LE MUSICHE
Le composizioni greche pervenute fino a noi non raggiungono tutte insieme
l’estensione di una Sonata per violino solo di Bach. La maggior parte di questi brani
scritti su papiro risale all’età ellenistica.
Sappiamo che la musica nel mondo greco veniva trasmessa oralmente, insieme alle
sue parole e fu così anche per i romani e per i canti dei primi secoli del cristianesimo.
La musica greca aveva i caratteri di variazioni improvvisate, che si svolgevano sulla
base di nuclei melodici che fungevano da moduli; ed erano noti come NOMOI.
LA NOTAZIONE
C’erano 2 tipi di notazione:
-La notazione vocale che impiegava i segni dell’alfabeto greco maiuscolo;
-La notazione strumentale che impiegava segni dell’alfabeto fenicio (diritti, inclinati o
capovolti)
METRICA E RITMICA
Nella poesia greca e in quella latina la metrica era governata dalla successione,
secondo schemi prefissati, di sillabe lunghe e di sillabe brevi (METRICA
QUANTITATIVA), da questi schemi derivano le alternanze tra tempi forti e tempi
deboli, e quindi il ritmo.
Elemento fondamentale della metrica greca era il TEMPO PRIMO. Trascritta nella
nostra semiografia, la breve corrisponde alla durata di una croma mentre la lunga
corrisponde alla durata di due brevi e quindi di una semiminima.
IL TETRACORDO
L’elemento primario del sistema musicale greco era il TETRACORDO cioè una
successione di 4 suoni discendenti compresi nell’ambito di un intervallo di quarta
giusta. I suoni estremi di un tetracordo erano fissi; quelli interni erano mobili.
L’ampiezza degli intervalli di un tetracordo caratterizzava i 3 generi della musica
greca: diatonico, cromatico, enarmonico:
-TETRACORDO DIATONICO—> era costituito da 2 intervalli di tono e uno di semitono;
era il genere più antico e diffuso.
-TETRACORDO CROMATICO——>era costituito da un intervallo di terza minore e 2
intervalli di seminotono
-TETRACORDO ENARMONICO——>era costituito da un intervallo di terza maggiore 2
micro-intervalli di un quarto di tono ciascuno.
Nei Tetracordi di genere Diatonico la collocazione dell’unico semitono distingueva i 3
modi: Dorico, Frigio e Lidio.
● Tetracordo Dorico——>aveva il semitono al grave;
● Tetracordo Frigio——>aveva il semitono al centro;
● Tetracordo Lidio———>aveva il semitono all’acuto.
I tetracordi erano di solito riuniti a due a due e potevano essere disgiunti o congiunti.
L’unione di due tetracordi formava un’armonia.
-DIAZEUSI(Disgiunzione)——>era il punto di stacco tra due tetracordi disgiunti;
-SINAFE’(Congiunzione)——>era il punto in cui si univano due tetracordi congiunti.
Se ad un’armonia Dorica Disgiunta si aggiungeva un tetracordo congiunto all’acuto,
un tetracordo congiunto al grave, e sotto a quest’ultimo una nota, si otteneva il
SISTEMA TELEION ( o sistema perfetto ) che abbracciava l’estensione di due ottave.
LA DOTTRINA DELL’ETHOS
Un aspetto comune a molte civiltà antiche e quindi anche ai Greci fu la convinzione
che la musica potesse influire in senso positivo o negativo sul comportamento degli
uomini. Presso i greci questa concezione psicologica assunse i caratteri della dottrina
dell’ethos; essa indicava le relazioni esistenti tra aspetti del linguaggio musicale e
determinati stati d’animo.
La dottrina dell’ethos ebbe la prima elaborazione nell’ambito della scuola Pitagorica,
ma venne sviluppata solo a partire dal 5°Secolo a.C. Ad opera di Damone di Atene e
successivamente da Platone e Aristotele.
Il nucleo centrale della dottrina consisteva nel riconoscere che ad ogni armonia era
attribuito un proprio ethos, cioè un carattere o sentimento.
Poichè la musica può influire sulla formazione del carattere dei giovani, Damone
riteneva necessario distinguere le armonie e i ritmi buoni da quelli cattivi e vigilare
affinché nelle scuole si insegnassero solo le armonie e i ritmi buoni.
Nella stessa direzione si muoveva il pensiero di Platone, secondo cui la pratica della
musica era PADEIA(educazione).
