TRADUZIONE
IL CONCETTO
Anticamente INTERPRETARE = operazione compiuta sia sulla lingua scritta sia su quella
parlata
Babele ritorna in molti titoli di testi sulla traduzione = condanna alla confusione, prezzo da
pagare per il peccato d’orgoglio degli uomini, nuova cacciata dall’Eden di una lingua unica, di
una comunicazione senza ostacoli.
Paul Ricoeur, partendo dalla constatazione che la traduzione esiste, ne fa conseguire che
essa è possibile e aggiunge: «se essa è possibile, ciò avviene in quanto esistono, sotto la
diversità delle lingue, delle strutture nascoste che portano la traccia di una lingua originaria
perduta che bisogna ritrovare».
Antoine Berman non vede nel mito di Babele una sciagura, quanto piuttosto una realtà di fatto,
dalla quale può derivare l’esaltazione delle differenze e «alla dispersione babelica si può
opporre l’ospitalità linguistica»
Periodo prescientifico: può essere diviso in due fasi: la fase di riflessione sul tradurre, in
Occidente, che va dall’epoca classico-romana (Cicerone) fino ai primi decenni del
Novecento - da inizio Novecento fino agli anni Quaranta del Novecento. Non si può
parlare di studi con una teoria articolata. Le teorie si concentrano solo sulle traduzioni
letterarie o di testi sacri; sono riflessioni nate dall’attività pratica del tradurre
(introduzione, epilogo o parte aggiuntiva delle opere tradotte).
La storia della teoria della traduzione in Occidente va fatta risalire alla classicità latina che per
prima si è rivolta verso le culture e le lingue altrui come fonti di conoscenza Livio
Andronìco, Plauto, Ennio Romanizzare il testo (traduzioni etnocentriche), l’originale
diventa solo lo spunto iniziale - esercizio pedagogico e retorico.
Periodo scientifico vi è una svolta fondamentale. Nella seconda metà del Novecento:
emergono numerosi studi che danno il via alla formazione di una disciplina con un
approccio teorico che si affronta con criteri sempre più consapevoli e rigorosi
o difficoltà: denominazione. Chiamata con nomi diversi a seconda della diversa
impostazione teorica.
o Identificata: inizialmente ‘Scienza della traduzione’, ‘Teorie della traduzione’, e
‘Traduttologia’, si è affermato infine in ambito internazionale il termine
Translation Studies.
Chi non parlava la lingua d’Egitto = colui che balbetta perché non parla la lingua “civile”
barbaro
Contatti con lo straniero limitati ai fini pratici del commercio e della guerra i faraoni si
servivano di figure comparabili agli odierni interpreti (stranieri EGIZIANIZZATI usati come
interpreti spie, agenti, corrieri, mercenari – chiamati PROTOINTERPRETI – di cui abbiamo
riferimenti in iscrizioni della necropoli egiziana che non recavano alcuna riflessione sulla
traduzione, ma menzionavano i nomi di tre alti funzionari definiti “capo-interpreti”)
SCOPERTA CIVILTÀ SUMERA = mette in luce la discendenza della lingua accadica da quella
sumera
Dopo che i sumeri furono conquistati dai semiti accadici (2335-2279 a.C.) i professori
sumeri intrapresero la redazione dei più antichi “dizionari” che si conoscano gli accadici
improntarono la loro scrittura su quella sumera
Esistenza di glossari bilingui sumero accadici che riportavano insieme l’ideogramma sumero,
la trascrizione fonetica in accadico e la sua traduzione accadica (+ sinonimo o definizione)
PRIME REALI TRADUZIONI NATE IN SENO AD UNA SOCIETÀ BILINGUE
Sotto la dinastia tolemaica: Stele di Rosetta (la più celebre traduzione dell’antichità – rinvenuta
a Rosetta nel 1799 – due tipi di scrittura diversa (egiziano geroglifico ed egiziano demotico) –
Champollion decifra nel 1822 la scrittura geroglifica) - Storia dell’Egitto scritta dal sacerdote
egiziano Maneton (redatta in greco traducendo fonti autentiche egiziane per Tolomeo I)
TOLOMEO I (320-290 a.C.) mediazione linguistica orale per fini pratici nei contatti tra
Grecia ed Egitto figure per le quali Erodoto usa il termine hermeneus (corrispondere
all’interpretes romano) entrambi i termini usati per indicare una funzione prettamente
commerciale inter = “in mezzo a” + pretium = “prezzo”, “valore” gli interpreti erano dei
mediatori linguistici, culturali e commerciali
Diverso orientamento della cultura romana (satellite della cultura greca) nei confronti della
traduzione processo di apertura e assimilazione delle culture colonizzate TRADUZIONE
= RUOLO PRIMARIO
Interpretariato con fini politici, militari e commerciali ma anche traduzione di testi sacri e
opere letterarie prime riflessione sul tradurre traduzioni = interesse per la creazione
letteraria e per lo stimolo che la traduzione può dare in questo senso
Primi letterati latini (Livio Andronico, Ennio, Plauto, Terenzio) traduzione (o imitazione) =
fonte primaria della loro scrittura – natali della letteratura latina – pratica di un tipo di traduzioni
chiamato “etnocentrico”
Prima opera dell’epica latina = Odusia di Livio Andronico traduzione in versi saturni
dell’Odissea di Omero (III secolo a.C.)
Livio Andronico primo poeta romano della storia e primo traduttore europeo schiavo, fu
portato a Roma da Taranto lavorò sul testo greco di Omero, forse con finalità didattiche,
con un’operazione per alcuni aspetti simile alla traduzione vertere = approccio rivolto
decisamente al testo e alla lingua d’arrivo)
Camena (divinità italica delle fonti) al posto di Móusa (figlia di divinità greche) Nel suo
nome i romani trovavano, forse erroneamente, la stessa radice di carmen, il canto e quindi la
poesia.
Andronico si preoccupa della leggibilità del testo nella cultura di arrivo che, se era abituata ai
carmina convivalia dell’età preletteraria, non aveva ancora prodotto un testo epico in forma
scritta.
Linguaggio decisamente innovativo per i romani attinto dai carmina convivalia (i canti
eroici delle gentes romane più illustri), dagli annales pontificum che riportavano gli accadimenti
più importanti di Roma costretto (come nel caso del titolo) al richiamo diretto dal greco
Opera letta nelle scuole II millennio a.C. = presenta al lettore romano una mitologia nuova,
avvicinando così il pantheon romano a quello greco
Odusia = prima traduzione artistica della storia romana per il tentativo di riproporre anche lo
stile dell’opera originaria, creando una “poesia latina” e non una “poesia greca in lingua latina”
romanizzazione del testo, assenza totale di parole greche resa di espressioni
metaforiche che sa non essere in uso nella lingua latina
Andronico si dedica anche alla produzione teatrale per aemulatio (rielaborazione artistica
che comporta una sorta di competizione creativa, esplicita o meno, col modello che è possibile
solo dopo una profonda assimilazione con quest’ultimo) o per imitatio (versione libera che
combina anche più fonti di modelli greci o rimanere legata alla forma o al contenuto di un
singolo modello straniero) riprende i modelli greci (Eschilo, Sofocle, Euripide) e adottano
anche metri di derivazione greca.
ENNIO mediatore tra le due culture, greca e romana imita i modelli greci, contribuendo
a diffondere un approccio alla creazione letteraria fondato sull’appropriazione del testo
straniero che, una volta romanizzato, veniva presentato come un originale latino.
PLAUTO ricorre alla tradizione greca per trovare la materia per le proprie opere in latino
contaminatio = a metà strada tra la traduzione e l’imitazione dell’opera straniera assunta a
modello – viene arricchita con nuove scene o personaggi tratti da altre opere straniere
creare un’opera originale che riattualizza in un altro contesto culturale l’opera straniera, nel
tentativo di superarla e appropriandosene a fini creativi.
Vertere barbare definizione del proprio approccio peculiare alla traduzione vertere =
rimando all’idea di una metamorfosi generata da una forza magica (anche il verbo latino
mutare viene usato talvolta col senso di “tradurre”)
CICERONE più antica riflessione teorica sul tradurre Libellus de optimo genere
oratorum, scritto dedicato all’eloquenza oratoria che, pur non trattandosi di un vero e proprio
lavoro teorico sulla traduzione, dal Medioevo al XVIII secolo è stato oggetto di riferimento in
quasi ogni intervento sulla traduzione 46 a.C. = premessa alla traduzione dei Discorsi di
Eschine e Demostene – L’intento di Cicerone è quindi quello di dare vita ad una traduzione
che non rispetti un’equivalenza numerica perfetta, bensì sia in grado di rendere la forza
comunicativa di cui le parole sono dotate. Il suo scopo è al contempo far raggiungere al latino
lo stesso livello supremo di oratoria del Greco.
