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IL RACCONTO

LA NARRATIO BREVIS La lirica distinta dalla narrativa, all'interno di quest'ultima produzione le canzoni di gesta hanno una tradizione propria, cos come indipendente la trasmissione dei romanzi cortesi, mentre troviamo riuniti insieme componimenti brevi di ogni sorta: exempla e fabliaux, lais e legendae, fables e dits, ecc. Vi sono vere antologie manoscritte come il narratif bref: il profano confina col religioso, il serio col comico, il morale con l'osceno, la poesia con la prosa, ecc. Tutto sulla base del comun denominatore: la brevitas. Tutti i testi sono accomunati dalla stessa tipologia retorica della narratio brevis. La brevitas un elemento funzionale a formalizzare il testo: in senso storico, in quanto detta le regole compositive, e in senso tassonomico, in quanto consente di riconoscere e catalogare i testi cos ottenuti. Il testo narrativo pu costruirsi secondo tre modalit fondamentali variamente connesse fra di loro. 1) La narratio aperta mira al massimo di comprensibilit riguardo a ci che si racconta, annuncia un fatto reale. Importante l'ordo naturalis, lo sviluppo temporale dei fatti. Lo scopo quello di docere facendo un uso limitato dell'ornatus. 2) La narratio probabilis aspira all'ottenimento della persuasione, vuole convincere il pubblico del fatto narrato, che pu essere reale o fittizio. Lo scopo quello di movere, di giocare sul lato emotivo dell'udienza, creando la persuasione per mezzo dell'ornatus. 3) La narratio brevis si oppone alla narratio aperta, mira all'estrema concisione, all'ideale della percursio o alla semplice allusione. La sua comprensione immediata e non dilazionata nel tempo. Si diversifica dalla narratio probabilis poich raramente verosimile. Il suo scopo risiede nel delectare e non moralistico. La brevitas non soltanto un fatto misurabile, una quantit, ma anche una durata interiore, una qualit. Nella sua articolazione si aggiunge una misura psicologica. Il tempo del racconto vissuto come esperienza intima che tende a sintetizzare il tutto nel suo pointe finale. Direttamente collegata alla brevitas troviamo la linearit: l'azione narrativa segue una progressione lineare nel senso che la fine esaurisce tutte le potenzialit narrative. Niente si pone al di l del racconto. La fine si pone come sbocco assoluto e non lascia niente di irrisolto. La delectatio l'aspirazione principale della narratio brevis, diventa sempre pi quella del divertire, di intrattenere il pubblico, allontanandolo dalle preoccupazioni. Per ottenere l'effetto di delectatio occorre utilizzare l'ornato retorico e l'ordo artificialis. La vanitas: la veritas della narrazione si identifica alla fine con l'atto stesso di raccontare. Il senso tende a coincidere sempre pi con le parole stesse che servono all'affabulazione e non sono dettate da intenti morali o religiosi. Il senso sempre univoco e concreto, chiaramente indicato e facilmente estraibile dal testo. Dal diverso utilizzo di questi elementi si distinguono l'uno dall'altro i vari generi della narrativa. I generi narrativi che stiamo trattando sono posti sotto il segno della marginalit; a prova di ci la tradizione manoscritta poco prestigiosa e talvolta frammentaria, la scarsissima attenzione che ricevono nei trattati di retorica e il fatto che si affidano all'esecuzione estemporanea di menestrelli e giullari. I rimaneggiamenti e gli adattamenti a cui essa ha dato luogo nel corso del suo sviluppo sono un segno evidente della polivalenza culturale e della vitalit della narrativa dei generi brevi. Alla luce di questa osservazione si constata che la novella il punto di approdo di questo processo di elaborazione e rinnovamento della narratio brevis romanza. IL RACCONTO IN FRANCIA Il racconto agiografico L'avvento della tradizione narrativa in volgare nel nord della Francia posto sotto il segno dell'agiografia. Questa direzione iniziale importante in quanto da una parte la chanson de geste e dall'altra il roman saranno fortemente influenzati dal modello agiografico. A designare il racconto

agiografico prassi servirsi del termine legenda, col quale si vuole indicare si la passio del martire sia i miracula (le prove di santit) sia la translatio. Legenda sintetizza il tradizionale trittico di vita, morte e miracoli. Occorre operare una distinzione fondamentale tra passiones e vitae sanctorum. L'Imitatio Christi si pu verificare in due modi: il santo imita la morte di Cristo, e abbiamo la passio; imita la sua attivit didascalica, e abbiamo la vitae sanctorum. Nel primo caso si ha una netta contrapposizione fra storia terrena e storia divina, che trova nel sacrificio della croce la sua risoluzione finale. Nel secondo caso si ha un iter formativo che porta alla graduale scoperta dei valori celesti e al conseguente abbandono delle cure mondane. Il cristianesimo si gi affermato, se all'inizio il santo un guerriero che combatte sino alla morte per l'affermazione dei valori cristiani (S.Giorgio), ora la funzione fondamentale del santo quella di stabilire un pattern di comportamento degno di essere imitato. Il santo coinvolto direttamente nel processo di conversio umana dal peccato alla grazia e deve essere una guida da imitare, come lo Cristo. Un sottotipo delle Vitae Sanctorum possono essere considerate le Vitae Patrum. Gli eroi di queste narrazioni sono gli anacoreti, quegli uomini e quelle donne che a partire dal III secolo cominciarono ad abitare i deserti dell'Egitto, della Siria e della Palestina, per poter sfuggire ai pericoli della vita mondana. Nella vita eremita il santo ingaggia una lotta spietata da una parte il corpo, che viene umiliato, e dall'altra con il diavolo, le cui apparizioni rappresentano la tentazione quotidiana di tentazioni da superare. Il primo autore latino a trattare queste avventure spirituali san Girolamo e lui stesso si rec nel deserto di Calcide in Siria per sconfiggere in s l'homo vetus ciceroniano. Il miraculum, prima di costituirsi genere narrativo, forma la documentazione necessaria sulla quale il processo di canonizzazione pu essere avviato. Il miraculum assume funzioni diverse: inserito nella passio tende a dimostrare dove risiede la verit; associato alla vita esso ha lo scopo di rivelare il livello di eccezionalit nel servizio divino raggiunto dal santo. Il significato del miraculum presenta una serie di esempi per mezzo dei quali si edifica l'anima del cristiano in rapporto a qualche punto dottrinale fondamentale, come la realt della comunione. Il miraculum illustra dunque un mistero della fede cristiana. A partire dall'XI secolo in Inghilterra e in Francia cominciano ad apparire le collezioni di Miracula Beatae Virginis. I leggendari costituiscono il patrimonio agiografico cristiano redatto nelle grandi abazie. Costruiti in base a principi tassonomici rigorosi: ordinamento temporale per circulum anni, quello gerarchico, per cui i santi vengono divisi per categorie. Lo scopo di questi leggendari quello di storicizzare l'ingente materiale agiografico, e quindi di gerarchizzarne i valori. Si prefissano due obbiettivi: pastorale, in quanto mirano a prefigurarsi come strumento di consultazione per predicatori, e propagandistico spirituale. Spesso anonimi e per questo frutto di manipolazioni continue danno vita nel corso del XIII secolo alle Legendae novae: la loro caratteristica quella della firma dell'auctor presentandosi come libri veri e propri, opere organiche e omogenee in una prospettiva interpretativa unica. La pi importante la Legena aurea di Iacopo da Varazze. Seguendo i dettami della brevitas, che permette la condensazione del significato e della narrazione, la singola vita, il miraculum particolare, ci appaiono come tessere di un grandioso piano divino di salvazione universale. Il nuovo auctor, chierico o giullare, nel riprendere la tematica legendaria latina, tenta di attualizzarla secondo i gusti del suo uditorio. Per fare ci deve attrarre la'ttenzione del suo pubblico mediante un racconto recitabile nello spazio di una seduta. Man mano che l'agiografia evolve questo racconto risponde sempre pi a esigenze di evasione letteraria. A questo punto la legenda viene a congiungersi alle altre forme profane della narratio brevis, come il fabliau e il lai, preannunciando la nuova forma narrativa della novella. L'opposizione passio/vita caratterizza la produzione agiografica in lingua d'oil. Il metro il distico di actosyllabes a rima baciata. Il meraviglioso religioso entra in concorrenza con il meraviglioso profano. Trovano spazio anche le altre forme agiografiche latine: la Vitae Patrum e il miraculum, caratteristica di questi generi il passarsi l'un l'altro i materiali narrativi. L'azione dei miracles pu essere ricondotta secondo il seguente schema: 1) il protagonista commette un peccato 2) intervento salvifico della Vergine contro le forze del male 3) ufficiale riconoscimento della realt del miracolo e pubblico rafforzamento della fede