Un rilievo minore ebbero gli aspetti educativi nel pensiero di Aristotele secondo cui le
materie d’insegnamento principali sono: le lettere, la ginnastica, la musica e il
disegno. In quanto alla musica, i vantaggi ricavati da quest’ultima erano prodotti dalla
CATARSI. Cioè imitando le passioni che opprimono l’uomo, la musica libera il suo
animo dagli affanni.
LA LITURGIA GREGORIANA
Il nome Liturgia indica l’insieme dei riti e delle cerimonie del culto cristiano, nelle
forme ufficiali stabilite dalla chiesa. La liturgia cristiana ebbe una formazione lenta e
laboriosa.
Le principali cerimonie della liturgia romana sono due: la celebrazione eucaristica
comunemente chiamata messa e gli uffici delle ore.
La celebrazione eucaristica rievoca l’ultima cena di Gesù e si articola in 3 parti:
-Riti di introduzione;
-Liturgia della parola;
-Liturgia sacrificale;
Ognuna di queste 3 parti contiene numerose preghiere e canti. Alcuni di questi hanno
testi variabili, che mutano cioè secondo il calendario liturgico(PROPRIUM MISSAE),
altri invece hanno un testo immutabile e vengono cantati sempre (ORDINARIUM
MISSAE).
I brani dell’Ordinarium Missae sono 5:
● Kyrie Eleison;
● Gloria in Excelsis Deo;
● Credo;
● Sanctus;
● Agnus Dei;
LE SEQUENZE E I TROPI
Tra il 9° e il 10° secolo entrarono nell’uso chiesastico due nuove forme di canto sacro:
la Sequenza e il Tropo.
La sequenza nacque come accorgimento mnemonico costituito dall’aggiunta sillabica
di un testo in prosa ai vocalizzi allelujatici;
I tropi nacquero dalla sostituzione con testi sillabici dei melismi di alcuni canti della
messa, in particolare del Kyrie e dell’Introito.
LA POLIFONIA
Il canto a più voci era sconosciuto ai primi cristiani. A partire dal 9° secolo, si diffuse
l’uso di accompagnare con altre melodie il canto sacro(Cantus Firmus). Esse
procedevano parallelamente nota contro nota (punctum contra punctum, da cui
contrappunto). La prevalenza di forme polifoniche e del linguaggio contrappuntistico
caratterizzò il periodo che sta tra il 10° e il 16° secolo.
La più antica forma polifonica fu l’ “Organum” in cui la melodia gregoriana veniva
accompagnata da un’altra melodia quasi sempre collocata inferiormente, che
procedeva parallela ad essa a distanza di una quarta o di una quinta.
In un altro tipo di Organum la Vox Organalis iniziava all’unisono con la vox
principalis, poi si allontanava da essa fino ad una quarta, procedeva parallelamente a
distanza di detto intervallo ed infine chiudeva all’unisono.
Nel 12° secolo in alcuni centri di vita religiosa si affermò una nuova forma, l’
“organum melismatico”. Al grave si collocava la melodia originale gregoriana (il
cantus firmus); sopra di essa si muoveva la vox organalis.
L’ARS ANTIQUA
Con l’Ars Antiqua (metà sec. 12°) la polifonia vocale sacra esce dalla fase delle origini
per affermarsi compiutamente. Due furono i fattori principali che favorirono la
diffusione del canto a più voci:
1. l’affermazione della notazione sul rigo, che permetteva di indicare l’altezza
reale dei suoni;
2. l’assunzione di regole che consentivano di determinare i valori di durata delle
note e i rapporti tra esse.
LA SCUOLA DI NOTRE-DAME
Tra il 1150 e il 1350 il più importante centro europeo di musica polifonica fu la
cappella musicale di Notre-Dame a Parigi.
La scuola di Notre Dame acquistò grande fama principalmente per l’opera dei suoi
due grandi maestri, Leonin e Perotin.
Leonin fu attivo tra il 1160 e il 1190 circa e scrisse un Magnus liber organi.
Gli succedette Perotin che visse fino al 1238 circa. Egli continuò l’opera di Leonin,
aggiunse una terza voce ad alcune sue composizioni e compose degli organa a 3 e a
4 voci.
La forma polifonica più importante coltivata dai maestri di Notre-Dame fu l’organum
ma gli Organa di Leonin e Perotin sono molto diversi da quelli del periodo precedente.
Ogni Organum si basava su una melodia gregoriana trattata a note lunghe di durata
non determinata, che era chiamata Tenor perchè “teneva” il cantus firmus liturgico.
Ad essa erano sovrapposte una (Leonin) due o tre (Perotin) voci che si svolgevano
con valori brevi. La seconda voce sopra il tenor si chiamò duplum, la terza triplum, la
quarta quadruplum.
