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TEOCRITO

Vita la sua fama è legata alle opere bucoliche (era il modello di Virgilio), anche se non ha scritto solo
queste. Della vita si sa poco e le poche notizie attendibili ci vengono dalle sue opere (quelle dei grammatici
infatti sono inattendibili). Oggi si accetta che sia nato a Siracusa, poiché nel componimento “il ciclope” dice
di essere conterraneo di Polifemo. In un altro, la Conocchia, parla di una conocchia d’argento che
costituisce un dono per la moglie di Nicia. Teocrito qui di dice di provenire dalla sua stessa città, cioè
Siracusa. Si pensa sia nato intorno al 310 a.C. verso il 275 doveva essere ancora in Sicilia poiché in
quell’anno dedica un carme a Ierone Tiranno di Siracusa, dove lo prega di ottenere protezione e si lamenta
di non essere apprezzato nella poesia, chiedendo di entrare nella corte. Ierone però non glielo concede,
tanto che qualche anno dopo Teocrito va ad Alessandria d’Egitto. Tra il 275 e 273 probabilmente soggiornò
a Kos e questo avrebbe fatto sì che alcuni grammatici pensassero fosse nato lì. Ad Alessandria entra in
contatto con gli intellettuali e frequenta i personaggi colti del tempo. C’era al tempo una discussione
letteraria tra Callimaco e Apollonio Rodio. Lui si schiera dalla parte di Callimaco. Ad Alessandria si avvicina
alla famiglia regnante, tanto che ha lasciato componimenti encomiastici per Tolomeo II Filadelfo, di cui
esalta la generosità. Sappiamo che morì nel 260 a. C. circa.
Opere Delle opere che ci sono rimaste ci sono pervenute in un unico corpus teocriteo in cui ci sono
anche opere di Mosco e Bione, poeti bucolici minori. Questo perché Teocrito non curò l’edizione dei suoi
carmi, ma ci pensò un grammatico, Artemidoro, che raccolse componimenti anche di autori ignoti. Quelli di
Teocrito differiscono per la tipologia e per il metro usato. Teocrito infatti usa l’esametro e il dialetto dorico
e a volte quello ionico ed eolico. I carmi di Teocrito sono numerati con numeri romani: venne infatti fatta
una scelta sulla base di queste caratteristiche.
Il corpus è formato da 30 idilli, di cui 10 bucolici (= Virgilio), 3 mimi cittadini, alcuni epilli, poesie
encomiastiche e di occasione come la Conocchia, e poi un epitalamio, che ha come argomento le nozze di
Elena e Menelao. C’è anche un carme figurato, la siringa (zampogna).
Ci sono poi rimasti 22 epigrammi nell’antologia palatina, diversi per metro ed argomento, per cui si pensa
che non tutti siano i suoi.
L’idillio Teocrito questa parola non la usa mai. usa la parola “piccolo carme”, ma solo una volta. Idillio
viene dal latino e significa “bozzetto” “breve scena” e fa riferimento alla brevità del componimento e alla
varietà di contenuto. Plinio il giovane in una lettera parla di carmi brevi ed inserisce anche un idillio. Si usa
questo termine perché si ritrova negli scoli, ricerche di studiosi di Teocrito e fa riferimento a brevitas e
varietas. Col tempo ha assunto il significato di un componimento campestre e tranquillo.
Caratteristiche dei 10 carmi bucolici i protagonisti sono pastori distinti nella professione (pecorai, porcari
ecc.), ma sono sempre umili e semplici, che vivono in un mondo idealizzato, per cui passano il tempo
cantando l’amore. Fanno gare poetiche e sono dediti all’amore. La natura è idealizzata ed ha tutte le
caratteristiche del locus amenus. C’è l’albero che fa ombra, i pastori gareggiano e c’è un arbitro. È una
dimensione che ricorda l’età dell’oro (la natura produce da sola). È la natura che dà loro serenità, che è
turbata dall’amore non corrisposto ed infelice. Nella poesia pastorale di Virgilio è la storia che si
contrappone alla serenità della natura, mentre in Teocrito la storia contemporanea è assente. L’amore è
sempre non corrisposto (a volte si scopre anche che la donna l’ha tradito). Teocrito tratta di questi
argomenti con ironia e ciò gli permette di non abbandonarsi alla lagna. I temi principali sono la natura e
l’amore.
