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Opere molto importanti in Francia sono le “chanson de geste” ossia testi che raccontano le
vicende di Carlo Magno e dei suoi paladini o delle grandi dinastie feudali della Francia. La più
antica ed anche la più nota chanson de gest è la chanson de Roland scritta all'incirca tra la fine
dell'anno 1000 a ridosso della prima crociata è tramandata dal manoscritto di Oxford.
La narrazione si sviluppa in quattro episodi: inizialmente ci viene presentato Carlo Magno che
convoca i suoi paladini più fedeli per decidere circa la proposta di pace effettuata da Marsilio, re
dei Saraceni. In questo dibattito Orlando consiglia Carlo Magno di rifiutare la proposta di pace
ricordando i precedenti eventi mentre Gano, patrigno di Orlando, consiglia Carlo Magno di
accettare la proposta. A seguito di ciò Carlo Magno decide di inviare un’ambasceria a Marsilio ed
Orlando propone che sia proprio Gano ad effettuare tale compito che accetta nonostante sia
consapevole dei rischi che incorre ma al contempo decide di vendicarsi nei confronti di Orlando.
Quindi stringe un patto con Marsilio e proprio ciò porterà alla disfatta della retroguardia francese a
Roncisvalle e poi alla vendetta di Carlo Magno che condannerà a morte Gano per il suo
tradimento.
In generale l'episodio della disfatta richiama un evento realmente accaduto ovvero la disfatta
effettuata però da parte dei baschi e non dei saraceni quindi Marsilio, il tradimento di Gano e la
lotta tra cristiani e musulmani è pura invenzione.
Difatti la chanson de gest rappresenta pienamente la mentalità del suo tempo ossia il periodo in
cui gli arabi hanno conquistato dei domini nel mediterraneo che i cristiani cercano di riconquistare
e al contempo Papa urbano II ha dato avvio alla guerra per liberare Gerusalemme degli Infedeli,
difatti chanson de Roland riporta la lotta tra cristiani, che vengono considerati come giusti, e i
musulmani considerati come e infedeli che hanno torto, inoltre, secondo alcuni critici il confronto
tra Gano e Orlando rispecchia proprio la situazione politica della Francia dell'epoca in cui vi erano
contrapposti: alti ufficiali del re desiderosi di nuove conquiste e grandi feudatari invece ostili all’
instabilità che portava alla guerra e più autonomi rispetto al potere centrale tutto ciò evidenzia
come la chanson de geste sia proprio figlia del suo tempo.
Per quanto riguarda invece la struttura dell’opera: la coesione narrativa è garantita da
collegamenti a distanza mentre l’intera struttura dell'opera si basa su parallelismi di scene affini o
speculari. Le lasse utilizzate sono “similari” che hanno il compito di richiamare alla memoria
quanto già detto, è composto da 290 strofe, difatti, è una delle chanson de geste più brevi
esistenti.
2. il secondo è quello di Guglielmo d'Orange, conte di Tolosa, cugino di Carlo, che narra le
vicende successe dopo la morte di Carlo Magno o mentre Carlo Magno è molto anziano e
di come a causa della debolezza del suo successore, Ludovico il Pio, spetti proprio ai vassalli
più fedeli di Carlo Magno di difendere i possedimenti della corona.
3. mentre il terzo ciclo è detto dei “vassalli ribelli”, questo ciclo rispecchia più fedelmente il
contrasto tra monarchia e feudalità. Infatti, tutte le opere di questo ciclo sono ascrivibili al
12º secolo periodo in cui si rafforza la monarchia con Luigi VII mentre si indebolisce il ceto
feudale.
Opera molto nota di queste terzo ciclo è “Gormund et Isembart” trasmessa in modo anonimo da
un solo codice duecentesco. Quest’opera narra le vicende di Isembart che ribellatosi al re di
Francia giura fedeltà al re saraceno, Gourmund, ma durante la lotta tra cristiani e musulmani
uccide il padre senza saperlo. Quindi abbiamo il classico tema della lotta tra cristiani e musulmani,
tuttavia originale è la conversione del protagonista alla fede pagana.
ROMANZO CORTESE: (Il romanzo si oppone alla "materia di Francia" in quanto presenta una
materia "vana e piacevole", come racconto di avventure in genere inventate, al contrario della
Canzone di Gesta che ha sempre - o meglio pretende di avere - fondamento storico)
A seguito dello sviluppo della letteratura epica, si diffonde il romanzo cortese che si divide in due
grandi filoni la materia di Roma ( sono scritti da chierici che traducono in volgare, commentano e
adattano le opere greche e latine) e la materia di Bretagna , in generale in questi romanzi cortesi
abbiamo tematiche amorose unite ad una sottile analisi psicologica dei personaggi ed i modelli
sono gli autori latini classici come ad esempio le Metamorfosi di Ovidio.
Tra i romanzi antichi, ossia di materia di Roma, rientra il “ROMANZO DI TEBE” giunto in forma
anonima da tre redazioni: la più lunga è composta da 15.000 versi, la più piccola circa 10.000 versi
e poi abbiamo una terza edizione di circa 12.000 versi che considerata la più prossima all'originale
ed è tramandata da un solo manoscritto databile ad inizio 400. In quest'opera viene ripresa la
Tabaide di Stazio per raccontare la storia della città di Tebe, l'incesto che riguarda Edipo e la
guerra fratricida tra Eteocle e Polinice; particolarmente importante è il prologo in cui lo scrittore
afferma l'importanza di recuperare le conoscenze antiche distaccandosi quindi dai modelli
popolari.
Poi abbiamo “Il romanzo di Enea” che riprende l’Eneide di Virgilio e il romanzo di Troia che
racconta la storia della città di Troia.
