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STORIA DELLA MUSICA 1

Dalle origini al cinquecento

Esame:

Si da la possibilità ad ognuno di portare un argomento a scelta da esporre con un


discorso di stampo accademico. Sul resto del programma si richiedono le cose
fondamentali (non troppe date o nomi)

LIBRI CONSIGLIATI

- La musica nella storia

- Storia della musica (Daolmi)

- Grout

Lezione 1: 28/10/2021

STORIA = ordine cronologico del susseguirsi degli eventi. Idea molto recente (metà
dell’ottocento). L’idea nasce dalla filosofia idealista di Hegel. Nel settecento nessuno
pensava che potesse essere un dato interessante il susseguirsi del tempo.

Etimologia: dal greco, stessa radice del verbo “Id” (vedere). Dal verbo “vedere” i greci
arrivano al significato “conoscere”. Platone unisce i significati con la parola “Idea”.

POETICA ≠ ESTETICA

Che cos’è la musica? Che cos’è l’arte?


Problemi che sorgono dopo il romanticismo. Prima il musicista o l’artista erano dei
mestieri come altri.

L’idea dell’arte infatti cambia nel tempo. La parola “arte” viene dal greco
“techne” (tecnica)

Cos’è la storiografia?
Interpretazione dei dati storici (documenti di inoppugnabile verità come libri, reperti,
monumenti…).

La storia non esiste ma solo la storiografia. Ognuno di noi fa parte della storia ma non
della storiografia. Tutto sta nell’interpretazione dei dati e non nei dati stessi (tutto cambia
in base al contesto).

L’unico dato della musica può essere solo la musica stessa. Quello che sappiamo delle
origini proviene da altre arti (come la pittura o la letteratura).

L’uomo è un animale musicale


Le nostre pulsoni biologiche primarie (respiro e battito del cuore) sono ritmiche e musicali.
Anche il passo del nostro cammino è ritmico.

Non si può spiegare l’origine della musica, perché l’essere umano è musicale per
definizione.

Secondo alcuni studiosi la musica nasce da alcune emozioni (teoria patogenica).

Anche mentre parliamo (con il nostro sistema foniatrico, prima del linguaggio) stiamo
emettendo musica.

Musica presso i popoli primitivi


L’arte musicale è un concetto molto tardo. La musica ha sempre avuto una funzione in
ambito militare, che servivano a comunicare movimenti delle truppe (assalto, ritirata…)
ma anche a incoraggiare i combattenti della propria fazione intimorendogli avversari.

La musica è un linguaggio che ha un forte impatto sull’emotività. Questo nesso è sempre


stato chiaro ai popoli anche antichi.

L’intensità del suono, anche nel mondo animale, è uno strumento intimidatorio prezioso.
Più il suono è forte più si fa credere di essere più grosso (es: i gatti più piccoli quando
combattono fanno più rumore). Anche in un esercito, se fa tanto rumore fa pensare
all’avversario di essere più potente.

L’intensità della musica ha una funzione anche biologica: più è forte la musica più il
corpo risponde con l’aumento del battito cardiaco, con scariche di adrenalina e un
irroramento del tessuto muscolare. La musica provoca una risposta a livello biologico.

Musica in ambito religioso


Un’associazione tra religione e musica è la spiritualità orientale con il mantra. Per molte
civiltà anche l’origine del mondo ha origine da un suono fondamentale.

Il caos stesso è un suono, che parte da un’apertura simile allo sbadiglio.

Esiste ancora l’idea che la musica abbia un potere trascendente, che ci mette in contatto
con qualcosa più grande di noi.

Lo sciamano, di origine siberiana ma poi diffuso in oriente, è una sorta di medico/


sacerdote che guarisce le persone anche grazie a balli e musica suonata con un tamburo.

Il principio della cura è elementare: se uno ha la febbre ha un battito accelerato; il


tamburo viene sincronizzato con il battito e poi li rallenta progressivamente facendo
abbassare anche il battito del paziente.

Questa idea arcaica è alla base della musicoterapia ma anche delle discoteche (che fanno
il contrario cercando di aumentare il ritmo eccitando le persone).

Tra i popoli arcaici si arriva all’idea che il suono ha qualcosa di magico e quindi religioso.
Infatti opera in una dimensione invisibile.

Musica e lavoro
L’associazione tra musica e lavoro è arcaica. Veniva usata nelle piantagioni di cotone per
diversi scopi:

- la ritmicità costante aiuta il lavoro: anche nelle galere tra i rematori c’era un uomo
addetto a suonare il tamburo, che aveva funzione di sincronizzazione.

- Distrae dal lavoro troppo lungo e alienante

Ninna nanna
Quando un bambino nasce la madre, anche se ha sofferto col parto, lo culla e gli canta
una ninna nanna. Questo canto affettivo instaura una relazione di natura magica tra
madre e figlio. È l’unica forma di comunicazione tra i due poiché il bambino non conosce
altri linguaggi.

La parola di fatto è una musica astratta a cui si tolgono i parametri prettamente musicali.

Musica e astronomia
Hanno una connessione perché il cosmo ha dei ritmi naturali che si ripetono ciclicamente.
La sopravvivenza degli individui una volta era legata ai fenomeni atmosferici. Per tutto il
medioevo la musica faceva parte del quadrivio insieme alla matematica, alla geometria e
l’astronomia.

Musica e arte
Nessuna popolazione arcaica considerava la musica una forma di arte. Non vuol dire che
la considerassero meno importante ma di più.

4/11/2021

Nelle civiltà umane le energie (istinti e pulsioni) esistono ma vengono sublimate e


controllate. La sublimazione per eccellenza è l’idealizzazione con la religione e
l’invenzione dei santi.

GRECI
La vera storia della musica comincia con i greci.

La musica aveva una funzione didattica e ricreativa. Serviva per imparare le tradizioni e le
storie mitiche. Si insegnava

Il primo dato storico è del VII sec a.C. ed è legato a Terpandro. Egli aveva una scuola di
musica, in cui si insegnava la base teorica della disciplina musicali, che per i greci era la
teoria dei “nomoi” (significa legge, regola). Queste regole hanno a che fare con delle
successioni di suoni.

La teoria greca è basata sul tetracordo (successione di quattro suoni per grado congiunto
discendente). L’unione di due tetracordi genera l’ambito dell’ottava e si chiama armonia
(anche se noi la chiameremmo melodia). I greci individuavano 3 tetracordi fondamentali,
detti modi:

- Dorico: Mi - re - do - si / La - sol - fa - mi

- Frigio: Re - do - si - la / Sol - fa - mi - re

- Lidio: Do - si - la - sol / Fa - mi - re - do

I modi venivano pensati in senso discendente e non ascendente per la posizione delle
corde della lira, che aveva le corde acute sopra.