Un tipo particolare di composizione era la clausula, una sezione di organum costruita
su un frammento melismatico di un tenor. Le clausulae non erano composizioni
autonome: erano inserite in un organum e potevano, a piacere, essere sostituite da
un’altra clausula sullo stesso tenor.
Differenti dagli Organa che erano composizioni liturgiche erano i Conductus che
potevano essere d’argomento e testo sacro o profano. Nel Conductus il tenor era
sempre d’invenzione e procedeva con lo stesso ritmo delle voci superiori;
IL MOTTETTO
Verso la metà del 13°secolo, si abbandonò la composizione di organa, clausolae e
conductus. La forma musicale che sostituì quelle della Scuola di Notre-Dame a partire
dal 1250 fu il Mottetto. Il mottetto nasce nella seconda parte dell’Ars Antiqua come
forma polifonica vocale. La forma ha origine dallo stile melismatico delle clausole
degli organa: tali sezioni vengono infatti isolate e considerate composizioni
autonome. Al tenor viene ancora utilizzato un frammento gregoriano, ma il mottetto è
politestuale, ovvero con il duplum e il triplum che cantano testi differenti
contemporaneamente, talvolta anche in lingue diverse.
Ben presto il mottetto acquista un proprio carattere costruttivo e diviene territorio di
sperimentazione di nuove tecniche di scrittura, arrivate a maturazione con lo
svilupparsi dell’Ars Nova. Qui il mottetto si stacca dall’ambito liturgico e si apre
all’uso di testi anche in volgare. Splendidi esempi di mottetti di trovano in Philippe De
Vitry e in Guillaume Dufay (il suo Nuper Rosarum Flores del 1436 è un esempio di
sintesi perfetta tra isoritmia e contrappunto).
Derivato dalla Clausula, il mottetto era solitamente a 3 voci. La voce inferiore era il
tenor che si muoveva a valori larghi; la voce Mediana (duplum o motetus), aveva un
procedere più mosso, mentre la voce superiore, triplum, era formata da valori brevi.
LA NOTAZIONE MEDIEVALE
La notazione è un sistema coordinato di segni con i quali si scrivono sul rigo
musicale gli elementi del discorso musicale, principalmente l’altezza e la durata dei
suoni. Coloro che conoscono i segni della notazione sono in grado di eseguire le
musiche scritte, anche se non le hanno lette o ascoltate in precedenza. La notazione
nacque quando i cantori si accorsero che la trasmissione orale era insufficiente e che
per tramandare alle successive generazioni un repertorio musicale, occorreva
inventare e utilizzare una “scrittura dei suoni”. Il repertorio liturgico gregoriano fu
tramandato oralmente fino alla metà del secolo 8°.
L’altezza delle note fu sviluppata con la notazione neumatica e diventò definitiva nei
modi che adottiamo ancora oggi con Guido D’Arezzo (11°sec.).
Un secolo più tardi si cominciò ad avvertire l’esigenza di una notazione che definisse,
oltre all’altezza anche la durata dei suoni, nacque così la notazione modale.
LA NOTAZIONE NEUMATICA
I canti del repertorio gregoriano ci furono tramandati con la notazione neumatica;
essa acquistò valore completo come mezzo di comunicazione solo all’epoca di Guido
D’ Arezzo, quando si impose l’uso del rigo composto da 4 linee. Le fasi della
notazione neumatica furono:
● Chironomica
● Adiastematica
● Diastematica
● Quadrata
Affinché i cantori potessero ricordare meglio le melodie del repertorio che dovevano
eseguire si tracciarono sulla pergamena, al di sopra delle sillabe da cantare, segni
molto semplici. Questi segni servivano al Praecentor o a chi dirigeva i cantori per
ricordare il movimento della melodia, ascendente o discendente in modo che egli
potesse riesprimerla con il gesto della mano. Questa scrittura fu chiamata
Chironomica.
Dagli accenti grammaticali si venne a sviluppare a poco a poco un sistema di segni, I
Neumi, che indicavano uno o più suoni, riferiti alla nota o alle note da cantare su una
stessa sillaba.
I Neumi semplici sono 8:
● 2 di una nota: Virga e Punctum;
● 2 di due note: Pes (ascendente), Clivis (discendente)
● 4 di tre suoni: Scandicus(ascendente); Climacus(Discendente);
Torculus(ascendente-discendente); Porrectus(discendente-ascendente)
Inizialmente i Neumi erano collocati sopra le parole del testo da cantare, senza
indicazioni che precisassero la natura degli intervalli tra nota e nota.
