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DANTE E LA DIVINA COMMEDIA

L'attualità della Divina Commedia consiste nel suo straordinario valore culturale che ha superato ogni
confine temporale in quanto ancora oggi è un monumento simbolo della letteratura italiana e mondiale.
Studiare ,leggere la Divina Commedia significa infatti ripercorrere la storia della letteratura e anche la storia
dell'Italia.

Pur raccontando un mondo diverso dal nostro , un'epoca diversa dalla nostra dal punto di vista morale e
teologico, la Divina Commedia è attuale nella misura in cui la poesia è recepita come manifestazione dello
spirito umano. Il viaggio immaginario compiuto da Dante infatti è il viaggio che ogni uomo di ieri e di oggi
compie dentro di sé per la salvezza della propria anima e per il raggiungimento della felicità terrena e
ultraterrena.

L'opera è considerata il capolavoro della letteratura italiana e ciò ha conferito al suo autore,Dante, la fama
di padre della lingua italiana e di SOMMO POETA.

Il contenuto

La Commedia è il poema, scritto fra il 1304 (o 1306) e il 1321, che descrive il viaggio immaginario di Dante
nei tre regni dell'al dilà, cioè Inferno, Purgatorio e Paradiso, dopo che il poeta si è smarrito in un bosco
minaccioso dove ha temuto per la sua vita. A salvarlo da questo pericolo è il grande poeta latino Virgilio,
che sarà guida di Dante nei primi due regni, mentre in Paradiso il poeta riceverà inizialmente aiuto da
Beatrice, e poi, giunto alla presenza della Vergine, da San Bernardo.

Il viaggio si svolge nella settimana di Pasqua del 1300, anno del primo Giubileo, detto anche Anno Santo,
periodo in cui la Chiesa offre ai fedeli la possibilità di cancellare le conseguenze dei pec cati commessi in
vita senza scontare gli anni di Purgatorio previ sti. Dante sceglie di compiere il suo viaggio in questo anno
perché vede in esso un momento favorevole e di buon augurio per la riuscita della sua personale
liberazione dal peccato e il consegui mento della salvezza. Il suo viaggio culminerà, una volta che si sarà
purificato di tutti i peccati, nella visione di Dio in Paradiso.

Il titolo e il genere

Il titolo dell'opera è stato indicato dallo stesso Dante nella lettera dedicatoria a Cangrande della Scala,
signore di Verona, al quale Dante offre il dono dell'ultima parte del poema, cioè il Paradiso. In questa
lettera Dante scrive: "Il titolo del libro è Incomincia la Commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nascita,
non di costumi, sottolineando con questa frase come il poeta si senta lontano dai suoi concittadini, corrotti
e viziosi. Proseguendo nella lettera, Dan te spiega poi che due sono i motivi per cui l'opera si chiama così:

il primo motivo riguarda il contenuto che, come nelle comme die teatrali, ha un lieto fine dopo vicende
terribili e spaventose; il secondo è un motivo stilistico, perché il linguaggio adottato non sempre è alto e
nobile, come richiesto dalla tragedia, ma a volte è semplice, vicino al parlare di tutti i giorni, come quello
della commedia.

La Commedia verrà poi definita divina da Giovanni Boccaccio per indicarne l'eccezionalità; questo titolo
sarà mantenuto anche in seguito, per sottolinearne non solo la bellezza ma anche il fatto che è un viaggio
nell'aldilà.

La Divina Commedia è dunque un poema, cioè una narrazione in versi, didascalica e allegorica:

didascalica perché Dante intende insegnare (didàskalos in gre co significa maestro, insegnante), attraverso
gli incontri con i vari personaggi distribuiti nei tre regni, quali possono essere gli er rori degli uomini e le
punizioni o, viceversa, in che modo Dio possa premiare i comportamenti virtuosi;
allegorica perché il racconto del viaggio nasconde in realtà al tri significati oltre al contenuto narrato: ad
esempio, il poema inizia con Dante che si perde nella selva oscura; questa selva rap presenta una fase di
dubbio e di peccato, che non solo Dante ma tutta l'umanità può attraversare, perdendo di vista la retta via e
cedendo alle tentazioni.

