DISPENSA 1
Fin dal mondo antico ci si poneva la domanda sull’origine della musica. I popoli
antichi affermavano che le origini della musica era da attribuire a qualche forma di
mito, che non è altro che una narrazione di un fatto storico in cui ci sono dei
personaggi che sono mossi da precise motivazioni. Il mito, dato che non conosce la
vera risposta di un determinato quesito, tende a spostare il problema e ci fornisce
delle risposte che oggi noi definiamo come leggende o credenze antiche.
I principali miti greci sono:
1. Dio Ermes: si narra che avesse rubato il bestiame al dio Apollo e che per
farsi perdonare, avesse costruito una lira con il guscio di una tartaruga e il
budello delle vacche che era in grado di fare musica.
2. Orfeo: cantava talmente bene che riuscì a calmare le fiere dell’Ade e riuscì a
riprendersi Euridice, morta appena prima di sposarsi.
3. Anfione: suonava talmente bene la lira che anche i sassi erano attirati dal
suono e che le mura di Tebe furono edificate proprio con il suono della lira.
Nel medioevo si pensava che la vita in tutti i posti del mondo fosse verosimile, e
quindi tutto era più o meno uguale, compresa la musica.
Il problema moderno sulle origini sorse nel XIX secolo quando Lamarck dice che
l’evoluzione migliora la specie mentre Darwin più tardi ribatte che l’evoluzione non è
un processo già calcolato, ma una cosa totalmente casuale. Perciò verso la metà
del XIX secolo la biologia si pose la domanda: “Quando è nata la musica durante
l’evoluzione umana? Ma soprattutto, quando gli uomini sono diventati capaci di
cantare o suonare in modo consapevole?
Questo problema è del tutto nuovo perché questo quesito poteva essere applicato a
tutte le attività umane in modo indistinto anche se non si era in grado di formulare
un metodo ben preciso per l’indagine.
Visto che la storiografia era appena agli esordi, si fecero delle ipotesi iniziali in cui si
affermava che la musica fosse nata nel contesto del corteggiamento o che derivava
dallo stato d’animo o dai sentimenti. Altre ipotesi formulate nel XIX furono quelle:
1. “Se vuoi conoscere le origini della musica basta chiedere ad un
esploratore”: per via del fatto che bastava andare alla ricerca delle
popolazioni più primitive dove di sicuro si faceva musica allo stato brado, ma
questa risposta è sbagliata perché ogni popolo fa tutto quello che gli è
permesso in base alle condizioni di vita presenti in quel posto preciso, e
venne confermato che non c’è un legame tra le condizioni di vita e le
espressioni artistiche di un popolo e quindi si arrivò alla conclusione che la
musica ha un’origine universale per tutti.
2. “Se vuoi conoscere le origini ti basta chiedere ad un etnomusicologo”:
per via che si iniziò a fare un confronto delle forme musicali di tutti i popoli,
da quelli più primitivi fino a quelli più moderni e organizzati che portò alla
formazione di una scienza detta etnomusicologia o musicologia comparata.
In questi anni fu inventato il fonografo e quindi era possibile registrare le
forme musicali.
L’etnomusicologia, come detto prima, è uno strumento utile per confrontare tutti i
sistemi musicali del mondo, formulando un metodo il più possibile scientifico e
oggettivo. I risultati che questa materia ha portato sono quelli dell’identificazione di
strutture musicali antiche che sono caratteristiche delle varie tradizioni musicali, che
non sono altro che degli archetipi del pensiero musicale che non ebbero modifiche
per molti secoli. In questo periodo si dice anche che la musica è nata per imitare i
suoni della natura e di Dio.
La scheda etnomusicologica è composta da 3 parti:
1. Registrazione: il pezzo deve essere eseguito dal portatore della tradizione.
2. Trascrizione: fissa su carta quello che è stato eseguito (contasecondi) con
prefazione in cui il musicologo spiega le sue scelte.
3. Commento: sia sul brano (come si esegue e significato) che sull’interpreta
(dati anagrafici…).
Alexander Ellis, nel 1885 inventa una scala per la misura degli intervalli e come
unità di misura il cent. (1 cent = 1/100 di semitono, 1 ottava = 1200 cent). Sachs
invece fa una classificazione generale degli strumenti suddividendoli in grandi
categoria che sono: Idiofoni (percussioni e maracas), Aerofoni (strumenti a fiato),
Membranofoni (tamburi) e Cordofoni (strumenti ad arco).