Un notevole passo in avanti fu compiuto con l’introduzione sopra le parole del testo
di una o più linee aventi un preciso valore tonale. I neumi erano scritti sotto la linea, o
sulla linea, o sopra la linea. All’inizio era una linea tracciata, successivamente si
passò a linee colorate: In rosso(FA) in giallo(DO). Decisiva fu l’introduzione delle
chiavi che determinarono l’altezza precisa della nota e conseguentemente anche delle
altre note
La Diastemazia perfetta fu raggiunta quando si adottò il rigo di 4 linee nel quale i
neumi si scrivevano sia sulle linee sia entro gli spazi. Il rigo di 4 linee o tetragramma,
portò all’unificazione della scrittura.
LA NOTAZIONE MODALE (I MODI RITMICI)
I segni della notazione quadrata gregoriana furono impiegati nelle composizioni della
scuola di Notre-Dame. I segni quadrati della virga e del punctum diventarono, Longa e
Brevis; la prima aveva durata doppia della seconda. C’erano 6 diversi modi ritmici:
1. Trocaico;
2. Giambico;
3. Dattilico;
4. Anapestico;
5. Spondaico;
6. Tribrachico
LA NOTAZIONE FRANCONIANA
L’atto di nascita della moderna notazione ritmica è costituito dal trattato Ars cantus
mensurabilis di Francone di Colonia. Esso riconosce accanto alla Longa e alla Brevis,
due nuovi valori: la duplex longa e la semibrevis. All’inizio del 14° secolo venne
introdotto in francia un nuovo valore, la minima.
Per quanto riguarda la notazione italiana del ‘300 sembra sorgere dal nulla in quanto
le regole definite non hanno antecedenti teorici in italia.
GUIDO D’AREZZO
Guido D’Arezzo fu il trattatista e didatta più autorevole di tutto il Medioevo; l’impronta
da lui lasciata nella didattica fu assai profonda e nei secoli successivi egli godette di
tale fama tanto che fu visto come l’inventore della musica.
Tra le opere che gli furono attribuite quattro sono autentiche:
● Il Micrologus De Musica;
● Il Prologus in Antiphonarium;
● Le Regulae rhytmicae;
● La Epistola ad Michaelem monacumde ignoto cantu
Guido D’Arezzo elaborò un metodo per facilitare ai cantori l’apprendimento delle
melodie scritte sul rigo. Questo metodo è chiamato Solmisazione, si basa sopra
l’esacordo. L’esacordo Guidoniano è una successione di sei suoni in cui il semitono è
collocato in posizione centrale. Egli lo derivò dalle sillabe e note iniziali degli
emistichi che compongono la strofa dell’Inno di San Giovanni.
Staccate dal contesto, le sillabe e le note iniziali formano una successione di sei
suoni, l’esacordo.
LA SOLMISAZIONE
Nella pratica musicale esistevano però altri 2 semitoni; come indicarli? Guido risolse
il problema applicando l’esacordo alla successione dei suoni impiegati nella pratica
esecutiva. In tale modo tutti i semitoni venivano indicati con mi-fa. Questo processo
fu chiamato solmisazione.
Nella mano Guidoniana la successione dei suoni veniva fatta corrispondere alle
falangi e alle punte delle dita
LA MUSICA FICTA
A partire dal 12° secolo, crescendo di numero i suoni alterati, furono introdotti nuovi
semitoni. Ebbero perciò origine nuovi esacordi:
Tuttavia invece di impiegare due lettere diverse per il suono naturale e per quello
alterato, si utilizzarono il b rotondo, o molle, per l’abbassamento di un semitono, e il b
quadrato, o duro, per l’innalzamento del semitono.
Questo sistema prese il nome di musica ficta, cioè falsa.
I TROVATORI
Dalla dissoluzione del latino volgare si formarono nel territorio francese due lingue: la
lingua d’oc(o provenzale) e la lingua d’oil, così chiamate dalle parole che indicavano
l’avverbio affermativo Si.
La lingua d’oc si diffuse nelle province meridionali della Francia. La concezione
dell’amore cortese, fu ideata ed elaborata nei castelli della Francia meridionale. La
forma poetica più comune nella quale era celebrato l’amor cortese fu la cansò la cui
struttura era simile a quella degli inni.
4 sono le forme musicali della produzione trovadorica e dei trovieri:
● Il tipo litania
● il tipo lai-sequenza
● il tipo inno
● il tipo rondeau
I TROVIERI
I trovieri furono attivi nella Francia settentrionale. La loro attività artistica iniziò sotto
l’influenza dell’arte provenzale introdotta da una nipote di Guglielmo 9, Eleonora
D’Aquitania. Fu dalla sua corte che si diffuse la lirica dei trovieri.
I MINNESANGER
I poeti che a partire dal 1170 svolsero in alto-medio-tedesco i concetti dell’amor
cortese furono fortemente influenzati dai modelli ideali e formali francesi. Il
movimento artistico al quale essi diedero vita si chiamò Minnasanger (sinonimo di
trovatore e troviero).
IL TRECENTO(L’ARS NOVA)
Fino al secolo 13°, Dio e la chiesa erano al centro di una visione unitaria. Anche la
musica, sia monodica sia polifonica, era destinata, ai riti sacri e alle celebrazioni
religiose. Questa concezione del mondo arrivò a piena maturità durante il Duecento.
In questo secolo furono fondati gli ordini francescano e domenicano. Le
manifestazioni di questa visione del mondo e della storia furono le ultime; esse si
riconoscono nella dottrina teocratica di papa Bonifacio VIII(1294) che voleva lo Stato
sottomesso alla Chiesa.
Dopo, il mondo mutò e, avanzò la laicizzazione della società e della cultura, la
distinzione tra rivelazione divina e la ragione umana, la separazione tra la Chiesa e lo
Stato. In politica si andarono formando monarchie assolute fortemente
centralizzate(Francia) o costellazioni di piccoli stati e signorie assolute (Italia).
Nelle opere del Trecento prevalse l’ispirazione profana. Alla Divina Commedia, pochi
decenni dopo si contrapponevano le novelle del Decamerone o i Racconti di
Canterbury.
La stessa cosa avvenne per la musica. Notevole peso ebbero le critiche che si erano
levate all’interno della Chiesa nei confronti della pratica contrappuntistica applicata ai
brani del repertorio liturgico poiché c’era il timore che la seduzione dell’artificio
contrappuntistico a più voci, distraesse i fedeli dall’attenzione al rito e alla preghiera.
GUILLAUME DE MACHAUT
Guillaume de Machaut fu il più importante compositore del 14°secolo e il primo della
storia della musica europea.
Nacque intorno al 1300 nel Nord della Francia, nel 1323 entrò al servizio di Giovanni di
Lussemburgo re di Boemia. Dopo la battaglia di Crecy nella quale Giovanni perse la
vita Machaut passò al servizio della corte di Francia e del futuro re Carlo V. Morì nel
1377 a Reims.
Machaut lasciò un’imponente produzione letteraria, in versi e in prosa, e 142
composizioni musicali.
La Messa di Notre-Dame a 4 voci fu la prima messa polifonica messa in musica da un
solo compositore. Si ritiene che sia stata scritta intorno al 1360.
Il kyrie, Il Sanctus, l’Agnus Dei e l’Ite missa est sono nello stile del mottetto
isoritmico; Il Gloria e il Credo in quello del Conductus.
Il più antico esempio di un’intera messa in stile polifonico è la messa di Tournai a 3
voci(i cui brani furono composti da più musicisti)
Compositori di quest’epoca furono Jehanot de l’Escurel e Philippe de Vitry;
quest’ultimo fu poeta assai apprezzato e lodato anche dal Petrarca.
I MADRIGALI
Ebbero grande fama soprattutto nel primo periodo dell’ars nova. La struttura poetica
era la seguente: 2 o 3 terzine di endecasillabi con lo stesso ordine di rime che erano
seguite da un ritornello di 2 endecasillabi a rima baciata. I Madrigali erano a 2 voci,
poi anche a 3; la voce superiore (cantus) e quella inferiore (tenor) erano di solito
eseguite da cantori, ma non erano esclusi raddoppi strumentali. La musica della
prima terzina era ripetuta nella seconda e terza terzina; diversa era la musica del
ritornello.
L’inizio e la fine di ogni verso erano di stile melismatico.
CACCIA
E’ un canone a 2 voci all’unisono sostenute da un tenor strumentale. Non ha una
forma metrica prestabilita; spesso è conclusa da un ritornello strumentale simile a
quello del madrigale. I testi trattavano spesso scene di caccia, di pesca, di mercato
che giustificavano ripetizioni e onomatopee.
LA BALLATA
Fu la forma più evoluta e matura dell’Ars nova italiana.
La struttura poetica della ballata era la seguente: ripresa di 2 versi endecasillabi; 2
piedi (o mutazioni) di 2 versi endecasillabi ciascuno, con identiche rime; una volta
uguale alla ripresa, di 2 versi; il primo di essi rima con l’ultimo verso del secondo
piede, il secondo rima con il primo della ripresa.
