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a.a 2020-2021
Corso: AFAM I - Storia della musica classica
LA MUSICA IN FILOSOFIA
La musica è stata da sempre parte integrante della vita dell’uomo; inizialmente diffusa per
tradizione orale, poi scritta, grazie all’invenzione del fonografo meccanico da parte di T.A
Edison (1878) capace di registrare migliaia di canti e musiche strumentali e di ottenere così
fedeli fonogrammi.
Da qui nasce l’etnomusicologia, o musicologia comparata, il cui ne è il confronto delle
musiche dei popoli extraeuropei fra loro e con quelle dei popoli occidentali.
La lyra era una strumento a corde, formato da una cassa di risonanza dalle cui estremità
salivano due bracci collegati in alto da un giogo. Tra la cassa e il giogo erano tese le corde:
dapprima 4, poi 7. Si suonava pizzicando le corde con un plettro solitamente d’avorio.
L’aulos era uno strumento a ato ad ancia doppia, simile al nostro òboe.
Importato dalla Frigia asiatica.
Era diffuso l’aulos doppio che l’esecutore imboccava simultaneamente. Una striscia di cuoio
che gli girava intorno al capo lo aiutava a fermare tra le labbra le imboccature dei due
strumenti.
La melodia si muoveva a piccoli intervalli, con frequenti ritorni sulla nota centrale, scarsa la
vivacità del ritmo.
L’elemento primario della musica era il tetracordo, insieme di quattro suoni discendenti,
comprendenti due toni e un semitono, compresi nell’ambito di un intervallo di quarta giusta.
Il ritmo è l’elemento più sensuale della musica, quello che ha in uenza solamente sica. La
melodia ha un’ef cacia psichica, emotiva, affettiva, in ne il terzo grado è la pura contemplazione
artistica. I Greci si trovavano nella seconda di queste condizioni, per loro la musica aveva valore
solo in quanto agiva sulla loro anima e anche sulla loro volontà.
Si stabilì che l’azione della musica fosse di tre specie fondamentali, a seconda che producesse un
atto di volontà; paralizzasse la volontà stessa; o provocasse uno stato di ebbrezza, di estasi:
LA DOTTRINA DELL’ETHOS
Un aspetto comune a molte civiltà antiche (Cina, India, Israele, Islam, Grecia) fu la convinzione che
la musica potesse in uire sul comportamento degli uomini. Così nacque in Grecia la dottrina
dell’ethos, la quale indicava le relazioni esistenti tra alcuni aspetti del linguaggio musicale e
determinati stati d’animo.
Per Aristotele (384 a.C - 322 a.C) la dottrina dell’ethos era un aspetto della teoria dell’imitazione
‘’chi ascolta una musica che imita una determinata passione, rimane ispirato dalla medesima;… chi
ascolta un giusto tipo di musica, inclinerà a sviluppare una giusta personalità’' (Repubblica).
Quindi per Aristotele la musica imita delle determinate passioni, e l’uomo ascoltandola viene
in uenzato da essa (i tre tipi di ethos).
Aristostele sosteneva che le emozioni, e la musica stessa avessero origine dal movimento. La
musica è un movimento che ci coinvolge, mentre le emozioni sono ciò che è d’interno all’uomo,
trovando la loro origine nell’anima che ‘’tende sempre verso qualcosa’’.
Il nucleo centrale della dottrina consisteva nel riconoscere che ad ogni armonia era attribuito un
proprio ethos, cioè un carattere, un sentimento.
Per esempio secondo Platone (III libro della Repubblica):
La musica, per questa ragione, viene considerata da Pitagora veicolo di ascesa, di ingresso
nel mondo ultraterreno dove risuonano le sfere celesti, e si tramanda che in punto di morte
egli abbia chiesto che venisse suonato il “monocordo”o ‘’canon pitagorico’’ lo strumento
da lui inventato che mediante la semplice suddivisione di una corda (da cui prende il
nome) consente di costruire una “scala musicale” con i primi quattro numeri naturali
[nella speculazione pitagorica rappresentano il punto (l’1), la linea (il 2), la gura piana (il
3), la gura solida (il 4) e insieme formano una gura sacra chiamata “Tetra- ktys” o
triangolo quaternario, una sorta di compendio dell’intero universo, in cui la somma, da
qualsiasi vertice si muova, dà sempre 10, espressione di potenza, verità e totalità]. Questa
scala musicale di sette suoni, racchiusa all’interno di tre intervalli consonanti (2/1
intervallo di ottava , 3/2 intervallo di quinta, 4/3 intervallo di quarta) è destinata ad avere
grande fortuna e a rimanere in uso senza subire modi cazioni no al medioevo.
Prese una corda tendendola alle estremità in modo controllato, mettendola poi in
vibrazione. Probabilmente con l'aiuto di una cassa armonica ascoltò il suono generato.
