. erat) castris (== in castris) -
mine ('tp('to~ o 'tPL~ o 'tPeL~) propongono arsere (-erunt cf. n. v. 1)...: in prosa
varie spiegazioni, di cui le piu im- avremmo: vix positum erat in castris
portanti: o la terzogenita di Zeus, do- simulacrum, cum arserunt. Vix col
po Artemis e Apollo (Etym. magn., pperf. indica che un'azione è seguita
S. v. TPI'tOyÉ'JElct: 5't1 'tPL'tT) J.lE'tà 't'1}'J immediatamente da un'altra (cf. an-
"Ap'tEJ.lIV Xctt 'A1t6À.À.w'Jct ÈYÉ'JE'tO) o perché che n. v. 152), la quale è collegata
nata nel terzo giorno del mese (Fragm. alla prima o mediante cum «inverso»
der griech. lIist., III b2, p. 447, 4 Jac.: (v. 323 I 586 VI 190), comune nella
't'1}'J 'tPL'tT}\I 'tOU J.lT}'Jò~ 'tPI'tOJ.lE'JLOct ÈxO:À.ouv· prosa, o, come qui, per asindeto, col
OOXeL oÉ YEYE'J1'jcrBctl 't6'tE 1) 'AOT}'Jli) o per- quale il poeta conferisce piu rapido
ché simbolo della natura che muta tre movimento al susseguirsi delle azioni
volte nell'anno attraverso la primave- (III 90 X 659) o mediante le congiunz.
ra, l'estate e l'inverno (0100. S., I 12, 8: -q Ile, et, atque vv. 692 S. III 8 s.):
w'JOJ.lcicrOctl oÉ ctù't'1}'J TPI'tOyÉ'JElct'J a.1tÒ 'tOU questo ultimo costrutto (cf. SOPlI.,
'tpt~ J.lE'tct~6.À.À.EIV ctù't1'j~ 't'1}'J 'l'ùcrlV Xct't' Phil. 354 sS.: i'i'J o' i'iJ.lctp 'iloT} OEÙ'tEPO'J

~
~
.. '
ENEIDE II 59

sudar iit terque ipsa solo (mirabile dictu)


emicuit parmamque ferens hastamque trementem. 175
'ltì.EOV't( [!OL xO:yW ... !(YELOV... / lW:'t1"]y6[!1"]V; quale CON. rimanda a georg. I 480: et
ENN., anno 59 Vah.': haec ecfatus, ìbì- maestlllll ìnlacrìmat templìs ebur aera-
que latroHes dìcta facessuHt; LIv., que sudant. Cf. anche LIV., XXII l, 9:
XLIII 4, 10; GELL., III l, 5) è soprat- et scuta... sanguine sudasse.
tutto poetico come quello asindetico. 174 s. I due versi, con il ritmo ra-
RONe., p. 163, osserva che il cum 'in- pido e specialmente con la sonorità
verso' « tanto è coordinante... , che non del V. 175 (per un effetto simile cf.
solo esso può essere rappresentato, VIII 596: quadrupedante plltrem sonì-
specialmente in poesia, da et, -que, tu quatit ungula campum, e, con leg-
atque..., ma nel discorso indiretto è gera variante, XI 875), accentuata dal
seguito regolarmente da una propo- polisindeto e dalle molte consonanti,
sizione infinitiva: eam... ludìficatìoHem fanno sentire il triplice sobbalzare
plebìs trìbunì ferendal/l HegabaHt: fu- della statua, il quale imprime scosse
gere seHatum testes tabulas publìcas improvvise allo sC'udo e all'asta. - ter:
census cuìusque, ... Clllll ìnterìm abae- il numero ha avuto valore mistico fin
ratam plebem abiectarì aliìs atque aliis dall'antichità, riferito o alla triplice
hostiblls (LIV., VI 27, 6)". - simula- libagione dei grandi sacrifici (Od. XI
crum: da *selnelaclol/l, *simulaclam 26 ss.; SOPII., Ant. 431) o agli incan-
(da semlll, sìmul, da cui anche sìmulo tesimi (TIIEOCR., 2, 43; Tm., I 2, 54) o
e sìmìlìs: cf. SOM., pp. 212. 58. 113) nel a determinati riti (CAES., b. G. I 53, 7;
significato di « riproduzione ", « effi- HOR., C. I 28, 36). Altrove non ha al-
gie", « immagine sacra", gr. ii.Y<xÀ[!<x, cun sensus abdìtlls e può essere con-
come qui e ai vv. 232. 517 (cf. SERV.: siderato un topos (vv. 792 ss. III 421
ìnter consecratas res, ìd est aedes, IV 690 S. VI 700 s.), come già in Od.
areas, etiam simulacra accìpìuHt!lr) ov- XI 206 S. - ipsa (== ìpsllm Sì/lllllacrlllll):
vero di « ombra », « apparenza ", « fin- non « la dea intera ", distinta dalle
zione ", gr. EC6wÀov, come a V. 772 V parti nominate a v. 173 - cosi pensano
585. georg. I 417. - arsere - lu- FORB. e PAse. - ma « da sé ", « spon-
minibus (= in lumìnibus) ar- taneamente ", come a ecl. 4, 21 s.:
rectis: « arser negli sbarrati occhi ipsae lacte... referent dìstenta capellae /
bagliori / di fiamme" AI.B. Il ritmo libera (cf. TIIEOC~, 11, 12: otE~ ... <Xù't<xt
concitato e incalzante dipinge l'atteg- O:'lt1]vOov). - dictu: il sup. in -li, prece-
giamento della dea, i cui occhi man- duto dagli agg. indicanti o uno stato
dano lampi di sdegno. - arrectis: ar- d'animo (illcundus, proclìvìs, turpìs) o
rìgo, piu espressivo di erigo e opposto una possibilità (facìlìs, dìffìcìlis, lnìra-
di demìtto, in Virgilio è detto special- bìlìs) , secondo alcuni è un dato di sco-
mente delle orecchie (v. 303: arrectis po, con la desino arco in -u (Cesare
aurìbus), delle chiome (XII 868: ar- la raccomandava piu che quella in -ui:
rectae... !lOrrore comae) e, in senso in lìbris quoque Analogìcis o/lmìa
figurato, degli animi (V 643: arrectae istìusmodi sìne i lìttera dicenda censet
mentes). - salsus: connesso con sal, GELL., IV 16, 9); quindi res facilìs dìctu
salìs, gr. ò ii.À~, &;À6~, e proprio del « cosa facile a dire" = « facile per
mare, diventa epiteto comune per i l'azione di dire ,,; altri piu giustamen-
liquidi organici, come le lagrime, il su- te (KUH.', pp. 721 ss.; BASS. 1, p. 407) lo
dore, il sangue, ecc.: cf. ENN., scen. 132 intendono abI. di limitazione (strumen-
Vah.'; Acc., 578 Ribb. trag.; LUCR., I 125. tale) di un antico nome deverbativo,
920. Il sudore, nota Ph., è naturalmente come fa pensare l'esempio di LIV.,
salato, ma qui l'attrib. vuoI mettere XXXI 38, 3: dìctll quam re... facilills
maggiormente in rilievo il senso di erat « era più facile dire (quanto al
realtà dell'infausto prodigio, per il dire) che nella realtà", per il paralle-

6
60 VIRGILIO

Extemplo temptanda fuga eanit aequora Calchas,


nee posse Argolicis excindi Pergama telis,
omina ni repetant Argis numenque redueant,

lismo tra dictu e re. Questo sup., pre- eroici un costume romano: et respexit
ceduto da un verbo, ha evidentemente Romanum morem: nam si egressi ma-
il valore di un abI. di provenienza e le pugnassent, revertebantur ad cap-
tale costnltto è di uso arcaico (PLAUT., tanda rursus auguria SERvo L'espres-
Men. 288: opsonatu redeo; STAT., Ach. I sione omina repetere è poetica in luogo
119 s.: venatu rediturum... / opperiens). di auspicia repetere, che si legge, per
- emicuit: non exsiluit DAN., perché es., in LIv., VIII 30, 2. Omen, nel senso
emico include, oltre all'idea di « balzar di « auspicio ", è sinonimo di augurium
SÙ", anche quella di «scintillare,,; (augurium... rerzmz amnium caniectu-
perciò «sobbalzò sfavillante", in ar- ras prudentes ac diligentes amplecti-
monia con i vv. 172 s. - ferens: est tur NON., p. 693 Lind.) - si noti che
tenens. qJÉpouO"ct pro EY,OUO"ct HEY. (cf. itaI. l'auspicio poteva essere buono o cat-
« con ,,); altri traducono « agitando".- tivo: qui e a V. 691 nel primo senso,
hastam: cf. n. v. 50. a v. 190 nel secondo -; può essere
176. extemplo: unito a canit e non anche, come a v. 182, sinonimo di
a temptanda... aequora, perché, secon- nwnstrum e di ostentum (nzanstra et
do il consiglio di Calcante (vv. 185 s.), astenta similiter intelleguntur, quoti
i Greci dovevano costruire il cavallo imminentia monstrent et ostendant
prima della partenza. Extemplo, da ex NON., ibid.). II termine dagli antichi
e tempIo (per templum, luogo di os- è accostato a os (omen ... quod ex ore
servazione, cf. n. vv. 165 s.), significa prinmm elatum est, osmen dictum
propriamente «dal luogo stesso", «su VARR., l. L. VI 76. osmen, e qua s
due piedi", «Ii per Ii", «sùbito". Cf. extritum ibid. VII 97; amen velut ore-
WAL., s. v. - temptanda (scil. esse) ... men, qzwd fit are augurium, quod non
aequora: temptare include in genere avibus aliove moda fit FEST., pp. 213
un senso di difficoltà, le quali qui son Lind.), a 1zamo (neque solll1n dearum
dovute o ai rischi del mare (PA.), già vaces pyazagorei abservitavenmt, sed
menzionati ai vv. 110 s. o all'ira di etiam 1lOminllln, qlUze vocant omina
Atena (si vel fugere possint post iram Crc., div. I 45, 102: quest'accostamento
Minervae SERV.). Per temptare riferito è in contrasto con la quantità delle
al mare cf. eel. 4, 32: temptare Tizetin due parole, anzen e homo); secondo i
ratibus; HOR., c. III 4, 30 s.: insanierz- moderni invece, omen deriverebbe o da
tem... Bosporum / temptabo. - fuga: *aug-s-men e sarebbe in relazione con
non nel senso di «fuga", come a v. augeo, augur (L. HAVEr, in Mém. Soc.
108, ma in quello di « ritirata,,; dove- lingu. de Paris IV [1881], p. 223) o da
vano infatti i Greci tornare con altri *ouismen e sarebbe in relazione col
auspici. - canit: cf. n. vv. 124 s. - gr. otO!-Lct~ «credo ", «presagisco" (P.
aequora: cf. n. vv. 69-72. - Calchas: KRIlTSCHMER, in Zeitsclzr. fiir vergleich.
cf. n. v. 100. Sprachforsch. XXXI (1883), p. 455). -
177. nec posse - telis (= armis): «e Argis: cf. n. vv. 94 s. - numenque -
che Troia non può essere distrutta carinis: alcuni sulla base di SERVo (re-
dalle armi greche". Excindo a IV 425 ducant = reconcilient): «e non si ri-
e IX 137 è riferito a persone. - Perga- conciliino il favore di Pallade, il quale
ma: la rocca di Troia; qui per la portarono con sé attraverso il mare e
città intera. sulle ricurve navi" (dalla Grecia a
178 s. omina - Argis: «se non rin- Troia); CON. si accosta a tale inter-
novano gli auspici in Argo". Con ana- pretazione, ma intende numen «la be-
cronismo Virgilio trasporta ai tempi nevolenza divina in genere"; sulla base
ENEIDE II 61

quod pelago et eurvis seeum avexere eanms.


Et nune, quod patrias vento petiere Myeenas, 180

di DAN. (quod = id est Palladium) con conativo, il quale, come qui, « è una
i piu preferiamo: « e non riconducano forma intellettualistica che distende
la sacra immagine (= il Palladio), che l'azione, facendola partire dal momen·
portarono attraverso il mare e sulle to iniziale del tentativo e prolungan-
ricurve navi» (da Troia in Grecia). dola verso una mèta non ancora rag·
Per ambedue le accezioni di mmzen cf. giunta» RONC., p. 55. - comites = gr.
n. v. 123. - pelago: non abI. di moto crVl-llU,(XOVç; predicativo e in senso figu-
per luogo, ma abI. strumentale di rato. Per comes in genere cf. n. vv.
estensione, sul tipo di terra l1larique, 86 S. - pelagoque remenso: nella stes-
per il quale v. K. KLINCK, Beitriige zur sa posizione in VAL. FL., II 501; cf.
Gesch. des Lok. umI des Iokativ. Abl. III 143 s.: remenso / ... mari; il parto
i1/! Lat. Dissert. Miinchen 1933. Si con- dep. remenSllS ha significato passivo,
fronti anche Dv., tristo III 2, 7: pelago come adeptlls, cOlnitatlls, dimenslls,
terraque pericula passum (scii. nze). pactlls, poplllatlls, ecc. Cf. KUu.', p.
Per il significato di pelagus cf. n. v. 111. Remetior, qui adoperato per la
36. - et: grammaticalmente superfluo, navigazione marittima, è detto propria-
serve a porre in maggior risalto le mente per l'osservazione del corso de-
curve carene solcanti il mare: cf. III gli astri: cf. V 25: si nlOdo rite memor
329 IV 620 V 447. 498. - curvis... ca- servata remetior astra. Per il signi-
rinis: per l'espressione identica in ficato di pelagus cf. n. v. 36. - inpro-
georg. I 360 cf. Od. XIX 182: Év vilEcrcn visi aderunt: in contraddizione non
XOPWVLcrW. Su caril1is V. n. V. 23. - con i vV. 108 s. (cf. n.), come rileva
avexere: (-erunt cf. n. V. 1); aveho, BEIN., p. 12, n. 1), ma col V. 136: dum
riferito a carri, navi, cavalli, è usato vela darent, si forte dedissent, in cui
in genere per cose materiali (cf. v. 43 Sinone presenta come dubbia e forse
XI 205), e ciò conferma !'interpreta- improbabile la partenza; qui invece,
zione accolta per Htlmel1 V. prec. dopo averla data per certa (pefiere
179-88. Contengono la spiegazione di Mycel1as V. 180), preannunzia prossimo
Sinone al responso di Calcante; perciò e immediato il ritorno dei Greci. E
il passaggio dall'oratio obliqua (vv. come precedentemente (vv. 42 ss.) non
176-8) all'oratio recta. è riuscita 'a prevalere la saggia deci-
180-3. « Ed ora, direttisi alla patria sione di Laocoonte, cosi ora nessuno
Grecia, vanno a preparare nuovi mezzi si accorge della falsità del discorso
bellici e a rendersi propizi gli dèi e, contraddittorio di Sinone - troppo ot-
solcato di nu~vo il mare, all'improvvi- tenebrate erano le menti dei Troiani
so vi piomberanno addosso l>. - quod: e ormai era stata decisa dagli dèi la
con valore non dichiarativo (WAG., rovina di Ilio (cf. vv. 54 ss.) - né
SABB. 3), né concessivo (PASC.), ma cau- avverte con quanta gioia maligna ven-
sale, al quale non è estraneo un rap- ga pronunciato quell'inprovisi adenmt,
porto temporale. vento petiere al quale ben si adatta la chiosa di
(-eruHt cf. n. V. 1) Mycenas: cf. n. v. DAN.: artificiose; l1eque enim mentitur,
25. - arma: opes et copias bellicas et tamen decipit; nam verul1l l1letul1l
IIEY. Sinone, per convincere maggior- falso lnetll abegit, ut, dwn reve~sll:os
mente i Troiani, dice qualche cosa fiment nOI1 timeant l1e 11011 ablermt.
che potrebbe incutere loro spavento: - dig~rit omina: ,: dispone OJ:d.inata~
dixit quod Troial1is esset cOl1trarium, mente ed interpreta I prodigi» (I
scilicet redituros Graecos, ut cetera fa- mOl1stra dei vv. 172-5), cosi come era.
cilius crederent DON. - parant: studel1t proprio degl'indovini; CON., richiaman-
parare. Si osservi che paraHt è preso do l'uso delle sortes e III 445 s.: quae-
62 VIRGILIO

arma deosque parant comites pelagoque remenso


inprovisi aderunt: ita digerit omina Calchas.
Hanc pro Palladio moniti, pro numine laeso
effigiem statuere, nefas quae triste piaret.
Hanc tamen immensam Calchas attollere molem 185

cwnque in foliis descripsit carmina hanc immanis equi statuere? - hanc


virgo, / digerit (sciI. Sybilla) avvicina tamen: la ripetizione del dimostrativo,
digero al gr. Eçl1YEi:Il"OlU; cf. anche Ov., accentuata da tamen, concentra l'at-
met. XII 21, dove digero è detto di tenzione dei Troiani sul cavallo e sui
Calcante. Per omina cf. n. vv. 178 S. - motivi della sua enorme mole, che do-
Calchas: cf. n. v. 100. vrebbe impedire il suo trasporto in
183 S. Questi due versi contengono città: qui è il colmo dell'astuzia e
la risposta alla domanda quae reli- della perfidia con cui Sinone suggerisce
gio...? V. 151. - hanc: cf. hic V. 112 indirettamente ai Troiani la necessità
e n. - pro Palladio: «in sostituzione d'introdurre il colosso tra le mura. -
del Palladio", per il quale cf. n. vv. immensam: con valore predicativo e,
165 S. - moniti (sci!. a Calchante). - secondo CON., da unire ad attollere.
pro - laeso: «in espiazione dell'ol- - Calchas: cf. n. v. 100. - attollere
traggio inflitto alla dea". Analogamen- molem: analogo a molem... statuere
te a I 8: numine laeso; il verbo laedo v. 150; Goss. richiama arcem... attol-
è usato molto spesso per indicare of- lere di III 134; per l'uso dell'inf. at-
fesa fatta agli dèi: cf., per es., BOR., tollere, come di educere del v. s., cf.
epodo 15, 3. Per numen cf. n. V. 123. - n. vv. 37 s. - roboribus: cf. n. v. 16.
cffigiem (sciI. equi): il dono votivo del - caelo = ad caelum. L'espressione
cavallo ha stretta aderenza col mito di caeloque educere ricorre anche a VI
Pallade, in quanto che la dea aveva 178. Per il valore del dato cf. n. V. 36,
insegnato agli uomini anche l'allcva- per il significato di caelwn cf. n. vv.
mento dei cavalli e l'equitazione: cf. 8 S. - aut: et. Cf. n. v. 127. - possit:
PIND., 01. 13, 82: OE\.tEV 'Irm(~ ~w\.tòv EVOÙç lez. di M, F e di altri codd. minori;
'Aoa.v~; SOPH., Oed. C. 1070 S. 'tàv bm((f.v / invece P, y, DON. hanno posset. Que-
'tt\.tWIl"W 'AMv(f.v. Alla dea, onorata con st'ultima variante è accolta dalla mag-
tale epiteto, era dedicato un tempio gior parte degli edd., i quali, oltre
a Corinto (PAUSAN., II 4, 5). Un'altra a fondarsi sulle esigenze grammaticali
leggenda, fondandosi sul fatto che le per la dipendenza da un tempo sto-
navi erano dalla fantasia popolare im- rico, notano, seguendo WAG., che possit
maginate come cavalli marini, vuole sia trascrizione inlluenzata da iussit
che nel cavallo di Troia fosse adom- del V. prec. A nostro parere, il pro-
brato un mito marino e che alla sua blema della scelta della variante non
base fosse la leggenda di Poseidone dovrebbe avere motivo di esistere:
teriomorfo (cf. E. BrCKEL, in Rhein. spesso infatti si usa il preso o il perf.
Mus. XCI [1942], pp. 19 ss.). - statue- cong., anche dopo un tempo storico,
re (-ermlt cf. n. V. 1): nello stesso per designare un fatto attuale, una
senso di attollere del v. s.: cf. pure verità assoluta, un risultato durevole:
n. VV. 150 S. - nefas: l'opposto di fas si veda rispettivamente CAEe. ap. Cre.,
v. 157, ossia ciò che è contro la volon- fam. VI 7, l: filius ... pertimuit... ne
tà divina, «empietà ». - triste: con ea l'es inepte mihi nocel'et, cum prae-
valore oggettivo, come a I 238: tristis ... sertim adhuc stili poenas demo Cle.,
ruinas. - piaret: cf. n. vv. 139 s. agI'. II 34, 93: cwn ceteris in coloniis
185-8. In questi versi Sinone risponde duumviri appellentur, hi se praetores
alla domanda del V. 150: qua molem appellari volebant. ID., Mani!. 18, 54: ille
1--

ENEIDE II 63

roboribus textis caeloque educere iussit,


ne recipi portis aut duci in moenia possit
neu populum antiqua sub religione tueri.
Nam si ves tra manus violasset dona Minervae,

populus Ronw1'1us, cuius usque ad tllor, dctto probabilmente di Andro-


1'10stram memorimn 1'10me1'1 invictum in mcda incatenata alla rupe (cf. in gr.
navalibus pug1'1is permm'lserit, ... maxi- Od. V 208: r5ìN Él.wt 't65e U1lta; qJuìAr5r5otç
ma parte... imperii candt. (Cf. Tno., e in franco 'garder le lit 'l; lo stesso
pp. 411 s.). Giuste quindi le osserva- valore ha servo a VII 52: donnml et
zioni di PAS.: «Col posset queste pa- tantas servabat tilia sedes (cf. RONeoNl
role sarebbero dette non come una ad Sonm. Scip., Firenze, Le Monnier,
interpretazione di Sinone, ma come 1961, pp. 84 s.). Accanto alla forma dep.
una giustificazione che Calcante avreb- è attestato anche tueo sia all'atto sia
be dato ai Greci degli ordini suoi" e al passo (cf. Cle., lego III 3, 7: censo-
di ROST.: « ... Sinone, sostituendosi a res... vectigalia tuento; VARR., r. r. III
Calcante, pensa al presente". - po- 1, 4: maiores nostri... in pace a rusticis
pulum: «tutti voi" e non « il popolo ", ROlnanis alebantur et in bello ab 1zis
perché populus (arc. poplus), proba- tuebantur); dal passo deriva tutus «che
bilmente da pleo e in relazione a 'TtÀÉoç, è guardato", «protetto", quindi «si-
'TtoMç, 'Tt(lJ.'TtÀTll~t - per le altre etimo- curo", come a v. 620. Cf. pure MElL.,
logie cf. WAL., s. V. - nell'età repub- S. V.
blicana, indicava la comunità politica 189-94. Con mossa abilissima Sinone,
ovvero il popolo sovrano dello Stato: dopo aver indicato il motivo della co-
cf. la formula Senatus populusque Ro- struzione del cavallo (espiazione del-
manus e la definizione in Cle., rep. l'oiIesa arrecata al Palladio) e della
I 25, 39: populus... non omnis l!Omi- sua enorme mole (affinché non potes-
num coetus quoquo modo congregatus, se essere trasportato in città attra-
sed coetus multituditzis iuris C01'1sensu verso le mura), prospetta due ipotesi.
et utilitatis commwli01'1e sociatus; nel- Se i Troimù osassero violarlo - cosa
l'età imperiale, in séguito al livellamen- ormai impossibile, data la loro pietas-
to delle classi sociali (cf. Juv., 1, 99- sarebbe la rovina del regno di Priamo:
113), essendo andato distrutto il senso in tal modo rivolge un avvcrtimento
dell'antica organizzazione politica, po- indiretto a Capi, a Laocoonte e ai loro
pulus fu usato per lo piu come sino- seguaci, e contemporanea~en~e assi-
nimo di plebs: cf., per es., MART., IV cura l'incolumità dei guernen nasco-
84, 1. - antiqua: sci!. qua Palladium sti nel cavallo. Se al contrario lo trai-
Troiani coluerant Goss. Per antiquus = nassero - cosa ardua, data la sua
pristinus, cf. antiquam v. 137 e n. - mole - con le loro mani in Troia (e
religione: cultu. Per i vari significati qui insinua astutamente quel!o cl~e è
di re ligio e per l'allungamento della il suo subdolo consiglio), la SItuaZIOne
sillaba iniziale re- cf. n. vv. 150 s. - si capovolgerebbe: il popolo troiano
tueri: scil. possit. Tueor, nel senso di verrebbe a ritrovarsi antiqua sub re-
«vedere", «guardare ", è antico e partico- ligione (v. 188) e tutta l'Asia muove-
larmente poetico; nel senso proprio e rebbe all'assalto della Grecia; a que-
traslato di «curare", «proteggere", sto punto il mentitore fa balenare agli
« difendere", come qui, si adopera so- occhi dei Troiani ormai ciecamente
prattutto in prosa. Quest'ultimo signi- fiduciosi in lui un'a grandiosa visione:
ficato è derivato da quello di « non gli assaliti d{verranno assalitori, gli
muoversi da un luogo" dell'arco tuor assediati assedianti. - si - violavis-
in ENN., scel'!. 430 Vah. 2: aspera saxa set... tum _ exitium... Priami - futu-
64 VIRGILIO

tum magnum exitium (quod di prius omen in ipsum 190


convertant!) Priami imperio Phrygibusque futurum;
sin manibus vestris ves tram ascendisset in urbem,
ultro Asiam magno Pelopea ad moenia bello
venturam et nostros ea fata manere nepotes.'
rum (scii. ominatus est e esse: quindi n. v. 68. - sin: si autem. - manibus
di nuovo oratio obliqua fino a v. 194): vestris vestram... in urbem: la posi-
« profetizzò che, se la vostra mano zione chiastica. l'allitterazione e la in-
avesse violato.... si sarebbe allora ab- sistenza sul possessivo vester (cf. anche
battuta una grande rovina... sul regno vestra v. 189). contribuiscono potente-
di Priamo e sui Troiani". È un per. mente a convincere gli ascoltatori che
ipot. dipendente della possibilità: il il consiglio di Timete (vv. 32 s.) sia il
pperf. violasset, come ascendisset del più giusto. Sinone. nella foga del par-
v. 192, è dovuto al fatto che Sinone ri- lare. tralascia il sogg., perché il cavaI·
porta il pensiero di Calcante. - dona lo, detto poco prima dona Minervae
Minervae: cf. n. v. 31. - quod - con- (v. 189), si erge in tutta la sua impo-
vertant: « il quale augurio infausto gli nenza. - ascendisset: può indicare che
dèi rivolgano per prima su di lui (Cal- il cavallo o dovrà superare le mura
cante)!". Ricorrono anche altrove espres- (cf. scandit... muros v. 237). o, portato
sioni con le quali gli antichi prega- in città. dovrà essere trascinato sulla
vano la divinità di rivolgere sui ne- rocca: in ambedue i casi è implicita
mici gli augùri infausti o di stornarli l'esortazione ad abbattere un tratto
in genere: cf., per es., HOR.• c. I 21, della cinta murale. - ultro: alla
13 ss.: hic bellum lacrimosum, hic mi- traduz. « spontaneamente". che poco
seram famem / pestemque a populo si accorda col contesto, preferiamo.
et principe Caesare in / Persas atque sulle orme di CON.• « per di più ", come
Britannos / vestra motus aget prece. a v. 145: se il cavallo fosse portato
In queste preghiere più comunemente tra le mura, non solo Troia si salve-
era usato il v. avverruncare « storna- rebbe, ma per di più tutta I·Asia.
re" (parola arco del linguaggio sacer- prendendo l'offensiva. si scatenereb·
dotale. diminutivo di averrere = aufer- be in una guerra generale (magno...
re, cf. WALD., S. V. avernmco). per cui bello) contro la Grecia. Per ultro cf.
cf.• per es., CA'f., agro 141, 2: uti... ca- n. v. 59. - Asiam: Asiaticos SERVo Cf.
lamitates, intemperiasque prohibessis, X 365: Lario... sequaci = Larinis inse-
defendas averrwzcesque. Gli dèi. invo- quentibus. - Pelopea... moenia: pro-
cati in queste circostanze, erano detti priamente Argo e Micene. le princi-
depellentes (PERS., 5, 167) ovvero apel· pali città del Peloponneso. cosf detto
lentes (MACR., I 17, 15). gr. cÌ1tO-ep6'1tCXLOL da Pelope, figlio di Tantalo (cf. H.
(XEN., llell. III 3, 4) ovvero aÀEç(xcxXOL HUNGER, Lexikon der griech. und rom.
(MACR.) ibid.). Ma esisteva anche un MytflOl., Wien 1959', S. V. Pelops); qui
dio chiamato Averrzmcus (cf. GEU., V si allude alla Grecia intera. Si noti
12, 14: in istis... diis, quos placari opor- che l'agg. Pelopea ha la vocale e lunga.
tet, uti mala a nobis vel a frugibus perché traslitterazione del gr. IIEÀ6'1tELcx:
natis amoliantur, Averruncus qZlOque cf. III 326: Aclzilleae. V 761: Anchiseo.
habetur). GnAN.• oltre alla comune in· IX 196: Pallantea. Per moenia cf. n. v. 33.
terpretazione. ne propone un'altra, po- - venturam (scii. esse). - et - ne·
co convincente: « il che (qzlOd riferito potes: analogo a III 505: maneat
ad exitium) gli dèi per prima mutino nostros ea cura nepotes. Comunemente
appunto in augurio". Per amen cf. n. s'interpreta « e che quella rovina (exi-
vv. 178 s. - Phrygibus: Troianis. Cf. tium v. 190) attende i nostri discen-
ENEIDE II 65

Talibus insic1iis periurique arte Sinonis 195


ereclita res, eaptique clolis laerimisque eoaetis
quos neque Tydides nee Larisaeus AehiIles,

denti »: il nostros, nel discorso di Si- insidiis... effectum est ut l'es crede-
none che riporta le parole di Calcante, retur. - arte Sinonis: cf. artis... Pe-
si riferisce ai Greci (ubique Graecos lasgae v. 106 e n. - eredita res:
posteros DAN.), i cui discendenti sa- qualcuno vede qui la costruz. perso di
ranno soggiogati dai Romani (196-2, 168 credere intrans. al passivo e, spiegan-
e 146 a. Cr.), come predicono anche dola come d'uso poetico, intende: cre-
Zeus ad Afrodite (I 283 s.: veniet... ditum est rei; qui invece si tratta
aetas, / cwn domus Assaraci Pthiam non del passivo di credere intrans.
elarasque Mycel1as / servitio premet (credere alicui, alicui rei « prestar
ac victis domil1abitur Argis) e Anchise fede a qualcuno », « a qualche cosa »),
a Enea (VI 836 ss.: ille triumphata Ca- come a v. 247: ora... non umquam
pitolia ad alta Coril1tflO / victor aget credita Teucris - è questa la costruz.
curruln... / eruet ille Argos Agame- perso poetica (cf. Dv., fast. III 351:
mn01lÌasque Mycel1as / ipsumque Aeaci- credemur. tristo III lO, 35: credar),
del1, gel1tls armipotel1tis Achillei, / ul- dovuta a influsso greco (cf. Ktln. 1, p.
tus avos Troiae, tempia et temerata 102), in luogo di quella impers., come a
Mil1ervae). Muovendo però da SERV.: eel. 3, 94 s.: 110n bene ripae / credi-
diasyrtice; nam iam quasi Troial1us tur - ma del normale passivo di
loquitur, potremmo rendere l'attrib. credere trans., nel senso di « ritenere
110stros « di noi Troiani », in quanto vera una cosa» (cf. CAES., b. G. III 18,
che Sinone è stato solennemente ac- 6: llOmil1es id quod voltmt credtmt)
colto da Priamo (cf. noster eris v. 149): come in QUINT., I l, 1: origo animi
in tal caso fata, non avendo alcuna caelestis creditur. Per Sinone cf. n. v.
relazione con exitium v. 190, signifi- 57. - capti... quos neque...: capti su-
cherebbe « sorte propizia »; quindi nms nos ipsi... quos neque... « fummo
avremmo « e che tale sorte è serbata adescati... proprio noi che né... ». Pro-
ai discendenti di noi Troiani ». Anche fonda è l'amarezza di Enea, il quale
con la seconda interpretazione, l'allu- si duole che egli e il suo popolo,
sione politica - è una delle profezie temprati da diuturne lotte, siano stati
virgiliane post eventum - resta' im- abbindolati da un greco che si è ap-
mutata. Per fata cf. n. v. 13. Manere, pellato vigliaccamente alla loro com-
usato transitivamente nel senso di passione. - lacrimis... coactis: id est
exspectare (cf. gr. [.\f.vw), come a III expressis DAN., quindi « lagrime finte »,
505 VII 319 IX 299 ecc., dopo il fu- Per l'espressione cf. Dv., met. VI 628:
turo vel1turam, vuoI dare anc6ra una inviti... ocuIi lacrimis maduere coactis.
volta al discorso di Sinone una nota Meno efficace la lez. coacti « spinti
di attualità. alle lagrime », data da "(2.
195-8. « Dans cette scène qu' Enée re- 197. Enea ricorda con orgoglio i due
vit en la racontant, Sinon, dont nous guerrieri greci piu valorosi, con i quali
ne voyons la belle et eharmante figure anche lui aveva combattuto, e non
qu'à travers ses larmes, ses serments, senza onore: Diomede (Il. V 297 ss.),
ses gestes à la fois modestes et pathé- già ricordato a v. 164, e Achille (!bid.
tiques, ses paroles qui prement le 79 ss.), detto Larisaeus ::: Thessaltcus,
coeur, Sinon est certainement de tous come a XI 404' in realtà Achille era
les traitres le plus efIrayant» BELL., di Ftia (cf. I 284), nella Tessagl!a me-
pp. 157 s. - talibus - eredita (scil. ridionale ma Virgilio impropnamen-
est) res: dando un valore strumentale te lo di~e di Larissa, nella Tessaglia
ai due abI., CON. completa: talibus settentrionale, perché quest'ultima cit-
l'

66 VIRGILIO

non anni domuere decem, non mille carinae.


Hic aliud maius miseris multoque tremendum
obicitur magis atque inprovida pectora turbato 200

tà era piu nota. PA. rileva l'effetto zione di Laocoonte avviene al momen-
semplice ma potente, dell'epiteto La- to piu opportuno: gli animi dei Tra-
risaeus ~ del mutamento dalle parti- iani, già scossi dai prodigi del Pal-
celle neque... rzec a quelle meno usuali ladio (vv. 172-5) e persuasi dall'inter-
e piu retoriche non... non del V. S. pretazione datane da Calcante (vv. 176-
Analoga variatio si ha in georg. I 395- 94), attueranno, senza esitare, il per-
400. fido consiglio di Sinone (vv. 232 s.),
198. Questo verso a Goss. ricorda alla vista del nuovo e piu tremendo
Ov., her. 9, 25 s.: quem rlOn mille prodigio dei serpenti, inviati da Pal-
ferae, quem non Stizerzele'ius hostis, / lade. Si noti che Pausania (I 24, 7)
rzon potuit Iurzo vincere, vincit amor. ricorda come opera di Fidia una sta·
- domuere: -erunt cf. n. V. 1. - tua della dea cosi rallìgurata: EV OE
mille: il numero delle navi componenti 'tu XELpl o6pu EXEt, xrLl 01 1tPOç 'torç 1too"lv
la flotta greca era di 1186 (cf. n. vv. aO"1tLç 'tE xd'trLt xrLl 1tÀ.TjO"LOV 'tou o6prL'toç
29 s.), ma spesso era arrotondato a oPO:xwv EO"'tLV, e che in Apollodoro (II
1000, come, per es., in AESCH., Ag. 45; 4, 3) la dea appare con lo scudo ornato
PLAUT., Bacch. 928. - carinae: cf. n. di una Gorgone anguicrinita: i ser·
V. 23. penti dunque dovevano essere in re-
lazione col culto che si prestava a
199-233. Dopo la lunga sospensione Pallade. Tutto il verso è traduz. del-
(vv. 57-198), è ripreso l'episodio di Laa- l'omerico (Od. IV 698): aÀ.À.à 1toÀ.Ù 11Er~OV
coorzte, il piu concitato e drammatico 'tE XrLl O:PYrLÀ.EW'tEPOV iJ.À.À.o, e a FORO. ri·
del l. II. « Da questo punto - osserva corda VAL. FL., II 209: hic aliud Venus
finemellte VALG. - la poesia assume et multo magis ipsa tremenduln. -
un tono come di prodigio. Qui entra- aliud: con valore sostantivato « un al-
rzo irz campo le divinità nemiche e tro prodigio ». Il termine indetermi-
il fato nemico,' che si fanno complici, nato dà un senso di orrore, accen-
che sono anzi la stessa cosa della tuato dalla forte allitterazione in maius
frode dei Greci e della menzogna di miseris multo: cf. Cm.: nota triplicem
Sinone ». La parte dell'episodio riguar- dictionem incipientem ab littera m
dante Laocoonte è da SME., pp. 138-40, ad indicandum Aeneae dolorem in nar-
divisa in tre parti: 1) vv. 199 S., che rando; nam ea littera apta est ad
contengono la dinosis praemunitio, os- complorationem. Il prodigio dei ser-
sia i primi segni della vendetta; 2) vV. penti, secondo H. KLEINKNECHT, in FIer-
201-24, nei quali è il decursus cum mes LXXII (1944), pp. 66-111, ha qui la
fastigio, cioè lo svolgersi dell'azione stessa importanza che i prodigi clas-
col suo punto culmniante; 3) vv. 225-7, sici nella caduta delle città: i citta-
a conclusione del fatto. La seconda dini restano talmente sbigottiti e con-
parte è suddivisa in tre scaenae: a) vinti dei segni premonitori che faci-
VV. 201 s., dove si manifesta la w!16'tTjç litano essi stessi la catastrofe. - mise·
divina; b) vV. 203-12, dove è esposto ris: sciI. nobis. - multo... tremendum:
tutto il 'tEPrL'tWOEç; c) vV. 212-24, la w!16'tTjç unito a magis del V. S., e perciò multo
degli dèi ha fatto le sue vendette: c non 7Ilultum. - tremendum: è voce
Laocoonte e i figli muoiono. Di tutto poetica e della prosa imperiale.
il passo fa un accurato esame ritmico 200. Questo verso è privo di cesure:
KNIG. J, p. 74. esempi simili si trovano già nella poe-
sia precedente, sia greca che latina,
199. hic: come a V. 122. La puni· come in ENN., anno 230 Vah.': poste
ENEIDE II 67

Laocoon, ductus Neptuno sorte sacerdos,


sollemnis taurum ingentem mactabat ad aras,

recumbite vestraque pectora pellite isole Calidne, per volontà di Pallade,


tonsis; con essi «le poète a cherché giungono dei dragoni che assalgono i
à produire un efIet rytmique ou due figli di Laocoonte e li divorano,
descriptif» (L. NOUGARET, Traité de mentre essi tendono invano le braccia
métr. lat. class., Paris 1956, p. 36). Qui al padre (ibicl. 466 ss.). Il particolare
Virgilio rappresenta lo stato di animo del lancio dell'asta, che è uno dei
di Enea che, ossessionato ancora dal- momenti centrali della narrazione vir-
l'incubo della mostruosa visione del giliana, si ritrova in TZETZE, Post-
serpente, dà in un sol fiato il primo homo 713. Da ciò sarebbe facile de-
annunzio del terribile episodio. - obi- durre che Apollodoro, Quinto Smir-
citur: eleganter, ut de ostentis et re- neo e Ttetze si siano ispirati a
bus miris vel inopinatis, pro I evenit ' Virgilio; tuttavia HEIN., pp. 68 s., pen-
HEY. Il pref. ob- è lungo per posi- sa che Quinto Smirneo ne sia indi-
zione, perché originariamente era se- pendente. Cf. anche FUN.', pp. 185-8 e
guito dal gruppo ji, attestato in al- E. BASSETT SAMUEL, in Americ. Joum.
cuni mss.; tale fenomeno si osserva Philol. XLVI (1925), 3, pp. 243-52. -
anche negli altri composti di iacio. ductus... sorte: analogamente in Crc.,
Rari i casi in cui il pref. è breve: rep. I 34, 51; TAC., ann. I 54, 2. -
cf., per es., i5bicias PLAUT., Asin. 814. - Neptuno: dato commodi « in onore di
inprovida pectora: «gli animi che Nettuno ». Secondo Euforione (ap.
non se l'aspettavano,,; pectora qui SERV.), Laocoonte era stato scelto a
nel senso di animos come ai vv. sorte, per compiere un solenne sacri-
228. 349. I 567. L'espressione è in- ficio di ringraziamento a Nettuno per
tesa variamente per il significato che la partenza dei Greci (cf. n. vv. 41 s.).
si dà a inprovida: WUN., seguito da 202. sollemnis (-es cf. n. vv. 19 s.):
CON., spiega: Troianos credulos et a più comune di sollennis, solennis, so-
Graecorum dolo sibi non caventes; FOlill. lel1111is, l'attrib. è formato da sollus,
e PASC, dànno a inprovida valore pro- -a, -wn. gr. oì.oç, « intero" (cf. FEST.,
lettico: turbat pectora, ita ut impro- p. ~85 Lind.: sollo Osce dicitur id, quod
vida fiant; meglio HEY. con molti altri: HG'; totwn vocamus) ed annus (cf. per-
Troianos, qui tale quid non praevide- eHHis, bi-enniwn) e si usava per le
ral1t (in tal caso inprovicla = ino])i- cerimonie religiose che avevano luogo
nantia). ogni anno (cf. FEST., ibid.: sollemne
201. Laocoon: si è già detto (cf. n. quod omnibus amzis praestari debet).
vv. 41 s.) che Virgilio fuse vari ele- In séguito, sull'idea di tempo conte-
menti della tradiz. anteriore; ma mag- nuta nell'originario significato di «an-
giori punti di contatto rivela l'episodio, nuale", « rituale", « consueto" pre-
qui culminante, con gli scrittori poste- valse quella della grandiosità, e sol-
riori a Virgilio. In Apollodoro (epit. V le11111is acquista il senso di « solenne.",
17 ss.), Laocoonte con Cassandra, affero « fastoso" « ornato a festa », come m
mando che nel cavallo sono nascosti questo ludgo, dove l'idea di grandiosità
dei guerrieri, esorta i Troiani a di- è data dal plur. sollemnis... aras per
struggerlo; appaiono due serpenti che il sing. (cf. I 349. 355), posto in forte
divorano i figli di Laocoonte. Nei rilievo all'inizio e alla fine del verso
Posthomerica di Quinto Smirneo si - per tale tecnica cf. n. v. 3 -, dagli
trova invece il nucleo della concezione attrib. iHgentem e sollenmis, collocati
virgiliana: Laocoonte colpisce con l'a- assai vicino ed ambedue in cesura, e
sta il cavallo (XII 388 ss.) ed esorta i dall'imperf. mactabat, rappresentante
Troiani a bruciarlo (ibid. 436 s.); dalle la scena nel suo pieno svolgimento.
68 VIRGILIO

Ecce autem gemini a Tenedo tranquilla per alta

Qualcuno però, muovendo forse dalle 1950, p. 140). La separazione dell'attrib.


osservazioni troppo razionalistiche di elal sos1. angues, collocato alla fine
SAnn. 3, p. XVIII: «E ci potevano es- della lunga frase (cf. MAROU., p. 324),
sere nella pianura troiana le are so- dopo il precedente annunzio di un ter-
lenni, dopo che per dieci anni era rificante prodigio, suscitando un atti-
stata il teatro di una guerra feroce?", mo di paurosa sospensione negli animi
rende sollenmis con Il consueto". - degli ascoltatori, crea un effetto mi-
taurum: secondo Labeone (cf. MACR., rabile. - a Tenedo: non «da Tene-
III lO, 4), il sacrifizio del toro era do", ma «dalla parte, dalle vicinan-
rituale a Poseidone, Apollo e Ares (cf. ze di Tenedo", data la presenza del-
III 118 s.). Resta escluso Zeus (sane la prep. a, non necessaria con i nomi
sciendum rite Neptuno et Apollini tau- di isole piccole: infatti, secondo Bac-
ros immolandos, nam lavi nol'z licere chilide (cf. n. VV. 41 s.) e Quinto Smir-
D,m.); tuttavia si hanno esempi di sa- neo (cf. n. V. 201), i serpenti sarebbero
crifizi di tori in suo onore: III 20 s.: venuti dalle isole Calidne, che si tro-
supero... nitentenz I caelicolum regi vano un po' piti a nord di Tenedo,
mactabam... taurwn; av., met. IV già ricordate in Il. II 677. Enea ha
755 s.: mactatur vacca Minervae, I Ali- detto che i Greci erano a Tenedo (v.
pedi vitulus, taurus tibi, summe deo- 24), donde muoveranno di notte al-
rum. - ingentem: non praeter ratio- l'assalto di Troia (vv. 254 s.); perciò
nem est hoc loco I ingentem ': ... in l'indicazione che i serpenti provengono
victimis enim ista requiruntur, ut cer- da Tenedo non è senza uno scopo
tis numinibus certae aetatis mactentur (ideo quod significarent naves inde
animali.a SERVo - mactabat: «immo- venturas DAN.). Ma a Tenedo i Greci
lava" cioè onorava Poseidone col sa- dovevano aver portato anche il Pal-
crificio del toro, non solo per ren- ladio rapito, e i serpenti, dopo la stra-
del'gli i xapLCT'tYJPW. (cf. n. V. 201), ma ge, si rifugeranno proprio nel tempio
anche ut Graecis mala 'naufragio pro- di Pallade sulla rocca di Troia. Per
venirent DAN.; bene appropriato qui l'isola cf. n. vv. 21 S. - tranquilla per
macto, che nel suo valore etimologico, alta: «per l'alto mare tranquillo". Su-
da magis auctare, significa .« onorare perflua l'osservazione di L F. GUM-
gli dèi col sacrificio di una vittima". MERI] (The Neuter Plural irz Vergil, Phi-
Per i sinonimi sacrificare, litare cf. n. ladelphia 1934, pp. 14. 18 s.) che il sing.
vv. 116-9. altum sia stato sostituito con alta,
203. ecce: cf. n. V. 57. - gemini (gr. non potendo il poeta per ragioni me-
/ì(OV[.LOL): attestato nel valore traslato triche usare tranquillll1n; infatti in
già nella poesia arco e in quella neote- Virgilio, accanto al più comune altum,
rica (TER., Andr. 674: geminas... nup- sostantivato in luogo di mare (I 3. 34.
tias; CATULL., 63, 75: geminas... aures), 126. georg. I 324. 443), non è raro il
sta per duo et similes SERV., come a I plur. poetico alta, riferito non solo al
162 s.: gemini... I ... scopuli; e !'idea mare (VII 362 IX 81 X 687), ma anche
di somiglianza è completata dall'avan- alle regioni celesti (V 508 IX 564).
zare simultaneo dei serpenti (pariter... L'espressione tranquilla per alta, for-
tendunt V. 205). Esso è uno di quegli mata da due agg., di cui uno sostano
epiteti, «in cui il tono sembra reso tivato, è dello stile virgiliano (VI 241:
piti vibrato da certe terminazioni o supera ad convexa. VIII 63: pinguia
da certe forme piuttosto che da altre, Clilta. georg. III 291: deserta per ar-
come l'livalis invece di niveus, furialis dua). Qui le acque marine sono chia-
invece di furiosus, gemil1i invece di mate alta, a V. 205: pelagus, a V. 207:
duplices o duo" (A. TRAGLIA, La lingua pontum, a v. 209: salwn; giustamente
di Cicerol'le poeta, Bari, Adriatica Ed., perciò ai vv. 203-9 osserva N. L HE-
ENEIDE II 69

(horresco referens) immensis orbibus angues


incumbunt pelago pariterque ad litora tendunt; 205
pectora quorum inter fluctus arrecta iubaeque
sanguineae superant undas, pars cetera pontum
pone legit sinuatque immensa volumine terga.
Fit sonitus spumante salo; iamque arva tenebant
RESCU, in Riv. Clas. IX-X (1937-8), p. cose. - pariter: simuI, pari conatu,
142: «le poète multiplie les substituts coniunctim FORD.
propres à désigner l'eau de la mer ». 206-11. A mano a mano che i ser·
204 s. horresco referens: piu forte penti si avvicinano, la vista dei loro
di meminisse horret (v. 12), a cui cor- corpi si fa piu attenta e precisa, e i
risponde. - immensis - tendunt: «ar- particolari diventano sempre piu per·
cuandosi in immense spire, i serpenti cettibili: dapprima i petti che fen·
ricadono sulle acque e appaiati si di- dono rapidamente le acque e le teste
rigono verso la spiaggia ». Si noti il orrende, cinte di creste sanguigne che
contrasto tra il mare tranquillo e si ergono minacciose e spiccano sullo
gl'immani mostri, resi piu spaventosi specchio ceruleo delle onde, poi la
dallo sfondo sereno del mare e dal parte posteriore che sfiora il mare,
loro ritmico avanzare in coppia per- arrotolando in spire i dorsi smisurati,
fetta, e quello tra la snellezza data infine lo strepito provocato dai fIu tti
dalle frequenti sibilanti del v. 204 e mossi e spumeggianti; e quando essi
la pesantezza suggerita da incumbunt giungono a riva, si notano in un cre-
pelago del v. 205: i serpenti, mossi scendo mirabile anche le lingue guiz-
da un destino implacabile piu che da zanti nelle bocche, simbolo di fame be-
Poseidone, formando con gli agili dorsi stiale e pronte già ad avventarsi, e
delle smisurate spirali che ricadono gli occhi sanguigni ardenti d'ira che
nelle acque, simili a onde marine, dàn· si placherà nello strangolamento del
no una visione grandiosa e solenne. sacerdote e dei suoi figliuoli. - pecto-
Per l'immagine Goss. richiama Dv., ra quorum: iperbato quorum
met. III 41 s.: ille volubilibus squa- pectora. - arrecta: con valore di parto
mosos nexibus orbes torquet, et im- preso rifI., come protecti V. 444; cf. ano
mel'lsos sa1tu sinuatur in arcus. - an- che n. vv. 171-5. - iubae (gr. qJ6~ct~):
gues: angues aquarum sunt, serpel'l- « le creste »: l'esistenza di serpenti con
tes terrarum, dracones templorwn, ut creste è negata da PLIN., XI 37, 44:
in hoc indicat Ioco 'tranquilla per al- draconum... cristas qui viderit, non
ta... angues '; paulo post (v. 214) in reperitur, ma ne era ammessa l'esi-
terra I serpens amplexus '; item (v. stenza nei fenomeni prodigiosi: cf.
225) I delubra ad summa dracones '. sed PLAUT., Amph. 1108: devolant angues
haec significatio plerumque contundi- iubati... in inpluvium duo; LIV., XLI
tur SERVo Gli antichi eruditi dànno an- 21, 13: Lanuvini... anguem in oppido
che i nomi dei serpenti: secondo Tzetze suo iubatwn aureis maculis sparswn
(ad LYCOPHR., 347) essi erano Porces apparuisse adfirmabant. Pindaro (Pyth.
e Chariboea; secondo Lisimaco (DAN. lO, 47 s.) presenta la Gorgone chiomat~
ad V. 211) Curifis, dubbio, e Periboea. di creste di draghi. - sanguineae: SI
- pelago: in pelagus, cf. n. v'v. 19 S. avverte a questo punto un'eco della
Per il significato di pelagus cf. n. V. fantasia popolare che attribuisce a ciò
36. - pariter - tendunt: il ritmo che non vede i colori piu accesi; an-
serrato conferisce rapidità all'avanzar- che nel prodigio, narrato da Odisseo
si dei serpenti e il plur. poetico litora in Il. II 308, appare un drago dal
dà un senso di vasta risonanza alle dorso color sanguigno. - superant un·
70 VIRGILIO

ardentisque oculos suffecti sanguine et igni 210


sibila lambebant linguis vibrantibus ora.
das: emine/H supra mare HEY. Cf. av., mare aperto, tempestoso, sul quale le
met. I 317: superant... eaewnina nubes. navi, per fermarsi, hanno bisogno di
- pontum: voce appartenente al fon- ancore: cf. NEI'. 2, 8, 7: procul ab
do linguistico poetico che risale a En- insula in salo navem temtit in ancoris.
nio (ann. 225 Vah.'); in prosa significa In realtà qui il mare è tranquillo (v.
solamente il Pontus Eusinus, il Mar 203): le onde spumeggiano con fra-
Nero (cf. CIC., Verr. II 4, 58, 129 s.). casso, perché rotte dai serpenti; in-
Pontus (trasli tterazione del gr. 'lt6v'toç, sostenibile perciò l'interpretazione di
da 'ltrhoç "sentiero », «luogo di pas- PASC., per il quale la schiuma è quel-
saggio », donde anche pons e pontifex), la prodotta dalle onde che battono
indica nel suo valore etimologico il sulla riva. - iamque - tenebant: nel-
tratto di mare che s'interpone tra una la stessa posizione a VI 477; cf. VIII
costa e l'altra, e perciò accenna prin- 204: vallemque boves amnemque tene-
cipalmente alla profondità del mare, bant. L'espressione ha qualcosa di so-
accentuata nel nostro caso dal suono lenne: i serpenti, usciti dalle acque,
cupo po11fum e pone del v. s. - pone sono ormai sulla spiaggia che sem-
(da *post-ne): «dietro», epesegetico di brano dominare (telwbant) con l'impo-
pars eetera v. 207. È uno degli arcaismi nenza della loro mole. Per il valore
caro agli scrittori imperiali, dei quali di iamque cf. n. v. 132. - arva: arvum
Quintiliano (VIII 3, 25) scrive: pellu- (gr. &poupa), dalla rado ar, in senso
eent et aspergunt illam, quae etiam proprio vuoI dire "eampo coltivato »;
in pieturis est gratissima, vetustatis qui indica la pianura prospiciente il
inimitabilem arti auctoritatem. - le- mare, sulla quale erano erette le arae
git: nel senso di «sfiorare», come a III sollemnes (v. 202). È quindi plur. poe-
127 e av., met. XV 709. - sinuat - tico e non un vero plur., come pensa
terga: «sembra che tutto il mare sia I. F. GUMMERE, T/w Neuter Plural in
ripieno di quei dorsi che strisciano Vergil, Philadelphia 1934, p. 14.
rotolando e inanellandosi sulle acque» 210 S. Per l'immagine cf. SIL., II
FUN. 1, p. 225. Per l'immagine cf. georg. 586 s.: ignea sanguinea radiabant lu-
III 192: sinuet... alterna volumina ert!- nlina fiamma, / oraque vibranti stri-
rum. - fit - salo: allitterazione di debant sibila lingua. - ardentis (-es
grande efficacia. Dopo le percezioni cf. n. vv. 19 s.) - igni: oeulis suffusis
visive si hanno qui delle sensazioni sanguine, rubentibus et ardentiblls
auditive: la frequenza della sibilante Fmm.; cf. VAL. FL., II 105: maclllis
e l'alternarsi delle vocali, fievoli e suftecta genas. Gli occhi dei serpenti
strette (i, u) nelle prime parole, forti rosseggiano di sangue e di fuoco, co-
e aperte (a, e, o) nelle altre, rappre- me quelle del cinghiale caledonio (av.,
senta in modo caratteristico lo stre- met. VIII 284: sm1guirze et igne mi-
pito prodotto dallo scroscio delle spu- cant oeuli). - sufIecti: pro 'infecti'
me al passare dei mostri. - spumante SERV.; raro e da Virgilio usato solo
salo: si può intendere sia come abI. qui. Per il valore mediale del parto
di luogo sia come abI. asso con perf. cf. G. LANDRAFF, in Arelz. fiir Lex.
valore causale; quest'ultima interpre- X (1898), pp. 217 S. e 221 sS. - sangui-
tazione, piu attendibile, trova confer- ne et igni: «sanguine, per il giro rosso
ma in I 537 s.: perque undas superante della palpebra circolare, igrzi per la lu-
salo perque invia saxa / dispulit. - minosità dello sguardo ardente» GRAN.
salo: il termine salum (gr. erO:À.oç) dalla - sibila ~ ora: «con le lingue che
rado sal, indicante movimento, agita- vibravano lambivano le bocche sibi-
zione, usato da Virgilio solo in questo lanti ». Ancora una sensazione auditi-
luogo e a I 537, indica propriamente va: la ripetizione di sibilanti, di so-
UNIJIDE II 71

Diffugimus visu exsangues. Illi agmine certo


Laocoonta petunt. Et primum parva duorum
corpora natorum serpens amplexus uterque

nore (b) e di liquide (l, r), e il suono sia ai cadaveri (v. 542) sia alle ombre
allitterante ant, in lanzbebant e vi- (VI 401); qui, in senso figurato, de-
brcmtiblls, rendono con un'armonia nota lo schianto e il terrore: cf. DAN.:
imitativa di grande effetto il guiz- tinzentes; nam ideo timerztes pallescztrlt,
zare sibilante delle lingue, carat- quia ante exsangues fiurzt. - agmine
teristica dei serpenti in procinto di certo: iH certum scopum directo Fmw.;
assalire la preda. Inoltre sibila e ora, cf. VAL. FL., V 353: certo... me petat
al principio e alla fine del verso - per agmine. Agmerz non indica le spire
tale tecnica cf. n. v. 3 - accentuano dei due serpenti (cf. georg. III 423),
l'orrore della scena. - sibila (gr. come pensa PAS., ma « direzione ",
O"up(t;ov'tCt): sibilantia. - linguis vibran- « corso", « impeto" (cf. v'. 782), come
tibus: mobiliblls, qllia Hllllwn animaI già annota DAN. Qui Virgilio - os-
taHta celeritate lirzgllam movet, adeo serva PA. - si avvale della doppia ac-
ut triplicem lirzgllam habere videatllr, cezione di agmen « esercito in mar-
cum una sit SI.:1lv. Ed il plur. è dovuto cia}) e « avanzata n.
proprio alla celerità del movimento. - 213-5. Laocoonta: per la forma del-
vibrantibus: comprende in sé l'idea l'accuso cf. n. V. 122; per il personag-
di moto e di luce, ed ha valore gio cf. nn. VV. 41 s. e 201. - petunt:
intrans.; verbllm proprillm de VOlllbi- nel verbo predomina non l'idea di « as-
litate lirzguae serperztum FORB. Cf. Dv., salire", ma quella di « dirigersi", per-
met. III 34: tresqlle vibrmu liHgllae. ché, come si ricava dal séguito, i pri-
212. « Di[fllgimlls, esclama Enea, do- mi ad essere assaliti sono i figliuoli di
po l'epifania dei serpenti elevata al Laocoonte. - primum: in correlazione
massimo del terribile. Parla in prima con post del V. 216 (:= postea). - par-
persona, questa volta: qual creatura va - natonlm: « i corpi delicati dei
umana avrebbe potuto stare impavida due figliuoli l>. D'un tratto vengono pre-
all'impeto dei mostri, di parvenza più sentati due giovanetti, figli di Laocoon·
che mortale?" FUN.', p. 191. Il poeta te, che rendono più pietoso il quadro,
ritorna al pres., dopo i prec. imperf. soprattutto perché contrastano con la
tenebaHt e lambebaHt, come già ai vv. mole smisurata dei serpenti: anche la
202 ss., per rendere con maggiore vi- loro fine ante diem, come quella di
vezza l'orrore della scena, e unisce Lauso, Eurialo, Niso, PalIante, suscita
asindeticamente le due proposizioni la profonda commozione del lettore ed
(diffugimus... exsarzgues; illi... peturzt), è uno dei motivi caratteristici dell'ar-
per meglio rappresentare la rapidità te virgiliana. Per la 7t€p(,pPCtO",ç corpora
delle singole azioni, accresciuta dalla rzatorll1n cf. Nmm. ad vv. 21 S. I nomi
doppia sinalefe: la folla, invasa dallo dei due giovanetti, secondo Tessandro
spavento, si disperde qua e là (l'idea (SERV. ad v. 211) erano Ethrorz e Me-
è accresciuta dal valore distributivo del lanthus; secondo Igino (f. 125) Anti-
pref. dis-; cf. anche AE. NEUMANN, De fate e Timbreo; essi, poiché si trova-
compositorllm a dis... incipierztillm... vano vicino alle sollenmes arae (v. 202),
vi et uSU. Dissert. Jenae 1885), quasi probabilmente assistevano il padre nel-
per offrire minor bersaglio ai mostri la sua funzione sacerdotale, cosi come
che tuttavia si dirigono difilati verso facevano i camilli dell'ambiente reli-
le vittime, già da essi bene individuate. gioso romano, dei quali si ha notizia
- viStI: abI. di causa « a quella vi- in MACR., III 8, 7. - serpens: cf. n.
sta". - exsangues: dell'uso classico, VV. 204 S. - amplexus ... implicat ... de-
in Virgilio è riferito in senso proprio pascitur: i tre verbi indicano le di-
72 VIRGILIO

implicat et miseros morsu depascitur artus; 215


post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem
corripiunt spirisque ligant ingentibus, et iam
bis medium amplexi, bis collo squamea circum
terga dati, superant capite et cervicibus altis.

verse fasi della strage (i serpenti, do- met. III 77): cf. DAN.: posteriora ser-
po aver cinto le membra dei giova- pentium spirae dicuntur, quae sic in·
netti, li stringono tra le loro spire e volvurztur in gyrwn ut funes. - et
li uccidono a furia di morsi), la cui iam: dopo gli avv. primum v. 213 e
rapidità è accentuata dai due dattili post v. 216, indica che i serpenti, ser-
iniziali e dall'allitterazione sibilante rando saldamente le membra di Lao·
del v. 215. - implicat: proprium de coonte, hanno portato a termine la
serpentibus Gass.; cf. Ov., met. IV 364: loro opera. - bis - dati: « incatena·
eaudtL... implicat alas (scii. serpens). - tolo due volte alla vita, avvolti i dorsi
miseros... artus: miserorum artus. - squamosi in duplice nodo intorno al
depascitur: gr. É7twÉ[.lE"T;a~. L'espressio- collo ». Superfluo dare un valore con-
ne, in senso traslato, ricorre in georg. cessivo ai due part.: il costrutto, al-
III 458: artus depascitur arida febris. quanto tortuoso, analogo a VI 700:
216. ipsum: scii. Laoeoonta. - auxi· collo dare bracchia circum, rende il
lio: dat. di scopo, come a V 686: disordinato groviglio di quei corpi, nel
auxi/io... voeare deos. - subeuntem: la quale, forse, erano stretti anc6ra i
forza del pref. sub·, osserva opportu- parva corpora natorum vv. 213 s. « Vi-
namente PA., è la stessa che in sue· sione plastica che ha qualcosa delle
eurrere, subsidill1n: esso esprime !'idea rappresentazioni d'oriente, specie d'ar-
di aiuto. - tela ferentem: eum tela te brahamanica, incisiva e potente»
in manu approperantem HEY. Per l'e- GRAN. Qui ogni serpente s'attorciglia
spressione cf. XII 465: nec tela fe· due volte intorno alla vita e due volte
rentes. intorno al collo, formando una quadru-
217-9. Questi versi, di un potente rea· plice spira intorno al petto e un'altra
lismo e di una brevità scultorea, rap- intorno al collo, oppure ogni serpente
presentano i diversi momenti dell'ag- s'avvolge una sola volta, dando l'im-
gressione a Laocoonte: gli si scaglia- pressione all'osservatore che quella
no sopra, lo avvinghiano con le loro doppia spirale intorno alla vita e in-
spire possenti e squamose, gli si strin· torno al collo sia formata da un solo
gono intorno al corpo e si rizzano poi serpente? Incliniamo alla seconda in-
vittoriosi in alto, con le teste e con terpretazione con HEY., per il quale
i colli al di sopra del capo dello sven· bis = binis spiris, seu binorum ser-
turato. - corripiunt.. ligant: i due pentum spira. - medium: sci/o corpus.
verbi acquistano particolare efficacia - collo: dat., retto da circum... dati
dalla posizione in cesura, e il primo (si osservi la tmesi), usato con valore
di essi esprime a un tempo la vigoria mediale: per tale valore cf. I 481:
e la rapidità con cui Laocoonte è tunsae pectora palmis (sciI. Iliades) e
assalito, prima che possa difendersi n. vv. 210 S. - squamea: pro squa-
con le armi. - spiris: dal gr. O"7tELpa; mosa, ut frondea pro frondosa (I
spira dicitur et basis columnae unius 191) SERVo L'agg. squameus ripetuto a
tori aut duorum, et genus operis pisto- georg. II 154 III 426, in luogo di
rii, et funis nauticus in orbem convo- squantosus, è dovuto a ragioni metri·
lutus, ab eadem omnes similitudine che, perché in Virgilio, che risente
FEST., p. 44S Lind. ti. riferito anche ai dell'influsso di Omero e di Esiodo, è
serpenti (XII 848. georg. II 154; Ov., piu frequente la forma in -osus (gr.
ENEIDE Il 73

me simul manibus tendit divellere nodos 220


perfusus sanie vittas atroque veneno;
clamores simul horrendos ad sidera tollit,

·r~bllç); cf. vv. 419. 496: spumeus per 221. Ritenuto interpolato da SERV.:
spumosus. VIII 231. IX 711. georg. III et est interpositus versus; nam potest
145: saxeus per saxosus; per una ras- tolli salvo sensu, ma senza valido mo-
segna completa cf. A. ERNOUT, Les tivo; il verso invece maxime ad horro-
adjectifs latins en -osus et en -ulentus, rem facit, quod vittas, infulas sacer-
Paris 1949, pp. 28. 82. Anche in LUCR., dotis... commemorat, quae imprimis
I 162, per la stessa ragione, troviamo sacrae et inviolabiles habebantur FORD.
squamigerum in luogo di squamosum. - sanie... atroque veneno: i serpenti,
- superant: intrans., mentre a v. 207 manifestazione dell'ira del nume, so-
trans. - capite: singularem ita expli- no dotati di poteri nocivi di diverso
cat (sciI. poeta), ut cogitandum sit genere: divorano, strozzano, avvelena-
capita utriusque serpentis eadem alti- no. Cf. Luc., IX 795: sanies... pollente
tudine sublata super Laocoontis caput veneno. Per la locuzione atro... veneno
ita sibi vici/w esse, ut llI'ltlm videri cf. geo l'g. II 130. - sanie: hic sali-
possint FORB. - cervicibus: non è si- vam veneno tinctam videtur significare
nonimo di capite, sebbene talora, par- FORB. Dominano in questo e nei vv. ss.
ticolarmente in senso figurato, si usa colori foschi e grevi, toni lugubri e
l'un termine per l'altro. Cervix è la dolorosi (sanie... atro... veneno... 1101'-
parte posteriore del collo che unisce rendos... saucius). - vittas: accuso di-
il capo al tronco e nel suo valore eti- pendente da perfusus, per il quale cf.
mologico vuoI dire «legamento, soste- n. vv. 210 s. Laocoonte è contempora-
gno del capo », da xÉpo:ç, indicante al- neamente sacerdote e vittima, e in
'.1
tura (cf. x<ipa «capo ») e Vil1Cio «le- quanto tale, è cinto di bende (cf. n.
go» (cf. M. Bm2AL, in Mem. Soc. lingu. V. 133): in questo momento egli ap-
de Paris VII [1892], pp. 190 s.). pare soprattutto come vittima e perciò
220. ille (sciI. Laocoon): il mutamen- le sue bende sono spruzzate di sangue.
to di sogg., nota PA., è accentuato - atro: «tutto ciò che reca morte o
dalla posizione preminente del pron. - ha relazione con la morte» SAIlB.'
simul: in relazione con simul v. 222, 222. Il ritmo spondiaco, soprattutto
indica contemporaneità di azione, co- di lwrrendos, collocato per di piu in
me a V 675 XII 268: cf. gr. iliJ,f1. iJ,É'I ... cesura, obbliga a fermarsi sull'orrenda
aiJ,a bÉ. - manibus... nodos: un qua- rappresentazione: l'infelice, straziato
dro potente. « Noi non vediamo in tra le spire dei serpenti, emette al
Laocoonte che due mani, due povere cielo urla che sembrano essere piu
inutili mani, che si muovono, che cer- d'imprecazione che di preghiera. In
cano vanamente di far allentare la quest'uomo, impotente di fronte all'ine-
stretta dei serpenti» ARN. l , p. 62. Il sorabilità del destino, non troviamo né
disperato dolore dello sventurato che sopportazione né rassegnazione: ma
cerca di liberarsi con uno sforzo er- egli - osserva HEY. (excurs. VI) -
culeo è espresso nel gruppo marmo- non è né un eroe né uno stoico. L'e-
reo del Laocoonte, che Plinio (XXXVI, spressione clamores... ad sidera tollit,
5, 37) defini opus onmibus et picturae ripetuta con leggera variante a X 262
et statuariae artis praeferendum. - XI 878 e analoga a V. 338: sublatus
tendit divellere: per il costrutto di ad aethera clamor. XI 454 s.: clamor /
tendo con l'inf. cf. n. vv. 63 s. - no- ... se tollit ad auras. 745: tollitur in
dos: sono le spire dei serpenti, detti caelwll clamor, è di sapore enniano
nodi anche a V 279. Cf. Ov., met. IV (ann. 442 Vah.2: tollitur in caelwll cla-
491: vipereis... nodis. mor).
74 VIRGILIO

qualis mugitus, fugit cum saucius aram


taurus et incertam excussit cervice securim.
At gemini lapsu delubra ad summa dracones 225

223. Continua il ritmo spondiaco con cenna né al colpo mortale, vibrato a


la posizione in cesura del termine di Polite a V. 532, né a quello con cui si
maggior rilievo, mugitus, accentuato colpisce Didone a IV 663 ss. Finemen·
dall'accavallarsi delle u, cupamente te FUN. I , pp. 226 s.: « Nello sfondo c'è
riecheggiantisi. - qualis mugitus: ac- la morte; e le grida, ultimo tocco, san
cus. plur. retto da tollit, ricavato dal grida di morte. Ma la morte non è
v. prec., o nomino con l'ellissi di est rappresentata: Laocoonte resta là eter-
o di srmt: i commentatori antichi nato nel suo martirio con l'urlo che
(SERV., DON.) propendono per la prima va al cielo".
interpretazione; preferibile fondere: 225. at: autem «intanto" (gr. rt.ù'tclp).
quales sunt mugitus quos tollit. La - gemini: cf. n. V. 203. - lapsu: abI.
similitudine col toro, d'ispirazione ome- di modo, da unire a e[fugitmt del V. S.
rica (cf. Il. XX 403 ss.), ripresa da Dan- « strisciando fuggono difilati", in dire-
te (Inf. 12, 22 ss.), probabilmente è zione della rocca, donde poco prima,
dovuta al fatto che Laocoonte poco rapido e acceso in volto, era sceso
prima (v. 202) stava sacrificando un Laocoonte. Lapsus e il corrispondente
toro (cf. Don.: adlusit autem de l'nu- labor esprimono il rapido e facile sci-
gitu tauri, quoniam in ilio sacrificio volar via, e in Virgilio, oltre che per
taurum fuisse memoraverat). CON. ve- il moto dci serpenti (cf. V 86 VII 349),
de in tale similitudine una specie di sono particolarmente adoperati per i
tragica dpwvEirt.. - ftigit: perf. con va- volatili (VI 202), per le stelle (v. 693.
lore di pres., non raro nelle similitu- georg. I 366), per i rulli (v. 236), per
dini (cf. n. vv. 379-82), come excussit del le navi (VIII 91), per le foglie (VI
V. S. Di vittime che fuggono dall'altare 310). - delubra ad summa: plur. poe-
abbiamo esempi in OV., mei. VII, tico « verso l'alto santuario» ossia ver-
597 sS.; LIv., XXI 63, 13 S. - cum: so il santuario posto in alto sulla roc-
posposto per iperbato. ca, e precisamente, come dal v. s., ver-
224. incertam... securim: «la scure so il tempio di Pallade. Delubrum è
vibrata da mano malsicura ". Cf. MART., parola d'uso prevalentemente poetico,
II 66, 2: incerta... acu; per l'espres- della quale gli antichi, come attesta
sione contraria cf. XI 767: certam qua- SERV., diedero varie etimologie (cf. an-
tit improbus hastam. - cervice: cf. che WAL., s. v.). La piu attendibile è
n. vv. 217-9. - securim: il grammo quella di Cincia (fr. 15 Fun.), riferita
Valeria Probo attesta che Virgilio pre- da SERV.: dicunt delubrum esse locunl
feri tale forma a quella uscente in ante templum, ubi aqua currit, a de-
·em (cf. GELL., XIII 21, 6: praeterea... luendo; il termine da luogo di purifi-
Virgilius I turrim' dixit, non I turr~em " cazione passò a indicare il santuario
et securim " non securem '... Quae
I I con tutte le parti annesse: cf. PRon.
sunt, opinor, jucundioris gracilitatis, ((PGL, IV, p. 202, 23 S. Keil: inter
quam si... per e litteram dicas), forse, tempia et delubra hoc interest, quod
pensa invece MAROU., p. 53, per evitare le tempia ubi simulacra sint designa t, de-
finali omofone -e, -em di cervice se- lubra vero aream cU/n porticibus de-
curem. A questo punto ci attenderem- mOllstrat); piu preciso Isidoro (etym.,
mo qualche accenno alla morte di Lao- XV 4, 9: de/ubra veteres dicebant tem-
coonte, menzionata neIl'I1iupersis e in pia fontes lwbentia, quibus ante in-
Igino (cf. n. vv. 41 s.), ma il poeta di gressum diluebantur; et appellari de-
proposito ne rifugge per quello stesso lubra a diluendo). Si veda pure n. vv.
criterio artistico per il quale non ac- 165 S. - dracones: cf. n. V. 204 S.
ENEIDE II 75

effugiunt saevaeque petunt Tritonidis arcem


sub pedibusque deae clipeique sub orbe teguntur.

226. effugiunt: lez. di M', P; invece abbiamo ttmcque (arm. VII, 2), hucque
M, DON. hanno diffugiunt; la maggior (ibid. XV 38, 4). Cf. anche Tuo., pp.
parte degli edd. accetta la prima lez., 120. 454. Si osservi che la prep. sub,
perché effugio significa il fuggire da ripetuta nel secondo emistichio e in
un luogo a un altro con un preciso ambedue i casi seguita opportuna-
intento, come è quello dei serpenti mente dall'abl., rappresenta i serpenti
che si muovono insieme dal princi- ormai giunti e accovacciati ai piedi
pio (cf. v. 203: gemini. v. 205: pariter) della statua. - deae: in cesura e in
alla fine, mentre diffugio allude al fug- posizione dominante nel verso, cosi co-
gire disordinato, come a v. 212. Si noti me dominava la statua della dea. Gli
poi la cesura tritemimere dopo effu- studiosi antichi e moderni notano una
giunt, che, in unione alla eftemimere contraddizione, perché nei vv. 163-8 si
dopo pettmt, richiama l'attenzione sul- dice che la statua era stata trafugata
l'avanzare dei dracones in salita. - da Odisseo e Diomede. Alcuni giustifi-
saevae... Tritonidis: cf. I 479: non ae- cano la contraddizione con la man-
quae Palladis e n. vv. 171-5. L'epiteto cata revisione del poema; altri, sulla
saeva è dato alla dea non solo per la base di un fr. della Iliupersis (p. 138 I
collera da lei nutrita contro i Troiani AI!.), pensano che il vero Palladio, con-
a causa del giudizio sfavorevole di Pa- servato in un luogo inaccessibile, non
ride, ma anche per la recente puni- fu mai rapito, e che a suo posto era
zione con cui essa si è vendicata del- stata collocata una copia identica;
l'oltraggio arrecato da Laocoonte al SADD.', p. XIX sospetta addirittura che
cavallo, a lei sacro. - arcem: arx ab tutto l'episodio di Laocoonte non sia
arcendo, quod is locus munitissimus d'accordo « col resto della narrazione,
urbis, a quo tacitlime possit hostis alla quale fu innestato posteriormen-
prohiberi VARR., l. L. V 151. Qui però te ». Ma nulla vieta di credere che
significa non « rocca di Troia », come sulla rocca fosse un'altra statua di
ai vv. 33. 41. 56. 166. 245. 315. 615. 760, Pallade, dal momento che se ne tro-
né « rocca» in genere, « base di di- vavano anche nei templi della città (vv.
fesa", come a v. 322, ma per traslato 404. 437): cf. inoltre HEY. (excurs. IX);
« tempio" costnlito sulla rocca, come SERVo dal canto suo aggiunge che que-
a v. 319: questo stesso valore in HOR., st'altra statua sita sulla rocca, per
c. I 2, 3. Che sulla rocca di Troia fosse essere visibile dalla spiaggia, era di
il tempio di Pallade si legge anche dimensioni gigantesche. - clipeique
in Il. VI 297: t1.L... V1]OV tXt1.VOV 'AOi)v1]ç sub orbe: « sotto (= dietro) il cavo
Év 1t6ì..E~ lixpu. dello scudo ». Virgilio immagina la dea
227. sub pedibusque: la stessa espres- come la raffigurò Fidia nella statua di
sione, anche a inizio di verso, a ecl. Athena Partite11Os, collocata sul Par-
5, 57. Con le prep. monosillabiche, il tenone: ritta in piedi con la mano
-que generalmente era collocato dopo sinistra sul grande scudo oblungo, di-
il complemento, soprattutto per il fat- ritto anche questo e con l'orlo infe-
to che la prep. faceva corpo con la riore poggiato a terra; e ai piedi, pres-
parola cui si riferiva; tuttavia alcune so lo scudo, era un drago (cf. n. v.
prep. (cum, de, ex, in, per, pro), specie 199). Per l'espressione clipei... sllb orbe
se sono ripetute, si trovano unite al cf. X 546: clipei... orbem. - teguntur:
-que: cf. Cle., de or. I 7, 26: de tem- con valore mediale. Il fatto che i
poribus deque universa re publica. Il draghi si rifugiano proprio nel tempio
-qlle inoltre non si univa neppure alle di Pallade, quasi che avessero assolto
parole terminanti in c; in Tacito però un c6mpito affidato loro dalla dea, e

7
76 VIRGILIO

Tum vero tremefacta novos per pectora cunctis


insinuat pavor, et scelus expendisse merentem
Laocoonta ferunt, sacrum qui cuspide robur 230

che, simili a cani fedeli, vanno ad ac· in luogo di se insinuare, si trova anche
quattarsi ai suoi piedi, come se con· in Crc., de or. II 35, 149: ut penitus
dividessero l'ira della dea oltraggiata insinuet in causam e rientra nel grup-
da Laocoonte, è per gli animi, super- po dei verbi (moveo, recipio, verto,
stiziosi dei Troiani esterrefatti non volvo, ecc.) che accanto all'abituale si·
solo una evidente conferma che il ca· gnificato trans. hanno talvolta anche
vallo di legno è veramer,tte dedicato quello rifl. (cf. KUH.1, pp. 91 s.). Per
alla dea, ma anche. un solenne ammo- un'accurata analisi di questi verbi, av-
nimento agli stessi a non ripetere ·al· valorata da numerosi esempi, cf. an-
tri gesti sacrileghi contro le cose a che E. WOLFFLIN, in Arch. fur Lex. X
lei sacre. E cosi viene pienamente con- (1898), pp. 1-10. - et scelus ~ ferunt:
validato il perfido consiglio di Sinone « e si va dicendo che Laocoonte, colpe-
(vv. 189-91).. vole, abbia pagato la pena del delitto ».
228. tum vero: cf. n. v. 105. - tre- Secondo CON., scelus (= sceleris poe-
mefacta... per pectora: « negli animi nas) dipende sia da expendisse sia da
sbigottiti". Tremefacio, usato per la merentem e quest'ultimo, collocato a
prima volta da Cicerone poeta (de fme di verso, è il termine più enfatico,
cons. II 25 Tra.: aut enim se gravido e perciò si avrebbe « e si va dicendo
tremefecit corpore tellus), è « termine che Laocoonte abbia pagato la pena
che nella sua intensità espressiva si del delitto, meritandola,,; per scelus
addice al linguaggio poetico" (A. TIlA- expendisse cf. XI 258, per scelus... me-
GLIA, La lingua di Cicerone poeta, Bari, re11tem cf. VII 307. Expendere, preso
Adriatica ed., 1950, p. 132). Per pectora dall'antica consuetudine di usare nei
cf. n. V. 200. - novos (-us cf. n. vv. pagamenti metallo pesato e dall'altra,
29 s.): dapprima la vista dei serpenti egualmente antica, di scontare una pe-
e il loro avvicinarsi avevano suscitato na con un'adeguata quantitil di denaro,
pauranci. Troiani (v. 212), ma ora, dal significato originario di « pesare"
dopo le ultime vicende interpretate co- passò o quello traslato di « pagare il
me una manifestazione dell'ira di Palo fio" per una colpa commessa. - Lao-
lade, si insinua negli animi già attero coonta: per la forma dell'accus.cf. n.
riti un nuovo e più forte senso di V. 122; per il personaggio cf. nn. vv.
paura e di prostrazione (pavor v. s.), 41 S. e 201. - sacrum ... robur: riferito
uno sgomento religioso, generato dalla per metonimia al cavallo (cf. V. 260:
certezza che. la divinità è palesemente cavo... robore), per indicare il qual~
sdegnata. Perciò qui novus vale novi Virgilio si serve di: equus: vv. 15. 32.
generis, id est qualis numquam antea 48. 113. 150. 260. 329. 401; donll1n: vv.
DAN., e non subitus, repentinus, come 31. 189; insidiae: V. 36; lignum: v. 45;
a georg. IV 357: nova... formidine. - machina: vv. 46. 237; ferus: V. 51;
cunctis: in luogo di cunctorum; unito latebrae: V. 55; e/figies: V. 184; simu-
apectora, secondo alcuni; meglio però lacrum: v. 232; monstrum: V. 245;
intenderlo dato retto da insinuato Il uterus: V. 258; dolus: V. 264. Per robur
terrore ha invaso gli animi di tutti: cf. n. V. 16. - qui: il reI. non è al-
non più dubbi, non più opinioni di· !'inizio .della frase, ed esempi analoghi
scordi, non più incertezze (cf. studia... ricorrono ai VV. 295. 427. 472. 663 I
contraria V. 39). , 287. ed. 1, 53. 6, 12. 7, 15 e altrove.
229 S. insinuat: se insinuat, cf. LUCR., - cuspide: « con l'asta ». Cuspis, -idis
V 73 s.: et quibus ille modis divom me· vuoI dire propriamente « punta del-
tus insinuarit / pectora. Il V. insinuare, l'asta» (cf. cuspidare « aguzzare", « fa·
ENEIDE II 77

laeserit et tergo sceleratam intorserit hastam.