Esistono anche altri modi/scale miste: misolidio….

La cosa importante è che i greci sono stati i primi a teorizzare la musica, a crearne una
disciplina.

Dottrina pitagorica
All’interno di questa idea di razionalizzazione dell’universo dei suoni si colloca la figura
importantissima di Pitagora (VI sec a.C.). Egli non era solo un matematico/geometrico, ma
anche una figura mistica religiosa (una sorta di santone). Ha vissuto nella Magna Grecia in
cui aveva una setta di cui era il guru. Alle sue lezioni non insegnava solo le teorie
matematiche ma anche teorie mistiche che hanno influenzato la nostra visione del
mondo. Gli esempi più importanti sono l’idea della “Metempsicosi”, ovvero la teoria della
reincarnazione di stampo orientale, e quella della trasmigrazione delle anime.

Nella sua setta c’erano insegnamenti anche alimentari: erano vegetariani per rispetto
degli animali.

C’era la convinzione che il cosmo fosse regolato da principi matematici e da proporzioni.


La parola Cosmo significa “ciò che è ordinato”. La teoria del cosmo è alla base della
dottrina pitagorica: tutto (dalle cose più piccole al movimento dei pianeti) può essere
misurato poiché accade nel tempo e nello spazio. Dove non riusciamo a farlo è perché
non abbiamo ancora gli strumenti adatti. Tutto è quindi inserito in rapporti armonici.

Le popolazioni arcaiche erano abituate a fare calcoli matematici.

Quasi tutte le popolazioni arcaiche conoscevano il fenomeno della precessione degli


equinozi, spostamento dell’asse terrestre di qualche grado ogni 20 mila anni. Questo
causa la posizione delle costellazioni nel cielo.

Pitagora associa tutti questi fenomeni alla musica e all’armonia. Parla di “armonia delle
sfere” intendendo la musica che producono i pianeti muovendosi. Infatti ogni oggetto in
movimento produce Musica in quanto proviene dall’attrito. L’dea della proporzione in
musica nasce dall’uso empirico della lira (o della cetra). Infatti vede che dividendo la
corda in diversi punti produceva diversi suoni. Conoscendo le frazioni traduceva i suoni
diversi con rapporti matematici.

Per Pitagora anche l’anima ha una costruzione matematica: da ciò deriva il concetto che
ogni armonia può influenzare la mente in modo diverso tramite un “ethos”. Questa idea
esiste ancora oggi.

Secondo Pitagora ci sono delle armonie che si possono consigliare e altre che no, poiché
producono suoni difficili da ascoltare. Platone riprende questo concetto esagerandolo:
pensa che ci siano alcune armonie che debbano essere proibite ad alcune classi sociali (i
guerrieri non dovrebbero ascoltare armonie Lidie che sono rilassanti ma solo armonie
doriche, più mascoline).

Apollineo e dionisiaco
Nietzche dice che non è vera l’idea classicheggiante dei greci. I greci avevano un lato
oscuro molto forte ed erano dominati da una specie di schizofrenia che si incarnava in
due divinità opposte: Apollo e Dioniso. Il mondo di Apollo è solare, razionale e ordinato
(tutto a che fare con la chiarezza e la luce) mentre il mondo di Dioniso è oscuro. 

Dal punto di vista musicale a questi dei è legata la dicotomia tra i due tipi di strumenti di
strumenti esistenti. Ad Apollo sono legati gli strumenti a corde pizzicate, citraretici (cetra,
lira…) mentre a Dioniso sono legati tutti gli strumenti auletici (da “aulos”, flauto), tutti gli
strumenti a fiato. Questo perché negli strumenti a corde si possono individuare rapporti
perfetti schiacciando le corde in punti precisi. Negli strumenti a fiato i rapporti non sono
mai perfetti (perché i buchi sul legno vanno fatti in modo empirico). Un altro motivo per
cui gli strumenti a corde erano associati ad Apollo perché permettevano la musica vocale,
che era la più alta forma di espressione.

Inoltre Dioniso è l’unico Dio greco a non essere bello e a non essere autoctono (viene
dall’Asia minore). È stato accettato lo stesso tra gli dei perché avevano paura di lui. Su
questo insiste la teoria di Nietzsche.

Apollineo e dionisiaco da Nietzsche in poi diventano delle categorie estetiche, dei modi
per interpretare l’arte. La persistenza di queste due categorie è inattaccabile.

Dioniso diventa il dio di diverse cose: è il dio della vegetazione (associato alla crescita e
alla linfa vitale), del movimento (che è violento, animale, irrazionale), della frenesia, del
vino (e quindi dell’ebrezza e della mancanza del controllo), della sessualità

Dioniso è considerato figlio di Zeus, secondo alcune teorie la madre è Demetra (regina
della morte), mentre per altre è Semele (che venne incenerita da Zeus che le appare in
tutto il suo splendore). Dioniso è l’unico dio dei greci che muore e risorge continuamente:
è quindi associazione tra vita e morte. C’è un nesso tra Dioniso e Cristo: entrambi
muoiono di morte violenta e poi risorgono. Il 25 dicembre era originariamente una festa
dionisiaca.

Il disordine di Dioniso deriva dal fatto che ha un’energia smisurata (non si può misurare,
opposto di apollo). Alcuni lo hanno definito il dio dell’intensità allo stato puro. È per
questo che è anche contraddittorio e ambiguo.

A Dioniso è associata la creazione della tragedia greca classica, la forma d’arte superiore
per eccellenza secondo la concezione greca. La tragedia era un fenomeno musicale,
ballato e recitato. È all’origine dell’opera lirica, che ne è una variazione. Questo lo ricorda
Nietzsche ma è scritto anche nella Repubblica di Aristotele. È un dato certo poiché le
tragedie venivano rappresentate durante le festività dionisiache in onore del cambio delle
stagioni. Non erano quindi solamente delle spettacoli estetici ma veri e propri rituali
religiosi.

L’etimologia della parola “Teatro” è la stessa di “Teologia” e significa Luogo in cui dio
appare, secondo i greci Dioniso. A teatro si poteva avere un’allucinazione di Dioniso.

Lo spettatore veniva pagato dallo stato per assistere alle rappresentazioni teatrali e si
raccomandava molto caldamente di andare a teatro da ubriaco. Questo serviva per
godere dello spettacolo da una prospettiva dionisiaca.

Il termine tragedia vuol dire Canto del Caprone (animale dionisiaco per eccellenza poiché
ha un’intensa attività sessuale e tende a distruggere tutto, oltre ad essere brutti).

Prima di ogni rappresentazione a teatro veniva sgozzato un caprone sul palco: Dioniso
veniva ucciso per poi risorgere durante lo spettacolo. La tragedia è una forma popolare e
sublimata del dionisiaco. Era una forma essoterica (aperta a tutti) perciò non era
importante quanto i culti esoterici/misterici (nascosti e segreti) praticati sotto terra,
simbolo di morte ma anche di rinascita (madre terra).