“[…] ho tradotto da oratore, non già da interprete di un testo, con le espressioni stesse del
pensiero, con gli stessi modi di rendere questo, con un lessico appropriato all’indole della
nostra lingua. In essi non ho creduto di rendere parola per parola, ma ho mantenuto ogni
carattere e ogni efficacia espressiva delle parole stesse. […]”
Duplice funzione del tradurre arricchisce chi la usa, facendogli conoscere l’opera dello
straniero e soprattutto permettendogli di assimilarne alcuni caratteri – funzione didattica e
divulgativa per i “cultori della materia”
Convertere per dire di aver tradotto pone l’attenzione sulla forma del testo d’arrivo che è
conseguenza anche della libertà con la quale lo scrittore-traduttore agisce al fine di rendere
una traduzione “d’autore” con “ogni carattere e ogni efficacia espressiva delle parole stesse”
Le affermazioni ciceroniane sono state anche interpretate come una predilizione per
l’approccio dell’orator piuttosto che per quello dell’interpres, e talvolta anche come una difesa
di entrambi gli approcci.
Cicerone NON promuove una traduzione libera ma dice che lui ha reso i testi greci in latino
come un oratore, in antitesi al modo in cui avrebbe lavorato un traduttore fornire un’idea di
stile e di eloquenza praticato dai greci contraddizione non si può dare un’idea di stile
latinizzando il testo greco e veicolando un testo originario “con le espressione stesse del
pensiero” però “con un lessico appropriato all’indole della nostra lingua”
QUINTILIANO Institutio Oratoria (96 d.C. ca.) importanza per l’oratore di una
formazione bilingue, utilità della conversio dei latini parafrasi non deve essere una semplice
interpretazione, ma una gara e una forma di emulazione attorno ai medesimi significati.
La storia della Bibbia è legata alle traduzioni che nel corso dei millenni hanno comportato
importanti cambiamenti relativamente a fede e pratiche religiose, risultando fondamententali
anche nella transizione tra culture (semitica ellenica latina)
Bibbia (lat. Biblia derivato dal greco biblion, ovvero «i Libri») = Antico e del Nuovo Testamento
originariamente tradizione orale del popolo giudaico (Vecchio Testamento), poi scritti su
rotoli e organizzati in tre gruppi Torah (primi cinque libri della tradizione – Pentateuco
cattolico) – Nebiim (Profeti) – Ketubim (altri scritti)
TORAH rivelata direttamente in ebraico da Dio a Mosè tradotta per la prima volta in
greco nella versione conosciuta come Septuaginta, la Bibbia dei Settanta inizio della storia
della traduzione (secondo Lefevere – ritiene anche che alla leggenda della Septuaginta sono
da ricondurre le principali categorie della storia della traduzione: autorità (persona o istituzione
che promuove la traduzione del testo che deve essere tradotto e dell’autore) – competenza –
responsabilità del traduttore – fiducia nei suoi confronti – immagine che dalla traduzione deriva
del testo tradotto, del suo autore e della sua cultura per volere del sovrano egiziano
Tolomeo il Filadelfo (308-280 a.C.) leggenda vuole che fu tradotta da settanta saggi.
Inizialmente si ritenne che la traduzione fu il risultato di un lavoro collettivo ma per una
leggenda successiva si ritenne che i settanta traduttori lavorarono individualmente senza
possibilità di comunicare tra loro, producendo però alla fine delle traduzioni identiche, a riprova
dell’ispirazione divina che aveva guidato l’operazione.
DUPLICE EFFETTO 1. Traduzioni ritenute a lungo ispirate dal divino, quasi come una
rivelazione; 2. Avvio di una pratica traduttoria della Bibbia caratterizzata da lavori collettivi
responsabilità condivisa = protezione del singolo traduttore dalla condanna.
Fondo di verità Pentateuco tradotto in greco ad Alessandria durante il III secolo a.C.
incontro alle necessità della comunità ebraica che viveva ad Alessandria e in Egitto (comunità
vicina a cultura greca - traduzione delle Sacre Scritture = diffondere ebraismo) traduzione
dal 275 al 100 a.C. traduttori di periodi e competenze linguistiche diverse = stili e approcci
diversi all’originale Septuaginta = testo dal quale fu a lungo tradotto il Vecchio Testamento
Comunità cristiana = traduzione (Vecchio Testamento) e i libri in greco del Nuovo Testamento
traduzione in siriaco della Bibbia e traduzioni in latino che vanno sotto il nome collettivo di
Vetus Latina, per le quali si ipotizza un lavoro collettivo partendo sempre dalla fonte greca
inizio della lunga serie di traduzioni della Bibbia = testo più diffuso della storia, veicolo di
diffusione della cristianità.
405 d.C. Agostino scrive a Girolamo critica la sua traduzione delle Sacre Scritture – utile
soltanto dove mostrava le discrepanze tra versione originale ebraica e la versione greca dei
Settanta scambio epistolare tra Agostino e Girolamo in cui i due si confrontano anche su
alcuni brani tradotti in cui Agostino esprime la sua perplessità nel presentare ai fedeli qualcosa
di nuovo e talvolta distante dalla Septuaginta, accettata dagli apostoli e che i fedeli sentono
vicina
Agostino convinto della natura divina della traduzione Agostino ripropone il racconto
della Septuaginta nella quale, benché i Settanta sedessero separati uno dall’altro «il
consensus fra le parole usate dai singoli traduttori fu così meraviglioso, stupefacente e
chiaramente divino [...] davvero un solo spirito era in tutti». critico nei confronti della
traduzione latina di Girolamo dei testi in ebraico «nessun traduttore possa essere
anteposto all’autorità di tanti uomini [...]. Infatti, anche se in loro non si fosse rivelato un unico
spirito sicuramente divino, ma i Settanta si fossero limitati a confrontare fra loro le parole che
avevano usato nelle singole traduzioni [...] non si dovrebbe mai anteporre a loro un unico
traduttore» discrepanze tra versione ebraica e Septuaginta = “profondo significato
profetico” piuttosto che errore dei Settanta = discordanza tra i traduttori di origine divina ciò
che sembra errore in realtà è ispirazione divina, inspiegabile dall’uomo
IMPORTANTE distinzione netta fra pratiche diverse del tradurre in funzione alla tipologia di
testo Sacre Scritture = metodo diverso in quanto anche l’ordine delle parole è portatore di
verità Testi non sacri = esempio di Cicerone e del suo De optimo genere oratorum “È
assai difficile, quando si segue il pensiero di un autore, non allontanarsene mai: è arduo
conservare nella traduzione tutta l’eleganza e la bellezza dell’originale […] Se traduco alla
lettera, genero delle assurdità, se, costretto dalla necessità, altero in qualche cosa l’ordine e lo
stile, mi si dirà che manco al mio dovere d’interprete.”
Queste osservazioni di Girolamo, insieme ai suoi precetti in merito alla traduzione delle
Scripturae Sanctae, ispireranno la pratica della traduzione nei secoli successivi al periodo
antico di cui Girolamo, nel campo della traduzione, fu l’ultimo grande rappresentante.
L’impresa di Girolamo si pone come modello oltre che tra due culture anche tra due epoche,
contribuendo ad avviare il processo di trasformazione che caratterizza la storia del continente
Europeo a partire dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente.
Nella trasmissione dei saperi e nella genesi delle lingue neolatine e dei volgari
d’Europa
Nella nascita delle letterature e di alcuni alfabeti (gotico, cirillico, armeno)
Nella nuova definizione del ruolo del traduttore e della funzione delle traduzioni intese
non più esclusivamente come esercizio retorico
Nella nascita delle “scuola” di traduzione
Nel processo di cristianizzazione delle popolazioni pagane (“cristianizzare = tradurre”)
Nell’incontro tra civiltà ebraica, araba e cristiana attraverso la traduzione di testi
dall’arabo al latino o verso il volgare
Medioevo diversi approcci alla traduzione la cui fedeltà o meno al testo di partenza varia di
volta in volta anche in base al rapporto del traduttore coi centri del potere traduttori
lavorano sotto l’egida della Chiesa = diffondere il messaggio delle Scritture = promuovere le
traduzioni con un veto nei confronti di quanto non ne rispecchia l’ortodossia = si traduce
VERSO il latino, con una resa quanto più letterale possibile traduttori vicini ai patroni laici
(monarchi del continente) = traduzione ha ruolo di rilievo nella trasmissione delle idee = si
traduce VERSO I VERNACOLI delle diverse regioni d’Europa
Ruolo della ricezione dell’opera tradotta rispetto alla forma della traduzione stessa
accentuandosi la differenziazione culturale dei fruitori delle traduzioni, il traduttore opera nel
Medioevo scelte che sono anche modulate sul lettore nella lingua di arrivo.