Gli episodi musicali sono due: su A si eseguono le riprese e la volta, su B i piedi.
Le ballate erano a 2-3 voci: il cantus, il tenor e (contratenor), tutte eseguite
vocalmente, anche se gli strumenti potevano intervenire come rinforzo.
Nella fase iniziale l’Ars nova si sviluppò soprattutto nell’Italia Settentrionale; presso le
corti furono attivi Jacopo da Bologna e Giovanni da Firenze. Nella fase successiva
che ebbe il suo centro a Firenze operarono Gherardello, Donato da Cascia ma
soprattutto Francesco Landino chiamato anche “Francesco degli Organi” che era
celebrato dai suoi contemporanei per la cultura filosofica e poetica. Di lui si
conservano 12 madrigali, una caccia e 140 ballate a due e tre voci. Il meglio di se
Landino lo diede nelle ballate a 2 voci, di stile melismatico, e in quelle a 3 voci nelle
quali i passi melismatici si alternano ad andamenti sillabici.
MESSE, MOTTETTI,CHANSONS
Lo sviluppo di cappelle musicali nelle cattedrali di molte città d’Europa portò alla
crescita delle composizioni sacre, particolarmente le messe e i mottetti, mentre nelle
Chansons confluirono tutti i generi profani. Lo sviluppo della scrittura
contrappuntistica portò alla disposizione a quattro parti delle composizioni. Nacque
così il tipo di composizione a 4 parti vocali, che diventò lo schema di scrittura
polifonica valido per secoli.
La messa si affermò come la forma più ampia e articolata di composizione polifonica
per merito di Dufay e dei maestri seguenti.
Essi impiegarono uno stesso cantus firmus per tutte le parti della stessa messa.
Spesso il cantus firmus era di origine liturgica ed era scelto da una melodia
gregoriana del graduale, altre volte era la melodia di una canzone profana.
All’inizio del 15°secolo il mottetto era una forma comune alla produzione sacra e a
quella profana. Presto scomparve il procedimento dell’isoritmia, e al tenor furono
assegnate melodie d’origine gregoriana prima e d’invenzione poi; finirono per
prevalere i testi sacri in latino. Alla fine del secolo 15° il mottetto era diventato una
forma della polifonia sacra.
Nelle chanson confluirono le precedenti forme profane di contenuto amoroso e con il
testo in lingua francese.
LA SCUOLA BORGOGNONA
Nei decenni intorno alla metà del secolo acquistarono importanza alcuni compositori
che si è solito indicare con il nome di Scuola borgognona, perchè il centro delle loro
attività erano le cappelle musicali dei duchi di Borgogna.
Dopo la metà dei 14°secolo il duca di Borgognona acquistò crescente potere e allargò
il suo dominio fino a sottomettere regioni della Francia Nord-occidentale.
L’espansione proseguì con i suoi successori come Filippo il Buono che fece fiorire
commercio e arti.
Il mecenatismo di Filippo il Buono, tra il 1420 e il 1467 fece della cappella musicale
borgognona la più splendida d’Europa. I suoi principali esponenti furono Dufay e
Binchois.
GUILLAUME DUFAY
Dufay nacque intorno al 1400 ai confini tra Francia e Belgio e morì nel 1474 a Cambrai.
Entrato come cantore nella cappella di Cambrai, fu ordinato sacerdote nel 1420. Tra il
1420 e il 1437 visse in Italia, a Rimini e poi alla corte dei Savoia.
Compose:
● 9 messe a 3-4 voci
● 19 mottetti (assai celebrato il Nuper Rosarum Flores) composto per
l’inaugurazione della cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze,1436
● 52 composizioni liturgiche varie
● 94 chansons a 3 voci.
Dufay occupò un posto da grande protagonista. Assimilò e fuse le esperienze delle
polifonie francesi, italiane e inglesi sulla quale basò la definizione dello stile
internazionale che sarebbe poi stato accolto e sviluppato dai musicisti fiamminghi.
Ma la sua personalità si impose soprattutto nelle messe.
Dufay superò le asprezze del contrappunto medioevale esprimendosi in uno stile di
maggior naturalezza melodica.
LA STAMPA MUSICALE
Nel Rinascimento non si sarebbe avuta l’ampia diffusione che la musica conobbe se
nel frattempo non fosse stata inventata la stampa musicale, che sostituì l’attività degli
amanuensi.
Ottaviano Petrucci diede inizio alla storia dell’edizione musicale stampando a Venezia
(1501) l’Harmonice musices Odhecaton. Il metodo di Petrucci consisteva nella triplice
impressione: prima il rigo intero, poi le note e infine il testo letterario.