Il termine mistero deriva dal verbo Muo (chiuso).

I culti dionisiaci sono gli unici dell’antichità e sono in maggioranza rivolti alle donne. La
donna conta solo in questi culti (nella società non aveva importanza e doveva stare a
casa). Le donne erano considerati animali più irrazionali degli uomini. Erano anche simboli
di ciclicità (per il ciclo mestruale).

Le donne che partecipavano ai culti dionisiaci erano chiamate Baccanti. In questi culti
venivano usate ampiamente sostanze psicotrope (funghi, bacche, derivanti del miele…).
In determinati periodi dell’anno uscivano dalle grotte e si aggiravano nei boschi. Quando
le baccanti incontravano persone nei boschi avveniva lo “sparagmos”: l’uomo veniva fatto
a pezzi a mani nude e veniva anche mangiato. Nessuna di queste donne veniva
processata poiché era una situazione considerata normale.

I riti dionisiaci spesso avevano come evento (non a teatro) l’orgia, considerata sacra e
religiosa.

Era sempre presente la musica, fatta da strumenti a fiato e percussioni.

La sacralità di tutti questi riti è data dall’estasi (essere fuori di sé) ottenuta. Si rompe il
principio di individualità. Non sono più io ma posso diventare Dio: entro in comunione con
Dioniso. L’orgia è più sacra dell’accoppiamento perché elimina l’individualità: io non so
con chi sto facendo cosa perché è presente un ammasso di persone.

L’orgia è un puro strumento religioso per uscire da sé attraverso il piacere.

Il primo a scrivere dei riti dionisiaci è Plutarco.

L’allucinazione è uno stato importante perché significa vedere qualcosa che non c’è, lo
stesso principio dell’immaginazione, facoltà del cervello che permette la creazione di ogni
forma d’arte. Sia gli artisti che gli dei creano qualcosa.

La pallacanestro ha origine precolombiana. Era una cosa molto violenta. Chi vinceva
veniva sacrificato e gli veniva strappato il cuore. Venivano sacrificati per permettere al
sole di rinascere. Infatti si faceva passare la palla dal cerchio (come un pianeta è inserita
in un ciclo).

Oggetti dionisiaci:

- Spirale e labirinto: si possono vedere solo in condizione di estasi

- Bambola: giocando con la bambola io immagino di essere la bambola. È quindi una


forma primitiva di estasi.

- Trottola: simbolo di ciclicità

- Specchio: il bambino vede se stesso e viene frantumato

Il bambino in alcune fasi della vita ha la cosiddetta “fase dello specchio” che lo distingue
da tutti gli altri animali. In questa fase l’uomo si riconosce nello specchio.

11/11/2021

GRECIA CLASSICA (490 a.C. - 323 a.C.)

Il 490 a.C. è una data importante perché fu il primo tentativo dei persiani di attaccare la
Grecia e l’Europa.

L’immaginario dell’oriente viene dai persiani.

Il 323 a.C. è l’anno della morte di Alessandro Magno, che mette la fine al periodo classico
in modo ufficiale. Alcuni collocano questo momento nel 399 a.C., anno della morte di
Socrate.

Guerra del Peloponneso (431 a.C. - 404 a.C.)

Finisce non per un avvento bellico ma per la peste. Fu una guerra disastrosa che portò a
grandi periodi di carestia (a causa della distruzione dei campi). La Grecia rimane distrutta.
La Macedonia, un piccolo regno considerato rozzo e illetterato, arriva in Grecia subito
dopo la guerra e trovando tutto distrutto riesce a conquistarla.

Età ellenistica

Caratterizzata da due fenomeni:

- Alessandro Magno aveva conquistato l’Oriente: prima l’Oriente era in contrapposizione


con la Grecia. Alessandro invece amava l’Oriente. Questo influenza tutta la società
greca. In musica nasce l’idea di musica come spettacolo/evento.

- Nascita scuole di musica: per imparare a fare il musicista di professione e guadagnare


facendo gli spettacoli.

Aristotele, con la Repubblica, opera per la prima volta una censura, impedendo di usare
determinati modi musicali alle persone. È il primo a pensare la musica anche in termini
ricreativi (ozio): la musica può venire ascoltata non perché è educativa o altro ma
semplicemente perché piace. Questa idea è valida ancora oggi.

Aristoasseno, discepolo di Aristotele, distingue nella musica un momento intellettivo e un


momento percettivo (legato al piacere, all’edonismo…).

Nella storia della musica l’impatto di Roma è sostanzialmente nullo: i romani non portano
nessuna idea sul sistema teorico musicale. Prendono la teoria greca senza modificarla. La
musica per i romani era importante in ambito militare e, in età imperiale, anche in ambito
dello spettacolo pubblico.

I romani sono gli inventori del diritto. Questo ha conferito una stabilità alla società.

Un altra novità che i romani hanno apportato sono le infrastrutture (strade, ponti,
acquedotti…). Le strade servivano per far passare gli eserciti in maniera rapida.

Roma diventa anche la prima civiltà simile alla nostra (a livello di schemi mentali) grazie
anche alla lingua latina.

CANTO GREGORIANO

Fenomeno musicale che domina la storia della musica per più di mille anni.

Il canto gregoriano è legato strettamente alla nascita del cristianesimo.

Il primo esempio di scrittura musicale (a parte il greco Epitaffio di Sicilo) è il canto


gregoriano, che proprio per questo è il patrimonio più autentico della musica occidentale.

La maggior parte delle melodie che oggi si cantano si ispirano dal canto gregoriano.

Il gregoriano è un fenomeno enorme e stupisce che al giorno d’oggi non viene studiato
tanto. Nonostante ciò il gregoriano, essendo stato in vigore per così tanto tempo ha
influito nel formare l’orecchio e la musicalità della società occidentale. Il repertorio
gregoriano ha allenato il nostro orecchio per secoli.

La musica all’epoca doveva avere un effetto molto forte, poiché non poteva essere
ascoltata sempre come adesso. Inoltre spesso era sacra e suonata in chiesa.

Il cristianesimo deriva dall’ebraismo. I romani, che tolleravano tutte le culture e le religioni,


erano restii solamente con l’ebraismo.

A Gerusalemme i romani distrussero i loro templi. Questo perché l’impianto dell’ebraismo


era teocratico.

…………

La musica non è un fatto estetico o di arte. Noi lo consideriamo un fenomeno estetico ma


prima non si identificava così: era infatti un fenomeno teologico.

