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Interpretazione complessiva
Protagonista assoluta del Canto è naturalmente Beatrice, la cui apparizione è stata più volte evocata
nel corso dei Canti XXVII-XXIX e che rappresenta l'evento centrale della prima parte del poema, il
primo fondamentale traguardo raggiunto da Dante nel suo percorso di redenzione. Il Canto risulta
diviso in due parti, la prima dedicata al preludio dell'apparizione della donna e alla scomparsa di
Virgilio, col primo rimprovero di Beatrice, la seconda riservata al pianto di Dante e alle dure accuse
di «traviamento» che lei gli rivolge. L'episodio si apre con la stessa atmosfera di attesa con cui si
era chiuso il precedente e con i ventiquattro vegliardi che si voltano a guardare il carro vuoto: uno
di loro grida Veni, sponsa de Libano (il versetto del Cantico dei Cantici solitamente riferito alla
Chiesa, qui rivolto evidentemente a Beatrice) e uno stuolo di angeli si alza in volo gettando rose sul
carro, preparando l'avvento della donna che sarà protagonista di una sorta di trionfo e verrà descritta
con forti immagini cristologiche come già nella Vita nuova (inclusa l'espressione Benedictus qui
venis, il saluto rivolto a Cristo al suo ingresso a Gerusalemme e che qui è rivolto esso pure a
Beatrice). La scena è descritta con numerose citazioni scritturali e classiche, specie nel verso
virgiliano Manibus...date lilia plenis tratto da Aen., VI, 883 in cui Anchise celebrava la figura di
Marcello, accentuando il carattere sacrale di tutta la cerimonia: Beatrice che appare dietro la nube di
fiori è paragonata a un sole nascente, immagine che rimanda al suo significato allegorico di grazia
santificante e teologia rivelata, in quanto illuminerà Dante mostrandogli il giusto cammino da
compiere (già in XXVII, 133 Virgilio gli aveva detto che il sole gli splendeva in fronte). Analogo
significato ha anche il suo abbigliamento, con il velo bianco che la ricopre, simbolo di purezza, la
ghirlanda di ulivo che rimanda a Minerva come dea della sapienza (tale accostamento è anche
biblico), la veste rossa che ricorda l'abito di coloresanguigno indossato da Beatrice al primo
incontro col poeta (Vita nuova, II), per quanto i tre colori siano quelli tradizionalmente associati a
fede, speranza, carità, come già per le tre donne danzanti alla destra del carro.
L'apparizione di Beatrice è tale da suscitare ovviamente la forte emozione di Dante personaggio,
che riconosce la donna da lui amata quando era in vita e ne rimane profondamente scosso: si volta
verso Virgilio per comunicargli la sua emozione, ma il poeta latino è scomparso per lasciare il posto
alla nuova guida di Dante, in quanto allegoria della ragione umana che cede il passo alla teologia.
Al di là del senso allegorico, in ogni caso,Dante è toccato da un profondo dolore per l'abbandono di
colui che l'ha assistito per i due terzi del viaggio, e la sua disperazione è sottolineata dalla triplice
anafora Virgilio..., nonché dall'appellativo dolcissimo patre con cui il poeta latino è qualificato
(patre è un forte latinismo, in contrasto col popolare mamma di pochi versi prima, anch'esso riferito
indirettamente a Virgilio). Da rimarcare anche la citazione letterale di Aen., IV, 23 (adgnosco
veteris vestigia flammae) con cui Dante indica il riconoscimento di Beatrice, che è l'ultimo
commosso omaggio al maestro perduto: Dante ha perso il proprio padre poetico e ha ritrovato la
donna amata, ma questa gli rivolge subito dure parole di accusa, chiamandolo per nome (la prima e
unica volta nel poema che questo è citato, di necessità) e rimproverandolo per aver osato accedere
all'Eden, sede dell'uomo felice. Qui si apre la seconda e altrettanto importante parte del Canto, con
la prima reazione di forte vergogna da parte di Dante, le parole consolatorie degli angeli, la sua
commozione e il pianto: quest'ultimo è descritto con l'ampia e complessa similitudine della neve
ghiacciata sull'Appennino che si scioglie ai primi venti caldi, come il gelo del cuore del poeta si
scioglie in pianto per le parole degli angeli. Segue poi un più ampio e dettagliato rimprovero di
Beatrice, le cui accuse circostanziate ci permettono di parlare di traviamento da parte di Dante che
corrisponde al peccato che lo ha condotto nella selva oscura iniziale, anche se è assai arduo
precisare in cosa consistesse effettivamente tale peccato (si veda in proposito più oltre): di sicuro
Beatrice sottolinea la natura virtuosa di Dante nella sua vita nova (in gioventù), per effetto degli
influssi celesti e della grazia divina, ma anche il suo allontanamento dalla guida di lei dopo la sua
morte per seguire altrui, delle imagini di ben... false che non mantengono alcuna promessa e che
conducono altresì alla dannazione. È chiaro che Beatrice accusa Dante di averne tradita la memoria
con un peccato di natura morale, amando cioè altre donne (come la donna gentile), o intellettuale,
trascurando la teologia per intraprendere studi filosofici, ma in ogni caso questo comportamento fu
tale da fargli rischiare seriamente la dannazione ed è il motivo che l'ha spinta a scendere nel Limbo,
invocare l'aiuto di Virgilio, mostrargli le perdute genti per riportarlo sulla diritta via (fuor di
metafora, condurlo alla salvezza attraverso un percorso di espiazione: ora Dante ha scontato i suoi
peccati e si è riappropriato della sua innocenza perduta, pronto a essere illuminato dalla grazia per
proseguire il suo viaggio). Beatrice rivolge i suoi rimproveri non direttamente al poeta, ma
rivolgendosi agli angeli perché lui ascolti, dal momento che quelle creature vedono tutto nella
mente di Dio e ben sanno quindi la natura delle azioni peccaminose da lui commesse: la donna
sottolinea la necessità che Dante si renda conto della cattiva strada intrapresa a suo tempo e
ammetta le sue colpe, attraverso un sincero pentimento manifestato attraverso il pianto, prima di
essere immerso nel Lete le cui acque cancelleranno in lui ogni ricordo del peccato compiuto. Il
Canto si chiude appunto con questa giustificazione di Beatrice della propria durezza agli occhi degli
angeli, che avevano voluto intercedere con parole di misericordia a favore del poeta, riassumendo in
breve anche la vicenda allegorica che l'aveva vista protagonista insieme a Virgilio nelCanto
II dell'Inferno: la prima parte del viaggio si è conclusa e sta per iniziare quella più importante, che
condurrà Dante in Paradiso e, allegoricamente, lo porterà alla vera conoscenza che non può
prescindere dalla fede nelle verità rivelate, senza ombra di superbia intellettuale. Il rimprovero al
poeta avrà un seguito, come si vedrà, nel Canto seguente, in cui Beatrice alluderà in modo ancor più
esplicito alla sua vita peccaminosa successivamente alla sua morte terrena, prima che Matelda lo
conduca al rito dell'immersione nel fiume Lete.