Anche se non si può parlare di un pubblico di lettori di massa, la traduzione potrà essere letta
in ambito ecclesiastico o da lettori che conoscono solo il proprio volgare. Non è raro trovare
traduzioni che fanno sfoggio del sapere del traduttore attraverso il ricorso a traslitterazioni
talvolta incomprensibili mentre, nel caso in cui l’opera tradotta sia rivolta ad un numero più
vasto di lettori che non conoscono il latino, il traduttore ricorre ad un vernacolo il più
comprensibile possibile chiarezza espressiva
Chi traduce verso un volgare non è considerato allo stesso livello (almeno nell’Alto Medioevo)
allo stesso livello di chi traduce per un lettore più colto che conosce il latino il vernacolo
rappresenta per il traduttore un limite nel rendere concetti espressi in lingue più evolute
difficoltà nel tradurre la ricchezza lessicale e semantica della lingua latina con la povertà
peculiare del volgare maggiore sforzo sulla lingua e sullo stile, maggiore formazione
culturale rispetto a chi traduce verso il latino Per questi traduttori si parla di «patriottismo»
perché operarono spesso sotto lo stimolo dei propri sovrani che, in nome del rafforzamento
dell’identità linguistica dei propri popoli, attuarono politiche culturali molto interessate alle
traduzioni (Alfredo in Inghilterra, Carlo V in Francia, Alfonso X in Spagna)
Difficoltà = reperire i testi originali limitazione nella scelta del materiale da tradurre, non
secondo le inclinazioni personali del traduttore lasciare il proprio Paese per cercare i testi-
fonte su cui lavorare Es. alla ricerca dell’Almagesto di Tolomeo giungono in Spagna il
traduttore slavo Ermanno di Carinzia (il Dalmata) e il suo amico Roberto di Kent, l’italiano
Gerardo di Cremona e Michele Scoto dalla Scozia, insieme ad Abelardo di Bath dall’Inghilterra
Attenzione alle traduzioni di testi religiosi aumenta influenza maggiore nella formazione di
alcuni nuovi alfabeti, nell’evoluzione di certe lingue nazionali e di qualche letteratura scritta
importanza fondamentale nella catechizzazione di gran parte delle popolazioni pagane del
continente Gli esiti interessano però ambiti più ampi rispetto a quello prettamente religioso:
- nel caso di culture che hanno già un alfabeto, concorrono alla formazione delle
letterature nazionali (inglese, tedesca, armena)
Europa medievale incontro con la cultura araba ripercussioni nell’ambito delle traduzioni
affermazione e genesi della cultura islamica
Approccio della Scuola di Baghdad = traduttori ebrei della Spagna islamica Mosè
Maimonide (1138-1204) scrisse numerosi trattati medici in arabo riprende l’approccio
della Scuola di Toledo, ma anche di Cicerone e Girolamo “Chi vuole tradurre da una lingua
all’altra e si propone di rendere sempre una data parola unicamente con una parola che le
corrisponda, durerà molta fatica e darà una traduzione incerta e confusa. Questo metodo non
è giusto: il traduttore, invece, deve anzitutto chiarire lo svolgersi del pensiero, quindi esporlo e
riferirlo in modo che lo stesso pensiero divenga chiaro e comprensibile nell’altra lingua ”
Eredità della cultura araba in Occidente Spagna e Sud Italia punti di contatto tra mondo
musulmano e Europa
XI secolo fiorente pratica traduttoria nelle città della penisola iberica – max sviluppo dal XII
al XIII secolo visione idealizzata delle traduzioni e dei traduttori che operarono
principalmente in quei due secoli e nella maggior parte dei casi a Toledo –credenza
dell’esistenza di una vera scuola di traduzione, denominata “Scuola di Toledo” anche se è
certo la città spagnola rappresentò il più rilevante centro di traduzioni specialistiche del
medioevo, un «vero e proprio centro interlinguistico» Questa “etichetta” non solo “non
rende giustizia alla profonda portata culturale di questo straordinario movimento di traduzione,
ma ha anche dato origine alla leggenda secondo cui sarebbe esistita fisicamente un’istituzione
a Toledo, in cui i traduttori volgevano i testi dall’arabo in latino e insegnavano regolarmente ad
alcuni studenti” (Pergola) idea non supportata da nessun documento
Altri centri Tarazona (comunità ebraiche, musulmane e cristiane) – Barcellona (tra il 1133 e
il 1145 il matematico e astronomo Platone di Tivoli tradusse in latino alcuni trattati arabi ed
ebraici, tra cui un trattato di geometria greco-araba, tradotto dall’ebraico al latino tramite un
volgare spagnolo – uno dei primi trattati attraverso i quali la matematica greco-araba è arrivata
all’Occidente cristiano – peculiare tecnica di traduzione collaborativa insieme ad un altro
matematico-traduttore diffusione di una prassi che, nella penisola iberica del XII secolo,
caratterizzerà l’opera di altri traduttori imprecisioni “L’avventuroso studioso europeo che
prendeva la via della Spagna e arrivava a Toledo era completamente ignaro della lingua araba
e prendeva i primi contatti con qualche membro del clero cristiano indigeno (mozarabo), che
naturalmente parlava il volgare romanico, conosceva più o meno bene l’arabo, ma non aveva
nessuna preparazione scientifica che potesse renderlo atto a comprendere le grandi opere
islamiche. I due assieme ricorrevano ad uno studioso ebreo: questo ignora il latino, ma sa
bene l’arabo e il volgare ed è uomo di cultura scientifica e filosofica. È lui che traduce frase per
frase il testo arabo in volgare; il mozarabo dal volgare lo rende in latino, naturalmente con tutta
la difficoltà della sua preparazione scientifica, della sua imperfetta conoscenza della lingua e
della differenza di pronuncia col latino che parla lo studioso occidentale; questo infine cerca di
dare una forma letteraria al testo che gli viene trasmesso col doppio veicolo del mozarabo e
dell’ebreo. Si comprende quindi, attraverso un procedimento così travagliato, l’imperfezione di
quelle traduzioni latine che sono giunte sino a noi” (M. da Villard)
Toledo = più importante centro di traduzioni di tutto l’Occidente dall’arabo verso il latino (XII
secolo) e poi verso il vernacolo spagnolo (XIII secolo) – traduttori di diversa origine, si
spostarono in altre città spagnole = ricerca di testi e desiderio di conoscenza
SICILIA cultura araba ancora molto presente Federico II accolse a corte intellettuali
dall’oriente e filosofi e studiosi di provenienza e interessi molto distanti tra loro (Michele Scoto)
VERSO LA RIFORMA DELLA TRADUZIONE: TRADURRE LE
SCRITTURE DURANTE IL BASSO MEDIOEVO
Medioevo cristianesimo = religione del libro tradotto alla base dell’evangelizzazione e della
diffusione della parola di Dio
Traduzione della Bibbia dal VII al XVI secolo verso il latino e verso i volgari d’Europa =
importanza fondamentale anche nell’abito delle riflessioni teoriche scaturite
Traduzione testi religiosi = inni liturgici o per insegnamento religioso – spesso traduzioni “a
memoria” senza manoscritto per ricostruire brani della Bibbia (citazioni bibliche contenute nella
liturgia come fonte) o combinazioni di diverse versioni dall’originale latino aggiungendo glosse
e spiegazioni
Periodo delle “Bibbie istoriate” = traduzione (adattamento) + immagini = “Bibbie dei poveri”
FRANCIA circolazione di “racconti” biblici in versi spazio all’aspetto narrativo del fatto
biblico + traduzioni “eretiche” + traduzioni parziali in prosa Bibbia del XIII secolo o Bible
Historiale (des Moulins – tradotta in francese sotto forma di storia santa – prime traduzioni in
prosa francese della Bibbia – riprende la Vulgata di Girolamo)
ITALIA lontani dalla formazione di uno Stato nazionale (a differenza da altre zone europee)
– questione linguistica diversa da UK, FRA e SPA – traduzione = NON meno importante =
ruolo trainante della cultura del tempo XI secolo = pratica della traduzione di opere
scientifiche (da Lazio e Campania fino in Spagna, in Sicilia e a Costantinopoli – traduzioni in
latino = traduzioni in volgare ostacolate dalla Chiesa = solo traduzioni parziali di alcuni libri
della Bibbia (nate da divario tra conoscenza latino e persone che volevano leggere la Bibbia
nella propria lingua volgare)
Malgrado le proibizioni e i numerosi provvedimenti della chiesa nei confronti dei libri messi
all’indice, le prime traduzioni in italiano antico iniziarono a circolare tra il Veneto e la Toscana a
partire dal XIII secolo, dove i diversi tentativi di volgarizzare le Sacre Scritture nelle lingue
locali si moltiplicano svolta = strategia politica della Chiesa per soddisfare un’esigenza di
massa
Traduzioni in volgare della Bibbia = non viste di buon occhio dalla Chiesa Concilio di
Tarragona (1229) = rogo per tutte le traduzioni in volgare – stesso atteggiamento fino al XVI
secolo – dopo Concilio di Trento e Index librorum prohibitorum (1654) = niente traduzioni in
volgare per due secoli
EUROPA = traduzioni della Bibbia in vernacolo = presa di distanza dalla centralità della
Chiesa Romana (corrotta) BOEMIA = JAN HUS = primo riformatore cristiano della storia
1405 = commenti in ceco alla Bibbia – condannato a morte perché non abiurò, arso vivo nel
1415
Al pensiero riformatore di Jan Hus contribuirono sicuramente anche l’opera del teologo
britannico JOHN WYCLIF (1320-1384 circa) portata a Praga e che Jan Hus aveva ricevuto dal
suo intimo collaboratore Gerolamo di Praga, in seguito condannato anch’egli al rogo.
