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STAZIO

Vita
Stazio così come aveva fatto precedentemente Valerio Flacco si dedica all’epica mitologica. Molte
notizie autobiografiche si raccolgono dalla sua opera “Le silvae”. Nasce a Napoli tra il 40 ed il 50 e
suo padre era un poeta. Stazio successivamente si trasferisce a Roma. Stazio é un letterato di
professione ed utilizza ciò come fonte di guadagno infatti non era di condizione sociale elevata.
Durante la sua vita partecipò a concorsi letterari che si svolgevano in occasione dei ludi. Tornò nella
sua città natale verso il 95 e a Napoli morì, in un anno che non ci è possibile stabilire.
LA TEBAIDE
Stazio scrive un poema epico-mitologico ovvero la Tebaide costituita da 12 libri(stesso numero
dell’Eneide). Costituito da 10.000 versi ed è dedicato a Domiziano. Il tema è la lotta fra i figli di Edipo
ovvero Eteocle e Polinice, che si fanno guerra per il potere. Dopo la morte di Edipo scelgono di
prendere il potere in modo alternato(in anni alternati) ed in questo modo di regnare su Tebe. La sorte
vuole che cominci eteocle che però non vuole più concedere il potere al fratello pertanto entrano in
guerra. Polinice cerca alleati e con essi muove guerra ad Eteocle. Alla fine dell’opera moriranno
entrambi. I primi sei libri sono occupati dall’antefatto e dalla spedizione, la successiva esade invece
narra il terribile conflitto che si conclude con l’uccisione reciproca dei 2 fratelli nel corso di un duello.
La struttura bipartita e la ripresa dei topoi del genere epico richiamano Virgilio. La bipartizione
caratterizza l’Eneide di Virgilio a cui si ispira. Stazio dedica molte scene all’eroina Ipsipile, infatti
queste vicende occupano la parte finale del 4 libro, il 5 libro e la parte iniziale del 6. Il racconto si
risolve in una serie di episodi distaccati, la narrazione procede a sbalzi. I richiami a Virgilio sono
sempre presenti, specialmente per i topoi dell’epos omerico-virgiliano:concili degli dei, interventi di
divinità nelle vicende belliche, profezie, descrizioni di giochi funebri, battaglie presso i fiumi.
Struttura o
poco unitaria ed organica
Nell’epilogo si rifà esplicitamente all’Eneide e si rivolge alla sua creatura (TEBAIDE) augurandole di
sopravvivere.

Come possiamo vedere, già la scelta dell’argomento non ha nulla a che vedere con la celebrazione
della romanità che sta alla base dell’Eneide. Il tema della guerra fratricida fa pensare piuttosto alle
guerre civili, argomento del poema di Lucano. Nel proemio sono presenti allusioni a Lucano. In questo
Proemio troviamo gli elementi tradizionali dell’invocazione alle muse e viene individuato inoltre il tema
fondamentale che è quello della lotta fratricida del regno, dell’odio e della colpa: temi fondamentali
non solo nella Tebaide, ma anche nel Bellum civile di lucano. Possiamo inoltre notare che fra la
Tebaide ed il bellum civile vi sono delle corrispondenze metriche. Come per lucano, anche la Tebaide
individua la propria tematica anni la selvaggia brama di potere, nell’odio feroce, una guerra atroce tra
congiunti. Ne deriva un’intonazione cupa ed un forte gusto per il pathos, già visto nell’opera di lucano.
È un poema senza eroe ed infatti trionfano le forze del male. I due personaggi principali sono
entrambi condannati dal poeta. Eteocle é visto come un tiranno sanguinario, così anche Polinice che
è ossessionato dalla sete di potere. Anche gli altri guerrieri sono quasi tutti preda del furor e non
riescono a far prevalere la loro razionalità e la giustizia. L’eroismo è cercato nell’eccesso e nella
dismisura, come avveniva spesso il lucano. Un esempio è quello fornito dalla morte di capaneo.
L’eroe è gigantesco, valoroso e coraggioso, sfida e minaccia gli dei suscitando il loro sdegno, finché
Giove scaglia contro di lui i suoi fulmini e l’eroe viene abbattuto. Il linguaggio è enfatico e
magniloquente, mira alla grandiosità e al pathos.
LA POESIA EPICA: L’ACHILLEIDE
Nel 95 Stazio inizia la composizione dell’Achilleide che rimase incompiuta per la sua morte. È
anch’esso un poema epico-mitologico. Nel proemio, rivolgendosi a Domiziano (già dedicatario
dell’altra opera), egli si scusa per aver nuovamente scelti un argomento mitologico invece di trattare
di un poema epico storico. Avrebbe dovuto narrare per intero la vita e le imprese di Achille, ma si
interrompe all’inizio del secondo libro, prima della partenza dell’eroe per la guerra di Troia. Viene
narrata quindi solamente la giovinezza dell’eroe: l’espediente escogitato dalla madre Teti per sottrarlo
alla morte nascondendolo in vesti femminili presso il re di Sciro ed il conseguenziale riconoscimento
dell’eroe grazie all’astuzia di Ulisse .Prevalgono toni patetici, idilliaci e sentimentali soprattutto nelle
scene di vita quotidiana tra le fanciulle di sciro. La struttura è caratterizzata da scene ed episodi
distaccati ed inoltre vi sono rapporti con la tradizione letteraria (Omero, Virgilio, Ovidio, Seneca e
lucano).
LA POESIA LIRICA: LE SILVAE
Oltre ai due poemi epici, ci sono pervenuti di Stazio cinque libri di silvae, che raccolgono 32
componimenti, per un totale di 3300 versi.Le silvae sono componimenti di occasione che venivano
commissionati da persone ricche poiché stazio vive della sua professione così come il padre, suo
maestro di grammatica. Troviamo un’impostazione soggettiva. Il metro é l’esametro. Questi
componimenti erano fatti velocemente in soli 2 giorni a volte. Li componeva con celeritas ma al
contempo erano testi assai elaborati. Tra questi troviamo epicedi o carmi consolatori per la morte di
persone o anche di animali (un pappagallo, un leone addomesticato), epitalami, encomi, carmi di
ringraziamento. Vi sono anche delle descrizioni, per esempio viene descritta la statua equestre eretta
nel Foro a Domiziano o per l’inaugurazione della nuova via Domiziana. Ci sono alcuni componimenti
più intimi per esempio un carme consolatorio per la morte del padre dove si ricordava la vita del
defunto. Era un epicedo. Oppure ricordiamo la lettera alla moglie Claudia. Qui troviamo un tono intimo
Questi componimenti ci danno notizie autobiografiche e sono quelli che ci danno il vero Stazio.