Ma in generale il più importante è il romanzo di Alexandre che parla della vita e delle imprese di
Alessandro Magno, materia che sarà trattata da molti scrittori tra cui i più importanti sono: Alberic
de Pisancon di cui ci sono giunti soltanto 105 versi e Alexandre de Paris che ha unito e rielaborato
quattro relazioni diverse e parziali del racconto. Nel Romanzo di Alexandre ci viene narrato il
cammino di formazione di Alessandro Magno che raggiunge la gloria terrena, acquisendo poi,
nuove conoscenze fino a sperimentare i limiti umani, limiti che rientrano nell’ortodossia cristiana,
ovvero la smisurata curiosità dell'uomo quindi e la sua convinzione di poter controllare tutto si
infrange di fronte al volere di Dio. Dopo quest’opera si diffonderà il verso detto, appunto,
“alessandrino” (verso composto da due emistichi si sette sillabe).
ROMANZO DI TRISTANO ED ISOTTA:
Tre romanzi più noti rientra anche il ROMANZO DI TRISTANO ED ISOTTA che narra la storia di
Tristano, figlio della sorella del re di Cornovaglia, Marco, che lo cresce come un figlio. Al momento
delle sue nozze re Marco incarica proprio il nipote, Tristano, a portare la sua futura moglie, Isotta
principessa irlandese, a Cornovaglia. Tuttavia durante il tragitto l'ancella di Isotta serve per sbaglio
la pozione che avrebbe dovuto garantire l'assoluta indissolubilità del matrimonio tra Marco e
Isotta a Tristano e Isotta legandoli così per sempre in un amore che li porterà alla morte in quanto
Tristano verrà colpito da una freccia avvelenata di cui soltanto Isotta conosce il rimedio ma viene
ingannato dalla sua compagna che gli comunica che Isotta non ha intenzione di salvarlo così lui
muore e nel momento in cui arriva la sua amata, straziata dal dolore muore anche lei tra le sue
braccia.
Questa storia ci viene narrata da molte opere tra le più antiche abbiamo il “romanzo di tristano”
del dello scrittore anglo normanno Thomas e il “romanzo di tristano” dello scrittore normanno
Béroul. Tra le due opere vi sono delle differenze, infatti nell’opera di Thomas il filtro d'amore è
permanente e a livello contenutistico vi sono delle sottili analisi della psicologiche dei personaggi e
dei loro sentimenti, in particolare l'amore viene presentato come una fonte che crea angoscia e
malessere sia a livello esteriore che interiore ed i personaggi cercano di affrontare questo dolore
che crea problemi sia a livello personale che civile senza però riuscirci in quanto appunto il
risultato di un evento soprannaturale. Mentre in Béroul il filtro d'amore dura soltanto tre anni,
quindi poi Tristano ed Isotta devono affrontare il ritorno alla “normalità” ed in più l'amore viene
considerato come un fattore che crea problemi a livello regale, quindi vengono analizzate e
maggiormente le dinamiche della società.
MATERIA BRETONE:
Il primo scrittore a trattare la materia bretone è stato il chierico Goffredo di Monmouth che tra il
1135 1137 scrivendo l'opera in latino “Historia Regum Britannie”, un'opera che avrà un grand
successo e verrà poi, tradotta e rielaborata in volgare da Wace che ha il merito di aver introdotto
nell'ambito della letteratura volgare la materia bretone e quindi aver introdotto luoghi incantati e
nuovi personaggi come: maghi, fate e lo stesso re artù e i cavalieri della tavola rotonda che creano
un nuovo codice etico basato sulla cortesia in quanto il re ed i suoi cavalieri più fidati hanno pari
poteri ed inoltre inserisce anche l'interazione tra amore e cavalleria.
Ma il vero maestro del romanzo arturiano è Chretien de Troyes il più grande scrittore medievale
prima di Dante. Sappiamo ben poco della sua vita, le informazioni che possediamo infatti, sono ciò
che lui ha scritto nei prologhi dei suoi romanzi, ma in generale l'attività di C. T è collocabile
all'incirca tra il 1160 e 1180, ed almeno per la sua fase centrale si svolge nella Corte Troyes
impegnata in primo piano, grazie alla contessa Maria de Champagne, nipote di Eleonora
d’Aquitania, alla promozione della nascente letteratura cortese. I romanzi più noti di chretien de
troyes che parlano del re Artù e dei suoi cavalieri sono Eric et Enide, Cliges, “Ivano o il Cavaliere del
leone” e “Lancillotto o il Cavaliere della carretta”.
ERECT ET ENIDE
L'opera di Erec ed Enide parla delle avventure di Erec, un cavaliere della tavola rotonda, che si
innamora di Enide ed a seguito delle nozze dimentica i suoi doveri di cavaliere, per questa ragione
viene fortemente criticato dai suoi compagni. Così, decide di affrontare 8 valorose imprese per
riaffermare la sua virtù tra cui sconfiggere il potente Cavaliere Mabograin, imprigionato in un
giardino fatato dopo aver giurato fedeltà alla sua dama. Dopo il superamento di tutte le 8 prove
consacra definitivamente il suo valore, quindi in questa opera possiamo scorgere una struttura
tripartita: abbiamo una situazione di equilibrio iniziale che viene destabilizzata da alcuni fattori di
crisi che inducono i protagonisti all'avventura per recuperare la situazione di equilibrio iniziale;
questi fattori di crisi che dal punto di vista narrativo sono il motore dell'avventura mentre dal
punto di vista morale inducono i protagonisti ad un perfezionamento che consacra le loro virtù.
Inoltre, possiamo scorgere anche un'analogia tra l'episodio della prigione d'amore di Mabograin e
l'isolamento di Eric dopo il matrimonio, in quanto entrambi sono travolti dall'amore irrazionale
che li allontana dei loro doveri, amore che però infine viene sconfitto dall’amore nobile dimostrato
dalla vittoria di Eric su Maboagrain.