Ducendum ad sedes simulacrum orandaque divae
numina conclamant.
Dividimus muros et moenia pandimus urbis.

re la punta »), per estensione «asta turali conseguenze. È proprio ora che
intera». Delle varie etimologie, poco scoppia violento il dramma, cosi come
convincenti (cf. WAL., s. v.), la piu il poeta l'ha concepito. Anche la tecni-
attendibile sembra quella di A. ZrM- ca drammatica non poteva riuscire a
MERMANN (in Berl. pllilol. Wochenschr. maggiori effetti di tensione: nei punti
XII [1892], pp. 546 s.), il quale fa de- culminanti, volta per volta, apparendo
rivare cuspis da *co-spid-s: al pref. sulla scena Timete e Capi e Laocoonte
curn seguirebbe la rado spi, indicante e Sinone, e infine ancora Laocoonte,
cose o oggetti appuntiti (cf. spiculwn, succede una peripezia; ci sorprende e
spica, spina). scuote l'inaspettato, sino all'intervento
231. laeserit et... intorserit: VIl""tEPOV divino che mette lo scompiglio e tra-
7tp6"tEPOV. CON., seguito da altri, osser- volge e fa ciechi tutti quanti». - du-
va che il poeta, in dipendenza da un cendum (scii. esse). - ad sedes: sul-
inf. perf., avrebbe dovuto usare il l'acropoli, nel tempio di Pallade. -
congo pperf., e giustifica i due perf. simulacrum (gr. ~pÉ"tetç di EUR., Tra.
con la presenza di ferunt; tale giusti- 12): HEY. richiama Od. VIII 509:
ficazione è inutile, perché si trovano [lty' lf.yetÀI~et OEÀX"tnpLOV. Per il termine
esempi in cui la subordinata dipen- cf. n. vv. 171-5; inoltre n. vv. 229 s. -
dente da un inf. perf., retto a sua oranda: placanda SERVo
volta da un tempo principale, ha il 233. Per l'emistichio cf. n. VV. 65 S. -
tempo che avrebbe, se l'infinitiva fosse numina: plur. poetico, detto di Pal-
indipendente, tanto nel caso in cui il lade anche a III 543: l1U1nil1a sal1cta
congo sia dovuto ad attrazione modale precamur. Per 11U11zel1 cf. n. V. 123. -
(cf. Cre., Rose. Am. 25, 70: sapientissi- conclamant: Ima scilicet voce D.m. Dal
mum Solonem d i c u n t fui s se, generico e anodino ferzmt si passa al
elmI qui leges... scri ps eri t ), deciso e imperioso conCZamal1t: tutti
quanto nel caso in cui non vi sia ormai unanimi nell'interpretazione del
attrazione (cf. Cre., fin. IV 24, 65: nisi prodigio, gridano insieme (cum-) che
forte c e n s e s Tiberium Gracchum bisogna portare il cavallo sulla rocca,
patrem non beatiorem fui s s e quam per placare l'ira della dea. Questo gri-
(ìlium, cum alter stabilire rem publi- do dei Troiani a CER. ricorda EUR.,
cam s tu due r i t, alter evertere). Cf. Tra. 522 sS.: cl.vèc o' È~6etIl"EV Ì<.EWç / Tp((lcl.ooç
KUH.', pp. 183 s. Qui laeserit nella stes- cl.7tÒ 7tÉ"tpetç ll""tetOdç. / "h' w 7tE7tetV[ltVOL
sa accezione in cui è usato a v. 183. - 7t6vwv, / "t60' iEp6v cl.Vcl.YE"tE !;6etvov / 'IÀLcl./'iL
tergo: in tergum: per il valore del ÀLOYEVd x6pq:.
dato cf. n. vv. 19 S. A v. 51 il poeta
ha detto in latus; non è una contrad- 234-49. Il bral10 con/hleia COI1 un'aria
dizione, ma semplice variatio (HEY.).- festosa che accompagl1a l'entrata trioH-
seeleratam: ipsa est hasta, qua scelus fale del cavallo, tra i caHti spensi~rati
(v. 229) efficitur Goss. - intorserit e giulivi dei fal1eiulli e delle fal1clulle
hastam: analogamente a IX 744. Per gareggianti l1el toccare le corde; si nlll-
hasta cf. n. V. 50. ta in rimpial1to, nell'esCZamaziol1e ac-
232 s. HEIN., p. 16, n. l, sottolinea la corata di Enea, per la gral1de Troia,
gradazione da credita res v. 196 a que- la cui rovil1a è stata preparata .dalle
sti due versi; «non ne ha tratte pe- lnal1i dei suoi stessi figli; contimla con
rò - osserva FUN. I , p. 190 - le na- l'il1fausto presagio ripetuto quattro
78 VIRGILIO

Accingunt omnes operi pedibusque rotarum 235


subiciunt lapsus et stuppea vincula collo

volte e la profezia di Cassandra, non da BEY. che richiama EUR., Tra. 519 ss.:
creduta dai Troiani accecati dal fana- EÀt7tOV L1t1tOV OVpaVLtl / PpÉl-\ov't'tl xpucrEorpa·
tismo, e si conclude con l'inizio della ÀtlpOV EVO- / 1tÀOV Év 1tIJÀtlL~ •AXtlLO( e da
terribile notte, l'ultima di Troia. REIN., Goss. che ricorda PLAUT., Bacch. 955:
p. 21, nota che qui il racconto è piti portae Phrygiae limen superum scin-
breve di quelli di Trifiodoro (vv. 304- deretur: non vi è dubbio che si tratti
35) e di Quinto Smimeo (vv. 525-85): della porta Scea (cf. n. vv. 608-12) in
Virgilio indugia per un istante sul mo- ambedue i passi, perché in essi sono
mento fatale in cui il cavallo oltre- ricordati dci fatti svoltisi proprio nei
passa la cinta murale, ma non si di- pressi della porta stessa. - pandimus:
lunga su tutte le manifestazioni di usato nel senso traslato di « aprire »,
gioia e sul generale ubriacarsi, perché « spalancare », non solo in poesia, ma
ciò poteva suscitare vergogna in chi anche in prosa. Cf. LIv., XXI 37, 3.
narrava e solo sprezzante compassione 235 s. accingunt: se accingunt, come
per i ciechi Troiani in chi ascoltava. a XI 707; cf. n. vv. 229 s.; a v. 671 si
ha però ferro accingor. NORD., pp. 111 s.
234. « In questo dividimus muros et accosta il 't'p(X0JÀOV, formato da accin-
moenia pandimus la poesia è nell'ac- gunt e dagli altri due verbi iniziali
cento pieno di rimpianto per il gesto dei vv. 236 s., a VI 3 ss. - omnes:
fatale: il verso sta a sé, soffuso di «Persone distinte - cosi FUN. 1, p.
accorata insistenza, dopo !'immagine 227 - non appaiono, naturalmente, nel-
della ignara plebe troiana, quasi sof- la rievocazione: solo la massa del
focata nell'incompiuto numina concla- I noi' e del 'tutti' ». - pedibus: sub
manto Poche volte un poeta antico ha pedes (scil. equi); per il valore del
avuto tanta pietà per una plebe acce· dato pedibus, retto da subicitmt del
cata dagli dèi» MAZZ., p. 7. - divi· V. s., cf. n. vv. 19 S. - rotarum ...
dimus ~ urbis: la posizione chiastica, lapsus: egregie pro simplici, rotas,
accostando muros a moenia non solo quae labentes dicuntur poetis, quando
mette in rilievo la sostanziale diffe- volvuntur REY.; perciò con SAnn. 3 si
renza tra i due termini che, come traduca « rulli »; CON. richiama SOPH.,
giustamente annota SERV., non co- El. 718: 't'poxwv pacret~. Per lapsus cf. n.
stituiscono una iteratio (cf. n. v. V. 225. - stuppea vincula: « canapi »,
33), ma rappresenta anche il crollo to- detti semplicemente flmem a V. 239;
tale delle difese della città; inoltre CON. accosta l'espressione a EUR., Tra.
moenia, preposto al verbo e staccato 537: xÀwcr't'OU .•• awpLp6ÀOL~ À(VOLO. Si noti
da urbis, accentua l'enormità della fol- che gli agg. di forma dattilica, uscenti
lia dci Troiani che, per agevolare l'in- in -eus, sono collocati di solito in pri-
gresso del cavallo (cf. vv. 185 ss.), spa- ma e quinta sede (un'accurata inda-
lancano quelle fortificazioni che ave- gine in F. CUPAIUOLO, Un capitolo sul-
vano strenuamente difese per dieci an- l'esametro latino, Napoli, Libr. Scient.
ni e che lo stesso Odisseo ricorda con Ed., 1963, pp. 45 ss.); questo è uno dei
orgoglio (Od. XIII 388: TpO(l1~ MOl-\EV pochi casi in cui l'agg. è collocato
Àt1ttlpck Xp1)lìEl-\Vtl; cf. pure Il. XVI 100). - in quarta sede (ibid., p. 46). - collo
dividimus muros: i Troiani non apro- (scil. equi): per il valore del dat., retto
no una breccia, ma abbattono le mu- da intendunt del V. s., cf. n. vv. 19 S.
ra sovrastanti alla porta Scea: cf. SERV.: L'interpretazione, troppo razionalistica
superpositos Scaeae portae; nam se- di Goss., per il quale collo è riferito
quitur 'quater ipso in limine portae' alle persone collo trahentes, a primo
v. 242; tale identificazione è accolta acchito è avvincente, perché non era
ENEIDE II 79

intendunt. Scandit fatalis machina muros


feta armis. Pueri circum innuptaeque puellae
sacra canunt funemque manu contingere gaudent.

una delle posizioni più comode tra- il cavallo non è detto più votum v. 17
scinare il cavallo con le funi legate o simulacrzmz V. 232, ma machina, co-
al suo collo (cf. HEY.: cum fune ex me lo aveva definito Laocoonte a V.
eo nexo trahi equus vix commode pos- 46; cf. n. vv. 229 s. - muros: ruinas
set); ma il parallelismo con pedibus murorum dirutorum DAN. Per muros
v. 235 e l'intendunt del v. s., verbo cf. n. v. 33.
riferito propriamente all'usanza di lan- 238. feta armis: per l'immagine cf.
ciare una fune sopra una cosa e poi EUR., Tro. 11: ÉyXVI-\OV(( ... 't"EUXEWV. - pue-
tcnderIa, ci suggeriscono di accettare l'i... innuptaeque puellae: la stessa
in parte la prima interpretazione e in- espressione a VI 307. georg. IV 476.
tendere collo come la parte anteriore Si noti il mirabile contrasto tra la
del cavallo (cf. HEY.: intellige simpli- macchina guerresca e !'innocenza, qua-
citer funem ex anteriore parte aptum). si inconsapevole ironia, dei giovinetti
237. Il lento ritmo spondiaco con la danzanti, ignari della rovina che de-
frequenza della vocale aperta a, che riverà loro dal cavallo fatalis, e perciò
si ripete per cinque volte nella parte più meritevoli di compassione. Oppor-
centrale del verso, esprime potente- tunamente FUN.', p. 227, li avvicina
mente il faticoso avanzare della ma- a « quel fanciullo che Francesco De
china che, salendo, sobbalza (scandit), Sanctis (Saggio sul Conte Ugolino)
dondolandosi con l'immensa mole. - narra di aver veduto scherzare con
intendunt: iniciunt e non ligant, come la coltre della bara, destinata ad ac-
pensa SERVo Il V. intendo è preso dalla cogliere il corpo di suo padre ». Sono
terminologia militare ed è suggerito fanciulli e fanciulle, more Romano, pa-
dal lancio della freccia sotto la ten- trimi et matrimi DAN., ossia aventi am-
sione dell'arco. Cf. IX 590: intendisse bedue i genitori in vita. CER., seguito
sagittanz; PLIN., ep. III 9, 21: in iugu- da CON. e PA., suppongono che Virgi-
lum... telum... intendere. Per l'espres- lio si sia ispirato alle tensae, carri
sione vincula collo intendzmt cf. AUSON., trasportanti le immagini sacre nei ludi
Mos. 42: intendztnt collo mulorum vin- Circenses e seguiti da giovinetti di
cula nautae. - scandit... muros: «a· ambo i sessi che ponevano le mani
scende le mura", come un nemico sulle tirelle (cf. infatti fzmem... con-
vittorioso dopo l'impaccio di un osta- tingere del V. s.); d'altra parte HEY.
colo (cf. ascendisset V. 192); osserva ritiene che la scena riecheggi EUR.,
I-IEY.: maior imago, quam si 'portam Tro. 527 sS. A Roma i canti corali dei
intrat', quae, murorum impositorum fanciulli erano frequenti nelle solen-
et attingentizwz parte deiecta, erat la· nità: cf., per es., CATULL., 34, 2 ss. e,
tior facta. L'espressione scandere muros per la liturgia delle processioni, C.
ricorre anche in LIv., V 21, 12 XXIX 7, PASCAL, Studi di antichità e mitologia,
4. L'immagine del cavallo, quasi ani- Milano, Hoepli, 1896, pp. 38 s.
mato, è tolta da ENN., scen. 76 S. Vah. 2: 239. L'alternarsi del dattilo allo spon-
nam maximo saltu superabit gravidus dea in tutto il verso e la doppia ce-
armatis equus, / qui SZto partu ardua sura tritemimere ed eftemimere, fan-
perdet Perga171a: passo l'iecheggiato, no ~entire non solo la gioiosa esul-
)
secondo Macrobio (VI 2, 25), a VI 515 S. tanza dei cori ma anche il loro tono
- fatalis: exitium fatale Troianis af- cadenzato. - 'sacra (sciI. carmina): i
ferens HEY. In forte rilievo, al centro canti in onore di Pallade, detti lEp!Ì
del verso, è l'unico termine foriero 1tO~nl-\(('t"((. - contingere gaudent: qzlÌs-
dei tristi destini di Troia. - machina: quis fzmem contigisset vel rotarUm
80 VIRGILIO

Illa subit mediaeque minans inlabitur urbi. 240


O patria, o divom domus Ilium et inc1uta bello
moenia Dardanidum! quater ipso in limine portae

lapsus adiuvaret laetabatur existimans preminente: Ilio è cosi chiamata, quod


diis sese talibus officiis placiturwn magml1n habet templorwn nwnerum
DON. Cf. SEN., Ag. 634 s.: Troiea pubes / ideoque pluribus diis ineolitur FOlm.;
saeros gaudet tangere funes. Per gau- DAN. non esclude che la città sia apo-
deo, seguito dall'inf., cf. n. vv. 63 s. strofata divom domus, perché le sue
240. Mira admodum deseriptio ingre- mura furono costruite da Apollo e
dientis equi; eum enim traheretur tan- Poseidone. Preferibile la prima inter-
ta magnitudo, eum quodam tremore pretazione: ai vv. 351 s. infatti si dice
movebatur. hune tremorem Vergilius... che tutti gli dèi abbandonertapo Troia
vertit in eomminationem, ut non tam distrutta. ~ incluta bello: quia supe-
moveri videretur magnitudine sua quam ravit Mysiam totam SERV.; cf. VI 479:
minari DON. - illa (scii. maehina). - inclutlls armis. Per incluta cf. n. vv.
subit: il cavallo che ha già oltrepas- 81-3. - moenia: cf. n. v. 33. -
sato le mura (seamlit... muros v. 237), Dardanidum: cf. nn. vv. 59. 71 S. -
ora, scorrendo sui rulli (inlabitur), si quater - dedere: «quattro volte urtò
avanza verso l'interno della città. - nella soglia stessa della porta equat-
mediae... urbi: retto da irllabitur e tra volte le armi dal ventre rimbom-
non da minans, non solo per la na- barono ». L'inciampare nella soglia era
tura di inlabitur, ma anche per la ritenuto dai Romani un triste presagio
presenza di mediae: infatti il cavallo (cf. Cre., div. Il 40, 84), soprattutto
si avanzava minaccioso a tutta la cit- quando esso si ripeteva tre volte (Ov.,
tà e non soltanto alla parte centrale tristo I 3, 55 s.); in Tm., I 3, 19 s. si
di essa. Per il concetto cf. Od. VIII legge addirittura quotiens. Poiché di
503: tvt Tpwwv ayoPU e per il valore del qllater non sono attestati esempi adat-
dato n. vv. 19 s. - minans: cf. I ti per il nostro caso, la maggior parte
162 s.: gemini ... minantur / in eaelum degli studiosi con SERVo intende quater
seopuli. Si osservi la posizione di ri- in senso indeterminato e quindi nel
lievo data al parto minans, in cesura, valore di saepius. A questa interpre-
fra l'agg. mediae e il sosto urbi. tazione, sebbene avvalorata da SEN.,
241-3. o patria... Dardanidum: in que- Ag. 626 s.: tremuit... saepe / limine in
sta esclamazione patetica, esemplata primo sonipes. 631: saepe eommotae
su un fr. dell'Andromaeha di Ennio: sonuere parmae, preferiamo quella di
o pater, o patria: o Priami domus, / PAse., il quale, sulla base di VI 243 e
saeptum altisorlO cardine templum della relativa chiosa di DON.: quat-
(seen. 92 s. Vah.2), si sente l'affetto di- tuor... illvencos admovit nigros; et nu-
sperato dell'esule infelice e pio, che, merum et eolorem intellegere debe-
privo ormai di una patria, ripensa con mus ad ritum pertinuisse saerorum,
profonda commozione e doloroso rim- pensa che quater abbia un valore de-
pianto agli ultimi momenti in cui po- terminato, perché, nei sacrifizi fatti
I té contemplare ancora intatta la sua agli dèi inferi, il numero quattro era
città, sublime nella maestà dei templi fatale (cf. anche NORD.). A sua
e nella magnificenza della gloria guer· volta E. B. LEASE, in elass. Rev. XIX
riera: più appassionato e spontaneo è (1905), pp. 447 S. aggiunge che, se l'in·
questo grido dell'eroe, perché inserito ciampare e il risuonare delle armi
in un racconto, ricco di particolari erano di cattivo auspicio, più funesto
drammatici che l'eroe con animo tra· era il loro ripetersi per quattro volte.
sognato rievoca. - divom (-o rum cf. Che anche lo strepito delle armi fosse
n. V. 14) domus: collocato in posto di cattivo augurio lo possiamo dedur-
ENEIDE II 81

substitit atque utero sonitum quater arma dedere:


instamus tamen immemores eaecique furore
et monstrum infelix saerata sistimus aree. 245

re dai vv. 174 ss. - in - portae: è dedere cf. pure georg. II 306: soni-
la soglia della stessa porta Scea, cui tzmz dedit, riferito al divampare del
abbiamo accennato poco prima, nel- fuoco.
la n. v. 234; qualcuno però, trat- 244. instamus (sciI. operi); da solo
to probabilmente in inganno dal anche a v. 491: instat... Pyrrhus. -
dubbio, espresso da DON. a v. 240 tamen: nonostante i certissima omi-
(quo17'lOdo... equus in media urbe la- na. immemorcs:« sconsiderati ».
bebatur qui portas nondum fuerat in- DAN. pensa che Virgilio abbia tenuto
gressus?), suppone che qui si tratti presente il carmen,' con cui i Romani
di un'altra porta - RosI. pensa addi- pregavano gli dèi, affinché infondes-
rittura alla porta del tempio -, per- sero nell'animo degli avversari timore,
ché a v. 240 il cavallo 17zediae... inlabi- confusione, dimenticanza: «eique po-
tur urbi, mentre qui si fa ancora cen- pula civitatique nzetll1n, forrnidinem,
no alla soglia della porta. Ma si dia oblivionem iniciatis »; il carme, del qua-
il debito peso al fatto che Virgilio al le fanno parte' queste parole, è ri-
v. s. usa i perI'. substitit e dedere, ri- portato per intero da Macrobio (III
feriti specificamente ad un'azione, la 9, 7 s.). - caeci ... furore: caecus, come
quale, anteriore a quella espressa da a v. 357 e Hon., sat. II 3, 43 s., è usato
inlabitur del v. 240, ritorna, come una metaforicamente; furor " delirio », "paz-
circostanza obliata, alla mente del poe- zia », come insania a v. 42.
ta che lentamente va spiegandosi in 245. Il susseguirsi degli spondei con
modo sempre più chiaro la tragedia la loro gravità rappresenta la cura
della patria. religiosa con cui viene collocato sulla
243. Il verso esemplato sull'enniano rocca il fatale cavallo, ora detto
(arm. 415 Vah.': concidit, et sonitum monstrum; la soddisfazione generale
simul insuper arma dederzmt) e quasi che ne deriva è efficacemente espres-
simile a X 488: corruit in vulnus, so- sa dal rapido dattilo sistimus. - mon-
nitum super anna dedere, coll'incal- strum: cf. nn. vv. 171-5. 229 S. -
zante ritmo dattilico, esprime e la fret- infelix sacrata: l'oxymoron è reso più
ta scomposta con cui si cerca di tra- forte dalla cesura dopo hzfelix. "A
scinare il cavallo che urta più volte Virgilio piace chiarire e intensificare
contro le asperità delle mura e l'im- il significato avvicinando parole con-
mediato effetto di tali urti, cioè il trastanti, uso frequente nel latino, fa-
rumore delle armi, ben rappresentato cilitato dalla possibilità della lingua
dalla frequenza della r. Non manca- di variare l'ordine delle parole» KNIG.',
rono quindi, da parte degli dèi bene- p. 371). Cf. eel. 3, 100: pingui macer...
voli, i segni premonitori della rovina in ervo. - infelix: in senso causativo
incombente sulla città; i Troiani pe- « che porta rovina », come a VI 521
rò - scrive AnN.!, p. 63 - "non XII 529. - sistimus (gr. Ccr't'1JI.1t, con
odono, chiudono gli occhi a quel suo- valore trans.; cf. anche III 117 VIII
no, come alle profetiche parole di 85 X 309): più forte di eolloeamus,
Cassandra. Alla fine il lettore non allude proprio alla definitiva sistema-
comprende se la causa della caduta zione della fatalis machina nel luogo
di Troia risalga alla volontà degli dèi, sacro. Cf. Od. VIII 504: rxù't'ol ... \.tw
o alla cecità degli uomini ». - utero: TPWEç Èç chp61toÀw EpùcrrxV't'o e Eun., Tra.
abl. di provenienza; da altri inteso 539 ss. Per sistimus cf. V. 620: tutum
come abl. di luogo. - dedere: (-erunt patrio te limine sistam. - arce: in
cf. n. v. 1). Per l'espressione sonitum... aree. Cf. n. v. 226.
82 VIRGILIO

Tune etiam fatis aperit Cassandra futuris


ora, dei iussu non umquam eredita Teucris:
nos delubra deum miseri, quibus ultimus esset
ille dies, festa velamus fronde per urbem.

246. tunc etiam: non «anche allo- a Cassandra o accuso plur. riferito ad
ra", come intende SERV, (sicut antehac ora. REN., prendendo in considerazio-
saepius), ma « allora anche" nel senso ne la posizione enfatica di ora e con-
che, oltre agli altri ammonimenti, ci frontando Ov., met. XV 73 s.: talibus
fu anche quello di Cassandra. - fatis ... ora / docta quidem salvit, sed non
futuris (scii. canendis): dato di fine = et eredita, verbis, giustamente propen-
ad canenda fata futura. Per fatis cf. de per la seconda soluzione. Per la
n. v. 13. - Cassandra: la piu bella costruzione personale di credere in-
delle figlie di Priamo e di Ecuba (Il. trans. al passivo (ora... non umquam
XIII 365); fu amata da Apollo che le eredita = ora... quibus non umquam
concesse il dono della profezia, ma, credebatur, gr. ciEl li1tVr't"oullEvo:) cf. n.
poiché non ricambiò l'amore del dio, vv. 195-8. - Teucris: dato di agente,
fu punita col non essere creduta, seb- il cui uso, regolare con la perifrastica
bene predicesse cose vere (Anscn., Ag. passiva, è frequente con le forme com-
1202-12; APOLLOD., III 12, 5). Invano pro- poste del passivo e i parto perf., raro
fetizzò la caduta di Troia (fatis... fu- invece con le altre voci di forma pas-
turis) e, durante il saccheggio della siva.
città, si rifugiò presso la statua di 248 s. Dopo il fugace accenno a Cas-
Atena, ma ne fu strappata da Aiace sandra, che sarà di nuovo ricordata
Oileo (lliupersis, p. 108, 2 ss. AII.); nel- al v. 343 e ai vv. 403 sS., il poeta torna
la spartizione del bottino, toccò ad al motivo fondamentale, rievocando ra-
Agamennone che la condusse a Mice- pidamente le festose cerimonie, men-
ne, dove fu uccisa insieme con l'Atride tre a VI 513 ss. si parla dei gaudia, in
da Egisto e Clitemestra (Od. XI mezzo ai quali fu trascorsa la suprema
421 ss.). nox, e della festa bacchica guidata da
247. ora: plur. intens., unito per Elena. - delubra: cf. n. v. 225. -deum
enjambement al v. prec, e seguito da (-Drum, cf. n. v. 14): in cesura, accen-
una cesura supplementare, quella del tua la pietas dei Troiani, che si ma-
primo trocheo, rara nell'esametro, co- nifesta anche in quest'ultimo gesto,
me la cesura dopo la lunga inziale che tuttavia è inutile. - miseri: in
del primo piede (cf. tune v. prec.) e senso predicativo e con valore avver-
quella alla fine del primo piede (cf. G. biale. - quibus: dat. incommodi, ri-
RERMANN, Elementa doctrinae metri- ferito a miseri piu che a delubra, e
cae, Lipsiae 1816, pp. 555-8). - dei: con valore non concessivo (CON.), ma
ApoIlinis. - iussu: abI. di causa ester- causale esplicativo del prec, miseri. Cf.
na, come gli altri abI. di sosto verbali infatti v. 345 s.: infelix, qui non spon-
della IV declinazione: arbitratu, man- sae praecepta furentis / audierit. V
datu, rogatu, ecc. Queste forme di abI. 623 s.: o miserae, quas non manus...
s'incontrano maggiormente nel perio- Achaia... / traxerit ad letum. VI 590 s.:
do arcaico: cf. PUUT., Tril1. 1139 s.: demens, qui nimbos et... fulmen /
mille nummwn se aureum / meo datu ... simularet. - esset: futurus esset. -
tibi ferreo - non umquam: piu forte dies: cf. n. v. 132. - festa... fronde:
di numquam e quasi col valore di collettivo. Analogamente a IV 459; il
tle semel quidem. - credita: già DAN. contrario, fronde ... / funerea, ibid. 506 s.
dubitava se fosse nomino sing. da unire La collocazione di festa in cesura dà
ENEIDE II 83

Vertitur interea caelum et ruit Oceano nox 250

risalto al sentimento di letizia, predo- 250. Il verso riecheggia, nel primo


minante in quel giorno. - velamus: emistichio, l'enniano (ann. 211 Vah.'):
acuta l'esegesi di DON. che in velamus vertitur interea caelum Cl/m ingentibus
vede quasi un segno di lutto: non signis e, nel secondo, l'omerico (Od. V
dixit coronavimus... sed teximus, u! 294). OPWPE\ o' oUPCLV6eEV vvl;. Il suo' con·
ostenderet satis officiosos fuisse iuxta tenuto è conforme alla concezione
deos qui in illa clade cU/n ipsis essent astronomica popolare degli antichi, se-
cultoribus perituri. Il termine velare condo la quale la volta celeste, duran-
è detto propriamente delle persone co- te le 24 ore del giorno e della notte,
perte di vesti (III 545; CIC., nato deor. compiva un intero giro intorno alla
Il 3, lO) o di altro (V 72; OV., met. terra: il sole sorgeva dall'Oceano ad
V 110); è usato metaforicamente per oriente e, dopo le ore di luce, si tuf-
le cose, come qui (cf. CATUIL., 64, 293: fava ad occidente nell'Oceano, dal qua-
vestibulum... velatum fronde) e per le le sorgeva ad oriente la notte, che a
bestie (V 366). - per urbem: piu ef- sua volta, dopo le ore notturne, si
ficace di in urbe, esprime l'ansioso immergeva nell'Oceano ad occidente
accorrere dei cittadini ai templi (cf. praecipitat V. 9), mentre il sole
sparsi nei vari punti della città, tornava a sorgere a oriente. Cf. OV.,
per adornarli (cf. n. vv. 241-3). « Tut- met. IV 91 s.: lux... / praecipitatur
ta la città - osserva MAZZ., p. 9 - fa aquis, et aquis nox exit ab isdem;
da sfondo, nel disteso anfibraco finale Macrobio (V 5, 5) richiama l'omerico
per urbem, all'errore commisto di re- (lI. VIII 485 s.): Év o' ~1tEC" 'OXECLVtji
ligiosità festiva: è uno sfondo gran- ÀCLI.mpòv <pao<; i1EÀ(O\O / eÀxov VVX'tCL \-lÉÀCLWCLV
dioso e monumentale per la piu tra- É1tt l;dowpov IlpoupCLV. - interea: nell'in-
'1 gica delle desolazioni. Ancora una vol- dicare il procedere degli eventi, segna,
ta, vale la pena di ricordare, a noi let- piu che gli altri termini del verso, il
tori moderni, cosa significhi per un contrasto con la nota di giubilo dei
uomo antico la sua c i t t à, coi suoi vv. prec. (cf. O. W. REINMUTH, in
templi e i suoi dèi". Am. Journ. Philol. UV [1933], p. 332). -
caelum: cf. n. vv. 8 S. - ruit: « sorge",
25~7. Dopo la giornata di emozioni « balza", cum impetu et festinatione ...
e di avvenimenti, dopo le manifesta- DAN. Nello stesso senso, annotano FORn.
zioni di gioia protrattesi a lungo, il e CON., ruere s'incontra a VI 539 VIII
poeta annunzia l'avvicinarsi della not- 369 X 256. - Oceano: ex Oceano. Già
te clze sorge rapida, quasi ad amman- in Omero l'Oceano è la personificazio-
tare col suo mistero e la sua tristezza ne di un'antica divinità, capostipite
non solo i Troiani in preda alla stan- di tutti gli dèi e dei Titani (Il. XIV
chezza e al sonno, ma anche le insidie 201 ss.); da esso, immenso fiume che
dei Greci, i quali, in contrapposizione circonda la terra, sorgono e in esso
al riposo notturno a cui si piegano tramontano tutti gli astri (Il. XVIII
obliose tutte le creature e le cose, non 399. 607 VII 422). Per altre notizie cf.
riposano, impegnati come sono ad at- A. RONCONI ad Somn. Scip., Firenze, Le
tuare occultamente i loro dolos: alcuni Monnier, 1961, p. 123. ~ nox: per la
di essi avanzano sul mare nel diffuso clausola monosillabica cf. n. vv. 162-8
chiarore lunare che, complice, dilata i e per il susseguirsi delle due sillabe
vasti silenzi notturni, altri escono dal uguali in Oceano nox (-no / no-) cf. n. V.
cavallo e avanzano circospetti nelle zo- 27. MAROU., p. 315, osserva che nox,
ne coperte di ombra, che sembrano collocato alla fine del verso, come sol
piu oscure per il contrasto con quelle (georg. Il 321; LUCR., V 267), lux
illuminate dalla luna. (CATUIL., 5, 5), è di grande perplessità.
84 VIRGILIO

involvens umbra magna terramque polumque


Myrmidonumque dolos; fusi per moenia Teucri
conticuere, sopor fessos complectitur artus.

251. LID. rileva l'armonia grave e giorno preccdente. PA. osscrva che fu-
lugubre di questo verso, data soprat- sus rappresenta l'atteggiamento di chi
tutto dai 5 spondei. giace in qualsiasi modo e riposa sen-
251 s. umbra - Myrmidonumque: i za preoccupazione o timore di essere
due omeoteleuti (cf. georg. III 219: disturbato. Cf. fusi... per lzerbanl a I
in magna Sila formosa iuvenca) confe- 214 V 102 IX 164; a quest'ultimo luogo
riscono al ritmo un senso di cupa MAR. annota: « Per, quando regge un
e sconfinata vastità, accentuato da sostantivo di luogo, ne indica anche
umbra in cesura, dalla vocale a tre la larghezza e la lunghezza l'. - per
volte in arsi, dal polisindeto e da!- moenia: per domos... 'moenia' enim
l'allitterazione -am-, -um-, -um-. L'e- et publica et privata diclmtur SERVo
spressione riecheggia l'omerico (Od. V Cf. n. v. 33.
293): r:rùv o/: VE(pÉEr:rr:r~ Xa.)"U\jJE / "(aLav o[loD 253. conticuere: -erunt cf. n. V. 1. -
xat nov..ov. - umbra. magna: de[lllitio sopor: termine soprattutto poetico e
est noctis SERvo - terramque - do- della prosa post-augustea, accostabile
los: SALV.2, p. 71, vi scorge « una ca- a torpor, stupor e quindi più espres-
ratteristica dello stile di Virgilio, che sivo di somnus (cf. LUCR., IV 453 s.:
sarà poi condotta alle conseguenze deniquè eum suavi· devinxit membra
estreme da Tacito, ... l'unione d'un con- sopore / somnus). Personificato, è det-
cetto materiale con uno spirituale l ' . - to eonsanguineus Leti «fratello della
polum: dalla rado m)" (no),,), indicante Morte» a VI 278. - fessos ... artus: la
movimento rotatorio, polus era pro- descrizionc della notte che toglic « Ii
priamente il punto estremo inferiore animai che sono in terra / dalle fa-
e superiore dell'asse celeste, intorno a tiche loro» (DANTE, Inf. 2, 2 s.) è cara
cui girava la volta del cielo, e quindi, a Virgilio per il senso di malinconia
presso i poeti, per sineddoche, il cie- che essa infonde negli animi. Cf. vV.
lo stesso, come qui e a I 90. 608 III 8 S. 268 S. III 147 IV 522 S. V 835 S. VIII
586. Sinonimo di polus è vertex che 26 s. IX 224 S. Per fessos cf. Il. vv. 108 S.
Cicerone usa (Arat. fr. 297 Tra.: sUln- - complectitur artus: ricorre nell'iscri-
mo caeli de vertice), dopo aver fissato zione sepolcrale conservata nel Mu-
l'equivalenza di ambedue i termini in seo di Tolosa (CIL XIII 128: cf. 391,
ibid. 4 Tra.: extremus... duplex de 3 CURo Die.). - complectitur: l'asindeto
cardine vertex dicitur esse polus. Cf. e il mutamento di tcmpo dal perf.
anche A. RONCONI ad Somn. Scip., Fi- contieuere dànno risalto all'immagine
renze, Le Monnier, 1961, p. 33. del sonno profondo e ristoratore che
Myrmidonum: cf. n. V. 7; qui, per segue immediatamente al silenzio di
estensione, i Greci in generale. - do- tutti. Si noti che il sonno è rappre-
los: la forte cesura e la disposizione chia- sentato come qualche cosa che abbrac-
stica di Myrmidonum... dolos e fusi... cia e occupa i fessos ... artus (cf. III
Teucri staccano nettamente i due aspetti 511: fessos sopor inrigat artus. IV
delle drammatiche vicende notturne: da 522 s.: placiduln eàrpebant fessa sopo-
una parte i Greci, la notte traditrice, rem / corpora. georg. IV 190: fessos
gl'inganni; dall'altra i Troiani, il ri- sopor... occupat artus); in Omero in-
poso notturno, il silenzio. - fusi per vece le membra appaiono come doma-
moenia: « tranquillamente distesi nel- te dal sonno (Il. X 2: (ta)"ax'li OEOI~l1[lÉVO~
le abitazioni, da un capo all'altro del- unvcp. XIV 353: un'l/p ... oa[lE(ç. Od.
la città» e non piu ordinati secondo VI 2: unvcp xat xal-la.../p a.PllI-lÉvOç).
la disciplina militare, come fino al
ENEIDE II 85

Et iam Argiva phalanx instructis navibus ibat

254 s. « La flotta - scrive opportu- ad essa ritornano A. WANKENNE, in Ét.


namente ARN. I, pp. 63 s. - giunge da class. XVII (1949), pp. 340 S., e Uss.'; b)
Tenedo sul mare tranquillo, come i « attraverso i complici silenzi della lu-
serpenti che avevano ucciso Laocoon· na assente », perché nel novilunio o
te... e com'essi, va sicura verso la mè- interlunio: muovendo dall'espressione
ta. Non attende i Greci un popolo di CAT., agro 29. 40, 1. 50, 1: luna silenti,
snervato dai bagordi, in cui qualcuno il MARMORALE (Cata Maiar, Bari, Later-
poteva ancora vegliare, ma un po- za, 1942', pp. 198 s.) e il PONTE, in
polo, che gli dèi, la natura, la stan- « Gian!. !tal. di Filol., III [1950], pp.
chezza, la pace hanno immersi nel sono 44-56, asseriscono che la luna in quel-
no, ed essi navigano verso la città, su la notte fosse assente. A questa inter-
cui grava questa specie di sortilegio, pretazione, conforme alla tradiz. tragi-
con una certezza che sa d'automati· ca (cf. EUR., Ilee. 914: I1EO'O"UX'ttOç ~)ÀM·
smo ». et iam: cf. n. v. 132. 11a:". Tra. 542 s.: E1tt oÈ 1t6Vlp xa:t xa:pq: /
Argiva phalanx: «l'armata gre- vuxtQ" È1tEL XVEqJa:ç 1ta:pijv. 547 sS.: Èv /
ca », allineata in ordine perfetto 06110tç oÈ 1tal1qJa:Èç crE),a:ç / 1tUPÒç I1EÀa:wa"
(illstruetis navibus), non di battaglia, a'rÀa:v / (l1xoç) fOWXEV U1tVlp), è accosta-
come intendono i piu, ma di navigazio- bile quella di PAGL. I , pp. 183·98, il quale,
ne; tale ordine infatti era richiesto sulla base di III 112: fzinc fida silentia
per mantenere, nell'oscurità della noto saeris e di COL., X 222: per amica si-
te, i collegamenti tra i vari gruppi di lentia Musis, giunge alla nuova con-
navi, le quali assommavano a piu di clusione che tacitae... Lunae sia dato
mille (cf. n. v. 198). Per Argiva cf. n. dipendente da amica e intende « nel
vv. 94 s. - phalanx: traslitterazione silenzio, che è caro alla luna tacitur-
del gr. <JlcD.a:yç, si dice propriamente na» (p. 194). Tutto ciò è in contrasto
di forze terrestri; qui Virgilio lo rife- col v. 340: ablali per llmam, la cui
risce alla flotta, per stabilire, come presenza è debolmente giustificata dal
osserva CON., il paragone tra lo schie- PONTE come « un particolare che con-
ramento navale e le truppe di un eser- trasta con il resto del quadro: ad un
cito. - instructis navibus: espressione vero poeta non si può ascrivere a
coniata sulla piu comune: instrueta acie. colpa il fatto di venir meno talora,
- ibat: veniebat SERVo Ire, nello stes- per necessità artistiche, alla coerenza
so senso a v. 375 I 518 IX 369, signi- logica» (a. C., p. 54) e da PAGL. I , p. 197,
fica «andare in genere », senza alcun come un accenno «esterno e provvi-
riferimento alla direzione, che si ri- sorio, forse dovuto alla stanchezza che
cava dal contesto. ~ a Tenedo: cf. a volte coglie la musa virgiliana »; c)
nn. vv. 21 s. e 203. - tacitae - Lu- « attraverso i complici silenzi della
nae: in accordo col v. 340: ablati per luna non ancora sorta »: cf. DON.:
lunam e, apparentemente, in contrad- nammllae l1aetes fzabent primas partis
dizione con i vv. 251. 360. 397. 420. 590. tenebrasas, sequenlis vera luna supero
621. 693. 725. 732. 752. 754. 768, nei quali veniente inlustris e il POLIZIANO (in
si allude all'oscurità della notte. Di qui Miseell. eent. I): l1andum... IW1a lu-
sono sorte varie interpretazioni: a) « a eebat, cwn illi a Teneda sub vesperam
l'amico / silenzio... de la cheta luna» llavigabant. Sed lueere tum eaepit, eum
LEOP.'; tale esegesi, conforme alla tra- iam urbem aeeupaverant, ma con
diz. epica, secondo la quale la luna PAGL. I , p. 186, obiettiamo che «luna e
splendeva nella notte della caduta di tenebre nella narrazione si intrecciano
Troia (cf. Ilias parva, p. 132 XII AlI.: e non c'è modo di tenerle distinte nel-
,,';1; I1È" fn" I1EO'01] , Àa:I11tPÒ: o' È1tÈ'tEÀÀE la successione temporale »; alla tesi
crEÀ'l1"n), è accolta da LAD., FORB., Goss., di DON. e del POLIZIANO ritorna il DI
BEN., CON., PA., SABB.3, BEIN., pp. 24 s.: PRIMA, in Paid. VI (1951), pp. 277-90, il
86 VIRGILIO

a Tenedo tacitae per amica silentia Lunae, 255

quale sostiene che le vicende si siano (umbra magna). 360 (nox atra cava...
svolte in « due momenti diversi e al- umbra). 420 (obscura rlOcte per um-
quanto lontani l'uno dall'altro: il pri- bram). 621 (spissis 11OctiS... umbris).
mo al calar della notte, l'altro a mez- 693 (per wnbras), considera l'ombra
zanotte» (ibid., p. 283), e conclude che quale epitheton ornans della notte (cf.
la luna non è visibile, oltre che du- DI PRIMA, a. c., p. 283) e l'intende co-
rante il novilunio o interlunio, « anche me oscurità che avvolge, dopo la lucc
quando è tramontata, dopo le prime solare, uomini e cose (perciò detta
ore della notte, e quando, come nel magna a v. 251 e cava a v. 360) e che
caso nostro, tarda a sorgere» (ibid., p. un chiarore lunare può mitigare, ma
284). A proposito degli accenni all'o- non annullare. L'esperienza diretta, piu
scurità notturna, egli scrive « non cre- che le derivazioni letterarie, ha sugge-
do sia da farne gran caso, anche rito al poeta immagini di tanta poeti-
quando sembrino in contrasto con cità (cf. PAGL. 1, p. 185, n. 1): egli sa-
oblati per lunam» (ibid., p. 283) e con- peva bene che la luna, anche quando
sidera gli stessi come epitheta ornan- brilla nel suo splendore, crea zone di
tia; d) « attraverso i complici silenzi luci e ombre (cf. v. 332: angusta via-
della luna occultatasi tra le nuvole» rum, in cui le vie strette creano que-
al momento dell'avvicinarsi della flot- st'effetto, e v. 725: per opaca locorum,
ta: cosi PASC., il MAROUZEAU, in Rev. ét. dove Enea che si ritira sconfitto cam-
lat. XI (1933), pp. 64s. R.V. CIlAM, in Class. mina cercando le zone meno rischiara-
Philol. (1936), Pp. 253-9, ma tale inter- te, timoroso forse di essere scorto).
pretazione, a nostro parere, è troppo Degna di menzione è la nota di BEN.
semplicistica; e) « attraverso il com- ad v. 360, ossia che gli agg. del I. II,
plice silenzio della notte quieta ». Luna, relativi alla descrizionc della notte, più
per metonimia, avrebbe il valore di che l'idea dell'oscurità, contengono
nox, come a georg. III 337: cosi spie- quella dell'orrore e dello spavento, chc
gano, fondandosi su una delle due chio- è propria di un assalto notturno. An-
se di Smw.: more poetico noctem signi- che per i vv. 397. 590. 732. 752. 754.
ficat, il PARIlASIO (in Liber de rebus per 768, i quali alludono all'oscurità in
epistulam quaesitis, Neapoli 1771: per genere, valgono le stesse osservazioni:
silentia tacitae Lunae Vergilius intem- cf. pure IX 373 s.: galea Euryalun!
pestam noctem voluit intelligi: quia sublustri noctis in umbra I prodidit
tunc omnia tacent) , HAc., HEY. Una fa- ... radiisque adversa refulsit, dove l'o-
cile soluzione al problema apporta il scurità della notte non vieta a Virgi-
traslato in questo luogo - con tutte lio di dire che l'elmo di Messapo, in
le riserve però, fatte da PAGL. 1, p. 190-, testa ad Eurialo, baleni sotto i raggi
la quale sembra attendibile anche al della luna, la cui presenza risulta dai
DI PRIMA (a. c., p. 289); non cosi a v. vv. 403 ss. Inoltre si dia la dcbita im-
340, dove il traslato (per lunam == per portanza all'effetto artistico, perché in
noctem) renderebbe diffIcile ad Enea tutto il 1. II vi è un « gioco agile e
il riconoscimento dei compagni. Accet- perfetto di luci e ombre che sembrano
tabile perciò sembra la prima inter- zampillare duttili dalle mani del poeta-
pretazione e non in contrasto con i artefice per comporsi in una sapiente
luoghi citati, in cui si accenna alle e sfavillante armonia di ritmi, colori
tenebre notturne. Infatti alla breve, e prospettive. Armonia che accompagna
ma penetrante chiosa di Goss.: quam- e compenetra il doloroso, umanissi-
quam... luna lucet, tamen si cum die mo dramma degli uomini e della cit-
comparaveris noctem dices umbrii ma- tà» C. DOLZANI, in At. e Ro. IX (1941),
gnu terramque polumque involvere, si p. 179.
può aggiungere che il poeta, ai vv. 251
ENEIDE II 87

litora nota petens, flammas eum regia puppis


extulerat fatisque deum defensus lmquis
inclusos utero Danaos et pinea furtim
laxat claustra Sinon. Illos patefaetus ad auras
reddit eeus, laetique cavo se robore promunt 260

256 S. litora nota: in quibus consue- norma umana e divina -, mentre at-
verant commorari Goss. - flammas: tua il suo tradimento.
« dei segnali luminosi", detti in prosa 258 s. utero (scii. equi): cf. n. vv.
igrzes (cf. CAUS., b. G. II 7, 4: fumo 229 S. - Danaos et pinea... claustra:
at que ignibus significabatur). Inoppor- vO"'ttpOV 'Itp6npov. Per Danaos cf. n. vv.
tuno l'accostamento di SERVo a III 519: 5 s., per pinea cf. n. V. 16. - laxat:
dat clarum e puppi signum, poiché Pa- per zeugma dictll1n esse pro I claustris
linuro dà il segnale con lo squillo di (foribus in latere) laxatis emittit Da-
tromba. - cum... extulerat: cum extu- naos', in promptu est FORB. - Sinon:
lit, secondo CON., SABB.' e ALL., perché traslitterazione del gr. LLVWV, -wvoç.
indicante azione anteriore a laxat v. Secondo quanto si è detto nella
259; secondo altri (Ruy., FORB.), extule- n. V. 122, Virgilio preferisce que-
rat è esatto, perché anteriore a ibat, sta forma a Sino che doveva es-
nel senso che il segnale fu dato per sere l'adattamento latino (cf. gr.
la partenza delle navi. La seconda tesi, Mupwv, -wvoç lat. Myro, -onis), per evi-
chiarita da FaRE.: Argiva pTzalarzx... tare il iato, come a V. 329. La collo-
i b a t . .. C u m (postquam) regia na- cazione del nome in cesura richiama
vis flammam (quae signum esset pro- l'attenzione sull'uomo che con astuzia
fectionis) e x t u l e r a t... quo signo diabolica ha preparato la rovina di
conspecto Sinon extemplo l a x a t una potente città. Segue una forte pau-
claustra, e accolta da PA., che non sa, e Sllbito dopo, al centro del verso,
esclude la prima, sembra preferibile illos: è terminata l'opera di Sinone,
non solo per il valore grammaticale e che sarà ricordato in séguito solo di
stilistico del pperf. che indica la ra- passaggio (cf. v. 329), ed ha inizio
pidità delle flammae, non appena quella dei guerrieri che attueranno la
scorte (cf. n. V. 152), ma anche seconda parte del dramma. Per Sino-
perché si tratta di segnali dati non ne cf. n. V. 57. - ad auras: non « alla
dalla flotta in genere, ma dalla nave luce solare", come intende CON., ma
ammiraglia (regia puppis) , su cui era « all'aria libera »: cf. DON.: non potuit
Agamennone, comandante supremo. Se- dici I reddit luci' eductos ex tenebris,
condo altre versioni, i segnali furono quoniam nox fuerat.
dati da Sinone (cf. n. V. 57). - fatis ... 260. Verso esemplato sull'omerico
deum (-orum cf. 11. V. 14) - iniquis: (Od. VIII 515): L'It'lt60tv ÉXXU\JEVOt, XOV.OV
«protetto dalla volontà ostile degli À.6xov ÉX'ltpoÀ.t'Jt(iV'tEç. - reddit: quasi de-
dèi", ostile nei riguardi dei Troiani. bitos... sic Horatius (c. I 3, 5 ss.):
Fata, come a VI 376, sta per numina 1'!avis, quae tibi creditum / debes Ver-
(cf. 11n. VV. 13. 123). La locuzione fa- gilium, finibus Atticis / reddas inco-
tis... iniquis, oltre che a III 17 e X 380, 11l1nem precor SERVo - ecus: cf. n. V.
ricorre in CIL VI 9241: cf. 425, l CE 15. - laeti: vel propter conservationem
Biich. - iniquis: in contrasto con salutis suae vel quia provenerant quae
defensus, acquista un particolare vi- desperatam multo tempore victoriam
gore dalla sua collocazione: Sinone è conplere potuissent DON. - se... pro-
protetto dagli dèi - e ciò contro ogni munt: «balzano fuori". ~ robore: de
robore: cf. n. V. 16.
88 VIRGILIO

Thessandrus Sthenelusque duces et dirus Ulixes


demissum lapsi per funem, Acamasque Thoasque
Pelidesque Neoptolemus primusque Machaon
et Menelaus et ipse doli fabricator Epeos.

261-4. I guernen, rinchiusi nel ca- 281 XIX 239). Un altro Toante, com-
vallo, sono 9, elencati, secondo BEIN., pagno di Enea, è ricordatol>X 415. -
p. 23, n. 2, in disposizione artistica Pelides ... Neoptolemus: figlio di Achil-
di 3 x 3 (cf. SERV.: per ternos dixit); le e Deidamia, chiamato anche Pirro.
consimile disposizione ricorre a VI L'elogio delle sue imprese è fatto da
479 s. e 483 s. (cf. NORD.). In Tri· Odisseo, all'ombra di Achille, in Od.
fiodoro (vv. 152 ss.) ne sono ricordàti XI 506 ss. Pelides è patronimico per
22, in Quinto Smirneo (XII 314) 30; al· indicare Achille (v. 548 V 808 XII 350);
tre tradiz. accennano perfino a centi· solamente qui è riferito a Neottole-
naia o migliaia (cf. BEIN., ,. c.). Si mo. Per la forma Pelilles cf. n. vv. 81-3.
noti, in questi versi, il ritmo incal- - primus... Machaon: cf. Il. XI 506:
zante, reso dal susseguirsi delle copu- IÌptO''tEVOV't(1. M(1.xlÌov(1. «il valente Macao-
lative -que e et. - Thessandrus: Po- ne ». Figlio di Esculapio ed eccellente
lynicis et Argiae filius SERVo Ignoto ad guerriero, coltivò la medicina come il
Omero, è ricordato col nome etpO'(1.VOPOç padre e il fratello Podalirio (Il. II
nei Cypria, p. 104, 5 AlI.; prese 729 ss.) e guari Menelao (ibid. IV 193 ss.)
parte alla spedizione degli Epigoni con- e Filottete (llias parva, p. 106, 26 Al!.).
tro Tebe e corruppe con doni Erifile, L'appellativo primus è variamente in·
perché svelasse il luogo dove si era terpretato: secondo BEN. (che richia-
nascosto il marito Anfiarao, per non ma V. 32: primus... T1zymoetes), segui-
andare alla guerra di Tebe (DIOD. S., IV to da altri, Macaone fu il primo ad
66, 3). - Sthenelus: Capanei et Evadnes uscire dal cavallo; CON. rigetta questa
(seil. filius) SERV., il più fedele com- interpretazione, avvalorata da BEN. con
pagno di Diomede; è ricordato da 0- VAL. FL., IV 222-4, dove la persona ri-
mero (Il. II 564 IV 367. 403 V 108. cordata ultima in una serie di nomi,
241. 835 VIII 114 XXIII 511). Il suo è seguita dal compar. prior, c, fra
nome è menzionato anche in Orazio l'altro, troppo arditamente, propone di
(c. I 15, 24 IV 9, 20). - duces: CON. collocare una virgola dopo Neoptole-
traduce « che scesero per primi »; me- mus e unire primusque Maelzaon, con
glio con FORD. e USS.2 intenderlo, indi- tutto il v. s., a invadunt del V. 265:
pendentemente dall'azione presente, co- tale proposta è accolta da A. LESKY,
me termine generico e corrispondente in Studi in onore di L. Castiglioni, I,
al gr. '\ÌYE~6vEç, '\Ìy'\Ì'tOPEç. - demissum Firenze 1960, pp. 533-40, il quale sul
- funem: 11. e. delapsi fune demisso... valore di primus è d'accordo con BEN.
egregie ad magnitlulinem equi decla· Preferibile porre primus, con Aus., sul-
randam aeeommodavit. Itaque emplza· lo stesso piano di dllees v. 261 e ac-
sin QUINT. (VIII 3, 84) agnovit I-IEY. Lo cogliere la seconda ipotesi di DAN.: in
stesso particolare è narrato da Apol- arte primus, di cui si ha conferma
lodoro (epit. V 20). - Acamas (dalla nella Ilillpersis, p. 139 V AlI., dove
l'ad. (1.-X(1.~ «!'infaticabile »), figlio di sono celebrate le capacità chirurgiche
Teseo e di Fcdra, fratello di Demo- del figlio di Esculapio. Per primus, gr.
fonte. Ignoto ad Omero, è ricordato 7tpw'toç, nel senso di «ragguardevole ",
nell'Iliupersis, p. 108, lO AlI. - Thoas: « apprezzato », «valente» cf. VII 107:
figlio di Andremone e Gorge, condusse Aeneas primique dllees. IX 226: dueto-
gli Etoli all'espugnazione di Troia. S'in- res... primi. 785: iuvenum primos; TER.,
contra in Omero (Il. II 638 IV 527 XV Eun., 90: sum apud te primus; LUCR.,
ENEIDE II 89

Invadunt urbem somno vinoque sepultam; 265


caeduntur vigiIes, portisque patentibus omnis
accipiunt socios atque agmina conscia iungunt.
Tempus erat, quo prima quies mortalibus aegris
I 86: prima virorum. Inoltre primus e zione del sogg.; le sentinelle non sono
duces sono dovuti, più che alle circo- uccise tutte (cf. v. 334 s.: primi proelia
stanze presenti, alle leggende che ac- temptant / portarum vigiles et caeco
compagnavano rispettivamente Macao- Marte resistunt). - portisque patenti-
ne, Tessandro e Stenelo (cosi Odisseo bus: «e dal momento che le porte so-
è detto dirus, Neottolemo Pelides, Epeo no aperte» GRAN. Si tratta delle porte
doli fabricator); i due appellativi han· in genere, piu che della porta Scea,
no anch'essi un che di epico, che si per la quale cf. n. V. 234. - omnis
sciupa, se li riportiamo all'ordine di (o~ -es cf. n. VV. 19 s.). - agmina
uscita dal cavallo. Non ha d'altra par- conscia: agmina Graecorwn conscio-
te importanza il fatto che Acamante, rum. Conscius è detto qui di chi con-
Toante e Menelao non abbiano epiteti sapevolmente partecipa a un delitto,
(cf. vv. 339-41, dove sono nominati Ri- come a V. 99. - iungunt: se izmgunt,
feo, Ipani, Dimante, Epito, Corebo, ma come a X 240. fungere, in luogo di se
gli epiteti san dati solo agli ultimi izmgere, si trova anche in prosa: VELL.,
due). - doli: cf. n. vv. 229 S. II cavallo II 110, 2: legiones... iwzcturae erant).
è denominato con lill termine astratto Cf. 11. vv. 229 S. e Kuu.', p. 94.
(cf. V. 36: insidias). - Epeos: figlio
di Panopeo (Il. XIII 665). Cf. inoltre 268-97. Dopo il breve accenno all'aro
n. V. 15. rivo dei Greci in Troia, ha inizio con
265-7. In maniera sobria e rapida è una nota di intima dolcezza e melan·
descritta l'occupazione della città: conia il sogno di Enea, che fa da tra·
quattro verbi coordinati, che esprimo- gico preludio al racconto della distru-
no: . l'assalto improvviso (invadunt), zione (cf. REIN., p. 25), ma serve ano
l'uccisione delle scolte (caeduntur), elle da originalissimo mezzo, per dare
l'accoglienza delle truppe provenienti una prinza idea della rovina che si ab-
da Tenedo (accipill1zt), il riordinamen- batte sulla città, rovina che è senza
to delle schiere (ill1zgtmt). - invadunt scampo sia per gli uO/Ili/1i che per le
urbem: costruz. poetica, in luogo di divinità patrie. E nel sogno appare
invadunt in urbem, più comune nella ad Enea Ettore, col volto desolatissi-
buona prosa. - urbem: id est cives mo, e piangente sulla patria che è
SERV.- somno - sepultam: « immer- ormai preda dei nenzici: egli che a
si nel sonno e nel vino ». L'espressione Troia Ira dato tutto, che è stato il pizl
secondo Macrobio (VII, 20) riecheg· fulgido difensore dell'onore di essa, e
gia l'enniano (ann. 292 Vah. 2): vino do· a cui tutto il popolo guardava con am-
miti somnoque sepulti; a IX 189 e 236 mirazione e speranza, affida solenne-
è detto dei Rutuli sormzo vinoque so- mente ad Enea, predestinato a rinver-
luti, ma qui sepultam rappresenta non dire la gloria di Troia, il compito di
solo il silenzio profondo, ma anche la ricostruire una nuova sede ai suoi, e
sicurezza e la quiete che dà la tomba lo esorta a fuggire; e perciò la fuga
(cf. C. M. BOWRA, in Class. Quart. non è un disonore, ma un gravoso do-
XXIII [1929], p. 71), immagine che ri· vere imposto dalla pietas.
corre anche in LUCR., I 133: sonznoque
sepultis e V 975. Opportunamente DAN.: 268 s. Quintiliano vi scorge la 7tEp(-
ostendere vult /zihil magml1n a Graecis (pplX'n~:circuitum quenda111 eloquendi,
factwn quod obtinuerint civitatem. - qui... arnatum petit solum, qui est
caeduntur vigiles: si osservi la varia- apud poetas frequentissimus (VIII 6,
90 VIRGILIO

incipit et dono divom gratissima serpit:


in somnis ecce ante oculos maestissimus Hector 270
visus adesse mihi largosque effundere fletus,

59 s.). - tempus erat, quo...: hoc loco sinua nelle membra »; cf. v. 253: sopor
noctis describit initium SERVo Pili co- fessos complectitur artus. Il termine
mune in prosa tempus erat, seguito da serpere, gr. Ep'ltEtv, «dà !'idea di ciò
cum determinativo; un atteggiamento che a poco a poco si inoltra, per poi
del tutto diverso ha tempus erat con prender possesso e rimanere lO GRAN.
!'inf., come nell'oraziano (c. I 37, 3 s.): 270 s. in somnis: per somnos « in
ornare pulvinar deorum / tempus erat sogno ». Con la stessa formula sono
e nel senechiano (Med. 111): tempus collocate le visioni profetiche a I 353
erat succendere pinum, per il quale cf. (Sicheo appare a Didone), III 151 (l'ap-
A. RONCONI, Interpretazioni grammati- parizione dei Penati ad Enea), IV 353
cali, Padova, Liviana Editrice, 1958, (quella di Anchise ad Enea). 557 (quel-
pp. 165 ss. - prima quies: cf. I 470: la di Mercurio ad Enea); invece la
primo... somno. - mortalibus aegris: visione profetica di V 636 sS. è intro-
dato commodi « per gli stanchi e mi- dotta con l'espressione per somnum.
seri mortali ». L'espressione, con la po- Esse, nella poesia virgiliana, hanno un
sizione chiastica rispetto a prima quies ruolo importante e, unite agli altri so-
e con i suoni aspri di mortalibus, ha gni (IV 9. 465 sS. V 720 sS. VII 81 ss.
una triste risonanza, soffusa di pro- 413 ss. VIII 26 ss. XII 908 ss.), sono
fondo pessimismo; essa, pure a fin pili numerose che quelle dell'Iliade e
di verso, ricorre anche a X 274 XII 850 dell'Odissea, messe assieme: e tutte
e georg. I 237, dove MARS. scrive: «Mor- hanno un'impronta tipicamente roma-
ta/es (invece di homines) è piuttosto na e virgiliana (cf. STIlI., pp. 8. 29-37.
proprio della poesia, perché la poesia 97-103). Osserva F. DE RuYT, in Lat.
è tristezza e malinconia e pensosità V 2 (1946), pp. 245 s., che somnus, ri-
di dolore e di affanno e ricordo di af· ferito per estensione metonimica a «vi-
fanni e di dolori della vita: è nostal· sione profetica », apparsa durante il
gia. Ma il poeta vuole intensificare il sonno, ricorre già in Ennio (ann. 36
concetto di mortales ed aggiunge Vah. 2; talia tum memorat lacrimans
aegri ». Cf. l'omerico (Od. XI 19): exterrita somno), nel sogno di Ilia.
5E~Àoi:(n ~po'toi:o"~, che SAnn.' contrappone Qui Enea, preso da un somnus levis,
ai I-UXXCXPE<; OEoL Aegris, come si è visto, vede in sogno Ettore cosi, come l'ave-
è un epitlzeton ornans, caro alla musa va visto per l'ultima volta (cf. vv.
melanconica di Virgilio, ma qui esso 272 s.), e dalla sua bocca ascolta ciò
ha una particolare forza, perché, 01· che realmente avviene nella città: Vir-
tre a indicare che il riposo è pili dolce gilio - scrive V. USSANI jr, Insomnia,
per gli uomini spossati dalle fatiche Roma, A. Signorelli, 1955, p. 112 - «sem-
(PA.), suscita un moto di simpatia per bra fare una concessione a un'antica
i Troiani, sorpresi mentre erano somno credenza, per la quale al sonno pro-
vinoque sepulti (CON.). - dono divom fondo, al sopor o ci5tvò<; U'lt'lo<; si deb-
(-art/m cf. n. v. 14): cf. georg. I 238: bono le false visioni, al sonno lieve le
munere... divom, dove MARS. osserva: reali apparizioni nel sogno lO. Cf. pure
«Il tono del verso è religioso e so- ibid., pp. 139 s. e le valide conclusioni
lenne: divom in cesura è rivestito di cui giungono W. EVEHETT, in Class. Rev.
primitivismo religioso... e in quell'om XIV (1900), p. 154, e STIlI., p. 29. -
sentiamo dentro di noi come l'eco to- ecce: « quand'ecco» cf. n. v. 57; intro-
naIe e sacrale di questa religiosità ar- duce un prodigio come a v. 203. L'u-
cana e primitiva ». - gratissima serpit nione per asindeto di ecce a tempus
(sciI. per membra): «graditissima s'in- erat v. 268, la doppia sinalefe (-ce /
ENEIDE II 91

raptatus bigis ut quondam aterque cmento


puIvere perque pedes traiectus Iora tumentis.
Ei mihi quaIis erat, quantum mutatus ab illo
Hectore, qui l'edit exuvias indutus Achilli 275

W 1-, -te / 0-) e la collocazione di obliecti attrahit FOlm. Ma traiectus non


111aestissi111US prima di Hector accen- ha valore mediale, perché Ettore non
tuano la nota patetica del racconto. si forò i piedi, ma glieli forò Achille:
- maestissimus - visus (scii. est) perciò il costrutto è stato inteso o co-
- mihi: piu che su Il. XXIII 65: me una trasposizione analoga a quella
i'jÀOE o' t1tt \jJux'ÌJ II()('tpoxÀ:\'joç OELÀOLO, l'ap- che si ha normalmente con il parto
parizione è modellata sugli Armali di perf. con valore mediale (KNIG.', p.
Ennio (6 Vah.': visus Homerus adesse 320) o come espressione risalente al-
poeta), perché in Omero il, sognante l'att. eum lora traiecit (H. C. NUTTING, in
vede (cf. G. BJORCK, in EraH. XLIV elass. Journ. XXII [1926], pp. 138 ss.).
[1946], p. 309), in Ennio invece imma- G. LANDRAFF, in Areh. fiir Lex. X (1898),
gina di vedere, secondo la concezione p. 224, accosta l'emistichio a X 156 s.:
piu realistica di Euripide (Or. 408), puppes / ... rostro Phrygios subiuncta
dove il sogno è indicato con la for- leones e traduce « durch die Fiisse
mula Eoo1;' lOELv. - largos - fle~tus: cf. Riemen durchgezogen tragend,,; ma ta-
Il. XXIII 106; la stessa immagine si le interpretazione è già in SERV.: tra-
ha in LUCR., I 125: lacrimas effundere iecta lora lwbens. Propendiamo per
salsas, detto dell'ombra di Omero, ap- quella di KNIG.': in moltissimi luoghi
parso in sogno ad Ennio. infatti Virgilio ha fatto uso del parto
272. Si ordini: ut quondam (visus est perf. con valore mediale, seguito dal-
111ihi) raptatus bigis. Lo stesso episo- l'accuso (cf. append., in PA.); è pro-
dio è ricordato a I 483: ter cireum babile quindi che qui egli ne sia rima-
Iliacos raptaverat Hectora muros; cf. sto influenzato, pur adoperando il parto
Il. XXII 401-5 e, per l'uso del verbo perf. traieetus con valore passivo.
raptari, ENN., scen. 101 Vah.': Hecto- 274. ei - erat: SERVo nota la remi-
rem curru quadriiugo raptarier. - ut niscenza enniana (mm. 6 Vah.') - quan-
quondam: « come quella volta, assai tum - ilio: magnus inest affectus in
lontana... e il sogno è come un paese pristinae et praesentis fortlmae com-
montano veduto sotto la nebbia, nel paratione; cf. OV., met. VI 273: heu
quale si vedono chiare alcune cime quantum lzaec Niobe distabat ab illa
soltanto e il resto è occulto " PASCo - Goss. - ab ilio: « dal glorioso ».
ater: « insozzato", perché ater è detto 275. redit: pres., che rende piu vi-
proprio del sangue (cf. III 33). Bene vida l'immagine di Ettore vittorioso;
Goss.: foedum, quod inest in a t e r, « ... nel sogno... suoi ritornare vitto-
augetur addito c r u e n t o . rioso ed è nell'aspetto di quando fu
273. per - tumentis (-es cf. n. vv. morto è morto e vivo, si vede cosi
19 s.): « con i piedi gonfi traforati dal- come 'era quando cadde, e gli si chie-
le corregge". Cf. Il. XXII 396 sS. Giu- de perché non sia piu tornato e come
stamente in Kun.', p. 290, è definito abbia tutte quelle ferite" PASCo Cf. V.
ardito tale costrutto. Se traiectus viene 663: obtruneat. A RONC., pp. 54 s., pare
inteso con valore mediale (FORD.), come che tale preso si debba definire « dram:
suffecti V. 210, cirelml... / dati vv. 218 s., matico o letterario,,: « il paragone e
perfusus v. 221, l'accuso lora è spiega- tra una visione di Ettore squallido e
bile, perché vero e proprio accuso gre- disfatto e !'immagine, rievocata come
co. Participium perf. pass., pro parti- in un quadro, di Ettore reduce. vitt<:
cipio medii Graeci positum, accuso rioso dal duello". Hectore, qUI redlt

8
92 VIRGILIO

vel Danaum Phrygios iaculatus puppibus ignis,


squalentem barbam et concretos sanguine crinis
volneraque illa gerens, quae circum plurima muros
accepit patrios! ultro flens ipse videbar

ha il valore di Hectore redeunte. _ rens (gr. ~XWV, (jlEp~lV), detto propria-


exuvias - Achilli: cf. Il. XVII 194 s.: mente di cose materiali, è usato anche
1> o' 1lJ.L~WCCt 'mJXECt OÙVE / llY}).EtoEW là dove noi diciamo « mostrando» (per
·Ax~).).fjoç e ibid. 124. Il costrutto indu- es. delle parti del corpo a I 315: vir-
tus aliquid comincia da PLAUT., Men. ginis os habitumque gerens - per
511 s. e l'm., Eun. 708, e con LIV., estensione, come qui, delle ferite su
XXVII 37, 13, penetra anche nella esse - e del portamento a IX 311:
prosa; per il suo valore mediale cf. animumque gerens curamque virilem);
G. LANDllAl'l', in Arch. fi1r Lex. X (1898), gerens a CON. pare che sia apposiz. di
pp. 218 s.; per il genit. Achilli cf. n. qualis e mutatus del v. 274.
v. 7. 278-80. quae - patrios: non le ferite
276. Si accenna alle note imprese di riportate in battaglia davanti alle mu-
Ettore; per l'espressione cf. Il. XXII ra di Troia, che, secondo PA., pote-
374: ChE vfjo:ç ÈVÉ1tPEO"EV 1tupl y.Y}ì,È'') e ibid. vano suscitare nell'animo di Enea un
VIII 217. - Danaum (-orum cf. ·n. v. 14). senso di orgoglio più che di pietà, ma
:- .Phrygios (Troianos cf. n. v. 68) ... quelle ricevute circum muros patrios,
Igm~ (-es cf. n. vv. 19 s.): flammas dopo la morte (cf. SERV.: in Hectorem
Trozanas quibus Protesilai navis in- extinctum omnes tela iecerunt more
censa est SEIlV. - puppibus: in pup- maiorwn; Il. XXII 371: OUo' IlpCt OL 'nç
1?es (sineddoche); per il dato retto da a.vou'tY}'tt 'l'E 1tCtPEO"'ty) e ibid. 375). Anche
zaculatus cf. n. v. 36. a I 483 si legge che Ettore fu trasci-
277 s. I due versi fissano alcuni par- nato intorno alle mura di Troia; da
ticolari dello squallido aspetto di Et- Omero invece (Il. XXII 401-5; XXIV
tore e sono quasi d'integrazione dei 14 ss.) sappiamo che l'eroc fu trasci-
vv. 271-3. NOlill. ad v. 446 enumera altri nato dalle mura al campo grcco e,
casi in cui l'ELow).ov del trapassato mo- dopo i giochi funebri, intorno al tu-
stra tracce dell'aspetto che egli aveva mulo di Patroclo. 1':'. evidente chc Vir-
~l momento della morte: cosi appa- gilio ha seguito un'altra fonte, forse
Iono Erifile (VI 445 s.), Didone (ibid. di un poema ciclico oggi perduto; che
450), Deifobo (ibid. 494 ss.); cf. anche diverse fossero le tradiz. si ricava an-
l'm., II 6, 39 s.; PROP., IV 7, 7 ss.; Ov., che dall'Aiace di Sofocle (vv. 1029 ss.),
met. XI 650 ss.; STAT., silv. II 1, 154 ss.; in cui Ettore, legato vivo al cocchio, fu
ApUL., met. VIII 8. - squalentem: pre- trascinato ~o"'t' c1.1tEY,Ut;EV ~tov « finché
valentemente poetico e della prosa esalò la vita ». - muros: cf. n. v. 33.
post-augustea. Qui nel senso di sordi- - accepit: in luogo cii acceperat; è
dus, altrove (X 314 XII 87) in quello uno di quei perf. « aoristi» « che non
opposto di lucens. - concretos - cri- considerano l'azione come relativa al-
nis (= -es cf. n. vv. 19 s.): « i capelli la principale, ma la sbalzano in primo
rappresi di sangue ». Una imitazione piano» RONC., p. 85. - ultro: prior
dell'emistichio troviamo in VAL. FL., « per primo »: cf. n. v. 59. Ultra va
III 286: concretos pingui... sanguine unito non a flens, ma a cOlnpellare del
crines; per l'espressione cf. Ov., met. v. s., come a v. 372 IV 304 VI 499 X
XII 270: concreta... sanguine (sciI. 606. - fIens ipse: non minus quanl ille
pars oculorum). XIV 201: concretam FORD.; cf. v. 271 e Ov., Pont. I 4, 53:
sanguine barbllln. - volnera - ge- et narrare meos flenti flens ipse labo-
rens: « mostrando quelle ferite ». Ge- res; PA. ad I 459 esamina altri luoghi

~I
ENEIDE II 93

compellare virum et maestas expromere voces: 280


IO lux Dardaniae, spes o fidissima Teucrum,
quae tantae tenuere morae? quibus Hector ab oris
exspectate venis? ut te post multa tuorum

dell'Eneide (III 348 V 173. 343), in cui data da Dardano, prima che sorgesse
appaiono eroi piangenti, osservando Troia nella pianura (Il. XX 216 s.); la
che l'atto non è per essi disdicevole. - denominazione, conservata nel nome at-
videbar (sciI. mihi) - virum (= eUm): tuale di Dardanelli, talvolta è usata
«mi sembrava che io lo interrogassi» in luogo di Troia (v. 325 III 52. 156 VI
(per muoverlo a rispondere): cf. ENN., 65 VIII 120). - spes o fidissima: bene
anno 44 Vah.'; compellare pater me per contrariwn.· spes enim, semper
voce videtur. Anche qui il poeta rap- incerta... in Hectore fidissima dicitur
presenta Enea che immagina di par- SERV, - Teucrum (-orwn cf. n. v. 14).
lare, cosi come a v. 271 immagina di 282 s. Enea, rappresentandosi Ettore
vedere (cf. n. vv. 270 s.): non dixit nell'indeterminatezza del sogno, come
Aeneas 'flevi' aut 'locutus swn', sed 'vi- lo ha veduto in un tempo assai re-
sus Sllm milli flere vel loqui', tristia sine moto, lo crede ancora in vita, ma lon-
dubio quia talis persona videbatur tano da Troia, e non riesce a rendersi
adsta;e DON. - compellare vinlm: la conto perché l'eroe venga in aiuto ai
stessa locuzione a III 299, pure a ini- Troiani dopo si lunga assenza. - quae
zio di verso. Cf. Dv., met. XII 585: com- tantae... morae: C( qual si grave ragio-
pella t Sminthea dictis. Il v. compellare, ne d'indugio?». - tenuere (-enmt cf.
intenso di compellere, ha quasi il senso n. v. 1): sciI. te. - quibus ... ab oris:
di « muovere con la voce» e, in tal « da quali lidi». - exspectate: accor-
senso, è prevalentemente poetico. - dato col vocat. Hector, anziché col
et _ voces: « e che prorompessi in sogg. sotto tu. Tale specie di attrazio-
mesti accenti ». ne, analoga in CATUll., 77, 1 e ROR.,
281-6. Macrobio (VI 2, 18) richiama c. II 7, 5, è defmita antiptosis da SERV,
un frammento dell'Alexander di En- Cf. KtJH.', p. 2S5. « Nel sogno - scrive
nio (scen. 72-5 Vah.': o IllX Troiae, PASC, - il tempo non conta più: Enea
germane Hector, / qllid ita cum tuo aveva provata la gioia delle vittorie
lacerato / corpore (abiectu's) miser aut d'Ettore, aveva provato il lungo desi-
qui / te sic respectantibus / tractave- derio di lui ucciso: questi due senti-
re nobis?). - o lux: « o salvezza»; il menti si riproducono contemporanei
termine, bene illustrato da DAN.; quasi nel sogno».
dies rlOster, per quell'l certi ermnus de 283-5: riecheggiati in VAL. FL., II 563 s.:
luce, hoc est de vita, tamquam occiso quot mihi post lacrimas, post quanta
Hectore omnes se extinctos credant, è piacula patrum / serus ades! - ut:
riferito a persone, come il gr. cpa.oç: secondo DAN., seguito da WAG. e PAS.,
cf. Il. VIII 282: cp6wç Arx\lrxo1:o"~; EUR., è unito a defessi; secondo altri, esso
Hec. 841: "E},),:r]O"w cpa.oç; PIND., [sth. 2, sta per quomodo, qualern (gr. wç); me-
17: 'AY.prxyrx\l1;L\lW\I cpa.oç. In quest'ultimo glio intenderlo equivalente a ut liben-
esempio, è usato nel senso di IC luce, ter, come fa CON. che lo convalida con
splendore», come in HOR., c. IV 5, 5: VIII 154 s.: ut te, fortissinle Teucrll1n, /
lucem redde... patriae. - Dardaniae: accipio adgnoscoque libens! Quest'ulti-
Troiae; come si ricava anche dagli ma interpretazione si accorda anche
esempi greci sopra riportati, può esse- col valore di aspicimus del v. 285, che
re considerato più dat. commodi che vuoI dire proprio « guardiamo con am-
genitivo. Arxporx\l(rx, città posta nel lem· mirazione, con fiducia». - labores: cf.
bo settentrionale della Troade, fu fon- n. vv. lO s.
94 VIRGILIO

funera, post varios hominumque urbisque labores


defessi aspicimus! quae causa indigna serenos 285
foedavit voltus? aut cur haec volnera cerno? '
Ille nihil, nec me quaerentem vana moratur,
sed graviter gemitus imo de pectore ducens

285 s. La lentezza del ritmo SPOll- difensore, il secondo esprime l'affetto


diaco accresce il senso di lutto che personale e premuroso di Enea che
emana dalla scena e lo stupore dolo- osserva attentamente (ce mo, gr. XpLVW)
roso, da cui è invaso Enea. Per il me- l'ELlìw),ov di Ettore, e sembra che indi-
desimo effetto cf. VI 501: quis tam chi col dito le ferite dell'amico (cf.
crudeles optavit sumere poel'las? e l'epidittico haec).
NORD. - quae causa (== quae res) 287. ille nihil: l'ellissi del verbo,
- cerno: ben adatte le due domande, respondet, di un effetto analogo a quel-
perché Enea ha visto Ettore squalen- la del V. 42, rende ancor più scultoria
tem barbam et concretos sanguine cri- la figura di Ettore nel suo silenzio
l'lis / volneraque... gerens vv. 277 s. - grave e solenne. - nec - moratur:
indigna: cf. n. vv. 142-4. CON. l'accosta «né si cura di me che rivolgo inutili
ad àE~X1\ç di Il. XXII 395, dove si ac- domande »; un altro tocco della digni-
cenna alla crudele vendetta con cui tosa maestà di Ettore che, col suo do-
Achille pensa di sconciare il cadavere lore muto di guerriero vinto e strazia-
di Ettore; PA. nota che imlignus rife- to, serba l'antica fierezza e disdegna
rito a persona, vale «undese~ing" ogni risposta alle amorevoli, ma vane
« immeritevole »; riferito a cosa, come domande di Enea: inutile attardarsi
qui, «undeserved» «immeritato" e, in effusioni affettuose, quando sui suoi
per estensione, «crudele", «vergogno- concittadini incalza la sciagura più fu-
so". Cf. XI 108 s.: quaenam vos tanto nesta, la distruzione di Troia con la
fortuna indigna, Latini, / implicui! perdita della liberato Si osservi l'uso
bello... ? - serenos: detto propriamen- particolare del verbo: non (rzilzil) mo-
te del cielo e del tempo, è di fre- rari aliquenz «non (per niente) trat-
quente usato per il volto, la fronte, tenere qualcuno» scaturi dalla formu-
gli occhi, l'animo, ecc. L'espressione la: nil amplius vas nlOrar, con la qua-
voltus serenus ricorre in CATULL., 55, 8; le il console scioglieva la seduta deI
LUCR., III 293; HOR., c. I 37, 26. - Senato ovvero il magistrato dichiarava
foedavit voltus: il verbo è opportuna- libero un accusato (cf. LIV., IV 42,
mente usato in antitesi a serenos, in 8: C. SempranÌlmz nihil moror) e, ri-
quanto contiene l'idea di macchiare, ferito anche a nomi di cose, assume
ed è detto qui dell'espressione tetra inoltre sin dall'epoca arcaica (PLAUT.,
assunta dalla faccia di Ettore, abitual- Aul. 169: nil moror) il significato di
mente serena. Cf. XII 99: foedare in «non prendersi cura di qualcuno, di
pulvere crirzis; Dv., met. VIII 529 s.: qualche cosa". Cosi a V 400: nec do-
vultus... serziles / foedat; TAC., Agr. 36, na moror; HOR., ep. I 15, 16: vina nihil
2: ora foedare. L'accus. voltus è plur. Illoror illius orae. II 1, 264: nil morar
poeto intenso - cur - cerno: Enea olJicium.
non ha presente nel sogno il ricordo 288. Eloquentissimo è invece il ge-
della morte di Ettore; «vede e non mito penoso che Ettore con uno sfor-
vede, ricorda e non ricorda, parla al zo doloroso (graviter) trae dal profon-
vivo e al morto, al vincitore e al vin- do dell'animo, nel momento in cui sta
to" VALG. Si noti il mutamento da. per annunziare cose luttuose e di una
aspicimus a cemo: il primo è la voce gravità estrema; eguale eloquenza espri-
di tutto un popolo che rivede il suo mono i sospiri che emette lo che non
ENEIDE II 95

iHeu fuge, nate dea, teque his' ait eripe flammis. i

Hostis habet muros, rHit alto a culmine Troia. 290


Sat patriae Priamoque datum: si Pergama dextra

può rispondere alle invocazioni del pa- morali e civili. - hostis: cf. n. vv. 43 s.
dre (Dv., Inet. I 655 ss.: retices, nec - habet: obtinet, occupato L'aspirazio-
nmtua nostris / dicta refers, alto tan- ne iniziale, insieme con quella di !lOstis,
twn suspiria ducis / pectore). ~ ge- ritrae l'angoscia di Ettore che parla
mitus - ducens: per locuzioni analo- (cf. MAROU., p. 30). Cf. VAL. FL., III 45:
ghe cf. I 485: ingerztem gemitwll dat hostis habet portus (anche nel primo
pectore ab inlO; Dv., met. X 402 s.: emistichio). - muros: cf. n. V. 33. -
suspiria duxit ab imo / pectore. SERvo ruit - Troia: « Troia rovina dall'alto
bene interpreta il dolore di Ettore: della sua grandezza »; riecheggia l'ome·
nec enim parvus dolor est viro forti rico (Il. XIII 772 s.): vuv (;,).E'I;O 7tii<ru. M'I;'
forteln virum fugam suadere. G.XpT)~ / "n.LO~ U.t7tELV1J, in base al quale
289. L'ombra di Ettore con esclama- e a HOR., C. IV 6, 3: et Troiae prope
zione angosciosa, seguita dagli imperat. victor altae, il PUCCIONI, in Maia VI
disperati (cf. III 44: heu fuge crudelis (1953), pp. 148-61, propende per l'emen-
terras, fuge litus avarum), pone tragi- damento di DaR. e WAG.: alta a cul-
camente Enea dinanzi alla dura real- mine Troia (inoltre egli, pur osservan-
tà e, col mostrargli le fiamme ormai do che alto a culmine è rifatto su
inevitabili più dei nemici stessi, ricor- inw de pectore v. 288 e che a culmine,
dà ti al V. s., gli fa intendere che ogni nella stessa posizione e senza agg., ri·
difesa è impossibile; la concitazione corre a v. 603, nel comm. conserva alto
dolorosa del comando è potentemente « per cautela metodica »; ma l'USSANI
espressa dall'esametro, ricco di asso- jr, ibid. VII (1955), pp. 216-30, riaf-
nanze, quasi tutto di monosillabi e ferma la lez. tradizionale, dimo-
bisillabi, separati da pause profonde strando, con vari esempi, che Virgilio
come singhiozzi. - heu fuge: osserva imita Omero con molta libertà. - a
il TURSELLINI (Particulae III, p. 68) che culmine: accompagnato da agg., co-
l'imperat., preceduto da !!ell, rivela una me qui, anche a V. 410: ex alto...
più profonda commozione di chi co- culmine. VII 512 e georg. I 402: de
manda. - nate dea: Ettore, che era cIIImille summo.
stato il più valido difensore di Troia, 291 s. La figura di Ettore si accresce
investe della delicata missione Enea, di una nuova luce di umanità: l'eroe
perché solo a lui, nato da Afrodite (si che nell'Iliade è sempre primo in cam-
noti dea in cesura), si potevano affi- po, dimentico perfino dei più cari af-
dare i destini della gente troiana. Enea fetti familiari, che rivolge parole di
è cosi chiamato anche a I 582. 615 III biasimo anche al fratello Paride, e che
311 IV 560 V 383. 474. 709 VIII 59. - resterà come il simbolo dell'amor pa-
his flammis: forse Ettore indica con trio, riconosce che contro il volere de-
la mano (OELX'l;VXW~ SERV.) le fiamme gli dèi avversi non vale alcuna forza
che già divorano la città. umana e che neanche il braccio di
290. In due brevi incalzanti proposi- un eroe ha potuto impedire il preci-
zioni asindetiche, nettamente staccate pitare dci tristi eventi. La cesura efte-
dalla cesura pentemimere, delle quali mimere dopo datum segna una forte
la seconda conseguenza della prima, pausa tra la prima parte che esprime
con hostis, il vincitore, a principio di una constatazione e il concetto seguen·
verso, e Troia, la vinta, alla fine, è te che previene un'eventuale obiezione
rappresentato il crollo completo della di Enea. - sat (= satis) - datum (sciI.
città, non solo nelle sue superbe co- est a te): « abbastanza è stato dato
struzioni, ma anche nei suoi valori da te per la patria e per Priamo ».
96 VIRGILIO

clefendi possent, etiam hac defensa fuissent.


Sacra suosque tibi commcndat Troia penatis:

« L'intento di giustificare la fuga di pel1atis, il termine sacra è generico e


Enea ~ scrive ROST. - diventa piu comprende, tra le altre cose attinenti
che mai palese; e la giustificazione ac- alla religione, anche le vittae v. 296,
quista assoluto valore nella bocca del- Vesta ibid. e l'aetemus ignis v. 297.
lo stesso Eroe tutelare, che aveva fatto Di questi, piu importanti sono i pe-
tanto, ma pur invano, per la difesa l1ates, messi enfaticamente in fondo
della patria ». Sembra che Virgilio con al verso e richiamati con forte accento
queste parole abbia voluto dare uno al v. s. con lzos e his. Per tutto il
risposta alle critiche d'una tradiz. pre- verso cf. ROR., C. IV 4, 53 ss.: gens,
cedente, mosse al comportamento di quae cremato fortis ab Ilio / ... sacra /
Enea, che avrebbe dovuto non fuggi- natosque maturosque patres / pertu/it
re (cf. C. PASCAL, in Riv. Filol. e Istruz. Ausonias ad urbes, e, per l'espressione,
Glass. XXXII [1904], pp. 232-4). La stes- SEN., ben. III 37, 1: complexus sacra
sa costmzione di satisdare, nella lin- ac Penates deos religiosus senex. -
gua giuridica riferito ai pagamenti tibi: in cesura: giusta perciò la chiosa
(Crc., Verr. II l, 56, 146. 2, 24, 60. fam. di DAN.: merito 'tibi', quod religiosus
XIII 28, 2; Dig. XXXVI 4, 1. 5), ricorre, et pius est. - commendat: Ettore, in
pure a inizio di verso e in senso trasla- nome della patria (cf. DAN.: et non
to a IX 135: sat fatis Venerique datum , ego', sed 'Troia' ut videatur patriae
e VAL. FL., III 688: sat lacrimis comi- praestare quod fugiat), raccomanda ad
tique datum. - Pergama: cf. n. v. Enea non una cosa propria, come fa
177. - dextra: « con la mano di un Patroclo che va in sogno ad Achille,
eroe ». Collocato in forte rilievo alla per chiedere la sepoltura (cf. l/. XXIII
fine del verso, come a X 279 XII 50, il 71: OIi1t'tE (.lE c't'n 'tIiXtO"'ta:, 1tIJÀa:ç 'Atoa:o
termine acquista un che di grandioso 1tEp1]erW), ma le sacre reliquie di Troia,
e di solenne. - etiam hac (== lnea, In Virgilio il sogno trascende ciò che
sciI. manu): « anche con la mia ma- è personale e temporaneo, e si protende
no ». Questa interpretazione, suggerita nell'avvenire lontano, sul cui sfondo
da PAS., s'accorda con quella di SERV.; già si intravedono nuove città e mura
sed melius est 'etiam hac', ut et eccelse che saranno una prova della
particeps gloriae sit Aeneas, et Hector sopravvivenza della patria troiana. E
vitet superbiam. Se si intendesse, co- cosi ha inizio la missione fatale di
me fanno altri, « con questa stessa ma- Enea: anche se ha finito di combat-
no », dando a etiam un valore intens., tere per Troia, dovrà ancora lottare
Ettore non solo darebbe segno di pre- ~ e la volontà del fato gli è comuni-
sunzione rispetto al compagno d'armi, cata per mezzo dell'ombra di un mor-
ma si rivelerebbe privo di quella mo- to -; il suo esodo dalla città non è
destia che gli era abituale. Per gli un gesto egoistico, ma un obbligo sa-
stessi motivi ci sembra non si possa cro e insieme un'impresa rischiosa e
dare a etianz il valore temporale « di gravida di responsabilità. - penatis:
già ». - defensa fuissent: apodosi di anacronisticamente sono attribuite alla
un per. ipotet. dell'irrealtà, costruita Troia micenea istituzioni religiose ti-
col congo pperf., perché indicante azio- picamente romane. Di penates (lo stes-
ne che, se fosse stata possibile nel so suff. che in nostras, -atis,' Arpinas,
passato, già da gran tempo sarebbe -atis) già Cicerone (nat. deor. II 27,
stata effettuata. 68) dà due etimologie: sive a penti
293. sacra suosque... penatis (-es cf. n. ducto nomine (est enim onme, quo
VV. 19 s.): come ai vv. 320: sacra... vesczmtur fzomines, penus) sive ab eo,
victosque deos e 717: sacra... patriosque quod penitus insidelzt,' ex quo etiam
ENEIDE II 97

hos cape fato rum comites, his moenia quaere,


magna pererrato statues quae denique ponto.' 295
Sic ait et manibus vittas Vestamque potentem
, penetrales' a poetis vocantur. Piti si· contiene la prima profezia fatta ad
gnificativa ci sembra la prima, in quan- Enea; altre seguiranno ai vv. 781 ss. e
to i Penati erano divinità protettrici al 1. III. - magna: predicativo di
della famiglia e della città, quasi i quae (moenia); in posizione enfatica,
curatores delle stesse (cf. penator, dal- sembra pronunziato con legittimo or-
la rado pa di pascor «colui che porta goglio. Insieme a statues dà l'idea di
le provvigioni »); per metonimia son una nuova città, fondata come sede
detti penetrales, anche perché erano stabile e definitiva, ben diversa dalle
collocati nella parte più interna della effimere fondazioni effettuate in Tra-
casa e del tempio, chiamata appunto cia e a Creta (III 17. 132). L'agg. è
penetralia. Si distinguevano due spe- unito a moenia da altri (CON., PA.) che
cie di perlates: i maiores o publici, si basano su M', nel quale l'interpun-
della città; i minores o privati, della zione non è dopo quaere, come in F,
famiglia: qui Ettore allude probabil- ma dopo magna. La pausa dopo quaere,
mente ai primi. conservata da BEY., LAD. e altri, è già
294 S. cape: « La Pietas - os~erva P. acutamente sostenuta da DAN.: non
FI2CHEROLLE, in Ét. class. III (1934), p. enim magna moenia inventurum pro-
543 - ... empruntée à l'Éneide homé- mittit, sed magna facturum. Per il va-
rique qui faisait du héros un protégé lore predicativo di magna e per la
des dieux... explique le choix d'Énée trasposizione del quae - collocato qui
en qualité de dépositaire des Pénates con bell'effetto al quarto posto, cf. n.
et fondateur du culte de la cité nou- vv. 229 S. (per l'iperbato cf. n. V. 73) -
velle ». - fatorum (scii. tuorum) co· cf. III 546: praeceptis... HeleHi, dede-
mites: « come compagni del tuo de- rat quae maxima. - pererrato: il pref.
stino », ossia del tuo andare errando per- indica che il mare sarà attra-
per volontà dei fati. Comites ha va- versato in luogo e in largo (/zoc... ver-
lore predicativo; per un altro senso bo osteHdit erroris longinquitatem
di comes cf. n. vv. 86 s.; per fato- SERV.). Pererrare è d'uso prevalente-
rum cf. n. v. 13. - his - ponto: la mente poetico e della prosa post-au-
missione aflidata ad Enea ha un ca- gustea: cf. ecl. 1, 61: pererratis ." fini-
rattere non soltanto ieratico, come si bus; Dv., /zero 14, 103: freta longa
ricava dal V. prec., ma anche po- pererras? fast. I 234: pererrato... orbe.
litico: è qui chiara l'allusione al- - statues: nel senso di condere e
la città che sarà fondata da Enea, unito a urbs, moenia, si trova anche a
Lavinio, dove troveranno asilo i Pe- I 573 e IV 655. - denique: in quinta
nati di Troia (cf. VARR. l. L. V 144: sede come a V. 70, esprime il senso
oppidum quod primum cOHditum in di sollievo che proverà Enea, alla fine
Latio stirpis Romanae Lavinium; nam delle sue peripezie. - ponto: cf. n.
ibi dii penates nostri) e forse anche al- vv. 206-11.
la grandezza di Roma imperiale che 296 S. La visione si allarga: improvvi-
di Lavinio poteva considerarsi degna samente davanti alla fantasia di Enea,
figlia. - his: dat. commodi. - moenia oltre all'ombra di Ettore, appare l'in-
quaere: « cerca una città »; cf. I 5: terno di un tempio, e da questo sem-
dum conderet urbem e III 159 s.: tu bra che l'eroe tragga fuori con le sue
moenia... / ... para. Per moenia cf. n. stesse mani gli oggetti sacri, per dare
V. 33. - magna - ponto: «che, dopo la solenne investitura ad Enea. Questi,
aver a lungo errato per il mare, final- nel narrare, non specifica di quale tem-
mente erigerai ben grande ». Il verso pio si tratti né se sia sull'acropoli,
98 VIRGILIO

aeternumque adytis ecfert penetralibus ignem.


Diverso interea miscentur moenia luctu
et magis atque magis, quamquam secreta parentis

serbando tutta la grazia di un sogno penetralibus. georg. I 379: tectis pene-


avvolto nella nebbia dell'indetermina- tralibus.
tezza. Tra poco (v. 320) si vedrà come
il simbolo si confonda con la realtà: 298-317: « Trapasso inzprovviso: il so-
Enea incontrerà Panto che porta in gno si è rotto, è caduto, è scomparso;
salvo con le sue mani sacra... e insorge la verità della rovina e del-
victosque deos - sic ait: a con- l'incendio" VALG.
clusione del discorso, come l'omerico
wç 11'1'11.1:0. - vittas: cf. n. v. 133. 298. « Frattanto la città è sconvolta
CON., MAC., PA., considerando una en- da pianti che si propagano nelle sue
diadi vittas Vestamque, intendono varie parti ". In un solo verso il poeta
Vestam vittatam, vittis ornatam; piu rivela sinteticamente, ma con chiarez-
giusta ci sembra l'interpretazione di za luminosa, i tristi effetti dell'assalto
Uss.' che stacca i due concetti « le notturno. - diverso: a diversis urbis
sacre bende" e « la dea del fuoco", partibus HEY.; diversus (ela dis- e verto
Vesta (gr. ÈO"'tL(J. « focolare", donde cf. n. V. 212) ha valore locale, come a
'EO"'tL(J. « dea del focolare", cf. pure IX 691 XII 621 piu che quello quali-
CIC., nato deor. II 27, 67), rappresen- tativo « di diversa specie". - miscen-
tante la fiamma (cf. OV., fast. VI 291: tur: « suggerisce non soltanto l'idea
nec tu aliud Vestam, quam vivam in- che le case" sono sconvolte ", ma che
tellege flammam). - potentem: epiteto su esse, mentre rovinano, v'è confu-
riferito anche altrove agli dèi: cf. III sione al colmo; e luctu inelica tante
438 VI 247. Potens richiama il gr. TC6'tvt(J. cose: "morte" di persone care, "do-
di Il. I 551 IV 2 V 592. Od. I 14; SOPII., lore" per rubamenti e frode, e con-
Phil. 395. - aeternum... ignem: il poe- seguentemente " pianto insaziabile"
ta, seguendo una concezione tipicamen- per il cumulo di sventure, domestiche
te romana, non tralascia di ricordare e pubbliche, che si assommano" GRAN.
accanto alla dea Vesta il fuoco che, Il V. misceri - osserva PilAS. ad
sempre acceso, non solo era « il sim- V. 160 - è prediletto da Virgilio, quan-
bolo della vita che da Ilio doveva an- do egli vuole indicare confusione. Cf.
dare ad ardere nel focolare di Roma, vv. 329. 487 I 124; in questo ultimo
eternamente" PASC., ma garantiva an- luogo: interea magno misceri I1lZlrl1llZ-
che la perennità dello stato e della re pontum, ripetuto a IV 160, con la
famiglia (cf. F. DE COULANGES, La cité sola sostituzione di caelum a pontzmz
antique, Paris 1960, p. 166). Si noti la si osservi il riecheggiamento del verso.
particolare tecnica del verso: il quali- - moenia: cf. n. v. 33. - luctu: cf.
ficante all'inizio, il qualificato alla fine n. V. 12.
(cf. n. V. 3), in posizione chiastica ri- 299 S. et - magis: da unire a cla-
spetto a adytis... penetralibus, mentre rescunt e ingruit del V. 301. La ite-
il tutto si appunta sul mesodico ecfert. ratio, per la quale cf. CIC., or. 25, 85,
- adytis: cf. n. vv. 114 s., sia per a principio di verso anche a XII 239
l'ellissi della prep. sia per il valore e georg. III 185. - quamquam - re-
dcI termine. - ecfert: i. e. per so- cessit: « sebbene la casa del padre An-
mnllll'l efferre mihi videtur,' somnium chise sorgesse lontana e chiusa da al-
nzihi eum producit efferentem FORD. - beri intorno ". Acutamente VALG.: « Con
penetralibus: « piti interni,,; cf. pure questo tratto la poesia sembra voglia
n. vv. 483 S. Come agg., anche a IV come accentuare l'isolamento del so-
504: penetrali in sede. V 660: focis gno e accrescere solennità all'ordine e
ENEIDE II 99

Anchisae domus arboribusque obtecta recessit, 300


clarescunt sonitus armorumquc ingruit horror.
Excutior somno et summi fastigia tecti

al presagio di Ettore". - secreta: con a causa degli strepiti, ovvero, dando


valore predicativo, come obtecta del valore passivo al verbo, «sono scosso
v. s., da unire a recessit, che ne raf- bruscamente nel sonno" dagli strepiti
forza il significato. - Anchisae domus: per il cui efIetto cf. DAN.: nam cla~
invece di domus mea, è una delica- nlOribus et sonitu ita interruptus est
tissima nota di afIetto per la casa pa- (scii. sommls), ut non ipse sonl1lum
terna. - recessit: uno di quei perf. excuteret, sed somnus illum; per l'el-
aoristici, che « trasformano l'azione da lissi della prep. e, cf. n. vv. 114 s. La
durativa in istantanea" RONC., p. 84, dizione excutior somllo, pure a inizio
che cita, ibid., p. 83, I 441: lucus in di verso, in Dv., her. XIII 111 (cf. an-
urbe fuit media. VI 237: spellll1ca alta che met. IX 695). R. ALLAIN, in Rev. ét.
fuit. Recedere, riferito propriamente a lat. XXIV (1946), pp. 189-98, osserva: « il
persone e cose mobili, qui è usato in y a dans l'Éneide tout un passage Olt
senso traslato per cose immobili (cf. E.llée, quoique dans une situation an-
SERV.: et est speciosa translatio, quo- goissante, ne parait pas se préoccuper
tiel1s rei 1'1'lObilis ad i1'l11!obiIem, vel e un seuI instant de la volonté des dieux:
contra transfertur officium) , come in c'est la partie centrale du livre II
CATULL., 64, 43 s.: quacumque opulenta (vv. 302-588), cette "épopée de la dé-
recessit / regia; STAT., Theb. V 242 s.: faite" où nous voyons les efIorts du
etsi lata recessit / urbe domus. héros se briser contre l'immuable fa-
301. clarescunt: « si fanno distinti". talité" ibid., p. 190, e qui specifica-
In clarescere e negli altri derivati da mente: « Lorsqu'il se réveille après
') clarus, è frequente la trasposizione dal- avoir vu Hector lui apparaitre en
la sensazione visiva a quella uditiva songe, il se trouve brutalement placé en
(cf. vv. 705 s.: clarior ignis / auditur), présence du désastre. Pense+il à la
la quale qui è accentuata dalla fre- mission que les destins viennent de lui
quenza della l' (7 volte nel verso), confier? S'interroge-t-il sur la volonté
dalla posizione del verbo all'inizio e divine? Pas le moins du monde! " ibid.,
da sonirus in cesura, che insieme fan- pp. 190 S. Tale comportamento di Enea
no vigorosamente sentire il tumulto lo giustifica « la furor, qui domine
della battaglia. - armorum - horror toute la partie du livre II comprise
(sciI. in me): « l'orribile frastuono del- entre le songe d'Énée et l'apparition
le armi mi colpisce". Per l'espressio- de Vénus: au vers 316, c'est elle qui,
ne, in cui si nota « piu che l'immagi- avec la colère - furor iraqzte - le
ne del combattente imperterrito, quel- précipite dans l'action guerrière; au
la del cittadino inerme, che dalla guer· vers 355, il la communique à ses com-
ra tutto ha da temere» (GRAN.), cf. XII pagnons - furor additus; ... c'est elle
406 s.: et saevus... horror / crebrescit. enfin qui inspire à Énée, au vers 588,
lngruere (da in e ruere con l'epentesi le sauvage dessein de tuer Hélène»
della g) è termine del linguaggio mi- ibid., p. 195. Il termine furor, secon-
litare: cf. XII 284: ferreus ingruit im- do l' ALLAIN, trova conferma in Crc.,
ber; LIV., VI 6, 6: ubi quid bellici Tusc. III 5, 11: furorem... esse rati
terroris Ì/zgruat; TAC., aI'm. I 65, 5: sunt (sciI. Stoici) mentis ad onmia
ingruentia tela; per estensione, è det- caecitatem; resterebbe cosi spiegato
to anche di tutto ciò che all'improv- anche l'amens del V. 314, che lo stu-
viso piomba addosso. dioso accosta a immemores caecique
302 s. excutior somno: excutior cla- furore v. 244, detto dei Troiani. Co-
moribus e son1l10 «balzo dal sonno", munque, questa noncuranza di Enea
100 VIRGILIO

ascensu supero atque arrectis auribus adsto:


in segetem veluti cum fiamma furentibus austris

verso gli dèi - conclude l'ALLAIN - vocali all'inizio delle parole esprimo-
«est dans la logique de sa personna- no «l'attention, l'errort, la violence ».
lité épique... Mais... n'est pas dans la - ascensu supero: conprehensurus sci-
logique de sa personnalité religieuse, licet ex alto quae videri per incendia
et c'est pourquoi les dieux l'aveuglent posserzt vel audiendo cognosci DON.
momentanément et se font oublier de Ascensu supero è piti enfatico di ascen-
lui, prenant sur eux, si l'on peut dire, do (cf. vv. 225 s.: lapsu ... I effugilmt =
la responsabiIité d'une teIle déroga- elabuntur). Per l'incontro delle due
tion à ses habitudes de piété» ibid., sillabe (-sulsuo) cf. n. v. 27.
p. 197. Si potrebbe però obiettare arrectis - adsto: locuzione che ri-
che a questo punto è troppo presto corre a I 152: arrectis ... auribus
per poter parlare di una personalitil adstant, suggerita dagli animali, i quali
religiosa di Enea: egli non è ancora ad o1tlnem sonum erigu/'lt aures DAN.
pienamente consapevole della missione Cf. n. vv. 171-5. Enea resta li! stupito
affidatagli da Ettore (vv. 293-5); si sen- e commosso, ancora inconsapevole del-
te ancora troppo vicino al suo popolo l'immane tragedia.
e ne condivide tutti gli strazi, finché 304-8. La similitudine si compone di
non gli apparirà la madre Venere (vv. due immagini: la prima, già notata
589 ss.) a rinnovargli gli ordini di Et- da Macrobio (V 13, 12), con la quale
tore, che esprimono quelli dei fati, e il poeta paragona la città, in preda
finché Creusa non gli prospetterà le alle fiamme, alle messi divorate da un
tremende responsabilità riservategli dal fuoco, alimentato dall'infuriare degli
fato: da quel momento soltanto sarà austri, sa dell'omerico (Il. XI 155-7): 0Jç
il pillS Aeneas, interprete fedele della o' O'tE 'ltVp lito1]Àov Év lit;uÀ'(l Éll'ltÉO"n vÀn, I
volonti! degli dèi: cf. anche HmN., 'ltliv'tn 't' El}.uql6wv èi.vElloç 'PÉPE~, o( cÉ 'tE QoJ.-
p. 302. - summi - supero: «con IJ.VO~ I 'ltP6pp~!;o~ 'ltt1t'touo"w É1tE~y611EVO~ 1tUPÒç
un'ascesa riesco sulla parte piti alta 6PIlD (cf. anche ibid. II 455 s.); la seconda,
del tetto ». L'espressione slllnmi fasti- con la quale il poeta paragona la stes-
gia tecti (si trova anche nell'iscrizione sa città ai campi e ai seminati, inon-
che Costantina, figlia di Costantino, dati da un torrente in piena, mentre
compose per la basilica di S. Agnese un pastore, da un'alta cima rocciosa,
a Roma: cf. 71, 6 DAM. Fer.), ridon- sente il fracasso, ma non sa di che
dante come a v. 458: summi fastigia si tratti, è di evidente colore omerico
clllminis. v. 758: Sllmma ad fastigia, (Il. IV 452-5): wç c' C'tE xd(l(1.ppo~ 1tO'tCl.I~ot
è usata in senso traslato a I 342: sum- XCl.'t' OpEo"ql~ PtOV'tEç I Éç ll~o"yliYXE~Cl.V O"UI1-
I1W ... fastigia rerwn; per la stessa clau- ~a.ÀÀE'tOV O~P~IlOV vcwp I xpouvGiv Éx llEYa.·
sola del verso cf. VIII 366. Fastigium ).wv xotÀ1]ç fV'tOo"OE XCl.plicp1]ç" I 'tGiv cÉ 'tE
(sscr. bhrstih « punta ») era propria- 'tT)À6O"E COU1tOV Év OVPEO"W fXÀUE 1tO~lrl\v (cf.
mente la parte alta del frontone, for- pure ibid. XI 492-5). Ma Virgilio, pur
mata dai due Iati obliqui del tetto; derivando da Omero la sua rappre-
passato poi a indicare qualsiasi SOm- sentazione, non si sofferma sui parti-
mità (di casa, di montagna, di albero, colari, di cui son ricche le similitudini
ecc.), confondendosi con cacumen, ac- omeriche (cf. H. FMNKEL, Die home-
quistò un valore traslato sempre piti rischen Gleiclmisse, Gottingen 1921), ma
largo, anche in senso morale. Cf. MElL., infonde in essa una nota profonda-
s. v. fastigo e I. GRAFE, in Rev. lnstr. mente umana, dando alla poesia un
pubI. XXIV (1880), pp. 259-62. - ascen· tono personale: Enea è Ii, infelice spet-
su - adsto: cinque parole inizianti tatore dinanzi alla città che crolla tra
con al MAROU., p. 31, osserva che le le fiamme, città 1m tempo fiorente, co-
ENEIDE Il 101

incidit aut rapidus montano flumine torrcns 305


sternit agros, sternit sata lacta bovomque labores
praecipitesque trahit silvas; stupet inscius alto

me i segetes e i sata laeta, prima lum; nmn XEtf,\tXPPOO'i dixerunt a tempo-


che su essi si fossero abbattuti distrug- re quo crescit SElV.
gitori il fuoco e l'acqua. Anche per 306. L'anafora efficacissima (sternit ...
questa similitudine, vale l'osservazio- sternit), con la quale il poeta « met
ne di J. MASSON, in Ét. c/ass. IV (1935), on relieL. un verbe intensif, qui expri·
p. 643: «l'action dramatique, le déve· me un sentiment fort, une action vio-
loppement dynamique est bien le ca· lente, impressionante» (MAROU., p. 271),
ractère qui donne aux comparaisons la lunghezza ascendente del verso, di
virgiliennes leur plus grande valeur ». ben quattro dattili, e !'insistente geo
L'immagine dell'acqua che, ingrossata minazione (agros... sata) dànno una
dalle piogge, si rovescia sui campi, si visione ampia e desolante di quei camo
riscontra, oltre che qui e ai vv. 496 ss., pi, spianati dal moto e dal peso delle
anche in ApOLL. RH., IV 1282 ss.; LUCR., acque, accresciuta dal contrasto con
I 281 ss.; BOR., c. III 29, 33 ss.; Dv., la loro precedente fertilità (laeta). -
met. I 285 ss.; STAT., Theb. III 671 sS. sata - labores: lo stesso emistichio a
304. La tortuosa disposizione delle georg. I 325. - laeta: «rigogliosi ».
parole del primo emistichio, l'allitte· Laetus è proprio della lingua rustica:
razione e la combinazione fI, f... l' del Catone (agI'. 61, 2) oppone ager laetus
secondo, per la quale cf. MAROU., p. 26, a age l' siccus; sinonimo di felix, fu
fanno sentire lo scompiglio che si ab· detto non solo della fecondità dei cam-
batte sulle messi (in segetem), nomi- pi, ma anche di quella degli animali
nate enfaticamente a principio della (cf. georg., passim). Per traslato, nel
lunga similitudine. - fiamma: ubique linguaggio comune, fu usato per tutto
belle vis aquae et ignis bel/o compa- ciò che apportava prosperità, abbon-
ratur, quia utriusque rei prope untls danza, gioia (caratteristiche erano le
est effectus DAN. - furentibus austris: espressioni augurali olnina laeta, lae-
abI. ass., di senso prevalentemente tum augurium), e, riferito a persona,
temporale; austris sta per vènti in acquistò il senso di « dall'aspetto pia-
genere. La stessa clausola a I 51; per cevole, giocondo ». - bovom (per bo-
auster cf. n. vv. 110 s. vum, forme meno comuni di boum)
305. incidit: detto, forse, secondo - labores: la stessa clausola a georg.
CON., di una scintilla caduta casual- I 118; cf. l'omerico e l'esiodeo Epya; POW'i.
mente, come a geol'g. II 303; excidit I labores, annota PA., sono in senso
ignis. Questo verbo, osserva MAROU., p. concreto il risultato del lavoro dei
307, «est très souvent un verbe de buoi, che in effetti è anche degli uo-
mouvement, exprimant une action mini; «par di sentire l'ansito affan-
soudaine, violente ». - rapidus: nel noso delle misere creature prone sotto
suo pieno significato etimologico (da il giogo della dura legge di Giove»
rapere «trascinare via con violenza »), PAR. l, p. 218.
è qui usato con valore predicativo ed 307 s. praecipites: «giù a precipizio»;
accentuato dalla collocazione in cesu· con valore predicativo, dipinge meglio
l'a. - montano fiumine: « per la fiu- l'immagine di tmllit. - stupet
mana che vien giu »; flumen nel suo pastor: ultimo e inaspettato termine
valore originario (da flue re) di «cor- della comparazione, appare il pastore
rente ». - torrens: fluvius qui aestate che resta quasi intontito udendo un
siccatur, zmde et nomen accepit. cui fragore insolito: l'immagine, ellicace
Gmeci per contrarium dedere vocabu- anche per la posizione staccata dei
102 VIRGILIO

aCClpIenS sonitum saxi de vertice pastor.