Emerge subito la differenza fondamentale del miracle rispetto agli altri generi: l'imperfezione del protagonista, il quale un peccatore quindi pi immediata identificazione con il pubblico. L'intervento soprannaturale diventa meno prevedibile e scontato; il miracle mostra da questo tratto la sua propensione ad offrirsi come puro divertimento narrativo, a presentarsi come una sorta di fiabesco religioso. I Vies des Peres, racconti agiografici ispirati alle Vitae Patrum, si caratterizzano per il loro schema fisso che include un prologo dottrinale, narrazione vera e propria e un epilogo moralistico; essi sono dunque inquadrati in una struttura ancora pedagogica. Il racconto esemplare Il racconto agiografico si compone dunque di facta (vita, morte e miracoli) e di dicta (sentenze) eccezionali. Le raccolte di exempla possono essere dunque considerate come delle grandi enciclopedie di consultazione per situazioni analoghe a quelle sottintese nel racconto esemplare. Dall'imitatio della vita intera del santo, che a sua volta imitatio Christi, si passa all'imitatio particellare della santit, in funzione di guida nel comportamento dell'uomo in itinere, ancora coinvolto nell'esperienza terrena. L'accesso all'exemplum avviene sempre collettivamente e pubblicamente tramite l'amoelia e la predica. La ragione storica del revival dell'exemplum sta nell'ascesa degli ordini mendicanti, dei francescani e dei domenicani; la cui occupazione principale la predicazione della parola di Cristo al popolo nella lingua del popolo. L'attivit predicatoria in volgare d vita all'exemplum rendendolo una forma narrativa attuale; il fatto che fosse affidata all'oralit determina la perdita quasi totale per noi di questo genere. Le reportationes sono le registrazioni della viva voce del predicatore ma sono solitamente in latino. Solo verso la fine del XIV appaiono reportationes in volgare. Possiamo tentare di far affiorare la veste linguistica e la coloritura stilistico-retorica aiutandoci con i sermoni mescidati, scritti cio in una lingua ibrida fra il latino e il volgare, di gran moda nel XIV secolo. Gli studi di Jacques Le Goff sull'exemplum portano a considerare quest'ultimo come un genere crrefour, non solo perch esso media vari livelli culturali e sociali, elitari e popolari, ma anche perch ci offre l'immagine completa della cultura medievale. Un'idea su quella che poteva essere la performance orale di una predica possibile farcela attraverso lo studio delle Artes praedicandi. Umberto di Romans, dell'ordine domenicano, ha colto l'essenza e il significato dell'exemplum medievale; il quale avverte che non tutti dovrebbero servirsi di exempla nelle loro prediche se non sono impossesso dell'ars narrandi (centrale nel progetto di indottrinamento religioso). Gli exempla vanno rivolti ai minoris intelligentiae e non ai altae sapientiae. I tratti distintivi dell'exemplum sono : a) Auctoritas: la fonte delle informazioni deve essere autorevole (Umberto fornisce una classificazione di tali fonti depositarie dell'assoluta verit. b) Brevitas: il racconto dev'essere breve e funzionale ad un insegnamento dottrinale. c) Veritas: il racconto dev'essere dato come veridico; l'exemplum deve approdare alla persuasione sulle verit ultime della fede il sensus dev'essere univoco. d) Delectatio: bisogna intercalare gli exempla, come in un convivio si alternano i vassoi di cibo; l'alternanza degli exempla che genera il piacere dell'uditorio eliminando la monotonia della catachesi. Dal punto di vista strutturale due elementi sono fondamentali nella costruzione degli exempla: 1) la narratio si deve riferire a un fatto o un detto memorabile accaduto a un uomo degno di essere imitato 2) il sensus sviluppa la lezione che si estrae dalla narratio a conclusione o anche a introduzione del racconto; nelle raccolte esso manca e questo elemento affidato all'interpretazione personale del predicatore. Il sensus da spirituale si trasforma in mondano e artistico: si finisce per ricercare solo la bella parola: processo di letterizzazione dell'exemplim e la sua evoluzione verso una forma narrativa vuota come la novella. Il verbum acquista coscienza della sua validit artistica e della sua autonoma capacit di attirare l'attenzione l'exemplum viene sempre meno raccontato per insegnare e sempre pi per intrattenere. Conseguentemente all'evoluzione del sensus si allargano le fonti su cui l'exemplum poggia, la fonte scritta si trova ad affrontare la concorrenza di quella orale e l'auctoritas libresca viene soppiantata dall'auctoritas folklorica. La distinzione fra exemplum (racconto universale) e aneddoto (racconto personale) viene abolita.

