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Canto XXXIV

Ingresso nella quarta zona di Cocito, la Giudecca dove sono puniti i traditori dei benefattori.
Visione di Lucifero, che tormenta Giuda, Bruto,Cassio. Dante e Virgilio escono dall'Inferno e
raggiungono, attraverso la natural burella, l'emisfero australe.
Nell'emisfero boreale il pomeriggio di sabato 9 aprile (o 26 marzo) del 1300, verso le sette;
nell'emisfero australe la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, alle sette e mezza
circa.
Ingresso nella Giudecca. Lucifero (1-21)
Virgilio avverte Dante che si avvicinano i vessilli del re dell'Inferno (Lucifero) e lo invita a guardare
davanti a s: il poeta obbedisce, ma in lontananza e nella semioscurit distingue solo quello che gli
sembra un enorme edificio, simile a un mulino che fa ruotare le sue pale, poi si ripara dal vento
dietro al maestro. I due proseguono ed entrano nella quarta e ultima zona di Cocito, la Giudecca, in
cui sono puniti i traditori dei benefattori. Dante vede i dannati completamente imprigionati nel
ghiaccio, da cui traspaiono come pagliuzze nel vetro: alcuni sono rivolti verso il basso, altri verso
l'alto con la testa o i piedi, altri ancora sono raggomitolati su se stessi. I due poeti avanzano un
poco, quindi Virgilio decide che il momento di mostrargli Lucifero e lo trattiene, avvertendolo che
giunto per lui il momento di armarsi di coraggio.
Descrizione di Lucifero (22-54)
Dante invita il lettore a non chiedergli di spiegare come rimase raggelato e ammutolito di terrore
alla vista di Lucifero, perch ogni parola sarebbe inadeguata: il poeta non mor e non rimase vivo,
restando in una specie di stato sospeso. L'imperatore dell'Inferno esce dal ghiaccio di Cocito dalla
cintola in su e c' maggior proporzione tra Dante e un gigante che non tra un gigante e le braccia del
mostro, per cui il lettore pu capire quanto smisurato sia quell'essere. Se Lucifero fu tanto bello
quanto adesso brutto, osserva Dante, e nonostante ci os ribellarsi al suo Creatore, allora giusto
che da lui derivi ogni male. Il poeta si meraviglia nel vedere che Lucifero ha tre facce in una sola
testa: quella al centro rossa e le altre due si aggiungono a questa a met di ogni spalla, unendosi
nella parte posteriore del capo. La destra di colore giallastro, la sinistra ha il colore scuro degli
abitanti dell'Etiopia. Sotto ogni faccia escono due enormi ali, proporzionate alle dimensioni del
mostro e pi grandi delle vele di qualunque nave: non sono piumate ma sembrano di pipistrello, e
Lucifero le sbatte producendo tre venti gelidi che fanno congelare il lago di Cocito. Il mostro piange
con sei occhi e le sue lacrime gocciolano lungo i suoi tre menti, mescolandosi a una bava
sanguinolenta.
I tre supremi traditori: Bruto, Cassio e Giuda (55-69)
Lucifero maciulla in ognuna delle sue tre bocche un peccatore, provocando loro enorme sofferenza.
Il dannato al centro non viene solo dilaniato dai denti del mostro, ma la sua schiena graffiata dagli
artigli e ne viene totalmente spellata. Virgilio spiega che il peccatore al centro Giuda Iscariota, che
ha la testa dentro la bocca e fa pendere le gambe di fuori; degli altri due, che hanno invece il capo
rivolto verso il basso, quello che pende dalla faccia nera Bruto, che si contorce e non dice nulla,
mentre l'altro Cassio, che sembra cos robusto. A questo punto il maestro avverte Dante che
quasi notte e i due devono rimettersi in cammino, poich ormai hanno visto tutto l'Inferno.
Dante e Virgilio escono dall'Inferno (70-87)
Virgilio invita il discepolo ad abbracciarlo intorno al collo e il maestro, cogliendo il luogo e il