La struttura del poema

La struttura del poema riflette la visione dell'uomo medievale che considera i numeri come simboli per
eccellenza: tutto il poema, è costruito sul numero tre che riflette l'elemento fondamentale della religione
cattolica, cioè la Trinità.

La Commedia è composta quindi di tre cantiche (Inferno, Purgato rio, Paradiso) composte di trentatrè canti
ciascuna (l'età di Cristo) e precedute da un canto introduttivo in cui Dante spiega com'è iniziato il suo
viaggio; la somma, perciò, è di cento canti, e cento è il quadrato di dieci, un numero che simboleggia la
perfezione.

Ogni regno dell'aldilà, inoltre, può essere ripartito in nove zone (i

cerchi dell'Inferno, le cornici del Purgatorio, i cieli del Paradiso)

dove sono puniti i peccatori o sono distribuiti i Beati. Un valore particolare assume poi la scelta del verso:
Dante inventa una strofa particolare, la terzina di versi endecasillabi, secondo lo schema ABA BCB CDC ecc.
che prende il nome di terzina dante sca, o incatenata, perché diventa come l'anello di una catena che si
protrae per tutto il canto.

+ Studii e analisi effettuate sui termini presenti nella Commedia ,hanno dimostrato che Dante ha introdotto
moltissimi termini o neologismi in una quantità incomparabile rispetto a quanto abbiano fatto Petrarca o
Manzoni. Un famoso filologo, Gianfranco Contini, diceva che Dante è davanti a noi, nel futuro, perché è
qualcuno che è arrivato prima di noi...

Per quanto riguarda la suddivisione in cantiche e canti sicuramente tali strutture già esistevano prima della
Commedia , ma l'intelaiatura della struttura delle terzine incatenate DANTESCHE è estremamente originale
in quanto è una personale 'invenzione di Dante .

La geografia e l'universo danteschi

Dante riprende le concezioni di Tolomeo, secondo il quale la Terra è immobile al centro di un universo
composto da nove cieli, corri spondenti ai principali pianeti ruotanti attorno ad essa.

L'immobilità della Terra al centro del sistema dei cieli rappre senta la superiorità e la perfezione dell'uomo
che la abita; questa concezione viene chiamata sistema geocentrico (con la Terra al centro) o tolemaica.

La Terra di forma sferica è divisa in due parti: emisfero boreale, o delle terre emerse, dove vive l'uomo;
emisfero australe o delle acque, disabitato. Al centro del primo si trova Gerusalemme, esattamente agli
antipodi del cono che costituisce il Purgatorio, e vicino ad essa si estende la selva da cui ha inizio il viaggio
di Dante. Da qui si entra nell'imbuto dell'Inferno che arriva fino al centro della terra dove è conficcato
Lucifero, il capo degli angeli che si sono ribellati a Dio.

Procedendo per un cunicolo si arriva alla montagna del Purgato rio, nell'emisfero australe, sulla cui cima si
trova il Paradiso Ter restre; arrivato qui Dante, purificato dai peccati compiuti in vita. può salire in volo
attraverso i nove cieli dell'universo.

I cieli sono contenuti nell'Empireo, in cui i beati sono riuniti in una "candida rosa" da dove contemplano
Dio, fonte della loro gioia.

L'inferno
Dopo il canto iniziale, che serve da introduzione a tutto il poema e spiega lo smarrimento di Dante nella
selva oscura, il viaggio vero e proprio del poeta nell'Inferno, sotto la guida di Virgilio, comincia dal Il canto.
L'Inferno è un'enorme voragine a forma di imbuto creata dal capo degli angeli ribelli a Dio, Lucifero, quando
venne scagliato dall'alto dei cieli e conficcato al centro della terra.