Collezioni importanti sono: i Sermones vulgares di Iacopo di Vitry; Stefano Borbone ci ha lasciato la collezione pi ricca di exempla (2900) con il suo Tractatus de diversis materiis praedicabilibus; in ambiente francescano si producono raccolte in ordine alfabetico in un indice generale della materia trattato, esponenti sono ad esempio i Liber ezemplorum ad usum praedicantium. All'inizio del XIV secolo Arnoldo di Liegi scrive la collezione di exempla pi diffusa nel medioevo l'Alphabetum narrationum; la grande novit risiede nei rimandi incrociati: lo stesso exemplum pu essere segnalato in pi rubriche a seconda dei suoi usi possibili. Le Goff afferma che l'exemplum perde l'univocit di applicazione e pu dunque essere sottoposto a interpretazioni molteplici. Durante il XIV secolo emergono le raccolte di exempla con la presenza dell'interpretazione esplicita del rapporto le raccolte passano nelle nelle mani di lettori generici, incapaci di raccogliere il significato profondo di ci che hanno davanti. Si ricordano le Narrationes di Odo di Cheriton; i Gesta Romanorum composti in Inghilterra verso il 1340, dove la moralisatio prevale sulla narratio. Il Lai Il Lai la prima realizzazione profana della narrativa breve antico-francese. Il termine lai proviene dal celtico e significa canto: una composizione musicale eseguita con l'arpa o la viola. Come il fabliau si compone di distici di actosyllabes a rima baciata; la sua estensione varia da un centinaio di versi a poco pi di mille. Prodotto meno prestigioso e impegnato del roman, ma pi elegante e raffinato del fabliau, la sua diffusione e ricezione fu molto ristretta e la sua esistenza brevissima (tra fine del XII e fine del XIII). Il nome con il quale il lai oitanico si identifica quello di Marie de France, nella quale dobbiamo leggere l'essenza della femminilit cristiana in rapporto con la piena attuazione della translatio studii (dalla Grecia e Roma alla Francia). Documento fondamentale per comprendere il valore ideologico e il significato culturale del lai il Prologo che l'autrice ha premesso alla sua raccolta. Con la citazione della parabola evangelica dei talenti, Maria afferma la sua volont di iscriversi al canone degli auctores: la sua poesia deve diventare fonte di autorit. Maria si trova a dover scegliere fra due modelli di scrittura: da un lato una estoire (trasporre dal altino alla lingua volgare le opere degli auctores), che rifiuta in quanto troppo comune e non risponde al bisogno di novit del pubblico; dall'altro l'opzione di rimare il contenuto dei lais, i predecessori bretoni che lei aveva scoltato. Vi sono tre tappe del processo formativo del Lai: 1) all'origine risiede l'aventure, l'evento straordinario e meraviglioso vissuto da un personaggio d'eccezione, come un cavaliere, che ne anche l'unico testimone essendosi svolto in un luogo remoto e incessibile, come una foresta. Il protagonista torna alla corta e racconta l'evento di cui stato protagonista. 2) La reazione immediata degli ascoltatori alla narrazione del chevalier si traduce nel bisogno di serbarne memoria e affidarla a menestrelli e giullari. Questa elaborazione giullaresca non sempre chiara (esposizione narrativa o esecuzione musicale ecc...) non sappiamo se questi lais circolassero solo oralmente o esistesse una redazione scritta. 3) La reazione artistica mediata e riflessa che noi leggiamo nel livre ordinato da Maria. Se in teoria i poemetti di Maria non siano veramente da chiamare lais e si dovrebbero designare come contes (racconti), nella realt sono proprio i lais di Maria gli autentici rappresentanti del genere, poich riescono ad unire insieme la perfetta musicalit della materia e del ritmo con la profonda verit del commento in un unico processo di scrittura totale. Maria dunque colei che ha dato al lai una forma artistica, ma cosa fa dei Lais una raccolta organica, piuttosto che una semplice collezione di testi sparsi: a) L'argomento Bretone il tratto pi appariscente a livello di contenuto; al centro di questa realt geografica c' la corte arturiana. Dalla corte provengono i modelli di comportamento sociale e spirituale ai quali si ispirano i protagonisti delle storie, finendo per coinvolgere psicologicamente l'ascoltatore/lettore. L'elemento di distinzione rispetto al romanzo di ambientazione bretone/arturiana sta nella scelta del personaggio: il lai predilige gli eroi secondari, non solo cavalieri ma anche dame, spesso solitari ed emarginati. Il lai punta l'attenzione su aspetti individualistici molto pi rispetto che il romanzo. b) Tema fondamentale l'amore, la forza propulsiva del racconto: capace di imprimere il