Provò poi a dimezzare la lunghezza della corda, ascoltando il suono ottenuto. Scoprì che
questo suono era in stretta relazione col primo, risuonando con una frequenza doppia. In
altre parole aveva scoperta l'ottava, vale e dire l'intervallo tra il suono della voce di un
uomo adulto e quella di una donna o di un bambino, che "cantano" la stessa nota.
“La musica rende gli uomini più pazienti e più dolci ... perché essa è un dono di Dio e non degli
uomini” Martin Lutero
«La musica ha una fondamentale componente spirituale: rende meno arida, meno egoista, meno
violenta la società» Uto Ughi
CANTO GREGORIANO
A partire dall’VIII secolo, con l’affermarsi del “gregoriano” (da San Gregorio Magno), canto «vocale» che si caratterizza
per l’assenza di accompagnamento musicale, vi è la predominanza della parola sulla musica e segna per i secoli
successivi la via che conduce nel Basso Medioevo, dalla loso a scolastica in poi, ad un accorto allontanamento dalla
musica.
Lo stile melodico del canto gregoriano è inconfondibile: gli intervalli sono diatonici ed il ritmo libero è cantato ‘’a
cappella’’. La melodia è monodica (tutti cantano all’unisono). La durata e l’altezza delle note si percepisce attraverso una
serie di simboli chiamati neumi. La tonalità delle melodie gregoriane è basata su otto modi ecclesiastici, che de niscono
un sistema chiamato octoechos. L’esecuzione è antifonale, ovvero al celebrante risponde il coro. Il repertorio gregoriano
può trovarsi sia in forma diastematica che adiastematica: rispettivamente con o senza riferimenti spaziali. Solitamente i
brani con la scrittura diastematica risalgono all’XI secondo d.C., poiché tale scrittura fu introdotta da Guido D’Arezzo
(991 - 1050 d.C) con il rigo musicale. Egli è considerato come l’ideatore della moderna notazione musicale e del
tetragramma (4 righe) che rimpiazzò la notazione neumatica. Inoltre, per aiutare i cantori nell’apprendimento delle
melodie scritte sul rigo musicale elaborò un metodo, chiamato solmisazione, basato sulla successione di sei suoni
(esacordo) con il semitono situato in posizione centrale. Egli lo derivò dalle sillabe iniziali dei versi dell’inno a San
Giovanni Battista. Dalle sillabe iniziali di questo inno ha praticamente derivato i nomi delle note.
Sempre al monaco benedettino si deve l’invenzione della mano guidoniana, utilizzata come esercizio mnemonico, per
aiutare a ricordare l’esatta intonazione dei gradi della scala, poiché il canto ancora non veniva accompagnato da
strumenti.
In tutto il Medioevo gli strumenti musicali raramente vengono impiegati nelle attività di culto. Le esecuzioni di canti
sacri, estensione della preghiera a Dio, devono rimanere immuni da qualsiasi contaminazione e, pertanto, non debbono
essere accompagnate da melodie strumentali in quanto “l’impiego di strumenti – scrive San Tommaso - o per il carattere del
suono o per la ricercatezza tecnica distrae dalla nalità della preghiera e dalla unione con Dio”. Tuttavia, va tenuto presente che lo
stesso San Tommaso ritiene che di per sé “non sono da escludere dalle esecuzioni musicali gli strumenti che meglio
esprimono e assecondano i sentimenti religiosi, come il auto per la tranquillità e la fermezza dell’anima, gli strumenti a
corda per la dolcezza della contemplazione nel dialogo con Dio e, soprattutto l’organo per ‘’l’entusiasmo religioso che è
capace di suscitare” e in quanto tale quest’ultimo è, infatti, già da secoli l’unico strumento ammesso nelle cerimonie
liturgiche. Al contrario, nella musica profana, che si sviluppa nel corso del Medioevo ed è ampiamente presente nelle
feste popolari, nelle cerimonie pubbliche, nei castelli e nelle corti, trovano spazio, come si può evincere dai documenti
icono-gra ci e dalle miniature, numerosi strumenti musicali: liuto, viella, salterio, ghironda, tra gli strumenti a corda,
chiamati “tensibilia”; auto, tromba naturale o chiarina, bombarda, cornamusa, tra i ati, “in atilia”; tamburo, timpano,
sistri, crotali, tra le percussioni, “percussionalia”. Le melodie della musica profana, però, utilizzate come
accompagnamento alla voce da suonatori di origine popolare (menestrelli, giullari, cantastorie) sono andate in gran parte
perdute, perché trasmesse soltanto in forma orale. Sicché, paradossalmente, gli unici documenti a noi pervenuti dell’arte
strumentale sono relativi agli accompagnamenti musicali di messe e cerimonie che, avendo lo scopo di creare
un’atmosfera di raccoglimento, di arricchire la preghiera e di accrescere la solennità della funzione religiosa, vengono
scritti per mantenerli inalterati e fedeli alla tradizione.
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