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Dove: 3° cerchio
Personaggi: Dante, Virgilio, Cerbero e Ciaccio
Peccatori: golosi
Pena: Giacciono in una fanghiglia maleodorante, sotto una pioggia incessante di grandine, acqua sporca e
neve, mentre sono dilaniati da Cerbero.
Contrappasso: Per contrasto, come in vita si abbandonarono alla gola, ora sono costretti a giacere in una
fanghiglia brutta a vedersi e dall'odore sgradevole. E per analogia, come furono avidi in vita, ora sono
avidamente dilaniati dal mostro infernale.
Dante, dopo esser svenuto alla fine del colloquio con Paolo e Francesca, si è risveglia nel 3° cerchio. Qui una
pioggia eterna fredda e fastidiosa cade incessantemente. È una pioggia mista ad acqua sporca e neve.
Questa pioggia forma sul suolo, una disgustosa fanghiglia da cui proviene un'orribile puzzo. Nel fango,
sdraiati, si trovano i golosi che vengono dilaniati da Cerbero. Cerbero è un'orribile cane a tre teste, con
occhi rossi, il muso sporco, il ventre largo, le zampe artigliate. Assorda orribilmente i dannati e li dilani. Li fa
a brandelli con le sue zanne e i suoi artigli. I dannati urlano come cani. A causa della pioggia che li colpisce,
si voltano da un lato all'altro, cercando di ripararsi. Non appena cerbero vede Dante e Virgilio, si scaglia
contro di loro. Virgilio prende una manciata di terra e la lancia nelle tre bocche del cane che si placa come
quando a un cane affamato gli viene lanciato un boccone.
Placato Cerbero, Dante e Virgilio proseguono, camminando sopra le anime dei golosi che non
rappresentano alcun ostacolo, in quanto solo i materiali tutte le anime dei golosi sono sdraiate per terra.
Ma all'improvviso, una si alza e si siede. Chiama l'attenzione di Dante, chiedendogli se non lo riconosce, in
quanto lui è nato prima che tale anima morisse. Dante guarda l'anima del dannato, ma dice di non
riconoscerlo, causa del sospetto stravolto. L'anima allora dice di essere Ciacco, cittadino di Firenze, città
piena di invidia. Dice di esser condannato al 3° cerchio a causa della sua golosità, il cerchio che è appunto
pieno delle anime dei golosi.
Dante dice di esser pronto a piangere per l'angoscia che gli procura la pena di Ciacco. Poi Dante rivolge a
ciacco tre domande su Firenze:
- Gli chiede l'esito delle lotte politiche: risponde con un'oscura profezia e dice che guelfi bianchi e
guelfi neri, dopo una lunga contesa, arriveranno allo scontro fisico. I guelfi bianchi, inizialmente,
avranno la meglio, ma prima della fine di tre anni, i guelfi neri avranno la meglio. Questo grazie
all’appoggio di un personaggio in bilico tra i due partiti. I guelfi neri manterranno il potere a lungo,
causando gravi sofferenze ai guelfi bianchi, che subiranno condanne ed esili.
- Gli chiede se a Firenze esistano dei cittadini giusti: risponde che cittadini giusti a Firenze sono
soltanto due ma nessuno li ascolta
- Gli chiede quali siano le cause delle lotte interne: risponde dicendo che, le ragioni delle lotte
intestine a Firenze, sono da ricercare nella superbia, nell’invidia e nell’avarizia
76-93: DESTINO ULTRATERRENO DI ALCUNI FIORENTINI ILLUSTRI
Dante, a questo punto chiede a Ciacco, se conosce il destino ultraterreno di alcuni fiorentini illustri: Farinata
degli Umberti, Tegghiaio Aldobrandi, Jacopo Rusticucci, Arrigo e Mosca dei Lamberti. Ciacco risponde che
queste sono tra le anime peggiori e sono condannate nell'Inferno più profondo e Dante stesso potrà vederli
di persona quando scenderà laggiù. A questo punto, Ciacco prega Dante di ricordarlo tra i vivi quando
tornerà nella terra. Poi Ciacco non dice più niente, sbarra gli occhi, guarda per qualche istante Dante e poi
china la testa e sprofonda nel fango insieme agli altri dannati.
Virgilio allora spiega a Dante che Ciacco non si solleverà più, fino al giorno del giudizio universale, quando
suonerà la tromba Angelica. Quel giorno, tutti i dannati appariranno del loro corpo mortale e ascolteranno
la sentenza finale che fisserà per sempre il loro destino ultraterreno. Mentre attraversano la fanghiglia tra
le anime, Dante chiede a Virgilio se le pene di dannati dopo il giudizio universale aumenteranno,
diminuiranno oppure resteranno uguali. Virgilio risponde a Dante, invitandolo a ricordare la fisica di
Aristotele, secondo cui più una cosa perfetta, e più percepisce il dolore e il piacere. I dannati non sono
perfetti ma dopo il giudizio universale raggiungeranno la loro pienezza poiché riacquisteranno il corpo
mortale. Dunque Virgilio afferma implicitamente che le pene dei dannati aumenteranno dopo il giudizio
universale.