Più pratico si rivelò il sistema di stampa in un’unica impressione adottato da Pierre
Attaingnant che fu adottato da tutti gli stampatori del 16° secolo.
LA TRADIZIONE FIAMMINGA
Nel Cinquecento le maggiori cantorie della Fiandra continuarono a formare cantori
che venivano assunti nelle cappelle d’Italia,di Francia, di Germania e di Spagna e ne
costituivano l’ossatura. Adriano Willaert, cantore a Roma,Ferrara e Milano. Dal 1526
occupò il posto di maestro di cappella della basilica di S. Marco a Venezia e le diede
quell’impulso che ne avrebbe fatto uno dei più importanti centri della musica sacra
cattolica.
Il maggior musicista fiammingo e uno dei più importanti compositori del secolo fu
Orlando di Lasso, fece parte giovanissimo della cappella di Ferdinando Gonzaga.
Nella sua produzione le opere profane furono più numerose negli anni giovanili, fino a
scomparire del tutto durante la maturità, periodo nel quale dominarono le opere
sacre. L’aspetto religioso della sua personalità si fece valere soprattutto nei mottetti,
che si impongono per il ben modellato profilo dei temi e rispondenza del
componimento musicale agli stimoli del testo.
LA SCUOLA ROMANA
Dalla seconda metà del secolo 15° i papi avevano dedicato assidue cure allo sviluppo
e al potenziamento delle cappelle musicali. Questo continuo impegno fu il movente
del primato conseguito dalla scuola polifonica romana nelle musica sacra del
rinascimento.
La più antica tra le cappelle fu la Sistina(1471-1484), si aggiunsero poi la Cappella
Giulia, la Cappella Liberiana e la Cappella Pia in S.Giovanni in Laterano.
Vigendo il divieto di introdurre donne nelle cappelle le parti di soprano e contralto
erano affidate a voci bianche e a falsettisti. Molti cantori appartenenti alle cappelle
aveva lo stato ecclesiastico.
L’ampliamento delle cappelle portò anche alla diminuzione dei cantori fiamminghi,
sostituiti da italiani. La scuola romana protrasse la sua attività anche nella prima parte
del 17° secolo.
LA SCUOLA VENEZIANA
Il modello della scuola romana si diffuse in tutta l’Europa cattolica con l’eccezione
della Basilica di S.Marco a Venezia. Qui si formò un repertorio sacro molto diverso:
erano apprezzate le composizioni nelle quali alle voci si mescolavano gli strumenti,
che potevano essere i due organi, o strumenti a corda, o a fiato. Le musiche
veneziane rivelano caratteri di fastosità e di ricchezza sonora; le loro motivazioni
profonde vanno ricercate nelle tradizioni di San Marco. Tra la basilica e il palazzo
Ducale, eretti uno di fianco all’altra, tra la chiesa veneziana e il potere dogale, i
rapporti erano strettissimi. La cappella musicale dipendeva finanziariamente dal
Doge. Era la cappella che in San Marco, ma anche fuori celebrava gli avvenimenti che
riguardavano la vita della repubblica. Venezia nel 16° secolo era ancora il centro
economico più ricco d’Italia. I maestri più importanti che operarono nelle cappella
furono Willaert, Cipriano de Rore ecc…
IL MADRIGALE
Il Madrigale fu la forma più raffinata e diffusa della polifonia sacra del Cinquecento.
Salvo il nome, il Madrigale del Cinquecento non aveva niente in comune con quello
del Trecento: questo era a 2-3 voci e aveva forma strofica su una struttura metrica
prestabilita; quello fu a 4-5-6 voci, di forma aperta e non strofica. I madrigali erano
eseguiti da voci soliste, le quali erano molto spesso raddoppiate o sostituite da
strumenti. Ebbero una diffusione molto vasta al’interno delle corti.
La produzione di madrigali polifonici, tra il 1530 e l’inizio del secolo 17° fu imponente.
I primi madrigali conservarono lo stile delle frottole. Intorno alla metà del secolo si
precisò la scrittura e la struttura di quello che fu definitivamente il madrigale. Deciso
fu il passaggio dall’omoritmia allo stile contrappuntistico e si affermarono in questa
fase le composizioni a 5 voci che conferivano ai madrigali una sonorità più piena.
Personalità centrale di questo periodo fu Cipriano De Rore. La fase più matura e ricca
coincise con gli ultimi decenni del 16° secolo e l’inizio del 17°.
LUCA MARENZIO
Nato nel 1553, fu ragazzo cantore nella cappella del Duomo di Brescia.