WYCLIF prima traduzione in inglese della Bibbia (Vulgata latina) – principale versione
medievale della Bibbia in inglese – opera principalmente di JOHN PURVEY e di NICHOLAS DI
HEREFORD DE OFFICIO PASTORALI (1379) difesa della traduzione in volgare della
Bibbia contro le accuse dei frati che criticano le traduzioni in volgare delle Sacre Scritture “I
frati e i loro sostenitori dicono che è eresia scrivere la legge di Dio in inglese e divulgarla tra gli
ignoranti.. Ma prima di tutto sembra che il significato della legge di Dio dovrebbe essere
insegnato nella lingua più conosciuta, poiché questo è l'intendimento della legge di Dio.... Così
Cristo e i suoi apostoli insegnavano al popolo nella lingua più conosciuta da questi. Perché ora
gli uomini non dovrebbero agire allo stesso modo?” si pone sulla scia dei precedenti
traduttori in volgare, ma anche in latino dei quali non critica l’opera, ma anzi, la usa come fonte
per la sua Bibbia inglese – traduce la Bibbia di Girolamo per l’uso della traduzione latina fatta
dalla Chiesa per il controllo dei fedeli – opera posta in una prospettiva di work in progress =
corretto successivamente per mano di altri chiarezza espressiva tipica delle traduzioni delle
opere sacre in volgare = NON raggiunta approccio troppo preoccupato alla resa fedele
dell’originale – illeggibile per frequente ricorso ai latinismi
Non esiste una definizione generale della traduzione diverse strategie a seconda del testo
di partenza, alla sua ricezione
JACOPO DA LENTINI capofila della Scuola Poetica Siciliana, primo poeta-traduttore della
letteratura italiana e primo nostro poeta inventore del sonetto opera = riflesso del
disegno culturale del re Federico II = produzione di poesia in volgare e laica di ispirazione
amorosa = riferimenti ai poeti della tradizione francese – ripresi e adattati nelle strutture
metriche del siciliano illustre
MADONNA DIR VO VOGLIO apertura del canzoniere Vaticano lat. 3953 = traduzione di A
voa, midontç del trovatore Folchetto di Marsiglia importante perché apre il canzoniere,
emblematica in rapporto ai testi successivi – porre tutta la raccolta sotto la prospettiva di una
discendenza della poesia in volgare dei trovatori dal francese, Jacopo da Lentini costruisce
frasi più brevi, aggiunge, cambia e sposta lo schema ritmico per comporre dei versi che
saranno di riferimento per tutta la poesia duecentesca eco di questa canzone in molte altre
opere = Donne ch’avete intelletto d’amore di Dante e Donna me prega perch’io voglio dire di
Cavalcanti = ripresa dei tre lessemi portanti “(ma)donna” “dire” “amore” importante lavoro di
J. Da Lentini = magistrale esempio di traduzione poetica + inizio di una “moda” da lì, molti
scrittori della Scuola Siciliana si cimentarono nella traduzione poetica dal provenzale
DANTE e rapporto con traduzione = riflessioni sulla traduzione della poesia nel Convivio –
Commedia presa come esempio di opera che non può essere scritta e/o tradotta in
nessun’altra lingua interesse per la traduzione è vastissimo In merito all’intraducibilità
della poesia Dante si esprime nel Convivio in questi termini:
«E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può della sua
loquela in altra transmutare sanza rompere tutta sua dolcezza ed armonia».
Il poeta afferma che non si può tradurre poesia, non perché non si possa trasferire una poesia
da una lingua all’altra, ma perché traducendo si romperebbe il «legame musaico», quello con
la Musa, e quindi l’organizzazione musicale che sottostà alla creazione poetica.
Per quanto Dante non abbia mai tradotto un’opera intera nè estratti importanti di opere
straniere, la sua intera opera è costellata di frammenti di poeti latini (Virgilio e Ovidio), di
filosofi (Aristotele, mediato dalle traduzioni latine, e Cicerone) oltre a quelli di scrittori medievali
e quelli tratti dai libri della Bibbia.
Inserzioni di altre lingue nella Commedia (arabo) + allusioni a opere di altri scrittori
Nelle opere teoriche invece non di rado egli riporta delle citazioni tradotte da Aristotele o dalla
Bibbia. Dante si dispiace di non poter apprezzare direttamente la musicalità del testo ebraico e
di doverla immaginare solamente attraverso i parallelismi e i ritmi delle traduzioni latine, dove
la musicalità è ormai rotta, come scrive nel Convivio: «I versi del Salterio sono sanza dolcezza
di musica e d’armonia: ché essi furono trasmutati d’ebreo in greco e di greco in latino, e nella
prima trasmutazione tutta quella dolcezza venne meno».
Due opere anonime composte negli anni ottanta del XIII secolo, Il fiore e Il detto d’amore, sono
state da alcuni attribuite a Dante, e costituiscono una riscrittura in versi della prosa del Roman
de la Rose
JEAN DE MEUNG 1275-1280 = continua la stesura del Roman de la Rose, poema
allegorico iniziato 50 anni prima da Guillame de Lorris, ribaltandone l’aspetto ideologico
17000 versi, Jean de Meung ne scrive oltre 13000 – riprende (adattandoli) autori latini del
passato come Ovidio o Boezio traduzione si inerisce nella genesi e creazione di uno dei più
importanti testi della letteratura europea, tra i più copiati nel Medioevo originalità sta nel
modo in cui l’autore è riuscito a legare traduzioni e adattamenti inquadrandoli in una storia
d’amore
“Myn eyen two, in veyn with whiche I se,/Of sorwful teris salt arn waxen welles” (Troilo e
Criseide) rappresenta la disperazione di uomo per un amore impossibile = appropriazione
di alcuni versi di Boccaccio del Filostrato “Gli occhi dolenti, dopo il tuo partire/di lagrimar non
ristetter giammai” = versi letti nella Vita Nuova di Dante “Li occhi dolenti per pietà del
core/hanno di lagrimar sofferta pena/sì che per vinti son remasi omai” + ispirazione dal
Paradiso dantesco
Fa la sua comparsa in Troilus and Criseyde anche Petrarca del quale lo scrittore inglese
inserisce la traduzione di un sonetto del Canzoniere (la critica ha dato il nome di Canticus
Troili), che il narratore chauceriano introduce così:
Viene menzionata la fonte del Canticus in un certo Lollius, e nascosta l’effettiva discendenza
petrarchesca Boccaccio non viene mai menzionato da Chaucer per quanto siano frequenti
le sue influenze nell’opera dello scrittore inglese. (Boccaccio che non era tra le auctoritates)
Se il suo nome di Petrarca viene taciuto nel Canticus Troili, Chaucer menziona però il suo
nome nel Clerk’s Tale nel prologo («Fraunceys Petrak, the lauriat poete, / Highte this clerk,
whos rethorike sweete/ Enlumyned al Ytaille of poetrie»)
Ampie parti del racconto in questione sono tratte da Griselda di Boccaccio, novella del
Decameron ma attraverso la traduzione in latino di Petrarca
Chaucer traduce la storia dal testo latino che era a sua volta già una traduzione e Chaucer cita
ora il nome della fonte per il fatto che egli vuole suggerire delle fonti autorevoli per il suo
racconto in vernacolo inserendosi al contempo in una più ampia tradizione letteraria.