Il paesaggio Teocrito è mediterraneo e predilige descrivere il paesaggio nel meriggio, quando il sole
illumina il paesaggio. Virgilio descrive paesaggi meno luminosi, prediligendo il tramonto. Questa
tranquillità è turbata da un amore infelice. Un altro elemento importante è il canto. Si danno indicazioni di
poetica ecc.
La poesia ha tre valori fondamentali
- Allevia le pene d’amore non corrisposto. “non c’è altro rimedio contro l’amore […] più che le Pieredi
(muse della poesia)”
- Dare l’immortalità, soprattutto se il poeta canta le imprese di uomini valenti
- Trasmettere il vero (cit. di un carme dove un pastore cede il suo bastone perché l’avversario è
“forgiato dalla verità”).
Viene fuori il senso di estraniamento: è come se il lettore si estraniasse dal mondo presente. C’è un
allontanamento dal mondo idealizzato.
Per dimostrare ciò c’è un carme in cui un pastore elogia una ragazza, Bombica, che però è brutta, ma per il
poeta è bellissima. Inserisce poi esempi proverbiali (fa riferimento anche a Creso) per fare le lodi di questa
fanciulla, mettendo in campo un repertorio di cose abbassate: scomoda le dee, fa esempi quotidiani,
riprende il mito, ma ne abbassa il livello.
I MIMI URBANI dei mimi urbani (2,14-15 idillio) l’ambientazione è cittadina. Si fanno muovere dei
personaggi, le donne sono viste nella loro quotidianità.
In uno, le Siracusane, si racconta la vicenda di Gorgo e Prassinoe che vanno alla festa di Adone. Mentre si
spostano queste due donne parlano di argomenti quotidiani, come dei mariti, e si mischiano alla gente che
sta andando alla festa. Arrivano poi nel palazzo di Tolomeo e qui cominciano a commentare l’eleganza del
palazzo, gli arazzi e poi se ne tornano a casa. Queste due donne vengono anche analizzate
psicologicamente: Gorgo è più riflessiva e introversa, mentre Prassinoe è più infantile. C’è tutta la vivacità
del mimo e soprattutto si prende la donna in esame.
In un altro si parte da una donna abbandonata dall’uomo e per riconquistarlo ricorre alla magia. Questi
sono Riti sia di magia bianca sia nera, cioè invoca fattucchiere per punire l’amato. la serva appare sulla
scena come comparsa, ma serve per dare l’immagine del mimo. La prima parte è la realizzazione di queste
pozioni, con un ritornello che faccia ritornare l’amante. c’è una seconda parte in cui la protagonista parla di
questo amore per Delfi, che ha vissuto l’amore come semplice avventura. c’è un ritornello che si ripete
Nel 14 ci sono due amici che si raccontano le pene d’amore: uno dei due a scoperto che la sua donna l’ha
tradito punto per dimenticare l’amore vorrebbe abbandonare tutto e poi è un encomio a Tolomeo.
Realismo teocriteo I mimi cittadini sono una testimonianza importantissima perché danno uno spaccato
della vita di una donna e ci dà notizie di alcuni riti e del fatto che le feste si svolgevano nella reggia dei
Tolomei con la descrizione del posto. Qualcuno ha voluto parlare di realismo teocriteo, anche se non è
adatto perché la sua poesia rappresenta un mondo idealizzato. Usa anche l’esametro, che non era il metro
per riprodurre il palato (trimetro giambico), e che era il verso dell’epica, piegandolo però al parlato.
Il mito viene ripreso in modo innovativo e predilige gli aspetti più rari, in cui il personaggio mitologico ha
a che fare con personaggi più semplici. Del mito si predilige rappresentare l’infanzia. Il personaggio del
mito che predilige è Eracle, che veniva considerato il capostipite dei Tolomei, per cui viene analizzato più
volte.
Nel 24 si analizza un Eracle bambino che nella culla uccide 2 serpenti mandati da Era per uccidere lui ed il
fratellino Ificle. Teocrito parla con ironia, concentrandosi su Alcmena, esterrefatta da Eracle con i serpenti
in mano. Alcmena va poi da Tiresia indovino che le dice di purificare la casa poiché dopo le 12 fatiche, verrà
divinizzato.
Nel 13 Non si parla di Ercole guerriero, ma di un eroe innamorato del giovane Ila. Eracle sta partecipando
alla spedizione degli argonauti e nella nave c’è anche questo giovane bellissimo, Ila. Quest’ultimo si
allontana dalla nave durante una sosta e viene rapito dalle ninfe. Eracle abbandona la spedizione per
cercare Ila e solo dopo aver realizzato il suo fallimento riprende la spedizione.