CLIGéS:
Altra opera scritta da Chretien de Troyes è “CLIGES” in cui il protagonista è appunto Cliges, erede
al trono imperiale di Costantinopoli in quanto figlio di Alessandro un cavaliere di re Artù. Tuttavia a
seguito della falsa morte di Alessandro il fratello Alis usurpa il trono e al contempo chiede la mano
alla bellissima figlia dell'imperatore tedesco, Fenice, senza sapere che in realtà la donna ha giurato
amore a Cliges quindi dopo il matrimonio, Fenice è dibattuta tra i doveri di moglie e ciò che
desidera il proprio cuore, ma grazie ad una pozione fa credere al marito di aver passato ogni notte
con lui ed una successiva porzione aiuterà i giovani amanti a realizzare il loro sogno d'amore
mentre Alis morirà per la rabbia di essere stato raggirato. Così, Cliges potrà tornare in patria ed
essere legittimamente nominato imperatore di Costantinopoli.
Questa storia è molto simile alla storia di Tristano e Isotta difatti, l'opera è stata definita dai critici
come un neo tristano o un anti-tristano ma vi sono delle importanti differenze tra le due opere:
Fenice si concede soltanto l'uomo che ama e a differenza di tristano e isotta Fenice e cliché
riusciranno a coronare il loro sogno d'amore. Questo evidenzia come C. T oppone ad un amore
adultero che è appunto l'amore di Tristano e Isotta la sacralità del matrimonio.
Un'altra opera scritta da Chretien de Troyes è “Lancillotto o il Cavaliere della carretta”, opera che si
presume sia stata commissionata da Maria di champagne. In questo romanzo Chretien introduce
un nuovo personaggio Lancillotto figlio di leggende autonome che lo descrivono come il difensore
di Ginevra tuttavia però nell’ opera di Chretien de Troyes Lancillotto oltre ad essere il difensore di
Ginevra, moglie di Re Artù, è anche il suo amante quindi in quest'opera Chretien de Troyes parla di
un amore adultero diverso rispetto alla sacralità del matrimonio evidenziata nelle altre opere
come ad esempio Cliges o Ivano e il Cavaliere del Leone. Tuttavia, in realtà in quest’opera è
proprio l'amore puro che esige che l'onore venga svilito per dimostrare la superiorità del
sentimento assoluto, in questo caso per amore puro si intende proprio l'amore della fin amor
ovvero amore e dedizione totale alla donna amata.
Inoltre, a differenza delle altre opere qui il Cavaliere non deve superare degli ostacoli per poter
affermare il proprio valore o riconquistare la donna amata, ma effettua una vera e propria “quete”
cioè una ricerca volontaria per raggiungere l’oggetto del desiderio, in questo caso la donna amata,
per il cui amore Lancillotto dovrà rinunciare alle armi.
Inoltre rispetto alle altre opere scritte da Chretien, Lancillotto è un anti-eroe in quanto combatte
esclusivamente per un fine privato che lo allontana dal servizio di corte però dal punto di vista del
codice amoroso egli si trasforma da cavaliere desiderante a perfetto amante.
ROMAN DE RENART:
Sempre alla fine del 12º secolo di carattere satirico, con l'obiettivo di divertire, si diffonde l'opera
“ROMAN DE RENART” caratterizzato da diversi episodi, spesso indipendenti fra loro in cui, il
protagonista è Renart una volpe che simboleggia l'ingannatore universale, altri personaggi sono ad
esempio l'asino che rappresenta il clero, il re rappresentato dal leone, quindi in generale in
quest’opera la società feudale è rappresentata da animali, una chiara fonte dell'opera è la
letteratura misogina medievale, in quanto da Eva la prima peccatrice sarebbero nate le bestie
selvatiche.
ROMAN DE LA ROSE:
Il capolavoro del filone allegorico è “ROMAN DE LA ROSE” in realtà, si tratta di un opera scritta da
due autori diversi Guglielmo de la rose che avrebbe scritto i primi 4mila ottosillabi e Jean Chopinel
de Meun, che avrebbe scritto gli altri 18.000 versi. Tuttavia, sono pochissimi i manoscritti che
riportano soltanto la prima parte, infatti, secondo alcuni studiosi Guglielmo de Loris sarebbe
soltanto un alter ego di Jean che sarebbe quindi l'unico vero scrittore dell'opera. L'argomento
principale del roman della rosa è la difficile conquista della rosa che simboleggia la donna amata.
Nella prima parte ci viene narrato il sogno del narratore, in cui cerca di cogliere la rosa ma l'unico
modo per farlo è attraverso il regno di Amore, popolato da personificazione come ad esempio: il
piacere, il dolore, l'invidia e la ragione. In questa prima parte riesce a cogliere il bacio della rosa ma
viene poi ostacolato da invidia che imprigiona la sua aiutante Bella accoglienza tuttavia nella
seconda parte riesce a cogliere la rosa grazie all’aiuto di Venere.
Quest’opera riprende molto la dottrina cortese infatti vi è la personificazione di Amore
rappresentato con arco e freccia che innesta nel cuore della sua vittima una passione che non
potrà più estinguere e al contempo vi è la ripresa del linguaggio vassallatico ad esempio amore
chiama la sua vittima come Vassallo mentre la vittima chiama amore Sire e per potersi guadagnare
la sua protezione deve seguire date regole ovvero le regole del perfetto amante.
