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CANTO VI INFERNO

Il sesto canto è di tipo politico, precisamente un’invettiva su Firenze. Ce ne sarà anche uno nel
purgatorio e uno nel paradiso facendo riferimento rispettivamente all’Italia e all’Impero, sia per
rispettare la struttura simmetrica del poema, che per gli orizzonti politici allargati per via dell’esilio
dello stesso Dante. I vv.1-3 fungono da raccordo con il canto precedente perché viene usata la
tecnica dell’ellissi in quanto il poeta si sveglia già nel cerchio successivo senza sapere come ci sia
passato.

SPAZIO: terzo cerchio, atmosfera più ripugnante: una pioggia di cui si precisano le qualità v.8,
grandine grossa, acqua nera e neve. Tutto ciò si traduce in un’acuta sensazione olfattiva disgustosa.

TEMPO: tarda sera del venerdì santo dell’8 aprile 1300

PECCATORI E PENA: i golosi (peccato di incontinenza, se il peccato della gola allontanava da Dio
diventava un peccato mortale) che sono sdraiati nel fango sudicio, flagellati da una pioggia di
grandine, acqua nera e neve e vengono inoltre dilaniate da Cerbero.

CONTRAPPASS0: per analogia, chi in vita ha ceduto al peccato di ingordigia ora è costretto a giacere
per terra e ingozzarsi per l’eternità di fanghiglia disgustosa.

PERSONAGGI:

 Dante (auctor e agens)


 Virgilio
 Cerbero: creatura mitologica a tre teste, presente già nell’oltretomba pagano (Orfeo). È
descritto da Virgilio nelle Eneide e definito come guardia dell’Ade infatti nel suo viaggio
accade la stessa situazione e la Sibilla per azzittirlo butterà in una delle tre gole una focaccia
oppiacea ma in questo caso dato che Dante gli attribuisce caratteri ancor più mostruosi
Virgilio getterà in una delle tre gole del fango. È un animale mostruoso che ha qualcosa di
straordinario infatti come ci fa intendere dal v.16 è mezzo uomo e mezzo cane e come
Lucifero, che ha tre teste (Giuda, Bruto e Cassio) anche egli si contrappone alla trinità.
 Ciacco: fiorentino di cui non abbiamo molte notizie infatti si sono sviluppate varie ipotesi,
Boccaccio in una novella lo descrive come un grande mangiatore ma dalla conversazione
molto piacevole, quindi un personaggio dell’epoca conosciuto, viene identificato anche
come Ciacco dell’Anguillaia, rimatore fiorentino e inoltre potrebbe anche richiamare
etimologicamente alla parola corpo o Giacomo. Confessa inoltre a Dante durante la loro
conversazione che il suo nome deriva dal suo peccato ovvero quello della gola.

LA PROFEZIA DI CIACCO: Dante, siccome che finge di aver scritto la Commedia prima dell’esilio, si
farà fare da Ciacco una profezia post eventum sul destino di Firenze (Dante si farà più volte
profetizzare nel corso del poema sia per ciò che ne sarà del destino di Firenze che per ciò che ne sarà
di sé quindi del suo esilio) basandosi su tre domande vv60-63. Riguardo la prima domanda, che
tratta della sorte dei cittadini della città partita, si preannuncia un futuro di scontri cruenti attraverso
la metafora del sangue vv.64-65, infatti, la famiglia dei Cerchi, a capo dei Guelfi bianchi, definiti
fazione selvaggia perché vengono dalla parte di Firenze al di fuori delle mura, caccerà quella dei
Donati, a capo dei Guelfi neri. La permanenza di questa fazione è scandita da una perifrasi
astronomica ai vv.67-68 ovvero solo tre anni, dopodiché la parte sconfitta farà ritorno con l’aiuto di
qualcuno che viene definito neutrale v.69 identificato o in Bonifacio VIII o in Carlo di Valois e
riprenderà il potere a lungo. Riguardo la seconda, che tratta della presenza nonostante tutto di
giusti, egli afferma che questi sono solo due e ciò potrebbe significare o che sono pochi o che sono
solo due ma non sono ascoltati. Riguardo infine la terza ed ultima domanda sulla ragione per cui
Firenze è stata assalita da tanta discordia egli risponde che tre sono i vizi fiorentini, origine delle
ostilità, ovvero la superbia, l’invidia e l’avarizia.

LA SECONDA PARTE DEL COLLOQUIO CON CIACCO E LA SPIEGAZIONE DEL GIUDIZIO UNIVERSALE:
Dante però vuole sapere altre notizie principalmente su determinati personaggi politici noti: Farinata
degli Uberti( capo dei Ghibellini collocato tra gli eretici), il Tegghiaio ( Aldobrando degli Adimari,
nobile della parte dei Donati, si trova tra i sodomiti che consentirono la pace tra San Giminiano e
Volterra) Iacopo Rusticucci (sodomiti), Arrigo, Mosca de' Lamberti (illustre ghibellino che fece
scatenare la guerra tra guelfi e ghibellini perché consigliò di uccidere il ghibellino Buondelmonte
Buondelmonti per vendicare il rifiuto di costui a sposare una donna guelfa degli Amidei per
promuovere la pace tra le fazioni nel 1215 ed è posto per questo tra i seminatori di discordia), e gli
altri che hanno prestato il loro servizio per il bene della città. Ciacco gli comunica che sono tutti
all’inferno in luoghi diversi per colpe diverse e gli chiede cortesemente se una volta ritornato sulla
terra potrà ricordarlo ma ad un tratto cade e Virgilio spiega che dato che le anime quando parlano
con Dante interrompono l’espiazione, Dio ha voluto cessare il dialogo tra i due e l’anima dannata si
risveglierà solo quando le trombe angeliche risuoneranno per avvisare del giudizio universale e le
anime potranno recarsi presso la loro tomba per prendere i loro corpi e recarsi nella valle di Giosafat
dove verrà stabilita la sentenza definitiva. Dopo quest’ultima tutto sarà perfetto, ed anche se i
dannati non potranno mai raggiungere la perfezione, ci si avvinceranno perché sentiranno ancor di
più il peso della loro pena divenuta più cocente.

(Mentre scendono nell’altro cerchio incontrano Pluto, demone, dio della ricchezza figlio di asione e
demetra, guardiano del cerchio degli avari e dei prodighi, con le sue parole si aprirà il canto
successivo: plurilinguismo dantesco, inventa lingua dei demoni)

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