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1. La musica greca!

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Quando si parla di musica greca, ci si riferisce al significato che i Greci dettero alla
musica. Grazie a molte leggende e testimonianze, si venne a scoprire che la musica nell’
Antica Grecia aveva un potere quasi soprannaturale poiché avevano una sensibilità
musicale maggiore della nostra. C’e da dire però che era un tipo di musica molto
rudimentale, poiché povera di strumenti (soltanto due venivano utilizzati: una a fiato e uno
a corda, la lira), scarsa ritmicità, melodie con piccoli intervalli e privi di ogni nozione
armonica. !
L’elemento principe della musica era il cosiddetto Tetracordo, ovvero un insieme di
quattro suoni (2 toni + un semitono) che con il passare del tempo si usarono nella stessa
posizione, cioè con il semitono nella stessa posizione, l’insieme di due tetracordi formava
l’armonia. I Greci conoscevano tante scale quante erano le posizioni del semitono che
potevano assumere all’interno del tetracordo e ne distinguevano ognuna col nome della
regione ove era stata usata per la prima volta. !
Le armoniche lidia, frigia e dorica avevano il semitono rispettivamente in prima, second e
terza, e i tre modi derivati erano:!
Ipolidia- Iperlidia!
Ipofrigia- Iperfrigia!
Ipodorica- Iperdorica!
Questi nove modi formarono il modo diatonico. Successivamente, col passare del tempo, il
numeri dei semitoni crebbe e l’intervallo di quarta giusta venne suddiviso sempre più in
maniera irregolare, da qui nacquero due generi:!
a. Cromatico: formato da un intervallo di terza maggiore+ 2 semitoni!
b. Enarmonico: formato da un intervallo di terza minore+ due quarti di tono.!
Musica e poesia nacquero unite in Grecia, grazie al cantore cieco Omero e raramente
queste due arti si divisero, eccetto la poesia gnomica che veniva eseguita da sola, ma il
pezzo di musica veniva detto amletico se per cetra o flauto soli, aulodico se uno dei due
strumenti veniva accompagnato dalla voce. Dopo di che poesia, musica e danza
(esprimeva i sentimenti per mezzo di gesti) si unirono in tutt’uno, così formano la tragedia.
Essa ha origini religiose, dal sacrificio del corone sull’altare del Dio Dioniso (racconto
Ditirambo), questo racconto si evolse fino a formare un dialogo tra coro e personaggio. Il
coro nacque dalla folla che attorniava il sacerdote durante la narrazione, e nel mentre
commentava con canti e danze. Giani definisce la funzione del coro come l’espressione
degli effetti che la vicenda suscita negli animi. Essa veniva rappresentata inizialmente da
uno, poi e infine tre attori. !
Euripide diede una svolta alla tragedia, infatti è considerato il riformatore della musica
tragica, in contemporanea c’e Wagner ed entrambi vollero riformare la musica da teatro
rinnovando le antiche forme e poi distruggendole e infine crearne di nuove. Sempre
secondo Giani, Euripide cercò di riportare la musica a uno stato di inconscio, in modo che
essa cogliesse i sentimenti nel profondo, per cui la musica passando sulla scena da
simmetrica e statica divenne fluida, scorrevole e mobile. !
Hermann Albert suddivide la sensibilità musicale in: Ritmo (elemento più sensuale con
efficacia solamente fisica), Melodia (efficacia psichica, emotiva e affettiva) e Musica
(contemplazione artistica, ovvero riflessione sul bello musicale). I greci appartenevano alla
seconda che l avvedevano come una forza demonica. Anche filosofi e politici si
occuparono di queste forze misteriose per recepirne i modi e le origine o come medicina
morale, usandola come mezzo per bloccare le cattive influenze, nacque cosi la Dottrina
Musicale. La musica oltre a determinare uno stato d’animo, andava anche a modificare le
facoltà volitive. Di conseguenza l’azione musicale venne suddivisa in: !
a. Energica ( produce un atto di volontà )= M. diastaltica!
b. Snervante (paralizza la volontà)= M. Sistaltica!
c. Estasiante (produce uno stato di ebrezza)= M. Esicastica!
Mentre la classificazione dei grammatici alessandrini era la seguente: genere diatonico
(privo di sfumature quindi creava una musica austera ed energica) e i generi cromatici ed
enarmonici che essendo ricchi di espressione creava una musica usata per produrre stati
d’animo anche complessi. Queste teoria vennero messe in discussione perô dalla messa
in pratica, in quanto rotti i confini generi e modi si mescolarono. Le teorie dei filosofi
nacquero dall’incapacità degli stessi di cogliere la musica in sè e dall’abitudine di
subordinarla a regole, teorie o criteri scientifici e morali. Tra i filosofi principali ci sono
Pitagora, Leibniz, Kant, Platone che studio gli effetti della realtà musicale e il quale nella
sua Repubblica bandì la musica snervate e infine Aristotele che ebbe le stesse idee di
Paltone ma che non bandì le musiche dolorose, voleva soltanto che non invasero il campo
delle altre. Esso ridusse la musica a una medicina omeopatica in quanto lui la vedeva
come una rappresentazione dei sentimenti altrui. Il più influente è Aristossene, musicista e
filosofo, che ha una coscienza della realtà artistica, codifica la ritmica e l’armonia. !