movimento a tutti i personaggi e di far iniziare e terminare ogni azione narrativa. La problematica d'amore presente nella sua complessa fenomenologia e vi riceve, volta a volta, una soluzione definitiva e vincolante. Il Lais impone un approfondimento all'ideologia dell'eros cortese, svelando una geografia dell'anima rimasta fino ad allora sconosciuta. Il tratto pi originale l'analisi dell'amore femminile: la dama stessa che prende l'iniziativa, che si rende protagonista di una ricerca esistenziale. c) L'amore serve da vettore l'avventura: consente all'eroe e all'eroina di attraversare lo spazio e di riempire il tempo che li separano dalla loro completa affermazione e identificazione. L'avventura raccontata nel lai non ha nessun carattere cosmico, essa limitata e personale, non aspira alla risoluzione di grandi conflitti storici ma dei piccoli contrasti intimi e psicologici. L'eroe deve dimostrarsi distaccato dai valori immanenti e pronto a ricevere quelli trascendenti. Nel lai realt e magia si sovrappongono, vediamo irrompere l'elemento fantastico nel bel mezzo del paesaggio pi abituale e dell'avvenimento pi banale. d) L'elemento unificatore dei Lais l'utilizzo della Brevitas. Il titolo la parola-nucleo che tiene racchiusa dentro di se la verit stessa della narrazione. Il Lai scritto da Maria preannuncia tendenze che verrano riprese nei lais successivi e che porteranno alla formazione di nuovi generi letterari come il fabliau e il dit. Possiamo distinguere tre gruppi principali di lais dopo l'esempio di Maria: lais che cercano di riproporre la materia e lo spirito di Maria, lais realistici e borghesi e infine lais parodici e burleschi. L'ironia e la parodia sono le principali tecniche letterarie per rinnovare la materia narrativa, per rendere il prodotto pi appetibile a un pubblico sempre pi diversificato socialmente e culturalmente smaliziato. Vengono parodizzati i grandi topoi della letteratura cortese, ad esempio l'armamento a cavaliere fornisce l'occasione per una descrizione non epica ma eroicomica del personaggio. Assimilabili ai lai sono anche i tre racconti ispirati alle Metamorfosi: Piramus et Tisb, Narcissus e Philomena composti verso la fine del XII secolo. Si ispirano alla fonte scritta per eccellenza della poesia amorosa, Ovidio. Uno dei capolavori della narrativa breve oitanica una novella cortese in versi: La Chastelaine de Vergi; la storia pu essere considerata un mosaico di topoi caratteristici del lai, ma importante notare con che spirito diverso questi topoi sono trattati. Vige la legge del segreto imposto agli amanti, la quale norma per qui una semplice legge del galateo amoroso. Vi l'opposizione fra il mondo cortese degli amanti perfetti e la realt banale dei non -cortesi, l'appartenenza a uno o all'altro gruppo determinata per solo dalla conoscenza o dall'ignoranza delle regole del gioco cortese. Il fabliau In alcuni lai la tematica amorosa e l'avventura cavalleresca vengono trattate ironicamente o parodicamente. A questi lai burleschi, contemporanei dei primi fabliaux, qualcuno ha voluto attribuire il ruolo di coscienti strumenti di polemica ideologica e retorica nei confronti del vecchio genere e iniziatori di un nuovo genere: il fabliau. Per indagare sull'origine del fabliaux torna utile analizzare il componimento Des trois Chevaliers et del chainse (tunica speciale) di Jacques de Baisieux. Se l'articolazione del racconto ripete chiaramente lo schema narrativo del lai, l'atteggiamento provocatorio col quale esso si chiude, o meglio non si chiude, poich la sua verit non enunciata dall'autore, come nel lai, ma mediata dagli ascoltatori/lettori e aperta a soluzioni anche poco canoniche, questo richiama allo spirito del fabliau. Il testo presente pi chiavi di lettura: una cortese e seria, l'altro anticortese e comica. Il fabliau si afferma nella sua alterit programmatica rispetto al lai; da un lato vuole proporci l'immagine deformata del mondo della cortesia, dall'altro si impegna a completare la descrizione della realt storica del tempo, tentando di rappresentare quelle classi sociali che non avevano fino ad allora avuto diritto di cittadinanza nella repubblica delle lettere. Si vuole dunque descrivere gli strati sociali pi bassi mediante lo stile comico. Il primo tipo di riscrittura parodica del lai si verifica quando a un personaggio nobile vengono attribuite azioni e qualit che non si convengono al suo stato; viceversa quando un personaggio di una classe sociale umile pretende con le parole, ma non con i fatti, di frasi passare per nobile. Anche il roman pu servire da base per il fabliaux in due modi: o riducendo la sua trama complessa a poche situazioni di base, ad esempio il triangolo

erotico, oppure segmentando in nuclei narrativi indipendenti, procedendo ad una lettura episodica del testo. Nel primo caso il villano e il borghese prendono il posto del re, detentori di un potere che solo economico e di un bene che solo materiale. La donna il serbatoio di tutti i vizi e la metafora della totale disponibilit sessuale. Il terzo elemento del triangolo, quello che costituisce il cavaliere, il prete o il clericus (lo studente universitario): la loro queste unicamente sessuale, azionata dai pi bassi appetiti. Il secondo caso si rif ai lais come quelli delle Folies Tristan, ad esempio l'incontro notturno di Tristano e Isotta nel giardino presso la fontana, incontro che viene spiato dal re Marco appollaiato su un pino. Il racconto passando dal romanzo al fabliau si riduce alla sua pura e semplice dimensione letterale, al gioco della trama e dell'intreccio capriccioso degli eventi il tutto con un abbassamento