La musica nel canto gregoriano non era importante quanto il testo. I testi erano sacri
poiché il cristianesimo è l’unica religione rivelata (il cui messaggio si basa su un libro). Gli
evangelisti hanno scritto i vangeli sotto dettatura da Dio.

I canti gregoriani sono quindi parola di Dio.

Proprio perché erano da attribuire a Dio i canti gregoriani non hanno compositori di
riferimento.

Il canto gregoriano non si può cambiare per nessuna ragione.

In teoria noi non avremmo dovuto avere un’evoluzione della musica (secondo la riforma
gregoriana).

ESECUTORI

Il canto gregoriano è una musica per lo più corale e senza strumenti. L’uomo è l’unico
creato a immagine e somiglianza di Dio, perciò è l’unico che può esprimere la parola di
Dio (infatti cantata da coro formato da maschi). Il coro rappresenta anche la comunità e
l’anonimato: il coro non è nessuno (idea di redutio ad unum).

Il canto gregoriano non ha una scansione ritmica e non prevede i valori. Questo perché
essendo la parola di Dio, non può parlare con una scansione ritmica: infatti Dio non è nel
tempo e nello spazio. Dio è eterno. La scansione ritmica è data dal metro delle parole
(latino). 


IL canto gregoriano si oppone quindi anche alla scansione del tempo nella scrittura
musicale. La scrittura musicale esprime solo le altezze.

18/11/2021

Panoramica storica

Il cristianesimo diventa una religione forte in un tempo molto breve.

I patriarchi cattolici facevano capo al Papa di Roma.

La storia della chiesa è legata alla storia della musica in maniera profonda. La musica
infatti è parte integrante della liturgia (parola di Dio).

Nel concilio di Laudicea (367 d.C.) si sancisce che la musica all’interno della messa
deve essere eseguita da cantori formati dalla chiesa stessa. Prima del concilio non era
così: i patriarcati (ma anche le diverse città) erano differenziati da musiche e melodie
diverse.

Da qui in poi parte l’idea che la messa dovesse essere identica in ogni parte del mondo,
poiché Dio è uno soltanto.

Con l’Editto di Costantino la religione cristiana viene accettata.

Con l’Editto di Tessalonica (380 d.C.) il cristianesimo diventa religione di stato (solo poco
tempo dopo, grazie alla diffusione capillare della religione).

Nel 476 cade l’impero romano d’occidente: è la fine di un’era. Poiché gli antichi
pensavano che Roma sarebbe stata eterna e avrebbe comandato per sempre la fine
dell’impero fu uno shock.

I vuoti di potere non sono tollerati: al mancare dell’impero l’unica entità di sopperire a
questa mancanza è la chiesa cattolica (che ormai ha 5 secoli ed è ben strutturato). Inizia
così il medioevo, che deve far fronte alle invasioni barbariche.

Nel VI secolo è papa Gregorio Magno.

Nel VII secolo nasce la religione islamica (622, anno della fuga di Maometto).

Nell’VIII secolo arrivano i franchi con Carlo Magno. A lui si deve l’organizzazione del canto
gregoriano.

Nel concilio di Tjfhdiugf (IX secolo) si afferma che tutto ciò che può corrompere l’animo
umano con vizi deve rimanere al di fuori della vita dei sacerdoti. Questa è un’affermazione
diretta contro la musica. C’è sempre stata in realtà una corrente anti-musicale nel
cattolicesimo. La domanda che ci si poneva è “è necessaria la musica nella liturgia o
basta la potenza della parola?”. Alcuni radicali intransigenti hanno sempre pensato che
cantare in chiesa sia sbagliato perché il canto seduce e corrompe. Il canto ha a che
vedere con il piacere, è fatto per dilettare. Secondo loro c’è il rischio che un fedele vada a
messa solo per sentire i canti (all’epoca non c’erano tante occasioni per sentire musica).

Il passaggio del vangelo secondo Matteo 26-56 approva la musica nella chiesa.

Il problema del repertorio, come dice Sant’Isidoro, è un problema di memoria. Bisogna


che si crei un repertorio di canti da tramandare per non essere dimenticati.

Con Carlo Magno nasce la Schola Cantorum, in cui i bambini devono imparare a memoria
tutti i canti gregoriani per poi cantarli in giro per il mondo.

CANTO GREGORIANO (Pt2)

È il repertorio di canti liturgici monodici messi per iscritto a partire dall’età Carolingia (per i
primi 8 secoli invece è stato tramandato per via orale). Ha origini dall’ebraismo.

- Repertorio: il canto gregoriano non è uno stile/mood ma un insieme di brani diversi.


Questo insieme è immutabile: non può accrescersi né ridursi.

- Liturgici: Non sono brani che hanno a che vedere con il relax del singolo e con
qualsiasi tipo di estetica. Hanno una funzione religiosa precisa durante l’atto della
messa.

- Monodici: Ad una voce sola. Monodia è il contrario di polifonia. Monodico non vuol
dire che viene emesso da una sola voce ma che tutti cantino la stessa linea melodica.

Origini:

La maniera di cantare ebraica è la Cantillazione, una lettura intonata di un testo sacro.


Non è un vero e proprio canto ma un’intonazione di un testo.

Il gregoriano prende ispirazione da questo: la “corda di recita” o “repercutio” è la prima


parte della cantillazione; la “finale” è la nota d’arrivo.

Salmodia:

Ci sono più modi di fare una salmodia (canto di un salmo):

- Salmodia diretta: fatta direttamente dal prete e rivolta ai fedeli.

- Salmodia responsoriale: il sacerdote legge il salmo e l’assemblea dei fedeli risponde


ogni volta con lo stesso verso.

- Salmodia antifonale: cantare un salmo a due gruppi (o un gruppo + solista) che si


alternano.

Iubilus:

Canto di gioia.

Melisma: successione di suoni su una sola vocale. Viene da Melos=canto. È di fatto un


vocalizzo che può essere più o meno lungo. La parola melismatica per definizione è
“alleluia”. Lo iubilus si chiama anche “iubilus alleluiatico” per questo. Si dilata la parola
alleluia perché si conosce il suo significato e ci si può permettere di dare importanza alla
musica.

Il contrario di melismatico è sillabico.

Lo stile del canto gregoriano viene detto “cantus planus” (lineare, senza troppi melismi).

L’intervallarità è molto contenuta: si rimane sempre nell’ambito di un’ottava e non si fanno


intervalli grandi per non rovinare la comprensione del testo. La melodia non deve mai
prendere il posto del testo. Anche dal punto di vista ritmico è lineare: l’andamento non ha
precipitazioni improvvise ma è omogeneo.

Il mondo cristiano è molto esteso e in ogni luogo ci sono diverse tradizioni. Ci sono tanti
riti di messa importanti nel cristianesimo:

- Rito romano

- Rito ambrosiano, in onore a Sant’Ambrogio.