Tum vero manifesta fides Danaumque patescunt
insidiae. Iam Deiphobi dedit ampIa ruinam 310

due termini di paragone (arrectis auri- tesczmt. L'espressione tzmz... manifesta


bus adsto v. 303 e stupet inscius) , illu- fides ricorre nell'iscrizione del tempio
mina di una luce improvvisa la figura di Talmis (CIL III 77: cf. 271, 10 CE
di Enea sbigottito sul tetto della casa Blich.). - Danaum (-o rum cf. n. V. 14).
(summi fastigia tecti v. 302). - stupet 310-3. La ripetizione deIl'avv. iam, il
inscius: nella stessa posizione a VII passaggio dal perf. dedit ai preso
381 X 249. - inscius: est qui catlsam ardet e relucent (per il quale cf. n. V.
tumultus nondum intelligit. In eoque 12), l'opportuna collocazione di mÌ1zam
omnis inest comparatio. Ut pastor igne a fin di verso e il collegamento asin-
vastatos agros conspiciens, nondwrl detico rendono pienamente lo scenario
vult credere, quod videt, sic Aeneas in- terrificante che si apre alla vista di
censam urbem videns primo stupet, Enea: crollano i principali edifici, av-
mox ei patescunt insidiae Goss. - al- volti dalle fiamme che si riflettono si-
to... saxi de vertice: cf. VII 674: ver- nistramente fin sulle acque del mare.
tice tl'lOntis ab alto. - accipiens: au- La stessa immagine si ha ne La gi-
diens; cf. n. vv. 65 S. - saxi: pro nestra del LEOP,\nDI, nella quale ai ri-
( montis' SERvo flessi deIla lava che si riversa dal
309 s. tum vero - insidiae: narratis Vesuvio « ... riluce / di Capri la ma-
interea qtlae auribus acceperat incipit rina / e di Napoli il porto e Mergel-
referre qtlod pertinebat ad vistlm DON. lina" vv. 255 ss. - Deiphobi: figlio
- tum - fides (sciI. est): « allora si di Priamo e di Ecuba (Il. XII 94 s.),
che si rivelò tutta la lealtà" di Sino- valoroso combattente, come si deduce
ne (cf. n. vv. 142-4) e dei Greci (cf. anche daIl'etimologia (A.l]t(jlO~Oç « che
n. v. 106): un'amara constatazione, ac- spaventa il nemico ,,): Enea a VI 500
compagnata da profondo senso ironico, lo saluta Deiplzobe armipotens. Presa
deIla bassezza del nemico che vince Troia, la sua casa fu tra le prime ad
con l'inganno e lo spergiuro, un'aspra essere assalita da Odisseo e Menelao
delusione per aver egli con i Troiani (Od. VIII 517 s.), i quali, particolar-
creduto troppo ingenuamente al per- mente adirati con Deifobo, quia... post
fido greco! Goss., CON. e PA. riferisco- lnortem Paridis II elenam duxit UXOrelrl
no fides al sogno, dandole il signifi- (SERV.; cf. pure Ilias parva, p. 106,
cato di « verità", nel senso che le 28 s. AlI.), lo uccisero, dopo avergli
parole di Ettore sono confermate dal- inflitto i più selvaggi trattamenti, co-
Ia realtà dei fatti. Ma l'energico valore me egli stesso, pieno di ferite in tutto
di tum vero (cf. n. v. 105) e il tono il corpo, narra nell'Ade ad Enea (VI
deIl'emistichio rendono più accettabile 494 sS., cf. anche n. V. 277 s.). - dedit...
la prima interpretazione, già accolta ruinam: mit, come a V. 698: dat lu-
da SERVo (non somnii, ut quidam vo· cem = lucet. Frequente forma peri-
lunt, sed fraudis Graecorum: nam et frastica: cf. dare ascenszmz per ascen-
Izoc sequitur 'Danatlmque patescUl'zt dere, dare ctlrstlm per currere, dare
insidiae ') e, tra i moderni, da Uss.'; A. saltum per salire. PA. invece cita alcu-
RAPAPonT, in Eos XXIX (1926), p. 7, non ni esempi (v. 482: dedit ... fenestra11l.
l'accetta, perché essa sarebbe un'anti- VI 76: fine m dedit; Lucn., II 1145: da-
cipazione di Darzawrlque patescunt in- bzmt ... ruinas), nei quali dare ha il
sidiae, e quindi si avrebbe una tauto- valore di facere, perché esso, accanto
logia, non degna del poeta. Qualcuno, aIla rado da « dare" (cf. gr. O(OWIJL), ha
a torto, dando a manifesta valore at- pure la rado dlza « porre", « fare" (cf.
tributivo, fa dipendere fides da pa- gr. 'dOlll!L), da cui il perf. dedi. L'cspres-
ENEIDE II 103

Voleano superante domus, iam proximus ardet


Ucalegon, Sigea igni freta lata relucent.
Exoritur clamorque virum clangorque tubarum.

sione corrisponde a ruinanz trahere dei e tale sensazione accrescono i suoni


vv. 465 s. e 631. Cf. pure WAL., S. V. do. - della clausola lata relucent. - Sigea...
ampIa: con valore predicativo « in tut- freta lata: «le acque del mare presso
ta la sua ampiezza ». - Voleano su- il Sigeo in tutta la loro ampiezza ».
perante: abI. ass., dove Vulcanus per Il Sigeo era uno dei due promontori
metonimia sta per ignis (cf. QUINT., della Troade, dove si trovava la tom-
VIII 6, 25: Vulcanum pro igne vulgo ba di Achille, oggi Yeni-scheher; l'al-
azulimus); analogamente a V. 335: cae- tro era il Reteo, dove era seppellito
co Marte = caeco bello; ROR., sat. II Aiace Telamonio. GIG. troppo raziona-
2, 3: crassa... Minerva == crassa mente. Iisticamente osserva che, data la di-
La locuzione presenta ambivalenza, co- stanza tra la collina di Troia (Rissarlik)
me superante salo di I 537, perché il e il promontorio Sigeo, era impossibile
verbo può avere sia valore intrans. (cf. il riflettersi delle fiamme nel mare, e
superant capite v. 219) « sovrastando pensa che Virgilio probabilmente a-
impetuoso il fuoco », sia valore trans. vrebbe modificato questo particolare,
(cf. superarzt zmdas V. 207) « sover- quando se ne fosse reso conto nel suo
chiandola il fuoco ». Con CON. ritenia- viaggio in Oriente. - lata: predicativo,
mo piu animata e colorita la prima col valore di late che ricorre a I 163 s.:
interpretazione. - proximus Ucalegon: late / aequora tuta si/ent,
proxima domus Ucalegontis (cf. QUINT., 313. « Quell'exoritur clamorque virum
VIII 6, 25: a possessore qzwd posside- clangorque tubarzl1n - scrive ARN. l , p.
tur) « quella vicina di Ucalegonte »; 66 - doveva corrispondere nella fan-
analoghi casi di metonimia in ROR., sat. tasia di Virgilio al momento in cui
I 5, 71 s.: llOspes / paene.... arsit; Ov., "sopraggiungono per le porte spalan-
fast. VI 437 s.: Vesta / arslt. Una pa- cate quanti mai vennero a Troia dal-
rodia di questo brano si trova in Iuv., la popolosa Micene" (vv. 330 s.), del
III 198 ss.: iam poscit aquam, iam... I discorso di Panto ». In questo verso,
Ucalegorz... / ultimus ardebit (cf. L. pieno di armonia imitativa, tutto con·
FIUEDLANDER ad l. e C. MURLEY, in Class, tribuisce a rendere l'orrore e la tra-
Journ. XVII [1922], p. 530). La casa di gica animazione di quella notte: le
Ucalegonte, ricordato accanto ad An- vocali (specialmente la a) e l'insistente
tenore (Il. III 148) come uno dei prin- ripetizione della r, l'omeoteleuto (-orque
cipali consiglieri di Priamo (cf. A. / -orque; -rum / -rum) e l'isocolia for-
LUDWIG, Ukalegon in Ilias zmd Aeneis, mata dai due concetti (clamorque vi·
Prag 1907), probabilmente sorgeva ac- rum clangorque tubarum), che creano
canto all'abitazione di Deifobo e non a un potente gioco di risonanze, ed infine
quella di Enea, e perciò più facile pre- il polisindeto che fonde in un unico
da delle fiamme (proximus Deiphobo... frastuono le grida dei combattenti e
hoc est causativum,' ideo enim arde t, gli squilli delle trombe (cf. anche
qzda proximus est DAN.). - Sigea ~ re- MAROU., p. 57). Analoga armonia imi-
lucent: poche parole bastano a rap- tativa si nota a I 87: insequitur cla-
presentare la tragica visione della città nzorqlle virllm stridorque rzulentum.
incendiata: i bagliori delle lingue di - virum (-o rum cf. n. v. 14): sive qui
)
fuoco colorano di rosso per un ampio caedebantllr, sive qui caedebant DAN.
tratto le acque lontane del mare e, - tubarum: l'attribuzione ai tempi
confondendosi in esse e irradiandosi eroici dell'uso delle trombe in batta-
per le increspature delle onde, si dila- glia è ritenuta dai più un anacroni-
tano in una lontananza impressionante; smo. La Q'(D.myl;, ricordata anche in
104 VIRGILIO

Arma amens capio; nec sat rationis in armis,


sed glomerare manum bello et concurrere in arcem 315
cum sociis ardent animi; furor iraque mentem
praecipitat pulchrumque mori succurrit in armis.

Il. XVIII 219, non era uno strumento SERVo - in arcem: quod inde facile
usato in battaglia, ma aveva un va- possit pugnari hostibus DAN. Cf. n. v.
lore religioso, come è dato rilevare da 226. Primo pensiero di Enea è di
una gemma rappresentante una donna correre sulla rocca, ma ne è distolto
che la suona presso un altare (cf. G. dalle parole di Panto (vv. 324 ss.); solo
GLOTZ, La civilisation égéenne, nouv. éd. più tardi vi giungerà e tenterà di por·
par Ch, Picard, Paris 1937, p. 337). tare soccorso ai difensori della reggia
314-7. Ettore aveva consigliato di fug- (vv. 437 ss.). Nei Tpum(~ di Ellanico, in-
gire rapidamente, e la situazione stes- vece, Enea con i seguaci si impadro-
sa imponeva di agire con pnldenza e nisce della rocca e ne organizza la
circospezione. Ma Enea, smarrito, pur difesa: Atvd'Xç oÈ xcd ot rrùv rt.irn(l 1trt.p6v'tEç
comprendendo la disperata follia del 'I},.LEVrrLV hLXOVPOL Tp(;jEç Èx Art.poavov 'L'E
suo tentativo, pur non sapendo dove 1t6À.Ewç xrt.l 'O'PPVVLOV 'L'WV 'L'E !i.À.À.ulV orrOL
volgere le armi, divenute ormai inutili, 'L"7)<; X~'L'W 1t6À.Ewç aÀ.LrrxO(.lÈV'l]ç g<pOrt.<1rJ.V
freme di ardore bellicoso e obbedisce rt.LO'O'l]rrLV 'l'OV OELVOV À.rt.PEi:v, È1tl 'L'a xrt.p'tEpa
al generoso impulso del suo cuore, 'L'OV rrEpyal~ov rrvwpvy6V'tEç 'l'1)v aXp61toÀ.LV
per giovare in un qualche modo alla tOLu~ 'l'dXEL <ppovpov(.lÈV'l]V xrt.'L'rt.À.rt.(.lpaVOV'L'rt.L
patria: e nei quattro versi è tutto un (in F. JACODY, Die Fragmente der Griec1l.
afIannoso correre dove sembra mag- Histor., I, Berlin 1923, p. 115), ma Vir-
giore il pericolo, un «cercar la pu- gilio si allontana da questa versione,
gna », un cornlscare di armi, un di- «perché - osserva Uss.2, p. XLII
vampare di vendetta, d'ira e di do- - volle diminuire la responsabilità dei
lore. HEIN., p. 32, n. 1, richiama VII Troiani e porre in rilievo che la ca-
460 ss.: arma amens fremit, arma toro duta di Troia fu opera del destino, del
tectisque requirit; / saevit amor ferri quale lo spergiuro di Sinone fu lo
et scelerata insania belli, / ira supero strumento» (Cf. anche H. W. PRESCOTT,
- amens: «fuor di me» cf. n. VV. The Development of Virgil's Art, Chica-
302 S. - nec sat (= satis) _ in armis go 1927, p. 319). - ardent animi: «fre-
(scii. eapiendis): «né vi è ragionevo- me il mio animo ». Animi è plur. poet.,
lezza nel prendere le armi »; si noti come a V. 386 I 722 III 342 X 250. -
l'ellissi del verbo. Nee mihi satis ipsi furor iraque: endiadi (= furens ira)
eonstabat, quantum his armis profu· « l'ira mista a furore ». Cf. n. VV. 302 s.
,urus essem eaptae et ineensae iam - mentem (scii. meam) praecipitat:
urbi HEY. - armis: riecheggia arma, «travolge la mia mente; il verbo ha
che è il primo termine del verso, co- valore causativo; perciò mentem prae-
me era stata la prima idea balenata cipitat sta per lnentem praecipitem
alla mente di Enea. - glomerare ma· reddit «rende precipitosa la mente ",
num: «di l'accozzare un pugno di ar- ossia la fa agire in modo precipitoso.
mati »; la stessa espressione a IX 792. Praecipitat, leetio difficilior, è data da
Significativo qui il verbo glomerare P, y; i codd. M, yt, a, b, c hanno
che nel suo valore etimologico (cf. praecipitant, accolta da SERV., DON.;
glomus «gomitolo », globus «sfera ») SADD. 3, a conferma della prima lez., ri-
vale «aggomitolare» e quindi «racco- produce, oltre a III 269: ventusqup
gliere », «ammassare ». Per l'inf. retto gubernatorque voeabat e IX 44: PUdOl
da ardent, come il sego eoneurre- iraqlle monstrat, un passo di Cicero-
re, cf. n. VV. 63 s. -- bello: ad bel/um ne (Verr. II 4, 42, 92: dixit hoe apuli
ENUII)E II 105

Ecce autem telis Panthus elapsus Achivom,


Panthus Othryades, arcis Phoebique sacerdos,
sacra manu victosque deos parvomque nepotem 320

vas Zosippus et lsmenias, llOmines no- armi, è perché Virgilio doveva circon·
bilissimi). Cf. FUN.', p. 357. - pulchmm- dare di un'aureola di puro, anche se
que mori (= pulchra mors) succurrit sfortunato, eroismo la fronte del pro-
(= in animum venit DAN.) in armis: tagonista del poema, doveva dimostra-
«e mi si affaccia alla mente una glo- re che i Troiani non cadono come mz
riosa morte in battaglia ». Cf. IX 401: gregge addormentato, ma si difendono
et pulchram properet per volnera mor- con valore, in mezzo alle pizi grandi
tem e l'esegesi donatiana: quia victo- difficoltà.
riae conquirendae non fuerat spes, non
ut vincerem ferebar in bel/um, sed ar- 318. ecce: cf. n. v. 57. - tclis (= ar-
matus va lui mori et interire cum pa- mis): per l'ellissi della prep. cf. n.
tria. Il nobile epifonema trova riSCOlI- vv. 114 s. - Panthils: gr. IIa:vOovç, con-
tra in TYRT., fr. 6, 1 s. Die.: 'tEOVa:r.tEVa:~ tratto da IIa:vOooç. Figlio di Othrys e
ycìp lta:À.òv Évt 7tPolla:)(o~(n 7tE0"6v'ta: I li.vop· uno dei principali 01Jr.toyÉpovnç, già noto
a:ya:Oòv 7tEpt ii 7ta:'tp(o~ lla:PVa:llEVOV e ROR., a Omera (Il. III 146 XVII 40); ebbe
c. III 2, 13: dulce et decorum est pro tre figli, detti IIa:vOoi1ìa:~: Polidamante
patria mori. CON., meno efficacemente, (ibid. XIV 449 s.), Euforbo (ibid. XVI
integra: succurrit pulchrum esse mori 808 XVII 81), Iperenore (ibid. XVII
in armis. - succurrit: in senso asso- 23 s.). In Il. XV 521 s. si legge che Po-
luto, come subiit dei vv. 560 e 562. Cf. lidamante fu salvato da Apollo e a
i! gr. Eto"Ép)(Eo"Oa:~. - in armis: « anche XVI 806 ss. che Euforbo, con l'aiuto
una volta ripetute: armi, armi, niente dello stesso dio, feri Patroclo; i due
<litro che armi» PAse. giovani forse erano protetti da Apol-
lo, perché Panto ne era i! sacerdote.
318-69. L'incontro con Panto (rappre- Secondo SERV., egli era già sacerdote
sentato, sembra, anche nel/a Tabula di Apollo a Delfi, donde fu rapito e
Ilbca) non solo amplia il quadro del/e condotto a Troia dal figlio di Ante-
sciagure della città con la disperata nore; Priamo, volendo rimediare all'of-
constatazione che tutto è crol/ato (vv. fesa arrecata al dio, lo elesse sacer-
324-7: venit summa dies... fuimus dote di Apollo, del quale sorgeva un
Troes... fuit Ilium... Danai dominan- tempio anche sulla rocca, ut quo ho·
tur), ma ha pure un'importanza rile· nore insignis apud suos fuerat, eo apud
vante nell'economia del racconto: Pan· alios non esset in/erior DAN. - elapsus:
to, già col/egato al culto di Apol/o (cf. verbum aptum his qui vix evasertmt
n. v. 318), secondo REIN., pp. 33·5, ve- DAN. - Achivom (-orum cf. n. v. 14):
nemlo dalla rocca, conferma ad Enea cf. n. VV. 45-8.
la situazione senza scampo, e, recando 319. Panthus: l'epanafora non è pu-
con le sue mani, egli sacerdote, a casa ro espediente meccanico, ma serve a
di Enea, il nuovo investito, sacra... conferire austerità e venerazione alla
victosque deos, completa ufficialmen- figura del sacerdote, a cui i! patroni-
te quanto ha raccomandato l'ombra mica OtTzryades aggiunge un che di
di Ettore in sogno,' ed anzi, aggiunge epico. - arcis... sacerdos: sacenlos
lo studioso tedesco, poiché Panto mori Apollinis, cuius templum erat in arce
in battaglia (v. 429), il suo ufficio sa· Huy. Per arcis cf. n. V. 226. - Phoebi:
cerdotale si trasmette a Enea. E se cf. n. vv. 114 S.
questi non si piega al/a ineluttabilità 320. sacra... victosque deos: cf. n. v.
del fato, ma corre a combattere ovun- 293. - manu: unito a ipse del v. s.
que sia ancora possibile far uso delle « da sé", « con le sue mani l>; cf. III
106 VIRGILIO

ipse trahit eursuque al11ens ad lil11ina tendit.


'Qua res SUl11l11a Iaea, Panthu? qual11 prendil11us arcel11?'

372: ipse manu... ducit. - victos... deos: IX 723: quo sit fortuna Iaea (scii. cer-
ricordàti con grande dolore, appunto nit). Leggermente diversa è la spiega·
perché vinti (cf. I 68: victos... pena- zione di NE'IT. e di molti altri che,
tis). Era credenza degli antichi che, sulla base di SERVo (l'es summa = l'es
con l'espugnazione delle città, fosse- publica), riproducendo un passo di
ro vinte anche le divinità protettrici Plauto (Me l'C. 986: ubi Iocist res sum-
(cf. v. 351). Panto porta via gli dèi, ma nostra puplica?) e un altro di
ut ostenderet humanum auxi/ium ad- Orazio (ep. I 12, 25: ne... ignores, qua
versus eam vim non fuisse necessa- sit Romana Ioco l'es) e prendendo quo
rium cui ipsi quoque dii pro se re, Ioco per qua statu, intendono: « in
sistere nequiverunt DON. - parvom quale stato si trova la patria? ». REN.,
(= -um cf. n. vv. 29 s.) ... nepotem: in PA. e ALL. invece: « a che punto è la
mezzo a tanto disastro, un t6cco com- situazione militare? »: l'es summa sta·
movente di vita familiare, ad rei rnise· rebbe per l'es summa belli come sunI·
rationem augendam FOllE. Non diversa Illa belli di X 70 e XII 572. REN. e Aus.
è l'immagine di Enea nel triste esodo confrontano LIv., XXIII 49, 8: eodem
dalla patria (vv. 723 ss.). et duo duces et duo exercitus Cart1za-
321. trahit: « trascina »; si riferisce giniensium, ibi rem summam agi cer-
per zeugma anche a sacra... victosque nentes, convenerunt. Tutte e tre le
deos del v. prec., dove vale « porta spiegazioni si risolvono in fondo ad
via ». Lo sforzo, fatto dal vecchio sa- una dolorosa constatazione: « a che
cerdote (trahere implica proprio tale siamo giunti! )', « come è ridotta la
idea, cf. anche n. vv. 90-3), neI tirarsi città! », « che fine ha fatto la nostra
dietro il nipote che non riesce a egua- potenza militare! )', perché i victi del
gliare i passi dell'avo (cf. non passibus in mano a Panto sono un'evidente te-
aequis, detto di Iulo a v. 724), è in stimonianza della critica situazione, ma
contrasto con la fretta di Panto, espres- con CON. propendiamo per la prima,
sa nella seconda parte del verso: cur- perché è quella che, anche attraverso
su... amens ad limina tendit, le quali l'espressione concisa, energica, quasi
parole ricorrono in AUSON., cento nupt. lapidaria, accentuata dall'ellissi, rap-
54. - cursu... tendit: currit. SERVo tra- presenta piu compiutamente lo stato
manda anche la variante cursUln; d'animo di Enea. V. USSANI jr, Insom-
cursum tendere è del buon latino (cf. nia, Roma, A. Signorelli, 1955, p. 12,
V 834 e LUCR., V 631), ma si noti che richiama SALL., Cat. 58, 5: mmc vero
mentre cursum tendere indica solo la quo Ioco l'es nostrae sint iuxta mecum
direzione, cursu tendere aggiunge l'idea omnes intellegitis. - Panthu: traslit-
della fretta e della trepidazione. - terazione del gr. IItivOou, contratto da
amens: « fuor di sé )', come ha già IItivOoE, per la quale cf. n. V. 122. Per
detto Enea di sé stesso (v. 314). - Panto cf. n. V. 318. - quam- arcem:
ad limina (sciI. mea): « alla mia di· a una domanda generale nel primo
mora »; è indicata la parte per il tut· emistichio che, come si è visto, si ridu-
to. Nondum consilia exsequi coeperat ce ad una accorata esclamazione, se-
Aeneas: vide vv. 314-7; antequam domo gue una di carattere particolare: « qua-
exeat, ecce tibi offert se ei Pant1111s, le altra base di difesa possiamo occu-
qui ad eius domum, quippe in remota pare?» quum ex fuga tua iam appa-
urbis parte sitam (vide v. 229 s.), con- reat arcem Pergameam ab flOste te-
fugiebat REY. neri Goss. Tale interpretazione, accol-
322. qua - Panthu?: « a che punto ta da PA., da W. ALY, in Philol. Wo-
la situazione generale, o Panto? ». Cf. cfzenschrift XLVIII (1928), colI. 877 s.,
ENEIDE II 107

Vix ca fatus eram, gemitu cum talia reddit:


'Venit summa dies et incluctabile tempus
Dardaniae. Fuimus Troes, fuit Ilium et ingens 325

e da Pucc., non varia di molto, anche petto del ministro d'un dio, dove alita
se a prendimus si dà il valore di perf., l'ardore delle lamentazioni bibliche"
come fa ALL. «< quale altro luogo ab- FUN.', p. 230. Il discorso di Panto, nel
biamo occupato come rocca? "), che quale Macrobio (V l, 9) nota un'ab-
non esclude la prima, alla quale sono bondanza d'eloquio, secondo SME., pp.
favorevoli anche HUN. e SABB.', pur 125 s., consta di tre parti: prooemiwn
prospettando questi ultimi la possibi- (vv. 324-7 i1l.), propositio (v. 327), 1lar-
lità di un'altra esegesi: «in che con- rafio (vv. 328-35). Domina in esso il
dizioni abbiamo la rocca?" (quanz = senso inesplicabile e misterioso della
qualan). È evidente che il chiedere mutevolezza e della caducità della 'tV)(1') ,
ciò era inutile da parte di Enea che intesa, secondo la concezione elleni·
già aveva intuito lo stato delle cose stica, come una forza superiore alla
dalla fuga di Panto; e per lo stesso volontit umana. Per i vv. 324 S. cf.
motivo era inutile domandare: «in che TASSO, Ger. Lib. 19, 40: «vissi e regnai:
modo possiamo prendere la rocca?" non vivo piu, né regno. / Ben si può
(quam = qZlOnwdo: cosi WAG. e PAS.). dir: Noi fummo. A tutti è giunto I
Pienamente errata e in contrasto con l'ultimo di, l'inevitabil punto ».
l'ardore bellicoso di Enea (cf. vv. 315-7) 324. Con questo verso è stata inte-
è la spiegazione di HEY.: «in quale grata l'iscrizione sepolcrale di Pozzuo-
posto possiamo rifugiarci?" (areem si- li: [ve1l]erit summa dies et [inelucta-
nonimo di perfugiwn). Areem quindi bile t]enzpzzs (CIL X 2533: cf. 815, 2
equivale a «rocca" in genere, «base CE Biich.). - venit - dies: «è giunto
di difesa" (cf. n. v. 226). Si noti in- l'ultimo giorno", profetizzato da Et-
fine che l'ind. prendimzzs, in luogo del tore in Il. VI 448: Eo"o"E'tC1.t iillC1.p 15'<' li:"
piu comune congo dubitativo, aggiun- 1'0't' 6Àw).U "IÀtoç Lp'I]. - summa: ultima,
ge all'emistichio vivezza e drammati- suprema, extrema; cf. v. 248 s.: ultinuIs
cità: cf. III 88: qzzem sequimzzr? esset / ille dies. - dies: cf. n. v. 132.
323. Il primo emistichio ricorre con - ineluctabile tempus: qzzod nemo
lieve variante a I 586. - cum... red· eluetari possit zzt effugiat DAN. Cf. VIII
dìt: dopo il ewn 'inverszmz', oltre al 334: irzclzzetabile fatwn, pure a fin di
perf., si trova anche il preso storico: verso; HEY. richiama EUR., Alc. 889:
cf. CAES., b. G. VI 7, 2: iamque ... non 'tV)(C1. 'tV)(C1. oUO"1tCl.ÀC1.tO"'toç nXEt. 11lelzzctabile
I01lgius bidui via abera1lt, ewn duas fa parte di quelle parole che Orazio
venisse legiones... eoglwsezmt. - ge- (a.p. 97) chiama sesquipedalia «di un pie-
mitu: eum gemitu, genzens, come a III de e mezzo", nel senso di estensione,
664. Le parole di Panto, miste a sin- e non in quello metrico (cf. gr. P'l]IlC1.'tC1.
ghiozzi, ci fanno ricordare quelle di El'C1.)(O'l]). In Virgilio è una rarità me-
Ettore, (cf. gemitus ... dzzee1ls v. 288). trica l'uso di un termine di sei sillabe
Adatta la chiosa di DAN.: ut ostendat che occupi il quarto e il quinto piede;
IzzetzlOsam renz se esse dietzznzm. Fre- altri esempi in NORD. ad V. 27. - tem-
quente in Virgilio l'abI. di modo senza pus: nel suo valore etimologico (rad.
prep.: cf. danzare a I 519 VIII 216 XI 'tEIl indicante taglio, sezione) «momen-
609. to", « istante,,; qui in senso contrario.
324-35. «È !'inno funebre, cantato 325-7. Dardaniae: dat. i1lconzmodi;
dal sacerdote della rocca di Troia alla cf. FOllE.: dativzzm qzzam genitivum ha-
sua gente, alla sua città, al superbo beri malim. Cf. n. vv. 281-6. - fuimus
retaggio trasmesso dagli avi: musica Teucrorum: «fummo, noi Troiani,
lugubre e senza speranze, che esce dal (u Ilio e l'alta gloria dei Tcucri ". Si
J08 VIRGILIO

gloria Teucrorum: ferus omnia Iuppiter Argos


transtuIit; incensa Danai dominantur in urbe.
Arduus armatos mediis in moenibus adstans
fundit equos victorque Sinon incendia miscet

noti l'opportunità della xÀ~l.la!;: Enea to, sebbene sacerdote, dà a Giove l'epi-
compiange prima il popolo, poi la pa- teto fertls, perché ha prostrato i Tra-
tria, infine la grandezza del popolo iani sic... Himia feritate ... ut cui noce-
stesso, da tutti riconosciuta. Fuimus ret postea non haberet DON. - omnia...
e fuit sono perf. «con valore egres- transtulit: tt tutto ha trasferito »: ric-
sivo, non meno che nel celebre vixe- chezza, potenza, gloria, oltre alla sua
runt, con cui Cicerone annunciò al protezione. Cf. nn. vv. 320 e 351-3.
popolo l'esecuzione capitale dei Catili- «Anche questo è ispirato da una cer-
nari. L'uso è già antico: PLAUT., Capto ta meditazione storica, che pessimisti-
516: me fuisse (<< morire ») ... mavelim. camente contemplava la fatale succes-
Bacch. 151: vixisse nimio satiust iam sione degli imperi, l'uno seppellitore
quam vivere» RONC., p. 89. Nella sfera dell'altro» ROST. - Argos: in Graeciam
dei due perf., indicanti con lapidaria cf. n. vv. 94 S. - incensa ~ in urbe:
e disperata brevità l'azione dell'uscire seeuri de victoria dominantur rztpote
da una certa condizione, è proiettato ardente tmiversa civitate DON. L'espres-
«il riconoscimento provvidenziale di sione, pur nella sua estrema martel-
un lontano risorgimento» MAZZ., p. 13. lata brevità, dà un quadro spaventoso
All'espressione HEY. accosta EUR., Tro. della situazione, ed è una risposta
581 s.: 1tptv 1to't"' 1J11EV. / BEBax' o)"Boç, esauriente a quam prendimus arce/n?
BtBaxE Tpota; cf. inoltre III 11: Troia V. 322. Si noti la posizione di rilievo
fuit. VI 64 s.: Iliullz et ingens / gloria che ha ineeHsa, collocato in cesura e
Dardaniae; PROP., II 8, 10: alta... Troia a inizio di frase, come fertls del v.
fZLÌt. VI 64 s.: llium et ingens / gloria Dar- prec. Per la locuzione incensa... in ur-
daniae; Dante, bzf. 13, 37: «uomini fum- be cf. vV. 352 s.: urbi / ineeHsae.
mo, e or siam fatti sterpi ». Si suole 328. arduus... adstans: l'agg. e il
raffrontare anche l' t Ei fu' manzonia- part., entrambi con valore predicativo,
no, dove però il verbo esprime stu- staccati da equos e collocati in forte
pore e sorpresa. - Troes: con valore risalto all'inizio e alla fine del verso,
appositivo, chiarito con due passi di hanno una straordinaria forza descrit-
Livio (II 12, 11: hoc tibi iuventus Ro- tiva, in quanto rappresentano effica-
mana indicimus bellum. XXXVII 45, 11: cemente il cavallo torreggiante (ar-
Romani... ea lzabemus quae dii dede- duus) e piantato li (adstaHs) minac-
runt) dal TRAINA (Esegesi e Sintassi, cioso, quasi un essere animato in mez-
Padova, Liviana Ed., 1055 pp. 33 s.), zo alla città. Pcr adstare, nel senso di
il quale aggiunge che tale. esegesi « è « ergersi ", tt star ritto », cf. georg. III
confermata, non solo dall'intrinseca 545: attoniti squamis adstatztibus lzy-
forza della espressione (che identifica, dri. - mediis in moenibus: iH media
nella coscienza dei Troiani, la rovina urbe, nam in aree HEY.; il cavallo è
della città con quella dei suoi abitan- stato trascinato nel centro della città
ti), ma anche dal parallelismo con (v. 240: mediae... minans inlabitur ur-
l'espressione che segue: fuit llium et bi) e collocato sulla rocca (v. 245:
ingens / gloria Teuerorum », e non con monstrum... saerata sistimus aree).
valore predicativo, come intende M. Per moenibus cf. n. v. 33.
REGULA, in GI. XXXI (1951), p. 194: «Troer 329. fundit: tt versa a getto conti-
sind .wir gewesen ». - ferus: iratus, nuo », perché il cavallo è una maehi-
crudelis, con valore predicativo. Pan- na... / feta annis vv. 237 S. Il verbo,
ENEIDE II 109

insultans. Portis aHi bipatentibus adsunt, 330


milia quot magnis umquam venere Mycenis;
obsedere aHi telis angusta viarum
più forte di reddit (cf. v. 260 e n.), al- quasi a gara per entrare. - milia:
trove è riferito alla fecondità del suo- subaudis ' tot' Sl.:'Rv. Nella mente scon-
lo: ecl. 4, 19 s.: tellus / colocasia volta di Panto san tanti e tanti i
fundet. georg. II 460: fU11dit victum Greci che sembra non ne sia morto
iustissima tellus. L'iperbole, qui come nessuno, durante il lungo assedio. -
a v. 331, rivela il tono concitato del quot... umquam: « quante mai »; um-
discorso di Panto: « si capisce - os- quam è più rafIorzativo che equiva-
serva VALG. - che nella fantasia spa- lentc a quondmn, come intendc SERVo
ventata di Panto il cavallo non cessa - magnis... Mycenis: si osservi che
di versare armi e armati, come non l'epiteto magnis è aggiunto direttamen-
cessano di entrare a migliaia armi e te al nome proprio e che è tralasciato
armati dalle porte di Troia ». - equos: il nome comune (qui urbs), a cui esso
(-us cf. n. vv. 29 s.). - victor: pro- di regola si aggiunge. Tale procedi·
positi effector SERV.; un tempo, captus mento - nota il TRAINA, Esegesi e Sin-
vv. 64. 75, i11ermis v. 67, ora invece tassi, Padova, Liviana Ed., p. 22. - è
trionfante come colui che ha raggiun- « estraneo alla latinità classica, ma non
to il fine propostosi. Per questo senso raro nei prosatori dell'età argentea »:
di victor cf. I 192 III 439 VIII 50. 61. cf. I 285: victis dOl1li11abitur Argis;
georg. III 9. 17 e anche HOR., ep. I 13, HOR., sat. I 5, 1: egressum magnii...
11: victor propositi simul ac pervene- Ronu7; PLIN., VII 16, 69: Suessam Po-
ris illuc. - Sinon: cf. n. v. 57; per metiam... flore11tissimam deportata est.
la forma cf. n. vv. 258 s. - incendia Per Myce11is cf. n. V. 25. - venere:
miscet: « sparge qua e là il fuoco ». -eru11t cf. n. v. 1. - obsedere (-e rztnt
La stessa metafora a X 406: dispersa cf. n. V. 1): « hanno occupato» perf.
i 11111littit... i11cendia. logico, perché, mentre Panto racconta,
330-5. Finora Panto ha descritto il le vie sono ancora sbarrate. - aHi:
tradimcnto venuto dall'interno, ora secondo alcuni, sono i Greci usciti dal
comincia a parlare del ncmico piom- cavallo, mentre altri (cf. aZii V. 330) si
bato dall'esterno. - insultans: « bef- afIollano alle porte. Ma a noi sembra
fandosi », collocato con elficace ritar- che la correlazione metta in risalto
do, a fine di concetto. Insultare è pre- l'idea che, quando già i Greci, en-
so non solo nel suo significato origi- trati primi, hanno occupato i punti
nario (in e salto, intensivo di saZio), obbligati della città, continua ad af-
ma anche in quello traslato. L'attuale fluire una marea di guerrieri. - telis:
spavalderia di Sinone, che baldanzosa- armis. - angusta viarum: angustas
mentc propaga !'incendio e la rovina, vias DAN. « La costruzione di un ag-
si contrappone all'umiltà e alla timi- gettivo al neutro, seguito da un so-
dezza con cui egli si era presentato. - stantivo al genitivo, è propria dei poe-
portis... bipatentibus: le porte della ti e dei prosatori dell'età argentea, di
città con i due battenti spalancati, pre- Tacito ad es., che si compiacciono far
cedentemente chiuse e custodite con uso di colorito poetico» SALV.' ad V.
grande cura. Cf. portis... pate11tibus v. 422. Tale costruzione, derivata dal gre-
266 e n.; a X 5 ricorre tectis bipatenti- co, s'incontra spesso nei poeti datti-
bus, dove SERVo chiosa: est... senno lici, perché metricamente comoda (cf.
E1111ia11us, tractus ab ostiis, quae ex v. 725: opaca Iocorum. I 422: strata
utraque parte aperiu11tur (cf. a1111. 61 viarum. VI 633: opaca viarul1l. VIII
Vah.2). - adsunt: icastico: i Greci, 221: ardua m011tis: la dizione, come
ammassati dinanzi alle porte, fanno qui, è sempre clausola di verso, men-
110 VIRGILIO

oppositis; stat ferri acies mucrone corusco


stricta, parata ncci; vix primi proelia tcmptant
portarum vigiles ct caeco Marte resistunt.' 335

tre a V 695: ardua terrarwn si trova a un presente storico, questo si avvi-


all'inizio). Sembra che Virgilio l'abbia cina al presente drammatico" RONC.,
ereditata da Ennio (ann. 89 Vah.': p. 50. - mucrone: di etimo oscuro,
infera noctis) e da Lucrezio (I 315: mucro è la punta della spada, come
strata... viarllm che a IV 415 è in qui; per estensione indica anche la
posizione terminale nel verso). - op- spada: cf. gr. [.l6XP&lV che, secondo Esi-
positis: non «incrociate", quasi per- chio, vale 6l;uç. Il termine, in origine
ché fosse impedito il passaggio ai Tra- indicante forse un'arma italica di for-
iani, ma «puntate contro" quei Tro- ma rotonda, come il veru delle popo-
iani che avessero tentato di resistere lazioni umbro-sabelliche (cf. VII 665:
o di fuggire. Una correzione nel cod. tereti pugnal1t nmerone verllque Sabel-
y tramanda opposi ti, accordato con lo), entrò a far parte della lingua la-
alii; tale variante, accolta e difesa da tina con una formazione analoga a
HEY., WAG. e CON., trova conferma in quella di dolo, -onis; pugio, -onis. -
un passo in cui oppositus è detto di strieta: nuda: unde et destringere di-
un guerriero (X 427 s.: Abantem / op- eimus Smv. Esso, come il successivo
positum). È preferibile però la lez. parata, logicamente si riferisce a ferri
oppositis di M, y, sia perché il con- del v. prec., che equivale ad armo-
cetto dato da oppositi è già incluso rum. - parata neci: FOIm. richiama
negli atti ostili di chi partecipa ad Dv., fast. III 215: iam stetermlt acies
un assalto (mentre telis... oppositis ferro mortique paratae. Il dato neei,
rappresenta in concreto la minaccia col valore di ad necem afferelUlam, è
incombente e dà una terribile imma- in cesura semiquinaria, la quale « stac-
gine della siepe di armi), sia perché ca nettamente la prima dalla seconda
«questa - osserva RosI. ~ è l'idea met~\ del verso: dall'osservazione di
che domina nella mente spaventata di carattere generale, sui preparativi dei
Panto", idea accentuata dalla collo- Troiani per la difesa, si passa a un
cazione di oppositis, separato dal sosto caso particolare: la resistenza delle
e alla fine del periodo. ~ stat _ sentinelle alle porte della città» Pucc.
stricta: «si leva una barriera di lame ~ primi. .. portarum vigiles: gr. 1tpo'j'u-
sguainate, con le punte scintillanti,,; À-axEç. Primi da alcuni è stato inteso
la stessa immagine a XII 622 ss.: pha- in senso locale (in primo urbis introitll
lal1ges / stant densae, strictisque seges constitllti FOIm., similmente CON., da
mllcronibus horret / ferrea. Il v. stare, altri in senso temporale (clangore et
nel senso di «ergersi", è frequente in clamore exterriti, qllllm irl armis sint,
Virgilio (v. 775 VI 22. 300. 471. 554 XII primi possunt pugnam ciere Goss., se-
408) ed è di stampo enniano (amI. 262 s. guito da SAnn. 3): nel secondo caso ha
Vah.': cupressi / stant rectis foliis). valore predicativo. Ma i due concetti
A ragione è stato rilevato che tutta qui si fondono: quelle tra le senti-
l'espressione, epesegetiea di telis... op- nelle, collocate a difesa della cinta mu-
positis, anche se vividamente pittore- rale, che sono sfuggite alla strage (non
sca, mal si adatta, per l'abbondanza omnes caesi tu ne fuercmt cwn 110Stis
dei termini tecnici, alla particolare si- 11luros intraret DON.; cf. anche n. vv.
tuazione di l'anta. ~ stat - acies: 265-7), riavutesi dallo sbalordimento,
«Questo sbarramento di armi che si provocato dall'improvviso assalto, ten·
para dinanzi come un quadro ha qui tano una prima breve resistenza. -
maggior rilievo che l'atto della occu- caeco Marte: «con disperata lotta",
pazione dei passaggi obbligati: più che cioè improvvisata confusamente, per·
ENEIDE II 111

Talibus Othryadae dictis et numine divom


in flammas et in arma feror , quo tristis Erinys,
quo fremitus vocat et sublatus ad aethera clamor.
Addunt se socios Ripheus et maximus armis

ché le scolte non sanno quanti siano quam vivere. - llammas: all'inizio del
i nemici e da che parte provengano. verso, perché i bagliori delle fiamme
Caeco perciò più che all'oscurità del- (cf. vv. 311. 312. 329) costituiscono la
la notte che era illuminata sia dalla visione predominante di quella tragica
luna, come si è detto nella n. vv. 254 S., notte. - in arma: « in mezzo alla bat-
sia dall'incendio stesso, si riferisce al- taglia ». - feror: con valore mediale,
la ceciHt del furore e alla incertezza come a v. 498: fertur in arva. v. 511:
della battaglia (aut epitlzeton Martis fertur ... in hostis. v. 725: ferimur per
est, cuius exitus semper incertus est opaca iocorwn. X 442: in Pallanta fe-
SERV.), come si deduce anche da altri l'or. XII 346: iiI proelia fertur. - tristis
passi, in cui l'agg. non ha alcun rap- Erinys: « la funesta Erinni », ossia la
porto con le tenebre (VI 157 s.: cae- furia vendicatrice; incompleta perciò
cos... / eventus; Cre., agI'. 2, 25, 66: sembra la glossa di SERV.: impatien-
obscura spe et caeca exspectatione); tia animi. Erinys è traslitterazione del
per Marte = praelio cf. n. VV. 310-3. gr. 'Epwuç (cf. n. v. 122), ma si trova
La stessa locuzione ricorre a IX 518, anche il plur. Erinyes, sinonimo di
ma in senso diverso. Furiae o Dirae, perché le Erinni era·
336. « Per tali parole dell'Otriade e no tre, come si legge per la prima
per il volere avverso degli dèi ». Enea volta in Euripide (Or. 408. Tra. 457).
in realtà aveva già deciso di gettarsi Secondo Esiodo (theog. 183 ss.), nac-
nella mischia (vv. 315 ss.), ma ora che quero dal sangue di Urano mutilato
Panto, Phoebi sacerdos v. 319, gli ri- da Crono, invece in Eschilo (Ewl!.
vela più chiaramente la volontà av- 321 ss.) sono figlie della Notte e in
versa degli dèi (v. 326 s.: ferus ol1mia Sofode (Oed. C. 39 S. 106) delle Te-
Juppiter Argos / transtulit), tenta di nebre. Solo nell'età alessandrina se
opporsi all'ineluttabilitit del fato: non ne incontrano i nomi: 'AÀ1']x'tw = sen-
è ancora il pius Aeneas (cf. n. vv. za riposo, MEyatpa = l'odiosa, Tto"t<p6vl)
302 s.). FORIl., seguito da SAIlIl. 3 e Uss.', = la punitrice dell'uccisione. Tutte e
pensa che llwnine divom indichi le tre ispiravano la vendetta e la strage;
Erinni del v. s., ma è preferibile la placate, venivano chiamate EUIJEVUiEç.
prima interpretazione, data da CON., 338. quo: la ripetizione dell'avv. espri-
perché nell'animo di Enea, sul senso me ellicacemente l'ardore da cui Enea
della vendetta, giustificabile in lui ed è trascinato. - fremitus: 1IOX propria
esplicitamente menzionata al v. s., pre- de pugnantium strepitu FORIl. Unito a
vale quello di tentare l'impossibile, clamor, ricorre anche in CAES., b. G.
sia pure contro i disegni degli dèi (cf. II 24, 3. - sublatus: con valore me-
n. vv. 318-69). Per numine cf. n. v. 123. diale « levatosi ». - ad aethera: cf.
- talibus... dictis: espressione frequen- n. vv. 8 S. - damor: propriamente il
te soprattutto in Virgilio (V 719 VI 98. gridare (cf. clanzare) dei combattenti,
124 VII 249 ecc.) e negli altri epici, al- mentre il prec. frel1litus, che indica
ternata a his... dictis. - divom: -orum un nlmore cupo è il fragore delle ar-
cf. n. v. 14. mi. Per l'espressione subiatus ad aetlze-
337. Cosi DON.: dixit 'in flammas ra clamar cf. n. V. 222.
et in arma feror', ut ostemieret in 339 S. addunt se socios (scii. mi/li):
tanto discrill!ine civitatis et despera- Aeneae ut viro fartitudille praeclaro,
tione omniwn rerwn mori se maluisse quem 'ducenl quaenmt Goss. Per l'e-
112 VIRGILIO

Aepytus oblati per lunam Hypanisque Dymasque 340


et Iateri adglomerant nostro iuvenisque Coroebus
Mygdonides: illis ad Troiam forte diebus
spressione cf. VI 169 s. IX 149 s. ecl. 6, n. vv. 314-7. - nostro: meo. - iuvenis...
20. - socios: con valore predicativo. Coroebus: Corebo, fzlius Mygdonis et
- Ripheus... Aepytus... Hypanis... Dy- Anaximenes (DAN.), ignoto ad Omero,
mas: questi guerrieri non compaiono appare nei poeti ciclici (llias parva,
nei poemi omerici. Il primo che, seb- p. 134 XVI AlI.: UqliXE't"O (.kÈ" on É'ltl 't"o"
bene pagano, per la sua giustizia (cf. KO:O"<l'a."opo:ç o KOPOLPOç ya.tJ.o", um\OO:"E 1ìÉ,
vv. 426 s.) fu collocato da Dante nel ~lç I!È" o 'ltÀdw" Myoç, imo NE01t't"OÀÉtJ.ov,
Paradiso (20, 67 ss.), combatte da va· AÉO"J(EWç oÉ imo Àto(.k1]oovç É1tOi1]<l'E": anche
loroso al fianco di Enea e incontra la in Qv. SMYRN., XIII 168 S. e nel pa-
morte insieme con Ipani e Dimante piro Rylands XXII S, Corebo muore
(vv. 426 ss.); il secondo non è quel- per mano di Diomede; secondo Virgi-
l'Epito, re dell'Arcadia, di cui si ri- lio vv. 424 ss., viene ucciso da PeneIeo)
corda la tomba a Il. II 604, eretta e nel Reso pseudo-euripideo (v. 539).
sulle pendici del monte Cillene (cf. an- Euforione (ap. SERV., fr. 71 Pow.),lo rap-
che PWSAN., VIII 16, 2); Dimante è presenta come uno stolto: cf. anche
nome mesopotamico (cf. Reallexicon AELIAN., varo hist. XIII 15; la sua stol·
der Assyriologie, II 110. 226). - maxi. tezza giungeva a tal punto che, come
mus armis: cf. I 545: nec bello maior riferisce CER. sulla base di varie te-
et armis. - oblati (sciI. mi/li) per stimonianze, era sorto il proverbio
lunam: « fattimisi incontro attraverso 1]ÀtOt0.mpoç Kopoipov « più sciocco di Co-
il chiarore lunare» cf. n. vv. 254 s. Il rebo », ma Virgilio, distaccandosi da
parto oblati ha valore mediale e col tale tradiz., lo presenta in una luce
significato originario del pref. ob.' « in· di eroismo e di impetuosità. Si noti
contro », rappresenta al vivo questi che iuvenis è accompagnato dal nome
guerrieri, i quali si dirigono verso e dal patronimico Mygdonides; altro-
Enea e in lui riconoscono un'àncora ve invece si trova o solo col patroni-
di salvezza; la prep. per, come a VI mico (V 503: llyrtacidae iuvenis) o
?70 s.: per incertam lunam ... / est iter, solo col nome (IX 335: iuvenem Ser-
mtroduce un moto per luogo fil,'1.lrato, ranum).
ma include anche l'idea di mezzo. DON. 342-6. MAZZ., p. 15, pensa che dal v.
osserva che sia questa espressione sia 346, incompiuto, si possa dedurre che
quella successiva (Iateri adglomerant Virgilio abbia aggiunto posteriormen-
nostro) sono state intercalate tra i no- te questo gruppo di versi, « mentre
mi propri, perché la narrazione non in una prima redazione l'elenco dei
fosse monotona, e ordina: addunt se socii di Enea si chiudeva con iuve-
socios et lateri adglomerant nostro nisque Coroebus del V. 341, seguito imo
oblati per lunam Ripheus, Aepytus mediatamente dal v. 347: quos ubi
Hypanisque Dymasque iuvenisque Co- confertos audere in proelia vidi, con
roebus. cui s'introduce l'esortazione alla bat-
341. adglomerant: se adglomerant. taglia notturna e la battaglia stessa )l.
Non occorre ricavare il se dal v. 339, - Mygdonides: figlio di Midgone, il
perché in Virgilio, in simm· casi, è fre- quale, in Il. III 185 sS., è ricordato co-
quente l'ellissi del pron., come ai vv. me condottiero, insieme a Otreo, delle
229 (cf. n.). 235 XI 707, sebbene il vero schiere dei Frigi contro le Amazzoni.
bo si trovi accompagnato dal se a XII - illis - ferebat: Macrobio (V S, 7 s.)
457 s.: densi cuneis se quisque coactis / accosta il passo a Il. XIII 364 sS.: 5ç
adglomerant. Per il valore di questo {lo: "Éo" 1toÀÉtJ.OtO (.kE't"&. ltÀÉoç ElÀ1]ÀOVOEt, /
verbo, d'uso eminentemente poetico, cf. U't"EE lìÈ IIpio:tJ.oto Ovyo:'t"pw" EtoOç upiO"'t"1]", /
ENEIDE Il 113

venerat insano Cassandrae incensus amore


et gener auxilium Priamo Phrygibusque ferebat,
infelix, qui non sponsae praecepta furentis 345
audierit.
Quos ubi confertos audere in proelia vidi,
J{C((J"en:lvop'l]V, U,VU,EOVOV, U1tE<1)(E'tO oÈ l-\ÉyC( e quello di YC(l-\Pp6ç in PIND., 01. 7, 4.
EPYOV, / be Tpo('l]ç &.Éxov'tC(ç U,1tW(J"ÉI1EV utC(ç Presso i Romani venivano chiamati ge-
'AXC(LWV, in cui si narra che anche Otrio- nero e nuora anche i fidanzati: cf. Dig.
neo, innamorato di Cassandra, era ve- XXXVIII lO, 6: generi et nurus appel-
nuto a Troia, per portare aiuto a Pria- latione sponsus quoque et sponsa con-
mo. Corebo però - osserva FUN. 1, p. tinetur. - Phrygibus: Troianis cf. n.
230 - «è piti nobile, piti puro; ché v. 68. - infelix: si sente in questa
lui non muovono bassi istinti, né sensi esclamazione tutto l'affettuoso com-
di millanteria, ma l'ansia per la don- pianto di Virgilio, il poeta del canto
na del suo cuore che pur l'ha am- di Didone (anche lei detta in/elix a IV
monito a star lontano e lo vedrà mo- 68. 450. 529), per il giovane ardente
rire ». - illis... diebus: queste parole che, innamorato della piti bella tra
sono considerate da MAZZ., p. 14 e n. 1, le figlie di Priamo, affronta la morte,
come espressione adatta a introdurre per difendere la patria della donna
una «perikope", intesa «in senso "form- amata: e il delicato episodio, collocato
geschichtlich "». - ad Troiam: cf. n. con arte sapiente fra scene di orrore
vv. 94 s. - venerat... et... ferebat: i e di morte, illumina col suo pathos
due tempi rappresentano due azioni il quadro della nyktomachia. Il termi-
diverse: la prima, portata a termine, ne in/elix - osserva H. F. REDERT, in
nettamente delimitata dal valore del Tram. and Prac. Americ. Philal. Assoc.
pperf.; nella seconda invece, incom- LIX (1928), pp. 57-71 - è un epiteto
piuta, si nota un senso di sospen- essenzialmente virgiliano, rivelatore
sione, data dalla natura stessa dell'im- della sensibilità del poeta. - qui non...
perf. conativo. - insano... amore: «da audierit: «per non aver ascoltato,,;
un amore folle", non solo perché l'a- come gli altri, Corebo non presta fede
more lo trascinò alla morte, ma anche alle profezie di Cassandra (cf. n. v.
«perché la vergine fìglia di Priamo, 246). Per il valore causale di qui cf.
sacra ad Apollo, non potrà corrispon- n. vv. 248 s.:; il congo perf., in luogo
dere al suo amore» GRAN. buana per- del pperf., è dovuto al fatto che la
ciò, messo in rilievo dalla posizione proposizione si considera slegata da
in cesura, non è semplicemente un verbi di tempo storico: analoghi esem-
epiteto dell'amore, come a ecl. lO, 44: pi in Ktin.', pp. 292 S. - sponsae: in
insanus al1lOr, richiamato da DAN., il quanto Cassandra gli era stata pro-
quale, tuttavia, prospetta un'altra in- messa da Priamo. - praecepta: vati-
terpretazione, non accettabile: quia cinia, obbligatori per colui al quale
belli tempo re amabat Coroebus. CON. sono diretti; praecepta sono chiamate
qui rimanda a ecl. 8, 18: indigno Nisae anche le prescrizioni di Eleno ad Enea
deceptus al1lOre. - Cassandrae: genit. a III 546. - furentis: vaticilUllltis SERVo
ogg.; cf. n. v. 246. - gener: «nella « invasata l>, gr. ÉVOOU(J"LC(~OVCT'l]ç. - audie-
speranza di diventare genero »; 'ge- rit: per il verso incompiuto cf. n. vv.
ner' dicitur et qui est, et qui esse 65 S.
vult SERV., che confronta l'uso di 347. quos: i guerrieri, nominati nei
maritus a IV 536: quos ego sim VV. 338-41, e il loro séguito. - audere
totiens imn dedignata maritos; cf. an- in proelia: poetico per se committere
che ibid. 35, l'uso di conilmx a VII 189 in praelia. Tale costruz. ricorre in
114 VIRGILIO

inClpro super his: 'Iuvenes, fortissima frustra


pectora, si vobis audentem extrema cupido
certa sequi, quae sit rebus fortuna videtis: 350

GRAT.,cyn. 498: non omne meas genus concorde, in certast, qui, apportata da
audet in artes e STAT., TTzeb. I 439 s.: SABB.' c 2: l'amanuense avrà potuto con-
neque... meus audeat istas / civis in... fondere, sotto dettatura, audentel1'l con
numus. - vidi: «qui il vidi momen- audelUli, per l'elisione della -m, oppu-
taneo implica... l'azione dell'assistere re, essendo i copisti soliti imprimersi
a quella inutile audacia che muove nella mente un verso intero (cf. G.
Enea a parlare» RONC., p. 88. PASQUALI, Storia della tradizione e cri·
348. incipio: « segna l'istante dell'in- tica del testo, Firenze, Le Monnier,
tervento di Enea, che si è ormai reso 19522, pp. 471 s.), avrà scritto audendi,
conto di quanto si svolge intorno a pensando che, dopo il sosto cupido, do-
lui» RONC., ibid. Il verbo è usato in vesse seguire il genit.: questo ultimo
senso assoluto (= loqui incipio) , come motivo è addotto da FUN.', p. 240, il
a ecl. 3, 58; HOR., sat. I 9, 21; Dv., met. quale, a proposito della relativa che
IX 281. - super: insuper; cf. n. vv. 71 S. vien fuori a V. 350 (qui ... videtis), in
Enea ha intuito l'ardore dei suoi, ma séguito all'emendamento di SABIJ.' c 2
aggiunge poche parole, per accrescere osserva che essa «ritarda a dir poco,
il loro entusiasmo: ed ottiene tale sco- e inceppa la concitazione di Enea, ri-
po (cf. V. 355). - his: scii. verbis, co- dà ordine stentatamente regolare a un
me a IX 198. 560. 640. Altri, meno bene, discorso, nel suo disordinato pertur-
sottintendono sociis; qualcuno lo uni- bamento, pieno di gagliardo affetto; si
sce addirittura a super e richiama Hm!., perde in essa il riflesso più vivo e più
sat. II 6, 3, dove super his = prae- bello della psicologia di chi parla, nel
terea. - frustra: accanto a fortissi- quale la fosca visione di ciò che sta
ma, genera un vigoroso contrasto: il d'intorno si sovrappone brusca e impe-
valore è inutile, e questi giovani, pur riosa al primo impulso che lo mosse
essendo disperatamente ardimentosi, a dire» p. 239. Audendi inoltre ripete
non potranno avere se non una mor- !'idea espressa dai vv. 339 ss. e in par-
te gloriosa. Cf. V 389: Entelle, he- ticolare dal V. 347, dove è già rappre-
roum... fortissime frustra. sentato in maniera compiuta l'ardi-
349. pectora: eon valore appositivo mento dei guerrieri. Audentem invece
e sinonimo di animos (cf. n. V. 200). - esprime un nuovo concetto: Enea chia-
si: siquidem « dal momento che» (cf. ma fortissimi i suoi giovani, dal mo-
n. V. 102). - vobis: scii. est. - auden- mento che li vede pronti a seguirlo;
tem (scii. me): lez. di y (in rasura), a 2, ma essi sono invano fortissimi come
b, Ism., etym. I 36, 20; essa inoltre è lui è un combattente che, senza spe-
difesa da SERVo (obscuritatem... facit ranza, tenta l'estremo rischio (auden-
hoc loco... falsa lectio: nam multi tem extrema).
, audendi' legunt, multi' audenti '. sed 350. certa: da unire a cupido del v.
neutrum procedit. ergo ' audentem' le- prec. - sequi: per l'inf., in luogo del
gendum est), tra i moderni da FUN.', gerundio genit., cf. n. vv. lO S. - quae
pp. 237 ss., e generalmente è accolta - videtis: V. USSANI jr, !nsomnia, Ro-
dagli edd.; SABB.' c 2 invece, seguito da ma, A. Signorelli, 1955, p. 12, richia-
alcuni moderni, conserva la lez. au- ma SALL., Cat. 58, 5: mmc vero qua
dendi che è di y (anteriormente alla loco res nostrae sint iuxta meClI1'1l om-
rasura), M, l e di altri recentiores. nes intellegitis. Il concetto della mu-
Autorevole riteniamo la prima lez., che tevolezza della fortuna occupa il pri-
non costringe alla correzione di certa mo posto anche nel discorso di Paolo
sequi del V. 350, su cui la tradiz. è Emilio, di fronte a Perseo sconfitto
ENEIDE II 115

excessere omnes adytis arisque relictis


di, quibus imperium hoc steterat; succurritis urbi
incensae: moriamur et in media arma ruamus.
Una salus victis nullam sperare salutem. I

Sic animis iuvenum furor additus. Inde, lupi ceu 355

(LIv., XLV 8, 6: exenlplwll insigne cer- sa da excessere del V. prec. - suc-


nitis... mutationis rerwn hwnanarwn). curritis - incensae: sero ad patriwn
351-3. excessere... (-enmt cf. n. v. 1) defendendam properatis HEY. La cesu-
di: anche in Euripide si legge un caso ra tritemimere dopo incensae mette in
analogo: Nettuno dichiara di abban- rilievo la inutilità del soccorso, già
donare Troia: À.EL1tW 'tò Y-À.EtVÒV "IÀ.wv accennata in frus tra dal V. 348. Per la
rlw[J.ovç 't' É[J.ovç Tro. 25. La medesima locuzione urbi incensae cf. v. 327. -
cosa si racconta che fosse avvenuta, moriamur - ruamus: è la conclusio-
dopo la distruzione di Gerusalemme: ne logica del discorso, nettamente stac-
cf. TAC., hist. V 13, 1: apertae repente cata da quel che precede: in essa l'idea
delubri fores et audita maior Immana cIel morire, prevalente nell'animo di
vox excedere deos; sinwl ingens mo- Enea, è efficacemente anteposta, per
ttls excedentium e 10s. FL., b. fud. VI mezzo dell'hysteron proteron, a quella
S, 3. Nell'antichità si credeva che gli del combattimento. Nell'esortazione « il
dèi si allontanassero dalla citti\, se suono dell'a è spesso tragico e triste,
fosse stata occupata: cf. AESCIl., Sept. di breve portata e operante» KNIG.',
215 s.: à-À.À.' ovv OEOÙç I 'toùç 'tfjç à-À.OV<T'l]ç 1t6- p. 357. Per l'espressione in... anna
ì.EOç Èy-ì,EL1tEW À.6yoç. Ad essi veniva rivolta ruamus cf. in arma feror v. 337; rua-
una particolare preghiera, detta evo- mus, piti forte di ruit (v. 64) := irrua-
catio, con la quale si esortavano gli mus, suggerisce l'immagine di chi, con-
dèi a lasciare la città vinta e passare sapevole che tutto è perduto, si av-
dalla parte del vincitore (cf. SERVo e venta con la forza della disperazione.
MACR., III 9, 2. 7): in Livio infatti 354. « Un solo rimedio è ai vinti,
il dittatore Camillo prega Giunone: quello di non sperare alcuna salvez-
te simul, [ww regina, quae mmc Veios za ». Opportunamente SERV.: scimus
colis, precor, ut nos vict07'es in rwstram mortem captivitatis esse remedium. hoc
tuamque mo." futuram urbem sequare, ergo suadet, ut aut desperatione vi Il-
ubi te digm17n amplitudine tua tem- cant, aut vitetur nwrte captivitas; sot-
plum accipiat V 21, 3; Curzio Rufo rac- tile l'osservazione di ARN.', p. 66: « Se
conta che i Tirii, temendo che Apollo c'è in queste parole una speranza, per
si allontanasse, lo legarono all'altare quanto illogica, è la speranza dell'ina-
di Ercole: aurea catena devinxere si- spettato, dell'imprevisto ». La frase è
mulacru7n araeque Herculis, cuius ml- citata come un proverbio gii\ in SEN.,
mini urbem dicaverant, inseruere vin- 71. qu. VI 2, 2; lo stesso concetto in
culum, quasi ilio dea Apollinem reten- LIV., XXI 44, 9: nullum contemptu
turo IV 3, 22. Cf. anche F. DE Cou- mortis telum ad vincendwn lw7nini ab
LANGES, La cité antique, Paris 1960, p. dis immortalibus acrius datum est;
175. - excessere: perf. storico, perché VELL. PATER., II 5, 3: talltwn efTecit
l'esodo degli dèi fu anteriore alla ca- mixtus tinwri ]Jwlor spesque despe-
duta della città. - adytis: cf. n. VV. ratione quaesita; SEN., Plwen. 89 s.:
114 s. - quibus - steterat: « per la emica Oedipodae est salus, I 71011 esse
cui protezione si era mantenuto saldo salvum.
il nostro impero »; cf. n. VV. 162-8. II 355-{i0. La similitudine, una delle più
pperf. steterat precisa un'azione del belle e citata anche da Quintiliano
tutto passata rispetto a quella espres- (VIII 3, 72), trova riscontro in Il. XVI
116 VIRGILIO

raptores atra in nebula, qllOS improba ventris


exegit caecos rabies catlllique relicti
fallcibus exspectant siccis, per tela, per hostes

352 sS.: wç ce Mxo~ èf.pwro"LV È7tÉxPrJ:ov iì ne poeta, Bari, Adriatica Ed., 1950, p.
ÈpL(POV7r.. / O'LV"'Co:.t., \J1tÈ,X p.i)ì"wv rJ.tPEUl-lEVOt" o:.i 166). ~ raptores: traduz. dell'omerico
't' Èv OPE<Tcr~ / 7tOt[.LÉvoç tiqJPrJ:c(U<T~ CtÉ't[.LrJ:YEV· cr(V'trJ:t Il. XVI 353; riferito ai lupi, s'in-
o( ce tc6vnç / rJ:t<jJrJ: c~rJ:P7ttisOU<TtV tivtiÀ.X~CrJ: contra anche in Dv., met. X 540 e VELL.
OU[.Lòv ÉXOU<To:ç, ma - osserva il GUSTA- PAT., II 27, 2. - atra in nebula: «nel-
RELLI, De quadam lege quam in Home- le cupe tenebre", cf. CtrÌ, VUX'trJ: I-,Éì.rJ:wrJ:v
ricis Aeneidos imitationibus Vergilius di Il. X 297. ~ improba ventris ... ra-
secutus est, Messanae 1905, p. 9 - men- bies: «la implacabile rabbia del ven-
tre in Dmero gli Achei sono visti nel tre", ossia i morsi rabbiosi della fa-
momento in cui piombarono sui Tro- me. I lupi son detti W[.LoqJtiYOt in Il. XVI
iani a modo di lupi che assalgono 157; in AnscH., Sept. 1035 xo~ì.oy&:<T'tOPEç.
agnelli e capretti, in Virgilio i Troiani Per improba cf. n. vv. 79 s.; ventris...
sono rappresentati nel momento in cui rabies richiama edendi / ... rabies di
escono, per scovare gli avversari, co- IX 63 s. e corrisponde al furor dei Tro-
me lupi che la fame spinge in cerca iani, la cui prontezza alla morte è ben
di preda. Inoltre la similitudine viro resa dalla similitudine: nota infatti
giliana è pervasa da un caldo affiato Pos., p. 167, che dci lupi è stata mes·
di umanità: in essa i lupi sono spinti sa in rilievo piu la «prontezza alla
dalla fame rabbiosa e dal bisogno di morte» che la «sete di sangue ». -
cercar cibo per la prole, che affamata exegit: exclusit, de latebris scilicet
attende nella tana; questo particolare SERVo Il perf. ha valore iterativo « cac-
che dipinge lo stato d'animo di Enea cia fuori ». - caecos: con valore pre-
e dci compagni attenua la freddezza dicativo: la fame spinge fuori dalle
della similitudinc omerica, dove do- tane i lupi, rendendoli ciechi contro
mina l'idea della ferocia e della bm- ogni pericolo e timore; similmente i
talità. Il paragone con i lupi affamati . Troiani sono stati resi ciechi di fronte
ricorre in Virgilio anche a IX 59 ss. al rischio dalla forza della disperazio-
- sic ~ additus (sciI. est): «con ne. - catuli... exspectant: dum catuli
queste parole al coraggio dei gio- exspectant; i lupacchiotti rappresen-
vani si aggiunse una cieca pazzia", tano, secondo SERV., i figli e le mogli
dalla quale Enea era stato già preso dei Troiani. Catulus (gr. O"xuIWOç), di
e che ora comunica ai compagni: cf. etimologia oscura (cf. WAL., s. v.), era
n. vv, 302 s. Tantum... valuit persuasio detto della giovane prole degli ani-
mea, ut aetatis iuvenum voluntatisque mali: dei maiali (PLAUT., Truc. 268),
intentio furore quodam ferretur ac- dellc pantcre (LUCR., V 1036), dei leoni
censa DON.; cf. anche n. v. 348. A (HOR., C. III 20, 2), dei serpcnti (VERG.,
furor additus Huy. accosta STAT., Theb. georg. III 438), dell'orso (Dv., met.
V 33: o miserae, quibus hic furor ad- XIII 836), dei gatti (PIIAEDR., II 4, 24),
ditus. -lupi ceu: la clausola con ana- delle tigri (PLIN., VIII 4, lO), dei del-
strofe corrisponde a quelle omeriche di fini (ibid. IX 8, 21), degli animali in
Il. XI 72 e XVI 156: ot ce MxoI wç, in cui genere (HoR., C. III 3, 41), e, piu fre-
i lupi son presi pure come termine di quentemente, dci cani (georg. III 405;
similitudine. Per il monosillabo ceu a LUCR., V 1067), il che lascia supporre
fine di verso, con cesura bucolica, cf. che ci sia un rapporto semantico tra
n. vv. 162-8, ma qui esso non ha un canis e catulus, sorto probabilmente
particolare effctto artistico, essendo come diminutivo: cf. VARR., l. L. IX
dovuto a solo influsso omerico, come 74: canis, catulus, catellus. - fauCi-
osserva il TRAGLIA (La lingua di Cicero- bus... siccis: «con le gole asciutte »;
ENEIDE II 117

vadimus haud dubiam in mortem mediaeque tenemus


urbis iter; nox atra cava circumvolat umbra. 360
Quis cladem illius noctis, quis funera fando
anche a IX 64, le fauces del lupo san circumvolat e dalla ripetizione di u,
dette siccae per la fame. La cesura in arsi al 5° e 6° piede. L'immagine
eftemimere dopo siccis separa netta- non è in contrasto con tacitae per
mente le due parti della similitudine. amica si/e1'ltia lunae v. 255 e oblati
- exspectant: il preso ritrae la lunga per llmam V. 340, come è stato già
attesa dei lupatti. - per tela - iter: dimostrato nella n. vv. 254 S. - cava...
per l'immagine cf. VAL. FL., VI 228 s.: umbra: l'ombra con la sua cavità av-
mediae stupefacta per agmina pugnae / volge da ogni parte, come la nube a
vadit eques densa spargens lzastilia I 516: nube cava speculalltur amicti;
dextra. - per tela (= arma) - vadi- cf. anche V 810 IX 671 X 636. Cavus,
mus: anche in Il. X 297 s., Odisseo e riferito all'ombra, all'aria e alle nubi,
Diomede, come leoni, avanzano fra la è sinonimo di ina1'lis (cf. gearg. IV 196:
strage e le armi. S. G. STACEY, in per i1'la1'lia 1lubi/a), nel senso che esse,
Arclz. filI' Lex. X (1898), pp. 38 ss., ac- non ofIrendo resistenza ai corpi solidi
costa LIv., IX 39, 8: per arma, per che vi penetrano, si dispongono intor-
corpora evaserint (scii. equites Roma- no agli stessi, quasi avviluppandoli. -
ni). La prep. per, ripetuta senza con- circumvolat: l'immagine della notte
giunz., come ai vv. 561 e 664, si adatta alata, d'origine enniana (alm. 433 Vah.':
al contesto, che descrive la ferma de- nox... valabit) si trova anche a VI 866:
cisione dei combattenti. Per llOstes cf. nox atra caput tristi circumvolat um-
n. vv. 43 s. - vadimus: « avanziamo bra. VIII 369: nox mit et fuscis tel-
rapidamente »; ripetuto a v. 396, ha lurem amplectitur alis; perciò bene
il valore di inruimus v. 383, i1'lcurri- ROST.: « questo verso ha il battito del-
mus v. 409. Vadere contiene una sfu- le nere ali della morte », rappresen-
matura di rapidità e di ostilità che tata con le ali in BaR., sat. II 1, 58:
non è in ire, e vuoI dire propriamente mors atris circumvalat alis.
« slanciarsi con impeto », a testa alta 361-9. Anche Enea, dopo Ettore e
e a passo fermo: cf. ENN., ann. 479 il sacerdote Panto, dà un breve qua-
Vah.': i1'lgenti vadit cursu; CATULL., 63, dro della distruzione di Troia, più
86: vadit, fremit (sciI. Leo). - haud patetico, ma soprattutto più pieno di
dubiam: piti efficace di certam; la li- enfasi, come appare dalle interrogo re-
tote fa capire che i Troiani hanno la toriche (vv. 361 s.), dalla ripetizione di
piena consapevolezza di and<'re incon- qllis (v. 361), di perque (vv. 364 s.), di
tro alla morte. - mediae... m-bis: ver- llbique (vv. 368 s.), dalla allitterazione
so il centro della città, dove era la (v. 361: funera fanda. V. 362: lacrimis...
rocca e dove il combattimento doveva labores. v. 367 s.: victis... virtus / vic-
essere piti furibondo. Cf. mediae ... urbi tores), che mirano ad infondere negli
v. 240. - nox - umbra: « la tetra ascoltatori la profonda tragicità dei
notte ci sfiora fasciandoci con la sua fatti vissuti da Enea e compagni. Qui
ombra ». Queste parole, a torto rite- il poeta rivela odio per le scene orride
nute da qualcuno come una zeppa, e per la guerra, a differenza di Omero
sono nella loro indeterminatezza tra che descrive, in ampi quadri e spesso
le piti potenti e le piti espressive del con particolari fortemente realistici, le
poema: l'epiteto atra dà alla notte cruente battaglie, in cui sembra che i
qualcosa di agghiacciante (cf. anche guerrieri siano spinti da sete di san-
MAROU., p. 57), accresciuto dall'orrore gue. Anche ai vV. 396 sS., il poeta fa
che cava aggiunge a umbra, dalla fre- un rapido ma intenso quadro dei pic-
quenza delle a, dall'allitterazione cava coli combattimenti tentati dai Troiani
118 VIRGILIO

explicet aut possit lacrimis aequare labores?


Urbs antiqua ruit multos dominata per annos;
plurima perque vias sternuntur inertia passim

rivestiti di armi greche. Anche ai vv. duobus ,nilibus oclillgelltis amzis re·
407 sS., si sente il compianto del poeta gnasse iirmatur SERVo - ruit: il contra·
per gl'infelici combattenti e l'orrore sto tra il plurisecolare dominio di Troia
per le aspre opere di Marte. Tuttavia e la sua repentina caduta, eflìcacemente
non mancano scene realistiche, ucci- espressa da ruit, di una straordinaria
sione di Polite e di Priamo, morte di rapidità, già usato da Ettore (v. 290),
Laocoonte, nelle quali il poeta indugia suscita intensa commozione.
su taluni particolari raccapriccianti, 364-6. plurima - limina: « privi di
non perché partecipa all'orrore della vita cadono dovunque moltissimi corpi
scena, ma perché prova pietà per il e per le vie e per le case e per i
vinto e sente tutta la tragica miseria templi degli dèi, pur essendo questi
del destino umano. Cf. anche F. H. inviolabili ». Il brano è stato variamen-
COWLES, in elass. lauri'!. XXIX (1934), te inteso: per alcuni stermmtllr indica
pp. 364 s. stato (= stra/a iacent) - e la prep.
361 s. I due versi sono ripetuti quasi per significherebbe « che questi cada-
letteralmente da Orosio (II 18, 4); il veri, nota GRAN., giacciono di traverso
v. 361, con cinque spondei, costituisce nelle vie, impedendo il passo» -, ma
un lento lacrimoso preludio ad una meglio intenderlo nel suo valore imo
rievocazione intessuta di dolorose vi- mediato (= caeduntur « sono uccisi»,
cende e di oscuri eroismi, fatta con quindi « cadono", cf. cadUllt Danai V.
dignitosa rassegnazione. - quis - ex- 368 e n. VV. 368 s.), come a X
plicet: riecheggiano l'omerico (Od. III 429 s.: sterl'!itllr Arcadiae proles, ster-
113 s.): 't(ç Xf:V ExetVIX / 1ta.V't1X Yf: l~uO'l\' mmtur Etrusci / et vas, o Grais
O'IXL'tO XIX'tIXOVl]'tWV a.vOp&l1tWV; Cf. vv. imperdita corpora, Teucri: cf. anche
6 ss. - quis... quis: etiam Graecorum X 730. 781 XI 87. Anche inertia
SERvo - fando explicet: « potrebbe di- offre duplice interpretazione: per SERVo
pingere a parole». - possit _ labo· equivale a non repugnantia « che non
l'es: « potrebbe piangere adeguatamen· oppongono resistenza» ed ha valore
te le sventure? ». Per il costrutto aequa- attributivo, e in tal easo corpora sa-
re aliquid aliqua re cf. III 671: /luctus rebbero i cadaveri degli inermi, vecchi,
aequare sequendo; SII-., XII 388: dictis donne, fanciulli: a SERVo si associano
bellantum aequare calorenl. Superfluo HEY., CON. e alcuni moderni; più sug-
perciò ricorrere all'ipallage proposta da gestiva quella di CER. (inertia = « pri-
SERV.: laboribus aequare lacrimas. Per vi di vita "), seguita da molti moderni,
labores cf. n. vv. lO s. perché l'epiteto, osserva PA., crea un
363. Nell'iscrizione sacra di Ernerita contrasto patetico tra la condizione
Augusta si legge: urbs Augusta felix attuale dei caduti, non esclusi i vec-
mansura per saecula longa: cf. 777, 15. chi, le donne, i fanciulli, e la loro
CImo Die. e 23 a CURo Hiib. - urbs an- precedente vitalità e gagliardia: in
tiqua: a inizio di verso anche a I 12; quest'ultimo caso, illertia può avere
« in quell'urbs alltiqua, più che il sen- valore attributivo o, preferibilmente,
so della magnificenza, c'è il senso della predicativo. - plurima: all'inizio del
grandezza e della storia di Troia, di verso e separato dal sosto corpora, pu-
una rovina di uomini, più che di una re a inizio di verso, ritrae, insieme a
rovina di cose" ARN. l , p. 67; Uss.' pen- passim, in fine di verso, il gran nu-
sa che urbs alltiqua si possa ricon- mero di cadaveri, accentuato dal poli-
durre a AESCII., Ag. 710: fIPLa.f-LOU r.6À.Lç sindeto que... qlle... et vv. 364 ss., e dà
Yf:PIXLa.. - antiqua: vel rlObilis, vel qllia una macraba visione della scena. Cf.
ENEIDE II 119

corpora perque domos et religiosa deorum 365


limina. Nec soli poenas dant sanguine Teucri;
qeondam etiam victis redit in praecordia virtus
victoresque cadunt Danai. Crudelis ubique

per l'immagine LUCII., VI 1264 s.: mulla desta il valore" che la sventura ave-
sili proslrala viam per proque valula va sopito, ma non spento. - praecor-
/ corpora silanos ad aquarum slrala dia: propriamente il diaframma: cf.
iacebant. - vias ... domos... deorum li- PLIN., XI 37, 197: exla homini ab in-
mina: efficace gradazione: la inumana feriore viscerwn parle separanlur
crudeW\ dei vincitori dalla strada si membrana, quae praecordia appellanl,
estende all'intimità delle case e non quia a corde praelendilur quod Graeci
risparmia nemmeno i luoghi sacri. - appellavenmt 'Pptvo:ç; in senso traslato
perque domos - limina: cf. LUCR., VI può significare sia stomaco o visceri,
1272 SS.: or/mia... sancla deum delubra come in HOR., sat. II 4, 26, sia cuore,
replerat / corporibus mors exanimis, petto, quale sede degli affetti, dei sen-
mzeralaque passim / clmcla cadaveri- timenti, dei desideri, come qui e in
bus caeleslum tempIa lnanebanl. - re- Hall., sal. I 4, 89; prevalentemente poe-
ligiosa: epiteto comune per i luoghi tico quest'ultimo senso.
destinati al culto, i quali, pur doven- 368 S. victores... Danai: dal valore
do destare un sacro timore, sono ugual- concessivo di viclores e dalla posizio-
mente profanati; si noti il senso at- ne di Danai in cesura e a fin di
tivo e il valore concessivo. Per la lun- periodo, si rileva l'ardore della virlus
ghezza della sillaba re- cf. n. vv. 150 s. dei Troiani. - cadunt: cadebanl ...
- limina: lempla, per sineddoche. - etiam Graeci certalllibus nobis, sed
nec - Teucri: «non cadono solo i nihil proderat; iam enim comlabal eos
1'roiani", ma anche i Greci, sebbene plenam vicloriam consecutos. fuil la-
abbiano occupato vittoriosamente la men solaciwn in adversis vicli mani-
città; poenas danl sanguine non s'in- bus cecidisse victorem DON. - crudelis
tende nel solito senso di «pagano il - imago: la mesta solennità di tutta l'e-
fio con la vita", come a X 617, sia spressione, intramezzata da tragiche
perché le parole di Enea sonerebbero pause, è accentuata dai sost. luctus,
umiliazione per i Troiani caduti sia pavor, imago, usati ad arte al sing.
perché Enea sa che essi sono inno- generico, dall'ellissi del verbo e da
centi di ogni colpa, ma in quello di ubique enfaticamente ripetuto: tutto
nwriuntur indigne SERVo Per l'espres ciò rende inoltre piu penetranti le sin-
sione cf. n. vv. 71 s. gole parole. - crudeIis: «straziante",
367. quondam: inlerdum, aliquando, con valore causativo, come a v. 561:
gr. EcrO' C't(. Quondam, in questa acce- crudeli volnere. - luctus: cf. n. V. 12.
zione, è poco frequente, ma ricorre - pav6r: «un senso di terrore e di
spesso nelle similitudini: v. 416 VII prostrazione» cf. v. 229. L'allungamen-
378. 699. georg. III 99 IV 261; Ov., mel. to di una sillaba finale, in arsi e se-
VIII 191. - victis - virtus: HEY. ri- guita dalla cesura, non raro in Vir-
chiama TAC., Agr. 37, 3: et aliquamlo gilio (v. 411: obruirmlr. v. 563: domt1s.
etiam viclis ira virlusque. - victis: in I 308: vida. III 112: 11emtls. V 284: da-
luogo di victorum, unito a praecordia, Wr. 337: Euryalt1s. 521: paler. VI 768:
secondo alcuni; meglio intenderlo dal. Nwnitor), risale alla prosodi~ arcaica
retto da redil, come in HOR., c. IV 8, (cf. ENN., amI. 113 Vah.': gemtor. 442:
14 s.: spirilus et vita redit bonis / c/amòr. 444: imbricitor) ed è determi-
... ducibus. - redit... virtus: «si ri- nato appunto dalla forza della cesura,
120 VIRGILIO

luctus, ubique pavor et plurima mortis imago.