La paleantropologia studia l’evoluzione del cervello nel corso dei secoli e le sue
funzioni. La paleantropologia può dire in base ai volumi dei crani fossili delle varie
epoche, quando si sono formate le aree del cervello che si attivano quando si
produce musica. Si arriva perciò alla definizione che l’homo sapiens sapiens fu in
grado di formulare in modo consapevole dei pensieri e di creare complesse
simbologie, che sono tutte facoltà connesse alla musica. Si arriva ad una risposta
soddisfacente in cui si afferma con certezza che l’origine della musica risale a
100.000 anni fa.
L’evoluzione biologica non ha effetti sul repertorio perché la composizione di nuove
canzoni e la velocità di produzione di musica è uguale più o meno dappertutto. Un
popolo più primitivo non è più vicino alle origini, perché tutto è proporzionale alle
condizioni di vita di un popolo.
La tecnica costruttiva non riflette il grado di evoluzione di un popolo (fai esempio
della chitarra e del clima delle popolazione delle terre pluviali).
L’homo sapiens sapiens compare in Africa 100.000 anni fa e si è diffuso in tutto il
pianeta. In Mesopotamia e in Europa, verso il 9000/8500 anni fa si diffonde
l’agricoltura, si diffonde, dopo le conquiste di Sargon I, si diffonde la lingua
accadica, la quale fornirà le basi per la diffusione delle lingue moderne
dell’occidente.
La parola è vista come una sacralità, considerata una formula magica che se
intonata correttamente, può concedere al sacerdote o chi di dovere, potere su
oggetti, spiriti e gli consente di influenzare le volontà degli dei e del cosmo.
Le tradizioni musicali in Africa sono varie a seconda dei popoli:
1. Congo: masse corali molto numerosi, polifonia e ritmo quaternario.
2. Senegal: ci sono i Griot, che cantano storie accompagnati dalla Kessa (lira).
3. Sudafrica: gruppi vocali solistici.
La “Missa Luba” fu scritta nel 1954 per il concilio vaticano II ed eseguita in diretta
radiofonica alla presenza di papa Giovanni XXIII. Ci sono inoltre molti autori
moderni che si sono ispirati alla musica africana come Peter Gabriel, Elton John,
De Andrè e musicisti africani/americani che si sono adattati alla musica occidentale
come Miriam Makeba e altri minori.
DISPENSA 2
Civiltà antiche
Il periodo dei sumeri di divide in 2 periodi. Il primo periodo dinastico va dal 2600 al
2100 a.C. di cui ci arrivano testimonianze delle tombe reali del re Ur e Lagash, e
una lira ritrovata nelle mani di una cortigiana sacrificata per accompagnare il re
nell’aldilà, mentre il secondo periodo dinastico sumerico si ha con Ur III, cioè dal
1900 al 1793 a.C. In Mesopotamia ha origine il sistema musicale pentafonico,
ossia un sistema formato sulla proiezione di quinte giuste, per il fatto che l’ottava è
giusta ma non produce suoni nuovi, la quarta è dissonante, le terze, seste e settime
maggiori o minori sono troppo casuali per creare suoni. La successione delle quinte
è descritta alternando una quinta ascendente a una discendente e produce suoni
nuovi con precisione. La quinta è più precisa della quinta temperata ma anche
crescente di 2 cents che allontana dalla consonanza la quinta portando già il 5
suono crescente di 22 cents. Il totale cromatico contiene 12 serie di quinte
ascendenti e ogni volta si generano 5 scale diverse per un totale di 60 scale.
Il periodo dinastico Babilonese si ha dal 1667 al 1362 a.C. mentre il secondo
periodo di ha dal 1179 al 945 a.C. Gli strumenti musicali erano di tutti i tipi che
sono: tamburo, timpano, tamburo a clessidra, a cintura e portatile, strumenti a fiato
come il flauto verticale dritto e strumenti ad arco come varie arpe, lire e cetre.
L’origine della musica è attribuita all’imperatore Giallo, è in vigore il sistema
pentafonico mesopotamico. Durante il regno della Dinastia Shang il sistema
pentafonico è ampliato di 12 liu e si mantengono le corrispondenza con macro e
microcosmo. La scala pentafonica è costituita da 7 suoni che sono: fa (kung), sol
(shang), la (chiao), si (pien chih), do (chih) e re (yu), mi (pien kung) e per ogni
suono corrisponde un determinato organo, elemento o stato d’animo.