112-115: PLUTO
Poi Dante e Virgilio girano intorno al 3° cerchio, parlando di cose che Dante non riferisce. Infine giunti nel
punto in cui si scende dal 3° al 4° cerchio. Dante e Virgilio incontrano Pluto, il gran nemico.
PARAFRASI
il sesto canto di ogni cantica della Divina Commedia è dedicato un argomento politico. Il sesto canto
dell'inferno parla di Firenze, il sesto canto del purgatorio parla dell'Italia e il sesto canto del paradiso è
dedicato all' impero. Questi canti creano così una sorta di climax ascendente. Qui, il discorso politico è
affidato a Ciacco, che analizza le cause delle lotte interne di Firenze.
2) CIACCO
Ciacco è un goloso, che viene punto nel 3° cerchio dell'Inferno. Si tratta di un fiorentino vissuto nel 200, di
cui abbiamo poche notizie. Le uniche informazioni le abbiamo appunto grazie a Dante e a Boccaccio. Infatti
nell'ottava novella della nona giornata del decameron, ritroviamo questo personaggio. Ciaccio chiama
Dante e gli chiede se lo riconosce, ma Dante non riconosce il dannato a causa del suo aspetto. Poi Dante,
sapendo che dannati riescono a prevedere il futuro, pone 3 domande Ciaccio che riguardano Firenze:
Profetizza la vittoria dei guelfi neri nel 1300-1302. Questa vittoria causerà l'esilio di Dante. Poi Ciacco dice
che a Firenze i cittadini giusti sono davvero pochi, ma nessuno li ascolta. Infine spiega che alla base delle
lotte interne ci sono superbia invidia e avarizia, ossia le tre disposizioni peccaminose che causano un
disordine morale dell'Italia. L’obiettivo di Dante, attraverso alle parole di Ciacco, è quello di condannare le
lotte interne fiorentine che sono nate dalla vita, la quale ha provocato tante ingiustizie e dolori. Poi Dante
interroga Ciacco sul destino ultraterreno di alcuni fiorentini illustri. Si tratta di personaggi vissuti nella prima
metà del XIII secolo e protagonisti di una Firenze ideale. Tali personaggi hanno ricevuto meriti politici ma
non meriti morali ed infatti Ciacco preannuncia la dannazione nei successivi canti dell'Inferno.
3) I GOLOSI
Dante si risveglia dopo essere svenuto nel cerchio precedente. I golosi sono incessantemente colpiti da una
pioggia fredda, sudicia e grave e sono costretti a rivoltarsi in un fango. Inoltre sono vittima di cerbero che li
squarcia con i suoi artigli e li assorda con i suoi latrati. La pena dei golosi segue la legge del contrappasso.
Infatti i golosi in vita furono ghiotti di cibi deliziosi, profumati mentre adesso sono afflitti da una pena
disgustosa. Sono infatti colpiti da una pioggia di acqua tinta e sono costretti a rivoltarsi in un fango
maleodorante. Inoltre come in vita furono avidi di cibo, adesso sono vittime della vita di Cerbero che li
scuoia e li squarta come se fossero dei cibi da cucinare.
4) CERBERO
Cerbero è un cane a tre teste che tormenta i golosi squarciandoli con i suoi artigli e le sue zanne e
assordandoli con i suoi latrati. Cerbero è la raffigurazione grottesca del peccato di ghiottoneria. Infatti ha tre
gole e ha il ventre gonfio. Inoltre la sua fame rabbiosa è bloccata da Virgilio, che gli lancia in ciascuna delle
tre gole, una manciata di terra. La figura di cerbero è tratta dalla mitologia classica ma Dante ne dà una
rappresentazione demonizzata. Questa rappresentazione demonizzata di Cerbero è coerente con il
pensiero cristiano, che vendeva le divinità infernali come personificazioni del diavolo. Cerbero svolge la
funzione allegorica di impedimento morale in quanto cerca di ostacolare il viaggio di Dante. Infatti Cerbero
ringhia e mostra i denti, ma viene immediatamente fermato da Virgilio che lancia in ciascuna delle sue gole
una manciata di terra, placcando Cerbero.
5) I DANNATI DOPO IL GIUDIZIO UNIVERSALE
Terminato il colloquio con Dante, Ciacco ricade a terra e Virgilio spiega Dante che non si rialzerà più fino al
giorno in cui suonerà la tromba del giudizio universale. In quel giorno infatti in dannati rivestiranno i propri
corpi mortali. A questo punto Dante chiede a Virgilio se la sofferenza dei dannati aumenterà, diminuirà o
resterà uguale dopo il giudizio universale. Virgilio risponde, facendo un riferimento alla fisica di Aristotele,
secondo cui più una creatura perfetta più è sensibile al dolore o al piacere. I dannati non saranno mai
perfetti. Tuttavia, quando recupereranno il loro corpo mortale, saranno più completi e dunque Virgilio
afferma implicitamente che dopo il giudizio universale la sofferenza di dannati aumenterà.