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ICC 13/09/22

La cultura classica inizia con i due poemi Iliade e Odissea, entrambi molto lunghi. Emergono da
un contesto storico controverso e vi sono dubbi circa il mondo che li ha prodotti e quello che
rappresentano.
ILIADE “Ilio” → Troia, città in stato di assedio dagli Achei (greci) per molti anni. Il poema si apre
nel IX anno di guerra. La prima parola è ira (menis) di Achille. Egli è un eroe valoroso ma non è lui
a comandare, il capo è Agamennone, re di Micene e fratello di Menelao la cui moglie Elena viene
rapita da Paride che la porta con sé a Troia. Questo causa la guerra.
● Agamennone priva Achille della schiava Briseide ( che gli viene offerta come
compensazione in quanto la sua preda di guerra, Criseide era figlia di una sacerdotessa
del dio Apollo. Il suo rapimento provoca l’ira di Apollo che scaglia una pestilenza nel
campo acheo). Per queste ragioni Achille si sente disonorato e decide di non combattere
più. A questo punto gli Achei si trovano in difficoltà mentre i troiani guadagnano successi
fino ad arrivare alle navi achee.
● Sperando nella reazione opposta, Agamennone esorta l’esercito a tornare a casa, ma i
soldati vogliono davvero tornare. A risolvere la questione è la parola convincente di
Odisseo.
● Nel frattempo si crea scompiglio anche nell’olimpo. Zeus e Afrodite parteggiano per i
troiani, mentre Era per gli achei.
● La svolta si ha nel XVI libro, quando Patroclo, amico/amante di Achille va in battaglia con
le armi di Achille e viene ucciso da Ettore che lo scambia per Achille. Ettore prende le sue
armi.
● Achille addolorato entra in battaglia. Ha bisogno di nuove armi che vengono fabbricate
dal dio Efesto. Cambiano quindi le sorti della battaglia e si arriva al duello finale dove
Achille uccide Ettore.
● L’Iliade si chiude nel XXIV canto (ma non con la conquista di Troia/ fine della guerra). Le
ostilità vengono sospese per consentire i funerali di Patroclo e Ettore. Il fulcro del XXIV
canto, è la richiesta di Priamo, che si reca nel campo acheo per avere la salma di Ettore.
ODISSEA è strutturata in maniera molto diversa dall’Iliade. La materia epica si articola in cicli e
questo poema, così come l’Iliade, rientra nel ciclo troiano (relativi alla guerra di Troia). La prima
parola è uomo → ribadisce la centralità del personaggio nel poema.
● Prima parte: ritorno dell’eroe a Itaca dopo la guerra
● Seconda parte: riconquista da parte dell’eroe del legittimo potere a Itaca
I libri dal I al IV sono chiamati Telemachia , sono libri che parlano del figlio Telemaco che ha
circa 20 anni. A Itaca tutti credono che suo padre Odisseo sia morto. I proci, principi delle isole
vicine, reclamano il regno e Penelope, moglie di Ulisse e madre di Telemaco.
Telemaco, sollecitato dalle divinità, convoca un’assemblea e cerca notizie del padre, vivo o morto
in due località:
- Pilo, dove visita il re Nestore, re di saggezza
- Sparta, dove incontra Menelao, tornato lì una volta recuperata Elena.
Durante questo viaggio, Telemaco non trova notizie del padre, ma diventa uomo.

I libri dal V al XII narrano le vicende di Odisseo nell’isola di Ogigia dove resterà per 7 anni e si
innamora di Calipso. Dopo un po’ però ha nostalgia di casa e vuole tornare da Penelope. Gli dei
approvano questa intenzione. Salpa quindi in direzione di Itaca ma Poseidone lo fa naufragare
perché ha accecato suo figlio (ciclope). Naufraga sull'isola dei Feaci, dove incontra Nausicaa che
lo veste e lo porta a corte dove viene ospitato secondo la tradizione greca → scherìa → la
tradizione vuole che l’ospite venga prima accolto e rifocillato e che solo dopo gli venga chiesta
l’identità.

I libri dal XII al XXIV sono gli Apologhi in cui Ulisse si identifica, racconta un flashback di ciò che
gli è accaduto. Nel XII libro avviene la catàbasi (discesa)/Nekyia. Quando Odisseo torna a Itaca,
non viene riconosciuto da nessuno. Solo il custode di porci Eumeo conosce la sua identità e
insieme a lui e Telemaco Ulisse compie la mattanza dei proci e delle ancelle infedeli. Penelope
dopo diverse prove lo riconosce, in ultimo egli si palesa al padre Laerte. Ultimo verso: Da un
punto qualsiasi, o dea racconta anche a noi.

Iliade: Odissea:
- susseguirsi di eventi in ordine - flashback e frammentazione della
cronologico narrazione
- singolarità dettata dalla scelta del - tecnica compositiva elaborata
tema, il poema non sceglie di - comincia da un punto qualsiasi (non
raccontare tutta la guerra ma 50 gg da inizio) struttura narrativa diversa
del nono anno di guerra, non parte - tema del viaggio
dall’inizio e non arriva alla fine,
sceglie un punto non banale della
guerra che dimostra consapevolezza
poetica- tema guerra
In entrambi i poemi, il cantore rivendica la sua ispirazione da un essere soprannaturale.
In entrambi lingua omerica (stessi impasti dialettali, stesse ricorrenze formulari, stessa metrica)
OMERO è il presunto compositore di Iliade
e Odissea. Si credeva provenisse da una
delle 7 città delle coste egee dell’Asia
minore, nella Ionia, in particolare nell’isola di
Chio.

LA QUESTIONE OMERICA
Tra la fine del 18° secolo a.C., alcuni pensatori iniziano a pensare che Iliade e Odissea non fossero
due poemi qualsiasi. Tra questi ricordiamo
- Francois D’Aubignac, iniziatore della questione omerica, che come farà Vico, nega
l’esistenza di un poeta chiamato Omero
- Vico che credeva che questi fossero la voce di tutto il popolo greco.
- F.A.Wolf che nel 1795 scrive “Prolegomena ad Homerum” . La teoria di Wolf si basa su
alcuni commenti antichi che sostenevano che l'Iliade fosse fluida/instabile. Sostiene che
il testo omerico sarebbe il frutto di una lunga gestazione che molto probabilmente ha
coinvolto la trasmissione orale di diversi canti. Quindi un’elaborazione fatta molto tardi di
canti molto antichi . Questa intuizione viene raffinata nel seguente decennio in cui
nascono molte teorie. ( Tra queste emergono i cosiddetti scandali analitici (es. muore un
personaggio e dopo due capitoli ricompare) → contraddizioni interne che denotano che
qualcosa non si aggancia al resto)
- H. Schliemann imprenditore, a 44 anni intraprende gli studi del mondo antico, poi decide
di voler capire dove si trova Troia. Scava una collina sotto cui si trovano strati che
risalgono a diverse epoche di un centro abitato. Uno di questi strati, il 7°, viene
identificato come la Troia di Omero. Viene riconosciuto anche il mitico tesoro di Priamo,
che viene prima affidato alla Prussia, poi rubato dai Russi e ancora viene rivendicato da
diversi popoli. In realtà non si tratta del tesoro di Priamo perché la Troia di Schliemann è
cronologicamente incompatibile con la Troia delle vicende omeriche. Improvvisamente,
quelle che prima erano considerate leggende, sono considerate verità tangibili e
archeologiche.
Schliemann scava anche il sito di Micene con i resti delle sue civiltà.
Si va scoperchiando una cultura del II millennio a.C., insediata in Grecia. La civiltà micenea è
simile in molti aspetti a ciò che troviamo nell’Iliade e nell’Odissea. Non ci sono però tracce
scritte. Ci sono migliaia di tavolette reperite ma raccontano solo aspetti amministrativi e
documentari ma niente di letterario.
La civiltà micenea scrive in LINEARE B → scrittura che rimane indecifrata per molti decenni fin
quando M.Ventris, che ebbe un ruolo rilevante nella IIGM decifrando i codici nazisti, nel 1974
decifrò anche la Lineare B. Si capisce quindi che la lingua in quei caratteri è la lingua greca. Il
greco (parlato nei palazzi di Micene) è quindi la lingua più antica d’Europa.
La LINEARE A era usata nelle tavolette dei palazzi dell’ancor più antica civiltà minoica, nell’isola
di Creta, dove viveva una civiltà avanzata, libera. La civiltà minoica scriveva, ma la Lineare A non è
stata ancora decifrata.
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- La terza teoria si ha nello studio del testo come prodotto orale, la cosiddetta teoria
oralista formulata negli anni 20 del 1900 da M.Perry. Egli considera quegli elementi che
si ripetono all’interno del poema epico. La struttura metrica della poesia omerica si fonda
sull’ esametro dattilico. (Dattilo = unità di sillabe che viene ripetuta 6 volte sostituendo
un verso piuttosto lungo. Il verso è stichico - ossia ripetuto sempre uguale a se stesso).
Nell’esametro Perry nota il ritorno di gruppi di parole che si ripetono → spia rimasta nel
testo antico della gestazione orale di cui si parlava da tempo. Spiega Perry che la
ripetizione non è casuale, ma è una tecnica precisa → la tecnica formulare (Formula =
gruppo di 1-2 parole ripetute almeno 2 volte nello stesso verso. E’ essenziale per chi
compone avere dei punti di appoggio per rendere più facile seguire per il lettore).
Perry porta alcuni esempi concreti :
Serbia, inizio 20° secolo, era un luogo dove i cantori analfabeti nei villaggi rurali dovevano
raccontare delle storie estese seguendo meccanismi singolarmente analoghi a quelli della poesia
omerica, senza basarsi su un testo scritto. ( particolarità stilistiche dei poemi omerici comparate
a canti orali dei cantori in serbia).
Si arriva all’idea di una composizione omerica come “composition de performance". Il testo dei
cantori non era sempre uguale a se stesso, componevano mentre eseguivano, senza un testo
base.
La teoria di Perry dice che questi testi non sono circolati oralmente ma sono proprio nati
oralmente, la versione finale è la cristallizzazione delle versioni precedenti.
__ o __
EPITETO (aggettivo) utilizzato (sempre associato ad uno stesso nome) senza pertinenza
contestuale. Per esempio Piè veloce Achille (non c’è pertinenza col contesto, nessuno corre)
A seconda di come si struttura il verso si usa una FORMULA (nome + epiteto) o un’altra, in modo
che il pubblico capisca più facilmente di chi si parla.
Quando la civiltà micenea cade nel 12° secolo a.C non c’è più scrittura e vi è analfabetismo diffuso
in grecia per tre secoli. La scrittura torna nel 9°-8° secolo a.C, non più lineare bensì alfabetica
(nata dai fenici).
Secondo la teoria oralista si definisce in 3 parametri
1. orale
2. letterata
3. aorale → la circolazione del testo avviene per via orale ma la composizione può avvenire
per via scritta.
Probabilmente quando c’era la scrittura lineare non c’era la versione scritta dei poemi. Tra il
9°-8° secolo la composizione, cristallizzazione di questi poemi. Per lo studio di Perry si tratta
invece di cristallizzazione di poemi circolate per un sacco di tempo.

ASPETTO LINGUISTICO
I poemi omerici sono scritti in greco non unitario ma che si compone di dialetti. I tre principali
dialetti sono
- ionico/attico (Ionia/Atene)
- eolico (Lesbo)
- Dorico
Nei poemi omerici c’è una base ionica con elementi eolici ma manca totalmente il dorico. I dori
sono arrivati in Grecia durante il medioevo ionico e si sono stanziati nel Peloponneso.

CULTURA MATERIALE (per capire la collocazione temporale dei poemi omerici)


Articolazione sociale → wanax = signore → compare spesso in Omero ma nell’odissea si discosta,
a Itaca i pretendenti sono aristocratici. Situazione sociale incompatibile con quello che sappiamo
della civiltà micenea- modello politico diverso
Costumi funerari → Nell’Iliade gli eroi che muoiono vengono arsi dopo il funerale. A Micene
dopo la porta dei leoni si vede una struttura circolare adibita a cimitero, con tombe e fosse dove
venivano seppellite le persone nel 2° millennio → allora non si cremava ma si seppelliva al
contrario dei secoli bui. I costumi funerari di Omero sono incompatibili con l’età micenea.
Armi → Nell’Iliade sono fatte in bronzo (il ferro è citato ma è utilizzato pochissimo, se ne sa
poco)
Scontri tra due eroi → gli eroi arrivano nel campo sul carro, poi scendono e combattono a piedi.
Questo rivela l’esistenza di un uso bellico diverso (carro) tipico dell'età micenea. Combattere a
piedi è tipico dell’età post secoli bui (9°-8° sec a.C).

I poemi contengono aspetti riconducibili al II millennio a.C. e altri di periodi posteriori → frutto
di canti che erano tramandati già da tempo.

CARATTERISTICHE DEI POEMI OMERICI


Primo canto dell’odissea, il cantore Femio è rappresentato mentre canta al centro del Megalon,
ha una cetra (Phorminx) che accompagna un canto narrativo (non melodico). Canta il ritorno
degli achei (nostos) da Troia(Anche l’odissea è un nostos). Penelope chiede di smettere perchè le
viene in mente Ulisse, ma Telemaco dice che non è colpa del cantore ma di Zeus. Il cantore non
sceglie la sorte di Odisseo, ma un tema ispirato dalla musa e che suoni agli spettatori il più
nuovo. il cantore deve raccontare una storia che sia riconoscibile nell’ambito di una tradizione
poetica definita ma è meglio se non ripete una canzone già esistente, deve essere più nuovo,
deve innovare, comporre qualcosa di nuovo, interessare l’uditorio a quella storia che è già nota.
La composizione orale insiste su un tema tradizionale ma che sia reso più gradito e più nuovo a
chi ascolta.
Iliade e Odissea fanno parte del ciclo troiano, gli altri poemi di questo ciclo erano più brevi ma
coprivano un lasso temporale più vasto. L’azione dei poemi omerici dura pochi giorni, negli altri
in minor estensione poetica vi era più materia ( quindi erano forse più sommari).
I poemi omerici sono considerati poeticamente più elaborati di elaborazione nuova di temi
tradizionali con approfondimenti psicologici ecc. Veicolano contenuti importanti che stavano a
cuore alla civiltà. Sono definiti libri di cultura (come lo è anche la Bibbia) → libri spesso legati
alla religiosità ma non sempre / libri dove la cultura getta se stessa.
Havelock definisce i poemi omerici enciclopedie tribali. →È nel racconto epico, o meglio
attraverso il racconto epico, che vengono filtrate, elaborate e sanzionate le esperienze, le
pratiche, i valori di una intera società
Ekphrasis → descrizioni spesso rivolte a opere d’arte → Nell’Iliade la troviamo riferita allo scudo
di Achille, decorato con bassorilievi che rappresentano scene di una società di pace, ma siamo in
un poema di guerra!!. Questa descrizione cela un messaggio più vasto, ossia la possibilità per
tutti i membri del mondo greco di riconoscersi nel poema. Ricordiamo che fino al 300 la Grecia
non ha mai goduto di unità politica, essere greco voleva dire usare la stessa lingua ma non c’era
unità. Raccontare un’impresa in cui tutte le città greche si sono mobilitate e dedicare 400 versi al
catalogo dei contingenti recatisi in Grecia è come presentare il pedigree di quella civiltà (“noi
c’eravamo, siamo greci perché siamo andati con tutte le altre città a combattere) → CREAZIONE
E PROPAGANDA DI UN PASSATO CONDIVISO

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Alcune caratteristiche che troviamo nei testi omerici:
● Ordine delle scene→ Una caratteristica delle opere omeriche sta nell’importanza di voler
dare un ordine a determinate scene, un esempio lo troviamo nel modo di vestire dei
soldati: ogni scena nella quale un soldato deve vestirsi della propria armatura lo fa
partendo dal basso fino a indossare, per ultimo l’elmo. Una particolarità che troviamo
sempre in questo tipo di scena come se fosse un rito.
● Similitudini→ Omero è inoltre il primo ad utilizzare le “similitudini”, Omero utilizza
questa figura retorica al fine di arricchire il testo; spesso utilizzata in forma poetica, si
prediligono similitudini con il mondo animale o più in generale con la natura, ulteriore
metodo usato dallo scrittore per inserire una forma “enciclopedica” al testo che sempre
di più mostra come non solo è un testo fine a se stesso ma aiuta anche a capire il mondo
nel quale Omero stesso viveva.
● Principi etici→Gli eroi seguono sempre dei principi etici, compiono infatti atti bellici di
grandissimo valore detti aristie = eccellenza, prodezza, atto di grande valore, scena
ricorrente nei poemi omerici dove un determinato eroe compie una prodezza. L’aristia
bellica è la più ricorrente, dove un eroe combatte scontri particolarmente complessi (es.
Ulisse che uccide da solo tutti i Proci).
L’aristia è un importante riconoscimento per gli eroi i quali vengono ricompensati →
Ghenos = dono. Gli oggetti donati agli eroi possono essere armi o, come per Briseide ad
Achille, schiavi.
Attraverso il ghenos si basa l’onore della società omerica →Timé onore. L’obiettivo a
breve termine per gli eroi greci, l’onore momentaneo, il quale non indica che l’eroe sarà
decantato è ricordato dopo la sua morte.
Può però portare al Kleos → =gloria, è l’obiettivo invece a lungo termine per gli eroi dei
poemi omerici.
Allo stesso tempo, opposto alla gloria, agli eroi possono essere attribuiti titoli negativi →
Aidòs = vergogna. Aidos (può compromettere il kleos), è un titolo negativo per gli eroi, da
essi non viene però percepita come una vergogna personale, interiore, bensì l’eroe è più
preoccupato alla vergogna che ricade a livello sociale.
● Questo tipico modo di affrontare le negatività da parte degli eroi fa intendere come i
poemi omerici non siano particolarmente concentrati e capaci di darci una visione a
livello psicologico dei personaggi, si tende ad attribuire questa debolezza al sociale quasi
meccanicamente.
Un esempio perfetto lo troviamo nella scena “incontro tra Ettore e la moglie Andromaca”
dove il principe troiano, pregato dalla moglie di non affrontare l’imbattibile Achille, si
preoccupa di come la società lo avrebbe giudicato se non avesse combattuto, soprattutto
l’eroe dà alla moglie una determinata immagine: la donna la quale alla, comunque
inevitabile, morte del marito viene fatta schiava, una volta a lavoro nella casa di chissà
quale acheo un passante avrebbe deriso il defunto marito il quale non è nemmeno sceso
in battaglia al fine di proteggere Andromaca.
Il kleos è quindi il punto centrale delle opere omeriche, ci fa intuire inoltre che nella
stessa società del poeta questa caratteristica importanza data alla gloria era
fondamentale.
● Presenza divina→Il legame tra dei e uomini/eroi è diverso tra Iliade e Odissea: mentre
nell’Iliade c’è la “moina” (?) (eventi), ovvero la presenza degli dei è determinante per il fine
degli umani stessi, nell’Odissea Ulisse prende molte più responsabilità nei confronti del
destino. Le conseguenze alle azioni di Ulisse ricadono senza aiuto divino.
● Morale→ I poemi omerici hanno una morale: ad esempio nell’Iliade è che l’uomo è dolore
comune, umano, non immortale o soprannaturale come Achille.
Metafora spiegata nella scena in cui Priamo (padre di Ettore e re di Troia) chiede la
restituzione del corpo del defunto figlio ad Achille. Il re troiano fa forza sul fatto che
anche Achille a casa ha un padre che lo aspetta, l’eroe acheo è però conscio del fatto che
il padre non lo rivedrà più e prova quindi empatia per Priamo, i due piangono insieme
mostrando la debolezza dell’invincibile Achille davanti ad un lutto che diviene comune.