Durante la dinastia Zhou la musica è considerata importante sul piano politico e
sociale e infatti ogni dinastia aveva come priorità principale quella di stabilire il
diapason. Il sistema si amplia fino a 84 scale di sette suoni. Confucio si hanno i libri
per i canti e cerimonie. Con la dinastia Han si ha una restaurazione della musica
classica con influenze del mondo ellenistico e vengono importati aulos e liuto.
La musica in Egitto nell’antico regno vede come strumenti i flauti dritti, arpe, crotali
e sistri.
La musica egiziana durante il medio regno e nuovo regno vede l’ingresso di nuovi
strumenti nella tradizione musicale come la lira, ma non la lira sumerica. La scala in
uso è quella pentafonica con una particolare estensione perché invece di avere due
terze minori e tre toni, aveva due terze maggiori, un tono e un semitono (do-mi-fa-
la-si). Questa scala si può dire che sia il precursore del sistema eptafonico se si
accetta che il Mi e il Si sono ottenute spostando le ultime tre quinte.
I fenici sono gli inventori del doppio aulos. I gruppi principali sono il trio con nabla e
tamburo a cornice.
La bibbia descrive che il re Davide fosse un ottimo musicista e che ci fosse il suo
zampino su alcuni dei 150 salmi della musica religiosa. Davide forma 24 orchestre
da 12 cantori per fare musica per la lode di Dio senza mai interrompere la musica
stessa. La tradizione musicale dei salmi fu rimpiazzata dalla salmodia che era una
formula basata su recitazione e canto, detta formula salmodica. La formula
salmodica è strutturata così per ogni versetto: ascesa-sofar-cesura-sofar e discesa
finale.
La religione cristiana è di stampo ebraico, ma per quanto riguarda la musica, c’è
affinità tra la musica ebraica e cristiana, ma non perché la musica ebraica è
passata ai cristiani, ma perché i cristiani hanno preso spunto da quella ebraica.
L’origine del sistema eptafonico ha origine dopo la fine del mondo antico e diventa
il sistema più diffuso e la sua caratteristica deriva dall’uso dell’intervallo di quarta. In
india si crea il sistema musicale classico in cui i suoni dentro all’ottava sono ordinati
in due tetracordi discendenti e che la divisione degli intervalli era basata sullo
SRUTI che era il più piccolo intervallo percepibile. L’ottava contiene 22 sruti, un
tono ne ha 4 o 3, e il semitono ne ha 2. La grama è una scala di 7 note distribuite in
due tetracordi discendenti separati da un tono. La sa-grama è una scala di re
minore con il si naturale con disposizione degli sruti in modo uguale, mentre la ma-
grama è una scala di sol maggiore con il fa naturale in cui gli sruti sono distribuiti in
modo non uguale. La differenza tra sa-grama e ma-grama è l’inversione del
secondo e terzo grado nel tetracordo inferiore. Le note di ciascuna grama (esempio
RE e SOL) rimangono al basso continuo per tutta la composizione. La murchana
ha origine da una sovrapposizione di scala sulle note di una grama, creando ben 14
scale diverse (7 per la sa-grama e 7 per la ma-grama), e aggiungendo 4
combinazioni diverse grazie alle due alterazioni fa# e do# che moltiplicate per le 14
scale ottengo ben 56 forme di murchane diverse.
La raga è una scala che trova la sua caratteristica nell’ascesa e discesa delle note
con anche alcune note saltate. Il termine raga significa stato d’animo o colore, si
compone di introduzione (alap) che espone le note con ritmo libero per far capire
l’ambito modale, lo sviluppo che sfocia nel finale in cui l’esecutore mette in mostra
tutte le capacità tecniche con ritmi molto complessi.
Il ritmo deriva dal metro della poesia. I metri delle poesie diventano TALA che sono
battute fisse e complicate. Gli esecutori sono aiutati dal SAM che è un punto di
ritrovo, che è il primo battere di una nuova tala.
Nell’India del sud le forme si possono ricondurre alle ragas per come si struttura la
forma musicale, e ci sono delle nuove orchestre di percussioni che hanno sede in
Indonesia.
Il gamelan di Bali fece una bella impressione a Debussy durante l’esposizione di
Parigi del 1889. L’orchestra è formata da percussioni: il gender che elaborano ritmi
complessi su un canto fermo e il gong che segna il primo tempo di ogni battuta.
Il gamelan di Giava si basa sul gamelan di Bali solo che le melodie sul canto fermo
sono pentafoniche. Gli strumenti melodici sono di area cinese.