momento opportuno, quando le ali del mostro sono abbastanza aperte, si aggrappa alle costole
pelose di Lucifero. Virgilio scende lungo i fianchi del demone, tra questi e la crosta gelata di Cocito,
fino al punto in cui la coscia si congiunge al bacino: il poeta latino, col fiato grosso, si gira e si
aggrappa al pelo delle gambe, iniziando a salire verso l'alto e inducendo Dante a credere che stanno
tornando all'Inferno. Virgilio avverte il discepolo di tenersi ben stretto a lui, poich i due devono
allontanarsi dal male dell'Inferno percorrendo quella strada, quindi esce attraverso la spaccatura di
una roccia e pone Dante a sedere sull'orlo dell'apertura, raggiungendolo poi con un balzo.
Virgilio spiega la caduta di Lucifero e l'origine dell'Inferno (88-126)
Dante alza lo sguardo e crede di vedere Lucifero come l'ha lasciato, invece lo vede capovolto e con
le gambe in alto, restando perplesso come la gente grossolana che non capisce quale punto della
Terra ha appena oltrepassato. Virgilio esorta Dante ad alzarsi subito, poich devono ancora
percorrere una via lunga e malagevole e sono gi le sette e mezza del mattino; il percorso in effetti
difficoltoso, attraverso un budello nella roccia che ha il suolo impervio e poca luce. Dante prega il
maestro di risolvere un dubbio, prima di mettersi in cammino: gli chiede dov' il ghiaccio di Cocito,
com' possibile che Lucifero sia sottosopra rispetto alla posizione precedente, e infine come pu
essere gi mattina essendo trascorso poco tempo. Virgilio risponde che Dante pensa di essere ancora
nell'emisfero boreale, mentre quando i due hanno oltrepassato il centro della Terra, punto verso il
quale tendono i pesi, sono passati nell'emisfero australe, opposto all'altro dove visse e fu crocifisso
Ges. Dante poggia i piedi sull'altra faccia di una piccola sfera che costituisce la Giudecca: in quel
punto mattina quando nell'altro emisfero sera, mentre Lucifero sempre confitto nel ghiaccio
come Dante l'ha visto. Virgilio spiega ancora che il demone precipit gi dal cielo da questa parte e
la terra si ritrasse per paura del contatto col mostro, raccogliendosi nell'emisfero boreale e formando
il vuoto della voragine infernale, mentre in quello australe si form la montagna del Purgatorio.
Dante e Virgilio escono a riveder le stelle (127-139)
Dante spiega al lettore che all'estremit della cavit rocciosa (la natural burella), c' un luogo
distante da Lucifero tanto quanto la sua estensione, che non si pu vedere ma da cui si sente il
suono di un ruscello che cade verso il basso, nella cavit che ha scavato nella roccia con poca
pendenza. Dante e Virgilio si mettono in cammino lungo il budello, per tornare alla luce del sole, e
proseguono senza riposare un attimo, col maestro che precede il discepolo facendogli da guida: alla
fine Dante intravede gli astri del cielo attraverso un pertugio tondo nella crosta terrestre e quindi i
due escono, rivedendo finalmente le stelle.

Interpretazione complessiva
Protagonista assoluto del Canto che chiude la I Cantica Lucifero, Lo 'mperador del doloroso
regno la cui apparizione preannunciata da Virgilio gi all'inizio dell'episodio parafrasando l'inno di
Venanzio Fortunato alla croce: nell'inno latino si diceva solo Vexilla regis prodeunt, cio si
avvicinano i vessili del re, mentre Dante aggiunge Inferni per significare che prossimo l'incontro
col principe dei demoni. La citazione di Venanzio non irriverente come parso ad alcuni n
parodica, anche se Lucifero viene di fatto accostato alla croce dove fu giustiziato Cristo (ed
innegabile che il mostro sia un bizzarro rovesciamento della Trinit, incluso il particolare del vento
che promana dalle sue ali). All'inizio Dante non scorge nulla nell'oscurit, salvo la sagoma di quello
che gli pare un enorme mulino a vento da cui soffia un'aria gelida, la stessa gi da lui notata nel
Canto precedente e di cui il maestro aveva dato poche spiegazioni: vari commentatori hanno
osservato che il vento prodotto da Lucifero parodia del soffio dello Spirito Santo che procede dal
Padre e dal Figlio, il quale ardore di carit mentre quest'aria fa raggelare Cocito (con simbologia

analoga, forse, al contrappasso dei traditori).


