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DIVINA COMMEDIA – INFERNO

CANTO 33

ANALISI: Ci troviamo nell’ultimo cerchio dell’inferno dove vengono puniti i traditori tradimento= peccato
più grave in ottica cristiana perché ha portato alla condanna di Cristo. La loro pena è quella di essere
conficcati nel ghiaccio in varie posizioni, a seconda del peccato, perché il loro cuore fu freddo come il
ghiaccio. Il cerchio è diviso in 4 zone: 1. CAINA= traditori dei parenti (da Caino-Abele); 2. ANTENORA:
traditori della patria/politica (da Antenore) dove si trova Ugolino che fu traditore dei ghibellini; 3.
TOLOMEA (da Tolomeo, governatore di Gerico che uccise un ospite e i suoi figli): traditori degli ospiti (Frate
Alberingo) che hanno una particolarità: le loro anime possono giungere all’inferno nonostante il corpo sia
ancora vivo, il quale viene posseduto da un demone; 4. GIUDECCA: traditori dei benefattori (da Giuda).

Il canto 33 è distribuito tra la zona di Antenora e Tolomea. Il cerchio si trova in prossimità del fiume Cocito
che è così freddo da cristallizzare le lacrime dei dannati che non riescono a sfogare il proprio dolore (le ali di
Lucifero ghiacciano il lago provocando vento). Ugolino era già apparso alla fine del 32esimo canto, Dante lo
vede mentre sta divorando la testa di un dannato e gli chiede di raccontare la sua vicenda, lui risponde ora.
Il canto ha una struttura semplice: è suddiviso in 2 parti che terminano ognuna con un’invettiva (contro
Pisa-Genova) come era successo nell’episodio delle Malebolge (contro Pistoia) e nel prossimo canto in cui
estenderà la polemica a tutta Italia. In queste due sezioni ci vengono presentati due coppie di dannati
(Ugolino-Arcivescovo/ Frate Alberigo – Branca Doria) in cui solo uno dei due descrive i fatti richiamo alla
duplicità di Francesca-Paolo/Ulisse e Diomede. Storia del conte Ugolino della Gherardesca (tenute in
Maremma e Sardegna, vicario di re Enzo, ruoli politici a Pisa, cedette alcuni castelli ai Fiorentini e Lucchesi:
tradimento, imprigionato nel 1288 con i figli e nipoti, muore 9 mesi dopo di fame) l’intendo di Dante non
è quello di impietosire ma piuttosto di mostrare l’assurdità della ferocia delle lotte politiche in Toscana e,
nonostante la bestialità di Ugolino che macella con i denti (richiamo a Lucifero), Dante utilizza un linguaggio
lirico-elevato. Inoltre lascia volutamente un dubbio riguardo la questione del cannibalismo di Ugolino anche
se probabilmente non fu così (sono state ritrovate delle spoglie nel 1928 nella cappella di S Francesco a Pisa
che non mostrano segni di cannibalismo). Nella descrizione della Tolomea riprende invece il registro comico
e utilizza verso il frate un inganno verbale (lui comunque dovrà scendere in ogni caso nel punto più basso
dell’Inferno). Alberigo di Ugolino dei Manfredi di Faenza (1200 ca. – dopo 1300), frate guadente, entrò in
conflitto con dei parenti e, fingendo di volersi riappacificare, li invita ad un banchetto e al segnale della
frutta li fece uccidere da due sicari (1285 ca). Il Frate presenta inoltre il personaggio di Branca Doria,
membro della famosa famiglia ghibellina di Genova che ebbe incarichi politici in Sardegna e che è qui
condannato per l'uccisione del suocero Michele Zanche, assassinato durante un banchetto con l'aiuto di un
nipote (tra il 1275 e il 1290) Michele Zanche è posto da Dante fra i barattieri della V Bolgia. Branca Doria
era ancora vivo (morì nel 1325) morte dell’anima e non del corpo.