Nonostante il Roman De la Rosa sia un'unica opera sono molte le differenze tra la prima e la
seconda parte infatti nella seconda parte vi è la ripresa di autori classici latini come Boezio, padri
della chiesa, autori arabi tradotti in latino, trovieri, quindi nella seconda parte sono presenti molte
disgressioni soprattutto di carattere polemico attraverso cui il poeta critica i vizi della società un
bersaglio privilegiato sono ad esempio le donne a cui recrimina la presunta dissolutezza.
A livello di significazione possiamo scorgere diversi livelli il primo livello è quello della “fable” in cui
ci viene raccontato il sogno nel suo sviluppo narrativo, il secondo è quello della metafora erotica e
del coronamento del servizio d'amore secondo i canoni dell'etica cortese, mentre il terzo quello
più profondo indica come sia la conoscenza a condurre a Dio e quindi alla vera felicità.
LA PROSA:
Prima del Duecento non abbiamo testimonianza di testi in prosa tranne testi di dominio pratico-
utilitario quindi documenti, atti notarili, volgarizzamenti delle Sacre scritture ed alcuni testi
storiografici come ad esempio i testi scritti da Robert de Clari e Geoffrey de Villehardouin.
Robert de Clari fu un cavaliere piccardo che partecipò ad importanti eventi della Crociata narrati
nell’opera “Storia di coloro che conquistarono Costantinopoli” in cui oltre all’evento bellico
effettua delle digressioni parlando di eventi a cui non partecipò in prima persona.
Mentre G. de V. nasce nel 1150 e partecipa alle 4 Crociata evento narrato nell’opera in prosa
intitolata “La conquista di Costantinopoli” in cui usa l’epa a fini encomiastici quindi le personalità
più in vista sono protagoniste di episodi esemplari di prodezza e virtù.
Mentre tra il 1215-1230 vengono scritti testi in prosa legati a temi religiosi in particolare trattano
le storie del Graal, le cui vicende riguardano la salvezza dell’intera umanità, quindi hanno una
portata universale. Questo corpus verra detto “Ciclo della Vulgata” e contiene 5 opere: “La storia
del Graal”, Merlino, Lancillotto, “La ricerca del Graal” e la “Morte di Re Artù”. La fonte delle prime
due opere sono i testi attribuiti a Robert de Borno, invece “Lancillotto” è una sorta di
volgarizzazione del Lancillotto di Chretien de Troye e la fonte “La ricerca del Graal” è “Historia
Regmun Britannie” di Goffredo di Monmouth. Nonostante l’eterogeneità delle fonti la coesione
del corpus è garantita da richiami interni e parallelismi per esempio la forza distruttiva e
peccaminosa dell’amore sarà la causa che impedirà a Lancillotto di essere prescelto per la
conquista del Graal e infine sarà la causa della distruzione dell’universo arturiano, inoltre viene
molto utilizzata la tecnica dell’entrelacement, quindi vi sono raccontate contemporaneamente più
storie.
Per quanto riguarda l’autore la tradizione attribuisce la paternità a Gautir Map, ipotesi smentita in
quanto Gautier era un funzionario di Enrico II Plantageneto che risulta essere morto nel 1210 e gli
studiosi attribuiscono l’opera ad un rappresentante del clero che ha saputo unire sensibilità
spirituale e cortese.
Altri testi in prosa sono il “Roman de Trsitan” in cui la storia si narra la storia di Tristano ed Isotta
intrecciandola con la materia arturiana in quanto Tristano diviene un cavaliere della Tavola
Rotonda e il “Guiron le Cortois” scritto tra il 1235-40 in cui i protagonisti sono i progenitori dei
camponi della Tavola Rotonda. Proprio questi ultimi due testi, data la loro linearità rispetto alla
Vulgata, diverranno dei modelli delle opere più tarde francesi e italiane.
Partendo dall’analisi dei testi trobadorici, lo studioso tedesco Erich Kohler formula la tesi secondo
cui il codice della fin amor sarebbe stato inventato dalla piccola nobiltà, per cui le tensioni tra
grande nobiltà, detentrice di terre e potere, e piccola nobiltà senza feudo sarebbero state
superate dall’invenzione di un codice etico e di comportamento che privilegia la nobiltà d’animo
ovvero un codice ideale che sublima e trasfigura la condizione di sudditanza e di servizio,
facendola diventare il perno di un sistema di valori in cui la sottomissione è una scelta
consapevole, finalizzata a dimostrare la propria virtù e a diventare materia di canzoni, poesia e
letteratura.
In particolare, per dimostrare la sua ipotesi lo studioso tedesco effettua un’analisi della canzone di
Bernart de Ventadorn intitolata “Can vei la lauzeta mover”. Secondo Kohler nella prima stanza vi è
l’ispirazione dell’io lirico ad una condizione sociale superiore che renda felici, nella 4 stanza
parlerebbe, sotto l’invettiva misogina del poeta rifiutato, della condizione di frustrazione della
piccola nobiltà a seguito del rifiuto delle loro richieste da parte dell’aristocrazia, nella 5 stanza
individua la causa di ciò nell’eccessiva distanza sociale tra le due classi e nella mancata ricompensa
della fedeltà del servizio vassallatico ed infine nella tornada, secondo lo studioso, Bernart si rilega
tra i cavalieri poveri di cui si fa portavoce. [appunto: in questa canso can vei.. Bernart infine a
causa del rifiuto della donna rende nota la sua volontà di volerla abbandonare]
Un altro genere tratto dai trovatori occitani è il SIRVENTESE di taglio moralistico, didattico e
satirico.
Un trovatore che trattò molto questo genere è Piere Cardenal. Nei suoi sirvetesi Cardenal attacca
soprattutto l’ipocrisia e la corruzione degli ecclesiastici.