L’EPIGRAMMA:MARZIALE
LA VITA
Marco Valerio Marziale nasce a Bilbilis intorno al 40. Le notizie della sua vita si ricavano dalla sua
opera. Si trasferisce poi a Roma, dove visse dedicandosi all’attività politica. Vive qui come cliente
ovvero cercando protezione e sostegno economico di patroni e mecenati. MARZIALE è scrittore di
epigramma, vi era una forma di mecenatismo che ha caratterizzato tutti gli imperatori. Tutti hanno
sostenuto i letterati e da questi sono stati sostenuti. I letterati infatti erano chiamati clienti e marziale
era un cliente. Per il letterato ciò era un fatto di omaggio e ringraziamento. L’epigramma già lo
abbiamo visto con Catullo. L’epigramma aveva assunto un tema intimo, personale e soggettivo.
Gli epigrammi nascono nel mondo greco come iscrizioni funebri. Nel corso dei secoli ha delle
trasformazioni fino ad avere l’epigramma ellenistico caratterizzato ancor di più da temi intimi, privati.
Infatti Catullo si basa sull’epigramma ellenistico .Ha una lunga tradizione l’epigramma prima nel
mondo greco, poi romano. Lui va a Roma gli piace stare qui ma non si arricchì. Fu costretto a
ritornare in Spagna. Alcuni dicono che era povero perciò ha scelto la vita da cliente ma alcuni dicono
che possedeva una casa di campagna.È andato via sotto Nerva che era il nuovo imperatore quindi
non andò via sotto i Flavi. Fu mandato via a causa dei suoi rapporti con i flavi da Nerva. Vedremo poi
la sua nostalgia per Roma negli epigrammata, sua opera maggiore. Muore a Bilbilis tra il 102 ed il 104
LIBER DE SPECTACULIS O LIBER SPECTACTACULORUM
Il liber de spectaculis è un epigramma, sono 30 carmi dedicati ad i giochi che nell’80 inaugurarono
l’anfiteatro Flavio. Vengono narrati questi giochi, giochi del circo che si tenevano nel Colosseo.Vi è un
motivo adulatorio nei confronti di Tito. Vengono colti gli aspetti strani ed inconsueti di alcuni eventi
modificandoli con riferimenti al mito. Ancor meno importanti sono le raccolte degli Xenia e degli
Apophoreta. Entrambe sono collegate collegate alla festa dei Saturnali, durante questa i Romani si
scambiavano i doni. Sono componimenti che accompagnavano i doni. Gli Xenia si riferiscono per lo
più a doni di cibi e bevande.Gli Xenia (deriva dal greco xenion) comprendono 127 epigrammi
costituito da un solo distico. Sono doni di cibi, bevande che l’abilità dell’autore si sforza di presentare
in modo attraente. L’epigramma si conclude con una battuta finale
Gli apoforeta (dal greco apoforetos”da portare via”) erano dei biglietti che accompagnavano i regali
estratti a sorte tra i convitati durante i banchetti dei saturnali che potevano essere coppe, vestiti,
animali, schiavi e potevano essere di diversa qualità.Il liber, gli xenia e gli apoforeta sono opere
minori poiché l’opera maggiore sono gli epigrammata