L'inferno si presenta a Dante come una serie di cerchi digradanti e concentrici dove i peccatori sono
distribuiti in gironi, cioè settori, il cui ordinamento segue i principi della morale del filosofo greco Aristotele.
I peccati diventano sempre più gravi man mano che si scende verso il fondo dell'Inferno.

Perché Dante ha ordinato l'Inferno in questo modo?

Per dare una distribuzione ordinata al peccati, Dante si serve delle osservazioni sulla morale di Aristotele, il
filosofo dell'antichità greca più seguito in età medievale.

Aristotele afferma che l'uomo è un animale sociale, cioè che non può vivere fuori dalla società; di
conseguenza, i suoi peccati sono tanto più gravi quanto più colpiscono e danneggiano i rapporti sociali..

Nella parte alta dell'Inferno, quindi, sono puniti gli incontinenti, cioè coloro che sono incapaci di dominare
le passioni. Nel mondo medievale, però, venivano considerati molto gravi peccati che ora non sono
considerati tali: la golosità, ad esempio, perché non solo contravveniva i precetti della Chiesa in materia di
digiuno, ma rappresentava una provocazione in un mondo dove procurarsi il pane era spesso impossibile.

Ma più gravi ancora sono i peccati commessi dai violenti che colpiscono gli altri, se stessi e Dio (ad esempio
con la bestemmia) e sono collocati nel settimo cerchio.

Il peccato considerato in assoluto il più grave è la frode.

-Partendo dall'inizio della discesa, Dante giunge in un vestibolo in cui sono confinati gli ignavi, coloro che
non hanno avuto ideali, non hanno fatto del male ma neppure del bene e sono tenuti fuori dall'Inferno vero
e proprio;

varcato il fiume Acheronte, incontra il Limbo che è il primo cerchio dell'Inferno in cui sono confinati coloro
che non hanno fatto del male in vita, ma che non sono stati battezzati (i grandi posti e sapienti pagani, oltre
ai bambini);

i cerchi successivi, fino al quinto compreso, sono riservati agli incontinenti (coloro che non sanno
contenere, cioè trattenere, le loro passioni, come l'amore sensuale, la gola così via);

. il sesto cerchio è riservato agli eretici (coloro che non hanno creduto in Dio rispettando le norme e le
opinioni della Chiesa);

- nel settimo cerchio sono puniti i violenti, divisi nei tre gironi: violenti contro se stessi, contro gli altri e
contro Dio;

nell'ottavo si trovano i fraudolenti, cioè coloro che si sono serviti della frode (l'inganno); nel nono cerchio
solo puniti i traditori dei parenti, degli amici, degli ospiti e della patria.

Al centro della terra è conficcato Lucifero, una deformazione mostruosa della Trinità con una sola testa ma
con tre facce di diverso colore; in ognuna delle tre bocche vengono divorati i traditori più ripugnanti della
storia, cioè Giuda, traditore di Cristo, nella bocca centrale, Bruto e Cassio, traditori di Cesare, nelle due
laterali.

Il contrappasso
Tutte le punizioni che si incontrano nell'Inferno (e anche nel Pur gatorio) rispettano la legge del
contrappasso, cioè la norma per cui ad ogni peccato viene assegnata una punizione affine o con traria alla
natura del peccato stesso.

I golosi, ad esempio, che hanno dedicato la loro vita a nutrirsi di cibi raffinati, sono puniti venendo costretti
a tenere la bocca im mersa nel fango e a mangiare sostanze schifose, sotto la custodia del cane Cerbero che
li assorda con continui latrati.

Spesso la punizione prevede che il corpo dei peccatori subisca trasformazioni mostruose o venga colpito da
malattie ripugnanti, mentre diavoli feroci e spaventosi li tormentano violentemente.

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