Musica e poesia nell’Antica Grecia nacquero assieme, tanto che ebbero stessa storia e
stesse forme; i poeti di contraddistinguevano per riforme d’ordine musicale. !
Melodie vaghe e indeterminate davano un senso di delicatezza e serenità, mentre ritmi
irregolari come 5/8 era considerato originale. I poeti non usavano forme melodiche nuove,
bensì appartenenti a un bagaglio culturale ellenico. Ogni mdi aveva le sue melodie che il
musica elaborava e usava all’interno delle composizioni. !
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2. Il canto gregoriano!
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Il Canto gregoriano nacque da San Gregorio Magno nella chiesa cattolica, musica fiorita
durante il Medioevo, dalle origini del cristianesimo per tutto l’umanesimo, con una melodia
vocale monodica, usata durante la liturgia cattolica. San Gregorio compose canti nuove e
riunì i preesistenti in una summa che fu persa durante le invasioni barbariche, ma le copie
furono diffuse in Inghilterra Francia e Svizzera, dai sovrani e dai predicatori per soffocare i
conati d’originalità e d’indipendenza. Inoltre Papa Gregorio perfezionò le scuole di canto
liturgico e fondò la Scola Cantorum, annessa al vaticano e scuola indiscussa nel mondo
del canto gregoriano. !
Due modi determinarono tutte le forme di gregoriano: Accentus e Concentus che
corrispondono rispettivamente nella recitazione e nell’aria. L’accentus (canto sillabico) è la
recitazione espressiva e cadenzata della preghiera, in cui a ogni sillaba corrisponde una
nota; se si ha la stessa medesima nota lunga ripetuta è detta SALMODIA; se il sacerdote
recita la preghiera a voce alta e i fedeli riprendono solo le parole di chiusura si ha il
RESPONSORIO (trapassato dagli ebrei ai cristiani) infine vi è l’ANTIFONA, che si verifica
quando la preghiera viene recitata da due cori di fedeli alterni. Il gregoriano si estese
anche in Siria e in Asia Minore e proprio li nacquero gli Inni, con testi propri appositamente
composti, i quali puntavano sull’accento e sulle rime. La libertà melodica degli inni crebbe
talmente tanto che si s’ insinuarono negli Allelujah durante la messa, e la voce vocalizzava
libera. Fu in questo periodo che Roma intervenne secondo le regole della salmodia
romana. Questo lavoro fu continuato dai sovrani francesi che cercavano nel Papa un
mezzo per piegare all’obbedienza i propri popoli. Inni e giubili erano la voce del popolo.
Dopo le persecuzioni, la Chiesa passo da un modello democratico a un modello autoritario
e molti fedeli si allontanarono sempre più dalla pratica del culto. !
I giubili, allora, diedero inizio alla seconda metà del gregoriano grazie a Nokter che per
meglio ricordare le lunghissime melodie senza testo proprie degli alleluia gregoriani,
avevano preso l'abitudine di inserire un testo (prosa) alla melodia, trasformandola in canto
sillabico: Sequenza!
Papa Adriano diede la propria approvazione cosi nacquero diversi seguaci, tra cui il
monaco Tutilone che creò i tropi: estensione di un canto liturgico attraverso l'inserimento di
nuova musica o di nuovo testo. Ormai soltanto il Credo rimase invariato e per questo la
Chiesa dovette bandire tropi e prose rendendoli profani. La sequenza si spostò dalla
Germania alla Francia, dove San Vittore fu il fondatore del secondo parodo della
sequenza, il latino, con metrica libera e con forme poetiche popolari; questo tipo di
sequenza fece talmente tanti seguaci che fu difficile distinguere quelle sacre e quelle
profane. Infatti Papa V nel Concilio di Trento ammise soltanto l’uso di 5 sequenze, ancora
oggi usate nelle chiese occidentali. !
La salmodia liturgica era un mezzo di preghiera e linguaggio collettivo, oltre che essere un
canto facile adatto ai fedeli inesperti di arte, aveva una melodia semplice e breve, testi
ripetuti che parlavano di fede e speranza, privi di mutamenti di tono e parola e suono si
fusero, era un canto che affermava la propria unità, aveva inoltre una musica di origine
orientar quindi priva di sensibile. Nel medioevo alla musica veniva affidato un ruolo assai
importante, veniva usata per difendere la chiesa dalle barbarie invadenti. Nel secondo
periodo del gregoriano, inni e sequenze segnavano il trapasso da una cultura mediavele,
cultura di chiesa quindi universale a una cultura moderna e nazionale in cui la nascita
delle lingue volgari segnava l’individualità dei popoli.!