UMANESIMO E TRADUZIONE
Petrarca, Dante e Boccaccio = anteprima del clima di fine Trecento/inizi Quattrocento =
rinnovato interesse per culture classiche
UMANISTI = distanti dal sapere dei secoli precedenti – viaggiano per ricercare testi –
rinnovata percezione delle opere del passato = avvicinamento ad esse attraverso la ricerca del
loro messaggio autentico – mossi dal desiderio di perfezionare lo stile del testo latino
attraverso eleganza stilistica e retorica (peculiari delle traduzioni medievali, additate dagli
umanisti come rudi e povere) ricorso alla latinità = forma di rottura e differenziazione
rispetto al passato rendere i testi dal greco al latino nonostante traduzioni in vernacolo
siano diffuse
Maggiori traduttori Coluccio Salutati Per conoscere meglio Omero, anche Coluccio
Salutati si auspica una nuova traduzione in latino e in una lettera che egli scrive all’amico
Jacopo Angeli mentre questo è a Costantinopoli, che bene trasmette l’entusiasmo col quale il
gruppo di umanisti si rivolge alle opere greche:
“ecco ora quello che devi fare. Innanzitutto convinci Manuele [...]. Poi fate in modo di
arrivare al più presto, onde soddisfare la nostra spasmodica impazienza, così grande che
non saprei descriverla. Terzo: porta quanti più libri puoi. Fa’ che non manchi nessuno
storico che si riesce a trovare, nessun poeta né autore che abbia discusso i testi poetici.
Fa’ anche in modo di procuraci dei trattati di metrica. Vorrei che portassi tutte le opere
platoniche e quanti più vocabolari possibile, perché sono fondamentali nel difficile compito
di apprendere le lingue. Per me, poi, compra tutto quello che c’è di Plutarco e quanto lo
riguarda. Compra anche Omero, a caratteri grossi su pergamena [...]. Quanto ai costi,
pagheranno i soci di Giovannozzo de’ Biliotti; e se per caso Manuele ha bisogno di soldi,
fa’ pure in modo che se li procuri mettendoli in conto a me”. Dal tono della lettera si
comprende facilmente con quale desiderio Salutati si rivolga, anche a nome degli amici,
alle opere greche ancora da scoprire o che egli vuole rileggere in una nuova veste latina.
Quando Jacopo Angeli rientrerà a Firenze porterà con sé, insieme a Manuele Crisolora,
una preziosa cernita di volumi greci poco o nulla conosciuti dal Medioevo latino
Traduzione salutiana = revisione stilistica della traduzione già esistente spiegazione nella
“lettera al cardinale Corsini” = “non si aspettino [i lettori] di vedere conservato l’ordine originale
delle parole: di fatto non l’ho rispettato, un po’ per motivi di eleganza, ma soprattutto per
chiarezza. Sappiano che ho piuttosto mirato al senso generale del discorso […] Per migliorare
lo stile, fermo restando il significato originale, è lecito ravvivare un po’ un lungo discorso
indiretto e animarlo con punti esclamativi e di domanda.” comprensibilità del testo – vuole
che sia più chiaro – consigli che scrive anche ad Antonio Loschi per la sua revisione
dell’Eneide di Leonzio Pilato
Manuele Crisolora = interesse verso la lingua greca greco (sulla scia di Petrarca e
Boccaccio che promuovono la traduzione di opere omeriche) = lingua per risalire direttamente
alle fonti Crisalora = umanista itinerante, insegna a Venezia e Milano = pioniere
dell’insegnamento del greco, avvia una tradizione che soprattutto dopo l’assedio di
Costantinopoli richiamerà diversi dotti bizantini nella penisola
COLUCCIO SALUTATI per conoscere meglio Omero = nuova traduzione in latino - lettera
all’amico Jacopo Angeli mentre questo è a Costantinopoli, = entusiasmo degli umanisti per le
opere greche
“ecco ora quello che devi fare. Innanzitutto convinci Manuele [...]. Poi fate in modo di
arrivare al più presto, onde soddisfare la nostra spasmodica impazienza, così grande
che non saprei descriverla. Terzo: porta quanti più libri puoi. Fa’ che non manchi
nessuno storico che si riesce a trovare, nessun poeta né autore che abbia discusso i
testi poetici. Fa’ anche in modo di procuraci dei trattati di metrica. Vorrei che portassi
tutte le opere platoniche e quanti più vocabolari possibile, perché sono fondamentali nel
difficile compito di apprendere le lingue. Per me, poi, compra tutto quello che c’è di
Plutarco e quanto lo riguarda. Compra anche Omero, a caratteri grossi su pergamena
[...]. Quanto ai costi, pagheranno i soci di Giovannozzo de’ Biliotti; e se per caso
Manuele ha bisogno di soldi, fa’ pure in modo che se li procuri mettendoli in conto a
me”.
Desiderio per opere greche ancora da scoprire o rileggere in una nuova veste latina. Quando
Jacopo Angeli rientrerà a Firenze porterà con sé, insieme a Manuele Crisolora, una preziosa
cernita di volumi greci poco o nulla conosciuti dal Medioevo latino
Essenza stessa della traduzione = riportare correttamente in una lingua ciò che si trova
scritto in un’altra
Ottima competenza linguistica del traduttore verso entrambe le lingue con cui lavora
(prerequisito necessario ma non sufficiente) grazie a lettura dei filosofi, oratori, poeti
e ogni genere di scrittori
Approccio enciclopedico al tradurre fondato su un’ampia preparazione culturale del
traduttore, rivolta all’opera completa degli autori oggetti della traduzione, al contesto in
cui essi operano e non solo ai testi da tradurre – nessuno, senza averli letti, può
cogliere il significato e le sfumature delle singole parole riuscire a percepire
(soprattutto per Aristotele e Platone) il loro stile elegante e ricco di detti e massime di
antichi poeti
Ruolo cardine della padronanza della lingua verso cui si traduce non lasciare parole
in greco o che si “arrampichi sugli specchi” per ignoranza della lingua latina
Divieto categorico per i neologismi necessità di attenzione per la musicalità delle
parole (significante oltre che significato)
Illustrazione degli errori da evitare per non rischiare di fraintendere il testo e di indurre il
lettore in errore o di fare apparire l’autore ridicolo e assurdo
Immedesimazione totale del traduttore con l’autore originale
Se la traduzione rispetta questi punti può essere considerata degna di lode miglior modo di
tradurre = conservare alla perfezione lo stile proprio dell’autore, i suoi concetti e la raffinatezza
e l’eleganza della sua opera non soltanto presa di posizione sulla maniera di tradurre MA
ANCHE opera importantissima che influenza il programma culturale del primo Umanesimo
italiano.
GIANNOZZO MANETTI riscontro maggiore delle opere di Bruni sulla traduzione –
segretario pontificio, incaricato da Papa Niccolò V di tradurre i Salmi dall’ebraico e il Nuovo
Testamento dal greco (prima traduzione in latino dopo la Vulgata di Girolamo)
Difesa della propria traduzione per prevenire le accuse scrive l’Apologeticus – riprende le
affermazioni di San Girolamo per le traduzioni sacre e di Leonardo Bruni per quelle dei testi
profani + proprie idee quinto libro del trattato riprende più da vicino le teorie di Bruni – non
lo menziona buona traduzione = conoscenza della lingua di partenza e di arrivo
illustrazione dei rischi di una traduzione troppo letterale distinzione tra traduzione di poeti,
oratori e storici da una parte e quelle di filosofi e teologi dall’altra 1. Libertà = lecita per
abbellire e/o migliorare l’originale se risulta arido o poco chiaro 2. Non hanno la stessa libertà
non devono allontanarsi troppo dall’originale ma nemmeno seguirlo passo passo = trovare
via media e sicura (maggiormente per traduttori delle Sacre Scritture – esplicito riferimento a
San Girolamo)
Libro liturgico boemo 1572 = immagine che rappresenta Wyclif (1320-1384) che è intento ad
accendere una scintilla, Hus (1371-1415) che aggiunge legna alla fiamma e Lutero (1483-
1546) che alza una fiaccola verso l’alto
Raffigurazione = capire legame tra traduttori della Bibbia Wyclif = iniziatore di un processo
di riforma della Chiesa e di opposizione alla supremazia di Roma proseguito da Hus e
portato a termine da Lutero un secolo dopo autori medievali = ruolo imprescindibile per
l’opera di Lutero
WILLIAM TYNDALE Oxford, stessi anni di Wyclif non ottiene appoggio del vescovo di
Londra per traduzione della Bibbia = segno che il suo progetto di traduzione non è ben visto
dagli ambienti ufficiali = fugge sotto falso nome nel 1525 pubblica in Germania (dopo
incontro con Lutero) la prima traduzione a stampa del Nuovo Testamento in inglese
dall’originale greco (Erasmo, 1516) in UK = criticata dai centri del potere laico – clero
acquista e distrugge tutte le copie corregge la sua versione e inizia a tradurre l’ Antico
Testamento (inizio pubblicazione = 1530) molte opere successive si rifecero alla sua
traduzione della Bibbia = Versione Autorizzata o Bibbia di Re Giacomo I, voluta dal Re e
scritta da 47 vescovi – per 3 secoli Bibbia inglese ufficiale
Caratteristiche delle sue traduzioni chiarezza espressiva (frutto dei suoi studi – conosceva
8 lingue – abile predicatore – studioso della tradizione dell’inglese scritto – conoscitore della
lingua parlata il cui suono e vocabolario si riversarono nelle traduzioni) + formato tascabile
delle Bibbie (contrabbando più facile, > ricezione)
Incontro con Erasmo = tappa fondamentale – influenza del pensiero di Erasmo su Tyndale
Erasmo: «non condivido affatto il parere di coloro che non vogliono che i Testi siano letti dagli
incolti o siano tradotti in lingua volgare, come se cristo avesse insegnato delle cose tanto
oscure da poter essere a stento capite da un ristretto numero di teologi [...] Vorrei che ogni
donnetta leggesse il Vangelo e le lettere di San Paolo e volesse il cielo che queste fossero
tradotte in tutte le lingue in mondo» Tyndale: «riuscirò a fare in modo che il ragazzo che
spinge l’aratro conosca la Scrittura meglio di voi»
LUTERO traduzione Nuovo Testamento a partire dal 1521 base = edizione del testo
greco di Erasmo (1519) traduzione scritta nascosto nel castello di Wittemberg –
condannato a morte dall’Editto di Worms – Nuovo Testamento uscito a settembre 1522
(chiamato anche Testamento di Settembre) seconda edizione dicembre 1522
Vecchio Testamento = anni di lavoro (anche collettivo) edizione del 1534 – ricorretta nel
1546 – revisione agevolata dall’attività pastorale = possibilità di vedere subito la reazione degli
ascoltatori e di giudicare il potenziale di assimilazione delle sue parole
Lutero non intende scrivere un trattato sulla traduzione o fornire una nuova teoria, ma le sue
riflessioni riguardano aspetti linguistici, stilistici e culturali della traduzione, e si riferiscono
anche alle problematiche della fedeltà o meno all’originale come anche alla ricezione
dell’opera tradotta. In merito alla lingua scelta egli precisa:
“Non si deve chiedere alla lettera della lingua latina come parlar tedesco, secondo
quanto fanno questi asini; lo si deve chiedere piuttosto alla madre di famiglia, ai ragazzi
sulla strada, all’uomo comune al mercato, e lì si deve guardare direttamente sulla
bocca per capire come parlano, e poi tradurre in conseguenza.”
Lingua da conoscere NON solo quella dei letterati, MA ANCHE quella del popolo (non deve
tradurre solo con questa) Bibbia di Lutero = in Ostmitteldeutsch = specifico gruppo
dialettale del tedesco affermazione e standardizzazione + desiderio di lingua unica e
nazionale
EPISTOLA SUL TRADURRE serie di esempi in cui un eccessivo attaccamento alla lettera
dell’originale renderebbe la traduzione incomprensibile pur privilegiando la lingua d’arrivo
se è la tendenza è quella di una traduzione ad sensum, rivolta a quello che egli definisce il
“senso del testo” e alle caratteristiche peculiari della lingua tedesca, egli non esita a tradurre
letteralmente, dove ci sia rischio di fraintendimento
Rispetto alla lingua dell’orginale, quella luterana si distingue dalle precedenti traduzioni, per
una maggiore vicinanza alle prime versioni in ebraico e greco, allontanandosi dalla Vulgata di
San Gerolamo (che comunque prende in considerazione – originale, ma anch’essa traduzione)
«Quale arte e quale fatica sia tradurre» scrive Lutero «io, l'ho provato davvero» e non nega
di aver impiegato talvolta diverse settimane, per quanto sostenuto dai collaboratori, per
tradurre una sola parola e per rendere una lingua tedesca "pura e chiara"
L’eco luterana sulla lingua e le traduzioni è evidente già nei decenni che seguono la morte del
riformatore nel rilievo che le prime grammatiche tedesche pubblicate nel XVI secolo danno agli
esempi citati direttamente dalla traduzione di Lutero e pure nel dizionario di Grimm del XIX
Anche al di fuori della Germania la Bibbia luterana avrà un’eco notevole, diventando il modello
di successive traduzioni bibliche.
Nascita della stampa a caratteri mobili e sua diffusione = moltiplicazione delle traduzioni
Volgari = status di lingue ufficiali nei diversi ambiti della cultura (amministrativo, diplomatico,
giuridico, …)
Schematizzazione:
FRANCIA interesse per la lingua greca – insegnata dai greci o da italiani in Francia che
affiancano i professori francesi che insegnano greco e lettere antiche riservato ad una élite
di colti = stampatori diffondono adattamenti della letteratura medievale = mercato più ampio
Re Francesco I 1539 = Editto di Viller-Cotterets = obbligo di far redigere in francese gli atti
ufficiali e i documenti pubblici sviluppo di una letteratura nazionale = impulso importante nei
confronti delle traduzioni
ÉTIENNE DOLET ricordato per martirio dovuto ad una sua traduzione dei dialoghi di
Platone sull’immortalità dell’anima – accusato di eresia e condannato al rogo
Ricorda anche Cicerone tradurre secondo le regole dell’oratoria senza essere troppo
vincolati alla traduzione letterale
> successo = opere che trasmettono insegnamenti sul modo di comportarsi in società,
soprattutto se vengono da società “avanzate” come l’Italia rinascimentale Il libro del
cortigiano (Baldassare Castiglione, tradotto da Thomas Hoby – 1561)
Prefazioni e premesse = rivolte ai lettori traduttori durante il regno elisabettiano = ruolo
importante all’interno della società = consapevoli di contribuire al bene pubblico = reclamano
direttamente nei paratesti un riconoscimento anche in termini materiali XVI secolo =
traduzione promossa e difesa in nome del valore del suo pubblico
Si allarga la cerchia dei traduttori lettori = mercanti, proprietari terrieri, donne (secondo le
introduzioni dei traduttori ai lettori) – traduttori = persone senza preparazione universitaria
XVII secolo = attenzione rivolta alla “purificazione” e alla codificazione della lingua 1635 =
cardinale Richelieu fonda sotto Luigi XIII l’Académie française che Luigi XIV porrà sotto il
proprio patronato missione = dare delle regole certe alla lingua per renderla pura,
eloquente e capace di trattare le arti e le scienze
XVII secolo centro più dinamico per gli studi sulla traduzione è la FRANCIA
ammirazione per le lingue e le culture classiche – convinzione di aver raggiunto il più alto
livello di civiltà, vivendo tra l’idealizzazione dell’antico e il senso della propria superiorità.
Francia = fautrice di una traduzione che si concentri sulla cultura di arrivo, che si adegui al
principale criterio stilistico dell’epoca, che sia cioè agréable ed élégante, e non offenda les
délicatesses della lingua francese.
Sono questi i principi che devono seguire le traduzioni dell’epoca, denominate
metaforicamente belles infidèles (genere di traduzione che domina per circa trent’anni): la
traduzione è considerata re–invenzione, il traduttore un co–scrittore.
Scopo = ottenere lo stesso effetto che aveva in mente l’autore, adattandolo però al gusto della
propria cultura e del proprio tempo Ideale supremo = bellezza che giustifica ogni intervento
sul testo in nome del buon gusto
ROMANTICISMO - OTTOCENTO
Passaggio dal tardo Settecento al primo Ottocento = epoca di grande fermento filosofico e
letterario per la Germania, che diventa anche centro di dibattiti sul tradurre inizia il secondo
periodo della fase prescientifica.
Traduzione = studiata sotto l’aspetto filosofico oltre che linguistico tendenza a valorizzare
questa attività come fonte di accrescimento della propria lingua e della propria cultura
1750 due possibili approcci:
Universali linguistici = principi generali ricorrenti in ogni lingua, ossia principi comuni
caratteristici di ogni variante del linguaggio verbale umano presupposto che il pensare
umano si esplichi nello stesso modo in tutte le persone del mondo.
Sebbene la differenza tra le lingue sia molto notevole esistono degli universali comuni a tutte
le lingue del mondo. Filosofi come Pascal, Descartes, Arnault e Leibniz li hanno chiamati "idee
semplici", mentre i linguisti moderni li chiamano "universali semantici".
Ne hanno individuati circa 60 e fungono da concetti universali, ovvero i mattoni base per
comporre una miriade di significati complessi.
Contributo maggiore Goethe, von Humboldt, Schleiermacher teorie sulla natura della
lingua, sull’interpretazione del testo letterario e riflessioni sul tradurre nate dall’esperienza
diretta di traduttori traduzione = incontro tra lingue e culture lettore deve tentare di
muoversi verso la lingua straniera e le diversità del testo originale
Lingue non involucri per concetti prefissati ma strutturano il pensiero stesso Humboldt
sottolinea la reciproca dipendenza tra pensiero e parola. Nessuna parola, quindi, fatta
eccezione per quelle che designano oggetti fisici, è uguale a quella di un’altra lingua: le parole
possono essere solo sinonimi, ma ognuna esprime il concetto in modo diverso
È dunque impossibile che una parola corrisponda pienamente a un’altra parola in un’altra
lingua. Humboldt afferma che il linguaggio è l’organo costitutivo del pensiero, tradurre significa
passare da un’area dotata di una determinata concezione del mondo a un’altra diversamente
caratterizzata
Ciononostante egli non dissuade certo dal tradurre; al contrario sostiene che questo è uno dei
compiti più necessari sia per dare la possibilità a chi non conosce una determinata lingua di
leggere opere letterarie che altrimenti resterebbero estranee, sia per accrescere la capacità
espressiva della propria lingua. Se la traduzione deve far acquisire alla lingua e alla nazione
ciò che esse non possiedono o possiedono diversamente, la sua caratteristica fondamentale
deve essere la fedeltà. La traduzione non deve far sentire la ‘stranezza’ ma ‘l’estraneo’.
Susan Bassnett avanza l'esempio del termine inglese “butter” e della sua traduzione italiana
“burro”, i quali designano entrambi, nelle rispettive culture, un prodotto caseario commestibile,
commercializzato sotto forma di panetto di grasso; tuttavia, è errato dire che “burro” e “butter”
significano la stessa cosa nei rispettivi contesti culturali, in quanto in realtà sussistono le
seguenti differenze:
BURRO BUTTER
Colore chiaro Colore giallo
Sapore dolce Sapore salato
Impiegato per cucinare Spalmato sul pane (bread and butter)
Nessuna connotazione sociale connotazione sociale elevata
(in contrapposizione alla
meno nobile margarina)
Possiamo perciò distinguere, a questo punto, due tipi di traduzione:
Fioritura di ricerche e studi organici sull’argomento traduzione = NON PIÙ branca minore
della linguistica o della letteratura comparata, MA disciplina autonoma con un proprio campo di
ricerca maggiore attenzione al lavoro dei traduttori
Anni Venti BENEDETTO CROCE sostiene la varietà irriducibile delle forme espressive
ogni atto linguistico è senza precedenti intraducibilità = vita del discorso – impossibilità
= natura della traduzione Ogni traduzione deforma e sminuisce l’originale poiché è
creazione di una nuova espressione, nata dalla fusione dell’espressione originale con le
impressioni del traduttore
Periodo scientifico: può essere suddiviso in diverse momenti in base alla delimitazione del
campo di indagine parola – testo – cultura
Negli anni 50-60 si parla di scienza della traduzione. Con la comparsa dei computer e dei
traduttori automatici si apre un nuovo capitolo nella storia delle teorie traduttive: dato per
acquisito che la traduzione sia possibile, il panorama cambia radicalmente, si tenta di
elaborare una sorta di decalogo del buon traduttore, si cercano cioè modelli matematici,
fondamenti scientifici, che portino a una traduzione perfetta, fatta interamente dalle macchine.
A prendere parte a questi studi, infatti, sono prevalentemente informatici, linguisti, ingegneri,
matematici, i quali ritengono che il problema della traduzione possa essere descritto e
formalizzato in termini logici. È quest’aspetto a dare un’impronta nettamente scientifica,
ovvero scientistica, a questa prima fase.
La fase di grande entusiasmo non è destinata a durare a lungo poiché i risultati ottenuti da
questi metodi tecnici e meccanici iniziano a mostrare grossi limiti: queste teorie si rivelano
ancora orientate verso la fonte (source–oriented), ossia tendono a pensare la traduzione come
funzionale solo all’originale, al testo di partenza, senza considerare minimamente la cultura di
arrivo; sono inoltre aprioristiche, tendono cioè a formulare delle regole generali che
prescindono dalla specifica situazione testuale, contestuale, linguistica.
Il termine venne per la prima volta usato da James Holmes in The Name and the Nature of
Translation (1972). Holmes considera la definizione translation studies appropriata per una
disciplina che si pone due obiettivi: descrivere il fenomeno della traduzione secondo
l’esperienza personale (descriptive translation studies), e stabilire i principi generali attraverso
cui detti fenomeni possono essere spiegati (theoretical translation studies)
Translation Studies
'Pure' Applied
Theoretical Descriptive
FUNCTION (translation sociology): si occupa della descrizione delle funzioni delle traduzioni, a
seconda delle varie situazioni socio-culturali. È più uno studio del contesto storico-sociale,
piuttosto che del testo stesso
I risultati delle ricerche dei Descriptive TS possono essere applicati ai Theoretical TS per
sviluppare:
a) Medium-restricted translation theories, ovvero teorie che si focalizzano sul mezzo utilizzato,
come ad esempio la differenza tra la traduzione umana e quella meccanica;
b) Area-restricted theories, ovvero teorie che si focalizzano sulle differenti lingue o differenti
culture coinvolte;
c) Rank-restricted theories, ovvero teorie che riguardano lo studio e l’analisi di un ristretto rank
o livello del testo, come ad esempio quello lessicale;
d) Text-type restricted theories, ovvero teorie che riguardano il problema di tradurre testi
specifici o generi, come ad esempio testi letterari o testi scientifici.
1900s - 1930s: W. Benjamin (Germ.), E. Pound (U.S.A.), Jorge Luis Borges (Argen.),
Ortega y Gasset (Spa.)
1960s - 1970s: E. Nida (U.S.A.), Jiri Levy (Ceco.), J. Holmes (g.b.) , G. Steiner
(Francia), I. Even-Zohar (Isra.), G. Toury (Isra.), A. Lefevere (Belgio), A. Berman (Fra.).
Anni Sessanta svolta – Roman JAKOBSON (formalismo russo) elabora teorie tutt’ora
valide traduzione è un atto di comunicazione , soprattutto tra culture diverse, poiché
consiste nel trasporre il significato di una parola con altre parole ; senza di essa non sarebbe
possibile la conoscenza di oggetti che non appartengono alla propria cultura schema
tripartito dei tre tipi di traduzione:
1. endolinguistica, che consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di altri
segni della stessa lingua
2. interlinguistica, o traduzione propriamente detta, che consiste nell’interpretazione dei
segni linguistici per mezzo di un’altra lingua
3. intersemiotica, quando segni linguistici vengono interpretati attraverso i segni di un
sistema non linguistico
Comune ai tre tipi = impossibilità di arrivare ad un’equivalenza completa tra i sistemi culturale
e linguistico del testo di partenza e quelli del testo di arrivo, a causa delle loro diversità, tanto
che neppure la sinonimia può dare equivalenza equivalenza nella differenza
LEFEVERE (1945-1996)
Ispirandosi alla teoria del polisistema (di Itamar Even-Zohar), concepisce la traduzione come
una forma di riscrittura (rewriting), in cui il traduttore = COAUTORE e che tiene conto di una
serie di vincoli ideologici e politici all'interno del sistema della cultura ricevente. Ogni metatesto
ottenuto da un prototesto è quindi mirato all'adattamento del prototesto stesso a una certa
ideologia o poetica.
• II traduttore non agisce in maniera del tutto neutra: consapevolmente o meno, egli
"manipola" il testo, attraverso la propria interpretazione e in base a fattori socioculturali.
Negli anni Sessanta, JURIJ LOTMAN apre la strada alle teorie della traduzione della scuola di
Tel Aviv, della quale GIDEON TOURY E ITMAR EVEN ZOHAR sono tra i massimi esponenti
“Il testo in generale non esiste in se stesso, esso è inevitabilmente incluso in un contesto
(storicamente determinato o convenzionale). […] La carne reale dell’opera letteraria consiste
di un testo[…], del suo rapporto con la realtà extratestuale - con la realtà, con le norme
letterarie, con la tradizione, con il sistema delle credenze. È impossibile una percezione del
testo avulsa dallo “sfondo” extratestuale” Riprendendo queste tesi, Itmar Even-Zohar conia
la definizione di Polysystem Theory per riferirsi alla rete di sistemi correlati in un rapporto
dialettico, all’interno della quale egli inserisce anche il sistema della letteratura tradotta.