stilistico. La critica insiste anche sulla presenza di una filigrana classica che dalla fabula milesiaca arrica alla cosiddetta commedia elegiaca fiorita in Francia nel corso del XII secolo. Dal motivo della Matrona di Efeso, ad esempio, ricavato l'argomento di un fabliau intitolato Celle qui se fist foutre sur la fosse de son mari, gi dal titolo vi la volont di reductio della narrazione alla sua articolazione esterna e alla sua componente oscena. Il fabliau strettamente legato anche con il genere dalla fabula esopica. Il termine fabliau da collegare con il terine fabula non tanto come genere storico ma come tipo astratto di narrazione. Un elemento retorico ci consente di avvicinare la favola animalesca al fabliau: l'uso della parola non per conoscere la realt ma per manipolarla, con una differenza di fondo: nel fabliau viene celebrrata la capacit che i dicta hanno di creare una realt autre, pi vera di quella storica. Importante anche la grande epopea con i personaggi animaleschi; il Roman de Renart presenta molti punti di contatto con il fabliau. Anche dal punto di vista tecnico retorico condividono lo stesso progetto di riscrittura parodica delle forme narrative alte caratteristico del fabliau. Renart, la volpe protagonista, riesce a vincere tutti i nemici e uscire da tutte le situazioni grazie alla sua astuzia, cio la manipolazione della realt attraverso il mezzo linguistico. Proprio questa esaltazione della parola rende il Roman de Renart il parente pi prossimo del fabliau. Per delimitare il campo semantico del terine fabliau occorre rifarsi agli autori medievali. Accanto a fabliau e fables (variante flessionale) compaiono i seguenti termini: Conte e aventure: essi indicano la materia narrativa; Conte e fabliau coincidono quando il giullare racconta un'avventura vissuta di persona. Fable allude al fablel (diminutivo di fabula) che si pone di non essere n vera n verosimile; programmaticamente rifiuta ogni ricerca della verit storica e esistenziale, presentandosi come pura fictio narrativa che trova nel racconto la sua unica motivazione. Proverbe e exemple tirano in ballo la questione della moralisatio, del significato didascalico o morale che si pu estrarre dal racconto: un proverbio, una verit comune e immanente che nulla a che fare col trascendente. Dit presenta un caso inverso, in quanto questo termine sembra entrare in opposizione con fabliau per la pretesa veridicit del suo contenuto narrativo. L'elemento che indica subito l'appartenenza del fabliau all'area del racconto la Brevitas. Tutti i fabliaux hanno un'estensione inferiore ai 1200 versi, la maggioranza tra i 50 e i 300 versi. Il fabliau elabora un solo nucleo diegetico, una sola avventura. La narratio si incarica di sviluppare completamente, suddividendolo in principio, mezzo e fine, l'evento. Non rimane nulla di inspiegato prima e dopo il racconto. Il senso della narrazione coincide con l'intreccio, col piacere di raccontare. Tutti i fabliaux tramandatici sono composti in distici di octosyllabes a rima baciata, stesso metro di tutta la grande produzione oitanica. Il fabliau si distingue dalla letteratura cortese (roman e lai) e da quella didattico-religiosa (legenda e exemplum) per l'assoluta mancanza nel suo discorso di una finalit allegorica o di una significazione simbolica. L'originalit del fabliau sta quindi nel proporre una materia narrativa nuova, afferente al quotidiano che non mai stata trattata prima d'allora e non perch propone un'interpretazione pi profonda dell'evento storico. Il fabliau diventa quindi alla pari delle moderne nouvelles. All'evento straordinario e meraviglioso emerge la predilezione per la realt del presente; cos come la ricerca di uno spazio vicino e preciso, piuttosto che indefinito e lontano. IL RACCONTO IN PROVENZA Novas, plurale femminile sostantivato dell'aggettivo nou col significato di notizie e quindi

racconto che porta fatti nuovi, il termine tecnico con cui si designa tale produzione. Ci rimangono quattro esemplari di questo genere: tre di Raimon Vidal de Bezal e uno di Arnaut Carcasss. Elementi tipici del genere sono i seguenti: a) Presenza della dimensione personale nella narrazione: l'io dell'autore serve ad autentificare il fatto raccontato, che viene cos presentato come testimonianza diretta. La modalit del coinvolgimento dell'autore fa avvicinare questo genere sempre pi a quello della novella, poich sigilla il racconto nell'unica prospettiva della scrittura personale. b) Evocazione dell'epoca gloriosa della fioritura trobadorica: si oppone alla decadenza attuale la grandezza di una volta, contemporaneamente essa serve a proiettare sul presente le luci del passato e ad ordinare al livello di scrittura il movimento caotico del reale. Il poeta in possesso dell'eredit culturale trobadorica colui che pu risolvere i problemi del presente. Spesso l'autore racconta una storia che ha sentito raccontare da un giullare alla corte di un grande mecenate del passato. La storia tratta spesso della corte stessa, di personaggi riconoscibili all'interno di essa, mentre la sua morale assume un valore determinante per l'innalzamento spirituale