Altro importante trovatore che trattò questo genere è Bertran de Born che scrisse sirventesi
guerreschi, ispirati ad eventi storici da lui vissuti in prima persona come il conflitto per alcuni
possedimenti tra Enrico II d’Inghilterra ed Eleonora d’Aquitania, Onoltre questo trovatore viene
anche menzionato da Dante nella Divina Commedia che lo colloca nella bolgia infernale tra i
disseminatori di discordia per aver istigato Enrico III contro suo padre Enrico II.
GUIRAUT RIQUIER nato all’incirca nel 1230 è considerato l’ultimo trovatore. Egli tentò l’inedita
strada del canzoniere riordinando le sue liriche secondo criteri cronologici e tematici. Questa
raccolta viene tramandata da due manoscritti e ricopre un periodo che va dal 1254-1292, il nucleo
tematico più importante è quello che ruota intorno alla figura di “Bella Gioia” che indica la donna
terrena amata dal trovatore e la “Donna Celeste” dopo la morte della prima.
Tra le liriche scritte da Guiraut abbiamo anche il ciclo delle 6 pastorelle. La prima segue i tratti
tipici del genere della pastorella quindi abbiamo un cavaliere che corteggia una pastora, in un
ambiente bucolico, ma viene rifiutato. Tuttavia, dal punto di vista strutturale Guiraut utilizza le
COBALAS TENSONADAS, ossia la voce degli interlocutori non si alterna all’alternarsi della strofa ma
la domanda e la risposta avvengono nella stessa strofa.
Le successive 5 pastorelle raccontano l’incontro tra il poeta e la pastorella fino all’ultimo datato
1282 che avviene in una taverna quando la pastorella è ormai una vedova con sette figli ed un
nuovo ricco spasimante mentre il poeta rivolge le sue attenzioni alla figlia della pastora ma viene
rifiutato in quanto già sposata. La scelta di collocare l’ultima pastorella in una taverna indica un
distaccamento rispetto all’ambito cortese ed anche ciò di cui discutono i due amanti mancato
ovvero matrimonio combinato e figli, mette in luce valori materialistici, quindi l’esito finale della
fin amor viene spostato in un realismo borghese.
Bisogna sottolineare che con Guiraut siamo nel periodo di decadenza della letteratura occitana
iniziato a partire dal 1209 con la Crociata contro gli Albigesi, promossa da Papa Innocenzo III per
estinguere l’eresia catara della Sud della Francia e al contempo appoggiata dalla corona francese
per eliminare le corti indipendenti del Sud, ovvero il centro della letteratura trobadorica. A seguito
di ciò i trovatori emigrano, evento che viene definito “DIASPORA OCCITANA”, verso Spagna e
Italia.
Infine, nel 1539con l’editto di Villers-Cotterets la lingua ufficiale della Francia diventerà il francese
mentre l’occitano entrerà a far parte dei patois, cioè dei dialetti.
L’ECCEZIONE NARRATIVA:
La letteratura occitana non è solo produzione lirica ad esempio abbiamo molte produzioni
agiografiche come l’opera “Sancta Fides” che racconta il martirio della santa Agen perseguitata
sotto Diocleziano, un poema epico RONSASVALS che parla del classico scontro tra Cristiani e
Musulmani, aggiungendo però un elemento nuovo ovvero l’incesto di cui si è macchiato Carlo
Magno da cui poi è nato Roland quindi non il nipote ma bensì il figlio di Carlo Magno.
Abbiamo anche un noto romanzo “FLAMENCA” che parla della storia di Flamenca, una donna
bellissima, che il marito per gelosia e paura di essere tradito fa rinchiudere. Tuttavia, riesce ad
avvicinarsi alla donna Guillem, un cavaliere, che travestito da chierico riesce ad entrare nella
prigione di Flamenca dove i due si dichiareranno amore ed avverrà il tradimento.
Nel romanzo sono ripresi molti elementi della canso trobadorica: il servizio d’amore dell’amante,
midons che ricompensa la fedeltà del suo spasimante concedendogli sé stessa, ma al contempo
questi elementi sono contaminati da una sottile ironia ad esempio il primo incontro tra Flamenca e
Guillem, incontro in cui si scambiano le rispettive dichiarazioni d’amore, avviene in un bagno.
Inoltre, all’interno della lirica trobadorica si genera il corpus della VIDAS che raccontano la vita del
trovatore, spesso prive di fondamento storiche e costruite in base a racconti o ciò che il trovatore
stesso scrive nelle sue liriche e le RAZON, ovvero spiegazioni della genesi e del contenuto di alcune
poesie.
Molto fantasiosa è ad esempio la vida dei Giullem de Cabestaing, poeta-amante che verrà
scoperto dal marito della donna che lo farà uccidere servendo il suo cuore alla moglie infedele,
provocandone poi, il tragico suicidio.
Questa vicenda sarà ripresa anche da Boccaccio nel Decameron.
Un altro genere è quello degli “insegnamenti” poemetti di didattica cortese o mondana.
LA LETTERATURA GALEGO-PORTOGHESE
All’incirca nel Millecento si sviluppa nelle corti signorili della Penisola Iberica una tradizione
poetica in volgare che riprende la lirica dei trovatori occitani, quindi riprende le tematiche
dell’amor cortese ma con tratti originali, questa lirica viene chiamata GALEGO-PORTOGHESE in
quanto la lingua utilizzata è la GALEGA.
Due elementi originali di questa lirica è l’uniformità linguistica e lo sviluppo di tre generi:
-cantiga d’amore ossia la canzone d’amore
-cantiga d’amigo : canzone di donna
-cantiga de escarnho o de maldicer canzone satírica
Il primo trovatore gallego-portoghese a noi noto è Johan Soarez, originario del Portogallo, che
scrisse una cantiga di argomento politico databile 1196-1200 in cui parla delle invasioni del Re di
Navarra nei territori castigliani ed aragonesi. In questa cantiga Soarez riprende molto i sirventesi
occitani in particolare quelli di Bertran de Born.