Esiodo e Omero sono considerati i padri della mitologia greca .Teogonia deriva da “theos” e da
“gorié” Generazione divina .
Questi due antichi poeti epici hanno quindi descritto il “Pantheon olimpico” ovvero l’insieme
degli dei, i quali risiedono di tradizione sopra il monte Olimpo.
ESIODO a differenza di Omero la sua
esistenza è certa nel VIII secolo a.C. scrive la
Teogonia, un libro molto corto rispetto
all’epica omerica, il quale gli viene ispirato
dalle muse con le quali rivendica un
rapporto personale, le muse parlano solo a
lui (diverso ad es. da Odissea e Iliade dove
ogni singolo cantore viene ispirato dalle
muse), “Io Esidio ho ricevuto dalle muse…”
(le muse sanno raccontare menzogne ma a
lui hanno detto la verità).

- Caratteristico anche il fatto che Esiodo si nomini all’interno del suo testo, Omero non lo
fa se non nei Inni omerici dove si presenta semplicemente come cantore cieco di Chio (si
scoprirà in seguito non essere Omero stesso, infatti gli Inni omerici prendono questo
nome solo per la forma scritta analoga ai testi omerici, nonostante ciò non risultano
essere stati effettivamente scritti da lui). Esiodo riceve quindi questi racconti sugli dei e
trascrive questi racconti

- La prima parte della Teogonia si masticarlo lui tiene un masso. Zeus


chiama Cosmologia e racconta la fa un intruglio velenoso che fa bere a
nascita del cosmo e degli dei in Kronos, Kronos vomita i fratelli di
breve. Attraverso il caos si Zeus e da lì quest’ultimo crea il suo
sviluppano delle creature: Gaia regno nell’Olimpo, i titani e gli dei
(Terra), Tanato (morte) e Urano quindi iniziano a combattere
(cielo). Il cielo (Urano) si “stende”:/ (Titanomachia) etc. etc. etc…
sopra Gaia, generano altre creature
(titani) le quali vengono cacciate da
Urano all’interno del grembo di Gaia
per paura che queste possano
spodestare Urano, tuttavia Gaia
arma Kronos (tempo), questi taglia
Urano quando è disteso sopra Gaia,
Urano cade sopra il mare nasce
Afrodite, allora Kronos libera il resto
dei fratelli. Kronos figlia con Rea, la
sorella, e lui mangia i figli sempre
per paura di essere spodestato; un
figlio, Zeus, si salva perché nel
momento in cui Kronos prova a
- Nel Catalogo delle donne sono invece spiegate le unioni tra divinità donne con maschi
umani e (più frequente) dei maschi che si uniscono a donne umane. Da queste unioni
nascono gli eroi e i semidei. Questa è una sistematizzazione creata e trascritta da Esiodo,
la quale, sebbene ce ne fossero altre, diverrà poi la più quotata e quella sulla quale tutti i
successivi testi si basano.
Esiodo è autore di “Le opere”e “I giorni” : una sorta di catalogo dei giorni fausti e non per
compiere determinate attività.

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- “Le Opere” è un poemetto in esametri in cui parla di una vicenda personale ossia la lite
con il fratello per una questione di eredità. Litiga affinché il fratello Perse (simbolo del
decadimento sociale) colga l’importanza del lavoro, non perché questo migliori l’uomo ma
perché così hanno voluto gli dei. Lavorare non è un premio bensì una condanna, l’uomo
deve adeguarsi al volere degli dei.
- In “Le opere” vi sono miti e insegnamenti legati al lavoro nei campi (le opere → lavori
agricoli) descritti affinché il fratello capisca come svolgerli. Questo poema è definito
didascalico perché insegna e dà nozioni. Le attività descritte sono riconosciute da una
vasta platea di persone; siamo nell’epoca post secoli bui in cui si parla della guerra di
Troia ma c’è bisogno di dare voce ad altre realtà condivise da molte persone.
- Nella parte iniziale, dopo l’invocazione alle muse, Esiodo snocciola dei miti
1. Eris → discordia. Esiodo racconta che esistono due tipi di discordia, quella
cattiva (violenta, che sfocia in ostilità e conflitti), e quella buona (spinge
all’emulazione, competizione col collega che può evolvere in positivo o in
negativo)
2. Lo sparviero e l’usignolo → un usignolo si trova tra gli artigli di uno sparviero e
tenta di argomentare le ragioni per cui dovrebbe essere lasciato libero, ma lo
sparviero dice che essendo lui più forte spetta lui decidere se liberarlo o meno
(legge del più forte)
3. Prometeo → titano che non sottostà al volere di Zeus. Ruba agli dei il fuoco e lo
porta agli uomini e per questo sarà punito.E’ anche depositario del segreto della
detonizzazione di Zeus. Il fratello di Prometeo, Epimeteo (colui che pensa dopo
aver agito), viene reso destinatario di un dono degli dei, i quali mettono insieme il
corpo di una vergine bella attraente, creazione donna a somiglianza delle dee (di
per sé la donna è quindi ingannevole e senza pudore). La donna creata, Pandora
(tutto dono) viene spedita con vaso, che viene aperto e da cui escono tutti i mali
del mondo. Poi, Epimeteo chiude il vaso, dove rimane solo la speranza. (speranza
è un male? non c’è speranza nel mondo?)
4. Mito delle età → storia del mondo incompatibile con quella raccontata in
Teogonia. Vengono creati diversi stirpi di uomini, a ogni stirpe è assegnato un
metallo.
UOMINI D’ORO età dell’oro, bellissima, dopo un po’ questi uomini d’oro si
spengono e Zeus li colloca come guardiani del genere umani → Demoni Buoni.
UOMINI D’ARGENTO stirpe di stupidità, non sacrifica degnamente agli dei, Zeus
non si sente adeguatamente omaggiato quindi fa sparire la stirpe d’argento e
dopo la morte sono Beati ma non come gli uomini d’oro.
UOMINI DI BRONZO terribili, litigiosi, si facevano la guerra l’un l’altro e
scompaiono per causa loro.
EROI figure del mito troiano, i loro antenati e pochi dei loro successori. Si
estinguono in maniera cruenta ma per atti di valore e non di stupidità. Zeus li
pone nell’isola dei beati .
UOMINI DI FERRO stirpe di ferro, dove vive Esiodo, gli uomini soffrono, hanno
poca fiducia, i neonati nascono vecchi, i figli non somigliano ai padri. Qui i più
elementari vincoli sociali (famiglia e amicizia) sono negati, crollano. A quel punto
aidos (terrore) e nemesis (giustizia distributiva) si alzano e se ne vanno.
La quarta stirpe, quella degli eroi, è stata l’ultima dove gli dei hanno comunicato
con gli uomini/si manifestavano → Teossenia = dei ospitati tra gli uomini. Dopo
l’età degli eroi si ritirano, il mondo non conosce più la loro presenza.
Quest’ultimo racconto, è il primo in cui troviamo il topos dell’età dell’oro, età in cui gli uomini
vivevano bene senza bisogno di lavorare.

Esiodo e Omero fanno parte della poetica arcaica → questo tipo di poesia nasce in un contesto
orientale ricco di spunti e tradizioni. Essa è definita poesia sapienziale (che dà nozioni) che si
coniuga bene con i poemi babilonesi del secondo millennio. Diversi poemi di questo contesto
parlano della formazione del mondo e degli dei.
Il mito di successione di Esiodo si rifà infatti ad altri miti di successione (Gilgamesh).
Per esempio nell’Iliade (tra Zeus- Ade- Poseidone), la spartizione del mondo ricorda la
spartizione di Atrahasis (tra Enlil-Enki-Ami). Vi sono poi altri elementi simili:
- Achille è il figlio dell’unione di una dea e un uomo proprio come Gilgamesh (di solito è
molto più frequente il contrario). I due sono entrambi iracondi e vivono lo stesso
dramma, perdono un amico.
- Enkidu appare in sogno a Gilgamesh proprio come Patroclo appare in sogno a Achille.
Entrambi dicono cose simili, ossia suggeriscono di non incattivirsi per la perdita.
- Nel 5° libro dell’Iliade vi è un episodio in cui Afrodite scende in battaglia ed è ferita per
sbaglio da Diomede. Perde sangue e torna all’olimpo dal padre Zeus a lamentarsi. Zeus la
rimprovera poichè è stata lei a mettersi in una situazione in cui non doveva (dà ragione a
Diomede)

Nelle vicende di Gilgamesh accade che Ishtar, la dea della fecondità, nonché dea più
importante del medio oriente (equivale ad Afrodite) sale dal padre e si lamenta perchè ha
provato a sedurre Gilgamesh ma questi l’ha rifiutata. Anu liquida la figlia e dà ragione a
Gilgamesh. Scena strana, dio che rimprovera dea in difesa di un umano.
- Nell’Iliade, mentre i troiani hanno la meglio e bruciano le navi achee, Zeus, che ha
simpatia per loro, li lascia fare. Era, che parteggia invece per gli achei, si rende conto di
dover intervenire. Decide quindi di sedurre il marito così che nel frangente di tempo
dopo il rapporto, quando questi si mette a dormire, Era abbia il tempo di aiutare gli achei.
Per sedurlo si rivolge a Afrodite la quale le dà un Kestos , aggeggio che la rende
irresistibile. Il kestos è positivamente investito di virtù magica, incantata. In Omero
solitamente non si parla mai di magia. In questo caso il kestos si rifà alla magia erotica,
che fa parte della cultura orientale.
- Nel 4° libro dell’odissea, Telemaco parte segretamente per il viaggio alla ricerca del padre,
così da non far preoccupare la madre Penelope. Quando lei lo scopre, si dispera sul tetto
della casa e compie un sacrificio che non coinvolge carni o vino come era solito fare.
Prende dei chicchi d’orzo e li brucia così che il fumo che producono sia dedicato agli dei.
Sacrificio ignoto all’ambito greco, normale per il mondo vicino orientale.
- Nel 6° canto dell’Iliade c’è un confronto tra Glauco e Diomede che, seppur nemici,
scoprono di essere legati dal vincolo di xenia = ospitalità. Le famiglie si conoscevano,
decidono di non uccidersi l’un l’altro. ??????

- Bellerofonte era stato ospite di un re la cui moglie si era innamorata di lui. Lui rifiuta e lei
gli dà una tavoletta da dare al successivo ospite dove vi erano incisi dei segni lugubri che
denunciavano il fatto che lui avesse insidiato la regina (simile a Giuseppe e moglie di
Putifarre). Questi segni orientali, sono l’unica presenza di scrittura all’interno dei poemi
omerici. E’ possibile che la storia sia stata importata dal mondo vicino orientale.
Alla luce di questi numerosi paralleli, non si può pensare si tratti di un caso. Se crediamo vi sia
una corrispondenza con i racconti orientali ( che sono molto più antichi) per quale via sono
arrivati in grecia?
a. penetrate già nel secondo millennio? Civiltà micenea via porti?
b. E’ accaduto a valle dei secoli bui in un momento di contatto tra i due mondi quando i
greci importarono l’alfabeto?

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IL MITO
Walter Burkert: Racconto tradizionale con riferimento secondario/parziale a qualcosa che ha
importanza per la collettività. Esso di solito serve per spiegare alcuni fenomeni e realtà ( esempio
: mito cosmogonico, nascita terra).
La cosmogonia di Esiodo non è l’unica del mondo greco, vi sono altri racconti che narrano la
nascita dell’universo, alcuni alternativi, per esempio l’idea che vi sia la notte, un uovo primordiale
da cui si genera tutto.
Dottrina orfica → A Orfeo vengono dedicati dei canti che contengono delle verità indicibili,che il
resto del mondo non poteva attingere, da qui deriva la parola mistero. Esistono dall'antichità
quindi delle storie illustrate e spiegate soltanto agli INIZIATI (rito iniziale) e non accessibili a tutti
(come erano i miti olimpici). La religione olimpica infatti NON ha nulla di indicibile, ma anche nel
mondo antico esistono delle concorrenti delle religioni che sono chiare solo agli iniziati/gli
adepti e come tali erano marginali (mal note rispetto alla religione olimpica, la maggioritaria). Tra
queste cosmogonie , culti e racconti alternativi figura
● L’orfismo antico in cui si racconta che il dio Dioniso bambino si sedette sul trono
di Zeus e in quel frangente venne attaccato dai Titani che lo uccisero. (Per la
cultura olimpica è inconcepibile pensare alla morte di un dio). I Titani vengono
inceneriti da Zeus e dalle loro ceneri nascono gli uomini, da un atto di violenza.
● Un altro mistero/culto alternativo importante è quello di Demetra (dea della
fecondità della terra): il mistero della spiga di grano secondo il quale i campi
daranno sempre frutti.

Il mito racconta storie che soddisfano diverse esigenze, c’è necessità pressante di avere delle
risposte/una spiegazione rassicurante e possibilmente con una dimensione escatologica → che
riguarda ciò che accade dopo la morte (!! Nella religione olimpica non c’è la prospettiva
escatologica, la vita dopo la morte non è il centro della questione, in altre religioni invece è
centrale).
Mito significa “la parola”, esistono nella lingua greca 3 termini che indicano “la parola”
1. EPOS - parola solenne, importante, che racconta storie antiche
2. MYTHOS- racconti che danno una spiegazione a ciò che accade attingendo anche al
soprannaturale (non verificabile empiricamente) che spiega fenomeni visibili. Ci sono
però delle storie che hanno un diretto legame con il mondo reale : Ciclo troiano, ciclo
tebano e ciclo Alcibo.
3. LOGOS - cerca di spiegare ciò che accade secondo vie verificabili, attingendo al discorso
razionale. Nasce quando i primi filosofi spiegano in modo “razionale” la nascita del
mondo.
Vi è stata consapevolezza da parte degli stessi greci, infatti nel 6° secolo in Asia minore i
primi filosofi (Talete, Anassimene, Anassimandro) tentano di spiegare il mondo attraverso
il logos senza ricorrere agli Dei.

SINECISMO DI ATENE
Atene non esisteva nel II millennio a.C., è frutto di un sinecismo ovvero diverse popolazioni
provenienti da luoghi limitrofi che creano una nuova grande città. Questo sinecismo si rifà al
personaggio mitico di Teseo, eroe del mondo antico che ha avuto un ruolo importante nel
sistemare l’Attica (in senso demografico e urbanistico), ragione dove è situata Atene. Egli ha
liberato la città di Atene dal tributo umano che andava fornito al minotauro. Nel labirinto
(ispirato dal palazzo di Cnosso, che ha tanti corridoi e stanze che ricordano un labirinto) c’è un
essere mostruoso, il minotauro. Con l’aiuto di Arianna, Teseo riesce ad uscire dal labirinto. I due
fuggono a Nasso dove però Teseo abbandona Arianna. Teseo libera l’attica dal sacrificio umano e
dal dominio straniero → mito culturale= la civiltà di Atene prende consapevolezza di sé e si
libera dallo straniero, si allontana dalle pratiche arcaiche e dalla crudeltà, diventando potente.

!Il mito non esiste in astratto, esiste solo nel momento in cui viene raccontato/rappresentato,
esso è un insieme di varianti che ha importanza collettiva in diversi modi per diverse comunità.
Non c’è un vero mito di Teseo, è multiforme, come nel caso di Eracle, un semidio.
Il Mito di Eracle
Eracle è l’eroe della dismisura che fa tutto in maniera eccessiva. Compie ogni azione all’ennesima
potenza. Viene venerato e ricordato in diverse città ( alcune anche nella Scizia, attuale Ucraina).
Egli è un eroe vasto, ogni città racconta la sua versione. Il suo mito è l’unione di tutte queste
storie unite; anche se le storie sono tante e diverse però, alcuni punti caratterizzanti rimangono
stabili. Eroe civilizzatore e contraddittorio (uccide la sua famiglia)

AUTOCTONIA (autos = stesso) → gente di Atene convinta di essere nata lì, da originari di quella
terra/ gruppo etnico che afferma di essere sempre stato lì. Il mito autoctono ha funzione
“politica” → gli ateniesi si sono sempre riconosciuti come una civiltà chiusa (la cittadinanza
ateniese era data a pochi)

Esempi di 2 miti per comprendere come essi possano essere interpretati in modo diverso:

1. EUROPA→ fanciulla nata a Tiro (o Sidone) ,nella costa del Libano, era una principessa,
figlia del re di quelle terre, Agenore. Avviene il ratto di Europa. Zeus, in forma di toro la
rapisce . Cadmo, fratello di Europa, attraversa diverse regioni del Mediterraneo e scende
in Grecia dove fonda la città di Tebe. Nella ricerca della sorella percorre un viaggio molto
lungo, Europa è lo spazio dove si svolge questa ricerca. Lo spazio si contrappone al
continente dell’Asia e dell’Africa, il concetto di Europa si è poi evoluto nel Medioevo.
- L’autore/studioso americano Bernal però, interpreta questa storia in modo
diverso: egli pensa che la civiltà greca sia debitrice della civiltà asiatica e africana,
come spiega nel suo libro “Black Athena”. La civiltà greca è accusata di
appropriazione e rielaborazione superficiale di saperi che venivano dall'oriente. Il
mito viene manipolato, Bernal dice che l’Europa riposa su una cultura che non è
la sua. Questo ci dimostra come il mito possa essere interpretato diversamente e
come esso non sia mai una cosa neutra.

2. PROMETEO → colui che rubò il rischio di patire sofferenze.


fuoco agli dei, viene punito da Zeus,
incatenato nel Caucaso e torturato.
- New York, Rockfeller, statua
di Prometeo - simbolo della
capacità dell’uomo di
mettere a proprio servizio la
natura, statua dal ruolo
simbolico.
- Tony Harrison 1980, in un
periodo in cui Margaret
Thatcher, di politica
liberista, favoriva il declino
delle miniere in Galles.
Questo ispira Harrison
all’ideazione di una statua di
Prometeo, colui che resiste
anche davanti al più forte,
fedele alle sue idee anche col

La consapevolezza della poliformia della narrazione mitica esisteva già in antichità, dove
venivano date diverse letture del mito. C’è chi si serve di alcuni miti per crearne di nuovi o chi
ricorre ad essi per spiegare il suo pensiero → PLATONE si serve di alcuni racconti per dare
sostanza plastica alle sue idee. Uso filosofico del mito (ad esempio per spiegare la nascita del
sentimento amoroso).
A livello etico nel mito erano rappresentati episodi molto disdicevoli (adulterio) e riguardo a
questo Platone era molto severo, secondo lui il mondo degli dei doveva essere solenne. Tenta di
allontanare la gente dalla lettura di Omero. Ne consiglia solo una lettura allegorica.
Allegoria → strumento interpretativo che fa sì che il significato scritto venga sostituito da un
significato vero/autentico. Alcuni testi nascono già con un significato allegorico:
Teomachia: dei che combattono → Le divinità che combattono vengono ricondotte a realtà
fisiche che conducono a certi fenomeni naturali. (esempio: quando Achille sta per menare
Agamennone, Atena (dea della sapienza che in questo caso rappresenta la mente di Achille che gli
suggerisce di agire razionalmente e non impulsivamente) afferra Achille per i capelli → allegoria.
ICC 22/09
Cambia la struttura della Grecia, che nell’età storica/alfabetica si articola in polis che hanno un
sistema diverso da quello dei palazzi. In questo contesto l’aristocrazia ricopre un ruolo
importante. L’autocrate si afferma come governante unico con l’appoggio degli altri. Si
diffondono le tirannidi , il tiranno è un governatore autocratico non necessariamente associato
ad un modello di cattiveria, vero è però che le dinamiche che si legano a questa politica sono
spesso conflittuali.
Il genere letterario dell’epoca è la LIRICA (che si distanzia dal concetto odierno di lirica). Nell’età
arcaica essa si riferisce ad un genere performativo che si basa sulla lira, strumento a corda. Il
legame stretto con questo strumento si lega al contesto simposiale.
Ci sono due tipi di lirica
● monodica (cantata da un cantore)
● corale (cantata da un coro)
Essa può avere un andamento
● recitativo (non comporta una linea melodica)
● melico (cantata seguendo una linea melodica)
La lirica monodica può essere sia recitativa che melica, la lirica corale può essere solo melica.
L’insieme della lirica greca dal 7° al 5° secolo a.C. è andato perduto tranne un’eccezione. Tutto il
resto ci è noto per citazione indiretta, quindi citata in altre opere o frammenti di papiro. Le
citazioni sono per lo più di pochi versi. Questo ha portato a pensare che la lirica greca fosse
scritta in frammenti, ma non è così. I testi della lirica avevano ( soprattutto per quanto riguarda
la monodica), un contesto di recitazione privata, cantata in ambienti festivi, come
IL SIMPOSIO (bevuta insieme) : la cultura della classe aristocratica prevedeva che i giovani
maschi partecipassero ad avvenimenti che coinvolgono il mangiare e soprattutto il bere. L’uso del
vino è fondamentale ma l’obiettivo non è sbronzarsi ( anche perchè il vino dell’epoca era
costituito da tre parti di acqua e una di vino) ma era arrivare ad un grado di socievolezza in cui
effettuare scambi sinceri. Qui musica e poesia svolgono un ruolo chiave. A questi avvenimenti si
dedicavano i giovani che avevano tempo e soldi, i rampolli dell’aristocrazia. Si svolgevano anche
giochi, il più frequente quello del cottabo (ognuno attinge con la coppa al pozzo di vino). Questo
intrattenimento si rivolge ad un numero molto limitato di persone. Bisogna ricordare che c’era
un orizzonte d’attesa immediato da parte dei presenti, il poeta si confrontava con loro su dei
concetti non banali aspettandosi delle reazioni. Quando ci riferiamo alla lirica arcaica, dobbiamo
tenere a mente che si tratta di idee e sentimenti e valori che sono condivisi dalla società che
ascolta quei testi. Il poeta fa i conti con la società cui è indirizzata la lirica.

GENERI DELLA LIRICA :


la lirica monodica recitativa si articola in due generi distintivi sul piano metrico e contenutistico
ELEGIA un testo abbastanza breve articolato su esametro e pentametro (5 piedi). E’ quella che
più si accosta alla dizione ellenica. Essa può essere :
- narrativa battaglie e storie mitiche
- gnomica insegnamento fornisce verità generali, frasi lapidarie
- riflessiva
- erotica
- parenetica esortazione militare
- politica tratta aspetti di convivenza e organizzazione pubblica
GIAMBO si fonda sull’unità del trimetro (3 unità di 4 sillabe). Non ha sottogeneri ma un’origine
chiara, nasce come poesia invettiva di insulto, attacco, critica. Un autore viene identificato come
euretes (colui che ha inventato). Costui è Archiloco di Paro.
GIAMBO

ARCHILOCO DI PARO è un autore nato a


Paro, isola delle Cicladi. A paro vi è un
museo che contiene una vasca da bagno a
lui dedicata, che lo rappresenta seduto
accanto agli attrezzi da soldato,
rappresentato a metà tra vita poetica e
bellica. E’ il primo personaggio che prende
parola in prima persona in maniera così
decisa : “Io sono soldato e conosco l’amabile
dono delle muse” (poesia). Poeta e soldato.
Questo corrisponde ad un dato biografico
che lo riguarda, lui ha combattuto da soldato
ma non in difesa della patria bensì come
mercenario. Combatte sull’isola di Taro, nel
nord della Grecia. Questo lo sappiamo
grazie alla descrizione dell’eclissi (adynaton)
in data certa del 648 a.C.
● Con Archiloco ci troviamo davanti ad una concezione molto diversa della dimensione
bellica, parla dell’abbandono dello scudo, atto peggiore nella tradizione bellica greca.
Questo poeta rivendica la scelta di garantirsi la vita scappando e mollando lo scudo
davanti ai nemici.
● Anche la scena relativa al comandante è interessante. La rappresentazione generale
cozza con l’immagine che nell’epica omerica è assai sedimentata, quella ossia che l’eroico
generale sia anche di bell’aspetto. ( Vediamo nell’iliade un personaggio, Tersite, che mette
in discussione l’autorità di Agamennone, viene quindi picchiato da Odisseo. Anche se
Omero non si interessa dell’aspetto dei generali, l’immagine di Tersite corrisponde a
deformità e bruttezze fisiche che ben si coniugano con le bruttezze interiori… infatti
Achille è bello). Nella cultura greca la bellezza esteriore ha valenza etica, che in Archiloco
viene meno.
● Quando egli parla di una spedizione che ha compiuto, dice che una volta raggiunta la
vittoria su 7 nemici, il merito viene richiamato da mille. L’impresa bellica, qui è ridotta ad
una dimensione poco etica ed eroica. Dà l’idea di un combattente che non combatte per
grandi ideali ma per mangiare. Si serve dello stile omerico per parlare di concetti molto
diversi.
● Un altro caso simile lo vediamo quando si rivolge a se stesso, al thymos (animo, anche
irrazionale) in cui spiega che la vita scorre in modo diverso all’alternarsi di eventi più o
meno gioiosi.
● Egli si serve anche di giambi, lo sappiamo perché fu poeta di invettiva, attaccò il suo
mancato suocero a tal punto che costui si suicidò.
Oltre ad Archiloco altri due importanti esponenti del giambo sono
IPPONATTE nome nobiliare costituito da “cavallo” e “signore”. La cosa è sorprendente dati i primi
versi che di lui si hanno. Egli è infatti il primo caso di poeta mendico e povero, che implora il dio
Ermes per delle babbucce che lo proteggano dai geloni. O questi frammenti sono una finzione e
danno voce ad un personaggio, oppure egli è un nobile decaduto.
● Interessante la dimensione di preghiera in cui si instaura un rapporto personale con la
divinità (gli dà del tu), rapporto quasi di complicità con il divino.

Altro autore di giambi è SEMONIDE DI AMORGO che si ricorda per una sola poesia molto
importante : Giambo contro le donne (in senso di mogli). Si articola in una serie di paragoni,
confronti e similitudini tra varie tipologie di donna e vari animali
- donna cavallo (agghindata/high maintenance)
- donna cagna
- donna volpe (intelligente ma furba che si approfitta di te)
(Orizzonte che si salda alla dimensione della favola, ove gli animali hanno caratteristiche
stereotipate che rimangono invariate). C’è una sola donna che egli si augura come moglie, ossia la
donna ape, laboriosa, non impegna, esce poco. Più avanti Umberto Saba prenderà spunto da
questa poesia per una poesia in cui paragona sua moglie ad animali).
ELEGIA PARENETICA
Altri autori si specializzano in altre funzioni dell’elegia. Tra questi vi sono Callino e Tirteo e si
occupano in particolare di elegia parenetica.
TIRTEO scrive che sacrificarsi per la patria ha un significato intrinseco. Un frammento di Tirteo
ispirerà "Dulce et decorum est pro patria mori” (Orazio), morire per la patria è glorioso ed eroico.
CALLINO scrive esortazioni che configurano l’alternativa dell’andare in guerra ( come accade
nell’Iliade). Si propone l’idea che sia intrinsecamente disdicevole e turpe fare il
disertore/sottrarsi alla guerra, e ce ne mostra le conseguenze in scene cruente.. Traduzioni di
questi testi verranno lette nelle trincee durante la seconda guerra mondiale. Forte concetto di
atimia = disonore cosa peggiore che possa accadere ad un cittadino.
ELEGIA RIFLESSIVA
Un giovane poeta, MIMNERMO DI COLOFONE si contraddistingue come poeta della giovinezza,
dell’amore della lirica riflessiva e amorosa. Cita l’incipit ad un pezzo dell’Iliade in cui Glauco,
quando decide di non combattere con Diomede, ragiona sul fatto di essere come le foglie.
Questo paragone con le foglie che rivedremo spesso nella letteratura, nasce con Omero in un
contesto bellico. Mimnermo dice “siamo come le foglie, l’appassimento ha davanti a sé la
vecchiaia e la morte”. La foglia che appassisce è accomunata alla vecchiaia.

ICC 27/09/22
Primo poeta ateniese: SOLONE
● definito arbitro della città di Atene nel periodo in cui questa si trovava in una situazione
di stasis = contesa della città. Tra 7-6 sec a.C la stasis di Atene è legata alla questione dei
debiti. La politica di Solone fu in grado di cancellare i debiti o renderli più accettabili,
riuscendo ad evitare gli scontri.
● Solone fu anche il primo uomo politico di livello a utilizzare l'elegia per rappresentare i
principi della sua attività politica. "Musa" e "Eunomia" (buon governo) sono i titoli che
raccolgono la retorica conciliatrice di Solone, tenta di smussare i conflitti. Nutre l’idea
etica di evitare l'eccesso della ricchezza nel tentativo di realizzare il bene comune.
(Solone: termine indicato tuttora per parlare di un moralista). Preferiva ai discorsi
pubblici, orazioni ecc,i versi di poesia, egli vede nella poesia un veicolo prioritario del
proprio dire. In questo periodo, la prosa è quasi assente, tutto è in poesia.
L'unico autore di lirica monodica che ci è arrivato per intero, è TEOGNIDE.
(Corpus = insieme di opere attribuite ad un autore ma non necessariamente tutti gli
appartengono). Nel corpus di teognide, il secondo libro a lui attribuito non può essere suo, è più
antico.
● Viene ricordato come esponente dell'elegia gnomica (esprime verità generali attinenti al
contesto) in questo caso (come in molti altri) il contesto è simposiale. Le elegie teogniche
portano un sigillo che porta il nome del destinatario, Cirno, un giovane destinatario non
solo delle poesie ma anche del suo amore. Il rapporto omoerotico nell'antichità greca, ha
una dimensione fisica ma soprattutto educativa, comportava la pesenza di un amante piu
anziano e di un amato piu giovane. Inserimento del giovane nella comunità degli adulti,
rapporto di istruzione ed educazione → paideia. Si veicolano contenuti, modo di
comportarsi ecc. Non vi è eccesso nell'aspetto fisico, non è il centro principale.
● Tutto il primo libro è una descrizione di ciò che accade nel simposio nel momento in cui
le poesie vengono recitate, sia descrizione dei valori che vengono tramandati, la paideia.
Critica all'imbastardimento degli agathoi (buoni) con i kakoi (cattivi). Non si devono
mischiare i migliori coi peggiori, anche ove questi siano ricchi ma non parte della classe.
Paideia fortemente aristocratica e classista.

La lirica monodica è rappresentata anche da altri due autori, che operano però in un'altra zona,
ossia l'isola di Lesbo la quale ha un orizzonte dialettale diverso in quanto utilizza un dialetto
eolico. Non sono autori elegiaci o giambici ma seguono le loro tradizioni poetiche. Alceo e Saffo,
ancora oggi molto noti, di cui possediamo una serie di frammenti ridotti. Questi ci consentono di
collocarli in un contesto specifico. Essi vivono nel 7 sec a.c, più o meno coetanei, abitano in due
poleis diverse, entrambi sono legati a due educazioni diverse, una rigidamente maschile e una
femminile.

ALCEO
● fa parte dell'eteria (compagnia), gruppo di amici e compagni che condividono una
comune appartenenza sociale aristocratica e politica. La lotta politica e la stasis sono
temi da lui trattati (Lesbo è soggetta alla conquista del potere da parte dei tiranni)
Reazione calata in versi da parte di un'élite aristocratica ed un'azione di tiranni che
tentano di occupare la città. Ideali anti tirannici, lotte che vadano a difendere interessi e
posizioni di potere.
● In alcune liriche famose, con l'allegoria della nave, rappresenta uno dei carmi stasiotici (
che si riferisce alla stasis), che venivano rappresentati nel simposio. L'allegoria è una
modalità di interpretazione della poesia ma è anche un modo di scrivere, in questa ad
esempio, viene descritto un naufragio e le fonti ci dicono che si tratta di un'allegoria
politica. Lo stato è come la nave che attraversa un momento critico.
● In un altro incipit, esorta convenuti ad arrivare alla sbornia (un'eccezione al normale
simposio) per celebrare la morte del tiranno. Orazio riprenderà Alceo in questa poesia,
per mostrare il contrasto tra la vittoria politica e il vino.
● Alceo parla anche delle difficoltà dell'esilio in maniera molto delicata. La sua poesia è
sempre messa in confronto con quella di Saffo (i due si conoscevano).

SAFFO
● appartiene ad un'istituzione femminile, il tiaso: luogo dove si raccolgono le giovani
fanciulle prima dell' età da marito, educate alla vita da moglie. Saffo sovrintende questo
istituto, vede crescere e andar via le fanciulle e di questa dinamica parla nella sua poesia.
Il percorso di queste ragazze passa anche per la paideia, quindi tramite educazione
erotica anche omosessuale. Dimensione rituale e profondamente educativa che prevale
su quella fisica.
● Il fascino dei libri di Saffo sta nell’ evocare continuamente ciò che sta per accadere o ciò
che è già accaduto e non tornerà più, attesa e nostalgia, dimensione malinconica. In una
sua poesia parla del rapporto stretto tra il tiaso e Afrodite, e di quello che lei stessa ha
con Afrodite. Ella evoca una frequentazione tra sé e una fanciulla, che è già avvenuta e
chiede alla dea di favorirla→ Dinamica personale in cui Saffo si serve dell'evocazione di
Afrodite per la realizzazione dei suoi amori, tutto questo avviene tra dettagli di lusso e
raffinatezza tipici della poesia di Saffo. Tornano spesso aspetti del "cultus" indumenti,
acconciature ecc che sono descritte come bellezza e raffinatezza. Il "Catalogo delle cose
belle" raccoglie un Priamel (artificio retorico in cui si escludono un certo numero di realtà
per poi arrivare ad una cosa che invece si conserva), rifiuta dei cavalieri dell'esercito ecc
in onore di ciò che ama.
● C'è l'opposizione al mondo eroico. Saffo dà al comportamento di Elena di Troia il valore
di azione esemplare che valorizza ciò che ama. Rovesciamento dell'etica greca.
● Anattoli (alunna di Saffo) viene citata nostalgicamente nella sua poesia, Saffo vorrebbe
rivedere il passo ma ora è andata in moglie → Dinamica dell'abbandono ripresa nel
Carme della gelosia. Carme che mette in scena un uomo che è dinanzi alla ragazza che
sta per andare in sposa a lui, in questo momento Saffo si sente privata della ragazza che
sta per andarsene. Il dettaglio in questa poesia è la descrizione fisiologica della
sensazione provata, che coincide con quello che viene clinicamente definito l'attacco di
panico.

La poesia di Saffo non è stata tramandata al medioevo, non è sopravvissuta e quindi se ne hanno
solo dei frammenti. Ciononostante Saffo è l'unica ad avere moltissima popolarità, sia perché la
sua visione dell'eros è risultata di notevole importanza, sia perché la sua eleganza e raffinatezza
si coniuga bene con il periodo del Decadentismo, in cui sarà ripresa. La rivediamo in Leopardi,
"ultimo canto di Saffo" in cui Saffo si suicida per amore, si insiste sul personaggio legato al
sentimento d'amore tanto da morirne. Un autore, P.Louvs scrive Chansons ….
L'iniziatore vero della fama della figura di Saffo è Baudelaire che ne "I fiori del male" scrive una
poesia Lesbo. Inoltre più avanti si inizia a credere che le donne di Lesbo siano particolarmente
inclini al sentimento amoroso. Questo si coniuga con la vicenda di Orfeo la cui testa una volta
decapitata e ancora parlante giunge nell'isola di Lesbo, questo spiegherebbe un legame
particolare tra l'isola e la poesia.

LA LIRICA CORALE
La lirica corale è performata da molte persone e ha quindi bisogno di strumentazione più vasta,
con cori preparati ecc. Essa si declina in diversi modi a seconda dell’occasione in cui è recitata
- encomio, genere legato alla lode di una persona
- threnos, compianto funebre
- epitalamio , per augurare felicità e fecondità
- imeneo, per buon augurio notte di nozze
- epinicio, per celebrare la vittoria in ambito sportivo
- inno es. inno a Dioniso (ditirambo) e inno ad Apollo (peana),
- prosodio
- partenio(quando le giovani entrano in età da marito)

Il più antico poeta corale a noi noto è ● E' abile nell'elevare qualcosa di
ALCMANE DI SARDI , attivo però a Sparta basso valore come una forma di
(dove c'è una cultura poetica notevole). Di lui formaggio, pare parli di qualcosa di
ritroviamo in un partenio, la descrizione alto e aulico.
della bellezza delle fanciulle con insistenza ● Attenzione all'io poetico scritto da
su dettagli del cultus. Cerimonia pubblica in poeti di lirica corale, non si sa se ci
cui le ragazze di sparta vengono evocate in riferisce all'autore o più in generale.
base allo sfarzo del loro cultus.
● Alcmane ha grande capacità di
espressione del bello e del colore. E'
autore del primo notturno della
poesia occidentale (riscritto più
avanti da Goethe), ne ritroviamo solo
un frammento ma probabilmente
descriveva nel suo intero un rito
notturno.

Il mondo greco conosce due grandi momenti di colonizzazione:


1. sulle coste dell'Asia minore 10-9 sec a.c , presenza ininterrotta fino alla caduta di Smirne
2. occidentale, verso 8 sec, interessa le zone costiere di Campania, Sicilia, Calabria e in
parte Puglia.E’ in questa zona che opera il poeta Stesicoro di Imera (in Sicilia)

STESICORO DI IMERA di cui sappiamo poco, divenne conosciuto per liriche che avevano al
centro tematiche epiche omeriche e non solo.
● Stesicoro significa colui che sistema i cori, introdurrà nella lirica corale le
strofe-antistrofe-epodo, ossia un sistema triadico che costituirà l'ode. In realtà non lo
ha inventato lui ma lo ha utilizzato correttamente nelle sue opere.
● Sappiamo che si occupò del mito di Elena, e compone l'opera Palinodia (cantare
nuovamente), Aveva scritto un testo in cui Elena era ritratta in maniera negativa, e
sarebbe stato punito dalla divinità per aver parlato in maniera troppo dura di lei, e
pertanto scrive la Palinodia per negare ciò che aveva precedentemente narrato, e la
sostituisce con una narrazione che sostiene che Elena in realtà non arrivi mai a Troia ma
che vi arrivi un suo èidolon (copia, camicia vuota), mentre la vera Elena in realtà sarebbe
stata in Egitto per la durata della guerra. Questa storia, in cui tutto è un po 'leggendario,
mostra l'attenzione per il mito e dimostra come Stesicoro sia stato un tramite importante
tra l'epica e il mito sulla scena, nella poesia tragica.

IBICO DI REGGIO vive nel 6 sec e viene dall'italia meridionale (il che dimostra come già nel 6
secolo i poeti viaggiavano e si spostavano frequentemente). Quando regnava Policrate di Samo
(un tiranno che trasformò l'isola, costruendo templi giganteschi) Ibico fu uno dei poeti più
importanti scelti in quel contesto.
● Consapevolezza del poeta dell'importanza della poesia come veicolo, invoca la musa
affinché canti con lui, collabora attivamente con lei.
● Rivendicazione del ruolo che il poeta assume scegliendo di cantare alcune cose invece
che altre. Più avanti invece la committenza e il compenso diventano elementi
fondamentali.

Primo esponente della lirica corale di seconda generazione fu SIMONIDE DI CEO autore noto
per tre principali motivi
1. secondo gli antichi lui sarebbe l'inventore del compenso(chiedere soldi in cambio)
monetizza il fare poetico in omaggio a un committente, definito mercenario della poesia.
2. secondo alcuni è inventore del carme epinicio (canto della vittoria sportiva)
3. è considerato inventore dell’ arte della memoria grazie a una storia secondo cui
Simonide viene chiamato da un tiranno per scrivere un encomio in suo favore. Il tiranno
però si sarebbe lamentato dicendo che nel racconto si narrava poco di lui (ricordiamo
che solitamente l’encomio contiene una parte mitologica e poi una parte interamente
dedicata alla persona lodata). Durante un banchetto, due soggetti chiedono di lui.
Simonide esce per vedere di chi si tratta e nel frattempo il tetto della sala crolla sui
commensali. Secondo questa storia, Simonide riuscì a riconoscere i cadaveri dei
commensali seguendo la memoria visiva e ricordandosi dove questi fossero seduti.
Di simonide abbiamo solo dei frammenti, una delle sue opere più famose è il Threnos,
commissionato dagli ateniesi. Si tratta di un compianto funebre dedicato ai caduti delle termopili
(resistenza greca contro invasione persiana).

● Vi è un testo che verrà discusso anche da Platone ( che lo riprende nel dialogo
“Protagora”), perché pone al centro l'idea che sia difficile per un uomo essere buono,
valente. Solo un dio può avere questo dono, l'uomo non può che essere vile. Dinanzi ad
un etica che celebra un uomo buono, valente, un eroe, quella di Semonide è un'etica
diversa. Questo encomio conteneva al suo interno l'idea che l'uomo non possa essere
veramente buono, perché il limite che gli dei impongono agli uomini li costringe ad
essere cattivi, il meglio che può succedere è che un uomo non faccia il male
volontariamente.
● Simonde aveva uno stile molto efficace, disincantato, laico , ma anche molto capace di
rendere in maniera nitida momenti di grande pathos. Vedi il Lamento di Danae, ragazza
che ha un bambino da Zeus e che, una volta scoperta incinta viene lasciata alla deriva.
Danae insieme al figlio, Perseo fugge nella notte scura in una barca alla deriva. Il lamento
dà voce a Danae e al suo sgomento. Scena che rappresenta l’affetto materno, l'infante
vestito di un piccolo giacchino di lana dorme inconsapevole di ciò che accade. Con pochi
tocchi, si coglie il coinvolgimento emotivo della protagonista. Descrizioni poetiche così
vivide come se si vedessero.

Il nipote di Simonide è BACCHILIDE di cui si ritrovarono molti componimenti ben conservati.


(soprattutto epinici e ditirambi). Ditirambi che raccontano scene del mito in maniera diversa,
incentrandosi principalmente su alcuni personaggi.
1. Ditirambo di Teseo, ricorda il dialogo tra teseo e Minosse (re di creta).
2. Egeo parla con il coro. Altro dialogo importante, non fra due personaggi ma fra il
protagonista, re Egeo e il coro. Su questo si vede l'inizio della poesia drammatica
La poesia di B. è semplice, con forte impronta narrativa, gode nel raccontare ciò che accade.
Ricordiamo ad esempio il mito in cui Creso (re della Lidia) finisce bruciato sul rogo. Questo
personaggio nell'antichità viene visto come emblema della persona più ricca e potenzialmente
più felice del mondo che fa tuttavia una fine tremenda. Bacchilide elabora il concetto che
nessuno possa essere veramente felice fino al momento della sua morte.
Normalmente definito autore usignolo contrapposto a l'aquila tebana (Pindaro), con cui si trovava
a concorrere. I due si trovavano a scrivere per gli stessi committenti, avevano un diverso stile,
provenienza, orientamento ideale ma erano sullo stesso mercato (soprattutto genere epinici).

I GIOCHI PANELLENICI
I giochi panellenici erano un momento
importante in cui prendevano parte tutte le
poleis del mondo greco. In quest’occasione
tutti si ritrovano, tutto il mondo in cui i
greci si riconoscono concorre in questi
giochi. Vi erano alcune discipline, come la
corsa con i carri in cui si presentavano come
concorrenti gli stessi tiranni, questo era un
modo per farsi conoscere, diventare famoso
e rispettabile. Il popolo era impressionato
dalle prestazioni sportive e anche le
famiglie aristocratiche (che erano prestigio globale. I giochi sono sempre legati
tendenzialmente ostili al tiranno) avrebbero ad un santuario, dove le comunità che si
rispettato il vincitore. In questo modo recavano ai giochi portavano doni e tributi.
veniva solidificato il potere ottenendo Hanno quindi una funzione anche religiosa

Vi erano 4 giochi panellenici:


1. giochi olimpici: (si svolgevano ad Olimpia,Peloponneso) dedicati a Zeus. Istituite nel 776
a.C, considerata una data così importante che il mondo greco calcola gli anni a partire da
questa data.
2. giochi pitici (si svolgevano a Delphi) dedicati ad Apollo
3. giochi istmici (Istmo di Corinto che collega Peloponneso e Grecia continentale)
4. giochi nemei (a Nemea)

I 4 epinici di PINDARO si articolano sulla base dei vincitori di questi giochi (odi olimpiche,
pitiche,istmiche,nemee).
● Benché si tratti di celebrazioni di vittorie sportive, all’interno degli epinici, lo sport è
piuttosto secondario. Si cercava invece di portare la vittoria su un altro livello. Molto più
importanti erano gli aspetti religiosi e mitici a che il poeta riprende per fare riferimento
al laudatus , riprende quindi miti che hanno in qualche modo a che fare con ciò che è
avvenuto e li inserisce nella narrazione. Pindaro tende a richiamare al vincitore, a non
esagerare nel proprio trionfo, a non credere di poter superare i limiti imposti all’uomo.
Questi limiti vengono illustrati attraverso miti che possono legarsi all’accaduto sportivo
secondo diversi termini.
● Non è sempre chiaro il motivo per cui il poeta passi da un fatto all’altro, per questo si
adopera l’espressione volo pindarico. Questi componimenti sono quindi difficili da
leggere. E’ una poesia altisonante. Pindaro cerca uno stile il più possibile elevato (aquila),
con parole alte, lunghe strutture sintattiche elaborate. La difficoltà era anche per chi
ascoltava queste esecuzioni. Questi testi elaborati avevano quindi due livelli di
comprensione:
- uno più basico, primario, il cui obiettivo era stupire il pubblico con immagini forti
- un secondo livello destinato a un pubblico più erudito, colto, in grado di cogliere
il significato più profondo e complesso di questi testi.
● Pindaro crea nella sua stessa poesia una distinzione tra persone più o meno sapienti. Si
muove in un orizzonte fortemente aristocratico, si rivolge soprattutto a coloro che
capiscono tutto. Questa sua considerazione sociale si crea anche sulla base dei suoi
committenti (persone molto ricche) e dalla sua consapevolezza del valore di ciò che fa.
● “Io non sono un fautore di statue (...)” : Apre una sua ode con una protesta, il committente
si era lamentato per il prezzo troppo alto che Pindaro aveva stabilito per un epinicio che
stava per cantare.Il committente dice che con quei soldi avrebbe potuto comprare una
statua di bronzo.Pindaro risponde sdegnato col verso sopra riportato.Questo per
spiegare che i suoi manufatti sono destinati a durare infinitamente più del bronzo che
prima o poi decadrà.
● Pindaro crede profondamente nell'etica aristocratica e soprattutto al richiamo al
vincitore a non superare i limiti dell'uomo → concetto di HYBRIS peccato di dismisura,
quando l'uomo pensa di poter prevaricare i limiti a lui imposti. Richiamo costante a
questo concetto.
● Altro concetto che Pindaro porta alla luce è il pericolo della sazietà → KOROS = chi è
troppo prospero può andare incontro alla sazietà, che impedisce di apprezzare il bene.
● Chi è prospero può andare incontro anche al fenomeno di INVIDIA DEGLI DEI,i quali,
benché immortali, invidiano gli uomini particolarmente felici e prosperi tanto da
provocare nella loro vita qualcosa di tremendo che non necessariamente gli uomini si
sono meritati. (messaggio di moderazione per potenti in politica).
● METRON ( misura) a cui l'uomo deve ispirarsi. A Bath (città termale) vi è un edificio con
una frase di Pindaro "La cosa migliore è l'acqua" → incipit dell'olimpica prima.

ICC 29/09

Pindaro dedica molte opere a Cirene, sono però odi diverse l'una dall'altra. Cirene (luogo del
vincitore) era stata fondata da Batto, e lo si voleva membro della spedizione degli argonauti,
coloro che al comando di Giasone volevano a recuperare il vello d'oro.
● La pitica V ha come centro la ninfa Cirene, è un mito fondativo della città in cui la ninfa
si unisce ad Apollo in una grotta.
● La Pitica IV parte invece da Batto, è l'ode più lunga e fa la storia del mito degli argonauti,
Doveva avere rilevanza per i cittadini di Cirene che così si sentivano parte della comunità
greca (pur vivendo sulla costa della Libia). Appartenenza ad un'antica tradizione.
● Mito di Bellerofonte (quello dei segni lugubri iliade) era un eroe che fra le altre cose aveva
domato il cavallo alato , Pegaso. Aveva sfruttato l'abilità di Pegaso per avvicinarsi al sole.
Questo mito lo racconta due volte, una volta in termini positivi in un contesto corinzio, lo
racconta poi in un'altra occasione per un altro vincitore, presentando Bellerofonte come
peccatore di hybris.A Corinto questo aspetto del mito non si sarebbe adattato bene alla
situazione esecutiva. Il mito di Pindaro vuole o compiacere o istruire, non è mai recitato
a caso.
● Un'altra ode famosa è La Pitica I, scritta per una famiglia di tiranni di Siracusa. Dedicata
a Ierone di Siracusa e alla sua vittoria è il mito di Tifone (sconfitto da Zeus) precipitato
dall'olimpo sulla terra, nella Sicilia orientale (Catania). Ierone aveva fondato in quella zona
la città di Etna, l'obiettivo dell'ode era parlare di Ierone come colui che pose l'elemento
greco anche in una zona presidiata da un Titano ostile.
Pindaro quindi si muove in un orizzonte fondamentalmente aristocratico, si rapporta con tiranni
in una civiltà legata ancora a questo modello. Pindaro era già allora considerato un autore di
liriche eccellente, ma questo genere perde dopo di lui la sua centralità.

Il LOGOS (narrazione razionale) nasce nella seconda metà del 6 sec, nelle coste dell'Asia minore.
Alcuni pensatori si pongono il quesito di come sia nato il mondo, ricerca dell'ARCHE' . Buona
parte di questi pensatori analizzano anche il mondo fisico/naturale .

TALETE DI MILETO - acqua


ANASSIMANDRO -apeiron (elemento indefinito) - Si serve della scrittura in prosa (tutto ciò che
incontriamo fin ora era in forma di poesia)
ANASSIMENE - aria
ERACLITO - fuoco "panta rei"
PITAGORA - numero "ipse dixit" "autos efa"
PARMENIDE- essere
EMPEDOCLE - 4 elementi
ANASSAGORA- omeomerie
DEMOCRITO- atomi
Questi rivestono la loro dottrina di mistero, così come la loro persona (Empedocle (di Agrigento),
inscena la sua assunzione in cielo lasciando un sandalo sull'etna, la sua spiegazione del mondo
aveva così una caratura più forte di un semplice discorso filosofico, diventava una dottrina), si
creavano gruppi di adepti al loro pensiero e ne nascevano delle scuole.
PITAGORA nato a Samo, ha la sua fortuna in occidente, fu un grande matematico, parte dall'idea
dell'arche che per lui è il numero.
● Il suo pensiero influenza gli studi di musica, e astronomia oltre che della matematica.
● Egli dà ai suoi discepoli delle prescrizioni che toccano anche la vita privata delle persone.
Si crea una setta, in cui la parola del maestro è incontestabile (ipse dixit → poneva fine al
dibattito, l'ha detto lui, dogma non discusso) .
● Un'altra dottrina da lui adoperata è l'idea che le anime possano trasmigrare da un essere
ad un altro, l'anima si trasfonde in un altro essere vivente -> METEMPSICOSI. Questo
conferisce una continuità della vita e la considerazione diversa degli altri esseri viventi.

Eraclito e Parmenide (campano).


PARMENIDE, crede nell'essere, arriva a capire il principio secondo cui quello che è, è.

ERACLITO (Panta rei) crede che il principio che governa il mondo sia il divenire, il mutamento.
● E’ soprannominato l'oscuro, difficile.
● Fonda sul conflitto, sul mutamento il suo pensiero.

Empedocle e Anassagora entrambi in maniera diversa insistono sugli elementi costitutivi della
realtà.
Per EMPEDOCLE i 4 elementi, secondo i principi di amore e odio, si uniscono o si dividono. Parla
del particelle tutte uguali, dà una forte connotazione sacrale, crede nella reincarnazione,
necessità di purificarsi tramite rituali. Ha inserito una quadripartizione degli elementi.

DEMOCRITO (viene dalla Tracia), trova la spiegazione del mondo negli atomi,particelle non
divisibili, ipotizza che tutto ciò che esiste sia costituito da particelle tutte uguali che seguono dei
moti casuali, il mondo è fatto di questo continuo movimento ed equilibrio.

La cultura occidentale deve molto a queste speculazioni.


Questi autori sono detti pre-socratici, dal nostro pov, l'arrivo di Socrate porrà l'accento su
questioni diverse che abbracciano per lo più l'etica.

STORIA DELLA CITTA’ DI ATENE


La sua storia inizia nel 6 secolo, il suo sovrano/tiranno più importante fu Pisistrato. Quando lui e
i suoi figli caddero, ci fu un cambiamento di regime che portò dalla tirannide ad un nuovo tipo di
organizzazione politica, sperimentata per la prima volta ad Atene, la demokratia
(=potere/governo del popolo).Viene ideata da Clistene e dà a tutti i cittadini nella sostanza, uguali
diritti politici.
- Questa costituzione vale comunque per una porzione ristretta della popolazione, taglia
fuori le donne e si rivolge solo ai cittadini quindi solo quelli che hanno la cittadinanza
ateniese, esclusi quindi gli schiavi considerati cose, e i meteici, coloro che abitano ad
Atene e non sono ateniesi/stranieri che abitano lì da molte generazioni ma non
ottengono la cittadinanza difficilissima da ottenere.I meteici sono benestanti
commercianti che non dispongono però dei diritti politici.

- La città di Atene presenta edifici in


cui la democrazia si esplica, la
ecclesia (assemblea) luogo dove tutti
i cittadini con diritti politici devono
confluire per prendere decisioni
(sono circa 10/15mila). Nell’ Agorà,
affacciano tutti gli edifici pubblici.
Potere civile, politico,giudiziario si
raccolgono in questo luogo.
- Questo va di pari passo con un meccanismo di alternanza delle cariche che sono in parte
elettive e in parte di sorteggio che garantisce la continua alternanza di persone nei
luoghi di responsabilità, rappresentanti delle diverse zone dell'Attica (DEMI→ luoghi
dell'Attica che hanno costituito Atene), nessuno detiene il potere per più di un anno.
Tutte le cariche devono essere accessibili a tutti i cittadini di ogni censo.

IL DRAMMA
Nasce in questo contesto un genere nuovo, quello del DRAMMA che non molte culture hanno
sviluppato. Deriva da Drao (=fare), dramma=azione, non significa terribile, negativo, tragico. Si
rapresenta uno scambio tra due o più voci, si oppone in maniera sostanziale alla poesia narrativa.
L'azione narrativa non narra ma rappresenta.
Non c'è un narratore che racconta la storia. Ci sono dialoghi ma non possediamo un'intelaiatura
narrativa all'interno della quale i dialoghi sono riferiti.
- Tutto quello che emerge da un testo, si costruisce dal confronto di punti i vista diversi,
porta tutta l'attenzione sul confronto tra personaggi che hanno opinioni diverse, si
scontrano e incontrano, da questa dinamica nasce il SENSO, l'eventuale messaggio,
orizzonte di pensiero proposto.
- Questo spettacolo poggia sulla parola, che assume molta più importanza in quanto
confronto. Si pone l'accento sul modo in cui i personaggi percepiscono gli eventi invece
che raccontare solo l'evento stesso. C'è partecipazione emotiva.
Ci sono dei generi riconoscibili
● Tragedia
● Commedia
● Dramma satiresco
La fonte più importante che ci parla della tragedia in maniera più estesa è Aristotele, vissuto
nella seconda metà del 4 secolo avanti cristo. Aristotele scrive "La poetica" che parla della
tragedia in relazione all'epica, parla di come la tragedia è fatta e di quali elementi si compone. Si
tratta del più antico testo di critica letteraria. Aristotele parla della nascita della tragedia
partendo da coloro che cantavano il ditirambo. Può essere che nell'ambito del ditirambo sia nata
la prassi di far staccare il capo del coro (corifeo) dal coro e far cantare un botta e risposta tra
l'uno e gli altri, creando un dialogo. (Lo vediamo in Bacchilide ma quando ormai la tragedia esiste
già da tempo). Un esempio lo vediamo in TESPI considerato inventore del dramma, poiché stacca
un attore dal resto, ma non è certo.
Il termine tragedia deriva probabilmente Tragos = caprone. Si riferisce ai Satiri, seguaci di
Dioniso che recitavano i versi staccandosi gli uni dagli altri. Nel dramma satiresco ci sono sempre
i satiri ma gli attori che parlano sono di norma delle caricature, che favoriscono una componente
burlesca e una caricatura del mito.
- Sappiamo che nel corso del 6° secolo, nel Peloponneso vi erano dei cori tragici che
raccontavano storie mitiche da parte di attori vestiti da belve. Questo aspetto di
travestimento viene ripreso dai coreuti. Ciò che sappiamo con certezza è che un oggetto
chiamato tragedia viene consegnato da Pisistrato e viene portato in scena nell’occasione
delle feste di Dioniso, le dionisie (=feste importanti che prevedevano una processione, dei
sacrifici, degli inni e anche cori di azione drammatica) Quindi già nell’epoca della
tirannide ( e poi nella democrazia) si crea uno spazio dedicato alla rappresentazione
drammatica. Ad Atene, questo gesto raggiunge una certa istituzionalizzazione.
- La Tragedia come noi la conosciamo, non ha con Dioniso il benché minimo rapporto, nei
testi il suo ruolo è minimo o inesistente.
- La tragedia è uno spettacolo che si serve di almeno 2 attori . Tespi introduce il primo
attore, mentre a Eschilo è attribuita l’introduzione del secondo attore (!!non
necessariamente secondo personaggio).
Essa si compone di diverse parti
● Prologo recitato da personaggi minori, serve a dare contesto allo spettatore
● Parodo canto eseguito dal coro mentre entra dai passaggi laterali (parodi) e finché si
sistema nella parte centrale, l’orchestra ( che significa- dove si danza)
● Stasimi sono i canti intonati nella zona dell’orchestra. Il coro rimane lì fermo
● Esodo quando il coro esce
I personaggi stanno in un luogo fisicamente separato dal coro. Gli attori agiscono sulla scena
negli episodi (scambi dei personaggi sulla scena). L’alternanza tra episodi e stasimi indica una
diversità tra come parla il coro e come gli attori:
- per gli attori si parla di trimetro giambico (=giambo per gli scambi di parola tra
personaggi)
- viceversa il coro si serve di metri lirici (della lirica corale).
Coloro che recitano e cantano sono i coreuti che spesso sono gli stessi che danzano (quando non
cantano)
Lo spettacolo tragico si raccoglie in se lirica monodica (giambo) + lirica corale (coro) + epica
(contenuto nella stragrande parte delle tragedie) . Lo spettacolo quindi racchiude in sé diversi
aspetti che circolavano nella cultura dell’epoca. Si introducono anche i costumi e tutti i
personaggi e danzatori indossano una maschera, che ha anche la funzione di amplificare la voce
in modo che sia udibile in tutta la grandezza del teatro.

ICC 04/10
I canti corali si distinguono dagli scambi dialogici. Una caratteristica tipica delle parti corali è di
avere una patina di dialetto dorico, in omaggio alla nascita della lirica corale in zone di cultura
dorica (mentre gli scambi tra attori sono in dialetto attico). Gli attori così come i coreuti sono
mascherati e costumati, l'investimento dal punto di vista scenico non riguarda le scenografie
(essenziali e semplici). Si investe in maniera importante sulle maschere e sulla formazione degli
attori i quali non sono professionisti così come i coreuti. Le donne non hanno accesso alla scena,
gli attori sono tutti cittadini. Si tratta di una performance avviata molto tempo prima di quando
viene messo in scena.
- I personaggi scambiano tra di loro delle battute molto brevi → sticomitia (sticos=verso)
scambio di battute molto brevi, composto da pochi versi. Al contrario quando qualcuno
recita una lunga parte di testo si tratta di rhesis, solitamente recitata dal messaggero,
che racconta una gran parte della scena. Il messaggero descrive l'accaduto e ha dunque
bisogno di una lunga battuta/intervento.
- Questo intervento può anche avere più una funzione riflessiva che narrativa, si ha il
monologo, artificio che serve soprattutto per il coinvolgimento psicologico.
- C'è anche la possibilità (come accade in Euripide) che gli attori, in situazioni di
particolare pathos cantino, o da soli (MONODIA) o con il coro (AMEBEO).
- La tragedia presenta una unità d’azione, si riferisce ad un unico fatto, vi è la tendenza ad
avere anche unità di tempo e di luogo, due unità tendenzialmente raggiunte in tutte le
tragedie.
- Un'altra caratteristica che vale per tutte le tragedie (-1), è l'abolizione di atti violenti in
scena ( presenti nelle trame ma non nelle scene).
- Le tragedie non viaggiavano mai da sole, lo spettacolo tragico era di Stato ( organizzato a
spese pubbliche dalla polis),viene organizzato un concorso: agone.Mesi prima un arconte
eponimo ha il ruolo di sottoporre i candidati che vogliono partecipare al concorso su una
pre selezione, i concorrenti devono partecipare proponendo una tetralogia. L'arconte
sceglierà solo 3 concorrenti. All'interno del concorso veniva sorteggiata una giuria che
doveva attribuire il voto al vincitore. Questi concorrenti sono finanziati dallo stato
tramite contributi → liturgie (servizio) imposte a i cittadini abbienti. Ad Atene c'erano
tasse più alte per le famiglie più ricche, non era un contributo volontario. Le liturgie
(tassare super ricchi)servivano anche per allestire la flotta per garantire il dominio dei
mari di Atene. La flotta era un'attività importantissima per Atene che veniva finanziata
con gli stessi mezzi dell'attività teatrale.
- Ogni tetralogia (4 brani) è formata da una trilogia e un dramma satiresco.

I cittadini ateniesi erano tenuti a partecipare alle giornate di spettacolo, esisteva un fondo
apposito per sostenere economicamente coloro che perdevano giornate di lavoro per
partecipare agli spettacoli. Questi spettacoli venivano eseguiti una volta sola. Il singolo
spettacolo quindi doveva essere curato nei minimi dettagli, del resto, essendo finanziato dallo
stato, doveva fungere anche da paideia, trasmettere dei messaggi e degli insegnamenti. Ha una
fortissima dimensione civica.

Il dramma satiresco ha una funzione di distensione, indaga aspetti del mito e delle tragedie ma
in veste caricaturali, come coro ci sono dei satiri, che hanno un carica di eccesso, di burla e
esagerazione, mentre la tragedia ha temi piuttosto cupi. Il dramma satiresco seguiva sempre la
trilogia.

Esiste la TRILOGIA LEGATA: quando le tre tragedie hanno un rapporto l'una con l'altra
NON LEGATA : le trilogie sono slegate, non hanno personaggi o vicende in comune

Il contenuto della gran parte delle tragedie attiche si rifà al mito. Una parte della produzione
drammatica ateniese mette in scena dei confronti della storia vera, molto spesso della città di
Atene. Sia nel caso della storia sia in quello del mito, si tratta di trame che agli spettatori sono
ben note. Una delle caratteristiche del mito è che abbia alcuni punti fermi che lo rendano
riconoscibile. La tragedia antica finisce in un modo che il pubblico conosce già. Si dà particolare
importanza alla costruzione della verità che emerge dal confronto di diversi punti di vista che
porta allo scioglimento ben noto al pubblico. L'accento sui personaggi è molto più forte rispetto
alla poesia narrativa, il modo in cui parlano e si atteggiano i personaggi diventa fondamentale in
quanto li rende riconoscibili al pubblico.
C'è una selezione molto importante dei personaggi e delle scene che vengono tratte dal mito e
riprese in scena. Infatti vi sono alcune famiglie e alcune città che nel mito hanno una particolare
connotazione (es. famiglia di Agamennone, che conosciamo bene) questa famiglia che attraversa
una serie di difficoltà e vicissitudini che mettono gli eroi che abbiamo visto nel mito sotto una
luce diversa, all’interno di drammi molto foschi, questa famiglia è associata alla città di Argo
(vicino a Micene).
Il teatro concepito ad Atene, tende a proiettare su altre città importanti (Argo e Tebe) alcune
delle tragedie che atene allontana da sé. Poiché Atene non è una città antica e non ha un grande
patrimonio mitico, presenta spessissimo il personaggio di Teseo ( unico personaggio mitico
ateniese) . Laddove Argo e Tebe sono legate a dinamiche violente, sanguinose e losche che
rimandano a una civiltà arcaica, al contrario, l’Atene che si vuole presentare nella tragedia è un
centro dove questi conflitti sono sciolti, non con la violenza.
In alcuni casi la dimensione politica come difesa della democrazia è molto evidente, in altri casi,
la lettura politica dei fatti mitici potrebbe non essere appropriata.

Il ruolo del coro, molto forte all'inizio, raramente interagisce con i personaggi, ha una funzione di
accompagnare l'azione offrendo alcune riflessioni. Di norma reagisce a ciò che accade sulla
scena, ha una funzione di commento. Sembra rappresentare un'opinione di norma molto
standard su ciò che sta accadendo ( come se il cittadino medio del mondo ateniese reagisce alla
vicenda, non come se sapesse come va a finire la cosa ma come se la seguisse al momento) in
altri casi il coro sembra notare i guai e gli errori dei personaggi.
Accade che il coro si lanci in riflessioni generali. E’ come se il coro si arrogasse il diritto di parlare
a nome della polis, espressione della democrazia. Diventa sempre meno importante quando la
demokratia verrà cambiata e svuotata. Il genere teatrale è associabile ad un regime demoratico,
in cui il corpo reagisce e interpreta ciò che accade. La democrazia si sente talmente forte da
consentire che la propria posizione venga messa in discussione in scena, maniera di servirsi del
mito non solo per dare dei modelli di comportamento, si serve di modi particolari di raccontare il
mito in modo da suscitare tramite queste storie delle reazioni che riguardino la convivenza civile
e mettano in discussione alcune delle convinzioni che la società sostiene.Forte funzione
ideologica.

Nella Poetica, Aristotele parla della tragedia come mimesi (opera di imitazione e
drammatizzazione), tutto è agito direttamente (non narrazione) con unità di azione. La tragedia,
dice Aristotele, tramite una serie di casi che suscitano eleos (pietà, partecipazione emotiva,
simpatia, commiserazione) e phobos (terrore), ha per effetto di sollevare l’animo → Catarsi
tragica = Secondo Ari è la purificazione che avviene tramite i personaggi e ciò che viene
rappresentato sulla scena e vivere tramite la dinamica magica/psicologico/medico (vivere ciò
che vivono i personaggi) tramite questo processo avviene una purificazione. Si invita quindi ad
una partecipazione emotiva per guardare se stessi come persone e come parte della comunità, e
rimuovere la parte negativa delle proprie passioni.

Sulla base di questa lettura, si è tentato di dare un senso più profondo della nascita della
tragedia, parliamo della teoria di Nietzsche. Egli era un filosofo classico per professione, scrive
“La nascita della tragedia”. Lui pone la tragedia all’interno del fare arte in senso generale, vi
identifica all’interno l’elemento dionisiaco (tutto ciò che ha a che fare con l’irrazionale, così che
l’individuo viva nel mondo in maniera emotiva) che è secondo N. elemento fondante della
tragedia insieme allo spirito apollineo (anche apollo protegge l’arte ma simboleggia il dominio
cosciente dell’uomo sulla materia, tentativo razionale di comprendere i fenomeni). Identifica
l’apollineo con Omero, dominato dalla coscienza e dell'individualità umana. D’altro lato, legato
alla musica e quindi associato al dionisiaco vi è secondo N. Archiloco, in quanto inventore della
lirica, da cui si avvia l’elemento dionisiaco.

La tragedia coincide con la fusione di questi due mondi. E’ proprio da questa idea della tragedia
che nasce l’opera lirica di Wagner, che tenta di seguire gli stessi principi, La differenza
sostanziale tra la lirica di Wagner e quella dei suoi predecessori è che lui tenta di offrire alla
nazione germanica, uno spettacolo tragico che riprenda la tradizione greca, fornire una storia
della tragedia greca.

Nietzsche fa una distinzione radicale tra i tre tragici di cui abbiamo recuperato le opere, l’unico
che ha in sé davvero l’unione tra dionisiaco e apollineo, è Eschilo, unico in grado di dare al
pubblico quella profondità emotiva, dionisiaco, che consente di purificarsi e arrivare all’apollineo.
Anche Euripide mette in scena miti, ma secondo Nietzsche con Euripide scompare il dionisiaco,
lo definisce teatro Borghese poiché i miti riflettono i problemi dell’uomo comune, non inducono
alla riflessione dell’animo umano.

ICC 05/10

ESCHILO è caso molto importante,

● attivo nella prima metà del 5 sec a.c. Considerato inventore del secondo attore.

● Di Eschilo si è sempre detto che è sempre stato l’autore più solenne con stile elevato,
difficile, con immagini ardite. La sua azione drammatica è generalmente più lenta, vi
succede di meno.

● Di lui sono note 7 tragedie. La tragedia di argomento storico, è una delle tragedie meglio
conservate di Eschilo. Vediamo il contesto storico: Atene si trova a vivere un momento di
cambiamenti, viene allontanata la tirannide, escogitato un nuovo sistema politico. La
tragedia si svolge a Mileto (e altre colonie greche dell'Asia minore) vi sono ribellioni da
parte della popolazione contro l'impero che si sta sempre più espandendo. L' Impero
persiano copriva un territorio enorme, (con a capo re Dario) l'estensione dell'impero
persiano comprende anche l'Egitto e alcuni confini dell'India. Questo fatto è importante
perché la rivolta di Mileto è il punto di avvio che vede opposte le forze persiane e quelle
dei greci (Impresa ciclopica) → Il re persiano pensava di avere facilmente la meglio sulla
Grecia che era frammentata e senza alcuna unità politica. La guerra fu condotta nel 490
a.C, nella battaglia di Maratona il mondo greco ebbe una grande vittoria, fu la conferma
nell'unione del mondo greco contro un popolo nemico. Questa vittoria fu tale da indurre
l'esercito persiano a rientrare.
Il figlio del re Dario tentò una seconda calata in grecia. Sia fisica, che come battaglia
navale in cui gli ateniesi lasciarono la città per concludere la battaglia all'isola di
Salamina, fu una battaglia navale dove le flotte persiane furono sconfitte dagli ateniesi
(che da sempre investono molto sulla flotta), il generale Collustone condusse la grecia alla
vittoria. Questo tentativo di insediamento ad Atene era stato più pesante del primo.

Dopo queste due guerre (1-2 guerra persiana), i persiani non tentarono più di conquistare
l'Egeo, pur continuano ad interferire pesantemente nei rapporti con le poleis greche.
Queste vittorie furono per la grecia geopolitiche e significative per l'identità culturale
del popolo greco. Esse vengono declinate in modo diverso a seconda delle diverse zone,
ad Atene per esempio queste diventano simbolo della vittoria della democrazia contro
l'autocrazia. Si diffonde l'idea di opposizione dell'occidente democratico contro un
oriente autocratico. Momento fondante della coscienza occidentale, est vs ovest.
Stereotipi che si costruiscono in questo momento e che durano fino ai giorni nostri.
Nasce la visione del barbaro (che inizialmente si riferisce a coloro che non capiscono il
greco parlandosi). Il concetto di barbaro, in battaglia cambia significato a seconda dello
scontro e del nemico, il concetto di barbaro assume connotazioni più negative e violente.