La letteratura non è che un elemento di quel complesso di sistemi interagenti che si definisce
cultura. Ad essere determinanti diventano così fattori sociali, culturali, ideologici, oltre che
letterari e linguistici.
1. è la cultura ricevente a decidere quali testi debbano entrare a far parte, mediante
traduzione, dei testi pubblicati nella cultura ricevente;
2. una volta che una traduzione è pubblicata, la sua vita all’interno del sistema cultura
ricevente è del tutto autonoma dal prototesto, determina influenze in quanto testo a sé
stante.
Tali influenze, che si ripercuotono soprattutto sulla cultura ricevente, possono essere di tipo
conservatore (quando il sistema della letteratura tradotta è periferico in una determinata
cultura) o di tipo innovativo (quando il sistema della letteratura tradotta è centrale in una
determinata cultura).
Il fatto che in una certa cultura la letteratura tradotta abbia funzione conservatrice o innovativa
dipende da vari fattori.
• se si tratta di un sistema non ancora del tutto formato, di una letteratura giovane, aperta
agli stimoli esterni derivanti dalle opere straniere tradotte
• se una data letteratura originale sta attraversando una fase di svolta, di crisi, di vuoto
letterario.
Per essere accolto dalla cultura d’arrivo, il prototesto deve subire una trasformazione che
tende a omologarlo ai canoni della letteratura ricevente.
Quando assume una posizione centrale, l’attività traduttiva partecipa al processo di creare
modelli nuovi, primari, la preoccupazione principale del traduttore:
1) non consiste soltanto nel cercare nel suo repertorio nazionale modelli preesistenti entro cui
siano trasferibili i prototesti.
- In questo periodo, notevole importanza rivestono gli studi sulla traduzione della Bibbia di
EUGENE NIDA.
1) Il decentramento è un rapporto testuale fra due testi in due lingue-culture fin nella struttura
linguistica della lingua, e questa struttura linguistica è valore nel sistema del testo.
Anni 70-80 gli studiosi spostano l’accento sulla ‘teoria della traduzione’ Abbandonano l’idea
di esattezza connessa all’uso del termine ‘scienza’: all’impostazione che vedeva l’impegno
teorico–scientifico funzionale alla pratica, si contrappongono ora studi teorico – descrittivi,
studi cioè che parlano di teorie funzionali al fenomeno in sé, descrivendo i fattori e gli elementi
che caratterizzano la traduzione
Una forte reazione scoppia così tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 soprattutto nei
Paesi Bassi, per poi diffondersi in tutta Europa. Toury ed Even-Zohar, strenui sostenitori della
corrente target-oriented, sono tra i maggiori responsabili del passaggio dalla prospettiva
prescrittiva a quella descrittiva, nella quale la teoria non è più separata dalla pratica.
L’analisi si allarga all’intero testo e l’aspetto linguistico è solo uno dei tanti elementi coinvolti
nei fenomeni di traduzione; lo scopo non è più quello di prescrivere regole, ma di elaborare
una teoria in grado di capire e descrivere i fattori in base ai quali una traduzione possa essere
definita tale
In questi anni si dedica grande attenzione al testo letterario L’interesse di coloro che si
muovono all’interno dei Translation Studies si incentra non tanto sul prodotto, né su giudizi di
valore, ma sul processo stesso, nel tentativo di chiarire da che cosa sono state determinate le
scelte del traduttore. La traduzione non è più considerata una copia di seconda mano del testo
originale, frutto di un processo meccanico, ma come atto creativo essa stessa, come lavoro di
reinterpretazione
Il successo della disciplina è stato decretato dal proliferare di corsi universitari, pubblicazioni,
convegni e seminari che si occupano di traduzione, nonché dalla nascita di collane e periodici.
Anche in Italia sono uscite le riviste “Testo a fronte” e “Il traduttore nuovo”.
A partire dagli anni Novanta gli studi sulla traduzione si sviluppano ulteriormente: si dà sempre
maggiore importanza agli aspetti ideologici e culturali e ai problemi che nascono dalle relazioni
che si instaurano in alcune circostanze tra le culture più lontane ed eterogenee; questo porta
tra l’altro ad un ampliamento del discorso nella direzione degli studi post-coloniali.
Partecipano infatti più attivamente al dibattito studiosi non occidentali che introducono le
problematiche dei cultural studies.
Le teorie più recenti tendono appunto ad analizzare le conseguenze che la cultura post-
coloniale necessariamente determina all’interno del processo traduttivo: fenomeni di
ibridazione e nuovi rapporti culturali (ad esempio culture europee ‘trapiantate’ e sistemi
indigeni con un impulso sempre crescente di recupero di una identità propria). I più recenti
studi di traduttologia poggiano proprio sulla consapevolezza della mancanza di una ‘purezza’
culturale assoluta e dell’inevitabile intreccio tra sistemi culturali diversi
Globalizzazione = processo economico con precise conseguenze per il ruolo sociale della
traduzione influenzeranno l’organizzazione politica dei Translation Studies
Lingua Franca (English as a Lingua Franca) uso dell’inglese come comune mezzo di
comunicazione per chi è di un’altra madrelingua. ELF è anche definito funzionalmente per il
suo uso nella comunicazione interculturale più che formalmente per il suo riferimento alle
norme dei madrelingua usata per secoli fenomeno insolito per le aree in cui è utilizzata
(sia funzionalmente che geograficamente)
Inglese come Lingua straniera (English as a Foreign Language) mira all’incontro con le
regole dei madrelingua e dà rilievo ai loro aspetti culturali
LINGUA FRANCA:
Uso della 3° persona singolare “zero” (non si mette la “s” alla terza persona singolare)
Variazione nell’uso degli articoli (preferenze per non mettere l’articolo) es. “Our
countries have signed agreement about this”
domande a fine frase invariate (e uso di altre forme universali) es. “you’re very busy
today, isn’t it?”
Trattare “who” e “which” come pronomi relativi interscambiabili es. “in the picture
who…” o “a person which…”
Variazione dello schema dell’uso delle preposizioni es. “We have to study about”
Preferenza per il bare e/o full infinitive (infinito con o senza “to”) sull’uso del gerundio
es. “I look forward to see you tomorrow”
Estensione dei campi di collocazione delle parole con una generalità semantica alta
es. “take an operation”
Aumento dell’esplicitazione es. “how long time” invece di “how long”
C’è molto di sbagliato con quel modello usato per ridurre la globalizzazione ad
un’omogeneità culturale (McDonalds, Coca Cola, …) globalizzazione = processo a cui
bisogna resistere
Globalizzazione = promuove sia la lingua franca sia la richiesta di traduzioni non capire
questo paradosso = non afferrare il concetto di globalizzazione
Com’è possibile che il numero di traduzioni possa aumentare quando allo stesso tempo l’uso
dell’inglese trionfa e molte lingue sono obbligate a stare nell’ombra? DIVERSITY
PARADOX
Come può esattamente la globalizzazione portare sia ad una lingua franca internazionale sia
ad un aumento del mercato delle traduzioni?
La risposta a queste domanda deve trovarsi nelle differenze tra le categorie economiche dei
prodotti e la distribuzione.
Gli effetti della globalizzazione sulla produzione possono essere visti come creazione di centri
di specializzazione internazionale
Per altri economisti, il vino di Porto è prodotto in Portogallo perché è lì che lo fanno per il
minimo dispendio di lavoro. D'altra parte, la programmazione dei computer tende ad essere
fatta in varietà di inglese perché è la lingua più adatta al compito, non importa dove avviene la
produzione attuale ...
Solo quell modello revisionato può esprimere veramente la prolungata vitalità della traduzione.
Solo quell modello può vedere le lingue con un ruolo nella produzione e un altro nella
distribuzione: la lingua franca gioca il suo ruolo globale come fattore di produzione, mentre la
traduzione gioca il suo ruolo di mercato come strumento della distribuzione. Da questo punto
di vista, la traduzione in più lingue di produzione dovrebbe essere fondamentalmente diversa,
in generale, dalla traduzione da quelle lingue.
Inglese internazionale opererebbe come il latino internazionale nel period medieval, facilitando
numerosi scambi e democratizzando potenzialmente la produzione di sapere. Se vuoi fare
scienze, impair l’inglese, così come tutti gli alunni una volta dovevano imparare il latino.
Questa non è necessariamente una brutta cosa. E ovviamente non è un fenomeno totalmente
nuovo. All’interno di queste sfere di produzione, la traduzione tende a ricoprire un ruolo
marginale.
Nelle industrie = mercato nelle lingue locali = concetto regnante = localizzazione (traduzione +
adattamento culturale)