Musica primitiva: Per avere un immagine esaustiva e completa sulla storia della musica, è necessario tenere in considerazione
tutte le informazioni raccolte sia nel continente europeo che in quelli extraeuropei. Ancora oggi in alcuni continenti è possibile
trovare delle tribù che vivono allo stato primitivo, grazie a loro si possono ricavare ulteriori elementi che ci aiutano ad
approfondire la nascita di questa forma d'arte. La musica primitiva è legata alla vita quotidiana ed al rapporto con la natura dei
fenomeni naturali, da c'ho il significato magico attribuitole sin dalle origini: “Un potente mezzo per mettersi in comunicazione
con gli spiriti.” Da questo confronto è nata l’ etnomusicologia o musicologia comparata, una materia che studia le tradizioni
musicali di tutti i popoli confrontando la cultura occidentale con quella extraeuropea. L’etnomusicologia nasce verso la fine
dell'800 in Germania, un pioniere fu il compositore ungherese Béla Bartòk, che con il fonografo meccanico inventato da Edison,
nel 1878 ha registrato e successivamente trascritto centinaia di canti popolari. L’etnomusicologia ha contribuito al chiarimento
di alcuni problemi che riguardano le origini della musica, stabilendo che non può esserci stato un unico luogo di nascita, ma
differenti sparsi nel globo. Si presume che le popolazioni sulle quali sono state fatte delle scoperte, utilizzassero scale
pentatoniche (le scale eptatoniche, ovvero di 7 note, si svilupparono successivamente).
Alcune delle popolazioni che possiamo ricordare sono:
- Egiziani, una delle civiltà più antiche, in Egitto, la musica era praticata principalmente dai sacerdoti, e gli strumenti musicali
utilizzati più spesso erano i flauti doppi, le arpe, i sestri e i crotali;
- Popoli mesopotamici, che collegarono la musica alle scienze, in cui erano più preparati ovvero l'astronomia, l'astrologia e la
matematica, utilizzarono gli stessi strumenti degli egiziani usando scale pentafoniche ed in seguito anche eptatoniche;
- Antichi Greci, per loro la musica era essenzialmente vocale, infatti la poesia lirica era cantata. La musica era presente in teatro
e ai giochi olimpici (ricordiamo nel 200 a. C. i 2 inni di Apollo);
- Romani, erano conoscenza del ritmo della danza. La declamazione cantata, i cori e gli inni religiosi godevano di un grande
favore;
- Ebrei, che nella Bibbia vedono la loro fonte principale. Sotto Re Salomone sarebbe stato organizzato il primo servizio di cantori
al tempio di Gerusalemme;
- Cinesi, per loro la musica era molto importante, infatti uno dei detti di Confucio era: “Volete sapere se un popolo è ben
governato ed ha buoni costumi? Ascoltate la sua musica”, inoltre collegarono la musica all'ordine cosmico, alle stagioni, alle
piante e i punti cardinali;
- Indiani, il sistema musicale indiano è estremamente complesso, le scale hanno da 5 a 7 suoni, ed ogni nota prevede delle
sfumature di intonazione che modificano il carattere della scala stessa, il numero complessivo di note usate è ben 22, chiamate
“Srutis”.
Canto Gregoriano: Le prime fonti musicali europee sono attribuibili ai canti gregoriani, un vastissimo repertorio che accompagna
la crescita delle comunità cristiane risalenti ai primi secoli del d. C. Il Canto gregoriano è il nome che viene dato al repertorio di
circa 3000 canti, che la Chiesa Cattolica considera espressione ufficiale della propria liturgia. Venne così chiamato in nome di
Papa Gregorio I, detto Magno (540 d.C. – 604 d.C.) che selezionò i testi dei canti da ammettere al rito. Le melodie gregoriane
hanno costituito il fondamento della maggior parte della polifonia sacra Europea dal IX al XVIII secolo, contaminando anche
molte melodie tradizionali sia occidentali che orientali.