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3. Monodia profana medievale!
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L’esistenza di una musica profana nel Medioevo, è provata dall’accanimento che aveva la
Chiesa verso esso. Ma gli istrioni continuarono a praticare la loro attività a cui unirono
anche un compito sociale, diffondendo notizie e novelle, aveva anche un repertorio di
scherzi, giochi fu un avvenimento nuovo soprattutto per donne e giovani. Delle canzoni in
lingua latina risme poco e se ne distinsero tre tipi: testi latini classici, testi latini che
trattavano di politica e testi latini d’intrattenimento, parodistico e gai. !
La Germania conserva nei Carmina Burana (risalenti al 1230) una raccolta di canti
goliardici mescolato alle nascenti lingue in volgare, già nei Carmina si riscontra
un’influenza monodica in lingua volgare. L’apogeo della monodia profana si ebbe nel 1100
con Rondellus (ripetizione di un ritornello) e conductus (argomenti politici e civili).!
Nel Sud della Francia troviamo i Trovatori poeti musicisti che scrivevano in lingua
provenzale detta lingua d’oc. I canti del volgo non erano ritenuti degni d’esser trascritti e
conservati. In contrasto con le brutalità del tempo venivano offerti canti d’adorazione della
donna con espressioni di omaggio cavalleresche, tra le tutte melodie conservate vi sono
esempi di musica che possono rivolgersi ad un pubblico inesperto d’arte. Questi canti si
concentravano molto sulla tonalità (modo Maggiore e minore) e sul ritmo più nervoso, più
vincolante, più ricco ma più espressivo, modellandosi sulle lingue nazionali. L’apparizione
della nota corta in levare fa riferimento alle nuove lingue volgari. La musica profana
trovadorica sarà poi portata in Italia costituendo la musica moderna italiana, tipo di musica
del popolo che va contro ogni valore aulico e religioso. In questo periodo si ebbe un
continuo conflitto tra dialetto e lingua, latino e volgare, lingua parlata e scritta. Il volgare
esprimeva una nuova nazione e l’individualità regionale. A seconda del significato
letterario presero diverso nome: Chansons courtoises, canzoni con testi aristocratici e colti
rivolti soltanto a una cerchia di iniziati, con cui il poeta rivolgeva il proprio omaggio alla
dama, oppure poteva avere anche contenuti politici e civili e le canzoni oggettive con testi
popolaregguanti nelle quali il poeta pone in scena diversi personaggi con canzoni a ballo,
storico- narrative, drammatiche etc… Queste canzoni venivano anche eseguite e diffuse
da menestrelli e giullari lungo le strade aiutandosi con uno strumento a corda (viella). !
Le canzoni di contenuto elevato avevano come sfondo artifici gregoriani, in quanto la
dama molto spesso veniva idealizzata come un culto quasi religioso, naturalmente dalla
Chiesa non venivano visti di buon occhio. Il peso di questi artifici, quali freschezza
melodica, linguaggio metaforico e allusivo, divenne più grave nell’ultimo dei tre periodo:
1050- 1123; 1150- 1200- XIII secolo. !
I trovieri (Nord della Francia= Lingua d’oil), usavano le stesse forme ma con una musica
più popolare, erano testi monorima (Chanons de geste) con testi allegorici; coi trovieri la
melodia popolare sale anche sul teatro.!
Posteriore alle composizioni dei trovatori, troviamo in Germania i Minnesinger o cantori
d’amore, largamente influenzati dalle canzoni trovadoriche. !
I Minnesinger componevano testi con un’elevata spiritualità, melodie semplici ma popolari.
In Germania i cantori seppero superare la crisi sociale e imborghesendosi, alla figura del
trovatore successe quella del Meister singer (Maestro cantore artigiano), erano incolti,
irregolari con regole astratte. La poesia trovadorica arrivo anche in Italia, chiamate Laude,
canzoni religiose fondate sulla tonalità in volgare sorti dalla religiosità del popolo, in
corrispondenza ai fattori religiosi che stavano attraversando l’Italia centrale e superiore nel
XIII secolo. ES: Jacopone da Todi (Laude dialogate), in questo modo la musica si inserì
nel teatro religioso in Italia. Infine anche in Spagna con Càntigas de Sancta Marìa opera
poetica di Alfobso X il Saggio, Sovrano di Catsiglia, svincolata dal gregoriano con
influenze popolari e derivazioni di musica araba. !

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