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LETTERATURA GRECA

La letteratura greca lascia una testimonianza del mondo e della cultura greca, i primi testi letterari scritti
sono i poemi omerici.
Come data di “inizio” usiamo l’VIII secolo, che è una fase importantissima, intanto la società precedente
sviluppa una serie di leggende raccontate dagli aedi nei palazzi e nelle piazze, questo patrimonio culturale
si deve alle tramandazioni a voce… noi possiamo accedere solo ad una parte, da questo patrimonio gli aedi
prendevano dei “pezzi” per costruire i loro canti recitati con il freestyle, aiutandosi con delle formule.
La scrittura, dicevamo, ricompare dopo il Medioevo ellenico grazie ai Fenici che inventano il loro alfabeto
(rivoluzione) -> i Greci prendono i segni dei Fenici e li integrano di vocali, perché i Fenici le dicevano, ma
non le scrivevano. Ps. A Roma la scrittura avviene grazie agli Etruschi.
La prima testimonianza più famosa della nascita della letteratura greca è la coppa di Nestore [riferimento
XI Iliade Nestore alza una coppa], a Ischia, è una coppa che porta un’iscrizione che dice “sono di Nestore”…
andava di moda l’oggetto parlante. Il limite delle nostre conoscenze sulla formazione e diffusione dell’epos
è la seconda metà dell’VIII secolo, si sa che viene trasmessa oralmente e tramandata a memoria in
esametro dattilico.
Epos: canto normalmente accompagnato dalla musica dedicato agli eroi reali o leggendari di una civiltà,
che devono compiere una grande impresa, tramandata attraverso la voce dei poeti-cantori

«Νέστορος εἰμὶ εὔποτον: ποτέριον


ὃς δ’ ἂν τοῦδε πίησι ποτηρί[ου]: αὐτίκα κῆνον
ἵμερος αἱρήσει καλλιστε[φά]νου Ἀφροδίτης».

La fase preomerica è una fase in cui la poesia epica e lirica esistono, ma sono forme orali che anticipano la
scrittura omerica, si ambienta prima del Medioevo ellenico.
VIII sec. V sec. 323 a.C 31 a.C
sec.
Fase preomerica Fase arcaica Fase classica Fase ellenistica

oralità Trascrizione
poemi epici

Opere composte, pubblicate, trasmesse oralmente:


1. Composizione: l’opera viene composta oralmente o scritta
2. Pubblicazione: viene resa nota al pubblico oralmente o in forma scritta
3. Trasmissione: conservazione del testo per essere tramandata

VIII secolo a.C: i poemi omerici vivono in un contesto caratterizzato da auralità: opere concepite per lo più
per essere ascoltate, infatti le opere vengono pubblicate e trasmesse oralmente da un aedo (αδω: cantare)
La letteratura implica anche il concetto di lingua: KUNSTSPRACHE: lingua dparte, mai realmente parlata, ma
che implica un mix di lingue dialettali differenti, perciò un autore indipendentemente dalla sua lingua di
origine può comporre in un qualsiasi dialetto tra lo ionico attico, il dorico (NO kunstsprache), l’eolico e
l’arcadico cipriota.
Il verso della metrica greca antica è l’esametro.

Ἄν|δρα| μοι |ἔν|νε|πε, | Μοῦ|σα,| πο|λύ|τρο|πο|ν, ὃς |μά|λα |πολ|λὰ˘

πλάγ|χθη, ἐ|πεὶ |Τροί|ης |ἱ|ε|ρὸν |πτο|λί|εθ|ρο|ν ἔ|περ|σε·|

πολ|λῶν |δ' ἀν|θρώ|πω|ν ἴ|δε|ν ἄσ|τεα| καὶ |νό|ο|ν ἔγ|νω, |

sintagmi: si possono dividere in: dattili: _ uu; spondei: _ _


sillaba aperta: Finisce per vocale e la sua lunghezza varia in base alla vocale
sillaba chiusa: finisce con consonante ed è sempre lunga
Omero è considerato il padre della letteratura e il simbolo della capacità poetica del suo popolo, quindi è
una figura evanescente non avendo la certezza che sia esistito.
Omero potrebbe essere un nome parlante che può significare “colui che non vede” o anche “prigioniero”
oppure “colui che mette insieme (i canti o le persone attraverso il canto)”, ma in realtà si pensa che il suo
vero sia Melesigene.
Omero costituisce una sorta di ideale eroe culturale, punto di riferimento per l’inizio della letteratura
greca.
il greco omerico reca traccia di alcuni tratti micenei (lineare B)

L’aedo era una figura sociale autorevole, di solito era cieco perché ispirato dalla musa/divinità, a cui il
poeta si rivolge nel proemio per supporto nel canto, si definisce per questo θειος, per il suo ruolo di
intermediario tra mondo umano e divino. (θεσπισ: ispirato; deve suscitare τεψις: piacere)
Nell’Odissea appaiono due figure di aedi, che riprendono sempre il collegamento tra cecità e canto:
- Femio (φημι): cantore di Odisseo, opera ad Itaca nella corte di Odisseo, quindi lo vediamo nella
Telemachia, ma anche verso la fine, Femio chiede ad Odisseo di essere risparmiato dalla sua strage di
Proci.
- Quando Odisseo arriva nell’attuale Corfù, viene accolto da Alcinoo (con ξενια) e arriva Demodoco, che
inizia a cantare la distruzione di Troia e le vittorie degli Achei, così Odisseo si mise a piangere.

aspetti principali:

- oralità e auralità: la letteratura impiega l’oralità nella maggior parte delle fasi dell’opera letterale (nella
fase preomerica l’oralità era usata in maniera integrale, in mancanza di scrittura)
il concetto di oralità prevede anche il concetto di auralità, cioè l’opera è pensata per essere ascoltata, non
letta. (con la lettura saremo nell’età ellenistica, quando si sviluppano i libri alla corte di Alessandro)
la composizione inizia ad avvenire con la scrittura nell’VIII secolo, così inizia la cristallizzazione di alcune
parti del poema con la scrittura. (concetto di “επεα περοεντα” o di “verba volant, scripta manent”)
Ci sono due tipi di cantori:
- Aedo: colui che è in grado di cantare con un repertorio comune di storie, una nuova storia, quindi
entra in gioco l’interpretazione che rende l’aedo un artigiano della parola.
Vernant dice che il mito è un fascio di varianti perché la parola è mobile.
- Rapsodo: colui che conosce storie già cantate e le mette insieme, che quindi non rinnova il testo sul
momento, ma lo riproduce tale e quale, avendo trovato una prima fissazione.
Il cantore omerico usava la rabdos, bacchetta che serviva a scandire il tempo, mentre “cantava” in
recitativo.
Metaletteratura: la letteratura si autorappresenta e si impiega per spiegare sé stessa. (es. un aedo canta
di un aedo che canta)
Infatti, gli indizi di oralità sono:
- Fridrich Wolf è il primo che si rende conto che la letteratura non è stata scritta dall’inizio, ma orale.
Milman Perry per dimostrare l’oralità non poteva far altro che osservare, ad esempio, in Serbia, le opere
epiche sono cantate oralmente, facendo ancora uso di formule, cioè espressioni fisse usate per
supportare l’oralità. (es. epiteto)
- scene tipiche: un blocco narrativo ricorrente, dotato di una struttura ripetuta e riconoscibile con una serie
di elementi disposti in sequenza (es. quelle che descrivono la vestizione dell’eroe prima della battaglia)
- la composizione ad anello: il poeta riprendere elementi tematici ed espedienti narrativi in posizioni
precisie, per esempio all’inizio e alla fine di determinate sezioni (composizione ad anello), questo aiuta a
memorizzare porzioni del racconto.
- le similitudini: hanno funzione di arricchire la narrazione dell’aedo, renderla più chiara e aumentare
l’attenzione attraverso una forma di comunicazione di tipo visivo, in più anche a riempire il testo con le
cose che il poeta sa a memoria. (es. gli eroi e gli oggetti che abitano il loro mondo sono spesso confrontati
con il mondo della natura e degli animali)
-> la redazione pisistratea
La redazione ufficiale dei poemi omerici trascritti nel VI secolo è voluta da Ipparco, figlio di Pisistrato.
I testi omerici che leggiamo ora in forma scritta, sono la versione nata in età ellenistica.
IV-III secolo a.c, Alessandria d’Egitto: viene istituita una biblioteca dove nasce la filologia, i Tolomei
sponsorizzeranno le attività intellettuali che: 1, compongono opere letterarie con finalità encomiastica 2,
si occupano della biblioteca di Alessandria, dove vengono archiviati moltissimi testi e qui sorge il
problema della paternità del testo : i poeti della biblioteca si occupano di ricostruire la versione più vicina
all’originale e grazie a loro abbiamo l’iliade e l’odissea come poemi separati.

- la letteratura arcaica è d’occasione (καιρος), ovvero pensata per dei momenti specifici, al contrario delle
forme scritte che rendono la letteratura fruibile in qualsiasi momento. (dimensione dell’hic et nunc).
- la valenza educativa dei testi, cioè la letteratura arcaica ha una funzione pedagogica: i poemi ormerici
sono una sorta di enciclopedia tribale dei greci, come la definisce E.A. Havelock, ovvero i poemi sono un
serbatoio di sapere e danno indicazioni sull’etica e sui comportamenti da tenere all’interno di un gruppo.
Un’intera cultura si identifica nei poemi omerici, che tramandano:
- sapere religioso: storie sulle divinità, mettono ordine tra le storie mitiche, informazioni sui riti e sulle
preghiere
- arti pratiche: il modo in cui venivano formate le armi (es. lo scudo di Achille tecnica metallurgica), o le
zattere (es. quella di Odisseo)
- corpo giuridico: informazioni relative alla gestione delle controversie -> Zeus è il dio che gestisce la δικη
e ha due vasi diversi con doni per gli uomini buoni e quelli cattivi.
- elementi relativi ai grandi interrogativi, come la morte, il dolore o la giustizia. Siamo in una fase della
letteratura dove non esiste ancora la filosofia e la storiografia, quindi l’uomo trae risposte dal mito (ad es.
gli uomini per volere divino sono destinati a provare dolore nella vita.
- sapere cosmologico, raccontano la visione del mondo secondo gli antichi (es. scudo di Achille: il fascio
esterna rappresenta l’Oceano, come ultimo della terra, il fascio interno la terra, le stelle, lo spazio -> la
visione degli antichi del mondo.
- questione dell’etica: i modelli di comportamento attraverso le storie mostrano: i modelli positivi da
imitare, i modelli negativi da non imitare-> nessuno è soggetto alla perfezione divina o eroica tutti sono
soggetti a difetti
- modello anti-eroe: Tersite: soldato semplice, codardo, vile, zoppo = antitesi dell’immagine
dell’eroe (anti eroe: σειλος ε κακος|eroe: αγαθος ε καλος)
Modello positivo: eroe disposto a morire pur di mostrare la propria virtù (αρετη), per farsi
riconoscere il proprio onore (τιμη) dalla comunità, per conseguire la fama (δοξα). Lavora per la sua
reputazione per lasciare un suo ricordo tra le genti, il cantarlo era un modo per rendere immortale la
figura dell’eroe e le sue gesta.
[etica individualista: gli eroi non combattono per la patria, come i romani, ma per il loro ego.

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