Primus se Danaum, magna comitante caterva, 370

la quale « était SUlVle d'un silence suf- ti dolorosi per i Troiani, e accende
fisant pour qu'une syllabe brève ait per un po' uno sprazzo di soddisfazio-
donné l'illusion d'une longue" L. Nou- rle nell'animo angosciato del narrato-
GARET, Traité de métr. lat. class., Paris re, il quale ricorda che, pur tra ilmu-
1956, p. SO. - plurima - imago: la merevoli ostacoli, i Troiani cOlnpiono
«multipla faccia della morte" MAZZ., atti di eroismo e lascia intendere che
p. 16, ossia della morte causata in di- i Greci devono il successo, pÌlt che al
versi modi, con le armi, col fuoco, loro valore, all'ingarmo di Sinone e
con le rovine in genere; infatti «in· soprattutto alla volontà del fato: fug-
numerevoli sono i modi e gli aspetti gono infatti precipitosamente, appena
di morte, e innumerevoli anche i se- incontrano una schiera troiana, decisa
gni dello spavento che la morte in- a combattere (disprezzo del Romano
cide e ferma sui volti e nelle mem- per i Graeculi che sempre melUlvano
bra" VALG.; cf. SERV.: varietas mortis vanto della distruzione di Troia?);
ostenditur; tale interpretazione trova quindi non c'è da stupirsi, nota HEIN.,
l'appoggio di un passo di Tucidide (III p. 37, se Enea indugia volentieri su
81, 5: 'ltéicrrJ. 'tE tOÉct Xct'tÉcr'tl1 OctvrJ.'tov), ri- questo ricordo, vv. 399-401. Si noti che,
portato da PA., e sembra confermato come autore dell'astuto stratagemnta,
da un luogo di Tacito (llist. III 28, 3: presenta non un troiano, ma un gio-
varia pereuntium forma et omni ima- vane venuto in aiuto di Troia, Corebo;
gine mortium) e dai riecheggiamenti e, preoccupato di mantenel'e vivo l'alo-
in STAT., Theb. IX 280: mille modis ne di pietas che circondava i Troiani,
le ti miseros mors una fatigat e SIL., per gitlStificare la loro partecipazione
IV 591: mille simul leti facies. Meno all'insidia, ideata da Core bo, mostra
suggestivamente SABB.' ed altri, inten· che essi subiscono l'iniziativa dell'al-
dendo plurima come corrispondente al- leato, meno scrupoloso in fatto di leal-
l'ubique delle proposizioni precedenti, tà; e con finissima arte, per non con-
spiegano plurima mortis imago == plu- dannare indirettamente i compagl'zi che
rima cadavera « dappertutto cadaveri ". si travestono, non parla di sé, ma
Preferibile la prima interpretazione, soltanto mette in rilievo il valore di
perché dà una visione eloquente non tutti i combattenti (cf. conserimus ...
solo della strage avvenuta, ma anche demittimus v. 398), che salvano con
di quella che si compie sotto gli oc- estremo sacrificio l'onore della città
chi di Enea. Si noti che plurima, nel vinta.
primo caso, ha valore soprattutto qua·
litativo, nel secondo invece solo quello 370. primus: cf. n. v. 32. - se:
quantitativo. Per la clausola mortis unito a offert del v. s.: «si fa incon-
imago v. la tavola marmorea di Porta tra", come una vittima che si acco-
Pia (CIL VI 18385: cf. 1184, 7 CE Bi.ich.). sta inconsciamente a coloro che la sa-
crificheranno". - Danaum: -orum cf. n.
370-401. I Troiani sopraffanno un v. 14; poiché il verso presenta la stes-
gruppo di Greci, guidati da Androgeo,' sa struttura del v. 40: primus ibi ante
Corebo suggerisce ai compagni di in- omnis, magrza COmifa11te caterva. il
dossare le anni dei caduti, per assa- genit. Danaum corrisponde ad ante
lire pitt facilmente i Greci, e l'insidia omnis e perciò va unito anch'esso a
procura un primo successo ai Troiani. primus, come suggerisce pure la ce-
L'episodio, che è una documentazione sura pentemimere, e non a Inagna co-
dei vv. 367 s.: quondam - Danai, se· nzitante caterva: per quest'ultima
gna una pausa, nel susseguirsi di even- espressione cf. n. v. 40.
ENEIDE II 121

Androgeos offert nobis, socia agmina credens,


inscius, atque ultra verbis compellat amicis:
IFestinate, viri; nam quae tam sera moratur
segnities? aHi rapiunt incensa feruntque
Pergama; vos celsis mmc primum a navibus itis?' 375

371. Androge6s: traslitterazione del fam. XII 22, 4: plura scripsissenl, Il i-


gr. 'Avlip6YEwç; per tale uso cf. n. v. si tui festinarent. Cf. anche la chiosa
122. Di Androgeo, ricordato anche ai di SERvo a viri: increpal1tis est. - nam
vv. 382 e 392, e da non confondere quae: quael1am, analogamente a quan-
con l'omonimo figlio di Minosse (VI to suggerisce SERvo a georg. IV 445:
20), non è fatta menzione presso altri l1am quis: id est quisnam. - sera:
autori. - socia ~ credens (scii. nas): piu che attrib. di segnities del V. s., è
al vedere una schiera di guerrieri, com- collegato, come sembra a CON., a Inara-
patta, ordinata, circospetta, Androgeo tur, ed ha senso attivo; si intenda
pensa che essi siano Greci; e l'errore perciò: qllae segnities nlOratur (sciI.
è dovuto soprattutto alla grande con- vas) ut reddat vas seras, i. e. tardas?
fusione, ovunque dominante, e all'o- - segnities: completa il concetto della
scurità notturna, se pur schiarita dal- lentezza, espressa anche da sera e
Ia luna. /1lOratur. La forma segnities, prevalen-
372. inscius: «inconsapevolmente »; temente poetica, si alterna all'altra piu
l'agg., in posizione enfatica e seguito comune, segnitia; il suffisso -W, della
da pausa, non è inutile ripetizione di prima forma, come in altri sosto con-
sacia agmina credens del v. prec., ma simili (es. barbaries, luxuries, mate-
accentua la causa della rovina di An- ries), è considerato una variante del
drogeo. PAS., dando al termine il senso sufi'. -W, caratteristico della seconda
di «stolido", scorge in esso « una leg- forma (barbaria, luxllria, materia). Cf.
giera tinta di ironia»: ma tale senti- ERN., p. 67. - alii... vos: PA. richiama
mento pare estraneo allo spirito di il gr. ot [.lÈv èn,.).. o~ ... Ù[.lE~ç li€. Cf. anche
Enea, il quale, nel narrare, di solito I 247 ss.: iIIe... nos. - rapiunt (= diri-
partecipa ai casi sventurati degli eroi, piunt) ~ feruntque (= aufenmtque)
anche se avversari. - ultro... compel- Pergama: «saccheggiano Troia incen-
lat: «per primo c'interroga»; cf. vv. diata e quasi la sradicano dalle fon-
279 s.: ultra... / campel1are virwn e n. damenta» (cf. DAN.: quasi ipsam fUIl-
Per ultra cf. n. v. 59. - verbis ... ami- ditus civitatenl in victarimn suam
cis: cf. dictis... amicis v. 147 e n. transferunt). Scultoria la locuzione ra-
373-5. Come la grande gioia dei Tra- pere et ferre, tratta da quella greca,
iani, convinti della partenza dei Greci, quasi identica, IJ.YEIV %tXt qJÈpEIV di Il. V
si è mutata in pianti e lutti, cosi la 484, che designa la distruzione compIe-
letizia spensierata di Androgeo si cam- ta di una città, da cui vengono aspor-
bia improvvisamente in una dolorosa tati i beni e condotti via, prigionieri,
sorpresa. E si pensi alla strana im- gli abitanti. Per incensa... Pergama cf.
pressione, suscitata dalle parole gioiose V. 327: incensa... in urbe. 352 s.: urbi /
di Androgeo nell'animo dei Troiani che, incensae. - Pergama: cf. n. V. 177. -
qualche istante prima, avevano ascol- celsis ... navibus: cf. I 183: celsis... pup-
tato la disperata allocuzione di Enea, pibus; l'epiteto celsis, di fattura epica,
e che ora, proprio dalla bocca di un ha qui una funzione pienamente esor-
duce greco, hanno la conferma della nativa. - nunc primum: «appena a-
tragica situazione. - festinate: detto desso »; il tono di rimprovero diviene
con tono di biasimo che talora si av- chiaro. - itis: pro vellitis SERV.; cf. V.
verte nel verbo stesso, come in Crc., 254: ibat.
122 VIRGILIO

Dixit et extempIo (neque enim responsa dabantur


fida satis) sensit medios delapsus in hostis.
Obstipuit retroque pedem cum voce repressit.
Inprovisum aspris veluti qui sentibus anguem
376 s. et ex tempIo: « la pausa qui 378. Nel verso, chiuso tra i due pre-
introdotta dalla parentesi riproduce la dicati, si sente con quanta rapidità
brusca sorpresa del mal capitato» s'impadroniscano di Androgeo lo sbi-
RosT. Per extempIo cf. n. v. 176. - gottimento e il terrore; in particolare
neque - satis (sciI. a rlObis): « né in- obstipuit, come a v. 774 XI 120 XII
fatti era data da noi una risposta 665, esprime la sorpresa che strozza la
rassicurante »: i Troiani, imbattutisi voce in gola. - retro - repressit: per
improvvisamente in un folto gruppo di zeugma = retraxit pedem et vocem
Greci, non potevano per ovvie ragioni repressi t, ma il poeta ha usato un
dare una risposta precisa alle parole sol verbo, data la simultaneità delle
di Androgeo. Qualcuno a torto pensa due immagini: il ritirarsi e l'ammuto··
che la risposta non fosse rassicurante, lire del Greco. Per la ridondanza re-
a causa della diversità di lingua tra tro... repressit cf. n. vv. 169 ss. - pe-
Greci e Troiani: infatti da altri passi dem... repressit: PAS., confrontando
(es. dall'episodio di Sinone), appare che ENN., varia 11 Vah.': Sol equis iter
i Troiani capivano bene i Greci, come repressi t, nega lo zeugma; ma, in En-
già in Omero, perché tra le due lingue nio, iter reprimere significa « frenare il
vi erano solo delle differenze di pro- cammino", mentre qui pedan repri-
nunzia (cf. v. 423: ora sono discordia): mere = « ritirare il piede )', « indietreg-
e ciò è attestato anche dalle ultime giare". - cum voee: et vocem, come
scoperte di iscrizioni micenee. Né si cum sanguine del V. 72 sta per et sall-
può intendere responsa = « parola guinenz; LAD. traduce « con un grido )',

) d'ordine", come chiosa SERvo (symbo-


lum, quo utebantur in bello), seguito
da SAllll.', perché Androgeo ha tenuto
un discorso generico né ha chiesto
accostando l'espressione a dei passi,
di senso ben diverso (v. 688 III 177 X
667).
379-82. « Come colui che, camminan-
una parola d'ordine. - dabantur: l'im- do a stento e con sforzi (humi nitens)
perf., secondo CON., denota l'ansia di tra gli aspri rovi, calpesta inavverti-
Androgeo nell'attesa della risposta dei tamente un serpente ecc.)' Macrobio
Troiani. - sensit... delapsus: sensit... (V 5, 11) nota che qui Virgilio ha
se esse delapsum DAN. Questo costrut- imitato Omero (Il. III 33-7: 0Jç o' O'tE
to (cf. gr. ncrOE'tO É[l1tEcr0N) è frequente 'tLç 'tE opa.%ov'ta; towv 1ta;ì.Lvopcroç a.1tÉcr't'l] /
nel neriodo augusteo e postaugusteo, OUPEOç Év ~11crcrnç, ìJ1t6 'tE 'tp6[loç È'ì.Àa;~E
ed è quello « del participio predica- YULa;, / Iì.ljJ o· a.VEXWp'l]crEV, wxp6ç 'tÉ I~W dÀE
tivo: che abbia modelli greci è fuori r.a;pna.ç, / wç a;v't\ç MO' O[l\ÀOV ~OU TpW0JV
dubbio; ma è anche vero che procede a.YEp0JXWV / odcra;ç 'A'tpÉoç U[ÒV 'AHça;vopoç
dall'incontro di costrutti prettamente OEono1}ç), ma anche in questa similitu-
latini: tanto che già Cicerone aveva dine Virgilio aggiunge una nota perso-
detto dissimulavi .dolens (Att. V 1, 4) nale: il viandante, senz'avvedersene, cal-
e altrove: ne fìlio orbata laetetur (pro pesta il serpente, del quale è messa
Cl. 200). II modello virgiliano si tro- in forte rilievo la reazione minacciosa;
verà ripreso, ad es., in ApUL., met. IV verosimilmente il poeta trae questi
34: percussi... sentitis» RONC., p. 211. particolari dalle esperienze di vita con-
Cf. anche X 500: gaudet ... potitus. georg. tadina, come già si è detto (n. vv.
II 510: gaudent perfusi sanguine fra- 254 s.), e come si rileva dall'altra ef-
trum. - hostis (-es cf. n. VV. 19 s.): cf. fìcace similitu dine dei vv. 471 ss., nella
n. vv. 43 s. quale entra il serpente. Virgilio qui
ENEIDE II 123

pressit humi nitens trepidusque repente refugit 380


attollentem iras et caerula colla tumentem:

- osserva GUILL.', p. 140 - s'in- 1zzmzine? In ongme, il locat. sing. del-


teressa soltanto della sagoma dell'ani- la II declin. terminava in -ei (cf. Delei
male, come elemento decorativo, men- CIL I 738), mutatosi poi in -i (*Bnm-
tre Dmero considera il terrore, il tre- disiei> Brwulisii; cf. ENN., varia 37
more e il pallore di colui che all'im- Vah.': Brwulisii sargus bonus est), che,
provviso s'imbatte nel rettile. L'imma- come si vede, nei temi in -io, non si
gine ricompare anche in Dv., fast. II contrae con la i prec., al contrario di
341 s. e luv., I 43. - inprovisum: let- quanto accade nel genit. Caratteristi-
teralmente, « non preveduto », quindi ca perciò del locat. sing. è la vocale
«inavvertitamente»; in posizione privile- -i (cf. per la I declino Romai> Romae,
giata, come il qualificato al1guem (cf. n. per la III mri); l'uso di questo caso
v. 3), il termine esprime l'idea che colpi- era limitato ai nomi di città di I e II
sce maggiormente, quella dell'inaspetta- declin., e a pochi di III, di num. sing.,
to: l'atto molesto viene in tal modo giu- a pochissimi nomi comuni (arbori, bel-
stificato dal poeta che sente pietà per li, domi, lzzmzi, ruri), infine a qualche
gli animali. - aspris... sentibus: l'el- nome indicante tempo (lzeri, vesperi).
lissi della prep. è dovuta al fatto che Cf. FUN.', p. 263. - trepidus: « tre-
al valore locale si associa quello cau- mante per la paura »; trepidus, in Vir-
sale; CON. e PA. propendono per il se- gilio, piu spesso vale « frettoloso» (cf.
condo; aspris per aspefis è un esem- III 616 IV 462 IX 233 X 283 XI 453),
pio molto duro di sincope, come dex- ma qui predomina l'idea di spavento,
tris per dexteris a v. 444. - anguem: che in altri passi si trova esplicita-
adoperato impropriamente, secondo mente espressa (VI 290: subita trepi-
SERVo (xa"aXPYJO""t"tXwç), cf. n. vv. 204 s.; dus formidine. IX 169: trepidi formi-
ma anguis, nell'uso, vale serpente gros- dine); cf. DAN.: ve! pavens vel festi-
so e pauroso, capace di avvinghiarsi. nans. - repente: la sicurezza del pas-
380. Anche questo verso (cf. V. 378) seggero è improvvisamente scossa.
è chiuso tra i due predicati; in esso 381. Si osservi la tecnica particolare
si scorge netto contrasto tra il primo di qu~sto verso - con leggera varian-
emistichio, dove si sente il passo len- te già in georg. III 421: tolleIltem(jue
to e tranquillo del viandante, e il se- minas et sibila colla tumentenz - che,
condo che, col ritmo dattilico e col con bellissimo effetto pittorico, dipin-
forte suono onomatopeico, rappresen- ge la furia del serpente:· la colloca-
ta la celere fuga di lui impaurito. - zione dei due verbi a principio e a lìn
pressit... refugit: perf. dell'azione di verso, come ai vv. 378 e 380, la
istantanea, con valore di pres.; questo disposizione chiastica attollentem iras /
tipo di perf. si trova non di rado colla twnentem, il plur. estensivo colla
nelle similitudini, da Catullo in poi. che, chiaro esempio di Ùr.O"t"Ùr.0)O"tç, l'i trac
Cf. RONC., pp. 80 S. A refugit Goss. no- quasi la lunghezza del collo del ser-
ta: perfectum recte positum, nam quod- pente. Tutto questo mette in vivo ri-
vis, quod comparatur ut aliam rem salto il rettile che era nascosto tra
il/ustret, iam notwn itaque ianz factwn le spire, nei due versi prec., .nei
aliqzumdo sit, necesse est. Cf. vv. 223 s. . quali si vede solo la figura del vlan-
III 680 s. IX 436 s. 564 XI 456 s. - dante. - iras: iratum caput SABB.'
humi: riferito àr.ò XOt\lOU a pressit e a caerula: l'agg., detto della nera nu-
nitens; forse foggiato su domi, si tro- vola a III 194 V lO, è riferito al co-
va già in TEll., Andr. 725 s.: ante lore livido delle squame.
nostram iWluam adpone. obsecro, /

lO
124 VIRGILIO

haut secus Androgeos visu tremefactus abibat.


Inruimus, densis et circumfundimur armis
ignarosque loci passim et formidine captos
sternimus: adspirat primo fortuna labori. 385
Atque hic successu exsultans animisque Coroebus
'O socii, qua prima' inquit 'fortuna salutis
382. haut secus: sic. ~ Androgeos: fortuna: {( La fortuna - nota RosT. -
cf. n. v. 371. - visu: {( alla vista" di appar quasi personificata, come dea;
noi Troiani; cf. n. v. 212. - treme- ma è dea che tradisce". - labori:
factus: corrisponde a trepidus del v. pugnae SADn.'.
380. Cf. n. v. 228. - abibat: imperf. 386. hic: con valore, temporale, co-
dell'azione tentata; cf. SERV.: bene im- me a v. 122. _ successu _ animisque:
perfecto usus est, 110n enim abiit. {( imbaldanzito per il successo e per
383. inruimus: si avverte nel verbo il suo coraggio", che è accresciuto dal·
la fretta di piombare addosso ai nemi- l'ebbrezza giovanile del primo succes-
ci, prima che essi possano riaversi dal- so (cf. WAG.: Coroebus et laetatur suc-
la sorpresa. ~ densis - armis: {( ci cessu et maiores capit animos); Co-
stringiamo intorno colle armi serra- rebo è entusiasmato più di tutti sia
te >l. L'abI. ha valore strumentale; cf. per il carattere impetuoso sia per la
v. 409: densis irlcurrimus armis. - folle passione amorosa (cf. v. 343 e la
densis et: et densis, iperbato. ~ cir- chiosa di DON.: propter anlOrem Cas-
cumfundimur: con valore mediale, co· samlrae Coroebllln venisse ad Troiae
me a III 634 s. I codd. y, a, b, c dàn- allxi/illm superius dixit, propter ean·
no la variante circumfundimus, senza dem causam posuit etiam ex praese11li
dubbio meno autentica, ma negli stessi eventu gratulatwn). I due abI. hanno
la s finale è corretta in r, e quest'ul- valore causale, ma non formano en·
tima (-ur) è anche lez. di M. diadi, come alcuni intendono. - exsul-
384. ignaros ... loei... et formidinc cap- tans animis: espressione simile a XI
tos: lloc procul dubio proficiebat Tro- 491; animis è plur. poetico, come a V.
ianorum commodo, qui nec mettl pre- 316, e sta per audacia (SAnD.'). Alli-
meba11tllr et locorum cognitionem pIe· mi etiam in ll110 1l0l1line esse dicun-
nissimam retinebant DON.; loci è genit. tur, qui plura/is signi{ìcat copial1l
ogg. - passim: unito a sternimus del (juandam animi, superbiam et ferociam
v. s.; cf. v. 364: sternuntur... passim. Goss. - Coroebus: cf. n. v. 341.
385. sternimus: p~ dell'azione con- 387 S. o soeii _ sequarnur (:= prose-
tinua, come fa capire anche il passim quamur): {( o compagni, disse, pro-
del v. prec.; il verbo, che forma un seguiamo per dove la fortuna, col pri-
dattilo, collocato alla fine del concetto mo successo, mostra la via della sal-
e ad inizio di verso, esprime mirabil- vezza e per dove essa si rivela pro-
mente, nella sua laconicità, l'esito del pizia". - qua: lez. di P, l, y', SERV.,
primo scontro. - adspirat: favet la quale, pitl della variante quae di
SERV.; cf. IX 525: adspirate canenti; M, yl, al, è avvalorata da XII 625 s.:
TIO., II 1, 35: fUIC ades aspiraque mifli; ltac, Turne, sequal1lur / Troiugenas,
Dv., met. I 2 s.: coeptis... / adspirate qua prima viam victoria pandit e dal-
meis; CON. richiama AEsCII., Perso Ia corrispondenza con qua del V.
111 sS.: 'lltM'llpw\I... 7tapacraL\lOV- / cra 't'ò s.; SADn.!·' invece, seguito da Uss.',
7tpGi't'O\l 7tapciYEt / ppo'tÒ\l Etç Glpxvaç ..A'ta. accoglie quae e intende: qllae pri-
Il verbo adspirare è proprio del vento IIW, eal1l sequamur. - prima: pril1lwn
che spira favorevolmente: cf. VII 8. - (sciI. adspirans): {( favorevole per la
primo: quia postea non fuit DAN. - prima volta ", {( col primo succes-
ENEIDE II 125

monstrat iter quaque ostendit se dextra, sequamur;


mutemus clipeos Danaumque insignia nobis
aptemus. Dolus an virtus, quis in hoste requirat? 390

SO »; l'espressione corrisponde a adspi- senza quella sostanziale differenza che


rat prinlO... labori v. 385. - sa- passa tra i due termini: il cIipeus era
lutis: sembra che Corebo, preso dal- di forma del tutto circolare, lo seu-
l'euforia, abbia dimenticato le parole Iwn invece di forma allungata. -
di Enea: una salus... nullam sperare Danaum: -omm cf. n. V. 14. - insi-
salutem v. 354. - ostendit se dextra: gnia: (da insigne, -is): propriamente
ostendit se dextram, analogamente a « le insegne o emblemi» di cui erano
v. 589 s.: se... videndam / oblulil; dex- fregiate le armi; per estensione « le
Ira (:= dexlera, sincope), predicativo di armi» (cf. SERV.: omnia arma). La pe-
fortuna, conferisce maggiore rilievo al rifrasi elipei... insigne decorwn, usata
sogg., come a I 314: cui mater... sese a v. 392, per indicare lo scudo, fa
tulil obvia. VI 879 s.: illi se quisquanz pensare ad alcuni che qui insignia sia
ilnplme / lulissel obvius armato. L'agg. variatio del prec. clipeos; altri, con-
dexlra è tratto dalla scienza augurale, siderando che soprattutto gli scudi
di costumanza greca, poiché il sacer- e gli elmi erano istoriati con le inse-
dote si rivolgeva a nord, e quindi ave- gne della propria nazione (cf. TAC.,
va alla destra l'oriente, regione propi- hisl. I 38, 3: rapla ... arma, sine more
zia e di buon augurio, perché simbolo et ordine militiae, III praelorianus aul
della luce, della verità e della vita (cf. legionarius insignibus suis dislinguere-
Il. IX 236 XII 217 ss. 239 s. XXIV tur: miseenlur auxiliaribus galeis scu-
308 ss.). Presso i Romani invece il sa- lisque), intendono « gli scudi e gli el·
cerdote, per trarre gli auspìci, volge- mi »; ma si osservi che ai vv. 391 ss.
va lo sguardo a sud e quindi aveva Corebo, dopo aver detto che gli stessi
alla sinistra l'oriente (cf. VARR., ep. Greci arma dabunl, si adatta non solo
Ijuaest. V, ap. FEST., p. 454, 3 ss. Lind.: l'elmo chiomato e lo scudo decorato
a deorum sede eum in meridiem spec- di Androgeo, ma anche la spada; c'è
les, ad sinistram slmt partes mlmdi un accenno quindi all'armatura gene-
exorienles, ad dexleram occidentes; rale (cf. anche V. 422: mentita... lela,
taclum arbitrar, ul sinislra lneliora detto delle armi in genere), che con-
auspicia, quam dexlra esse existimen- ferma !'interpretazione data da SERVo
luI'; Crc., div. II 35, 74. 39, 82); si- a insignia. Anche ai VV. 411 s., in cui
nisler infatti talora vale « propizio »: sono ricordate la terribile strage e la
eel. 9, 15; Dv., Irist. I 9, 49; PLIN., pan. grande confusione dovute proprio al-
5, 3; ma in genere gli scrittori latini lo scambio delle armi, a un termine
si uniformano alla terminologia gre- generico, armorwn, è aggiunto uno
ca. Cf. anche n. v. 54. particolare, iubarum.
389. mutemus ciipeos: « scambiamo 390. dolus ... requirat: « frode o va-
gli scudi», ossia lasciamo i nos tri scu- lore, chi lo chiederebbe in guerra? ».
di e imbracciamo quelli degli uccisi, Quando si lotta contro i nemici, chi
per confonderci più facilmente tra i bada se il mezzo che si usa, sia
Greci. Clipeus, dalla rado elep, indi- lodevole o no? Corebo non comprende
cante furto, sottrazione, nascondiglio, che proprio i Troiani sono stati assa-
era l'arma che nascondeva quasi il liti mediante l'inganno di Sinone e in-
bersaglio dai colpi del nemico; il ter- genuamente cerca di calmare i suoi
mine è di origine etrusca (cf. Clipea- scrupoli. La sentenza, che riecheggia
rius in CIE II 8352 s.), come balteus, quella di Pindaro ([slh. 4, 81: xpn ol
calceus, puteus. Cf. MElL. S. V. In Vir- 'ltii.v rpoov..' à,lJctUPWO"ctl .. òv èxOp6v), può
gilio, elipeus si alterna con sculum, stupire in un poeta mite e delicato
126 VIRGILIO

arma dabunt ipsi.' Sic fatus deinde comantem


Androgei galeam clipeique insigne decorum
induitur laterique Argivom accommodat ensem.
Hoc Ripheus, hoc ipse Dymas omnisque iuventus

come Virgilio, che celebra la vita e erano l'uno di metallo, l'altro di cuoio
le opere dei campi, che auspica la (cf. ISID., etym. XVIII, 14, 1: cassis de
pace e definisce detestabile la guerra lammina est, galea de coreo); in ségui-
(cf. VI 86: horrida bella. georg. II to, anche il secondo fu di metallo (cf.
282 s.: 1/Orrida... / proelia, e n. vv. 361-9), V 491; Crc., Verr. II 4, 44, 97). -
ma si tenga presente che egli in parte Androgei: quadrisillabo; per il perso-
aderisce spiritualmente all'opera di Au- naggio cf. n. V. 371. - clipei... insi-
gusto e approva quindi la politica rea- gne decorum: clipeum ornamentis de-
listica a cui non di rado ricorsero i corum SAIlll. 3; cf. n. V. 389. - clipei...
Romani. Del resto anche Eurialo e insigne: 1tEPLq>PWJ"tLXWç pro clipeo DAN.
Niso uccidono i Rutuli sorpresi nel 393. induitur: con valore mediale, uni-
sonno (IX 316 ss.). Per il concetto si to con i due accuso galeam e insigne
veda anche TAC., anno II 17, 5: virtus del V. prec., come a VII 639 s.: cli-
seu fraus eadem Inguiomero ef!ugium peum... / loricam induitur (cf. n. V.
dedito - in hoste: « trattandosi di ne- 275). RONC., pp. 18 s., in riferimento a
mici », quindi « in guerra ». Per 1/Ostis galea/n ... induitur, distingue acutamen-
cf. n. vv. 43 S. te tra imluo mihi turzicam e imluor
391 s. ipsi: nel pron., riferito ai Gre- tzmical1z: « nel primo l'azione è vista
ci in genere - non solo a quelli uc- in due momenti: l'io che pone indos-
cisi - e collocato intenzionalmente a so, e l'io che riceve la tunica...; nel
fine di proposizione ed in forte ce- secondo costnltto i due momenti so-
sura, si avverte la soddisfazione di no presi in uno, e l'azione si esauri-
Corebo che si vendica degli avversari sce nel soggetto nell'atto stesso che
con gli stessi loro mezzi. - sic fatus: egli la compie ». - lateri... accommo-
cf. l'omerico wç q>wvnO"aç. - deinde: dat ensem: analogamente in SrL., V
unito a induitur v. 393, dopo la pro- 146. - Argivom (-um cf. n. vv. 29 s.):
posizione participiale che sostituisce variatio del prec. Alulrogei. - ensem:
una proposizione temporale (sic fatus = prevalentemente poetico e in Virgilio
postquam haec fatus erat), l'avv. de- più frequente (67 volte) di gladius
nota !'immediata successione dell'azio- (cinque volte), ma senza sostanziale
ne alle parole. In simili casi, che ri- differenza (cf. QUINT., X 1, 11: szmt...
corrono particolarmente negli storici alia huius 1!aturae, ut idem pluriblls
da Livio in poi, oltre a deinde, sono vocibus declare1Zt, ita ut ni1zil signi-
usati gli avv. deinceps, hinc, inde, post, ficationis, quo polius ularis, intersit,
tum: cf. Crc., of!. II 5, 16: collectis ul ensis et gladius); tuttavia P. COUIssrN,
ceteris causis... deinde comparat; LIV., in Rev. des cours et confér. XXXIII
VIII 12, 10: patribus negantibus... (1932), pp. 562 s., ritiene che ensis indi-
triumphum, hinc... consulatum gessit; casse la spada che feriva di punta,
VERG., Aen. V 382: nec plura moratus, gladius quella che feriva di punta e
tum... taurwn... tenet. Cf. Ktlu.t, pp. di taglio, entrata in uso al tempo
789 s. - comantem ... galeam: cf. Il. della seconda guerra punica.
VI 469: Mq>ov L7tmoxa('t'l'}v. Il parto co- 394. hoc... hoc: repelitum 'hoc' em-
mantem rappresenta in maniera efftca- phasis properantium, non figura (e}pa-
ce il pennacchio ondeggiante sull'elmo, naleznpsis a quibusdam traditrtr DAN.
per il quale i Romani avevano due ter- - Ripheus: cf. n. VV. 339 S. - ipse:
mini, cassis e galea, che in origine l'opinione di SERVo e di DON. che se-
ENEIDE II 127

lacta [adt; spoliis se quisque recentibus armato 395


Vadimus immixti Danais haud numine nostro
mul taque per caecam congressi proelia noctem
conserimus, multos Danaum demittimus Orco.
parano il pron. da Dynzas e lo riferi- batte, è certo che nulla si può contro
scono ad Enea è inaccettabile, sia per- il loro volere; cf. la glossa diis con-
ché questi parla di sé sempre in I trariis di SERV., il quale propone an-
pers., sia perché il pron. è stretta- che una seconda interpretazione (qllia
mente unito a Dynzas, come induce a in sculis Graecomm Neplzmus, in Tro-
credere anche l'analisi metrica, sia per- ianorllm fuerat Minerva depicta) , però
ché onmis... illVelll11S e quisque del troppo limitata. II concetto viene poi
v. 395 potrebbero comprendere anche generalizzato nell'epifonema del v. 402:
Enea; d'altronde l'anafora floc... floc fleu 1ziflil invitis fas quemqumn [ldere
fa pensare più a due personaggi che diviso CER. richiama TIIl., III 3, 28:
a tre. II valore di ipse non è chiaro audiat aversa non lneus aure deus. Per
per il fatto che nulla sappiamo di mlmine cf. n. v. 123. - nostro: unito
Dimante (cf. n. vv. 339 s.); forse Vir- a flaLUI. Per l'uso del possessivo nel
gilio ha voluto metterne in rilievo senso di « propizio ", « favorevole ",
la personalità (ipse = etiam per CON.) « adatto Il - il eontrario di alienus -
oppure ha aggiunto il pron. per mo- cf., per es., LIV., IX 19, 15: numquam
tivi di varietà (PA.) o più probabil- nostris locis laboravimlls.
mente lo ha usato, per dare un cre- 397 s. multa... proelia... conserimus:
scendo all'enumerazione (( questo Ri- «ingaggiamo innumerevoli combatti-
feo, questo anche Dimante e tutta quan- menti ". In multa, in posizione di ri-
ta la gioventù Il). Non necessario ri- lievo, è racchiuso il concetto del gran
ferire il pron. anche a Ripfleus, come numero di scontri, effettuati dai Tro-
ritiene SAllll. J • - omnis... iuventus: iani travestiti. La locuzione proelia
« anche Enea? Virgilio né lo dice né conserere (cf. LIV., V 36, 5 XXI 4, 8)
lo sottintende; in verità, se lo avesse è foggiata sulla più comune, manus
detto, avrebbe dato noia; e cosi sfug- conserere, che è suggerita propriamen-
ge Il VALG. te dall'incrociarsi delle spade. - per
395. !aeta: non solo per il recente caecam... noctem: « nella notte fon-
successo (cf. vv. 385 ss.), ma anche da Il; cf. n. vv. 254 s. Caecam ha valore
perché videballlr... posse [Ieri llt hoc attivo causativo « che non permette
fralldis genere obthzerent DON. - spo- di vedere Il; l'agg. può avere anche un
liis - armat: si attua la proposta di valore privativo « incapace di vedere Il
Corebo: « cinque parole rapide indi- e uno passivo « che non può esser vi·
cano il successo della sua esortazione Il sto Il (cf. caeco lateri v. 19). - con-
MAZZ., p. 17. - recentibus: perché da gressi (sciI. cum lIOSlibus): « azzuffan-
poco strappate ai Greci uccisi. dosi Il (con i nemici), specifica !'idea
396. vadimus: cf. n. v. 359. - Danais: di immixti v. 396. - multos Danaum
cf. n. vv. 5 s. - haud - nostro (gr. (-orllm cf. n. v. 14) - Orco: cf. Il. 1,3:
&€x1j'n OEW\I): « senza la protezione de- 'ltoì.ì.à~... IjJvxà~ "A1:0\ 'ltPOio:IjJE\I. Orco o
gli dèi Il; Enea, pur avanzando con Dite, come Ade o Plutone dei Greci,
Corebo che ormai è a capo della schie- era il dio dell'oltretomba; qui per me-
ra, non può dimenticare le parole di tonimia è preso per l'oltretomba stes-
Ettore (vv. 289 ss.) e di Panto (vv. sa. L'espressione, ripetuta a IX 527, è
324 ss.) e perciò non si lascia pren- analoga a demittere neci (v. 85 XII
dere dall'euforia dei compagni; sente 513 s.) e demittere morti (V 691 s. X
infatti che Troia è stata abbandonata 662); per il dato Orco cf. n. v. 36.
dagli dèi (cf. v. 351) e, anche se com-
128 VIRGILIO

DifIugiunt aHi ad navis et litora cursu


fida petunt, pars ingentem formidine turpi 400
scandunt rursus ecum et nota conduntur in alvo.
Reu nibil invitis fas quemquam fidere divis!
399 s. difTugiunt; cf. n. v. 212. Nel nle la rappresentazione del/a vergille
rapido passaggio dalla I alla III perso profetessa, che, vivendo con intensa
piuro si sente l'entusiasmo dei Troiani passione e intimo spasimo il tragico
che hanno armai cacciato il nemico destino a cui la sottopongono gli dèi
verso il mare. - navis (-es cf. n. vv. avversi e i nemici crudeli, resta inde-
19 s.). - litora... fida: « lidi sicuri », lebilmente scolpita nel/'animo di chi
perché potevano permettere più facil- legge: silenziosa, con le chiome sciolte,
mente la fuga, essendovi le navi, e le mani legate, e gli occhi vòlti al cie-
anche perché erano ben noti ai Greci lo, ad esprimere dolore, ira ed orrore,
che vi erano stati accampati per mol- essa viene brutalmente trascinata via
ti anni (cf. litora nota v. 256). - dal luogo sacro, dove aveva cercato
pars : in corrispondenza con alii. scampo insieme ad altri infelici. Non
Questa forma di correlazione (cf. I minore commozione suscita Corebo,
212 s. XI 193 ss. ecl. 1, 64 s.), in luogo tragica e gentile figura di innamorato
di alii... alii, ricorre anche in prosa non corrisposto, il quale, al/a vista
(cf. SALL., Cat. 2, l; TAC., hist. IV 23, del/'offesa fatta al/a fanciulla che do-
3) - ingentem: cf. instar montis v. 15. veva essere sua, con giovanile irruenza,
- turpi: con valore causativo « chc getta in olocausto la sua vita, per li-
rende codardi ». berarla. E accanto a lui cadono recisi
401. scandunt... ecum (cf. n. v. 15): dal/e armi dei picl noti guerrieri greci,
non più i delecta virum... corpora v. i giovani troiani, conlpresi Rifeo, iustis-
18, ma indistintamente tutti coloro che simus unus / ... et servantissimus aequi
potessero cercare un nascondiglio. Il vv. 426 s., e Panto che pur gode della
vcrbo, comc il sego condcmtur, è ac- protezione di Apollo. Enea si salva
cordato col collettivo pars (cf. V. 32); con due compagni, ma il suo ramma-
esso con l'idea di moto rappresenta il rico è di non essere perito con l'ultimo
risalire faticoso dei fuggiaschi, chc ha manipolo di eroi, morti per Troia: « si
del grottesco, come meglio appare dal vergogna di non essere caduto anche
loro acquattarsi nei ben noti meandri lui - osserva ARN. l , p. 67 - e, come
del cavallo. - conduntur in alvo: non se la morte fosse in quel momel1to
dwn eunt, sed cum esse coeperint: l'ul1ica norma di gloria e di vita, escla-
unde et ablativo tlSUS est, non accusa- ma: Il o ceneri di Ilio e fiamme in cui
tivo SERvo Si noti il valore mediale arsero i miei, siatemi voi testinlOni
del verbo. Per espressione analoga cf. che nel/a vostra rovina non io evitai i
IX 152. colpi o le sorprese dei Danai, e se il
deslil10 lo avesse voluto, meritavo di
402-37. La massima del v. 402, colma cadere con voi" vv. 431-4. Nessun eroe
di accorata rassegnazione e di dolo- omerico aveva mai parlato cosi ».
rosa sfiducia, apre in maniera oppor-
tWla il commovente episodio di Cas- 402. « Ahimé, in nessun modo è pos-
sandra, il quale, collocato a sua volta sibile che si nutra fiducia nelle pro-
convenientemente dopo il successo mo- prie forze, quando gli dèi sono con-
mentaneo del disegno di Core bo ed trari »: il suono doloroso della seno
elaborato con una straordinaria sim- tenza riprende e completa il concetto
metria tra le sue parti (cf. KNIG. 3, p. di haud numine nostro v. 396. In es-
66), terminerà con urta concpleta cata- sa si sente da una parte tutta la
strofe e la strage dei Troiani. Subli- forza della teologia politeistica e dal-
ENEIDE II 129

Ecce trahebatur passis Priameia virgo


crinibus a tempIo Cassandra adytisque Minervae
l'al lra la fragilWl dell'uomo che, qua- di Napoli, raffigura Cassandra spaven-
lora manchi l'aiuto della divinità, è tata, sotto la statua di Atena e Aiace,
visto come una tavola errante e sper- che si dirige verso di lei con la spada
duta nel grande naufragio della vita. sguainata. Per la leggenda di Cassan-
CER. richiama EUR., Suppl. 596 s.: àpE..n dra cf. n. v. 246. Dell'uso di trascinare
o' OVOE" <pÉPE' / ~PO"OLOW, 11" gn ..ò" eeò" via le donne in schiavitu, strappate
xp·O'C,o"..' ~)(u. Ma Virgilio, questo moti- talora anche dai luoghi sacri, cf. Il.
vo, piu che da Euripide, probabilmen- VI 465; AESCII., Suppl. 428 s.; EUR.,
te lo ha derivato dalla morale arcaica; [pl!. A. 1365. - passis... crinibus: quod
cf. EES., op. 473 s.: (;')oÉ XE" àopoO'v"U sic vaticil1ari soleret DAN. Anche in Ov.,
O'''&')(VEç "EVO'E" ~P(d;E, / Et .. n,oç a.v..òç fast. I 503, Carmenta è raffigurata con
07MeE" 'OMg'Jt,oç ÉO'eM" omi'C,oL. ibid. 669; i capelli sciolti e cadenti sugli omeri.
TIIEOGN., 660: OEO' yap "OL "EllEO'WO", otO'w La stessa locuzione a I 480. Il part.,
~7t' ÉO'''' ..D.oç; PIND., 01. 13, 104 s. Nem. staccato da cril1ibus, suscita un pro-
lO, 29 s. - nihil: accuso avverbiale. - fondo senso di compassione. - Pria-
invitis... divis: abl. asso che, oltre a meia: l'espressività di questo patroni.
dare un senso di solennità e di peren- mica, aggiunto a virgo, è rilevata da
nità all'esclamazione, ben si adatta al PRISC., II 68, 15 ss. Keil; cf. X 156:
suo carattere epifonematico. Altri, me- Ael1eia puppis. 394: Eual1drius... ensis.
no bene, intendono dato retto da fìdere. L'agg. Priameia è usato come patro-
- fas (sciI. est): cf. n. V. 157. - nimico anche in Ov., a. amo II 5: Pria-
fidere: in senso assoluto, in luogo di meius 11Ospes; come semplice agg. a
audere ovvero di l1imium rebus suis VII 252; Ov., met. XIII 404. Opportu-
fìdere. namente FUN. I , p. 231: « Cassandra è
403 S. ecce: insieme all'imperf. trahe- fuggevole apparizione; ma ha tanta
/Jatur (cf. vv. 57 s.), che si stacca dai vita interiore che domina tutta la ca·
pres., usati nei versi che precedono, tastrofe. Il regno di Andromaca, la
conferisce vivezza al racconto; anche sposa di Ettore, la madre di Astia·
Macrobio (IV 3, 14. 4, 21) nota il natte, sarà nel canto virgiliano che
pathos che emana dalla rappresenta- segue: qui stava meglio la pura, ete-
zione di Cassandra, strappata via dal rea forma di una vergine veggente, del-
tempio con i capelli sciolti. La vi- la figlia stessa di Priamo - Priameia
cenda è narrata in Iliupersis, p. 108, virgo - a incarnare il dramma di
2 ss. Ali.: Ka.O'O'cl."opa.v oÉ Ata.ç Ò 'If..Éwç quelli che non credettero a Sinone,
'JtPòç ~la.v à'JtoO''Jtw" O'VVECjlÉÀXE..a.L ..ò ..nç che intuirono e videro il vero, né val-
'Aenvliç l;òa.vov· É'P' t!i 'Jta.pol;vvOénEç ot sero ad allontanarlo ». - a tempIo...
"E).ÀnVEç Xa...a.ÀEVO'a.L ~OVì.EVO" ..a.L ..ò" Ata."..a.; adytisque Minervae: il termine parti-
EUR., Tra. 69 s.: OV)\ c!:;O' ù~pLO'edO'av (.lE colare adytis, sacrario interno del tcm'
xa., va.ovç ÉllOvç; / oLO', nvlx' Ata.ç EtÀXE pio, inaccessibile a chi non fosse sa-
Ka.O'cl."opa." pi~, t:ù t, raiììgurata nel Pe· cerdote (cf. n. VV. 114 s.), soprattutto
cile di Atene (cf. PAUSAN., I 15, 2: ol a chi aveva le mani insanguinate (cf.
~t7.O'Lì.dç 'Ì]OpOLO'IlÉ"OL OL&. ..ò Ata.v..oç Éç Kt7.O'- n. V. 167), e inviolabile, perché vi si
O'cl."opa." "ÒÀl~nlla.) e nel Lesche di Delfi custodiva il simulacro della divinità,
(cf. PAUSAN., X 26, 3: OllvvllE"Oç ù'JtÉp ..OV aggiunto, per mezzo di -que intensivo,
Éç Kt7.O'O'a"opa.v "oÀ[L'Ì]Il(l...oç): autore del al generico tempIo (cf. n. vv. 165 s.),
sacrilegio è sempre Aiace Oileo, parti- accentua la gravità dell'atto sacrilego
colare che Virgilio non ignora, come si compiuto dai Greci; l'espressione, che
nota a I 39 ss.; anche il vaso Viven- alcuni con poca sensibilità considera-
zio (480-75 a. Cr.), rinvenuto nel 1797 no un'endiadi, determina inoltre il luo-
a Nola e conservato nel Museo Naz. go del combattimento: Enea è giunto
130 VIRGILIO

ad caelum tendens ardentia lumina frustra, 405


lumina, nam teneras areebant vineula palmas.
Non tulit hane speciem furiata mente Coroebus
et sese medium iniecit periturus in agmen.
Consequimur euneti et densis ineurrimus armis.

sulla rocca, dove è il tempio di Mi- troduzione alla reazione istintiva di


ncrva. Corebo ». - arcebant: coercebant. HEN.
405 s. ad caelum (cf. n. vv. 8 s.) - rimanda a EVIt, Andr. 573 s., dove An-
lumina: quaerebat... in caelo ultores dromaca con le mani legate non può
deos, quibus adversantibus imperium toccare il mento di Peleo.
Troiae conciderat, et eos, quorum cwn 407. hanc speciem: «tale spettaco-
domus esset Iliwn, templis suis pro- lo,,; iniuriae faciem, quod sacerdos,
desse noluertl1'zt ve! certe non potue- qzwd ab adytis, qzwd religata, quod
rzmt DON. - tendens: «volgendo fa- passis crinibus tra1zebatur. Cicero Plzi-
ticosamente ». Tendere è detto propria- lippicarum XI 3, 7: 'ponite itaque an-
mente delle mani (cf. III 176 s.: ten- te oculos, P. C., miseram illam quidem
do... supinas / ad cae!ur1z... manus); et flebilem speciem, sed ad incitalUlos
anche altrove indica il volgere dello nostros animos necessariam ' DAN. -
sguardo (cf. V 508: oculos telumque furia ta men te: la stessa espressione a
tetendit. XII 930 s.: 1zumilis supplex v. 588; VAL. FL., VIII 445; SIL., II 210;
oculos dextramque precantenz / pro- cf. Smw.: 'furiosus' est a quo furor
tendens), ma si osservi che, in questi mlnzquam recedit, 'furiatus' qui furit
due ultimi passi, tendere è riferito a ex causa. A. CORIllIm, Études sur le va-
oculos, per zeugma. Qui invece l'uso cabulaire épique dans l' « I1néide »,
ardito, ma eflìcacissimo, esprime il tra- Paris 1939, pp. 132. 163, pone furiatus
vaglio di Cassandra che, trascinata (cf. tra i «mots poétiques". - Coroebus:
v. 403: tra1zebatur) dai nemici, a fatica cf. n. v. 341.
riesce a volgere gli occhi al cielo. Si 408. sese... iniecit: più espressivo di
noti pure che nella mente del poeta irrupit, perché, oltre all'impeto, con-
era l'immagine dei supplicanti con le tiene anche !'idea del folle ardore con
mani rivolte al ciclo: ma a questo cui Corebo si lancia contro i nemici,
punto si sovrappone !'immagine di Cas- senza riflettere che con tale gesto si
sandra che, impedita nelle mani, può fa riconoscere dai Greci,. esponendo
implorare l'aiuto degli dèi solo con sé e i compagni all'eccidio, e senza
lo sguardo. - ardentia: «infiammati pensare che si offre anche alla furia
di estrema angoscia ». - frustra: «ten- dei Troiani che lo credono un greco
de al cielo gli occhi accesi di dolore, per le armi che ha scambiate. DAN.:
ma inutilmente, poiché il cielo le è bene Coroebum non suadentem pu-
avverso" F. SBORDONIJ, Esegesi virgi- gnam, ut supra, feci t, sed mox pu-
liana antica e moderna, Napoli, Libr. gnantem, quoniam sponsam rapi vi-
Sco Ed., 1962, p. 50; cf. anche vv. 326 s. debat, in cuius causa pugnandum po-
351 s. 402. - lumina: «ripetuto due tius fuerat, quam loquendum. - pe-
volte, con quel pesante frustra in fine riturus: non «per morire", ma «vo-
di verso, dice tutta la fiamma di religio- tato a morire". Il nomin., in luogo
sa passione, di orrore e di sdegno della dell'accus., conferisce maggior forza al
sventurata veggente" RosT. - teneras: sogg., come dextra a v. 388 (cf. n.).
suggerisce una delicatezza che contra- 409. consequimur cuncti: la posizio-
sta con la durezza di arcebant vincula. ne iniziale del verbo e la collocazione
L'agg. «non è epiteto ornante, - os- in cesura di cwzcti dipingono la com-
serva MAZZ., p. 17 - si piuttosto un'in- pattezza e la simultaneità con cui
ENEIDE II 131

Hic primum ex alto delubri culmine telis 410


nostrorum obruimur oriturque miserrima caedes
armorum facie et Graiarum errore iubarum.
Tum Danai gemitu atque ereptae virginis ira
undique collecti invadunt, acerrimus Aiax
et gemini Atridae Dolopumque exercitus omnis: 415

Enea e gli altri, non meno animosi e la causa) ed ha valore causale, come
avidi di vendetta, seguono l'esempio induce a credere anche ira, il cui
di Corebo. - densis... armis: abl. stru- senso causale è determinato dal genit.
mentale, come a v. 383; WAG. richiama ereptae virgiltis ed è avvalorato da
III 222: inruimus ferro. Altri, meno be- PA. con V. 412: errore iubarum. V. 784:
ne, lo considerano dato retto da ineur- laerimas... CretlSae; LIV., V 33, 3: ira
rinltls, quasi fosse in densa arma eorruptae uxoris ab Luewnone. - erep-
lzostium. - incurrimus: seil. in lzostes. t'le virginis: genit. ogg.; ereptae, se-
410. hic: temporale, come a v. 122.- condo alcuni = « che si vuole strap-
primum: in correlazione con tum del pare >l, e fa le veci del parto preso
V. 413 e con etiam del V. 420: « dap- passivo che in latino manca (cf. n. vv.
prima »... « di poi >l ... « inoltre >l. - de- 108 S. e in particolare L. ADRIAN, in
lubri: sciI. Minervae, ex qua Cassan- Progr. des GYl1m. zu Gross-Glogau,
dra erat abdueta HEY. Per delubrum Glogau 1875, pp. 3-35): infatti la locu-
cf. n. V. 225. - culmine: teeto, quod zione indica non già che Corebo sia
ante culmis tegebatur SERVo - telis: riuscito a strappare Cassandra dalle
« con proiettili di ogni genere »; tela hie mani dei Greci, ma che stia lottando
aecipi debent quae hominem possunt per liberarla. HEY., seguito da altri,
vulnere quolibet opprimere, ut lapis, intende come un vero part. perf.: prop-
fustes et eetera similia DON. Per l'eti- ter Cassandram sibi a Corebo ce te-
mo cf. n. v. 468. risque ereptam. - virginis ira: la
411. nostrorum: con valore di sosto stessa clausola in un'iscrizione sepol-
e in posizione di rilievo. - obruimiir: crale del Museo CapitaI. (CIL VI 1975:
per la lunghezza della sillaba finale cf. 441, l CE Biich.).
cf. n. vv. 368 S. - oritur - caedes: 414. undique: unito a eolleeti, secon-
la stessa clausola a XI 885. - oritur: do CON. e altri che richiamano VII
quasi aliud initiuln ealamitatis DAN.- 582: udique eolleeti eoeunt, e non a
miserrima: tanto piti misera, perché invadtmt come pensa HEY. - collecti:
provocata telis / nostrorum vv. 410 S. con val~re mediale. - invadunt: ir-
412. « per l'aspetto ingannevole del- numt impetum faciunt. - acerrimus:
le armi e dei cimieri greci »; facie quod 'is Cassandrae anwre arsit... non
et... errore costituiscono endiadi. CON., tanquant omnium Graeeorwn esset
considerando facie ed errore non fortissimus Goss. - Aiax: Oileus sille
strettamente paralleli, sviluppa cosi il dubio, quia Telam01tius annorwn iudi-
verso: errore e facie armorum et Grais cio superatus iam se peremerat DAN.
iubis orto. - Graiarum: cf. Graios 415. gemini Atridae: gr. 8,ll"ll"ot 'A-tpd8~,;
V. 148. - iubarum: pro 'cristarum', cf. SOl'II., Ai. 57. Per gemini cf. n. V.
quae de eaudis fiebant SERVo 203. - Dolopum: cf. n. V. 7. - exer-
413. tum: cf. n. V. 410. - Danai: cf. citus omnis: è evidente l'insistenza da
n. vv. 5 s. - gemitu atque... ira: per parte del narratore di giustificare la
alcuni che richiamano XII 928: consur- propria sconfitta, col mettere in rilie-
gunt gemitu Rutuli, il primo termine vo la preponderanza numerica dei .Gre-
ha valore modale; per altri, esso è ci (cf. undique v. pree. e obrutntur
usato in luogo di dolore (effetto per l1Umero v. 424) e la partecipazione dei
132 VIRGILIO

adversi rupto ceu quondam turbine venti


confligunt, zephyrusque notusque et laetus eois
eurus equis; stridunt silvae saevitque tridenti
spumeus atque imo Nereus ciet aequora fundo.

loro pm forti guerrieri (cf. genlini ché, anche in altri poeti, i vènti per
Atridae). Cf. SERV.: bene excusat prop- la loro vclocitil sono rappresentati o
ter victi pudorcm. su cocchi o su cavalli: cf. EUR., Plwen.
416-9. Macrobio (V 13, 14 s.) accosta 211 s.: ZEqlVPOU 7t'lo(J;~<; / (7t7tEvcr(J;'I'tOç; VAL.
la similitudine a quelle omeriche di Il. FL., I 610 SS.: ttmdlmt se carcere laeti /
IX 4 ss. e XVI 765 ss., ma il rapporto Thraces equi Zephyrusque et nocti con-
è più calzante con la seconda: w<; o' color alas / nimborum cum prole No-
Evp6<; 'tE N6'toç 't' ÉP~O(J;('IE'tO'1 à.À.À.i]À.o~t'I / tus crinemque procellis / hispidus et
OUPEOç É'I Pi]crcrnç P(J;OÉ1]'I 1tEÀ.E[l~~É[lE'I uÀ.1]'I, / multa tlavus captlt Eurus !!arena. La
... 1t1l't"(J;YOç oÉ 'tE à.YW[JE'IU-W'I, / wç TPWEç locuzione laetus... equis è modellata
l((J;l 'AX(J;~ol É7t' U-À.À.llÀ.O~cr~ OOp6'1'tEç / OnOU'l, sull'omerico t7t7tLOXU-p[l1]ç di Il. XXIV 257.
dove l'azione impetuosa dei vènti pro- Od. XI 259. - eOis: la vocale iniziale è
voca confusione e sconvolgimento in breve, perché qui eous corrisponde.
una foresta, mentre in Virgilio tutto all'atto Èt;'Oç e non al ion. i](iioç. - stri-
ciò avviene sul mare, come anche in dunt - saevit: si noti il suono allit-
ENN., anno 443 ss. Vah.': concurrzmt ve- terante. Stridlmt che si ripete a VIII
luti venti cum spiritus austri / imbri- 420 XII 691 è forma arcaica per stri-
citar aquiloque suo cllln flamine con- dent; in Virgilio il verbo è sempre
tra / indu mari magno f/uctus extol1ere della III coniug.: cf. stridit a IV 689.
certant, citato da MACR., VI 2, 28. La georg. IV 262. - saevitque tridenti:
stessa azione dei vènti si svolge nel- cf. I 138: saevomque tridentem. L'abI.
l'immensità del cielo, nella similitu- in -i di tridens, ·entis probabilmente
dine di X 356 ss. è dovuto al fatto che in origine questo
416. Si noti la collocazione simmetri- termine era unito a ferrllln, come bi-
ca dei qualificanti adversi rupto ri- dCtlS (cf. LEUM., p. 265); se ne trova
spetto ai qualificati turbine venti. - traccia in VAL. FL., I 688: spwnas vo-
adversi: « l'un contro l'altro» (cf. nlit acre tridenti. A conferma del suo
SERV.: e contrario flantes), con valore valore aggettivale, cf. V 143 e VIII 690:
predicativo e in posizione di rilievo, rostris... tridentibus. Tuttavia l'abI. in
perché il loro contrasto è la causa ·e ricorre in Ov., melo I 283 VI 75.
dello sconquasso: la rappresentazione 419. spumeus: spuma maris adsper-
dei vènti che cozzano fra loro con sus, spumosus HEY.; l'epiteto, di gran-
violenza (conf/igunt) è di una forte de effetto visivo, ha valore predicativo.
evidenza plastica. - rupto... turbine: Cf. n. VV. 217-9. - imo: id est 'ab
cum turbo se prorupit SAIlll.'; la locu- imo' DAN. - Nereus: dio marino, fi-
zione è imitata in PETR., 123, 197. - ceu: glio di Panto e di Gea (HES., Tileog.
iperbato. - quondam: aliquando, cf. 233 S5.); il tridente (cf. n. prec.) non
n. V. 367. gli è mai attribuito dagli altri scrit-
417 S. zephirus ... notus ... eurus: sof- tori, né il mito lo presenta come dio
fiano rispettivamente da ovest, da sud, sconvolgitore (cf. ciet) del mare. « Il
da est ma forse qui il poeta allude poeta - osserva PASCo - non vede
ai vènÌi in genere. - laetus - equis: qui nessuna figura mitica, ma solo il
« fiero dei suoi cavalli orientali» (cf. mare selvaggio spumoso ». Per la de-
HOR., C. IV 4, 43 s.: Eurus / ~~r Si- scrizione di una vera tempesta cf. I
eulas equitavit lmdas), ma l Imma- 84 ss. 102 ss.
gine è solo un ornamento poetico, per-
ENEIDE II 133

Illi etiam, si quos obscura nocte per umbram 420


fudimus insidiis totaque agitavimus urbe,
apparent; primi clipeos mentitaque tela

420. illi ctiam: comunemente riferi- dlmt che significa?), e che la simili-
to ai vv. 396-401, ossia al gruppo dei tudine dei vv. 416-9 Virgilio avrebbe
Greci che, fuggiti in un primo mo- dovuto riservarsela, per rendere con
mento, alcuni verso le navi, altri nel maggior evidenza il vero combattimen-
cavallo, dopo aver ripreso animo, ritor- to completato al v. 424; 3) che inoltre
nano al combattimento e riconoscono il poeta accenna al riconoscimento so-
gli scudi e le altre armi di cui si lo alla [mc, perché la vittoria sui Tra-
erano rivestiti i Troiani: si tratta quin- iani, protetti fino a quel punto dalle
di di una nuova fase del combattimen- armi scambiate, deve apparire come
to in cui i Troiani, assaliti da ogni immediata conseguenza di tale rico-
Iato, vengono quasi tutti trucidati. Si noscimento (ma cib significa, oltre a
osservi d'altra parte che le espressioni non aver tenuto conto del vero senso
fudimus insidiis e, specialmente, tota... del v. 420, voler limitare la libertà
agitavimus urbe del v. 421, ben adat- fantastica del poeta). - si quos: qllOS-
te ai singoli scontri (cf. vv. 397 ss.), cumque, quotquot (gr. Et 'tLva~ :=: OUcr'tL-
non possono assolutamente riferirsi ad va~); come a v. 159, il si generalizza
Aiace e agli Atridi (vv. 414 s.), non in- l'idea espressa prima c con molta ele-
contrati precedentemente dal gruppo ganza mette in dubbio un fatto certo.
dei Troiani travestiti, e che etiam è in L'uso è già in PLAUT., Rud. 373: aedilis
correlazione con primwn v. 410 e tHm est: si quae improbae slmt merces,
v. 413. HEY. e FOllE. in illi compren- iactat omnis; per altri csempi cf.
dono anche i superstiti del gruppo di KUH.', p. 430. ~ obscura - umbram:
Androgeo (vv. 370. 383 ss.), ma ciò non per ll1nbram noctis obscurae SERVo Cf.
altera il senso generale. REIN., p. 38, n. vv. 254 s.
n. 2, invece, afferma che illi si riferi- 421. fudimus: 'fugavimus ': lzam se-
sca ai Greci nominati ai vv. 414 s. e quitur ' totaqlle agitavi11l1ls urbe' SERVo
che nei vv. 420 ss. non si accenni ad I! verbo, insieme ad agitavi11lus, espri-
un altro momento della battaglia: ma me la causa della fuga descritta ai
a torto egli ritiene 1) che i Greci in- vv. 399-401. - insidiis: non si rifcrisce
gannati dalla frode di Corebo siano ad agguato in genere - osserva CON. -
indicati con l'espressione Danai... / ma allo stratagemma dei vv. 387 ss.;
undique collecti vv. 413 s. e che quin- s'intenda quindi « con l'insidia» (del
di i Greci nominati ai vv. 413-5 sanno travestimento). ~ agitavimus: frequen-
di combattere contro i Troiani: altri- tativo di ago e riferito soprattutto al-
menti non si potrebbe spiegare - con- l'inseguimento delle fiere da parte di
tinua HEIN. - la violenza con cui i cacciatori o di animali da preda. Cf.
Danai lmdique collecti, gli Atridae Da- georg. III 409: ti11lidos agitabis ona-
lopumque exercitlls omnis (ibid.) com- gros; Dv., Inet. XI 300: quae (scii.
battano a favore di Aiace contro altri Ceyx) ... Thisbaeas agitat mutata co-
concittadini (si noti che Virgilio non di- IU11lbas.
ce ciò che afferma REIN., che cioè i Gre- 422. apparent: Graecorul1l principi-
ci combattono, per aiutare Aiace, ma bus se adiungere cllpientes FORE. -
presenta un gruppo di forti guerrieri primi: riferito non ad Aiace, agli Atri-
greci, a cui un altro gruppo, non im- di e a tutta la schiera dei Dolopi (vv.
porta se greco o meno, tenta di strap- 414 s.), i quali avevano combattuto con-
pare un prezioso bottino); 2) che ai tro Enea e i suoi compagni, credendo
vv. 413 ss. non si è parlato propria- che fossero Greci per il loro travesti-
mente di battaglia (ma allora inva- mento, ma a illi etiam v. 420. Infatti « i
134 VIRGILIO

adgnoscunt atque ora sono discordia signant.


Ilicet obruimur numero; primusque Coroebus
Penelei dextra divae armipotentis ad aram 425

gih fugati - scrive PASCo - che ac- no bene, prendono il verbo nell'acce-
corrono anch'essi a questa, sin allora zione di «additare".
creduta civile rissa intorno alla ver- 424. ilicct (da ire e licet, come scilicet
gine profetica, conoscono per primi da scire e licet, videlicet da videre e
che sono Troiani quelli che si sono licet), in origine, era la formula, con
gettati sui rapitori di Cassandra". Il la quale si annunziava la fine di una
cod. P dh la lez. mutila .RI.MI, cor- seduta giudiziaria (cf. DON., ad Phorm.
retta dalla seconda mano in primi (lez. 208: semper « ilicet " finem rei significat,
di M, 'Y, a b, c); qualche editore in- ut 'actum est '. Sic iudices de concilio
vece la integra cosi: (P}ri(a}mi, che dimittebantur, suprema dicta cum prue··
mal s'accorda col contesto; la stessa co prommtiasset « ilicet", quod signi-
oscillazione tra primus e Priamus si ficat « ire licet,,); perciò il termine ta-
nota anche in altri luoghi di P (v. 56 lora vale «tutto è fmito", «ormai»
XI 895 XII 545), ma sempre emendati ed esprime disperazione, come qui (cf.
da una diversa mano. - clipeos: cf. n. MARC. SALUT. ap. ClIARIS., II, p. 262 Bar.),
v. 389. - mentita: appartiene anche talora «sùbito", «immediatamente»
a c1ipeos e, secondo alcuni, ha valore e contiene !'idea di fretta, in quanto
passivo « falsi", « contraffatti,,; pre- che al comando di sciogliere l'adunan-
feribile il valore attivo, dato da SERvo za si ubbidiva immediatamente. La
(' quae nos Graecos esse mentieban- stessa formula si usava alla fine di una
tur '. ut solet, sensum dedit rei ina- cerimonia religiosa o funebre ed ave-
nimatae: non enim poterant tela men- va stretta analogia con nil amplius
tiri) e difeso da CON., il quale acuta- vas moror (cf. n. V. 287). Cf. MElL.,
mcnte osserva che le armi non erano s. V. - obruimur numero: duclum ...
false o contraffatte, ma falsificavano o dixit «telis / nostrorum obruimur»
contraffacevano. Infatti il parto perf. vv. 410 s., hic dixit «obruimur numero»,
dep. mentitus rientra nella categoria hoc est ita SUlntlS multitudine ingentL
di arbitratus, complexus, ratus, secu- vallati et circumventi, ut occurri nO/1
tus, usus, veritus ecc., che si riferi- posset aut resisti DON. - numero: Il';
scono a situazioni già cominciate e videantur virtute superati DAN. Cf. n
sostituiscono il part. preso Cf, KtJn. , ·ìt V. ~Jd'i
l

p. 759. - tela: arma. ~~us: primo nella mischia


423. atque: con valore intenso «e (cf. vV. 407 s.), primo alla morte; l'agg.)(
per di più". - ora - signant: «os- 425. Penelei: quadrisillabo, come An-
servano le bocche discordanti per la drogei V. 392, e non trisillabo come
pronunzia". Come già si è visto (cf. !'intende SAIlIl.'; altrimenti avremmo
n. VV. 376 s.), i Greci e i Troiani par- un trocheo all'inizio dell'esametro. Pe-
lavano una lingua che differiva solo neleo, fIglio di Ippalcmo e di Astero-
per la pronunzia; infatti, da Il. II 867: pe, è ricordato da Omero come duce
KGtpwv ... ~Gtp~Gtporp~lVtvV, sembra potersi dei Beoti in Il. II 494 XIII 92 XIV
dedurre che in Asia Minore si par· 487 sS. XVI 335 sS. XVII 597; poiché,
lasse il greco, anche se con accento secondo PAUSAN., IX 5, 15 s., egli era
più aspro, e la rozzezza della pronun- stato già ucciso da Euripilo, fIglio di
zia dei Cari era cosi proverblale che Telefo, HEY. nega che qui si tratti
xGtpLl;Etv significava «parlar male". Per del personaggio omerico, ma CON. pen-
il significato di signare cf. V 317: ul- sa che Virgilio abbia seguito una tra- •
tima signant. XII 1 ss.: Turnus ut... / ')( ha varare prEllIcafivo. - Coroebus: cf. '\1,V,34:
... videt... / se signari oculis; altri, me- lZ. !Versa mtorno alla fIne di Pene-
ENEIDE II 135

procumbit; cadit et Ripheus, iustissimus unus


qui fuit in Teucris et servantissimus aequi
(dis aliter visum); pereunt Hypanisque Dymasque
confìxi a sociis; nec te tua plurima, Panthu,
leo. - divae armipotentis: Minerva, 428. dis ~ visum (sci!. est): ci si
detta armisona a III 544. Annipotens, aspettava - par voglia dire Enea -
epitlzeton constans riferito a dèi e a che Rifeo scampasse alla morte per
guerrieri, di probabile fattura enniana, le sue doti di giustizia e di equità,
attraverso iI filone lucreziano (I 32 s.: ma « agli dèi piacque altrimenti ».
Mavors / armipotens), è giunto a Vir- « Questo dissidio - osserva GR,\N. -
gilio (VI 500. 839 IX 717 XI 483). - ad tra bonH\ dell'azione umana ed insen-
aram: nOIl tam in ipso tempIo Mi- sibilità o anche cattiveria dell'azione
nervae vv. 403 S., equo abstracta illa divina si riscontra spesso, già in Ome-
erat, quam potius ante templum in ro, ché iI poeta accentua tale dissidio,
1tPO\lci.!t> vel in 1tEpt~6À((), ut et expressum quasi a mostrare meglio la crudezza
vides in Tab. Iliaca RIlY. della sorte umana »; ma, mentre in
426. procumbit: a inizio di verso e Omero (Od. I 234: \lV\I o' l'CÉpw, É~6Ào\l'to
seauito da pausa, fa sentire con la pe- OEoi XCl:Xc1. Il'l)'tt6w\l'tE,) si avverte un sen-
sa~tezza della seconda sillaba il tonfo timento di protesta contro i disegni
della caduta. Una tradiz. grammaticale divini, qui invece si nota un senso
(CHAIUS., I, p. 117 Bar. e MACR., IV 3, 14) di melanconia e di amara rassegna-
presenta la variante procubuit, inac- zione, ben diversa dallo scetticismo di
cettabile, « in quanto questo perfet.to cui è pervaso l'oraziano: tu, frustra
interromperebbe senza nessuna ragIO- pius, heu, non ita creditwn / poscis
ne una lunga serie di presenti descrit- Quintilium deos (c. I 24, 11 s.). Seneca,
tivi, molto efficaci in questa circostan- ricorda CON., suggerisce di ripetere fre-
za» l'ucc. - et: etiam. - Ripheus: cf. quenter et sine querella inter singula
n. vv. 339 s. - iustissimus unus: in danma (ep. 98, 4) la massima dis aliter
fine di verso anche a VII 536. Unus viswn. L'espressione ellittica viswn (gr.
rafIorza il superI., come d~ in greco oÉoox'tCl:t), efficace nella sua brevità e
(cf. 11. XII 243: d~ oiw\lò~ IiptCl''to~), e in riferita ai decreti degli dèi, come sic
genere è accompagnato da omnium, placitum I 283, ricorre anche a III 2;
ma si trova solo anche in prosa: cf. ROR., C. I 33, lO; STAT., Theb. V 57; cf.
Crc., Tusc. V 23, 66: civis unius acu- pure Ov., met. I 366 VII 699. - pe-
tissimi. Tale uso risale all'epoca ar- reunt: si noti la climax: procumbit v.
caica: CIL I 9: honc oino... / ... optu- 426, cadit ibid., pereunt. - Rypanisque
mo = hunc lll1Um optimum, nell'epi- Dymasque: la stessa clausola a v. 340
tafio di L. Cornelio Scipione. - iustissi- (cf. n.).
mus: 'iustum' secundum leges vel ali- 429 s. confixi a sociis: « trafitti dai
qua ratiolle constrictum, I aequum ' compagni »: destino ancora piu infe-
iuxta naturam accipiunt DAN. lice (cf. telis / nostrorll1n e Iniserri11la
427. qui: per la collocazione del reI. caedes vv. 410 s.), in quanto essi ca·
cf. n. vv. 229 s. - in Teucris: inter dono colpiti non dai Greci, ma dai
Teucros. - servantissimus aequi: già Troiani stessi che non li hanno rico-
in 'PLAUT., Asin. 857: amantem uxoris, nosciuti, perché rivestiti di armi gre-
troviamo .iI parto seguito dal genit.; che. - nec ~ texit: il passaggio alla
in séguito esso acquista sempre piu II pers., che interrompe con la pate-
una natura aggettivale, sino al punto tica apostrofe la enumerazione dei com-
da essere usato anche nei gradi di pagni caduti, e l'uso del perf. che
comparazione. Cf. RONC., p. 186. - chiude la lunga serie dei preso storici,
aequi: genit. ogg. mettono in rilievo un fatto di cui la
136 VIRGILIO

labentem pietas neque Apollinis infula texit. 430


Iliaci cineres et fiamma extrema meorum,
testor, in occasu vestro nec tela nec ullas
vitavisse vices, Danaum et, si fata fuissent

pietas di Enea non sa ancora ren- vole. Per l'incontro delle due sillabe
dersi conto: la dignità sacerdotale di -ci/ci- cf. n. v. 27. - fiamma
Panto valse a salvare il figlio Polida- meorum: l'espressione è parallela a
mante che stava per cadere (cf. n. v. Iliaci cineres, perché le fiamme che
318) - cosi osserva HEIN., p. 35, 11. bruciano sono anche la pira (flam-
1 - ma non lui stesso. Cf. anche ma extrema) dei concittadini e de-
DON.: servavit ad fìl1enl C/lm apostro- gli amici di Enea: cosi CON. che ri-
plza eius persol1am il1 qua ostenderet chiama CATULL., 68, 90: Troia virum et
deos tantll1n fuisse a commodo Troia- virtutum omnium acerba cinis.
nae defensionis alienos, ut etiam Pan· testor: deest 'vos' SERV.; REY. ricorda
thus occll1nberet pius, gl'avis, religio- SEN., Tro. 28 s.: restar deorum numen
S/lS cum ipsis insigl1ibus sacerdotis. adversllln mihi, / patriaeque cineres
Scompare qui Panto, ma del nipote teque rectorem PTlrygum. - in occasu
presentato ai vv. 320 s. il poeta non vestro: cf. I 238: occasum Troiae tri-
fa piu parola. - te... labentem... texit: stisque ruinas. - tela: arma, come a
più che « ti protesse dalla morte» (cf. v. 22. - vitavisse (sciI. me) vices: il
tegendo impedivit, quominus labereris, suono allitterante, richiamando l'atten-
caderes FORB.), s'intenda « protesse te, zione di chi ascolta, esprime l'interno
mentre cadevi », come suggerisce an- turbamento e la profonda commozione
che te collocato in arsi e il suo ac- del narratore. - vices: pugnas SERVo
coppiamento con tua. - plurima .., pie- - Danaum (-orum cf. n. V. 14) et
tas: « la grande riverenza verso gli - meruisse (sciI. ut caderem) manu:
dèi »; plurima = maxima, come a XI « e di aver meritato una morte glo-
312: plurima virtus. - Panthu: cf. nn. riosa per mano dei Greci, se il fato
vv. 318 e 322. - Apollinis infula: op- lo avesse voluto ». Il genit. Danall1n
portunamente accostato a pietas; CER. da alcuni (CON., PA., PASC.) è unito
richiama Il. I 28: Iki] \IV 'tOt OV xpet!O"IkU a tela e a vices; da altri (REY., Goss.,
o"x'i]1t'tPO\l xcxl o"'tÉI~IkCX aeoio, in cui Aga- LAD., SABB.', Uss.') a manzi del v. S.
mennone minacciosamente dice a Cri- (cf. anche l'interpretazione di PEER.:
se che neppure le bende di Apollo lo si fato COllstitutum fuisset ut caderem,
proteggeranno; AESCII., Ag. 1264 s.: 'tI meruisse ut lnanu Danaum caderem),
o'ii't' Èlkcxu't'ii~ x(X'tcxyÉ),w't' EXW 'tcioe, / xcxl come induce a credere la cesura se-
crx'ii1t'tpcx xcxl Ikcx'l'teicx 1tepl oÈPU cr'tÈ'l''lj miquinaria dopo vices; si osservi inol-
(Cassandra constata l'inutilità delle tre che Danaum, unito a vices, appari-
bende). Per infula cf. n. v. 133. rebbe pleonastico, mentre unito a ma-
431-4. Iliaci - manu: Enea sembra nll mette in rilievo il valore di Enea.
rimproverarsi l'essere sopravvissuto al- - et: posposto per iperbato al genit.,
la distruzione di Troia c, in nome del- come a III 67 XI 519 569 XII 381. geo l'g.
le ceneri di Ilio e della strage dei I 402 (SABB.'· '). - si - fuissent: cf.
suoi concittadini, giura di non aver V. 54 e n. v. 13. Il desiderio di Enea
fatto nulla per evitare la morte in non si poté attuare per volontà dei
combattim~nto. Il PASCAL, in Riv. FiloI. fati, e ciò è bene espresso dal pperf.
e Istruz. Class. XXXII (1904), pp. 231-6, L'espressione ricorre su di un cippo
in questa giustificazione scorge il pen- quadrato rinvenuto nei pressi di Po-
siero segreto di Virgilio, che vorrebbe licastro (CIL X 461: cf. 1484, l CE
liberare il suo eroe da accuse male- Bi.ich.). - ut caderem: riferito ci1tò
ENEIDE II 137

ut caderem, meruisse manu. Divellimur inde,


Iphitus et Pelias mecum (quorum Iphitus aevo 435
iam gravior, Pelias et volnere tardus Ulixi),
protinus ad sedes Priami clamore vocati.
Hic vero ingentem pugnarn, ceu cetera nusquam

XOLVOV a si fata fllissent e a mentisse. - poiché non è seguito dal termine di


menlisse manu: bene... evasisse se fatis comparazione, ha valore intens., come
irnplltat, cum tam senex, quam debilis in Crc., Sesto 27, 59: suspicio durior;
I phitus et Pelias evaserint, occisis iuve- CATULL., 3, 2: llOmirzum venustiorum.
nibus SERvo Per il valore strumentale 5, 2: senum severiorll1n. 12, 3: lintea
di nzarzu cf. IX 145: Neptlmi ... manu. neglegentiorum. Cf. Tuo., p. 167. - et:
- divellimur inde: «siamo strappati iperbato. - volnere... Ulixi: cf. GELL.,
di là", per volontà del fato, e non IX 12, 17: vulnus, non quad accepisset
cc ci allontaniamo di là", come qual- Ulixes, sed quod dedisset; per il gcnit.
cuno intende. Cf. DON.: ostendit mori della persona che compie l'azione cf.
se voluisse, sed fato voluntatis eius V. 526: Pyrrhi de caede. v. 572: Da-
adverso esse servatll1n. c( Stoico eroe, naum poenam et deserti coniugis iras.
Enea sente fortemente il contrasto tra XII 5: venantum valnere. Pcr la forma
la volontà sua e quella del fato; serve Ulixi cf. n. V. 7.
il fato con accettazione rassegnata, ma 437. protinus ,.., Priami: servavit or·
ad esso ascrive la causa del suo do- dinem, ut primo de patria, post de
lore, di non aver potuto dare la vita rege curaverit DAN. - protinus: ri-
per la patria" V. UssANr jr, in St. it. corre spesso in Virgilio a principio di
filol. class. XXII (1947), p. 122, il quale, verso (III 291 V 485 VII 408 VIII 159)
riprendendo in esame le accuse di pro· c seguito da ad, come qui, a IV 196. -
ditio, mosse ad Enea dalla tradiz. sedes: al plur., perché la reggia di
pre- e post-virgiliana (ibid., pp. 109-23), Priamo (v. 760) era composta di vari
già in parte rintracciate dal PASCAL, edifici. - clamorc vocati: clamor ipse
a. C., giustifica con valide argomenta· suggerebat subveniendum esse domui
zioni la figura di Enea. regis Priami DON.; il part. vocati è
435 S. Iphitus et Pelias: non si han- unito a divellimur. L'espressione ricor·
no altre notizie, se non quelle date re, in forma attiva, a IV 303: vocat
qui dal poeta stesso: Ifito è avanzato clamore Cithaeron e georg. III 43.
negli anni, Pelia va lento a causa di
una ferita inflittagli da Odisseo. La 438-68. L'assalto alla reggia è l'inizio
ripetizione dei due nomi è una figura del terzo e ultimo atto del dranuna
detta in gr. E1ttiVOOOç, in lat. regressio dell'infelice cittrì (cf. P. FÉCUEROLLE, in
(QUINT., IX 3, 35). - mecum: col va- Et. class. III [1934], pp. 540-5): Enea,
lore di et ego, e perciò il divellimur che il poeta rappresenta su uno sce·
del v. prec., che intenzionalmente il Ilario di violente lotte, direttosi alla
poeta ha usato alla I pers., per ac- rocca (v. 315), pii.! volte ha indugiato,
centuarc !'impulso animatore, iaistilla- trattenuto da altri eventi o da scon-
to da Enea nei compagni. - aevo... tri con i nemici, dando cosi al poeta
gravior: coniato sul gr. uvv y1]pq. ~ctpE!ç la possibilitrì di descrivere ciò che av-
(SOPII., Ged. t. 17). Per aevo, a posto viene nella cittrì occupata; qui final-
di aetate o arznis, cf. v. 638 III 491 IX mente l'eroe dallo strepito guerresco è
255 XI 85. Il campar. gravior è in luo- attirato dove culmina la battaglia, tra
go di gl'avis (cf. IX 246: amzis gl'avis i Greci che assediano la reggia, e i
[che troviamo invertito in ROR., sat. I, Troiani che la difendono strenuamente,
1, 4]; Lrv., II 19, 6: aetate gravior); e anche se sanno ciò che li aspetta: la
138 VIRGILIO

bella forent, nulli tota morerentur in urbe,


sic Martem indomitum Danaosque ad tecta ruentis 440
cernimus obsessumque acta testudine limen.

rappresentazione è concitata e ricca di imperf. di stato continuo, come il suc-


particolari non solo esteriori, ma an- cessivo morerentur coordinato asinde-
che psicologici, perché questa batta- ticamente. Il tipo verbale forem può
glia è l'ultilna descritta, e soprattutto avere il valore di essem, come qui, e
perc/u: in essa il poeta deve mostrare quello di futurus essem (per analogia
che i Troiani lottano nella reggia con con fore = futurum esse). Quanto al-
lo stesso valore e accanimento con cui la struttura, esso è un congo tratto «da
hanno difeso Troia per dieci anni. una formazione sigmatica di carattere
Enea non può restare spettatore in- aoristale »; un aoristo quale *fu-s- ha
differente e penetra nella reggia per dato con -e- il tema di congo
«un uscio segreto, ben noto un tem- "fuse-, di qui fore- (cf. *sta-s->
po, nei giorni felici, ad Arulromaca, "stase-> stare-). V. PISANI, Graml11at.
quando si tirava dietro per condurlo al lat. storica e comparativa, Torino,
nonno il piccolo Astianatte: rapido toc- Rosenberg e SELLIER, 1952', pp. 284 S.
co d'intima gioia domestica con cui il § 534. - morerentur: più efficace di
poeta getta per un momento sull'ulti- pugnarent (cf. SERV.) , perché nella
mo quadro un raggio di luce soave, a mente di Enea è piu vivo il ricordo
rendere poi piti cupo il buio in che dei caduti che dei combattenti, ed egli
Priamo sarà travolto con la sua casa» ha visto cadere perfino il gruppo di
FUN.', p. 232. Ma neppure il crollo giovani valorosi che si erano raccolti
della torre, fat ta precipitare sugli as- attorno a lui. - sic: unito a indomi-
salitori, forse per suggerimento di twn. - Martem indomitum: variatio
Enea, giova: altri Greci prendono il di ingentent pugnam v. 438, perché
posto di quelli schiacciati. Martem = pugnam, per metonimia, co-
me a V. 335. - Danaos: cf. n. vv. 5 S.
438-41. La profonda commozione di - ad tecta: contra sedes Priami. -
Enea è resa evidente dalla narrazione, ruentis (-es cf. n. vv. 19 s.): irruentes
a prima vista slegata e disordinata: cf. n. vv. 351-3. - cernimus: a prin-
la fantasia dell'eroe è ancora domina- cipio di verso e strettamente connesso
ta dalla visione della violenta batta- a hic vero v. 438, è il fulcro del pe-
glia che infuria intorno al palazzo di riodo, perché, oltre ai due ogg., qua·
Priamo, di fronte alla quale s'impiccio- si equivalenti, ingentem pugnam v. 438
liscono tutti gli altri combattimenti e e Martem imlomitum v. 440, regge Da-
le stragi precedenti. Cf. DON.: tanta naos... ruentis ibid. e obsesswn... li-
illic vis pugnae fuerat tantaque illo meno - acta testudine: l'espressione,
lwstium multitudo confluxerat, quasi equivalente a testudine facta di CAES.,
per ceteras regiones urbis nusquam pu- b. G. II 6, 2, ricorre anche a IX 505.
gnaretur, nulli caderent ferro. EUR.' ri- Virgilio anacronisticamente attribuisce
chiama STAT., Theb. III 122 ss.: ceu ai Greci un espediente strategico usa-
nulla prius lamenta nec atri / manas- to dai soldati romani e che è descritto
sent imbres, sic ore miserrinurs uno / da LIV., XXXIV 39, 6: sublatis... supra
exoritur fragor. - hic: con valore lo- capita scutis continuatisque ita inter
cale, e ralIorzato da vero «qui si se, ut non modo ad caecos ictus, sed
che, qui davvero ». - ceu - urbe: ne ad inserendum quidem ex propin-
chiariscono e accentuano il valore di quo telum loci quicquam esset, testu-
ingentem (cf. SME., pp. 126 s.). - ceu: dine facta subibant. Anche Quinto
tamquam si SAIlIl.'. - bella: proelia, Smirneo (XI 538 ss.) narra che i Greci,
pugnae, come a VIII 675. - forent: nell'assalto di Troia, fecero uso della

~
ENEIDE II 139

Haerent parietibus scalae postisque sub ipsos


nituntur gradibus clipeosque ad tela sinistris
protecti obiciunt, prensant fastigia dextris.
Dardanidae contra turris ac tecta domorum 445
testuggine. - limen: « l'ingresso prin- perché gli assalitori sono impediti dal-
cipale» della reggia (cf. fores v. 450). le armature. Gradibus ha valore stru-
442. haerent: signwn... est celeritatis, mentale e non va riferito, nota CON.,
si res, quae conlmode film t, ita enar- alla gradinata della porta. - clipeos:
rantur, ac si iam factae essent. Sic cf. n. V. 389. - ad tela: (contra tela
Aen. III 63: 'stani... arae' pro' erigurz- SERV.): lez. risultante da una correzio-
tur '.225 s.: 'adslmt / Harpyiae' pro 'ad- ne in c; la variante ac tela di M, P, "(,
volant', et similia FORll. Anche le azioni al, di una correzione in F, è già re-
seguenti si succedono con estrema ra- spinta da DAN.: et hoc verzml est;
pidWl, data dall'uso della coordinazio- nam si 'ac tela', sirzistris manibus
ne in tutto il periodo, dall'improvviso simul tenent tela et scutum, cum se
mutamento di sogg., dopo scalae, e teglmt; l'altra variante ad tecta di F,
dall'asindeto del v. 444. - parieti- prima della correzione, è dovuta pro-
bus scalae: qllOd illae, quae fe- babilmente all'influsso di ac tecta, lez.
rWltur ad pugnanl, clavos lzabeant dello stesso cod. F a V. 445. Per tela
vel 1mcos, ut figantur: ideo lzaererzt cf. n. V. 410. - sinistris: MAROU., p. 64
DAN. L'assalto, secondo PA., ha un du- raccoglie i diversi casi di omeoteleuto
plice scopo: sfondare la porta d'in- che capitano in fin di verso in questo
gresso (cf. limen v. prec.) e contem- episodio (vv. 443 S. 451 s. 456 S. 460 e
poraneamente scalare il muro della 462. 463 s.), e ammette che, anche se
facciata. - parietibus: quadrisillabo = essi si debbano attribuire al caso, tut-
parjetibus; cf. n. v. 16. - postis (-es tavia il poeta non li ha eliminati.
cf. n. vv. 19 s.) - ipsos: in ipso aditu 444. protecti: prolettico « proteggen-
aediwll Goss. «e proprio in prossi- dosi »; cf. HEY.: ut adversus tela su-
mità della porta d'entrata", dove era perne missa protegerent se. Per il parI.
il centro della mischia; tale senso di perf., con valore di parto pres, rifl., co-
sub con l'accuso ricorre anche in TAC., me a I 481: tU11Sae pectora palmis, cf.
lzist. V 11, l: [lulaei sub ipsos muros KUH. 1, p. 760. PA. unisce il parI. a
struxere aciem: cf. KUII. 1, p. 571. clipeos del v. prec. e richiama il gr.
Postes, usato anche ai vv. 454. 480. 490. 1tPO~E~}:l]I-\ÉvOt 'ttXç tX(J"1tLOC1.ç « proteggendo-
493. 504 vale « porta », « battente» ed si con gli scudi »; in tal caso clipeos
è soprattutto deÙa lingua poetica; cf., verrebbe unito tX1tÒ XOWou a protecti e
per es., VAL. FL., VII 322: impulso a obiciunt. - obiciunt: il verbo, co-
sonuerzmt cardine postes. Alcuni, dan- munemente costruito col dat., si tro-
do al termine il significato che esso va con ad + accus., non solo in poesia
ha al sing., intendono «stipiti delle (cf. pure XII 372), ma anche in prosa
fìnestre» del piano superiore; in tal (Crc., farn. VI 4, 3). Per obicilmt cf.
caso sub avrebbe un valore di dire- anche n. V. 200. - prensant: il valore
zione, ma !'interpretazione, suggestiva intenso implica non solo il tentativo
in sé stessa, non trova conferma nei dell'afferrare a piti riprese, ma anche il
vv. ss., dai quali appare che non si tenere bene strette le parti alte affer-
tratta di una reggia a piu piani. rate (fastigia cf. n. vv. 302 s.).
443. nituntur gradibus (sciI. scala- 445-7. Dardanidae: Troiani. Cf. n. vv.
rum): «salgono a forza sui gradini» 71 S. - contra: all'ardimento dei Gre-
(delle scale); la scalata è faticosa, sia ci corrisponde il furore disperato dei
perché i difensori lanciano dall'alto Troiani. - turris: -es cf. n. vv. 19 s.
materiali d'ogni sorta (cf. vv. ss.) sia - tecta: i codd. P, l, y tramandano

Il
140 VIRGILIO

culmina convellunt (his se, quando ultima cernunt,


extrema iam in morte parant defendere telis),
auratasque trabes, veterum decora alta parentum,

tota; ma tecta, di M, F, P', y', b, c, Il termine corrisponde a extrema -


già accolta da SERVo (' tecta' partici· morte del v. s., che costituisce
pium est), sembra lez. poziore. Per il primo emistichio anche a XI 846.
tecta domorum culmina s'intendono 448 S. auratas - devolvont: CER. ri-
« le sommità coperte della reggia », os- chiama TAC., lzist. III 71, 2: ambustas...
sia tutta la copertura dell'edificio Capitolii fores penetrassent, ni Sabi-
(docte pro ipso tecto iisque rebus, nus revolsas tmdique statuas, decora
quibus superior domus pars tegitur, maiorum, in ipso aditu vice muri obie·
h. e. tegulis... etiam turris pro eodem cisset. - aurata... trabes: « le travi
tecto dicit HEY.), e non i soli comi- dorate» dei soffitti; auratas potrebbe
gnoli, come a eel. l, 82. Il parto tecta avere anche valore concessico. FOlm.
rispetto a culmina ha lo stesso rap- richiama TIIl., III 3, 16 e CLAVD., ep.
porto di strata rispetto a via in LIV., ad Seren. 42, dove ricorre la stessa
VIII 15, 8; per il valore aggettivale espressione. - veterum - parentum:
di tecta cf. georg. I 379: tectis pene· i. e. maiorum. Tristis... praebetur
tralibus. L'espressione tecta domorum, adspectus intereuntis splendoris, quem
in fin di verso e preceduta pure da dirucmt ipsi domini, ut modo vitam
turris ac, ricorre anche a XII 132, do- servent per tempus Goss. - decora
ve però tecta è sosto Si osservi inoltre alta: « decorazione imponente ». La lez.
che tota, meno accettato, potrebbe es- alta è di M, l, F'; F originariamente ha
sere una congettura dovuta alla con· illa, che è anche lez. di P; la stessa
siderazione della inutilitil di tecta, in- alternativa si nota in y: illa è lez.
teso come sost., accanto a culmina; originaria, alta è della mano corret-
sarebbe quindi lectio facilior. ~ do- trice. Accettiamo alta, non solo per
morum: agitur... de una Priami domo: la solennità che essa aggiunge al plur.
cui magnijicentiorem speciem adiecit, epico decora, ma anche perché, unita
quam quae apud llomerum erat HEY. a quest'ultimo termine, forma una lo-
Cf. nn. vv. 437. 448 S. - his... telis: cuzione che proprio per la sua solen-
« con questi oggetti, (usati) come pro- nitil fu poi usata da Stazio (Theb. V
iettili "; hoc telorum genere, i. e. his 424: magnorum decora alta patrtl1n) e
rebus pro telis utentes. Si noti la posi· da Rutilio Namaziano (cf. I 93: densis
zione di rilievo data ai due termini. decora alta troplzaeis). Non ci sembra
Per telis cf. n. V. 410. - se: da unire giusto respingerla come dovuta a col-
a defendere del v. S. e non a parant, lazione con I 429: scaenis decora alta
perché parare, seguito da inf., vale « ac- futuris, dove la tradiz. non è con-
cingersi ", « prepararsi ", « volere »: cf. corde. A difesa di illa non è sufficiente
IV 118: in nemus ire parant; ENN., il confronto con quinquaginta illi V. 503,
anno 459 Vah.': signa... sorzittl1n dare voce perché i due luoghi sono di tono com·
parabant; CAES., b. c. I 83, 4: numi- pletamente diverso; anzi tale locuzio-
tiones institutas Caesar parat perjicere. ne che troviamo anche in STAT., Tlzeb.
Il se, messo cosi in evidenza, rivela V 422 potrebbe essere ancora un ele-
la furia rabbiosa con cui i Troiani mento a favore della lez. alta, perché
lottano, per difendere sé stessi. - essa, assieme a decora alta, rientra nel
quando: quoniam iam non se posse gran numero delle espressioni virgi·
defendere intelligunt, ipsa culmina liane imitate da Stazio. - parentum:
proiiciunt Gass. Per il valore causale questa forma di genit. plur., sin dalla
di quando cf. I 261. - ultima: « che epoca arcaica, si alterna con quella in
tutto è finito" SAIlIl. J; cf. gr. 'tà EO"XC1.'tC1.. -ium (CUARIS., I, p. 175 Bar.); i poeti
ENEIDE II 141

devolvont; alii strictis mucronibus imas


obsedere fores, has servant agmine denso. 450
Instaurati animi regis succurrere tectis
auxilioque levare viros vimque addere victis.

tbttilici preferiscono la prima alla se- come armi. cosi qui, has, separato da
conda. per ragioni metriche. Cf. anche fores dalla cesura e messo in risalto
ERN., p. 59. - devolvont: -unt, cf. l'ori- anche dall·asindeto. richiama l'atten-
ginario *devolvo71t(i), in cui. oltre alla zione sulla porta barricata e sulla sua
caduta della vocale finale, si è avuto difesa: l'accostamento è respinto da
il passaggio di o ad ti, per effetto del- Pucc., perché egli intende lzis = 1ll1ius-
l'afIìevolimento a cui in latino. a dif- modi (a difesa di has servant si suole
ferenza del greco. vanno soggette le addurre anche VI 298: portitor lzas...
vocali atone interne e finali, allo stesso aquas... servat, ma con Pucc. non lo
modo in cui nella II e III perso sing. riteniamo un elemento probante). Inol-
si ha devolvis <*devolves(i) e devolvit tre si può pensare che la lez. asser-
< *devolvet(i). Cf. TRA.• p. 16. II verbo. vant sia un errore acustico (cf. G.
col suono onomatopeico. esprime il cu- PASQUALI, Storia della tradizione e cri-
po rotolare delle travi, il cui tonfo tica del testo, Firenze. Le Monnier.
finale è ben reso dalla cesura tritemi- 1952', pp. 471 s.). dovuto alla lettura
mere. che qui è particolarmente forte legata di lzas servant piuttosto che il
per l'immediato cambiamento di sog- contrario: e proprio per questo pen-
getto. - alii: alla duplice direzione siamo che avrebbe avuto maggior at-
dell'attacco dei Greci (cf. n. v. 442) ·tendibiIità la forma non assimilata
corrisponde un duplice modo di difesa adserva71t, che è usata a v. 763.
dei Troiani. - strictis mucronibus: agmine denso: riprende il concetto di
« dipinge assai bene questo gruppo di strictis mucronibus del v. prec.
soldati troiani che dietro la porta. 451. Hoc ipso rerll1n adspectu reno-
stretti insieme.... con le spade impu- vatum in Aenea consilium ac propo-
gnate, stanno curvi e pronti all'assalto sitll1n, quod iam pridem ceperat (v. 315:
se di fuori i Greci riescano ad aprirsi concurrere in arcem). ut regiae Pria-
un varco ed entrare» VALG. Per mu- Inoque succurreret HEY. - instaurati
cronibus cf. n. vv. 33()"5. - imas: con (sciI. sunt) animi (sciI. mi/li et sociis):
valore avverbiale «nella parte .~rio­ « a me e ai compagni si rinfrancò
re» della reggia; cf. in linline primo l'animo ». perché la reggia non era
v. 485. ancora caduta in mano ai Greci. -
450. obsedere (-erunt cf. n. v. 1): il animi: non è plur. poet.. come ai vv.
perf. mostra che la prima precauzione. 316 e 386. - succurrere: l'uso di que-
presa dai Troiani nell'interno del pa- sto inf.. come dei sego levare e addere,
lazzo, era stata la difesa della porta. - è poetico. Cf. anche n. V. 33. Altri. in-
has servant: « proprio queste (le porte tendendo instaurati come parto e ani-
cosi barricate: cf. ita obsessas SABB. 3) mi con valore locativo (cf. fidens ani-
custodiscono ». Pucc. difende la lez. mi V. 61). interpreta succurrere e gli
asservant di P, y (l'uno e l'altro dàn- altri inf. come descrittivi. - tectis:
no in correzione lzas servant che è sedibus.
pure lez. di F. M) e ritiene una zeppa 452. auxiIio - viros: «rianimare col
il pron. lzas, il quale giustamente da soccorso i combattenti ". che sono al
altri viene accostato a lzis del v. 446 centro dell'attenzione del poeta, come
(cf. n.): infatti, come Ii. lzis. separato si rileva anche dalla cesura eftemi-
da convellurzt dalla cesura, richiama mere. Goss. richiama IusT., V 2, 12:
l'attenzione sui particolari oggetti usati inferiores auxilio levantes. - vim...
142 VIRGILIO

Limen erat caecaeque fores et pervius usus


tectorum inter se Priami postesque relicti
a tergo, infelix qua se, dum regna manebant, 455
saepius Andromache ferre incomitata solebat

victis: <C studiato accostamento di due domus aedi[icaretur, ubi ostillln fteret.
opposti concetti, reso più evidente dal- Altri accetta la seconda interpretazio-
l'allitterazione" ROST. - victis: hoc ne dello stesso chiosatore: aut relicti
est, sine vincendi spe laborantibus ab hostibus, id est quos hostes non
DAN. II termine ha valore concessivo. obsederant. Altri ancora intende relicti
453-5. limen - tergo: nella parte « abbandonata l>, ma tale interpretazio-
posteriore della reggia si apriva una ne è in contrasto con i vV. 455-7 e so-
porta segreta, che corrisponde a quel- prattutto con l'avv. saepius. Per postes
la che nelle case signorili dei Romani cf. n. v. 442. - a tergo: logicamente
era detta posticUln, gr. \jJEuo60upov, e che riferito, come osserva DON., anche a
qui è indicata con quattro denomina- limen, fores, pervius usus. - infelix:
zioni sinonimiche, le quali ben si addi- il poeta, non solo col ritmo spondiaco
cono allo stile epico: lime n, caecae fo- del verso, richiama l'attenzione sulla
res, pervius USllS, postes relicti. Que- misera condizione di Andromaca, ma
sta porta metteva in comunicazione anche con altri accorgimenti retorici
l'abitazione di Priamo con quella di (posizione prolettica di infelix e sua
Ettore: per quod iter ad utramque collocazione in cesura): e il termine
domum Priami comnleabatur, ut ap- evoca tutta una luttuosa storia su cui
pareat duas domos fuisse, alteram Enea ritornerà ancora nel suo rac-
regiam Priami, alteram Hectoris, inter conto alla regina (cf. III 294 ss.); la
quas illi aditus DAN. - limen: pro- sposa di Ettore è stata privata di tutti
priamente <C la soglia". - caecae: non i suoi familiari da Achille (Il. VI
onmibus notae SERV.; l'agg. è riferito 414 ss.) che le uccide e strazia anche
logicamente anche a limen. Caecus ha il marito; dopo la presa della città,
valore passivo, come a V. 19, ma nel diventa schiava e poi moglie di Neot-
senso di <C nascosto", <C segreto". - tolemo; e oppressa sotto il cumulo dei
pervius - tectorum: aditus tectorum... suoi dolorosi ricordi e della immensa
ita patebat, ut familia regia per plu- sventura la vede Enea nell'Epiro (III
res domus sive palatii partes dispersa 321 ss.). Cf. anche n. VV. 342-6. - se:
ex una in alteram facile tramire pos- unito a ferreo - dum - manebant:
set, vitato antico limine Forb. Per la stessa clausola a V. 22 (cf. n.).
usus « passaggio" cf. H. MacL. 456. saepius: con valore intens., ri-
Cmmm, in Gr. and Ro. II s. VI (1959), ferito a ferreo Analogamente a ecl. 1,
p. 165, che cita l'uso inglese di « passa- 20 s.: saepe solemus / ... depellere fe-
ge" = <C diritto di passaggio l>. - in- tus; OV., met. XIII 417: saepe videre
ter se: uno dei pochi casi in Virgilio, patrem monstratum a matre solebat
in cui il 2° spondeo coincide con fine (scil. Astyanax); cf. anche ibid. I 639
di parola; tale fenomeno capita per VIII 19. - Andromache: traslittera-
lo più con inter, seguito da nos, vos zione del gr. 'AvopO\.la.Xl1; cf. n. V. 122. -
c, molto più spesso, da se (cf. F. incomitata: « senza séguito l>, « da so-
CUPAIUOLO, Un capitolo sull'esametro Ia l>. Deposito omni regio ornatu et
latino Napoli Libr. Sco Ed., 1963, p. comitatu, l1urus ad soceros (Priamum
60). ..:... postcs' _ tergo: « e una porta et Hecubam) adii t, avoque adduxit par-
confinata di dietro» SAIlIl.3, il quale vum l1epotem, quo laetaretur Goss.
nota che -que ha valore esplicativo; Enea rievoca una scena soffusa di te·
cf. DAN.: aut relictum spatium cllln nera gentilezza « persino lo strascicano
ENEIDE II 143

ad soceros et avo puerum Astyanacta trahebat.


Evado ad summi fastigia culminis, unde
tela manu miseri iactabant imita Teucri.

te ed inelegante ripetersi deIle finali imperf. manebarzt, solebat e trahebat


solebat trahebat serve ad accentuare la alla fine di tre versi consecutivi, Uss.',
famigliarità dell'ambiente» ROST. In Il. oltre ad obiettare che le espressiom
III 143 Andromaca è accompagnata da usate « aggiungono nuovi colori e par.
due ancelle; ibid. VI 372 da una, per- ticolari alla descrizione »; che « né qui
ché si tratta di uscita in pubblico. II era a suo posto un più vigoroso de-
termine incomitata, composto di co- lineare la figura della moglie di Et-
Initatus (cf. n. vv. 180-3), rivela una tore », la quale sarà meglio presentata
natura più aggettivale, come a IV nel I. III dell' Eneide; che infine gli
467 s.: longam incomitata videtur / imperf. solebat e trahebat accentua-
ire vialn; LUCR., VI 1225: irzcomitata... no « la consuetudine che Andromaca
flmera, che verbale (Dv., Pont. II 3, 36: aveva di recarsi dai suoceri », oppor.
externis virtus i/lcolnitata bonis). Cf. tunamente scrive: « la spezzatura stili-
RONC., pp. 188 s. stica, che si ha appunto con l'inseri-
457. ad soceros: i. e. ad socerum et mento di un'epica, calma descrizione
socrwn, ad Priamum et Hecubam; ut (EX(Ppctcr,ç) nella rievocazione della dram-
infm v. 579: 'patres' pro ' parentibus ' matica lotta, non offre soltanto un
FORn. - avo: ad avwn; cf. n. v. 36. II punto di sosta, una pausa, ma piut-
poeta usa intenzionalmente il dat., per tosto aumenta la tensione all'estremo
stabilire un rapporto più stretto e più limite e prepara alla descrizione della
intimo tra avo e il successivo puerum, battaglia decisiva dinanzi alla porta
rapporto accentuato proprio dal ter· della reggia ».
mine avo che non è inutile ripetizione 458. II poeta all'improvviso presenta
dopo ad soceras. - Astyanacta: trasIit- Enea sulla sommità del tetto; prece-
terazione del gr. .Acr'tvtivctx'tct (da licr'tv dentemente, a v. 451, ha detto soltanto
e livctl; « dominatore di popoli ») cf. n. che l'eroe era deciso a soccorrere gli
v. 122. Nell'uso di questa parola - oso assediati. II vuoto tra i due momenti
serva MAROU., p. 21 - come a I 284: va colmato, secondo NORD. ad v. 77,
Phthiam. VII 565: Ampsancti, Virgilio Xct't&. 'tò cr,W1tWI.LEVOV, procedimento carato
si compiace dell'armonia dei suoni dei teristico dell'epica. - evado: il pref.
nomi stranieri. Astianatte, cosi chiama· non è superfluo, come pensa SERvo (' e'
to dal popolo - il padre preferiva vacat, ut 'emortlllls '), ma esprime il
chiamarlo Scamandrio (Il. VI 402 s.) -, momento preciso in cui Enea, dopo
secondo Arctino (Iliupersis, p. 108, 8 aver attraversato i corridoi segreti, sbu-
AIl.), fu ucciso da Odisseo; invece nel- ca sul tetto; qui la I perso sing., forse
l'Ilias parva (p. 135 XIX AlI.) si narra perché Ifito e Pelia (cf. vV. 435 ss.) so-
che fu precipitato dalla rocca di Troia no caduti. - ad - culminis: cf. n.
da Neottolemo; cf. anche Dv., met. XIII VV. 302 S. Alcuni, confrontando IV 685:
415. - trahebat: accommodatum bre· gradus evaserat altos, dove evado ha
vi bus pueri gressibus; pra 'ducebat' valore trans., emendano l'ad della
HEY.; FORll. richiama VAL. FL., II 551: tradiz. manoscritta in hac, che ben ri-
parvwn... trahens cum coniuge natum. prenderebbe il qua del V. 455.
Per trahere cf. v. 321. A MAC., che so- 459. tela... im'ita: non quod al/mino
stiene che i vv. 453-7 rappresentano non tetigertmt Graecos, sed quia Tra·
una parentesi nella narrazione, sia per ianorum interitttm avertere non po-
le espressioni più o meno equivalenti tuertmt Goss. Per tela cf. n. V. 410;
sia per il languor nei versi in cui è l'agg. inritus (da in + ratus), in lino
ricordata Andromaca sia per i tre guaggio giuridico « nuIlo », « privo
144 VIRGILIO

Turrim in praecipiti stantem summisque sub astra 460


eductam tectis, unde omnis Troia videri
et Danaum solitae naves et Achaica castra,
adgressi ferro circum, qua summa labantis
di efficacia» (CIC., PhiI. 2, 42, 109: illis. Tale uso ricorre anche in prosa:
testamentwH inritum fecit), è usato nel CAES., b. G. VI 25, 5: quae (scii. ge-
senso traslato di « vano », « inefficace ». nera ferarwll) reliquis ilz locis visa
- miseri _ inrita: « è una visione ma- non sint; QUINT., XII 1, 21: M. Anto-
teriale e spirituale, insieme; sentiamo nius neminem a se visum eloquentem...
la miseria di questi guerrieri, la inu- professus est. - Danaum: -orum cf.
tilial dei loro sforzi nello stesso tempo n. V. 14. - solitae (sciI. erant): accor-
in cui assistiamo al lancio che conti- dato col sogg. più vicino; cf. I 62'; s.:
nuamente, senza tregua, fanno dei dar- casus mihi cognitus urbis f ... nomen-
di» SALV.', p. 55. - miseri: in cesura, que... regesque. - Achaica: lez. di M,
come infelix v. 455. - iactabant: «con- P, y, DAN., DON.; invece F ha Acfzaia,
tinuativo, significa lanciavano assidua- che alcuni edd. scelgono, perché essa
11'zente, e a distesa senza veruna inter- eviterebbe l'incontro della sillaba fi-
missione» LEOP.I, p. 768. nale -ca con quella iniziale di castra,
460-2. turrim: ogg. di adgressi v. ma ciò non è motivo sufficiente: in-
463, di convellimus v. 464, di impuli- contri simili non sono rari in Virgi-
mus v. 465. Per la desinenza -im cf. n. lio (cf. n. v. 27). Anche a V 623 ricorre
v. 224. - in - stantem: «che spor- Achaica, nella stessa posizione del ver-
geva nel vuoto» e che quindi, cadendo, so, mentre Achaius, -a, -um sarebbe
sarebbe precipitata sugli assalitori. solo qui, in Virgilio (cf. Catai. 5, 2).
Anche dagli scavi è provato che, nei 463-6. adgressi - circum: «scalzan-
tempi micenei, venivano costruite delle do all'intorno con leve di ferro », le
torri, poggianti su basi lignee in ag- quali non costituiscono un anacroni·
getto, incastrate sulla cinta delle mura smo, perché il ferro, ricordato da Ome-
o degli edifici. Cf. Goss.: in praecipiti ro (Il. IV 485 VII 473 XXIII 30), non
turris est, quae est in aedium fronte, era sconosciuto nell'epoca micenea (cf.
ita ut praeceps eius lapsus sit in ter- L. A. STELLA, Ecfzi di civiltà preisto-
ram. - summis - tectis: «e che si riche nei poemi di Onzero, Milano, Uni-
slanciava fino alle stelle dalla sommità tas, 1927, p. 106). Circum ha valore av-
del tetto » della reggia; cf. FORB.: turris verbiale. - qua - dabant: «per dove
erat in summis tectis domus regiae gli alti tavolati presentavano delle
edw:ta, exstructa. Per l'abI. apreposi- giunture più facili a cedere ». La torre
zionale, retto da eductam, cf. X 744: era costruita, come altre dei tempi
eduxit corpore telum. CON., dando a micenei, su una base di legno (cf. n.
summis... tectis valore modale, in· vv. 460-2), la quale per buona parte
tende «e che con l'alto tetto si eleva- poggiava sul muro; facendo forza con
va fino alle stelle »; ma il plur. intenso leve di ferro all'estremità inferiore di
tectis, che si adatta meglio a tutta la essa, dalla parte interna (summa =
reggia che non alla torre, induce ad extrema SERV.), e cioè nel punto in
accettare la prima interpretazione. - cui le travi formanti la base (tabulata)
unde... castra: la stessa immagine a erano congiunte al muro di sostegno,
Il. XIII 13 s.: EvOev... Éq>rt.(ve'to 'ltacrrt. 11ÉV i Troiani fanno precipitare la torre
"Io'l], / q>rt.(ve'to oÉ IIpLO:llOLO 'lt6À.Lç xrt.t vi]eç all'esterno sui Greci sottostanti. A que-
'AY,rt.LWV. - omnis Troia: « Troia in ogni sta interpretazione, sostenuta da Uss.',
sua parte ». - videri: passivo, come sembra fare ostacolo summa che alcuni
I 494: haec... Dardanio Aeneae miranda (FoRB., ROST.), meno bene, riferiscono
videntur. ecl. 4, 16: et ipse videbitur al tetto della torre; ma l'agg., frutto
ENEIIlE II 145

iuncturas tabulata dabant, convellimus altis


sedibus impuIimusque: ea lapsa repente ruinam 465
cum soni tu trahit et Danaum super agmina late
incidit. Ast alii subeunt, nec saxa nee ullum

d'impressione visiva, è « epiteto esor- liqua, ut ruel1tia sequarztur REY. Cf.


nativo = alta; tutto ciò ehe è su un Il. XII 397 sS.: Lap1tTjOWv lì' /ip' E1taÀ.!;w
tetto, è alto» SABIl. l Dunque i tabulata É).,;'v xwrt O'''C\~apTI''w / ÉÀ.x', TI o' EO'1tE"CO
sono detti summa rispetto a chi guar- 1taO'a O\a!-l1tEpEç, aù"Càp V1tEpOE / "CELXOç
da dal basso; in realtà essi sono ima, ÈYU!-lvwOTj, 1tOMEO'O'\ oÉ OijltE ltÈÀ.EUOOV. Un'eco
perché costituenti la base della torre. dell'espressione ruirzmn tra1zere, che ri·
- labantis (-es cf. n. vv. 19 s., da Wbo,' corre anche a v. 631 VIII 192 IX 712 s.,
perciò liiberztis, da lilbor, di M, va si ha in CLAVD., l'a. Praso III 379:
respinta): quia facile collabefieri po- traxere ruil1am. - cum sonitu: « con
termlt FORB., a séguito del lavoro di grande fracasso »; all'effetto visivo del-
scardinamento. - tabulata: non sono la torre che, a guisa di frana, trascina
i vari piani della torre, come a XII seco quanto incontra, si aggiunge quel-
672 s.: flammis il1ter tabulata volutus, / lo uditivo, accentuato dall'allitterazio-
ad caelum zmdabat vertex turrimque ne del secondo emistichio del v. prec,
tel1ebat (cf. anche CAES., b. G. VI 29, 3: - Danaum: -orum cf. v. 14. - late:
turrim tabulatorum quattuor corzsti- conchiude efficacemente il celebre rit-
tuit), ma le travi di base ben con- mo dattilico, dando quasi il senso del-
nesse ed incastrate nel tetto del pa- la vastità della rovina.
lazzo, chiamato dai Romani solarium. 467. incidit: in posizione di rilievo,
- convellimus - impulimusque: « la alla fine del periodo e a principio di
scardiniamo dal piano del tetto ed verso. - ast - subeunt: 1zic ostel1dit
ecco l'abbiamo spinta giù ». Al preso priores periisse DAN. - ast: attestata
cOl1vellimus segue il perf. impulimus, già in Leg. XII tab. 5, 7 Brn.: si fu-
ad indicare il carattere istantaneo e riostls escit... ast ei custos l1ec escit,
completo dell'azione: cf. geol'g. I 330: dà alla proposizione, che introduce, un
terra tremit; fugere ferae. - altis se- senso condizionale (PLAUT., Capto 683:
dibus (scil. ex): corrisponde a summis... si ego 1zic peribo, ast ille... 11011 redit),
/ ...tectis vv. 460 s.; secondo CON., l'espres- che conserva anche in Cicerone, quan-
sione può anche significare che la tor- do vengono riportate delle vecchie for-
re viene rovesciata « dalla parte più mule giuridiche (leg. II 24, 60: at cui
bassa l) (altus = profondo), ma in fon- auro del1tes Vil1Cti esczmt, ast inz cum
do le due espressioni si equivalgono. illo sepeliet uretve, se fraude esta).
- ea lapsa: lez. di M, P' (F ha ea Ma, nelle epoche successive, come tal-
labsa), accolta dalla maggior parte de- volta in Plauto (Me l'C. 245 s.: atque
gli edd.; P, y dànno elapsa che può oppido fzercle bel1e velle illi visu' sum, /
essere scaturita da un errore acustico, ast 11011 1zabere quoi cammel1darem ca·
come il precedente asservarzt (cf. n. v. pram), non ha altro senso che 9-uell ,?
450), e che non trova conferma in XII di at, tranne qualche rara volta ID cm
356, dove la tradiz. nemmeno è con- vale « da parte mia »: LIV., X 19, 17:
corde. Conservando la prima lez., il Bellol1a si fwdie 110bis victoriam duis,
pron. ea ha la stessa funzione di ast ego' tibi templum voveo: anche qui
1zas a v. 450. - repente: rze provideri ast ricorre in un contesto pressoché
et vitari possit DAN. - ruinam... trahit: arcaico la preghiera di Appio a Bel·
exquisitius quam facit ': et sollel111e
I lana. éf. MEIL, s. v. L'etimo di ast
fwc: solutis erzim iZlIlcturis et evulsis non è certo, ma il suo valore origi-
trabibus, evellzlIltur et cOlzvellzlIltur re· nario farebbe pensare a un *at-si>
146 VIRGILIO

telorum interea cessat genus.


Vestibulum ante ipsum primoque in limine pyrrhus
exsultat, telis et luce coruscus acna: 470

"at-s> ast (metatetico). - subeunt: GaL., XVI 5, 3: C. Aelius Gallus...


{{ subentrano »: ne son tanti! cf. v. 331: vestibulzmz esse dicit... locum ante ia-
Inilia quot magnis umquam venere nuam domus vacuum, per quem a via
Mycenis. aditus accessusque ad aedis est); per
468. per il verso incompiuto cf. n. l'etimologia cf. P. PERSSON, in ZeitscJzr.
vv. 65 s. - telorum: cf. n. v. 410. vergleicll. Spracllforscll. XLVIII (1917),
Opportuna la chiosa di SERV.: telum... p. 135, per il quale la voce vestibulum,
dicitur secundum Graecam etymola- da ve- + stabulzmz, vale « luogo di-
giam lÌ:n:ò 'tou 'tT)À60EV quicquid longe iaci scosto », « fuor di mano ». Ma qui Vir-
potest. La stessa etimologia si legge gilio allude genericamente all'entrata
in FEST., p. 502 Lind. (cf. anche MElL., della casa, come fa capire la sego
s. v.). espressione primoque in limine « e
precisamente sulla soglia» (que ha
469-505. Ricompare qui il figlio di valore esplicativo, come a v. 51 e VI
Acllille, Neottolemo, il quale alla bal- 273: vestibulum ante ipsum primisque
danza e alla sicurezza del padre ag- in faucibus; SIL., VI 174: ecce e vesti-
giunge una giovanile ferocia clle lo buio primisque e faucibus). Cf. anche
rende moralmente odioso e gli attira HEY., il quale dà a vestibulwn il senso
in séguito un amaro rimprovero da par- di ianua, forse sulla base di DAN.:
te di Priamo. {< Questi versi - osserva sane videtur vestibulum et limen pro
Pucc. - costituiscono una breve nuppou una re dixisse. - primo - exsultat:
awr'tElG(, come il quinto libro dell' Iliade ferocenz naturam llOminis monstrat vel
onzerica è Wla .:l.to[!1]80uç riptO"'tE[G( ». Im- eius qui plenae victoriae fiducia m ge-
pugnata una bipenne, l'eroe produce reret. sic enim Priami domus possessa
un'apertura nella porta, attraverso la fuerat, ut ad ipswn limen et vestibuli
quale si lla un primo quadro dell'in- prioris ingressum non tantwn intrepi-
temo del palazzo, donde eclleggiano dus verum etiam exsultans Pyrrllus
le urla disperate delle donne. Infine, pervenisset DON. A questo punto ad
attraverso la porta scardinata, irrom- alcuni commentatori sembra che, ca-
pono i Greci nell'interno, travolgendo rne già ai vv. 449 s., il poeta si sosti-
ogni resistema con la stessa violenza tuisca al narratore, nel rappresentare
di una fiumana clle, rotti gli argini, i fatti; nel primo luogo Enea, pure
abbatte ogni ostacolo,' e il narratore stando fuori della reggia, racconta in
ricorda ancora con profonda impres- qual modo i Troiani che sono all'in-
sione (vidi... vidi dei vv. 499 e 501) la terno organizzano la difesa; qui invece
scena finale in tutta la tragica gran- e nei vv. ss. l'eroe, ancora sul tetto,
diosità: da un lato la furia di Neotta- descrive le imprese compiute da Neot-
IClno, seguito dagli Atridi, dall'altro tolemo davanti all'entrata e infine lo
due vecclli inermi, circondati da una spettacolo che si olTre agli occhi degli
folla di donne paurose. spettatori dopo lo sfondamento della
porta. - Pyrrhus: cf. n. VV. 261-4. -
469 s. vestibulum: gr. 1tp680[.loç, spazio exsultat: G. WIJDEWELD, in Mn. X (1942),
senza tetto e di libero accesso dalla pp. 238 ss., pensa che il verbo richiami
strada delimitato da due muri, uniti la saltatio, propriamente quella che i
alla f~cciata principale e formanti un Greci chiamavano 1tupplxT), la cui isti-
corridoio ovvero da uno spiazzo, ca- tuzione era attribuita dalla tradiz. a
rne nelle' c(.\Se signorili romane, al qua- Pirro, e che il rapporto fra tale danza
le si accedeva per una gradinata (cf. e il culto del sole e della luce sia
ENEIDE II 147

qualis ubi in lucem coluber mala gramina pastus,


frigida sub terra tumidum quem bruma tegebat,

messo bene in evidenza dai termini SIL., XII 6 sS. XVII 447 ss. - qualis
usati nei vv. 470 ss. - telis et luce ubi: espressione frequente in Virgilio
(= armorum luce) - aena: Macrobio (IV 143 VIII 589 IX 563 XI 492 XII
(V 12, 2) richiama Il. XIII 341: auyi) 451), equivalente a qualis ClUIl, usata a
xaÀxd'l] xopuewv /i.1tO Àall1tOI1EV,xWV. A pro- III 679 VIII 622. georg. III 196. - in
posito della grafia di abza GelIio (II lucem (sciI. progressus): in relazione
3, 5) tramanda una notizia di un certo a lubrica convolvit... terga V. 474. La
interesse: venit nobis in rllelllOriam locuzione, in posizione preminente, con-
Fidum Optatum, rllulti llOminis Ro- feritale dalla cesura, è in contrasto
mae grmnmaticum, ostendisse milli li- con sub terra, del v. s., egualmente in
brum Aeneidos securulum, mirandae cesura. - mala - pastus: traduce
vetustatis... quellz ipsius Virgilii fuisse l'omerico (3E(3pwxwc; xaxà qJ,xPllaxa, già ri-
credebatur. hz qua duo isti versus quum cordato nella n. ai vv. 471-5. HEY. con·
ita scripti forent (vestibulum - aena franta anche NIC., ther. 285: É1td 't'
vv. 469 s.), additam supra vidimus 11 ÉxopEO"O"a'to qJop(3f]c;. - mala: i. e. vene-
litteram, et 'allena' factum. Sic in illa nata, noxia FORD. Cf. Tm., I 2, 51: sola
quoque Virgilii versu in optimis libris tenere lIzalas Medeae dicitur herbas.
scriptzwz invenimus (georg. I 296): 'aut Nell'antichità si credeva che i serpenti
foliis zmdam trepidi despumat aheni '. fossero privi di veleno durante l'in-
471-5. Mediante la similitudine di verno e che lo acquistassero dalle erbe,
Pirro col serpente, il poeta più che dopo il risveglio primaverile: cf. PLIN.,
la ferocia e la perfidia del guerriero VIII 59, 229. Invece Seneca (ep. 42, 4)
(cf. DON.: haec conparatio in deforma- ritiene che il veleno non manchi al
tionenz proficit Pyrrhi; nam lIt serpens serpente d'inverno, ma sia inattivo. -
non virtllte, sed veneno confidit, ita et gramina: retto da pastus; questo, usa-
huic non arma ad capiendam victoriam, to secondo RONC., pp. 19 s., con valore
sed insidias adserit profllisse), mette mediale, ha da vedere col costrutto
in rilievo il suo vigore giovanile: egli greco p,xxoc; ,xllqJ,(3aÀÉO"ea" l;WVVUO"XE'tO
imbaldanzisce nel fulgore delle armi, ,\.i'tPl1v più che con l'accuso di relazione
che riflettono i bagliori dell'incendio, (cf. n. VV. 210 s.). Ma, poiché in Vir-
come un serpente che, rinnovate le gilio è usato anche pascor in senso
spoglie, esce fuori dal covo e si erge trans. (georg. III 314 IV 181; cf. pure
mihaccioso, vibrando la tricuspide lin- v. 215: depascitur artus), gramirza può
gua. Il rinnovellato vigore di Pirro, essere, più semplicemente, considerato
osserva CON., è come il simbolo del- compI. diretto di pastus, SlÙ tipo fIOr-
l'altro suo nome, Neottolemo «nuovo tatus milites.
guerriero ». La similitudine è accostata 472. «che, sempre pronto, all'ira il
da Macrobio (V 5, 12) a Il. XXII 93 sS.: rigido inverno teneva nascosto sotto
wc; oÈ op,xxwv È1tt xE,u 6pÈO"'tEPOC; I1.vopa IlEVn- la terra ». - tumidum: qui semper
0"" / (3E(3pWXWC; xaxà qJ,xPllax', EOV OE 'tÈ irascatur DAN. L'agg. è riferito al se~­
Il'V x6ì.oc; atv6c;, / O"IlEpoaÀÈov oÈ WiOPXEV pente anche in OV., lIzet. I 460: tzmzz-
ÈÀ,0"0"6IlEVOC; 1tEpt xEtu, dove il serpente dum Pythona. X 313: tumidis... ecTzid-
aspetta l'assalto nel suo nascondiglio; nis. Secondo altri: «tutto raccolto in
perciò, mentre in Omero - osserva sé », «raggomitolato », come d'inverno
ancora CON. - Ettore è in attesa di stanno i serpenti sotto terra: espres-
un attacco, in Virgilio Pirro è l'assa- siva anche questa interpretazione, la
litore. Anche presso altri poeti s'incon· quale però non mette in rilievo la
trano comparazioni analoghe: cf. Ov., caratteristica del serpente, sempre
met. IX 266 SS.; STA'f., Theb. IV 95 sS.; pronto ad offendere. HEY., seguito da
148 VIRGILIO

nune positis novos exuVlls nitidusque iuventa


lubrica eonvolvit sublato peetore terga,
arduus ad solem, et linguis micat ore trisulcis. 475
Una ingens Periphas et equorum agitator Achillis,
FORB.: tumidum, quoniam I gramina vens è data da V,l, ma l'indico trova
pastus', ... eoque succis venenatis re- conferma in Su.., XII 8 ss.: evolvit ser-
pletus, cioè «gonfio,,: interpretazione pens arcano membra cubili / et SpOI1-
inammissibile, perché tumidum si ac- del1te die novus emicat atque coruscum
corda con quem della proposizione su- / fert captll et saniem sllblatis fauci-
bordinata, che si riferisce ad un mo- bus elflat: cf. Uss.', p. 145. - sublato
mento anteriore al pasto del serpente, pectore: «sollevandosi sul petto" (per
come prova l'imperf. tegebat (cf. anche sublato, con valore di part. preso l'W.,
n. v. 130). - quem: per la colloca- cf. n. V. 444); cf. anche pectora... ar-
zione del reI. cf. n. vv. 229 s. - bruma: recta V. 206 e capite et cervicilms altis
in origine agg. e riferito propriamen- V. 219.
te al giorno più breve dell'anno (VARR., 475. arduus ad solem: amplifica-
I. L. VI, 8: dicta bruma quod brevissi- zione di sllblato pectore del v. prec.
mus tunc dies est); si osservi: brevissu- La stessa immagine in Ov., met. III
ma (brevissima, scii. dies) > *brevi- 43: ac media plus parte levis erectus
ma> "brewna > *brouma> bruma (cf. in auras. - ad solem: non costituisce
S01llL, p. 80); sostantivato, è detto del tautologia con in lucem del V. 471,
periodo più rigido dell'inverno, infine perché questo significa «alla luce del
dell'inverno in genere. giorno", ad solem invece « verso l'al-
473. Il verso ricorre a georg. III 437, to ". - linguis... trisulcis: cf. n. vv.
dove, in luogo di mmc, si ha cum; anche 210 S. e OV., met. III 34: tresque vi-
il v. s. è quasi simile a georg. III 426: brant lingllae. - micat: detto propria-
squamea convolvens sublato pectore mente di un oggetto che si muove
terga; identico poi il v. 475 a georg. con rapidità qua e H\, avanti e in-
III 439. - nunc: in posizione enfatica, dietro, che si apre e si chiude, che
indica il momento in cui il serpente si contrae e si dilata, come degli oc-
riprende la sua vitalità, ed allude an- chi (ENN., amz. 473 Vall.': semianimes...
che al rinnovato vigore di Pirro. - I1zical1t oculi lucemque requirzmt), del
novos (-us cf. n. vv. 29 s.): è l'effetto cuore (OV., fast. III 36: cor... tintore
di positis... exuviis. - exuviis: bene mica t), delle pulsazioni delle arterie
corium, quo serpens exuitur, exuvias (Cre., l1at. deor. II 9, 24: venae et
dixit DAN. - nitidusque iuventa: no- arteriae micare non desinunt quasi
vUS,' constat enim serpentes innovari quodam igneo motll), delle orecchie
virtute, pelle deposita DAN. Iuventa, (georg. III 84: micat auribus et tremit
voce prevalentemente poetica (cf. anche artus, del puledro), delle dita (digitis
Cle., poeto fr. 11, 75. 13, 1 Tra.), sorse micare, detto del gioco alla morra), il
per analogia con il più comune senecta verbo I1zieare significa anche «guizza-
(scii. aetas). re", come qui, «brillare ", « scintilla-
474. lubrica... terga: lubricum dici- re ", riferito soprattutto ai lampi (cf.
tllr et qllod labitur, dwn tenetur, ut I 90: crebris micat ignibus aetl1er) e
piscis, serpens; et locus in quo labi- alle stelle (Ov., met. VII 100: depu-
mur SERVo L'idea della viscidità del lerat stellas aurora micantes). Cf. an-
rettile è accentuata dalla posizione del che MmL., s. V. - ore: sciI. in.
qualificante all'inizio del verso e del 476 s. una... una: scii. eum Pyrr11O.
qualificato alla fine: per tale tecnica L'anafora serve non solo a introdurre
cf. n. V. 3. - convolvit: lez. di M, P, i nomi dei compagni, ma anche a
DON. nel lemma; la variante COflVOl- menzionare tutti i giovani sciri, .che
ENEIDE II 149

armiger Automedon, una omnis Scyria pubes


succedunt tecto et flammas ad culmina iactant.
Ipse inter primos correpta dura bipenni

combattono insieme a Pirro, il quale cedere, come a I 627, cf. n. vv. 19 s.


tuttavia giganteggia su tutti, come si - flammas .... iactant: il frequentativo
comprende dal termine ipse v. 479, in è ben chiarito da Goss.: faces iactant
forte rilievo. - ingens: gr. 'ltEÀWptOç, i. e. multas iacitmt, ut deturbent eos,
detto a Il. V 842 di Perifante, ucciso qui stant in cull/zine. Il termine tlam-
da Ares; qui perciò non si tratta dello mas, usato genericamente come a v.
stesso personaggio. - equorum agita- 256, qui vale malleolos « tizzoni ar-
tal' (gr. ì'lt'lt'l]Àcl.'t'l]ç): auriga secundum denti", ricordàti in Cre., Cat. 1, 13, 32.
ustmt commmlem DAN. - AchilIis: for- Mil. 24, 64; LIv., XLII 64, 3.
ma di genit. che in Virgilio si alterna 479 S. dura... limina: valida lil/IÌ/za,
con quella in -i: cf. n. v. 7. - ar- id est firmiter clausa: ideo non I aperit "
miger Automedon: CON. osserva che sed I perrumpit' DAN. Qui limilla non
Automedonte, oltre che auriga di A- significa soltanto « soglia", come ai VV.
chilIe, dovette essere anche suo armi- 242. 441. 453. 469, ma « porta" in sen-
gel', come lo era Ideo per Priamo (cf. so lato, i cui battenti Pirro tenta di
VI 485: Idaeum... etiam currus, etiam scardinare, come si deduce dal sego
arma tenentenl) e che l'armiger di postis - vellit. - bipenni: in origine
una generazione diveniva il comes di agg. - se ne ha ancora un esempio
quelle seguenti. Perciò qui Autome" a XI 135: ferro... bipenni -, tale voce
donte è al fianco di Pirro (cf. comi- ricorre soprattutto in poesia. Cf. ISID.,
tem v. 86 e n.); anche a IX 647 ss. ctym. XIX 19, 11: bipennis dicitttr quod
Bute, già armiger di Anchise, diviene ex utraque parte lzabeat acutanl aciem,
comes di Ascanio e a XI 3D ss. Acete, quasi duas pemzas. Permum autem an-
già armiger di Evandro, è il cOlnes tiqui acutum dicebant. - perrumpit
di Pallante. - Automed6n: traslittera- ... vellit: chiari esempi di preso cona-
zione del gr. Au'tol.lÉow\I: cf. n. v. 122. tivo, il quale, come si è già detto nel·
Figlio di Dioreo (Il. XVII 429), Auto- la n. vv. 180-3, « distende l'azio-
medonte era l'auriga di AchilIe (ibid. ne, facendola partire dal momento ini-
XVI 148) e suo compagno di armi ziale del tentativo e prolungandola ver-
(ibid. XVII 459 XXIV 574); come auriga so una mèta non ancora raggiunta"
acquistò tale fama che il suo nome RaNe., p. 55. Qui la mèta è designata
passò ad indicare l'auriga per eccel- dai perf. cavavit e dedit VV. 481 s.; e
lenza (cf. Ov., a. amo 1 8 II 738). - il procll1nbunt del V. 493, il quale,
Scyria pubes: a Scyro insula, una de piu che un preso storico, è un preso
Cycladibus, in qua Lycomedes fuit, pa- drammatico, in quanto quest'ultimo
ter Deidamiae SERvo Cf. n. v. 7. « può essere narrativo e descrittivo",
478. succedunt tecto: ad fores acce· quello invece « è soltanto narrativo»
dunt Goss. Per CON. tecto è usato in (cf. RaNe., ibid.), indica che il tenta-
senso proprio: mentre i compagni ten- tivo di Pirro è divenuto una realtà.
tano di scalare le mura della reggia Con espressioni consimili è descritto
e giungere al tetto, Pirro fa pressio- l'assalto alla reggia di Priamo in Qv.
ne contro la porta. Ma tale interpre- SMYRN., XI 388 sS. - postisque: « e
tazione comporta un distacco tra Pir- precisamente i battenti,,; cf. n. V. 442.
l'O e i compagni, mentre l'anafora dei Per postis == -es cf. n. vv. 19 s.; il
vv. 476 s. una... una e la locuzione que ha valore esplicativo come ai vV.
inter primos rappresentano una schie- 51. 469. - cardine: sempre al sing.
ra che, capeggiata da Pirro, assale il in Virgilio (1 449 III 448 VI 573 VII
palazzo. Per il dato tecto, retto da suc· 621 IX 724). 1 cardines erano dei perni
150 VIRGILIO

limina perrumpit postisque a cardine vellit 480


aeratos; iamque excisa trabe firma cavavit
robora et ingentem lato dedit ore fenestram.
Apparet domus intus et atria longa patescunt,

su cui giravano i battenti, ed erano etimologica cf. G. ALESSIO, in Aev. XV


incastrati da una parte nel lime n in- (1941), pp. 545-9, il quale dimostra che
ferum, dall'altra nel limen superum. fenestra è adattamento fonetico di
481 s. aeratos: {( rivestiti di lamine una voce etrusca *fnestra. - lato...
di bronzo ». Le porte dei palazzi tro- ore: {( dall'ampia apertura ». È stata
iani, come è provato da recenti scavi, rilevata la ridondanza epica di questo
erano ricoperte di ornamenti metalli- abI. di qualità, dopo ingentem, la cui
ci. Tale usanza non era ignota ai Ro- efficacia è accentuata dalla sua stessa
mani, i quali decorarono con tali cri- collocazione. - dedit: id est fecit DAN.;
teri non solo le porte dei templi (PLIN., cf. anche n. vv. 310-3.
XXXIV 3, 13: prisci limina etiam ac 483 s. apparet ... apparet: il poeta con
valvas in templis ex aere factitavere), l'anafora esprime il profondo stupore
ma anche quelle delle case (ibid.: dei Greci, ai cui occhi si aprono i
etiam privata opulentia eo modo usur· misteriosi recessi del palazzo. A PA.
pata est. Camillo inter crimina obiecit invece sembra che l'anafora accentui
Sp. Carvilius quaestor, ostia quod la profanazione dell'intimità della reg-
aerata haberet in domo); anche la por- gia. - domus intus: cf. il gr. 156[loç
ta della casa di Collatino è cosi ricor- EV,"OcrOEV di Od. I 380. - atria - pa-
data in Ov., fast. II 785: aerata... Col- tescunt: il palazzo si profila in tutta
latia porta. - iamque: {( alla fine ». la sua struttura interna, che viene
- excisa trabe: « spezzata una tra- immaginata simile a quella delle case
versa ». - firma - robora: {( sfondò romane: dal vestibolo si entrava nel-
il duro legno ». Si noti la simmetria l'atrio, dietro il quale si apriva il pe-
tra questi due termini e dura... / limi- ristilio, e l'insieme di questi due ul-
na vv. 479 s.: in ambedue le locuzioni, timi ambienti, intravisti dal vestibolo,
il qualificante è in quinta sede e il dava una suggestiva visione quasi di
qualificato, in enjambement, in posi- un lungo corridoio (il che ci induce
zione enfatica all'inizio del v. s. - a pensare che atria longa non sia un
cavavit: la prevalenza, non solo nel plur. epico) e rappresentava il centro
verbo, ma anche nel verso intero, del della casa (aedibus in mediis V. 512).
suono aperto a dà una prima imma- Intorno all'atrio e al peristilio si rag-
gine del vuoto che si apre davanti gruppavano le stanze (penetralia vv. 484
agli occhi di Pirro, idea che viene e 508; thalami V. 503): nell'atrio era
ampliata nel v. s. - ingentem... fe- praticata un'apertura in alto che dava
nestram: non qua posset totus homo luce e aria (nudo... sub aetheris axe
ad interiora pertendere, sed per quam V. 512), alla quale corrispondeva nel
interinl cemeretur oculis quid inte- suolo una vasca, ove si raccoglieva
rius ageretur DON. Fenestra è detto l'acqua piovana e talvolta si lasciava
in senso traslato di un'apertura - no- crescere una pianta d'alloro (veterrima
ta CON. - simile ad una finestra, come laurus V. 513), proteggente quasi con
os è usato per un'apertura simile alla la sua ombra le are degli dèi, dispo-
bocca. Il termine è usato nel valore ste all'intorno (per aras V. SOL ingens
etimologico dato dagli antichi, a.1tÒ ,"OV ara V. 513. incumbens - penates v.
(jl(1.(VEW NON., p. 52, 11 s. Lind.: attra- 514. ldc... altaria circum v. 515. divom ...
verso l'apertura appare l'internl? del· simulacra V. 517); il peristilio era un
la reggia; ma per una dotta rIcerca ampio cortile, circondato da porticati
ENEIDE II 151

apparent Priami et veterum penetralia regum


armatosque vident stantis in limine primo. 485
At domus interior gemitu miseroque tumultu
miscetur penitusque cavae plangoribus aedes
femineis ululant; ferit aurea sidera clamor.
Tum pavidae tectis matres ingentibus errant

sostenuti da colonne (porticibus lo n- 775 VIII 680). E tale asserzione impe-


gis v. 528). - longa: «in tutta la disce anche di intendere stantis come
loro lunghezza", perché l'agg. ha so- nomino accordato col sogg. sott. Pyr-
prattutto valore predicativo. - vete- rhus et socii. - in- primo: «sulla
rum - regum: «Virgile a conçu la soglia", dalla parte interna, mentre a
demeure royale comme enveloppée du v. 469 si riferisce alla parte esterna
mystère dont s'entouraient les rois della soglia stessa.
orientaux. Nul oeil profane n'y a ja- 486-90. at - figunt: la scena ricorda
mais pénétré. Et voici que la hache de il sacco di Alba narrato in LIV., I 29;
l'envahisseur donne subitement accès SERvo asserisce che Virgilio si sia ispi-
à un 110t de lumière" GUILL.', p. 307. rato a tale distruzione (de Albano exci-
_ penetralia: id est domorum secreta, dio translatus est locus) che il poeta
dicta penetralia aut ab eo quod est aveva forse letto in un brano degli
, penitus' aut a penatibus DAN. Cf. Annali di Ennio, perduto. Una chiara
anche n. v. 293. imitazione in ARIOSTO, OrI. turo 17,
485. armatos ... stantis (-es cf. n. VV. 13: «suonar per gli alti e spaziosi tet-
19 s.): sic enim datttr virtus ubique ti / s'odono gridi e femminil lamenti: /
Troianis DAN. Sono i guerrieri ricor- l'afllitte donne, percotendo i petti, /
dàti ai vv. 449 s. - vident: sciI. Pyr- corron per casa pallide e dolenti; /
rhus et socii; il cambiamento di sogg. e abbraccian gli usci e i geniali letti".
non è infrequente nella poesia. Ma F. - at: ha valore temporale, come il
GATSCIIA, in Wien. Stud. XXX (1908), p. gr. wl-tap.- domus interior: non si
169, sulla base di PLIN., ep. II 17, 13 riferisce ad una determinata parte del-
e V 6, 19: triclinium ... vide t, propone la casa, ma è generico come domus
d'intendere penetralia come sogg. di intus v. 483 e, osserva PA., contrappone
vident e riferisce annatos ai Greci. ciò che avviene dentro la reggia a ciò
Arride la personiftcazione di penetra- che avviene fuori. All'impetuoso assal-
lia anche a MAG., il quale richiama to dei Greci corrispondono le grida
cavae... aedes... / ... ululant vv. 487 s.; di disperazione delle donne troiane,
inopportuno sembra l'accostamento, in che, presaghe di ciò che le attende,
quanto ululare, riferito agli ambienti corrono qua e là per la casa. Anche
domestici, contiene un'immagine del i mezzi stilistici di questo e dei vV. ss.
tutto diversa. Simili soluzioni, oltre contribuiscono a rendere più desolan-
ad essere sforzate, non accordano con te il quadro giil di per sé tragico: la
il giusto senso di stantis, che ritrae frequenza del suono cupo u, dilatato
i l'roiani appostati dietro la porta - la in alcune parole dall'ictus (gemittl, tu-
pausa dopo vide/zt richiama l'attenzio- multu v. 486; miscettlr penitusque v.
ne sui due aspetti armatos / stantis 487; ululant v. 488), del suono aperto
- primo - e non i Greci che si ac- a che si ripete come un'eco dolorosa
canivano contro di essa; il parto anche (cavae plangoribus v. 487. ululant...
altrove è riferito o a guerrieri fermi aurea sidera clam01 v. 488) e di alcuni
a difesa di un luogo (IX 575) o a per- termini che con la loro lunghezza su-
sone immobili sulla nave (III 527 V scitano una profonda impressione (mi-
152 VIRGILIO

amplexaeque tenent postes atque oscula figunt. 490

seroque v. 486. penitusqlle, plangoribus quale non ha con la precedente alcun


v. 487. ingentibus v. 489. amplexaeque rapporto di tempo: cf. PEA. La di-
v. 490). - tumultu: bene... addidit sposizione delle parole nel verso, con
, misero " quia est etiam terribilis SERvo i due sosto al centro, come nel V. S.,
V. USSANI jr, Insomnia, Roma, A. Si- vuoI quasi dipingere lo scontrarsi del-
gnorelli, 1955, p. 12, n. 3, richiama SALL., le donne nel loro correre disordinato
fug. 12, 5: strepitll et tumultu omnia qua e là. - pavidae: epiteto ben ap-
miscere. - miscetur: cf. n. v. 298. - propriato e in contrasto con ingen-
penitus: unito a ululant del v. S.; cf. tibus; cf. SERV.: 'pavidus' est semper
I 200 s.: penitus... sonantis / ... scopu- timens, 'pavens' ex causa, ut supra
los. - cavae: cwn di/ectu positum [v. 407]: 'furiatus' et I furiosus '. -
epitheton, respectll habito ad sonum tectis... ingentibus: moto entro luogo
REY. - plangoribus... femineis: temi- circoscritto (cf. georg. III 245 s.: leae-
nae... cIamoribllS atque ululatibus pro- na... / erravit campis), costruito al-
debant hostibus extremam formidinem trove con in + abl., secondo la norma
suam, quae res utique accendebat generale (III 200: erramus in wlllis.
hostis ut per[ìcerent intentionem suam georg. III 249: erratur in agris). Chio-
DON.; CER. richiama EUR., Tro. 28 s.: sa DON.: descriptio... domus atque eius
'Itoì.ì.Otç oe X&lXV'tOt"W cxiX1.1rùw'tiow\I / Bo~ amplitudo nOI1 frustra l1arrata est, in
:ExcX:1.1CX\lOPOç 0E<l"'It6'tcxç xì.1]POV1.1E'JI,l\I. - plan- qua 11011 tantum aedi[ìciorum ambitio
goribus: propriamente il battersi con praeferebatur verum etiam mOl1stra-
gemiti il petto o la testa come segno batur 110bilitas et superior felicitas
di dolore (cf. pIangere); in senso lato Primni. - tectis: le varie parti della
« ululati", «lamenti". - ululant: ri- casa, come a v. 454. - matres: ma-
ferito alle case, come fremere a IV trol1ae; cf. DAN.: honoris l'lOmen. -
667 S. e inzmugire a XI 38. - ferit _ errant: usato intenzionalmente, perché
clamor: cf. V 140: ferit aet1zera cIa- le matrone di solito rimanevano rin·
mor e IV 668: resonat magnis pIan- chiuse nel YWCXLXEtO\l.
goribus aether, dove PAIl. 2 scrive: «ed 490. Già SERvo richiama APOLL. RH.,
altre... volte ricorre nel poema l'iper- IV 26 s.: XUO'O'E o' e6\1 'tE ì.exoç xcxl OLXì.tOCXç
baIe del clamore che s'innalza sino al- cX:1.1'pO'tepWOE\I / (T'tcx01.1ouç, xcxl 'toixw\I e'ltcx-
l'etere, cioè alla parte più alta del cp1}O'cx'to. Cf. anche VAL. FL., II 168 s.:
cielo, alla sede degli dèi, quasi a far oscula iamque toris atque oscula posti-
giungere ai celesti, per commuoverli bus ipsis / ingeminant e Ov., met.
e per chieder loro ragione, l'eco delle XIII 412 S. Scrive con fine sensibilità
passioni e dei dolori umani". - aurea VALG.: «dare baci alle porte, abbrac-
sidera (gr. xpuO'w: èi.O''tpcx): non i soffitti ciare le porte, sono anche gesti, oltre
istoriati delle stanze (multi ad laquea- che di saluto estremo, come di chi
ria refenmt, quod stultum est SERV.). tuttavia chieda protezione alle cose
ma le stelle che dall'alto del cielo as- che sempre dettero protezione e ri-
sistono alle sciagure di quel momento. paro e ora non possono più'" -
L'epiteto è esornativo, come a XI 832 s.: amplexae: per la natura del verbo,
ferit aurea cIamor / sidera, e significa il part. è riferito a matres del v. prec.,
« splendenti ", «che brillano come mentre nella lingua italiana esso si
oro". Per la collocazione metrica di accorda coll'oggetto. - postes: cf. n. V.
aurea in quarta sede, cf. n. vv. 235 s. - 442. - oscula figunt: la stessa locu-
tum: «ecco", come l'omer. E'ltEL'tCX: con zione a I 687; LUCR., IV 1179. Osculum,
questo avv., che nella traduz. può an- diminutivo di os, come corculum di
che omettersi, si suole spesso aggiun- cor, melculwn di mel, vale propria-
gere una nuova circostanza (v. 697 I mente «piccola bocca" e per metoni·
164 IV 250; CIC., de or. I 46, 201), la mia «bacio", senso che si è svilup·
ENEIDE II 153

Instat vi patria Pyrrhus, nec claustra neque ipsi


custodes sufferre valent; labat ariete crebro
ianua et emoti procumbunt cardine postes;
fit via vi; rumpunt aditus primosque trucidant
immissi Danai et late Ioca milite complent. 495

pato dal movimento delle labbra che i battenti della porta già vacillante (la-
si restringono e si appuntiscono nel- bat... ianua vv. 492 s.).
l'atto del bacio. Cf. anche MElL., s. v. 494. fit via vi: «con la violenza ci
491. vi patria: i. e. eadem vi, qua si apre la strada ». La brevità di que-
Acflilles ùnpetum tacere solitus erat ste tre parole, accentuata dall'allitte-
Gass. (cf. Qv. SMYRN., XIII 219: 'ItCl.'tpòç razione e dalla pausa tritemimere do-
EOU XCI.'tCl.ELl-lEvOç àì.xnv); e la violenza e po i! monosillabo, rappresenta la ra-
l'ira del padre di Pirro debbono essere pidità del successo. L'espressione, ci-
cosi rappresentate secondo Orazio (a. tata forse per la sua incisività da Se-
p. 120 ss.: flonoratum si torte reponis neca (ep. 37, 3) e analoga a quella di
Aclzillem, / impiger, iracundus, inexo- Livio (IV 38, 4): quacumque incedzmt
rabilis, acer / iura neget sibi nata, vi viam tacizmt, rientra in uno dei
nilzil non arroget annis). - Pyrrhus: casi di paranomasia, in quanto si sus-
cf. n. vv. 261-4. ~ claustra (cf. dau- seguono due parole, via vi, delle quali
dere): propriamente «le serrature », la seconda sembra apocopata rispetto
dette in particolare sera e repagula; alla prima. Altri intendono « s'apre co-
qui in senso lato «le sbarre» della si la via alla violenza »; ma, oltre al
porta, cf. firma ... / robora vv. 481 s. fatto che esempi di vi come dato non
492. Cllstodes: qui vv. 485 et 449 esistono in Virgilio e sono appena te-
adstant foribus pugnaturi HEY. - suf- stimoniati nell'epoca imperiale (cf. V.
ferre: sciI. Pyrrlzi villz; ma i! verbo PISANI Gramm. lat. storica e cOllzpa-
può essere usato anche assolutamente rativa, Torino, Rosenberg e Sellier,
c significare «resistere ». - valent: 1952', p. 175), si osservi che i Greci
costruito con l'inf.; cf. n. vv. 63 s. - hanno usato violenza sin dal primo
labat: «vacilla »; detto delle ginoc- momento e che l'abi. riecheggia i! vi
chia e del camminare a V 432 X 283 patria di v. 491. - rumpunt aditus:
XII 905; in senso figurato e riferito «forzano !'ingresso »; cf. X 372: terra
all'animo a IV 22 XII 223. - ariete rUllzpenda... / est via; LIV., II 50, 9:
(trisillabo cf. n. v. 16) crebro: «sotto rupere cuneo viam. - primos: gli al"
i frequenti colpi »: forse si tratta dei mati che erano a guardia della porta
colpi di una trave, che potrebbe es- (cf. custodes v. 492 e n.).
sere anche l'excisa trabes v. 481, chia- 495. immissi: «riversatisi dentro»
mata aries per la somiglianza con la - gr. Èl-lBCl.ì.6V'tEç - (cf. n. vv. 210 s.); i!
macchina bellica usata dai Romani; al- termine, esprimendo la furiosa violen-
tri pensano che i! termine sia un za dei guerrieri, anticipa l'immagine
anacronismo e che realmente i Greci della fiumana dei vv. sS. - Danai: cf.
abbiano adoperato l'ariete, per sfon- n. vv. 5 s. - late _ complent: la col-
dare la porta. - crebro: con lo stesso locazione dell'avv. al centro del verso,
valore a v. 627. i! suono allitterante late loca e i! col-
493. ernoti: unito a cardine (cf. n. lettivo milite offrono la visione della
vv. 479 s.). - procumbunt: i! verbo reggia invasa in tutti i suoi spazi. -
col suono onornatopeico riproduce i! late loca: la stessa combinazione a IX
crollo rumoroso della porta. - postes: 190. - milite complent: la stessa clau-
cf. n. v. 442; vengono ora scardinati sola a V. 20.
154 VIRGILIO

Non sic, aggeribus ruptis cum spumeus amnis


exiit oppositasque evicit gurgite moles,
fertur in arva furens cumulo camposque per omnis
cum stabulis armenta trahit. Vidi ipse furentem

496-9. non - trahit: anc6ra una si- nea: cf. n. V. 380. - exiit: et proprie
militudine, suggerita al poeta da pro- pIena tlumina, cmn extra alvellln suum
babili esperienze giovanili; l'immagine, cresclmt, • exire' dictmttlr, ut [georg.
mentre ai vv. 305 ss. dà la sensazione I 115 s.]: t praesertim incertis si rnen-
del rumoroso dilagare delle fiamme sibus amnis ablmdans / exit' DAN. -
nella città, qui invece rappresenta l'ir- oppositas ... evicit... moles: a CON. sem-
rompere dei Greci nella reggia. Già bra una geminazione di aggeribus rup-
Macrobio (V 5, 13) avvicina il brano tis del v. prec. - oppositas... moles:
a Il. XI 492 s.: wç o' Ò1tÒ'tE 1t).tjOW\I 1to'tet- ci ricorda l'oraziano (c. I lI, 5): op-
\.1òç 1tEOLO\lOE xci'tELCn / XEt\.1appOuç Xet't' positis... pumicibtls.
(per altri accostamenti cf. pure
oPEcrcpW 498 S. Impressionante e potentemen-
n. vv. 304-8); ma CON. pensa che Vir- te descrittiva !'immagine del fiume che,
gilio abbia tenuto presente LUCll., I rotti gli argini, dilagando ovunque con
281-9: et eum mol1is aquae fertur na- la massa delle acque, porta devasta-
tura repente / flumine abtmdanti, quam zione e morte nei campi e nelle stalle:
largis imbribus auget / montibus ex e l'effetto rovinoso è sottolineato dalla
altis magnus deeursus aquai, / frag- clausola camposque per omnis e so-
mina eoniciens silvarum arbustaque prattutto dall'emistichio cum stabulis
tota; / nec validi possunt pontes ve- annenta trahit che, con le due pause
l'lientis aquai / vim subitam tale rare,' simmetriche dopo la seconda e la quar-
ita magno turbidus imbri / moli bus ta parola, dipinge al vivo gli strappi e
incurrit validis cum viribus amnis; / lo schianto con cui le acque abbat-
dat sonittl nzagno stragem volvitque tono ogni ostacolo, mentre l'allittera-
sub wulis / gramlia saxa, ruit qua zione fertur / furens, clllnulo / cam-
quicquid tluctibtls obstat. - non sic: pos ferma per un istante l'attenzione
proprio questo modo d'introdurre la sul luttuoso spettacolo di morte. -
comparazione, osserva PA., accentua la fertur: con valore mediale; cf. n. v.
violenza degli invasori, che neanche il 337. - arva... campos: il primo ter-
confronto con la furia rovinosa di mine indica i campi coltivati (cf. n.
un'alluvione riesce a rendere adegua- vv. 206-11), il secondo la campagna in
tamente; «e questa intenzionale esa- genere. - cumulo: exuberante fluctu,
gerazione - aggiunge BIG. - giova a ut [I 105]: t cumulo praerllptus aquae
rendere lo stato di esaltazione di chi mons' DAN. - campos - trahit: le
narra percosso anc6ra dal terrore di stesse parole di georg. I 482 s., con la
quelle orribili scene che rievoca ». Ana- sola sostituzione di trahit a tulit. -
logamente è introdotta la comparazio- omnis (-es cf. n. vv. 19 s.). - cum -
ne a V 144 ss. georg. IV 80 s.; CLAUD., trahit: cf. Dv., met. VIII 553 s.: vidi... /
ra. Pros. I 272 s. - aggeribus ruptis: cml'! gregibus stabula alta trahi. - vi-
cf. rumpUl'lt aditus v. 494. - spumeus: di ipse: cf. v. S, dove - noto.. PA. -
riferi to ad amnis, detto furens CtlntU- le parole sottolineano la veridicità del
lo v. 498, qui ha solo valore esor- narratore; qui invece esse mirano sol-
nativo. Cf. n. vv. 217-9. tanto a suscitare un senso di mera-
497. Il giuoco degli accenti e la man- viglia e di pietà nell'animo degli ascol-
canza di pause rendono con efficacia tatori (cf. DAN.: et hic • vidi' pro ad-
l'impeto travolgente delle acque. - miratione posuit; at vero [v. 501] t vi-
exiit. .. evicit: perf. dell'azione istanta- di 11ecubam' pro miseratione. sane
ENEIDE II 155

caede Neoptolemum geminosque in limine Atridas, 50U


vidi Hecubam centumque nurus Priamumque per aras

(vidi ipse' !wc particula cu/dita mi- ripide (llec. 421) le fa lamentare la
seriorem se ostendit, cuius ante ocu- morte di 50 figli, nei quali però sono
los casus patriae suorll1nque fortuna compresi i 1taLOEç \1600, di Priamo. Per
constituerat). Attribuire infatti al vidi la sua prolificità è detta in Ov., met.
lo stesso valore che ha a v. 5 signi- XIII 484: Asiae florentis inzago. Dopo
ficherebbe dare alla figura di Enea, la caduta di Troia toccò come schia-
come ha già rilevato REIN., p. 41, un va a Odisseo (ApOLLOD., epit. V 23).
aspetto strano, per non dire comico, Trovato in Tracia il cadavere del figlio
in quanto l'eroe assisterebbe, dall'alto Polidoro, ucciso da Polimestore, per ven-
del tetto, come spettatore inattivo, ai dIcarsi, uccise a sua volta i due flgh
tragici avvenimenti, che si svolgevano di Polimestore e cavò gli occhi a lui
nell'interno della reggia: anche qui stesso; per tali delitti, dopo la morte,
perciò il poeta, come si è detto nella fu mutata in cagna (EUR., ibid. 1265;
n. vv. 469 s., si è sostituito al narra- Qu. SMIRN., XIV 347 ss.) e la sua tomba,
tore. Il vidi, ripetuto efficacemente a detta XV\lÒç O"filla, era un segno per i ma-
v. 501 (cf. DAN.: est... Izaec plelw ad- rinai (EUR., ibid. 1271 ss.; ApoLLoD., ibid.).
fectu et dolore repetitio), si può dun- Cf. anche O. HOI'ER, lIekabe, in ROSCHER,
que ritenere una reminiscenza pura- l', colI. 1878 ss. - centum... nurus: il
mente formale di EUR., Tra. 479-84: poeta, per rendere più drammatica la
xCÌ-XEL\lCÌ- .,;' doo\l oopt 1tE0"6\10' 'm.À't]\I,x0 / scena, usa questo numero iperbolico
'tpLXG.<; 't' E'tll'i}O't]\I 'tci.O"OE 'tpòç 'tVIl~O,ç \lEXPW\I, (cf. la prima interpretazione di SERV.:
/ xal 'tÒ\l 'Pv'tovPyò\l IIpLallo\l ovx I;),ÀW\I aut tìnitus est l1umerus pro infinito
1tci.pa / xMovO"' ExÀavO"a, 'tOLO"OE o' doo\l U1tEP~OÀ,xwç), intendendo con nurus, co-
ollllMW / av't'Ì] xa'tao"'Payt\l't' t'P' ÈPXELlp me pensa UiFS.', p. 69, sia le nuore,
T.Vpq., / 1t6Àw O' CÌ-),ovO"a\l e di ENN., scen. mogli dei 50 figli di Priamo (Il. VI
92-9 Vah.': o pater, o patria: o Priarni 243 ss. XXIV 495 sS.; EUR., Tra. 135),
domus, / ... / vidi ego te adstantem sia le figlie di lui che, secondo Il. VI
ape barbarica / ... / auro ebore instruc- 247 sS.; lIyg., f. 90, non superavano la
tam regifice / haec all'mia vidi inf/am- ventina (erroneamente invece si ripete
mari, / Prianw vi vitam evitari, / che anche le figlie di Priamo assom-
Iovis aram sanguine turpari. Analoga ri- massero a 50). Cf. P. Wmzs:\cKER,
petizione in SEN., Ag. 656-8: vidi, vidi Priamos, in ROSCHER, III, coli. 2936 ss.
senis in iugulo / telum pyrrhi vix exi- Altri, sulla base della terza interpre-
guo / sanguine til1gui. - furentem: il tazione di SERVo (aut illud dicit ( plures
PAlUlASIO congettura frementem, per evi- feminas', ut Lucanus [I 164 s.]: 'cul-
tare la ripetizione dopo turens del v. tus gestare decoros / vix nuribus ra-
prec., la quale sembra intenzionalmen- puere mares', hoc est feminis) e della
te fatta. chiosa di DAN. (aut 'l1ovas nuptas', ut
500. Neoptolemum: cf. n. vv. 261-4. - aetatis hoc 11011WI1 sit, non adfil1itatis),
geminos ... Atridas: cf. analoga espres- dànno a nurus il senso di « giovani
sione v. 415 e n. - in limine: da unire donne »; nurus, in tale accezione, non
anche a Neoptolemum; i Greci devono è raro: cf. XI 215; Ov., a. amo III 248.
vincere la resistenza dei Troiani che !ler. 16, 186. met. II 366. Quest'ultima
li attendevano in limine primo v. 485. interpretazione, per quanto più gene-
501. Recubam: figlia del frigio Di- rica non è da rigettare, perché com-
mante (II. XVI 718 s.) o del trace Cis- plet~rebbe la prima: nella reggia vi-
seo (EUR., lIec. 3, tradiz. seguita da vevano, probabilmente, insieme con le
Virgilio a VII 320) e moglie di Priamo; nuore e le figlie di Priamo, anche altre
generò 19 figli (Il. XXIV 496), ma Eu- giovani donne non legate al re da

12
156 VIRGILIO

sanguine foedantem quos ipse sacraverat ignis.


Quinquaginta illi thalami, spes tanta nepotum,
barbarico postes auro spoliisque superbi

parentela, come le ancelle e le con· « speranza di numerosi illustri discen·


cubine (cf. la seconda interpretazione denti »; l'espressione ha valore apposi-
di SERV.: quia barbarorum tuerat non tivo come a eel. l, 14 s.: gemellos, /
singulas coniuges habere, sed plures). spem gregis. Il gen. ogg. ha lo stesso
- per aras: inter aras. Cf. n. VV. 483 s. senso ehe a v. 194. - tanta: lez. di
502. Anticipa la pietosa descrizione M, l, a, b, c, m, DON., SERVo ad V 645,
dei VV. 506 ss. - sanguine foedantem: DAN., accolta dalla maggior parte de-
DAN. richiama SALL., hist. tr. I 47 Mau.: gli edd.; P tramanda am(pla), in cui
eum arae et alia diis sacrata suppli- la 2' sillaba è andata perduta, lez.
eum sanguine toedarentur. Il v. toeda· che si conserva pure in y, il quale
re (cf. FORD.: gravius quam eonsper- però in margine olTre tanta. AmpIa,
gentem et cruentantem) ha lo stesso introdotto nella tradiz. forse da un
valore che ai vv. 286 (cf. n.) e 539. Per amanuense che ricordava la locuzione
!'immagine, piu macabra per la fre- di Properzio (III 22, 41 s.: ampIa ne·
quenza delle sibilanti nel verso, cf. Dv., potum / spes), è meno efficace di
met. XIII 409 s.: exiguum... senis Pria- tanta, che, riferito con un'ardita ipal-
mi [ovis ara CrtlOrem / conbiberat. - lage a spes, implica piu vigorosamente
quos ipse: l'anticipazione del relat., non solo la gloria, ma anche il gran
messo in evidenza dalla forte pausa numero di discendenti dei figli di
dopo toedantem, e il valore intensivo Priamo, rimasti purtroppo solo una
dell'ipse, isolato dalla cesura trocaica speranza.
da sacraverat, che ben esprime con 504. barbarico - spoliisque (sciI. bar·
la sua lentezza il senso della disillu- baricis) superbi: « le porte ornate di
sione, rendono piu pietosa la figura oro e di bottino tolti ai nemici". Cf.
del vecchio re, che ha vanamente spe· Goss.: tamen in promptu est explica-
rata nella protezione degli dèi. - ignis re: postes auro et spoliis ornati, quae
(·es cf. n. vv. 19 s.): « i fuochi degli victores Troiani a barbaris retulerant.
altari domestici» che egli stesso ave- Sic victores et victi simul ant e oculos
va accesi. Per ignis, che è variatio di pommtur. Si pensi all'uso, comune ai
aras V. 501, cf. n. vv. 296 s. popoli antichi, di appendere alle porte
503. « Questo verso ha un tono con· dei templi e delle case le spoglie dei
templativo, come assorto nella rievo- nemici: cf. VIII 183 ss.; BaR., c. IV 15,
cazione di un meraviglioso fantastico. 6 ss. Questa interpretazione è già pro-
Ma il verbo che dà vita al verso è spettata da DAN., il quale tuttavia, in·
tagliente e tristo come la spada di tegrando SERV., ne olTre un'altra piu
Neottolemo: procubuere, isolato a prin- debole: aut vere barbaro, id est Phry-
cipio del v. 50S. Tutto è caduto a ter- gio, quia 7téiç ~l) "EÀÀ1'jv B&'pBCtpoç, se-
ra, d'un tratto; ciò che non fu divo- guita da CON. e PA., ma la presenza
rato dal fuoco, è nelle mani dei ne- di spoliis, unito strettamente ad auro
mici» MAZZ., pp. 18 s. - quinquaginta... e riferito neeessariamente al bottino
thalami: « le SO stanze nuziali» dei fi- tolto ai nemici, impedisce, come ha
gli di Priamo. Cf. Il. VI 243-6: Év Ctu't''ii / già osservato PEElI., di dare a barba-
7tEV't1]XOV't' gVEO'CtV MÀCt~OL ~EO''toio MOOLO, / ricus il senso di « frigio» e quindi, imo
7tÀ1'jO'LOV &'ÀÀ1]Àwv OEO~1'j~ÉVOL" gvOCt oÈ 7tCtiOEç plicitamente, di « troiano ». A confer-
/ XOL~WV'tO rrpL&.~OLO 7tCtPa. ~v1'jO''tnç &'M)(OLO'L. ma di tale accezione, si citano i
- illi: magnificativo, come a v. 274. - sego passi: 1) AESCH., Perso 423:
thalami: cf. n. vv. 483 s. - spes - 80'CtL1tEP 1jO'CtV BCtpB&.pov O''tPCt'tEU~Ct'toç (il
nepotum: spes tantorum nepotwn messaggero persiano chiama barbari i
ENEIDE II 157

procubuere; tenent Danai, qua deficit ignis. 505


Forsitan et Priami fuerint quae fata requiras.
Persiani); 2) ibid. 474 s.: XOUX cbt1lPXEcra\l 505. procubuere (-erunt cf. n. v. l):
/ ovç 7tp6crOE MapaOw\I pappapw\I à,7tWÀEcrE\I per il valore onomatopeico cf. n. v.
(anche Atossa chiama barbari i Per- 493. - tenent - ignis: ignis potuit
siani), ma, in ambedue i luoghi, pappapoç, deficere, Danai non potuerunt DAN. -
anche se messo in bocca a gente per- tenent: collocato accanto a procubuere,
siana, significa « straniero» per il poe- perf. dell'azione istantanea, accentua
ta greco (invece per un poeta latino, la pienezza della vittoria dei Greci,
che celebra la discendenza dei Roma- dopo il crollo della potenza di Pria·
ni dai Troiani, sarebbe strano fare mo. Tenere, usato qui in senso asso-
usare al troiano Enea il termine bar- luto e nell'accezione di « mantenersi
baricus, per indicare cose troiane); 3) in una posizione », è proprio del lin-
EUR., Tro. 991 s.: pappapo~ç Ecr01n.j,acr~ / guaggio militare ed ha stretta paren-
xpucr(!> 'tE Àal.l.7tp6\1, ma qui il termine è tela con tendere v. 29. Cf. Lrv., XXXII
riferito da Ecuba alle vesti di Paride, 5, 12: qua abscisae rupes erant, statio
lussuose secondo il costume orientale. paucorum armatorum tenebat e MElL.,
È vero che, in alcuni passi latini, bar- s. v. Altri sottintendono loca (HEY.) ov-
barus e i suoi derivati vengono rife- vero tlzalamos (CON.). - Danai: cf. n.
riti o al popolo romano o ai Troiani, vv. 5 s.
loro antenati lontani: 1) PL\UT., Trin.
prol. 19: Plautus vortit barbare (= La- 506-66. « Persino il modo con cui Enea
tine); 2) ENN., SCCII. 94 Vah.': ope bar- ritorna, come se si trattasse di una
barica (= Phrygia); 3) Crc., or. 48, 160: cosa nuova, sulla nlOrte di Priamo, ri-
cordata pochi versi prima (vv. 501 s.),
absurdum erat... barbaris (= Latinis) e la descrive particolareggiatamente Ì/1
casibus Graecam litteram adhibere; 4) una pagina non priva di efficacia, an-
HOR., ep. I 2, 6 s.: Paridis propter nar-
che se il tono, tra euripideo ed elle-
rattlr amorem / Graeca barbariae lento nistico, stupisce in un poeta abituato
collisa duello, ma si noti che gli scrit- alla virile e dignitosa compostezza dei
tori romani, specialmente quelli imbe-
vuti di profonda cultura ellenica, usa- vecchi di Roma - persino il modo con
rono tali termini, prima che si svi- cui è introdotto questo episodio, pur
luppasse il loro orgoglio nazionale, al- cosi importante, per il suo significato
lo stesso modo dei Greci, per tutto ciò sinlbolico, e per il mutamento che por·
che non era greco (cf. anche E. Coc- ta nell'animo di Enea (vv. 559-66), dà
CllIA ad PLAUT., l. c.); e tale uso si l'impressione di Ima aggiunta forzata
scorge soprattutto quando lo scrittore pizl che di un naturale sviluppo di si.
contrappone esplicitamente consuetu- tuaziune» ARN.', p. 69.
dini e vicende greche a quelle stra- 506. forsitan et (= etiam) ... requiras:
niere. Barbaricus quindi vale « stranie- facit transitunl ad alia Goss. Cf. georg.
ro », come nell'altro caso in cui è usato II 288: forsitan et scrobibus quae sint
da Virgilio (VIII 685); lo stesso signi- fastigia quaeras. Ma in realtà Didone,
ficato ha l'agg. barbarus a XI 777. - come rileva DAN., aveva chiesto noti·
postes: cf. n. v. 442. - superbi: su- zie sulla fine di Priamo: cf. I 750: mul-
perbire enim etiam res dicuntur, quae ta super Priamo rogitans. - fata: finis
indicant domini superbiam Goss. Cf. v. 554. Cf. nn. vv. 120 s. e 13. Si noti
v. 785: sedes... superbas. I 639: arte l'allitterazione con forsitan e fuerint e
laboratae vestes ostroque superbo. VIII l'iperbato fuerint quae. Giusta la chio-
196: foribus ... superbis; HOR., c. II 14, sa di SERV.: bono llStlS est ordine, ut
26 s.: mero / tinget pavimentum su- ante rei publicae, post regis, inde pri·
perbo. Unito a postes anche in LUCR., vati, hoc est sua fata narraret. - re·
IV 1178; HOR., c. IV 15, 7 s. quiras: con valore potenziale.
158 VIRGILIO

Urbis uti captae casum convolsaque vidit


limina tectorum et medium in penetralibus hostem,
arma diu senior desueta trementibus aevo
circumdat nequiquam umeris et inutile ferrum 510

507-58. SMJ:J., pp. 140 ss., esaminando (urbis... captae casmn), ma anche la
questo brano in base alla IìdvWCTL~, lo reggia (convolsa... limina tectormn)
suddivide nelle seguenti parti: 1) ini- con le stanze più interne (penetralibus).
/ium vv. 507-25 (a sua volta suddiviso 509. arma: loricam. Qui arma, os-
in due scaenae: vv. 507-11; vv. 512-25), serva CER., è usato nel suo valore eti-
in cui virtus aetasque regis senis et mologico (cf. armus, artus): esso in-
loci sanctitas, llbi scellls committetur, fatti in origine era detto dei mezzi di
expressis verbis designantur; 2) decllr- difesa che i guerrieri adattavano al
SllS Cllm fas tigio vv. 526-53, dove è po- corpo; cosi lo usa anche Livio (I 43,
sta in risalto la ~)[.I6't11~ di Pirro; 3) 2: arma his imperata [scil. semt] galea,
finis vv. 554-8, nei quali domina la c1ipeum, ocreae, lorica, omnia ex aere,
È)"mvoì_oytrL, culminante con la cadave- haec, llt tegmnenta corporis essent;
ris adumbratio negli ultimi due versi. tela in hostem hastaqlle et gladius).
507 s. urbis - tectorum: la stessa CL WAL., S. V. - senior: senex; inter-
immagine in PLIN., ep. VII 19, 8: ac calato tra diu e desueta, ne rafIorza
mihi domlls ipsa nutare convlllsaque il valore. CL n. vv. 435 S. Il GmsJ:JLLI,
sediblls suis rllitura Sllpra videtur. - Gramm. e filol., Firenze, Sansoni, 1961,
captae: in cesura, rappresenta la di- p. 39, riferendosi ai 22 esempi virgi-
struzione della città, e tale tristezza è liani, trova « che in senior e'è sempre
accentuata dall'iperbato llrbis uti frequenza intensiva e che il più delle
(= llt) e dai suoni allitteranti cap- / volte all'idea dell'età è congiunta ri-
ca- / con-o ~ casum: bene omnia col- verenza o comunque risonanza sogget-
legit, et captam, et dirutam, et in- tiva ». - desueta: parto perL di verbo
censam DAN. Casus vale « caduta », co- intrans.: cf. n. vv. 74 S. - tre menti-
me a I 623; SALL., Cat. 40, 2; OV., met. bus: collocato in un verso che insiste
XIII 577. - convolsa limina: cL vv. sulla vecchiaia, con la sua lunghezza
480 e 493. - medium hostem: hypal- mette in rilievo il pietoso squallore
lage est, hoc est in mediis aedibus. si di essa. - aevo: cf. n. vv. 435 s.
alltem 'mediis' legeris non stat versus 510. circumdat... umeris: cf. XII 88:
SERVo Medium è lez. di M, P; la va- circmndat loricam umeris. Bene Gass.:
riante mediis, di y, c, l, si ritiene lectio sed consulto vitavit Vergilius vocem
facilior ed è suggerita forse dai vv. I aptare '; neque enirn apta erant ar-
512 e 665. Anche a I 348: quos inter ma, sed oneri. - nequiquam... inutile:
Inedius venit turar il cod. M reca la nell'insistenza di queste due parole,
variante medios. Per hostem cf. n. vv. affini di senso, delle quali la prima
43 S. - in penetralibus: sane I penetra- riecheggia il frustra del v. 348 ed è
Zia' proprie deorum dicuntur, non num- ripresa ai vv. 515 e 546, « si avverte
qUaln etiam imae et interiores partes troppo - scrive Pucc. - l'intervento
privatarum domorum vocantur... hic del poeta che commenta sconsolata-
autem videtur opportunills penetralia mente gli avvenimenti a dimostrare
de domo regis dixisse, qlloniam reges l'inutilità degli sforzi umani contro i
prope suggestum imitantur deorum voleri del fato: non si deve dimenti-
DAN. Cf. anche n. vv. 483 S. La gra- care che spesso l'arte virgiliana è con-
datio rappresenta con efficacia l'inten· sapevole e accorta e si compiace di
sità del dolore del vecchio re che vede studiate simmetrie e di studiati ri-
occupata dal nemico non solo la città chiami ».
UNEIDU II 159

cingitur ac densos fertur moriturus in hostis.


Aedibus in mediis nudoque sub aetheris axe

511: cingitur: con valore mediale (cf. Or-Otç / 1tÉ1t't'~)XE IIpLrt.IJ,oç Znvòç Épxdou Ort.vwv
n. v. 393), regge l'accuso ferrum del e ibid., 482 s., citati questi ultimi nella
v. prec. A inizio di verso, come arma n. VV. 498 s.; da Ennio (scen. 99
e circll1ndat dei vv. 509 s., il verbo Vah.'), citato nella stessa n., e ehe
mette in rilievo l'atto inconsueto e si riflette in SEN., Ag. 448: sparsum
disperato del vecchio sovrano. - den- cruore regis lIerceum lovem. Anche
sos... hostis (-es cf. n. VV. 19 s.): si dalle scene del vaso Vivenzio (cf. n.
noti l'emcacia del qualificante in ce- vV. 403 s.) e della coppa di Brygos,
sura e del qualificato alla fine del pittore vascolare del V sec. a. Cr., ri-
verso, come a v. 53. Per hostis cf. sulta la stessa tradiz., sia pure con
n. VV. 43 s. - fertur: neque tamen iam qualche variante. Virgilio, sfruttando
irrllit. Est ut dicll1lt de eonatll Goss.: gli elementi di questa tradiz., forse
il tentativo di Priamo è impedito dal- persegue uno scopo nazionale, nel rap-
la moglie Ecuba vv. 518 ss.; per il preso presentare Pirro e quindi i Greci non
conativo cf. n. vv. 479 S. Il verbo ha solo crudeli, ma anche empi (cf. REIN.,
valore mediale, cf. n. V. 337; non man- p. 44, n. 1). Esiste un'altra tradiz., se-
ca però un leggero senso passivo, che condo la testimonianza di SERVo (ad v.
vorrebbe quasi indicare che il re è 506: a Pyrrho in domo quidem sua
spinto dalla tragica situazione del mo- captus est, sed ad twnulwn Achillis
mento. - moriturus: come periturus tractus occisusque est iuxta Sigeum
V. 408. Cf. DON.: visum est ei arma promunturium... tWle eius caput conto
capere, non ut peteret pugnam aut (zxum circwntulìt. ad V. 557: ... quod
certando victoriam quaereret, sed llt in Pacuvii tragoedia cOl1tinetur), che
in armis positllS pro integro et forti il poeta sembra seguire a v. 557: iaeet
procll1nberet. ingens litore trtmeus, espressione imi-
512. aedibus in mediis: cf. n. vv. tata da Manilio (IV 64: Priami... in
483 S. - nudo - axe: « sotto la nuda litore trtl1lcwn). Ma, poiché tale tradiz.
volta del cielo", visibile attraverso è in contrasto con la precedente, si
un'apertura praticata al centro del tet- potrebbe intendere il v. 557 nel senso
to dell'atrium, detta compluviuln (cf. che Priamo, ucciso nella reggia, sia
n. vv. 483 s.). L'enclitica que ha valore stato trascinato sulla spiaggia ed ivi
esplicativo, come ai vv. 51. 469. 480. - abbandonato insepolto (cf. EUR., Tra.
sub - axe: la stessa clausola a VIII 1313 sS.: IIpLrt.IJ,E IIpLrt.IJ,E, Q'ù IJ,EV 6MIJ,EVO, /
28. Per aetfleris cf. n. vv. 8 S. ihrt.(jlo, &(jltt.o, / &'t'rt., ÉIJ,ii., &tO"'t'o, Et e
513. ingens ara: l'altare degli dèi Pe- SEN., Tra. 54 ss.: ille tot regum pare11s /
nati, che corrisponde all'altare di ZEÙ, caret sepulero Prianllls et fiamma in-
iiPXEtO, - significativa è la denomina- diget / ardente Troia); e tale senso si
zione dei Penates con 'Epxdot in DIaN. può ricavare da Seneca (Tra. 140 s.:
H., I 67, 3 -, ricordato in Od. XXII magno... lavi vietima eaesus / Sigea
334 s. e collocato nell' rt.ùÀ1], chiamata premis litora truncus). Virgilio avreb-
perciò anche iipxo" della casa descritta be cosi fuse le due tradiz., e ne risul-
in Il. XXIV 306, dove è rappresentato terebbe un quadro completo del ca~
Priamo ehe o"t'à, IJ,ÉO"(p iiPXEt prega Zeus. l'attere sacrilego di Neottolemo e deg\J
Virgilio dunque si accosta alla narra- altri Greci. « Un'altra versione antica
zione della morte di Priamo che è - aggiunge FUN.', p. 234 - lo faceva
tramandata dall'lliupersis (p. 107, 30 ss. morire anziché all'altare, sulla porta
Al!.): NE07t't'6ÀEI~0'''' à7tOX't'ELVEt IIpLrt.IJ,oV É1tt della ;eggia, togliendo via alla scena
't'ÒV 't'où Épxdou ~WI~ÒV xrt.'t'rt.(jluyòv't'rt.; da Eu- l'elemento più odioso: l'empietà", ed
ripide (Tra. 16 s.): 1tPÒ, oÉ Xpn7tLOWV ~ri- è quella della llias parva (p. 134 XVI
160 VIRGILIO

ingens ara fuit iuxtaque veterrima laurus,


incumbens arae atque umbra complexa penates.
Hic Hecuba et natae nequiquam altaria circum, 515
praecipites atra celI tempestate columbae,

All.): lIpletl-\O\l oÉ oVl' a1tOeet\lEL\I 11'1)11 AÉl1x EW ç l'abbraccia con la sua ombra. Analo-
É1tì 'tu ÉI1XrXptf 'toù 'Epl'dou, a)..)..à, ga immagine in MART., IX 61, 5 s.:
a1tol11tetI1OÉ\I'tet a1to 'toù ~Wl-\OÙ 1trXPEPYO\l 't!jl aedibus in mediis totos amplexa pe-
N E01t'tO)..Él-\l~ 1tPOç 'tet~ç 'tijç otl'letç YE\lÉl1eetl nates / stat platanus densis... comis.-
OVpetlç, che trova un tenue riscontro complexa: con valore di part. pres.,
con quanto Priamo dice di sé stesso come Inentita V. 422. - penates: cf.
(Il. XXII 66 ss.): etv'tO\l o' Il\l 1tvl!et't6\1 l-\E nn. vv. 293. 483 S.
l'V\lEç 1tpw'tnl1l eVpnl1l\l / Wl-\TjI1'tett ÉPVOUI1W, 515-7. « Accanto a Priamo, le sue don-
É1tE( l'È 'tlç 6~È~ Xet)..l'!jl / 'tvlj!etç nÉ ~et)..W\l, ne: Ecuba che agisce e parla per ri·
pEeÈW\I Él' eUl-\O\l E)..Tj'tetl: forse tale tradiz. pensare con nostalgico rimpianto - in
ha indotto BUR.', J. MAULY. in Zeitschr. tal momento! ~ al suo Ettore; delle
osterreich. Gymn. XXXVIII (1887), p. 415 fìgIie e delle nuore, raccolte I invano'
e J. T. HATFIELD, in Studies in Honor 01 - ancora una volta l' invano' ~ in·
I

H. Collitz, Baltimora 1930, pp. 67-9, a torno all'ara di Zeus protettore, solo
correggere litore del v. 557 in limine. il tremito, come di colombe addensate
- veterrima laurus: cf. n. vv. 483 s. dalla tempesta» FUN.', p. 233. - hic:
Virgilio attribuisce ai tempi eroici da unire a sedebant v. 517. - Hecuba:
un'usanza prettamente romana: anche cf. n. V. 501. - natae: riferito in senso
nella reggia di Latino cresceva una lato anche alle nuore, non escluse pro-
pianta di alloro (cf. VII 59); esso, sa- babilmente le altre giovani donne: cf.
cro ad Apollo (SERV. ricorda il noto n. V. 501. - nequiquam: determina
mito della trasformazione in alloro di sedebant V. 517: SERvo annota: aut
Dafne, inseguita da Apollo, mito già secundum Epicureos... aut propter vim
ampiamente trattato in Ov., met. I 452· bellicam. La seconda interpretazione
567 e HYG., I. 203), era intimamente è avvalorata dalla ripetizione del ter-
connesso con la vita familiare: l'espres- mine ai vv. 510. 546. Buone considera-
sione oraziana sub lauru mea (c. II 7, zioni su questo nequiquam in C. PER-
19) vale « in casa mia ». Anche la 1IONI, Saggio sulla religiosità di Virgi-
palma era connessa con la vita fa- lio, Firenze, Le Monnier, 1927, pp. 9 sS.
miliare: Svetonio (Aug. 92, 1) ricorda - altaria circum: epesegetico del ge-
.:he l'imperatore ne aveva ratta tra- nerico hic. Altaria (cf. altus), detto
piantare una nel suo palazzo. II superI. propriamente del piano superiore del-
veterrimus (arc. veterrwnus PLAUT., la ara, sul quale veniva bruciata la
Truc. 173), col quale Virgilio ~ nota vittima (cf. FEST., p. 5 Lind.: altaria
FORD. - fa ancora un accenno alla ve- semt, in quibus igne adoletur), spesso
tustà delle cose troiane (cf. vv. 363. indica l'altare in genere, come qui, do-
448. 484), è formato sull'arco veter ve il termine è una variatio di ara
(ENN., anno 17 Vah.2) - cf. pauperri- vv. 513 S. (cf. n. VV. 483 s.); da Petronio
mus da pauper - si alterna a ve- in poi, si trova anche il sing. altare, -is.
tustissimus, superI. di vetustus, e ricor· Cf. pure WAL., S. v. - circum: pospo-
re anche in Cle., nato deor. I 15, 41. sto per anastrofe, come a v. 564.
Cf. anche ERN., p. 75, n. 1. 516 s. « II paragone con le colombe
514. incumbens arae: pittoresca l'imo è particolarmente felice, non solo per
magine del vecchio alloro che si pro- essere le colombe timide, come timide
tende con gli ampi rami sull'ara e sono le donne, ma anche per quella
BNEIDE II 161

condensae et divom amplexae simulacra sedebant.


Ipsum autem sumptis Priamum iuvenalibus armis
ut vidit: Quae mens tam dira, miserrime caniunx,
I

impulit his cingi telis? aut qua ruis?' inquit; 520

evocazione pittoresca, che esso sugge- mulaera - il che è giusto, se al verbo


risce, quasi di aleggianti bianchi pepli si dà il senso di «stavano sedute» -
femminili nella rapidità della corsa» sia per il confronto con matres... /
BIG. Anche per le Danaidi, osserva CON., amplexae... tenellt postes vv. 489 s., di
ricorre la stessa similitudine in AESCIl., contenuto del tutto diverso e senza
Suppl. 223 s.: Év O;yv(ii o' ÉcriJ.Òç wç 1tE- alcuna relazione al particolare atteg-
),ELlXOWV / i1;EcrOE x(pxwv 'l'WV ÒiJ.01t'l'Épwv <p6~'Jl. giamento dei supplicanti. Ma, come oso
Notevole la collocazione delle parole serva acutamente l'RAVET (Manuel de
del v. 516, che presenta una tecnica eritique verbale appliquée aux textes
analoga a quella del v. 416. - praeci- latins, Paris 1911, p. 141 § 521), terre·
pites: se praeeipitantes FORB.; meglio ballt è stata suggerita da ampleeti, che
devolantes ad loea ftlta REY. - tempe- indica uno dei modi di tenere.
state: non nel senso originario di 518. ipsum: in posizione enfatica, co-
« tempo in genere », quale sinonimo di me armis in fine di verso e il quali-
tempus, come in Leges XII tab., I 9 ficante sll111ptis in cesura (cf. V. 53),
Bru.: solis oeeaSllS suprema tempestas esprime lo stupore angoscioso di Ecu·
esto (cf. FEST., p. 498 Lind.: tempesta- ba. - iuvenalibus: «che aveva por-
tem pro tempore frequenter antiqui tate da giovane» oppure «adatte ai
dieebartt), né nel significato di «tem- giovani ». Iuvenalis, coniato sul tipo
po atmosferico », come a IX 19 (cf. Illlptialis, virginalis, è meno frequente
ENN., anno 527 Vah. 2: tum tomlÌt lae· di iuvenilis.
vum bene tempestate serena), ma in 519. mens: ut Graee. iJ.Évoç et OUiJ.6ç,
quello di «tempesta », «procelIa» (cf. de quovis ve!lementiore animi commoti
PLAUT., Most. 108 s.: tempestas venit, / affectu dicitur, qui llOminem ad agen·
eonfringit tegulas inzbricesque) - senso dum incitat, quare !laud raro cum 'iu,
che insieme ai primi due il termine rore' conitmgitur, velut in loco ilio Ca-
mantiene per tutta la latinità -, come tulli 15, 14 s.: quod si te mala melzs
fa comprendere l'attrib. atra. - con· furorque veeors / in tal'ltam il'lpulerit,
densae: parola cara a Lucrezio (I 575. seeleste, culpam FORB. Cf. inoltre ibid.
606 II 100 IV 57 VI 102. 466). - divom: 40, 1; rm., III 9, 7: quis furor est,
-orum cf. n. v. 14. - amplexae: con quae mens; Ov., met. V 13 s.: quae te,
valore di parto pres., come mentita v. germane, furentem / mells agit in fa·
422. - simulacra: cf. nn. vv. 171-5. cinus? - dira: 'dirus '... vox propria
483 s. - sedebant: i supplici, secondo de rebus male ominatis FOllE. Cf. VI
un'antica consuetudine religiosa, si rac- 721: tam dira cupido. geol'g. I 488:
coglievano intorno alle are degli dèi diri... cometae. - miserrime coniunx:
(cf. v. 574; AEsCIl., Suppl. 223 s.; SOPIl., attenua l'asprezza della rampogna ini·
Ged. t. 15 s.; EUR., lIeracl. 33 s.), co- ziale.
me risulta anche dalle rappresentazio- 520. impulit: con l'inf., come a v.
ni vascolari. Cf. REINACIl, Répertoire, 55 e I lO s.; cf. n. v. 33. - bis: epidit-
pp. 147. 222. 321. 365. 390 ecc. Sedebant tico e pronunziato con affettuoso rim-
è lez. di P, M2; la prima mano di provero. - cingi: con valore media.
quest'ultimo cod. reca tel'zebant, che le. - telis: armis DAN. Cf. n. v. 422. -
PASC, accetta sia perché sedebant gli rtlis: aut festinas, aut ineedis seniliter
sembra in contrasto con amplexae si. Smv.
162 VIRGILIO

non tali auxilio nec defensoribus istis


tempus eget, non, si ipse meus mmc adforet Hector.
Huc tandem concede; haec ara tuebitur omnis,
aut moriere simuI.' Sic ore effata recepit
521 s. Non solo l'insistenza delle ne- 19 s.): cf. AESCII., Suppl. 188-90: &rlECvev
ga tive 11011... l1ec... rlOl1 e la posizione Èo"n 'ltctV't'eç ELVEl", iJ) l'epctt, / 'ltayov 'ltPOO'LSEtV
chiastica di tali e istis rispetto ai due ,<evo' aywvLwv OEWV. / l'pEi:O'O'ov oÈ 'lt\)PYou
sostantivi auxilio e defeHsoribus, ma f,w[teç, &PP'l]l''<ov O'al'oç. Per tuebitur cf.
anche la prevalenza di monosillabi e n. ',Iv. 185-8. - omnis: enfatico come
bisillabi, che interrompono il discorso, simul, in cesura, del V. s.: essi, os-
quasi come profondi singhiozzi, e l'el- serva PA., vivranno o moriranno tutti
lissi dell'apodosi dopo il HOI1 del v. 522 insieme.
accentuano la sfiducia di Ecuba nella 524 s. moriere: la desino in -re (dalle
forza umana e la sua unica speranza forme indoeur. "so> *se, rotacizzate in
nella protezione degli dèi e degli al- "ro> re) per la II perso sing. del me-
tari (cf. haec ara tuebitur onmis v. dio-passivo, predominante nei comici
523). - non - eget: «non un aiuto (in Plauto solo 9 volte la uscita in -ris,
simile né sifIatte armi esige il mo- in Terenzio mai), è viva in Cicerone
mento attuale ». - defensoribus istis: ed è la forma regolare per tutta l'età
non riferito a Priamo, come intende classica, specialmente nel fut. Solo
Goss. (' defel1soribus istis', qualis tu dopo un lungo periodo di concorrenza,
es), ma equivalente a armis istis (cf. è soppiantata dalla forma in -ris, piu
CAES., b. G. IV 17, 10: his defeHSoribus comune in Livio e in Tacito e difesa da
earum renl1n vis mil1ueretur), perché Quintiliano (I 5, 42), forse perché mag-
nel primo caso l'espressione sonereb- giormente sentita come II perso per
be come una rampogna nei riguardi l'elemento caratteristico -s. Cf. NEVE-
del vecchio. Per SAIlIJ.' deferzsoribus co- WAGENEl1, Formel1lehre d. lat. Sprache,
stituisce con auxilio un'endiadi =: au- III', pp. 202 sS. - ore effata: traduz.
xilio istorwn armorum. Il dimostrativo dell'omerico wç <pwv1]O'(J.(J'ct, wç Et'ltOùO'ct,
di II perso istis contiene un leggero 0ìç rpIXJ.lÉV'l]. Cf. anche n. V. 50. - ore:
senso di disprezzo, che non è infre- «più che vero pleonasmo, è tonalità
quente nel suo uso. Cf. Tno., p. 188. - specifica di poesia, in un voluto in-
non (scii. tempus illis rebus egeret) dugio espressivo» GRAN. Cf. I 614: sic
- Hector: «né (esigerebbe tali dife- ore locuta est. - recepit... locavit:
se il momento attuale), anche se il quanta tenerezza in questi due atti
mio Ettore fosse ora presente ». Si po- esprimenti le affettuose cure materne,
trebbe anche sottintendere con SERV.: di cui la regina circonda il vecchio re,
posset detel1e/ere «nemmeno se ci fos- debole e smarrito nelle sventure, ac-
se ora Ettore, potrebbe difenderci ». - canto al quale essa è rappresentata
meus: gr. rpo,.oç. In posizione enfatica, seduta sull'ara (sacra... in sede) nella
perché in cesura, il possessivo non è Tabula Iliaca. - sese: raddoI'?iato in-
pleonastico, ma suona in bocca a Ecu- tenzionalmente. - longaevom (-um cf.
ba tenero rimpianto, misto a fierezza n. VV. 29 s.): in posizione di rilievo,
di madre. Cf. I 231: meus Ael1eas. al centro del verso, tra i due termini
523. tandem: « esprime ad un tempo che indicano il luogo della protezione,
l'ansioso desiderio di Ecuba, che Pria- l'agg. sostantivato, come a IX 650, di
ma sia ormai convinto che non vi è stampo arcaico (cf. NORD., ad v. 141),
bisogno in tali circostanze delle armi, suscita un senso di riverenza per l'età
e la sua impazienza, che il marito se- cadente e per la figura di Priamo,
gua senza indugio il suo consiglio» collocato sull'ara quasi come un nume.
Uss.'. - haec - omnis (-es cf. n. VV.
ENEIDE II 163

ad sese et sacra longaevom in sede locavit. 525


Ecce autem elapsus Pyrrhi de caede Polites,
unus natorum Priami, per tela, per hostis
porticibus longis fugit et vacua atria lustrat
526. ecce - elapsus: la stessa espres- me saucius v. 529, sospeso alla fine
sione a v. 318. Per ecce cf. n. v. 57. - del periodo in enjambement, isola il
elapsus ... de caede: elabi costruito con personaggio che, unico sfuggito alla
de + abl. ricorre in senso figurato in strage, domina da solo la scena fino
Luc., IX 81: elapsus felix de pectore a v. 532, nella sua fuga affannosa. -
Magnus. Qui la ripetizione della prep., per tela (= anna), per hostis (-es cf.
già inclusa nel verbo, fa sentire con n. vv. 19 s.): la stessa clausola a v.
quanta fatica l'alite è riuscito a scam- 358. L'asindeto e l'anafora della prep.,
pare dalla furia di Pirro, ma invano, spezzando l'immagine, accrescono la
come si deduce dai vv. ss. e come drammaticità del momento. Per lzostis
sembra ricavarsi anche dal fr. del- cf. n. v. 43 s.
l'Equos Troimlus di Nevio (numquam 528. « Questa evocata prospettiva di
hodie effugies quin mea moriaris ma- lunghi portici ed atrii, oltre che dare
mI) che, secondo il MARMORALE (Naevius uno sfondo pittoresco alla scena, ci
poeta, Firenze, La Nuova Italia, 1950', fa sentire l'ansia di quella lunga fuga
pp. 189 s.), si riferisce alla fuga di l'o- disperata" BIG.; e tale effetto è accen-
lite. - Pyrrhi: il genit. ha valore sogg., tuato dalla prevalenza dei dattili, dal-
come a v. 436: volnere... Ulixi. Per la posizione di longis in cesura e da
Pirro cf. n. vv. 261-4, per la sua strage qualche assonanza nel verso. Un'imma-
vv. 499 s. - Polites: uno dei figli di gine analoga a XII 473 ss. - porticibus
l'l'iamo, lodato per la sua velocità in longis: cf. n. vv. 483 s. e, per l'abl.,
Il. II 792: 7to8wxdul1L 7tE7tOLOWç e per la n. vv. 486-90. vacua: propria-
sua valentia nel grido di guerra ibid. mente « vuoti" (cf. DAN.: an I va-
XXIV 250: ~o1Ìv &:'(rx06v. A V 564, tra cua', quia in ltrlUm ad aram con-
i compagni di Ascanio è ricordato un fugerant? an vacua' iam sine defen·
I

suo figliuolo, Priamo, llOmen avi refe- soribus?); in senso lato « ampi", « spa-
rens. Sulla morte di Polite la tradiz. ziosi» (cf. SERV.: nzaglza), come in VAL.
non è concorde: in quella data dagli FL., IV 21: vacuis auditae nlOntilJUs
antichi vasi attici, davanti agli occhi aurae. Per lo stesso significato del-
di Priamo cade il piccolo Astianatte l'agg. cf. v. 761 VII 379 XII 710. -
c non lui (cf. C. RODERT, Bild lmd Lied, atria: per il plur. cf. v. 483. - lustrat:
Berlin 1881, p. 74), ma Virgilio, il qua- i. e. percurrit, circumspiciens ubi sit
le, « con la misura e il gusto che gli ali(]lzod si bi refugium Gass.; FORD. ri-
è proprio, ignora i violenti colori bru- chiama Luc., X 460: incerto lustrat
tali" (FUN. 1, p. 233), al piccolo inno- vagus atria Cllrsu. Il v. lustro (da lllere,
cente sostituisce l'alite, già avvezzo al- gr. ÀOUELV; cf. monstrwn, da monere),
le armi. Del resto in Quinto Smirneo riferito propriamente alle cerimonie I:t
(XIII 214) e nella Tabula Iliaca (105 e della purificazione, compiute girando.,cv o·'VM"
106), che certamente riflettono fonti alle persone o cose da purificare e
piu antiche, Polite cade per mano di spruzzando le stesse con acqua lu-
Pirro, ma la sua morte non avviene strale, per traslato passò a significar~
al cospetto del padre. REIN., pp. 43 s., « andare attorno, attraversare con J
rileva questo ultimo particolare e con- piedi, con gli occhi, con la me~te",
clude che Virgilio ha fuso i vari ele- come qui, ovvero « osservare", « Inve-
menti ofIerti dalla tradiz., improntan- stigare ", come ai vv. 564. 754. Cf. WAL.,
doli della sua particolare sensibilità. s. v. lllstrum.
527. unus: in posizione privilegiata co-
164 VIRGILIO

saucius. Illum ardens infesto volnere Pyrrhus


insequitur, iam iamque manu tenet et premit hasta. 530
Vt tandem ante oculos evasit et ora parentum,
concidit ac multo vitam cum sanguine fudit.
Hic Priamus, quamquam in media iam morte tenetur,

529. ardens: cf. furentel/l / caede hasta: cf. n. v. 50.


Neoptolemum vv. 499 s. - infesto vol- 531. tandem... evasit: esprime tutta
nere: infesto tela qua eum vulneret. l'ansia di Polite che con un estremo
Nell'ardita metonimia (per vulnus = sforzo riesce a giungere tra i suoi. -
telum, cf. X 140; Dv., met. IX 126; TAc., ante - ora: «vuoI dire che lo videro,
hist. II 35, l; in SIL., I 397 la locuzione, essi, ed egli guardò i loro v6lti » ROST.
con eguale valore, ricorre nella stessa - evasit: pervenit SERVo Cf. evado v.
posizione) e nella significativa ed ele- 458. - parentum: cf. n. VV. 448 s.
gante brachilogia, l'arma scompare e 532. Mirabilmente epico, il verso, chiu·
vien fuori solo !'immagine della ferita, so tra i perf. concidit, che dipinge
la quale «ci viene presentata in ma- quasi l'istantanea caduta di Polite, e
niera viva ed efficace, ancor prima che perdidit, che rappresenta l'epilogo del
2
sia inferta» SALV. , p. 65. - Pyrrhus: dramma, si raccoglie intorno a vitam
cf. n. vv. 261-4. (è la vita di un giovane!), inserito tra
530. L'inseguimento si fa ancora piu i due termini esprimenti un lago di
accanito e tragico: sembra che Pirro, sangue, dei quali il primo in forte ce-
ormai a brevissima distanza, stia per sura. Si pensi al dantesco (Purg. 5, 83 s.):
afferrare Polite; ma questi gli sfugge, «e li vid'io / delle mie vene farsi in
e Pirro, sempre piu furente, lo incalza terra laco» - concidit: MAROU., p. 307,
con l'asta e gli dà il colpo decisivo. osserva che il V. concidere, come
Il verso, di bella fattura e con imma- gli altri composti deicere (georg. I 333),
gini dettate - pensa CER. - da de- excidere (Aen. IX 113), incidere (ibid.
scrizioni venatorie, come inducono a II 305. 467 X 477), include nel movi-
credere passi consimili (I 324: apri mento l'idea dell'improvviso. Per la
cursum clamore prementem. XII 754 s.: stessa immagine cf. V 447 s.: graviter...
haeret hians, iam iamque tenet sinlÌ- ad terram pondere vasto / concidit;
/isque tenenti / increpuit malis), ben Dv., met. VIII 763 s.: ante aras ingens .
rende con i quattro dattili la rapidità victima taurus / concidit. - multo .
dell'inseguimento, con le due cesure, cum sanguine: analogamente a v. 551.
dopo insequitur e manu, gl'improvvisi - vitam fudit: potest XGt't,z 'to
scatti della vittima che riesce a gua- t)"LWm;l[J.EvoV intellegi iterum vulneratum
dagnare spazio sull'inseguitore, col rado Politen DAN. La stessa clausola in Dv.,
doppiamento iam iamque la timorosa Inet. II 610; cf. anche ibid. VI 253.
sospensione del narratore che vorrebbe 533. hic: tunc; cf. V. 122. - in media
trattenere la mano omicida dal con- iam morte: in praesenti mortis peri·
cittadino con i tre verbi al presente culo Goss.; LAD. richiama CIC., Cat. 4,
la scena' dolorosa, che è rimasta im- 9, 18: habetis consulenl ex plurimis
pressa nella sua memoria, e ~nfine con periculis et insidiis atque ex Inedia
l'allitterazione lenet et premli la con- morte... reservatum. Per la locuzione
fusione che domina ancora nel suo ani- cf. V. 447: extrema iam in morte. - te-
mo commosso. - premit: il verbo, netur: il pres., in luogo dell'imperf., si
come chiosa DAN., oltre che «incal· deve alla vivacità epica. Nel verbo si
zare» (cf. I 324), significa anche «op- sente che la morte già avvolge Priamo
primere», «uccidere» (cf. IX 328). - tra i foschi artigli.
BNEIDE II 165

non tamen abstinuit nee voci iraeque pepercit.


IAt tibi pro seelere exclamat, 'pro talibus ausis
I 535
di, si qua est eaelo pietas, quae talia euret,
persolvant grates dignas et praemia reddant
534. non - pepercit: belle Priamo SIL., VI 410: si qua deis pietas. - si:
allimositatem regiam dedit, ut mori siquidem, cf. n. v. 102. Priamo esprime
hOlleste velit DAN. - abstinuit: se COIl- non una vera e propria ipotesi, ma
timtit SAI3I3.' - nec - pepercit: « non la consapevolezza nella giustizia degli
frenò l'ira e la voce". Per parcere, nel dèi, come prova anche l'indie. est: cf.
senso di « frenare", « trattenere", cf. PRISC., III , p. 243, 16 KeiI.: confirma-
I 527: parce metu, Cytherea. georg. II tive... potius quam dubitative dicitur.
339: et hibernis parceballt flatibus - caelo: hz caelo, cf. n. vv. 8 s.: Che il
euri; FORD. nota che irae è unito a cielo sia la sede degli dèi ovvero la
nec voci con la semplice enclitica -que, divinità stessa (cf. georg. II 325: pater
perché i due termini sono strettamen- omnipotellS... aetlzer) è concezione che
te connessi, come a VI 393: nec Thesea risale al misticismo orientale, come dei
Pirithoumque. XII 824: Ileu Troas {zeri Persiani attesta Erodoto (I 131, 2), tra-
iubeas tellerosque vocari. sferita poi in Grecia (cf. NUST., mzmd.
535. at (gr. cH.M): exprimit illterdum 392a 31) e accolta in Roma da Cicero-
vehementiorem animi commotiollem in ne che l'attinge quasi al panteismo
votis, quibus vel borza alicui precamur, stoico (Acad. II 41, 126). - pietas:
vel mala imprecal1111r, ideoque etiam erga eum qui indigna patiatur PAS. -
in exsecrationibus et devotionibus, ut quae _ curet: con valore consecutivo,
hoc loco FORD. Cf. anche MACR., IV 2, come in CIC., Att. IV lO, l: si quis
1 s. Analogo uso di at, seguito imme- est, qui curet, deus.
diatamente dal pron., col quale viene 537-9. persolvant - debita: l'ironia è
messa in evidenza, nota PA., la per- accentuata non solo dal susseguirsi di
sona a cui è indirizzato il discorso, si grates e praemia indicanti il medesi-
ha in VIII 643: at tu dictis, Albane, mo concetto, ma anche dai due agg.
maneres! PLAUT., Most. 38 s.: at te dignas e debita, in forte rilievo, l'uno
Juppiter / dique omnes perdantl; al centro del verso, l'altro a inizio. Per
CATULL., 3, 13 s.: at vobis nzale sit, malae lo stesso senso ironico cf. XI 856 s.:
tellebrae / Orci. - pro - ausis: la IlllC periture veni, capias ut digna Ca-
stessa clausola a XII 351; SIL., XIII millae / praemia; Ov., met. VIII 503:
697. - ausis: da ausum, -i « impresa", cape praemia factis. Analoghe locuzio-
« misfatto", dell'uso poetico e della ni, ma in senso proprio, a I 600: grates
prosa post-augustea. persolvere dignas. 605: praemia diglla
536 s. I due versi, con lievi varianti, ferallt. II termine grates è arcaico e
(dii, siqua est caelo pietas quae talia solenne ed è proprio delle formule sa·
curet persolvat dignas grates et prae- crali. La maledizione di Priamo si av-
mia reddat) ricorrono nell'epigrafe se- vererà un giorno, quando Pirro rice~
polcrale del Museo Vatic. (CIL VI verà morte violenta dalla mano dI
18296: cf. 816, l s. CE Biich.). - si Oreste: cf. III 330 ss. - qui... fecisti
- pietas: « se è vero (come è vero) et... foedasti: in prosa, osserva CON.,
che c'è giustizia divina". Formule si- avremmo feceris e foedaveris per il
mili sono frequenti: I 603 s.: si qua valore causale insito in qui, ma PA.
pios respectant numina, si quid / opportunamente aggiunge che l'indico
usquam iustitiae est. IV 382: si quid si adatta bene all'apostrofe rivolta a
pia mmzina possunt. V 688 s.: si quid Neottolemo. - qui: tibi qui. - nati...
pietas... labores / respicit humanos; patrios: i due termini, indicanti i due
CATULL., 76, 17: si vestmm est misereri; aspetti del vincolo familiare, mettono
166 VIRGILIO

debita, qui nati coram me cernere letum


fecisti et patrios foedasti funere voltus.
At non ille, satum quo te mentiris, Achilles 540
talis in hoste fuit Priamo; sed iura fidemque
supplicis erubuit corpusque exsangue sepulcro
reddidit Hectoreum meque in mea regna remisit.'
in evidenza il lato affettivo della si- 540-3. Si allude all'accoglienza rispet-
tuazione. MAROU., p. 167, rileva che il tosa e umana, fatta da Achille a Pria-
sosto natus, spesso accompagnato dal- mo, che si era recato al campo greco,
l'epiteto dulcis (cf. n. vv. 137 s.), è usato per riscattare il cadavere del figlio Et-
nelle circostanze in cui è espressa « la tore (Il. XXIV 468 ss.). - at non ... ta-
tendresse, la commisération, l'émo- lis... fuit: « eppure non cosi si com-
tion », come a v. 551: in multo lapsan- portò ». - satum (scii. esse) - men-
tem sanguine nati. 789: nati serva... tiris: si fzlizts ... Aclrillis esses, servares
amorem. VI 446: nati monstrantem vol- in persona mea quod ille moderatione
nera. ecl. 5, 22: complexa sui corpus custodita servavit DON.; Pucc. pensa che
miserabile nati. georg. IV 375: nati rivolgersi ad uno, col dirgli che è dissi-
fletus cognuvit inanis. - coram: modo mile dal padre, costituisce un topos ri-
adverbium est, quia verbo cohaeret; salente a Dmero (cf. Il. XVI 33 ss.).
ut [I 595]: 'coram, quem quaeritis, Per satrmr, nell'accezione di natum, cf.
adsum' SERVo - me cernere... fecisti: IV 198 V 244. 424 VI 331 VII 152 X 563.
effecisti ut cemerem. Cf. SERV.: de - qua: posposto, cf. v. 230. - in
spectaculo queritur, non de morte. Per hoste.. Priamo: « nei riguardi di Pria-
facere, seguito dall'accuso e l'inf. (cf. mo, suo nemico ». La locuzione in fruste,
n. v. 33), FOlUl. rimanda a LUCR., III che a v. 390 ricorre in senso diverso,
100 s.: quod faciat nos I vivere cU/n ha lo stesso significato, ricorda FORB.,
sensu; Dv., met. VII 690 s.: hoc me... in PROP., III 19, 28: victor erat quam-
telum I fIere facit. - letum: cf. n. v. vis, aequus in fruste fuit; Dv., a. amo
134. I 7, 34: Tydides saevus in hoste luit.
539. Il verso, dominato dal termine tristo V 2, 36: saepe suo victor lenis
centra1c foedasti (cf. vv. 286 e 502), in hoste luit. Per lwstis cf. n. v. 43 s.
martellato dalle allitterazioni le- I foe- - Priamo: piu energico di me. Cf.
I lu- e amalgamato dal qualificante pa- DAN.: !zic (Priamo' rrumen positum
trios e dal qualificato voltus, in forte sensum validiorem facit, !zoc est Pria-
rilievo, secondo una tecnica frequente mo, qui tunc lui, quasi iam esse desie-
in Virgilio (cf. V. 53), rappresenta l'or- rito - iura fidemque: « la sacra invio-
rore del vecchio che sente il suo volto labilità» (per endiadi), dovuta ai StIP-
quasi bruttato dal sangue del figlio, plici e agli ospiti; la stessa clausola
barbaramente ucciso sotto i suoi occhi in Luc., VIII 450. I due accus. sono
di padre. Si ricordi che gli antichi cre- retti dal sego erubuit: « ebbe vergogna
devano di essere contaminati, se toc- di non riconoscere» ovvero « rispettò »,
cavano o anche se soltanto vedevano che CON. accosta al gr. UOE~'tO, UO"XiJVE'tO.
un cadavere: cf. VI 149 s.: iacet exa- Il V. erubescere (cf. n. v. 31) è
nimum... corpus... I ... totamque in- costruito allo stesso modo in PROP.,
cestat frmere classem. - patrios - III 14, 20: lertur non Iratres erubuisse
voltus: ricorre in un'iscrizione sepol- deos; CLAUD., ra. Pros. I 68: ertlbuit...
crale rinvenuta sulla nuova via Salaria preces. - fidem: fides est id, quod
a R~ma: cf. 4748, 3 CnR. Die. - pa- alter lacit aut facere debet, propter
trios: patris, come ai vv. 491. 620. 634. {rdem ab alio in se positam HEY. -
658. - funere: caede, sangrtÌrre HEY. erubuit: cum pudore respexit. 'Eru-
ENEIDE II 167

Sic fatus senior telumque imbelle sine ietu


coniecit, rauco quod protinus aere repulsum 545
et summo clipei nequiquam umbone pependit.
Cui Pyrrhus: Referes ergo haec et nuntius ibis
I

buit' etial1l, qllOd a tanto rege roga- (-re / re-) cf. n. v. 27. - repulsum (seil.
batur, et a sene iuvenis Goss. - cor- est): «fu fermato ». Altri lo intendo-
pus ... Hectoreum: CON. richiama EUR., no parto e, in luogo di et, nel V. s.,
Rhes. 762: 'Ex't6p~~ct xdp. - exsangue: accolgono la lez. e del cod. Vratislav.;
cf. n. v. 212. - sepulcro (= ad sepul- ma concordiamo con Pucc. che essa « è
crum DAN.) reddidit: «rese, perché una evidente banalizzazione sorta per
fosse sepolto ». Il reddidit, osserva rendere regolare il costrutto ».
CON., fonde l'idea del restituire, come 546. summo... umbone: «alla super-
a XI 103, e quella del dare il corpo ficie dello scudo », rivestito di cuoio.
alla tomba che lo reclama; cf. VI 152. L'abl. apreposizionale con pendere (cf.
_ me - remisit: queste ultime pa- I 715. ecl. 7, 24) si trova già in ENN.,
role del re, pronunziate con voce rotta alm. 152 Vah.': filo pendebit Etruria
dall'emozione, accentuata dall'allittera- tota e ricorre non solo in poesia (cf.
zione me-, me-, re-, re- ricordano non Ov., Pont. I 8, 51: pendentis... rupe ca-
solo la magnanimità di Achille, aperto pellas; SIL., III 109: oblite tua nostram
rimprovero alla ferocia del figlio Neot- pendere salute), ma anche in prosa (cf.
tolemo, ma anche, e con tono di rim- Cre., agro 2, 25, 66: nolo... plebem Ro-
pianto - si noti il possessivo mea lnana111 obscura spe... pendere; LIv.,
aggiunto non senza efficacia dopo il II 7, lO: levi momento mea... fama pel1-
prec. me -, la passata grandezza det). Il termine umbo (da *umbilus),
del re. HEY. richiama SEN., Tra. 1102 s.: gr. 6{.l(pctÀ6ç, indica propriamente la pro-
spante desiluit sua / iiI Inedia Priami tuberanza a forma conica che era al
reglza. centro dello scudo e che talvolta ser-
544 s. sic _ coniecit: ecce desiderill1n viva come arma offensiva (cf. LIv., IV
mortis nzanifestum: post maledicta et 19, 5: adsurgentenl... regem 1l11lbone
iniurias senex iuvenem provocat nec resupinat); per estensione può anche
corporis nec teli suffragante virtute riferirsi allo scudo intero, come qui e
DON. ~ fatus: seil. est. - senior: se- a VII 633 IX 810. - clipei: cf. n. V.
IlCX, cf. n. v. 509. - telum ... imbelle: 389. - nequiquam: sine effectu et vul-
cf. inutile ferrum v. 510 e VAL. FL., I nere HEY.; per l'avv. che corrisponde
759 s. L'agg. ilnbelle «debole» è rife- asine ictu V. 544, cf. anche vv. 510.
rito per enallage all'arma lanciata dal- 515. GRAN. accoglie la prima interpre-
la forza di un vecchio. Cf., per l'im- tazione riferita da DAN. (telum repul-
magine, II. XI 390: xwrpòv... ~EÀOç à.vopòç swn ne sU/1111latim quidem lzaerere
a.và.}.x~ooç. - sine ictu: non ita, ut vul- potuit, ut penderet), che riteniamo non
1lliS faceret Goss. - coniecit: il pref. accettabile, perché il verso, cosi inte:
cum- implica !'idea che il vecchio rac- so, sarebbe privo di efficacia ed anzI
coglie tutte le forze delle quali può una ripetizione del concetto, espresso
disporre. Cf. DON.: hinc intellegendll1ll vigorosamente da repulsum del V. prec.
est qualis in primis annis fuerit Pria- Per lo stesso motivo sembra inutile la
I1ZUS, quenl non fefellit in illa aetate glossa di SERvo (nequiquam = non).
destinatio ferie11lli. - rauco... aere: 547. Pyrrhus: cf. n. vv. 261-4. Prima
aereo clipeo, qui percussu raucum, di vibrare il colpo, l'assalitore, come
SUrdlt11'1 sonitum edebat HEY.; CON. con- gli eroi omerici, rivolge espressioni sar-
fronta CLAVD., b. Gild. 433 s.: raucos... castiche all'avversario (cf. SERV.: sar-
repulsus / wllbonum. - aere repul- casnlOS est iocus cum amaritudine),
sum: per l'incontro delle due sillabe annunziand~gli con brutale cinismo la
168 VIRGILIO

Pelidae genitori. Illi mea tristia [acta


degeneremque Neoptolemum narrare memento:
nunc morere.' Hoc dicens altaria ad ipsa trementem 550

morte imminente. - referes... ibis: v. 79: Sinol1em in luogo di me. v. 541:


fut. eon valore d'imperat. Non manca- PrianlO invece del pronome. Per Neot-
no in latino fut. del genere, per espri- tolemo cf. n. vv. 261-4. - degenerem:
mere o «una volontà precisa, ehe già nOI1 respondentenl moribus patris SERVo
prevede di essere assecondata» (cf. Cf. v. 540. - memento: cum gravi
RaNe., p. 93), come qui e a IX 742: cllvilllltione FOIW.
hic... il1VeHtwn Priamo l1arrabis Achil- 550 s. morere: contrasta con la de-
lem, o una dolce speranza (eel. lO, 31: bolezza del vecchio e conclude in mo-
tameH cal1tabitis, Arcades), o un'affet- do brutale la sinistra allocuzione. Cf.
tuosa raccomandazione (v. 596: 11011 Il. XXII 365: 'tÉOVo.O" dove però l'espres-
prius aspicies. georg. I 167: onmia sione è rivolta da Achille a Ettore,
quae... memor provisa repol1es. III 155: già spirato. - hoc dicens: ostendit,
arcebis ... pecori, armel1taque pasces. simul dum diceret, fecisse DAN. -
IV 105: instabiIis al1imos ludo prohi- altaria - nati: Virgilio accumula tut-
bebis il1aHi; Cre., fam. XIV 8: facies te le circostanze che contribuiscono a
ut sciam) , o un invito confidenziale creare intorno all'uccisione del re una
(CATULL., 13, 1: cel1abis bene, mi Fabul- atmosfera di raccapricciante realismo:
le, apud me). Si notino l'hysteron pro- ogni parola rappresenta un'immagine
terol1, perché Priamo prima dovrà an- e suscita o compassione per il ve-
dare come nunzio e poi riferirh, e la gliardo (trementem) o esecrazione per
iteratio delle parole referes e mmtius, l'empietà (altaria ad ipsa) e la ferocia
delle quali la seconda accentua il sar- (traxit, accostato efficacemente a tre-
casmo. - ergo: per il suo uso con 7nentem, con cui forma allitterazione)
questi due particolari fut., cf. n. vv. dell'uccisore; e a tutta la scena ag-
707 s. giungono orrore le parole: in multo
548. Pelidae: cf. n. vv. 261-4; per la lapsantem sanguine nati, le quali evo-
forma n. vv. 81-3. - illi; collocato in cano col loro suono il gesto del vecchio
cesura e strettamente unito a gel1itori che, trascinato brutalmente, cerca di
per mezzo dell'elisione, riprende il to- rialzarsi, ma scivola piu volte - si
no irrisorio che continua in mea tristia tenga presente l'iterativo lapsantem -
facta. tristia: inhonesta, turpia sul molto (cf. multo in cesura, come
Goss. Con tale agg. Pirro allude non a V. 532) sangue del figlio, sparso su
solo al suo precedente comportamento tutto il pavimento. Già in Macrobio
(cf. vv. 535-9), ma anche al feroce (IV 4, 14), il passo è tra quelli più
gesto che sta per compiere. ricchi di pathos. - altaria ad ipsa:
549. degenerem... Neoptolemum: « co- unde sperabat auxilium SERVo L'espres-
me si strascica il sarcasmo per le due sione per la struttura e la posizione
lunghe parole!» PAse. L'accus. è retto è analoga a Capi/olia ad alta di VI
da narrare, come il pree. tristia 836 (cf. NORD.). Evidentemente Priamo,
factll; Goss. e LAD. confrontano I 390 s.: nella foga del parlare, si era mosso
ti bi reduces socios elassemque rela- dall'altare e dalle donne, per lanciare
tam / mmtio; superfluo perciò sottin- l'arma; Pirro, con tragica ironia, lo
tendere esse dopo degenerem. Oppor- riporta con violenza presso quell'altare
tuna l'osservazione di PAS. «è molto ehe, secondo Ecuba, doveva rappresen-
piu efficace rammentargli il nome pro- tare per tutti il punto di salvezza (cf.
prio, anziché dire semplicemente me, V. 523: haec ara tuebitur omnis). DAN.
che sarebbe fiacco, e scemerebbe mol- pensa che Pirro abbia voluto cosi ven-
to il sarcasmo di tutta la frase »: cf. dicare la morte del padre (quia Achil-
ENEIDE II 169

traxit et in multo lapsantem sanguine nati


implicuitque comam laeva dextraque coruscum
extulit ac lateri capulo tenus abdidit ensem.
Haec finis Priami, fato rum hic exitus illum

les in tempIo occisus est, ut ex simi- tis capulo tenus adplicat ensem; Dv.,
litudine vindicta sumeretur). Per alta- met. XII 491 s.: capulo... tenus demi-
ria cf. n. vv. 515-7. - trementem: non sit in armos / ensem fatiferum. Acu-
formidine, sed aetate DAN. Cf. vv. 509- tamente CER.: lasciviret hic far tasse
11. 525. 544. - lapsantem: unito a i,leptus Poeta, ex rivo sanguinis, ex
sanguine anche in SIL., VII 610: super cruore zmdante, et similibus, quibus
tepido lapsarltem sangui/le; TAC., amz. caedes solent decantari a Poetis. Ab
I 65, 5: sangui/ze suo... lapsantes. - hoc affectu Virgilius abstinet. - lateri:
nati: cf. n. vv. 537-9. cf. n. v. 36. - capulo (da capio, come
552 s. Rapido è il gesto compiuto da bibulus da bibo) tenus: «fino all'el-
Pirro, come celere ne è la descrizi~me, sa ». - ensem: cf. n. v. 393.
resa piu vigorosa dalla collocaZIOne 554 s. haec finis: il genere femm.
delle parole, specialmente dal chiasmo qui è dovuto a ragioni di eufonia, se-
del v. 552, e dal polisindeto. - impli- condo GELL. XIII 21, 12: sed in ilio
cuit - laeva: per il costrutto cf. IV quoque itidem l1ergilii versu.· I Haec
148: implicat auro (scii. crinem). VII fìnis Priami fatorum', si mutes 'lwec' et
135 s.: frondenti tempora ramo / inz- 'hic fìnis' dicas, durum atque abso-
plicat. - comam: portare lunga la chio- mmz erìt, respuentque aures, quod
ma era costume dei tempi omerici: cf. mutaveris. Sicut illUlI COl1tra eiusdem
Il. II 11: x6:p'l1 xOI-!6w'I't<xç 'Ax<x\ouç. Inve- Vergilii insuavius facias, si nmtes:
rosimile !'ipotesi di PAS. che riferisce 'quem das fìnem, rex magne, labo-
comam alla chioma equina dell'elmo di rum?' (Aen. I 241). Nam si ita dicas:
Priamo, confrontando Il. III 369 ss., in 'quam das fìnem', iniucundztnz nescio
cui Menelao afferra Paride per il ci- qua pacto et laxiorem vocis sommz
miero: ma qui si tratta di due valenti fecerìs. Cf. anche MAllOU., p. 53. Con
guerrieri; inoltre dal testo (cf. vv. tale osservazione concorda E. WANDVIK,
509 ss.) non risulta che Priamo avesse in Symb. OsI. XV-XVI (1936), pp. 179 ss.;
l'elmo. - beva: « la sinistra sparisce ma si noti che fìnis al femm. si trova
nella lunga bianca chioma, la destra già negli scrittori precedenti e soprat-
si alza con un balenio di morte, che tutto che in Lucrezio è sempre femm.
s'interna subito nel petto del vecchio» Cf. MElL., s. v. - Priami: retto da
PASC, - coruscum ... ensem: la pro- /ìnis: cosi FOIlB., Goss., LAD., PEER.,
lessi dell'agg., distaccato dal nome, con- SABB.3 e quasi tutti i moderni. Invece
ferisce maggiore evidenza al balenio HEY., CON. e PA., sull'esempio di M,
della lama. - extulit: non, vagina P, DON., GELL., l. c. e confrontando la
extraxit... sed sustulit, intentavit HEY.; locuzione IIp\<XIUX<x'iç 'tux<x\ç di MIST.,
invece a v. 530 Pirro usa l'asta, doven- ea,. Nic. I lO (1001 a, 7) e anche Il.
do colpire da lontano Polite. Il pref. XXIV 255 ss. 493 ss. 543 ss., interpun-
- osserva PA. - vale « in alto »: cf. gono dopo fatorum, da cui fann~ di·
v. 461: eductam. v. 688: extulil. III pendere Priami. Ma questa solUZIOne,
567: e1isam. - lateri - ensem: FORD. per quanto sembri sorretta dal v. 506:
richiama Dv., met. IV 719 s.: dextro... forsitan et Priami fuerint quae fata
frementis in armo / Inachides ferrll1n l'eqzlÌras si presenta meno accettabi-
curvo tenus abdidit lzanlO; SEN., Tra. le: infatti l'espressione conclusiva del-
48: vulneri ferrum abdidit. Cf., per la narn\zione della morte del re, haec
l'ammagine, anche X 536: cervice oran- fìnis Priami (cf. quella simile di SIL.,
170 VIRGILIO

sorte tulit, Troiam incensam et prolapsa videntem 555


Pergama, tot quondam populis terrisque superbum
regnatorem Asiae. Iacet ingens litore truncus
avolsumque umeris caput et sine nomine corpus.

X 305: haec finis Pau/o, in un contesto misericordiam. - quondam: unito a


analogo), è piu efficace e piu incisiva superbwn. - populis terrisque: abl.
dell'altra, haec finis Priami fatorum, causali, retti da superbum (cf. V 268.
ed è inoltre convalidata dalla cesura 473), piu che strumentali, come pensa
pentemimere. Uss. 2 aggiunge « l'elisio- PA: quest'ultimo valore si ha a V.
ne fatorum hic consiglia di unire fa- 504, dove superbus ha il senso di « or-
lorum a ciò che segue anziché a ciò nato ». Secondo ALL., si tratta di due
che precede ». - fatorum tulit: dato di interesse, collegati con regna-
«questa fine lo portò via quasi per lorem. - populis: cf. per l'etimologia
fatai sorte l>. Per la dizione fatorum ... n. vv. 185-8. - regnatorem Asiae: in
sorte, la quale ci fa sentire la potenza CIC., div. I 40, 89 - ricorda CON. -
misteriosa del destino incombente sul- Priamo è detto Asiae rex; la forma
l'uomo (cf. n. v. 13) nel suo continuo regnator, in Virgilio riferita altrove so-
avvicendarsi, cf. Luc., IX 1046: o sors lo alla potenza divina, è propria della
durissima fati; CLAUD., de VI cons. dictio epica (cf. VAL. FL., II 620; STAT.,
FIon. 282 s.: hoc aspera fali / sors tu- si/v. IV 7, 5), come ductores v. 14. -
/erit. Meno suggestiva l'interpretazio- Asiae: gen. ogg. Il termine, come a III
ne di GRAN. « tale fine dei travagli pre- l XI 268, indica una parte dell'Asia
se lui (=: ebbe) per sorte ». E fu pro- Minore, la Troade. - iacet - corpus:
prio questa tragica fine che ispirò delle la stcssa immagine in CURT., VI 9, 28:
profonde osservazioni ad Aristotele ve/ut Inmcum corpus dempto capile
(elh. Nic. I 9 (1000 a, 5]): 'JtoÀ.Àal y&.p si'1e spiritu, sine nomine aliena terra.
I,E'ta~oÀcd y(vov'tat xat 'Jtav'totat 'tuxat xa't&. USS.2, p. XXXIII, accosta il racconto
'tÒV ~(OV, )((Xl EvoÈXE'tat 'tòv 1la.)..t(T't' Eu011- dell' IlYYE)..Oç di AESCII., Perso 323 ss.:
voùv'ta ltEYa.)..atç O"vwpopatç 'JtEpt7tEo"EtV E'Jtl ea.pv~(ç 'tE 'JtEV'trptoV'ta 'JtEV'ta.Xtç VEWV /
yÈpv)ç, xao&.7tEp EV 'totç -QPWtxotç 'JtEpl IIpta.ltov 'ta.yoç, yÈvoç Avpvatoç, EUEt01}ç a.vljp, / xEt'tat
lwOEuE'tat· 'tòv OE 'totau'tatç XP11O'a.ltEVOV 'tuxatç Oavwv od).atoç ou lta)..' EU'tVXWç, e osserva
xal 'tEÀEv'tllO"av'ta a.O)..(wç ouodç EuOatltOv(sEt. « il greco xEt'tat e il latino iacet sono
- exitus: riprende fìnis. In tale varia- in posizione di rilievo, al principio del
tio, come nella ripetizione del tlimo- trimetro o subito dopo la cesura pen-
strativo, si sente la profonda tristezza temimera nell'csametro: in entrambi è
di Enea per il crollo di tanta maestà fortemente espressa la dura inelutta-
regale. - tulit: abslulit FORB., che con- bilità della sorte avversa l>. Per i vari
fronta v. 600 IV 679. ecl. 5, 34. - vi· particolari, ricordàti nelle tradiz. esi-
dentem: bene appropriato il part., per· stenti sulla morte di Priamo, cf. n. v.
ché indica che la rovina di Troia, già 513. In una tavola marmorea, trovata
prevista da Priamo, in Il. XXII 60 ss., a Roma fuori di Porta Maggiore, si
continua, come osserva CON., davanti legge: et cinis in tumulis iacet et sine
agli occhi del re, nel momento della nomine corpus (CIL VI 9437: cf. 403,
sua morte. 8 CE Biich.). - iacet - truncus: SERV,
556-8. Pergama: proprie Troianae ar- pensa che qui si alluda alla pietosa
ces slml: unde xa't' E~OX1}V arces onmes fine di Pompeo, la quale, secondo
, pergama' dicuntur SERVo - tot - ROST., aveva ispirato a Virgilio gio-
Asiae: ordina: regnatorem Asiae quon- vane il 3° epigr. dei Cata/epton.
dam superbum tot populis et terris. J. D. MEERWALDT, in Mn. LIX
Cf. MACR., IV 3, 6: nLOvit... a forluna (1931) pp. 184 ss., dal canto suo vcde
ENEIDE II 171

At me tum primum saevos circumstetit horror.


Obstipui: subiit cari genitoris imago, 560
ut regem aequaevom crudeli volnere vidi
vitam exhalantem; subii t deserta Creusa

nell'espressione un riferimento allega- l'aNSI, in Aev. XXXIV (1960), p. 375, os-


rico alla caduta del regno di Troia. - serva: « carus, pur includendo una
ingens: corrisponde al gr. [,\Éyaç, detto possibile nuance affettiva, non ha il
pure di Priamo, in Il. VII 427 XXIV preciso valore di 'caro' come sem-
477. - litore: intenzionale l'abI. apre- brerebbe in apparenza, ma piuttosto
posizionale, quasi a dare !'idea del- vale 'suo ': avremmo cioè un caso di
l'abbandono. - avolsumque - corpus: omerismo vergiliano, corrispondente al
« e precisamente una testa divelta dal q>iì.oç greco, che sarebbe assai interes-
busto e un corpo senza nome ». Si noti sante» e ricorda anche l'esempio di
il valore esplicativo dell'enciclica -que, PROP., I 15, 16: sanguinis et c a r i vin-
come ai vv. 51. 469. 480. 512. 635. - et eula rupit amor, già da lui esaminato
_ corpus: cf. HEY.: sine nota, quo in St. it. filol. c/ass. XVII (1940), p. 120.
agnosci posset, quatenus sine capite et In un'iscrizione sacra, trovata sul mon-
vultu erat. - corpus: gr. crw[,\a. Vir- te Erice in Sicilia, si legge: effigiem ca-
gilio usa corpus, come a VI 149. 161. ri genitor[is] (CIL X 7257: cf. 1525, C 5
219 per evitare osserva NOIID. CE Biich.).
_ 'il termine meno nobile cadaver, 561. ut: con valore temporale e in
adoperato invece per il mostro Caco relazione con twn primum v. 559. -
a VIII 264. aequaevom (-wn cf. n. vv. 29 s.): An-
559. at... tum: « allora si che », come chisae, quod maxime movet animwn
tll1n vero v. 105. L'at indica passaggio [llii Goss. L'agg. ricorre qui e a V
ad altra idea e corrisponde al gr. xai 452, in luogo del classico aequalis, ca-
in xa\ ,;òoe 011. - saevos (-us cf. n. vv. mune in prosa. Cf. DAN.: amabiliter
29 s.). - circumstetit horror: cf. 1'0- locutus est; plus enim est 'aequae-
merico ,;òv o' I1.xeoç vEq>ÉÀ:n ÉX6:).uljJe [,\É).awa vum', quam 'longaevum '. - crudeli
di Il. XVII 591 e XVIII 22. Il v. volnere: retto da exhalantem; cf. v. 553.
circumstare, gr. 6:[,\q>t~cdvew, usato in 562 s. subiit - Iuli: nella fantasia
senso figurato (cf. IV 561: quae te di Enea si presentano all'improvviso
circum stent... pericula cemis. X 904 s.: le immagini delle cose piti care, e si
scio... meorum / circumstare odia), ri- succedono in un crescendo doloroso
corre anche in prosa: cf., per es., LIV., l'idea della moglie abbandonata, la di-
VI 2, 4: cum... terrores circumstarent. struzione della casa e la sorte del
560. subiit - imago: cf. MACR., IV 6, figlioletto; ed è tale l'emozione del-
9: oratores lwmoeopathiam vocant, l'eroe che nella sua mente si mesco-
quotiens de similitudine passionis pa- lano fatti realmente accaduti, come
thos nascitur, ut apud Vergiliwn. - quello della moglie lasciata sola, e
subiit: ripetuto a v. 562, indica l'ac- fatti non ancora avvenuti, ma come
cavallarsi delle immagini ed è usato avvenuti essi si presentano alla sua
in senso assoluto (cf. succurrit v. 317); accesa fantasia. Infatti la casa, data
altri sottintendono animwn, mentem. la sua ubicazione (cf. vv. 299 s.) e la
Cf. Ov., tristo I 3, 1: cum subit illius protezione di Venere (cf. vv. 598 ss.),
tristissinza tzoctis imago. - cari - ima- non è stata ancora saccheggiata (cf.
go: « la figura di mio padre ». Si noti vv. 634 ss.); la distruzione avverril do-
che carus ha lo stesso valore che a I po, cf. VV. 757 ss., e perciò, per SERV.,
646: omnis in Ascanio c a r i stat cura direpta == diripienda, cf. n. v. 413) e
parentis, a proposito del quale L. AL- il piccolo Giulio non ha subito alcun

13
172 VIRGILIO

et direpta domus et parvi casus Iuli.


Respicio et, quae sit me circum copia, lustro.
Deseruere omnes defessi et corpora saltu 565

danno. - Creiisa: trisillabo (cf. gr. rzius; interessata l'etimologia che Vir-
KpÉOUCTCX),figlia di Priamo e di Ecuba, gilio dà di Iulus a I 267 s.: puer Asca-
e moglie di Enea, come si legge '\llche nius, cui mmc cognomen Iulo / addi-
in Ilias parva, p. 135 XX AlI.; invece tur (Ilus erat, dum res stetit Ilia re-
in un fr. dei Cypria, p. 124 XXII AlI., gno).
essa è chiamata Euridice e quest'ulti- 564. respicio: in regis enim casu de-
ma tradiz. concorda con Ennio (ann. fixus, omisit animadvertere, quae pro-
37 Vah.'). J. HEURGON, in Rev. ét. lat. pe agerentur. Nunc quasi ad se ipsum
IX (1931), pp. 263 ss., osserva che il redit et quid in arce tacere voluerit,
nome Euridice, non ignoto al poeta, lo recordatur Goss. - me circum: pospo-
avrebbe ispirato a stabilire un rappor- sto per anastrofe, come a v. 515. -
to tra la scomparsa di Euridice nelle copia: i. e. multitudo sociorum; ne-
Georgiche e quella di Creusa nell'Enei- que est 'copia' ut l copiae ' dicttlm,
de, e considera quest'ultima una re- neque hoc loco in turba subito col-
tractatio. A convalida della sua tesi, lo lecta aptum est nomen l copiae', exer-
studioso adduce vari accostamenti, ri- citum et ordinatam significans multitu-
guardanti non solo il contenuto, ma dinem Goss. Il termine copia, sinoni·
anche l'espressione: georg. IV 487 Aen. mo di multitudo, numerus, ricorre non
II 725; 485 / 730 s.; 488 / 735 s.; 490 s. / solo in poesia (cf. XI 834: copia Teu-
738-41; 514 s. 525 s. / 770 s.; 499-502 / crum; Dv., met. X 356: copia... proco-
790 s. - direpta domus: « il ricordo rum), ma anche in prosa (cf. CAES., b.
della placida casa di Anchise, accom- G. I 16, 5: quorum magnam copiam
pagnantesi alla scoperta del suo iso- in castris l1abebat; CIC., Manil. lO, 27:
lamento, è per l'eroe come il rivelarsi utinam... virorum... copiam tantam ha·
improvviso di una realtà che nessuno beretis). - lustro: dopo respicio, in-
ormai può mutare, e in cui ciascuno dicante rapido movimento, implica
doveva pensare a sé stesso ed ai suoi. l'idea di un'attenta osservazione. Cf. n.
La tensione dello spirito di Enea aveva v. 528.
raggiunto un'altezza che non poteva 565 s. deseruere (scil. me) - defessi:
risolversi se non in una catastrofe o doloris vox, non accllsationis,' sic enim
in una crisi di umana tristezza, e il se purgat, ut alios non clilpet. dicendo
poeta ha compreso che in figure, come autem l defessi' etiam illos excusat, a
quella di Enea, la crisi di tristezza quibus deserttls est DAN. Il perf. de-
era l'unica possibile verità morale ed seruere, come i sego misere, dedere
I
artistica» ARN. , p. 70. - domiis: l'ul- - cf. per la desino n. v. 1 -, in luogo
tima sillaba è lunga, come in pavor v. del pperf., « dà l'impressione che Enea
369. - et - Iuli: cf. MACR., IV 3, l ss.: - osserva VIVo - si senta riportato
mmc dicamus de habitu pathus, quod alle circostanze che descrive, favellan-
est vel in aetate vel in debilitate, et do con sé stesso ». Per tale uso, piu
ceteris quae sequuntur. Elegarzter 1wc frequente nelle subordinate (cf. n. vv.
servavit, ut ex omni aetate pathos mi- 278-80), cf. CAUS., b. C. III 66, 2: castro-
sericordiae moveret; ab infantia. - ca- rum hic situs erat: superioribus diebus
sus Iuli: quid Iulo accidere possit HEY., nona Caesaris legio... castra eo loco
ossia aut interitus aut captivitas D,\N. posuit. Haec silvam quandam contin-
Troppo artificiosa l'interpretazione di gebant. Inoltre, col forte omeoteleuto,
PASC.: « teme sia stato gettato dal- dato dai tre perf., il poeta richiama
l'alto della casa a infrangersi nella l'attenzione sullo sconforto da cui è
via ». - Iuli: chiamato anche Asca- preso Enea, nel vedersi ormai solo. -
ENEIDE II 173

ad terram misere aut ignibus aegra dedere.


Iamque adeo super unus eram, elm1 limina Vestae

defessi: i difensori combattevano dai dell'episodio anche CER., WAG., FORD.,


tetti (vv. 458 ss.); allorché le fiamme Goss., LAD., ma fin dal 1843 essa è
avevano invaso la reggia, alcuni si stata negata da PEER., RIDB. e special-
erano lanciati con un salto al suolo, mente dal LEO (Plaut. Forscll., Berlin
altri erano periti tra le fiamme. - et 19122, p. 42, n. 3), HUIN., pp. 45 SS.,
- misere: CON. richiama LUCR., V 1318: NORD., pp. 260 sS. 454, fondandosi que-
iaciebant corpora saltu. - corpora... ae- sti ultimi soprattutto su considerazioni
gra: quia / defessi' pugl'zando, exhausti d'ordine stilistico e metrico (non vir-
viribus HEY. L'agg. aeger, come ha già giliane, ad es., son sembrate le espres-
notato MAC., vale «esausto», «sfinito» sioni: exarsere ignes animo V. 575. sce-
(cf. V 432. 468 IX 814 X 837 XII 910). - leratas sumere poenas v. 576. ultricis
saltu: abl. di modo, come lapsu v. 225. famae V. 587 e la frequenza della silla-
- ignibus: in ignes. Per il dato cf. n. lefe di una parola spondiaca tra il 2°
v.36. e il 3° piede, come ai vv. 573. 580. 587).
Ma questi argomenti sono apparsi in·
567-88. Questo passo, che pure è ne- consistenti non solo a S. K. JOlINSON, in
cessario per la comprensione degli av- Class. Rev. XLI (1927), p. 123 e a F.
venimenti, manca nei migliori mss. (M, W. SlIIPLEY, in Trans. and Proc. Americ.
P, "(, a, b, c, m) e non è commentato Philol. Assoc. LVI (1925), pp. 172-84,
da SERV., né da DON., né da DAN.; è ma anche a FUN.', p. 247, il quale, pur
conservato in C e in pochi altri recen· riconoscendo cfle il brano contenga del·
tiores; è probabile che in questi mss. le anonzalie linguistiche, non le giudi-
esso sia entrato dalla Vita di Virgilio, ca tuttavia estranee allo spirito del
premessa da SERVo al suo commenta- poeta, ed esclude che il bra/W stesso
rio, nella quale il passo stesso è cosi sia opera di un falsificatore « come
presentato: in secundo hos versus mai un si esperto e attento interpola-
constat esse detractos (p. 2, 22 Th.). tore di Virgilio 11011 si curerebbe di
DAN. tramanda che questi versi furono far combaciare lneglio - né gli do-
espunti da Vario e Tucca; anzi alcuni veva costare grande fatica - la sua
tra i moderni suppongono che Virgilio integrazione col racconto di Deifobo
stesso abbia manifestato la volontà di nell'Avemo e con qualche altro dato
sopprimerli o addirittura li abbia sop· virgiliano? Con vigile occhio sogliono
pressi lui stesso, senza aver poi po- i falsificatori badare a non essere colti
tuto rivedere l'episodio per la morte in faUo» (ibid., p. 245). Pia acute e
prematura (cf. Huy. e SABB.3, p. XXI). convincenti riteniamo le osservazioni
SERVo giustifica tale soppressione con di PAR.', p. 361, accolte anche da Uss. 2
due ragioni: 1) l'intenzione da parte e MAZZ., pp. 22 s., a sostegno deU'au-
di Enea di uccidere una donna inerme, tenticità: nel l. VI, che PAR.' ritiene
Elena, non si addice ad un guerriero; anteriore al II, Deifobo nell'Avemo
2) questi versi, dai quali appare che racconta ad Enea quali vergognose mu-
Elena si è rifugiata in un tempio, te- tilazioni ha sofferte da parte di Mene-
mendo la punizione dei Greci e l'ira lao, introdotto Ì/1 casa da Elena; nel
del marito, sarebbero in contraddizio- l. II Enea, nell'incontrare Elena che
ne con VI 515 ss., dove essa, d'accordo attende nel tempio di Vesta la fine del-
con i Greci, dà prima loro dei segnali la distruzione di Troia, preso da Wl
dall'alto dell'acropoli e poi introduce improvviso sdegno contro l'adultera,
in casa Menelao, affinché sorprenda prinza origine di ogni sciagura, vor-
Deifobo, da lei sposato dopo la morte rebbe ucciderla, ma ne è dissuaso dal-
di Paride. Riconoscono la virgilianità la madre Afrodite. bz séguito il poeta,
174 VIRGILIO

servantem et tacitam secreta in sede latentem

rilevata la contraddizione tra l'episo- Quaest. crit. de Aen. l. II 567-588, Ienae


dio di Deifobo nel 1. VI e quello di 1911; inoltre R. G. AUSTlN, in Class.
Elena nel II, dei due eliminò o segnò Quart. XI (1961), pp. 185 ss.
con una virgula censoria quello com-
posto posteriormente, perché - aggiun- 567 s. iamque: cf. v. 132. - adeo:
ge il PARATORE Una nuova ricostruzione additur aliis particulis, quorum vim
del «De po~tis» di Suetonio, Bari, augeat Goss. Cf. V 268. 864 VIII 585 XI
Adriatica ed., 1950', p. 207 - «giudi- 487. - super... eram: la stessa tmesi,
cava sconveniente alla figura del suo che è rara, ricorre a VII 559. ec!. 6, 6;
eroe... l'impeto di immergere la spada TAC., hist. I 20, 1. Altri intende super
nel seno di una donna inerme, anche intensivo di unus. - cum: «quan-
se quest'impeto era determinato da d'ecco »; in correlazione con iamque
umanissimi motivi. L'inizio del penti- adeo, come a V 268 ss. 864 ss. - li-
mento del poeta è ravvisabile nello mina - latentem: «poche immagini
stesso brano da lui notato d'insosteni- uditive operano con maggior efficacia
bilità, ai vv. 583-4, ave già lo stesso delle combinazioni della m e della n
Enea riflette sull'inopportunità del suo con a e con e, e spesso rimate. Enea
gesto... Ed è proprio l'unico tratto vide Elena, limina Vestae servantem et
freddo, raziocinante del bellissimo bra- tacitam secreta in sede latentem,
no ». Si potrebbe infine accogliere l'ipo- "stretta alle soglie di Vesta, nascon-
tesi del MANCUSO, in Class. e Neol. VII dendosi nella sua sede appartata H. E
(1911), pp. 21 s. e di BUc., col. 1356, la visione è precisa, arroventata nel
che l'episodio rientri nel numero di bagliore della città che arde e colo-
quelle parti imperfette, che risentono rita dalla ricchezza del sangue»
maggiormente della prima stesura in KNIG.', pp. 359 s. Che Elena in quella
prosa dell'Eneide: cf. il passo della notte si fosse rifugiata nel tempio di
Vita Donatiana: Aeneida prosa prius Vesta risulta anche da uno scifo di
oratione formatam digestamque in XII Macron, pittore ceramista del V sec.
libros particulatim componere instituit a. Cl'. Si noti che anche dal tempio
prout liberet quidque et nihi! in ordi- di Vesta (cf. n. vv. 296 s.) erano state
nem arripiens. ut ne quid impetum portate via tutte le cose sacre (cf.
moraretur quaedam inperfecta trans- vv. 296 s. 319 ss. 351 s.); perciò non si
misit ([Sum.-] DON., pp. 59 s., 16 ss. può muovere ad Enea l'accusa, come
Reiff. == Vitae Vergil., p. 6, 83 ss. Br.). fa Pucc., di aver avuto l'intenzione
Ancora recentemente Pucc. non ha ri- di uccidere proprio in un luogo sacro
conosciuto la paternità virgiliana del Elena. D'altronde osserva GERLOFF (p.
passo, fondandosi soprattutto su una 38 dell' o. c. nella n. vv. 567-88) che Ve-
contraddizione che egli scorge tra i sta non poteva proteggere quella don-
vv. 569 s. e i vv. 632 s., perché, mentre na che era stata la prima causa della
nei prÌ/ni Enea è rappresentato vagano rovina di Troia e dei suoi templi (cf.
te tra le rovine di Troia, ai vv. 632 s. Troiae et patriae communis Erinys v.
«Enea dice di discendere dal tetto 573). - limina: la parte per il tutto
della reggia ». Ma si noti che descendo (cf. v. 321), come !'ital. «soglie ». -
del v. 632 indica che l'eroe discerzde servantem: non nel senso originario
dalla rocca, dove era il tempio di Vesta di· «custodire» (VI 575: facies quae
e giunge presso la sua casa (v. 634), limina servet; ROR., ep. I 5, 31: atria
situata nella parte bassa della città, irz servantem... c!ierztem), né in quello di
luogo appartato (cf. vv. 300. 321). Per « abitare », «occupare stabilmente un
un esame dettagliato dell'episodio di luogo» (VI 402: licet patrui servet Pro-
Elena e delle varie tesi, fino al 1903 serpina limen. georg. IV 383: siIvas...
cf. L GERLOFF, Virzdiciae Vergilianae. flumina servant [sciI. Nympluze]. 458 s.:
ENEIDE II 175

Tyndarida asplCW; dal1t clara incendia lucem


erranti passimque oculos per cuncta ferenti. 57()
Illa sibi infestos eversa ab Pergama Teucros
et Dal1aWn poenam et deserti coniugis iras
praemetuens, Troiae et patriae communis Eril1Ys,
abdiderat sese atque aris invisa sedebat.

hydrum... / servantem ripas), ma col 573. praemetuens: «temendo» che


valore generico di « stare» (cf. sedere le piombassero addosso (sibi V. 571).
vv. 517. 574). - tacitam: con la forte Praemetuere è raro e suggerisce non
collocazione in cesura, esprime quanta solo l'idea della paura, ma anche quel-
accortezza usi Elena nel celarsi alla la accessoria di dover prendere oppor-
vista di tutti, idea accentuata da secre- tune precauzioni contro un male in-
ta e latentem. combente, di cui si prevedono (cf. il
569. Tyndarida: patronimico, detto pref. prae-) le conseguenze. Cf. an-
di Elena, figlia di Tindaro e di Leda che CAES., b. G. VII 49, 1; PHAEDR., I
(STESICH., fr. 17 Die.; HYG., f. 77 s.), ma 16, 4. - Troiae ,.., Erinys: cf. SEN., Ag.
il vero padre di Elena era Zeus (cf. Il. 273 s.: Helenae... / quae Europam et
III 426), accostatosi a Leda in figura Asiam paribus adflixit malis. Lo stesso
di cigno; cf. K. KERÉNYI, Die Geburt appellativo Erinys «flagello », in senso
der H elena, Zi.irich 1945. Per Tynda- traslato (cf. pure n. V. 337), è dato ad
rida, traslitterazione del gr. TU\loa:ptoa:, Elena in AESCll., Ag. 749: wI-Vp611),a:u'toç
cf. n. v. 122. - aspicio: preso storico, 'Epwuç; EUR., Or. 1388 s.: !;,EC"'tW'l 'l'EPY&'\..IW'I
come di frequente si trova dopo il 'A'I'o),),w'Itw'I/ ÈpWU'l; ENN., scen. 71 Vah.':
CUln (inversum' (v. 567). Cf. anche n. Lacedaemonia mulier, furiarUln una;
V. 323. - dant ,.., lucem: la stessa esso è riferito a Medea in VAL. FL., VIII
immagine in Dv., met. Il 331 s.: incen· 396. Dal confronto col brano citato
dia lumen / praebebant. Cf. anche vv. di Eschilo, Uss.', p. XXXIX, pensa che
310 sS. si possa stabilire, per il motivo della
570. erranti ,.., ferenti (scii. mihi): i u~p,ç, un parallelismo etico-religioso
due part., a principio e a fine di «parziale e soltanto formale» tra E-
verso, e la geminazione passim / per schilo e Virgilio, avendo quest'ultimo
cuncta richiamano l'attenzione su subito l'influsso dello stoicismo. -
Enea che, disceso dal tetto della reg- Troiae et patriae: dato di svantaggio
gia (cf. n. vV. 567-88, fine), si aggira retti da communis, che bene GRAN.
di qua e di là, volgendo gli occhi in rende con l'avv. «al tempo istesso ».
tutte le direzioni, non tanto per paura 574. abdiderat sese: riprende laten-
di un eventuale assalto, quanto per tem V. 568. - aris (= ad aras) ,.., se-
cercare ja via migliore che conduca debat: «sebbene invisa alle are, ac-
dai suoi. canto ad esse sedeva ». Per la figura di
571. sibi: unito a praemetuens V. 573. Elena t1lÉ't,ç, cf. n. vv. 516 S. Si noti
- infestos: riferito a persone, mentre che aris &.'1'0 1I0WOU è riferito a invisa
più comunemente si usa per arma, e a sedebat e che l'attrib. ha valore
exercitus, signa, tela. Anche Deifobo concessivo. Altri intendono «odiosa»
racconta che Elena contribui alla ca- ai Greci e ai Troiani, ma tale concetto
duta di Troia (VI 517 ss.). - Pergama: è insistentemente ripetuto ai VV. 571-3.
cf. n. v. 177. Allo stesso modo si avrebbe una ripe-
572. Danaum (-orum cf. n. V. 14)... tizione, dando a invisa il senso raro di
coniugis (i. e. Menelai): per i due «non vista », dopo latentem V. 568 e
genit. sogg., cf. n. vv. 435 s. abdiderat; d'altronde sarebbe strano
176 VIRGILIO

Exarsere ignes animo; subit ira cadentem 575


ulcisci patriam et sceleratas sumere poenas.
tScilicet haec Spartam incolumis patriasque Mycen,as
aspiciet partoque ibit regina triumpho
coniugiumque domumque, patres natosque videbit,
Iliadum turba et Phrygiis comitata ministris? 580

- osserva PA. - rappresentare Elena pliando il pensiero di LAD., non ci sem-


come « non vista ", proprio nel momen- bra da accogliere « giacché - scrive
to in cui essa viene scorta da Enea. GIO. - lo stato d'animo di Enea è
575 s. exarsere (-erunt cf. n. v. 1) troppo violentemente eccitato per far-
- animo: pro vulgari t animus ira gli pensare alle conseguenze religiose
exarsit' HEY. Per ignis, usato metafo- dell'atto, che forse compirebbe, se non
ricamente nell'accezione di « furore ", gli fosse impedito da Venere".
« sdegno", cf. VII 577. - subit: in 577-80. Questi versi sono pervasi di
senso assoluto, cf. vv. 560. 562. II preso amarezza e indignazione, come le pa-
esprime il moto di riflessione dopo role di Agamennone in ENN., seen.
l'impulso istantaneo contenuto nel perf. 226 S. Vah.': pro malefaetis Helena re-
exarsere. - cadentem ... patriam: la dea t, virgo pereat im1Oeens? / tua re-
stessa espressione in SIL., XIII 377. _ concilietur uxor, mea necetur filia? Cf.
ulcisci... sumere: inf. dipendenti da GERLOI'F, p. 30 dell'o. e. nella n. vv. 567-
ira, implicante il concetto di un vio- 88. - scilicet: cf. n. v. 424. - pa-
lento e feroce desiderio di vendetta, triasque Mycenas: amplificazione di
che sorge improvviso nell'animo di E- Spartam e riferito alla Grecia tutta,
nea alla vista di Elena. Per l'uso del- come a v. 25. - aspiciet... ibit ... vide-
l'inf., in luogo del genmdio, cf. n. vv. bit: futuro ... utuntur Graeci et Romani,
lO S. - sceleratas - poenas: « di far si indignaburuli interrogant de rebus,
vendetta del delitto", personificato nel- quas vei nolunt fieri, vei non putant
l'ambigua figura di Elena, Troiae et pa- futuras esse FORB. - parto - trium-
triae conmumis Erinys v. 573. Cf. WUN.: pho: « e procederà trionfalmente in
sceleratas... poenas :=: poenas seeIeris atteggiamento di regina ». Virgilio, con
(genit. ogg.) e il v. 103 per la locuzione audace anacronismo, trasferisce ai tem-
sumere poenas. Tale interpretazione è pi omerici un'usanza tipica dei Ro-
accolta non solo da SABB.) e ALL., ma mani. FORB. richiama STAT., Theb. II
anche da CON., il quale accetta anche 362: geminas ibis regina per urbis. -
quella, di senso analogo, prospettata coniugiumque: il -que, come quello di
precedentemente da BEY. (sceleratas... partoque, serve a collegare le propo-
poenas :=: poenas a seeIerata femina sizioni. L'astratto eoniugium è usato
« di far vendetta di quella donna scia- per il concreto eoniugem anche a III
gurata ,,). Del tutto diversamente Goss.: 296 XI 270. - patres: parentes; cf.
seeIeratae poenae sunt eae, quibus no- soeeros v. 457. L'uso non è infrequen-
liti/nseeIus eommittitur; quamquam te, come nota LOFs.', p. 69. Si è però
enim iusttlm et pium erat patriae in- osservato che Leda, la madre di Elena,
tereuntis ab noxia poenas repetere, ta- è già morta (cf. Od. XI 298), ma il
men seeIus erat 111ulierem inermem et termine è generico ed enfatico, e si
eognatam oecidere et ante aras; ma riferisce alle gioie della vita familiare,
questa interpretazione, anche se non allo stesso modo di natos che in realtà
comporta contraddizione tra i vv. 575 s. corrisponde a natam: Elena aveva so-
e 585-7, come chiarisce N. L. BATCH, in lo una figlia, Ermione (cf. Od. IV
Ciass. Philol. UV (1959), pp. 255-7, am- 12 ss.) e, soltanto dopo il ritorno da
ENEIDE l [ 177

occiderit ferro Priamus? Troia arserit igni?


Dardaniwn totiens sudarit sanguine litus?
Non ita. Namque etsi nullum memorabile nomen
femirlca in pocna est, 'wc habet victoria laudem,

Troia, cbbc un secondo figlio, Nicostra- la forza espressiva della prima.


to (ApOLLOll., III 11, 1); anche in CIC., nullum: nega piu efficacemente del
provo 14, 35, l'unica figlia di Ce- semplice 11011: cf. IV 232. 272 VI 405 X
sare è indicata con liberos. In LIV., I 592 XII 405. - nomen: gloria, cf. IV
23, 1 ricorre la stessa locuzione patres 94, dove il termine, pure in fin di verso,
natosque. - turba... comitata: la stes- è preceduto, come qui, da memorabile e
sa espressione nell'iscrizione sepo1crale XI 688.
di Satala, in Armenia (CIL III suppI. 584. feminea in poena: est 'in fe-
6744: cf. 418, 1 CE Blich.). - Phrygiis minae poel1a', qua femina affieitur.
(= Troianis cf. n. v. 68)... ministris: Adieetiva enim in -eus, qUll1n et forma
Troianis captivis illi (scil. Helenae) in et signifieatione proxime ad genitivum
servitium addictis Hm. - comitata: aeeedant (cf. 'meus' et 'mei '), pos-
parto pcrf. dep. con significato passivo; slmt viees genitivi sustil1ere et subiee-
cf. n. vv. 180-3. Per l'ellissi della prep., tivi, cf. V. 543, et obieetivi, ut h. l. et
dovuta - osserva ALL. - al fatto che VIII 287 s.: laudes / Hereuleas Gass.
la persona è considerata come stru- Cf. anche VI 395: Tartareum... eusto-
mento e non come agente, cf. I 312: dem, dove l'agg. ha pure il valore di
uno... comitatus Adiate. gen. ogg. - nec - laudem: ugualmen-
581 S. occiderit (da oeddo) ... arserit... te Arnmte a XI 791 S. (mihi eetera lau-
sudarit: i tre fut. anteriori sono coor- dem / faeta ferent) è convinto che
dinati con i fut. semplici aspiciet... l'uccisione di Camilla non gli appor-
ibit... videbit vv. 578 s. ed enunciano terà a1cuna gloria; lzabet lzaee è la lez.
antiteticamente le cause della vittoria dei codd., ma quasi tutti gli edd. dànno
e del trionfo di Elena. Cf. WUN.: indi- nee habet, che è anche di SADD.! La
g7Umtes rem futuram futuro utuntur perifrasi habet... laudem sta per lau-
et futuro exaeto, ita ut indignationis, datur, perché habere con un sosto
futuro signifieatae, eausam afferat fu- verbale corrisponde al passivo del
turum exaetum; vid. IV 590 s.: pro verbo da cui deriva il sosto stesso.
Juppiter! ibit / !lie, ait, et nostris 585-7. « Nell'Eneide, Enea nutre pen-
inluserit advena regnis? Si noti l'effi- sieri di odio verso Elena, che ha por-
cace parallelismo: oeciderit ferro ... tato Troia alla distruzione; piu tardi
arserit igni... sudarit sanguine. - Dar- Didone, innamorata di Enea, quando
danium: Troianum cf. n. vv. 281-6. - egli l'abbandona, ne parla con odio
sudarit - litus: l'abI. sanguine, come (IV 604-6). In tutti e due i casi, sia
in ENN., seen. 181 Vah.': aes sonit, quando Enea pensa di una donna, sia
franguntur hastae, terra sudat san- quando un'altra donna parla di lui,
guine, esprime l'orrore suscitato dalla come in nessun altro passo di Virgilio,
visione del sangue che bagna il lido in l'odio è espresso con grande intensità
tutta la sua estensione. Cf. anche gli e profusione di suoni sibilanti, s, ss
csempi citati da FORD.: LUCR., V 1129: e x... Questa volta non si insiste sul
sanguine sudent; SIL., II 455: sudabi- procedimento attraverso il quale ven-
tis, arma, cruore. XIII 73: sanguine nero creati i versi, ma sull'effetto pro-
slldatllm. dotto dai versi finiti, che dipende in
583. non ita: gr. OV lif}..a:. - namque: parte dalla somiglianza dei suoni»
ha inizio la seconda parte del solilo- KNIG.', pp. 356 s. - exstinxisse... et
quio, la quale non ha la chiarezza e sumpsisse... laudabor: laudabor quod
178 VIRGILIO

exstil1xisse l1efas tamel1 et swnpsisse merel1tis 585


laudabor poel1as al1imumque explesse iuvabit
ultricis famae et cil1eres satiasse meorum. '
Talia iactabam et furiata mel1te ferebar,
cum mihi se, non ante oculis tam clara, videndam

(ovvero qui) exstinxerim et sumpserim. prendere non equivalente a lI11mes, ma


Cf. PERS., I 86 s.: doctas posuisse fi- in senso proprio; la morte di Elena,
guras / laudatur. Per PA. laudabor == piu dea che donna, sebbene infesta,
cum laude dicar. - nefas: feminam in qualche modo varrà il sacrificio
llefariam; l'astratto per il concreto, co- espiatorio che s'offriva sulla tomba»
me in gr. OÀEOpOç. Analogo uso di nefas GRAN. - meorum: nella stessa posi-
in Luc., I 626 VI 695 VII 170. - zione a v. 431.
sumpsisse merentis (scii. feminae, gen. 588. talia iactabam: cf. I 102: talia
ogg.) ... poenas: « di aver fatto vendet- iactanti. Qui iactare (== animo volvere)
ta di una donna meritevole », cioè col- implica il concetto di una grande agi·
pevole. Secondo L\D., l'espressione poe- tazione, che impedisce alla mente di
nas sumere alicuius, molto rara, sta fermarsi su un punto preciso. - fu-
in luogo di poenas capere de aliquo. riata - ferebar (scii. in Tyndarida):
Invece CON. e PA., per il confronto « mi lasciavo trasportare. dall'animo in·
con sceleratas sumere poenas v. 576, furiato» contro la Tindaride; cf. n.
considerano merentis accuso plur. == vv. 302 s. Analogamente a IV 376: heu
meritas, ma il senso non muta. - ani- furiis incensa feror. - furiata mente:
mum meorum: « mi sarà dolce ricorre anche a V. 407. Cf. V. USSANI jr,
l'aver ricolmato l'animo mio della glo- Insomnia, Roma, A. Signorelli, 1955, pp.
ria (lode) che vien dalla vendetta e 13 s. 43. 73 e perticolarmente: «L'e-
d'aver cosi contentato le ombre dei spressione... è propria della poesia:
miei »: cosi traduce SAnn. 3, il quale ac- non è ipotesi da escludere per intero
costa explesse, seguito dal genit. ultri- che Virgilio abbia avuto presente il
cis poenae (== ultionis famae, ultionis luogo di Sallustio (ep. II 12, 6: insom-
laudis), a implere di I 215: implentur niis exercitus, furibundus atque amens
veteris Bacchi pinguisque ferinae. Lo alierzata mente feraris), pur sostituen-
stesso accostamento fanno Fonn., Gass. do con tocco di poeta e di artista
e PA., i quali però, in luogo di famae, un'espressione che sembra esser suo
che è lectio difJicilior e quasi gene- conio a quella sallustiana» ibid., p. 13.
ralmente accolta, accettano la conget-
tura flammae, di HEY., dando al ter- 589-633. Improvvisamente ad Enea, il
mine il valore traslato, come a IV quale medita la vendetta su Elena, in
23. 66 VII 356, in tal modo illustrato uno sfolgorio di luci, appare la lumi-
da PAS.: « trattandosi di vendetta, è nosa figura di Venere che lo rimpro-
tanto piu opportuna l'immagine, in vera di aver abbandonato i suoi cari
quanto che le furie ultrici agitavano e gli conferma, dopo la rivelazione di
appunto con le fiamme gli spiriti ». - Ettore (vv. 291 s.), l'ineluttabilità della
cineres _ meorum: mortuortlln erzim rovina di Troia: non Elena, ma il vo-
animi cupiurzt placari morte eius, qui lere avverso degli dèi (v. 602: divom
mortis caussa fuit, et eius sibi de- inclementia, divom) ha causato la di-
posczwt sangzLÌnem Gass., che ricorda struziOl'ze della città. E la dea mostra
SIL., IV 735: patrias satiabis caedibus al figlio la furia spaventosa dei numi,
umbras. L'unione di satiare ed explere intenti ad appagare la sete di vendetta
non è infrequente: cf. Luc., III 1004; sull'infelice città, che crolla fra sini-
CIC., seno 14, 47. - cineres: « è da stri bagliori di incendi e fragori di
ENEIDE II 179

obtulit et pura per noctem in luce refulsit 590


alma parens, confessa deam qualisque videri
caelicolis et quanta solet, dextraque prehensum
continuit roseoque haec insuper addidit ore:

schianti, come un rovere gigantesco il dunque da riferire al tempo che im-


quale si abbatte sotto i colpi, risonanti mediatamente precede, non già a tutto
da lontano e sempre pilt incalzanti, il tempo anteriore". Ma qui il poeta,
delle scuri. « Bella - osserva BIG. - attraverso un'espressione generica, pro-
questa visione di grandi, terribili for- pria dell'epica, senza particolari deter-
me divine che, invisibili agli occhi minazioni di tempo, allude soprattutto
umani, diroccano la città avvolta dal- alla luminosità del volto di Venere che
l'incendio. Troia, la gran madre di anche altre volte è apparsa al figlio
Ronza, distrutta dai Greci, appare cosi, quale dea (cf. Il. V 311 ss.); in questo
per l'alta fantasia del poeta romano, momento è il suo splendore che col-
non già vinta da 1m popolo che i pisce più di tutto gli occhi di Enea
Ronzani sottometteranno, i Greci, ma (oculis in cesura). - videndam: ut vi-
vittima di una maledizione divina, che deretur. - pura - luce: l'allitterazio-
si è placata ormai, giacché quest'arden- ne e l'efficace accostamento delle pa-
te olocausto della magnifica città mar- role mettono in rilievo il contrasto tra
tire ha conciliato il cielo e la terra, le ombre della notte e la luce che la
ed è stato patto della futura grandezza dea irradia. - pura... in luce: « in
di Roma". tutta la sua luce» PASC, Cf. SERV.: in
nimbo, qui cum nwninibus semper
589 s. cum: « quand'ecco", come a est e n. v. 616. - per noctem: cf. n.
v. 567. Alcuni mss. secondari dànno vv. 254 s. - refulsit: lo stesso verbo,
tum, il quale, osserva CON., sarebbe anche in fin di verso, a I 402, dove
preferibile, se i vv. 567-88 fossero rite- PA. osserva che il composto refulsit è
nuti interpolati. - se... obtulit: ana- riferito, come a I 588 VI 204 e qui,
loga espressione per l'apparizione di a qualche cosa che brilla su uno sfon-
Afrodite al figlio, sotto aspetto mortale, do oscuro o nelle tenebre. Un'altra ap-
a I 314: cui mater... sese tulit obvia. parizione della stessa dea è cosi indi-
Il perf. obtulit è retto dal cum 'in- cata a VIII 608 s.: aetherios inter...
versum' del v. prec., dopo il quale nimbos / '" aderat.
ricorre anche il preso storico (cf. nn. 591-3. alma: riferito a Venere anche
vv. 323. 569). L'apparizione della dea in LUCR., I 2 e HOI~., c. IV 15, 31 s. -
- osserva l'ALLAIN, in ~t. class, XVII confessa deam (sciI. se esse): «mani-
(1949), pp. 331 s. ~ non è altro che festandosi dea». Cf. DAN.: divino ha-
« le prolongement organique" di quel- bitu; quia in primo [v. 319] venatricis
la di Ettore, la quale era stata solo habitu se obtulerat. Venere qui non si
un monito; questa invece rivela ad manifesta mediante segni particolari,
Enea, con estrema chiarezza, la realtà come in Il. III 396 s.: ML /l' wc; OV\I
delle cose, perché è solo ora « que le É\l6'l]O"E OEaC; 'ltEptM)"),,Éa. OEwh\l / o"'tnOEri O'
héros prend conscience de tout ce qui L[J.Ep6E\I'ta. xa.t o[J.[J.a.'ta. [J.CXPI~CXLPO\l'tCX, ma in
authentifie les paroles d'Hector, et tutta la divina maestà. CON. richiama
qu'il comprend et accepte sa mission Dv., met. III 1 s.: deus... / se COIl-
sainte". - non ante: troppo limitata fessus erat. XI 264 : confessam
e priva di fondamento l'interpretazio- (scii. Thetim) amplectitur heros.
ne di PAS.: « Venere... era venuta già XII 601: fassus... deum (sciI. Delius).
prima, ma non si era ancora distin- Analogamente, di Venere che rivela la
tamente manifestata... Il non ante è divina natura, a I 405: vera illcessu
180 VIRGILIO

, Nate, quis indomitas tantus dolor excitat iras?


quid furis aut quonam nostri tibi cura recessit? 595
Non prius aspicies, ubi fessum aetate parentem

patuit dea. Per il parto perf. dep., col modo d'introdurre il discorso, dopo
valore di parto pres., cf. n. v. 422. - l'azione, cf. XI 95. 107 XII 358. L'esor-
qualis... quanta: cf. l'omerico oo"o"oç ot6ç tazione di Venere, secondo BILL., p. 22,
'tE, detto di Achille a Il. XXIV 630. Giu- comprende le seguenti parti: llOnestum
sta la chiosa di DAN.: qualitas et quan- VV. 594 s., utile vv. 598-600, iustum vV.
titas hoc loco ad pulchritudinem per- 601-18, iucundum v. 619.
tinet; PA. osserva che gli dèi e gli 594. quis - iras: «qual si profondo do-
eroi antichi sono caratterizzati da una lore muove in te fIero sdegno? ". - quis:
bellezza e grandezza superiori a quelle non nulli admirantis volmzt esse, non in-
dei comuni mortali. La dizione, rife- terrogantis DAN. Meglio Gass.: magnum
rita pure a divinità in Ov., met. III esse dolorem VemlS videt, quaerit quis
284 e l'm., III 6, 23, designa a III 641 si t, ma l'interrogazione è retorica, per-
la mole gigantesca di Polifemo. - vi- ché Venere conosce il motivo del do-
deri: per l'uso passivo cf. n. vv. 460-2. lore di Enea, come l'etide in Il. I 362,
PAS., pur propendendo per tale signi- già citato, sa la causa del dolore di
ficato, non esclude che qui videri val- Achille. ~ indomitas: con valore pro-
ga «apparire", «presentarsi". - cae- lettico = ita ut indomitae sint. Si noti
licolis: dato d'agente. Il termine è di l'accostamento di indomitas e tantus. -
fattura enniana (ann. 491 Vah.2). - iras: nel senso di ignes (cf. V. 575)
dextra... prehensum (scil. me) conti- « sdegno", «furore".
uuit: cf. SERV.: ea corporis parte qua 595. quid furis: furar est virum for-
IIelenae ictum minabitur. Il gesto di tem ruere in mulieris interitum SERV.;
Venere richiama assai da vicino quello SAIlIl.' richiama furiata mente V. 588. -
di Pallade che in Il. I 193 S. interviene aut - recessit: cf. georg. IV 324 s.:
per frenare l'ira di Achille. Il com- aut qua tibi nostri / pulsus amor? -
posto continuit, piu espressivo di re- nostri: da riferire non a Venere sin-
tinuit, include, oltre all'idea di «trat- golarmente, come pensano PA. e CAR.,
tenere", quella di «calmare", «mode- p. 199, ma a tutta la famiglia di An-
rare »: perciò con PASco si può ricor- chise (cf. vV. 596-8), alla quale Venere
dare la delicata e mesta figura ma- si sente d'appartenere (cf. I 251 s.:
terna di l'etiele che accarezza Achille, unius ob iram / pradimur): essa di-
chiamandolo col dolce nome di 'tÉx"ov mentica per un istante la natura di-
(Il. I 361 s.), come qui, al V. S. e a vina, per considerarsi parte della fa-
V. 619 Venere usa nate. - roseo... ore: miglia infelice, che ora Enea sembra
la stessa locuzione (cf. I 402: rosea trascurare (cf. SERV.: et hoc Iaea, ut
cervice, riferita pure a Venere) è detta solet, unanl se de Aerzeae familia facit).
di Iride a IX 5, dell'Aurora in OV., Troppo estesa, anche se suggestiva,
met. VII 705. Anche altrove Venere l'interpretazione dell' ALLAIN, il quale,
cerca di attuare i suoi disegni per ampliando le conclusioni di KNIG. 1, p.
mezzo della dolcezza: cf. I 227 ss. (im- 66, riferisce il nostri alla famiglia di-
plora l'aiuto di Zeus per Enea), VIII vina di Venere, oltre che a quella
370 ss. (persuade Vulcano a foggiare le umana (Ét. c/ass. XVII [1949], p. 193).
armi per l'eroe). - roseo: « il t6cco - tibi - recessit: l'espressione ricor-
di bellezza di questo aggettivo, in que- re nell'iscrizione sepolcrale della Chie-
sto quadro di strage, giova a rendere sa di S. Maria Maggiore a Roma (CIL
sensibile la divinità serena dei Numi, VI 17050: cf. 1301, 7 CE BUch.).
in confronto con il dolore umano" 596-8: non - puer: si ricordino le
BIG. - haec - addidit: per analogo parole di Veturia al figlio Coriolano:
ENEIDE Il 181

liqueris Anchisen, superet coniunxne Creusa


Ascaniusque puer? quos omnis undique Graiae
circum errant acies et, ni mea cura resistat,
iam flammae tulerint, inimicus et hauserit ensis. 600
Non tibi Tyndaridis facies invisa Lacaenae
culpatusve Paris, divom inclcmentia, divom,
has evertit opes sternitque a culmine Troiam.

non... succurrit 'intra illa moenia do- risce il voluto accostamento omnis Ul!-
mus ac penates 71lei sunt, 71later, co- dique, che, accentuando il numero del-
niunx liberique '? LIV., II 40, 7. ~ non: le Graiae acies, concorre a ingrandire
Cll1n futuro pro I nonne', est acriter il pericolo. - Graiae: cf. n. vv. 147-51.
quaerentis et quasi exhortantis Goss., 599 S. circum errant: mire, quasi
il quale richiama CIC., fam. V 14, 2: quaerente's DAN. - ni - ensis: questa
tu solus aperta non videbis, qui prop- forma di per. ipot. della possibilità,
ter acumen occultissima perspicis? - in luogo di quella regolare dell'impos-
prius: sciI. quam Helenam occidas. - sibilità, conferisce al passo maggiore
aspicies: circumspiciens, come a georg. vivacità e rende più forte la preoccu-
IV 2. La delicatezza, soffusa di affet- pazione di Enea per i suoi (col III
tuoso rimprovero, con la quale Venere tipo si darebbe come effettuato in pie-
raccomanda al figlio le sorti dei fa- no l'intervento di Venere e quindi scon-
miliari affacciatisi alla mente di Enea giurato il pericolo): infatti, mentre il
ai VV. 560 ss., è ben espressa dal fut.: cf. preso resistat esprime che il pericolo
n. v. 547. - fessum - parentem: CON. dura, i perf. tulerint e hauserit indi-
richiama aevo gravior VV. 435 s., detto cano come già quasi avverate le con-
di Ifito. Per fessu71l cf. n. vv. 108 s. - seguenze del pericolo stesso. Per casi
Anchisen: cf. n. v. 122. - superet: analoghi cf. I 58 S. VI 92 sS. XI 912 sS.
superstes sit SAnn.! Cf. III 339: su- - tulerint: abstuleritlt, come a V. 555.
peratne et vescitur aura...? L'uso di - et: iperbato. - hauserit: transfìxe-
superare, in tale accezione (cf. anche rit SAnn.3; detto della spada, che, tra-
v. 643), ricorre' pure in prosa: CAES., figgendo, beve il sangue (cf. gr. ù/jJuercTEL\I
b. G. VI 19, 2: uter eortlm vita supe- di Il. XIII 508 XIV 517), « il traslato
raverit (= superstes fuerit). - co- haurio = /I trafiggo", è riduzione les-
niunxne: la trasposizione dell'enclitica sicale prosastica e sorda dell'origina-
(invece di superetne coniunx) conferi- rio /I attingo, bevo", condotta sulla
sce enfasi all'emistichio, richiamando scorta di imitazioni in prosatori augu-
l'attenzione sulla figura della moglie stei o di poco posteriori» C. DEL GRAN-
di Enea. - Creiisa; cf. n. vv. 562 s. - DE, Filologia minore, Milano - Napoli,
Ascanius: cf. n. vV. 562 s. - puer: Ricciardi, 1956, p. 260. Immagini ana-
fìlius SERV.; questo termine affettivo (cf. loghe, non solo in poesia (X 314; LUCR.,
gr. 7tGtic;) ricorre spesso: cf. IV 94; V 1324 s.; Ov., met. VIII 371. 439 s.;
PLAUT., Amp1l. 1124: ROR.. c. I 12, 25. Luc., X 387), ma anche in prosa (LIV.,
19, 2. 32, lO IV 6, 37. a. p. 185. Qui VII lO, lO; TAC., hìst. I 41, 3). - ensis:
esso, col mettere in rilievo la debolez- cf. n. V. 393.
za della tenera età, suscita profondo 601-3. non - Troiam: anche in al-
patTlOs (cf. MACR., IV 3, 3). - omnis cuni passi omerici, discussi dal DEL
(-es cf. n. vv. 19 s.): ALL. e Uss. 2 lo GRANDE, ibid., pp. 21 ss., e che hanno
riferiscono a quos; meglio, con Pucc. e lasciato traccia nei tragici greci (cf.
la maggior parte degli altri moderni, REIN., pp. 50 S. e USS.2, pp. XXXVIII s.),
riferirlo a acies del v. s., come sugge- gli dèi sono responsabili delle azioni
182 VIRGILIO

Aspice (namque omnem, quae nunc obducta tuenti


mortalis hebetat visus tibi et umida circum 605
caIigat, nubem eripiam; tu ne qua parentis
iussa time neu praeceptis parere recusa):

e delle vicende umane: cf. Il. III 164: popolare". Per l'espressione cf. STAT.,
00 ,!;L I~Ot a;t,!;L'!] Ea'a'L, OEOL 'VV llot a;htOL da't'V si/v. I 4, 50: gravis inclementia tati.
(Priamo si rifiuta di attribuire a Elena Per divom cf. anche n. vv. 268 S. -
la colpa della guerra); ibid. XIX 86-9: sternit - Troiam: cf. CER.: voces 'cui·
EYW o' ovx a;ht6ç Etllt, / aÀÀ&. ZEVç xa;L men' et 'sterno' Cll1n studio quaesi·
Morpa; xa;L 'ÌjEPorpOr'!;tç 'Epwvç, / ot '!;E IlOt tae oppositione quadam. Urbs, quae
d'V ayoPU ,OPEa't'V EllPa;Ào'V aypto'V a'!;'!]'V, / eximia altitudine, strata iam, et aequa-
nlla;,!;t '!;(ii o'!;' 'AxtÀÀfioç YEpa;ç whòç a1t'!]vpwJ ta humi. - a culmine: cf. n. V. 290.
(Agamennone riconosce di aver offeso 604-7. aspice: tt affina la vista", t( os-
Achille, ma rigetta la colpa su Zeus serva", connesso con hic v. 608. Cf.
e gli altri dèi); Od. XI 558-60: OVOE '"nç DAN.: et bene subdistinguit, quia non
aÀÀoç / a;t'!;toç, aÀÀa ZEVç l;.a;'Va;w'V a''!;pa;'!;ò'V solum dicitur, sed etiam maml signi-
a;tXll,!]'!;u-W'V / Ex1tU-yÀWç ExOa;tPE, ,!;EL'V o' É1tL ticatur. Questo espediente scenico ri-
IlOrpa;'V ite1]XE'V (Odisseo, per placare l'a- chiama l'attenzione di Enea, i cui oc-
nima di Aiace Telamonio, incolpa Zeus chi mortali, nella immensa confusione
della triste sorte toccata all'eroe). Op· delle idee, lottano con l'oscurità della
portunamente ROST.: «Si noti come, nel notte. - namque: nella stessa posi·
difendere Elena, Venere difenda la sua zione a I 65, introduce, come a V. 67,
più appassionata adoratrice, il simbo- la spiegazione del concetto precedente.
lo .delle eterne seduzioni della bellezza - omnem - eripiam: si tratta di
e dell'amore. Del resto, nella comune quella specie di velo che, avvolgendo
leggenda, Venere (Afrodite) salvava gli occhi dci mortali, impedisce la vi-
Elena dalle vendette di Menelao". - sta degli dèi e delle loro azioni. SERVo
tibi: alcuni lo riferiscono a invisa, al· ricorda l'immagine omerica di Il. V
tri più esattamente a evertit v. 603, 127 s.: axÀÙ'V o' a;v '!;Ot ch' ò,pOa;Àllw'V EÀO'V,
intendendolo come dato etico, deno· tì 1tpt'V É1tf]E'V, / O<jlp' EV ytY'V~Jcrxuç illlE'V OEÒ'V
tante la persona profondamente inte· 'ÌjOE xa;L a'Vopa; (Atena dissipa la caligine
ressata nel fatto. - Tyndaridis (cf. n. dagli occhi di Diomede). Osserva a sua
v. 569) ... Lacaenae: Macrobio (V 17, volta BEIN., pp. 51 s., che, mentre in
16) nota la particolare tendenza di Viro Omero gli occhi di Diomede sono resi
gilio all'uso dei nomi greci. L'epiteto tali da poter distinguere nel combatti-
Lacaenae è prevalentemente poetico. - mento gli dèi dagli uomini, in Virgilio
facies: pulchritudo SERVo - culpatus: invece - e proprio qui consiste la
« biasimabile". Osserva KNIG. 2, p. 144: grandiosità dell'immagine - Enea è
« Virgilio... ha qualche leggera atte- invitato da Venere ad osservare atten-
nuante nel vecchio uso latino che qual· tamente tre divinità in tutta la loro
che volta colorava di un significato forza e potenza distmttrice: Poseido-
genmdivo il participio passato, cosi da ne, Era, Pallade, che il padre stesso
suggerire l'idea della necessità, non degli dèi, Zeus, aizza contro i Troiani.
soltanto quella del fatto compiuto". - Analogamente, ibid. XV 668 s., Atena
divom - divom (-orli/n cf. n. v. 14): sgombra la nebbia dagli occhi dei Tro-
l'asindeto e la ripetizione accentuano iani e, ibid. XX 341 ss., Nettuno dagli
il concetto dell'ostilità degli dèi (cf. n. occhi di Achille. - tuenti: cf. n. VV.
vv. 199-233), « Virgilio - cosi Uss. 2, p. 185-8'. - mortalis (-es cf. n. vv. 19 s.).
XXXVIII - ... sembra fare, come altre - hebetat: «offusca", detto della lu·
volte, una concessione al determinismo ce: cf. Ov., met. V 444: alma dies
ENEIDE II 183

hic, ubi disiectas moles avolsaque saxis


saxa vides mixtoque undantem pulvere fumum,
Neptunus muros magnoque emota tridenti 610
fundamenta quatit totamque a sedibus urbem
eruit. Hic Iuno Scaeas saevissima portas

hebetarat sidera. Anche altri scrittori apocalittiche: grandiosi edifici si spac·


accennano alla debolezza dei sensi cano sgretolandosi e perfino le pietre
umani: per l'udito cf. ele., rep. VI 18, vengono divelte l'una dall'altra dalla
19: hoc sanitu appletae aures hami- furia devastatrice del nemico e dal·
lUl11'l obsurduerll1'zt; nec est ullus he- l'incendio (i due parto disiectas... avolsa
betior sensus in vobis. - visus: acu- col suono aspro, accentuato dalla fre·
los. - umida: con valore predicativo. quenza della sibilante, rappresentano
_ caligat: « fa velo", già in LUCR., in maniera impressionante lo sconnet-
III 156. - tu - recusa: Venere esorta tersi delle cose, reso più concreto dal
Enea a non temere di eseguire i suoi polyptoton saxis saxa; cf. DAN.: dicendo
comandi, che poi essa gli preciserà a 'saxis saxa' renovavit rzarrandi nza·
v. 619. Per i due imperato negativi cf. grzitlulinem). Dovunque i cumuli di ro-
n. V. 48. - ne... iussa time: veretur vine sono avvolti da ondate di fumo
enim ne inzperanti sibi fugam non che, miste alla polvere, si propagano
abtemperet SERVo - parentis: nzatris, come le onde, rendendo l'aria irrespi-
più forte di mei: in fin di verso, vuoI rabile (e ciò è reso dal susseguirsi del
suscitare maggior fiducia nel cuore di suono cupo u nel secondo emistichio
Enea. - parere: inf. retto da recusa: del v. 609, mentre undantem, con il
cf. n. V. 126. ritmo lento, dipinge il diffondersi delle
608-12. hic: serve ad introdurre la nuvole di fumo). E al di sopra gigan-
visione di Nettuno, a cui seguiranno, teggia Nettuno che col gran tridente
con ritmo concitato e quasi ossessio- scardina sin dalle fondamenta le su-
nante, quella di Giunone, introdotta perbe mura dei palazzi e dei templi
pure con hic V. 612; quella di Pallade che crollano spaventosamente (il rit-
con ianl v. 615 e infine, come comple- mo spondiaco dei vv. 610 s., la preva-
tamento, quella di Zeus con ipse... ipse lenza della o e la pesantezza di to-
vv. 617 s. « Non altrimenti - cosi FUN. 1, tamque esprimono in modo vigoroso la
p. 195 - l'ostilità superna infuria con- vastità tragica della distruzione). -
tro Troia in Trifiodoro (vv. 559 ss.): il disiectas moles: si noti il voluto acco-
cielo intero è in moto alla rovina della stamento antitetico. Disiectas ha va-
sciagurata città, Ares, Atena, Era, Po- lore predicativo, come avalsa e ll1zdan·
sidone, e Ade teme che l'ira di Zeus lem. - undantem... fumum: quia iiI
precipiti giù tutto il genere umano,,; mOd1l11l tl11darllm attollitur, ul [VIII
anche in Trifiodoro « le divinità... non 257 s.]: 'qua plurimus tmdam / funzus
guerreggiano punto le une contro l'al- agii' DAN. La stessa espressione ricorre
tre armate, avverse o favorevoli a Gre- in SEN., Tra. 20. - pulvere: est ex
ci o a Troiani, ma sono concordi in ruirzis REY. - Neptunus: detto EvOcr(·
un sol volere e in una sola azione, XOwv Il. VII 445, Èwocr('Yato~ XII 27. -
sono in persona all'opera del distrug- muros (cf. n. v. 33): quelle mura che
gere: un'Ate freme e sospinge la gente egli stesso con Apollo aveva costruite
di Priamo» ibid., p. 196. - disiectas per il re Laomedonte; non avendo ri-
_ eruit: la rappresentazione dell'opera cevuto la ricompensa pattuita, il dio
distruttrice di Nettuno, d'ispirazione divenne ostile ai Troiani, e perciò la
omerica, Il. XII 27 sS., è di rara effi- sua ira è comprensibile (cf. V 811:
cacia ed è tutta un succedersi di scene structa meis maniblls periurae moenia
184 VIRGILIO

prima tenet sociumque furens a navibus agmen


ferro accincta vocat.
ram summas arces Tritonia (respice) Pallas 615
inscdit, nimbo effulgens et Gorgone saeva.