DISPENSA 3
DISPENSA 4
I secolo: nei primi tempi non c’era differenza tra ebrei e cristiani, tanto che i
cristiani frequentavano abitualmente la sinagoga. I cristiani prenderanno le distanze
dagli ebrei dopo il 71 d.C. Le preghiere erano di tipo collettivo e ogni giorno ce
n’erano 3, quella del mattino, mezzogiorno e sera (vespro). Quelle più importanti
sono quelle del mattino e il vespro. Il repertorio dei cristiani è formato da canzoni
sacre e si trovano dei testi nel vangelo e nelle lettere di San Paolo.
L’agape è la cena collettiva tra cristiani che si tiene in un piano di una casa nobile
nella quale si alternano canti, relazioni, accoglienza di ospiti. A metà cena si
consacra il pane e infine il vino (rosso). Dopo la morte degli apostoli, ci fu la nomina
di un vescovo che era il supervisore della chiesa, e da quelle maggiori si formano le
minori. Il modello della messa segue quello della pasqua con la VEGLIA DEL
SABATO (ufficio della notte) + l’AGAPE (alba, invece che alla sera). La messa è
suddivisa in due parti: la messa dei catecumeni (adatta tutti) e la messa dei fedeli
(comunione, solo per i battezzati). Per quanto riguarda il repertorio, i cantici del
primo secolo vengono gradualmente esclusi per confusioni dottrinali con gli eretici e
sostituiti dai salmi della Bibbia che vengono cantati secondo la formula della
salmodia (intonazione, recitazione, mediatio, recitazione e fine).
La salmodia nel corso dei primi tre secoli si è modificata e ne abbiamo di tre tipi:
1. Diretta: salmo cantato interamente dal solista e viene detto TRATTO.
2. Responsoriale: compare nella metà del II secolo con la suddivisione del
salmo in versetti in cui il coro interpone un breve ritornello.
3. Antifonata: tutto il popolo partecipa ed è suddiviso in due semicori. I 150
salmi sono cantati a memoria e si ha l’introduzione della flexa, che è un
punto di ritrovo quando il versetto è lungo.
IV secolo: con Costantino la religione cristiana è tollerata e con l’editto di Milano
del 313, la chiesa detiene il governo della vita civile e sovrasta lo stato. I vescovi
sono considerati dei veri politici. La basilica cristiana non è altro che un
ampliamento della domus romana, in cui i cristiani si riunivano per la messa. La
domus era cosi suddivisa: atrium (cortile), peristilium (interno con 3 o 5 navate) e
l’abisde (dove stava il vescovo). In questo periodo è famosa la figura di Ambrogio,
che, nominato vescovo seppe imporre il primato del vescovo di Roma e a
confermare il latino come lingua liturgica. Ambrogio scrive inni, che sono
caratterizzati da versi giambici in strofe, di cui però sono restati solamente i testi
che si cantano con una nuova melodia per via del fatto che la musica è andata
persa.
Il repertorio si basa su una scala di 5 suoni che sono: la – DO – RE – MI – fa e gli
studiosi raggruppano il repertorio in tre famiglie a seconda degli intervalli che si
collocano sopra e sotto la corda di recitazione: corda di Do (sopra tono+tono e sotto
terza minore), corda di Re (sopra tono e semitono, sotto tono e terza minore), e
corda di Mi (sopra semitono, sotto tono tono e terza minore). Il repertorio subisce
l’influsso di due tendenze, quella ascendente in cui il solista alza la corda di
recitazione, e quella discendente in cui il solista scende sotto la corda di
recitazione.
Il salmo che si recita tra una lettura e l’altra è detto tratto quando è cantato per
intero dal solista, che sale sul primo gradino dell’ambone di destra e il salmo prende
il nome di graduale. La cadenza finale del graduale si abbassa di una quinta a
partire dalla corda madre dando origine a quattro modi. Le modalità di DO e RE
formano il terzo e quarto modo, quella di MI forma il primo o il secondo se passano
rispettivamente per Si o Sib.
VI secolo: i nuovi canti coprono i tre principali momenti della messa che sono:
1. Introito: accompagna l’ingresso del corteo papale e vestizione.
2. Offertorio: accompagna la processione per portare all’altare le offerte.
3. Communio: accompagna la comunione dei fedeli con pane e vino.
Questi canti avevano versetti propri e affidati al solista, quelli dell’offertorio erano più
virtuosistici e destinati a sparire. Nei canti processionali le corde sono due, una è quella
madre e l’altra è quella aggiunta quando la melodia si ferma spesso: esito arcaizzante
ascendente (una terza o quarta sopra la corda madre), esito autentizzante discendente
(terza o quarta sotto la corda madre). Non si riesce a individuare le due corde.