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In questo canto riemerge il topos delle due anime particolari che hanno una condizione diversa dalle
altre come Paolo e Francesca o Ulisse e Diomede. In questo caso infatti abbiamo due anime, il conte
Ugolino e l’arcivescovo Ruggieri, che hanno un supplemento di pena, oltre ad essere immersi nel
Cocito, uno (Ugolino) sovrasta l’altro (Ruggieri) e gli rosicchia la testa (ghiaccio + martirio), risultato
della crudeltà dell’arcivescovo che l’aveva indotto a morire per la fame.
SPAZIO: nono cerchio (seconda zona: Antenora e terza zona: Tolomea, chiamata così dal nome di
Tolomeo che assassinò a tradimento Pompeo rifugiatosi in Egitto dopo la sconfitta a Farsalo)
PECCATORI E PENA: traditori della patria (Antenora) che sono immersi nel ghiaccio fino al collo, col
viso rivolto verso l’alto e quindi più esposto al gelo; i traditori degli ospiti (Tolomea) sono immersi in
posizione supina con la faccia rivolta verso l’alto in modo che le lacrime congelino i loro occhi.
CONTRAPPASSO: per analogia, tutti i traditori hanno mostrato in vita un cuore duro e freddo, così
come fredda è stata la loro premeditazione, ed è per questo che sono condannati, a restare immersi
in un lago ghiacciato per l’eternità.
PERSONAGGI:
IL RACCONTO DEL CONTE UGOLINO, IL SOGNO PREMONITORE, L’AGONIA E LA MORTE: Dopo aver
visto il crudele scenario che è segno della degradazione umana che porta alla vendetta, all’odio
come è risultato, il conte Ugolino inizia a narrare la sua storia (tecnica dello scorcio e dell’ellissi)
anche se a malincuore (reminiscenza Virgiliana, Enea sollecita Didone a narrare le sue vicende).
Riconosciuto Dante dalla sua parlata, descrive gli ultimi giorni della sua vita nella torre di Muda dove
l’unico contatto con l’esterno era una finestrella dalla quale scandiva il passare dei mesi e dove fece
un terribile sogno premonitore (secondo i romani i sogni fatti all’alba annunciano il futuro). Il sogno,
attraverso una scena di caccia in cui essi rappresentano la preda ovvero il lupo ed i suoi lupacchiotti
inseguiti ed uccisi dalle cagne feroci delle famiglie dei Gualandi, dei Sismondi e dei Lanfranchi (che
hanno aiutato Ruggieri alla cacciata dei Visconti da Pisa), rivela a tutti loro la tragica fine a cui
andranno incontro a causa di Ruggieri. Il risveglio fu ancor più doloroso poiché il pianto dei bambini
che pativano la fame era la conferma della loro triste sorte. Dopo una breve pausa riinizia a narrare
affermando che quando si stava per avvicinare l’ora del cibo avevano chiuso la torre e quindi era
giunta la loro ora. Il conte cerca di dissimulare il dolore attraverso il mutismo ma è il suo sguardo a
parlare e le domande dei figli e dei nipoti tra cui Anselmuccio (figlio di Guelfo, fratello di Ugolino)
restano senza risposta fino a quando un raggio di sole tenue, segno della vita che rinasce, illumina i
volti caratterizzati dalla stessa espressione dolorosa. La disperazione di Ugolino rimane muta ma si
esprime anche con gesti (“ambo le mani per lor dolor mi morsi”) ma viene equivocata dai bambini
come gesto di fame e si offrono in pasto (allusione alla tradizione di antropofagia confermata dalle
cronache). Ugolino rimase in silenzio e dopo quattro giorni il quartogenito Gaddo di 30 anni morì e in
seguito tutti gli altri e dopo averli chiamati gridando sul dolore prevalse la fame (altra allusione
all’antropofagia che ha due interpretazioni: il dolore non ha fermato la fame e si è cibato dei figli e
dei nipoti o che è morto dalla fame e dal dolore). Dopo l’epilogo della vicenda tornò a scontare la
sua pena eterna addentando il suo vicino.
L’IINVETTIVA CONTRO PISA: Dante auctor non può trattenere lo sdegno contro un’intera città
colpevole di tale atrocità e definisce quindi Pisa con una perifrasi che ne mette in luce la vergogna
morale e dato che hanno calpestato i sentimenti profondi della natura si augura che sia proprio essa
a punirli facendoli morire affogati nell’Arno. Egli va contro soprattutto al gesto di uccidere anche i
figli ed i nipoti del conte in quanto sono innocenti e non devono pagare per i peccati commessi dal
loro parente.