Questi eventi hanno un impatto anche sul teatro di Dioniso: FRINICO aveva messo in scena "La
presa di Mileto", la repressione nel sangue della popolazione di Mileto da parte dell'esercito
persiano. Questa rappresentazione portò ad una reazione molto turbata del pubblico, reazione
emotivamente molto forte, luttuosa e triste. Frinico fu multato dalla polis. La tragedia non deve
far soffrire il pubblico, ma trasmettere insegnamenti e indurre a riflessioni.
Quando diversi anni dopo Eschilo scrive la tragedia "I persiani" essa è concepita in maniera
completamente diversa, sebbene sia collocata nel 480 a.c (fulcro della guerra) e al suo centro vi
sia la battaglia di Salamina. Eschilo non pone la scena ne a Salamina ne ad Atene bensì a Susa,
nella corte dei persiani. Scrive il dramma dal pov dei persiani. Serse (figlio di Dario) è fuori in
guerra e la madre lo attende speranzosa a corte. Arriva il messaggero nel corso della tragedia,
racconta ciò che è avvenuto. La tragedia si incentra sulla prospettiva dei persiani che vedono
vinta un'eccessiva brama di potere, colui che la esplicita è proprio lo stesso re Dario. Il suo
spettro compare e si rivolge alla moglie e ai persiani per far capire i funesti presagi che si
abbattono sulla Persia e il figlio Sersi.

Dario imputa questa sconfitta inattesa a degli errori morali ( non strategici). Serse aveva
costruito un ponte di barche che serviva ad attraversare l'Ellesponto (stretto dei Dardanelli),
questo significava fare terra dove gli dei hanno voluto il mare, errore che provoca Poseidone.
Serse con questa iniziativa si è messo contro Poseidone peccando di hybris. Serse si è macchiato
poi di un altro peccato, ha distrutto i templi e i santuari greci.

Si contrappongono nella pies due vedute: dell'arrivo di Dario, l'interpretazione è quella


dell'invidia degli dei, Serse, invidiato dagli dèi viene punito, essi provocano la sua sconfitta. Dario
chiarisce invece che non è stato così, Serse ha avuto colpa di hybris. La hybris genera ATE
(sventura che segue il peccato di hybris, accecamento). Eschilo rimembra il trionfo ateniese ma
ne fa anche una lezione, facendo riflettere sul concetto di colpa e di punizione. Il teatro è
solenne, non mette in alcuna discussione il potere di Zeus, Teodicea = fiducia nella giustizia degli
dei.

L'unica trilogia legata superstite del mondo antico è "Mito degli Atridi", mito della famiglia di
Menelao, l'Atride è Agamennone. Lo vediamo nel suo nostos. Ad Argo si svolgono i preparativi per
accogliere Agamennone di ritorno dalla guerra. La moglie Clitemnestra nel frattempo ha un
amante, Egisto, e cambia idea sul marito. Quando egli torna riceve un'accoglienza raffinata e
lussuosa che copre il piano che viene messo in atto nella seconda parte della tragedia,ucciderlo.
Viene infatti ucciso dall'amante della moglie nella vasca da bagno.

Una sacerdotessa troiana, (figlia di Priamo portata come bottino di guerra da Agamennone)
Cassandra, si lancia nella parte finale nella recita di una serie di canti difficilissimi con cui spiega
che la macchia che cade sugli Atridi continuerà a tornare. Queste generazioni sono state tutte
macchiate da crimini famigliari, lo stesso Agamennone aveva asassinato la sua propria figlia,
Ifigenia, sacrificata ( per avere venti favorevoli da Artemide)in Aulide (dove è stata attirata
facendole credere che sarebbe andata in sposa ad Achille).L'omicidio della figlia è un altro motivo
che spinge Clitemnestra ad escogitare la morte del marito. Clitemnestra non lo perdonò mai, si
sente legittimata ad ucciderlo.

Nella trilogia di “Coefore”, si parla di sacerdotesse adibite a portare offerte sull'altare. Tra queste
c’è Elettra, figlia di Agamennone e Clitemnestra, che non ha mai accettato la morte del padre.
Compie delle libagioni in onore del padre e sull'altare dove le compie compare un ricciolo che lei
riconosce essere del fratello Oreste, che torna con l'intenzione di vendicare la morte del padre.
Questa tragedia tratta lo stratagemma escogitato da Oreste, che senza farsi riconoscere entra
nella dimora familiare e riesce a uccidere la madre Clitemnestra e Egisto. Poi egli perseguisce le
Erinni che sono delle realtà demoniache che perseguitano chi si macchia di crimini molto gravi,
lo portano alla pazzia .

La terza tragedia “Eumenidi” che si aprono ad Argo, dove Oreste capisce che l'unica materia per
affrontare la sua condizione sarà sottoporsi ad un giudizio ad Atene nel colle Areopago, colle sul
quale sorgeva un tribunale. Questo tribunale viene simbolicamente presieduto dalla dea Atena
che manda assolto Oreste. Le erinni si trasformano quindi in eumenidi le "benevole" che grazie a
questo processo riescono a interrompere la catena di mali destinata a non finire mai per le tre
tragedie.

Già nell'iliade e nell'odissea, il destino che spetta alla casa degli Atridi nell'odissea, viene
presentato come il caso opposto a Odisseo, in cui l'infedeltà coniugale porta ad una serie di
sventure.

Nel primo stasimo dell'opera Agamennone dice, in una paronomasia (sofferenza + insegnamento).
E' dalla sofferenza inflitta dagli dei che si capisce quali errori sono stati commessi. Questo è
anche un segno della fiducia riposta nel tribunale ateniese nel risolvere le ingiustizie.
L'Areopago era un'istituzione ateniese che nell'epoca in cui Eschilo scrive, vede restringersi le
proprie competenze. La giustizia ordinaria viene affidata a iwfi??? Quelle che rimangono di
giurisdizione dell'Areopago sono quelle di delitto di sangue. Ha meno competenze più ristrette
ma comunque molto importanti. La tragedia serve anche a intervenire nel dibattito
contemporaneo politico nell'Atene dell'epoca per ribadire l'importanza del tribunale
dell'Areopago, capace di risolvere anche questioni così antiche. La giustizia umana tenta di
superare quella divina.

Torna la stessa tematica in un altro testo attribuito ad Eschilo "Prometeo incatenato".Temi affini
alla sensibilità di Eschilo. Tutta la vicenda è ambientata in un monte dell' attuale Ucraina, dove
Prometeo è legato e un corvo gli morde il fegato che continua però a rigenerarsi. Punizione
inflitta da Zeus per aver rubato il fuoco. Prometeo riceve una serie di visite in cui afferma il
motivo per cui non cede a zeus e non rinuncia alla tortura, cedendo a Zeus il sgreto della sua
detonizzazione (prometeo sa sia chi che qando la detonizzazione avverrà). Tema della giustizia
dettata da Zeus che viene trasgredita da Prometeo. C'è una rassegnazione a questa giustizia?
Incentivarlo a parlare e far dire le sue ragioni(?)

Tragedia delle “Supplici”. Racconta un mito di delle donne, figlie di Danao, che vengono
dall'Egitto. Danao aveva queste 50 figlie che vengono concupite da altrettanti fratelli che sono i
loro cugini. Queste fanciulle non vogliono sposarli, e fuggono dall'Egitto in cerca di asilo. Si apre
anche questa ad Argo. Queste donne arrivate ad Argo chiedono asilo e chiedono di parlare col re
della città, Pelasgo. La risposta di Pelasgo, nega in radice che lui sia l'unico titolato a decidere sul
tema (elogio della democrazia), "non siamo come in oriente, devo ascoltare la mia assemblea".
L'assemblea viene messa davanti alle conseguenze delle loro decisioni, dare asilo a queste donne
potrebbe voler dire disporsi alla guerra. La risposta è positiva, in onore dell'ospitalità ma non
acritica. Questo mito è servito molte volte per affrontare il fenomeno dell'emigrazione. Questa
vicenda mitica pone il problema dello straniero, e di come una polis debba rispondere alle
esigenze dello straniero.

SOFOCLE è colui che ha inserito il terzo attore, fatto molto importante.

● In Sofocle, il ruolo del coro diminuisce.


● Il caso di Sofocle è di un autore che vive in una fase diversa, in un momento in cui le
guerre persiane sono lontane, vive nei "50 anni", momento di apogeo politico di atene, sia
perché atene diventa delle città più ricche e anche perché crea un impero marittimo
importante che la rende la citta piu potente di tutte (a eccezione di Sparta che detiene il
potere sulla terra). Questo livello di slancio e apertura trasforma Atene in un centro di
pensiero e arte. L'acropoli è frutto di ciò che accade all'indomani delle guerre persiane.
Sofocle si trova davanti a una società meno segnata dalla guerra e più ricca di ricchezza
e affluenza. La sua ideologia si distanzia da quello di Eschilo.
● Lui insiste nelle sue 7 tragedie su una figura centrale analizzata a fondo in ogni tragedia.
Si analizza la psicologia degli eroi, che assumono una connotazione quasi titanica, a
spese dell'esperienza simbolica della famiglia. Maggioritaria la dimensione individuale.
Insiste sui limiti e sull'umanità di questi personaggi.

"Aiace", eroe più forte tra i combattenti a Troia. Quando Achille muore, le sue armi vengono
messe in palio fra gli eroi greci, contesa tra il più forte Aiace, e tra il più intelligente, Odisseo.
Odisseo godeva di pessima fama nel teatro greco ( imbroglione, furbizia piuttosto che valore).
Odisseo riesce ad ottenere le armi e Aiace impazzisce era certo di essere il prescelto. Inizia a
uccidere moltissimi nemici, quando rinsavisce si rende conto che quelli che ha ucciso non erano
nemici ma buoi. Questo lo porta a un tale senso di aidos, vergogna, da portarlo al suicidio. Unico
caso in cui si dibatte se questo suicidio venisse effettivamente rappresentato sulla scena oppure
no. Con questo suicidio finisce la prima parte della pies, poi si passa sulla figura della vedova e
sull'esito che la morte di Aiace ha sui famgliari. C'è chi dice che l'accecamento che prende Aiace
non sia una punizione per il suo comportamento, lui non ha fatto niente. Tema di Sofocle, il male
attanaglia l'uomo e non si capisce perchè.

06/10

Quando si deve dare sepoltura al cadavere di Aiace, Agamennone si oppone. Ulisse, con parole
molto profonde, dissuade Agamennone, riconosce la grandezza di Aiace e fa capire come questa
rivalità tra i due non possa portare all'estendersi di un'ostilità tra uomini.

Il problema della sepoltura è molto caro a Sofocle, appare anche in un'altra tragedia sua,
“l'Antigone”. Dramma incentrato su Antigone, figlia di Edipo e sorella di Ismene.Eteocle e
Polinice, fratelli che avevano entrambi pretese dinastiche alla morte di Edipo, avevano stabilito
che avrebbero governato un anno per uno. Quando tocca a Polinice Eteocle non gli cede il regno
e Polinice crea un esercito e ci sono 7 duelli, i due fratelli si uccidono l'un l'altro.Vi è poi il
problema della sepoltura, il re di Tebe dopo la morte dei due, Creonte, prende le parti di Eteocle
e condanna la memoria stessa di Polinice al punto da lasciarlo insepolto fuori dalle mura della
città. Antigone Tenta di offrirgli una minima sepoltura e una volta scoperta viene condannata da
Creonte e viene sepolta viva in una grotta, nella quale lei ospiterà anche la visita del suo
innamorato Emone (figlio di Creonte, e entrambi si suicidano). Anche la moglie di Creonte si
suicida, lasciandolo solo. Dietro le rivendicazioni di Antigone sta l'animo di una giovane fanciulla
e soprattutto l'ideologia relativa alle dinamiche famigliari che si oppongono a quelle della
convivenza civile. Sono leggi non scritte che valgono per tutti gli uomini, non solo per i cittadini
di Tebe, sono internati all'interno dei rapporti familiari. Creonte non è d'accordo, se lascia
impuniti coloro che trasgrediscono le sue leggi, nessuno le rispetterà.

Dal nostro punto di vista tendiamo a simpatizzare con Antigone, pensiamo che a hybris sia di
Creonte. Il coro non adotta sempre questa prospettiva. Il coro individua l'atto di hybris in
Antigone, che crede di essere superiore alle leggi della città. Vi è un problema irrisolto che porta
all'insoddisfazione di entrambi i personaggi. Non vi è né un vincitore né un vinto, c'è infelicità
per entrambi. Ancora oggi, Antigone è evocata quando si parla di coloro che evocano delle leggi
di diritto superiore a quelli che governano.

DEINOS → “tremendo” negativo/positivo, qlc che va temuto, che ispira sgomento. (Il coro dice:
stia lontano da me colui che non rispetta le leggi ed il dovere). Antigone è una tragedia tebana,
l'altra tragedia perfetta per eccellenza è dedicata a Edipo (padre di Antigone).

Sono due le tragedie dedicate a Edipo, re di Tebe , figlio di Laio e di Giocasta, era stato esposto in
cima al monte Citerone, vicino a Tebe, poiché l'oracolo aveva detto che qualunque figli Laio
avesse avuto, l'avrebbe ucciso.Nell’”Edipo re”, Edipo, inconsapevolmente uccide il padre, non
riconoscendolo, e va a letto con la madre sempre inconsapevolmente.Quando lo scopre è vittima
di accecamento e poi all'impiccagione di Giocasta. La parabole della tragedia presenta una
progressiva ricerca della verità. Questa tragedia viene proposta come la tragedia per eccellenza
perché incentrata su un personaggio titanico, eroico, che persiste nella ricerca della verità anche
quando altri tentano di dissuaderlo. Questo meccanismo ritorna spesso in sofocle, per cui il
pubblico vede dei personaggi agire sapendo che questi stanno compiendo il loro male. Il pubblico
conosce il mito e sa molto più del personaggio, sa cogliere l'aspetto autolesionista del
personaggio, le azioni che il personaggio compie in buona fede in realtà gli nuocciono → IRONIA
TRAGICA.

C'è poi il concetto dell'INELUTTABILITA' DEGLI ORACOLI che non possono essere raggirati. Nel
momento in cui è nato, il destino di Edipo era scritto. La sorte di Edipo lo porta in pochissime
scene ad essere tra le persone più invidiate (grazie al suo merito) e da una posizione di assoluta
eccellenza diventa il più sventurato degli uomini, senza aver fatto nulla di male di suo. Questo
pone l'attenzione sull'elemento della SOFFERENZA/ pathos, che però non ha un senso, non si
impara niente, non si diventa migliori. Il coro commenta alla fine e pone le basi per la tragedia
successiva,

“L'Edipo colono”. Qui non solo Edipo ha


perso tutto, ma nessuno vuole avere a che
fare con lui dopo ciò che ha fatto.Se ne va
accompagnato dalle figlie ( poiché è cieco)
Antigone e Ismene. Arrivano a Colono, in
Attica, dove incontrano Teseo che difende
sia Edipo che le due figlie e consente a
Edipo di purificarsi. Dopo la purificazione
Edipo, nel boschetto di colono, scompare
dalla vista e così si chiude in maniera
positiva la tragedia. Il coro commenta alla
fine. Qui non c'è tanto l'idea che la vecchiaia
porti i mali e la vita diventi non degna di
essere vissuta, qui si dice che sarebbe
meglio non nascere, o se si nasce, morire il
prima possibile. Sofocle illustra le diverse
declinazioni del male.

In un'altra tragedia di sofocle “Elettra”, storia di Elettra e Oreste e dell'uccisione di Clitemnestria.


In Eschilo, la parte di riconoscimento tra Oreste e Elettra è posta alla fine e è molto breve. In
Sofocle, il suo personaggio è centrale, soffre costantemente, è sempre infelice. Sofocle si
sofferma su questo suo dolore, da cui non è mai in grado di riprendersi. La vera differenza tra
Eschilo e Sofocle, sta nell'assenza di uno Zeus a cui ci si possa affidare. Gli dei in Sofocle
puniscono anche persone che sono incondizionate.

Abbiamo parlato della grandezza di Atene nel 50ennio. La guerra del Peloponneso contrappone
Atene e Sparta. Il protagonista del 50ennio in persona è un nobile e uomo politico, Pericle. Vi era
una sola carica non soggetta al rinnovo, la carica dello stratega, funzione non centrale sulla
carta, ma importante. Pericle è stratega ma è nel contempo anche colui che conduce la guerra
contro Sparta. Succede un fenomeno importante, ad Atene vengono a risiedere una serie di
intellettuali che hanno alcune cose in comune. In primis ritengono tutti la virtù sia insegnabile,
intendono quindi che con l'insegnamento si possa ottenere qualsiasi sapere compreso la virtù.
Questi si fanno pagare per trasmettere insegnamenti etici e intellettuali. Questi insegnamenti
conferiscono la capacità di governare il mondo. Protagora, tra questi, dice l'uomo è la misura di
tutte le cose. Protagora fa parte dei sofisti, il più noto dei soffitti è Gorgia di Lentini. Gorgia è
normalmente considerato uno degli inventori e primi praticanti di quella che sarà definita l'arte
del parlare, la RETORICA. I sofisti ritengono che la parola sia uno strumento decisivo per l
'uomo.

Ci sono varie techne/discipline che sono ricondotte ad un manuale, per i sofisti l'arte del parlare
è una techne, secondo la quale si riesce a essere convincenti, a convincere l'interlocutore. Si è in
grado di persuadere grazie agli insegnamenti dei sofisti. I sofisti laicizzano il discorso e la parola
e la rendono un fenomeno completamente umano e perciò insegnabile e pagata. La vera abilità
sta nel rendere il discorso peggiore il discorso migliore. Questa laicizzazione della parola e
dell'intero orizzonte valoriale della società influenza due figure (non sofisti!!) SOCRATE e
EURIPIDE

SOCRATE non è un sofista, i sofisti credono di sapere mentre l'unica cosa che Socrate sa è di non
sapere. Si fa beffe di chi si fa pagare per trasmettere ciò che loro “sanno”. Tuttavia, Socrate (che
non scrisse niente) nei dialoghi di Platone, si trova spesso a parlare con i sofisti, perché fa
qualcosa di simile a loro. Con un metodo diverso ( non lezioni private) andando in giro per la città
a pungolare i cittadini domandando loro il significato di certi concetti per poi dimostrare loro il
capovolgimento dei luoghi comuni diffusi, stravolgendo. Questo implica una laicizzazione totale
anche per quanto riguarda l'etica e la dimensione valoriale. Questa sua mania di instillare il
dubbio nei suoi interlocutori, fa sì che venga condannato a morte dalla città, poiché accusato di
introdurre nuove divinità e corrompere i giovani (minare la fede nei valori instaurati). La
umanizzazione c'è in socrate ( spiegare i fenomeni in termini fisici, non divini), così come nei
sofisti ma hanno due attitudini molto diverse.

EURIPIDE (18 tragedie e un dramma satiresco) viene accomunato ai sofisti perché nelle sue
tragedie mette in scena in maniera dichiarata, aderente alla realtà una critica ai valori della
società. Questioni (guerra, donne, amore) molto precise che si riflettono nella tragedia. Tratta
questioni che interessano la collettività anche chi sta fuori dal teatro. In questo modo fa ciò che
Nietzsche considerava terribile, porta nella tragedia questioni troppo umane, che fanno
predominare l'apollineo sul dionisiaco. Lo spettacolo tragico cambia un po' di qualità, rimane
uguale nella forma, ma nella sostanza muta.

Nei concorsi, Euripide vinceva molto meno, adotta dei cambiamenti lievi ma significativi sul
piano strutturale della tragedia,

- il coro riceve sempre meno spazio,


- il prologo è espositivo, ha una funzione diretta interno che è immesso direttamente nella
tragedia ,
- il finale è molto spesso si risolve portando a una soluzione artificiosa, il cosiddetto DEUS
EX MACHINA.(dio che viene giù dalla macchina) Euripide introduce l'abitudine di avere
alla fine della tragedia una macchina scenica dalla quale si cala dall'alto un attore che
impersona la divinità, prende con sé il personaggio e lo porta via. Il vicolo cieco in cui si
era calata l'azione viene risolta in modo soprannaturale.
- Le divinità ci sono ma hanno una funzione meno rilevante rispetto alla tragedia di
Eschilo. Euripide porta il dramma sul livello umano, l'intervento degli dei è marginale, è
posticcio, è solo un modo tecnico per concludere la tragedia, non coincide con la fiducia
negli dei.
- Un'altra caratteristica formale di Euripide è l'importanza data al monologo e alla monodia
(tipico di Euripide) (canto a solo dell'attore). Questi aspetti mirano ad intensificare il
pathos,(che talvolta è quasi eccessivo).
- Euripide, a livello di accompagnamento musicale, di danza e di aspetto scenico, era molto
scenico, puntava alla patetizzazione, esagerazione delle emozioni.

L'“Alcesti”, tragedia incentrata su un


personaggio femminile, che viene implorata
dal marito di morire al posto suo. Lei in uno
slancio di amore nei confronti del marito va
nell'oltretomba e dopo la sua morte in casa
del marito arriva Eracle, che si trova a
mettere in pratica la sua caratteristica tipica
della dismisura. Quando vede che
l'atmosfera non si coniuga col suo umore
chiede che cosa è accaduto, e per scusarsi
decide di andare a riprendere Alcesti
nell'oltretomba e riportarla su.

Questa è stata presentata come dramma satiresco, ha in effetti degli aspetti burleschi nella
descrizione di Eraclito. Quello che interessa è ciò che accade all'inizio, il sacrificio che dimostra
come il legame d'amore può prevaricare quello di famiglia. Alcesti in un monologo chiede al
marito di non risposarsi.

Evoca in questo monologo dei problemi che sono reali, vissuti dalle donne ateniesi e non solo.
Tramite questo mito li mette in scena come se si stesse rivolgendo a chi ascolta i suoi drammi. La
sua insistenza sulla questione femminile non è casuale, ne parla davanti ad un pubblico maschile.

ICC 11/10

"La Medea" principessa dell'odierna Georgia, lì era diretta la spedizione degli argonauti. Giasone
avrebbe intrapreso questo viaggio per andare a recuperare il vello d'oro. La storia si svolge in
Grecia dopo che la missione ha avuto successo. La scena della tragedia si svolge a casa di
Giasone a Corinto, in un frangente complesso del rapporto fra Medea (fuggita con l'innamorato
Giasone) e il marito che ha intrapreso una nuova relazione con un'altra donna.

Non c'è certezza se il femminicidio sia un'invenzione di Euripide. Euripide coglie il testo per
rappresentare monologhi impressionanti, i pensieri di una donna che si sente umiliata. Questa
abitudine di Euripide di porre sotto gli occhi dello spettatore i processi di dubbio del
protagonista fa in modo che si possa seguire con chiarezza l'andirivieni della protagonista e
facciano comprendere il finale drammatico della tragedia. Le cose che Medea dice sono più
importanti di quello che accade, viene data dignità a tutti gli argomenti, anche i meno
giustificabili, questo rende l'argomentare di Euripide simile all'argomentare dei sofisti (laicizzare
e dare importanza a vicende anche controverse). Anche in questa tragedia Euripide fa
riferimento a questioni di tipo sociale. Euripide vuole problematizzare dinanzi al pubblico
ateniese (mashile) la condizione femminile, si riferisce a donne libere (non schiave). Medea
contempla attentamente il peso del suo gesto e del dolore che provocherà, infligge al padre la
sofferenza di sopravvivere ai figli uccisi.

Uno dei principi a cui Socrate crede, è che basti conoscere il bene per farlo (intellettualismo
etico). Il caso di Medea contraddice questo principio, ella mostra di conoscere benissimo i pro e i
contro del suo gesto, tentenna, ma lo fa lo stesso. Dimostra il peso fortissimo che viene attribuito
da Euripide all'irrazionalità, da ll'altro lato c'è anche razionalità, (speculazione, valutazione
ecc.)che viene superata.

Discorso analogo per l'altra grande tragedia femminile: "Ippolito", la protagonista è Fedra,
matrigna di Ippolito. Fedra concepisce una passione amorosa per Ippolito, il quale, seguace di
Artemide è appassionato della caccia, non interessato all'amore e disdegnoso di Afrodite, che si
arrabbia con lui. Fedra è rifiutata da Ippolito, e prima di suicidarsi, lascia credere che sia stato
Ippolito a insidiarla, Teseo inizialmente condanna il figlio ma poi capisce la verità. Non si parla di
incesto ma di grossi problemi famigliari. La gran parte della tragedia, anche qui si aggira attorno
a un dibattito sul cosa fare, si ragiona su come agire, ci si convince a resistere e non agire. Fedra
prova ad aspettare che passi la sua idea, ma alla fine agisce lo stesso nel modo sbagliato. Qui si
dimostra l'enormità che si può compiere anche dopo un lungo processo razionale. I personaggi
vivono un tormento interiore che espongono al pubblico.
L'intervento degli dei c'è ma gli dei sono entità posticce che intervengono qua e là per esigenza
della trama, non premiano e non puniscono, l'uomo è lasciato ai propri ragionamenti.

Si verifica un approfondimento del pessimismo.Nella tragedia "L'Eracle" (di Euripide), Eracle


nasce da Zeus e Alcmena (sposata con Anfitrione). Anfitrione è consapevole di questo fatto, e
quando la famiglia attraversa grossi problemi a Tebe, parla in maniera piuttosto pesante di Zeus,
accusato di essere adultero incontinente che non si prende nemmeno cura della famiglie in cui si
insinua. Quest’affermazione porta dinanzi agli spettatori, dello scetticismo verso gli dei. A metà
della tragedia, Eracle dopo aver risolto la situazione va a Tebe e la Lyssa lo colpisce rendendolo
pazzo , la pazzia si concreta da parte sua uccidendo la madre e il figlio pensando che fossero
nemici.La Lyssa viene mandata da Era, nemica di Eracle, forse perché gelosa. Finisce in un
terribile destino, al termine del quale contempla il suo gesto e decide di uccidersi. Eracle non ha
commesso nessun delitto, viene punto con il peggiore dei destini, non ha responsabilità di ciò
che è accaduto. Lo ferma Teseo dall'uccidersi, spiegando che non era colpa sua per questi mali
inspiegabili. Questa visione pessimistica si interseca con un fatto storico molto importante.

LA GUERRA DEL PELOPONNESO, dal 431 a.C Atene vs Sparta, per motivi di egemonia. Guerra
molto lunga e sanguinosa. La polis ateniese ha una società molto mobilitata militarmente, la
guerra fa così ingresso nella tragedia. La tragedia che Euripide mette in campo per parlare
dell'immediato "day after" della guerra di Troia.

"Le troiane" carrellata di donne di troia che prevedono un futuro doloroso come schiave dei greci
(così accadrà). In Euripide seguono i destini di diverse principesse troiane che vengono
proiettate in Grecia, dove vivono un destino doloroso.

A un certo punto Euripide scrive tragedie diverse, definite romanzesche. "L'Elena" , in cui Elena
non va a Troia durante la guerra ma sta in Egitto, dove sarà recuperata e portata via da Menelao.
"Ifigenia in Aulide", tragedia in cui Ifigenia viene imbrogliata e convinta dal padre ad andare in
Aulide (dicendole che sarebbe andata in sposa ad Achille) come già visto, anche qui c'è un
miracoloso lieto fine e poco prima di essere uccisa viene salvata da Artemide che sostituisce a lei
una cerva e la porta in Tauride.

Unica tragedia di Euripide in cui compare Dioniso: "Le Baccanti", tema delle religioni misteriche
e dei culti dionisiaci. In questa tragedia si parla dell'introduzione da parte di dioniso medesimo,
del culto orgiastico, nella città di Tebe. Introduzione che avviene a scapito del re di Tebe,
Penteo, che resiste a questi culti, essenzialmente praticati da donne, che sotto slancio si recano
nei boschi dove compiono attività di diverso genere, secondo questo culto legato a ebbrezza e
estasi si "esce da sé" e non si è quindi più riconoscibili/non si riconosce visibilmente. Dioniso ha
fra le sue adepte, anche la madre del re di Tebe, viene quindi invitato ad andare a vedere uno di
questi riti, dove viene fatto a pezzi dalle adepte. E' proprio la madre a decapitarlo e una volta
rinsavita, si accorge del suo gesto.

In queste tragedie si vede la sfiducia di Euripide nella divinità. Abbiamo il concetto della TYCHE =
ciò che capita, il caso, il destino casuale che capita a ciascuno, non dipende da qualcuno. Viene
quasi personificato. E' continuamente evocato e fa capire come i personaggi siano abbandonati a
loro stessi senza che qualcosa li possa salvare. Mentre gli eroi di Sofocle sono a loro modo
titanici anche quando sbagliano, in Euripide invece no, i personaggi hanno pochissima fiducia
negli dei e nelle proprie capacità.

LA COMMEDIA

Il teatro greco prevede contemporaneamente allo sviluppo di questo genere, lo sviluppo del
genere comico, associato al genere delle tetralogie. Nelle dionisie tutti gli anni esisteva anche un
agone comico, relativo alla commedia. Ogni concorrente presentava una sola commedia. C'era
già ai tempi di Socrate un dibattito sull'origine della commedia, canti associati alla
baldoria(komos) o spettacolo rurale della campagna(koms). Aristotele dice che lo spettacolo della
commedia nasce con le falloforie, spettacolo della fecondità, processioni in cui venivano
presentati dei grandi falli, per una questione di burla, tra scherzi e altro potrebbe essere nato
questo genere.

Due elementi confluiscono in questo genere,

- il verso giambico ( anche in tragedia) all'interno del quale vi sono molte parole sconce,
basse, della vita quotidiana, doppi sensi, paroloni inventati. Il giambo a livello di lessico
ma anche di realtà descritte, aveva alcuni elementi che conferiscono al carattere comico.
- La farsa dorica, azione drammatica, priva di un vero copione, in cui personaggi
mitologici venivano proiettati in dimensioni quotidiani, sia messi in luce per i loro difetti,
sia portati a livello del popolino. La farsa ebbe fortuna in Sicilia.

Non conosciamo le fasi iniziali dello spettacolo comico. E' probabile si debbano ricondurre a
questi ambiti farseschi una parte di questi cori TERIOMORFI/animali che abbiamo menzionato
per la tragedia. In una serie di vasi ci sono rappresentazioni di gente che festeggia travestita da
animale. All'interno della commedia come noi la conosciamo, che i cori siano cori di animali (
cosa che nella tragedia non accade mai, tranne che con i satiri nel dramma satiresco).
L'introduzione della commedia all'interno degli agoni accade molto più tardi, con ruolo meno
prominente.

La commedia ha alcuni aspetti comuni e altri diversi dalla tragedia.

- prologo
- canto corale che entra e esce
- struttura più fluida (scambi e stasis)
- danze e costumi, molto diversi, i costumi di attori e coreuti sono molto particolari,
ridanciani, esaltano caratteristiche comiche legate all'ambito sessuale.Tutti usano le
maschere

Gli elementi che contraddistinguono la commedia sono due e sono sempre presenti:

1. L'AGONE EPIRREMATICO : confronto tra due personaggi, o estranei a tutto il resto della
tragedia oppure no, di norma momento in cui due realtà centrali si oppongono all'interno
della tragedia, tra due modelli di pensiero
2. PARABASI : Unico momento di tutti gli spettacoli in cui il coro si toglie le maschere,
rompendo la quarta parete, uscendo dalla scena e rivolgendosi direttamente al pubblico,
a volte parla di ciò che viene rappresentato e che viene interrotto, oppure parla di ciò che
accade davvero al di fuori del teatro,interruzione della scena in cui l'autore entra.
(Aristofane lo fa, dicendo che con la sua attività di commediografo non solo ha divertito il
pubblico ma ha anche consentito agli ateniesi di crescere).

Nella commedia antica la differenza più sostanziale è che le storie messe in scena non sono le
storie del mito, sono storie di invenzione, il poeta comico non ha una trama già prefissata ma
deve inventarsi una trama.

Come viene suscitato il riso nel pubblico?

● Facendo battute sconce, mostrando gli attributi, ottenendo il riso sulla base di battutacce
e esagerazioni, moltissimi riferimenti al sesso.
● Vi sono anche tecniche più sottili, (anche se ci basiamo solo su l'opera di Aristofane,
nonché unica commedia intera che possediamo), per esempio prendendo in giro altri
generi letterari, come la tragedia. Burla, parodia (cantare di nuovo, in maniera diversa). Si
prendono scene/versi tragici e li si inserisce in un contesto in cui appaiono grotteschi. I
due generi dialogano, il poeta comico conta sul fatto che il pubblico ricordi scene e
battute di singoli versi che erano stati rappresentati anni prima una sola volta. Vi era
una memoria storica molto forte da parte della città.
● Una caratteristica dello spettacolo comico è quello di mettere in scena o di mettere
direttamente in burla dei personaggi politici importanti dell'epoca. Noi oggi la
conosciamo come satira. Il poeta comico è autorizzato a fare onomasti komodie (si può
dire il nome del diretto interessato, non deve essere nascosto) e parhesia (si può dire
tutto, anche i fatti più nascosti). Vengono emanati nel corso della guerra del Peloponneso
dei decreti per vietare questi fenomeni, i generali in tempo di guerra non andavano messi
in burla.

ARISTOFANE si serve di queste facoltà per parlare di un suo avversario, Creone, esponente di
una fazione politica che si appoggia sul popolino, democrazia radicale che vuole completa
uguaglianza, è un guerrafondaio. Due cose che ad Aristofane non piacciono. Gioca sulla lingua
prendendo delle metafore e utilizzandole in senso proprio.

La commedia è un genere che fa ridere ma lo fa in modi diversi, è immersa nella dimensione


politica e sociale. In Euripide abbiamo visto una dimensione politica più alta, la figura di Teseo
diventa banditore del governo democratico, concetto di democrazia e uguaglianza. Nella seconda
metà del 5 secolo vediamo un genere che va politicizzandosi sempre più, con la commedia.
Aristofane mette alla berlina personaggi di quello stesso regime democratico che fino a un certo
punto Euripide aveva sostenuto. Sono autori contemporanei con concezioni diverse delle regole
del vivere comune, nello stesso teatro troviamo chi sosteneva la democrazia e chi come
Aristofane prende di mira questa realtà, che definisce demagogia ossia la degenerazione della
democrazia, colui che conduce il popolo, lo prende per mano e lo porta dove vuole, governo
apparentemente guidato dal popolo ma non di fatto. I demagoghi soddisfacendo i bisogni più
bassi del demos lo manovra. Aspetto che spesso Aristofane mette in luce. La commedia vuole
demistificare il potere, mostrare la realtà tenuta nascosta dai potenti e ciò non funziona nella
vita politica della polis. Lo fa tramite

- commedie politiche
- commedie utopiche (utopia=non luogo) crea mondi inesistenti che però dicono molto del
mondo reale. C’è chi crede che nei rovesciamenti di Aristofane, si celino delle credenze
politiche proprie dell’autore, probabilmente critico nei confronti della democrazia
radicale che durante la guerra del Peloponneso dà il peggio di sé. C’è evidentemente una
degenerazione del sistema politico.

Alcune utopie:

“Uccelli”: prende il nome dal coro teriomorfo. Questo coro come buona parte della commedia si
svolge in cielo. I due protagonisti sono ateniesi che fuggono da Atene perché lì la vita pubblica è
troppo litigiosa, decidono di fondare una nuova città sulle nuvole : NUBICUCULIA
(Nephelokokkygia = nuvole e coccige)termine sescopide, parola lunga inventata da lui, comica. In
questa comunità guardano dall’alto e vedono che nella terra c’è un posto dove tutti si
accapigliano in tribunale, è Atene. Sono congedati perché intercettano il fumo dei sacrifici
dedicati agli dei, gli dei scendono e li fanno spostare, situa burlesca e satirica.

“Lisistrata” : colei che scioglie gli eserciti. Mentre ad Atene gli uomini pensano solo a fare la
guerra, le donne ateniesi e spartane fanno una protesta: sciopero del sesso. Aspetto ridanciano,
sesso continuamente presente anche se vietato. Lysistrate con la parte femminile prende di fatto
il potere, gli uomini non sono preparati. Dietro all’aspetto ridanciano vi è un messaggio
importante : aristofane non propone con questa commedia un metodo politico alternativo. I
personaggi stessi erano uomini, si instilla nello spettatore l’idea che le divergenze tra polis
possano essere superate in un altro modo. Atene è provata dalla guerra del Peloponneso.
Aristofane non vuole parlare di una situazione che si verificherà ma mettere gli uomini dinanzi ad
alcuni aspetti di stupidità nell’affrontare queste situazioni.