TRAMA: Ugolino toglie la testa dal suo pasto feroce e si pulisce dai capelli che gli sono rimasti appiccicati in
faccia. Gli dice che quel fatto lo fa star male solo al ricordo ma se raccontarlo può servire a mostrare
l’infamia del vescovo Ruggeri (A.R. degli Ubaldini: tramite un inganno lo aveva fatto imprigionare nella
torre di Muda a Pisa, chiamata così perché si faceva fare la muta agli uccelli) allora lo sentirà piangere e
parlare (ZEUGMA: il verbo reggente dei due verbi si riferisce propriamente solo a “parlare”). Gli dice che gli
sembra un fiorentino dalla parlata. Non è necessario spiegargli la sua cattura (Ugolino e la sua storia erano
fatti di cronaca molto noti) però gli racconterà come è avvenuta la sua crudele morte. Era passato diverso
tempo da quando era imprigionato in quella torre (diverse lunazioni) quando lui e i suoi figli fecero un
sogno al mattino premonitore l’arcivescovo era alla guida di alcune cagne sul monte di S Giuliano in una
caccia contro un lupo e i suoi figli e con lui c’erano i Gualandi, i Sismondi e i Lanfranchi (famiglie ghibelline
che si allearono con Ruggeri) e lui vede i lupi con i fianchi lacerati dalle cagne. Si sveglia e sente i suoi figli
piangere e chiedere del cibo (premonizione di ciò che avverrà). Dice a Dante di essere crudele se già non sta
piangendo (PATHOS) poi nel momento in cui di solito gli portavano da mangiare sentono la porta chiudersi
e capiscono il loro destino e non dicono nulla. Lui si pietrifica e non piange per tutto il giorno e notte
successiva. Il giorno dopo si morde le mani per la disperazione e i suoi figli gli dicono di mangiare le loro
carni, quelle che lui gli ha donato. Allora si calma per non farli agitare di più. Rimasero ancora in silenzio
esclamazione “perché non ti apristi terra crudele?” = perché non siamo morti prima?. Al quarto giorno
Gaddo, il più giovane, morì. E gli altri muoiono tra il quinto e il sesto giorno e nel buio tocca i loro cadaveri.
Poi più che il dolore lo uccise la fame (frase controversa cannibalismo?). INVETTIVA CONTRO PISA:
vergogna di Italia, Dante dice che si meriterebbe una catastrofe biblica per una pagina così nera non
dovevano punire i figli innocenti; le isole di Capraia e Gorgona dovrebbero bloccare il corso dell’Arno fino a
sommergere la città e i suoi abitanti. Pisa è una “novella Tebe”= simbolo di guerra civile tra Etocle e
Polinice. Passano oltre nella zona di Tolomea dove i dannati sono supini sul ghiaccio e non conficcati, dove
le lacrime si ghiacciano. E nonostante lui fosse diventato insensibile a causa del vento (come una zona
callosa) gli sembrò di sentire del vento e per questo rimane stupito (nel medioevo di pensava che il vento
fosse generato dell’umidità della terra scaldata dal sole, ma nell’inferno il sole non c’è ali di Lucifero).
Virgilio gli dice che presto vedrà la causa di questo vento. Un malvagio, scambiandoli per due peccatori che
stanno andando verso Giudecca, chiede loro di aiutarli a togliere le incrostazioni di ghiaccio così da riuscire
a sfogare il suo dolore; Dante gli dice di presentarsi e usa un inganno verbale. Dice di essere frate Alberigo,
quello coi frutti nati nel terreno del male e che qui riceve pan per focaccia (dattero per fico), lui si trova qui
anche se il suo corpo è ancora vivo (prima che Atropo, 3° parca, abbia spinto l’anima verso la mrote) perché
quando l’anima tradisce le viene tolto il corpo. Gli presenta anche lo spirito vicino a lui, Branca Doria che
arrivò lì ancor prima della morte di Michele Zanche (barattiere) anche se il suo corpo è ancora vivo. Ora il
frate gli chiede di aiutarlo come promesso ma lui non lo fa “fu cortesia essere villano nei suoi confronti”:
termini della tradizione cavalleresca antitetici. INVETTIVA CONTRO GENOVA: “Genovesi, uomini lontani da
ogni virtù e pieni di vizi, perché non siete voi estinti dal mondo?”. Dato che ho trovato qui un vostro
concittadino, lo spirito peggiore nativo della Romagna (frate nativo di Faenza) che per il suo tradimento è
qui con il corpo ma appare ancora vivo in terra.

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