L’ultimo trovatore invece è identificato in don Predo de Pertugal, conte de Barcelos, morto nel
1354 che formulò un importante canzoniere di cui oggi ci sono rimaste soltanto due apografi
composti a Roma all’incirca nel 1525 su indicazione dell’umanista Angelo Colocci.
Un altro canzoniere che ci tramanda alcune cantigas d’amore è il “CANZONIERE DELL’AJUDA”
mentre le altre testimonianze sono molto frammentarie come ad esempio la “PERGAMENA
SHARRER” contenente sette cantigas d’amor di Don Denis (re Dionigi).
In totale il corpus di liriche galego-portoghesi che ci è giunto supera le 1600 unità, conosciamo il
nome di 150 scrittori di diversa provenienza: portoghesi, aragonesi, castigliani.. e di diversa
astrazione sociale: sovrani, giullari, borghesi e chierici.
LA CANTIGA D’AMOR:
La cantiga d’amor corrisponde alla canso provenzale o alla chanson francese, difatti ritroviamo il
monologo di un io lirico che loda la bellezza e la virtù della donna amata, una donna di alto rango,
di cui egli è un fedele servitore e seguendo il modello delle liriche trobadoriche chiama con
l’appellativo “mia senhor”, mentre la sofferenza d’amore viene definita COITA dal latino classico
“Cogere” che indica frustrazione amorosa al limiti dell’ossessione e dell’oppressione, quindi il
termine è usato come sinonimo di angoscia, sofferenza, tormento ed una delle possibili causa di
questa sofferenza è il dover “celar”, mantenere segreta, la passione amorosa.
Nonostante queste riprese dalla lirica occitana ritroviamo anche delle differenze:
-nella lirica galego-portoghese i poeti non usano l’esordio stagionale, ma già la prima strofa si apre
con il tema che verrà trattato nelle strofe successive.
-in genere sono molto più brevi e concise, generalmente una canzone è composta da 3 stanze più
un eventuale congedo definito FIINDA.
-anche le rime sono piuttosto semplici:
.la stanza può essere costituita da 4 versi con rima alternata o incrociata con un ritornello di due
versi a rima baciata;
.oppure da 2 versi a rima baciata più un ritornello
. da 7 versi con rima alternata o incrociata con una sirma in rima baciata, chiama CANTIGA DE
MEESTRIA.
In generale i poeti galego-portoghesi rispettano la struttura e i temi della cantiga d’amore, quindi
risulta difficile individuare delle caratteristiche che differenziano un autore da un altro, ed anche
se alcuni hanno provato a svincolarsi del tema della “morte per amore” o dell’ingratitudine della
donna amata che risultano essere però sperimentazioni episodiche che non alterano la struttura
del genere, le cui peculiarità sono ribadite in due canzoni di Don Denis titolate: “Quer’eu en
maniera de proencal” e “Proencaes soen mui bem trobar” in cui contrappone la lirica profana
galego-portoghese a quella provenzale considerata meno sincera.
Nella prima Don Denis afferma di voler poetare nella “maniera” dei provenzali, considerati dei
maestri nella lode della donna, mentre nella seconda li critica per l’uso dell’esordio stagionale (in
quanto cantano, si rallegrano soltanto in primavera e poi non hanno motivi di poetare).
LA CANTIGA D’AMIGO:
Un altro genere di canzone sviluppata nella Penisola Iberica è la cantiga d’amigo, (il nome deriva
dall’appellativo dato all’amato da parte dell’io lirico) ossia canzoni in cui l’io lirico è una donna,
anche se gli scrittori rimangono uomini, che generalmente canta il suo dolore per la lontananza
dell’amato, infatti, la forma più ricorrente è il monologo anche se vi sono canzoni in cui ritroviamo
due o più interlocutori.
Ci sono pervenute quasi 500 cantiga d’amigo. Questi componimenti riprendono le tradizioni
popolari e il più antico corpus di lirica romanza giunto sino a noi ossia le “KHARAGIAT”
mozarabiche: brevi poesie inserite alla fine di un componimento scritto in arabo o ebraico.
Questo genere è molto più semplice e dirette della cantiga d’amor, ritroviamo molte immagini
naturalistiche che si caricano di valenza simbolica o metaforica, per esempio il mare diviene
l’interlocutore privilegiato degli scrittori di cantiga d’amigo, mentre a livello strutturale ricorrono a
procedimenti parallelistici ad esempio abbiamo la “leixa-pern” ossia coppia di strofe parallele,
generalmente di due versi quasi identici.
GENERI MINORI:
Abbiamo poi alcuni generi minori come:
-la TENZONE ossia un componimento dialogato affine per tema e stile alla satira letteraria;
-il PRANTO: componimento funebre che esprime il cordoglio per la scomparsa di un importante
personaggio, ci sono pervenuti cinque PRANTOS, 4 dei quali scritti da Pero da Ponte;
-PASTORELLE, componimenti che riprendono per tema e stile il genere oitanico o occitano, quindi
ritroviamo una pastorella, arguta e maliziosa, che viene corteggiata da un cavaliere ed infine
accetta o meno le sue avance.
LA PROSA RELIGIOSA:
Importante figura nell’ambito galelo-portoghese è Alfonso X, detto il Sabio, re di Castiglia e Leone
dal 1852 al 1284, mecenate e protettore di poeti ed eruditi. Egli stesso scrisse circa 40
componimenti tra cui le “Cantigas de Santa Maria”, 420 componimenti di metro e lunghezza varia
che si fondono in un organismo unitario, difatti, si è potuto parlare di una sorta di “canzoniere”, in
cui si loda non più la donna terrena me bensì quella celeste.