dell'intera civilt. Il tutto in un sistema di vedute sconosciuta al fabliau. Le vidas e le razos La tradizione occitanica arricchisce la narratio brevis di due generi nuovi la vida e la razo, le quali adoperano la scelta stilistica della prosa, il racconto non ha pi bisogno di indossare una veste metrica perch gli venga riconosciuto valore artistico. Ci rimangono un centinaio di vidas e altrettante razos. Il centro di irradiazione di questa produzione sembra essere stato il settentrione dell'Italia, presso le cui corti rifior la civilt trobadorica dopo la dispersione causata dalla crociata contro gli albigesi. Si riserva ai trovatori lo stesso trattamento destinato agli auctores classici. I modi di narrazione delle vidas e dei razos si oppongono: la vida precede l'intera raccolta di componimenti lirici di un trovatore, esprimendo un giudizio globale; le razos si affiancano ai singoli componimenti di cui vogliono indicare l'occasione storica e l'etimo narrativo. Vi comunque un confine labile e vige l'indeterminazione del genere. Le vidas e le razos possono essere considerate le proiezioni dell'io lirico nello spazio dell'egli narrativo; del presente nel tempo del passato, inseriscono in una storia, articolata in principio mezzo e fine, il fondo sentimentale senza tempo, l'amor, dell'esperienza poetica dei trovatori. Sviluppano narrativamente le metafore del discorso lirico storicizzando il figurale. La vida si struttura nei seguenti elementi: a) prologo il uogo della descriptio, si fissano le coordinate storiche, geografiche e socioculturali, si forniscono le generalit esterne e interne del trovatore; b) narratio si identifica il valore storico e poetico del trovatore all'interno dell'intera civilt trobadorica (formula ricorrente: am la Dama x e perci cant, compose poesie), emerge una crisi esistenziale dovuta alla lontananza dalla Donna amata; c) Epilogo si descrive la fine dell'amore che comporta la fine della poesia. Il termine razo compare gi nella lirica dei trovatori, dove vale argomento, materia, soggetto del canto, traduce la motivazione profonda del trobar. La razo si compone di quattro movimenti narrativi ripetuti, a loro volta articolati in una doppia sequenza (a e b contro c e d), racchiusi fra una breve premessa e una ancor pi breve conclusione. A1) richiesta del pazer d'amor rifiutato dalla donna. A2) una castellana domanda al protagonista perch egli rimanga al servizio di colei che rifiuta il suo amore, la castellana lo informa che lei pronta ad offrirgli il plazer d'amor. B1) Il protagonista chiede congedo dalla sua donna, quest'ultima disperata promette di dargli il plazer d'amor ma il protagonista che sta volta rifiuta. B2) Torna dalla castellana, quest'ultima lo accusa di essere il plus fals hom del mon e non dar il suo plazer, poich potrebbe subire lo stesso trattamento. C1) Rigaut ritenta dalla prima donna inutilmente, come Tristano abbandona tutto e si rifugia in un bosco, dopo due anni una delegazione di cavalieri lo prega di ritorna alla corte; egli torner se la sua donna lo perdoner. C2) La donna si mostra pronta a perdonarlo, solo se cento donne e cento cavalieri amanti verranno a implorare la sua misericordia. D1) Rigaut alla notizia compone la canzone Atresssi com l'olifanz dove invita tutti gli amanti a implorare piet per lui. D2) le donne e i cavalieri chiedono merc per il poeta. Vi la vittoria dell'amore ma soprattutto il trionfo della parola.

IL RACCONTO NELLA PENISOLA IBERICA Il racconto ispanico si mostra tributario dei modi e delle tecniche affermatisi nei vicini contesti culturali, occitanico e soprattutto oitanico. Vi inoltre una penetrazione dei materiali narrativi provenienti dall'Oriente, dei quali la Spagna stata la porta per l'Europa. L'incontro tra la raffinatezza romanza e la ricchezza tematica araba ed ebraica fa si che il racconto ispanico acquisti presto piena maturit. La prima affermazione della narratio brevis di ispirazione agiografica, sotto l'influenza della cultura oitanica, ad esempio la Vida de Santa Maria Egipciaca. La tradizione agiografica castigliana sscopre la figura di un autentico poeta: Gonzalo de Berceo, il metro delle sue composizioni diventer fondamentale per la narrativa castigliana: la quartina di alessandrini monorimi; del poeta si ricorda la Vida del Santo Domingo de Silos, con evidente gusto del racconto, con sottile vena ironica che ne attenua il valore documentaristico, spostando l'attenzione dal contenuto verso la forma. Importante anche la serie di 25 Milagros de Nuestra Senora, dove l'ars narrandi pi abile e controllata e il discorso ironico si fa pi raffinato e sottile. Ma ci che interessa di pi a Berceo il lato spettacolare del miracolo della Vergine, il punto in cui divino e umano si incontrano, provocando un contrasto tra livelli ideologici e stilistici, dal quale si sprigiona l'ironia, e quindi il divertimento. Le raccolte di racconti in cornice La Spagna costituisce il tramite pi importante della trasmigrazione europea dei racconti orientali in cornice, come ad esempio la Disciplina clericalis, Castigliana la versione del Libro di Sinbad condotta sul