Parla anche di Elena e Polifemo. Di Elena parla nell’epitalamio in maniera insolita: è una ragazza qualunque
che è felice di sposarsi con l’uomo che ama. Lei non è colpevole della guerra, poiché è la divinità ad averla
voluta.
GLI IDILLI BUCOLICI il primo idillio è di Tirsi: ci sono un pecoraio o un capraio che si fanno complimenti a
vicenda per il canto. Il capraio chiede a Tirsi di cantare i tormenti amorosi di dafni, con in cambio una capra
o una Coppa istoriata, che viene descritta ampiamente. Il sesto insieme all’undicesimo costituisce i due
idilli in cui si parla di Polifemo. Il sesto è un’epistola poetica ad un amico e si parla di una gara tra il pastore
anziano Dameta e il bovaro Dafne. Dafne immagina che sia Galatea a voler sedurre il ciclope, mentre
Dametà risponde come se Polifemo fosse ritroso nei confronti di Galatea.
Idillio 11 Di Polifemo si hanno il 6 e 11 idilli bucolici. L’11 è il più famoso ed è un’epistola a Nicia.
Polifemo è innamorato della bella ninfa Galatea. Cerca di attirarla a sé dicendole che è ricco (abbassa il
discorso). Visto che non riesce a convincerla, c’è una auto esortazione a sé stesso per cercare un’altra
donna meno restia.
Idillio 6 Nell’idillio 6 dedicato ad Arato (forse di Soli) c’è una gara tra due pastori Dameta e Dafni (che è
più giovane ed è un bovaro). Cantano e l’argomento è l’amore di Polifemo per Galatea. Dafni immagina che
Galatea cerchi di sedurre Polifemo e Dameta immagina la risposta fingendosi un Polifemo che è ritroso nei
confronti di Galatea.
Il 7, le Telisie sono feste annuali in onore di Demetra. Si distingue dagli altri componimenti perché ha una
collocazione precisa, l’isola di Kos. L’Idillio è importante perché ci sono riferimenti alla concezione artistica
che è la stessa di Callimaco. C’è un io narrante che è il pastore poeta Simichida che viene identificato col
poeta. Sulla strada per queste feste si trova Filete (guarda libro). Decidono di fare entrambi una gara
poetica tra di loro. sono entrambi cantori e decidono di cantare per godere della bravura l’uno dell’altro.
Fa riferimento a due poeti, Sicelida di Samo e Filete di Kos, citato anche da Callimaco nel proemio degli
aitia.
La polemica contro Aristotele Tirsi Che si ritiene un bravo poeta, in confronto a questo personaggio si
ritiene una rana. Licida fa un gesto simbolico che costituisce un’investitura poetica gli dona un bastone. Qui
ci sono degli spunti filo e anti aristotelici. si fa polemica contro chi vuole fare una poesia esagerata e un
poema lungo. E’ contrario agli epigoni del poema omerico e fa una polemica contro chi vuole imitare
Omero, che è stato un grande poeta a suo tempo. si mettono in discussione i suoi imitatori. l’Investitura
poetica è per un poeta che ha come tema della poesia il vero: è una polemica contro Aristotele che diceva
che il poeta doveva imitare la realtà, mentre per Teocrito bisogna scrivere il vero. la poesia ha per Teocrito
la funzione di rasserenare, alleviare i tormenti di un animo il cui amore non è corrisposto. La poesia deve
dare tranquillità. Tutte queste caratteristiche costituiscono un manifesto di poetica.
11 l’undicesima epistola poetica si immagina di rivolgersi a Nicia. Vuole dare una dimostrazione a Nincia,
amante del bello, di come va a finire chi ama troppo il bello. c’è un’interpretazione nuova di Polifemo, che
è consapevole della sua bruttezza e quindi non appetibile per galatea. dice alla ninfa di essere ricco, ma
non convince Galatea. Si conclude con un’auto esortazione per trovare un’altra donna punto e interpretato
in modo distante da Omero è giovane e ripugnante cosa che viene trattata come ironica. Vuole creare un
contrasto tra i suoi sentimenti delicati per galatea e l’aspetto rozzo. Ci sono tantissime allusioni al modello
omerico: Polifemo rifiutato da galatea chiama in aiuto la madre, come Achille con teti. Il ciclope chiama la
madre ma la rimprovera in modo quotidiano di non essere abbastanza attenta a questa sua situazione. è
un po' come un bambino viziato. I sentimenti leggeri stridono con questa rozzezza.
EPILLI guarda pag. 305

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