- Rito mozarabico, tipico dell’africa settentrionale

- Rito gallicano

- Rito celtico

Nei primi concili viene fatto presente questo fatto. La chiesa ha dovuto operare una
unificazione liturgica, su cui è nato il canto gregoriano (prima ogni rito aveva canti diversi).

Un’enorme quantità di canti è stata distrutta. Si è salvato solo il rito romano e una sola
raccolta di canti che vennero dedicati a Gregorio Magno.

I tipi di canti raccolti nei canti gregoriani sono in prevalenza tratti dagli stili del rito
Romano (poiché c’era il papa) e del rito Gallicano (Carlo Magno era francese).

Oltre che una ragione religiosa ne esiste una politica: Carlo Magno fonda il Sacro Romano
Impero. A Carlo Magno non piaceva che ci fossero canti diversi nelle parti del suo impero,
perché avrebbe potuto portare a differenze culturali.

SCRITTURA MUSICALE

Nel IX secolo iniziano le prime forme di scrittura musicale. Da qui la musica comincia ad
avere una storia.

La scrittura è un’invenzione dei ragazzi della schola cantorum per imparare meglio i canti
che erano obbligati a memorizzare.

La scrittura gregoriana si definisce “Srittura neumatica” (dal gr. neuma=segno).

La scrittura neumatica mette dei segni che rimandano a dei suoni. Ha una sua evoluzione.

Il primo esempio di scrittura neumatica è una


scrittura in “campo aperto” cioè senza un
sistema di riferimento (su foglio bianco). Questi
segni hanno una natura chironomica (da
chiro=mano), ossia che imita la mano del
maestro.

Questa scrittura è anche adiastematica: non


indica con precisione l’altezza e il ritmo dei
suoni. Da solamente una traccia (bisogna
salire o scendere) ma non il profilo (di quanti
gradi).

Funziona solo se chi canta conosce già il


brano (è una scrittura ancora insufficiente).

NOTAZIONE QUADRATA

É la notazione ufficiale dei canti gregoriani, si chiama così perché ciò che prima era il
neuma diventa un quadrato.

Prima di arrivare alla notazione quadrata ci sono altri passaggi evolutivi: viene inventata
una scrittura ancora neumatica e adiastematica ma non più in campo aperto. Sopra le
parole viene tracciata una linea che indicava la nota di partenza del brano. I segni
potevano essere sopra o sotto la linea.

Il problema sorge quando i segni si allontanavano dalla linea: viene risolto con
l’invenzione del tetragramma, un insieme di 4 linee orizzontali una sull’altra su cui
venivano disegnati dei quadrati.

Questo sistema è perfettamente diastematico: conosciamo perfettamente le note dei


canti gregoriani.

L’inventore del tetragramma (Intorno all’anno 1000) è attribuita a Guido D’Arezzo.

Secondo molti studiosi l’invenzione della notazione quadrata ha causato una perdita
ritmica dei brani. Originariamente potevano esistere delle ritmicità spiccate mentre
leggendo i quadrati si rende tutto più lineare.

Molto presente nella tradizione ambrosiana. L’inventore è considerato sant’Ilario


nonostante il maggiore diffusore è sant’Ambrogio.

L’inno ha una struttura strofica (unica della messa) fatta da giambi (breve-lunga). Le strofe
sono spesso raggruppate in distici. La melodia è molto schematica e addirittura
simmetrica.

L’inno è più facile da imparare a memoria e piace alla gente.

TEORIA MUSICALE MEDIEVALE

Il termine musicista nel medioevo non si riferisce a chi fa musica in modo pratico (che
invece era chiamato cantore) ma ai teorici.

La teoria musicale deriva dall’assetto greco/pitagorico. Sono presenti anche gli stessi
modi che avevano i greci. Un modo è un assetto di suoni che corrisponde alla nostra
tonalità.

L’introduzione dei modi è da attribuire a Hucbald, un musicus e monaco che scrive un


trattato descrivendo 8 modi liturgici. Ermanno il Contratto sistema questo insieme di scale
(suddivise in modo autentico e modo plagale).

Tutti i modi hanno una nota “finalis” di riferimento (ad esempio nel dorico è re) e una
“repercussio”, la corda di recita della melodia (spesso la dominante).

Il modo plagale è costruito una quarta sotto al modo dorico.

I modi cambiano i giochi di forze tra le varie note.

L’occidente è l’unico luogo in cui esiste una musica colta.

2/12/2021

TROPI

Modificazione di un canto gregoriano esistente (sia della musica che del testo). Può
essere fatta in diversi modi. La maggior parte dei tropi si basa su una melodia esistente
che viene cambiata o aggiungendo o togliendo delle note in mezzo.

È “tropo” tutto ciò che è nuovo rispetto al campo gregoriano. I tropi sono diversi in base
alle zone di provenienza: in alcuni monasteri l’uso dei tropi era largamente diffuso mentre
in altri è rimasto stabile il repertorio gregoriano. In altre zone i tropari vengono proprio
vietati.

Il verbo “Tropare” diventa sinonimo di scrivere musica.

DRAMMA LITURGICO

Fenomeno che a partire dal X sec. rende attuale una delle forme d’arte dell’antichità che
era ormai andata perduta: il teatro.

Nella civiltà antica il teatro aveva una funzione sociale molto importante, ma dopo i latini
si modifica fortemente (l’ultimo importante è Seneca). Per le culture antiche il teatro era il
luogo in cui apparivano gli dei, perciò con il cristianesimo il teatro si sposta all’interno
delle chiese. La messa è una sorta di rappresentazione teatrale sacra. Il momento più
teatrale della messa è la comunione. Infatti una messa ha una ritualità scenica e visiva (la
liturgia), delle scenografie (decorazioni della chiesa), un pubblico.

Nel medioevo si riteneva che esisteva un’unica storia degna di essere raccontata: quella
di Gesù. Ogni altra storia era banale, ripetitiva e non contava nulla. Proprio per questo nel
medioevo non vengono scritte opere teatrali come commedie o tragedie. Inoltre le opere
teatrali richiamano il mondo arcaico e portavano dietro dei valori pagani, che avevano
perseguitato il cristianesimo.

Il dramma liturgico è la prima riscoperta del teatro.

Un dramma liturgico è una sacra rappresentazione che non viene fatta solamente dal
prete. Ci sono dei veri e propri attori che prendono parte ad una recita sulla teologia
cristiana. Un esempio di rappresentazione sacra è il presepe. Molte testimonianze ci
dicono che le messe erano eventi molto movimentati e colorati, in cui venivano instaurati
quasi degli spettacoli (soprattutto nel XII, XIII sec).