Benché fosse vissuto a roma negli anni principali del magistero palestriniano,
Marenzio coltivò poco la produzione sacra e si dedicò con intensità alla composizione
di madrigali. L’alto numero di ristampe che seguì la pubblicazione dei suoi madrigali
mostra quale fu il gradimento del pubblico per la sue opere, nelle quali troviamo una
cura estrema con la quale egli sceglieva i testi ed una cura analoga per la sua tecnica
di composizione: contrappunto libero e stretto e andamento accordale.
Marenzio fu ritenuto il più elegante e geniale madrigalista
I MADRIGALISTI INGLESI
Il madrigale non era un genere da esportazione. Tuttavia in Inghilterra ci fu una
stagione nella quale fiorì la produzione di madrigali d’imitazione italiana su testi in
inglese. La voga iniziò dalla stampa di Musica transalpina(1588). Queste antologie
stimolarono alcuni compositori inglesi a comporre nello stile italiano ma su versi
inglesi. I Madrigalisti italiani che maggiormente influenzarono la produzione inglese
furono Luca Marenzio, Giovanni Giacomo Gastoldi e Alfonso Ferrabosco.
IL MADRIGALE DRAMMATICO
Negli ultimi decenni del 16° secolo, mentre il madrigale amoroso conosceva la sua
stagione più splendida, alcuni compositori andando controcorrente scrissero raccolte
di madrigali di segno stilistico opposto. Ad essi furono dati i nomi di Madrigali
Drammatici.
I Madrigali Drammatici erano di genere comico, burlesco. L’argomento trattava di
baruffe di donne che si incontravano al bucato, o serate di giochi di società.
I maestri del madrigale drammatico furono due musicisti emiliani di stato
ecclesiastico: Orazio Vecchi e Adriano Banchieri.
LE CHANSON FRANCESE
Nelle corti e presso la società elegante di Francia si affermò la chanson. A 4 voci,
erano più simili alle frottole italiane, con emergenza melodica della voce superiore.
ma più lunghe di esse. Nella seconda metà del secolo le chansons subirono l’influsso
del madrigale italiano, che si diffuse in Francia, soprattutto durante il regno di
Caterina de Medici.
I TRATTATISTI
Partecipi del rinnovamento della cultura e dei metodi d’indagine attuati durante il
Rinascimento, i trattatisti affrontarono lo studio del linguaggio sonoro, indagando i
fenomeni acustici e l’esperienza musicale. I maggiori trattatisti del Rinascimento
furono:
-Heinrich Loris, autore del Dodekachordon;
-Gioseffo Zarlino di Chioggia, maestro di cappella in San Marco;
I nuovi valori linguistici e stilistici sui quali si basò l’arte musicale dal 17° secolo in
poi e cioè la tonalità, l’armonia e il basso continuo furono dibattuti in alcune opere
citate.
L’ORIGINE DELLA TONALITA’
Il passaggio dai modi gregoriani ai toni moderni avvenne attraverso l’alterazione di
una nota che, spostando la posizione di un semitono, modificava la natura della scala
modale. Ciò era già avvenuto con l’abbassamento di un semitono nel si(da si naturale
a si bemolle).
Questi spostamenti si moltiplicarono durante il secolo 16°. L’importanza della
sensibile e la sensibilità armonica contribuirono a trasformare i modi ecclesiastici nei
nostri maggiore e minore. I nuovi modi furono presentati dal Glareano nel
Dodekachordon, come l’aggiunta di 4 modi nuovi agli 8 della tradizione gregoriana.
Essi furono:
● Modo Autentico(Eolio: è il nostro minore naturale)
● Modo Plagale(Ipoeolio)
● Modo Autentico(Ionico: è il nostro modo maggiore)
● Modo Pagale(Ipoionico)
L’ORIGINE DELL’ARMONIA
L’armonia si sviluppò dalla pratica degli strumenti polivoci: il liuto, l’organo, il
clavicembalo ecc…
Le esecuzioni su questi strumenti richiamavano l’attenzione di coloro che li
suonavano non più sullo svolgimento orizzontale delle varie voci, ma sulla verticalità
dei suoni che appartenevano a voci diverse ma erano eseguiti simultaneamente. Ciò
portava alla creazione di accordi. Gli accordi perfetti (triadi) maggiori sono formati
con i suoni corrispondenti alla successione dei primi 6 suoni armonici dello stesso
suono fondamentale.
Zarlino costituì una nuova scala diatonica, la scala naturale che sostituì quella
pitagorica. Gli intervalli della scala naturale sono basati sui rapporti che intercorrono
tra un suono e i suoi armonici.