Difatti in questi componimenti si riprendono le immagini e il lessico della lirica cortese trasportate
però in ambito religioso quindi il trovatore offre il suo servizio di fedeltà non alla donna terreste
ma a quella celeste, insuperabile in quanto ultraterrena.
Questa cantiga era destinata ad essere canata in pubblico e nei codici è accompagnata spesso
dalla notazione musicale a dispetto di altre opere di tema religioso come i “Miracles de Nostre
Dame” di Gautier de Coinci.
La prosa: per quanto riguarda la prosa l’opera più importante è il “LIVRO DE LINHAGENS” una
raccolta di genealogie scritta da Pedro de Portugal e le traduzioni dei romanzi francesi del ciclo
bretone.
LA LETTERATURA CASTIGLIANA
Gli unici tre poemi epici castigliani che ci siano stati materialmente conservati sono: Roncesvalles,
Cid, Mocedades de Rodrigo.
Il primo appartiene all’epopea carolingio-rolandiana quindi parla di Carlo Magno e dei suoi
paladini inserendo però elementi orginali rispetto alla Chanson de Roland, ripresi da altre fonti
letterarie ed orali. Nonostante quest’opera la letteratura castigliana è una letteratura autoctona
ovvero si ispira a vicende storiche locali come il “CANTAR DEL MIO CID”, scritto all’incirca nel 1140
rielaborando materiale eterogeno prevalentemente orale. Il protagonista del componimento è
Rodrigo Diaz de Vivar conquistatore di Valencia nel 1904, morto nel 1099. L’opera è divisa in 3
cantares per un totale di 3700 versi, in cui si possono notare le peculiarità formali della scrittura
epica castigliana come: lasse e versi di lunghezza variabile, semplicità espressiva, amore per la
famiglia, rispetto e lealtà nei confronti dell’autorità regale. Caratteristiche che sono riprese
nell’opera che parla della giovinezza del Cis: MOCEDADES DE RODRIGO.
Il Cantar del Mio Cid si apre con l’esilio di Rodrigo Diaz de Vivar punito ingiustamente dal re
Alfonso VI in quanto accusato ingiustamente di aver sottratto delle tasse dall’erario del re, quindi è
costretto ad abbandonare la moglie Jimena e le figlie Elvia e Sol. Deciso a riconquistare la fiducia
del re supera valorose imprese ed infine conquista Valencia. A seguito di ciò viene riammesso a
corte e su richiesta di Alfonso VI, Elvira e Sol sposano gli infanti di Cárrion che si riveleranno essere
dei vili, interessanti soltanto alla dote e che arriveranno a picchiare e abbandonare le mogli,
disonorato il Cid ottiene la sua vendetta a duello mentre le figli infine sposeranno il Re di Navarra e
di Aragona.
La parte più propriamente epica è la prima in cui abbiamo l’eroe disperato ed errante, mentre per
quanto riguarda la struttura si alternano situazioni negativi e situazioni positive infatti il Cid si eleva
da membro della piccola nobiltà a Signore di Valencia e da padre disonorato a suocero di Re.
L’opera si chiude con il nome del presunto scrittore “Pietro abate” ma la sua identità rimane
misteriosa, difatti non possiamo sapere se sia realmente lo scrittore o il nome del copista
dell’esemplare da cui deriva l’unico testimone del poema giunto sino a noi e databile al pieno ‘300.
Le MOCEDADES DE RODRIGO parla della gioventù del Cid, durante la quale uccide Gómez de
Gormaz colpevole di aver arrecato un danno ingiusto a suo padre inoltre cattura i figli maschi e
Jimena, la sorella, per salvarli si offre in sposa a Rodrigo che colpito dalla fedeltà della donna,
decide di non consumare il matrimonio senza aver prima vinto 5 valore imprese che lo porteranno
in Francia, arrivando fino a Parigi per sfidare i dodici pari, tuttavia la nascita del figlio del re di
Castiglia impone una tregua di 12 anni e qui si interrompe l’unico manoscritto che ci tramanda
l’opera attribuita ad un chierico di Palencia che l’avrebbe redatta tra il 1350-1360.
LA PROSA. 4.3
La prosa castigliana del XIII secolo è influenzata dalla traduzione di testi arabi di carattere:
scientifico, filosofico e didattico. Il centro di queste traduzioni dall’arabo al latino era la città di
Toledo poi, nel secolo successivo (XIII) queste opere vengono tradotte anche in castigliano.
Un importante figura per la prosa castigliana è Alfonso X, Re di Castiglia, detto il Sabio che scrisse e
commissionò moltissime opere trasmesse, in buona parte, da manoscritti di eccellente fattura.
Queste opere trattano i temi più vari, abbiamo:
-testi scientifici,
-giuridici come il “FUERO JZGO” corpus di leggi emanate da Fernando III emanate per la città di
Cordova nel 1241 tradotte dal latino al volgare e “LAS SIETA PARTIDAS”: il primo corpus unificato
delle leggi spagnole,
-opere di carattere storico come “ESTORIA DE ESPANA” e “Grande e General Estoria”. Della prima
Alfonso X scrisse e revisionò soltanto i primi 565 capitoli che ricoprono un periodo storico che va
dalle origini al regno di Fernando III mentre gli altri capitoli furono scritti dopo la sua morte ed è
un’opera in cui confluiscono eventi storici realmente accaduti e tradizioni leggendarie; mentre la
seconda era un ambizioso progetto ovvero la storia dalla creazione alla contemporaneità, per
questa ragione riprende moltissime fonti tra cui i cantares de geste.