Un tema molto caro per le rappresentazioni è la agiografia (scrittura della vita dei santi).
Ogni paese in Italia ha un santo patrono, su cui si è creata una leggenda e una tradizione
proprio grazie all’agiografia. Infatti scrivere dei santi era una forte campagna pubblicitaria
per la chiesa.

Ludus Danielis: Libro del profeta Daniele. Si può tradurre come “rappresentazione della
storia di Daniele”.

Noi sappiamo per certo che nelle sacre rappresentazioni venivano usati degli strumenti
musicali. C’era una parte recitata e una parte cantata da cori e solisti ( i personaggi).

Ciò che domina il dramma liturgico è la tecnica del Contrafactum (traducibile con
“contraffatto”): consiste nel prendere una musica esistente e metterci sopra un testo
nuovo. È analoga ad una sequenza ma tende a non avere le ripetizioni di strofe. Il
repertorio musicale è sempre quello del canto gregoriano.

Chi scrive un dramma liturgico non scrive una nota: la sua operazione consiste nella
scelta di brani che vengono messi insieme (come un collage) e adattati con un nuovo
testo.

Non esiste quindi un autore musicale. La bellezza della rappresentazione è determinata


da quanta drammaticità si riesce a conferire.

Parallelamente a questa rinascita teatrale, ci sono altri modi in cui il canto gregoriano
cerca di uscire dal recinto della liturgia. Uno di questi è la monodia profana. In particolari
casi c’è un piccolo repertorio di canti monodici che non appartengono ai canti gregoriani.
L’esempio più vecchio è del IX sec. è il “planctus caroli”, dedicato alla morte del re Carlo
Magno. Questo tema è diventato un vero e proprio genere in cui si parlava della
dispiacere della morte di Carlo o della sua grandezza.

Un altro esempio sono i Planctus (pianti) di Abelardo di Nantes, grande monaco


pensatore. Abelardo ha scritto queste 6 composizioni dedicate ad Eloisa, la donna che
amava.

La raccolta medievale profana più famosa è la “Carmina Burana”, dei racconti goliardici
scritti in un monastero della baviera. Erano in latino ma con testi super spinti.

TROVATORI E TROVIERI

“Trovatore” deriva da “troubadour” che a sua volta viene da “tropatore” (colui che scrive i
tropi). L’idea originaria è la variazione di una linea melodica gregoriana. Successivamente
“tropare” diventa scrivere della musica. In sostanza il trovatore è il primo ruolo nella storia
della musica occidentale da compositore. Un trovatore inventa suoni che non sono nel
repertorio.

I trovatori scrivono in lingua D’oc (dialetto della Francia provenzale). I Trovieri invece
scrivono in lingua D’oil (Francia setttentrionale). Oc e Oil sono parole che vogliono dire
“si” nei due dialetti. La lingua D’oc è più vicina al latino mentre la lingua D’oil è più simile
al francese moderno.

Il trovatore nell’immaginario popolare è un innamorato che canta una serenata al balcone


della donna. La nostra immagine del trovatore è più vicina a quella del menestrello/
giullare. In realtà le due figure sono antitetiche poiché i trovatori e i trovieri erano nobili. Il
primo trovatore è un duca: Guglielmo IX duca di Aquitania.

Tropare non era solo scrivere della musica: era molto più importante il testo della musica
(i trovatori erano in primo luogo poeti).

Poiché il latino è legato alla bibbia viene usato ancora per le espressioni religiose. Per la
prima volta però gli argomenti profani vengono scritti in lingue diverse. Il repertorio
profano diventa molto vasto.

Secondo Grout ci sono rimasti:

- 2600 brani poetici trovatori di cui 260 musicate. La musica perciò si tramandava meno
della poesia;

- 4000 brani poetici di trovieri, di cui 1000 (?) musicati.

L’espressione che si utilizza per definire le tematiche trobadoriche è “amor cortese”.


Cortese vuol dire “di corte”, ossia un amore tra aristocratici. Gli unici che avevano
un’educazione da galateo erano i nobili. Si trattava di un amore meno carnale e meno
volgare (più idealizzante). L’amore cortese non è privo di carnalità ma è più sensuale. La
figura della donna deriva dal culto mariano (della madonna). La donna nei trovatori è
angelicata ed equivale alla madonna.

Nelle poesie c’era una componente erotica in quanto veniva posta l’attenzione su parti
fisiche del corpo della donna (ad esempio sui capelli, che all’epoca venivano nascosti).

TROBAR CLUS:

Poesie private ed ermetiche. Il linguaggio era quasi cifrato e poteva essere capito
solamente dalla donna amata. La donna a cui si rivolgeva il testo era spesso già sposata
con qualcun altro. I testi sono tipicamente erotici.

Nella teologia Cristiana la natura non è una cosa buona, ma solo Dio. Il medioevo non
conosce il sentimento romantico legato alla natura.

Il tema più ricorrente è la scena in cui due innamorati sono seduti davanti ad una fontana
in un giardino. Questa scena ha un valore simbolico: il giardino rimanda all’Eden ma
anche alla natura; la fontana rimanda alla fonte battesimale.

Un altro tema è quello guerriero delle crociate. Nasce il genere poetico del saluto per chi
parte verso le crociate. Spesso aveva un significato sensuale (a volte anche
omosessuale).

9/12/2021

Si fa strada il principio estetico dell’orecchiabilità nella musica. Cambia quindi anche lo


scopo. La musica serve anche per divertirsi: non è più solo una “schiava” della parola
divina.

Questo passaggio non nasce di punto in bianco, ma prima la musica popolare/da ballo
non veniva scritta.

NASCITA DELLA POLIFONIA

Più linee musicali contemporanee. Si generano accordi.

Con la polifonia nasce la disciplina dell’armonia, lo studio degli accordi e della loro
successione.

La prima polifonia è a due voci.

Fino al XII sec. la polifonia era una pratica improvvisata (anche in ambito liturgico). Non ci
sono però molte testimonianze nel repertorio. Essa consisteva di una linea ai canti
gregoriani.

L’idea di fondo alla polifonia è forte: la chiesa cattolica probabilmente avrebbe mantenuto
una monodia ortodossa. La polifonia nasce con un fine puramente spettacolaristico.
Questa idea viene giustificata anche in senso religioso: è un onore aggiungere una voce al
canto di Dio, che a due voci può essere espresso meglio.

ORGANUM

MUSICA ENCHIRIADIS

Hucbald di Saint Amande scrive nel X sec il trattato “Musica enchiriadis” (musica che
sta in mano -> manuale).

Questo trattato parla dell’Organum: la pratica di fare polifonia.

Originariamente la seconda voce viene aggiunta sotto alla voce principale del canto
gregoriano.