Troiae e Il. VII 452 s.). Invece, secondo so, sembra stia a capo di esse e le
Il. XXI 446 ss., le mura di Troia furono guidi verso l'interno delle mura. Inac-
costruite solo da Posidone. - magno cettabile l'altra interpretazione, pro-
~ tridenti: cf. geo l'g. I 13: magno . spettata da Goss. (prima = princeps
percussa tridenti; SIL., III 53: saevo . deorum), perché questo concetto è in-
permota tridenti. Per l'abI. in ·i di cluso in saevissima ed anche in fu·
tridens, -ntis, cf. n. vv. 417 s. - emota... rens. - socium... agmen: cf. socia
quatit: emovet et quatit. - quatit: agmina v. 371. - socium: sibi devotum
concutit, cornmovet DAN. - totamque SERVo
a sedibus: analogamente a I 84 - emit 614. Verso incompiuto (cf. n. vv. 65 s.),
(= evertit, come a v. 5): in posizione che in alcuni mss. inferiori è cosi in·
di rilievo, alla fine del periodo e a tegrato: saevasque accendit ad iras. -
principio di verso. - Scaeas... portas: ferro accincta: l'espressione ripetuta
una delle porte di Troia, all'estremità in STAT., Tl1eb. V 281, aggiunta asinde·
occidentale della città (cf. gr. LxetL/:d ticamente a furens del v. prec., ritrae
[da o"x(XL6~ 3 = occidentale] '1tU"o:t), la con meravigliosa immagine plastica
quale conduceva al lido e al campo l'aspetto esteriore della dea. - vocat:
dei Greci. Riferisce Darete nel suo in Il. XIII 83 s., citato da HEY., Posi-
poema tradotto in latino (de excidio dane spinge a battaglia i Greci. Cf.
Troiae) che le porte di Ilio erano sei: anche ibid. 43 S. 125.
l'Antenoride, la Dardania, l'Ilia , la Ca· 615. arces: cf. n. v. 226. - Tritonia:
tumbria, la Troiana e la Scea. - sae- cf. n. vv. 171-5. - respice: Venere ri·
vissima: l'allitterazione e il susseguirsi chiama l'attenzione dell'eroe sulla figu-
degli attrib. dei vv. ss.: prima, fu- ra terrificante di Pallade, e lo invita
rens, ferro accincta, mettono in risalto a guardare attorno: si noti che il pref.
il furore di Giunone, dovuto a cause re- qui non ha valore intens., ma de·
remote: l) nella gara di bellezza Pa- terminativo di direzione.
ride l'aveva posposta a Venere (Il. 616. insedit: in senso ostile, come a
XXIV 28 s.); 2) l'assunzione in cielo di I 719. HEY. e CON. richiamano Il. V
Ganimede come coppiere di Giove in 460: ÉqJÉ?;E'tO IIEpytil-\(~ lixP'll, dove Apollo
luogo di Ebe (ibid. XX 231 ss.); 3) la siede sulla rocca per difenderla. -
previsione della distmzione di Carta- nimbo: nube divina SERV., il quale al
gine, a lei sacra, per opera di un lemma in luce v. 590 chiosa: in nimbo,
popolo discendente da Enea (I 19 ss.). qui cum numinibus semper est e a III
613. prima: « Bella è la fantasia del 587: proprie nimbus est qui deorum vel
poeta romano, per la quale nel cul- imperantiwt! capita quasi clara nebula
minar della tragedia comparisce Giu- ambire fìngitur. Quindi nimbus (gr.
none alle Porte Scee, all'ingresso della ~EqJÉ"'I]) = « aureola». Cf. IX 110 s.: l1ic
città, a lanciar fiotti di Greci in marcia, primum nova lux oculis offulsit et in·
socium agmen» FUN.', p. 197. Cf. an- gens / visus ab Aurora caelum transcur-
che HEY., Goss., CON., per i quali pri- re re nimbus, dove nimbus è la zona
ma = in urbis ingressu. Non del tutto luminosa che avvolge Cibele; X 634:
diversa la soluzione di Epp. (prima nimbo succincta (riferito a Giunone);
gr. 'ltp6I-\O:Xo~), perché, giungendo com- XII 416: obscuro facie m circll1ndata
patte dalle navi le schiere sino alla nimbo (sciI. Venus). CoN. ricorda HOR.,
porta Scea, Giunone, che è all'ingres- c. I 2, 31: nube candentis umeros
ENEIDE II 185

Ipse pater Danais animos viresque secundas


sufficit, ipse deos in Dardana suscitat arma.
Eripe, nate, fugam finemque impone labori.
Nusquam abero et tutum patrio te limine sistam. ' 620

mnictus, / augur Apollo. Anche in Ome. suevit. - Danais: cf. n. vV. 5 s. -


ro lo stesso velo, a guisa di nube, av- secundas: « che seguono », « che asse-
volge gli dèi, quando essi appaiono condano", quindi « propizie ». Secun-
in terra: cosi Apollo in Il. V dus, in origine gerundivo-aggettivo
186: VEqlÉÀl1 ElÀV[IÉVOç Wf1ouç. XV 308: (*sequondos da sequi, cf. SOM., p. 158),
ELf1Évoç C)I~O~~V vEepÉÀnv. La lez. nimbo, come blandus da blandiri, oriundus da
difesa da R. L. DUNDAIlIN, in elass. Rev. oriri, è usato col valore di parto preso
XXXIX (1925), p. 112, è accolta da quasi 618. sufficit (= subministrat, suggerit
tutti gli edd.; tuttavia SERvo riporta DAN.); trans., come a IX 802 s.: nec...
la variante limbo, che LAD. accetta e vires audet Saturnia l uno / sufficere.
giustifica, perché con questo termine, georg. II 423 s.: ipsa... tel1us... / suf-
come con il sego Gorgone, il poeta fieit umorem et gravidas... fruges. -
alluderebbe a due attributi appariscenti ipse: per l'anafora del pron. cf. n.
dell'abbigliamento e della armatura di vv. 608-12. - in Dardana (cf. n. vv.
Pallade: il lembo del peplo e la Gor- 281-6)... arma: adversus Troianos pu-
gone dell'egida (cf. n. V. 199). - Gor- gnantes HEY.
gone saeva: saeva è inteso tanto ab!. 619. eripe... fugam: fugam raptim ca-
accordato con Gorgone, quanto nomino pesse « prontamente assicllrati la fuga»
unito a Tritonia... Pal1as del V. prec. e manibus hostiwn, qui Troianis 01'11-
(cf. DAN.: aut etiam per saevam Gor- nem fugam intercipere cupiwlt Goss.
gonem fulgens, aut ipsa saeva terrore L'espressione, ardita e propria della
Gorgonis). Per la seconda interpreta- poesia, per la quale cf. Luc., V 403:
zione (saeva parallelo a effulgens cf. rapit cursus; VAL. FL., V 271: rapit...
Aus.) cf. v. 226, dove lo stesso epiteto fugam, è più forte di capere fugmn
è riferito a Pallade, detta non aequa (CAES., b. G. VII 26, 3; Dv., fast. II~
a I 479; inoltre LAD. richiama saevissi- 867) ed è variazione brachilogica di
ma riferito a luno a V. 612. Poco per- eripe te fuga DAN. Per la medesima
suasiva la prima (saeva ab!.), accetta- esortazione cf. v. 289. - nate: cf. n.
ta da CON. e Uss.' e fondata sul con- vv. 591-3. - finem - labori: vano è
fronto con Il. XV 308 s.: ~XE o' a.tyLlìa. ormai l'opporsi al volere degli dèi (cf.
Oovpw, / OE~Vi]V (scii. 'A-rt6ÀÀwv). Le Gor- v. 402). Per labor = pugna cf. v. 385;
goni erano tre: Steno, Euriale e Me- per tutta l'espresione V 463: finem im'
dusa, figlie di Forca e di Ceto, e il posuit pugnae. .
loro sguardo mutava in pietra chi le 620. nusquam abero: « ovunque sar,!
guardasse; qui si allude alla terza, al tuo fianco ». L'insistenza sull'idea di
Medusa, la cui testa, recisa da Perseo, luogo rende poziore nusquam di M'
fu posta sull'egida di Pallade (su que- rispetto a numquam di M. -:- ~utu~:
sto mito cf. HES., theog. 274 ss.; cf. n. vv. 185-8. - patrio... hmme: 1Il
AI'OLLOD., II 4, 2). limine domus paternae Uss.'. Per pa-
617. ipse pater: « Giove ». Nella stes- trio cf. n. v. 539; tuttavia l'agg. sem-
sa posizione a georg. I 328, dove MARS. bra che abbia un certo sapore amfi-
osserva: « Pater indeterminato ed iso- bologico in quanto l'espressione po-
lato ci fa sentire la voce, erompente trebbe dnche alludere al raggiungimen·
da arcani silenzi, del dio misterioso ». to della sede avita: l'Italia. - sistam:
Cf. SERV.: qui onmibus lmus esse con- cf. n. v. 245.
186 VIRGILIO

Dixerat et spissis l10ctis se condidit umbris.


Apparent dirae facies inimicaque Troiae
numina magna deum.
Tum vero omne mihi visum considere in ignis
Ilium et ex imo verti Neptunia Troia, 625

621. dixerat: cf. n. v. 152. - et: con in igne considerent. - ex imo: nello
valore di cum (inversum ': cf. n. vv. stesso senso a sedibus v. 611. Cf. l'op-
171-5. - spissis (= densis DAN.; in tal posto a culmine vv. 290. 603. - verti:
senso il termine è poetico e della pro- everti. L'uso dei verbi semplici, in luo-
sa imperiale) noctis... tunbris: cf. n. go dei composti, è proprio dei poeti.
vv. 254 s. La frequenza della sibilante Cf. I 20. - Neptunia Troia: la stessa
e il succedersi della i bene esprimono clausola a III 3. Cf. n. vv. 608-12. Dopo
il rapido e silenzioso dileguarsi della Troia, alcuni edd. pongono punto o
dea tra le tenebre, che l'avvolgono punto e virgola, ma in tal caso la
nascondendola agli occhi di Enea. - se similitudine dei vv. ss., la quale ha
condidit: senza l'idea di moto che il come secondo termine di paragone il
verbo implica a georg. I 438: sol... eum prec. verti Neptunia Troia, verrebbe
se condet in undas. introdotta in forma anacolutica.
622 s. apparent (scii. mi1zi) - deum 626-31. « La città, che crolla nell'in-
(-orwn cf. n. v. 14): «mi appaiono gli cendio, avvolta da lingue di fuoco e
orribili volti e cioè la grande potenza da turbini di fumo, è ben paragonata
degli dèi, ormai avversa ai Troiani ». - ad un annoso albero che si sbarbica
dirae facies: non 'monstra', sed 'di- e si abbatte; giacché, come l'albero
rum visum ' REY. - inimicaque: con va- frondoso, la città è madre di sempre
lore predicativo; si noti il -que esplica- nuove generazioni e nuove vite su vi-
tivo (cf. v. 51). - numina (cf. n. v. te» BIG. Alcuni notano la reminiscenza
123) - deum: la pausa data dal verso omerica (Il. IV 482-6): 6 o· ~'1 XO'lLWTL
incompiuto (cf. n. vv. 65 s.) è un breve Xellw.t 7tÈcrE'I etLyEtPOç wç, / 'il /la 't' È'I
respiro per Enea, al quale si presente- ELell'E'In It)"Eoç I-lEytiÀ.OtO 7tEqlUXU / ì,d1] , a'tap
rà tra qualche istante la visione della 'tÈ OL o~o, É7t' axpo'tti'tn 7tEqlUelcr,'1' / 'ti)'1 I-lÉ'I
rovina completa, e il distacco tra i O' apl-lel'to7t1]yòç a'li)p etWvJ'l' O',ODPtt) / É!;É'tetl-l',
due momenti è accresciuto dalla con- dove la caduta del troiano Simoesio,
trazione -wn di deum che, «nella pro- colpito dall'asta di Aiace Telamonio,
fondità del suo cupo suono - osserva è paragonata a quella di un pioppo),
KNIG. 2, p. 386 -, sembra riecheggiare ma Virgilio, anche qui, rivela la deli-
nell'eternità ». cata sensibilità di poeta della natura;
624-31. KNIG. 3, pp. 46 s., fa un accu- anzi ~ osserva pos., p. 79, a cui
rato esame ritmico di questi versi. - la similitudine sembra 'del tutto non
tum vero: «allora piu che mai »; cf. omerica' - la cosa essenziale è la
n. v. 105. - omne: ad Enea già prima , sofferenza' dell'albero. Opportunamen-
si era presentato il quadro della di- te MAZZ., p. lO, aggiunge: « Il palpito
struzione della città (vv. 363 ss.), che comune degli uomini e della natura,
ora assume un aspetto totale, ben reso gli uni e l'altra ugualmente infelici, è,
dalla collocazione enfatica dell'agg. - in codesta forma, lucreziano e virgi-
considere in ignis (-es cf. n. vv. 19 s.): liano »; REY. ricorda anche il paragone
la stessa clausola a IX 145. Nel verbo di Apollonia Rodio, che ci sembra pos-
si avverte l'idea di qualche cosa che sa avere ispirato piu direttamente Vir-
si adagia sul fondo, scomparendo !ra gilio: aì,,).,' wç 'tLç 't' ~'1 oPEcrcr, 7tE).,WpL1]
le fiamme. Gass. richiama TAC., lust. ù1jJ60, 7tEUX1], / 't'i)'1 'tE OOOLç 7tEÀ.EXEcrcr,'1 ~O'
III 33, 2: cwn omnia sacra profanaque DI-lm).,f)yet ).,m6'1'tEç / ù).,o't6I-lO' OPUI-l0LO Xet't-
ENEIDE II 187

ac veluti summis antiquam in montibus ornum


cum ferro accisam crebrisque bipennibus instant
eruere agricolae certatim, illa usque minatur
et tremefacta comam concusso vertice nutat,
volneribus donec paulatim evicta supremum 630

'l]ÀuOov, i) li' Ù1tÒ vux'tl I PL1tUOW \.1Èv 1tpG:mt interpretazione, «sovrasta », in quan-
'tLvci.O"CTE'tetL, VCT'tEpOV etihE I 1tPU\.1VÒOEV E!;ct'l'ELCTet to rappresenta l'albero che resiste in-
Xct't'l]pL'ltEV (IV 1682-6). Si confronti pure croilabile ai primi colpi e ben saldo
Il. XIII 389-91, citato da Macrobio (V erge ancora (usque) l'annoso tronco,
11, 9), e XVI 482-5, richiamato da FORB. come la vetusta Troia ha tentato di
626-8. Si ordini: ac veluti cum agri· allontanare l'avversa sorte; la seconda,
colae irzstarzt eruere ornum etc. - ac « si scrolla l>, «vacilla l>, è chiaramente
veluti... cum (gr. wç ... D'tE): « proprio espressa nel v. s.
come quando ». Nello stesso modo so- 629. tremefacta comam: «tremulo nel
no introdotte le similitudini a I 148. fogliame l>. Tremefactus, del linguag-
IV 402 s. georg. IV 170 s. Si osservi gio poetico (cf. n. v. 228), è usato con
che ac non spezza il nesso tra i due valore aggettivale (cf. n. v. 456). -
termini del paragone, ma lo accentua comam ,.;, vertice: l'allitterazione ben
maggiormente. - summis... in monti- rende il tremito della pianta. - co-
bus: cf. alto a culmirze v. 290, detto mam: accuso di relaz., retto da treme-
della città. - antiquam... ornum: cf. facta. Per la metafora coma = frons,
urbs antiqua v. 363. - montibus or· frequente sin da Omero (Od. XXIII
num: la stessa clausola a X 766; ana· 195), Goss. richiama georg. II 368 IV
logamente a IV 491 VI 182. eel. 6, 71. 137; HOR., C. IV 7, 2. Cf. anche CATUll.,
georg. II 111. - ferro... crebrisque bi- 4, 12; HOR., C. I, 21, 5 IV 3, 11. - con-
pennibus: crebris ictibus bipennium ex cusso vertice: « scrollando la cima l>.
ferro (endiadi) « dai frequenti colpi di Per concusso, parto perf. con valore
scuri taglienti ». Per ferro cf. n. vv. aoristico, ossia acronico, cf. n. vv. 108 S.
463-6; crebris... bipennibus ricorda arie- - nutat: Goss. richiama IX 681 s.:
te crebro v. 492; bipennibus ricorda lfuercus... I ... sublimi vertice rzutant;
la bipermis di Pirro v. 479. - accisam: CLAVD., idyll. 1, 32: nutat... pinus.
« intaccato l>, perché accidere vale « co- 630. volneribus: pro ictibus DAN.; cf.
minciare a tagliare l>: Goss. richiama anche v. 529. Il traslato infonde una
CAES., b. G. VI 27, 4: accidunt arbores, profonda nota di umanità, come corz-
tantum ut summa species earum stan- gel/mit V. s.; cf. n. VV. 626-31. - evicta:
timn relinquatur. - crebris ... instant... lez. di M, P, 'l', DON. nel lemma; essa
certatim: tre termini che mettono in è piu efficace della variante victa di V
rilievo lo stesso motivo, la fretta af- e, unita a paulatim, ricorre anche iJ.l
fannosa, accentuato dalla triplice sina· SIL., III 580 s.: blando... venerzo I de~l.
lefe del v. 628 (rela, timiil, lalus). - diae virtus paulatim evicta senesclt;
eruere: non nel senso di « svellere » (cf. a conferma del composto, cf. pure ibid.
V 449: radicibus eruta pinus), ma in V 507 s.: procubuit... multa devicta se·
quello di «abbattere» (cf. vv. 5. 610), curi I suffugiwl1 irzfelix miseris et irz-
che completa l'idea espressa da acci- TlOspita quercus; per gli accostamenti
samo Per l'inf., retto da instant, cf. n. cf. Uss.', p. 146. Evincere s'incontra
vv. 63 s. - minatur: aut 'eminet', ut prevalentemente nella lingua poetica e
[IV 88 s.]: 'minaeque I murorum ': aut nella prosa post-classica. - supremum:
, movetur' SERVo Preferibile la prima accuso avverbiale.

14
188 VIRGILIO

congemuit traxitque iugis avolsa ruinam.


Descendo ac ducente dea flammam inter et hostis
expedior; dant tela locum flammaeque recedunt.
Atque ubi iam patriae perventum ad limina sedis

631. congemuit traxit: i due perf., OErOV, è confermato dal v. 620: tutwn
dopo i preso inslemt ... minatur... nutat, patrio te limine sistam e soprattutto
rappresentano i tragici effetti di quel dai vv. 664 s.: hoc erat, alma parens,
·crollo, al quale essi sembrano dare una quod me per tela, per ignis / eripis.
vasta risonanza, accentuata non solo Cf. AtVEa:ç ò 't'ijç OEOU nel fr. 373 P. del Lao-
dalla doppia pausa del verso, ma an- coonte di Sofocle, presso Dionigi di
che dal cadenzato ritorno della u e Alicarnasso (I 48, 2); EUR., Tra. 948:
dalla perifrasi traxit... ruinam, più vi- 't1)V OEÒV (= Afrodite) x6Àa:1;E. Accanto a
vace e più sostenuta del semplice ruit deo di M', V', "(', la variante dea di
(per tale perifrasi cf. VV. 310. 465 s.). - M', P', V' è lectio facilior (cf. MACR.,
iugis avolsa: « divelto dai monti ». Me- III 8, 1: non nul/orum quae scientissi-
no bene iugis è unito a traxit da CON., me prolata sunt male emmtimzdo cor-
n quale richiama Ov., met. VIII, 774 ss.: mmpimus dignitatem, ut quidarn le-
labefactaque tandem / ictibus imlllme- gunt: ... ' ducente dea' ... cum ille doc-
ris adductaque funibus arbor / corruit tissime dixerit 'ducente dea ') e, secon-
et multam prostravit pondere silvam. do l' HAVET, Manuel de critique verbale
- iugis: cacuminibus monlium DAN. appliquée aux textes latins, Paris 1911,
Però J. F. HOSFOllD, in elass. Joum. IX p. 338 § 1367, è dovuta all' « élimina-
(1914), p. 398, considerando che Virgi- tion de l'élément litigieux ». Una riso-
lio . conosceva come cadono gli alberi nanza in SIL., VII 240 s.: vel/antur si-
che vengono tagliati, pensa che il ter- gna, ac diva ducente petamus / in-
mine si riferisca alla cima del frassino faustum ... campum. - inter: posposta
e non a quella delle montagne. per anastrofe. - hostis (-es cf. n. vv.
632. descendo: cf. n. vv. 567-88, fine. 19 s.): cf. n. vv. 43 S.
- ac ducente: lez. di quasi tutti i 633. expedior (con valore mediale):
codici. Le varianti adducente di "'( e expedio me, expeditwn iter habeo « mi
abducente di DON. non concordano col libero ", « mi rendo libero il cammino »;
nesso di tutto n periodo, a meno che cf. HOR., C. S. 41 ss.: cui per ardente/n
non si ponga virgola dopo deo, ma ciò sÌ/ze fraude Troiam / ... Aeneas patriae
creerebbe un asindeto non troppo op- superstes / liberum munivit iter. Goss.,
portuno. A conferma di ac ducente richiamando ROR., c. IV 4, 75 s.: curae
Uss.', p. 157, richiama SIL., VII 240 s.: sagaces / expediunl per acuta belli,
vel/antur signa, ac diva ducerzte peta- chiosa: 'expediri' est e 1Ilagl1is periculis
mus / infaustum Phrygibus Diomedis servari. - dant - locum: recedunt
nomine campum. - ducente deo: « sot- hostium tela Goss., il quale cita SIL.,
to la guida di Venere ». Deus, riferito I 465: praecipiti dant tela viam, danl
a divinità femminili, ricorre anche in signa virique; OV., fast. 799 s.: pietas
CAro ap. Cle., nato deor. I 28, 79: mor- Aeneia... / ... cui dedit ignis iter.
lalis visus pulchrior esse deo (= Auro-
ra) e OV., met. X 586: audentes deus 634-704. Enea si reca presso i suoi,
(= Fortuna) ipse iuvat. Cf. anche VII per condurli in salvo,' ma il vecchio
498, in cui deus è riferito o ad Aletto padre risponde cfze è deciso a morire
o a Giunone o alla Fortuna. Che si con la sua patria: «egli parla - os-
tratti proprio di Venere e non di serva ARN. 1, pp. 71 s. - con quel/o
« divinità» in genere, mmzen, come in- scetticismo amaro, con quel/a limita-
tende qualcuno, adducendo il gr. 'tò tezza egoistica di visuale, clze hanno
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ENEIDE II 189

antiquasque domos, genitor, quem tollere in altos 635


optabam primum montis primumque petebam,
abnegat excisa vitam producere Troia
exiliumque pati. 'Vos o, quibus integer aevi
spesso i vecchi, quando la vita è stata spalle e portar via» (cf. vv. 707 S.
loro matrigna. Non pensa Anchise che 721 ss.), perché Anchise, avendo rive-
il suo rifiuto è pena per gli altri. L'in- lato il suo connubio con Venere, era
sistenza, le lacrime di Enea, di Creusa, stato colpito da un fulmine di Zeus,
di Ascanio, la decisione del figlio di quindi era incapace di salvarsi da sé:
ritentare la disperata sorte delle armi, cf. vv. 647 ss.; h. Hom. ad Ven., 286 ss.
non lo commuovono. Enea protesta e il fr. 373 P. del Laocoonte di Sofocle,
_ non contro Anchise, per il cui pen- presso Dionigi di Alicarnasso (I 48,
siero ch'egli potesse partir senza di 2). - in altos ... montis (-es cf. n. vv.
lui, non 1w che parole di dolorosa ma- 19 s.): sul monte Ida; cf. vV. 801-4.
raviglia - ma contro gli dèi, contro L'Ida, alta catena dell'Asia Minore,
la madre. C'è nelle sue parole Wl fre- presso Troia, è ricordato piu volte in
mito di ribellione, che anche nel libro Virgilio, soprattutto per la ricchezza
dell'incendio di Troia, il libro delle dei pini: cf. V 449: Ida in magna ra-
sue pitl tragiche e umanamente pill dici bus eruta pillus. X 230: Idaeae
inesplicate esperienze, non trova ri- sacro de vertice pinus. georg. III 450:
scontri. La caparbietà di Anchise gli Idaeas... pices. - primum... primum-
appare come una maledizione degli dèi. que: predicati di quem del v. prec,
Ma il padre non cede )). E quando Enea, Cf. DON.: bis dixit 'primum', ut ple-
al sommo dello scorzforto, manifesta num erga patrenl monstraret adfectlllll.
il proposito di tornare a combattere Che Enea abbia per prima messo in
per morire, gli si para davanti Creu- salvo il padre è attestato anche da
sa che gli ricorda i doveri di padre, un racconto di Varrone, citato da DAN.:
di figlio e soprattutto di sposo: "c'è l'eroe, invitato dai Greci a mettere in
nelle sue parole - continua AnN.', salvo ciò che gli era piu caro, scelse di
ibid. - una femminilità cosi austera portar via prima il padre, poi i penati
e cosi dolce, che tutto l'episodio, pur e infine gli altri familiari, mentre i
tanto vero ed umano, ne acquista di compagni trasportarono oro e argento.
delicatezza e di intimità ». Nel con- - petebam: appetebam DAN. Cf. I 717:
trasto generale, Wl prodigio celeste, reginam petit.
l'apparizione di una fiammella sulla 637. abnegat: est verbul1l voluntatis,
chioma di I ula, muta gli animi e le quare recte sequitur infinitivus et ill-
cose: Anchise chiede a Giove un mo- fillitivus praesentis Goss., il quale ri-
nito pill chiaro ed ecco che una stella chiama georg. III 455 s.: adhibere ma-
cadente fila verso il monte Ida, ad nus ad vulnera pastor / abnegato -
indicare la via della salvezza. vitam producere: piu forte di ducere
vitam v. 641. CER. richiama EUR., Tra.
634. patriae... sedis: SABB.3 richiama 1282 s.: cpÉp' Éc; ltUP&'\I oPcXlkwlkf\l' WC; ltcX).).\O"'tcX
patrio... limine v. 620; per patriae cf. IkO\ / O"Ù\l 'tnOE 'lt(1.'tp(O\ ltl7.'tOI7.\lEL\I 'ltUpouIkÉ\lU,
n. v. 539. dove Ecuba si volge verso Troia che
635 s. antiquasque domos: nell'agg., brucia, per morire anch'essa tra le
pronunziato con affetto ed orgoglio, si fiamme.
sente il ricordo delle glorie avite, alle 638 s. eidlium... pati: in peregrina
quali il plur. conferisce grandiosità e terra vivere FaRE. - vos: a principio
magnificenza. Si noti il valore esplica· del discorso e ripetuto all'inizio del v.
tivo dell'enclitica -que (cf. n. V. 51). - 640, è in forte contrasto con me, in
tollere: propriamente « alzare sulle posizione enfatica, del v. 641 e con
190 VIRGILIO

sanguis' ait 'solidaeque SUO stant robore vires,


vos agitate fugam. 640
Me si caelicolae voluissent ducere vitam,
has mihi servassent sedes. Satis una superque
vidimus excidia et captae superavimus urbi.
Sic o sic positum adfati discedite corpus.
mihi del v. 642, i quali confermano vidimus (satis superque est quod vi·
l'ostinata decisione del vecchio (cf. dimus CON.): « è già abbastanza e an·
abnegat v. 637). - integer - sanguis: che troppo che io abbia visto ». La
11. e. integri aevi, iuventae, adeoque pro locuzione satis superque ricorre anche
'iuvenilis vigor' HEY. L'espressione in ClC., Lael. 13, 45. nato deor. II 1, 2.
integer aevi ricorre anche a IX 255 e Tusc. I 45, 109. - una... excidia: «un
Ov., met. IX 441; per analoghi genit. altro eccidio ». Allude alla distruzione
di relaz., costruiti sul tipo greco &:x't~voç di Troia, compiuta da Ercole. Avendo
IJ.O,x'toç SOPlI., Tr. 686 e liO,x'toç 1)Y'!]'t1lPOç Laomedonte negato la mercede a Net·
Ded. C. 1521, cf. HOR., C. I 22, 1: in- tuno, pattuita per la costruzione delle
teger vitae; STAT., Tlleb. I 415: integer mura di Troia (cf. n. vv. 608-12), il dio
a1111Orum. Cf. pure V 73: aevi matu- mandò un mostro marino; Laomedon-
ruS. IX 246: animi maturus. Per aevi, te spaventato invocò l'aiuto di Ercole,
sinonimo di aetatis, cf. n. vv. 435 S. - promettendogli la figlia Esione. Ma Er-
solidae - vires: «le forze si manten- cole, dopo che uccise il mostro, non
gono salde per il lor naturale (cf. suo avendo ricevuto la pattuita ricompen-
in posizione di rilievo) vigore ». La sa, assali la città, distrusse la fami-
frase è epesegesi di integer aevi san- glia di Laomedonte, eccetto Esione
glIÌS. Si noti che solidus vale propria- che diede in.dono ad Aiace Telamone,
mente « massiccio », « intero »: cf. HOR., compagno nella spedizione, e il fra-
C. I, 1, 20: parte m solido demere de tello di lei, Podarcete, il quale, per-
die; LIv., I 19, 6: desunt '" dies solido ché riscattato, prese il nome di Pria-
anno. - stant: con lo stesso valore mo (gr. TCpLa\.llx, « riscattare »). Anchise,
ai VV. 88. 162. 352 X 771, dove non è coetaneo di Priamo (cf. V. 561), aveva
accompagnato dal predicato. CON. ri- assistito a quest'eccidio. Cf. Il. V 638 ss.;
manda a Il. XXIII 629: EtO' wç 1)Bwo,\.I' PIND., [stllm. 6, 26 SS.; SOPII., Ai. 1299 sS.
BL'!] 'tE \.IO, E\.ITCEOOç EL'!]. Cf. anche III 476 VIII 290 S. - una:
640. vos: per il pron., seguito dal- accordato con excidia, usato intenzio-
l'imperat., cf. V. 606. - agitate (sciI. nalmente al plur. accrescitivo. - vi-
allimis) fugam: piu forte di effugite dimus ... superavimus: a poca distanza
e sul tipo di maturate fugam I 137: dal sing. me V. 641, col quale il vec-
cf. gr. qJuy'!)v òp\.Iiiv. D,\N, richiama SALL., chio Anchise, paralizzato, sembra in-
hist. fr. I 102 Mau.: 'traditur fugam sistere sulla inutilità della sua vita, i
in oceani Ionginqua agitavisse '. Per il due plur., con drammatica solennità,
verso incompiuto, che in qualche ms. accentuata dal plur. excidia, in posi·
è integrato con l'emistichio et rebus zione di rilievo, ritraggono !'immensa
servate secwldis di I 207, cf. n. VV. devastazione della città. Per superavi-
65 s. mus :=: superstes fuimus cf. n. vv.
641. caelicolae: cf. n. vv. 591-3. - 596-8.
ducere vitam: cf. HOR., epodo 17, 63: 644. Questo verso, aggiunto in mar-
vita ducenda est; SEN., ep. 45, lO: vita gine in M, va cosi ordinato: discedite,
non ducitur. adfali corpus sic o sic positum. Cf.
642 S. has: epidittico e pronunziato SERV.: praestate miTli vos funebre so-
con accorata pietà. - satis ... superque Iatium, id est adfamini me, ut dici
ENEIDE II 191

Ipse manu mortem inveniam: miserebitur hostis 645

mortllis solet I vale, vale, vale '. Per può essere abbreviato, sia mediante
questo particolare rito funebre, FORB. un'azione diretta su se stessi, sia co-
ricorda VI 506: et magna Manis ter stituendo le condizioni favorevoli per
voce vocavi. - positum: nel senso di raggiungere, ad opera di altri, lo stes-
compositUln (= mortllllm), gr. Xei~EVOV, so fine» ibid., p. 118. Perciò ipse, inti-
come a IV 681 XI 30. - adfati (= fati mamente collegato a manzi, in cesura
ad): adfari, nell'accezione di « rivolge- tritemimere non è in antitesi con
re l'estremo saluto », ricorre anche a discedite d~l V. prec. « voi partite, io
IX 484. - discedite: questa ostinazio- invece... »), che è !'interpretazione di
ne di Anchise ricorda quella dei vec- SABB.', il quale, richiamando il V. 434,
chi senatori che preferiscono restare spiega, come già LAD., manu = pugna
nella curia all'avvicinarsi dei Galli con- « venendo alle mani, in battaglia, com-
dotti da Brenno: cf. LIV., V 39 s., e, battendo »: « che nWl1ll possa signifi-
in particolare, 41, 1. - corpus: non care "in combattimento" proprio nel
dixit I hominem vivUln', sed I corpus " discorso di Anchise, che esprime una
lltpote eius qui non vivendi, sed mo- volontà di rinunzia alla vita, anche in
rielUli desiderio dllceretllr DON. rapporto al riconoscimento della pro-
645 s. « lo stesso di mia iniziativa pria debolezza e inutilità... è assoluta-
mi procurerò la morte: il nemico avrà mente da escludere» PAGL.2, p. 116 (cf.
compassione di me e si prenderà le anche A. MAZZARINO, in lIelikon II 3-4
mie spoglie. Facile la rinunzia alla [1962], p. 644); si noti inoltre che SAnn.3
sepoltura ». Anchise che nel v. 644, conserva la lez. manu mortem di M,
pensando alla morte imminente~ si è y', V (?), DON., mentre SABB.'·' accetta
già visto come un morto (posltllm ... nWl111m morti, lez. incerta di P, ~
corplls), a cui si debba rendere l'estre- cosi la spiega: i. e. l11al1Um hostis qUl
mo saluto (ad/ati), riafIerma la decisa me occidat. L'ellissi di llOStis, già pro-
volontà di morire e, con un'espressio- spettata da SERV, (mortem autem ego
ne paradossale, aggiunge che i nemici, mal1U hostis il1veniam) , è accolta pure
per impadronirsi delle sue spoglie, lo da CON. e KAP., i quali citano a sus-
uccideranno e cosi gli useranno un sidio ugualmente il V. 434. « Ma l'omis-
atto di misericordia, liberandolo dalla sione della specificazione llOstis è al·
vita ormai a lui odiosa: di poca im- quanto dura, anche se il genitivo sog·
portanza è per il vegliardo rinunziare gettivo possa dedursi dal soggetto del-
ai vantaggi che gli deriverebbero dal- la proposizione seguente. Inoltre, pro-
la sepoltura. In tal modo ipse « serve prio il richiamo al v. 434 impedisce
a dare rilievo alla determinazione mo- una sifIatta interpretazione, poiché ivi,
dale (ipse manu: io, di mia stessa nella tessitura del discorso, non c'è
iniziativa, troverò la morte) », come in- alcun elemento che autorizzi a inten·
tende PAGL. 2, p. 117, il quale, dopo aver dere mal1U come mal1U lIOStis» PAGL.',
accuratamente esaminato il valore che p. 115. Altri infine (CER., G?ss., P~.). 3;f-
assume manzi con un verbo faciendi, fermano che Anchise pensI al SUICidIO
conclude: « Il significato che manu e sottintendono mea dopo manu; a
aggiunge a un verbo di agire conduce quest'ultima interpretazione inclina
sostanzialmente a quello del nostro FUN.', p. 358: « A lui pot~ebbe ~ene
, procurarsi ': SEN., ben. 6, 41, 1 "oc- balenare unica salvezza, Il pensiero
casiones reddendorum [sco beneficio- della mbrte di propria mano... e sa-
rum] observare, non manu facere ". rebbe, mi pare, t6cco da anima scon·
Più largamente tale valore appare rap- volta e come tale, oscura a sé me-
presentato, quando l'oggetto è la mor- desi~a >: ma ad essa non sembra ac·
te, in quanto questa è la conchiusione cordarsi 'il sego eXllviasque petet; sem-
di un processo naturale, che, tuttavia, bra inoltre che anche il figlio Enea
192 VIRGILIO

exuviasque petet. Facilis iactura sepulcri.


Iam pridem invisus divis et inutilis annos

non abbia dato tale senso a ipse mantl pp. 334 s.), secondo le quali dopo la
(cf. v. 661). - miserabitur hostis: id morte è inutile preoccuparsi della se-
est quod illi hostili animo fecerint, ego poltura, essendo ormai il corpo privo
misericordiae loco ducam DAN. Per di sensibilità (cf. LUCR., III 879ss.).
hostis cf. n. vv. 43 s. - facilis - se- Degna di attenzione la tesi di L. J. D.
pulcri: «in veri tà per gli antichi era RICIIARDSON, in Proc. Roy. Irish Acad.
invece terribile cosa mancare di sepol- XLVI (1940), pp. 90 ss., secondo la qua-
tura; perché in tal caso l'anima del le, Anchise non si cura della sepoltura
defunto andava errando e non aveva (iactura « rinunzia ", «abbandono volon-
pace nel sepolcro. Ma appunto per tario" cf. n. v. 645 s.), avendo già ri·
questa specie di irragionevolezza o di cevuto la parte più importante dei
amarissima ironia, l'espressione di An- riti funebri (cf. V. 644). Altri infine,
chise ha particolare efficacia, perché con Lm., intendendo sepulcri = mor-
fa pensare che egli sia giunto al colmo tis, traducono: «di poca importanza la
della disperazione e che ormai ogni sciagura della morte", ma questa in-
sventura gli sembri poca cosa, rispet- terpretazione « è del tutto lontana dal-
to a quella sofferta e che soffre II BIG. la lettera del testo in cui facilis appare
Fin dai tempi eroici era data grande come una determinazione modale del-
importanza alla sepoltura (Il. I 3 ss. la funzione verbale, che inerisce al so-
XXIII 69 ss. Od. XI 66 ss.); tale con- stantivo iactura II PAGL. 2 , p. 122 (cf. an-
suetudine, attestata nelle età successi- che A. MAZZARINO, in lIelikon Il 3-4
ve (cf. SOPII., Am. 245 ss.; THuc., II 34; [1962], p. 644). - iactura: riferita in
XUN., Ilell. I 7), fu seguita anche pres- origine all'atto di gettar via dalla na-
so i Romani (cf. CATULL., 64, 152 s.; Ov., ve il carico, per alleggerire il peso
tristo I 2, 51 s.; ROR., C. I 28, 23 ss.). (cf. CIIARIS., V, p. 396, 7 S. Bar.: iactura
Anche Virgilio accenna alla necessità quae iacitur, ut levetur onere navis), è
della sepoltura (IV 620 VI 333. 365 ss.), proprio del linguaggio tecnico, come
ma qui il vecchio, in preda allo stra- dimostra il gran numero dei nomi in
zio per la distruzione della patria, esce -tura presso gli scrittori di cose agri-
in un'espressione che è in forte con- cole, da Catone a Palladio; in séguito
trasto con la mentalità eroica. Disprez- ha preso il senso traslato di «perdi-
zo per la sepoltura si avverte anche ta", «danno", «rinunzia". Cf. WAL.,
in SUN., ep. 92, 35: Maecenas ait: nec S. V. iacio. - sepulcri: «è da rilevare
tumulum curo: sepelit natura relictos,' la funzione particolare del genitivo
Luc., V 668 ss.: mihi funere nullo / sepulcri, la quale non rientra nello
est opus, o superi,' lacerum retinere schema tradizionale del genitivo sog-
cadaver / fluctibus in mediis, desint gettivo-oggettivo in nesso con sostan-
mihi busta rogusque; STAT., Theb. VIII tivi di significato verbale. Si tratta,
737: nec... mihi cura supremi / fune- qui, di un legame, che rientra in quel-
ris; DMC., 9, lO s.: iactura sepulcri / la genericità di funzioni, a cui il ge-
temnitur. Cf. anche CIC., Tusc. I 43 ss. nitivo deve il suo nome ('rEVLXi) 'lt't"WO"Lç,
Tuttavia qualcuno, sulla· scorta della Il caso generico ", piuttosto che Il gene-

prima interpretazione di SERVo (secun- rale "). È proprio un genitivo di rela-


dum Epicureos, qui dicunt nihil su- zione con implicazioni causali e forse
peresse post mortem), attribuisce que- locali II PAGL. 2, p. 125.
sta affermazione posta in bocca ad 647-9. invisus: cf. n. V. 574. - inuti-
Anchise all'influsso delle dottrine epi- lis: ideo, quia debilis fuisse dicitur
curee su Virgilio (cf. T. FMNK, in post fulmen DAN. Cf. n. vv. 635 s.; WAG.
Americ. Journ. Philol. LVII [1936], richiama AUSCII., Prom. 363: tixPEiov...
ENEIDE II 193

demoror, ex quo me divom pater atque hominum rex


fulminis adflavit ventis et contigit igni.'
Talia perstabat memorans fixusque manebat. 650
Nos contra effusi lacrimis coniunxque Creusa
Ascaniusque· omnisque domus ne vertere secum
cuncta pater fatoque urguenti incumbere vellet.

lì,'W.tç e CoN. Il. XVIII 104: È'tW<l"tOV &xOoç del gerundio, preceduto da in. Per me·
àpovp1]ç. annos demoror: dego morare, nell'accezione di dicere, cf. I 8.
ctmctalldo vitam. Per demoror, usato 327. 631 V 641. 743 VI 699 X 680. -
transitivamente, cf. III 481 X 30 XI fixusque manebat: «e restava irremo-
175. - ex quo '"' igni: secondo Ma- vibile nella sua decisione ». Cf. DON.:
crobio (IV 3, 8), queste parole muovo- hoc est imnobili sententia. HEY., dando
no a compassione, perché accennano a fixus un valore locale, chiosa: alfi-
alle infelici condizioni fisiche di An- xus loco, non discerldens domo, ma
chise. - ex qua: in correlazione con questo concetto è chiaramente espres·
iam pridem del v. prec. Cf. n. vv. 162-8. so a V. 654.
- me... fulminis '"' ventis: {{ mi colpi 651. nos: non è plur. maiestatis, ri·
col vento della folgore ». La costruz. ferito ad Enea, ma vero e proprio
adflare aliquem aliqua re è meno co- plur.: cf. gr. 7to:vuç otXE'tett. - effusi
mune di adflare aliquid alicui. Cf. lacrimis (:= in lacrimas): {( struggen-
SERV.: tria sunt fulmimlll! genera: est daci in lagrime ». Nell'espressione è
quod adflat, quod incendit, quod fin- implicitamente contenuto il verbo in-
dito Gli antichi ritenevano che il ful- dicante preghiera, supplica (obtesta·
mine si sprigionasse dalle nubi per mur), che regge il sego ne... vellet. Per
la forza del vento (EPICUR., ep. ad effusi, con valore di parto preso riU.,
Pyth.; LUCR., VI 219 ss. 274 ss.; cf. an- cf. n. V. 444. - Creusa: cf. n. vv. 562 S.
che AESCIl., Prom. 359: XEpetvvòç ÉX7tvÈwv 652. Ascanius: cf. n. vv. 562 S. -
rpÀ6yet). - divom (-Drwl! cf. n. V. 14) '"' omnisque domus: non c'è nessuno del-
rex: detto di Zeus anche a I 65 e X la famiglia, che non senta il bisogno
743, ricorre già in ENN., armo 175 Vah. 2 di scongiurare il vecchio ostinato. -
c trova riscontro nell'omerico (II. I vertere: evertere; cf. n. vv. 624-31.
544): 7tet'tt)p &.vopGiv 'tE OEGiV 'tE. Per di- 653. cuncta: nam quum non sint
vom cf. anche n. VV. 268 s. - contigit relicturi Anchisen, simul omnes inte-
igni: CON. ricorda ecl. 1, 17: de caelo reant necesse est Goss. - pater: la
tactas... quercus. A questo punto si posizione di rilievo nel verso esprime
conclude l'esortazione di Anchise, in l'importanza che ancora si attribuisce
tal modo suddivisa da BILL., p. 20: 1) ad Anchise nella famiglia. - fato '"'
solo ai giovani conviene la fuga (vv. incumbere: « pesare sul fato incalzan-
638-40); 2) la fuga del vecchio sarebbe te» (cf. n. V. 13) ovvero affrettare il
contro la volontà degli dèi (vv. 641-3); compimento della rovina. Cf. FORD.:
3) Anchise non ha terrore della sorte ultra operam dare, tlt magis etiam
che lo attende (vv. 645 s.); 4) la vita urgeat ideoque instantenz perniciem
è inutile per lui, colpito dal fulmine accele;are. Per incwnbere alicui rei
di Zeus (vv. 647-9). cf., per es., Cle., de or. Il 79, 324: ut
650. talia '"' memorans: {( persisteva iam inclinato reliqua incumbat oratio;
nel dire tali parole ». Cf. la costruz. gr.: per la dizione fato... urguenti cf. LIV.,
'tOtetv'tet ÀÈywv OtE'tEÀEt, ma il lat., in que- V 22, 8. 36, 6 XXII 43, 9.
sto caso, preferisce al part., l'inf. o l'abI.
194 VIRGrLIO

Abnegat inceptogue et sedibus haeret in isdem.


Rursus in arma feror mortemque miserrimus opto. 655
Nam quod consilium aut quae iam fortuna dabatur?
'Mene eeferre pedem, genitor, te posse relicto
sperasti tantumque nefas patrio excidit ore?

654. Anche la mancanza di pausa nel Consilium accenna a una via di sal·
verso, dando alle parole una rapidità vezza cercata con la riflessione, fortu-
affannosa, serve a rappresentare l'osti- na a un rimedio offerto del caso, -
nazione profonda che né preghiere né nam quod: quodnam. Cf. nam quae
lagrime, neppure quelle di Ascanio, rie- v, 373. -iam: unito a quod e a quae,
scono a piegare. - abnegat: in senso rinforza il senso negativo dell'interro-
assoluto. - inceptoque: si sottintenda gazione e corrisponde a iam amplius
in, che si ricava dal sego sedibus... in di III 260.
isdem. Per casi analoghi cf. V 512: 657 S. mene - ore: con riferimento
notos atque... in nubila. VI 416: limo ad agitate fugam v. 640 e a discedite
glaucaque... in ulva. 692: terras et... per v. 644. - mene: il pron. è in posizione
aequora. VIII 143: non legatos neque... di rilievo, come a v, 641, e in antitesi
per artem. Si osservi che è caratteristi- rispetto a te che segue, collocato per
co e frequente in Virgilio l'uso «di otte- di piu accanto a genitor; cf. SERV.:
nere il terzo spondeo con l'elisione della probatae pietatis filium. nam prono-
enclitica", qui con l'et successivo (cf. mina habent vim suam, 1101mumquam
F. CUPAIUOLO, Un capitolo sull'esametro et emphasin. Si osservi che l'enclitica
latino, Napoli, Libr. Se. Ed., 1963, pp. -ne aggiunge anche una nota di dolo-
66 s" anche per altri esempi). - hae- rosa esclamazione: cf. I 37. 97. - ecfer-
l'et: in senso traslato con incepto in re pedem: retto da posse. La locuzio-
senso proprio con sedibus. Cf. V. 378: ne, usata già da Ennio (scen. 279 Vah.':
retroque pedem cum voce repressit. v. utinam ne wnquam ColcTlis cupido cor-
688: palmas cum voce tetendit; Dv., de pedem extulisses), ricorre anche in
met. II 14,6: consiliis, non curribus prosa: Crc., Att. VI 8, 5: pedem porta
utere nostrzs. Tale caratteristica si no- nOI1... extulit. Cf. anche v. 753: gres-
ta anche nella prosa: cf., per es., Crc., sum extuleram. - te: qui sis pater
Cat. 2, 5, 11: et in urbe et in eadem meus... qui praeter naturalem adfectwn
mente permanent. sis senex, sis vitio corporis impeditus,
655. rursus - feror: « di nuovo sono te quem amaverim semper semperque
costretto a prendere le armi". Cf. coluerim DON. - posse: plus est quam
DAN,: quasi quodam doloris impetu, velle SERVo - sperasti: expectasti, cre-
quod pater liberari non acquiesceret. didisti FORD., come talvolta il gr. ÉÀ1t(·
Qui feror, indicante non l'azione, ma il SEW. Sperare, nella stessa accezione, si
proposito di compierla, ha valore pas- trova anche a IV 292. - tantum -
sivo e non mediale come a v. 337. « A ore: cf. l'omerico (Od. I 64): 1to~6v C'E
Virgilio - osserva PAS. - sta sempre E1tOç qJUYEV EPXOç 086v'twv e Dv., met. VII
dinanzi al pensiero il preconcetto stoi- 171 s.: quod... / excidit ore tuo, co-
co che Enea doveva morire piuttosto- niunx, scelus? - tantum... nefas: « un
ché fuggire, né perde occasione per cosi empio consiglio", come sarebbe
salvare da taccia il suo eroe: qui lo stato l'attuare l'esortazione paterna a
fa di nuovo desideroso di morte". - fuggire. - patrio: patris: cf. n. V.
mortem - opto: contra fatorum vim 539. - excidit ore: la stessa clausola
et matris auxilium SERVo a VI 686. NORD., ad l. e p. 374, osserva
656. « Quale (altra) decisione o quale che l'unione di un verbo con ore è
via di scampo ormai mi si offriva?" introdotta nella poesia da Ennio. -
ENEIDE II 195

Si nihil ex tanta superis placet urbe relinqui


et sedet hoc animo perituraeque addere Troiae 660
teque tuosque iuvat, patet isti ianua leto
iamque aderit multo Priami de sanguine Pyrrhus,
gnatum ante ora patris, patrem qui obtruncat ad aras.
Hoc crat, alma parens, quod me per tela, per ignis,

cxcidit: bene excusat patrem dicendo dal fut., esprime azione prossima a
, excidit', et ipsam temperat obiurga- verificarsi. - multo... de sanguine
ti01lem SERVo (== magna de caede, magna caede re-
659-63. A. SEIDEL, De Vergili studiis cens): il de implica !'idea locale e tem-
Pindaricis, Breslau 1925, p. l, stabilisce porale, come in de prandio PLAUT.,
un accostamento con PIND., paean. 6, Most. 697 e in de auetione CIG., Att.
100 ss., dove si esalta l'immane forza XII 3, 1. Per multo... sanguine cf. vV.
di Pirro. - tanta: si sente nel ter- 532. 551. - Pyrrhus: cf. n. VV. 261-4.
mine l'orgoglio dell'antica grandezza. 663. Si ordini: qui obtruneat gnatum
- superis placet: nell'iscrizione sepol· ante ora patris, patrem ad aras. Due
crale di Narbona ricorre: superis pZa- scelleraggini, una piu empia dell'altra
citum est (CIL XII 5350: cf. 1694, B 2 ed entrambe accentuate dalla parono-
CHR. Die.). - sedet - animo (scil. ti- masia patris patrem, dall'asprezza dei
bi): analogamente a IV 15 V 418 VII suoni consonantici (il gruppo tr ripe-
368 XI 551; SEN., PllOen. 141; VAL. FL., tuto 3 volte) e dalla collocazione di
VII 428, richiamati da FORn. - sedet: patris in cesura e di aras in fin di
in senso traslato per haeret, fixum est, verso; inoltre anche gli appellativi del-
indica decisione irremovibile, accentua· le vittime sono poste in forte rilievo
ta da animo in cesura. - hoc: prolet- (gnatum a principio di verso e patrem
tico. - periturae... Troiae: cf. SALL., all'inizio del secondo emistichio). -
[ug. 35, lO: urbem... perituram. - pe- gnatum: arco per nattl/Il. - patris pa-
ri turae: bene 'periturae' dixit, non trem: per la stessa varietà prosodica,
, perditae " quia adhuc posse videatur frequente nella poesia ellenistica, cf.
evadere per suam et Anchisae fugam LUCR., IV 1222: piitribus pc7tres e le
DAN. - teque tuosque: la stessa locu· osservazioni dello SBIERA, Prosod. Funk-
zione in un'epigrafe sulla facciata del- tion inlautender muta eum liquida bei
la Chiesa di S. Giovanni a Pozzuoli Vergil, Czernowitz 1898. Cf. ancl;e HOR.,
(CIL X 1813: cf. 142, 5 CHR. Die.). - c. I 32, 11: lzIgris... nlgro. - qUI: cf. n.
iuvat: iucundum est; cf. n. V. 27. Bene VV. 229 S. - obtruncat: preso dramma-
DAN.: deZectat, quasi maZum illi va- tico (cf. n. V. 275), raro nelle proposi·
Iuptati sito - patet isti (== istius ge- zioni relative' esso caratterizza la fi-
neris) - leto: « a codesto genere di gura di Pirr~, come di c?lui che ~
morte è aperta la via» ovvero « facil- abituato a uccidere i figll sotto glI
mente avrai questo genere di morte». occhi dei padri, e i padri presso le are
Immagine felice e d'impronta lucrezia· domestiche. Enea che ancora ha pre-
na, non rara presso altri poeti: cf. sente la feroce ;trage di Polite e d!
LUCR., I 1112: haec rebus erit pars Priamo (cf. vV. 526-58), teme per I
ianua Ieti. V 373: haud... Ieti praeclusa familiari. . .
est ianua caelo; VAL. FL., III 386: patet 664-7. hoc erat... quod me... enplS,
ol/is ianua Ieti; SIL., XI 187 s.: ianua ut... cernam: quod me eripis, hoc erat
mortis / ... patet. Cf. anche Ov., met. ut cernam: « che tu mi vai sottraen-
I 662; STAT., Theb. III 68. Per Zeta cf. n. do... era per questo, perché io vedes-
V. 134. - iamque: cito. L'avv., seguito si...» L'imperf. erat si riferisce al con-
196 VIRGILIO

eripis, ut mediis hostem in penetralibus utque 665


Ascanium patremque meum iuxtaque Creusam
alterum in alterius mactatos sanguine cernam?
Arma, viri, ferte arma; vocat lux ultima victos.
Reddite me Danais, sinite instaurata revisam
proelia. Numquam omnes hodie moriemur inulti.' 670
Hinc ferro accingor rursus clipeoque sinistram

siglio dato da Venere al figlio (v. 619) za leopardiana: «L'armi, qua l'armi"
e il preso iterativo eripis alla prote- (Al/'Italia, 37). Altri pensano che si
zione permanente della dea (cf. v. 620). tratti di un grido d'incoraggiamento,
In dipendenza dell'erat, normale sa- come a IX 37: ferte citi ferrwn: si
rebbe stato ut eernerem; probabilmen- ricordi però che Enea era tornato so-
te il poeta si è lasciato influenzare da lo a casa, dove aveva dei famuli (cf.
eripis che in fondo sostituisce eripuisti: V. 712), ai quali ora si rivolge col
del resto non mancano simili anomalie: termine viri. - vocat - victos: iam
cf. n. vv. 185-8. Per la formula hoc nos voeat fìnis ultimus vitae, ut non
erat quod cf. PLAUT., Caso 531; PROP., pugnaturi pergere, sed morituri vide-
n 24, 17. - alma parens: cf. v. rentur DON. - lux ultima: cf. summa
591. In un'iscrizione della Chiesa di dies V. 324.
S. Felicita a Roma si legge: alma 669. reddite - Danais: quibus me
paren[s], integrata con l'espressione sustulit mater SERVo Per Danais cf. n.
virgiliana: cf. 72', 6 DAM. Fer. - vv. 5 S. - sinite: la costmzione di
per - ignis (-es cf. n. vv. 19 s.): per sino col cong., senza ut, ricorre anche
ripetuto, come a v. 358. - mediis - in prosa: cf., per es., LIV., n 40, 5:
penetralibus: cf. medium in penetrali- sine... sciamo - instaurata: re1lOvata
bus hostem v. 508. - hostem (cf. n. DAN.
vv. 43 s.): in forte evidenza in mezzo 670. numquam inulti: anche Ettore,
a due parole significative, dipinge tut- prima del duello con Achille, esclama:
to l'orrore suscitato dalla presenza del ,.dl !-Ià-v à,cmou1ì( 'l'E Xc/;L à,XÀE\W'; à,1toÀO(!-Il]V
nemico. - Ascanium: cf. n. vv. 562 S. Il. xxn 304. Cf. anche SALL., Cat. 58,
La pausa dopo questo nome e quella 21: cavete inulti animam amittatis. -
dopo meum, staccando i tre termini, numquam (=: omnino non) ... hodie: l'e-
sembrano esprimere che ognuno di spressione, che ricorre anche in ec!.
essi rappresenti per Enea un piccolo 3, 49, si trova già in NAEV., equ. Tr.,
mondo di affetti. - Creiisam: cf. n. p. 189 Mar.': nunquam TlOdie effugies
vv. 562 S •. quin mea moriaris manu. - numquam:
667. Si costmisca: cemam maelatos « ... la poesia è qui, in questo scontro
alterum in sanguine alterlus. - alte- tra l'amaro scetticismo del vecchio,
mm in: la sinalefe accentua l'antitesi che, in un momento della sua vita,
col sego alterlus (cf. NORO., pp. 456. 454). aveva raggiunto, coll'amore di Afro-
- mactatos: l'uccisione del piccolo dite, l'irragiungibile, e la speranza, pre-
Ascanio, del vecchio Anchise e dell'iner- sto disperata, di Enea" ARN.', p. 373.
me Creusa poteva paragonarsi al sa- - moriemur inulti: la stessa clausola,
crificio di vittime innocenti. Per maeta- ma in tono umoristico, in Han., sal.
re cf. n. v. 202. n 8, 34; cf. anche moriemur inultae
668. arma... arma: quae ingressus do· a IV 659, pure in fin di verso.
mum deposuerat HEY. Nella ripetizio- 671 S. hinc: « quindi", con valore
ne di arma si sente tutto l'animo ec- temporale. - ferro: usato metonimi-
citato dell'eroe. Famosa la reminiscen- camente per «spada". - accingor:
ENEIDE II 197

insertabam aptans meque extra tecta ferebam.


Ecce autem complexa pedes in limine coniunx
haerebat parvomque patri tendebat Iulum:
'Si periturus abis, et nos rape in omnia teeum; 675
sin aliquam expertus sumptis spem ponis in armis,
hane primum tutare domum. Cui parvos Iulus,

mediale, seguito dall'abl. anche a v. plexa e, unendo pedes a haerebat, tra-


614: ferro accincta. VI 184: paribus... duce: «abbracciandomi puntava i pie-
accingitur armis. VII 640: fido... ac- di a terra sulla soglia (per non farmi
cingitur ense. Indica movimento com· passare) ", ma l'accuso con haerere non
piuto e perciò il pres., mentre i sego è regolare, a meno che pedes non si
imperf., insertabam... ferebam, si rife- consideri accuso di relaz., come in
riscono ad azione iniziata, ma sospesa PRO!'., II 34, 47 s.: non ante... taurus
dall'intervento di Creusa. - clipeo - succwl1bit... / COn1ua quam validis Trae-
aptans: «e introducevo la sinistra nel- serit in laqueis; inoltre il gesto di
lo scudo acconciamente»; aptans, pro- puntare i piedi, attribuito a Creusa,
priamente « adattandomelo" va spiega- rende più sbiadita la figura della don-
to con una forma avverbiale. - cli- na supplichevole. Per complexa, con
peo: in clipewl1. Per il dat., retto da valore di parto pres., cf. n. v. 422.
insertabam, intensivo di inserere, cf. « L' , abbracciare' ... ha un senso sim-
n. vv. 19 s.; la stessa costruzione ri- bolico di devozione e di preghiera:
corre in SEN., ep. 85, 41: leonibus ma- questo per chi trovasse contraddizione
gister mantlll1 insertat; SIL., V 481 s.: tra l'abbracciare le ginocchia e solle-
aesculus... / nubibus insertans altis vare il figlio" VALG. - parvom (-um
capta. Per clipeo cf. n. V. 389. cf. n. V. 29 s.)... patri: anche qui
673-8. Questi versi ricordano la scena KNIG.', p. 371, scorge un oxymoron, co-
famosa dell'incontro di Ettore con me a V. 245. - parvom: ut non minus
Andromaca e col figlio Astianatte (Il. miserabile sit periculwn in parvo quam
VI 399 ss.). - ecce autem: la locuzione in fzlio MACR., IV 3, 3. - patri: mi/ti.
serve ad introdurre con maggiore vi- Cf. DON.: non dixit 'miTti', sed 'pa-
vacità una scena commovente e non tri', tU, si marittlll1 non f/eeteret pre·
un nuovo malum (cf. v. 57). - com- eibus suis, patrium tamen 11wveret
plexa pedes (= genua) - haerebat: adfectum. tendebat: porrigebat
« abbracciandomi le ginocchia, mia mo- FOIill., il quale richiama georg. IV 534:
glie non si scostava dalla soglia". Cf. tu munera supplex / tende. - lulum:
DON.: quanta... rogantis uxoris neeessi- cf. n. v. 562 s. - periturus: cf. n. V.
tas fuit, quando ad pedes meos de- 408. - et: intensivo = etiam. - in
ieeit se atque ipsos quibus egredi po- omnia: scii. discrimina Gass. che cita
teram suppliciter retinebat. Tale in- Luc., X 461: quem ducit in ol/mia
terpretazione, suffragata dalle pause, seeum. - sin: si autem. - expertus:
che isolano complexa pedes al centro con senso avverbiale «per l'usata
del verso, e dalla costruzione di hae- esperienza". - tutare domum: quod...
rere, con in e l'abl., come a V. 654, duo proposuit, tl11Wll vult fieri... sci-
trova riscontro in III 607 s.: genua am- licet ut remaneret eum omnibus quam
plexus genibusque volutans / haerebat; dimissis ad praedam improvidus exiret
cf. anche l'omerico (Il. I 512 s.): ehI';... ad be/lwll DON. - parvos (.l/S cf. n. V.
111jJ~'t'o yovvwv / W.; ~)(E't" ÈI-\1tEq>Vi:~, dove 29 s.) lulus: Creusa nomina prima il
Teti supplica Zeus abbracciandogli le fìgliuolo, il pegno del loro a~or~. Per
ginocchia. PAS. sottintende me a com- Iulus cf. n. V. 562 s. - cm: mten-
198 VIRGILIO

cui pater et coniunx quondam tua dicta relinquor?'


Talia vociferans gel11itu tectum omne replebat,
quom subitul11 dictuque oritur mirabile monstrum. 680
Namque l11anus inter maestorumque ora parentum,
ecce levis SUl11mo de vertice visus Iuli

zionalmente ripetuto, dà vivezza al di- 174 S. - oritur: collocato al centro ciel


scorso. - coniunx - dicta: «io, una verso, è di grande effetto; per il preso
volta detta tua moglie »; acerbo cum storico dopo il qllOm 'inversum' cf.
dolore, quasi iam desierit esse eius n. V. 323. - monstmm: cf. V. 171 e n.
conitmx, et quasi ille pristirzi arnoris 681. namque: per la stessa formula
oblitus sit WAG. Cf. Tm., III 1, 23 s.: d'introduzione, è richiamato V 525 da
haec tibi vir quondam... / mittit. - CON., il quale osserva inoltre che inter,
quondam: aliquamlo sigrzificat, quasi posposto per anastrofe a manus, si
mmc uxor norz sit quae relirzquitur riferisce anche a ora, dinanzi a cui ci
SERVo - relinquor: accordato solo con si aspetterebbe ante. - manus inter:
l'ultimo termine (corziurzx) , dipinge l'a- hoc est inter amplexus SERVo
nimo agitato e sconvolto di Creusa; il 682 S. ecce: introduce il prodigio an-
cod. M ha relirzquar (corretto in relin- nunziato a V. 680. Cf. V. 203. - levis ...
quor), fut. più che congo pres., ma apex: «una sottile fiammella di fuo-
relinquor, preso drammatico (cf. n. V. co ». Apex (da apere, come vertex da
275), in fin di verso e di discorso, ci vertere) vale «punta estrema », «ci-
sembra più adatto alla concitazione ma» dell'albero (VII 66), dell'elmo (X
del momento. HEY. richiama IV 323: 270 XII 492), della montagna (Iuv., 12,
cui Ine moribwldam deseris, flOspes? 72), «punta» a forma di bastone sul
679. talia vociferans: «cosi gridan- berretto sacerdotale e per estensione
do »; vociferari vale propriamente « gri- « berretto» (LIv., VI 41, 9), «punta
dare con voce commossa, in maniera clelIa fiamma» (Ov., met. X 279) e
concitata ». - gemitu: parola cara a quindi «fiammella», come qui. Cf. WAL.,
Virgilio per l'atmosfera lugubre che S. V. L'apparizione della fiamma sul
essa crea, soprattutto col suono cupo capo di una persona era un amen di
finale, reso quasi più lungo dall'ictus. futura grandezza e, forse, di dignità
Cf. vV. 323. 413. 486. - tectum: do- regale: «una lingua di fuoco - serive
mum. FUN.', pp. 235 S. - lambe innocua le
680. Si noti che nel verso si susse- chiome di Iulo, l'erede dei fati troiani,
gue tre volte la coppia dattilo + spon- il progenitore della casa Giulia; e una
dea, la quale, insieme col ritmo incal- stella sùbito dopo, illumina il cielo e
zante delle parole, sembra annunziare va a nascondersi fulgida nelle selve
qualche cosa d'inaspettato. - quom: dell'Ida (vv. 695-7). L'augurio significa
« quand'ecco »; forma arco che si al- l'avvenuta pace dell'Olimpo dopo !'im·
terna, anche nell'età classica, con quel- menso olocausto... Pacata l'ira degli
la più comune cum. Cf. SOM., p. 158, n. dèi, sulle rovina di Troia sorge l'au-
1. - subitum: risulta da integrazione rora di Roma ». Simile prodigio è nar·
in F che ha subitu, mentre M, P, V rata per Servio Tullio in LIV., I 39,
tram~ndano subito; ma subitum che 1 s.: eo tempo re in regia prodigium vi-
meglio si accorda nel contesto, data su eventuque mirabile fuit: puero dor-
la presenza di -que, è suffragato, se- Inienti, cui Servio Tullio fuit 7wmen,
condo WAG., da VIII 81: ecce... subi- caput arsisse ferunt multorllln in
tum atque oculis mirabile monstrum conspectu... cum quidam familiarium
e georg. IV 554: hic... subitum ac dictu aquam ad restinguendum ferret, ab
mirabile morzstrllln. - dictu: cf. n. vv. regina retentum (scil. esse). Cf. anche
ENEIDE II 199

fundere lumen apex tactuque innoxia mollis


lambere flamma comas et circum tempora pasci.
Nos pavidi trepidare metu crinemque flagrantem 685
excutere et sanctos restinguere fontibus ignis.
At pater Anchises oculos ad sidera laetus

SIL., XVI 118 S., in cui lo stesso evento ter Al'lchises... laetus del v. 687, l'espres-
è ricordato per Massinissa, e VAL. MAX., sione, in forte rilievo a principio di
I 6, 2 per L. Marcio. Analoga imma- verso, rappresenta la trepidazione de-
gine si ha per la prima volta in gli astanti, accentuata dalle tre parole
ApOLL. RH., III 1017 s.: 'to~oç ,btò !;lXVOO~O denotanti la stessa idea (pavidi, trepi-
XlXPi)lX'tOç AiO'ov1OlXO / O''tpa.7t'tEV ~pwç dare, metu), dai tre inf. descrittivi
NjELlXV 't a.7tÒ ~o'MYlX, dove
Eros fa brillare trepidare, excutere, restinguere (per i
di dolce luce la testa di Giasone. - quali cf. n. vv. 97-9) e dalla colloca-
visus: sciI. est; con valore passivo, co- zione in cesura di Inetu. - crinem -
me a v. 461. - Iuli: cf. n. v. 562 s. - excutere: CON. richiama Dv., met. XII
fundere (= efftmdere) lumen: « brilla- 280 s.: avidum de cril'libus ignelll /
re » cf. VAL. FL., I 572: IUlnen... i1moxia excutit. - sanctos - ignis (-es cf. n.
ftmdit (sciI. fax). - tactu... innoxia: vV. 19 s.): « tentavamo di estinguere la
qtlae tange1Ulo non l'locet Goss., il qua- sacra fiamma con acqua di fonte », os-
le richiama georg. III 416 s.: mala sia con acqua pura, quella stessa che
tacttl / vipera. Per il sup. cf. n. vv. si usava nei riti sacri; ma in realtà
174 s. - mollis (-es cf. n. v. 20): più essi, solo dopo l'interpretazione di An-
che a fiamma, è riferito a comas, per- chise (vv. 687 ss.), si accorsero che
ché detto spesso delle chiome (cf. Tm., quella fiamma era santa e foriera di
I 8, 9; HOR., a. p. 33; MART., IV 42, 7 s.); protezione (cf. SERV.: non quos tUl'lC
qui ben caratterizza la morbidezza dei / sacros' sciebal'lt, sed quos 1Il0X pro-
capelli di un fanciullo (cf. comas in banmt: si noti che SERVo accoglie la
cesura al v. s.). lez. sacros di a, b, c). Il fuoco, nella
684. lambere fiamma: scii. visa est, vita degli antichi, aveva una grande
da cui è retto anche l'inf. pasci. - importanza e si diceva che Prometeo
lambere: « nel verbo è un delicato l'avesse rubato dalla sede degli dèi
tocco descrittivo, mirabilmente into- per darlo agli uomini; principio di tutte
nato al levis precedente e soprattutto le cose in Eraclito (cf. Vors. IO , I, p. 145,
a lnollis; a tale scopo pittorico giova 12 S. Diels-Kranz), s'identificava con la
anche la liquida suballitterazione fra divinità stessa (ibid. 109, 13: 7tUP OEÒV
lambere e flarmna» RIP.' - pasci ÙT:E\'.i)rplX'tOV sciI. Eraclito e Ippaso) eò
(= crescere SERV.): « alimentarsi »; me- era simbolo dell'intelligenza, il 'ì.6yoç, e
diale come a v. 471. Cf. gr. VEIJEO''tlX\. del favore divino ai mortali. Questo
Qui il verbo, osserva CON., non dev'es- motivo non è estraneo ai poeti epici:
sere preso in senso proprio, perché cf. ENN., Epich. fr. 53 Vah.': isque (il
l'innocuità della fiamma esige che essa Sole) totus l1Wl1tis (= mens) est; per
bruci senza nutrimento, ossia senza altri riferimenti, cf. n. vv. 682 s. - fon-
danneggiare il capo che lambisce. tibus: aqua ex fontibus Iwusta FOIUl.,
685-8. Per il passaggio dagli inf. de- il quale ricorda georg. IV 376 s.: ma-
scrittivi, che «dipingono un sentimen- lzibus liquidos dant... fontes. / gem~a:
to, un'azione incerta e confusa, ai tem- l'lae. _ at _ Anchises: et htc et altbt
pi di modo finito, esprimenti un'azione Anchisen divinalUli peritum i1Ulucit
decisa ed energica» SALV.', p. 56, richia- DAN. Questa capacità divinatoria, con-
ma, per l'analogia di struttura, V 654-62. cessa ad Anchise da Venere (cf. ENN.,
- nos pavidi: in contrasto con at pa- W'1Il. 18 s. Vah.': doctusque Al1clzisesque
200 VIRGILIO

extulit et caelo palmas cum voce tetendit:


Iuppiter omnipotens, precibus si flecteris ullis,
aspice nos! hoc tantum; et, si pietate meremur, 690
da cleincle auxiIium, pater, atque haec omina firma.'
Venus quem pulchra dearum / fari se), !zaec ut valeat rogo. ID., Tusc. VI,
donavit, divimmz pectus habere e NAEv., 4: i/la... si modo est ulla virtus, quam
b. P. 31 Mar.'), appare anche in III dubitationem avunculus tuus... sustu-
539 ss., dove il vecchio dall'apparizion ~ lit, omnia... subter se fzabet. Cf. KUu.',
dei cavalli che, aggiogati arano la ter- pp. 639 S.
ra, trae un presagio di guerra e uno 690 aspice nos: « volgi il tuo sguardo
di pace. Cf. anche VII 122-9. - extulit: su di noi ». Cf. AESCH., Sept. 106:
sustulit, come a v. 553. - et - teten- w ... oa.il~OV, Emo' Emog 7t6ì-w e CATULL.,
dit: fugae defensio est, ut videatur non 76, 19: me... aspicite. Cf. FOIUl.: I aspi·
solurn utilis et necessaria, secl et ho· cere' verbum proprium de diis propi·
nesta, quoniam divina suadebant. nam tiis, qui hll1nanas res prospiciunt. -
et ideo imiucitur noluisse, ut quod hoc tantum: scil. precor, come in STAT.,
vincitur et cmzsentit argumentum va- Tlzeb. XI 192: hoc tantum, et natae
luntatis clivinae sit DAN. - caelo: ad melius conubia iZll1gas; CLAUD., ra. Pros.
caelum. Cf. v. 405: ad caelzlltz tendens III 299: hoc tantum: liceat certos ha-
ardentia lzlltzina e, per il dat., n. v. 36. buisse dolores. Analoga espressione el-
- tetendit: in senso proprio con pal- littica a v. 79: !wc primulrz. Dopo tan·
mas, in senso traslato con cum voce. te sventure, essendo già decisa dagli
Analogo uso di tendo a X 667: Cll1n dèi la sorte della città, il vecchio che
voce manus ad sidera tendit; STAT., ha presentito con gioia (cf. laetus v.
Theb. VIII 146: manus cum voce te- 687) il futuro destino della sua stirpe,
tendit. Cf. anche n. v. 654. riavutosi dalla precedente disperazione
689. Iuppiter omnipotens (gr. 7ta.yxpa.- (cf. V. 645), in qualità di pater fami-
't'l],): nella stessa sede a IV 206 V 687 lias, ardisce implorare dagli dèi, finora
IX 625. Coniato forse da Ennio (ann. avversi ai Troiani (cf. soprattutto vv.
458 e scen. 177 Vah.'), l'agg. omni- 601-18), un piccolo segno di protezione.
potens risale per la formazione a WAG., intendendo hoc tantzmz come
Nevio (cf. arquitenens in b. P. 22, 1 e accuso avverbiale, lo unisce al prec.
fab. coth., p. 201, 14 Mar.') ed ha avuto aspice 11OS, come nel gr. 't'ou't'o 1-16vov
molta fortuna presso gli scrittori cri- Til-1à, E7tLpì,glj;ov, e spiega « per questa
stiani. Cf. G. PuccIONr, in Atti Accad. cosa solamente volgi lo sguardo a noi»,
d'Italia - cl. Se. moro e storo - S. VII, ma la prima soluzione, sorretta da pa·
voI. IV lO (1944), pp. 424 S. - si: « dal recchi riscontri e difesa da CON., è
momento che» (cf. v. 102). Insieme più suggestiva della seconda. Ugualmen-
con l'indico flecteris, esprime la certezza te meno naturale è unire hoc tantwn
e la convinzione di Anchise che il dio a quel che segue, come fa Gass., anche
esaudisca la sua preghiera. Né dalla se il senso è sostanzialmente lo stesso.
presenza di ullis si può dedurre, come - si - meremur: « se abbiamo qual·
qualcuno suppone, che il vecchio nu- che merito presso di te per la nostra
tra qualche dubbio nell'aiuto divino, devozione ».
perché l'agg. ullus ricorre anche nelle 691. da - firma: il verso, chiuso tra
proposizioni affermative e specialmen- due imperat., conclude la breve pre·
te in quelle introdotte dal si con va· ghiera di Anchise, abbondante di dat-
lore condizionale o con quello di si- tili, specialmente nel V. 689, di allitte-
iJuiclem, come qui. Cf. Crc., fam. XIII razioni (luppiter, omnipotens, precibus,
40: si ulla mea apucl te commendatio va- aspice, pietate, pater, precibus si, flecte-
luit (quocl scio rnu/tas plurimzlltz valuis- ris ullis, da cleinde) e di elisioni (tan-
ENEIDE II 201

Vix ea fatus erat senior, subitoque fragore


intonuit laevom et de caelo lapsa per umbras

lum el, deinde auxiliwn, alque haec). Odisseo, che sta per affrontare i Proci.
che ritraggono bene l'intima commo- chiede a Zeus, in segno della sua pro-
;done del vegliardo. - deinde: eliam, tezione, un presagio augurale (Cjl1'lI.11j) e
praelerea. come a I 195. « Anchise chie- poi un altro prodigio (.. tpu.ç /)).).. 0). che
de prima un solo sguardo da Giove, e confermi il precedente, ma in Virgilio
poi, se ne fosse meritevole, 'anche' il primo si è già avuto (vv. 682 ss.). -
la sua assistenza »: cosi SAnD. 3 che ac- atque - firma: per analoghe implora-
cetta auxilium, lez. di tutti i codd .• zioni finali cf. VIII 78: adsis o lanillm
DAN. ad v. 686, DON., accolta da ClNz., el propius lua Hllmina {irmes; SIL., IV
I-IEY., Goss., RIBD., PA. e USS.'; SAnD.' e' 127: assis o firmesque luae, Paler, ali·
invece. opinando che auxiliwn sia pe- tis nU111en. Cf. anche XII 188. Che nel-
netrato nella tradiz. per la somiglianza l'antichità un prodigio fosse confer-
di significato tra augurium e omina. mato da un altro si legge anche in
adotta la variante augurium. proposta CIC., div. I 14. 25. - omina: cf. V. 178.
per la prima volta da Probo che nel e n.
commento alle Bucoliche (6, 31) cosi 692-4. vix - intonuit: cf. Od. XX
cita il verso: da deinde augurium al- 102 s.: wç E<jlU...• Eùx6l.\EVOç' "OÙ o' EXÀVE
({ue lzaec omina firma, aggiungendo: o·
l.\1j..(E.. U. ZEVç. / u.ù·T;(xu. t0p6v"wrEv a:'lt'
/lisi enim pelissel omina, I1llmquam u.tYÀ'I1EV"Oç 'OMl.\'ltov. ibid. XII 415. Per
confirmari oplassel; con Probo concor- la costruzione paratattica con -que. ov-
da SERVo (secundllm Romanum morem vero el, in luogo di quella ipotattica
peli I, ul visa firmenlur. non eninl col cllm 'inversum' cf. III 8 s.: vix...
1l11Um augurillln vidisse su{ficil, nisi inceperal aeslas, / el... Anc1zises dare
con{innelllr ex simili). e tale variante /alis vela iubebal. VIII 520: vix ea fa-
è accettata pure da PEER.• FOllE.• LAD., tllS eral, de{ixique ora lenebanl. XI
Hm. Ma Anchise, date le sue qualità 296 s.: vix ea legati (sciI. dixeranl), va-
divinatorie (cf. n. vv. 685-8). già ha intra- rillsqlle per ora cucllrrit / ... freH,or e
visto qualche cosa di portentoso nel- n. vv. 171-5. Si aggiunga che l'armonia
l'apparizione della fiammella, e può onomatopeica. data dalle tre o in arsi
solamente chiedere una conferma da del secondo emistichio del v. 692. e la
parte di Zeus (cf. haec omina firma); celerità del verso stesso, olodattilico.
quindi la chiosa di SERV.• in fondo, non ben rendono il fragoroso rumore del
apporta alcun elemento probatorio a tuono. - senior: cf. n. v. 509, - su-
favore di augurium, né è tale da far bito: si può intendere come avv. o
respingere auxiliu111, ma illumina sol- come attrib. di fragore; il primo senso.
tanto su una usanza prettamente ro- confermato anche dal v. 731, meglio
mana. Si badi poi che da... allxi/ium si adatta al -que che sostituisce il
non è geminazione di aspice rzos. ma cllm 'inversu111 ' e riecheggia il gr.
un'esplicita richiesta di aiuto, voluta u.ù..(xu. del brano omerico sopra citato.
dal momento e dalle circostanze, e giu- ~ intonuit laevom (-wn cf. n. vv. 29 s.):
stificata quasi dalla pielas dell'orante: sinislrum, prosperllm, quia caelesle esi
si avverte qui una «idée de contrat SERV.: cf. n. v. 54. Per la consuetudine
bilatéral entre les hommes et les dieux. romana di attendere i prodigi favo-
avec nuance de miséricorde de la part revoli dalla sinistra cf. n. vv. 387 s. La
des dieux» P. FÉCHEROLLE, in J?I. c/ass. stessa espressione a IX 631 ed è di
II (1933). p. 175. Né a difesa di augu- fattura enniana (alm. 527 Vah.': Illm
rium ci sembrano valere. sia il richia- lonllit laevom). - laevom: «probabil-
mo di v. 703 III 89 X 255. sia il rife- mente è accusativo interno o affine:
mento omerico (Od. XX 98 ss.), dove "tonava un tuono a sinistra ". Ma a
202 VIRGILIO

stella facem ducens multa cum luce cucurrit.


Illam, summa super labentem culmina tecti, 695
cernimus Idaea claram se condere silva

volte Virgilio fa divenire intransitivi i É1tmpò ya.p òÀXò~ É'tuXOTj / oupav(1j~ àX'tivo~,
verbi transitivi e viceversa. Egli cosi 01t11 xal à~EUO'qlOV TjEV. ibid. III 1377 SS.;
scrive... verbera insonuit (VII 451) THEOCR., 13,50 s.; CALLIM., hymn. Del. 38)
"fece schioccare la frusta". Quindi ed è motivo non raro anche nell'epica
per lui intormit laevum significava pro- latina dell'età imperiale (Luc., V 561 ss.:
babilmente "fece tonare [l'oggetto] a 1apsa per aUum / aera dispersos tra-
sinistra", cioè quella "parte del cie- xere cadentia su1cos / sidera; VAL. FL.,
lo" » KNIG.', p. 318. Cf. anche vv. 630 s.: I 568 s.). MAROU., p. 29, osserva che la
supremll11'l / congemuit. XII 700: !lOr- frequenza della esplosiva (facem du-
rendw1'l... intonat armis. - et - cu- cens... cum luce cucurrit) esprime « le
currit: «e scivolando giù dal cielo una jaillissement d'une fiamme, d'une lu-
stella scorse tra le tenebre, traendosi mière »; cf. Dv., fast. I 75 s.: cernis,
dietro una coda di luce brillantissi- odoratis ut luceat ignibus aether, / et
ma ». Sebbene la cesura pentemimere sonet accensis spica Cilissa facis? -
del v. 694 possa indurre ad unire l'e- stella - luce: cf. V 528: crinem... vo-
spressione multa cum luce a cucurrit, lm'ztia sidera ducunt; SEN., Tro. 356:
preferiamo unirla a facem, come sug- et stella longa semitam fiamma tra-
gerisce non solo il maggiore effetto hem. Cf. pure Dv., met. XV 849 S.
pittorico che si ottiene in questo se- 695-7. illam - vias: « quella, sfioran-
condo caso, ma anche !'immagine dei te la sommità del palazzo, vediamo
vv. 697 s.: longo limite sulcus / dat sparire chiara nella selva dell'Ida e
lucem. - caeIo: cf. n. vv. 8 s. - segnare il nostro cammino ». Cosi, per
lapsa: mirabilmente espressivo, rende il confronto con CLAUD., laud. Stilic.
l'impercettibile staccarsi della meteora II 291 s.: prodigiis casus l!atura futu-
e il suo fluido scorrere per la volta ros / signat, propone CON., il quale ri-
celeste tra le tenebre notturne. Per ferisce signantemque vias del v. 697
l'uso di labi in Virgilio, cf. n. v. 225 alla meteora, che con la scia indica
e per il part. perf. dep., con valore il cammino ai Troiani verso il monte
di parto pres., come inducono a cre- Ida, e lo coordina con se condere del
dere il sego facem ducens e il laten- V. 696, quasi fosse = et signare vias.
tem del v. 695, n. V. 422. La stessa Tuttavia egli non respinge l'interpre-
immagine in LIV., XLI 21, 13: et faces tazione di REN. che, richiamando V
eadem nocte p1ures per caelum 526: signavitque viam flammis, inten-
lapsae sunto - per umbras (cf. n. de signantemque vias « e lasciante la
VV. 254 s.): retto da cucurrit del sua traccia» (in cielo) e lo unisce a
V. s. stella cucurrit: mmc labentem del V. 695; tale soluzione, ac-
tlzeo1ogicam rationem sequitur, quae colta da FORIl. e Uss.', produce una
adserit, flammarum quos cernimus tautologia, in quanto l'idea contenuta
tractus nimbum esse descendentis nl!- in signantem... vias, cosi inteso, è chia-
minis SERVo Il fenomeno, descritto in ramente espressa nel sego longo limite
georg. I 365 sS., già ricordato come su1cus dat lucem. Inoltre di bell'effetto
simbolo augurale nei poemi omerici la coordinazione se condere... signantem-
(cf. Il. IV 75 ss.), ha ispirato soprat- que vias: mentre l'inf. indica il mo-
tutto i poeti ellenistici (ApOLL. RH., IV mento conclusivo del moto della stel-
294-7: w~ li.p' ErpTj. 'l'oia'LV DE OEa. 'l'Épa~ la, cioè il suo sparire, il parto fa ca-
ÉyyutiÀ.tçEV / aLcnov, iii xal 1t&.V'tE~ É1tEUrp1}· pire che essa, anche se materialmente
~1jO'av t06v'tE~ / O''tÉÀ.ÀEO'Oat 'tDVD' otllOV' sparita, continua a segnare con la sua
ENEIDE II 203

signantemque vias; tum lango limite sulcus


dat lueem et late cireum Iaea sulpure fumant.
Hic vera vietus genitar se tollit ad auras

luminosità la via della salvezza: ve- dente, ma al fulmine e al fragore ac-


demmo la stella nascondersi, e ca- cennati ai VV. 692 s.; Virgilio infatti
pimmo che per noi essa segnava una ben sapeva, non solo da reminiscenze
strada da intraprendere. Per la parti- omeriche (Il. VIII 135. Od. XII 417),
colare sfumatura dei due sintagmi do. ma anche attraverso Lucrezio (VI
po i verbi di percezione, cf. RONC., p. 219 ss.: quali natura praedita constent /
215. Non si avrebbe un senso del tutto fulmina, declarant ictu eius inusta va-
dissimile, unendo signantemque vias a poris / signa notaeque gravis halantes
elaram del v. 696. - illam: in forte sulpuris auras), che l'odore di zolfo
rilievo. - summa ... culmina tecti (sciI. accompagna non le stelle cadenti, ma
nostri): cf. eel. 1, 82: summa... villa- i fulmini: qui egli ha voluto intenzio-
rum culmina. Cf. anche vv. 302. 458. nalmente spiegare il mutamento che
758. - summa super: il suono allit- si verifica nell'animo di Anchise, il qua·
terante fa vedere la stella che sembra le, già colpito dal fulmine di Zeus
toccare la parte piu alta del palazzo. (cf. vV. 648 s.), nelle emanazioni sol-
_ labentem: col significato di «sfio- fllree riconosce il fenomeno celeste
rare", «scorrere", come a georg. I 6. quale manifestazione definitiva della
_ Idaea... silva: cf. III 112: I daeum... volonHt divina: cf. SERV.: divini ignis
nemus. V 252: frondosa ... Ida e n. vv. odor ostenditur. Per l'espressione cf.
635 s. - claram: con valore predica· LUCR., VI 747 s.: acri sulpure montes /
tivo. - se condere: costruito con l'abI. ... lumant.
senza in: cf. n. v. 621. - signantem... 699. hic vero: «allora piu che mai",
vias (sciI. nostras): stellae huius cursus come tum vero del V. 105. - victus:
ita significat Troianos conglobatos ad cedens non frlii, sed ipsorwn deorum
domum Aeneae Idam petere. Il plur. voluntati FORD. ~ se - auras: non e
vias, perché si tratta del cammino di strato se attollit, surgit HEY., ma con·
piu persone. vertens FORB.: ai VV. 647·9 si accenna
697 S. ttun: si può tralasciare nella all'immobilità di Anchise. ~ tollit: lez.
traduz.; cf. n. vv. 486-90. - longo di M, V, F, y', b, c, SERV., DON., accolta
_ lucem: l'epiteto longo insieme con la da HEY., Goss., CON., FORB., RIBB., LAD.,
liquida suballitterazione, la frequen- HIR., PA.; SABB:" accetta tollere di
za della vocale u e la perifrasi dat P, y. Ma tollere, inf. storico, se?-
lucem (= lucet cf. nn. vv. 310-3. 569), bene non trascurabile, perché lectto
ritrae in modo mirabile la lunga scia difficilior, spezzerebbe in modo strano
luminosa lasciata dalla stella. - longo la serie dei preso che si susseguono
limite: «per lungo tratto". Oltre i nel brano (cernimus V. 696, dat e
brani riferiti nella n. VV. 692-4, cf. an- fumant V. 698, adfatur e adorat V. 700),
che LUCR., Il 206 s.: nocturnas... faces con la quale il poeta, come anche al·
caeli sublime volantis / ... vides lon- trove cerca particolari effetti (cf. n.
gos flammarwn ducere tractus; Dv., v. 128 s.), e si potrebbe attribuire ad
met. XV 849 s.: flammiferum ... trahe11S un errore meccanico del copista che,
spatioso limite crinem / stella micat.; influenzato dalla finale -re di sulpure
SEN., Thy. 699. - et - fumant: «e del v. prec., anch'esso in quinta sede,
tutto all'intorno l'aria fuma di zolfo". sarebbe incorso in un omeoteleuto. Cf.
L'odor di zolfo si collega' non, come L. HAVET Manuel de critique verbale
generalmente s'intende, alla stella ca- appliqué~ aux textes latins, Paris 1911,

15
204 VIRGILIO

adfaturque deos et sanetum sidus adorato 700


i Iam iam nulla morast; sequor et qua ducitis adsum.
Di patrii, servate domum, servate nepotem;
vestrum hoc augurium, vestroque in numine Troiast.
Cedo equidem nce, nate, tibi eomes ire recuso.'

pp. 151 s. § 570, dove sono riportati za della Troia di Priamo non ha pIU
esempi analoghi: a v. 631 M, in luogo alcuna speranza: cf. n. V. 690. <i An-
di' congemuit, dà vongenzuit per influs- chise - rileva finemente AIlN. 1, p. 72 -
so di volneribus del v. prec.; a V. 739 di fronte al prodigio, auspicio ormai
P, invece di lapsa, ha rapta per effett'J sicuro della gloria della sua gente,
di erepta del v. prec.; a IV 462 M, a sembra rinascere alla vita, alla sensi-
posto di sola, tramanda vola per la bilità, riacquista persino la dolcezza
presenza di visa del v. prec.; a georg. del nonno ».
III 506 in M, in luogo di ima, si legge 703. vestrum... augurium: 1zic osten-
alta suggerito da alto del v. prec. Né dit, Anchisen ea qzuze optabat per im-
var;ebbe addurre a sostegno di tollere petrationem augurii meruisse: augu-
il confronto con VI 491-3, dove gl'inf. riw'I1 enim est exquisita deorum vo-
storici, trepidare, vertere, tollere, sono Izmtas per consultationem avium aut
si seguiti da un pres., ma in un con- signorum DAN. Per augurium cf. n.
testo del tutto diverso. vv. 178 S. - vestro - Troiast: « la nuo-
700. adfatur... deos: agit diis gratias va Troia è sotto la vostra protezione ».
SERV.; per adfari, in accezione diversa, Cf. IX 247: di patrii, quorum semper
cf. v. 644. - sanctum: lo stesso attrib. sub nwnine Troia est; Dv., met. XV
vien dato alla fiammella, sanctos... 546: m/mine sub dominae lateo. Per
ignis v. 686, apparsa sulla testa di l'espressione, corrispondente al gr. lv
Iulo. eeoi~ ervcx~, xdo"ecx~, PA. richiama SOPII.,
701. È evidente che Anchise si ri- Ded. C. 1443: 'tcxu'tCX o' lv 't0 ocx(IJ.O'J~.
volge agli dèi (cf. adfatur ... deos del v. Ded. t. 314: lv O"ot yrìp lO"IJ.Év. Per nu-
prec.) e non ai congiunti, come inten- Itzine cf n. V. 123. - Troia: Troiani
de qualcuno, mal interpretando DAN. I-IEY., come a III 86 s.: servo altera
(ostendit eli/n Aeneae dictis consensis- Troiae / Pergama, reliquias Danaum
se); né occorre virgolare dopo adsum, atque immitis Achi/lei.
come fanno Hm. e PA. - iam iam: 704. cedo (scii. rzzmzini deorwn): cf.
la ripetizione conferisce all'avv. mag- n. V. 699. - equidem: cf. n. V. 77. -
giore energia. - nulla morast (scii. ilz nec - recuso: probavi, inquit, fugam
me cf. ecl. 3, 52: in me mora non tuam, fili, deorzlnz volzmtate descen-
eri; ul/a): <i non vi è indugio da parte dere, cedo potioribus et ibo quo vo-
mia », e la prontezza del suo obbedire lueris pergere, perseverabo cOltzes tuus
_ osserva PA. - è fortemente espres- nec usquam a tua societate disizmgar
sa nei due preso che seguono, sequor DON.; FORn. ricorda Hall., sat. II 5, 16 s.:
e adstll'l1 in luogo dei rispettivi fut. - ne... illi / comes ire recuses e STAT.,
qua _ ;dsum: confugia,m eo, quo vos Ach. I 539: neque comes ire recusem,
ipsi dii, viam monstratzs FOlli. dove !'inf. ire è retto pure da recz/so,
702. di patrii: cf. gr. eeot 'Jtcx'tP0o~ e come qui e a V. 126 (cf. n.). - nate:
MACIl., III 4, 13. - domum (= ger~us, l'appellativo affettuoso che anche Ve-
come a I 284) ... nepotem: la partIco- nere ha rivolto al figlio (cf. VV. 594 e
lare collocazione dei due termini e 619). - ire recuso: per il susseguirsi
l~anafora dell'imperato indicano l'unico delle due sillabe uguali (-re re-) cf. n.
obiettivo del vecchio, che della salvez- v.27.
ENEIDE II 205

Dixerat ille, et iam per moenia clarior ignis 705


auditur propiusque aestus incendia volvont.
tErgo age, care pater, cerviciimponere nostrae;

705-94. Ci si avvia verso l'epilogo del- prima dell'arrivo presso Didone, e non
l' Iliupersis virgiliana: Enea ha ten- poteva, come osserva REIN., p. 58, por-
tato l'impossibile con i cOlnpagni, ma re tale avvenimento durante il viaggio,
di fronte al volere divino, alle esorta- per evitare un doppione della morte
zioni della madre Venere e ai prodigi di Anchise. Vari elementi gli erano of-
dei vv. 680-98, intraprende il cammino ferti dalla tradiz., che fonde libera-
dell'esule alla ricerca di una nuova pa- mente. Nella Tabula Iliaca, le cui raf-
tria, attuando in tal Inodo anche l'e- figurazioni pare derivino dall' Iliupersis
sortazione di Ettore (vv. 289 ss.) a fug- di Stesicoro (cf. Introd., p. IX), sono
gire e a mettere in salvo le cose sacre rappresentati due momenti: presso la
di Troia. E l'eroe non solo ritorna ad porta della città appare una figura fem-
essere il capo morale dei superstiti, ma minile, CrellSa, tra Ascanio ed Enea,
si arricc11isce al'lche di una nuova nota invece presso la nave essa è scompar-
umana, della tenera delicatezza verso sa; nella Ilias parva, p. 135 XX AlI.,
il vecchio padre elle porterà in salvo la nlOglie di Enea è preservata dalla
sulle spalle e verso il piccolo Ascanio schiavitll per il soccorso di Afrodite e
clle tiene per InarlO, pegni l'uno di un di Cibele. Forse già in Stesicoro essa
passato fatto di sventure, l'altro di un evitava la prigionia con l'aiuto di qual-
avvenire che si annunzia pieno di spe- che divinità, come Ecuba con il soc-
ral'lze: per essi, non per sé, l'eroe tre- corso di Apollo (cf. REIN., pp. 58 s.).
pida passando miracolosamente illeso
tra i nemici e, all'avvicinarsi del fra- 705 s. dixerat: cf. n. v. 152. - et:
gore di armi greclle, si affretta per con valore di cum I inversum ': cf. n.
strade secondarie verso il tempio di vv. 171-5. - per moenia: per urbem;
Cere re, dove con angoscia deve con- cf. n. v. 33. - clarior - auditur: « si
statare che manca la moglie. « L'amore distingue più chiaramente il crepitio
di Enea per Creusa - nota VALG. - delle fiamme l). Cf. anche n. v. 301. -
riscoppia tutt'a un tratto quando già ignis: pregnante crepitus ignis
Creusa non c'è pill e cioè quando quel- SAlln.'. - propius _ volvont (-unt cf.
l'amore non poteva pilt essere di im- n. vv. 448 s.): tt e l'incendio solleva piu
pedimento alla sua scornparsa ». Dispe- vicino a noi ondate di fuoco l). -
rato, lascia i suoi e ritorna in città aestus: nella stessa accezione a v. 759
chiamando per nome la moglie: do- e VII 464; cf. pure georg. IV 263:
vunque silalzio, rovina e morte. Vede aestuat... c1ausis rapidus fornacibus
la sua casa, preda del fuoco, vede i ignis.
Greci ammassare bottino e raccogliere 707 s. « C'è, nel ritmo di questi versi,
schiere di dorme e fanciulli prigionieri; un tono fiducioso e accorato di pro-
all'improvviso gli appare l'ombra di tezione: sono le parole di un figlio al
Creusa, pill imponente, ~ cO~1so.larlo e padre longevo; cambiato vocativo, po-
a predirgli lunghe peregrmaZlOnt e una trebbero essere le parole di un padre
nuova sposa di stirpe regale: non sarà al tenero figlio. Riconoscete il Virgi·
schiava dei nemici, ma farà parte del lio di incipe, parve puer, risu cagno-
coro di Cibele; unica raccomandazione, scere matrem. Sempre la stc?sa poe-
squisitamente femminile e materna, sia dell'intimità che spezza Il grave
quella di amare anche per lei il t loro' rumore della tumultuosa vita: e in
figlio. questo caso riluce, splend!da di urna·
Virgilio per l'economia del poema nità, sulle rovine della CItt~ morta»)
doveva far scolllparire Creusa almeno MAZZ., p. 27. - ergo: seguIto talora
206 VIRGILIO

ipse subibo umeris nec me labor iste gravabit.