In seguito dopo il periodo alfonsiniano, durante il ‘300 verranno tradotte le opere francesi di
materia troiana e arturiana. Si discosta da questa tendenza il “LIBRO DEL CAVALLERO ZIFAR” che
mescola diverse tradizioni: sermoni, vita dei santi, romanzi cavallereschi ecc... Il protagonista è
Zifar, un cavaliere di sangue reale costretto però dalla sfortuna a vivere in povertà con la moglie ed
i figli, fin quando non decide di partire alla ricerca di un futuro migliore e diviene protettore del re
Marton, ne sposa la figlia ed ottiene così il trono. Alla morte della consorte si riunisce con i propri
cari e fa del primogenito l’erede al trono, mentre il secondogenito Raboán decide di affrontare una
serie di avventure che metteranno in risalto le sue virtù cavalleresche e cortesi rendendolo degno
di essere proclamato imperatore. Le fonti riprese per la creazione dell’opera sono diverse:
letteratura indiana, materia arturiana e letteratura didattica e dottrinale.
IL CONTE LUCANOR:
Nel XIV secolo una figura importante per quanto riguarda la prosa castigliana è DON JUAN
MANUEL, nipote di Alfonso X, partecipò attivamente alla vita politica e amministrativa castigliana
del primo 300 ed è il primo prosatore in cui si può scorgere un’autocoscienza artistica di stampo
preumanistico. Scrisse molte opere, soprattutto di carattere didattico e pedagogico-morale come:
trattati sulla cavalleria, sull’amicizia, sulla formazione di giovani nobili, ma il suo capolavoro è il
CONTE LUCANOR. Opere divisa in 3 parti:
-libro de los exiemplos costitutito da 51 apologhi;
-libro de los proverbios organizzati dal più facile al più difficile;
-Tratado de doctria, 3 capitoli che parlano della fede, dell’uomo, del rapporto con il mondo.
La cornice dell’opera è il dialogo tra il discepolo ossia il Conte Lucanor che pone delle domande al
maestro, Petronio, che risponde con argomenti desunti da storie esemplari.
(Viene scelto l’exemplum in quanto veicola un insegnamento morale).
I ROMANCES:
La lirica castigliana si sviluppa relativamente tardi, dopo il declino della poesia galego-portoghese
da cui si differenza per alcuni tratti originali: il tema trattato è quasi esclusivamente quello
amoroso, l’io lirico è una voce femminile e l’uso di forme metriche popolari.
Tratti che richiamano il più antico corpus di lirica in lingua romanza le “kharagiat”, brevi strofe in
cui l’io lirico è una donna, scritte tra l’XI e l’XII secolo da poeti arabo-andalusi che le inserivano
come conclusione delle loro poesie scritte in arabo o ebraico, ciò sottolinea una tradizione lirica
iberica autoctona da cui poi nascono le cantigas d’amigo in galego-portoghese e la lirica
castigliana.
Il genere principale della lirica castigliana è il VILLANCIOCO che si apre con una strofa di apertura il
cui tema viene poi amplificato da un testo più lungo detto GLOSA, altro genere molto importante è
il ROMANCE ovvero poemetti narrativi, di estensione variabile, di carattere epico-lirico-narrativo.
Si distinguono due gruppi: il ROMANCERO VIEJO che comprende tutti i romance scritti tra il 400 e il
500 anche se secondo alcuni studiosi come Menendez Pidal i primi romance sarebbero stati scritti
a partire del Duecento e il ROMANCERO NUEVO in cui rientrano i testi scritti da autori più recenti
como: Lope de Vega, Quevedo, Góngora su imitazione dei modelli antichi.
Mentre dal punto di vista tematico abbiamo: romances historicos (tema storico), romances epicos
(basati sul cantar de gesta), novelescos (legati al folkore), liricos (di ispirazione soggettiva e
sentimentale). I romance presentano una struttura fissa scomponibile in 4 parti: marco, ossia
presentazione dei personaggi e del luogo, una situazione inziale che pone un problema o un
conflitto, complicazione che lo sviluppa e risoluzione che lo risolve positivamente o negativamente.
(In seguito, fine XIV secolo, si diffonde in Spagna una lirica colta e cortigiana su influsso della lirica
italiana).
FRANCO-VENETA:
Il prestigio culturale francese in Italia si afferma soprattutto in Emilia, Lombardia e Veneto. Qui
vengono trascritti e adattati da copisti locali moltissime opere di provenienza francese, soprattutto
i romanzi arturiani e le chanson de geste, dando vita ad una lingua ibrida definita “franco-italiano”,
“franco-lombardo” o “franco-veneto”. Questa lingua verrà utilizzata per scrivere autonome
chanson
de geste come: Geste Francor, nome utilizzato per indicare otto poemi uniti dal tema dell’ostilità
della casa di Maganza nei confronti della stirpe reale di Francia, ma con una marcata attenzione
alle vicende familiari dei paladini piuttosto che alle loro imprese. Altra opera, scritta in franco-
veneto, è l’ENTREE D’ESPAGNE che narra le vicende di Carlo Magno e dei suoi paladini nella
Spagna dei Mori, sette anni prima degli eventi narrati dalla Chanson de Roland. Il protagonista
indiscusso è Orlando che compie numerose nobili imprese, tra cui la conquista della città di Noble,
avvenuta però, senza discutere prima con re Carlo, per questa ragione incorre nell’ira del re e
decide di partire solitario all’avventura. Fingendosi un pagano giunge in Persia, dove si batte a
duello per difendere la figlia del Soldano, ottiene così la sua riconoscenza e lo convince a
conquistare la città di Gerusalemme e a convertirsi, informazione però che può essere ipotizzata
grazie a fonti indirette in quanto il testo è qui mutilato. Infine Orlando ritorna in Spagna dove
viene accolto tra feste e onori.