- La voce che non viene toccata (quella antica del canto) viene chiamata Vox principalis
- La seconda voce aggiunta viene chiamata Vox organalis, suonata una quarta o una
quinta sotto (consonanze perfette). La vox organalis può essere raddoppiata anche
dagli strumenti (per la prima volta). Secondo il trattato la seconda voce deve essere
eseguita con gravità (serietà/decoro) lenta e concorde (moto parallelo e omoritmico
con la prima voce). È necessario specificare questi dettagli poiché nella notazione
quadratica non vi è nessuna indicazione di tempo e di conduzione ritmica.

L’unisono e l’ottava sono intervalli sempre consentiti (le donne spesso cantavano
un’ottava sopra).

In ambito liturgico la monodia è alternata alla polifonia, che serviva a dare un senso di
solennità, a ribadire un concetto già esplicitato o cambiare atmosfera.

MICROLOGUS
Guido D’Arezzo ha scritto nel’XI sec il trattato “micrologus” (piccolo discorso), che non si
distacca tanto dal trattato di Hucbald ma importa la novità del moto obliquo tra le due
parti. La seconda voce sta sempre una quarta o una quinta sotto ma si può far muovere
la vox organalis in moto obliquo. Se la voce principale sta ferma o ribatte una nota, la
seconda voce può muoversi o verso l’alto. Spesso questo succedeva in cadenza in cui la
seconda voce si muove fino al raggiungimento dell’ottava o dell’unisono (ad esempio sol-
la-si-do o sol-fa-mi-re-do). Guido d’Arezzo è quindi l’inventore delle cadenze armoniche,
vedendo una dinamicità tra le due parti. Creare un urto dissonante (settime che risolvono
all’ottava e seconde all’unisono) che risolve è molto più d’impatto che non con quinte e
ottave.

Nascono quindi le consonanze imperfette e le dissonanze, che vengono ammesse di


passaggio.

TRATTATO DI MILANO
“Ad organum faciendum” detto comunemente “Trattato di Milano”, è un trattato del XII
sec.

Fu il primo trattato in cui si teorizza che la voce gregoriana debba stare sotto all’altra
voce. Questa è una grande innovazione rispetto alla tradizione: dal XII sec. i teorici stanno
già pensando con un senso armonico. La voce gregoriana sta sotto perché da
fondamento (da qui il concetto di fondamentale), mentre la voce nuova viene inventata da
zero, poiché non deve per forza essere omoritmica e con la stessa distanza dalla
principale. La voce secondaria diventa melismatica: per una nota della voce gregoriana
possono esserci più note corrispondenti nell’altra voce.

Il trattato di Milano fu anche il primo a parlare di voci a moto contrario.

SCUOLA DI NOTRE DAME

Questo cambiamento porta a problemi seri di notazione: bisogna trovare un nuovo


sistema per gestire la differenza ritmica per andare insieme. La scrittura neumatica
quadratica diventa stretta.

Ci sarà un’evoluzione della scrittura musicale durata due secoli. I problemi della ritmicità
nella scrittura vengono affrontati da Leonino e Perotino, studiosi nella scuola di Notre
Dame. Sono i primi due veri compositori puri della musica occidentale (al contrario dei
trovatori e i trovieri, davano importanza alla musica e non alla poesia).

Leonino, vissuto alla fine del 1100, viene definito Optimus organista, cioè ottimo
compositore polifonico. La sua raccolta di composizioni viene chiamata subito “magnus
liber organi”.

Per la prima volta nella storia della musica si trova una terminologia nuova:

- il canto gregoriano non si chiama più vox principalis bensì Tenor, poiché tiene dei
suoni lunghi e spalmati

- La voce nuova viene chiamata Duplum, doppia.

Tra le due voci si tende ad allargare la distanza, soprattutto se il tenor viene raddoppiato
(se non addirittura affidato) agli strumenti musicali. Questa pratica, che fino a poco prima
sarebbe stata condannata dalla chiesa, nasce da un’esigenza pratica: se il canto
gregoriano diventa lungo e lento una voce umana non sarebbe riuscita a cantarlo per
mancanza di fiato.

L’orecchio tenderà sempre di più a concentrarsi sul duplum.

Perotino, il successore di Leonino, scriverà musica polifonica a tre e anche a quattro voci.

Adozione di alcune formule metrico-ritmiche, dette modi ritmici. Questi erano 6 ed erano
resi riconoscibili tramite un segno inserito nella notazione quadratica. Questi segni erano
le legature.

Loro pensavano a 3 valori di riferimento ritmico (non associati ad un segno):

- Breve

- Longa imperfetta

- Longa perfetta

La combinazione di questi 3 dava i sei modi ritmici, che si incastrano perfettamente tra
loro perché tutte suddivisioni di un tempo composto (ad esempio 6/8) in cui la breve
rimane costante.

16/12/2021

Tra il 1200 e il 1300

Contesto

Il trecento è caratterizzato da una forte sperimentazione in ambito musicale.

Ha un debito con la scuola di Notre Dame, che per prima sviluppa in modo sostanziale la
polifonia a due, tre e quattro voci.

L’invenzione delle “ligature”, dei segni grafici che servivano a raggruppare i neumi
quadrati a due o tre alla volta, risolve il problema ritmico-notazionale solo in parte poiché i
nuovi modi ritmici funzionano solo in un metro ternario.

La scuola di Notre Dame è legata alla seconda metà del 1200, periodo in cui termina il
modello feudale lasciando spazio all’urbanizzazione. La città diventa protagonista. Notre
Dame infatti non è un monastero ma una cattedrale (la chiesa principale della città).

Parallelamente nelle città nascono le università, legate alla chiesa cattolica in quanto i
monaci erano gli unici colti e in grado di leggere e scrivere in latino. Le università danno
una grossa spinta al sapere: per la prima volta esiste un luogo volto a sviluppare il
pensiero e proporre nuove soluzioni (non più copiare e tramandare cose già esistenti).

Mensuralismo (dal lat. Mensura=misura): storia del processo che ha portato alla
soluzione del problema della notazione musicale ritmica (misurabilità dei suoni).

Questo processo associa dei simboli a concetti delle grandezze (ad esempio il 4/4 è un
pallino vuoto). Ogni grandezza è dipendente dalle altre poiché inserita in un sistema di
riferimento.

Francone da Colonio (musicus e compositore), Petrus de Cruce sono teorici che hanno
cominciato a ragionare sulle grafie musicali.

IL MOTTETTO

Nuova forma musicale che sarà la più importante del trecento.

Il mottetto nasce come un tropo della Clausola (la clausola è l’inserzione di brani musicali
polifonici; si chiama così perché stava in fondo): prende una clausola solitamente a tre
voci (come da tradizione della scuola di Notre Dame) e lo tropa/cambia agendo
principalmente sul testo.