La visione del mostro preparata con una sapiente attesa, giungendo solo dopo che Dante ha
descritto i traditori dei benefattori confitti nella quarta e ultima zona di Cocito, la Giudecca. Essi
sono completamente avvolti nel ghiaccio, simili a pagliuzze trasparenti nel vetro, e assumono varie
posizioni che corrispondono, forse, a gradazioni diverse del loro peccato (anche se di ci Dante non
fornisce alcuna spiegazione precisa). Finalmente viene presentato Lucifero, non senza
l'avvertimento di Virgilio a Dante che dovr essere ben coraggioso: e infatti la reazione del poeta di
fronte a quello che fu il pi bello degli angeli di assoluto terrore, tanto che rinuncia a descriverlo
al lettore e si limita a dire di essere rimasto in uno stato sospeso tra la vita e la morte, col sangue
raggelato e la voce che gli muore in gola. Lucifero infatti rappresentato come un mostro orrendo e
gigantesco, peloso, con tre facce unite a una sola testa, tre paia d'ali di pipistrello e altri attributi
animaleschi (i denti con cui maciulla i tre peccatori nelle sue bocche, gli artigli con cui graffia la
schiena di Giuda); chiaramente una sorta di parodia della Trinit e di Dio, di cui cerc di prendere
il posto con una superba ribellione che il supremo tradimento, il che spiega perch sia conficcato
al centro del IX Cerchio in cui proprio tale peccato punito. Lucifero ha ovvie analogie coi giganti,
qui ricordati da Dante per le sue proporzioni smisurate e a lui accostati in quanto colpevoli di
superbia e ribellione contro la divinit (cfr. Canto XXXI, ma anche gli esempi di superbia punita
di Purg., XII, 25 ss.); ricorda in parte anche Cerbero, per via delle tre teste e del fatto che anche il
cane infernale graffiava e scuoiava le anime dei golosi, mentre entrambi sono indicati col
termine vermo che ha significato demoniaco (Cerbero era anch'esso, forse, un'immagine mitologica
del demonio cristiano). I colori delle tre facce sono stati variamente interpretati (come i continenti
allora conosciuti, o anche Roma, Firenze e la Francia...), ma il particolare forse pi significativo
sono le ali di pipistrello, che oltre a essere un animale diabolico rappresenta un opposto sinistro
della colomba, come spesso veniva rappresentato lo Spirito Santo.
I tre peccatori che Lucifero maciulla nelle tre bocche sono i tre supremi traditori dei benefattori,
ovvero Giuda che trad Cristo e Bruto e Cassio che tradirono Cesare, anche se i peccatori della
Giudecca potrebbero essere i traditori delle due pi importanti istituzioni, Chiesa e Impero.
Ovviamente la pena pi grave quella di Giuda, posto al centro e graffiato sulla schiena dal
mostro, con le gambe di fuori al contrario degli altri due che hanno il capo di sotto (non escluso
un significato simbolico, anche se forse solo una simmetria compositiva). Questi sono i soli
dannati della Giudecca esplicitamente nominati da Dante, per quanto la loro pena sia diversa dagli
altri traditori; la prima parte del Canto si chiude proprio con la descrizione del loro tormento,
bench Lucifero sia presente anche nella seconda dedicata al ritorno dei due poeti all'aria aperta.
il mostro, infatti, confitto fino alla cintola nel ghiaccio, a offrire ai due l'appiglio con cui scendere in
basso verso il centro della Terra: Virgilio compie la delicata operazione con Dante aggrappato alle
sue spalle, e una volta che i due sono passati dalla parte opposta nell'emisfero australe tutto appare
incredibilmente rovesciato, con Lucifero che ha le gambe rivolte in alto e il sole che sta per sorgere,
mentre di l era al tramonto. Virgilio spiega ogni cosa a Dante, riappropriandosi dei suoi diritti di
guida e maestro dopo che per quasi due canti interi (XXXII-XXXIII) era rimasto in silenzio: il
poeta latino spiega come Lucifero sia stato precipitato l dopo la sua ribellione e come si siano
formate la voragine infernale e il Purgatorio, per cui Dante aggiunge che una natural burella (una
sorta di cavit nella roccia) collega il centro della Terra alla spiaggia del secondo regno, che i due
dovranno percorrere risalendo il corso di un fiumiciattolo che dall'alto ha scavato il suo corso verso
il basso. Si molto discusso sull'identificazione di questo fiume, che molto probabilmente non
altro che lo scarico del Lete: il fiume dell'Eden che cancella la memoria dei peccati commessi e la
riporta all'Inferno dove si racchiude tutto il male del mondo, l dove si gettano i fiumi infernali nati
dal Veglio di Creta (seguendo il suono dell'acqua i due poeti risaliranno lungo la galleria, uscendo
dalla cavit infernale).

Bench il percorso sia impervio e malagevole, offrendo poca luce e costringendo a un certo sforzo
(non era camminata di palagio, come ci informa Dante) i due poeti lo compiono in breve tempo,
soprattutto Dante che ansioso di uscire dall'Inferno e di rivedere il cielo dopo tante ore passate nel
buio della profondit della Terra: il Canto e la Cantica si chiudono con la visione delle stelle che si
intravedono attraverso un buco tondo nella roccia che segna la fine del cammino, usciti dal quale
Dante e Virgilio saranno sulla spiaggia del Purgatorio, proprio al sorgere del sole la mattina della
domenica di Pasqua (che segna evidentemente la vittoria sul peccato: e il dato pi evidente sar
quello visivo, dell'aria serena e del cielo terso che si offrono nuovamente alla vista del poeta, il cui
cuore era stato contristato dalla drammatica esperienza della discesa attraverso il primo regno).

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