GLI EPIGRAMMATA
Gli epigrammata sono l’opera matura e più eccellente di Marziale. Sono 12 libri di epigrammi in cui
Marziale affronta il problema dell’epigrammatica in tutta la sua complessità. Questo genere nasce in
Grecia e si era sviluppato particolarmente, ciò permetteva a Mariale di spaziare in varie ambiti.
Possiamo notare inoltre un forte influsso di Catullo, anche lui scrittore di epigramma. Da lui riprende
la vivace aggressività pur rinunciando all’attacco personale, caro a Catullo. Riprende la varietà dei
metri. Marziale infatti non si limita al distico elegiaco ma utilizza anche altri metri ad esempio il
trimetro giambico. Così facendo, l’autore rinnova tale forma poetica. Tipica dell’epigramma è la
battuta finale, spesso inattesa che è un elemento fondamentale poiché riusciamo a trovare in questa
il senso e lo spirito del componimento. Caratterizzano l’opera anche i cataloghi e le movenze
dialogiche. Questi hanno tanti temi ma i più numerosi sono quelli del filone comico realistico. Vediamo
la rappresentazione della realtà in maniera brillante e spiritosa. Vengono descritte le esperienze
quotidiane ai livelli più semplici e bassi(il mangiare, il bere, il sesso, il denaro). Dunque sono presenti
gli aspetti grossolani. Vengono anche derisi abitudini ed usi romani. Il tono é mordace, satirico e
beffardo. Insiste su aspetti brutti, miseri e quindi vediamo la vicinanza con Petronio. Come lui tratta di
un oscenità estrema mentre altre volte in maniera più fine. É aggressivo, mordace verso una
categoria non verso uno solo (esempio categoria dei medici). Lui osserva anche gli adulatori ed i loro
comportamenti , lui è contro i comportamenti degli scocciatori già visto in Orazio, quindi con la satira.
La satira è simile all’epigramma. Vi sono anche componimenti tipici del filone celebrativo dedicati ad
amici, encomiastici dedicati a persone importanti ad esempio patroni e protettori. Abbiamo inoltre il
filone funerario. In quello funerario o anche quello descrittivo rappresenta luoghi ed oggetti.Troviamo
inoltre il filone erotico, per lui l’amore è solo attrazione fisica, solo eccitazione sessuale ma vi è anche
qualche accenno gentile, come per Ovidio. Troviamo, inoltre, epigrammi di riflessione personale in
cui vediamo le aspirazioni del poeta. Questi componimenti rivelano l’aspirazione del poeta ad una vita
semplice .Lui aspira ad una vita semplice, in campagna. Infatti qui Marziale contrappone la vita di
campagna alla grande Roma e quindi mette a confronto 2 realtà, la città e la campagna. Lui avrebbe
voluto una vita come si conduce a bilbilis ma una volta ritornato comunque rimpiange Roma.
Vediamo quindi il tema della metriotes. Un piccolo podere ti mantiene se ti sai limitare. Un grande
podere invece si fa mantenere. La sua aspirazione è di modello oraziano: autarkeia e metriotes.
Non mancano carmi di argomento letterario in cui vediamo spunti di poetica e riflessioni sulla
situazione del letterato.
FORMA E LINGUA DEGLI EPIGRAMMI
Varietà di temi ,varietà di lingua. Il lessico presenta una componente di tipo colloquiale con diminutivi,
termini tecnici, grecismi, vocaboli bassi e scurrili ed addirittura osceni. Anche nella lingua dunque
vediamo questo forte realismo .
POETICA DI MARZIALE
Lui ricercava il vero, lui ha fatto della sua poesia una ricerca del vero. Quindi facendo ciò ha messo
da parte la mitologia, poiché la mitologia è falsa. Non è il vero. È inverosimile. Se io ricerco il vero e
descrivere la realtà devo bandire la mitologia. Io trovo il vero nella quotidianità e nell’essere umano
che diviene oggetto del mio studio. Io studio il comportamento umano in cui si trova tutto: generosità,
avidità.( frase:hominem pagina nostra sapit:la nostra pagina ha il sapore dell’uomo, quarto
epigramma del decimo libro verso 10). Non distacca mai lo sguardo dalla realtà. Dobbiamo però dire
che vi sono vari modi di studiare il vero, pure Persio lo ha studiato. Marziale è più vicino a Petronio
che persio. Persio ha dato più un fine moralistico poiché voleva correggere i comportamenti umani, si
poneva come un professore. Questo non vi è in marziale poiché non ha dato una vena moralistica.
Voleva calare questi mores , questi comportamenti umani in una trattazione spiritosa che potesse
trattenere il lettore. Scopo non moralistico ma umoristico. Marziale adopera anche tratti osceni e
talvolta li giustifica. Li giustifica, non vuole accusare nessuno poiché accusa il vizio e non il vizioso.
Non vi sono attacchi personali, non vi è aggressione verbale a personaggi in vista. Qui vi é la
vicinanza con persio che accusa il vizio e non il vizioso poiché non vuole danneggiare nessuno.
Persio vuole correggere il vizio invece Marziale ci vuole intrattenere. Il vero marziale ricerca il vero
non solo nei comportamenti ma anche nel linguaggio e quindi vediamo la vicinanza con Petronio. Lui
vuole parlare chiaro anche a costo di usare termini volgari ed osceni. Come è stato vero nella
trattazione dell’argomento, così nella lingua pur rischiando di cadere nella volgarità.

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