Quo res cumque cadent, unum et commune periclum,
una salus ambobus erit. Mihi parvos Iulus 710
sit comes et longe servet vestigia coniunx.
Vos, famuli, quae dicam animis advertHe vestris.

da age, si usa con l'imperato o col congo schi. - qua... cumque: per la tmesi,
esortativo o col fut. con valore d'impe- frequente in tutte le forme di qui-
rat., quando l'ordine o l'esortazione si cumque, cf. I 610. - periclum (sci!.
deduce da ciò che precede: cf. v. 547: erit): la forma sincopata è piu comu-
referes ergo 1zaec et nuntius ibis; PLAUT., ne in Virgilio, richiesta talvolta da
Mil. 78: age demus ergo; CAES., b. C. esigenze metriche, come periclis V. 751.
III 19, 8: desinite ergo e Ktlu. 2, pp. Cf. pure n. V. 153. - ambobus: al
143 S. FORD., che richiama DON. ad TER., contrario di uterque, ambo è usato per
Ad. 572 e Hec. 63, chiosa: cum t'i qua- indicare due individui, considerati co-
dam increpationis et 1zortationis eius me una sola unità e operanti nel me-
qui tarde rem gerit. - cervici - desimo tempo: cf. CIIARIS., I, p. 82,
nostrae: « mettiti a cavalcioni sul mio 23 ss. Bar.: ambo... non est dicendum
collo », proprio come risulta da una nisi de 1zis qui uno tempore qllid fa-
moneta (500 a. Cr.), raffigurante Enea citmt, ut puta Eteocles et Polynices
e accessibile in F. BOMER, Rom und ambo perierllnt, quasi una. Romulus
Troia, Baden-Baden 1951, p. 17, e dalle autem et Africanus non ambo trium-
scene del vaso Vivenzio del Museo p1zaverunt, sed uterque, quia diverso
Naz. di Napoli (cf. n. vv. 403 s.). - tempore. Tale sfumatura vale anche
cervici: t cervix' cum numero singll- per le cose. - parvos (-us cf. n. vv.
lari dicitur, collum significat SERVo Cf. 29 s.): epiteto frequentemente attribui-
anche n. vv. 217-9. - imponere (gr. to ad Ascanio (vv. 563. 677. 723) e con-
ÉV't"teEcrO): imperato passivo con valore me- servato nei codd. M, "(, a, b, c; la
diale, come velare III 405, inflectere XII variante solus, accolta da Pucc., è at-
800, cingere Dv., amo I 1, 29. - subibo testata in DON. - Iulus: cf. n. vv.
(scil. tibi) umeris: « mi farò sotto con 562 s.
le spalle» (umeris è abI. strumentale) 711. longe: ut tlltior fiere t fuga; si
ovvero « ti porterò sulle spalle ». Per enim plurimi congregarentur, non fa-
la particolare elisione della {j con la tt cile late re potuissent DON. Ma « detto
R. HARTENBERGER, De o finali apud poe- di Creusa, che si lasci indietro proprio
tas Latinos ab Ennio usqlle ad [uve- lei - osserva VALG. - si capisce male
nalem. Dissert. Bonnae 1911, p. 36, ri- e sta male. E in verità non è, credo,
chiama illbeta ltt di ecl. 5, 15. Per che un modo provvisorio, certamente
l'espressione cf. IV 599: quem subiisse poco felice, per preparare e giustifi-
umeris confectum aetate parentem care di Creusa lo smarrimento neces-
(scil. aiunt). - nec - gravabit: pondus sario e la fatale scomparsa ». Si è
tllum deliciae meae sunt, facie t pietas anche pensato che Creusa sia stata la-
leve quod plltas esse gravissimum, sar- sciata indietro, in un certo senso tra-
cinam tuam libenter tolerabit adfectus scurata, per la posizione secondaria
DON. che la donna occupava nel mondo an-
709 S. L'insistente allitterazione della tico. - servet vestigia (sci!. nostra):
gutturale nel primo verso e della sibi- « segua i nostri passi ». - servet:
lante nel secondo e l'appropriato uso observet, legat FORD.
di ambobus mettono in maggiore ri- 712. quae vestris: particolare
salto la decisa volontà di Enea di con- costruz. di adverto, in luogo della piu
dividere col vecchio padre tutti i ri- comune: animos vestros advertite ad
ENEIDE II 207

Est urbe egressis tumulus templumque vetustum


desertae Cereris iuxtaque antiqua cupressus
religione patrum multos servata per annos: 715
hanc ex diverso sedem veniemus in unam.
Tu, genitor, cape sacra manu patriosque penatis;

ea quae dicam. Cf. DON.: natura enim stipes habet desertus in agris / seu
servi mali sunt et neglegentes nec fa· vetus in trivio florida serta lapis. -
eile Izis obtemperant quae iubentur. antiqua cupressus: cf. veterrima lau-
713 s. est: apparet FORB. - egressis: rus v. 513. L'unione di alberi e templi
dato di relaz., come in CAES., b. c. III era comune nella religione naturalisti·
80, 1: venientibus ab Epiro. - tumu- ca degli antichi: si ricordi la favola
lus... - cupressus: « questi particolari di Filemone e Bauci, trasformati in
sul tempio e altare di Cerere... e sul alberi sacri presso il tempio, sorto al
cipresso e sull'antico culto dei padri posto della loro capanna (Dv., met.
servono ad accrescere con la visione VIII 626-724). In particolare, come
delle più antiche memorie il rimpianto SERVo annota, il cipresso era stato con-
per la patria perduta» RosT. Cf. an- venientemente piantato dinanzi al temo
che vv. 512 ss. - tumulus: modo terra pio di Cerere, quale simbolo del suo
tlllnens, alias sepulcruln SERVo - tem- dolore per il ratto della figlia da parte
plum: cf. n. vv. 165 s. - desertae Ce· di Plutone; quest'albero, detto atra III
reris: è stato inteso già da SERvo in 64, feralis VI 216; Dv., tristo III 13,
tre modi: o « di Cerere abbandonata» 21, invisa Hml., ep. II 14, 23, presso i
dal sacerdote Polibete (cf. VI 484) o Romani era simbolo di dolore e di
« di Cerere trascurata », a causa del lutto, come si deduce specialmente dal
decennale assedio, o « di Cerere priva- mito di Cyparissus, che, avendo ferito
ta» della figlia Proserpina, rapitale da una cerva, da lui amata grandemente,
Plutone; DaR., seguito da HEN., CON. chiese ad Apollo di poter sfogare per
e Goss., muovendo da un passo di sempre il dolore nel pianto, e il dio
Vitruvio (I 7, 2), dove si legge che i lo mutò in cipresso (Dv., met. X 106-
templi della dea sorgevano in luoghi 42). Cf. anche BER., pp. 148 S.
non frequentati, e dando a desertae, 715. religione: cultu; cf. n. vv. 150 s.,
riferito in tal caso a Cereris per enal- anche per la quantità della sillaba re-o
lage, il valore che l'agg. ha a III 4 e FORB. richiama VII 172 e VIII 598. -
646, interpreta « l'antico isolato temo multos _ annos: conexa enim szmt
pio di Cerere ». Tuttavia a noi sembra timor et religio SERV.; cf. I 31. CON. cita
che il poeta alluda non a particolari LUCR., I 1029, dove ricorre la stessa
vicende della vita di Cerere, ricordata locuzione, ripetuta nell'iscrizione sepol·
altrove solo con i naturali epiteti (cf. crale di Nola: CIL X 1310: cf. 1325,
IV 58: legiferae Cereri. VIII 181: labo- 1 CE Blich.
ratae Cereris. georg. I 96: flava Ceres), 716. hanc... sedem... in unam: «pro-
ma all'abbandono in cui dai Troiani, prio in questo unico posto ». L'atten-
durante il lungo assedio, era stato la· zione degli ascoltatori è richiamata da
sciato il tempio, situato al di fuori lzanc, in posizione di rilievo e quasi
delle mura; e questa visione ben si con valore epidittico, e da zmam in
adatta alla particolare situazione di forte antitesi con ex diverso. - ex
Enea che ha la mente piena di tristi diverso: hoc est ex diversis locis vel
spettacoli. Cf. Bur.1 (hoc templum non itineribus DON. Cf. anche DAN.: ut non
frequentabatur tunc, ut olim, sive bello sit suspicio Graecis e n. v. 298.
sive qZlOcumque casu), il quale ricor· 717. tu: a principio di verso, come
da TIB., I 1, 11 s.: nam veneror seu me del v. s., a cui si oppone. ~ cape...
208 VIRGILIO

me, bello e tanto digressum et caede recenti,


attrectare nefas, donec me flumine vivo
abluero. ' 720
Haec fatus latos umeros subiectaque colla
veste super fulvique insternor pelle leonis
succedoque oneri; dextrae se parvos Iulus

manu: non est dantis, sed hortel/'ltis, tutillO Tiberi mergetur et ipsis / vero
ut tollat SERVo Enea trasmette al vec- ticibus timidwn caput abluet. Cf. anche
chio padre il delicato incarico, affidato n. VV. 685-8.
a lui stesso da Ettore (vv. 293-5). - 721 s. haec fatus: analogo a sic fatus
sacra: cf. n. v. 293. - patriosque pe- v. SO. - latos - leonis: « con un
natis (-es cf. n. VV. 19 s.): cf. Teu- mantello fatto di fulva pelle leonina
crosque penatis v. 747, pure in fin di mi ricopro, nella parte superiore, gli
verso: nell'uno e nell'altro caso, l'agg. omeri, in tutta la loro larghezza, e il
richiama suos di v. 293. collo tenendolo curvo ». Cf. Il. X 23:
718-20. Non era lecito toccare le cose à[l<pt o' E7tEVtct. oct.rjJowòv ÈÉO"O"ct.'to oÉp[J.ct.
sacre con le mani insozzate di sangue: ),Éov'toç. -latos umeros: calco omerico:
cf. n. v. 167. - bello e tanto: e tanta cf. Il. III 210: EUpÉct.ç w[J.ouç. - su-
pugna. - attrectare (scii. ea): « pnr biecta... colla: plur. poetico. Goss. cita
fanare ». Il verbo è detto propriamente Ov., Pont. I l, 33: cum foret Aeneae
del toccare immagini e altri oggetti cervix subiecta parenti, ma qui su-
religiosi: cf. LIV., V 22, 4: id signum... biecta fa le veci del parto preso passivo
nisi certae gentis sacerdos adtrectare che in latino manca: cf. nn. vv. 108 s.
non esset solitus. - nefas (scii. erit): 413. - veste... fulvique ... pelle leonis:
cf. n. VV. 183 s. - danec - abluero: per endiadi = veste ex pelle leonina
«finché non mi sarò purificato con cO/tfecta FORB. super: absolu-
acqua di fonte ». Il fut. esatto che te et adverbialiter usurpatum FOIm.
riteniamo non stia a posto di abluam, (cf. VI 217. 221) e nel significato
come pensano DAN. e molti dei mo· di « nella parte più alta ». Altri lo
derni, esprime con maggiore energia uniscono a insternor, da cui sarebbe
l'assoluto bisogno di Enea, il quale non separato per tmesi. - insternor: con
metterà su quei sacri oggetti le mani, valore mediale, regge gli accuso umeros
se non completamente purificate. L'e- e colla (cf. nn. vv. 393. 471-5), che
spressione quindi equivale a: dane c alcuni, meno bene, fanno dipendere da
f/umine vivo manus ablutas habebo, in super con valore preposizionale.
quanto abluero è un futurum exactum, 723 s. succedoque oneri: « e mi sob-
cioè « futuro compiuto, perfettivo »: so- barco al peso ». Per succedo, cf. subibo
lo la compiutezza dell'azione potrà far V. 708 più che succedunt V. 478, richia-
scomparire nell'animo dell'eroe il ti· mato da SERVo Enea, che nell'infanzia
more religioso. Cf. anche RONC., pp. era stato un lieve peso per il padre,
104 s. Per il verso incompiuto cf. n. nella triste circostanza ricambia le cu-
vv. 65 s. - flumine vivo: epitheton re paterne, superandole di gran lunga:
non est otiosum; cum, nisi viva aqua cf. SEN., ben. III 37, 1: vicit Aeneas
facta, non legitima lzaberetur purgatio patrem, ipse eius in infantia leve tu-
FORB., che richiama TI B., II 1, 14: et tllnlque gestamen, gravem senio per
manibus puris sumite fontis aquam; media llOstium agmina et per cadentis
PERS., 2, 15 s.: Tiberina in gurgite mero circa se urbis ruinas ferens, cum com-
gis / mane caput bis terque et noctem plexus sacra ac penates deos religiosus
f/umine purgas; Iuv., 6, 523 s.: ter ma- senex nOn simplici vadentem sarcina
ENEIUE II 209

implicuit sequiturque patrem non passibus aequis;


pone subit coniunx. Ferimur per opaca locorum; 725
et me, quem dudum non ulla iniecta movebant

premerei; tuIit illum per ignes et vv.206-11): (post', sed loco tantum, non
(quid non pietas potest?) pertuIit co- et tempori adiwzgitur DAN. L'avv. ri-
lendumque inter conditores Romani im- prende longe di V. 711. - subit: in
perii posuit. - dextrae - aequis: cf. senso assoluto come a v. 240. - feri-
VAL. FL., III 486: haeret FIylas lateri mur: con valore mediale, come a V.
passusque moratur iniquos; SIL., IV 337. - per _ locorum: l'agg. opacus,
30 s.: dextra laevaque trahuntur / parvi usato al neutro sostantivato (cf. n. vv.
non aequo comitantes ordine, nati. - 330-5 e LUCR., II 115: per opaca domo-
dextrae - implicuit: pueri/em expres- rum), in opposizione ad apricus, qui
sit timorem SERVo Cf. Tm., I 4, 56: ut vale « poco rischiarato ", come in PLIN.,
collo se impIicuisse velit; OV., met. I ep. VII 21, 2: cubicula obductis veIis
762: implicuit materno brachia collo. opaca nec tamen obscura facio; cf. an-
Si noti il valore « metaptotico" del che n. vv. 254 S.
perf., posto tra una serie di preso sto- 726-9. Seneca, pur avendo messo in
rici; mentre questi mettono in rilievo risalto il gesto affettuoso di Enea ver-
soprattutto la momentaneità del fatto, so il padre (cf. n. VV. 723 s.), in ep.
l'implicuit, oltre a significare la rapi- 56, 12 S. alla citazione di questi versi
dità con cui il bambino intreccia la fa seguire: prior ille sapiens est, quem
sua mano in quella del padre, col non tela vibrantia, non arietata inter
valore ingressivo, implicante « il con- se arma agminis densi, non urbis in-
tinuare dell'azione iniziata", dipinge pulsae fragor territat: hic alter impe-
la trepida attenzione del piccolo Asca- ritus est, rebus suis lime t ad omnem
nio, tutto intento a non lasciarsi sfug- crepitum expavescens, quem una quae-
gire la poderosa mano paterna. Cf. Iibet vox pro fremitu accepta deicit,
RONC., pp. 86 S. - parvos (-us cf. n. quem motus levissimi exanimant: ti-
vv. 29 s.) lulus: la stessa clausola ai midum illll1n sarcinae faciunt. Oppor-
vv. 677. 710. Per Iulus cf. n. vv. 562 S. tune perciò le osservazioni di L. Dop-
- sequitur - aequis: la stessa scena PIONI Virgilio nell'arte e nel pensiero
a V. 321, dove Panto trascina il nipo- di Seneca, Firenze, Libr. Ed. Fio-
tino, e a V. 457, in cui è ricordata rentina, 1939, pp. 112 s.: « La cita-
Andromaca che trae per mano il fi- zione virgiliana è introdotta a raf-
glioletto. - patrem: in luogo di me figurare e a descrivere due stati d'ani-
(cf. V. 674), esprime la tendenza e la mo, due abiti: l'imperturbabilità stoi-
paura del bambino, pienamente fidu- ca e la continua agitazione dello stol-
cioso nell'aiuto paterno. - non - ae- to,,; Seneca non si preoccupa « che di
quis: « Questa frase - scrive BIG. - cogliere... i due momenti di impavida
è uno di quei t6cchi di soavità affet- serenità. e di pavido timore". Piu ario-
tuosa per gli umili e i deboli, che sa \'interpretazione che a questi versi
sono tra i piu felici della poesia di dà MAZZ., p. 28, secondo il quale Vir-
Virgilio e piu suoi veramente". Il plur. gilio presenta Enea « in abiti borghesi,
e il suono allitterante del secondo emi- senza eroico cipiglio di guerriero, ti·
stichio fanno sentire con molta effica- mido padre e timido figlio che cerca
cia il trepestio dei frettolosi passetti l'ombra, ansioso per le sorti di lulo e
infantili. L'espressione è riferita da Se- di Anchise. Solo un grande poeta po-
neca (apok. 1, 2) al vecchio imperatore teva osare un « imborghesimento" del
Claudio che cammina vacillando. grande eroe, senza tuttavia menomarne
725. pone subit: cf. pone sequens di la personalità semidivina: Enea può
X 226 e georg. IV 487. - pone (cf. n. permettersi il lusso, tutt'altro che eroi-
210 VIRGILIO

tela neque adverso glomerati ex agmine Grai,


nunc omnes terrent aurae, sonus excitat omnis
suspensum et pariter comitique onerique timentem.
Iamque propinquabam portis omnemque videbar 730
evasisse viam, subito cum creber ad auris
visus adesse pedum sonitus, genitorque per umbram
prospiciens 'Nate' exclamat, 'fuge, nate; propinquant.
Ardentis clipeos atque aera micantia cerno.'

co, di tremare come un mortale di perché quest'ultima sembra già la-


ogni giorno, e tuttavia egli resta iI sciata in disparte (cf. n. V. 711).
grande progenitore dei conquistatori 730 s. iamque: cf. n. V. 132. - pro-
del mondo». - et me: i due mono- pinquabam fortis: cf. V 185: seopulo...
sillabi, a inizio di verso e di periodo, propinquat. VI 410: ripae... propinquat.
insieme con la disposizione chiastica Il verbo a V. 733 ricorre in senso as-
delle parole nel v. 728, puntualizzano soluto. ~ portis: non la porta Scea che
il nuovo stato di animo di Enea. - conduceva al lido e al campo dei Gre-
dudum: si oppone a mmc del v. 728. - ci (cf. n. vv. 608-12), ma quella opposta
iniecta... tela: già FORIJ. nota che l'e- che guardava verso i monti. - omnem
spressione allude al combattimento da - viam: {( e mi sembrava di aver per-
lontano e che è in opposizione a ad- corso l'intera strada». Per evasisse cf.
verso... agmine, detto per il combat- vv. 458 e 531; qui costruito transitiva-
timento da vicino. - glomerati ex ag- mente, come a III 282 IV 685 VI 425
mine: cf. undique collecti v. 414. Per XII 907. - subito cum: hysterologia
il senso di glomerati cf. n. vv. 314-7. est SERvo Per il ewn 'inversum' cf. n.
- Grai: cf. n. vv. 147-51. - nunc - vv. 171-5. - creber: unito a pedllm
suspensum: in questo tratto psicolo- sonitus del V. S. = « un fitto calpestio
gico, Virgilio forse si è ispirato ad di passi». - auris (-es cf. n. vv. 19 s.).
Apollonio Rodio (III 954 s.: il Oa~à: 01] 732. visus: scil. est. - adesse: idenz
O"'t"l)OEW'I EaY1J XECXP, oTm6't"E OOU1tO'l / ti quod advenisse, appropinquasse Goss.
1tOOOç lì à:'IE~OLO 1tCXPCXOPEçCX'l't"CX OOa.O"O"CXL). Cf. - per umbram: cf. n. vv. 254 S.
anche SIL., VI 58 s.: sonus omnis et 733. prospiciens (cf. il gr. 1tPOLOW'I di
aura / exterrent pennaque levi com- Od. V 393): qllippe in 1zumeros frUi su-
mota volucris; Iuv., lO, 21: et motae blatus HEY.; Enea, sotto il peso del
ad lunam trepidabis harundinis um- padre, è costretto a tenere il capo
bramo - nunc - aurae: 1zie ostendit, basso e non può quindi guardare in
etiam fortes viros pro ratione tempo- lontananza. Per prospieere, usato nel-
ris et eausarum et debere et decere lo stesso senso, cf. I 127. 185 IV 410. -
metuere DAN. - suspensum: con va- nate - propinquant (seil. postes): la
lore predicativo, come il sego timentem. ripetizione incalzante del vocat., l'esor-
Cf. suspensi V. 114. - pariter: unito a tazione affannosa a fuggire, l'ellissi
due sost., come a IX 559. georg. I 445; del sogg. di propinquant, isolato alla
Dv., met. XIII 539. - comiti: riferito fine del verso, ritraggono a pieno il
ad Ascanio come a V. 711. Poco con- turbamento dell'animo di Anchise.
vincente la' chiosa di DON. che riferi- 734. ardentis (-es cf. n. VV. 19 s.)... mi-
sce il termine anche a Creusa (non cantia (cf. n. v. 475): il fulgore degli
unwn comitem intellegendum est, sed scudi e il balenio delle armi san dovuti
utrumque, ut oneris signifieatio perti- soprattutto ai bagliori dell'incendio. -
neat ad patrem, comitis et ad uxorem), clipeos: cf. n. v. 389. - aera (= arma)
ENEIDE II 211

Hic mihi nescio quod trepido male numen amicum 735


confusam eripuit mentem. Namque avia cursu
dum sequor et nota excedo regione viarum,
heu misero coniunx fatone erepta Creusa

micantia: per analoga immagine e per se?), ricorrono anche a VII 215 IX 385
l'uso metonimico del sost., cf. VII 526: e particolarmente a XI 530: nota fer-
aera... fulgent. - cemo: CER. richiama tur regione viarum. Cf. pure VAL. FL.,
CAES., b. C. II 43, 2 s.: sed tantus fui t II 43 e MART., III 4, 2. - regione: in
onmium terror, ut alii adesse copias contrasto con avia, è usato nel suo va-
Iubae dicerent, alii cum legionibus lore etimologico, da regere « dirigere»
instare Varum iamque se pulverem ve- (cf. la locuzione avverbiale e regione
nientium cernere, quarum rerum nihil « in linea retta »).
omnino acciderat, alii classem hostium 738 s. «La mia Creusa rimase indie·
celeriter advolaturam suspicarentur. tro (ossia' scomparve '), strappata dal
735. hic: con valore temporale; cf. v. fato ahi a me infelice, o si smarri
122. - trepido: cf. vv. 728 s. - male... per' via 'ovvero stanca si pose a se·
amicum: 'UlnicUln', quod ipsum et dere? ». La prima ipotesi, spontanea
patrem fìlilllnque servavit; , male " quod nell'animo di Enea che ha avuto tante
uxorem perdidit Goss. Per il valore prove dell'avversità del destino, attri-
diminutivo dell'avv. si veda n. v. 23. buisce ad un fatto soprannaturale la
Cf. anche SERV.: non cum uti/itate mea scomparsa di Creusa, la seconda I~
favens uxori, quae in numerum mi- spiega con un fatto naturale, che SI
nistrarum matris deum relata est. - è potuto verificare in due modi: o per
numen: cf. n. v. 123. lo smarrimento o per la stanchezza.
736 s. confusam - mentem: mentem Cosi molti dei commentatori moderni,
meam multis cogitationibus confusam dei quali alcuni (HEY., FORI3., CON.),
praeripuit DON. La divinità oscura del senza variare sostanzialmente la comu-
tutto l'animo di Enea, già turbato per ne interpretazione, preferiscono far ~i­
il timore dei nemici. HEY. vi scorge pendere i tre ind. (substitit, errava,
fuse due espressioni omeriche: eppÉvet.<; resedit) da incertum del v. 740, co~­
ÈçÉÀE'tO ZEV<; Il. VI 234 e erÌJv oÉ 'YÉpov't~ frontando VI 779 s.: viden ut geml-
,,60<; xu'to ibid. XXIV 358. - avia... se- nae stant vertice cristae / et pater
quor: 'avia' sunt semitae a viis fre- ipse suo superum iam signat 11O/lOre? c
quentatis deflectentes; ideoque ' avia se- georg. I 56 s.: nomle vides, croceos ut
qui' eadem ratione dictum, qua alibi Tmolus odores / India mittit ebur?
(cf. Ov., Pont. I 4, 38 II lO, 17) 'viam, Ma questi ind. dopo viden e vides,. c?"
iter sequi ' FORD. - cursu: abI. di modo, me pure dopo aspice, sono freque?tl m
come lapsu v. 225 e saltu v. 565. - poesia (cf. anche VIII 190 ss.: asplce... /
et nota - viarum: « essendomi allon- ... ut... deserta... nlOntis / stat domus.
tanato dalla normale direzione della ecl. 4, 52: aspice, venturo laetanttl/: ut
strada »: la coordinazione di excedo omnia saeclo; CATULL., 61, 77 s.: Vlden
con sequor mette in risalto l'aver Enea ut faces / splendidas quatiunt comas?)
abbandonato la via maestra, e ciò nella e sono un residuo dell'uso popolare
mente di lui rappresenta quasi la causa (PLAUT., Bacch. 492: viden ut aegre ~a­
dello smarrirsi di Creusa. Analoghe titur gnatum esse corruptum tuom.):
espressioni, derivate forse da Lucrezio cf. Tov., p. 191 s. §. 328. D:al~ro?de .le
(I 958 s.: omne quod est... nulla re· interrogo dir., segmte d~l! elh~tlco Ut-
gione viarUln / fìnitumst. II 249 s.: sed certunI rispecchiano, plll dI quelle
nihil omnino recta regione viai / de- indir., i dubbi sorti nell'animo di Enea
clinare quis est qui passit cernere se- e meglio si adattano al dramma della
212 VIRGILIO

substitit, erravitne via seu lassa resedit?


incertum; nec post oculis est reddita nostris. 740
Nec prius amissam respexi animumque ref1exi,
quam tumulum antiquae Cereris sedemque sacratam
venimus; hic demum collectis omnibus una

scomparsa della moglie, ancora tanto ossia dal momento in cui Enca col
vivo nell'eroe che anche le parole, in padre e col figlio si è immesso nelle
questi due versi, si susseguono in modo vie traverse. - oculis... nostris: agli
non regolare. SERVo invece, spostando occhi dell'eroe e a quelli di Anchisc
l'enclitica -ne da fato a substitit (fato e di lulo.
erepta Creusa substititne), vede certa 741. amissam - reflexi: per llysteron
l'azione del fato nelle varie ipotesi e a proteron = animum reflexi ut aspice-
sostegno richiama, troppo razionalisti- rem amissam. La figura retorica scom-
camente, i vv. 777 s.: non llaec sine parirebbe, se accettassimo animumve
nwnine divom / eveniunt; ma proprio di P, l, y. - amissam respexi: cf. IX
queste parole ci sembrano la risposta 389: absentem respexit amicum. - ani-
di Creusa ai dubbi di Enea, se la mum reflexi: non se ne ricorda prima,
scomparsa di lei sia dovuta al volere perché gli dèi gli hanno offuscata la
dei fati o ad un evento naturale. - mente (cf. VV. 735 s.).
misero (scil. miTli): da alcuni, meno 742. tumulum... sedemque sacratam
bene, è unito a fato. - fato... erepta: (= sacram, come a I 681): cf. vV. 713 S.
la stessa espressione in LIV., III 50, L'accus. senza prep., con i verbi di
8. Pcr fato cf. n. v. 13. - fatone (emen- moto, non è raro in poesia (cf. I 2 s.:
dato da alcuni in fato mi)... ne: la [taUam ... Laviniaque venit / litora. VI
ripetizione di -ne, molto rara nelle in- 638: devenere locos laetos et amoena
terrog. dir., ricorre anche a XI 126: virecta. 696: !!aec limina tendere adegit;
iustitiaene prius mirer belline labo- LUCR., VI 742: ea... loca... venere volano
rum? - Creusa: cf. n. vv. 562 s. - seu: tes); esso, pur risalendo a modi espres·
introduce un altro concetto che non sivi delle lingue idgg. (sscr. grlliin; gr.
è disgiuntivo rispetto a erravitne, ma oellov, o!xov accanto a oel~ovoe, o!xevoe; lat.
ne è una variante e ne completa il domum), ha stretto rapporto col sup.
senso (come se fosse: si smarri e, stan- usato con valore di scopo, per es. vena-
ca per il cammino, si pose a sedere?). tum ire. Cf. G. LANDRAI', in Arcll. filr
Per l'uso di seu e di aut nelle interrogo Lex. X (1898), pp. 391-9. Nell'iscrizione
si veda Ktln. 2, pp. 527. 530 e BASS. 2, sepolcrale di Narbona si legge sacra·
pp. 42. 180. - lassa: lez. di p2, y, a 2, tam... sedem (CIL XII 5271: cf. 1021, 3
b, c; M, m offrono lapsa. Ma lassa CE Biich.). - antiquae: riferito a Ce-
meglio si accorda al significato di re- reris per enallage, sta per antiquum
sedit (cf. FORD.: 'lapsa' ... non quadrat (cf. templum... vetustum v. 713).
ad I resedit '); per la stessa immagine 743. venimus: in fine di periodo e
cf. PLAUT., Pseud. 661: lassus... de via; a principio di verso, il p~ storico
HOR., c. Il 6, 7: lasso maris et viarum. implica la faticosa peregrinazione dei
740. incertum (scil. est): unito logica- tre profughi. - hic: da unire a una
mente pitI che sintatticamente al V. defuit. - collectis omnibus: abI. ass.;
prec. conclude col resto del verso le altri, meno bene, considerano l'espres-
ipote~i sconsolate, mentre i vv. ss. ri- sione un dato retto da defuit. - una:
prendono la narrazione. - nec - in forte rilievo sia per la posizione sia
nostris: constat: nam umbram eius vi- per l'accostamento a omnibus.
dit tantummodo SERVo - post: postea,
ENEIDE Il 213

defuit et cOl11itcs natul11que virumque fefellit.


Quel11 non incusavi al11ens hominumque deorumque, 745
aut quid in eversa vidi crudelius urbe?

744. defuit... et fcfellit: WAG. scioglie fatti qui l'ipermetria e il polisindeto


la coordinazione, richiamando il co- prolungano la dolente csclamazione di
strutto di Ào:vM%} col part.: Èt.o:OEV Enea, che tira in causa tutta la folla
Ò'.1tO)WltOV<ro:. - et comites (= famuli v. degli uomini e degli dèi; a I 332 s.:
712) - virumque: con la gradazione ignari hominwnque locorumque / er-
dal generale al particolare è rappresen- rmnus, dipingono efficacemente l'infini-
tata !'intensità dell'ansia affettuosa, cul- ta estensione dei luoghi, per i quali i
minante in Enea, mentre col polisin- Troiani vanno errando; a IV 558 s.: om-
deto viene espressa quasi la responsa- nia Mercurio similes, vocemque colo-
bilità di tutti, della quale pare sia remque / et crinis flavos, servono a
sgravato solo il vecchio Anchise. - na- rappresentare che in tutto, proprio in
tum: qui per aetatem matrem deside- tutto, l'immagine, apparsa in sogno ad
rare debuerat SERVo Enea, è simile a Mercurio; a V 422 s.:
745. L'unico verso ipermetro del 1. et magrlOs lnembrorwn artus, nzagna
II, in cui la sillaba finale -que si elide ossa lacertosque / exuit atque ingel1s...
con aut iniziale del V. S. Non mancano consistit, il poeta sembra indugiare sul-
altri esempi, non solo in Virgilio, dove !'imponenza della figura fisica di Entel-
ricorrono circa 20 casi (I 332 IV 558 V lo; a VI 602 s.: quos super atra si/ex
422 VI 602. georg. I 295 ecc.), ma anche iam iam lapsura cadentique / imminet
negli altri poeti (CATULL., 64, 298; LUCR., adsimilis, il verso ipermetro dipinge la
V 849; HOR., sat. I 6. 102; Dv., met. IV pericolosa sporgenza del nero masso
11; VAL. FL., IV 293). Seneca ritiene che sovrastante, suggerendo quasi un'idea
Virgilio abbia voluto, con questa par- di minaccia; a georg. I 295 s.: aut dul-
ticolare struttura metrica, soddisfare il cis musti Volca/w decoquit ZlnlOrem /
gusto di quei contemporanei ancora et foliis zmdam... despzlnzat, sembra da-
legati al passato: Virgilius quoque re la sensazione dell'umidità che sale
noster non ex alia causa duros quosdam dal fondo e si gonfia come un'onda.
versus et enormes et aliquid supra Tale artificio trova una certa corrispon-
mensuram trallentes interposuit, quam denza nella poesia greca, in cui talora
ut Ennia11.us populus agnosceret in 1'10- un verso è in sinafia col successivo, e
vo carmine aliquid antiquitatis (ap. questa maniera stilistica, distinta dai
GaL., XII 2, lO). L'uso, secondo alclmi grammatici col nome di dooç Io,p6xÀELOV
(cf. L. HAVET-L. DUVAU, Cours élém. de (DION. H., comp. verbo 9), è prediletta
métr. gr. et lat., Paris 1939', p. 60), de- da Sofocle (cf. Ant. 1031. Ded. t. 29.
riverebbe da Z'iiv, ricorrente alla fine di Ded. C. 16). - quem - deorumque:
alcuni versi omerici (Il. VIII 206 XIV cf. LIv., XXX 20, 7: et deos llOminesque
265 XXIV 331) e ritenuto elisione di accusantem. - amens: predicativo, col-
z'iivo: con la vocale iniziale del verso locato efficacemente tra gli oggetti del-
successivo da Aristarco e Nicanore, i l'accusa. Cf. vv. 735 s. 314 e n. vv. 302 s.
quali sostennero la grafia Z'l]v', ignoran- (fine).
do forse che Z'iiv è la forma are. del- 746. Cf. CATULL., 62, 24: quid facitmt
l'accuso Zf}vo: (cf. anche A. PAGLIARa, Le- lwstes capta crudelius urbe? - aut
zioni di glottologia, 1945-46, pp. 9 ss.). quid in: tre monosillabi, come ~ III
Ma esso più verisimilmente è dovuto a 186: sed quis ad. XII 566: neu quzs ob.
motivi stilistici (cf. MAROU., pp. 304 S. georg. III 202: llinc vel ad, contraria-
e NORD. ad v. 602, il quale, proprio sotto mente a una legge che proibiva di
questo aspetto, accosta gli esametri so- collocare più monosillabi a principio
vrabbondanti a quelli spondiaci): in- di verso (cf. DION. H., comp. verbo 12).
214 VIRGILIO

Ascanium Anchisenque patrem Teucrosque penatis


commendo sociis et curva valle recondo.
Ipse urbem repeto et cingor fulgentibus armis.
Stat casus renovare omnis omnemque reverti 750
per Troiam et rursus caput obiectare periclis.

crudelius: bene se futurus com- un senso particolare. Si noti l'hysteron


mendat maritus SERVo L'avv. rivela che proteron nel verso che equivale a:
l'affetto di Enea per la moglie fu tale ipse urbem repeto, armis fulgentibus
che anche la distruzione della città cinctus. - ipse (= ego autem): «in
gli sembrò meno dura e dolorosa, e quanto a me poi »; enfatico e contrap-
questo nuovo aspetto della personalità posto ai due versi prec., distingue
dell'eroe colpisce la fantasia di Didone, nettamente (cf. gr. a:ù't6ç) la persona
già presa da amore (cf. I 717 ss.). di Enea dal gruppo di coloro che re-
747. Ascanium: cf. n. vv. 562 s. - stano nel fondo della valle. - cingor:
Anchisen: cf. n. V. 122. - Teucrosque con valore mediale; cf. nn. vv. 520.
penatis (-es cf. n. vv. 19 s.): cf. n. v. 717. 671 S.
Qui Teucros è usato come agg. (cf. V 750. stat (scii. mihi sententia): decre-
530; CATULL., 64, 344; OV., met. XIV 72). tum est apud me HEY. Cf. sedet... ani-
748. sociis: sono i famuli V. 712 e i mo V. 660. L'ellittico ed energico stat,
comites v. 744. - curva (= cava) - re- in posizione di rilievo come a XII 678,
condo: llinc iam ostenditur nimia mul- seguito dall'inf. anche in prosa (cf.
titudo SERV.; CON. richiama III 674: Cle., fam. IX 2, 5: modo nobis stat il-
curvis... cavernis e XI 522: curvo an- lud, una vivere in studiis nostris),
fractu valles; cf. anche V 287 e georg. esprime una risoluzione ben determi-
II 216. nata. Giustamente ROST. osserva: «Co-
749. Questo verso è ritenuto spurio si, facendo tornare Enea, il Poeta ri-
da PEER. e qualche altro, sia perché l'a- sponde a tutte le critiche sul contegno
zione, espressa nel primo emistichio, dell'eroe nei riguardi di Creusa, e nel
sarebbe ripetuta nei vv. 752-4, sia per- medesimo tempo rinnova ancora una
ché fulgentibus sarebbe inadatto alla volta la visione e l'impressione della
narrazione appassionata di Enea, sia distrutta città ». - omnis (-es cf. n.
perché armis sarebbe improprio per vv. 19 s.) omnem: il voluto accosta-
indicare il solo scudo. Ma nulla vieta mento dei due agg., il susseguirsi di
di credere che l'eroe, per trasportare due verbi composti col pref. re· e la
il padre con maggiore agio, abbia de- posizione in cesura di rursus al V. s.
posto non solo lo scudo, ma anche la mettono in evidenza la gravità e il
lancia e l'elmo (cf. pure DAN.: potest rischio dell'impresa. Qui onmenl, più
significasse scutum et galeam, quibus efficace di totam, indica la città in
solis caruerat, patrem portans et filiwn tutte le sue parti: cf. anche vv. 730.
ducens); né fa ostacolo all'autenticità 757. - reverti: «rifare il cammino ».
del verso il fulgentibus che è epitlleton 751. caput - periclis: Enea, che ri·
exornans; inoltre il primo repeto è torna incolume in città, è ancora sotto
soltanto un preso conativo (cf. n. VV. la protezione divina di Venere: cf.
479 s.) con valore generico «decido di nusquam abero V. 620. - caput: vitam,
tornare» (cf. D,m.: t repeto' pro t repe- animam: cf. XII 230: obiectare ani·
tere statua' e PAse., il quale pensa mam. L'inf. obiectare, intenso di obi-
che il poeta abbia «espresso forse so- cere, ricorre anche a georg. I 386: ca-
lo l'intenzione di Enea »), il secondo put obiectare fretis. IV 217 s.: corpora
(v. 753) invece, dando risalto al mo- bello / obiectant; SALL., Iug. 7, 1: sta-
mento in cui l'azione è individuata, ha tuit eum obiectare periculis. - peri-
ENEIDE II 215

Principio muros obscuraque limina portae,


qua gressum extuleram, repeto et vestigia retro
observata sequor per noctem et lumine lustro.
Horror ubique animo, simul ipsa silentia terrent. 755
Inde domum, si forte pedem, si forte tulisset,
me refero. Inruerant Danai et tectum omne tenebant.

clis: la forma sincopata è dovuta alla offerto da alcuni deteriores, è dovuto


metri rzecessitas: cf. n. vv. 709 s. al vicino se; inoltre a horror - animos
752. principio: in correlazione con si dovrebbe evidentemente sottintende-
inde v. 756. - muros: cf. n. v. 33. re terret, suggerito dal terrent del se-
obscura: cf. n. vv. 254 s. - portae: la condo emistichio, e strana sarebbe l'u-
stessa di cui si parla a v. 730. nione di terret con horror, seguito da
753 s. gressum extuleram: cf. n. vv. altri verbi, qualora si voglia esprimere
657 s. - vestigia - sequor: « rifaccio moti dell'animo: cf. v. 559: me... cir-
i miei passi con vigile attenzione". cumstetit horror. III 29 s.: lwrror I
Observata ha pure valore avverbiale membra quatit; PLAUT., Ampli. 1118:
a IX 392 s.: vestigia retro l observata horror membra... percipit; LIV., I 25,
legit. - per noctem: cf. per umbram 4: l/Orror... spectantes perstringit; Luc.,
vv. 732. 767. - lumine lustro (scii. I 192 s.: perculit horror / membra; SIL.,
ubirzam sit Creusa): oculos circumfero VIII 121: me impleverat horror; VAL.
SERvo Per lumerz, nel senso di « sguar- FL., VII 81 s.: perstrinxerat horror /
do", cf. VIII 153; per lustro cf. n. v. ipsum. Si veda il Thesaurus, S. v. hor-
528: l'allitterazione mette in risalto la ror. - ipsa - terrent: CER. richiama
cura affannosa con la quale Enea va TAC., hist. III 84, 4: terret solitudo et
alla ricerca della moglie. tacentes loei, dove il verbo è preso,
755. « Jusqu'ici Virgile - scrive CAR., come qui, in senso assoluto. - silen-
p. 204 - a montré Troie en proie au tia: plur. poetico, intenzionalmente
carnage et à l'incendie; voici un autre usato.
aspect: la mort a fait son oeuvre, la 756. inde: con valore temporale. -
lutte a cessé; le silence a remplacé si - tulisset (scii. Creusa): la ripeti-
les cIameurs de l'assaut; une désola- zione enfatica e il rapido susseguirsi
tion muette pèse sur la ville; c'est di dattili e spondei in tutto il verso
encore de l'horreur, mais l'horreur pro- giovano a ritrarre, non solo l'ansia pe-
vient de ce qu'on n'y voit plus ame nosa, ma anche il dubbio amaro e la
vivante ". - horror - animo (scii. meo speranza angosciosa; per l'efficacia del-
est) = lwrret ubique animus: « dovun- la ripetizione cf. CIC., de or. III 64,
que il mio animo rimane inorridito ». 206: geminatio verborum habet inter-
- animo: lez. di quasi tutti i codd., dlml vim, leporem alias. II si, equiva-
accettata dalla maggior parte degli lente ad an, dipende da un verbum
edd.; alcuni ("(', b, c) e i deteriores experiendi, quaerendi, videndi (visurus
hanno animos, accolta da HEY., CON., ovvero experturus): cf. I 181 S. VI 78;
PA. e difesa da Pucc., solo perché ani- non mancano esempi anche in prosa:
mo romperebbe « il parallelismo dei CAES., b. G. VI 37, 4; CIC., Phil. 9, 1, 2.
due soggetti che significano un mede- 757. inruerant Danai: qllOS Vemls an·
simo effetto sull'animo di Enea ». Ma te prohibuerat SERVo Per Danai cf. n.
la variante Qllimos va respinta, perché vv. 5 S. - tectum: domum, come a V.
corruttela, derivata dalla vicinanza di 679.
simul, come a georg. II 219 viridis,
216 VIRGILIO

Ilicet ignis edax summa ad fastigia vento


volvitur, exsuperant fiammae, furit aestus ad auras.
Procedo et Priami sedes arcemque reviso. 760
Et iam porticibus vacuis Iunonis asylo
custodes lecti Phoenix et dirus Ulixes
praedam adservabant. Huc undique TroIa gaza
incensis crepta adytis mensacque deorum

758 s. iIicet: « ormai» cf. n. v. 424. - porticibus - asylo: DON., che nell'ac-
ignis - volvitur: cf. SIL., IX 604: ignis cenno al bottino, custodito qui da Fe-
edax vento per propugnacula fertur. - nice e Odisseo, vede soddisfatta l'ira
edax (gr. Èowlì6ç): in senso figurato, co- di Giunone contro i Troiani, chiosa:
me in Dv., met. XIV 541. fast. IV 785; quocl posuit... I ltmoHis asylo', sic ac-
HOR., C. III 30, 3. - fastigia: cf. n. cipere possumus, ut inimica luna lae-
vv. 302 S. - vento volvitur: l'allittera- taretur ante oculos StlOS esse proposita
zione ritrae in maniera efficace l'avvol- quae Graecorum victoriam testarentur.
gersi impetuoso delle fiamme. - ven- Ma piu probabilmente Enea vuoI met-
to: la variante originaria tecti di M tere in luce l'empietà dei Greci, che
è senza dubbio derivata da V. 302: del tempio di Giunone, loro protettri-
summi fastigia tecti e VIII 366: subter ce, hanno fatto deposito della preda.
fastigia tecti (cf. SPAR., p. 119), forse - asylo: indica il "tempio »; cf. gr.
anche per suggestione di tectum del 'tò (Lepò\l) 11.00u)"o\l « tempio inviolabile »,
V. prec. I codd. P, "(, M2 hanno vento « luogo di rifugio », « asilo» (I1.O"u)"O\l
che USS.l, p. 137, sufIraga col passo di « non saccheggiato », da a privo e cru).ciw
Silio Italico, ricordato poco prima. ~ « depredo »). Cf. DAN.: stmt quiclam
volvitur (gr. n.to"cre'tGt.~): mediale. Detto qui clictmt, ideo Graecos in tenlplo
della corrente vorticosa del fiume Eri· IUHonis, quod asylllln erat, praedam
dano a VI 659. - exsuperant: usato convexisse vel captivos conclusisse,
intransitivamente, come superant V. 219. quod ibi caedenl fieri Hon liceret.
- aestus: cf. n. vv. 705 S. - ad auras: 762. custodes lecti: predicativo. -
gradualmente la visione dell'incendio si Phoenix: figlio di Amintore c maestro
va ingrandendo: le fiamme raggiungono di Achille (Il. IX 447-95), viene qui as-
la sommità del tetto, lo superano, in· sociato ad Odisseo, come nell'amba-
fine divampano nel cielo. sceria ad Achille (ibid. 168 ss.). - dirus:
760. La struttura del verso, caratte· cf. duri v. 7.
rizzata dalla coordinante che, lontana 763. TrOia gaza: « i tesori di Troia ».
da reviso, insieme alla cesura, sbalza La stessa locuzione a I 119. - TrOia:
in primo piano la reggia di Priamo, trisillabo (gr. TpWLOç). - gaza: WAG.
richiama III 349 SS.: procedo et par· osserva che la forma gazza di M non
vam Troiam simulataque... / Perga- è da respingere, perché anche MezeH-
ma... / agnosco, mentre il suono tius nel medesimo cod. si alterna a
allitterante (pro- / Pri-) e la frequenza Mezzentius. La parola, di origine per-
degli spondei ritraggono il lento e siana, passata nel greco e nel latino,
desolato avanzare dell'eroe. - Priami: indicava propriamente il tesoro dei re
opportuna la chiosa di SERvo (patris di Persia (cf. CURT., III 13, 5: pecu-
eius), perché Creusa si era potuta ri- Hiam regiam, gazam Persae vocant e
fugiare, mossa da pieHl di figlia, nella DIOD. S., XVII 35, 2); ricorre al plur.
casa paterna. - sedes: cf. n. V. 437. - in LUCR., II 37; HOR., C. I 29, 2 II 16, 9.
arcem: cf. n. v. 226. 764. incensis: « in fiamme », « bru-
761. et iam: cf. n. v. 132.- cianti ». Il parto perf. ha valore di
ENEIDE II 217

crateresque auro solidi captivaque vestis 765


congeritur. Pueri et pavidae longo ordine matres
stant circum.
Ausus quin etiam voces iactare per umbram
implevi clamore vias maestusque Creusam

parto preso passivo che in latino mano USSANr jr, frlsol1lnia, Roma, A. Signorelli,
ca: cf. n. vv. 108 s. - adytis: cf. n. 1955, p. 92. - pavidae... matres: la
vv. 114 s. - mensae... deomm: le ta· stessa locuzione a V. 489 VIII 592; qui
vale d'oro o d'argento su cui s'imban· però matres indica non solo le ma·
divano, durante i banchetti sacri tranae, ma le donne in genere. L'agg.
(lectisternia), i cibi offerti agli dèi; esse pavidus è riferito alle donne anche al·
sono mbate dai Greci, dopo che gli dèi trove: PLAUT., Cure. 649; Lrv., I 58, 3.
excessere omnes adytis v. 351. FORD. - longo ordine: longa multitudine
richiama Macrobio (III 11, 5 s.), dove SERVo Ugualmente a VI 482 754. Il ri-
è riportato un brano del cosiddetto petersi della vocale o, prolungando il
illS Papirianllm che regola le norme suono del verso, ritrae la lunga schie-
di questa cerimonia, praticata anche ra degli sventurati, mentre l'elisione,
dai Greci: cf. Crc., nato deor. III 34, insieme a quella precedente (-ri / et),
84: iam mensas argenteas de omniblls rende con efficacia la stretta unione
delubris iussit auferri, in quibus, quod degli innocenti fanciulli alle donne spa-
more veteris Graeciae inscriptum esset ventate. La scena, che rappresenta il
I bonorllm dearum " uti se eorum bo- punto piu commovente del sacco di
nitate velle dicebat e PAUSAN., V 20, Troia, ha ispirato non solo la Tabula
1 s. Perciò qui non si tratta di ana· Iliaca e un dipinto di Polignoto, ricor-
cronismo, come alcuni pensano. dato da Pausania (X 25, 26), ma anche
765. crateres (gr. xpr1:djpEç): il termi· le Troades di Euripide e Seneca. -
ne esotico, insieme al prec. gaza, stant circum: per il verso incompiuto
dà l'idea del fasto orientale, accentuato cf. n. vv. 65 S.
dall'energico polisindeto. - auro so- 768. ausus: il gridare disperato di
lidi: ex auro solido: « di oro massic· Enea tra le tenebre è un atto di co-
cio »; si potrebbe riferire anche a raggio oltre che di amore; perciò la
mensae del V. prec. - captiva ... vestis: posizione di rilievo, conferita al ter·
« drappi predati »; nel sing. collettivo mine, ha procurato lo spostamento di
sono compresi tappeti, abiti e stoffe quin etiam (cf. VIII 485; LUCR., I 731),
preziose. L'agg. captivus, come il gr. che di regola va all'inizio della propo-
aiXllcXÀW'tOç, si riferisce non solo a per- sizione. - voces iactare: « chiamare
sone, ma anche a cose, come qui: cf. a caso »; analoga espressione a I 102.
VII 184: captivi... currus. XI 779: capti· eel. 5, 62. Cf. DAN.: 1zic ostendit, et
va... auro. Inaccettabile l'interpretazio- se fato evasisse, et fato coniugem per-
ne di SERV., il quale intende captivo- didisse. - per umbram: per noctem
rum vestis. V. 754; cf. anche n. vv. 254 S. (fine).
766 s. congeritur: in posizione privi· 769 S. implevi - mestus: cf. georg.
legiata. - pueri - circum: « qui il si· IV 515: maestis late Iaea questibus im-
lenzio pieno di dolore e di sbigottito plet.. - implevi _ vias: 1zoc est tal1l
timore, quando volge al termine la elaras voces in doloribus meis emisi,
tragica notte della fine di Troia, sem· llt etial1l ad alias vias 1zoc est et ad
bra opporsi al canto di gioia, quando i alias vicos vox mea sic pervenisset,
Troiani credevano finiti i travagli della quasi in ol1lnibus praesens elamarem
lunga guerra, vv. 238 s.: pueri circum DON. Il profondo echeggiare della voce
immptaeque puellae / sacra cammt » V. di Enea è reso anche dal ritmo del
218 VIRGILIO

nequiquam ingeminans iterumque iterumque vocavi. 770


Quaerenti et tectis urbis sine fine furenti
infelix simulacrum atque ipsius umbra Creusae
visa mihi ante oculos et nota maior imago.
Obstipui steteruntque comae et vox faucibus haesit.
Tum sic adfari et curas his demere dictis: 775

verso prevalentemente spondiaco e imago: nell'antichità e nel Cristia-


dalle cesure tritemimere ed eftemime- nesimo dei primi tempi, si pensava
re. - Creusam... ingeminans: « pronun- che le anime dei morti e quelle as-
ziando ripetutamente il nome di Creu- sunte tra gli dèi, quando apparivano,
sa". L'accus. dipende anche da vocavi, fossero piu grandi della loro normale
al quale però si sottintenda eam. Per statura terrena: cf. J. WYTZES, in
Creusam cf. n. vv. 562 s.; per il valore llermen. XXII (1950), pp. 42-5; cf. an-
di ingeminans cf. georg. I 410 s. - ite- che n. vv. 591-3. Cosi apparve Romolo-
rumque iterumque: nella ripetizione si Quirino a Proculo: PLUT., Rom. 28;
avverte sempre piu debole la speranza Ov., fast. II 503 s.
da parte di Enea di riudire la voce 774. obstipui - haesit: l'intero verso,
della moglie. pieno di profondo pathos (cf. Macr.
771. quaerenti... furenti: i due part., IV 1, 1), ricorre anche a III 48, e per
connessi con mUli del v. 773, sono in tale motivo alcuni commentatori lo ri-
posizione enfatica in un verso, tutto tengono interpolato, ma, poiché il se-
pieno dell'azione disperata di Enea e ca- concio emistichio s'incontra pure a IV
ratterizzato dai suoni allitteranti (quae- 280 XII 868, dopo un primo emistichio
renti... sine fine furenti). - tectis: per di contenuto analogo (arrectaeque hor-
tecta SERV., il quale qui rileva l'antipto- rore comae et vox faucibus haesit), la
sis, ossia l'uso di un caso per un altro. ripetizione - e ne abbiamo altri esempi:
Per l'abI. cf. n. vv. 486-90. - sine fine: il v. s. ritorna anche a III 153 VIII
neque enim desiste t, nisi inveniat uxo- 35; cf. pure v. 790 VI 628 VII 323 VIII
rem Goss. 541 X 633 XII 81. 441; a III 390-3 e a
772 s. « Qui la poesia di Virgilio sem- VIII 43-6 abbiamo addirittura clue
bra cambiar tono: alla poesia dell'an- gruppi di quattro versi uguali - può
gosciata intimità succede la poesia del essere dovuta sia alla mancata revisio-
numinoso e del miracolo. L'ombra di ne ciel poema sia alla consuetudine di
Creusa appare "immagine piu grande usare formule fisse, caratteristica
di quella vera "; codesto particolare, dello stile epico, e diretta proba-
anche per il tono musicale e come in- bilmente a ottenere particolari ef-
cantato con cui si annucia (nota maior fetti uditivi (cf. SPAR., p. 67; J.
imago, v. 773), ci introduce in un mondo RomoN, Stude sur l'imagination audi·
diverso, anche prospetticamente supe- tive de Virgile, Paris 1908). - obstipui:
riore" MAZZ., p. 29. - infelix: mUli, cf. n. v. 378. - steterunt... coroae: lo
non sibi SERV.; cf. n. vv. 342-6. - simu- stesso effetto fisico di uno spavento
lacrum... umbra... imago: ridondanza improvviso in Il. XXIV 359: opOat oÈ
epica propria dello stile virgiliano. Per 'tp(XE~ Ecr'ta'l e Ov., met. VII 631: hor-
simuiacrum, cf. n. vv. 171-5. - ipslus ruerant (scil. membra) stabantque co-
_ Creusae: l'emistichio è ricordato da Inae. Per il perf. cf. n. v. l.
S. Agostino (conf. I 13, 22) come specta- 775. turo: cf. n. vV. 486-90. - adfari...
culum vanitatis accanto al cavallo di deroere (scil. Creusa): inf. storici (cf.
legno e all'ince~dio di Troia. Per Creu- n. vv. 97-9) e non, come pensa WUN.,
sa cf. n. vv. 562 s. - nota (= solitli) inf. dipendenti da visa del v. 773.
IJNELDE II 219

'Quid tantum insano iuvat indulgere dolori,


o dulcis coniunx? non haec sine numine divom
eveniunt; nec te comitem hinc portare Creusam
fas aut ille sinit superi regnator Olympi.
Longa tibi exilia et vastum maris aequor arandum. 780
Et terram Hesperiam venies, ubi Lydius arva

776. quicl tantum: consolatio est; se· valore affettivo, accresciuto dalla col·
quitur etiam divinatio, quae animis li- locazione in fin di verso. Cf. anche n.
beratis corpore conceditur SERVo - insa- VV. 562 s.
no: « folle", « smodato", perché il do- 779. fas: non si sottintenda est, per-
lore di Enea si oppone al decreto del ché il termine equivale a fatum (' fas '
fato (cf. VV. ss.). - iuvat - dolori: pro' fato' DAN.) ed è unito, come il sego
in luogo di dolori, i codd. b, m hanno We ... regnator, a sil1it: cf. georg. I 269:
labori, forse per influsso di VI 135: fas et iura simmt. II destino qui è
iuvat indulgere labori, dove NORD. scor· identificato con la volontà di Zeus. Si
l.(e una patina d'antichità per l'allitte- veda pure n. V. 157. - iIIe: fa sentire
razione e la solennità del ritmo. - la potenza di Zeus (cf. VII 558 e X
iuvat: cf. n. v. 27. 875) e quindi l'inutilità della lotta da
777. Tutto il verso ricorre in AusoN., parte di Enea; PA. lo considera OE~lI'"C~lI6v,
cento nupt. 89. L'espressione, o dulcis come in PLAUT., Most. 398: ita We faxit
coniunx, si legge in un'epigrafe del ci- Iuppiter. - superi - O!ympi: analoga
mitero di Ciriaca a Roma (CIL VI 12072: clausola a VII 558: summi regnator
cf. 546 4 CE Blich.). - non... sine di· OlYlnpi. Per regnator, cf. n. vv. 556--8.
vom (:orll1n cf. n. V. 14): la litote tra- 780. La lunghezza del verso, il plur.
duce Il. V 185: ov>: ... &VEUOE OEOU. Od. VI enfatico longa... exilia, il suono cupo
240: ov 'ltO:V'"CWV o:ÉlI'l]'"C~ OEWV. Per numine di vasttlm... arandwl1 e il valore eti-
cf. n. V. 123. mologico di aequor (cf. n. vv. 69-72)
778. te _ Creusam: cOSI i codd. y', I, ben rappresentano alla mente di Enea
c' (si noti che M ha protare, forma le interminabili peregrinazioni che lo
errata per portare) e la maggior parte attendono, già annunziategli da Ettore
degli edd.: RIBB., LAD., SABB.', Uss.', a V. 295. - longa... exilia: cf. III 4:
Pucc.; i mss. P, y" a, c' hanno te
comitem fzinc asportare, ma, a causa
diversa exilia. - exilia et... aequor
arandum: zeugma, perché arandum,
delle evidenti difficoltà metriche, molti detto metaforicamente per aequor (cf.
degli antichi eliminarono o 1tinc o as- Dv., tristo I 2, 76 III 12, 36), non è
di asportare, come attesta SERV., il appropriato ad exilia, a cui, con DAN.,
quale, nel lemma dà: te cOlnitem hinc si può sottintendere obelmda. - ma-
asportare, e nel commento propone !'in- ris - arandum: ugualmente a III 495.
versione: te 11inc comitem asportare, - maris aequor: cf. aequora ponti
data anche dal cod. b in raso e accolta georg. I 469; LUCR., I 8 VI 440.
da CON., Hm. e SJIDB.', il quale osserva 781 S. II discorso profetico di Creusa
che asportare è un &'ltCl.~ in Virgilio è reso piu solenne dalla coloritura eso-
(cf. SABB.4), mentre prima, nell'ed. rom., tica (Hesperiam, Lydius, Tybris) dei
piti giustamente la considera una glos- due versi, nei quali si ritrova, come
sa esplicativa, di cui abbiamo altri scrive MAZZ., pp. 30 s., « la grande arte
esempi: a V 786: traxisse per traxe, di Virgilio, di creare un paesaggio con
a XII 709: decemere per cenere. - co- una semplice notazione musicale: il
mitem: predicativo. - Creusam: in pittoresco di leni... agmine è nello
luogo di me, acquista un particolare scorrer del verso dopo la cesura. AI di

16
220 VIRGILIO

inter opima virum leni flui t agmine Thybris.


Illie res laetae regnumque et regia eoniunx
parta tibi. Laerimas dileetae pelle Creusae:

fuori dell'umana miseria, la poesia del- 7tio'Vo: EPYO:. (Od. X 98): à'Vopw'V... EPYO:. Per
l'intimità affettuosa è divenuta serenità arva cf. n. vv. 206-11; virum è genit.
sovrana senza rimpianti; anche la nuo- sogg., indicante coloro che compiono
va città sullo sfondo del Tevere, e la l'azione, come ai vv. 436. 526. 572. Meno
sposa latina, rientrano nella grande bene, BUR.' e altri uniscono virum a
ansia umana che è il tono della poesia opima, ma opportunamente FOlUl. an-
di Virgilio". - et: nella congiunz. si nota: nlilzi... longe aptius videtur, ut
avverte quasi il futuro compenso delle Creusa Troianis exsulibus novas sedes
lunghe peripezie. - terram - venies: in fertili, (juam in ablmdante iam 110-
questa chiara profezia sembra dimen- minibus terra promittat. - arva... opi-
ticata nel I. III: v. 7: incerti quo ma: cf. VIII 63: pinguia culla. - leni
fata ferant, ubi sistere detur. v. 96: - agmine: di struttura lucreziana (V
antiquam exquirite matrem, quando 271: super terras fluil agmine dulci,
Anchise interpreta le parole di Apollo ripetuto a VI 637, con la sola variante
come un'esortazione a recarsi nell'iso- redit per fluit). Per agmine, riferito al
la di Creta. v. 172: talibus attonitus corso delle acque anche in geol'g. I
visis et voce deorum, dove Enea si 322, Macrobio (VI 4, 4) richiama ENN.,
meraviglia che la mèta del viaggio sia amI. 173 Vah.': (juod per amoenam
l'Italia (cf. ibid. 163 ss.): si veda anche urbenl leni fluit agmine flumen; cf. an-
E. A. HAlIN, in Class. Weekly XIII che n. v. 212.
(1920), pp. 209 ss .. ibid. XIV (1921), pp. 783. II verso, con l'insistenza dei S~IO­
122 ss. Per l'ellissi della prep. con i ni allitteranti (l'es... reg1ltl1n... regza),
verbi di moto, cf. n. v. 742. - Hespe- richiama l'attenzione sulla futura gran-
riam: dal gr. È<l'7tEP,Oç «occidentale", dezza e sulle nozze regali riservate .ad
il termine F1esperia vale propriamente Enea. - res laetae: {( prosperi eventI".
{( terra posta ad occidente" della Gre- Laetae, dci codd. P, l', è usato nel suo
cia ed è usato per indicare l'Italia o pieno valore etimologico (cf. n. v. 306),
la Spagna; qui, preso come agg. in- come in Luc., I 81; SIL., X 23; cf. an-
dica l'Italia (cf. ENN., ann. 23 Vah.'; che Ov., tristo V 14, 32. Pont. IV 4, 15.
DIaN. H., I 35, 49). La Tabula Iliaca, La variante Italae, dei codd. M, P', I,
nello sC0IT,iparto centrale, rappresenta attribuita da WAG. a ricollazione di VIII
la fuga (II Enea, accompagnata dalla 626: l'es Italas, può essere stata sug-
didascalia: Atvi]o:ç <l'V'V 'tOLç 'D.io,ç à7to:ipw'V gerita anche dall'accenno all'Italia nei
Elç 'tn'V 'E<l'7tEpio:'V. - Lydius... Thybris: VV. 781 S. - regia coniunx: Lavinia, fi-
il Tevere è detto lidio, perché gran glia di Latino. Creusa parla senza ge-
parte del corso del fiume lambisce losia, perché trasfigurata.
l'Etruria, i cui abitanti, secondo una 784. parta tibi (scil. erit): «ti saran-
tradiz., accolta da Virgilio (VIII 479 s. no procacciati" ovvero {( ti aspettano l>;
IX Il X 155) e attestata da Erodoto (I accordato col sost. piu vicino, si rife-
94), erano oriundi dell'Asia Minore risce anche a l'es e a regnum. ~ lacri-
e precisamente della Lidia. Per Thy- mas - Creusae: {( non piangere la tua
bris, traslitterazione del gr. ElùPp,ç, cf. diletta Creusa", non per il motivo ad-
n. v. 122. ~ arva inter (anastrofe) - dotto da DON.: cum habeas destinatam
virum (-Drum cf. n. v. 14): «per le matrimonio tuo, debes remo.vere lacri-
fertili campagne lavorate dagli uomi- mas quas me propter effundls, ma per-
ni,,; cf. geol'g. II 173: magna parens ché Creusa, a differenza della lunga
frugwn. La locuzione arva... virwn tra- schiera di donne che Enea poco fa
duce gli omerici (Il. XII 283): à'Vopw'V ha viste (vv. 766 s.), non sarà né pri-
ENEIDE II 221

non ego Myrmidonum sedes Dolopumve superbas 785


aspiciam aut Grais servitum matribus ibo,
Dardanis et divae Veneris nums;
sed me magna deum genetrix his detinet oris.
Iamque vale et nati serva communis amorem.'
I-Iaec ubi dieta dedit, lacrimantem et multa volentem 790
dicere deseruit tenuisque recessit in auras.

gioniera dei vincitori né schiava di risalto l'orgoglio della nuora di Venere


matrone greche, in quanto già accolta e il contrasto tra Dardanis e Grais del
nel séguito di Cibele (cf. vv. 785-8); v. prec. Superflua perciò l'integrazio-
cosi intende CON., del quale accoglia- ne di DAN.: et tua conitmx. - Darda-
mo anche la punteggiatura del verso. nis: apposizione di ego del v. 784.
- dilectae (sciI. tibi): si noti quanta Creusa è detta «Dardanide", perché
affettuosa intimità, accentuata dal figlia di Priamo, discendente da Dar-
genit. ogg. Creusae, in luogo di mei (cf. dano.
n. v. 778) emana da questo termine; 788. magna cleum (-orll1n cf. n. V. 14)
cf. Gass.:' habes testimoniwn ipsius genetrix: Cibele, divinità frigia e per-
uxoris, se ab Aenea esse amatam. - ciò favorevole ai Troiani (cf. III 111
pelle: expel/e, depone. - Creusae: nuo- IX 77 sS. 617 ss. X 252 ss.); a Roma,
vamente in fin di verso, come in tutti clove il suo culto fu introdotto nel 204
i luoghi in cui essa è ricordata (562. a. Cr. (LIV., XXIX lO, 4 ss. 11, 5 ss. 14,
597. 651. 666. 738. 769. 772. 778). Cf. n. lO ss.), fu chiamata anche Magna Mater
vv. 562 s. o Mater Idaea. Per il suo intervento
785. non ego: enfatico. - Myrmido- in difesa della moglie di Enea, cf. n.
num... Dolopumve: cf. n. v. 7. Il fato vv. 705-94. - his ... oris: in quibus co-
a cui Creusa sfugge è quello stesso Zitur SERVo
che Ettore teme per Andromaca: Il. 789. nati - amorem: delicatissimo
VI 454 ss. - superbas: cf. n. v. 504. quest'addio, soffuso di profondo amore
786. aspiciam... ibo: in antitesi con materno, come in PRap., IV 11 73:
sed me... detinet v. 788. - Grais: Grae- mmc tibi commendo conmul11ia pigno-
cis: cf. n. vv. 147-51. - servitum: il ra natos c EUR., Alc. 375: 'Jtct~Octç XEtPÒç
sup. in -um, accompagnato con i verbi Èl; ÈI~1iç oÈxou. 377: o"ù vvv YEVOV 'tOLO"O' civ't'
indicanti moto, è un accuso di direzione ÉrlOV 1~1]'t'r)P 'tÉXVOLç, richiamati da CER.
apreposizionale dei nomi deverbativi Per nati cf. n. vv. 537-9. In un'iscrizio-
in -tus della sintassi arcaica, coniato ne sepolcrale, rinvenuta ad Ain Kebira
sui tipi venum ire, pesswn ire e fos- si legge: serva com (CIL VIII 20288);
silizzatosi nella forma in -um, come il essa è stata integrata con l'espressione
sup. passivo in quella in -u. Frequente virgiliana: serva commlmis mnorem: cf.
nel periodo arcaico, nelle epoche se- 3436, 3 CnR. Die.
guenti viene considerato come un ar- 790. haec - dedit: ripetuto a VI 628
caismo (è usato soprattutto dagli au- VII 323 VIII 541 X 633 XI 81. 441; cf.
tori arcaicizzanti) e finisce per cadere n. V. 774. - lacrimantem - volentem
in disuso, sostituito da tutti i modi (scii. me) - deseruit: FOlUl. ricorda
con cui va tradotta la proposizione fi- IV 390 S. VII 449. georg. IV 501 S.
nale. Cf. Tav., p. 155. - matribus: 791. tenuis (-es cf. n. vv. 19 s.) _
matronis, come a V 622. 646. 654 VI auras: cf. IV 278 e IX 658: et procul
306 VII 813 XI 478. in tenuem ex ocuZis evanuit auram;
787. La pausa del verso incompleto, per l'accostamento con georg. IV 499-
per il quale cf. n. vv. 65 s., mette in 502, cf. n. vv. 562 s.
222 VIRGILIO

Ter conatus ibi collo dare bracchia circum;


ter frustra comprensa manus effugit imago,
par levibus ventis volucrique simillima somno.
Sic demum socios consumpta nocte reviso. 795
Atque hic ingentem comitum adfluxisse novorum
invenio admirans numerum, matresque virosque,
collectam exiIio pubem, miserabile volgus.
Undique convenere, animis opibusque parati,

792-4. P.semplati sul passo omerico restati privi di un capo nella curva
(Od. XI 206-8): 't"plç I~ÈV Érpwp[ti)Ol')V, ÈMEW valle v. 748.
't"É [tE Ou[tòç livwyE~, / 't"plç SÉ [to~ b: XE~pGiV 796-800. DAN. confronta il fr. di Ne-
crx~n E!xEf"OV iì xlXl ÒVdp'l) / E7t't"lX't"', ricor- via (b. P. lO Mar.'): eonml sectanl se-
rono a VI 700-2; per una imitazione qUlmtur multi mortales... / multi alii
cf. SIL., XIII 648 s.: his alacer colla e Troia strenui viri... / ubi foras cImI
amplexu materna petebat; / umbraque auro ilIinc exibant. - matres: l1wlie-
ter frustra per inane petita fefellit. - res, come a v. 766. - collectam: l'ilI.
ter: ripetuto al v. s.; cf. n. vv. 174 s. - - exilio: in exi/ium. SERVo attesta che
conatus: scii. sum. - ibi: tum. - Elio Donato leggeva ex Ilio, ma nota
dare... circum: tmesi, come ai vv. 218 s. c;he ciò è contra metrum: infatti la
In un'iscrizione sepolcrale, rinvenuta vocale iniziale di Ilio è lunga. Cf. an-
a Roma fuori di Porta Salaria, si legge: che SIL., X 420: dux erat exiZio collectis
bracchia circum / darem (CIL VI 26544: Marte Metellus. - pubem: « moltitu-
cf. 1820, 2 S. CE Blich.). - par - somno: dine» (cf. VII 219), con valore appo-
il verso, musicalmente aereo, con im- sitivo, come il sego volgus; non indica
magini graziose, ben rende il lieve dile- perciò solo « i giovani» (cf. V 119), co-
guarsi della imago di Creusa. Per som- me pensa HIJY.
no = gr. ÒVdp'{l, cf. il brano omerico 799 s. « Si erano raccolti da ogni par-
citato. te, decisi (a seguirmi) con tutto il lo-
ro coraggio e le loro sostanze, dovun-
795-804. Enea ritorna presso i socii que io volessi condurli attraverso il
e, ripreso il vecchio Anchise sulle spal- mare ». - undique convenere (-erUlzt
le, si dirige verso il monte Ida. Sulle cf. n. v. 1): il passaggio ai tempi sto-
sciagure dei profughi frattalUo spunta rici rappresenta con maggiore vivacità
consolatore l'astro di Venereo « Cosi il gesto della schiera, che aveva ripo-
- scrive BIG. - la nuova alba della sto ogni speranza in Enea: cf. DAN.:
vita avventurosa di Enea e delle future videtur hoc loco tamquam omnium
sorti di Roma si schiude da quella consensu regnum ad Aeneam esse de-
notte tragica, con fulgido augurio di latum. - animis _ parati (scii. sequi
divina assistenza della dea della bel- me): vel fortes pariter et divites DAN.
lezza, della gioia, della vita ». Cf. CAIJS., b. G. VII 76, 2: omnes... et
animo et opibus in id bellum incum-
795. sic demum: « Il tono brusco di berent. - animis opibusque: ugual-
questa conclusione riconferma la va- mente in STAT., si/v. III 1, 166; cf. so-
nità di quegli sforzi d'Enea e, nel pra v. 617: animos viresque. - velim
medesimo tempo, fa sentire, senza de- (gr. Ilv Po\)f"W[llX~): in luogo dell'ind., piu
scriverlo, il suo muto desolato ritor- regolare per la presenza di quascum-
no» ROST. Nel demum in particolare que, il congo mette in risalto !'idea po-
si sente la lunga attesa dei compagni, tenziale; il preso poi ben esprime !'in·
ENEIDE II 223

in quascul11que velil11 pelago deducere terras. 800


Ial11que iugis SUl11l11ae surgebat Lucifer Idae
ducebatque diel11 Danaique obsessa tenebant
lil11ina portarul11 nec spes opis ulla dabatur.
Cessi et sublato l110ntis genitore petivi.

tenzi?ne di Enea, sicuro di portare a Enea verso la patria irrimediabilmente


termme il suo disegno. ~ pelago: per perduta.
pelagus, cf. n. vv. 17S s. - deducere S04. cessi: a CON. sembra che il ter-
terras: iuxta morem ROInanum deduci mine includa due concetti: quello me-
eoloniae dieebantur. bene ergo de Ae- taforico, in quanto l'eroe si rassegna
nea dixit 'dedueere', quod eis civita- al destino, e quello proprio, in quanto
teli! eonditurlls erat DAN. egli si allontana dalla scena. Da que-
SOL iamque: cf. n. v. 132. - sum- sto momento, perde ogni diritto di
mac: summis, da unire a iugis (sciI. amare e di vivere per sé stesso, per-
de). - Lucifer: stella Veneris, quae ché, ormai pius Aeneas, appartiene agli
(!>0JO"rpopoç Graeee, Lucifer Latine dicitur, dèi che lo guidano (cf. n. vv. 302 s.). -
ellll! a/!tegreditur solem eum subse- sublato... pectore (scii. in umeros): cf.
quitur (lUtem, Hesperus (éIC., nato deor. V. 723. Cosi nel Laocoonte di Sofocle
n 20, 53). - Idae: cf. nn. VV. 635 s. (fr. 373 P., ap. DION. H., I 48, 2): '1V'I o'
695-7. È'I 'ltVÌl.o:to"L'I At'lEo:ç ò "Cijç eEOV / 'ltcXPEO"'t'
S02 s. ducebatque dicm: quia... lueis E'lt' W[lW'I 'ltO:"CEP' i1xw'I XEPO:UVtOV / '1w'tov
est praevius SERVo - Danaique _ por- xo:"Cwr'tcX~O'l"CO: ~Vo"o"L'IO'l <pcXpoç' / xvxÌI.!ll OE
tanlln: «allorché i Danai si dispone- 'ltGtO"O:'1 OtXE"CW'I 'ltO:[l1tÌl.nOlo:v· / o"UV01tcX~E"CO:t
vano a tenere salelamente custodite le OE 1tÌl.ijOoç ovx 00"0'1 OOXELç, / o~ 'tijO"o' ÈPWO"L
entrate delle porte". Il -que sta in "Ct]ç a.1tOLX(o:ç <J)pvyw'I. - montis (-es cf. n.
luogo elel eum i inversll1ll' (cf. n. vv. vv. 19 s.): Idaei iugi partem, qua ad An'
171-5). Per Darmi, cf. n. vv. 5 s. - tandrzl1n via ferebat HEY. Cf. nn. vv.
tenebant: con valore conativo. ~ nec 635 s. e 695-7. I codd. P, "(, 1', c, m
- elabatur (sciI. ferendae): «e ci era hanno Inontem, accolto da SERV., ma il
cosi elistrutta ogni speranza di portare plur. (montis M': -es MI, I) è confer-
soccorso" alla città' secondo altri «e mato dai vv. 635 s.: in altos / .., montis
ci era tolta ogni s;eranza di ricevere e III 6: 11lOntibus Idae. - petivi: «mi
soccorso", ma la prima interpretazio- avviai,,: è l'inizio della lunga odissea
ne, generalmente accolta, concorda me- di «un uomo, che coi numi protettori
glio con Danaique obsessa tenebant della patria porta con sé ambascia di
lillzina portarum, giustifica il rassegna- ricordi, ma anche speranza e pegno di
to allontanarsi di Enea dal luogo della rinascita» FUN.', p. 236.
lotta e racchiude l'ultimo pensiero di
222 VIRGILIO

Ter conatus ibi collo dare bracchia circum;


ter frustra comprensa manus effugit imago,
par levibus ventis volucrique simillima somno.
Sic demum socios consumpta nocte reviso. 795
Atquc hic ingentem comitum adfluxisse novorum
invenio admirans numerum, matresque virosque,
collectam exilio pubem, miserabile volgus.
Undique convenere, animis opibusque parati,

792-4. Iìsemplati sul passo omerico restati privi di un capo nella curva
(Od. XI 206-8): 'tpt~ IJÈV É.pwpwhOt]v, è}.ÉEtV valle v. 748.
'tÉ (JE OU(Jò~ ci.VWYEI, / 'tpt~ eÉ IJOI Él!; XE\pGiV 796-800. DAN. confronta il fr. di Ne-
O"XIU EiXEÀOVil xa.t ÒVELprp / i!7t'ta.'t·, ricor- via (b. P. lO Mar.'): eortlln sectam se-
rono a VI 700-2; per una imitazione quuntur multi 1norrales... / multi alii
cf. SIL., XIII 648 s.: 1zis alacer colla e Troia strenui viri... / ubi foras ctlln
amplexu materna petebat; / umbraque auro illinc exibant. - matres: l1wlie·
ter frustra per inane petita fefellit. - res, come a V. 766. ~ collectam: rilI.
ter: ripetuto al v. s.; cf. n. vv. 174 s. - - exilio: in exilium. SERVo attesta che
conatus: sciI. sum. - ibi: tum. - Elio Donato leggeva ex Ilio, ma nota
dare... circum: tmesi, come ai vv. 218 s. che ciò è contra metrwn: infatti la
In un'iscrizione sepolcrale, rinvenuta vocale iniziale di Ilio è lunga. Cf. an-
a Roma fuori di Porta Salaria, si legge: che SIL., X 420: dux erat exilio colleclis
bracc1zia circum / darem (CIL VI 26544: Marte Melellus. - pubem: « moltitu-
cf. 1820,2 s. CE Bilch.). - par - somno: dine» (cf. VII 219), con valore appo-
il verso, musicalmente aereo, con im- sitivo, come il sego volgus; non indica
magini graziose, ben rende il lieve dile- perciò solo « i giovani» (cf. V 119), co-
guarsi della imago di Creusa. Per som- me pensa Huy.
110 = gr. ÒVELpr{l, cf. il brano omerico 799 S. « Si erano raccolti da ogni par-
citato. te, decisi (a seguirmi) con tutto il lo-
ro coraggio e le loro sostanze, dovun-
795-804. Enea ritorna presso i socii que io volessi condurli attraverso il
e, ripreso il vecchio Anchise sulle spal- mare ». - undique convenere (-enmt
le, si dirige verso i/ monte Ida. Sulle cf. n. v. 1): il passaggio ai tempi sto-
sciagure dei profughi frattanto spunta rici rappresenta con maggiore vivacità
consolatore l'astro di Venereo <C Cosi il gesto della schiera, che aveva ripo-
- scrive BIG. - la nuova alba della sto ogni speranza in Enea: cf. DAN.:
vita avventurosa di Enea e delle future videtur hoc loco tamquam omniwn
sorti di Roma si sc1ziude da quella consensu regnum ad Aeneam esse de-
IlOtte tragica, COI! fulgido augurio di latum. - animis - parati (sciI. sequi
divina assistenza della dea della bel- me): vel fortes pariler et divites DAN.
lezza, della gioia, della vita ». Cf. CAUS., b. G. VII 76, 2: omnes... et
animo et opibus in id bellum incum-
795. sic demum: «Il tono brusco di berent. - animis opibusque: ugual-
questa conclusione riconferma la va- mente in STAT., si/v. III l, 166; cf. so-
nità di quegli sforzi d'Enea e, nel pra V. 617: animos viresque. - velim
medesimo tempo, fa sentire, senza. de- (gr. IJ.v POUÀW(Ja.I): in luogo dell'ind., piu
scriverlo il suo muto desolato rItor· regolare per la presenza di quascum-
no» RO;T. Nel demum in particolare que, il congo mette in risalto l'idea po-
si sente la lunga attesa dei compagni, tenziale; il preso poi ben esprime !'in-
ENEIDE II 223

in quascumque velim pelago deducere terras. 800


Iamque iugis summae surgebat Lucifer Idae
ducebatque diem Danaique obsessa tenebant
limina portarum nec spes opis ulla dabatur.
Cessi et sublato montis genitore petivi.

tenzione di Enea, sicuro di portare a Enea verso la patria irrimediabiImente


termine il suo disegno. - pelago: per perduta.
pelagus, cf. n. vv. 17S s. - deducere S04. cessi: a CON. sembra che iI ter-
terras: illxta morem Romanwn deduci mine includa due concetti: quello me-
coloniae dicebantur. bene ergo de Ae- taforico, in quanto l'eroe si rassegna
nea dixit I deducere " qllod eis civita- al destino, e quello proprio, in quanto
tem conditums erat DAN. egli si allontana dalla scena. Da que-
SOL iamque: cf. n. v. 132. - sum- sto momento, perde ogni diritto di
mae: summis, da unire a iugis (scii. amare e di vivere per sé stesso, per-
de). - Lucifer: stella Veneris, qllae ché, ormai pius Aeneas, appartiene agli
\llwO"cpopoç Graece, Luci/er Latii1e dicitur, dèi che lo gtùdano (cf. n. vv. 302 s.). -
cum antegreditur solem, cwn subse- sublato... pectore (scii. in umeros): cf.
(juitul" autem, HeSpertlS (CIC., nato deor. v. 723. Cosi nel Laocoonte di Sofocle
II 20, 53). - Idae: cf. nn. vv. 635 S. (fr. 373 P., ap. DION. H., I 4S, 2): \lU\I o'
695-7. E\I 'JtuÀct,O",\I At\lÉctç ò 'tfiç eEOU / mxpEO"'t'
S02 s. ducebatque diem: quia... lucis E'Jt' wllw\I 'Jtct'tÉp' ~XW\I XEPctUV(OU / \lW'tOU
est praevius SERVo - Danaique - por- Xct'tct<J"'ta~o\l'tct ~Ul1o"WO\l <papoço / xuxÀ!<l OE
tarum: ,< allorché i Danai si dispone- 1tiio"r;(\I OtXE'tW\I 'Jtctll'j'çÀ1jOlct\l' / I1UVO'j'ç6:~E'tct,
vano a tenere saldamente custodite le CE 'JtÀfjOoç oUX 00"0\1 ooxEiç, / oC 'tfjl1o' ÈpwO",
entrate delle porte l'. II -que sta in 'tfjç a'Jto,x(ctç <lJpurw\I. - montis (-es cf. n.
luogo del cum I inversunz' (cf. n. vV. vV. 19 s.): Idaei iugi partem, qua ad An-
171-5). Per Darzai, cf. n. vv. 5 S. - tandrum via ferebat HEY. Cf. 11n. vv.
tenebant: con valore conativo. - nec 635 s. e 695-7. I codd. P, r, ]l, c, m
- dabatur (scii. ferendae): «e ci era hanno montenz, accolto da SERV., ma iI
cosi distrutta ogni speranza di portare plur. (1IlOlltis MI: -es M', I) è confer-
soccorso» alla città; secondo altri «e mato dai VV. 635 s.: in a1tos / ... montis
ci era tolta ogni speranza di ricevere e III 6: montibus Idae. - petivi: «mi
soccorso l', ma la prima interpretazio- avviai »: è l'inizio della lunga odissea
ne, generalmente accolta, concorda me- di «un uomo, che coi numi protettori
glio con Danaique obsessa tenebant della patria porta con sé ambascia di
limina portamm, giustifica il rassegna- ricordi, ma anche speranza e pegno di
to allontanarsi di Enea dal luogo della rinascita» FUN.', p. 236.
lotta e racchiude l'ultimo pensiero di
INDICE
delle discordanze dal testo seguito
(Per alcune abbreviazioni v. nota bibliografica)

Presente edizione Sabbadini-Castiglioni


VV. 48. post equo interpllnxi (DAN., post errar (SERV.)
DON., DIOM., I, p. 438 Keil)
111. Auster (edd. pleriqlle) auster (v. etiam SAnD. 3)
129. rumpit (P, l, y, SERV., DON.) rupit (M)
349. audentem (y in ras., recentio- audendi (y a. ras., M, l)
res pallci, SERV.)
350. certa sequi, (codd.) certast, qui (eadem emendatio in SAnD.')
387. qua (P, l, y') quae (M, yl, al)
/ 445. tecta (M, F, P', y', SERV.) tota (P, l, y)
448. alta (M, F4, l, y') illa (P, F, y)
462. Achaica (M, P, y, DAN., DON.) Achaia (F)
584. nec habet (edd. pleriqlle, habet haee (codd., SERV.)
SAnD. I )
post laudem
645. manu mortem (M, DON.) manum morti (P?)
691. auxilium (codd., DAN. ad v. 686) augurium (PROD. ad VEllG., eel. 6, 31)
699. tollit (M, V, F, SERV., DON.) tollere (P, y)
739. lassa (P', y) lapsa (M, m)
778. comitem hinc portare (y', l, M hine eomitem asportare (b in ras.,
[in M protare pro portare], SERVo irz comm.: in lemm. alltem co-
SADD.!) mitem hine asportare)
784. post tibi .
post Creusae
INDICE DEL VOLUME

pago
Premessa VII

Introduzione IX-XVI

Schema del Libro II dell' Eneide XVII

Nota bibliografica XVIII-XXI

Abbreviazioni usate per i riferimenti epigrafici XXII

Conspectus codicum XXII

Aerzeidos Il 1-223
Indice delle discordanze dal testo seguito 224

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