Lo STILE melodico del canto gregoriano è inconfondibile:
Intervalli diatonici;
Ritmo libero;
Canto a cappella, ovvero senza accompagnamento strumentale;
Melodia è monodica, ovvero tutti cantano all'unisono;
L’ interpretazione delle melodie non è semplice poiché il sistema di notazione vero e proprio nascerà in seguito;
Durata e Altezza delle note si percepiscono attraverso una serie di simboli chiamati i neumi, derivati dagli antichi
accenti Greci;
Tonalità delle melodie gregoriane, è basata su 8 modi ecclesiastici, che definiscono un sistema chiamato octoechos
Forme si strutturavano sulla base degli ufficianti che prendevano parte al culto pubblico: il celebrante solista, il
diacono, il solista, il coro e la conta dei fedeli;
Esecuzione è antifonale, ovvero al celebrante risponde il coro
Il Repertorio Gregoriano può trovarsi nella sua forma originale, sia in forma diastematica (con riferimenti spaziali), che
adiastematica (senza riferimenti spaziali). Solitamente i brani con la scrittura diastematica risalgono al XI secolo d. C. poiché
vennero inventati da Guido D'Arezzo(991 d.C. – 1050 d.C.), teorico musicale considerato come l'ideatore della moderna
notazione musicale, e del tetragramma, che rimpiazzò l'allora dominante notazione neumatica. Per aiutare i cantori nella lettura
delle melodie scritte sul rigo, Guido D'Arezzo sviluppò un metodo chiamato “solmisazione”, basato sulla successione di sei
suoni(esacordo con il semitono situato in posizione centrale). Per comporre la scala musicale, egli derivò dalle sillabe iniziali dei
versi dell'inno a San Giovanni Battista(il protettore dei cantori), il nome della nota, Inno era: “UT queant laxis”, da cui deriva UT
(che ancora oggi viene utilizzata in Francia per indicare la nota DO); “REsonare fibris”, da cui deriva RE; “Mira gestorum”, da cui
MI; “FAmuli tuorum”, da cui FA; “SOLve pòlluti”, da cui SOL, “LAbii reatum” da cui LA; SI è stata ricavata dalle iniziali di San
Giovanni(da cui si nasce così la scala UT RE MI FA SOL LA); UT sarà successivamente sostituito da DO nella prima metà del XVII,
secolo da Giambattista Doni(DO è la sillaba iniziale del cognome).
Guido D'Arezzo decodificò, inoltre, il modo di scrivere le note, definendo le posizioni delle note sulle righe e negli spazi del
regolo del Rigo Musicale, per indicare la nota si sarebbe inizialmente utilizzato un quadrato, che si sarebbe trasformato
successivamente in rombo e infine in un ovale. Il rigo usato da Guido aveva quattro righe, a differenza dell' odierno
pentagramma che ne ha 5, ed era perciò detto Tetragramma, sempre al monaco benedettino si deve l'invenzione di un sistema
mnemonico, detto mano guidoniana, utilizzato per aiutare a ricordare l’esatta intonazione dei gradi della Scala. Il suo trattato
musicale, ”Il Micrologus” fu il testo di musica più accreditato nel Medioevo dopo quelli di Severino Boezio.
Trovatori e Trovieri: Parallelamente al canto gregoriano si sviluppa una musica profana nella quale inizialmente si sostituiscono
alcune parole in lingua volgare al testo latino. Il canto popolare si trasmette oralmente come il canto gregoriano, ma a differenza
di esso non avrà gli amanuensi, che solo dal IX secolo inizieranno a trascrivere i canti all'interno delle abbazie. La prosa dei canti,
si trasformerà gradualmente attraverso diversi passaggi orali inversi, con una cadenza più ritmica alla quale corrisponderà uno
schema più o meno rigido, da qui l'esigenza di suddividere in misure, e la nascita di una musica misurata. Nel IX e X secolo, si
sviluppa la canzone da ballo, da osteria, d'amore, con o senza ritornello. I trovatori e i trovieri sono poeti diversi, ed i suoni e i
temi, si ispirano alle crociate, al proprio sovrano, alle dame, alla terra natale. I trovatori sviluppano la loro arte tra il 1070 e il
1220 nel mezzogiorno francese(Provenza, Linguadoca, Limosino e Alvernia), e si esprimono in lingua d'oc, mentre i trovieri
operano tra i 1145 il 1300 nella zona nord della Loira, esprimendosi in lingua d'oil, che darà origine al francese moderno. Ciò che
unisce le due categorie, è l'abbandono della lingua latina in favore dei linguaggi del nascente volgare, spesso affidano i loro versi
ai menestrelli e ai giullari, che diffondono i canti per le campagne e le città accompagnandosi con l'arpa o spesso con la biella.
A partire dal XIII secolo è possibile distinguere i temi delle canzoni in: