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TRISTANO E ISOTTA NELLE LETTERATURE FRANCESE E ITALIANA – Fabrizio Cigni

1.2.3 LE FOLIES TRISTAN: FOLIE OXFORD E FOLIE BERNE

Le due Follie, così chiamate dalle biblioteche che le conservano, hanno uno schema identico su cui si
sviluppa un unico motivo: il ritorno dell’eroe a corte sotto false sembianze che si rifà ad un modello
metaforico classico e mitologico, esempio quello di Ulisse. Sono due racconti brevi probabilmente
del 12esimo secolo ma non sono ascrivibili né al genere di romanzo né al genere del lai (canto). Nelle
follie Tristano mascherato da lebbroso passa dall’essere il Tristano-amante della leggenda al
Tristano-narratore in quanto arrivato a corte racconta a re Marco tutta la storia d’amore con Isotta
(senza farsi riconoscere da lui) ma utilizzando vari spunti per permettere a Isotta di riconoscerlo.

Il testo della Folie di Oxford è tramandato dal monoscritto Oxford, Bodleian Library, Douce d.6 (lo
stesso che tramanda il frammento Douce di Thomas), mentre la Folie di Berne è conservata solo nel
manoscritto Berne, Burgerbibiothek, un codice membranaceo copiato forse in area borgognona nel
14esimo secolo principalmente da due copisti.

Nella Folie di Oxford Tristano è nella piccola Bretagna e vuole partire per rivedere Isotta. Va in
Inghilterra travestito da folle e a Marco si presenta come Tantris e in cambio della sorella chiede a
Marco di dargli Isotta. Isotta lo riconosce ed è sconvolta. Lei se ne va e raggiunge Brangania anche lei
incredula. Tristano ancora mascherato racconta tutti gli episodi vissuti a Isotta che si convince
sempre più. Lui si toglie il trucco e i vestiti e si rivela.

Gli episodi narrati da Tristano alla corte hanno subito delle variazioni dovute dal mutarsi della
tradizione e dal procedimento di mis en abime (la "mise en abyme" (mis on abim) indica un
particolare tipo di "storia nella storia", un espediente narratologico in cui la storia raccontata (livello
basso) può essere usata per riassumere o racchiudere alcuni aspetti della storia che la incornicia
(livello alto). Alcuni elementi alludono al romanzo di Thomas (la scelta di tingersi il volto con l’erba) e
altri al Roman de Brut di Wace. Vi è poi un’influenza anche dei miti celtici (il castello di Marco che
sparisce due volte l’anno).

Anche nella Folie di Berna Tristano vuole rivedere l’amata, si traveste da folle e presentandosi come
Picout si presenta al cospetto di Marco, al quale racconta di essere figlio di una balena (anche nella
folie di Oxfrd) e chiede di avere Isotta in cambio della sorella. Dopo il racconto di Tristano la tensione
si fa tesa e Marco va a caccia. Tristano raggiunge Isotta le racconta tutti gli episodi passati insieme,
lei sviene, si baciano e giacciono insieme.

Le due folies sono sicuramente imparentate perciò una delle due deve aver tenuto presente l’altra.
L'episodio del cane Husdent che riconosce Tristano è determinante per entrambe le Folie ed è
raccontato in modo uguale. Non si sa quale sia stata scritta prima ma pare sia quella di Oxford per
una gunele che indossava Tristano per il suo travestimento, che in Berne non c’è.

Berne si avvicina maggiormente alla versione di Beroul. Oxford risente invece della letteratura
cortese tipica di Thomas ma ha struttura differente per quanto riguarda le tappe, il comportamento
dei personaggi, le motivazioni delle loro parole e gesti.

1.2.4 Marie de France, Lai du Chèvrefeuille

È il penultimo dei lais di mdf che parla di Tristano e Isotta che riporta un episodio della vicenda non
attestato altrove. I lais sono stati pubblicati nel 1165. Questo lai è tramandato solo da due dei 5
manoscritti che tramandano tutti i lais. Il lai parla di Marco che ha cacciato il nipote Tristano in
Cornovaglia. Tristano viene informato che ci sarà una riunione con i baroni a Tintagel e ci sarà la
regina. Egli parte e si apposta lungo la strada travestito e con un ramo di nocciolo con inciso il suo
nome e un messaggio per farsi riconoscere dalla regina. I due riescono a incontrarsi, lei lo rassicura e
lui torna in Cornovalia. Marco lo richiama a corte. Da questo episodio Tristano ne ricava un lai detto
del Caprifoglio. (il nocciolo si avvolge sul caprifoglio)

Secondo il prologo dei lais, questi si ispirano ai canti dei bretoni che narrano avventure amorose.
Marie dice di raccontare la vera storia del lai del caprifolgio perché lei conoscerebbe bene la storia.
Marie parla di Tristano e la regina, non nomina mai Isotta e presenta Tristano come di origine
gallese. La versione di Marie risente dell’etica dell’amor cortese di Thomas per via della metafora
vegetale e la scelta del lai come componimento.

1.2.5 Donnei des Amants, Continuation Perceval, Roman de la Poire.

Donnei des Amants: è un poema anonimo scritto in Inghilterra verso il 12esimo secolo e forse
incompleto. L'opera si presenta come un dialogo tra due innamorati sorpresi dal poeta. Nella
conversazione si alternano piccole storie esemplari e riflessioni sull’amore. Tra questi versi compare
anche l’episodio di Tristano

Il motivo della dona che scappa dal letto coniugale è ripreso nel laid di Merie de France, mentre
Tristano folle è presente nelle Folies e in Eilhart. In nessun testo è presente però il riferimento alla
minestra gettata su Tristano. Inedito è anche il canto dell’usignolo che si aggiunge alle doti di
Tristano per farsi raggiungere da Isotta. L'episodio contiene anche il motivo dell’opposizione cuore-
corpo presente ne monologo di Isotta prima di lasciare il letto di Marco.
Continuation Perceval di Gerbert de Montreuil è una variazione del tema del ritrovamento di
Tristano presso la regina sotto mentite spoglie.

Della leggenda l’autore ricorda gli episodi maggiori come la vittoria sul Moroldo e sul drago ecc... la
descrizione dei menestrelli deriva da Wace.

Roman de la Poire è un poema allegorico scritto da un certo Tibaut intorno al 1259. Ha una struttura
complessa con l’inserimento di ritornelli. Racconta di un innamorato che è il narratore che morde
una pera datagli da una dama di cui lui era innamorato e l’aveva morsa precedentemente.

1.2.6 I Tristani perduti

- Chretien de Troyes: è tra i più noti autori di cui si è persa l’opera del Tristano. Si conosce perché
viene da lui stessa citata nel Cliges mentre fa un elenco delle sue opere, inoltre riporta più volte nel
Cliges alcuni riferimento al triangolo tristanianao, al filtro e all’amore di Isotta.

- La Chevre è nominato in due diversi testi nelle Branche e nel Roman de Renart e anche in un
prologo di un miracolo mariano.

- Breri ricordato da Thomas che nel suo Tristano allude ad auna versione di Breri.

1.2.7 Altre testimonianze

Altre testimonianze della leggenda risalgono ai trovatori della metà del 12esimo secolo che alludono
a chiare lettere alla leggenda, come Bernart de Ventadorn e Rimbaut. La leggenda era poi nota
anche ai poeti provenzali e francesi. Tra i romanzieri francesi un’importante testimonianza deriva da
Jean Renart che fa riferimento alla storia di Tristano e descrive una coppa aurea su cui è raffigurato
un ciclo completo delle scene principali del romanzo.
1.3 Il Tristan in prosa

Il genere del romanzo arturiano si afferma in Francia durante il 13esimo secolo questo tipo di
romanzo aveva la capacità di rielaborare e razionalizzare i miti offerti dalla materia bretone e ciò
permise il recupero anche della leggenda di Tristano. Il Tristano in prosa ha la particolarità di
collocare la vicenda degli amanti in un ambiente arturiano e galliano ovvero nel regno di Logres nei
tempi della ricerca del santo Graaal, il tutto senza alterare gli elementi tipici della storia e il loro
ordine. La costruzione del romanzo si basò sul modello di due cicli in prosa: il Lancelot en prose e il
Lancelot-Graal che insieme formano la vulgata arturiana (tradizione popolare arturiana). La
leggenda di Tristano viene qui concepita come una storia parallela alle vicende di re artù e dei suoi
cavalieri. La prosa ebbe un gran successo e una grande divulgazione, in Italia, Inghilterra,
Medioriente ecc... la narrazione è alternata da momenti di forte emotività a cui seguono momenti di
pausa composti da lais incentrati sul tema amoroso che sono eseguiti dagli stessi personaggi.
Un'importante base per conoscere il Tristan in prosa è l’analisi condotta da Loseth sui codici del
romanzo conservati a Parigi, Roma, Firenze e Londra. Oltre al romanzo in prosa si aggiungono altri
due romanzi che sono in appendice allo studio di Loseth: la compilazione di Rustichello e il Roman de
Palamedes. Tra tutti i manoscritti possiamo individuare 4 redazioni principali del romanzo: la prima è
breve e la più antica. Rappresenta il manoscritto 756-757 ed è incentrata sulla figura di Tristano.
Pare sia stata scritta da Luce, un cavaliere che narra le storie di Tristano. La seconda redazione è
rappresentata dal manoscritto 335-336 di Parigi e da quello 2542 di Vienna. Si dice sia stata la più
conosciuta tra i francesi del 13esimo/14esimo secolo. È caratterizzata da molte interpolazioni in
particolare riguardo alla ricerca del Graal e perciò si definisce lunga. È attribuita a Helie de Boron.
Queste due versioni vengono fatte risalire al 1240 e fanno pensare a una primitiva versione
dell’opera, oggi perduta, del 1230-35.

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