Viene lasciato al Tenor il canto gregoriano principale mentre alle altre due voci (duplum e
triplum) veniva aggiunto un testo nuovo utile a favorire la memorizzazione. I testi
dovevano avere qualche connessione con il testo del tenor. Mentre nelle sequenze e nei
tropi i testi venivano tolti una volta che il canto veniva imparato a memoria, qui
rimangono.

La principale caratteristica del mottetto è quindi la politestualità. Mano a mano che la


storia si sviluppa le altre voci possono avere dei testi che non c’entrano con il testo
principale. Il mottetto arriverà ad essere in alcuni casi polilinguistico (una voce in latino e
una in francese).

Il risultato è la confusione del testo, aumentata anche dal diverso ritmo delle voci.

Non era un problema non distinguere il canto del tenor perché tanto era conosciuto da
tutti. Grazie alla nuova notazione mensurale il canto del tenor viene addirittura tagliato e
ciò che rimane viene ripetuto più volte.

Per la prima volta viene data una struttura e un’organizzazione ai brani musicali.
Perotino inizia a scrivere brani in cui il materiale musicale viene ripreso da più voci con la
tecnica dell’imitazione (che sarà alla base del contrappunto).

Il mensuralismo, grazie alla scansione del tempo crea un rapporto tra le diverse voci (una
struttura verticale di confronto).

La musica del Trecento ha una importante


componente intellettuale: un ascoltatore deve già
conoscere tutti i testi del brano per apprezzare un
mottetto.

I testi del mottetto sono legati da un legame che non


è sempre ovvio: può essere un legame simbolico. Le
connessioni sono spesso allegoriche e molto
indirette, talvolta comprensibili soltanto a loro.
Possono essere citazioni di altri testi: possono avere
una funzione pubblica ma anche estremamente
privata.

Esempio: Il testo originale del Tenor è sulla madonna. Il


duplum parla della maternità in latino, e il triplum canta una
canzone in francese dedicata ad un campo di rose
(simbolo mariano). In ogni momento c’è una connessione
tra i 3 testi anche se nascosta.

C’è anche un vantaggio fonetico nella politestualità e


il polilinguismo: si creano effetti sonori molto
particolari dallo scontro di testi diversi.

La struttura del mottetto è data anche


dall’impaginazione particolare. La pagina viene
divisa in 3: in basso c’è la linea del tenor, il
resto della pagina è divisa in due (a sinistra il
duplum e a destra il tenor)

TRECENTO: L’ARS NOVA

Contesto storico

Il Trecento è il secolo in cui si formano le grandi monarchie nazionali (Francia, Inghilterra e


Spagna). Il trecento è anche il secolo in cui si formano gli eserciti mercenari: fino al
trecento in guerra ci andava la gente (in particolare contadini). Questo comportava la
mancanza di cibo (perché i campi non venivano coltivati) e di lavoro manuale durante il
periodo delle guerre. Da qui scaturisce un problema economico: non coltivando i
contadini non potevano pagare le tasse.

Con l’esercito mercenario i risultati in guerra sono migliori perché i soldati erano preparati
e il paese non era costretto a fermarsi. Da sempre le vere sorti della guerra non erano
decise in battaglia ma dalla distruzione dei campi altrui.

La nascita degli stati internazionali ha portato alla nascita delle burocrazie. La fascia degli
amministratori burocrati fa nascere la casta della borghesia.

Questo influirà anche per la musica: una monarchia forte ha una corte grande, come
anche gli aristocratici e i borghesi. Tutti questi ambienti sono occasioni per i musicisti.

Il Trecento è anche il secolo della peste nera, che ha ucciso il 25% della popolazione.

Dal 1307 al 1377 inoltre c’è il fenomeno della “cattività avignonese”: la Francia ha
rinchiuso il papa ad Avignone. Questo fatto è importante perché segna una debolezza
della chiesa (e della forza dello stato francese).

Ars Nova

Questa dicitura non è stata data posteriormente dagli storici ma viene data direttamente
da loro nel Trecento. Si contrappone all’Ars Antiqua (tutto ciò che c’era prima di loro). Il
termine nasce come titolo di un trattato di Philippe de Vitry del 1320, che a sua volta
prende ispirazione dal trattato “ars novae musicae” di …

[Leggo bolla del papa - pag 58]

L’ars nova si basa sull’edonismo estetico: ricerca del piacere (inebriazione).

I compositori sperimentano molto e in modo moderno (anche per l’orecchio moderno),


ma non a caso: essi cercano di dare strutture precise al brano.

A quattro voci si tende ad una simmetria compositiva: Tra il tenor e il duplum viene
aggiunta la voce del contra-tenor, che in qualche modo dialoga col tenor. La simmetria è
data dal fatto che ci sono due voci lente inferiori che dialogano e due veloci superiori.

I compositori amano, tra le tante cose complicate, i passaggi violenti tra tempi binari e
tempi ternari.

Nasce l’isoritmia: ripetizione di due moduli, Talea e Color.

- La Talea è una ripetizione di un particolare pattern ritmico più o meno lungo. La


ripetizione non è sempre uguale ma costruita per aggravamento e diminuzione
(aumentando o stringendo i valori ma mantenendo i rapporti costanti). Questo da
un’identità ritmica al brano che diventa anche più semplice da comporre poiché

- Il Color è una ripetizione di una successione di altezze, che possono essere ripetuti su
altezze diverse ma con stessi rapporti.

La talea e il Color non per forza sono composti dalle stesse note, perciò si creano delle
sfasamenti. Queste figure si possono costruire per moto retto e per moto retrogrado, ma
anche con la tecnica dell’inversione (che consiste nel rivoltare gli intervalli; quelli che
scendono si fanno salire e viceversa). Si può anche fare l’inversione del pattern
retrogrado.

Tutte queste sono le tecniche principali del contrappunto e resteranno sempre nella
musica occidentale. Vengono studiate e catalogate nel Quattrocento.

Un mottetto isoritmico è una composizione altamente complessa e organizzata che non si


sente all’ascolto. Per accorgersi di tutti i collegamenti bisogna analizzarli per iscritto.

Le isoritmie vengono applicate spesso al tenor e al contra-tenor.

Guillaume de Machaut (1300-1377)

Compositore più importante dell’ars Nova francese. Da molti considerato uno dei grandi
geni della storia musicale. Oltre ad essere compositore era un grande poeta e diplomatico
(ambasciatore politico). Ha avuto una vita avventurosa. Ha scritto “i rimedi della fortuna”,
un poema allegorico con all’interno anche dei brani musicali. Scrive molto facilmente
composizioni a quattro voci. Scrive per tutte le forme musicali dell’epoca.

Messa di Notre Dame


Prima messa musicata della storia composta da un unico autore che ci sia arrivata.

La messa si divideva in: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei.

Gli stili sono due che si alternano: mottettico isoritmico e omoritmico accordale.

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