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Epica = narrazione poetica delle gesta di un popolo, dei suoi eroi e delle sue divinità, dove si

intrecciano l’elemento storico, mitico e fiabesco.


Epica deriva dal greco epos (ἔπος), che significa parola ma anche canto, e successivamente
produzione poetica. L’esordio è antico e inizialmente si tramandava sicuramente in maniera
orale.
Tutte le grandi civiltà del passato hanno la propria epica e attraverso essa tramandarono
valori fondamentali della propria cultura e in cui ciascuno può riconoscere l’origine della
propria identità.
Nell’epica vengono fissati modelli di comportamento, regole e rituali: gli eroi e le grandi
imprese sono ideali a cui aspirare, mentre le presenze soprannaturali sono gli ostacoli da
superare o le divinità a cui rivolgersi con fiducia. Pertanto, i testi epici hanno un valore
celebrativo ma anche educativo.
Trasmissione: orale da cantori che memorizzavano il testo e lo tramandavano alle
popolazioni successive: gli aèdi. Si accompagnavano i loro racconti con strumenti a corde e
si esibivano mentre recitavano cantando nei banchetti o presso le corti inizialmente, per poi
spostarsi nelle piazze davanti a un pubblico ampio.
Poi i canti epici vennero uniti e messi insieme dai rapsòdi (dal greco cucire): si passa così dal
canto alla recitazione e, mettendo insieme i vari racconti cantati, scrissero dei brevi poemi.
I poemi classici sono tre: Iliade e Odissea, attribuite ad Omero (greco), e l’Eneide, attribuita
a Virgilio (latino). I poemi presentano caratteristiche comuni, anche se composti a distanza
di tempo:
- Sono in versi: esametri
- Stile elevato e solenne
- Iniziano con un proemio: una parte introduttiva che si divide in protasi (dove si
annuncia l’argomento) e l’invocazione alla Musa, la divinità alla quale il poeta chiede
ispirazione;
- Le vicende narrate ruotano attorno alla figura di un eroe eccezionale;
- Sono presenti le divinità
- Ricorrono scene tipiche: duello, banchetto, rito funebre, vestizione delle armi, giochi
funebri in onore del guerriero morto.
Omero fu il primo e i suoi poemi sono diventati i modelli dell’epica per gli autori successivi
di questo stesso genere.
Ha uno stile formulare: usa nella narrazione espressioni fisse (di aiuto per la memorizzazione
del testo da parte deli aèdi e dei rapsodi), che possono essere:
o Epiteti: attributi o apposizioni che indicano le qualità di una persona
o Patronimici: attributi che alludono agli antenati dell’eroe
o Formule fisse più ampie che possono occupare un verso intero
Questi elementi ci sono anche nell’Eneide che però è nata in forma scritta: perché? Per
restare fedele al modello di Omero.
Similitudini: anche queste aiutavano la memorizzazione. Sono figure retoriche che mettono
in relazione due immagini collegate tra loro con avverbi di paragone o locuzioni avverbiali
(come, così come, al modo che…).
Spesso nei poemi omerici appartengono alla sfera della vita quotidiana, soprattutto agricola
e pastorale: in questo modo il contenuto veniva capito anche da chi non era colto o trovava
le espressioni di difficile comprensione.
Nell’Eneide invece le similitudini sono presenti per dare immagini poetiche e che rendono
lo stile raffinato e ricercato.
Noi leggeremo i testi in traduzione: il lavoro del traduttore deve essere quello di mantenere
lo stile originale e trasmetterlo nella propria lingua. Alcuni hanno deciso di tradurre in versi,
altri in prosa.
L’Iliade e l’Odissea sono le prime opere in lingua greca composte per fini artistici; la lingua
prima era uno strumento con scopi pratici (commercio, burocrazia…)
Ma gli antichi Greci consideravano Iliade e Odissea dei testi fondamentali, perché
tramandavano la memoria del loro passato. Allora, di che cosa parlano?
L’Iliade racconta alcune vicende del decimo anno di guerra combattuta a Troia, florida città
sullo stretto dei Dardanelli, assediata e distrutta dagli Achei (o Micenei). Il nome di Troia in
greco era Ilio.
L’Odissea invece narra le avventure di Odisseo (o Ulisse per i latini), eroe acheo che partecipò
alla guerra di Troia e quando la città cadde, dovette affrontare numerose peripezie per
tornare a Itaca, isola di cui era re.
Omero
Non abbiamo notizie certe sulla sua vita, la sua figura è avvolta dal mistero ed è stata
spiegata attraverso varie ipotesi:
1. Omero = ho mé horon ( ὁ μὴ ὁρῶν) = colui che non vede. Sarebbe quindi stato un
cantore cieco che viaggiò per la Grecia cantando le vicende della guerra di Troia (da
lui scritte nell’Iliade) e che ormai vecchio si sarebbe stabilito nell’isola di Chio, dove
avrebbe composto l’Odissea.
2. Non è mai esistito, è una figura mitica
La questione omerica si occupa di cercare risposte alle seguenti domande:
Omero è davvero esistito?
I due poemi sono davvero suoi?
Ipotesi:
- I due poemi sono stati scritti da un solo poeta, sia egli Omero o no
- I due poemi sono stati scritti da due autori diversi
- I due poemi sono stati scritti da più autori (aèdi e rapsòdi) che, in epoche diverse,
hanno messo insieme poemetti, miti e canti di antica origine.

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