testo arabo verso la met del XIII secolo, con spiccato tono misogino e d'ispirazione fabliolistica. Anche il Calida e Dimna viene tradotto dall'arabo nell'ambiente della corte di Alfonso X, si tratta dell'opera pi complessa del gruppo. Due elementi caratterizzano questa produzione letteraria: l'uso della prosa e il ricorso alla cornice. Il gusto narrativo emerge come l'obbiettivo primario dell'opera. La cornice esprime la presenza di una dimensione autoriale, rende esplicito il processo di letterarizzazione al quale l'autore sottopone il patrimonio narrativo ereditato dal passato. La cornice essa stessa un racconto: si tratta della storia portante nella quale si innestano altre storie. I racconti sono subordinati alla cornice, vengono scelti in funzione di essa, e orientati verso un tipo di persuasione retorica che mira alla veritas concreta del racconto. L'interpretazione dei racconti sono quindi condizionate dalla cornice. Il tempo della storia principale, il thema (presente), si oppone al tempo delle storie secondarie, cio delle digresssiones (passato). Il Conde Lucanor Juan Manuel, nipote di Alfonso X, colui che rinnova questa tradizione narrativa con il suo Conde Lucanor, uno dei vertici massimi della narrativa breve romanza. Il maestro Patronio elargisce il suo insegnamento su argomenti afferenti alle problematiche umane, presentategli dal suo discepolo, il conte Lucanor. Si ricorre all'uso di storie esemplari: la parola che indica la veritas degli aspetti del reale studiati il racconto. Il racconto si costituisce sulla dissolvenza incrociata di tempo psicologico e tempo fisiologico, che riduce la realt all'abile gioco prospettico dell'intreccio e alla straordinaria forza dell'inventio letteraria. Il racconto ormai l'obbiettivo verso il quale converge il prisma della cangiante realt umana. Il libro de buen amor Rappresenta la summa delle tematiche narrative romanze: dall'agiografia al romanzo, dall'exemplum al fabliau, dal racconto folklorico alla comedia mediolatina. Juan Ruiz, autore dell'opera, si pone come obbiettivo unico quello dell'auctor e il lettore viene informato che si trova davanti a un libro e non ad una raccolta di testi sparsi. La composizione volutamente irregolare. Vi l'intento di effetto parodico: Ruiz svolge il suo discorso narrativo sopra un altro discorso precedente, di cui ne stravolge il significato. Il filo dell'autobiografia il collante che tiene insieme le varie narrazioni ed esse vengono interpretate tenendo presente l'insieme della vita del protagonista. I diversi generi della narrativa diventano con Ruiz scintillanti variet tematiche e stilistiche. Da questo punto di vista il Libro de buen amor pu essere considerato l'antenato del Decameron. Il racconto fuori Castiglia Alfonso X lui stessso un poeta che scrive in galego-portoghese (tradizione lirico musicale). La

sua raccolta di Cantigas de Santa Maria costituisce uno dei capolavori della letteratura portoghese medievale. I miracoli alfonsini completano con quelli di Gautier e quelli di Berceo il trittico dei classici del genere. La composizione e lo stile del miracolo alfonsino presenta caratteristiche loro proprie, si mostrano pi rispettose dei modelli latine e rivelano un travaglio artistico molto pi avanzato e una ricerca stilistica molto pi cosciente. Il racconto in lingua catalana si afferma tardi rispetto alle altre aree romanze. LA CODIFICAZIONE DELLA NOVELLA La novella il genere letterario facente parte dell'universo semiotico della narratio brevis medievale di cui porta a perfezionamento le qualit caratteristiche e definitorie. Le storie raccontate che affondano le loro radici nella comune eredit classica, mediolatina e romanza, tradotta in scrittura unica e irripetibile dell'auctor (Boccaccio ad esempio); la narratio brevis raggiunge la sua fissazione scritta e la sua misura classica, la novella diventata il segno invariante del rinnovamento di un'intera tradizione, i cui tratti caratteristici sono : a) La brevitas la cornice a fissare i limiti del racconto, a indicare con assoluta precisione il tempo e lo spazio dentro i quali le novelle vanno raccontate. Il tempo del racconto viene a coincidere con quello dell'ascolto, e la comunicazione letteraria ruota su se stessa. b) La linearit del racconto, cio la singola novella, trova il suo sbocco nella circolarit dell'opera. Contrariamente agli altri generi brevi, la novella ha un passato e la fine ha un futuro: i personaggi e la storia assumono spessore storico e psicologico. c) Importante il principio della delecto: l'intrattenimento immediato, il piacere di raccontare e sentire. d) La veritas esclusivamente artistica: l'inventio si risolve nell'eloqutio, la novella trova il suo significato nelle parole che la realizzano linguisticamente. Non c' nessun altro senso imposto alla narrazione a priori dall'autore o a posteriori dai lettori. Si allude a una pratica libera e disinteressata del racconto. Tutti questi aspetti si ritrovano nel Decameron di Boccaccio, opera simbolo della novella. L'estrazione del senso coincide col testo stesso.

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