“Ecclesiazuse”: donne dell’assemblea, in cui le donne in realtà non prendevano parte. Aristofane
immagina che le cose potessero essere rovesciate, che le donne potessero emanare leggi e diritti
che fossero speculari a quelli emanati dagli uomini. Es: sdoganamento della passione dell’uomo
maturo verso donne più giovani → viene fatto un decreto in cui i ventenni devono giacere con
vecchie.

Le ultime due commedie di Aristofane (ecclesiazuse + 1) non hanno il coro, non canta più. Il coro
ha il ruolo di commento, è la voce della collettività, quando scompare il coro lo spettacolo prende
un’altra piega. La democrazia è in una fase di regresso.

“Nuvole” :commedia che ha come centro la cultura ateniese dell'epoca, il protagonista Strepsiade,
di origini modeste è sposato con una donna molto ricca con cui ha un figlio Fidippide ( suona
agiato ma non corrisponde a sostanza economica). Fidippide ama le corse dei cavalli, scommette,
si indebita, deve sanare e rischia la galera. Strepsiade corre ai ripari, cerca di garantirsi una
vittoria in tribunale quando gli sarà fatta causa. Nell'Atene antica non c'era l'avvocato, ci si
difendeva da se. Fidippide pensa di acquisire un'arte retorica forte tanto da smontare anche le
accuse vere. Si rivolge ai sofisti, va nel pensatoio, casa articolata su più piani dove si raccolgono
dei personaggi(parodie dei sofisti di Atene). Uno di questi sofisti guarda il cielo e scruta le nuvole
( oggetto dell'interesse astronomico dei sofisti) guardate per capire a livello fisico come funziona
il mondo,costui è Socrate. Strepsiade tenta di acquisire le tecniche ma gli vengono date nozioni
inutili (stabilire quanti centimetri possa saltare una pulce)le nozioni dei sofisti sono
rappresentate in modo burlesco come cose totalmente prive di significato davanti all'urgenza di
Strepsiade. Strepsiade parla anche con socrate che lo rimanda alla necessità di un apprendistato
pagato per conoscere tante discipline per raggiungere il suo obiettivo. Strepsiade spedisce il
figlio a farsi istruire al pensatoio ma quando torna l'unica cosa che ha imparato è che è legittimo
che i figli battano i padri (invece che instillare i valori famigliari), infatti picchia il padre.

Sacrilegi all'istituzione della famiglia (simile a Euripide con donna che si innamora del figliastro)
→ si mettono in discussione alcuni fattori di cui non si dovrebbe neanche parlare (tabù) ( figli
battono i padri) Strepsiade va nel pensatoio e gli da fuoco.

Critica all'aspetto della degenerazione della libertà di pensiero che si può raggiungere all'epoca,
si sta disgregando la società. Sono le stesse accuse che verranno mosse veramente a Socrate
vent'anni dopo(corrompe gioventù e introduce divinità in cui la polis non crede). Nell'Apologia di
Socrate di Platone, Socrate richiama a questa commedia apertamente, afferma di non essere
affatto un sofista, non corrompe la gioventù ecc. Quella commedia , dice Socrate , ha instillato
nella popolazione quella diffidenza che ora lo condanna.

“Agone epirrematico” : Due personificazioni. Due personaggi entrano in scena pur non avendo
nulla a che fare con la scena in atto. Questi sono Discorso migliore e Discorso peggiore ( che i
sofisti si vantavano di poter sostituire l'uno con l'altro) si presentano sulla scena. La questione
verte su alcuni aspetti dell'educazione,

- discorso migliore ritiene che nel tempo antico vi fosse un'educazione più vigorosa che
prevedeva musica (si insegnavano canzoni solenni, invocazioni agli dei, mentre adesso vi
è una musica sfrenata effeminata) (nell'atene del V secolo c'è critica verso la musica
sfrenata della musica di Euripide, che porta a movimenti lascivi e a vocalizzi) che già
corrompe la gioventù. Nei ginnasi, ossia dove i giovani facevano ginnastica nudi, discorso
migliore diceva che all'epoca i giovani coprivano i genitali per non esporli e non lasciarne
impronti, attenzione a non sessualizzare il ginnasio, mentre adesso la gente (amanti) va a
vedere i ginnasi per vedere i corpi dei giovani. Polemica che si innesca sul modo in cui i
ragazzi devono essere educati.
- Discorso peggiore risponde che è vecchio attaccato ai tempi passati.

Altra commedia molto famosa che parla di poesia tragica "Le rane" che ha come protagonista
Dioniso, che sente che non c'è più un vero poeta tragico ad Atene (sono morti Eschilo e
Euripide), allora decide di riportare ad Atene un poeta tragico dall'aldilà, che sia all'altezza della
situazione . La scena della catabasi (discesa negli inferi) si apre un uno stagno, il coro è fatto da
persone vestite da rane. Irruzione molto forte dell'onomatopea all'interno dei versi. La questione
è quale dei due tragici Dioniso deve portare con sé. (Già nel 405 è chiaro che Eschilo e Euripide
erano i più grandi tragediografi,Sofocle è ancora vivo quando viene scritta, non quando viene
rappresentata). Si verifica l'agone tra eschilo e euripide. Gli spettatori dovevano avere in mente i
versi a cui si faceva riferimento nella contesa tra i due. La contrapposizione ideologica della città
passa per il teatro, dove ci si confronta sui principi fondanti dello stare insieme.Dietro alla
battaglia di scherzi e battute c'è un significato, Dioniso alla fine porta in terra eschilo e alla fine
della commedia, compare nell'aldilà un trono dedicato a Sofocle che sta arrivando
nell'aldilà(morto da poco), già a quei tempi si identifica la trinità dei migliori poeti di tragedia. La
commedia mette in scena non una polemica letteraria ma dei principi su cui si fonda la città.
Avviene l'agone tra i due tragediografi, debuttano i propri versi e l'uno si inserisce nell'intervento
degli altri. Ognuno radicalizza la propria composizione, ognuno si vanta. La comicità si fonda
anche sulla distorsione dialettale. Genere che ha una funzione educativa, contenuti di critica
sociale e politica importante passano per la commedia. Aristofane viene associato a questa
grande inventiva

In parallelo si sviluppa un tipo di scrittura in prosa che ha come obiettivo la descrizione dello
spazio e del tempo in termini laici e razionali. Questo si traduce tra fine 6 inizio 5 secolo a.c
sempre a Mileto (area ionica) nella produzioni di generi di cui abbiamo pochi frammenti ma di
esistenza fondamentale.

- Periegesi, (condurre intorno) descrizione di un itinerario che viene compiuto,si coniuga con
idea di spazio del mondo greco arcaico visto come dal basso, da chi pratica il viaggio. Spazio
descritto in termini di distanze, come dagli occhi di chi lo pratica. Descrizioni di coste, direzioni,
tempi per coprire distanze, resoconti non letterari che tentano di dare conto di come funzionano
le cose ecc.

- genealogia : spiega come funziona il tempo. Per collocare quando è avvenuto qualcosa bisogna
stabilire chi era vivo all'epoca, scandire il tempo in base alla vita umana. Erodoto trova a karnak
dei sacerdoti in grado di retrocedere nel loro passato di 44 generazioni, senza mai entrare nel
divino.Si sviluppa la conoscenza del passato tramite le generazioni. Genealogie sono genealogie
umane, si parla di ciò che accade da quando tutto è in mano agli uomini. Recintare il tempo
secondo sguardo razionale e umano.

Ecateo di Mileto autore di periegesi e genealogie, di cui abbiamo pochissimo. C'è un frammento
molto importante di una genealogia in cui dichiara di voler scrivere queste genealogie come
vuole lui, egli rivendica la paternità di una segmentazione del tempo del passato interamente
laica, interamente sua, non assoluta, non divinamente ispirata (no musa) Questo aspetto
dell'indagine locale è importantissimo perché porta alla nascita del genere storiografico.

ERODOTO DI ALICARNASSO, iniziatore della disciplina storica.

Historie (vedere), “la ricerca”, parola ionica, si dice così perché è uno dei punti di speculazione
ionica. Erodoto è il primo autore di cui possediamo una ampia prosa. 9 libri nominati sotto i nomi
delle 9 muse. Le historiae di erodoto sono opere bifronte, fatte di due pezzi.La storia di erodoto
prevede

- 4 libri che sono dei logoi, trattazioni dedicate a delle regioni, non sono eventi storici
raccolti, ci sono, ma sono articolati luogo per luogo (Lidia, Egitto, Scizia(Ucraina)), questa
prima parte delle storie di Erodoto è l'archetipo dell'etnografia (vedi scrittore polacco, In
Viaggio con Erodoto). Il centro dell'interesse di Erodoto sta nella descrizione fisica dei
luoghi di cui parla, l'impatto della natura fisica su ciò che accade. Riconduce la
descrizione del luogo per capire i comportamenti delle popolazioni che vi abitano.
- La seconda parte delle storie è invece relativa alle guerre persiane, che hanno a che fare
con le terre descritte nei logoi (descrizione razionale dello spazio fatta da un uomo per
gli uomini). Tutto ciò che conosciamo delle guerre persiane deriva quasi completamente
dalle storie di Erodoto.

ICC 13/10

Nei libri di Erodoto sono descritte Imprese grandi e meravigliose, questo aggettivo non è
solamente associato alla descrizione di luoghi.

Descrizione della Lidia sotto il re Creso (la persona più ricca del mondo), Erodoto immagina un
dialogo tra Creso e Solone (dialogo che per ragioni cronologiche non potrebbe mai aver avuto
luogo), questo dialogo ha al centro il problema della felicità.

Creso interroga Solone chiedendogli chi secondo lui è l’uomo più felice del mondo, aspettandosi
di sentire il suo nome come risposta (poiché alla ricchezza coincide la felicità, e nessuno è ricco
come lui). Invece Solone enumera una serie di personaggi sconosciuti di Atene che lui vede come
i più felici. Parla di persone anziane, vicine alla morte, Solone sostiene infatti che la felicità non
centri con la ricchezza ma consista nell'avere salute, avere bravi figli in salute, nell'arrivare alla
morte senza aver vissuto eccessive disgrazie/ aver vissuto una vita serena, e nell'affrontare una
morte serena. Nessuno può essere definito felice prima della morte (ricordiamo che la morte di
Creso è stata violenta e tremenda, arso vivo).

Questa storia va di pari passo con la tendenza di Erodoto di inserire nelle sue narrazioni elementi
del soprannaturale, importanti soprattutto i concetti di colpa e punizione.

Questo lo si vede nella questione dei persiani che sono stati puniti per le loro gesta di razzia una
volta arrivati ad Atene (come distruzione dei tempi ateniesi), le impietà dei persiani sono
identificati come colpe, che i persiani pagheranno con la sconfitta. Concetto di limite, hybris. A
questo tipo di messaggio Erodoto sacrifica l'attendibilità storica di quello che racconta.

"Dibattito sulle costituzioni", alla corte persiana (nel 3 libro), 3 personaggi persiani dibattono
sulle migliori forme di governo.

- Un personaggio dice che la monarchia non funziona, parla a favore della democrazia ateniese
(ISONOMIA= tutti hanno gli stessi diritti), chi ha una carica deve renderne conto.

-un personaggio è per l'oligarchia

- Dario infine critica la fiducia nell'oligarchia, lui si trova a favore della monarchia in quanto
l'aristocrazia porta sempre a conflitti tra famiglie, ognuno persegue i suoi egoistici scopi, che
portano a guerre civili e che si concludono con uno che domina su tutti.

(Chiaramente un dialogo tra questi personaggi non potrebbe aver avuto luogo)

L'opera di Erodoto, fu diffusa in modo particolare. Quando Erodoto stette ad Atene, decise di
orientare la sua opera storiografica verso lo scontro grecia vs persia proprio per indagare l'esito
bellico ad Atene. Erodoto in questa città leggeva pubblicamente le sue storie. Esistevano
momenti pubblici in cui una popolazione per lo più analfabeta ascoltava pezzi di queste storie. La
forma di queste storie a volte sembra infatti più poetica, prosa che ha ritmo.

A Erodoto non interessava solamente raccontare gli eventi (che erano ben noti e ascoltati
volentieri dal popolo ateniese), gli piace ricordare il momento vittorioso per l'intero elemento
greco. Dimensione fortemente retorica all'interno degli scritti storiografici di Erodoto. Natura
aneddotica, e descrittiva ma anche negli episodi bellici tenta di dare al pubblico un imput
morale.

Erodoto dichiari che quello che lui ha visto-opsis (vista/visione) è una delle sue fonti, su cui si
fonda, ma quello che ha sentito dire-gnome (ciò che dicono gli altri), è una fonte ancora più
importante. Ci sono versioni diverse sui fatti, erodoto giustappone queste versioni senza
indicare quella vera. Non seleziona a monte le fonti, mette a confronto diverse fonti senza
prendere una parte o l'altra. Quest'opera ha contribuito al consolidamento del mito delle guerre
persiane.

Un altro modello storiografico che si afferma nella storia è quello di TUCIDIDE, ateniese, fu
anche uomo politico e generale della guerra che descrive. La descrive in parte essendovi
immerso, una storia che a differenza di quella di Erodoto non prende in considerazione un teatro
molto vasto, si concentra su un solo evento, la guerra del Peloponneso. Attenzione per un fatto
circoscritto. Le storie di tucidide finiscono (iniziano nel 431) nel 411, non le finisce, probabilmente
muore prima di poter sistemare l'opera.

Si dà una ragione della grandezza di questo evento, dice che si poteva prevedere che sarebbe
stato un evento importante, in quanto vedeva coinvolte due potenze diventate troppo grandi per
poter coesistere. Era impossibile mantenere una neutralità, perché la forza e l'influenza che
esercitavano queste due potenze toccava tutto il mondo greco. Coinvolge tutto l'egeo e non solo.
Fa una distinzione tra gli eventi descritti da lui (che conosce o che gli arrivano da fonti
attendibili), ma gli eventi del tempo molto passato sono impossibili da ricostruire fedelmente.
Questo condiziona la scelta della narrazione.

La prima parte dell'opera è l'ARCHEOLOGIA ossia la ricostruzione più fedele possibile


dell'accaduto, distanziandosi dalle visioni dei poeti e dall'intervento del soprannaturale, sono
spiegati in maniera razionale e umana. Consapevolezza di non poter trovare con precisione gli
eventi del passato.
Si pone una questione metodologica : nella sua opera inserisce molti discorsi, tra personaggi
come generali, politici, uomini in vista. Questi discorsi sono scritti attenendosi al contesto
generale, al senso generale del discorso. Dichiara di aver scritto i discorsi garantendo però che
questi rappresentano l'idea di chi li dice.Il testo che propone è difficile a livello grammaticale e
sintattico, non cerca di compiacere un uditorio, gli interessano i fatti, come sono andati, veri.
(citazione di Ecateo, distaccamento dall'ispirazione divina, ispirazione della musa). Ha fede nella
sua capacità di raccogliere i fatti concreti, vicini. Il suo vuole essere un ktema es aéi = storia che
rimarrà sempre→la storia non serve per dilettare. La situazione che tucidide descrive si verifica
storicamente più avanti (due grandi potenze che dividono il mondo in due blocchi, no neutralità).

La guerra nasce a Corfù (corcira), la guerra è nata lì (ne Sparta e Atene) perché era un pretesto
(prophasis) non (aitìa =) causa vera, che interessa lo storico che deve capire la causa vera dei
fenomeni, che in questo caso è il problema del rapporto di forze tra le due potenze.

Gli anni di tucidide (5 secolo) sono anni in cui a Kos, Ippocrate inventa la medicina moderna in
cui ancora oggi l'occidente crede. Questo metodo di Ippocrate prevede che la malattia si
manifesti in sintomi, venga fatta una diagnosi e vi sia una prognosi. Non ci si affida a credenze e
idee legate alle cause di sintomi. I sintomi sono nella storia i fatti, non bastano i fatti di per sé,
dopo ci vuole la capacità del “medico” di diagnosticare. Ktema es aei → una volta capito che a
certi sintomi coincidono delle diagnosi sarà sempre automatica l'individuazione della malattia.

La storia fa sì che con una giusta analisi gli errori della storia non si ripetano. Tucidide fa la
prima descrizione in prosa della peste (così importante che nel 1 sec a.c Lucrezio, nella sua opera
sulla natura fa quasi una traduzione poetica di questa descrizione di Tucidide). In questa
descrizione, tuc, applica questi nuovi metodi ippocratici : descrive ciò che fanno gli uomini, con
precisione i sintomi, da un'indicazione della diagnosi (cerca di capire delle costanti nella
contrazione di questo morbo), al termine di questo vi è un importante paragrafo che passa dalla
questione sanitaria a quella politica, cambia la società con la peste. La gente pensa in maniera
differente, si dissolvono i vincoli della società. L'idea di morte imminente spinge gli uomini a
comportarsi in maniera diversa da come fanno solitamente. Disgregazione dei legami sociali
come effetto della peste.

I due temi principali sono quindi la ricerca della verità e l'analisi delle cause.

I discorsi sono molto presenti nelle opere di Tucidide.

“Dialogo dei Melii”, i meli sono sollecitati a fornire materiale bellico agli ateniesi. Atene ha
bisogno del contributo di questa piccolissima isola. Confronto tra democrazia ateniese e isolani
dell'egeo. I melii sono riluttanti ad entrare in guerra, non vogliono rischiare attacchi dagli
spartani. I melii verranno sterminati dagli ateniesi, poiché si rifiutano di intervenire a loro favore.
Atene non si interesse dell'intervento di Meli, ma non può figurare così debole, altrimenti anche
gli altri alleati avrebbero potuto sottrarsi dall'alleanza. Atene, che siamo abituati a considerare la
città dell'equilibrio della giustizia e dei valori etici, viene qui raffigurata da Tucidide come
potenza imperialista tanto quanto gli altri.

Tucidide parla del governo di uno solo, quello di PERICLE, che deteneva il potere, muore di
peste. Il suo ultimo atto (di Pericle) è recitare un epitafio dei caduti nel primo anno di guerra
(l'unico a cui ha assistito), molto lungo, più importante manifesto del regime democratico che
possediamo. Parte dall'onore ai defunti, fa un elogio del regime di Atene.

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