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Origini della musica

Il problema delle origini della musica sorge nel secolo


scorso, quando il panorama completo dell’evoluzione
del linguaggio musicale occidentale era già stato
delineato.
Esaurito quindi il percorso storico dello sviluppo della
musica europea, l’attenzione degli studiosi si
concentrò sulla ricerca di una risposta più veritiera
all’ansioso quesito:

Quando tutto ebbe inizio?

Parlare della musica antica è dif cile, perché non


abbiamo (quasi) nessuno spartito e per ricostruire il
suono delle melodie è necessaria una certa dose di
inventiva. Le poche informazioni su di essa
riguardano per lo più strumenti musicali antichi,
anche se ce ne sono arrivati pochissimi e la nostra
conoscenza si basa soprattutto sull’iconogra a
proveniente da pitture nelle tombe, vasi, affreschi,
mosaici e così via, e qualche volta dagli strumenti
musicali moderni che si sono sviluppati a partire da
quelli antichi.
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Gli strumenti musicali nel mondo antico

Per la classi cazione degli strumenti preistorici


Si usa fare riferimento a quella proposta nel 1914 da
Hornbostel e Sachs, il sistema più usato per
classi care gli strumenti musicali
in etnomusicologia ed organologia.
Proposto già nel Nātyaśāstra, un trattato di musica
indiano datata fra il 200 a.C. e il 200 d.C., il sistema si
basa essenzialmente sull’aspetto morfologico:

Aerofoni (emettono suono attraverso l’insuf azione


dell’aria)

Cordofoni (vibrazione di corde)

Idiofoni (strumenti musicali impropri: mani, piedi,


utensili)

Membranofoni (percussione di pelli essiccate e tese


su telai di varie forme - tronchi di legno scavati e
percossi)
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Inno di Hurrian a Nikkal
La più antica notazione musicale al mondo

Conosciuto come Hurrian Hymn n.6 o Inno a Nikkal,


è la documentazione musicale completa più antica
sopravvissuta ai giorni nostri, tramandata attraverso
incisioni di caratteri cuneiformi.
Era il 1950 quando nell'antico porto mediterraneo
di Ugarit, nell'attuale Siria, vennero ritrovate 29
tavolette d'argilla, risalenti a circa 3.400 anni
fa(1200/1400 a.C.). Molte erano ormai ridotte in
frammenti, ma su una tavola era ancora leggibile un
testo scritto, con quella che risulta essere un'arcaica
forma di notazione musicale.
Scritta in lingua degli Hurriti: l’Hurrian che insieme
allo Urartian, l’idioma dell’antico regno di Urartu (gli
antenati degli Armeni), formano la famiglia linguistica
Hurro-Urartian.
Secondo il professor Richard Dumbrill, archeologo
della musica in Iraq, la lingua sarebbe arrivata in Siria
per in uenzare il Babilonese e prendere in ne forma
in musica.
La canzone parla di una ragazza che non può avere
gli. Lei pensa che il motivo sia un suo cattivo
comportamento. Di notte va a pregare la dea Nikkal,
offrendole olio e semi di sesamo.
L’inno è rivolto alla dea dei frutteti Nikkal, glia del dio
dell’estate e sposa del dio lunare Yarikh. La canzone
era probabilmente eseguita durante le feste del
raccolto per celebrare l’abbondanza e la prosperità.
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Ma come è stato possibile decifrare la musica
dell’Inno di Hurrian?

La prima interpretazione uf ciale è stata pubblicata


nel 1975 da Anne Draffkorn Kilmer, professoressa di
assiriologia presso l’Università della California. La
notazione musicale è stata tradotta dai caratteri
nell’antico linguaggio Hurrian. Sono state molte in
seguito le interpretazioni ma non è possibile sapere
con certezza quale sia la corretta. Ad ogni modo il
testo della canzone è scritto per essere
accompagnato dal sammûm, uno strumento simile ad
un arpa o un liuto. La notazione musicale si riferisce a
una scala diatonica eptatonica su uno strumento
musicale a nove corde. Le informazioni per accordare
l’arpa sono presenti sulle tavolette d’argilla.

Non è presente il nome del compositore dell’Inno di


Hurrian a Nikkal mentre ci sono alcuni nomi di
compositori di altri canti di Hurrian: Tapšiẖuni, Puẖiya,
Ammiya e Urẖiya (compositore degli inni n.8 e n.12).
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